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I difetti lineari, o dislocazioni, hanno un ruolo determinante sul meccanismo di deformazione plastica dei

metalli.
La deformazione plastica infatti avviene per scorrimento di un piano di atomi su un altro a seguito di
una azione tangenziale: una porzione di cristallo si sposta di una distanza pari ad un numero intero di
unità reticolari, sicché, a scorrimento avvenuto, la continuità del cristallo è rispettata Se il cristallo fosse
perfetto, lo scorrimento richiederebbe la contemporanea rottura (e successiva ricomposizione) di tutti i
legami tra gli atomi adiacenti. Lo sforzo tangenziale teorico necessario per realizzare tale risultato risulta
almeno tre ordini di grandezza superiore rispetto alla tensione al limite di snervamento caratteristica di un
materiale metallico.
Tale circostanza dimostra inequivocabilmente che la deformazione plastica può avvenire solo grazie alla
presenza delle dislocazioni.
Esistono due tipologie di dislocazioni: dislocazioni a spigolo e dislocazioni a vite:
Le dislocazioni nascono nel corso del processo di solidificazione del metallo: una stima attendibili parla di
108 dislocazioni per cm3!
E’ la presenza delle dislocazioni che rende possibile la deformazione plastica: lo scorrimento si
realizza infatti attraverso il movimento delle dislocazioni.
MECCANISMI DI RAFFORZAMENTO
Un materiale metallico sarà tanto più deformabile quanto più agevole è il movimento delle dislocazioni al
suo interno. Per rendere il materiale più resistente alla deformazione plastica sarà quindi necessario
ostacolare il movimento delle dislocazioni. Come?
➜ la nascita delle dislocazioni non avviene solo al momento della solidificazione, ma anche a causa e
nel corso dello stesso processo di deformazione. L’applicazione degli sforzi durante la deformazione
determina pertanto l’aumento della densità delle dislocazioni. Si determina quindi una sempre maggiore
interazione tra le dislocazioni presenti, che, di fatto, ne condiziona e ne riduce la mobilità. L’insieme di
questi fenomeni è alla base del fenomeno macroscopico dell’incrudimento dei materiali metallici, per
cui la resistenza offerta da una materiale alla deformazione plastica aumenta con il procedere della
deformazione medesima. Un materiale sottoposto ad un preventivo processo di deformazione plastica sarà
più resistente, ma tenderà a diventare meno duttile, avrà cioè una minore capacità di subire deformazione
prima di arrivare alla frattura.
➜ i bordi dei grani cristallini costituiscono un forte ostacolo al moto delle dislocazioni. Un materiale
con una grana cristallina più fine sarà caratterizzato da una maggiore superficie dei bordi di grano a parità
di volume e conseguentemente offrirà un maggiore ostacolo al moto delle dislocazioni ed in definitiva
aumenterà la resistenza del materiale. Il rafforzamento per affinamento del grano è descritto dalla legge
di Petch, �𝑅�𝑠�=�𝜌�0�+𝐾�1���𝑑��, nella quale �𝑅�𝑠� è la resistenza allo snervamento, �𝜌�0�
un parametro che definisce la resistenza intrinseca del materiale, d è la dimensione media del grano
cristallino.
➜ nella stragrande maggioranza dei casi, le applicazioni industriali prevedono l’utilizzo di leghe
metalliche composte da due o più elementi. Le leghe sono soluzioni solide e possono essere
sostituzionali (ordinate o disordinate) o interstiziali. Le prime possono avvenire solo se i due elementi
sono molto simili e quindi possono coesistere nello stesso reticolo. D’altra parte, data la compattezza dei
reticoli cristallini e le limitatissime dimensioni dei vuoti interstiziali, le soluzioni solide interstiziali possono
avvenire solo con gli elementi non metallici più piccoli come il carbonio. In ogni caso la presenza di atomi
di soluto determina una distorsione del reticolo e quindi rende più difficoltoso il movimento delle
dislocazioni. Maggiore sarà la distorsione, maggiore il rafforzamento. Si parla quindi di un meccanismo di
rafforzamento per soluzione solida o per alligazione.
➜ nel caso di soluzioni solide interstiziali, la solubilità è comunque limitata e quindi minore è la
possibilità del rafforzamento per alligazione. Ma se la solubilità cresce con la temperatura, per l’ovvia
dilatazione termica del reticolo, si può procedere con un raffreddamento rapido che congela gli atomi nelle
loro posizioni e determina una soluzione solida sovrassatura caratterizzata da un reticolo cristallino distorto
e molto dura. L’esempio più importante per i risvolti applicativi è quello della formazione della martensite
negli acciai.
➜ in modo analogo, l’aggiunta di elementi in lega oltre il limite di solubilità a temperatura ambiente, il
successivo riscaldamento operato in modo da ottenere una soluzione sovrassatura, ed infine il brusco
raffreddamento determinano la precipitazione di particelle di seconda fase tipicamente in
corrispondenza dei bordi di grano. In tal modo la mobilità delle dislocazioni è ostacolata non solo dalla
presenza dei bordi di grano, ma anche dalle seconde fasi precipitate, determinando un importante
rafforzamento della lega. Il rafforzamento per precipitazione è quello tipico per il rafforzamento delle
leghe di alluminio.
MECCANISMI DI ADDOLCIMENTO
Un materiale sottoposto a deformazione plastica incrudisce, ossia aumenta la sua resistenza a subire
ulteriori deformazioni. A tale incremento di resistenza e di durezza corrisponde però, come detto, una
minore duttilità ed un comportamento tendenzialmente fragile. Il processo di deformazione, inoltre,
deforma anche i grani cristallini secondo la direzione della deformazione ed induce quindi un
comportamento fortemente anisotropo del materiale.
Per ovviare a tali circostanze si ricorre al trattamento di ricottura, che consiste nel riscaldamento
ad una temperatura orientativamente pari a 𝟎,𝟒∙�𝑻�𝒇� e nel successivo lento raffreddamento.
Si ha inizialmente il recovery, ossia il riassetto parziale dei difetti e la sostanziale riduzione delle
dislocazioni. Segue il processo di ricristallizzazione, durante il quale si formano nuovi grani perfetti,
equiassici, con basso contenuto di difetti ed esenti da tensioni interne. Questi grani si accrescono poi
progressivamente fino a sostituire l’intera struttura dei vecchi grani incruditi e deformati.
Completato il processo di ricristallizzazione, il prolungamento del riscaldamento del materiale porta alla
fase di ingrossamento del grano cristallino, che fa tuttavia controllata ed evitata, pena il peggioramento
delle caratteristiche meccaniche del materiale.

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