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Definizione
La metallurgia delle polveri, o metalloceramica, è un processo di formatura (cioè di produzione di
manufatto finito senza asportazione di materiale) mediante la compattazione e sinterizzazione di
polveri metalliche.
Considerazioni energetiche
L’energia necessaria per effettuare la sinterizzazione di un manufatto, che possiamo definire dunque
come energia critica di sinterizzazione, è l’energia necessaria a saldare tra loro i singoli granelli di
polvere metallica. Questa energia viene fornita durante il processo di metalloceramica attraverso
differenti aliquote e, in particolare, attraverso differenti modalità.
1. Una prima aliquota è dovuta alla dimensione micrometrica delle polveri.
Si utilizzano, infatti, polveri di piccola dimensione per una questione energetica. Granelli di metallo
più piccoli risultano energeticamente più attivi.
Ciò perché
o In generale cationi presenti sulla superficie di interfaccia sono energeticamente più attivi in
quanto si trovano in una condizione di non perfetta stabilità: il legame metallico, che porta il
sistema ad una condizione di energia minima, si forma solo dal “lato interno”; dal “lato
esterno” i cationi non sono bilanciati da questo legame e pertanto si trovano in una condizione
di energia maggiore.
o Aumentando il raggio di curvatura i cationi aumenta l’instabilità dei cationi all’interfaccia che si
troveranno sempre meno bilanciati e dunque in condizioni di energia maggiore. Infatti,
l’energia necessaria per rimuovere un catione da una superficie con un raggio di curvatura
molto piccolo è inferiore a quella da fornire per rimuovere un catione da una superficie
“piana”. Ciò significa che i cationi all’interfaccia di una superficie con raggio di curvatura molto
piccolo si trovano ad una energia maggiore.
o Aumentando dunque la curvatura del granello sempre più cationi si troveranno in una
condizione energetica di instabilità. Riducendo la dimensione dei granelli si aumenta dunque
l’energia superficiale che essi posseggono poiché più cationi si trovano in condizione di
instabilità.
o Pertanto, è possibile affermare che l’energia superficiale è tanto maggiore quanto minore è il
raggio di curvatura della superficie del granello.
2. Contributo di tipo meccanico (energia sottoforma di lavoro). La seconda aliquota è infatti legata al
lavoro di deformazione plastica severo che si durante la fase di compattazione meccanica. Si
distorce fortemente il reticolo cristallino dei singoli granelli.
3. Contributo di tipo termico (energia sottoforma di calore). La terza aliquota è quella che si fornisce
durante il processo di sinterizzazione. In tal caso, si può dunque addurre una quantità di calore
minore di quella di fusione perché sono state due aliquote di energia precedentemente.
La dimensione delle polveri è in ogni caso variabile. La variabilità della dimensione delle polveri
secondo una distribuzione simil-gaussiana aumenta l’impaccamento massimo ottenibile.
- Polveri della stessa dimensione generebbero una densità apparente (livello di compattazione) che è
all’incirca del 74%.
- Polveri di dimensione diversa utilizzano meglio lo spazio a disposizione, dove i granelli più piccoli si
inseriscono nelle intercapedini dei granelli più grandi.
Per alcuni metalli si possono creare dei composti dai quali poi liberare i metalli puri; si riescono ad
ottenere polveri molto fini, anche minori di 1 μm. Tuttavia, le polveri generalmente utilizzate nei
processi variano da una dimensione dei 10μm a 60μm (con massimi dell’ordine dei 100μm). Ciò perché
polveri troppo fini a causa dell’eccessiva reattività possono essere difficili da manipolare e possono
essere un problema per la sicurezza dell’ambiente del lavoro (si disperdono nell’ambiente e possono
facilmente essere inalate.
2. Alcuni metalli possono esser resi in polvere mediante spostamento da una soluzione acquosa di un loro
sale.
3. Per altri è possibile ottenere polveri elementari mediante decomposizione da riscaldamento (ad
esempio per il titanio partendo dal TiCl 4)
4. Altri si ottengono da condensazione dei vapori su una superficie fredda.
5. Mediante processi di atomizzazione.
Gas atomization
Si parte da un contenitore di metallo fuso che per gravità viene fatto colare attraverso un canale di
piccole dimensioni in modo tale da ottenere una sottile vena di metallo fuso.
Si fa impattare la vena di metallo fuso con un flusso di gas (possibilmente inerte) che fa disperdere il
metallo sottoforma di spray, cioè minuscole goccioline di metallo.
Le minuscole goccioline di metallo, in virtù del rapporto elevato (superficie di scambio termico /
volume) solidificano in tempi molto brevi, cadendo al suolo sottoforma di polveri.
Water atomization
Una variante di questo processo prevede l’utilizzo dell’acqua per la dispersione e raffreddamento del
metallo.
Esempio: miscele di granelli di polveri di carburi di tungsteno (alto-fondente) con matrice di cobalto (basso-
fondente. Nella fase di sinterizzazione si ha la fusione del cobalto che diventa liquido riesce ad avvolgere e
bagnare per intero i granelli di polvere del carburo di tungsteno creando una matrice
Pressatura delle polveri
Le polveri vengono inserite in una matrice che ha una geometria al negativo del manufatto che voglio
realizzare e tramite pressatura di un punzone che ha una geometria che sposa la matrice che sto
utilizzando, ottengo un compattato al verde. Il compattato ha già, al netto di un piccolo ritiro dovuto
alla contrazione termica, la forma e le dimensioni del manufatto che voglio realizzare, è lucido perché
frutto di una severa deformazione plastica, ha una buona densità prossima a quella finale ma scarsa
resistenza.
All’uscita dalla fase di pressatura si ottiene il cosiddetto compattato al verde, in cui le polveri sono
fortemente distorte e compattate le une contro le altre. il manufatto che ne esce fuori apparentemente
finito, ma si spezza facilmente. Deve essere in questa fase sufficientemente resistente solo ed
esclusivamente per estrarlo dallo stampo senza rompersi. Tenendo sempre conto della deformazione
elastica trasversale presente in fase di pressatura che tende a far aderire alle pareti del mio stampo il
mio compattato
Considerazioni sull’attrito presente nello stampo
Se le dimensioni trasversali di questo “manufatto precursore” sono molto maggiori della sua altezza allora
si può ritenere la pressione costante, altrimenti si risentirà dell’attrito con le pareti dello stampo
generando una distribuzione della pressione variabile lungo l’altezza.
A causa dell’attrito tra le polveri che si oppone al loro moto e dunque alla loro
deformazione/compattazione, la pressione esercitata dal pistone viene via via smorzata man mano che
si procede verso il fondo della matrice. Si ha una distribuzione della pressione a U con concavità verso
l’alto.
Come conseguenza, le polveri non avranno una densità omogenea nel manufatto ma assisteremo ad un
gradiente di intensità via via decrescente dal punzone fino alla fondo del manufatto, perché la
pressione del punzone è via via minore.
Questo fenomeno è sempre più evidente quanto è lo sviluppo longitudinale del nostro manufatto
rispetto alla parte trasversale.
Questo determina una differente compattazione delle polveri nel pezzo con un relativo gradiente
delle densità che avrà un effetto sulla successiva operazione di sinterizzazione.
Bisogna in ogni ricordare che vi sono deformazioni di tipo elastico da parte delle polveri che vengono
restituite all’atto della sformatura del pezzo pressato dallo stampo. Si osserva infatti un ritorno elastico
del componente nella direzione di pressatura e maggiormente nella direzione trasversale (dovuto al
precedente contatto con le pareti.
Utilizzo di lubrificanti
Tale effetto può essere mitigato utilizzando dei lubrificanti che favorisce sia lo scorrimento e
rotolamento delle polveri le une rispetto alle altre (al fine di mitigare il gradiente delle pressioni e delle
densità) e favorisce anche lo strisciamento e movimento delle polveri contro le pareti dello stampo.
Il lubrificante che si usa si trova anche esso allo stato di polveri molto più piccole rispetto ai grani
metallici. Esso ha scarso effetto se i granelli non sono lisci ma <<spigolosi>>, poiché in tal caso essi si
incastrano a vicenda annullando l’azione del lubrificante stesso. Dunque, granelli metallici ricchi di
spigolosità mal si prestano all’uso di un lubrificante (perché si incastrano per via meccanica), quindi
l’ideale è che si abbiano grani metallici sferici.
Per quanto detto, l’uso del lubrificante può essere utile e ne favorisce la compattazione mitigando il
gradiente delle pressioni e delle densità esercitate dal punzone.
Tuttavia, il lubrificante nelle polveri spigolose, andandosi ad inserire negli interstizi, determina la
creazione di un sottile film di lubrificante che crea una separazione tra le superfici dei metalli che nella
fase successiva mi rende difficoltosa la saldatura (ne favorisce lo scorrimento a scapito della
deformazione plastica).
Inoltre, durante la sinterizzazione il lubrificante può passare allo stato aeriforme e questo gas può
rimanere intrappolato nel mio sinterizzato e dar vita a delle porosità interne che hanno il duplice
effetto di far diminuire la densità del manufatto e fungere da innesco di cricche a fatica quando il
manufatto sarà posto in opera.
Prestazioni migliori si ottengono lubrificando le pareti dello stampo e del punzone, in particolare delle
parti che vanno a contatto con i granelli metallici.
La presenza di eccessive quantità di lubrificante, infatti, oltre ad occupare parecchi dei vuoti
inizialmente esistenti fra i granelli di polveri metalliche (e poi impedirne la chiusura dopo) determina
uno scorrimento eccessivo dei grani sotto pressione prevenendone quindi le reciproche saldature,
anche per l’interposizione del film di lubrificante.
L’assenza di lubrificante, invece, oltre certe
pressioni porta ad una notevole distorsione
dei granelli con aumento delle pressioni di contatto, distorsione dei reticoli cristallini che agevolano
localmente le piccole saldature.
Restano validi invece i vantaggi ottenibili lubrificando le pareti dello stampo e del punzone in termini di
facilità di estrazione del manufatto compattato.
I benefici in questo caso sono legati alla quantità di lubrificante che liberandosi dagli interstizi fra i granelli
finisce contro le pareti dello stampo.
Posso ottenere analoghi effetti benefici se faccio pareti dello stampo molto lisce.
Dato che le polveri vengono inserite nella matrice per gravità, queste
vanno ad occupare la matrice disponendosi ad una certa altezza (il pelo
libero) h0.
Volendo realizzare un oggetto di altezza variabile, in cui si utilizza un
punzone idoneo che abbia la forma al negativo della differenza di
altezza che si vuole generare, è evidente che le polveri che si
posizioneranno ad una altezza inferiore avranno subito una
compattazione maggiore e le polveri che saranno ad un’altezza
maggiore avranno subito una compattazione minore. a riduzione di
altezza alla quale corrisponde una minore densificazione.
Ciò implica che possono prodursi pezzi che presentino al più una
modesta differenza di altezza.
In definitiva, non si prestano bene al processo di compattazione manufatti che hanno altezze differenti,
perché pressare polveri ad altezze differenti vuol dire compattare differentemente le polveri.
Conseguentemente, quindi, il manufatto che si realizza avrà densità differenti tra le varie zone. Saranno più
dense le parti ad altezza minore e meno quelle ad altezza maggiore.
Sinterizzazione
Il manufatto viene portato in un forno a scorrimento affronta un percorso con varie stazioni che hanno
diverse finalità.
- All’inizio ho una stazione di riscaldamento, poi allontanamento dei lubrificanti, sinterizzazione vera
e propria, raffreddamento delle volte anche forzato (quenching violento) ed eventualmente utilizzo
la temperatura raggiunta in forno per realizzare dei trattamenti termici. L’oggetto dopo questo
processo può essere messo direttamente in opera.
NOTA: Devo controllare la composizione atmosferica del forno. Perché se nel mio forno ci fosse tanta aria e
quindi fosse ricca di ossigeno nel forno avrei una iper-ossidazione del manufatto e lo dovrei scartare perché
troppo ricco di ossidi internamente.
Ora parliamo della sinterizzazione nella quale il manufatto dopo essere stato pressato nella matrice e
ottenuto il compattato al verde entra in forno attraverso una certa apertura, il forno sarà suddiviso in zone
caratterizzate da differenti temperature nelle quali si svolgono e si compiono differenti processi. In questa
fase si completa la sinterizzazione e ho un manufatto praticamente finito nel quale dovrei fare al più
lavorazioni di finitura.
Il forno si dice ad attraversamento perché attraversa varie stazioni con differenti temperature e
consente di avere un processo pressoché continuo (tuttavia ciò crea qualche problema in più nel
controllo dell’atmosfera del forno stesso, in virtù del fatto che l’atmosfera dev’essere a bassa presenza
di ossigeno per evitare fenomeni di ossidazione)
La sinterizzazione è quella fase del processo in cui si fornisce energia al sistema sottoforma di calore e
consiste nel riscaldamento ad una temperatura pari a circa i 2/3 di quella di fusione dei pezzi pressati.
Ciò favorisce la saldatura delle zone distorte dei grani venute in mutuo contatto e quindi
energicamente pronte e attive.
I granelli di polvere, saldati tra loro, fanno sì che il manufatto acquisti durezza e una compattezza ancor
maggiore. Infatti, aumentano conducibilità termica ed elettrica.
In tutte le zone di mutuo contatto io ho una saldatura per cui l’oggetto diventa di fatto un unicum
metallurgico. La conducibilità termica ed elettrica del manufatto finito è in qualche modo una misura
dell’efficienza del rendimento del processo, perché quanto più aumenta la conducibilità termica ed
elettrica del sinterizzato si avvicinano a quella dei getti di fonderia dello stesso materiale tanto più vuol
dire che è stata realizzata un’opportuna densificazione.
Quindi in definitiva questo è un forno che in varie zone ho varie fasi di processo.
Durante la sinterizzazione:
Le cavità interne tendono a riassorbirsi
Diminuisce il loro volume in assoluto
Le cavità tendono ad assumere una forma sferica perché la superficie interna a parità di cavità
residuali tende ad assumere la minore superficie possibile in virtù della minimizzazione dell’energia
del sistema e restano al più pori piccoli pori di forma sferica
Tempi e temperature
Chiaramente posso giocare su tempi e temperature. La densificazione e quindi la tendenza del sistema ad
assumere densità via via che sono più prossime a quelle di un materiale “balk” ossia privo di difetti.
Giocando con tempi e temperature mi consente di avere tempi di trattamento tanto rapidi tanto più è alta
la temperatura.