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Indice
1Storia dell'innatismo
2Avversari dell'innatismo
3L'innatismo oggi
4Note
5Voci correlate
6Collegamenti esterni
Platone
Leibniz
A favore di un certo tipo più raffinato d'innatismo si schierò anche Gottfried Wilhelm von
Leibniz (1646-1716), che, nei Nouveaux Essais sur l'Entendement humain, diretti contro
Locke, correggeva l'adagio empirista «nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu»
(«Nulla è nell'intelletto che non fu già nei sensi») [6] aggiungendo «excipe: nisi intellectus
ipse» («fatta eccezione per l'intelletto stesso»)[7] Questo per significare che non vi è nulla
nella mente prima della nascita, e quindi dell'esperienza sensibile, se non la mente stessa,
con le sue strutture e categorie, che includono vari concetti molto generali, formali, quali
spazio, tempo, oggetto, ecc. Leibniz affermò che nella mente sono presenti tutte le idee,
sia intelligibili che sensibili ("innatismo totale"), ma non tutte in modo cosciente, chiaro e
distinto ("innatismo virtuale"). Come in un blocco di marmo, nel quale delle venature già
predispongono il disegno della futura statua che sarà scolpita, così le idee presenti nella
mente fin dalla nascita, a contatto con il mondo esterno vengono portate alla coscienza del
soggetto (monade dominante e autocosciente).
Possono essere inclusi nell'innatismo, nello stesso senso della concezione di Leibniz,
[8]
anche gli a priori di spazio e tempo e le categorie di Kant, sebbene questi fossero per lui
solo dei modi di funzionamento della nostra mente, funzioni trascendentali prive di
contenuto: in tal caso, come per Aristotele, si parla più propriamente di innatismo
formale nel senso che la nostra ragione possiede da sempre forme astratte di
conoscenza nelle quali inserisce contenuti empirici adeguati. [9]
Anche nell'ambito della teologia cattolica e della casistica gesuitica si è ricorso
all'argomentazione del consenso universale al fine di risolvere gli eventuali conflitti fra la
libertà di coscienza e la legge ricorrendo a quei principi morali sui quali vi sia stato un
accordo di tutti.
Una difesa dell'innatismo la si ritrova nell'opera di Antonio Rosmini a proposito
dell'Essere la cui idea sarebbe presente nella mente degli uomini fin dalla nascita.
Per Herbert Spencer (1820–1903) la teoria dell'innatismo può essere accettata se la si
considera come il risultato dell'opera dell'evoluzione che renderebbe innati quei caratteri
inizialmente effetto delle singole esperienze tramandate geneticamente e
successivamente divenuti così patrimonio della specie.
Note[modifica | modifica wikitesto]
1. ^ Enciclopedia Italiana Treccani alla voce corrispondente
2. ^ Psichepedia.it. URL consultato il 1º novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2014).
3. ^ Platone, Fedro, 247 c-e; Fedone, 72e-77b; Menone, 81c-86c.
4. ^ Aristotele, Metafisica, I, 993a
5. ^ Cicerone, De legibus.
6. ^ J. Locke, An Essay concerning Human Understanding, lib. II, cap. 1, § 5.
7. ^ G. W. von Leibniz, Nouveaux Essais sur l'Entendement humain, lib. II, cap. 1, § 6.
8. ^ «Kant deriva da Leibniz parecchie concezioni, delle quali una resta fissa, assolutamente
intoccabile: si tratta di un'istanza innatista sul piano gnoseologico, un rifiuto a pensare che tutto
possa derivare solo dall'esperienza; come diceva Leibniz stesso, non c'è nulla nel nostro
intelletto che prima non sia passato dall'esperienza, fatta eccezione per l'intelletto stesso.
Naturalmente il materiale della conoscenza lo riceviamo dall'esperienza, ma a rielaborarlo è
l'intelletto, che esula del tutto dall'esperienza stessa».
9. ^ «Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclinato con un peso scelto da lui
stesso, e Torricelli fece sopportare all'aria un peso che egli stesso sapeva già uguale a quello di
una colonna d'acqua conosciuta […] fu una rivelazione luminosa per tutti gli investigatori della
natura. Essi compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa produce secondo il proprio
disegno, e che […] essa deve costringere la natura a rispondere alle sue domande; e non
lasciarsi guidare da lei, per dir così, colle redini; perché altrimenti le nostre osservazioni, fatte a
caso e senza un disegno prestabilito, non metterebbero capo a una legge necessaria» (Kant,
Prefazione alla Critica della ragion pura (1787), Laterza, Roma-Bari 2000).
10. ^ C.A. Viano, John Locke. Dal razionalismo all'illuminismo, Torino, Einaudi 1960
11. ^ J. Locke, Op. cit., lib. I, cap. 3.
12. ^ Hume, An Enquiry Concerning Human Understanding (1748), cit. in D. Von Ildebrand, Estetica,
a cura di V. Cicero, Bompiani, Milano 2006, pp. 24-25.
13. ^ «L'avvertimento di David Hume fu proprio quello che, molti anni or sono, primo mi svegliò dal
sonno dogmatico e dette un tutt'altro indirizzo alle mie ricerche nel campo della filosofia
speculativa» (Immanuel Kant, Prolegomeni ad ogni metafisica futura che potrà presentarsi come
scienza, 1783).
14. ^ Kant, Deduzione trascendentale in Critica della ragion pura(1781).
15. ^ Patricia Miller, Teorie dello sviluppo psicologico, Bologna, il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-
23244-1.