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Alcuni verbi possono essere sia transitivi sia intransitivi e quindi possono usare come
l’ausiliare sia “essere” che “avere”. Ma le domande “chi?” e “che cosa?” vi saranno sempre
d’aiuto.
Es.:
Il professore ha finito (che cosa?) la lezione. > il verbo “finire” è transitivo e quindi vuole
l’ausiliare “avere”;
La lezione è finita. > in questa frase, invece, il verbo “finire” è intransitivo e vuole l’ausiliare
“essere”.
Potete sempre controllare se un verbo e transitivo (o intransitivo) usando un dizionario e
controllando le abbrevizioni vt (o vi) accanto alla voce del verbo. Oppure, potete consultare
il sito dei verbi italiani (per esempio sotto la voce “finire” è indicato che questo verbo può
essere sia transitivo sia intransitivo).
E adesso guardiamo le inee guida per la scelta degli ausiliari.
Oggi parleremo della differenza tra passato prossimo e imperfetto, che come affermò a un
convegno per docenti Roberto Tartaglione, formatore molto noto, è forse l’argomento più
difficile da insegnare. E da imparare, aggiungerei io.
Altro che contrasto, come lo chiamiamo spesso in grammatica… è una vera guerra! Le regole
ci sono e sono anche ben stabilite, ma in molte occasioni bisogna inserire anche un pizzico di
sentimento e di intuizione per prendere la scelta giusta.
Eh sì, perché come sappiamo, l’italiano non è una scienza esatta, e talvolta dobbiamo affidarci
anche al contesto in cui lo usiamo per decidere quale espressione o tempo utilizzare.
Posso dire “ieri pioveva” o “ieri ha piovuto”, o ancora, “ti volevo bene” e “ti ho voluto bene”.
Quando uso l’imperfetto e quando il passato prossimo? Eh! Dipende. 😊
Andiamo innanzitutto a rispolverare le regole. Ma tenetelo sempre a mente: non è sufficiente
studiare la grammatica! L’italiano, come tutte le meravigliose lingue del mondo, va messo in
pratica tramite l’ascolto, la lettura, la conversazione, gli esercizi e un po’ di cuore.
Per fare vostra una lingua dovete ascoltare molto. Solo così vi accorgerete di parlare bene
senza pensarci troppo!
E ora, a noi. In generale, dobbiamo usare il passato prossimo se la nostra azione è cominciata
e si è conclusa nel passato e non ha quindi più legami con il presente. Attenzione: l’azione, in
questo caso, deve essersi compiuta una sola volta. Per esempio:
Ieri sono andata al parco con mia sorella.
Ho mangiato tutta la cioccolata, scusa!
Marco e Gioia mi hanno regalato un libro per il mio compleanno.
Tutte queste azioni sono successe una volta. Guarda cosa succede con gli stessi esempi e delle
piccole variazioni temporali:
Andavo sempre al parco con mia sorella.
Durante la quarantena mangiavo cioccolata tutti i giorni.
Marco e gioia mi regalavano un libro a ogni compleanno.
In questi ultimi tre casi, ho usato l’imperfetto perché le azioni si sono ripetute per
ABITUDINE. Più di una volta e con continuità!
Il passato prossimo si distingue anche per il suo uso negli elenchi di azioni, ovvero
per azioni precise che avvengono in sequenza una dopo l’altra, in questo modo:
Stamattina mi sono svegliata, ho fatto la doccia, ho preparato la colazione, poi ho
lavato le tazze, mi sono vestita, mi sono truccata e sono uscita. In ritardo come al solito!
Prima siamo andati al supermercato, abbiamo fatto la coda, abbiamo chiacchierato
con la signora vicino a noi. Dopo siamo entrati, abbiamo comprato la frutta e il pane, quindi
abbiamo pagato e siamo usciti. La signora era ancora lì!
Oltre che per le esperienze passate svolte con frequenza, dobbiamo usare l’imperfetto anche
per esprimere due azioni continue e parallele, che avvengono contemporaneamente nel
passato:
Mentre Biagio guardava un programma alla Tv, io mi arrabbiavo perché non
chiacchierava con me.
Ieri pomeriggio, mentre Veronica lavorava, Valerio preparava la torta.
Quando noi pulivamo la casa, tu leggevi un libro e non ci aiutavi.
USO DELL’IMPERFETTO
Il tempo imperfetto si usa per:
⇒ esprimere, raccontare un’azione che si ripeteva abitualmente nel passato: l’anno
scorso andavo in piscina tre volte alla settimana.
⇒descrivere condizioni o stati (atmosferici, fisici, emotivi) e raccontare situazioni nel
passato: la giornata era bella, splendeva il sole, ma faceva freddo;
quando ero piccola avevo lunghi capelli biondi.
⇒esprimere nel passato azioni in svolgimento, interrotte da altre espresse al passato
prossimo: leggevo un libro, quando è arrivata Maria; mentre venivo a scuola, ho
incontrato tuo fratello.
Dunque:
• mentre venivo a scuola: si usa il tempo imperfetto per indicare un’azione continuata nel
tempo.
• ho incontrato tuo fratello: usiamo il tempo passato prossimo in quanto l’azione di
"incontrare" interrompe l’azione di "venire a scuola".
Per cui per esprimere azioni in svolgimento nel passato interrotte da un’altra azione si
usa:
• verbo all’imperfetto, quando + verbo al passato prossimo:
camminavo per strada, quando è cominciato a piovere.
oppure
• mentre + verbo all’imperfetto, verbo al passato prossimo:
mentre guardavamo il film, è arrivato Marco.
⇒esprimere contemporaneità nel passato. Per esprimere due azioni che avvengono nello
stesso momento nel passato usiamo:
• mentre + verbo all’imperfetto, verbo all’imperfetto:
mentre Lucia studiava, Alex guardava la TV.