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LA DIDATTICA, LA FUNZIONE DEL DOCENTE E L’INCLUSIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI

CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES)

1) Evoluzione del processo di inclusione ed integrazione

- Prospettiva normativa internazionale


- Definizione di inclusione e integrazione
- Excursus storico normativo in Italia (La Sent. C. Cost. 215/87 - Legge 104/92 - Legge 110/270)

2) I Bisogni Educativi Speciali (BED)

- Origine del temine


La sigla BES è l’acronimo di Bisogni Educativi Speciali. Storicamente questa nozione compare per la prima volta in Inghilterra
nel rapporto Warnock del 1978 per abolire il termine “handicap”. Nel tempo, ha avuto un crescente successo, tanto da essere
discussa e valorizzata in documenti di calibro internazionale.
La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012, citata nel precedente capitolo, è la prima ad aver fatto chiarezza sul concetto con la
seguente definizione: “ogni alunno, in continuità o per determinati periodi può manifestare bisogni educativi speciali: o per motivi
fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e
personalizzata risposta”1.
A tal proposito, calzante è la definizione suggerita dallo psicologo Dario Ianes: “Il BES è qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito
educativo e istituzionale, causata da un funzionamento problematico per il soggetto in termini di danno, ostacolo al suo benessere,
limitazione alla sua libertà e stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia (biostrutturale, familiare, ambientale, culturale) e che
necessita di educazione speciale individualizzata”2.
In altre parole, i BES sono gli alunni che a una certa fase della loro crescita necessitano di bisogni speciali sicuramente più
complessi generati da condizioni fisiche o fattori personali che creano difficoltà di apprendimento educativo, di appartenenza
sociale, di competenza, di identità, di accettazione e di autostima.
È opportuno però dare il giusto peso al concetto di “speciale”. Dal punto di vista etimologico è tutto ciò che si fa osservare per il suo
aspetto, un elemento distintivo. Da latino species che significa aspetto, figura visibile.
Possiamo affermare che speciale è ciò che merita particolare attenzione, perché fuori dalla normale classificazione.
L’attributo speciale deve essere visto nell’ottica che tutti gli alunni possono essere visti come speciali nella loro unicità ed originalità
e pertanto tutti meritevoli in egual modo di particolare attenzione per il loro aspetto distintivo.
Anche il termine bisogno deve essere letto nella sua connotazione positiva perché, nella nostra lingua, può avere anche
connotazioni negative. Si pensi alle teorie psicologiche che si sono occupate di bisogni (Malsow, Murray, Lewin), le quali
identificano il bisogno non tanto come una mancanza o privazione, quanto ad una situazione di dipendenza della persona e dei
suoi ecosistemi, relazione che porta alla persona che cresce alimenti positivi per il suo sviluppo 3.
La Direttiva si riferisce a soggetti molto diversi rispetto a quanto era stato legiferato in precedenza.
Infatti, se la Legge 104/92 considerava bisognosi con particolari attenzioni solamente gli alunni disabili o, con la legge 170/10 solo
gli alunni con Disturbi specifici di apprendimento, con la Direttiva Ministeriale del 2012 prendono in esame non più solo i disabili o
gli alunni che presentano disturbi, ma anche tutti gli alunni con difficoltà le quali, a differenza dei disturbi, non sono innate e sono
modificabili con interventi mirati4.
La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 prevede che gli alunni con BES possano essere suddivisi in tre grandi categorie:
1) Disabilità: certificata ai sensi dell’art. 3, comma 1 o 3 della Legge 104/1992 che da titolo all’attribuzione dell’insegnante di
sostegno. Questa categoria riguarda gli studenti con disabilità fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che
è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di
svantaggio sociale o di emarginazione (ad esempio non vedenti, non udenti, affetti da disturbo autistici).
2) Disturbi evolutivi specifici: sono comprese tutte le difficoltà che non sono certificate dalla Legge 104/92. Nello specifico:

1
D. Ianes, S. Cramerotti , Alunni con BES.Bisogni Educativi Speciali. Indicazioni operative per promuovere l'inclusione scolastica sulla base della
DM 27/12/2012 e della CM n. 8, Erickson Trento 2013, p. 167.
2
D. Ianes, Bisogni Educativi Speciali e inclusione, Erickson 2005, p. 213.
3
D. Ianes, Bisogni Educativi Speciali e inclusione, Erickson Trento 2005, p. 178.
4
AA.VV., Dislessia e altri DSA a scuola, Erickson Trento 2013 p. 311.
- i disturbi specifici di apprendimento (DSA): sono quelli di natura neurobiologica che alunni con intelligenza e
caratteristiche psicofisiche nella norma possono mostrare in quelle abilità specifiche degli apprendimenti scolastici, quali
la lettura, la scrittura o il calcolo; sono riconosciuti dalla legge 170/2010 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di
apprendimento in ambito scolastico);
- i disturbi specifici del linguaggio;
- i deficit delle abilità non verbali (disturbi della coordinazione motoria, disprassia, disturbo non verbale);
- i deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività (DDAI, o secondo formula inglese ADHD);
- i disturbi dello spettro autistico lieve (non compreso nelle casistiche previste dalla legge 104/92);
- il funzionamento intellettivo limite (o borderline).
3) Svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale: in questa macrocategoria sono compresi gli alunni che
presentano difficoltà in ambito emozionale, psicoaffettivo, comportamentale, motivazionale, oppure legate a complessi
vissuti di ordine psicofisico, familiare, socioeconomico o linguistico-culturale. Questa categoria viene individuata sulla
base di elementi oggettivi (come per esempio la segnalazione da parte degli operatori sociali), ossia da precise
considerazioni psicopedagogiche e didattiche. In sintesi, possiamo affermare che i bisogni educativi speciali derivano da
svariate condizioni, come ad esempio:
 svantaggio e deprivazione sociale, tipico di quegli alunni cresciuti in situazioni familiari povere, disagiate e
marginali (figli di immigrati, profughi, rifugiati con lingua, religione e cultura diversa);
 difficoltà familiari, come i bambini che vivono in famiglie in cui sono presenti fenomeni d’abuso, maltrattamento e
violenza;
 difficoltà relazionali, aggressività o chiusura, difficoltà nel linguaggio, disturbi dell’attenzione;
 difficoltà psicologiche, come basso livello di autostima, stato d’ansia, scarso autocontrollo e assenza di interessi;
 difficoltà di apprendimento, ambiente socioculturale, dovute da fattori di tipo emotivo ed emozionale che possono
creare difficoltà e disagio.

- Figure a sostengo dell’inclusione (Il ruolo del docente di sostegno)


Il docente di sostegno condivide con l’intero consiglio di classe la responsabilità di integrazione degli alunni disabili.
Egli diventa insegnante dell’intera classe, con la funzione di includere senza particolari difficoltà gli alunni con bisogni educativi
speciali; è un mediatore dell’inclusione scolastica.
La sua preparazione di riferisce anche alle dimensioni emotive, esistenziali e culturali con vanno ad interagire nel rapporto col
disabile e, quindi, con la sua sofferenza psicologica. La sua funzione più difficile è quella di animare la programmazione didattica e
personalizzarla all’alunno con difficoltà sulla base delle indicazioni di operatori e famiglia e dopo la lettura collegiale del profilo
dinamico funzionale. Sarebbe illegittimo delegare solo al docente di sostegno l’inclusione dell’alunno disabile e di tutte le attività ad
essa connesse5.
Il docente di sostegno è una figura cruciale in quanto è una risorsa in grado di superare la relazione insegnante-alunno di calarsi
all’interno di un sistema a rete le cui adeguate interconnessioni favoriscono in modo sinergico una migliore inclusione degli alunni
con bisogni educativi speciali

- Ruoli e organismi di istituto

- La valutazione

3) Strumenti a favore dell’inclusione

- Individuazione degli alunni con BES (Elenco delle tipologie di alunni con BES)
- Personalizzare e individualizzare: il Piano Didattico personalizzato (PDP)
- Le misure dispensative e gli strumenti compensativi
- Finalità delle strategie didattiche inclusive

5
A. Carlini, Disabilità e bisogni educativi speciali nella scuola dell’autonomia, Tecnodid editrice 2012, p. 113.

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