Il sintagma richieste educative speciali è stato usato per la prima volta nell’anno 1978, in
Gran Bretagna e nel 1990 è stata introdotta la terminologia Unesco. Essa fa riferimento in grandi
linee, a certe caratteristiche educazionali speciali risultate a seguito di alcuni deficit di ogni natura,
fisica o intelettuale, o di un tipo di comportamento o disturbo di studio nato da alcune situazioni
(sociali, affettive, economiche) che influenzano lo sviluppo naturale del bambino. In questa
maniera, i bambini che si trovano in una delle situazioni menzionate presentano uno stato
particolare rispetto a quelli della sua stessa età avendo bisogno di un approccio diverso nel processo
educativo.
Le richieste educative speciali derivano dalle disabilità, dai deficit, dalle malattie o mancanze di
ordine socio-culturale.
Il concetto di richieste educative speciali (CES) corrisponde allora ad un tipo di approccio che:
- Coltiva la diversità dei bambini come metodo di studio che sostiene e incoraggia lo studio se
questo viene accessato in modo adeguato (tramite curriculum adatto ai fabbisogni particolari).
Il sintagma Richieste/ Problemi educazionali speciali (special educational needs) – CES – si riferisce alle
richieste al piano educativo di certe categorie di persone, „richieste consecutivi di disfunzioni o deficit di
natura intelletuale, sensoriale, psicomotorie, fisiologica ecc o come conseguenza ad alcune condizioni
psico-affettive, socio-economiche o di un’altra natura (ad esempio l’assenza dell’ambiente familiare,
condizioni di vita scarse, certe particolarità della personalità del bambino ecc), che sposta la persona/
l’allievo in una situazione di difficoltà in rapporto con quelli che lo circondano, situazione che non gli
permette un’esistenza o una valorificazzione in condizioni normali del potenziale intelettuale e delle
abilità di cui dispone e di indurre un sentimento di inferiorità che accentua la sua condizione di persone
con problemi speciali”(Gherguț, A., 2006, p.244).
“La nozione di richieste educative speciali significa le necessità educazionali complementare agli
obiettivi generali dell’educazione sociale, necessità che sollecitano una scolarizzazione adatta
alle particolarità individuali e/o caratteristiche di un deficit (o disturbo di studio), come un
intervento specifico tramite reabilità/ recupero adeguato”. (Vrășmas T., 2001, p.27).
Questo concetto sembra essere una maniera terminologica più rilevante nel piano
psicopedagogico perché è prevista con:
- Chiarezza;
Si può incontrare spesso anche il concetto di richieste/ problemi speciali, sintagma il quale
ramo semantico è spesso più esteso, includendo oltre ai bambini con deficit e disturbi di
studio anche i bambini dagli ambiti sociali e delle famiglie in condizioni precarie o di certi
gruppi etnici (Coman Stela, 2001, p.11).
“La differenza tra i soliti bambini e quelli con deficit alle età inferiori è molto meno notabile. Essa
cresce una volta andando avanti con l’età.”(Coman, S., 2001, p. 36).
Uno dei principi moderni imposti dai nuovi orientamenti nel settore dell’assistenza delle persone
con richieste speciali e in accordo con la Risoluzione ONU n. 48/96 del 1993 è quello dell’intervenire
presto. Questo aspetto indica l’efficacia dell’intervento di riabilitare/rieducare e di integrazione alle età
inferiori, perché le differenze tra i bambini normali e quelli con deficit sono più grandi per i bambini che
hanno accesso all’istruzione prescolastica insieme ai bambini che non hanno problemi.
Se parliamo di inclusione sociale dobbiamo parlare prima di inclusione scolastica. Ogni processo
iniziato presto è più efficace; e qui parliamo del processo educazionale che si svolge nell’ambito
prescolastico.
➢ Normale – adattamento equilibrato all’ambiente e rapportarsi al gruppo della sua stessa età e
ambito culturale;
Il termine generico di deficit consiste anche in una serie di altri termini con un significato e una
sfera più stretta come:
- Deficit – significa nel senso quantitativo dell’efficacio, quello che manca o una certa quantità o
integralità;
• Prove che dirigono allo stabilimento del coeficiente di intelligenza, la perdita del sentire, del
coeficiente del visto, del grado di sviluppo motorio ecc;
L’handicap – fa riferimento allo svantaggio sociale, alla perdita e alla limitazione delle
chance di una persona a fare parte di una vita della comunità di un livello equivalente con altri
membri. Lui descrive l’interazione tra una persona con disabilità e l’ambiente. (H.G. n. 1215
del 31 ottobre 2002, CAP. II, all. 1.1-1.3).
L’handicap può essere definito come “affezione al livello del funzionamento sociale della
capacità naturale dell’individuo di adattarsi all’ambiente sociale. Le più delle volte l’handicap è
il risultato possibile, ma non obbligatorio, della manifestazione di un deficit e/o disabilità e
viene dovuto alla complicazione di una interazione ottima tra l’individuo e il suo ambiente
sociale, comparso come conseguenza ad una esistenza di una barriera fisica, sociale e culturale
che non lascia l’individuo con deficit ad avere accesso alla vita sociale come ogni altro
cittadino” (Rusu, C., Hâncu, V., Carantină, D, 1997, p. 37).
L’handicap per una persona è considerato uno svantaggio sociale, risultato da un deficit o
un’incapacità che limita o impedisce l’adempimento di un ruolo in un contesto sociale,
culturale, dipendendo dall’età, dal sesso o dalla professione della rispettiva persona.
L’handicap è una funzione della relazione tra le persone con incapacità e il loro ambiente di
vita. É evidenziata quando queste persone incontrano barrieri culturali, fisiche o sociali,
impedendogli l’accesso a diverse attività o servizi sociali, che sono disponibili in condizioni
normali per le altre persone delle loro vicinanze.
Ogni deficit rappresenta un’handicap nel processo dello sviluppo psichico e anche
nell’integrazione del bambino con deficit nella vita e nell’attività sociale. La discordanza è più
grande o più piccola dipendendo dalla gravità del deficit, dal momento della comparsa, dalle
condizioni di vita e di educazione. Per questo si impone un’intervento educativo speciale,
scientifico-fondamentale, intensivo, tempestivo e precoce.
Dipendendo dall’attività specifica negli istituti coinvolti nei problemi riguardanti le persone
in difficoltà, si applica una varietà terminologica. Il Ministero dell’Istruzione usa i concetti di
“deficit” e “richieste educative speciali” nei suoi docuemnti. L’Autorità Nazionale per i Diritti
delle Persone con Disabilità e Adozioni (ANDPDCA) è un’istituzione centrale nel
subordinamento del Ministero del Lavoro e Protezione Sociale. Il principale focus della sua
attività sono le persone con handicap, i loro diritti e la loro protezione sociale. Questa istituzione
usa il concetto di “disabilità” e “handicap”. In funzione del livello dell’handicap, sono prese
misure di sostegno e sono garantiti i diritti delle persone rispettive.
I sintomi (caratteristiche) delle persone con disabilità sono: ritardo nello sviluppo,
disuguaglianza nello sviluppo, difficoltà di socializzazione (queste sono un riflesso delle prime
due caratteristiche), irritabilità, talvolta aggressività, reticenza, testardaggine, negatività, talvolta
timidezza e depressione.
- Difficoltà generali:
Gli effetti o le conseguenze della disabilità sono molteplici: limitazione, più o meno marcata,
dell'accesso alle informazioni e della capacità di elaborarle; attivismo limitato e ridotta capacità
di auto-mobilitazione; restringimento delle relazioni interpersonali e di gruppo attraverso
l'isolamento e l'autoisolamento.
Il concetto di inclusione ha le sue origini nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
(ONU, 1948), che riconosce che tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e
diritti. Questa dichiarazione trasmette l'idea che l'inclusione è accettata per tutte le persone,
indipendentemente dalle loro differenze. Si tratta di valutare le persone per quello che sono e
per le loro capacità, piuttosto che per il modo in cui camminano, parlano o si comportano.
L'inclusione permette alle persone di valorizzare le differenze degli altri apprezzando che ogni
persona è unica a modo suo. Più tardi, il concetto è stato completato, arricchito e sono stati
aggiunti diversi termini semantici. Famose organizzazioni internazionali, come l'UNESCO,
l'UNICEF, la Banca Mondiale e altre, hanno lanciato la loro visione dell'IE e i concetti che ne
derivano. L'UNESCO afferma che l'educazione inclusiva si basa sul diritto di tutti i bambini a
un'educazione di qualità che soddisfi i bisogni di apprendimento di base e arricchisca la vita.
Con particolare enfasi sui gruppi vulnerabili ed emarginati, l'educazione inclusiva è progettata
per sviluppare il pieno potenziale di ogni individuo.
La scuola inclusiva è la scuola di base che è accessibile, di buona qualità e che compie la
sua missione di rivolgersi a tutti i bambini, trasformandoli in discenti e insegnando e dotandoli
degli elementi essenziali necessari alla loro integrazione sociale. L'educazione inclusiva implica
un processo continuo di miglioramento della scuola, con l'obiettivo di sfruttare le risorse
esistenti, soprattutto quelle umane, per sostenere la partecipazione di tutti gli alunni di una
comunità al processo di apprendimento. Nella scuola inclusiva, si devono riconoscere i diversi
bisogni degli alunni e cercare una soluzione per ognuno di loro, tenendo conto dei diversi stili e
ritmi di apprendimento (secondo la Dichiarazione di Salamanca).
La visione dell'educazione inclusiva propone un'analisi dei cambiamenti che devono essere
fatti in tre aree principali: nella politica, nella pratica e nella costruzione di una cultura
dell'inclusione.
I programmi di sviluppo precoce inclusivi sono un passo decisivo per raggiungere gli
obiettivi dell'istruzione per tutti. Hanno un'influenza decisiva sulla formazione dell'intelligenza,
della personalità e del comportamento sociale. Nella pedagogia contemporanea c'è un'intensa
preoccupazione di trovare i migliori modi e mezzi di intervento educativo fin dalla più tenera
età per la più ampia gamma possibile di bambini.
- una "sociale", che sottolinea l'importanza delle relazioni, dell'interazione sociale tra i
bambini (dentro e fuori la classe) - di solito con effetti positivi per tutti i bambini.
• La teoria di Feuerstein dell'esperienza di apprendimento mediato (MLE), che fornisce un ricco set
di strumenti per la stimolazione cognitiva, nota in letteratura come arricchimento strumentale;
• La teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget mostra che il bambino è un piccolo ricercatore che fa
esperimenti nel suo ambiente, manipolando oggetti e traendo certe conclusioni dai loro risultati. La
chiave dello sviluppo cognitivo del bambino è la manipolazione degli oggetti circostanti. "Lo
sviluppo è percepito da Piaget come un dialogo permanente tra le strutture del soggetto e le
informazioni fornite dall'ambiente.
• La teoria socioculturale dello sviluppo cognitivo di Vîgotski pone l'origine dei processi psicologici
nella matrice socio-culturale dell'individuo. "Vîgotski, come Piaget, suppone che l'ambiente e
l'ereditarietà contribuiscano simultaneamente allo sviluppo, con la differenza che in questa
concezione l'oggetto ambiente non occupa un posto così importante, ma il suo posto è preso da una
persona mediatrice, che aiuta il bambino ad acquisire nuove competenze. Il mediatore
(educatore/adulto) deve essere posto ad un alto livello di competenze" (Ținică, S., (coord.), 2004, p.
26).
I principi chiave che hanno un impatto sull'educazione inclusiva sono delineati nelle linee guida
dell'UNESCO sull'inclusione nell'educazione (2009), che notano che l'IE è un processo di rafforzamento
della capacità del sistema educativo di raggiungere tutti i bambini.
Un sistema educativo inclusivo può essere creato solo quando le scuole ordinarie diventano più
inclusive, in altre parole - quando diventano migliori per l'educazione di tutti i bambini nelle comunità in
cui si trovano.
I principi fondamentali dell'educazione inclusiva sono quelli enunciati nei documenti di politica educativa e
nelle dichiarazioni dei forum mondiali sull'argomento. Quindi, i principi più importanti sono:
• il principio di non discriminazione, la tolleranza e la rivalutazione di tutte le differenze, che sarà una
fonte di ricchezza e diversità, oltre che un problema;
• Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 2007, così come le
dichiarazioni adottate da vari forum internazionali di alto profilo.
(https://mecc.gov.md/sites/default/files/educatie_incluziva_final.pdf )
Il pieno ed effettivo riconoscimento di tutti i diritti dei bambini è sancito dalla Convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, che è il trattato più ampiamente ratificato nella storia. Insieme ad altri
importanti documenti internazionali, la Convenzione fornisce una serie completa di norme vincolanti, che
forniscono una solida base per l'attuazione dei diritti dei bambini, costituendo così un riferimento nella
promozione e nel monitoraggio dell'attuazione dei diritti dei bambini (Linee guida dell'Unione europea per
la promozione e la protezione dei diritti dei bambini https://www.consilium.europa.eu/
uedocs/cmsUpload/16031.en07.pdf).
Tre anni dopo è stata adottata la risoluzione 12 del Consiglio europeo sui diritti delle persone con
disabilità (1996) (www.coe.int) - un impegno ad agire da parte del Consiglio, creando pari opportunità per
le persone con disabilità.
Nel 2001, il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione Verso un'Europa senza barriere per le
persone con disabilità (http://eur-lex.europa.eu/legal-content/RO/TXT/?uri=CELEX:52010DC0636 ), e nel
2003 - la risoluzione sulla promozione e la protezione dei diritti e della dignità delle persone con disabilità
(www.eur-lex. europa.eu), seguita nello stesso anno dalla risoluzione del Consiglio europeo
sull'occupazione e l'integrazione sociale delle persone con disabilità (www.eur-lex.europa.eu), e dalla
risoluzione sulle pari opportunità nell'istruzione e nella formazione per alunni e studenti con disabilità
(www.eur-lex.europa.eu). Questi ultimi documenti sono visti come i principali impegni europei che
guidano gli Stati membri, ma anche quelli che aspirano all'integrazione europea, nello sviluppo di politiche
educative inclusive.
Nel 2006 sono stati adottati la Raccomandazione (2006) 5 del Consiglio dei Ministri degli Stati
membri del Consiglio d'Europa e il Piano d'azione per promuovere i diritti e la piena partecipazione delle
persone con disabilità nella società: migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità in Europa
2006-2015, e nel 2013 è stata adottata la Raccomandazione (2013) 2 del Consiglio dei Ministri degli Stati
membri del Consiglio d'Europa sulla garanzia della piena inclusione dei bambini con disabilità nella
società.
L'articolo 24 (Istruzione) della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con
disabilità (2007) riconosce il diritto delle persone con disabilità all'istruzione e richiede che lo Stato assicuri
un sistema educativo inclusivo. Così, per realizzare il diritto all'istruzione delle persone con disabilità, gli
Stati si sono impegnati a garantire l'accesso all'istruzione, a promuovere un'istruzione di qualità e ad
assicurare il rispetto dei diritti delle persone con disabilità.
L'Agenda successiva - Europa 2020 - ha dichiarato che gli obiettivi riguardanti l'istruzione in
generale e i bambini con bisogni educativi speciali in particolare erano di nuovo prioritari (2009).
Le visioni e le aspirazioni dei bambini e dei giovani con bisogni educativi speciali sono esposte
nella Youth Vision Statement on Inclusive Education (Lisbona, 2007), che presenta una serie di proposte
sull'accesso all'istruzione secondaria, professionale e superiore concordate dai giovani con bisogni speciali
di 29 paesi.
Il documento finale della 48esima sessione della Conferenza Internazionale sull'Educazione (2008),
chiamato dal punto di vista dell'educazione inclusiva La via del futuro
(http://www.ibe.unesco.org/fileadmin/user_upload/Policy_Dialogue/48th_ICE/
CONFINTED_483_English.pdf ) contiene importanti conclusioni e raccomandazioni:
Alla Conferenza regionale sull'istruzione (Istanbul, Turchia, 2013), che ha riunito i ministri
dell'istruzione dei paesi dell'Europa centrale e sudorientale e dell'Asia centrale, sono stati presentati gli
sviluppi nel garantire l'accesso all'istruzione per tutti i bambini e sono state evidenziate le tendenze
fondamentali in questo settore. Con preoccupazione e con un appello per ulteriori azioni, sono state
presentate alcune statistiche chiave per garantire l'accesso all'istruzione in Europa centrale e sud-orientale e
in Asia centrale (Education Equity Now). Includere tutti i bambini in un apprendimento di qualità. Appello
all'azione. UNICEF, 2013).
I paesi della regione hanno approvato il manifesto Call for Action, che è stato descritto come un
documento per informare la progettazione e l'attuazione delle politiche educative. L'Appello all'azione è la
reazione dei governi e dei loro partner ai problemi identificati, in cui prendono i loro impegni:
Uno dei più recenti documenti della Commissione europea - Sostegno ai bambini con bisogni
educativi speciali (SEN) 2013. Commissione europea. Bruxelles, 2013) - nota che c'è un consenso politico
generale a livello europeo sull'importanza dell'educazione inclusiva e sulla garanzia dei diritti dei bambini
con bisogni educativi speciali all'istruzione in contesti tradizionali. Si sottolinea che la fornitura di sostegno
ai bambini con bisogni educativi speciali è una questione che dovrebbe interessare i governi e i sistemi
educativi nella creazione, sviluppo e consolidamento di istituzioni, strutture e servizi di sostegno educativo.
Il tema dell'educazione inclusiva è stato discusso anche al vertice "Educazione allo sviluppo" tenutosi il
6-7 luglio 2015 a Oslo. (Towards a disability inclusive education. #EduSummitOslo 6 -7 july 2015
Education for development. Background paper for the Oslo Summit on Education for Development, p. 10.
https://www.usaid.gov/sites/default/files/documents/1865/Oslo_Ed_Summit_DisabilityInclusive).
Nel documento di base preparato per il vertice, intitolato "Verso un'educazione inclusiva per i bambini con
disabilità", vengono formulati una serie di messaggi chiave inclusivi:
• L'inclusione dei bambini con disabilità è una questione morale, economica e sociale.
• La questione dell'inclusione dei bambini con disabilità deve essere integrata in tutte le
politiche e piani nazionali. Gli standard di accessibilità devono essere implementati e
sostenuti attraverso lo sviluppo della cooperazione internazionale.
I documenti del Vertice affermano che per ottenere un'educazione inclusiva di qualità, è necessario:
• investire nella formazione degli insegnanti in modo che tutti gli insegnanti siano in grado di
rispondere alla diversità in classe e, in particolare, all'inclusione dei bambini con disabilità;
Dopo il 1990, quando il criterio della disabilità è stato abolito e il diritto all'istruzione è
stato accettato per molte persone disabili, la determinazione della disabilità è stata lasciata
alle commissioni di diagnosi e trattamento delle direzioni sanitarie di contea (legge 53/1992
sulla protezione speciale delle persone disabili).
Con la legge sull'istruzione 84/1995, sono state istituite commissioni di esperti sotto
l'Ispettorato scolastico della contea con il ruolo di stabilire lo stato di disabilità del bambino
e il primo passo verso la diversificazione della scuola per i bambini con disabilità.
Nel 1999, con l'ordinanza 153 sulla creazione di commissioni di perizia medica per i
disabili, le commissioni di diagnosi e di valutazione sono state assorbite da queste
commissioni, che per la prima volta includevano uno psicopedagogista.
Nel 2001, i compiti delle suddette commissioni sono stati assunti dalla Commissione
per la Protezione del Bambino, attraverso il Servizio Complesso di Valutazione e con la
decisione n. 1205/2001 è stato stabilito il controllo di questo servizio - identificazione,
valutazione e monitoraggio dei bambini con difficoltà di apprendimento e socio-scolastiche
e il loro adattamento sociale e scolastico, il loro orientamento scolastico, così come la
verifica dell'adempimento delle condizioni per classificare il bambino come disabile (art.
21)
Secondo loro, ai bambini con disabilità è garantito il diritto alle pari opportunità e
all'istruzione gratuita e si sottolinea l'esistenza dell'istruzione speciale o integrata come parte
distinta del sistema educativo.
Secondo i dati forniti dall'Autorità nazionale per i diritti delle persone con disabilità,
bambini e persone con disabilità, al 31 dicembre 2020 in Romania c'erano 78272 bambini
con disabilità registrati.
Questi sono bambini registrati i cui genitori hanno optato per un certificato di
classificazione della disabilità e non riflettono il numero reale a livello nazionale. Alcuni
genitori, a causa dello stigma legato alla disabilità, o a causa dell'alto costo per ottenere un
certificato di disabilità, rinunciano. Naturalmente, ci sono anche casi di bambini abbandonati
e/o con una diagnosi di disabilità.
(https://www.isjsb.ro/d2020/Elemente%20de%20educatie%20incluziva%20pentru%20mana
gerii%20%C8%99colari_Ghid.pdf )
• La Legge Nazionale sull'Educazione (n. 1/2011) con le sue successive modifiche e integrazioni ha
incluso il principio di inclusione sociale ed è necessario rendere operative queste leggi attraverso
varie metodologie e regolamenti, nonché la loro uniforme attuazione;
• ORDINANZA N. 5574 del 7 ottobre 2011 per l'approvazione della Metodologia per
l'organizzazione dei servizi di supporto educativo per i bambini e i giovani con bisogni educativi
speciali integrati nell'istruzione ordinaria;
• Legge 448/ del 06/12/2006 - Rivista e modificata da O.G. n. 14/2007, sezione 2 Istruzione
• ORDINANZA N. 5574 del 7 ottobre 2011 - Strutture per unità educative inclusive:
Art. 21. Nei gruppi/classi in cui sono integrati bambini/studenti con CES che beneficiano di servizi di
sostegno scolastico, il numero di bambini/studenti è ridotto di 2 per ogni bambino/studente integrato.
Art. 22. Gli insegnanti degli istituti di educazione inclusiva riceveranno una formazione in educazione
inclusiva organizzata dal Ministero dell'Istruzione, della Ricerca, della Gioventù e dello Sport.
Art. 23. (1) Il personale docente che lavora con bambini/allievi con CES integrati nelle unità educative
ordinarie riceverà almeno 5 punti per ogni bambino/allievo integrato, ma non più di 10 punti, nelle
schede di valutazione. Anche l'insegnante itinerante e di sostegno riceverà dei punti. (2) Si
raccomanda agli ispettorati scolastici di contea/di distretto che, nel redigere la griglia con i punti
previsti per l'assegnazione di meriti e distinzioni, stabilire Elementi di Educazione Inclusiva per i
dirigenti scolastici e gli insegnanti dell'istruzione tradizionale che integrano bambini/allievi con CES
con un punteggio equivalente a quello assegnato per il raggiungimento di una buona performance nella
preparazione degli studenti e nelle competizioni e olimpiadi scolastiche.
• Legge n. 18/1990 sulla ratifica della Convenzione sui diritti dell'infanzia, ripubblicata, come
modificata;
• Legge n. 221/2010 sulla ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata a
New York dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, aperta alla firma il 30
marzo 2007 e firmata dalla Romania il 26 settembre 2007, con successive modifiche;
• Legge n. 272/2004 sulla protezione e promozione dei diritti del bambino, ripubblicata, con
successive modifiche e integrazioni;
• La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, versione per
gli anziani, di seguito denominata ICF-CT, adottata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel
2007 e convalidata dalla Romania nel 2012, dal Ministero della Salute, dal Ministero del Lavoro,
della Famiglia, della Protezione Sociale e degli Anziani e dal Ministero dell'Istruzione, della
Ricerca, della Gioventù e dello Sport.
L’integrazione è un’azione che esercita sulla persona che coinvolge una continua
trasformazione, ristrutturazione del potenziale e delle caratteristiche individuali. L’integrazione
significa la familiarizzazione con l’ambiente e l’adattamento con le sue richieste.
“Non la natura, ma la società ordina, in esenza, lo sviluppo della personalità. L’educazione è una
funzione eminamente sociale. Essa socializza, trasforma un individuo biologico sociale in un
membro di una/ di qualche collettività”(Stănciulescu, E., 1996, p.21).
Facendo parte di un collettivo, il bambino ha la possibilitț di esperimentare la vita con le sue varie
situazioni che gradualmente gli si lascia l’impronta sul suo pensiero della gente e del
comportamento.
La frequentazione delle scuola della comunità fa che il tipo di socializzazione cambi. In genere,
“nell’atto della socializzazione il bambino mette in gioco l’intera personalità, facendo riferimento
alle imitazioni, sostituzioni, inhibizioni, decisione, conformazione ecc. ”(Gherguț, A., 2001, p. 65).
“La socializzazione ha luogo solo in un gruppo (famiglia, gruppa di asilo, classe scolastica) che
aiuta il bambino a rafinare i condotti e le acquisizioni, creare ideali e aspirazioni aggiustate in
permanenza alle richieste sue e dell’ambiente. Per i bambini con richieste educative speciali, la
scuola di massa rappresenta non solo un ambito di educazione istituzionale, ma anche un punto di
riferimento capace di sviluppare certe aspirazioni sociali fra di loro”.
I bambini rappresentano spesso uno per l’altro sia un amico o un semplice bambino, un amico per
giocare, un amico più speciale, un conoscente, un modello, un amico o un compagno di classe, un vicino in
cui si può fidare o vicino ecc; in tutte queste situazioni esiste un aspetto che ti insegna, uno dall’altro. Così,
gli allievi conoscono meglio, il processo di socializzazione ha una serie di valenze nuove per rimuovere
alcune barriere di relazionarsi determinate da certi pregiudizi, stereotipi sociali o, alcune volte, anche da
alcuni modelli dell’indifferenza e dell’intoleranza offerte dall’esperienza sociale nella comunità di cui
fanno parte (in questo senso, è sufficiente ricordarci l’esperienza della segregazione rassiale o etnica
incontrata in alcune scuole o la marginalizzazione e l’etichettazzione dei bambini con deficit e trovati in
condizioni socio-economiche precarie). “La scuola inclusiva lotta contro queste forme di discriminazione e
promuove alcuni modelli e forme di interazione fra gli allievi, basate sull’uguaglianza piena tra i partner e
dove lo spirito di toleranza e di accettazione totale prevalle davanti a ogni altri attitudini o reazioni
discriminatorie” (Gherguţ,A., 2001, p. 66).
“L’integrazione presupone in senso largo il trasferimento di una persona nell’ambito più o meno
separato in uno abituale, prendendo in considerazione l’insieme di misure che si applicano alle diverse
categorie di popolazione, e che segue la rimozione della segregazione sotto tutte le sue forme” (Vrăşmaş,
T., 2005, p. 40) (il termine è relativo e si può applicare a tutti i bambini e a tutti gli individui, come a tutti
gli aspetti della vita umana).
L’atto dell’integrazione non può essere realizzato in totalità se non è preceduto da un adattamento
visto come un processo preparatorio e anteriore all’integrazione. L’adattamento sollecita conformità,
accettazione, mentre l’integrazione presupone la modifica, assumersi alcune norme e valoti. L’adattamento
può comparire come un processo più semplice, spontaneo, mentre l’integrazione è più complessa,
presupone una certa preparazione e si realizza in un tempo più lungo.
Nel contesto scolastico, l’integrazione rappresenta il processo di educazione dei bambini con o
senza problemi speciali nello stesso spazione e nelle stesse condizioni, avendo come diritto lo scopo finale
della partecipazione piena di tutti i bambini alle attività scolastiche ed extra-scolastiche; la prima
condizione per l’integrazione è l’accettazione cosciente da parte dei membri del gruppo di ogni persona,
questa essendo favorizzata da un’organizzazione scolastica che mette in atto una metodologia di intervento
didattico, basata su un curriculum flessibile.
• La flessibilità dei programmi scolastici, delle strategie educazionali e dei servizi di supporto
per allievi con difficoltà di studio;
Integrazione Inclusione
- È la modalità di realizzazione / - Rappresenta l’esenza di un sistema
arrivare alla normalizzazione. educazionale comprensivo reale.
- È oposta all’esclusione
- Rappresenta l’orientamento e la
concetrazione delle azioni sulla
scuola come istituto aperto per tutti
Presupone: Presupone:
- Focalizazzione sull’allievo/giovane; - Focalizzazione sulla classe; -
- Esaminazione dell’allievo da parte Esaminazione dell’allievo dai
dei specialisti; fattori coinvolti nello svolgimento
- Diagnosi dei risultati; del processo istruttivo-educativo;
- Programmi per allievi; - strategie per i docenti;
- Mettere nei programmi adeguati. - creazione di un ambiente adattabile
anche alle condizioni di sostegno
degli allievi della classe.
Mette l’accento su: Mette l’accento su:
- i bisogni dei "bambini speciali"; - i diritti di tutti i bambini;
- recuperazione dei soggetti; - il cambiamento della scuola;
- i benefici del bambino con bisogni - i benefici di tutti i bambini;
speciali; - il supporto informale e l’espertiza
- l’espertiza specializzata e il sostegno dei docenti specializzati;
formale. - insegnamento-istruzione per tutti i
bambini .
- la crescita del grado di partecipazione degli allievi alle attività scolastiche, culturali e comunitarie,
come la riduzione del grado di esclusione degli allievi da queste;
- la ristrutturazione delle culture, delle politiche e delle pratiche nelle scuole, nel modo in cui
rispondano alla varietà degli allievi che fanno parte di quella comunità;
- la percezione delle differenze fra gli allievi come un risorsa di sostegno dello studio più che un
problema che deve essere superato;
- il riconoscere del diritto che ogni allievo ce l’ha nella sua propria località; - il promuovere di una
Se attraverso l’educazione integrata si hanno in vista soprattutto gli obiettici collegati alla
scolarizzazione nelle condizioni di normalità dei bambini con richieste educative speciali (l’accento si
mette sui bambini e i servizi di sostegno in scuola per essi), l’educazione inclusiva ha come obiettivo
principale adattare la scuole alle richieste educative speciali di studio dei bambini, e attraverso
l’estensione dell’adattamento della scuola, in genere, la diversità dei bambini in una comunità, quello
che presupone una riforma e uno sviluppo generale della scuola.
Prendendo in considerazione questi aspetti, possiamo dire che l’inclusione significa personalizzare le
attività dipendendo dai fabbisogni di ogni individuo in parte, così come ognuno, indifferentemente
dalla deficienza o dalle difficoltà che trovano nello studio, può essere trattato come un membro della
comunità di cui fà parte, e le diverse forme di sostegno di cui ha bisogno sono fornite nel quadro dei
servizi sociali, educazionali, medicali o altri servizi messi a disposizione per tutti i membri della
società. Detto in questa maniera, l’inclusione è un concetto più vasto, che si riferisce all’integrazione
del bambino con richieste educazionali speciali sia nel sistema educazionale, che in quello comunitare,
nella sua totalità; tra i concetti di inclusione e integrazione esiste la differenza di sfumatura, il primo
essendo la somma del secondo.
L'ignoranza delle differenze tra i due concetti - integrazione e inclusione - insieme all'applicazione
errata dell'idea di scuola per tutti, basata su ragioni diverse dall'interesse del bambino, può portare a un
processo di falsa integrazione scolastica.
• "includere i bambini con bisogni speciali nei programmi tradizionali senza la necessaria
formazione e i servizi di supporto";
• Collocare le classi speciali in fondo all'edificio scolastico o in edifici separati della stessa scuola;
• il raggruppamento di bambini con bisogni speciali molto diversi nello stesso programma;
• segregare i bambini con bisogni speciali nelle scuole tradizionali per i bambini più piccoli;
• mantenere orari separati per gli alunni con bisogni speciali nelle scuole tradizionali;
Nel tentativo di classificare le forme di integrazione scolastica dei bambini con bisogni educativi
speciali, un criterio fondamentale di differenziazione riguarda la durata del tempo in cui il bambino con
bisogni educativi speciali è stato nella scuola tradizionale. Così, possiamo trovare:
• "Forme di integrazione totale - l'alunno con bisogni speciali passa tutto il suo tempo nella
scuola regolare, eccetto per eventuali programmi terapeutici che possono svolgersi all'interno
della stessa scuola" (il che implica la predisposizione di uno spazio per i bambini con disabilità
nella scuola regolare dove possono svolgersi anche attività terapeutiche) o all'esterno della
scuola (in centri di pedagogia curativa, per servizi di recupero, ambulatori specializzati, ecc);
• "Forme di integrazione parziale - l'alunno con bisogni speciali passa solo una parte del suo
tempo nella scuola regolare" (qui partecipa solo ad alcuni tipi di attività o materie, dove può
farcela, e il resto del programma scolastico è simile a quello di una scuola speciale e si svolge o
in un'unità scolastica specializzata o in un centro diurno/di riabilitazione).
Guardando le cose da un'altra prospettiva, sulla base dello stesso criterio, possiamo identificare le
seguenti forme di integrazione:
• Integrazione parziale - partecipazione dei bambini con bisogni educativi speciali solo ad alcune
attività, che vengono selezionate in base: al potenziale degli alunni integrati e al tipo di
menomazione, alle risorse e disponibilità della scuola, agli interessi degli alunni, alle richieste
dei genitori, ecc;
• Integrazione occasionale" - partecipazione congiunta degli alunni con disabilità con i loro
compagni della scuola tradizionale a varie attività scolastiche ed extrascolastiche (escursioni,
spettacoli, fiere, ecc.).
• Integrazione in piccoli gruppi - quando un gruppo di due o tre bambini è integrato in una classe
regolare;
• Classi integrate - quando una classe (8-12 bambini) con bisogni speciali è integrata in una scuola
regolare (scuola inclusiva)" (Vrășmaș E., 2004., p. 36).
Analizzando le forme di integrazione scolastica degli alunni con bisogni educativi speciali, si può
presentare il seguente schema indicativo:
• Inserimento degli alunni in classi regolari, combinato con attività speciali di formazione e
sostegno fornite da specialisti e insegnanti (attività di rinforzo dei contenuti presentati in classe,
lezioni private con un ruolo di compensazione-recupero, ecc;)
• Inserimento nella classe regolare e fornitura di un servizio di supporto didattico in alcune materie
da parte di un insegnante specializzato (insegnante itinerante e/o insegnante di sostegno);
• Inserimento nella classe regolare ed estrazione del bambino per alcune attività svolte fuori dalla
classe da insegnanti specializzati, secondo le risorse e le esigenze individuali del bambino
integrato;
• Inserimento in una classe regolare a tempo parziale e frequenza alternativa in un'unità speciale
(gruppo o classe), dove il bambino riceve un'educazione speciale (compresi gli interventi
specifici necessari);
• Iscrizione in una scuola speciale, con frequenza alternativa di una classe o unità speciale in una
scuola regolare.
Integrazione significa che le relazioni tra gli individui si basano sul riconoscimento della loro
integrità, dei valori e dei diritti condivisi. Quando manca il riconoscimento di questi valori, si crea
alienazione e segregazione tra i gruppi sociali. L'integrazione si riferisce alla relazione stabilita tra
l'individuo e la società e può essere analizzata su diversi livelli, dal semplice al complesso.
• "L'integrazione fisica, il primo livello di integrazione permette alle persone con bisogni speciali
di soddisfare le esigenze di base della loro esistenza, cioè fornire uno spazio abitativo in zone
residenziali, organizzare classi e gruppi in scuole regolari, professionalizzazione in vari campi,
accesso al lavoro (in un sistema protetto)". Integrazione fisica significa ridurre le distanze fisiche
tra i bambini con bisogni speciali e gli altri bambini, condividere lo spazio, i materiali e le
attrezzature nel processo di insegnamento, collocare i bambini con diversi tipi di disabilità
nell'ambiente scolastico tradizionale.
• L'integrazione funzionale riguarda la possibilità per le persone con bisogni speciali di avere
accesso a tutte le strutture e i servizi offerti dall'ambiente sociale/comunitario al fine di garantire
un minimo di comfort" e consiste nella fornitura obbligatoria di accesso ai servizi pubblici,
ufficialmente stipulati in documenti normativi, compreso il diritto ad un'informazione adeguata
per poter beneficiare pienamente di questi servizi. Tali conoscenze e competenze riguardano i
mezzi di comunicazione, i trasporti pubblici, i negozi e i centri commerciali, la fornitura di
servizi, i prestiti bancari, il mercato del lavoro, le opportunità di divertimento, ecc.
• "L'integrazione sociale si riferisce all'insieme delle relazioni sociali stabilite tra le persone con
bisogni speciali e gli altri membri della comunità (vicini di casa, colleghi di lavoro, gente della
strada, funzionari pubblici, ecc.) Queste relazioni sono influenzate sia da atteggiamenti di
rispetto e di stima che dal modo generale di interazione tra persone "normali" e persone con
bisogni speciali". Nella scuola, inclusione sociale significa includere i bambini con bisogni
speciali in tutte le attività della vita scolastica, senza atteggiamenti discriminatori. Si basa sul
fatto che la persona in difficoltà può fare un uso illimitato di tutte le strutture create e stipulate
ufficialmente, e che il fenomeno dell'inclusione è già parte del costume sociale e non c'è bisogno
di ricorrere abitualmente a raccomandazioni e disposizioni di un'autorità comune.
• "L'integrazione sociale (nella società) si riferisce alla garanzia di uguali diritti e al rispetto
dell'autodeterminazione della persona con bisogni speciali e si raggiunge quando il bambino con
bisogni speciali acquisisce un senso di appartenenza e di piena partecipazione alla vita della
comunità assumendo responsabilità sociali".Questo tipo di integrazione rappresenta il più alto
livello di accettazione sociale e rende le iniziative per valorizzare le potenzialità di ogni
individuo una pratica ordinaria, attuale, che non ha più nulla di spettacolare, di nuovo.
Un'integrazione sociale ottimale rende irrilevanti le varie carenze, e l'enfasi cade su ciò che può
essere una qualità della persona con bisogni speciali piuttosto che su ciò che non può.
Questi livelli di integrazione, che sono interdipendenti, formano un continuum che comporta un
aumento progressivo delle sfere di inclusione, dall'integrazione fisica a quella sociale, quest'ultima
comprendente tutti. Questi livelli di integrazione si possono applicare a tutti i tipi di integrazione
umana.
• Nella maggior parte dei casi, l'integrazione dei bambini con bisogni educativi speciali nelle
scuole tradizionali è stata raggiunta attraverso progetti/programmi gestiti nel quadro di
partenariati scuolacomunità;
• Ogni progetto o programma d'integrazione non mirava a integrare tutti i bambini con bisogni
speciali di una comunità allo stesso tempo; la strategia adottata era di integrare un numero
limitato di bambini in ogni progetto per evitare alcune disfunzioni nel sistema educativo;
• La società civile, attraverso le sue strutture (in particolare le organizzazioni non governative, le
associazioni di genitori, le organizzazioni di chiese o culti, ecc.), si assume solide responsabilità
e avvia, in collaborazione con altre istituzioni comunitarie, progetti per sostenere i bambini con
disabilità e integrarli nelle scuole tradizionali o nelle attività comunitarie.
L'evoluzione della gestione scolastica verso l'applicazione di pratiche di educazione integrata richiede
trasformazioni radicali nella comprensione dei cambiamenti che avverranno nelle scuole. L'esperienza ha
dimostrato che in condizioni di cambiamento, alcuni insegnanti sono più consapevoli dell'importanza del
loro sviluppo professionale, esplorando e identificando nuove strategie per migliorare il processo di
insegnamento. Allo stesso modo, alcune scuole sono più ricettive alla necessità di creare un'atmosfera che
incoraggi lo sviluppo professionale. Numerosi studi ed esperienze pratiche hanno evidenziato alcuni aspetti
della natura e del ruolo del cambiamento di gestione nelle scuole. A questo proposito possiamo evidenziare
i seguenti aspetti:
- Il cambiamento è un processo, non un evento - una serie di operazioni successive per adottare
modi diversi di organizzare la scuola e le attività in classe, basati sul principio della normalizzazione della
vita scolastica per gli alunni con bisogni speciali;
- Il cambiamento può essere confuso e doloroso nei suoi effetti - nel loro tentativo di mettere in
relazione nuove idee e modi di fare le cose con le proprie esperienze, interessi e pregiudizi, gli attori
scolastici possono distorcere, adattare o rimodellare il vero significato delle idee e delle teorie che stanno
dietro al cambiamento. Così, l'obiettivo originale, anche se presentato in una forma logica e razionale, può
finire per significare qualcosa di molto diverso agli occhi degli altri. D'altra parte, il cambiamento significa
anche correre dei rischi che possono colpire lo status e il comfort delle persone, causando resistenza e
conflitti con effetti spiacevoli per un periodo di tempo più o meno lungo (a seconda della flessibilità e del
grado di adattamento di ogni persona alle nuove condizioni di lavoro)." (Ghergut, A., 2004, p 29). Per
questo motivo, prima di prendere la decisione di integrare un bambino con bisogni educativi speciali
nell'educazione tradizionale, viene effettuata una valutazione approfondita in consultazione con i fattori
direttamente coinvolti nel processo e viene fatta una valutazione delle situazioni di rischio.
- Internalizzazione dei nuovi valori promossi dal cambiamento - il nuovo sistema è finalmente
creato, i nuovi processi così come le nuove relazioni tra le persone sono accettate, il nuovo comportamento
diventa abituale, il che porta alla ricostruzione delle prestazioni e dell'autostima per la persona che è
passata attraverso un ciclo di cambiamento.
"Fare in modo che il cambiamento avvenga nella pratica implica passare attraverso diverse fasi:
• Attuare il cambiamento;
• L'integrazione scolastica dei bambini con bisogni educativi speciali può essere realizzata
attraverso: unità educative speciali, gruppi e classi speciali nelle unità prescolastiche e
scolastiche regolari, unità scolastiche regolari (individualmente), comprese le unità che
insegnano nelle lingue minoritarie nazionali;
• L'educazione speciale è parte integrante del sistema educativo nazionale, coordinato dal
ministero competente;
• L'alunno ha accesso a diversi modelli di ruolo, positivi o negativi, che influenzeranno anche
il modello di azione personale (con rilevanza per la socializzazione e l'autonomia sociale),
attraverso il contatto con alunni della scuola tradizionale e altri adulti, con la possibilità di
ampliare l'esperienza di vita.
• L'alunno sarà confrontato con una vasta gamma di obblighi, responsabilità, essendo messo
in situazioni diverse rispetto alla scuola speciale e obbligato ad agire secondo regole e
norme ben stabilite.
• Attraverso il contatto con altri bambini, imparano nuovi ruoli e status sociali, che saranno
acquisiti attraverso l'adozione di determinati atteggiamenti, valori, azioni e comportamenti,
uscendo così dallo stato di isolamento imposto dalle condizioni della scuola speciale.
Il processo decisionale - è una fase decisiva che, per le sue implicazioni, porterà a grandi
cambiamenti nella vita sociale nel suo insieme. Questa fase ha una forte connotazione manageriale e
comporta la riorganizzazione delle strutture funzionali della scuola e la revisione dell'atteggiamento
di tutti i dipendenti della scuola nei confronti dell'atto educativo nelle nuove condizioni imposte dal
processo di integrazione.
Transizione - è la fase più difficile in cui le trasformazioni manageriali nella scuola richiedono
agli insegnanti, in particolare, di adottare nuovi modi di lavorare nell'insegnamento e di
abbandonare alcuni stereotipi che contraddicono il nuovo modo di affrontare l'educazione nelle
condizioni di integrazione. Il momento più difficile per alcuni insegnanti sarà quando dovranno
riorganizzare i loro set di status-ruolo in linea con le nuove posizioni offerte dalla relazione
insegnante-alunno vista dalla prospettiva dell'integrazione. La transizione al nuovo modo di lavorare
richiede anche cambiamenti nella riorganizzazione della scuola in termini di struttura delle classi, le
strutture necessarie nelle aule e nella scuola, la creazione di un curriculum flessibile e accessibile
per ogni singolo alunno, e l'istituzione di nuove modalità di relazione e collaborazione con i genitori
dei bambini.
Valutazione del processo - questo è un passo fondamentale per assicurare un'integrazione di
successo. Il valore della valutazione è in primo luogo quello di aiutare a garantire che tutti i processi
che si svolgono nella scuola in termini di integrazione siano costantemente adattati alle reali
esigenze degli alunni e, allo stesso tempo, di mantenere la trasparenza e la flessibilità che sono
assolutamente necessarie in termini di organizzazione e gestione della scuola.
Per raggiungere le ultime tre tappe, è assolutamente indispensabile un certo grado di autonomia
scolastica per quanto riguarda l'organizzazione e l'elaborazione di strategie curricolari in linea con le
realtà della scuola, pur rispettando alcuni orientamenti generali stabiliti da istituzioni decisionali
superiori e imposti dall'ideale educativo e dal tipo di educazione promosso dalla società in un dato
momento.
a.) "L'inizio dell'integrazione nelle scuole regolari per i bambini con bisogni educativi speciali
deve essere molto ben progettato/pianificato".
- Analisi di tutti i fattori che possono rendere riuscita l'integrazione scolastica, cioè quelli
a rischio.
• "È preferibile e prioritario iniziare un'integrazione scolastica regolare nelle prime età della
scuola materna e primaria, e considerare all'inizio soprattutto i bambini con lievi disabilità o
ritardi e disturbi dello sviluppo-apprendimento".
b.) "Monitoraggio delle condizioni di base necessarie per un'integrazione di successo - un requisito
dalla fase di pianificazione".
- Risorse umane: personale docente (sia quelli che lavoreranno direttamente con gli
alunni integrati che tutto il personale docente), bambini/alunni dell'intera scuola, direzione della
scuola, genitori di altri bambini o alunni, personale amministrativo;
- Risorse materiali, che devono prendere in considerazione la base didattico-materiale, le
strutture fisiche e architettoniche e l'accessibilità, i mezzi tecnici di protezione, compensazione e/o
comunicazione necessari per l'uguaglianza delle opportunità nell'apprendimento scolastico, secondo
la specificità individuale di ogni bambino e le particolarità imposte da un deficit particolare;
• "Adeguatezza della valutazione psico-pedagogica dei bambini con bisogni educativi speciali
integrati e la decisione/decisione di orientamento scolastico e professionale" .
- Adattamento dei regolamenti legali e delle procedure scolastiche, che può essere
realizzato per tutto il tempo necessario per avvicinare la scuola alla vita normale e per mantenerla in
una struttura scolastica integrata;
- il mantenimento sistematico del legame con la scuola speciale o con un'altra istituzione
(protezione del bambino residenziale, se i bambini integrati provengono da lì);
- sfruttare l'interesse, il sostegno e, se del caso, le iniziative di una o più associazioni non
governative nell'attuazione e nello sviluppo della struttura di integrazione;
- "Valutazione professionale positiva da parte delle autorità competenti del lavoro del
personale docente, ausiliario e direttivo coinvolto nell'organizzazione e nel funzionamento
dell'educazione integrata".
Quando non ci sono né le condizioni né le risorse necessarie a livello di scuola e di comunità
per realizzare efficacemente l'integrazione, c'è il rischio di compromettere l'idea dell'educazione
integrata.
"Studiare le politiche educative significa affrontare il modo in cui la distribuzione del potere e
l'assegnazione delle decisioni influenzano i risultati educativi" L’Enciclopedia Internazionale
dell’Istruzione, (Haheu-Munteanu Efrosina, 2019).
La politica dell'educazione può essere immaginata nel senso dell'azione di gruppi o personalità
politiche. Un insieme di principi, procedure e processi di azione stabiliti in uno statuto, codice
amministrativo e regolamenti istituzionali che determinano l'impostazione e l'orientamento
dell'educabilità della popolazione. L'istruzione rappresenta un obiettivo strategico di tutte le nazioni,
e la politica dell'istruzione riflette l'orientamento e l'evoluzione della società nel suo insieme. (Cretu
C, Dușe C., Gavrilovici O., Ișan V., Seghedin N.
Politicieducaționaleînspațiuluniversitar-Ediție online, 2011)
In senso largo, con riferimento al trasferimento e alla moltiplicazione del processo decisionale e
al decentramento fino al livello istituzionale, la politica dell'istruzione può essere assimilata a piani
o programmi educativi (politiche), concepiti e attuati a livello globale o settoriale, anche a livello
universitario, scolastico e di classe (Dye, 1975, Jones, 1977).
La politica dell'istruzione è sviluppata praticamente a tutti i livelli del sistema, con le politiche
locali che hanno il loro punto di partenza nella politica dell'istruzione sviluppata a livello nazionale.
In questo contesto, possiamo parlare di politiche educative nazionali, locali, istituzionali e anche
interistituzionali.
Affinché le politiche educative siano efficaci, i decisori coinvolti in questo processo devono
esercitare una serie di compiti volti a garantire il coordinamento dello sviluppo, dell'attuazione, del
monitoraggio e della valutazione delle politiche a livello settoriale, locale o istituzionale: analizzare
le opzioni politiche e dare suggerimenti sull'opzione migliore; analizzare i costi e i benefici delle
opzioni politiche; analizzare l'impatto delle politiche; preparare rapporti sull'attuazione delle
politiche; presentare misure per migliorare la qualità dei documenti prodotti. (Cojocaru Tudor,
2015)
• Partecipare allo sviluppo della politica scolastica - l'educazione inclusiva è parte della gestione
della scuola;
• Lavorare come una squadra - pianificare le loro attività e lavorare insieme in classe;
• Usare metodi e materiali di supporto appropriati e vari, nessun metodo e nessun materiale è adatto
a tutti gli studenti;
• Lavorare in partnership - gli insegnanti sviluppano partnership con altre scuole, scambiano
esperienze e idee;
• Garantire un curriculum inclusivo che riconosca la diversità degli alunni, con piani di lezione
tradizionali supportati da piani personalizzati per gli alunni con CES.
1. Gestione istituzionale
2. Gestione organizzativa
La gestione del supporto educativo riguarda i programmi di intervento e i servizi di supporto per i
bambini a livello scolastico, che sono progettati e realizzati sulla base di principi generali di gestione:
Così, troviamo che un'istituzione educativa che si impegna a promuovere l'educazione inclusiva
prenderà in considerazione la rispettiva dimensione in tutti gli aspetti della gestione e assicurerà che lo
sviluppo istituzionale, il processo educativo, le risorse e l'intera cultura organizzativa siano soggetti ai
principi EI.
La gestione della scuola comprende i valori, le pratiche, i principi, il sistema di lavoro di una scuola,
attraverso cui gli insegnanti, gli studenti, gli insegnanti di sostegno, il personale amministrativo, i genitori,
la comunità, le risorse di ogni tipo, il curriculum, le sfide e i successi sono gestiti in modo che la scuola, in
tutto ciò che fa, soddisfi i bisogni e le aspettative di tutti i suoi alunni. La misura in cui un'entità educativa
riesce a soddisfare i principi di inclusione e a garantire/confermare lo status di scuola inclusiva può essere
accertata sulla base di diversi strumenti di valutazione, come l'Indice di Inclusione Scolastica e strumenti
operativi.
I nuovi contesti, le relazioni e i modi di lavorare nella scuola associati al passaggio all'educazione
integrata-inclusiva implicano anche nuovi ruoli ad altri livelli. La necessità di avviare e aumentare la
cooperazione tra i due tipi di scuole è stata espressa da alcuni autori come iniziativa generale della scuola.
Il principio di base della cooperazione tra l'istruzione tradizionale e quella speciale si estende ad altri
settori di servizi, come quello sociale e sanitario, per assicurare un approccio olistico allo sviluppo dei
bambini.
Le scuole speciali sono una fonte importante per facilitare l'integrazione scolastica dei bambini con
CES. Le scuole speciali hanno quello che manca a molte scuole tradizionali: la competenza in un approccio
olistico allo sviluppo dei bambini. Naturalmente, le scuole speciali sono state probabilmente e rimarranno a
lungo una struttura per l'integrazione scolastica stessa. Il ruolo della scuola speciale ha cominciato ad
estendersi sempre più al di là della scuola speciale alle scuole tradizionali, alle famiglie e alle comunità.
La principale disposizione di gestione è quella della responsabilità congiunta di entrambe o più scuole,
che riflette il più possibile l'accordo di condividere le risorse, di scambiare gli alunni. Al personale
direttamente coinvolto nella cooperazione tra le scuole partner dovrebbero essere assegnate responsabilità
specifiche e reciprocamente concordate dai dirigenti scolastici. Queste responsabilità dovrebbero coprire
tutti gli aspetti: pianificazione, curriculum, assegnazione delle risorse, monitoraggio dei progressi. Ci
possono essere, naturalmente, differenze significative:
• Differenze tra una scuola speciale - di solito piccola in termini di numero di alunni, insegnanti,
locali di insegnamento - e una scuola normale - con maggiore impatto e risorse (a volte con
problemi);
• Le diverse relazioni che una scuola speciale può stabilire con diverse scuole tradizionali -
specialmente in vista della creazione o del funzionamento efficace di un centro di risorse.
Nello sviluppo della cooperazione tra scuole speciali e scuole tradizionali, l'aspetto fondamentale da
monitorare è il raggiungimento di un continuum di relazioni potenziali tra i due tipi di scuole, prima
formalmente separate. Le due scuole dovrebbero - essere in grado di imparare l'una dall'altra, fornire risorse
in modo mirato, facilitare un trasferimento facile e veloce, promuovere la scuola alternativa e/o combinata.
Al di là di ciò che l'insegnante può fare per garantire l'apprendimento di ogni alunno, ci sono situazioni
in cui sono necessari servizi di supporto aggiuntivi per gli alunni con difficoltà di apprendimento e di
adattamento scolastico. L'esistenza e la disponibilità di tali servizi per gli alunni sono indicatori della
qualità dell'istruzione nella scuola.
L'uso di tali servizi contribuisce alla diversità dei tipi di informazioni che i professionisti dell'istruzione
usano per prevenire i problemi e sostenere gli alunni nel processo di apprendimento nelle scuole
tradizionali. Questo approccio mette i professionisti al centro del processo, raccogliendo dati, analizzandoli,
pianificando e implementando gli interventi.
Gli insegnanti e gli altri specialisti coinvolti nel processo educativo sono le persone che possono
ottenere e utilizzare informazioni dal processo di apprendimento e dalle attività svolte dagli alunni, così
come le informazioni fornite dai genitori e dai loro figli. Conoscendo meglio i loro alunni, gli insegnanti
sono più propensi a sostenerli nel processo di apprendimento.
L'insegnamento è più efficace se si comprende l'individualità di ogni alunno e si forniscono servizi di
supporto adeguati. I dati individualizzati e accurati danno agli insegnanti la libertà di adattare soluzioni
personalizzate per aiutare gli alunni a raggiungere migliori risultati di apprendimento. Inoltre, se utilizzano
in modo appropriato le informazioni individuali rilevanti, gli insegnanti possono consolidare la loro
esperienza educativa e migliorare la loro reputazione educativa.
Per svolgere i suoi compiti specifici nel campo dell'educazione integrata, il CJRAE organizza le
seguenti attività e servizi:
d) fornisce una consulenza esperta a tutte le unità educative per garantire le condizioni ottimali per
la
fornitura di servizi di supporto educativo;
e) fornisce una consulenza esperta a genitori e bambini; organizza team multidisciplinari per
aiutare i
bambini/allievi con CES e per attuare piani di servizio individualizzati;
h) organizza workshop, simposi, ecc. per diffondere esempi di buone pratiche nel campo
dell'educazione inclusiva;
i) identifica, in collaborazione con gli specialisti della scuola, i bambini/allievi con difficoltà di
apprendimento, di sviluppo o di adattamento scolastico che si trovano a un certo punto in una situazione di
insuccesso scolastico o a rischio di abbandono e organizzare gruppi multidisciplinari per fornire
un'educazione di recupero, una consulenza psicopedagogica secondo i loro bisogni a lungo e a breve
termine.
Programmi di sostegno educativo attraverso insegnanti di sostegno e itineranti (promozione della
partecipazione in classe); insegnante itinerante e di sostegno - svolge attività di apprendimento,
stimolazione, compensazione e recupero con persone con CES integrate nelle unità educative ordinarie, in
collaborazione con tutte le parti interessate.
Compiti:
b. collabora con tutti gli insegnanti dell'istituto scolastico in cui il bambino/alunno è iscritto al fine
di
ottenere un'effettiva integrazione scolastica e l'attuazione uniforme del piano di servizio individualizzato;
e. monitorizza l'attuazione dei curricula adattati e valutare, in collaborazione con gli insegnanti di
gruppo/classe, i risultati della loro attuazione;
k. consiglia e lavora con i genitori/tutori dei bambini/allievi che ricevono servizi di sostegno;
l. su richiesta dei genitori/tutori e/o degli insegnanti, può raccomandare la valutazione e
l'orientamento scolastico da parte del comitato del CJRAE di tutti i bambini/allievi che hanno difficoltà
di apprendimento e non ricevono servizi di supporto educativo.
Programmi di consulenza per alunni, genitori e alti docenti per sostenere l'inclusione scolastica di
bambini con diversi tipi di difficoltà e disabilità.
Programmi di sostegno educativo: asilo estivo, educazione ambientale, attività extrascolastiche, ecc.
b) attività di recupero per gli alunni con difficoltà cognitive, emotive e di linguaggio attraverso attività
di mediazione, consulenza e terapia del linguaggio;
c) escursioni/escursioni/spettacolo.
Ogni unità educativa, a seconda del gruppo target, metterà insieme moduli di pacchetti di attività,
combinando le attività di cui sopra.
consulenza psicologica;
d) servizi di logopedia;
c) lo stile di vita sano (prevenzione dei comportamenti a rischio: alcol, tabacco, droghe,
alimentazione sana, stile di vita, sviluppo sostenibile, ecc;)
L'analisi dei bisogni alla base del programma SDS menziona i materiali e le materie che devono
essere aggiunti all'attività, a seconda del gruppo target. I materiali possono essere acquistati,
commissionati o progettati e prodotti dai team educativi coinvolti nella realizzazione del progetto. Si
raccomanda di sviluppare o acquistare materiali appropriati al gruppo target e ai tipi di attività per
garantire il supporto educativo più efficace.
Le risorse umane coinvolte nello sviluppo del programma SDS possono essere le seguenti:
2. personale docente:
e) mediatore scolastico;
f) allenatore, ecc;
Con il programma " La Seconda Chance " - istruzione primaria, l'istruzione primaria può essere
completata in due anni. La durata della scuola può essere aaumentata per ogni parte, a seconda delle
competenze dimostrate nei settori dell'istruzione di base, secondo la presente metodologia.
Il programma "La Seconda Chance" per l'istruzione secondaria inferiore mira a sostenere le
persone oltre i 14 anni di età che non hanno completato l'istruzione secondaria inferiore in modo che
possano completare e completare l'istruzione di base nella scuola dell'obbligo, nonché la formazione
per le qualifiche professionali in un settore specifico. La scolarizzazione nell'ambito del programma
"La Seconda Chance" per l'istruzione secondaria inferiore si svolge in un periodo standard di 4 anni,
attraverso corsi organizzati su base settimanale, combinando la formazione nell'istruzione di base con la
preparazione alle qualifiche professionali. Il programma ha una durata flessibile.
La durata standard delle lezioni può essere ridotta per ogni parte, a seconda delle competenze
dimostrate sia nell'istruzione di base che nella formazione professionale. Nel caso in cui l'alunno non
riesca ad acquisire e dimostrare tutte le competenze necessarie nell'istruzione di base e/o nella
formazione professionale, può ricevere un sostegno aggiuntivo per la durata standard del programma e
la sua estensione.
1. I posti a sedere "inclusivi": Non c'è arredo più importante in una classe inclusiva di un tavolo
abbastanza grande per un piccolo gruppo di alunni. I mobili dovrebbero essere collocati nell'aula in
modo da permettere l'organizzazione di attività di gruppo. Gli alunni possono lavorare insieme su
progetti comuni, comunicare. Il tavolo è solitamente collocato in un'area prominente della classe e
fornisce molte opportunità a tutti gli alunni di sentirsi parte del gruppo. Le tecnologie non solo
permettono agli studenti di stare al passo con il mondo che cambia, ma forniscono accesso al
curriculum per gli studenti con bisogni speciali. Che si tratti di un computer, di un i-Pad, di attrezzature
audio/visive o di dispositivi di assistenza, la tecnologia può svolgere una varietà di ruoli nella classe
inclusiva. Le tecnologie possono offrire opportunità educative per rendere il curriculum accessibile,
specialmente per i bambini con disabilità, e per differenziare gli approcci e i modi di apprendimento. La
tecnologia si rivolge alla maggior parte dei gruppi di bambini e incoraggia l'inclusione in molti modi.
3. I dispositivi visivi: Gli aiuti visivi sono senza dubbio elementi molto importanti in una classe
inclusiva. Attirano l'attenzione degli alunni, spiegano un'idea o li aiutano a capire una lezione. I
dispositivi visivi sono anche in molte forme e ci dovrebbe essere una varietà disponibile in una classe
per facilitare l'inclusione. Alcuni esempi: orari, poster, linee di numeri, tabelle, grafici, organizzatori
grafici, smart-board, TV-Pad. Le classi inclusive hanno molti tipi di dispositivi visivi a portata di mano
per aiutare a consegnare, adattare e modificare una lezione.
5. I libri con un livello alto di interesse: le classi dovrebbero includere la consapevolezza che gli
alunni imparano in modi diversi e a diversi livelli. Gli insegnanti non solo offrono lezioni che si
rivolgono alle diverse abilità dei bambini, ma forniscono anche materiali didattici che tutti i bambini
possono utilizzare. Oltre ai libri di testo, una classe dovrebbe anche includere libri che possono essere
letti ai bambini. Fornire libri appropriati all'età (editi o audio) che sono interessanti e possono essere
letti da lettori a diversi livelli è un modo importante per rendere una classe più inclusiva.
7. Il portfolio degli alunni: poiché una classe inclusiva è accogliente per i bambini con diverse
abilità, è estremamente importante per gli insegnanti evidenziare i punti di forza e di debolezza di ogni
alunno. Dati importanti come valutazioni, osservazioni, IEP e altre informazioni possono essere tenuti
insieme in un unico posto. Gli insegnanti possono usare queste informazioni per assicurare che tutti gli
studenti siano inclusi e partecipino al programma della classe. Un insegnante può facilmente combinare
le informazioni utili per sostenere gli alunni nel loro processo di apprendimento e nell'accesso al
curriculum inclusivo.
8. I giochi: i giochi sono spesso usati dagli insegnanti per rinforzare un nuovo concetto. Hanno
anche un ruolo importante nell'insegnare le abilità sociali e il lavoro di squadra. Poiché le scelte del
gioco sono infinite, offrono molti modi diversi in cui un allievo può partecipare. Soprattutto, i giochi
permettono ai bambini di rilassarsi nell'ambiente di apprendimento, di godere della compagnia degli
altri e di formare relazioni.
Un elemento che definisce la gestione della classe in un contesto inclusivo è la gestione del
contenuto, che si riferisce principalmente al modo in cui il contenuto dell'insegnamento è organizzato, lo
stile dell'insegnamento stesso. In questo processo sono coinvolti elementi importanti, come:
• Team di supporto per gli insegnanti nelle scuole tradizionali - ruoli e caratteristiche.
Il concetto di "uguaglianza" significa molto di più dell'uguaglianza di diritti che i democratici del
secolo scorso rivendicavano con entusiasmo per tutti i cittadini; significa una reale uguaglianza di
opportunità individuali di avanzamento sociale, e l'istruzione è lo strumento più importante per
massimizzare queste opportunità. La specie umana si conforma anche al principio guida dell'evoluzione
delle specie - la variabilità; indipendentemente dal numero di individui, la loro educazione dovrebbe essere
differenziata e specializzata, secondo il "corredo naturale-genetico" di ogni individuo, le attitudini e gli
interessi di ogni individuo, correlati alle necessità della società di professionisti competenti.
Le riforme del secolo scorso, in particolare quelle contemporanee, mirano a garantire un'autentica
democratizzazione dell'istruzione, affinché questa non sia interrotta in base a criteri formali e affinché le
barriere sociali, regionali, religiose, ecc. non aggravino una selezione che di fatto priva gran parte dei
bambini del loro diritto naturale all'istruzione.
La sociologia dell'educazione si occupa innanzitutto delle cause che generano tale fenomeno. Una
delle condizioni strutturali che rendono possibile l'emergere della disuguaglianza di opportunità nelle
scuole è la natura piramidale del processo educativo. Indipendentemente dalla forma concreta di
organizzazione e dalla complessità della rete scolastica, il sistema educativo è composto da livelli, cioè a
livello gerarchico. Questo significa non solo che le qualifiche corrispondenti ai rispettivi livelli sono
valutate diversamente, ma che, in generale, l'accesso a un livello superiore presuppone l'accesso a tutti i
livelli inferiori.
Se in una generazione quasi tutti i bambini entrano nelle fasi obbligatorie dell'istruzione, poi, man
mano che passano ai livelli superiori, il loro numero diventa sempre più piccolo. Questa caratteristica
naturale e "naturale" si basa su un complesso meccanismo di selezione per cui alcuni giovani vengono
mantenuti nel sistema scolastico e altri vengono eliminati. Apparentemente questo meccanismo è di natura
strettamente pedagogica, nel senso che tutti i criteri formali per passare da un livello all'altro sono basati sul
contenuto delle conoscenze acquisite, valutate nel modo più oggettivo possibile. Sembrerebbe che ciò che è
coinvolto sia esclusivamente responsabilità del discente. In realtà, la selezione è socialmente importante
come si può facilmente dimostrare.
La persistenza della disuguaglianza di opportunità, anche nei paesi con una potente politica di
sostegno finanziario alla scuola, è un fatto che ha moderato l'ottimismo degli anni '50 e '60; i successi sono
stati parziali, e l'obiettivo finale - una società senza disuguaglianza di opportunità, anche nell'istruzione - è
lontano dall'essere raggiunto. Inoltre, sono state fatte argomentazioni sul fatto che alcune misure
apparentemente molto democratiche, come l'istruzione gratuita, sono vantaggiose per i gruppi sociali
privilegiati.
L'insuccesso scolastico dipende anche in gran parte dal patrimonio culturale impoverito che l'alunno
eredita dalla famiglia. Questa eredità si riflette anche nei valori che guidano la vita familiare, condizionati
dalla classe sociale o dal gruppo sociale di appartenenza, e nelle pratiche educative promosse (relazioni
genitori-figli, clima familiare, atteggiamento verso la scuola, modo di organizzare la vita quotidiana, ecc.)
Il fallimento scolastico dipende anche da ciò che accade oggettivamente e soggettivamente nella
scuola. Da un lato, c'è la disuguaglianza generata da una relazione insegnante-alunno concepita in termini
di "teoria dell'etichettatura" che, ignorando le premesse dell'istruzione differenziata, non fa le distinzioni
necessarie tra prestazioni e comportamenti, tra obiettivi di contenuto e di informazione.
D'altra parte, il fallimento scolastico è generato da quelle "disparità scolastiche" istituzionalizzate
da:
o una selezione timida che disturba il normale sviluppo delle strutture attitudinali e attitudinali della
personalità dell'alunno;
o un aumento condizionato del numero di alunni fino al punto in cui è impossibile fornire
un'educazione differenziata e individualizzata.
o promozione di una pedagogia competitiva, basata su standard astratti e inflessibili che ignorano le
risorse dell'approccio pedagogico al successo scolastico, basato sul pieno sviluppo del potenziale
pedagogico generale, particolare e individuale.
a) l’estensione della scuola dell'obbligo almeno fino all'età di 16 anni, nel contesto
del percorso
educativo generale comune necessario per compensare e ridurre le disuguaglianze nei punti di partenza;
La democratizzazione quantitativa dell'educazione segna la fine della fase della "scuola di massa" e
presuppone l'accessibilità dei "candidati all'educazione" a livello di "entrata" nel sistema, accessibilità
legittimata come obbligatoria nelle scuole generali. Tuttavia, non impegna la responsabilità pedagogica e
sociale dell'educazione rivalutando la qualità dell'educazione in termini di livello di uguaglianza reale di
opportunità per gli alunni quando "escono" dal sistema.
Uguaglianza per tutti significa, infatti, offrire molteplici opzioni per diverse abilità e competenze,
"un'educazione per tutti e per ciascuno", un'educazione aperta a tutti, indipendentemente dall'età e dalle
condizioni socio-economiche, ma anche un'educazione per tutti, secondo i loro bisogni specifici - evitando
l'omogeneizzazione e incoraggiando la diversità - che crea le condizioni per pari opportunità di accesso alla
vita sociale. Questa opzione è stata sostenuta da politiche di pari opportunità volte ad affrontare l'esclusione
e la selezione esacerbata, la formazione delle competenze di base per tutti i discenti, l'istruzione della
seconda opportunità per chi abbandona la scuola, l'integrazione dell'istruzione formale con quella non
formale e l'istruzione informale, in modo da ampliare le opportunità di apprendimento. Questa prospettiva
sull'educazione è resa attuale dal contenuto del Memorandum sull'apprendimento permanente, dagli
obiettivi e dai messaggi chiave trasmessi a tutti gli Stati membri dell'UE e a quelli in fase di adesione. Il
documento non si riferisce solo all'istruzione e alla formazione iniziale, ma dà all'istruzione tutte le sue
dimensioni ed equivalenze, e la vede come un continuum lungo tutta la vita.
L'Unione europea promuove i diritti fondamentali, la non discriminazione e le pari opportunità per
tutti. Il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea hanno dichiarato il 2007 Anno europeo delle
pari opportunità per tutti, al fine di garantire la piena partecipazione di tutte le persone alla vita economica
e sociale, indipendentemente dall'origine etnica, dal sesso, dalla religione, dall'età, dalla disabilità o
dall'orientamento sessuale.
I cittadini dell'Unione europea hanno diritto alla parità di trattamento indipendentemente dal sesso,
dall'etnia, dalla religione, dall'età, dalla disabilità o dall'orientamento sessuale. Come Stato membro
dell'Unione europea, la Romania si impegna a rispettare questi diritti e a promuovere la diversità.
Oltre alle politiche educative promosse, esistono una serie di fattori di rischio rispetto all'"esercizio"
del diritto all'istruzione (la dimensione formale delle pari opportunità), che sono anche fattori delle
caratteristiche individuali dei bambini, dell'ambiente socio-familiare e scolastico, dei gruppi sociali ai quali
i bambini appartengono, ecc.
Gli stereotipi sono spesso usati per spiegare e giustificare gli atteggiamenti e i comportamenti che
abbiamo verso gli altri.
Etichettatura in classe
L'etichettatura è praticata anche nell'educazione. Ci sono vari modi in cui gli insegnanti usano la
loro esperienza per etichettare ed etichettare gli studenti:
Quando un insegnante insegna una nuova classe, deve dividere la classe tra gli insegnanti:
determinano l'interazione tra insegnanti e alunni ("categoria di alunni" è usata come punto di riferimento
per interpretare il comportamento di un alunno);
(effetto halo).
➢ Usare "l'etichettatura positiva" (aiutare gli alunni a realizzare il loro pieno potenziale).
Pregiudizi
La differenza tra stereotipi e pregiudizi non è facile da vedere: è difficile dire dove finisce l'uno e inizia
l'altro.
I pregiudizi più comuni sono quelli relativi all'etnia, alla razza, alla religione (elementi fondamentali
dell'identità culturale).
Discriminazione, segregazione
I pregiudizi che abbiamo nei confronti degli altri portano alla discriminazione e all'emarginazione.
La discriminazione è l'azione per cui una persona viene trattata ingiustamente a causa di un
atteggiamento basato sul pregiudizio. Il pregiudizio è convinzione, mentre la discriminazione è azione
(pregiudizio manifesto).
Principi di antidiscriminazione:
• politica e legge ;
• parità di trattamento (implica un trattamento uguale a meno che le persone siano simili o
diverse, a meno che siano simili e abbiano bisogni diversi.
Conclusioni:
• L'emergere degli stereotipi (etichette) si basa sul fatto che le differenze sono sopravvalutate e le
somiglianze sottovalutate;
• Le differenze tra le persone non dovrebbero portare alla conclusione che i due gruppi sono più
simili che uguali;
• le persone possono essere escluse da certe attività o da certi gruppi a causa dei giudizi che
abbiamo su di loro.
Segregazione
• la separazione fisica, intenzionale o meno, di alcuni bambini dal resto dei bambini nelle scuole,
nelle aule, negli edifici;
• scuole speciali
L'idea che gli alunni con CES possano imparare insieme ai loro compagni di scuola tradizionale è
più recente di quanto si possa pensare. È stato solo all'inizio degli anni '90 che questo principio è
stato ufficialmente promosso negli Stati Uniti attraverso La Legge dell’Educazione delle Persone
con Disabilità.
Nel rapporto dell'Agenzia Europea per lo Sviluppo dell'Educazione con Bisogni Speciali, si
sottolinea che i problemi comportamentali, sociali ed emotivi sono le principali sfide per la
scolarizzazione dei bambini con CES nell'educazione tradizionale. Quindi, le condizioni che
l'educazione tradizionale deve soddisfare per includere con successo gli alunni con CES riguardano:
• Conoscenza, abilità ed esperienza da parte degli insegnanti nel lavorare con bambini con
CES - approcci, risorse didattiche appropriate e tempo;
• Sostegno dato al personale docente, sia dalla direzione della scuola che da altre istituzioni;
• Una stretta collaborazione con i genitori e i bambini con CES, essenziale per un'inclusione
di successo;
A livello di classe, ogni insegnante riceve supporto dai colleghi, ma anche da personale
specializzato esterno alla scuola. I bambini con CES, insieme ai loro coetanei, sono coinvolti in attività di
apprendimento di gruppo, apprendimento cooperativo.
Le regole sono sviluppate insieme a tutti gli alunni e fatte rispettare efficacemente. Si stabiliscono
obiettivi di apprendimento espliciti, si adattano i contenuti, i compiti di apprendimento e le strategie di
valutazione. Vengono sviluppati piani di intervento personalizzati, vengono monitorati i progressi e i
risultati degli alunni con CES.
Prende in considerazione le opinioni degli insegnanti, dei genitori e degli alunni, e considera che
l'educazione speciale non è nel migliore interesse degli alunni con CES. Un bambino che impara in una
scuola speciale, indipendentemente dalla qualità delle attività di apprendimento, sentirà di essere speciale
in senso negativo, diverso dagli altri, inferiore agli altri, a causa di una disabilità. Questo influenza
negativamente la loro immagine di sé, la loro fiducia nelle proprie capacità e quindi la loro motivazione ad
imparare. In forma diversa, la stessa situazione si verifica nell'educazione tradizionale. Alcuni colleghi
considerano che compiti di apprendimento diversi o assistenza aggiuntiva da parte dell'insegnante di
sostegno sono indicatori di inferiorità e non accettano misure di discriminazione positiva (Abrudan C.,
2003).
Tuttavia, un'atmosfera positiva e una cultura dell'inclusione possono invertire questa tendenza. La
maggior parte degli alunni e dei loro genitori considerano che l'esperienza nella scuola tradizionale, dove
frequentano i loro coetanei, è la forma più importante di integrazione, una garanzia per la successiva
accettazione sociale.
Nel complesso, gli insegnanti sono fiduciosi nei risultati della politica di integrazione dei bambini
con CES, specialmente quelli con menomazioni medie, nell'istruzione primaria, con le possibilità di
successo dell'integrazione che diminuiscono in proporzione diretta al grado di disabilità. La maggior parte
dei rappresentanti degli ispettorati scolastici intervistati ritiene che l'integrazione dei bambini con CES
abbia un impatto positivo per il bambino che può essere escluso e anche per i suoi coetanei. Il processo di
integrazione è complesso e non è una soluzione per tutte le categorie di bambini con CES. Per alcuni,
l'integrazione non porta i benefici attesi. Per questi ultimi, il processo di integrazione si riduce a un
processo fisico, con poco guadagno in altre aree. Spesso questi bambini regrediscono, sentendo che la
scuola non gli appartiene.
Una realtà citata da tutti gli intervistati è che le politiche di inclusione sono ancora lontane
dall'avere il successo sperato nelle scuole. Alcuni insegnanti trovano difficile accettare bambini con la CES
nelle loro classi. Alcuni genitori iscrivono i bambini con gravi disabilità nelle scuole tradizionali. È noto
che il successo dell'inclusione dipende dalle condizioni/contesto in cui opera una scuola, e c'è ancora un
gran numero di scuole che non sono sufficientemente preparate per educare i bambini con CES.
Per tornare alla domanda - "fino a che punto la scuola tradizionale è un'opportunità per i bambini
con CES? si può concludere che non è ancora possibile dare una risposta inequivocabile. I risultati della
ricerca indicano che c'è un numero significativo di bambini e genitori che sono soddisfatti dei servizi
educativi forniti nell'educazione tradizionale ed è chiaro che per loro l'esperienza di apprendimento fornita
nelle scuole tradizionali è vantaggiosa.
C'è anche un piccolo numero di fallimenti osservati in cui gli alunni con ESC devono essere
reindirizzati all'istruzione speciale. Nel tentativo di rispettare il principio di non discriminazione e di pari
opportunità, tutti i bambini con CES sono indirizzati alla scuola tradizionale, così che i bambini con gravi
disabilità finiscono per seguire un curriculum nazionale. Questo errore, unito alla tendenza dei genitori ad
evitare la scuola speciale indipendentemente dalla natura delle difficoltà di apprendimento dei loro figli,
porta al disadattamento e al fallimento scolastico.
Questa realtà dimostra che l'inclusione è un processo che si ottiene a piccoli passi, attraverso
un'azione convergente su tutti i fattori. Un alunno con un CES deve essere iscritto nel sistema educativo
che meglio risponde alle sue necessità di sviluppo e apprendimento, indipendentemente dal fatto che si
tratti di un sistema tradizionale o speciale. Non possiamo dire a priori per ogni bambino con CES che il suo
posto è solo nell'educazione tradizionale o solo nell'educazione speciale. Che l'educazione tradizionale o
quella speciale siano meglio attrezzate per sostenere adeguatamente questi bambini, questo non può essere
ignorato per ragioni di principio o ideologiche. Quando un bambino con CES può essere incluso con
successo nell'educazione tradizionale, questo è da apprezzare, ma questo successo dipende molto dalle
competenze specifiche e dalle risorse che l'unità scolastica fornisce (Elkonin D.B., 1980).
Sarebbe preferibile una combinazione dei due tipi di scuola. Così, un bambino con CES dovrebbe
avere l'opportunità di studiare in una scuola regolare con insegnanti ben preparati e poter accedere, quando
necessario, ai servizi specifici offerti dall'educazione speciale. Questa soluzione è anche vicina alle
politiche ufficiali sull'educazione speciale nel sistema educativo rumeno. Le disposizioni specifiche della
legge sull'istruzione del 2011 e i documenti normativi stabiliscono che la scolarizzazione dei bambini con
bisogni speciali nell'istruzione tradizionale deve essere realizzata attraverso lo sviluppo di piani di
intervento personalizzati e l'intervento di un insegnante di sostegno itinerante con esperienza in questo
settore. Nella maggior parte dei casi, l'insegnante di sostegno è impiegato in istituti di educazione speciale
e diventa così un collegamento tra i due sistemi scolastici.
La Romania è tra i sistemi educativi che hanno deciso di rimuovere, almeno parzialmente, alcune
delle barriere che separavano l'educazione tradizionale da quella speciale. Si prevede che questo
avvicinamento continuerà in nuove forme, come: uno scambio di insegnanti di entrambe le direzioni, gli
alunni delle scuole tradizionali che hanno l'opportunità di studiare alcune materie con i loro compagni di
educazione speciale, attività extracurricolari congiunte, bambini con CES nell'educazione tradizionale che
possono studiare alcune materie o svolgere attività di recupero con alunni e insegnanti di educazione
speciale.
Per alcuni bambini, la scuola speciale è l'opzione migliore, poiché le barriere nel sistema
tradizionale sono ancora estremamente difficili da superare. La scoperta più importante del processo di
scolarizzazione tradizionale per i bambini con CES è che: più che per gli alunni ordinari, essi hanno
bisogno di un intero team di insegnanti e personale di supporto per fornire un complesso di servizi
educativi e non educativi.
Le risorse includono tutti gli insegnanti delle scuole tradizionali e speciali più i genitori, le ONG, i
rappresentanti di altre istituzioni centrali e locali coinvolte nella protezione e nella salute dei bambini.
Queste risorse sono generalmente sufficienti e ben formate. Purtroppo, l'allocazione delle risorse umane
non è sempre sufficiente, e sono per lo più concentrate nelle aree urbane, trascurando le aree rurali che non
beneficiano di servizi specializzati. Le comunità locali hanno ancora difficoltà ad implementare servizi di
supporto efficaci per i bambini con CES e le loro famiglie. Molti di questi sforzi si concentrano sulla
fornitura di risorse materiali e minimizzano l'importanza delle risorse umane. C'è anche una differenza tra il
numero di specialisti necessari in un determinato campo (consulenti scolastici, psicologi scolastici,
insegnanti di sostegno, terapisti della riabilitazione e della compensazione) e le risorse esistenti. Per quasi
15 anni, come risultato di una decisione politica, la Romania non ha avuto università di scienze
dell'educazione, sociologia e pedagogia speciale e, come tale, i consulenti scolastici, gli psicologi scolastici
e gli psicologi dell'educazione non sono stati formati per molto tempo. Di conseguenza, la carenza di
personale qualificato nell'educazione speciale non è stata ancora risolta.
Le scuole tradizionali sviluppano una gamma di servizi di supporto per i bambini con diversi
bisogni educativi speciali.
Per i bambini con disturbi del linguaggio e difficoltà di apprendimento, ci sono "centri
interscolastici di terapia del linguaggio" che hanno specialisti che forniscono una terapia specifica per
correggere i disturbi del linguaggio e per superare le difficoltà di apprendimento. Questi centri sono aperti
ai bambini che frequentano l'istruzione tradizionale e che sono stati identificati dai terapisti del linguaggio
che vi lavorano come aventi un disturbo del linguaggio (compresa la dislessia, la disgrafia, la discalculia,
ecc). Gli insegnanti logopedisti sono specializzati in logopedia e sono laureati alla facoltà di psicologia e
scienze dell'educazione. Per ottenere un posto in educazione speciale, devono partecipare a un esame
scritto, chiamato esame di Pedagogia Speciale.
Per i bambini con disturbi comportamentali e difficoltà di adattamento ci sono "centri di sostegno di
psicologia dell'educazione" con consulenti di psicologia dell'educazione che offrono servizi sia ai bambini
a rischio che alle loro famiglie. Questi uffici di consulenza sono più diffusi di quelli di logopedia, ma
entrambi sono insufficienti per numero e per capacità di assorbire i casi che esistono nelle scuole.
Per i bambini con disabilità diagnosticata nei comitati di protezione dell'infanzia, ci sono servizi di
supporto educativo attraverso insegnanti di sostegno educativo/formazione. Gli insegnanti di sostegno o
in servizio sono reclutati tra: pedagogisti, psicologi e psicopedagogisti, logopedisti dei centri pedagogici
della scuola e insegnanti delle scuole tradizionali che hanno completato un corso di formazione specifico
nell'educazione dei bambini con bisogni speciali. Un insegnante nell'istruzione tradizionale può diventare
un insegnante di sostegno/tirocinante attraverso una varietà di percorsi: completando un corso speciale,
partecipando a una procedura di valutazione e selezione o completando un tirocinio di durata limitata. Un
insegnante di sostegno/apprendista dovrebbe, dopo la selezione a tale posizione, seguire un corso di
formazione specifico (previsto dall'ordinanza del ministro n. 3534/2000). L'attività dell'insegnante di
sostegno/formatore è rivolta a tutti gli alunni, ma anche agli alunni con bisogni speciali. L'attività è anche
rivolta a tutti i genitori, ma soprattutto a quelli con bambini con bisogni speciali e a tutti gli insegnanti che
hanno bambini con difficoltà di apprendimento, adattamento o sviluppo, ecc. L'insegnante di
sostegno/formatore lavora in una o più scuole tradizionali o scuole speciali dove sono integrati bambini con
disabilità gravi, profonde o associate. Possono anche lavorare in centri di risorse, ma la maggior parte della
loro attività si svolge nelle classi insieme all'insegnante di classe. L'insegnante di sostegno/formatore
utilizza strumenti come: test psicologici (per la diagnosi e la prognosi), test pedagogici, curricula,
programmi di intervento personalizzati, libri, riviste, opuscoli (per la consulenza alla famiglia e al
personale docente delle scuole integranti), materiale didattico e metodi di insegnamento adattati (per
l'intervento). Non c'è alcuna indicazione sul periodo di tempo durante la giornata scolastica o l'anno
scolastico in cui questo avrà luogo, con interventi che variano a seconda del numero di bambini, della
diversità e complessità delle loro difficoltà e dei risultati ottenuti dai beneficiari. L'insegnante di
sostegno/formatore dovrebbe avere competenze specifiche, alta motivazione e perseveranza, coerenza
nell'attuazione dei programmi, alta capacità di comunicazione e di osservazione.
5. orientamento spazio-temporale.
7. attenzione.
8. comportamento operativo.
cAmbiente
pedagogico.
Una valutazione del curriculum è necessaria per analizzare i concetti e stabilire le conoscenze, le
abilità e le attitudini che sono essenziali per tutti gli alunni. A seconda delle caratteristiche degli alunni,
l'insegnante può omettere, sostituire o aggiungere (arricchire) un dato concetto senza influenzare il
raggiungimento degli obiettivi del quadro.
➢ stabilire gli elementi essenziali del contenuto; sostituire alcuni elementi del contenuto o
aggiungerne alcuni;
- Concetti che possono essere assimilati per mezzo di un processo di routine che coinvolge il
pensiero astratto (sintesi, valutazione);
- Concetti che possono essere assimilati attraverso compiti che richiedono un pensiero astratto); ➢
Nel processo di insegnamento e apprendimento dei contenuti, ci sono una serie di aspetti che facilitano
l'assimilazione di alcune conoscenze e abilità da parte degli alunni con bisogni educativi speciali:
➢ uso di alcuni metodi di mediazione verbale (uso di parole nuove e familiari nello stesso contesto);
➢ organizzare, dosare e rendere l'istruzione il più accessibile possibile: dal semplice al complesso, dal
facile al difficile, dal noto all'ignoto, dal concreto all'astratto, secondo il principio della
modellizzazione e delle sequenze di apprendimento;
Per quanto riguarda il processo educativo, dovrebbe essere realizzato in modo da permettere al discente di
imparare.
Nella scuola inclusiva, l'apprendimento è visto come un processo in cui gli studenti partecipano
attivamente e si assumono la piena responsabilità. L'insegnante è visto come un mediatore piuttosto che
un formatore.
Un apprendimento scolastico efficace e inclusivo richiede l'uso di strategie per sostenere tutti gli studenti:
- negoziazione di obiettivi
- modi per sostenere il processo di apprendimento degli alunni con bisogni educativi speciali (comfort
socio-emotivo, apprendimento tra pari, insegnamento peer-to-peer, apprendimento da bambino a
bambino, collaborazione tra alunni, genitori come partner di apprendimento, comunicazione con altri
specialisti al di fuori della scuola, ecc;)
- valutazione continua dell'apprendimento (la presenza di una risposta continua al contenuto e ai messaggi
ricevuti dall'allievo).
c. L'ambiente di apprendimento è il contesto in cui avviene l'apprendimento. Gli allievi, come gli adulti,
reagiscono positivamente a un ambiente di lavoro piacevole nella misura in cui sentono che gli appartiene.
A scuola, la creazione di un ambiente di apprendimento interessante, stimolante e adatto allo studente, in
cui tutti gli studenti si sentono a loro agio, sicuri e responsabilizzati, è una preoccupazione importante per
l'insegnante.
❖ i contenuti e i metodi devono essere adatti alla fascia d'età degli alunni;
❖ le aspettative adattate alle capacità dell'allievo nel quadro delle competenze prescritte;
• Strumenti specifici per sostenere l'integrazione dei bambini con CES nelle scuole tradizionali (PIP -
programmi di intervento personalizzati e individualizzati; curriculum adattato);
Intervento specializzato, sia per i bambini con difficoltà di apprendimento che frequentano una
scuola speciale che per i bambini che frequentano una scuola tradizionale che ricevono un supporto
specializzato come attività aggiuntiva o complementare al curriculum tradizionale.
L'intervento specializzato implica lo sviluppo di piani di intervento che sono testi/griglie ben
compilati, strumenti progettati per soddisfare i bisogni personali dei bambini con difficoltà.
- Piani di servizio
- Piani di intervento.
➢ I piani di servizio sono documenti previsti in vari atti giuridici, soprattutto nel campo della
protezione dei bambini (2001, 2002, ecc.). Questi documenti sono utili nella pianificazione e nel
coordinamento di servizi diversi e individuali e assicurano la continuità, la coerenza, la
complementarietà e la qualità dei servizi, in risposta ai bisogni molteplici e complessi degli alunni
con CES.
Questi piani sono suddivisi in piani di intervento nel campo in cui la persona può avere bisogno di
servizi relativi alla sua menomazione, alle limitazioni funzionali e alle disabilità che deve affrontare. I
bambini ricevono servizi dalla scuola, dalla sanità e dai servizi sociali. I bambini hanno molti piani di
intervento che possono essere coordinati da un piano di servizio. I piani sono elaborati da comitati
interdisciplinari in collaborazione con la scuola e la famiglia.
- dovrebbe costituire la base del processo di pianificazione dell'intervento in classe per ogni bambino con
bisogni educativi speciali
- deve essere accessibile e comprensibile per tutti coloro che lavorano con tale piano.
Dovrebbe concentrarsi su tre o quattro obiettivi individuali principali e dovrebbe contenere informazioni
su:
Se lo stesso gruppo di bambini nella stessa classe o materia ha obiettivi comuni e quindi strategie
comuni, allora un piano di apprendimento può essere elaborato per il gruppo e non necessariamente per
ogni singolo alunno.
- aumentare il livello dei risultati dei bambini con bisogni educativi speciali
- fornire dettagli aggiuntivi o diversi da quelli generalmente disponibili a tutti gli alunni
- fornire dettagli sugli obiettivi identificati come aggiuntivi o diversi da quelli identificati per tutti gli alunni
- portare al raggiungimento di obiettivi di apprendimento chiaramente specificati per gli alunni con CES.
Non importa se lo chiamiamo piano di intervento educativo, piano educativo individualizzato o piano di
intervento personalizzato, ma ciò che conta è cogliere il suo scopo, rispettarlo, completarlo e adattarlo
all'alunno. Lo sviluppo, il monitoraggio e la valutazione del piano vengono effettuati in squadra.
Nota di presentazione
(argomentazione)
Saranno scritti sinteticamente, avranno un alto grado di generalità
e saranno finalizzati alla formazione di competenze e atteggiamenti
specifici della materia, e saranno seguiti per diversi anni di studio
Obiettivi quadro
(fine della scuola primaria o proprio la terza media).
• A
spetti della progettazione del curriculum nel contesto dell'educazione integrata
Lo sviluppo di un curriculum inclusivo per tutti gli studenti può essere determinato
modificando/allargando le definizioni applicate all'apprendimento oggi. Nello sviluppo del curriculum
inclusivo, l'apprendimento è visto come un processo in cui gli alunni partecipano attivamente e si
assumono la piena proprietà e responsabilità. L'enfasi è posta sul ruolo dell'insegnante come mediatore
piuttosto che come formatore. Il curriculum inclusivo è sviluppato in modo flessibile per permettere sia
adattamenti a livello scolastico che adattamenti e modifiche per soddisfare i bisogni degli alunni e per
adattarsi allo stile di lavoro di ogni singolo insegnante (quindi non dovrebbe essere sviluppato rigidamente
a livello centrale o nazionale). Una questione chiave per coloro che sono coinvolti nello sviluppo di
programmi di educazione inclusiva riguarda il modo in cui le scuole sono autorizzate a modificare un
curriculum per soddisfare i bisogni dei bambini e come possono incoraggiare questo.
Gli argomenti alla base dello sviluppo di un curriculum inclusivo sono:
• rispetto del diritto del bambino all'istruzione e all'educazione commisurata al suo potenziale e alle
sue capacità;
• la formazione di un registro comportamentale appropriato per il bambino con CES che permetta
l'adattamento e l'integrazione sociale attraverso un'esperienza di apprendimento condivisa con i
bambini normali;
• assicurazione del legame con i fatti reali della vita e la familiarizzazione con una serie di abitudini
riguardanti le attività pratiche e di svago;
• sviluppo delle abilità necessarie per la risoluzione autonoma dei problemi (nei limiti consentiti dal
grado di abilità), l'autocontrollo in situazioni difficili e la pratica di metodi e tecniche di lavoro
intellettuale che garantiscano l'efficienza nell'adattamento e nell'integrazione.
A seconda del tipo/modello adottato nei programmi di inclusione scolastica per gli alunni con SEN e del
loro tipo/grado di abilità, la pratica educativa ha dimostrato l'efficacia o l'uso di molti tipi diversi di
curriculum:
• curriculum tradizionale - si tratta di una categoria di curriculum valida per tutti gli alunni e le scuole
tradizionali che può essere accessibile agli alunni con CES se accompagnata da una serie di
servizi/interventi specializzati (logopedia, fisioterapia, programmi di consulenza e/o terapeutici,
supporto all'apprendimento, ecc) per aiutarli ad adattarsi e a far fronte alle attività in classe;
• curriculum regolare - gli adattamenti sono fatti a tutte le materie, la metodologia di insegnamento è
individualizzata e gli interventi specialistici, compreso l'insegnante itinerante/di sostegno, sono
presenti in misura maggiore che nelle altre categorie di curriculum;
• curriculum speciale - è un tipo di curriculum progettato specificamente per gli alunni con un
particolare tipo e grado di disabilità (handicap intellettuale grave o profondo, menomazioni
associate) e dove sono necessari solo interventi specialistici per affrontare tale disabilità.
Nel caso di alunni con handicap sensoriali e fisici, considerati normalmente sviluppati in termini di
potenziale intellettuale, l'adattamento curricolare viene effettuato per estensione, cioè viene introdotta una
serie di attività aggiuntive specifiche nel curriculum per tutte le categorie di alunni, concentrandosi su
aspetti di demistificazione, l'apprendimento di linguaggi specifici (ad esempio dattiloscopia, Braille,
linguaggio dei segni, ecc.) ) e comunicazione, orientamento spaziale, attività sociali e integrazione nella
comunità, attività pratiche incentrate sulla formazione professionale adeguata al tipo di disabilità.
L'educazione in questo modo non è semplicemente una questione di collocare gli alunni con CES in
comunità di bambini ordinari. Un certo numero di condizioni sono necessarie per garantire il successo:
• un'assistenza psico-pedagogica e medica specializzata per tutta la durata della scolarizzazione negli
istituti scolastici ordinari, al fine di prevenire il disadattamento.
Una posizione complementare alla questione del curriculum inclusivo potrebbe essere lo
sviluppo di un curriculum differenziato. È noto che ci sono molti modi e stili di apprendimento
che supportano l'acquisizione, l'organizzazione, la ritenzione, il controllo e la generazione di
idee. La conoscenza è anche mediata dall'esperienza personale e dall'universo di significati
presenti nell'ambiente di vita di ogni individuo. Sapere tutto questo non significa usarlo come
argomento per evidenziare i difetti di una persona, ma può essere un'opportunità per cercare
nuovi modi di apprendere. Il curriculum dovrebbe fornire una serie di ponti cognitivi che
portano le differenze cognitive e le possibilità individuali di apprendimento in una relazione
ottimale. L'obiettivo è che tutti gli alunni soddisfino gli standard minimi di rendimento stabiliti
dai curricula principali, e nel caso di alunni con un potenziale intellettuale limitato, l'attenzione
si concentra sugli standard di rendimento nell'area delle relazioni e delle attività sociali. D'altra
parte, uno dei requisiti fondamentali per l'attuazione pratica di questa idea è la fornitura di un
curriculum alternativo, senza un carico accademico e che permetta a tutti gli alunni di
sviluppare i propri meccanismi e strategie per apprendere le conoscenze necessarie a risolvere i
problemi della vita quotidiana (la cultura scolastica dovrebbe permettere a tutti gli alunni di
diventare competenti nello sviluppo dei propri processi di ragionamento e delle strategie utili a
risolvere i problemi reali e i propri problemi).
VIII. Modelli di buone pratiche per l'integrazione degli alunni con CES
Le dimensioni e gli indicatori dell'inclusione possono essere e sono applicati con successo
nel processo di valutazione e autovalutazione del grado di sviluppo dell'inclusione in un'unità
scolastica.
L’Indice dell’inclusione scolastica, come dichiarato dai suoi autori (Booth T. e Ainscow
M., 2006), può essere applicato in tutto o in parte, poiché non è un'alternativa per aumentare
il rendimento scolastico, ma piuttosto un insieme di linee guida per sostenere le comunità
scolastiche e i loro membri (dirigenti, insegnanti, bambini, genitori) nei loro sforzi per costruire
scuole inclusive.
L'Indice offre alle scuole l'opportunità di autovalutare e registrare i loro progressi nel
muoversi verso l'ideale della "scuola per tutti", un processo che è importante da molteplici
prospettive: il personale, gli studenti, i loro genitori/accompagnatori e altri membri e
organizzazioni della comunità.
L'Indice comporta un esame dettagliato di come le barriere all'apprendimento e alla
partecipazione all'istruzione possono essere ridotte per ogni studente.
Indicatori:
Tutti i nuovi dipendenti vengono aiutati a trovare il loro posto nella scuola.
Tutti i nuovi alunni vengono aiutati a trovare il loro posto nella scuola.
Domande/indicatore:
v Le opportunità di promozione sono aperte a tutte le persone idonee dentro e fuori la scuola?
v La composizione del personale della scuola riflette quella della comunità della zona in cui si
trova la scuola? v Esiste una chiara strategia per rimuovere le barriere all'assunzione di
personale con disabilità? v Alcune sezioni della comunità sono favorite in modo sproporzionato
per posti di alto livello? v L'accettazione della diversità degli studenti è un criterio essenziale
per l'impiego? v Si trovano opportunità per sostituire il personale mancante?
Tutti i nuovi dipendenti vengono aiutati a trovare il loro posto nella scuola.
v Ci sono opportunità per tutto il personale, incluso quello nuovo, di condividere la propria
esperienza e conoscenza? v Al nuovo personale vengono date informazioni di base sulla scuola?
v Ai nuovi dipendenti viene chiesto se hanno bisogno di ulteriori informazioni e tali informazioni
vengono fornite?
v I commenti dei nuovi impiegati sulla scuola sono ricercati e apprezzati per la freschezza che
portano?
v Tutti gli alunni della circoscrizione sono incoraggiati a frequentare la scuola, indipendentemente
dal loro rendimento e dalle loro disabilità?
v L'inclusione di tutti gli alunni della scuola nella comunità è una politica scolastica esplicita?
v La scuola cerca di superare le barriere alla partecipazione scolastica per i vari gruppi etnici
nella località? v I bambini e i giovani itineranti che visitano la zona sono accolti nella scuola?
v Gli alunni locali iscritti alle scuole speciali sono attivamente incoraggiati a frequentare le
scuole tradizionali? v L'iscrizione alla scuola è uguale, incondizionata, per tutti gli alunni?
v C'è un aumento della percentuale di alunni locali con bisogni speciali iscritti a scuola? v
C'è un aumento della diversità degli alunni locali iscritti alla scuola?
v Si tiene conto delle esigenze delle persone con disabilità visive, uditive e motorie per rendere
l'edificio più accessibile?
v Rendere la scuola accessibile alle persone con disabilità fa parte del piano di miglioramento
dell'edificio?
v La scuola presta attenzione ai diritti delle persone con disabilità come definiti dai trattati
internazionali (per esempio il Trattato/Dichiarazione di Salamanca)?
v Le misure di accessibilità della scuola riguardano il personale con disabilità, gli insegnanti, i
genitori/accompagnatori e altri membri della comunità, oltre agli studenti?
v I progetti per migliorare l'accessibilità dell'edificio scolastico fanno parte del piano di sviluppo
strategico?
Tutti i nuovi alunni vengono aiutati a trovare il loro posto nella scuola. v La scuola ha un
programma per far conoscere la scuola agli alunni? v Esiste un programma per aiutare i
v Il programma di sistemazione degli alunni tiene conto delle differenze di rendimento degli alunni
e della lingua madre?
v I nuovi alunni vengono presentati agli alunni più esperti quando entrano nella scuola per la
prima volta? v Sono state prese misure per scoprire se i nuovi alunni si trovano bene a scuola?
v Esiste una forma di sostegno per gli alunni che hanno difficoltà a ricordare l'orientamento a
scuola, specialmente quando sono nuovi? v È chiaro agli alunni a chi rivolgersi in caso di
difficoltà?
v Quando gli alunni devono trasferirsi da una scuola all'altra, il personale delle due scuole lavora
insieme per facilitare il cambiamento?
v Si prendono provvedimenti per far conoscere la scuola agli alunni prima del loro trasferimento
dalla scuola materna alla scuola primaria o dalla scuola primaria alla scuola secondaria?
v C'è un tentativo di andare oltre il tipo di organizzazione dei gruppi di insegnamento secondo il
livello di rendimento o la disabilità dei bambini?
v Quando gli alunni sono collocati in gruppi in base al livello di rendimento, gli effetti negativi
dell'insoddisfazione sono previsti per quelli nei gruppi di livello inferiore?
v La disposizione degli alunni nelle classi è usata per promuovere la coesione sociale tra ragazzi e
ragazze e tra gruppi etnici nella scuola?
v Le scuole tradizionali sono consapevoli del loro obbligo legale di accettare la coeducazione di
alunni con e senza difficoltà di apprendimento?
v Le scuole evitano di includere un gran numero di bambini che hanno bisogno di un curriculum
alternativo per paura di una scarsa performance nei test nazionali?
v Le scuole evitano di ridurre il curriculum (ad esempio rendendo obbligatoria una lingua straniera)
per gli alunni che studiano nella loro lingua madre, dove il rumeno è obbligatorio?
v Dove c'è una scelta, tutti gli alunni sono autorizzati a fare le loro scelte?
Le principali sfide dell'inclusione educativa dei bambini con disabilità sono anche generate
dalle seguenti situazioni: la natura interistituzionale della valutazione, il lavoro di squadra, il
lavoro con i genitori, l'eterogeneità dei gruppi di alunni nelle scuole inclusive.
Sfide derivanti dalla natura interistituzionale della valutazione dei bambini con disabilità. In
assenza di chiari protocolli di collaborazione tra le istituzioni coinvolte nella valutazione dei
bambini con disabilità, sorgono una serie di difficoltà. Gli specialisti dell'educazione inclusiva
considerano che le valutazioni che ricevono da altre istituzioni sono molto incomplete, con
pochi dettagli, non forniscono molte informazioni e non rivelano il problema del bambino.
Sfide del lavoro di squadra. Le interviste con gli insegnanti delle scuole inclusive hanno
rivelato che hanno sempre avuto bambini con difficoltà di adattamento alla scuola, che hanno
imparato troppo materiale, e i genitori non accettano che i loro figli frequentino la scuola
speciale. Prima dell'introduzione degli insegnanti di sostegno e di altri specialisti, con l'aiuto
degli insegnanti e del personale educativo che insegnano le classi.
Il lavoro di squadra implica un costante scambio di informazioni, fiducia e rispetto reciproco tra
gli specialisti, ma nasconde anche un "lavoro dietro le quinte" affinché tutti gli specialisti
comprendano i bisogni di questi bambini e condividano le loro responsabilità.
Sfide del lavoro con i genitori. Lavorare con i genitori comporta delle sfide per tutti i
professionisti che affrontano la resistenza dei genitori, sia per paura dell'etichettatura, del rifiuto
o del riorientamento del bambino verso la scuola speciale, sia per convenienza.
Sfide generate da gruppi di studenti. Lavorare con gruppi di bambini con CES porta gli
insegnanti a fare un sacco di lavoro, che comporta un sacco di lavoro, e li fa sentire inefficaci, il
che li rende meno attivi. In conclusione: essendo l'educazione inclusiva un fenomeno
complesso, è una sfida per le istituzioni coinvolte e per la società nel suo complesso, e richiede
cambiamenti sia negli atteggiamenti che nelle politiche educative. Si riconosce che negli ultimi
anni, alcuni piccoli progressi sono stati fatti verso l'inclusione degli alunni con disabilità nelle
scuole ordinarie, ma questi risultati/tentativi sembrano essere insufficienti a garantire la parità di
accesso all'istruzione e alla formazione per i bambini con CES.
I paesi europei possono essere raggruppati in tre strategie secondo il grado di separazione tra
l'educazione speciale e quella tradizionale:
1) Paesi che mirano alla piena o quasi piena inclusione di tutti gli alunni nell'istruzione
tradizionale (approccio a binario unico) e che sviluppano servizi per la CES direttamente nelle
scuole tradizionali (attualmente: Spagna, Grecia, Italia, Portogallo, Svezia, Cipro, Islanda e
Norvegia);
2) Paesi con approccio multitraccia che, oltre a offrire servizi per la CES nelle scuole
tradizionali, mantengono un'infrastruttura scolastica speciale (attualmente: Danimarca, Francia,
Irlanda, Lussemburgo, Austria, Finlandia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia,
Estonia, Polonia, Lichtenstein, Slovacchia e Slovenia);
3) Paesi che usano un sistema di educazione speciale distinto da quello tradizionale (approccio
a due piste), governato da un quadro legislativo separato (all'epoca solo la Svizzera, il Belgio, la
Germania e i Paesi Bassi avevano tali sistemi, gli ultimi due si sono spostati verso un sistema a
più piste) (Agenzia europea per lo sviluppo dell'educazione per bisogni speciali, 2003b).
L'approccio irlandese all'istruzione dei bambini con CES ha subito, negli ultimi decenni, un
significativo processo di trasformazione in termini di allontanamento da contesti educativi
prevalentemente segregati verso la costruzione di strutture inclusive per l'istruzione dei bambini
con CES. Oggi, le politiche scolastiche devono consentire e incoraggiare l'iscrizione dei
bambini con SEN al fine di rispettare la legislazione in materia di istruzione e
antidiscriminazione. Ogni bambino valutato con CES ha automaticamente diritto al supporto
educativo speciale gratuito fornito dall'istituzione educativa tradizionale o speciale in cui è
iscritto. L'Education of People with Special Educational Needs Act (2004) ha introdotto il
requisito legale che le scuole devono preparare piani educativi individuali per i bambini con
CES. Il National Educational Psychological Service (NEPS) fornisce alle scuole informazioni e
indicazioni su come rispondere ai bisogni dell'educazione speciale e identificare i bisogni
educativi speciali. Tre categorie di insegnanti sono coinvolte nell'educazione dei bambini con
CES in Irlanda: 1) insegnanti che forniscono supporto all'apprendimento, 2) insegnanti di risorse
e 3) assistenti CES. A questi si possono aggiungere competenze esterne (per esempio psicologi)
con un ruolo importante nella valutazione dei bisogni speciali di apprendimento e nel fare
raccomandazioni per soluzioni educative appropriate.
Nei paesi scandinavi, per esempio, il sostegno agli alunni disabili è fornito sotto forma di attività
individuali o supplementari nelle istituzioni educative tradizionali in cui sono attivi.
In Norvegia, la legge sull'istruzione prevede che "per gli alunni delle scuole tradizionali che,
secondo il giudizio degli esperti, hanno bisogno di un sostegno individuale, di un'istruzione e di
una formazione speciali, questo deve essere organizzato all'interno o all'esterno della scuola".
La Danimarca, uno dei paesi dell'UE che investono di più nell'istruzione, ha una strategia
nazionale sull'istruzione inclusiva, volta principalmente a ridurre il numero di alunni nelle
scuole speciali. L'intero processo di accesso all'istruzione per i bambini con CES è caratterizzato
dal ruolo chiave delle istituzioni educative, sia nell'identificare i bisogni speciali degli alunni,
sia nell'assicurare le condizioni giuste per poter soddisfare gli standard e le norme nazionali. Se
il bisogno di sostegno nella classe di un bambino è inferiore a 9 ore/classe a settimana, allora la
decisione sul tipo di sostegno viene presa dall'insegnante e generalmente include misure come
l'organizzazione di gruppi per bambini con bisogni speciali, insegnanti assistenti, insegnamento
a coppie, ecc. L'educazione speciale viene offerta ai bambini quando il sostegno educativo
fornito sopra non è sufficiente. In questo caso, una valutazione dei bisogni speciali e una
consultazione con i genitori del bambino e i genitori decidono la linea d'azione. Uno degli
aspetti più importanti delle misure per garantire servizi educativi di buona qualità per i bambini
con bisogni speciali, comprese le disabilità visive e uditive, è il decentramento dell'intero
processo di inclusione nell'istruzione tradizionale. Il fatto che tutta la responsabilità per
l'educazione ai bisogni speciali sia dei comuni assicura una maggiore flessibilità e adattamento
ai bisogni individuali degli alunni.
In Svezia, le pari opportunità nell'istruzione sono garantite dalle leggi sull'istruzione. Il
principio di base del modello svedese per garantire la parità di accesso alle opportunità offerte
dal sistema educativo è quello di trattare gli alunni con CES come casi individuali, piuttosto che
definire i loro problemi come problemi di gruppo. Durante l'istruzione obbligatoria, i bambini
con CES possono scegliere scuole speciali o scuole tradizionali. Gli alunni, insieme ai loro
genitori, hanno il diritto di scegliere la loro scuola, sia che scelgano una scuola statale o una
scuola indipendente, così come una scuola che soddisfi i loro bisogni educativi. La maggior
parte degli alunni frequenta l'istruzione tradizionale, e solo l'1% circa degli alunni frequenta
scuole speciali segregate. L'educazione speciale dovrebbe corrispondere in termini curriculari
all'educazione tradizionale, sia che gli alunni siano inseriti in scuole tradizionali o speciali.
Tuttavia, i bisogni educativi dell'alunno sono la priorità. A partire dal livello scolastico, gli
insegnanti sono obbligati a registrare sistematicamente i progressi di ogni alunno. I risultati
della valutazione dovrebbero essere la determinazione più accurata dei bisogni dell'alunno in
tutto il suo sviluppo, al di là dei limiti di una valutazione medica delle sue disabilità, al fine di
fornirgli opportunità di ulteriore sviluppo all'interno del sistema educativo.
L'Italia si distingue tra i paesi europei per l'alta percentuale di bambini con CES educati
nell'istruzione tradizionale, mentre la percentuale di alunni con CES che imparano in ambienti
segregati è superiore alla media. Nel sistema educativo italiano, i bambini con CES frequentano
la scuola in classi normali dove il programma è adattato alle loro esigenze da un insegnante di
sostegno. Non tutti gli insegnanti del sistema educativo possono svolgere il ruolo di insegnante
di sostegno, ma tutti gli insegnanti di sostegno sono insegnanti, il che significa che gli
insegnanti di sostegno sono appositamente formati per lavorare con i bambini con la CES fin da
quando sono all'università, quando possono scegliere corsi specializzati. I bambini con CES non
sono l'unica responsabilità degli insegnanti di sostegno, ma di tutto il personale scolastico. I
genitori del bambino e un rappresentante della scuola lavorano insieme per sviluppare il profilo
del bambino con CES. Il piano educativo individualizzato redatto dopo il completamento del
profilo descrive gli interventi previsti in un determinato periodo di tempo. In ogni scuola c'è un
gruppo di lavoro sull'inclusione (GLI), composto da insegnanti, insegnanti di sostegno,
personale amministrativo, specialisti e rappresentanti delle autorità mediche locali. In pratica, ci
sono anche una serie di ostacoli che mantengono vivo il dibattito su come modellare al meglio
un'educazione inclusiva efficace.
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