Incursioni etnografiche
Indice
Paragrafo 1. Introduzione
Mobilità internazionale continua a mancare una
riflessione consapevole e approfondita, capace
di restituire la multidimensionalità del
fenomeno e il punto di vista dei diretti
interessati, sempre meno riconosciuti come
soggetti sociali, oltre che politici. Questo
perché manca un sapere accurato sui fattori
che ruotano intorno alle molteplici esperienze
di mobilità. Per colmare questa carenza, in
questo volume si propone una rilettura delle
prospettive sulla mobilità dal punto di vista
etnografico, contribuendo al dibattito più
teorico sulla mobilità.
Paragrafo 1. Introduzione
Dagli ultimi decenni del XX secolo le migrazioni
sono diventate oggetto quotidiano di interesse
e di dibattito pubblico ‘migrazioni irregolari’
procedure di protezione e accoglienza dei
rifugiati, ecc. Ma si dice ben poco sui
protagonisti di questi viaggi. Le ragioni per cui
vengono intrapresi questi viaggi sono
generiche: guerra, povertà, fame e
oppressione.
Semplificare l’esperienza dei migranti in una
fuga d condizioni di vita penose per migliori
opportunità in Europa non permette la
comprensione del complesso intreccio di
aspettative, motivazioni, situazioni da cui
scaturisce la determinazione di molte persone
ad abbandonare la propria terra. Con la
crescente intensità di flussi globali di merci e
persone, si è diffusa la consapevolezza che la
mobilità rappresenta un aspetto di ‘normalità’,
continuità, e non un’eccezione rispetto ad uno
stato di sedentarietà. Senegal non è difficile
raccogliere opinioni, racconti, leggende sulla
pericolosità del viaggio in piroga e
sull’apparente ingenuità dei molti ragazzi che
progettano di “gagner l’Europe” raggiungendo
le isole Canarie. Ciò che merge fin da subito dai
loro racconti è la dimensione soggettiva e
immaginaria del viaggio. C’è una lettura
alternativa della migrazione non è solo uno
spostamento fisico-geografico ma anche un
orizzonte di aspirazioni e zioni incorporate
nell’esperienza quotidiana, un patchwork di
significati socialmente condivisi. Nel guardare
alle migrazioni attraverso la lente del
paradigma della mobilità, le esperienze di vita
di molti senegalesi si configurano come
costruzioni socio-culturali che coinvolgono
importanti dimensioni discorsive e
immaginarie.
Paragrafo 6. Arrivo
I fattori strutturali, economici, politici che
favoriscono o impediscono il movimento
rimangono centrali. Tale centralità non implica
un appiattimento dell’analisi delle etichette
giuridiche. Etichette giuridiche delle istituzioni
politiche non sono neutrali, ma scaturiscono
dalle cornici normative che regolano la
relazione tra persone e luoghi. Riflettono
esigenze politiche ed operative, ma anche
rappresentazioni sociali della realtà e visioni del
mondo.
Paragrafo 7. Conclusioni
Il valore sociale delle case della diaspora non
può essere compreso entro un percorso
unilineare schiacciato sul ritorno. Esse risultano
rivelative di uno spazio di senso centrale nella
contemporaneità: percorsi di mobilità, classe
sociale, dispositivi legislativi, ecc. vanno infatti
a costituire un campo diasporico interconnesso.
Inquadrare le case come infrastrutture della
mobilità diasporica, come parte di un più ampio
spazio strutturalmente interconnesso, aiuta a
comprendere il rapporto tra mobilita e
immobilità di cui si nutre lo scenario globale
contemporaneo.
Capitolo 5 titolo: La «svolta della
mobilità» nelle traiettorie dei migranti
maliani in Spagna: esperienze di
circolazione transnazionale nell’era della
crisi economica, di Annalisa Maitilasso
Paragrafo 1. Introduzione
Lo spazio Schengen rappresenta un territorio
interessato da intense circolazioni di cittadini
europei ma anche di cittadini di Paesi terzi.
Queste persone realizzano movimenti pendolari
dal Sud al Nord Europa, dall’Europa all’Africa,
ma anche dalle periferie urbane alle campagne
sono di solito fenomeni poco studiati. Il
concetto di mobilità è uno strumento
indispensabile per intercettare e capire queste
altre circolazioni numericamente significative.
Esempio dei maliani residenti in Spagna in cui
si vede il loro uso strategico della mobilità la
loro capacità di muoversi agilmente in un
contesto amplio diventa una risorsa cruciale.
Questi circuiti di mobilità inoltre non
compromettono il tessuto di relazioni che lega i
migranti alla società di partenza e di
destinazione.
Circolazione esercizio ricorrente del movimento
da parte dei soggetti
Mobilità categoria più generale che identifica
tre dimensioni del movimento:
1. Mobilità/Circolazione quella degli attori
economici
2. Mobilità/Nomadismo quello delle culture
3. Mobilità/Fluidità quella che caratterizza le
competenze sociali e cognitive specifiche
messe in atto dagli attori
Paragrafo 1. Introduzione
Il termine mobilità mira a cogliere gli effetti dei
processi storico-economici e tecnologico-
infrastrutturali della globalizzazione osservando
come i flussi di persone, idee, oggetti e capitali
contribuiscano a ridisegnare le società e le
differenti rappresentazioni. Sheller e Urry
parlano di un mondo che sembra essere in
movimento. Tutte queste diverse opportunità
inaugurano quello che è stato definito come il
paradigma delle “nuove mobilità”. Ci sono state
però diverse critiche, tra cui una che
riguardava l’idea di movimento assunta, che
assimila sotto la stessa lente le diverse
condizioni e traiettorie migratorie e
normalizzava il movimento in sé, tenendo
inoltre poco in considerazione gli effetti e
l’influenza delle politiche economiche globali Il
dibattito sulla mobilità tende a contrapporre chi
utilizza la mobilità come categoria analitica e
coloro che invece interpretano la mobilità come
fenomeno osservabile in questo saggio si
dimostra che la mobilità come categoria
analitico-descrittiva consente una lettura più
efficace degli spostamenti tra luoghi e confini
statali e non.
Paragrafo 3. Conclusioni
La mobilità può divenire una categoria d’analisi
efficace se si tiene conto dei vincoli cui le
persone sono sottoposte, delle condizioni
storico-economiche, del potere e anche
dell’accesso o del diniego di questo ad alcuni
confini nazionali. Permette di individuare
tattiche di agency individuale all’interno di
forme strutturali di vincoli e disuguaglianze.
L’osservazione incrociata e simultanea della
mobilità e dei confini o barriere a essa posti
permette di leggere il costruirsi di forme
d’ineguaglianza sociale.
Paragrafo 1. Introduzione
Le persone trattate in questo capitolo
intrecciano nella propria vita sedentarietà e
mobilità e allo stesso praticano diversi percorsi
migratori muovendosi su scale differenti: scala
urbana, regionale, nazionale e globale. Si è
quindi iniziato a studiare insieme diversi tipi di
migrazione, interne e internazionali e i diversi
tipi di mobilità. Prendendo ad esempio tre
persone nate in Bangladesh, vediamo come
siano al contempo cosmopoliti e
profondamento radicati in un luogo, mobili e
sedentari. Un aspetto importante che emerge
dalle vite di queste persone (dette probashi), è
che i loro movimenti e progetti devono
confrontarsi continuamente con dei poteri
esterni come apparati burocratici e forze
economiche. Spesso infatti lo spostamento si
configura come una necessità data dal
peggioramento delle condizioni strutturali e
questo collide con l’immagine positiva della
mobilità creata dai mobility studies. Né la
mobilità né la stasi sono di per sé vantaggiose
o desiderabili, sia lo spostamento che
l’immobilità possono essere frutto di
costrizione.
Paragrafo 2. Dovi
La storia di Dovi mostra come né mobilità né
sedentarietà rappresentino delle scelte
definitive, si possono infatti alternare e
sovrapporre diversi modelli di mobilità e siti di
residenza. La sua storia inizia in Bangladesh,
dove nasce, per poi spostarsi a Mosca dal
marito e in seguito a Roma, dove hanno avuto
due figli. Questa famiglia voleva vivere a Roma
come famiglia italiana, non bangladese. La
morte del marito di Dovi ha però sconvolto la
vita della famiglia e la donna ha dovuto
prendere a carico le esigenze economiche della
famiglia. Sono stati costretti a lasciare la loro
casa e vivere in una situazione di precarietà.
Hanno iniziato quindi a frequentare le zone
frequentate dai bangladesi, cosa che prima non
facevano, e qui Dovi ha conosciuto Mamum,
con il quale ha iniziato una nuova relazione.
Viste le difficoltà, la famiglia si è divisa
lasciando Mamum a Roma e facendo partire
Dovi e figli per il Bangladesh. Qui, Dovi ha
riprodotto lo stile di vita inizialmente seguito a
Roma e ha migliorato le condizioni di vita della
famiglia. La divisione della famiglia su due
continenti ha però da una parte portate
Mamum a essere più mobile ma dall0altra
hanno limitato la mobilità di Dovi, anche se la
donna vede questa fase come un qualcosa di
temporaneo. Al momento sta aspettando una
risposta per potersi trasferire in Canada.
Dovi è passata dall’essere:
• Una migrante interna in Bangladesh
• Una migrante internazionale in Russia
• Una migrante in transito in Italia
• Una migrante di ritorno in Bangladesh
Mantenendo però sempre delle caratteristiche
tipiche dei migranti transnazionali. La
traiettoria di Dovi non è solo modellata dalle
condizioni strutturali ma è piuttosto il prodotto
dell’interazione fra queste condizioni, il suo
capitale mobilità, i suoi progetti e i dolorosi
eventi biografici. Dovi da un significato ai
luoghi, ai quartieri, alle città e alle nazioni in
cui vive o transita.
Paragrafo 3. Nazir
Anche Nazir, come Dovi, interpreta lo spazio in
base alle proprie aspirazioni sociali e alla sua
coscienza di classe. È animato da una ricerca
del miglioramento per sé e per i figli. Nazi e la
sua famiglia non incontrano grandi ostacoli nel
loro percorso di inserimento locale e riattivano
la loro mobilità in virtù di un miglioramento del
proprio status legale. È riuscito ad acquisire un
forte capitale relazionale che ha fatto si che
riuscisse a conseguire la cittadinanza italiana e
allo stesso tempo ha fatto si che la proiettasse
la sua famiglia verso un altro paese europeo. A
Roma abitavano in un quartiere periferico dove
concentravano tutta la loro vita. Uno dei figli
poi si è trasferito a Leicester, seguito dalla
madre e poi dall’altro figlio. Nazir è rimasto
invece a Roma. Quindi vediamo come
l’acquisizione della cittadinanza italiana non
solo abbia favorito l’inserimento locale ma
abbia anche aperto le porte a forme di ulteriori
mobilità sfruttando l’area di libera circolazione
nell’UE. Come Dovi, anche Nazir ha
attraversato varie fasi da migrante. È inoltre
importante notare come nella traiettoria di vita
di Nazir, come in quella di Dovi, il genere
interagisca con la mobilità. Le donne in
particolar modo ricoprono un ruolo cardine, con
un ruolo attivo e mobile.
Paragrafo 4. Maruf
È importante sottolineare come dopo l’avvento
della crisi economica in Italia molti bangladesi
sono consapevoli del fatto che non
incontreranno condizioni vantaggiose in Italia e
quindi rinunciano alla partenza oppure non
tentano di riunire la propria famiglia,
lasciandone parte in Bangladesh. Così ha fatto
Maruf, trasferitosi a Roma, che conduce una
vita caratterizzata da spostamenti
transnazionali verso il Bangladesh e da mobilità
tra Roma e Nord Italia. In Italia non ha lavoro
stabile e giuridicamente è in una situazione
instabile. La relazione che Maruf ha con lo
spazio è diversa da quella di Nazir e Dovi
perché lui non ha famiglia in Italia e quindi non
valuta i quartieri in base alle loro
caratteristiche socioeconomiche, legge infatti lo
scenario urbano con lenti diverse, considerando
i quartieri con più vita notturna, locali, bar,
ecc. Per quanto riguarda invece la scala
nazionale, Maruf classifica le città in base alle
opportunità lavorative che possono offrire.
Egli associa:
• Lo spazio urbano di Roma al divertimento
• La scala nazionale al lavoro
• La dimensione transnazionale agli affetti
Vive nell’impossibilità di riunire questi diversi
aspetti della propria vita. I limiti imposti a
Maruf dai regimi di mobilità si riverberano su
diverse scale e in più lui e la sua famiglia
sperimentano i “costi emozionali del
transnazionalismo”.
Paragrafo 5. Conclusioni
Un tratto comune di tutti e tre gli esempi è il
fatto che la ricchezza della realtà etnografica
comporta una costante sovrapposizione e
interazione non solo fra mobilità e immobilità,
ma anche fra diversi modelli di mobilità e
diverse opzioni migratorie. Collyer e de Haas
criticano l’uso delle etichette e delle categorie
tradizionali e propongono l’espressione
“fragmented migration” per descrivere i
complicati percorsi intrapresi dagli attori
sociali. Un fatto interessante è che i migranti
non si definiscono come tali, ma lo sono definiti
dagli altri, infatti riferendosi a loro stessi
parlano di ‘spostarsi’, ‘trasferirsi’.