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prospettive1
1. Introduzione
2. La programmazione operativa
1 Questo lavoro è frutto della collaborazione tra gli autori, in sede di stesura finale M.Caridi ha curato i
capitoli 1 e 2 mentre A.Sianesi ha curato i restanti capitoli.
decisioni di effettuare in determinati momenti le necessarie operazioni produttive su
determinati centri di lavoro o macchine).
Nella programmazione operativa si possono distinguere tre momenti (fasi)
concettualmente diversi, anche se generalmente strettamente correlati, che determinano
la struttura del problema di scheduling (Brandolese, Pozzetti, Sianesi, 1991; Baker,
1974):
• allocazione delle operazioni sulle singole risorse produttive disponibili;
• allocazione nel tempo della produzione, da risolversi nel rispetto dei limiti fissati
dal piano di produzione proposto da MRP;
• sequenziamento dei lavori sulle risorse, da affrontare tenendo conto delle
caratteristiche dei lavori stessi, delle caratteristiche dell'impianto e dell'obiettivo
della programmazione.
In questo lavoro verrà approfondito in particolare il secondo dei due aspetti citati
(vedi Tabella 1).
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Principalmente gli obiettivi di un sistema di schedulazione sono classificabili in obiettivi di efficacia ed
obiettivi di efficienza; per una trattazione dettagliata degli obiettivi, si rimanda a (Brandolese, Pozzetti,
Sianesi, 1991)
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Per una trattazione dettagliata dei profili di classificazione dei sistemi produttivi si rimanda a
(Brandolese, Brugger, Garetti, Misul, 1985) e (Hayes, Wheelwright, 1979).
vengono risolte le tre fasi che compongono lo scheduling, ma anche le
priorità con cui devono essere considerati i prodotti, le risorse, gli obiettivi,
ecc.; a sua volta il controllo gerarchico è suddivisibile in:
Metodi
di ottimizzazione euristici
esplicita implicita
Una classificazione delle soluzioni presenti nelle differenti ere esaminate è riportata
in Figura 2.
efficacia efficacia
(ottimalità) (ottimalità)
virtual
CIM
manufact.
schedulatori
euristici
interattivi
efficienza efficienza
(tempi di processo) (tempi di processo)
I sistemi CIM
Il paradigma CIM, sviluppatosi in seguito ai significativi progressi
dell’automazione industriale, dell’informatica e dell’elettronica verificatisi a partire dai
primi anni ’70, è caratterizzato sinteticamente dai concetti di:
• sistema di controllo gerarchico top down, sia a livello software, sia a livello
hardware: è presente infatti una architettura informatica distribuita su più livelli che,
partendo dallo shop floor dove sono presenti macchine dotate di elevato grado di
automazione, integra tutti i livelli decisionali aziendali; le decisioni prese a livello
“top” vengono via via dettagliate in piani di fabbrica, reparto, centro, macchina e ad
ogni livello decisionale è presente un’applicazione che ha il compito di effettuare la
pianificazione e lo scheduling per quel livello assumendo come input il piano
schedulato a livello superiore; dai livelli inferiori risalgono invece le
consuntivazioni delle operazioni effettuate ed eventuali allarmi che permettono di
innescare quindi automaticamente le rischedulazioni necessarie;
• l’approccio è di automazione completa; ogni procedura deve essere codificata e
formalizzata in modo che sia quindi possibile processarla in automatico;
• le tecniche utilizzate per la schedulazione sono sia di tipo ottimizzante, sia di tipo
euristico a seconda del livello di complessità del sistema fisico da programmare.
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Alla luce della complessità dei contesti reali, l’utilizzo di tecniche multi-obiettivo non
è compatibile con i fabbisogni di tempestività di elaborazione.
I sistemi euristici
Lo sviluppo dei sistemi euristici nelle applicazioni industriali a partire dagli anni
‘80 trae spunto dalla constatazione delle difficoltà incontrate sia in sede di definizione
della funzione obiettivo da modellizzare in sede di scheduling, sia in sede di
modellizzazione dei vincoli da considerare.
Gli obiettivi minimi che più frequentemente sono richiesti ad un sistema
automatico di schedulazione infatti sono:
Per contro, anche i sistemi euristici presentano una serie di difetti intrinseci che,
nel medio periodo, portano spesso all’abbandono della soluzione oppure al cambio del
sistema di schedulazione o, ancora, alla riprogettazione delle regole di programmazione.
I difetti principali sono:
• una prima direttrice ha sposato il principio che “per gestire situazioni produttive
complesse e turbolente è necessario aumentare il livello di complessità dei sistemi
software”; a questa direttrice appartengono senz’altro i sistemi basati su reti neurali,
algoritmi genetici ed anche (almeno per quanto riguarda la complessità
dell’architettura software) gli approcci di controllo distribuito basati sugli agenti
autonomi intelligenti, che non verranno però trattati in questo lavoro in quanto
rappresentano una delle applicazioni più promettenti dell’attuale ricerca scientifica
nel settore ma, al momento, non si sono ancora concretizzati in applicazioni
industriali significative;
• una seconda direttrice ha invece sposato il principio della “ricerca della semplicità
del sistema”; a questa direttrice (congruente con le filosofie produttive just in time e
con il paradigma della lean production) appartengono senz’altro gli schedulatori
interattivi.
• i sistemi esperti (in particolare i sistemi a regole) sono sistemi software in cui si
cerca di codificare in modo parametrico la conoscenza del programmatore (che nei
sistemi euristici veniva cablata in un programma software rigido), non in termini di
flow chart, ma in termini di un insieme di regole di comportamento; a fronte del
verificarsi di un determinato evento, ciascuna regola concorre con tutte le altre
secondo una gerarchia assegnata, per essere eletta come la regola da essere
utilizzata. Particolari moduli curano poi la stratificazione della conoscenza,
cercando di mettere in grado il sistema di rispondere a condizioni impreviste
mediante deduzioni operate su come in passato erano state risolte situazioni
assimilabili. Se dal punto di vista della ricerca scientifica i sistemi esperti
rappresentano senz’altro un argomento assai stimolante, dal punto di vista delle
applicazioni industriali le loro applicazioni sono invece estremamente limitate, per
lo più a causa della complessità del software, dei tempi di risposta (che impediscono
l’esecuzione di frequenti rischedulazioni) e della lunghezza del periodo di codifica
della conoscenza dell’esperto (il programmatore) nella base di dati del sistema
software;
• le reti neurali sono particolari sistemi esperti in cui la conoscenza non è codificata
attraverso regole comportamentali, bensì attraverso un’architettura pseudo cerebrale
composta da nodi binari (neuroni), pesi (eccitatori e inibitori) e connessioni; sebbene
tale tecnica faciliti il processo di apprendimento (e quindi la gestione di scenari
turbolenti) rispetto ai sistemi a regole, le sue applicazioni sono generalmente
limitate a casi particolari (taglio dei metalli, sistemi di diagnostica, sistemi di
ispezione qualità), mentre non sono note applicazioni complete di scheduling a
reparti complessi; la causa di ciò risiede, analogamente a quanto detto per i sistemi
esperti, nel considerevole sforzo di modellizzazione e nella conseguente distanza
che rischia di crearsi tra il sistema di scheduling e il sistema fisico da programmare;
• gli algoritmi genetici infine rappresentano una particolare classe di euristici
adattativi basati su principi derivati dall’evoluzione dei sistemi biologici;
l’algoritmo è in pratica un sistema di ricerca che assimila il problema da
modellizzare ad un problema di sviluppo: solo gli individui (soluzioni) che
possiedono determinate caratteristiche genetiche sopravvivono in determinati
contesti e meglio si adattano a turbolenze dell’ambiente esterno; quanto detto a
proposito delle reti neurali vale, dal punto di vista qualitativo, anche per gli
algoritmi genetici.
Gli schedulatori interattivi rappresentano dal punto di vista logico, il sistema più
semplice in assoluto, in quanto la schedulazione non è operata da nessun sistema, bensì
dal programmatore.
La filosofia sottesa da questo tipo di prodotti è fondamentalmente quella di
lasciare il (ricco) compito decisionale all’operatore, delegando al sistema solo le
verifiche di congruenza e accettando eventuali forzature.
Ovviamente gli schedulatori interattivi hanno tratto grande beneficio dallo
sviluppo delle funzionalità offerte dagli elaboratori in termini di potenzialità di
rappresentazione grafica, gestione multifinestra, architetture ad oggetti, ecc., tanto che la
maggior parte degli schedulatori oggi in commercio (ed utilizzati largamente nelle realtà
industriali) è strutturata secondo questo tipo di approccio (l’automazione è spesso
limitata alla formulazione di un piano di massima iniziale secondo semplici regole).
Gli sviluppi più recenti sono invece avvenuti nel mondo gestionale: il disporre di
sistemi gestionali integrati di tipo ERP lascia qualche dubbio sulla necessità di inserire
in azienda sistemi di scheduling di reparto; in effetti l'integrazione tra ERP e sistema di
schedulazione porta normalmente benefici purché ben progettata in termini di reciproco
dominio delle applicazioni, in quanto la schedulazione fine di reparto non è
normalmente coperta dalle funzionalità ERP, soprattutto quando i reparti presentano
specifiche peculiarità.
In effetti i sistemi ERP ed i sistemi APS (Advanced Planning System, acronimo
con cui si identificano usualmente i sistemi di schedulazione integrata interattivi)
presentano significative differenze. In Tabella 3 sono sintetizzate alcune caratteristiche
che contraddistinguono i due sistemi.
Tabella 3. Alcuni elementi di confronto tra le caratteristiche dei sistemi ERP e APS
ERP APS
Focalizzazione Gestione ed integrazione Analisi e simulazioni di reparti
su dati aziendali mediante o catene logistiche effettuate
elaborazioni spesso di tipo anche in real time
batch
Modellizzazione Infinita (o gestita in modo Finita e dettagliata in risorse
della capacità indiretto tramite i lead time) produttive (es. macchine e
produttiva manodopera) ed ausiliarie
(es. attrezzisti, utensili, ecc.)
Controllo Gerarchico top – down Controllo integrato delle
risorse produttive, possibilità
di avere controllo distribuito
per i vari reparti e possibilità
di approcci bottom-up
Logiche di Semplici (esempio: Algoritmi di ottimizzazione,
calcolo esplosione della distinta euristici, di intelligenza
base), completamente artificiale utilizzati per
automatizzate e ripetitive proporre le “soluzioni di
partenza”, da modificare a
cura del programmatore
5. Conclusioni.
• molto spesso in azienda si riscontra la presenza di dati non congruenti (dati non
formalizzati o difficilmente formalizzabili, procedure e norme affidate all’esperienza
degli operatori, ecc.) per la generazione e l’analisi del piano di produzione; questo
porta come risultato ad avere piani di produzione tanto più inutilizzabili quanto più i
modelli ottimizzanti sono di dettaglio. Gli schedulatori interattivi invece, delegando
all’uomo la funzionalità di generazione del piano, riescono a superare questi
problemi; tuttavia è ovviamente consigliabile procedere in ogni caso ad un
adeguamento della qualità dei dati utilizzati per la programmazione;
• negli schedulatori ottimizzanti (ed anche in quelli euristici) i piani di produzione
spesso non sono validati sull’effettiva disponibilità delle risorse (macchine,
manodopera, attrezzature) e dei materiali perché i sistemi di scheduling non riescono
a tenere contemporaneamente in considerazione più risorse critiche; ne conseguono
infattibilità dei piani, ritardi non previsti e necessità di frequenti rischedulazioni, il
che porta di fatto ad una gestione per urgenze (i programmatori diventano
sollecitatori), a situazioni di “emergenza cronica” ed al peggioramento dei parametri
di prestazione (lead time, work in progress, ecc.). Anche in questo caso, gli
schedulatori interattivi forniscono una soluzione al problema, in quanto
l’interattività dello strumento di programmazione permette di supportare l’utente in
modo più efficace che non uno strumento di generazione automatica di piani
“ottimi”;
• la complessità ed i tempi di elaborazione degli schedulatori automatici rendono
spesso difficile la valutazione di alternative in termini di costi e di opportunità con
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Il calcolo dell’ATP definisce le quantità di prodotti disponibili per la consegna in uno specifico
orizzonte temporale.
approcci simulativi di tipo what if;
• nei sistemi produttivi in genere è presente un ampio spettro di tipologie di risorse
(macchine singole, job shop, linee, ecc.); da ciò nasce l’esigenza di uno strumento di
schedulazione che sia configurabile, ossia che possa essere facilmente adattato a
differenti contesti produttivi; gli schedulatori interattivi rispondono a questa
esigenza: la configurabilità è ottenuta agendo su specifici parametri e minimizzando
quindi le personalizzazioni, che dovrebbero essere limitate al solo interfacciamento
tra sistema di schedulazione e restante sistema informativo aziendale.
Oltre alle difficoltà di tipo “tecnico”, che orientano verso la scelta di schedulatori
interattivi piuttosto che non di soluzioni automatiche, sono da valutarsi anche gli aspetti
connessi all’architettura del sistema informativo ed alle ricadute organizzative.
Nel capitolo precedente si è esaminata l’evoluzione delle soluzioni, facendo
intravedere come una architettura “di riferimento” possa essere l’integrazione di sistemi
ERP con sistemi APS; mentre le difficoltà “tecniche” sopra elencate accomunano
aziende di piccole, medie e grandi dimensioni, gli aspetti legati all’assetto del sistema
informativo ed ai problemi “organizzativi” di start-up sono spesso una criticità peculiare
delle piccole e medie imprese. Innanzitutto si constata che l’architettura ERP-APS è
senz’altro sovradimensionata, non tanto per aspetti legati alla tecnologia o
all’investimento nei sistemi informativi, quanto per aspetti di tipo “organizzativo”. La
gestione anche di un semplice progetto di informatizzazione delle procedure di
scheduling (non quindi di un più ambizioso progetto ERP) richiede infatti sotto il
profilo organizzativo (Secchi, 1997) una chiara assegnazione di responsabilità e compiti,
nonché una disponibilità di professionalità capaci di gestire un processo aziendale
complesso ed articolato. Questo può costituire un elemento di criticità nelle piccole e
medie imprese, dove la struttura organizzativa è spesso sottodimensionata rispetto ai
fabbisogni di un progetto di revisione o implementazione del sistema informativo di
schedulazione, in quanto differenti responsabilità e compiti fanno capo a poche persone
fisiche, la cui disponibilità di tempo si rivela dunque critica prima ancora di iniziare il
progetto.
Alla luce delle difficoltà sia “tecniche”, sia soprattutto “organizzative” che si
incontrano nella introduzione di sistemi di programmazione operativa della produzione
(soprattutto nelle piccole e medie imprese), la soluzione che oggi sembra meglio
coniugare i fabbisogni di tempestività di informazione e di utilizzo efficiente delle
risorse (ivi compreso il responsabile della programmazione) è rappresentata senz’altro
dagli schedulatori interattivi, eventualmente integrati con sistemi ERP nel caso di
aziende di medio-grandi dimensioni. Questa soluzione permette infatti di arricchire
significativamente il patrimonio di dati ed informazioni che il programmatore
normalmente utilizza per predisporre i piani, consente di gestire in modo efficiente i
problemi legati alla difficoltà di trovare una soluzione “ottima” al problema (delegando
all’operatore le scelte influenzate da parametri non formalizzabili) e permette
l’esecuzione di frequenti rischedulazioni a fronte di urgenze o imprevisti.
Per contro, a fronte dell’aumento di complessità in termini di volumi di dati da
gestire (incremento del numero di codici prodotto e delle tipologie di differenti processi
produttivi), è sempre più necessario porre attenzione non solo alle funzionalità di
interattività proprie di questi strumenti, ma anche alle funzionalità di generazione
automatica di piani di produzione, che effettuano ottimizzazioni grossolane su una
grande mole di dati (per l’emissione delle prime soluzioni da modificare in seguito a
cura del programmatore). Questo ovviamente rende assai critica la fase di
modellizzazione e parametrizzazione del sistema, nonché la selezione della soluzione
informatica da adottare; quest’ultima considerazione vale indipendentemente dalla
dimensione aziendale ed è peraltro in linea con i risultati di recenti ricerche che paiono
dimostrare come la dimensione aziendale non sia un criterio di differenziazione
significativo in termini di soluzioni gestionali da adottare e come sia senz’altro più
rilevante il grado di complessità (Caridi, Funari, Secchi, 1997).
Bibliografia
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