Sei sulla pagina 1di 4

Antonio Canova

Pizzo – Castello Murat 1/30 giugno 2020


Antonio Canova
Pizzo – Castello Murat 1/30 giugno 2020
a cura di Caterina Marrella
Antonio Canova nasce a Possagno, vicino a Treviso, il 1° novembre del 1757. Rimane precocemente orfano di padre e, quando la madre si
risposa e si trasferisce in un paese vicino, viene affidato al nonno paterno, Pasino, abile scalpellino e capomastro, che gli insegna i primi rudimenti
del mestiere. Poiché il giovane Antonio dimostra una dote eccezionale per la scultura, nel 1768 viene mandato a condurre il proprio apprendistato
a Venezia, dove frequenta studi di scultori oltre alla Pubblica Accademia del Nudo e dove realizza le sue prime opere che gli danno in breve una
certa notorietà nell'ambiente artistico locale (Orfeo ed Euridice, 1773; Apollo; busto di P. Renier; Dedalo e Icaro, 1779). Nel 1779 Canova si reca a
Roma, dove si stabilirà; nel 1781 e dove realizzerà le sue opere più importanti. Qui studia la scultura antica, conosciuta anche attraverso il suo
viaggio del 1780 a Pompei, Ercolano e Paestum, e viene a contatto con artisti ed intellettuali che teorizzano un nuovo ritorno al classico.
L'influenza degli ideali neoclassici nella sua arte si rende sempre più evidente, a cominciare con opere come Teseo e il Minotauro (1781-1783) per
proseguire con la serie di sculture, anche queste a soggetto mitologico, eseguite sul finire del Settecento (Eros giovinetto, Amore e Psiche, Ebe,
Venere e Adone, Ercole e Lica, Le Tre Grazie), che gli regalano fama internazionale. La sua arte è apprezzata e richiesta da mecenati e case
regnanti dell'intera Europa. Tra il 1783 ed il 1810 realizza i Monumenti funebri di Clemente XIII e Clemente XIV a Roma, di Maria Cristina d'Austria
a Vienna, e di Vittorio Alfieri a Firenze. Nel frattempo, nel 1798, quando i Francesi occupano Roma, preferisce lasciare la città per far ritorno nei
suoi luoghi d'origine, dove si dedica alla pittura e in soli due anni realizza molte delle tele e quasi tutte le tempere oggi custodite nel Museo
allestito nella sua casa natale a Possagno. Nel 1800 fa ritorno a Roma e si stabilisce in Piazza di Spagna insieme al fratello Giambattista, che
diviene suo segretario. Nel 1804, con l'inizio del periodo napoleonico Canova viene scelto come ritrattista ufficiale dall'imperatore, per il quale
realizza varie opere (quali il Napoleone conservato presso Apsley House, rappresentato come personificazione di Marte Pacificatore, i busti dei
Napoleonici, il marmo di Letizia Ramolino e il celeberrimo ritratto allegorico di Paolina Bonaparte, rappresentata come "Venere vincitrice"). Intanto
la sua fama continua a crescere. Nel 1802 ha ricevuto anche l'incarico di Ispettore Generale delle Antichità e delle Arti dello Stato della Chiesa
oltre a quello della tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, compito assegnatogli in quanto Principe dell'Accademia di San Luca. Nel 1815 è
a Parigi dove, grazie a un'abile azione diplomatica riesce a recuperare numerose e preziose opere d'arte trafugate da Napoleone lungo la
penisola italiana e a riportarle in patria. Nello stesso anno il governo inglese gli chiede di dare un parere sull'autenticità dei marmi provenienti dal
Partenone.Pio VII, riconoscendo la sua grande opera in difesa dell'arte italiana, gli conferisce il titolo di Marchese d'Ischia insieme a un vitalizio di
tremila scudi che Canova decide di destinare al sostegno delle accademie d'arte. Nel luglio del 1819 è a Possagno per la posa della prima pietra
della Chiesa Parrocchiale intitolata alla Santissima Trinità che ha progettato per la sua comunità. Il maestoso edificio, noto anche come Tempio
Canoviano, che ora accoglie le sue spoglie, sarà completato, però, solo dieci anni dopo la sua morte, che avviene il 13 ottobre 1822, a Venezia.
Antonio Canova
Tre Grazie
1812-1817, 17x 97x 57 cm
Marmo a tutto tondo,
Hermitage di San
Pietroburgo

Antonio Canova
Amore e Psiche
1787-1793, 1,55 m x 1,68 m,
Marmo bianco a tutto tondo,
Antonio Canova Museo del Louvre, Parigi
La danzatrice con le mani
sui fianchi
1811, 179x76x67cm,
Museo Hermitage San Pietroburgo Antonio Canova
Paolina Borghese come Venere
vincitrice
1804-1808, 92 (160 con il letto) × 200 cm
Marmo bianco a tutto tondo,
Museo e galleria borghese, Roma
Antonio Canova fece suo l’ideale di bellezza classica e fu in grado di farlo rivivere attraverso
il marmo. Le sue sculture, caratterizzate dalla compostezza dei gesti, dall’eleganza
armoniosa delle forme e da una estrema levigatezza del modellato sono famose in tutto il
mondo. L’arte del Canova ebbe un’influenza enorme sulla scultura del primo Ottocento:
artisti d’ogni paese si formarono alla sua scuola e ne diffusero ovunque i principi e i modi.
Canova ebbe il grande merito artistico, più di qualsiasi altro scultore, di far rivivere, nelle
sue opere, l’antica bellezza delle statue greche, ma soprattutto la grazia intesa come una
qualità, che solo attraverso il controllo della ragione può trasformare gli aspetti leggiadri, e
sottilmente sensuali, in un’idealità che solo l’artista può rappresentare evitando le violente
passioni e i gesti esasperati. Le sculture di Canova sono realizzate in marmo bianco e con
un modellato armonioso ed estremamente levigato. Si presentano come oggetti puri ed
incontaminati secondo i principi del classicismo più puro: oggetti di una bellezza ideale,
universale ed eterna. I riferimenti alle sculture greche classiche è scoperto ed immediato: le
anatomie sono perfette, i gesti misurati, le psicologie sono assenti o silenziose, le
composizioni molto equilibrate e statiche.

Potrebbero piacerti anche