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Fonderia -1–
FONDERIA
La fonderia è probabilmente la tecnica più antica di formatura dei metalli e consiste nell’immettere un
metallo fuso in una cavità; dopo il raffreddamento del metallo si ottiene un pezzo che ricopia al positivo la
forma della cavità.
La fonderia è una tecnica molto versatile; con essa è possibile costruire pezzi con peso da pochi grammi
a molte tonnellate. Le figure 1 e 2 mostrano due esempi limite; piccoli gioielli in oro della dimensione di
qualche centimetro e una grande statua realizzata in bronzo. In entrambi i casi la tecnica fusoria è stata
quella della "cera persa", che sarà descritta in seguito.
Fig. 1 - Nella attuale Colombia, le popolazioni Fig. 2 - Perseo di Benvenuto Cellini. Anno 1549.
Quimbaya fondevano gioielli in oro molto tempo Fusione in cera persa. Peso: 3500 Kg. Altezza:
prima della scoperta dell'America. 5.19 m.
In campo aeronautico si è fatto poco uso di questa tecnologia e sempre limitatamente a piccoli
componenti di importanza non vitale. Più recentemente, con il miglioramento di queste tecnologie
(advanced casting technology) sono stati costruiti anche componenti di medie dimensioni e di importanza
vitale, come sarà illustrato in seguito.
La fonderia è molto interessante poiché può diminuire il costo di alcune strutture aeronautiche ed
aumentare la loro efficienza, diminuendone il peso; inoltre essa offre una maggiore integrazione
strutturale, consentendo l’eliminazione di molti sotto componenti; infine la fonderia offre al progettista una
grande libertà nel disegno delle strutture, potendo aggiungere del materiale dove questo è necessario.
Un’affermazione di carattere generale è: una struttura deve essere disegnata in funzione della tecnologia
con la quale la si vuole realizzare; questo aspetto è particolarmente stringente nel caso della fonderia, per
cui è necessario uno stretto contatto fra progettista e reparto di fonderia fin dalle prime fasi del progetto.
Si vedranno prima le tecniche di fusione più comuni, per poi passare alle tecniche utilizzate in campo
aeronautico, analizzando contemporaneamente limiti e campi di applicazione.
I principali metalli utilizzati in fonderia sono acciaio, ghisa, ottone, bronzo, leghe di alluminio, leghe di
magnesio e leghe di titanio. Un metallo da fonderia deve avere una temperatura di fusione relativamente
bassa, non superiore a 1500-1600°C, deve possedere una buona fluidità allo stato fuso in modo da
riempire correttamente la forma e non deve presentare durante il raffreddamento fenomeni che ne
diminuiscono la resistenza meccanica. In generale, nei confronti della fonderia, si può affermare che le
leghe sono più adatte dei metalli puri.
Un primo problema nella fonderia riguarda le deformazioni di origine termica. Tutti i metalli subiscono una
brusca variazione di volume durante la transizione liquido/solido e questa può essere causa di difetti nei
getti (getto è un pezzo grezzo ottenuto per fonderia). Raggiunto lo stato solido, il volume del getto
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continua a diminuire durante il raffreddamento fino alla temperatura ambiente, e questo può essere causa
di ulteriori difetti.
La variazione di volume che avviene durante la solidificazione può essere compensata alimentando il
getto con metallo fuso. Ciò viene realizzato predisponendo un opportuno volume di materiale, detto
“materozza”, dimensionato in modo da raffreddare per ultimo e quindi poter alimentare il getto con metallo
fuso, fig. 3 (molte figure sono solo esplicative e quindi non necessariamente rispettano proporzioni o
dettagli importanti nella fonderia, come ad esempio i raggi di raccordo).
staffa
BARICENTRO TERMICO
cavità
tensione che esiste in un componente in assenza di forze esterne applicate. Ovviamente uno stato di auto
tensione deve essere "auto equilibrato". Stati di autotensione si trovano tipicamente nei legnami. Il
problema emerge quando, attraverso lavorazioni meccaniche, si modifica lo stato di auto tensione, ad
esempio nella figura in basso si taglia una delle ali. Per trovare una nuova configurazione di equilibrio
nelle tensioni interne si producono nel pezzo delle deformazioni, che in alcuni casi possono anche essere
vistose. Nel caso in esame si ha una curvatura verso il basso della trave. Si dice in gergo che "il pezzo si
muove".
Vediamo ora come si crea la
forma nella quale immettere il
metallo fuso. Storicamente il
primo modo è stato quello di
creare detta forma nella terra;
tale tecnica, fusione in terra, è
tuttora utilizzata. Per poter
realizzare la forma nella terra
bisogna disporre di un “modello”,
cioè un pezzo uguale al pezzo
che si vuole costruire; si vedrà
che in realtà il modello è solo
simile al pezzo che si vuole
costruire. In passato i modelli
venivano costruiti in legno e
verniciati per limitare
l’assorbimento di umidità. Oggi si
preferiscono materie plastiche,
legno artificiale e metalli. Per
quanto concerne le dimensioni
del modello, si è parlato del ritiro
che il metallo subisce durante il
raffreddamento. Di tale ritiro, che
per i diversi metalli è dell’ordine
del 0.5-2%, si può tenere conto
Fig. 6 - Stato di autotensione che si forma durante il raffreddamento nel disegno del modello. Il
di un getto. modello è quindi leggermente più
grande del pezzo finito per
compensare il ritiro. Difficilmente un pezzo fuso è anche un pezzo finito; quasi sempre sono necessarie
delle lavorazioni meccaniche per ottenere precise quote e tolleranze. Sul modello dovrà quindi essere
previsto un sovrametallo per consentire le successive lavorazioni. Inoltre nel disegno del modello si deve
tenere conto della necessità di estrarre il modello dalla terra senza danneggiare la cavità formata. Ciò può
essere ottenuto dotando il modello di “angoli di spoglia” o "angoli di sformo", variabili da 0.5 a 5°, in
funzione della profondità dell’impronta, fig. 7. L’estrazione del modello è inoltre facilitata se il modello è
costruito con ampi raggi di raccordo, come mostrato in fig. 7. Ampi raggi di raccordo migliorano inoltre il
modo di raffreddamento del getto, diminuendo quindi le tensioni residue, ed evitando criccature. Le fig. 8a
e 8b mostrano alcuni esempi di disegno di dettaglio di getti; valori consigliati dei raggi di raccordo in
funzione dello spessore del pezzo sono forniti in fig. 8c.
Preferibil
e
a) b)
Fig. 8 - Raggi di raccordo nel disegno dei getti.
Fillet radius in mm
Fig. 9b - Zone di transizione nel disegno dei getti. Fig. 9a - Zone di transizione nel disegno dei
getti.
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Fig. 10 Sottosquadro.
Anche aree di transizione fra zone del getto a diverso spessore e uniformità degli spessori evitano la
formazione di criccature e vuoti da ritiro. Alcuni esempi sono riportati nelle fig. 9a e 9b. Per consentire
l'estrazione il modello non deve presentare "sottosquadri"; in questo modo vengono denominate quelle
zone del modello che risultano essere in ombra rispetto alla direzione di estrazione del modello stesso,
fig. 10a. I sottosquadri in alcuni casi possono essere eliminati cambiando il piano di separazione del
modello (questo non è il caso di fig. 10a), oppure modificando il disegno del getto, fig. 10b, o ancora
ricorrendo a modelli smontabili e ricomponibili tramite spine o piccole slitte, fig.10c. In alcuni casi è anche
possibile eliminare un problema di sottosquadro inserendo un secondo elemento, detto "anima", fig. 10d.
Un’anima è un blocchetto di terra da fonderia sagomato con una apposita forma, detta “cassa d’anima’;
per poter correttamente appoggiare e riferire un’anima nella forma è necessario creare una “portata
d’anima”, fig. 10d. A questo punto il modello differisce dal pezzo finito anche per la presenza delle portate
d’anima.
Questa descritta è una applicazione particolare di un’anima. L’uso più comune delle anime è quello di
creare delle cavità, ad esempio grossi fori, come illustrato in fig. 11. L’anima è più leggera del metallo
fuso, per cui è soggetta ad una spinta idrostatica non trascurabile. Al fine di evitare la flessione, o peggio
la rottura dell’anima, questa può essere armata internamente con tondino metallico.
Staffe. Il primo elemento per l’allestimento di una forma sono le staffe. La staffa è un contenitore senza
fondo, in genere costruito in ghisa, dotato di due fori con i quali è possibile riferire correttamente due
staffe, fig. 12. Le staffe sono disponibili in diverse dimensioni, in funzione delle dimensioni del getto che
deve essere realizzato.
Canale di colata. Per poter riempire correttamente la forma, questa deve essere dotata di un canale, che
inizia con un piccolo bacino, la cui funzione è quella di rallentare la caduta del metallo fuso che altrimenti
potrebbe danneggiare la forma, asportando sabbia, che successivamente rimarrebbe intrappolata nel
getto. Dal bacino parte il canale verticale, di sezione decrescente in modo da evitare la formazione di moti
turbolenti, che favorirebbero il trasporto di aria verso la forma, con possibile formazione di "soffiature" nel
getto. Dal piede del canale parte un tratto orizzontale che si attacca al getto, fig. 13. Il canale di colata e
l’attacco orizzontale fanno parte degli accessori della fonderia; vengono montati separatamente e
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presentano i giusti angoli di sformo in modo la poterli togliere senza danneggiare la forma. Per fusioni
complesse o molto grandi dal canale di colata parte una canalizzazione di distribuzione che alimenta il
getto in diversi punti.
In alcuni casi si possono avere
anche più canali di colata, che
vengono riempiti da più addetti. Il
canale di colata viene completato
con un filtro in materiale
ceramico, la cui funzione è quella
di trattenere la scoria ed evitare
quindi la sua inclusione nel getto.
Poiché la scoria ha peso
specifico inferiore rispetto al
metallo, questa può essere
trattenuta anche con opportune
trappole, come mostrato in fig.
13.
Vediamo ora le diverse fasi per la preparazione manuale della forma in terra necessaria per la costruzione
del tubo flangiato rappresentato in fig. 11. Si costruisce un modello diviso in due metà. Il corretto
accoppiamento delle due parti del modello è garantito da alcune spine coniche. Si posiziona un semi-
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modello su un piano, unitamente all’attacco di colata, fig. 17a. In questo caso è necessario spostare
lateralmente l’attacco di colata per non interferire con la portata d’anima (vedi figura a lato). Si circonda il
semi-modello con una staffa, si riempie la staffa di terra da fonderia e si compatta. Anche se la terra da
fonderia presenta una certa porosità, per cui i gas possono essere espulsi, si creano nella terra dei fori
con un lungo spillo per facilitare la fuoriuscita dei gas. Si capovolge la staffa, fig. 17b; si monta la seconda
metà del modello insieme alla materozza e al canale di colata. Sul piano di separazione fra la due staffe si
sparge una sostanza in polvere, nerofuno o sabbia asciutta, per facilitare la successiva separazione delle
due staffe. Si riempie anche la seconda staffa con terra, si pressa e si praticano i fori di sfiato, fig. 17c. Si
apre la forma e si tolgono le due metà del modello, l’attacco laterale, il canale di colata e la materozza.
Separatamente in una cassa d’anima si è preparata l’anima che viene appoggiata all’interno nella forma.
Si richiudono le staffe; in questa fase è fondamentale il riferimento delle staffe che viene garantito dalle
due spine esterne, fig. 17e. A questo punto si può versare il metallo fuso.
Formatura a guscio (Croning o Shell molding). Il modello, necessariamente realizzato in metallo, viene
riscaldato a circa 300°C e su di esso si deposita una miscela di sabbia di quarzo e polvere di resina
termoindurente, fig. 18. Il calore causa la fusione delle resina che in questo modo si lega con la sabbia;
sul modello viene preventivamente applicato un prodotto distaccante. Lo spessore di resina indurita
aumenta nel tempo fino al raggiungimento del valore voluto (10-20 mm). Si costruisce separatamente la
seconda metà del guscio; si accoppiano i due semi-gusci dopo aver inserito le eventuali anime preparate
separatamente e si effettuata la colata. Il guscio è utilizzabile per una sola fusione. Il modello deve essere
costruito in modo da inglobare i riferimenti necessari per il corretto accoppiamento dei due semi-gusci, il
canale di colata e la materozza.
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Fig. 18 - Costruzione di un semi-guscio per il processo Fig. 19 - Fusione con modello in polistirene
shell-molding. espanso.
Formatura con modello in polistirene espanso. E’ una tecnica di formatura che utilizza un modello a
perdere in polistirene espanso. Il modello crea una forma nella terra da fonderia che viene
successivamente riempita dal metallo fuso, al quale spetta anche il compito di bruciare (in realtà fondere e
gassificare il modello). Si lavora quindi con una sola staffa ed il modello, non dovendo essere estratto
dalla terra, può anche presentare dei sottosquadri. A monte si usa uno stampo per la costruzione del
modello in polistirene espanso per cui il modello deve poter essere estratto da questo stampo. Eventuali
parti del modello in sottosquadro possono essere costruite separatamente ed aggiunte successivamente
con un adesivo.
Tutte queste tecniche sono automatizzabili, per cui la formatura manuale viene utilizzata solo per
produzioni in piccola serie. Per le produzioni in media/grande serie si ricorre alla formatura in conchiglia;
la conchiglia è una forma in acciaio resistente ad alta temperatura, nella quale viene introdotto il metallo
fuso. La conchiglia ha ovviamente una vita limitata a causa del compito gravoso a cui è sottoposta, ma
che comunque può essere dell’ordine di 5000 fusioni in acciaio, e fino a 100000 fusioni in lega di
alluminio. Con la fusione in conchiglia si ottengono getti di elevata qualità e tolleranze strette, ma le
piccole produzioni aeronautiche non giustificano l’elevato costo associato alla costruzione di una
conchiglia. La qualità dei getti realizzati in conchiglia è anche legata alla elevata pressione con la quale il
metallo può essere iniettato nella conchiglia, che diminuisce molto la possibile formazione di cavità
(porosità). Ovviamente questo non è possibile nella formatura in sabbia. Esistono comunque delle
tecniche di formatura in sabbia che sfruttano una leggera pressione del metallo fuso, generata
esternamente o con forza centrifuga, per migliorare la compattezza dei getti (low pressure sand casting);
un esempio è mostrato in fig. 20.
usata anche oggi per grandi fusioni; in questo modo si contiene la pressione esercitata dal metallo fuso e
in ogni caso si evitane incidenti dovuti alla rottura dello stampo, con conseguente fuoriuscita di metallo
fuso. Il suono della campana è udibile ad una distanza di 45 km! Il materiale utilizzato è bronzo
contenente, oltre rame, stagno, piombo, ferro e magnesio, anche una forte quantità di oro e argento, 18,6
kg e 38 kg. L’oro svolge un ruolo antiossidante, mentre l’argento innalza la fluidità del metallo fuso. Tale
fusione appare incredibile, particolarmente per le difficoltà incontrate per disporre di una tale quantità di
metallo fuso (8-9 m3).
Un'antica tecnica di fonderia, interessante anche per le costruzioni aeronautiche, è la fusione in cera
persa (investment casting). Si vedrà che la tecnica si basa sull'utilizzo della cera d'api ed essendo
questo materiale diffuso in tutto il mondo, allo stesso processo sono arrivati diversi popoli
indipendentemente. Fusioni in oro sono state trovate nelle tombe dei faraoni. L'Ombra delle Sera e i
Bronzi di Riace sono solo due dei tanti esempi di applicazione della fusione in cera persa. In Tailandia
sono stati ritrovati gli elementi più antichi, datati intorno al 4500 a.c.
Molto interessante è la storia del cavallo di Leonardo da Vinci. Leonardo ricevette l’incarico di costruire un
enorme cavallo in bronzo per Ludovico Sforza, Duca di Milano. Doveva essere la più grande statua in
bronzo mai costruita, 15 tonnellate di peso, 8 metri di altezza. Leonardo lavorò per circa 8 anni, in modo
non continuativo, al modello di creta, in scala naturale. Purtroppo il modello fu distrutto durante una guerra
e il cavallo non fu mai realizzato. Nel 1999, sotto la guida della scultrice Nina Akamu, il cavallo di
Leonardo venne realizzato in pezzi separati, poi uniti per saldatura. L’impresa fu finanziata da Frederik
Meijer, che chiese la costruzione di due cavalli identici, uno per l’ippodromo di Milano, dove è collocato, e
l’altro per i Meijer Gardens, un parco naturale e artistico di sua proprietà. Per Leonardo la questione più
complessa era la tecnica di fusione, di cui ha lasciato testimonianza in numerosi appunti. Dal Verrocchio
aveva appreso la fusione in cera persa. Questa tecnica presentava tuttavia gravi problemi nel caso di
statue di grandi dimensioni, come spiegato nel seguito.
scultura finita. Del modello viene effettuato un calco in gesso realizzato in un gran numero di pezzi
(tasselli), contrassegnati in modo da poterli riaccostare correttamente e formare due metà; si ricompone il
negativo del modello in due metà, all'interno delle quali si stende uno strato uniforme di cera. Si
assemblano le due metà. Il vuoto interno viene riempito con un'anima in argilla, rinforzata con una
struttura metallica.
A questo punto si eliminano i tasselli in gesso e si effettuano gli eventuali ritocchi alla superficie di cera.
Fatto ciò si ricopre il tutto con argilla e si procede come nel caso precedente. Il metodo è molto più
complicato ma fornisce un getto di spessore uniforme.
La fusione in cera persa è stata ignorata in campo industriale fino al 1897, quando il Dr. D. Philbrook per
primo utilizzò tale tecnica per produrre parti di protesi dentarie.
Nei processi industriali attuali al posto dell'argilla si utilizza caolino, materiale che è alla base delle
industrie della ceramica e della porcellana. Il processo inizia con la costruzione di un modello in cera
ottenuto iniettando cera fusa in uno stampo in materiale plastico, fig. 24a; il modello deve tenere conto
anche del ritiro della cera oltre che del ritiro del metallo fuso. A tale modello vengono collegati i canali di
colata; se il modello è piccolo può essere conveniente unire diversi elementi (cluster), non
necessariamente uguali, in modo da ottenere diversi componenti in una sola fusione, fig. 24c. A questo
punto inizia la costruzione di uno stampo in ceramica immergendo il grappolo in un impasto liquido di
ceramica, fig. 24d e ricoprendolo poi con sabbia fine di quarzo; si lascia asciugare e si ripete il
procedimento fino ad ottenere uno stampo di consistenza adeguata. Lo stampo viene liberato dalla cera
riscaldandolo ad alta temperatura, fig. 24g; con un ulteriore riscaldamento a 400-800°C si libera
completamente lo stampo dai residui di cera e lo si pre-riscalda per prepararlo alla colata, fig. 24h, che
può avvenire per gravità, con l'aiuto di vuoto, pressione o azione centrifuga (altri esempi delle tecniche
"premium casting"). Dopo la solidificazione del metallo si rompe lo stampo ceramico, fig. 24i e si taglia il
grappolo, fig. 24m.
a b c
d e f
Fig. 24 - Segue.
Con questa tecnica si possono ottenere forme anche molto complesse, con spessori minimi fino a 1.5 mm
e con tolleranze molto ristrette (±0.15 mm). Le dimensioni massime dei componenti ottenibili sono
dell'ordine di 5008001200 mm; queste dimensioni sono più legate alle possibilità delle fonderie
attualmente esistenti che non al processo produttivo. Produzioni tipiche sono dell'ordine di 25-100
componenti al mese per elementi di grandi dimensioni fino ad alcune migliaia per componenti di piccole
dimensioni. Il problema dei sottosquadri sembra non esistere nella fusione in cera persa; in realtà questo
problema si sposta dalla fusione alla costruzione del modello in cera, che deve poter uscire dal proprio
stampo. E’ anche possibile comporre il modello con più parti in cera unite ancora con cera o altri sistemi
per risolvere il problema dei sottosquadri, ma in questo caso è difficile garantire le tolleranze dimensionali
che sono tipiche di questo procedimento.
Con la fusione in cera persa, così come con la fusione in
conchiglia, è possibile ottenere forme estremamente
complesse; un esempio è mostrato in fig. 25.
tolleranze relativamente ristrette, +0.4 -0.2 mm; e con spessori minimi fino a 1.6 mm. Anche in questo
caso, con un raffreddamento opportuno è possibile ottenere migliori proprietà meccaniche in alcune aree.
Consumable
Le tecniche descritte si applicano bene alle leghe di
Electrode alluminio, mentre il titanio e le sue leghe presentano
particolari problemi dovuti alle elevata reattività di questo
Crucible
materiale allo stato fuso; di conseguenza devono essere
Arc
adottate particolari precauzioni per la fonderia del titanio, che
comunque presenta diverse caratteristiche interessanti. La
Vacuum fusione e la colata del titanio devono avvenire sotto vuoto,
fig. 26, per impedire l'assorbimento di ossigeno e azoto; per
evitare contaminazioni il metallo viene fuso con arco elettrico
o electron beam. Queste tecniche non riescono a sovra
riscaldare il metallo per cui il getto solidifica in poco tempo; di
Centrifuge
conseguenza lo stampo deve essere riempito rapidamente,
spesso con l'ausilio di una azione centrifuga. La fig. 26
mostra un esempio di fusione in titanio. Il titanio reagisce con
i normali materiali da fonderia, per cui è necessario ricorrere
a materiali particolari. Un esempio è il "Rammed Graphite
Fig. 26 - Fonderia del titanio. Mould", una tecnica nella quale si costruisce uno stampo con
un impasto di polvere di grafite e fibre naturali, che viene
consolidato carbonizzandolo ad alta temperatura, 24 ore a
1025°C. Nonostante queste precauzioni è spesso preferibile
asportare lo strato superficiale del getto (0.1-0.4 mm) con
fresatura chimica (vedi cap. 7). Dopo questa operazione il
getto può essere compattato ad alta temperatura (Hot
Isostatic Pressing, HIP, comunemente denominato come
"ippatura"). Questa operazione, se propriamente effettuata,
riesce ad eliminare, o almeno ridurre notevolmente, tutte le
eventuali cavità interne; un esempio è mostrato in fig. 27.
Dati tipici di compattazione per la lega Ti-6Al-4V sono:
temperatura 890-955°C, pressione di argon 700-1000 bar,
tempo 2-4 ore. Per eseguire la compattazione dei getti non è
necessario uno stampo, come viceversa avviene per la
compattazione a caldo delle polveri (sinterizzazione); la
compattazione a caldo ha un effetto molto benefico sulla
resistenza a fatica, riducendo o eliminando i possibili punti di
innesco di fessure. Eventuali difetti nei getti in titanio
possono essere riparati con saldatura, senza apprezzabili
deterioramenti nella resistenza meccanica del getto.
L'Hot Isostatic Pressing, è ovviamente applicabile a tutti i
materiali, ma la sua diffusione è limitata essendo un
Fig. 27 - Porosità in una fusione di titanio
processo costoso. Recentemente è stata sviluppata una
prima (alto) e dopo il processo HIP
variante di tale procedimento, LHIP (Liquid Hot Isostatic
(basso).
Pressing) che utilizza sali fusi invece di gas inerte. Questo
riduce drasticamente i tempi del processo (meno di 30 sec) e quindi i costi. Per le leghe di alluminio dati
tipici per LHIP sono: temperatura 400-540°C, pressione 1000-1200 bar.
Tipiche leghe di alluminio da fonderia sono la A356 e la A357, (alluminio-silicio-magnesio) e la A201
(alluminio-rame-argento). Le proprietà meccaniche di queste leghe sono inferiori di circa il 30% rispetto
alle proprietà dei materiali laminati, mentre per i getti in titanio non si hanno riduzioni nelle proprietà
meccaniche. Un vasto settore nel quale si stanno concentrando molte attività riguarda la possibilità di
rinforzo dei getti con fibre (compositi a matrice metallica).
Altri materiali interessanti per la fonderia sono le leghe di magnesio, per le quali si stanno studiando
nuove tecniche di protezione contro la corrosione; l'elevata suscettibilità ai fenomeni di corrosione di
queste leghe è la causa principale che ne limita l'impiego.
2. Fonderia - 14 –
Fig. 28 - Squeeze casting. Fig. 29 - Ruota di un carro armato realizzata per squeeze
casting. Materiale. AA 7075.
Una tecnica di fonderia, classificata come tale in quanto utilizza un metallo allo stato fuso, ma che più
propriamente si avvicina allo stampaggio dei metalli è la “Squeeze casting”. Il metallo fuso viene inserito in
uno stampo e pressato con un controstampo, fig. 28. Si ottengono in questo modo getti molto compatti e
di elevate proprietà meccaniche in virtù della elevata velocità di raffreddamento. La fig. 29 mostra un
cerchio in lega di alluminio ottenuto con squeeze casting. Con questa tecnica sono state costruite ruote
con peso fino 34 kg.
Fra i recenti sviluppi della fonderia è da menzionare il processo "HERO Premium Casting®". Tale
processo, sviluppato e brevettato dalla TITAL nel 1990, differisce dai metodi di fusione convenzionali per
la possibilità di controllare in tempo reale la solidificazione della colata. Ciò produce, indipendentemente
dalla complessità dei componenti, una struttura metallurgica omogenea, estremamente fine e densa,
praticamente esente da difetti e con proprietà meccaniche superiori in termini di resistenza a trazione e
resistenza a fatica. Con questo processo è stato possibile realizzare microfusioni complesse con "casting
factor 1.0". (Riduzione delle proprietà ammissibili di un materiale legate a particolari processi tecnologici.
Tipicamente per la fonderia si ha un fattore di riduzione, denominato appunto casting factor, che assume
valore tipici compresi fra 0.7 e 0.8). Con il processo HERO Premium Casting® anche il ritiro del metallo è
più stabile e prevedibile, permettendo così di rispettare tolleranze strette.
Non esistono regole generali per stabilire quando la fonderia è convenientemente applicabile; il fattore
guida è quasi sempre il costo del componente e questa tecnologia si presta per costruire componenti il cui
disegno richiederebbe l'assemblaggio di numerosi dettagli oppure complesse e lunghe lavorazioni alle
macchine utensili. Alcuni esempi sono riportati in fig. 30.
Fig. 32a - Simple configuration. Manufacturing cost comparison. Leading edge extension.
Fig. 32b - Semi-complex configuration. Manufacturing cost comparison. Support canopy mechanism.
2. Fonderia - 16 –
Fig. 32c - Complex configuration. Manufacturing cost comparison. F-20 vertical stabilizer.
La applicabilità della fonderia per la fabbricazione di un componente dipende poi da numerosi fattori,
descritti in seguito:
Nelle figure seguenti vengono descritti alcuni esempi di applicazione della fonderia per la costruzione
di componenti aeronautici; come sarà illustrato, in alcuni casi si tratta di componenti di dimensioni non
trascurabili e di importanza primaria. Le figure contengono tutte le informazioni per cui solo le figure 38 e
39 vengono di seguito commentate.
La fig. 38 mostra i risultati di uno studio effettuato per la sostituzione con una struttura fusa delle porte
del vano bagagli dell'A320. La struttura, ottenuta con il procedimento in cera persa, ha dimensioni
1200*1000*120 mm e pesa 19.4 Kg; lo spessore varia da 1.9 a 15 mm. Tutte le porte del nuovo velivolo
A380 saranno costruite in questo modo.
Fig. 38.
La fig. 39 mostra il NIB del TORNADO; la funzione di questo componente è quella di sopportare i carichi
aerodinamici e i carichi introdotti dal flap.
Fig. 39.
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Nel disegno originale il componente era costituito da 15 elementi in lamiera piegata, collegati con 164
rivetti mentre il componente ottenuto per fusione in cera persa, materiale A357, è costituito da un solo
elemento, ha un costo inferiore del 25% e pesa il 20% in meno. Le prove statiche e le prove di fatica
hanno dimostrato un miglior comportamento della soluzione fusa rispetto a quella convenzionale.
Fig. 40 – Bell Helicopter 406 Combat Scout's Outer Swashplate. Process: Investment cast in A357
aluminium. This swashplate is the dynamic component providing forces necessary to apply pitch to the
rotary wing, thus providing the helicopter with manoeuvrability. This is a single load path design with no
redundant system, thus becoming a critical part in the flight regime. The part is a 20' X 20' (508 mm X
508 mm) vacuum melt/ vacuum pour investment casting with cored passages for weight reduction.
This radiographic class "B" casting consistently provides class "A" radiographic quality which results in
superior fatigue properties.
Howmet Turbine Components Corporation
Fig. 41 – Grumman F-14 Canopy Frame - Large frame cast structure for the Grumman F-14 canopy.
Requires high mechanical properties and unique heat treat and straightening practices to achieve close
dimensional requirements for fit to the aircraft structure. A total of 774 castings were shipped from 1972
to 1987. Alloy: A357.0-T6. Weight: 44 kg maximum. Size: 1041 mm X 609 mm X 3403 mm. Typical
thickness: 3.17 mm. Specifications: MIL-A-21180. Mechanical Properties: high stress areas: UTS 345
MPa, YS 276 MPa, A% 5%; other areas: UTS 283 MPa, YS 214 MPa, a% 33%. Casting process: Dry
sand assembly. Number of cores: 97. Alcoa.
2. Fonderia - 20 –
Fig. 43 - Outer PYLON of Alpha Jet (sand casting). Approximated dimensions 1700 mm length x 80 mm
width x 300 mm height.
2. Fonderia - 21 –
Fig. 44 - Investment cast integrally bladed high-bypass fan rotor in the Transage 175 (new type of
martensitic, high hardenability titanium alloy, Ti-2.5Al-13V-7Sn-2Z).
Fig. 45 - Transverse frame of the Boeing YC-14 as a reference component for the CAST program in the
USA: a - location of the component, b - shape and main dimensions of aluminium casting version A 357.
TRATTO DA: