LEZIONE
INTERVALLO: elemento base dell’armonia. Indica la distanza tra due suoni.
INTERVALLO ARMONICO: due suoni emessi contemporaneamente.
INTERVALLO MELODICO: due suoni emessi in successione.
SCALA: serie di suoni con precisi intervalli
SCALA DIATONICA: può essere maggiore o minore. Su di essa si basa la musica tonale (che costituisce la maggior parte della musica
occidentale classica scritta tra il ‘700 e l’800).
TRE SCALE MINORI: naturale, armonica (7° grado aumentato), melodica (6° e 7° aumentato in senso ascendente, naturale in senso
discendente. Quando i gradi sono aumentati in entrambi i sensi la scala è detta anche “bachiana”).
CIRCOLO DELLE QUINTE: la nota fondamentale di ogni scala rappresenta a sua volta la quinta nota della scala posta alla sua sinistra.
GRADI DELLA SCALA: i Tonica, II Sopratonica, III Mediante (cioè a metà tra Tonica e Dominante), IV Sottodominante, V Dominante,
VI Sopradominante, VII Sensibile (dotata di una tendenza melodica verso la tonica) . Il 7° grado è detto sensibile solo se dista dalla
tonica di un semitono; quando c’è un tono allora si chiama “settimo grado minore” o Sottotonica.
DENOMINAZIONE DELL’INTERVALLO: due nomi. Unisono, seconda, terza ecc. e Maggiore, Minore, Eccedente o Diminuito.
Se la nota superiore dell’intervallo coincide con quella della scala maggiore la cui tonica è la nota inferiore, allora l’intervallo sarà
sempre maggiore (se si tratta di II, III, VI e VII) o giusto (se si tratta di I, IV, V e VIII).
INTERVALLO SEMPLICE: quando la distanza non supera l’ottava.
INTERVALLO COMPOSTO: quando la distanza supera l’ottava (se stiamo trattando accordi di nona, undicesima e tredicesima, tali
intervalli vanno considerati come se fossero semplici).
RIVOLTO DELL’INTERVALLO: quando la nota inferiore si alza di un’ottava, o quella superiore si abbassa di un ottava. Per calcolare il
nome dei rivolti basta sottrarre al numero fisso ”9” l’intervallo (es. rivolto dell’intervallo di 5° è 4° cioè 9‐5=4) e ricordarsi che: 1) il
giusto rimane giusto. 2) il maggiore diventa minore e viceversa. 3) il diminuito diventa eccedente e viceversa.
INTERVALLI ENARMONICI: esempio Do‐Mib e Do‐Re# ovvero 3° minore e 2° eccedente.
INTERVALLI CONGIUNTI: distanza di un tono o semitono. Si può anche dire che le note appartengono a due gradi vicini della scala.
INTERVALLI DISGIUNTI: tutti gli altri intervalli.
II LEZIONE
ACCORDO: combinazione di due o più intervalli armonici.
TRIADE: accordo base dell’armonia tonale, insieme di tre suoni (fondamentale, terza e quinta*).
Si ottiene sovrapponendo due terze.
*Non ha importanza in che posizione si trovino i tre suoni, il loro nome non cambia!
Ogni grado della scala può essere la fondamentale di una triade (per ora tratteremo solo le triadi costruite
sulla scala maggiore).
Questa triade prende il nome del grado su cui è costruita.
Quattro tipi di triade:
3° maggiore + 3° minore Æ accordo Maggiore (rapporto tra I e V di 5° giusta)
3° minore + 3° maggiore Æ accordo Minore (rapporto tra I e V di 5° giusta)
3° maggiore + 3° maggiore Æ accordo Eccedente (rapporto tra I e V di 5° eccedente)
3° minore + 3° minore Æ accordo Diminuito (rapporto tra i e V di 5° diminuita)
TRIADE IN STATO FONDAMENTALE: la nota fondamentale è la più grave dell’accordo.
TRIADE IN PRIMO RIVOLTO: la terza nota è la più grave.
TRIADE IN SECONDO RIVOLTO: la quinta nota è la più grave.
N.B. Non ha importanza se la triade è in stato fondamentale o in rivolto: il suo grado non cambia!
INTERVALLO CONSONANTE: sonorità stabile e compiuta in sé.
Sono intervalli consonanti i giusti, le 3° e 6° maggiori e minori.
A loro volta: intervalli giusti* sono consonanze perfette, 3° e 6° sono consonanze imperfette (molto
importante per il contrappunto; insignificante per la musica dopo il ‘500).
INTERVALLO DISSONANTE: sonorità instabile, tende a risolvere su un intervallo consonante.
Sono intervalli dissonanti tutti gli eccedenti, i diminuiti, le 2°, le 7° e le 9°.
*L’intervallo di quarta giusta è considerato misto : se l’intervallo è isolato allora è dissonante; se sotto di
esso è presente un intervallo di 3° o di 5° giusta allora è consonante.
Riflessione: una musica senza intervalli dissonanti: priva di vita e di interesse, senza energia ritmica e senso
di movimento.
“Dissonante” non significa “sgradevole”, ma “in movimento”.
Sono consonanti le triadi maggiori e minori.
Sono dissonanti le triadi eccedenti e diminuite.
SCHEMA DELLE TRIADI COSTRUITE SULLA SCALA DIATONICA MAGGIORE:
Grado I II III IV V VI VII
Accordo Maggiore Minore Minore Maggiore Maggiore Minore Diminuito
LE PARTI
La maggior parte della musica del ‘700 e dell’800 è basata su una armonia a 4 parti, ovvero
ogni accordo ha 4 suoni. ovvero
vi sono 4 linee melodiche diverse.
N.B. La musica scritta a tre parti (es. da camera o per tastiera) suggerisce una armonizzazione a quattro
parti, mentre in una partitura orchestrale dove ci sono molte voci, esse sono raddoppiate, perché pensate
per una armonia a quattro parti.
PARTE, ovvero LINEA MELODICA, ovvero VOCE: sì, perché ogni parte deve avere una sua cantabilità, quasi
fosse cantata. Non per nulla si utilizza per ogni parte/linea melodica una voce del canto:
Basso per la parte più grave
Tenore per la seconda parte
Contralto per la terza parte
Soprano per la parte più acuta.
Attenzione alle estensioni di ciascuna voce! Non bisogna oltrepassare i limiti (meglio di no…)
Soprano Contralto Tenore Basso
Avendo la triade tre suoni, si rende necessario raddoppiare una di queste per realizzare una scrittura a
quattro parti: di solito si raddoppia la fondamentale*.
*Unica eccezione: nella triade costruita sul VII grado la fondamentale diventa anche la sensibile della
tonalità, pertanto è vietatissimo raddoppiare la fondamentale perché così si raddoppierebbe la sensibile (e
questo non è bene, vedremo più avanti…).
LA DISPOSIZIONE DELLE NOTE DELL’ACCORDO: deve dare un senso di equilibrio e chiarezza.
Per ottenere ciò, di solito l’intervallo più ampio sta sotto (tra basso e tenore, anche superando l’ottava),
quelli più stretti in alto (senza superare l’ottava).
POSIZIONE A PARTI STRETTE: quando le tre voci superiori sono molto vicine tra loro (il più possibile).
POSIZIONI A PARTI LATE: il contrario. In particolare tra Soprano e Tenore c’è più di una ottava.
PARTI LATE O STRETTE? Non è obbligatorio tenere una parte piuttosto che un’altra. Tutto dipende
dall’andamento delle voci (si po’ passare da una parte all’altra se ciò è necessario per la buona condotta
delle voci).
Cosa si usa all’esame? Di solito le parti strette, ma in composizione si usano entrambe, ancor meglio el parti
late…
Si usa il pentagramma per pianoforte: Soprano (stanghette in su) e Contralto (stanghette in giù) nella chiave
di violino; Tenore (stanghette in su) e Basso (stanghette in giù) nella chiave di basso. Ciò è preferibile
sempre, anche se a parti strette il Tenore si scrive di solito sulla chiave di violino.