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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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psichiatra e studioso della sindrome autistica. Egli si ispira alla holding (abbraccio) di derivazione
americana ha tratto ispirazione per un approccio educativo che fa dell’area emotiva il canale di
avvio di un percorso di educazione del bambino autistico alla vita sociale ed emotiva.
intuizioni, che gli hanno consentito di dare vita ad un articolato sistema teorico e di azione
educativa e terapica, focalizzati sui principi dell’attivazione emotiva e della reciprocità corporea
dinamicità, infatti, si prende continuamente atto delle esperienze e delle progressive evidenze
campi come l’etologia, psichiatria, neurologia e pedagogia ma, nonostante ciò si mantiene nella
piattaforma neurobiologica e nel conseguente deficit cognitivo, in particolare nel deficit della mente,
Egli pone l’accento sulla sfera emotiva ed affettiva, quest’ultima si configura come un
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immersa nella considerazione della irripetibile individualità di ogni caso, il che rende anche plastico
il lavoro sul campo, ben disposto a confrontarsi con i casi e le condizioni più svariate.
Convergendo con le ricerche do De Long e Nothria, Zappella afferma che i Disturbi di tipo
Autistico sono di origine organica o neurobiologica con una incidenza di almeno il 10% di
familiarità di disturbi neurologici. Egli afferma che non si può escludere una genesi psicogena,
neurologico, soprattutto a carico dei neurotrasmettitori corticali, come del resto si riscontra nel
Disturbo di Rett.
Importante è, per Zappella anche la diagnosi, essa infatti, richiede l’osservazione del decorso
della malattia stessa, la quale può essere accompagnata o risolversi in sindromi come i disturbi
Non è sempre semplice scorgere la natura della patologia per questo non ha più senso
parlare di sindromi autistiche piuttosto che di autismo infantile, come è errato un atteggiamento
Uno degli obiettivi fondamentali di tale approccio è quello di rilanciare nel bambino la
condotte da un educatore nello stile della sollecitazione e della spinta ad agire globale della persona.
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quello cognitivo e meta cognitivo, ed ha una chiara natura educativa e si coordina necessariamente
In ragione di questa ampia prospettiva, possiamo collocare tale approccio tra i trattamenti
educativi e, in seno ad essi , negli approcci ecologici, orientati all’interezza della persona e del suo
contesto di vita.
Uno degli elementi focali della ricerca di Zappella è quello di cercare di consolidare tutte le
forme comunicative tra bambini ed adulti. In questa direzione sono centrali alcuni ambiti del
prima come holding, poi come A.E.R.C. , è la competenza degli adulti per un verso, e le risorse
Molto impegnati sono i genitori, sui quali poggia l’attivazione della relazione e ai quali
vengono richieste sia dedizione che conoscenza dello sviluppo umano e della patologia autistica
nello specifico.
motivazioni dei bambini, deve inoltre saper parlare con loro facendo uso dei linguaggi appropriati.
Nell’approccio viene definito il cosiddetto paradigma della Triade Educativa, la quale viene
ad essere assunta come criterio di riferimento per tutti coloro che adottano l’ A.E.R.C. o modalità
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Zappella M., I bambini autistici, l’holding e la famiglia, Carocci, Roma 1987.
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educative simili:
Le capacità genitoriali;
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Crispiani P., Lavorare con l’autismo. Dalla diagnosi ai trattamenti, Edizioni Junior, Bergamo 2002.
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2 L’etodinamica di N. ed E. Tinbergen
I coniugi inglesi Niko ed Elisabeth Tinbergen, portano a termine una lunga osservazione di
casi clinici che sono esaminati dalla prospettiva della comparazione etologica, quindi del
condotte autistiche.
Basandosi su ciò, i Tinbergen inseriscono l’autismo nel gruppo di disturbi della sfera
emotivo-affettiva che si consolida nei primi mesi di vita. Nello specifico l’attenzione è rivolta ad un
persistente conflitto motivazionale, prolungato nel tempo, che comporta un disturbo/ritardo dello
sviluppo generale e si pone alla genesi di conflitti e squilibri psicodinamici che sono all’origine
Si osservano in realtà una serie di comportamenti tipici come bizzarrie, stereotipie ecc., tra i
quali si notano, come condotte alternate, da un lato l’evitamento, come spinta a ritirarsi
conflittuali, sono a certi livelli, costitutive della natura umana ma presenti con maggiore pervasività
nel soggetto con autismo, il quale pertanto si pone rispetto alle persone e alle situazioni nella
Il soggetto con autismo tende a ripetere sistemi funzionali di evitamento, sia come
estraneazione dagli altri, sia come rifiuto do ogni avvicinamento degli altri a sé. Pertanto risultano
compromesse alcune dimensioni della personalità umana, quella cognitiva e simbolica e quella
3
Tinbergen N., Tinbergen A., Bambini autistici: nuove speranze di cura, Adelphi, Milano 1989.
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La teoria psicogena dei Timbergen , esclude condizioni congenite, mentre individua alcuni
eventi potenzialmente autismogeni nelle esperienze prenatali come in quelle postnatali, soprattutto
Gli autori ritengono fondamentali per gli esiti del trattamento, discriminare il grado di
gravità della sindrome, distinguendo un autismo debole da uno forte, ma anche la sua maggiore
autistico veramente acuti e singolari, indica una linea di trattamento, quello emodinamico, che
Pur essendo una modalità poliedrica, quella emodinamica dei coniugi Tinbergen è letta
comunicazione, a partire di quella gestuale, e quindi dalla rivisitazione del vissuto personale e duale
con i genitori. Motivi fondamentali sono infatti, il ricorso alla holding da un lato e alla
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motivazionale fra bambino ed adulto, che si protrae dannosamente come conflitto motivazionale
prolungato nel tempo e che genera un complesso di comportamenti tipici tra i quali svettano le
poiché la primaria relazione comunicative ed emozionale con la madre costituisce per il neonato
l’indispensabile sponda del processo di sviluppo affettivo e mentale, che gli consente da un lato di
scoprire il mondo e dall’altro di sentirsi accolto e confermato in quello che vive e fa.
Al contrario di quanto a lungo sostenuto nel versante psicologico, non vi sono conferme di
contrario, ovvero che la genitrice esperisce forti sensazioni di privazione e di frustrazione e , spesso,
cade in stati di depressione, a seguito degli insuccessi nella comunicazione col proprio bambino, dal
quale non viene corrisposta nelle modalità affiliative, non ottiene lo scambio del sorriso, dello
La madre introduce il figlio gradualmente nella realtà ad aiutarlo ad orientarsi nel mondo dei
suoni, dei colori, delle persone , ma il bambino autistico non riesce a beneficiare di queste
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opportunità. Egli resta intrappolato in un permanente conflitto motivazionale, nel quale prevale la
Tutto avviene come se la madre fosse sotto uno stress permanente in cui il suo allarme
Per la sopravvivenza del figlio è elevato: di conseguenza la madre sarà portata più
Il bambino è a sua volta prigioniero com’è d’un conflitto motivazionale, è anche molto
insicuro e si rifugia in una sorta di onnipotenza infantile, di fatto alle risposte critiche della madre
tende a dare in cambio dei comportamenti della serie autistica, spesso proprio quelli che sono
Fra l’uno e l’altra, generalmente poi fra il bambino e l’intero sistema familiare, si mette a
punto una specie di gioco ripetitivo, che spesso si complica e al tempo stesso si accentua.
La struttura familiare si altera nei ruoli e nei rapporti di potere per cui si può arrivare a non
capire più quali sono i genitori e quali sono i figli, e chi comanda di fatto può essere proprio il
L’autore si sofferma anche sullo studio delle dinamiche dell’io e in tal caso egli riprende la
lettura dello sviluppo relazionale da Trevarthen che, nel solco della tradizione psicoanalitica,
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Zappella M., Autismo infantile. Studi sull’affettività e sulle emozioni, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1996.
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degli altri.
4) Gioco simbolico. A partire dal secondo anno di vita, quale capacità che schiude
Zappella propone un tipo di approccio centrato sul recupero della reciprocità tra il bambino
quello sistemico.
modificazione della comunicazione nel sistema familiare, alleggerita tuttavia di alcuni aspetti
Zappella ritiene infatti che se ne debba fare un uso appropriato, confrontandosi con i diversi
tipi di manifestazione della holding, non mancando di privilegiare il parlare e i contenuti della
comunicazione6.
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Crispiani P., op.cit., p.5.
6
Zappella M., Il pesce bambino, Feltrinelli, Milano 1976.
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La prima modalità holding infatti si connotava per certa forza intrusiva e schematicità
Tale condizione suscitava facilmente dapprima uno stato di crisi reattiva nel bambino
autistico, sulla quale agiva l’azione di gestione da parte dei genitori, fatta di contatti e
comunicazioni positive.
Per effetto di tali condizioni, la holding si pone come strumento efficace per il chiarimento
dei ruoli e dei rapporti di potere fra le persone, ma anche per l’instaurarsi di una comunicazione
Su questa prima esperienza, dai tratti più psicoterapici che educativi, che pur ha ottenuto
risultati, come segnala Zappella, dagli anni ’80 sia avvia la definizione di una modalità più affinata
e collegata a una comprensione più attenta della reattività individuale della comunicazione
familiare.
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protagonista la condotta emozionale sia del bambino che dei genitori a partire dalla consapevolezza
che vi sono diversi modi di attivare il contatto corporeo e di sostenere le forme di comunicazione.
comunicazione si erige in quanto scambio di significati comuni più che come tecnica direzionata
dall’adulto al bambino, rimanda cioè a una forte connotazione semantica che si ritrova nella parola
come nella gestualità, per il carico di significati emotivi che esse veicolano.
La nuova procedura si discosta quindi sensibilmente dalla precedente, alla luce di alcune
considerazioni:
Occorre anzitutto che l’intera famiglia, sia messa in grado di ristrutturare la comunicazione
interna, di ciascuno con il soggetto autistico con coscienza e senza giochi, in regime di Holding
chiara e corretta. Per questo, adulto deve acquisire una maturità emotiva tale che sia in grado di
resistere ai tentativi di evitamento e non cada nel gioco del circuito evitamento-avvicinamento,
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Crispiani P., op.cit., p.5.
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quindi sappia mantenere la comunicazione, pur nell’essenziale asimmetria o dislivello di potere tra
Presupposto di tale condizione è l’unione dei genitori, l’omologia del loro comportamento,
quindi l’assenza di conflitti, crisi, mancanza di identità e ruoli, caos, improvvisazione ecc.
sistema di relazioni e delle comunicazioni nel nucleo familiare, allorché si presentino alterati e non
funzionali al recupero delle funzioni comunicative nel bambino autistico. A tal proposito , Zappella
precisa che le psicoterapie basate sulla convinzione che l’autismo è causato dai genitori sono
ritenuti più significativi, nel quadro dello spettro autistico, come pure di escludere gli indizi invece
non pertinenti. Il compito è ovviamente gravoso e richiede apposita specialistica formazione per
sull’intero arco delle condotte umane. Con particolare riferimento al bambino fino ai 6/7 anni,
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Crispiani P., op.cit., p.5.
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Evitamento corporeo;
emblematico del senso e della direzione del tipo di approccio in questione. Si tratta di una
attivazione condotta dell’adulto, che si protrae nel motorio e nel percettivo, ma che tende a rendersi
significativa nell’interiorità del vissuto emozionale e affettivo del bambino e quindi, a tradursi in
comunicazione. Potremo dire, forzando un po’ la mano all’Autore, che il processo psicodinamico è
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Crispiani P., op.cit., p.5.
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qui sospinto dal fuori al dentro, dall’esperienza senso-motoria verso quella relazionale, fino
cognitive in genere.
creando in questo modo una instabilità del sistema nervoso e poi esponendolo ad una situazione per
soprattutto a carico delle espressioni gestuali e verbali, quindi la variazione del tono di voce ,
Si tratta di varianze che il terapista e l’educatore attiva modula in relazione alla reattività del
bambino in trattamento e che hanno lo scopo di sollecitare percezioni e risposte di vario tipo e
per poi modificarli, mutandoli in positivo, in una serie di opportunità di collaborazione mediante il
ricorso alla modulazione della voce, al gioco corporeo, all’attività motoria, alla corsa improvvisa,
terapeuta, cerca di condurre il bambino ad attività pittoriche, manipolatorie e di gioco. Le sale in cui
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si svolge l’azione di tale approccio sono ampie ed attrezzate, esse sono inoltre, provviste di uno
specchio unidirezionale e di una videocamera che consente poi, ad un altro terapeuta e all’altro
genitore di seguire la vicenda. Il trattamento ha seguito a casa, ad opera dei genitori, non
dell’educazione per tutta la vita, il sostegno e l’aiuto dell’azione educativa, il che rimanda ad un uso
Dei sussidi disponibili. Il soggetto con autismo infatti, è portatore di varie difficoltà sia
inerenti alla sfera comunicative che cognitiva, ovvero di un modo proprio e singolare di rapportarsi
Ogni educatore, a tal scopo costruisce ed adotta un proprio stile di lavoro ovvero un modo
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Cottini L., Educazione e riabilitazione del bambino autistico, Carocci, Roma 2002.
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1. Colloquio con i genitori e valutazione delle abilità e delle capacità relazionali nel nucleo
familiare;
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DURANTE IL TRATTAMENTO
L’EDUCATORE PONE IN ATTO LE
SEGUENTI RISORSE E STRATEGIE:
Il proprio sguardo;
La guida motoria;
Il contatto corporeo;
Far finta di essere poco interessato ai suoi comportamenti per alcuno momenti;
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Essere consapevole dei propri canali di espressione e del linguaggio corporeo usato13.
LE CARATTERISTICHE
PROFESSIONALI
DELL’EDUCATORE
Variare la stimolazione;
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Attivare la reciprocità;
all’educatore una solida preparazione teorica e clinica, una profonda conoscenza dei bisogni dei
In definitiva l’educatore che utilizza l’A.E.R.C. mantiene nel proprio scenario professionale
la triade educativa :
1) Conoscenza;
2) Esperienza;
3) Intelligenza pedagogica14.
all’osservazione clinica, una valutazione multifattoriale che comprende quella medica, psicologica,
pedagogica, rivolte all’interezza della persona, ovvero all’insieme delle aree funzionali che
alla globalità dello sviluppo, con particolare attenzione, all’intelligenza non verbale, all’intelligenza
senso-motoria e al livello cognitivo. Ci si avvale inoltre, dove è possibile, di materiali video che
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psicomotoria e relazionale trova un significato alleato nella proposta ludica, infatti gioco ed attività
esplorazione e conoscenza del proprio corpo, scoperta dei propri limiti, attivazione di ampie
della comprensione delle intenzioni proprie e altrui. Questa straordinaria opportunità deve essere
offerta a tutti i bambini, anche a coloro che vivono in una condizione autistica. Le loro difficoltà
Il bambino con autismo presenta una difficoltà nella reciprocità sociale, nel pensiero
immaginativo, nella comunicazione, incontra molti ostacoli nel gioco spontaneo e organizzato, nel
Per tali ragioni ogni programma educativo, oltre alle abilità linguistiche, non può trascurare
la dimensione ludica, come parte fondamentale di ogni intervento mirato ai processi integrativi.
Generalmente, il bambino sin da molto piccolo, mostra le sue competenze ludiche egli è curioso ed
entra in relazione con la figura materna che lo avvia verso la conoscenza e l’interpretazione
dell’ambiente.
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Zappella M., Non vedo, non sento, non parlo. Autismo infantile: come i genitori possono guarire da soli i propri figli,
Mondadori, Milano 1984.
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Quasi da subito instaura un rapporto significativo con il mondo delle persone e degli oggetti,
con il mondo delle relazioni. La maggior parte di questa conoscenza passa proprio attraverso il
Il gioco si modifica e si evolve a seconda delle opportunità, dello stadio evolutivo raggiunto,
Gioco iniziale;
Gioco imitativo;
Gioco organizzato-costruttivo;
Gioco di finzione;
Per un bambino autistico raggiungere questi modi di giocare risulta particolarmente difficile
ma non possibile. Difficile perché molte delle competenze necessarie per giocare sono quelle
interessate di deficit: non è possibile, tuttavia, poiché attraverso un approccio precoce a valenza
A.E.R.C. si può favorire l’acquisizione di abilità quali la disponibilità, la reciprocità, utili per le
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Crispiani P., op.cit., p.5.
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Insegnare a giocare ad un soggetto con autismo può rispondere a molte esigenze tra le quali:
Il gioco rappresenta anche un utile percorso per completare la valutazione del bambino
Gioca da solo;
Propone giochi;
Si diverte ad imitare;
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Bibliografia
Cottini L., Educazione e riabilitazione del bambino autistico, Carocci, Roma 2002
Crispiani P., Lavorare con l’autismo. Dalla diagnosi ai trattamenti, Edizioni Junior,
Bergamo 2002
Tinbergen N., Tinbergen A., Bambini autistici: nuove speranze di cura, Adelphi, Milano
1989
Zappella M., Autismo infantile. Studi sull’affettività e sulle emozioni, La Nuova Italia
Zappella M., Non vedo, non sento, non parlo. Autismo infantile: come i genitori possono
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