Sei sulla pagina 1di 49

RELAZIONI INTERNAZIONALI Da 4 secoli la distinzione tra sistema politico interno e

sistema politico internazionale è basata sul PRINCIPIO ORGANIZZATIVO; Il sistema


politico interno è ordinato, con il monopolio della forza legittima, perché esiste un
governo che detta gli ordini. Il sistema politico internazionale è privo di governo, no
monopolio forza legittima e anarchico.  Il principio organizzativo del sistema
internazionale è L’ANARCHIA; ( esistono sistemi che sono ordinati ma privi di governo)
CONSEGUENZE ANARCHIA: 1. Condanna generalizzata all’autodifesa; tutti i soggetti
sono obbligati a procurarsi risorse quali armi e questa condizione è patologica nel
sistema internazionale. Si arma chiunque abbia qualcosa da difendere ma la
condanna all’autodifesa riguarda anche l’interesse ad ottenere qualcosa in più, come il
potere, per giungere il proprio obiettivo che è la sicurezza. ( se sono strapotente sono
più sicuro) Condanna all’autodifesa non significa autarchia ( cioè non ti difendi da
solo) ; infatti in un contesto internazionale si formano alleanze per diminuire la
propria insicurezza e unire le proprie forze. ( l’Italia ad es. si è sempre legata al carro
del paese più forte come nel caso della Triplice alleanza) 2. Incertezza continua sulle
intenzioni altrui; poiché manca un garante esterno a cui ci si può rivolgere in caso di
controversie, c’è una maggior propensione alla diffidenza. In un contesto anarchico si
tenta sempre di tradurre i segnali con il rischi di vedere intenzioni aggressive anche
dove non ci sono. A scatenare una competizione interna è sufficiente che un paese
tema l’altro; non è tanto una paura legata al rischio immediato ma il problema sono le
intenzioni future del mio avversario. 3. Rischio di innescare competizioni; le due parti
rischiano di innescare competizioni senza volerlo solo per la paura reciproca: il
cosiddetto “ Dilemma della Sicurezza” è quella relazione, quel meccanismo che nasce
quando un soggetto che teme l’altro decide di prepararsi in anticipo e accumulare
risorse ( armi e alleati) ma a sua volta l’altro soggetto temendo un ‘aggressione
risponde aumentando le risorse. Esempi: guerra fredda/ corsa nucleare India Pakistan
/ proliferazione armi di massa che porta tutti gli altri soggetti a fare lo stesso. La
relazione tra Iran – Israele – Paesi arabi ( i primi due con la turchia non sono paesi
arabi); l’Iran è il soggetto svantaggiato che teme un’aggressione; pertanto si procura
armi e risorse per difendersi. Ma nel momento in cui si procura tali risorse, Israele
teme una minaccia alla propria sicurezza e risponde procurandosi risorse.
Conseguenza è che anche i paesi arabi temendo la competizione vicina si rinforzano.
4. Difficoltà nella cooperazione internazionale; l’anarchia crea degli ostacoli alla
competizione perché si ha paura dell’inganno e perché si 1 teme che l’altro soggetto ci
ha fatto una promessa che non manterrà. Il timore dell’inganno influenza anche le
relazioni tra amici. Gli ostacoli alla competizione sono anche legati al fatto che noi
cooperiamo se guadagniamo; nel sistema politico internazionale anarchico l’incentivo
alla cooperazione si sposta perché non è sufficiente sapere quanto guadagniamo ma
quanto guadagniamo rispetto agli altri VANTAGGI RELATIVI. ( anche i paesi europei
vogliono sapere quanto guadagnano rispetto agli altri; l’Italia teme che i partner
guadagnino di più).  Forma di Competizione: qualsiasi sistema politico è competitivo
ma i sistemi politici interni risolvono le questioni in via istituzionale senza ricorrere
all’uso della violenza mentre i sistemi politici internazionali prevedono l’utilizzo alla
violenza o alla guerra. La guerra non è onni presente ma la possibilità della guerra
non può essere esclusa dal sistema politico internazionale; la guerra non è la forma
specifica di competizione della politica internazionale poiché ce ne sono delle altre
come la competizione ideologica. Le relazioni internazionali si svolgono all’ombra
della guerra come ultima istanza. La guerra che funzioni svolge in un contesto
anarchico: 1. E’ utilizzata come sanzione alla violazione dei propri diritti o diritti altrui:
AUTODIFESA. Attraverso la guerra si riescono a tutelare i propri diritti in un contesto
internazionale. Esempi: dopo il 2001 con l’attacco all’afghanistan poiché Usa colpiti nel
proprio territorio funzione conservatrice oppure guerra come difesa collettiva nel
caso della guerra del golfo. 2. Funzione di Mutamento La guerra serve per ottenere
mutamenti incrementali cioè non la difesa ma il cambiamento dei diritti; se non posso
ottenere pacificamente me lo prendo con forza. 3. La guerra serve anche a
trasformare in toto il sistema internazionale cioè ad ottenere un vero mutamento
rivoluzionario; esempio Guerre Napoleoniche la posta in gioco era il dominio del
sistema e chi vinceva si prendeva tutto, ovviamente dettando le condizioni, il
contenuto politico, economico e ideologico del sistema internazionale. La possibilità
che si verifichi una guerra cambia completamente le relazioni tra nemici e se io sono
più debole, l’altro può alzare il livello della competizione alzandola a livello militare
( es. Ultimatum). La guerra vale anche per paesi amici poiché si ha la possibilità di
avere protezione da uno stato forte. La possibilità della guerra e la superiorità militare
svolgono un ruolo importante nei rapporti tra amici e alleati. Esempio: L’Europa
dipende militarmente e sotto il punto di vista della sicurezza dagli USA e ciò significa
che la protezione ha un prezzo missione Afghanistan o Iraq. 2 inglobamento del
continente Americano, poi Filippine ( no Cina e Giappone) e infine subcontinente
indiano che verrà inglobato con la caduta dell’impero Mogul. c) La fase decisiva è tra il
1850 e le due guerre mondiali; si compie la globalizzazione eurocentrica, crollano i
baluardi, l’India e Cina sono sottomesse e i paesi europei penetrano nel continente
africano. In quegli anni si comincia ad includere nel diritto internazionale l’Impero
Ottomano e il Giappone che viene ammesso alla Conferenza di pace di Versailles
(1919) e gli Stati Uniti che erano occidentali ma anti europei. Le due guerre mondiali
hanno un rapporto reciproco con la globalizzazione in quanto vettori di essa, perché
uomini da tutti i continenti provano la stessa esperienza di lutto e di guerra. d)
Superamento Eurocentrismo: l’Europa non è + il centro di radiazioni ma resta il teatro
di scontro più importante ( guerra fredda) Il sistema politico internazionale è
eccezionale: è anomalo. La disciplina delle relazioni internazionali ha carattere
determinato; a. la disciplina è contemporanea, nasce come scienza sociale con
l’istituzione della prima cattedra ( International Politics) nel 1919 anche se c’è sempre
stata una riflessione sulle esperienze e sulle relazioni internazionali precedenti
( Tucidide cerca di spiegare la Guerra del Peloponneso). b. 2° carattere di
determinatezza di questa disciplina è che presuppone alcune cose del moderno.
( Kennet Waltz definisce la politica internazionale come quella moderna). Ciò significa
che guarda l’esperienza moderna come proprio orizzonte storico. c. Questa disciplina
si è occupata delle relazioni dal ’45 ad oggi. La teoria delle relazioni internazionali
adotta una prospettiva geopolitica che parte dagli USA; infatti tutti i principali autori
lavorano nei centri di ricerca americani, quindi inseriscono alcune riflessioni e
eliminano delle altre. Stanley Hoffman ad es. ha definito le relazioni internazionali una
scienza americana. Questo ha portato delle conseguenze:  Al centro ci sono i
problemi posti dall’opinione pubblica e dalla comunità scientifica americana quindi
oggi il 5 Sconfigge la Cina nel 1895, poi la Russia nel 1904, poi Germania nella 1 guerra
mondiale principale problema è se gli Usa resteranno ancora i leader o no. 
Privilegiando gli USA, certe vicende sono state rimosse dalla teoria contemporanea
delle relazioni internazionali, ad esempio il problema della fine della centralità
europea che ha connotato le relazioni internazionali per 3000anni. A differenza degli
studiosi americani, gli studiosi inglesi hanno posto al centro questo problema perché i
rapporti tra Europa e mondo si sono congelati. Questa disciplina costituisce una
visione prospettica diversa dalla reale perché inglobata dal punto di vista americano
che è costituzionalmente eccezionale. Questo eccezionalismo è dato dal fatto che gli
Usa sono eccezionalmente forti e quindi le relazioni internazionali viste da un debole
e da un forte sono diverse perché sono viste dal paese più forte di tutti. Gli Usa di
eccezionale hanno anche un rapporto diverso con la vulnerabilità ( Francia, Germania
e Russia sono più vulnerabili perché hanno pagato delle guerre sul proprio territorio).
Dopo l’ 11 Settembre gli Usa hanno scoperto che il loro territorio è uguale agli altri e
perciò vivono la vulnerabilità come una cosa mai successa nella storia. APPROCCI
DIVERSI: si affermano in relazione a traumi significativi nel corso della storia. Ci
poniamo delle domande: - A che esperienza storica rispondono? - Quale problema
mette ciascun approccio al centro del suo studio? - Quali soluzioni propongono i
diversi approcci? - Quale immagine dell’evoluzione storica ciascun approccio
suggerisce? Il 1° approccio è l’ IDEALISMO,alla cui base c’è l’esperienza delle prima
guerra mondiale; questo trauma storico cambia la politica giuridica dell’Europa e
cambia il rapporto politico e giuridico rispetto alla guerra che prima era considerata
una prassi, un’opzione a disposizione delle politiche estere. Alla base di questo
approccio c’è una 6 vocazione razionalistica della guerra che prima era uno strumento
razionale , un’attività vista come l’intelligenza politica dello stato. Queste
interpretazioni vengono fatte a pezzi dopo la 1 guerra mondiale. L’idealismo è figlio di
questa guerra: nasce l’idea che la storia della politica internazionale abbia subito un
salto e quello che è accaduto non deve più accadere. Il problema dell’Idealismo è
come evitare e come cancellare la guerra; nasce pertanto un programma
rivoluzionario perché l’idealismo sostiene che non possiamo abituarci alla guerra. Le
soluzioni proposte dall’idealismo riguardano il tentativo di vietare la guerra attraverso
l’istituzione della Società delle Nazioni Unite; se gli stati non riescono a concepire la
propria sicurezza se non attraverso un concetto egoistico, è necessaria l’istituzione
delle nazioni unite come modello da concepire in base al quale la sicurezza di
ciascuno e un pezzo degli altri. L’idealismo tratta la guerra come una malattia sociale
che può essere combattuta ricercando la radice del male; la causa della guerra è la
POLITICA. L’idealismo propone come possibile soluzione un aumento
dell’interdipendenza economica per evitare la guerra; con la crescita del commercio la
guerra può essere evitata ( “xke dovrei sacrificare uomini e fare guerra ad un paese
dove ho investimenti?”) . La radice della guerra però non è la politica come tale ( infatti
i sistemi politici interni si nutrono di conflitto ma non sfocia in guerra), ma come non è
organizzata la politica internazionale. La radice è l’anarchia e la soluzione è il
superamento dell’anarchia attraverso un governo mondiale che porti la pace. La
radice non è né nella politica, né nella sicurezza ma nella natura politica degli stati,
soprattutto quelli non democratici. Il discorso idealista si fonda sulla possibilità di
cambiare la politica internazionale. Il 2° approccio è il REALISMO ( Tucidide,
Macchiavelli), che compare nel 2° grande trauma del ‘900 ovvero lo scoppio della
seconda guerra mondiale e della guerra fredda, che mettono a nudo le utopie
dell’idealismo fallite. L’idealismo fallisce ma malgrado tutto la seconda guerra
mondiale viene combattuta con il linguaggio dell’idealismo. La guerra fredda dimostra
l’impossibilità di costruire un governo mondiale. Secondo il realismo il problema non
è più come ottenere la pace ma come vincere le guerre dato che la guerra è un male
inestirpabile. Il problema del realismo, posto che la guerra è necessarie e utile, è
quello di evitare guerre non necessarie. Le soluzioni proposte dal realismo ribaltano i
rapporti tra relazioni economiche e politiche; se l’idealismo sosteneva la superiorità
delle relazioni economiche contro la bellicosità delle relazioni politiche, per il realismo
le relazioni politiche sono le più importanti, soprattutto quelle politiche-militari, come
ultima istanza se si vuole avere ordine. Altra soluzione proposta è il recupero della
sicurezza nazionale perché la sicurezza collettiva non ha fermato hitler, né
fermerebbe l’Unione Sovietica. La sicurezza collettiva funziona con i più deboli e non
con i più forti perché essi 7 più così. Se per i realisti le istituzioni internazionali non
cambiano nulla, per i liberali non è così perché avendo le istituzioni ci si preoccupa di
più dei guadagni assoluti e non più relativi. Se per i realisti le istituzioni funzionano
perché non si mettono contro il paese più forte, per i neoliberali le istituzioni non
sono una maschera del paese più forte ma funzionano perché sono consolidate e
pertanto regolano il potere. Cose in comune realisti- neo liberali: a) gli stati sono gli
attori fondamentali del sistema internazionale, b) gli stati sono per entrambi egoisti e
razionali, c) l’identità degli stati è definita, sono incapaci di apprendere perché il loro
problema è cosa ottenere e quanto ottenere. Da qui parte il 5° approccio, il
COSTRUTTIVISMO che mette in dubbio questi 3 assunti; si afferma dagli anni ’70 a
partire da uno shock, ovvero la fine della guerra fredda che porta a una decostruzione
di identità, di stati, di regioni e di spazi. Gli stati non sono più gli attori fondamentali. Il
problema che si pongono i costruttivisti è come ricostruire l’ordine (come inventare un
nuovo ordine e su che cosa?). La soluzione proposta è molto simile a quella liberale,
ovvero le istituzioni già emergenti e consolidate; comprendere le istituzioni significa
superare la dimensione stato- centrica perché nelle istituzioni mature ci sono soggetti
diversi dallo stato ( società civile, organizzazioni non governative). Rispetto ai liberali
tuttavia, i costruttivisti si aspettano molto di più dalle istituzioni che devono secondo
loro, rappresentare più soggetti. Le istituzioni devono cambiare il concetto di
sicurezza e riplasmare le identità degli attori per cambiare l’anarchia; sta ai soggetti
nazionali la possibilità di non vivere più la sicurezza come una minaccia. L’immagine
del tempo per i costruttivisti è una frattura assoluta; per cambiare l’anarchia è
necessario un salto nuovo. 10 Fin’ora abbiamo visto cosa sono le relazioni
internazionali in generale; ora ci chiediamo com’è possibile distinguere un contesto
internazionale da un altro? Ci sono degli elementi di discontinuità ma comunque sono
diversi i contesti; es. il mondo del secondo dopoguerra è diverso dal 1938 oppure il
contesto internazionale di oggi è diverso rispetto a 20 anni fa perché oggi non si può
parlare di bipolarismo. Per distinguere i diversi contesti internazionali servono dei
CRITERI: (per kennet Waltz è il criterio più importante) 1)criterio del POTERE; la prima
domanda da fare è come è distribuito il potere? in base a come è distribuito
dipendono molte cose come chi conta di più e chi conta di meno, chi è soddisfatto e
chi no ( chi è soddisfatto è più pacifista, chi può imporre la volontà e chi la subisce.
2)criterio TEMPORALE 3)criterio SPAZIALE 4)criterio CULTURALE 5)criterio
ISTITUZIONALE Qual è il ruolo del potere? perché è così importante? a)il potere, le
diseguaglianze di potere creano ordine perché in ogni contesto internazionale c’è
sempre chi conta di più e chi meno. L’anarchia internazionale non è mai così perché
proprio perché non c’è eguaglianza c’è ordine. Nell’anarchia internazionale non sono
uguali i soggetti ( una piccola potenza non può ingannare e sconfiggere una grande
potenza con l’inganno come dice Hobs – Anarchia Naturale); la diseguaglianza fa
capire che un soggetto è vulnerabile solo con soggetti della stessa forza ( ci sono casi
nel ‘900 dove il forte perde per mano del debole ma questo non vuol dire che il debole
diventa il più forte perché la distribuzione del potere non cambia). Inoltre la
diseguaglianza riduce l’indeterminatezza ( nello stato di Natura di 11 L’anarchia
internazionale è diversa dallo Stato natura di Hobs xke ciò che rende impossibile lo
stato di natura è l’eguaglianza degli individui e l’assenza di governo. Hobs devi stare
attento a tutti mentre qui le grandi potenze stanno attente le une alle altre) e si
traduce in comandi che i più forti danno ai più deboli; pertanto il più forte è il più
libero. Questi fattori fanno sì che l’anarchia internazionale produca ordine a differenza
dello stato di natura di Hobs; se l’ordine è il prodotto delle diseguaglianze allora c’è il
timore che ci sia uguaglianza. b)Le differenze nella distribuzione del potere spiegano
le differenze dei contesti internazionali. Ramon Aron e Bobbio dicono ci sono 3 tipi di
pace e di ordini che sono il riflesso di 3 tipi diversi di distribuzione del potere:
1)FORMA IMPERIALE; un ordine imperiale si ha quando c’è una massima
diseguaglianza del potere e si ha la pace quando il soggetto più forte usa il suo potere
per eliminare e sopprimere la sovranità altrui. 2)FORMA EGEMONICA; c’è una
distribuzione del potere ineguale,c’è una struttura gerarchica ed esiste un soggetto
più forte che domina il contesto internazionale ma il soggetto più forte esercita il
proprio potere nel rispetto della sovranità altrui. Domina informalmente gli altri paesi,
controllando la politica estera degli egemonizzati, imponendo dei limiti ma non
sopprime le identità altrui. 3)ORDINE – PACE DI EQUILIBRIO; non c’è gerarchia, nessun
soggetto è più forte e la pace e l’ordine internazionale sono garantiti dalla presenza di
un equilibrio tra gli altri. L’ordine è prodotto dall’incapacità di dominare gli altri ( es.
guerra fredda la possibilità di una mutua distruzione portava equilibrio). 2)
EGEMONIA: forma di rapporto gerarchica, c’è un attore che domina e uno che subisce.
REGIONALE GLOBALE Es. Usa controllano politica estera dei paesi egemonizzati; i
paesi alleati non possono stringere alleanza con altri (embargo Usa). Es. URSS
avevano una relazione egemonica con i paesi satelliti. Es. egemonia dei mari e degli
oceani cioè paesi egemoni che avevano il controllo sul mare ( il 1° è il Portogallo dal
‘500, poi l’Olanda). L’egemone solitamente detta la sua pace e il suo ordine; detta uno
specifico contenuto politico e ideologico; l’egemonia si riflette dunque anche nei
rapporti guerra poiché l’egemone guida gli egemonizzati ( es. Usa contro Saddam) ma
anche nei rapporti di pace perché è l’egemone che organizza la pace ( es. negoziati tra
palestinesi e israeliani iniziati a Camp David in territorio americano). Se nel caso
dell’egemonia quindi, l’ordine è il prodotto, si deduce che quando entra in crisi
l’egemonia entrerà in crisi l’ordine internazionale ( declino dell’egemonia britannica,
l’ordine internazionale subisce delle sfide). Poiché l’egemone detta l’ordine, al
declinare dell’egemonia si avrà un indebolimento dell’ordine; per esserci ordine
internazionale non ci deve essere una potenza che è in grado di sconfiggere tutte le
altre, perché l’ordine internazionale e la pace sono il prodotto di equilibrio 12
COROLLARIO SPECIFICO: 1)equilibrio non è uguaglianza ma presuppone
diseguaglianza. 2)equilibrio non è difesa dello status quo perché a volte si ottiene
attraverso l’alterazione specifica dello statu quo ( es. le 3 spartizioni della Polonia fatte
in nome dell’equilibrio) 3)equilibrio cambia a seconda del numero di potenze che si
equilibrano tra di loro. C’è una soglia che cambia completamente il gioco ed è quella
che distingue l’equilibrio bipolare da quello con più giocatori ovvero multipolare.
competitore era la Francia. C’erano dunque molti nemici ma la Gran Bretagna esita a
scegliere il nemico da sfidare fino a fine ‘800 quando la Germania costruisce una
grande flotta. Individuato il nemico principale la Gran Bretagna si affretta a stringere
alleanze con Francia e Russia. BIPOLARISMO: è esattamente l’opposto,
l’indeterminatezza è al minimo e le amicizie e le inimicizie sono dettate dal sistema
internazionale. Ciascuna delle 2 potenze conosce il proprio nemico. Esempio: gli Usa
sanno che il loro nemico è l’URSS quindi la politica di sicurezza americana sa cosa fare,
qual è l’obiettivo e qual è il problema. UNIPOLARISMO: in termini di indeterminatezza
questo sistema è peggiore del multipolarismo perché se la Gran Bretagna aveva delle
opzioni, oggi gli Usa hanno un problema maggiore perché non sanno ancora chi sarà
la grande potenza; in un sistema così indeterminato ci sarà una politica estera
americana molto capricciosa perché non sanno ancora qual è la missione. b) Criterio
della Guerra; elemento di continuità specifico dell’ambiente internazionale che si
presenta in modo diverso a seconda del contesto. MULTIPOLARISMO: nel sistema
internazionale multipolare la guerra non coinvolge la stessa posta in gioco; si può
utilizzare la guerra su di un tavolo e contemporaneamente usare la pace con un’altra
potenza. Sebbene in questo contesto la guerra è molto più probabile, ha però minor
intensità. Esempio: nell’800 serie continua di guerre che però sono limitate ( guerra di
Crimea, guerre di indipendenza italiana, guerra tra Prussia e Impero Asburgico)
BIPOLARISMO: nel sistema internazionale bipolare cambia tutto; lo spazio per le
guerre limitate si chiude e c’è la possibilità di trasformare la guerra in una guerra
generale. Caratteristica di questo sistema è la NON LIMITABILITA’ della guerra che ha
delle conseguenze: 1. Le uniche guerre combattibili in questo contesto sono quelle in
cui NON ci sono le grandi potenze. 2. Anche quando le due super potenze si trovano
in conflitti, si evita lo scontro diretto; si utilizzano solo strategie indirette, sostenendo il
paese con aiuti economici- militari. 3. C’è una ricaduta politica perché c’è la tendenza a
mettere da parte quei conflitti in cui l’intervento delle 2 super potenze sarebbe
inevitabile ( questo è il segreto dell’Europa nel 2° ‘900 che evita guerre per non far
intervenire le 2 potenze; cade il bipolarismo, scoppia la guerra in Jugoslavia). In questo
contesto anche il più limitato dei conflitti porterebbe a conseguenze gravi come
l’innesco di una guerra mondiale perché questo sistema porta all’escalation del
conflitto e alla diffusione geografica. L’Europa sarebbe potuta diventare il teatro di
una guerra nucleare tra potenze lontane senza la possibilità di intervenire. All’epoca
bipolare sorge il PRINCIPIO dell’INTANGIBILITA’: tutto doveva essere intangibile,
proprio per la paura di un’escalation generale. 15 UNIPOLARISMO: è un sistema simile
al multipolarismo perché nel contesto unipolare la guerra limitata e poco costosa è
ancora possibile. Le guerre degli ultimi 15 anni sono diverse perché ci sono differenze
enormi con gli altri attori e ci si chiede a quale costo è possibile vincere. Oggi l’uso
della forza quindi della guerra è più praticabile. Esempio: nel 1991 c’è la guerra contro
l’Iraq che è legittima perché aveva invaso il Kuwait violando il diritto internazionale; la
guerra termina 40 giorni dopo con pochissime vittime (350 uomini) e da qui cambia il
rapporto con la guerra; altro esempio è il Kosovo dove la guerra costa zero. c) Criterio
della soglia di accesso; come cambia nei tre contesti la soglia di accesso e come si
diventa grande potenza. MULTIPOLARISMO: esiste una soglia riconosciuta. Tutti sanno
a fine ‘800 chi sono gli attori che contano di più e riescono a riconoscerli perché c’è lo
status di grande potenza che viene riconosciuto in base alle istituzioni. La soglia
dunque è facilmente riconoscibile e può essere raggiunta e superata sia dalla
Germania sia dall’Italia; entrambe superano questa soglia non altissima grazie
all’intelligenza dell’elité di quel momento. Il superamento della soglia è anche
possibile grazie alla presenza di più potenze utilizzate per creare problemi a qualcun
altro. BIPOLARISMO: il rango di grande potenza si alza molto, non è più grande
potenza ma super-potenza. C’è un’enorme difficoltà di superare la soglia perché è più
alta e perché è difesa dalla 2 grandi che l’hanno gia superata. Le due super potenze
infatti, sono d’accordo sul voler evitare l’ingresso di una terza potenza perché vogliono
conservare l’oligopolio; un sistema di 3 potenze è il sistema peggiore perché c’è il
rischio continuo di 2 contro 1. UNIPOLARISMO: le soglie di accesso sono particolari e
restano altissime e nessuno oggi si sogna di riuscire a raggiungerle anche perché c’è
un’aggravante, ovvero gli Usa difendono a tutti i costi questa soglia perché vogliono
rimanere i più forti. L’impossibilità di superare questa soglia ha portato alla nascita di
nuovi modi di sfidare l’attore, non più attraverso mezzi tecnologici, ma sfidando il
paese sui punti deboli in modo non convenzionale, con il terrorismo. Esempio: Al
Queda sfida gli Usa con attacchi terroristici o con nuove armi; l’Iran invece sa
razionalmente di non avere altre armi per sconfiggere gli americani, sfida allora gli
Usa con il nucleare perché è l’unico strumento di dissuasione. d) Criterio della
continuità e discontinuità politica delle alleanze; come cambiano le alleanze politiche
nei diversi contesti. Le alleanze sono il fenomeno più continuo nel corso della storia
perché hanno a che fare con la cooperazione militare. Stringere alleanze fa
guadagnare in sicurezza ma si perde in libertà perché comportano un impegno come
il sostegno dell’alleato in caso di bisogno. 16 Alleanza = promessa di mutua assistenza
ilitare. L’alleanza ha a che fare con il futuro perché mi procura sicurezza ma promessa
significa che l’alleanza ha carattere esplicito; è una promessa formale (mutua) e c’è
reciprocità. Le caratteristiche delle alleanze cambiano se ci troviamo in un sistema
internazionale multipolare, bipolare o unipolare. Numero di alleanze
MULTIPOLARISMO: le alleanze sono fatte con soggetti diversi a seconda del tavolo di
gioco. Esempio: la Gran Bretagna nell’800 era alleata con la Russia e la Francia ma nel
frattempo si allea con il Giappone che è nemico della Russia. BIPOLARISMO: si creano
2 grandi alleanze strette intorno ai blocchi rispettivi delle 2 super potenze.
UNIPOLARISMO: tutti gli stati giocano e danno qualcosa perché sanno che possono
ottenere qualcosa dall’ordine internazionale. C’è la tendenza a creare una sola
alleanza tra tutti gli stati che però si può svuotare creando delle dinamiche
competitive all’interno. Esempio: alleanza globale contro il terrore. MULTIPOLARISMO:
c’è flessibilità di schieramento ma rigidità di strategie. Sono alleanze stabilite ad hoc
attraverso un accordo implicito per ottenere gli obiettivi prefissati ma raggiunto
l’obiettivo ognuno prende la sua strada. Nel sistema multipolare c’è il rischio di un
rovesciamento delle alleanze e di un tradimento proprio perché le alleanze sono
flessibili. Il timore di perdere la alleanza e di essere abbandonati induce a seguire
l’alleato in ogni sua scelta con il rischio però di rimanere intrappolati nelle scelte
sbagliate. Esempio: la Germania allo scoppio della Prima Guerra Mondiale è costretta
a seguire l’alleanza stretta con l’Impero Asburgico entrando in guerra. BIPOLARISMO:
c’è grande stabilità delle alleanze perchè sono fatte per durare a differenza del
sistema multipolare. Non è un caso l’utilizzo del termine “blocco” : una volta che è
costruito resta perché non c’è spazio per altre opzioni. Non c’è il rischio
dell’abbandono perché era interesse americano difendere l’Europa che altrimenti
sarebbe caduta nelle mani dell’URSS. Gli attori sono obbligati ad allearsi e a
mantenere la fedeltà. ( Nato e Patto di Varsavia). Nel bipolarismo c’è però il rischio
dell’intrappolamento; l’Europa rischia di finire vittima di uno scontro nucleare sul
proprio territorio. Paradossalmente le strategie delle alleanze sono più libere; c’è
rigidità di schieramento ma flessibilità di strategie perché essendo stabili le alleanze,
non è necessario dimostrare sempre la fedeltà. In un sistema bipolare le alleanze non
si sfasciano anche di fronte a episodi gravi. Esempio: durante la crisi di Suez gli Usa
non appoggiano Francia e Gran Bretagna nella disputa con l’Egitto di Nasser perché se
avessero attaccato avrebbero perso l’appoggio degli arabi; senza appoggio degli Usa e
con la duplice pressione dell’URSS, i due paesi sono costretti a tornare indietro.
UNIPOLARISMO: le alleanze sono più simili al modello multipolare. Gli Usa si chiedono
quanto devono fare e quanto devono far fare agli altri; c’è dunque paura
dell’abbandono perché non si ha più la sicurezza degli Stati Uniti e pertanto i paesi
cercano di guadagnarsi l’appoggio il loro appoggio sostenendoli in diverse missioni. I
17 Un’altra riflessione sullo spazio è offerta dalla riflessione geopolitica tedesca in cui
lo spazio è fattore determinante; la Germania sa di essere in una collocazione spaziale
sfortunata e capisce che per sottrarsi da questa condizione vulnerabile l’unico modo
possibile è l’espansione. Da ruolo di primo piano lo spazio diventa secondario nel
dopoguerra per diverse ragioni: -tecnologiche: lo sviluppo di vettori missilistici annulla
le distanze rendendo indifferente il fatto di trovarsi su terraferma o su un’isola.
-economiche: la maggior indipendenza economica suggerisce una maggior
indifferenza allo spazio. -politiche: nella seconda metà del ‘900 non è più importante
fare i conflitti per i territori. Il bipolarismo era una guerra globale in senso proprio
perché si combatteva ovunque e i protagonisti avevano obiettivi globali. C’era una
dimensione globale che rendeva indifferente la diversità di spazio (mare – terra). Con
la fine del bipolarismo la parola “geopolitica” viene recuperata e lo spazio torna ad
essere un problema. ( oggi lo spazio è un problema politico, per es. l’Italia è in una
situazione di estrema vulnerabilità xkè a ridosso di molti confini come la Libia, la
Turchia, l’Iran) Aron: sostiene che lo spazio sia un fattore determinante nella politica
internazionale perché è: 1) l‘ambiente, 2) il teatro, 3) la posta e 4) la misura come dice
Smith. 1)L’AMBIENTE 2)IL TEATRO 3)LA POSTA 4)LA MISURA 1)Spazio come ambiente:
significa dire che lo spazio grava sugli attori restringendo le possibilità per essi. Il fatto
di essere in una posizione piuttosto che in un’altra non è indifferente, quindi SPAZIO
inteso come LIMITE. Lo spazio è inoltre una determinante della politica estera perché:
a)la conformazione dello spazio influisce sulla conformazione politica: la geografia
può portare ad imperi o a regioni pluralistiche ;cambia se ci sono fiumi, pianure o 20
montagne. Se ci sono fiumi ad es. ci saranno inondazioni pertanto la necessità di
costruire dighe porterà ad accentrare il potere fondando imperi. Altro esempio è
l’Italia, che, essendo una penisola dentro l’Europa, deve fare sia politica estera sia
politica mediterranea investendo maggiori risorse. Oppure la Francia dell’800 era una
grande potenza che cerca di diventarlo anche dal punto di vista marittimo ma non se
lo può permettere a causa dei suoi lunghi confini che necessitano di molte risorse per
la difesa. Nella conformazione dello spazio ci sono 2 fattori determinanti: 1) la
VICINANZA e la LONTANANZA che influenzano la vulnerabilità dei paesi. La minaccia
non è per forza chi è più forte ma quello più vicino anche se è più debole di noi ( es.
nella guerra del Kosovo del ’96 appare chiaro fin da subito che due paesi dell’Alleanza
Atlantica hanno forti dubbi poiché sono i più esposti geograficamente: l’Italia e la
Grecia temono effetti indesiderati dalla missione come un’ondata migratoria) .
2)l’INSULARITA’e la CONTINENTALITA’ (altro elemento che non emerge in Waltz): la
condizione di insularità da la possibilità di non avere un esercito permanente di grandi
dimensioni, quindi si investono minori risorse e di conseguenza non è necessario un
apparato fiscale repressivo contro chi non paga. Questo porta a dire che la condizione
di insularità favorisce una maggior liberalità e influenza lo sviluppo politico e la
politica estera. (I paesi insulari come gli Usa o la Gran Bretagna hanno ad es. la
possibilità di ritirarsi sulle isole senza impegnarsi nel conflitto mentre le potenze
continentali non possono farlo. Altro es. collegato allo sviluppo politico sono gli Usa:
non è un caso che sia una federazione di stati; questo per non perdere la condizione
di insularità). La condizione insulare dà inoltre un vantaggio enorme perché si punta
tutto sul mare grazie al quale si può costruire un’egemonia. N.B insularità politica ≠
insularità geografica ( si trasforma in politica se c’è il dominio sul mare) USA- UK ≠
Giappone che non aveva il dominio sul mare La condizione di continentalità porta i
paesi ad avere un esercito grande e permanente, quindi si investono maggiori risorse;
di conseguenza è necessario un apparato fiscale e amministrativo efficiente e
repressivo poiché si deve essere sempre pronti alla mobilitazione. Questo porta a dire
che la condizione di continentalità difficilmente produce liberalismi. Inoltre questa
condizione condanna i paesi a combattere quasi sempre perché non sono liberi di
potersi ritirare ( es. i piani di guerra della Germania sono uguali dal 1885 al 1939 e si
nota la preoccupazione della centralità, perché temono un accerchiamento. Oggi la
Russia vive questa minaccia, da una parte la Cina, dall’altra gli Usa. Altro es. i piccoli
paesi dell’Europa centro orientale come la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria e i
paesi Baltici temono la propria sopravvivenza e vogliono che la Nato li protegga
perché hanno paura di uno strangolamento economico da parte della Russia e della
Germania). 2) spazio come teatro (definizione usata da Aron per distinguerlo
dall’ambiente e per dire che gli attori hanno una propria immaginazione dello spazio):
è il luogo di continua manipolazione degli attori ed è socialmente prodotto in base ai
propri disegni. Qualunque potere politico mette la sua impronta nello spazio politico
interno. Lo spazio è prodotto politicamente perché assegna certi simboli. 21
1°elemento: qualunque spazio ha le sue reti di CONGIUNZIONE e di DISGIUNZIONE;
se due luoghi si collegano altri si disgiungono. ( es. durante la Guerra Fredda le carte
ferroviarie o autostradali rispecchiavano la cortina di ferro non arrivando fino all’est;
formalmente con l’UE nel 1994 avviene la grande operazione di ricostruzione degli
assi ferroviari, i cosiddetti corridoi paneuropei, che servivano a reinventare una rete di
comunicazioni in uno spazio politico che prima era disgiunto. Altro es. riguarda la
partita degli oleodotti e dei gasdotti; su questo disegno c’è una competizione politica
intensa perché a seconda di dove si costruiscono i gasdotti si hanno + o – vantaggi. La
costruzione del gasdotto tra Russia e Germania ha escluso l’Ucraina e questa
esclusione è stata vista come una minaccia). La comunicazione dunque è anche
disgiunzione. 2°elemento: ogni spazio politico internazionale ha diversi contesti
regionali e sistemi regionali prodotti da dimensioni storiche. Nel tempo cambiano
inoltre anche i confini delle regioni ( per es. oggi l’Occidente non include il Giappone
diversamente dal passato così come la Lituania e la Bulgaria, se per noi oggi sono in
regioni diverse nell’85 erano nella stessa regione). 3°elemento: la ricostruzione degli
assetti regionali è molto competitiva; i contorni delle regioni sono il prodotto di giochi
competitivi. ( es. allargamento UE- problema Turchia). 3) spazio come posta in gioco;
non più come vincolo ambientale, né come luogo della capacità manipolatoria degli
attori, ma come posta in gioco dei conflitti ; lo spazio diventa la posta in gioco dei
conflitti che gli attori vogliono conquistare. Per tutto l’800 e fino alla prima metà del
‘900 l’appropriazione territoriale è stato oggetto del conflitto ma a differenza di
quanto dice la teoria, ancora oggi la conquista dello spazio resta al centro di numerosi
conflitti ( es. conflitto Israele-Palestina: ciò che interessa ai palestinesi è la restituzione
della terra xkè essa è ciò di cui si vive; così come la questione Palestinese, anche il
conflitto dei Balcani era spaziale perché non sono tanto conflitti di religione ma di
terra). Lo spazio oggi interessa agli attori per diverse ragioni: a)lo spazio è un
contenitore di risorse-materiali cioè le ricchezze, le case, i campi, le industrie; risorse
naturali come il petrolio l’acqua ( al centro della Questione Palestinese) e infine risorse
immateriali. b) lo spazio è luogo di passaggio ed è di interesse strategico ( ad es.
l’accesso al mare) oppure ( Afghanistan è luogo di confluenza verso le indie, è un
passaggio fondamentale anche se povero di risorse) c) lo spazio come luogo di risorse
immateriali; ci sono spazi che contengono simbolismi molto importanti per più popoli
( es. Gerusalemmme, oppure la città di Ebron in Cisgiordania è controllata da migliaia
di soldati israeliani per la difesa di solo 400 coloni, questo xkè ha carattere simbolico,
non si può lasciare e quindi diventa oggetto di conflitto; altro es. è il Kosovo
rivendicato sia dagli albanesi sia dai serbi che avevano riposto la propria identità;
quando viene meno la Jugoslavia, sorgono dei problemi xke la Serbia aveva riposto la
sua identità nello jugoslavismo e pertanto per poter ricostruirla era necessario il
Kosovo che però, era pezzo fondamentale per due popoli). 22 una serie di ordini
regionali, gerarchici e organizzati. Invece di un unico modello globale, tante regioni
gerarchiche, ordinate e collegate. f. DISORDINATO: questo è un modello di
contaminazione tra spazi regionali non organizzati. C’è la possibilità che con il declino
americano possano emergere caos regionali, cioè regioni senza ordine gerarchico
interno, che potrebbero contaminarsi in un conflitto comune. Questo può essere un
possibile scenario in un contesto senza gerarchia. 4) criterio CULTURALE /
IDEOLOGICO È una dimensione trascurata nella riflessione post-bellica delle relazioni
internazionali. In seguito a due fratture ideologiche, la rivoluzione bolscevica e la
guerra fredda da una parte, e la decolonizzazione dall’altra, si capisce che non sono
più pure e semplici relazioni di potere ma ci sono nuovi principi. Ma perché è stata
rimossa la dimensione culturale? -la teoria dei sistemi ha avuto successo anche se
funziona solo a certe condizioni in quanto si disinteressa di tutto tranne che del
potere. Come dice Kennet Waltz, le altre sono teorie riduzionisti che; a lui non
interessa che l’Unione Sovietica sia sovietica perché i suoi sistemi operativi riguardano
solo il potere. -le scienze sociali (materialismo e marxismo) hanno sempre usato
approcci materialistici -la real politik trascura gli altri valori degli attori -
sottovalutazione di una possibile espansione e influenza delle altre culture Dal 1990
cambia tutto perché si passa da una fase di sottovalutazione radicale delle differenze
culturali ad una fase dove si studiano tutte le differenze culturali. Oggi la dimensione
culturale è al centro della teoria delle relazioni internazionali per diverse ragioni: -le
teorie materialistiche sono state discreditate; si è diffuso infatti il costruttivismo che
mette al centro le preferenze degli attori. -ci sono stati numerosi conflitti nel ‘900 che
sono di origine culturale; -diffusione dei radicalismi, ad es. la diffusione del terrorismo
ideologico ha reso evidente che è necessario mettere al centro le differenze
ideologiche. Tuttavia non bisogna considerare troppo importante la dimensione
culturale; quando entrano in gioco le differenze delle preferenze degli attori, l’agire
sociale e il conflitto possono cambiare ma questo non significa che siano per forza la
causa del conflitto. (ad es. il conflitto tra Israele e Palestina ha una dimensione
culturale ma questa non è la causa del conflitto; è stata attivata dopo la faglia
culturale rendendo il conflitto ancora più complesso. Altro es. riguarda l’attacco
terroristico dell’11 settembre del 2001; per l’amministrazione Bush l’attentato è legato
a motivi di odio verso la libertà e verso i valori culturali americani; ma per Bin Laden
l’attacco è stato fatto per le politiche adottate in medio oriente. 25 Distinguiamo gli
scenari internazionali in base allo scenario culturale-ideologico SISTEMA
INTERNAZIONALE OMOGENEO ED ETEROGENEO: Nei sistemi internazionali omogenei
gli attori si percepiscono come simili perché hanno assetti istituzionali simili in quanto
rispondono a un principio di legittimità comune. Es. sistema omogeneo: l’Europa del
‘700 era un contesto internazionale omogeneo perché c’erano gli stati che sapevano
di avere una civiltà comune. Nei sistemi internazionali eterogenei, la percezione della
somiglianza reciproca non c’è ancora o è venuta meno; tra i protagonisti c’è qualcuno
che non si riconosce somigliante. Es. sistema eterogeneo: la Francia durante la
rivoluzione francese ha una visione del bene comune diversa dalle monarchie; oppure
nel 1974 l’Iran viola una prassi, sequestrando i diplomatici americani in base sempre
al criterio di eterogeneità in quanto non accettavano le regole internazionali. Cosa
cambia nei sistemi internazionali omogenei ed eterogenei: 1. La capacità di intuire le
aspettative altrui; nei sistemi internazionali omogenei è possibile intuire le aspettative
altrui o almeno provare ad immaginarle in quanto presuppongo la somiglianza. Nei
sistemi internazionali eterogenei non è possibile immaginare i comportamenti degli
attori poiché gli altri si muovono in un modo diverso da come lo faremmo noi. 2. Il
timore dell’inganno sia degli avversari sia dei partner varia; nei sistemi internazionali
omogenei il timore dell’inganno non viene meno, ma l’inganno si paga ad un prezzo
più alto in termini reputazionali. In questo sistema è inoltre più facile comunicare
perché non è necessaria la traduzione culturale, se parlo di democrazia so cosa
intendono. Nei sistemi internazionali eterogenei è molto più facile ingannare un
soggetto con cui non si ha niente in comune. La comunicazione è intralciata da un
problema di traduzione. Negli anni ‘ 70 ad es. c’era chi riteneva la vera democrazia
quella liberale e chi quella popolare. 3. Come varia la competizione; nei sistemi
internazionali omogenei si possono inventare regole ed istituzioni comuni e sottrarle
alla logica della competizione. Inoltre è possibile tenere ferma la distinzione tra
politica interna e politica internazionale e tra guerra civile e guerra esterna. Nei
sistemi internazionali eterogenei le istanze neutrali rischiano di cadere nella
competizione. Inoltre non è possibile tenere ferma la distinzione tra politica interna e
politica internazionale e tra guerra civile e guerra esterna: c’è il timore del tradimento
da parte di un nemico interno ( l’incubo Usa è il terrorismo che nasce in casa). 4.
Diverso ruolo degli interlocutori in pace e in guerra; nei sistemi internazionali
omogenei nasce la disponibilità a riconoscersi come interlocutori legittimi sia in pace,
sia in guerra. Gli stati non smettono di considerarsi stati o interlocutori legittimi. Nei
sistemi internazionali eterogenei questa disponibilità a riconoscersi come interlocutori
egualmente legittimi viene meno. Questa mancanza o presenza di disponibilità a
riconoscere gli interlocutori cambia la pace e la guerra. Nei sistemi omogenei c’è la
massima flessibilità a stringere alleanze in periodi di pace; nei sistemi eterogenei
questa flessibilità ad allearsi è ridotta e lo si fa solo quando sorge un nemico ancora
più assoluto. Ci sono 26 comunque dei soggetti con cui non si può avere a che fare
per non mettere in gioco la propria identità; nei sistemi eterogenei infatti si giudicano
gli altri attori non per quello che fanno ma per quello che sono: se sono diversi non
vengono perdonati. Per quanto riguarda la guerra, nei sistemi omogenei è guerra
limitata, è possibile separare la pace e la guerra ed è possibile re immettere nel gioco
il nemico sconfitto che viene recuperato perché utile all’equilibrio (es. Europa nel
‘700).Nei sistemi eterogenei la guerra è illimitata ed estesa ideologicamente; non c’è
distinzione tra pace e guerra e saltano le buone regole poiché si fa al nemico tutto ciò
che è possibile e si uccidono i civili. La guerra del ‘900 in Europa è terroristica e
combattuta da tutte le parti contro i civili facendo saltare il principio di immunità degli
inermi. Non è possibile reintegrare il nemico, è inconcepibile; la guerra è guerra di
annientamento politico. 5. Stabilità dei diversi contesti internazionali: i sistemi
internazionali omogenei sono i più stabili. L’omogeneità culturale ed ideologica rende
più stabile l’ordine internazionale. Se non siamo in grado di dire quale sistema sia
migliore tra il multipolarismo e il bipolarismo, sicuramente si può dire che i sistemi
omogenei sono i più stabili. I sistemi eterogenei non sono stabili perché tutto si
complica. Per quanto riguarda la stabilità, alcuni sostengono che i sistemi multipolari
siano i più stabili mentre per altri come Waltz, i sistemi più stabili sono quelli bipolari.
Il sistema multipolare è eterogeneo o omogeneo? Il sistema multipolare del ‘700 era
omogeneo; nell’800 rimane il sistema multipolare ma il grado di omogeneità è
diminuito e questa differenza Waltz non la inserisce perché considera solo il potere. Il
nostro contesto internazionale è sempre più multiculturale e molto complesso perché
ha tratti omogenei ma differenze culturali molto evidenti. La differenza tra sistemi
omogenei ed eterogenei consente di periodizzare la storia delle relazioni; se usiamo
solo il criterio del potere si mette in evidenza solo dal 1945 (nascita bipolarismo) al
1990 (collasso sistema bipolare) ma non si tengono in conto altri avvenimenti. La
dimensione culturale permette una lettura più accurata delle relazioni. COSA
SIGNIFICA OMOGENEITA’ NELL’AGIRE SOCIALE? Non è uguaglianza, ci sono delle
differenze ma c’è una base comune Si riconosce la diversità ma non è assoluta; per
percepire che c’è una base comune bisogna avvertire che c’è un altro più diverso.
Esempi: francesi e tedeschi si sentono diversi ma non si sentono così diversi se entra
in gioco la Turchia; Sparta e Atene sono diverse ma quando penetra l’Impero Persiano
riconoscono la base comune. 27 A. ISTITUZIONI PRIMARIE: pongono le fondamenta
centrali, quelle costituzionali. Nella società moderna sono quelle westfaliane. B.
ISTITUZIONI SECONDARIE: portano più avanti la cooperazione e tentano di produrre
norme e principi comuni, proponendo un progresso della società con obiettivi più
virtuosi. A. Sulle istituzioni primarie si concentra l’attenzione di Schmidt e della scuola
inglese; quando parlano di istituzioni si riferiscono a quelle primarie; pur avendo
preferenze diverse hanno comunque in comune alcuni assunti. Per entrambi le
istituzioni non rappresentano solo il sistema ma anche la società; sia Schmidt che gli
inglesi insistono sul carattere di continuità della dimensione istituzionale; non sono
una novità né un prodotto recente poiché sono sempre esistite. Infine entrambi
sostengono che le istituzioni del ‘900 segnano una crisi in quanto sono state inventate
nuove istituzioni perché fondamentali sono in crisi. QUALI SONO LE ISTITUZIONI
PRIMARIE? ( quelle che allontanano lo stato di anarchia di Hobs) 1. La prima istituzione
primaria centrale è quella che stabilisce le condizioni per poter essere ammessi a
pieno titolo nella comunità internazionale, ovvero il principio di SOVRANITA’. Una volta
fissata la soglia di accesso si è già fuori dall’anarchia hobsiana perché nell’anarchia di
Hobs non ci sono soglie d’accesso e gli attori sono tutti uguali. Nell’anarchia
westfaliana sono uguali solo gli stati che sono soggetti dell’ordinamento politico
giuridico. Al di sotto della sovranità ci sono altre istituzioni primarie che hanno lo
scopo di consentire alla società degli stati di sopravvivere. 1.aL’istituzione che ha come
obiettivo evitare che il pluralismo sia cancellato da una monarchia o da un potere
egemonico imperiale, è l’EQUILIBRIO DI POTENZA, che diventa obiettivo comune dalla
fine del ‘700. Il sistema è diventato società e si pone il problema della sopravvivenza
che si può risolvere con l’equilibrio. 1.bL’istituzione che propone una soluzione
pluralistica al problema dell’amministrazione è il SISTEMA DELLE CONFERENZE
INTERNAZIONALI; gli stati a partire dall’800 sanno già che di avere questo strumento
che è sicuramente qualcosa più dell’anarchia. 1.cL’istituzione primaria che affronta il
problema della comunicazione è la DIPLOMAZIA; questa istituzione assicura un canale
di comunicazione permanente ed attorno ad essa sono nate molteplici istituzioni (es.
immunità diplomatica). 30 1.dL’istituzione che ha come obiettivo limitare la
competizione ed evitare che l’anarchia diventi un incubo, è il DIRITTO
INTERNAZIONALE, grande istituzione per gli inglese, che pone dei limiti. 1.eAltra
grande istituzione primaria è la GUERRA; è il punto di confluenza tra l’anarchia
internazionale e l’ordine. La razionalizzazione della violenza è la grande impresa del
diritto internazionale. 3 Domande sulla guerra : 1)Chi ha diritto e a quali condizioni di
fare la guerra? (è una domanda insensata nello stato di natura di Hobs, perché in esso
tutti hanno diritto a farla) In una società internazionale ordinata, anche se anarchica
tutti gli stati hanno legittimamente il diritto di farsi la guerra; anche se non
democratici gli stati in quanto sovrani, uguali possono muovere guerra; per godere di
questo diritto devono avere forma di stato. 2) Che cosa è lecito e cosa non è lecito fare
in guerra ? Persino tra i combattenti anche quando la guerra è legittima, alcune cose
non si possono fare e si devono vietare; es. fine ‘800 divieto di usare armi che causano
sofferenze inutili, dopo la 2guerra mondiale divieto di usare il gas, oppure oggi divieto
di usare mine. Principio dell’immunità degli inermi non si può applicare la violenza a
tutti, si devono risparmiare gli inermi ( i civili, i non combattenti) e quelli che hanno
ceduto le armi. Se si vuole avere la guerra questa immunità deve essere rispettata. 3)
Che cos’è la guerra? (Smith dice che esiste una distinzione tra violenze e guerra). La
guerra deve essere inoltre distinta dalla pace anche se entrambe sono istituzioni a cui
solo gli stati hanno diritto. C’è guerra quando gli attori convergono in una
dichiarazione cerimoniale: la dichiarazione di guerra. Essa apre lo stato giuridico della
guerra con una conseguenza: ciò che è lecito fare in guerra non lo è in pace. C’è un
atto giuridico che separa guerra e pace. Oggi comunque guerra e pace non sono divisi
perché attori anche amici definiscono il contesto internazionale di oggi in modi
diversi: es. per i documenti strategici Usa oggi viviamo in guerra mentre per i governi
europei il contesto di oggi non è definito in guerra. Altro es. per alcuni l’Afghanistan è
una missione di guerra, per altri è di pace. Ci sono degli istituti che limitano
spazialmente la guerra: - la neutralità - l’occupatio bellica, l’occupazione militare di un
territorio; essa prescrive che l’occupante ha dei doveri ( nello stato di natura di Hobs
chi occupa fa quello che vuole); rimane il diritto di proprietà, non si può espropriare.
Questo dunque è un modo per confinare la violenza. 31 B) ISTITUZIONI SECONDARIE:
le istituzioni secondarie spingono in avanti la cooperazione internazionale e
presuppongono una solidità e un consolidamento di quelle primarie. Si sviluppano nel
corso del ‘900 per diversi fattori storici. 1^ragione: già dalla seconda metà del ‘800
appare chiaro che esistono delle materie che non possono essere gestite a livello
nazionale. Un es. Unione Postale; si pone il problema di comunicazione tra più paesi
ed è quindi necessaria qualche forma di coordinamento. Lo stesso vale per i problemi
ambientali che devono essere affrontati da tutti. Inoltre nel ‘900 il trauma della
spagnola, la grande pandemia, necessita di risposte comuni per essere affrontata Ci
sono 3 esempi di shock, contaminazioni globali CRISI DI CUBA(ciò che accade li
coinvolge tutti) CRISI PETROLIFERA ‘73 INCIDENTE DI CHERNOBIL DELL’85 C’è la
consapevolezza che certe questioni non possono essere risolte a livello nazionale.
2^ragione: la prima guerra mondiale viene avvertita come un fallimento delle
istituzioni precedenti (westfaliane) che non sono in grado di mantenere la promessa
per eccellenza, ovvero limitare la violenza. Questo obiettivo fallisce perché la violenza
è sfuggita al controllo politico degli stati; fallisce l’istituto del controllo della pace e
della guerra; fallisce la diplomazia. Falliscono quindi le due anime della società
westfaliana ovvero la guerra e la diplomazia. 3^ragione: le istituzioni primarie
falliscono per un'altra ragione ovvero la scoperta dei terrori totalitari della seconda
guerra mondiale. L’idea di sovranità come libertà dall’ingerenza altrui fallisce come
istituzione primaria. Problemi comuni + crisi legittimità ist. primarie = nuove ist.
secondarie che si conquistano la scena Oggi si pensa alla B.Mondiale cm istituzione,
non la guerra Le istituzioni secondarie sono variabili: ci sono istituzioni settoriali o
istituzioni che disciplinano un’intera materia; ci sono istituzioni di portata universale
(poche) e istituzioni regionali. 32 problemi di state-building. Un esempio è l’Europa di
oggi che condivide principi fondamentali comuni a tutti i paesi. ANARCHIE IMMATURE:
è un sistema anarchico privo di una rete di istituzioni regionali. Un es. è il corno
d’Africa, dove non esistono istituzioni secondarie comuni, né si sono consolidate
quelle primarie. Inoltre alla base di tutto ci sono stati deboli nel senso di coesione
nazionale, perché manca l’unità primaria ovvero quella politica e sono stati che non
hanno risolto i problemi di state- building (es. Somalia). Guardando il sistema del
Medio-Oriente, si nota che ci sono stati coesi internamente come l’Egitto, e stati con
coesione costituzionale debole come la Giordania o l’Iraq; le istituzioni primarie non
sono sviluppate integralmente (mancano ad es. scambi diplomatici), quindi non è
un’anarchia matura. Inoltre il grado di consolidamento influenza la cooperazione
internazionale: dove è basso c’è poca cooperazione. Nei casi di anarchie mature è
possibile separare ciò che avviene internamente e ciò che avviene internazionalmente
ma in questi casi non è possibile: es. la guerra civile in Somalia è in tutto il corno
d’Africa perché si internazionalizza ciò che è interno. Per comprendere la politica
internazionale: 1°livello di analisi: IL SISTEMA (la pol. Internaz. definisce il campo,il
contesto) 2°livello di analisi: singolo attore fa la POLITICA ESTERA nell’ambito della
comunità internazionale Che cos’è la POLITICA ESTERA? 35 È una politica pubblica che
si distingue da tutte le altre politiche pubbliche perché utilizza 2 strumenti: la forza e
la diplomazia. DIPLOMAZIA e FORZA sono l’equivalente della PACE e della GUERRA
nella politica internazionale. Forza e diplomazia sebbene sembrino opposti non vanno
separati perché sono strumenti che si combinano continuamente; ciò che cambia è la
combinazione. Si può fare attività diplomatica minacciando l’utilizzo della forza (es.
dissuasione nucleare; si ottiene la pace minacciando il ricorso alla guerra). Se si
utilizza la forza, non significa che si rinuncia ad uno strumento diplomatico; anche in
guerra le attività diplomatiche vengono sempre portate avanti da canali segreti. (es.
conflitto Israele-Palestina, le attività si sono interrotte durante le due intifada ma non
si sono mai fermate le comunicazioni segrete; proprio questa diplomazia segreta ha
funzionato e spesso funziona di più e meglio, dove l’opinione pubblica non c’è.) La
politica estera inoltre, pur essendo pubblica, si rivolge all’ambiente internazionale e
questo è un carattere fondamentale. La politica estera è un “trade d’unione” di politica
internazionale e politica interna perché è una politica fatta dallo stato ma una parte di
queste determinanti proviene da fuori (il contesto internaz.). Il problema quindi che ci
si pone è se pesa di più il contesto interno o internazionale; le scelte della politica
estera da cosa dipendono? 1^risposta: TRADIZIONALE; si ritrova nella Real Politik e
sostiene il primato del contesto internazionale. Ci sono due versioni relative al
primato: quella debole e quella forte. Versione debole→nella pol. estera c’è un
primato della politica internazionale; si tengono in conto solo le determinanti della
politica internazionale (idea di Kissinger; si tralasciano le dinamiche interne e si
stringono alleanze perfino con il nemico) . Versione forte→ la politica internazionale
non determina solo la politica estera ma determina tutto 2^risposta: primato politica
interna; nella politica estera pesa di più il contesto interno di quello internazionale
anche se questo ci impone un ventaglio di scelte da fare. Ci sono anche qui due
versioni, una debole e una forte. Versione debole→ sostiene che lo sviluppo politico
interno è indipendente dalla pressioni esterne Versione forte→ A)(IMPERIALISMO);
sono quelle teorie che hanno cercato di spiegare l’imperialismo partendo dalle
caratteristiche degli attori; secondo loro è una caratteristica interna che produce
l’agire internazionale (Waltz critica queste teorie e le definisce come riduzionistiche).
B) (DEMOCRAZIA COME PRODUTTRICE DI PACE); sono quelle teorie che cercano di
spiegare la pace, dicendo che il segreto della pace è la democrazia (Waltz direbbe che
la pace è un sottoprodotto della guerra fredda); secondo queste teorie è la
conformazione politica interna degli stati che spiega i risultati della politica
internazionale. 36 3^risposta: né primato politica interna, né primato politica
internazionale;  1^affermazione: il peso della politica interna e internazionale cambia
nel tempo, nell’evoluzione storica. il primato della politica internazionale è adeguato
fino alla fine dell’800, così come il primato della politica interna è adeguato nel ‘900.
Sono avvenuti fenomeni di nazionalizzazione delle masse (come prima guerra
mondiale); pertanto è inconcepibile tenere fuori la politica interna. La politica estera è
influenzata dalle opinioni pubbliche organizzate e non.  2^affermazione: il peso delle
pressioni che vengono dall’interno o dal contesto internazionale cambiano a seconda
del momento che lo stato sta vivendo condizione di estrema necessità; pressioni
ambientali; ad es. la decisione di Churchill, anti comunista, di allearsi con la Russia
nella seconda guerra mondiale avviene perché la situazione è disperata ed è l’unica
cosa possibile per affrontare Hitler. Questo è un caso di pressione ambientale che
restringe, anzi azzera le scelte. Altro es. di alleanze politicamente impensabili
avvengono durante la Guerra Fredda quando Usa e Urss si alleano con regimi politici
ostili ai loro. Ad es. gli Usa stringono alleanze con le dittature latine e l’Urss si allea con
l’Egitto di Nasser, anticomunista. Ciò avviene perché la pressione ambientale
impedisce di fare alleanze giuste, ma quelle che servono. Queste alleanze sono
giustificate per un bisogno, per necessità. Condizione di estrema libertà: subito dopo
la fine del bipolarismo gli stati sono liberi (c’era il primato assoluto della politica
interna), ognuno ha i suoi valori o obiettivi interni che riporta nella conduzione della
politica estera. Queste due condizioni sono comunque estreme; la crisi finanziaria ha
suggerito dei limiti nelle modalità di azione degli attori. La politica estera deve essere
una combinazione di fattori interni e internazionale; la politica estera oggi deve
giocare su più tavoli, sul tavolo della politica interna e su quello della politica
internazionale. Le scelte devono essere una sorta di mediazione ed è pertanto un
gioco complicato. Ad es. il fattore di blocco dei negoziati tra Israele e la Palestina
deriva dalla difficoltà di mediare interessi nazionali e internazionali. Infatti il momento
di massima negoziazione c’è stato quando il negoziato era segreto ma è entrato in
crisi quando è stato reso pubblico perché quello che si era guadagnato in termini
internazionali, si è perso dal punto di vista interno. Le opinioni pubbliche rispettive
non vogliono che si conceda troppo e quindi impediscono di far andare avanti il
negoziato. Un altro es. sono gli Stati Uniti oggi; da una parte gli alleati esterni
chiedono di rimanere agli americani, ma dall’altra l’opinione pubblica americana
chiede di ritirare i soldati. 37 Oggi? Non si è risposto alla domanda su come trattare il
nemico. Si è deciso di non punire la Russia ma la politica occidentale sembra orientata
verso un accerchiamento preventivo. Gli alleati oggi non sono d’accordo e non hanno
idee comuni: gli Usa e Uk non vogliono riammettere la Russia nella comunità, la
Germania e l’Italia hanno visioni opposte.  come trattare gli alleati del nemico
sconfitto e tutti coloro che hanno preferito rimanere neutrali La seconda questione è
stata risolta dal nostro dopoguerra attraverso un processo di allargamento parallelo
nell’UE e nell’alleanza atlantica. Si è trovato un posto ai paesi alleati con l’ex URSS
durante la guerra fredda anche se questa decisione non è stata semplice. In questo
modo si è evitato di creare una fascia di instabilità.  Come rilanciare l’alleanza
vittoriosa, da alleanza di guerra a alleanza di pace È una questione che ci si pone
sempre. Nel 1815, con la Santa e Quadruplice Alleanza i paesi cercano di gestire
insieme il dopoguerra ma è un tentativo fallimentare. Nel 1919 le potenze vincitrici si
sforzano di continuare l’alleanza, varando la Società delle Nazioni, che però non riesce
(gli Usa ad es. non vi partecipano). Nel 1945 c’è il tentativo di perpetuare l’alleanza
vittoriosa, è un disegno che si chiama 4Policemen, le 4 vincitrici devono vigilare come
poliziotti sull’ordine internazionale. È un disegno che venne meno a causa dello
scoppio della Guerra Fredda. 1990/91-oggi. La NATO serve a gestire il dopoguerra,
deve prevenire e contenere le crisi internazionali. La NATO non solo continua a
formulare strategie ma si deve adattare a diverse situazioni.  Quali regole dare al
nuovo ordine internazionale e dove trovare l’equilibrio 40 41 CONTESTO
INTERNAZIONALE ODIERNO- guardarlo attraverso i criteri studiati Criterio
(dimensione) del potere Oggi si fa molta fatica a definire la distribuzione del potere
nel contesto odierno. L’implosione del bipolarismo avrebbe potuto dare due esiti: un
normale multipolarismo, chiusasi l’eccezione bipolare, oppure, siccome la fine era
avvenuta per la scomparsa di uno dei due poli, l’unipolarismo (per sottrazione).
Queste sono le due possibilità interpretative affrontate dagli studiosi dalla fine della
guerra fredda. L’attuale sistema è uni o multipolare? E come sarà nel futuro? La
risposta dipende da chi la formula. Per gli Usa il migliore ordine internazionale è un
ordine egemonico ( egemonia benigna-clinton), per l’Europa invece, il miglior esito è
un multipolarismo equilibrato. La ragione per cui c’è confusione nell’interpretazione
dell’attuale contesto è perché questa confusione è presente nel contesto stesso; il
fatto che oggi non si possa prevedere chi sarà il protagonista tra 10 anni, costituisce
una eccezionalità storica. IPOTESI A FAVORE DI UN ESITO UNIPOLARE:  Nell’attuale
contesto internazionale ci sono alcune grandi potenze individuabili in diversi settori.
Ma nell’attuale contesto esiste un solo attore che si possa permettere
contemporaneamente di essere una grande potenza economica, politica, militare ed
ideologica.  Nell’attuale contesto gli attori più rilevanti sono in grado di influenzare le
proprie aree regionali, ma solo gli Usa sono gli unici ad essere presenti e persuasivi
globalmente.  Sul terreno militare e sull’uso della forza, gli Usa dispongono di una
superiorità rispetto agli altri che non ha precedenti nella storia.  Perché
l’unipolarismo venga superato devono sorgere altri poli con una forza almeno
paragonabile agli Usa. Ma i possibili competitori che hanno provato a imporsi negli
anni ’90 (UE e Giappone), sono stati eliminati subito. Oggi i possibili competitori sono
Cina,India anche se c’è cautela nel fare previsioni.  A difendere l’unipolarismo è la
stessa politica estera americana, da Bush senior, a Obama oggi; obiettivo è restare il
paese più forte, preservare il momento unipolare. IPOTESI A FAVORE DI UN ESITO
MULTIPOLARE: due linee argomentative  1) Il sistema sarà multipolare perché tracce
di multipolarismo ci sono già-  2) Il sistema internazionale odierno è unipolare ma
l’unipolarismo è una condizione fragile destinata a durare poco. 42 Criterio
(dimensione) geopolitica- spaziale Perché considerare importante la dimensione
spaziale?  Ogni ordinamento internazionale ha il proprio universo spaziale
diversamente da quanto affermato da Waltz.  Si sta assistendo ad una grande
trasformazione spaziale; lo spazio è una dimensione problematica. La questione
spaziale nel bipolarismo era intangibile (sfera d’influenza), mentre oggi siamo nel
sistema internazionale opposto, dove non esiste più il bipolarismo, non c’è nessuna
divisione est-ovest, non ci sono sfere d’influenza e la centralità europea è in declino
poiché non è più il posto più importante delle relazioni (prima chi vinceva in Europa,
vinceva ovunque). Un ordinamento spaziale in grado di prendere il posto di quello
bipolare non c’è ancora! Stiamo assistendo ad una trasformazione ma non sappiamo
cosa ci sarà.  Il termine globalizzazione è usato comunemente per intendere un
mondo più stretto, dove le relazioni tra stati, popoli e individui sono sempre più
intense e si intende un processo di accelerazione che si è sviluppato negli ultimi 30
anni. È vero che economicamente la globalizzazione è cresciuta negli ultimi 30 anni
ma da altri punti di vista non stiamo vivendo un accelerazione, bensì un riflusso. Dal
punto di vista ideologico, politico, strategico, è il ‘900 il secolo globale, perché questo è
stato il secolo dell’universalizzazione della somiglianza ( diffusione dello stato- tutti gli
istituti che erano europei diventano universali). Il ‘900 è stato globale perché la
relazione tra pace e guerra è stata globale: le due guerre mondiali e la guerra fredda
sono state combattute universalmente. Inoltre il ‘900 è globale per un altro motivo:
esistevano linguaggi di carattere universale, pertanto si partecipava emotivamente ai
conflitti di altre parti del mondo. Cosa resiste di globale del ‘900 nel mondo attuale?
Questa globalizzazione riuscirà a resistere alla sfida di questo secolo? Con la fine del
bipolarismo, rimangono alcuni elementi di globalizzazione e in parte altri si accelerano
. ELEMENTI DI ACCELERAZIONE: 1. Aumento esponenziale delle capacità di interazione
(tecnologiche che permettono la comunicazione in tempi brevi con chiunque). Per
capacità si intende che c’è la condizione per comunicare ma ci deve essere la volontà
e il linguaggio per farlo. 2. Alcune fratture che impedivano le relazioni nell’epoca
bipolare sono venute meno; ad es. c’è la possibilità di comunicazione tra Europa
dell’est e dell’ovest. 45 3. Allargamento organizzazioni internazionali che prima erano
vincolate dallo spazio del bipolarismo. Es. WTO e UE si sono allargate, così come il G8
è passato a G14. 4. Il sistema internazionale globale è tenuto insieme da una fitta rete
di collegamenti infrastrutturali (es. fibra ottica). 5. Il mare e gli oceani svolgono un
ruolo importante oggi; il ruolo infatti è cresciuto parallelamente alla crescita del
commercio mondiale che avviene maggiormente via mare. Quindi il controllo
marittimo è molto importante così come il controllo delle coste. ( è un atto di
deterritorializzazione del controllo americano all’estero- le basi terrestre sono troppo
costose). 6. La politica estera americana è di per sé un elemento di globalità perché gli
Usa sono presenti e potenzialmente decisivi in tutti i contesti regionali, che sono
sempre più diversi gli uni dagli altri; ciò che avviene in una regione produce
conseguenze sulle altre. Ad es. il rischio di un intervento militare in Iran, porterà delle
conseguenze di carattere economico; oppure uno shock petrolifero causa il
cambiamento delle rotte. Nel ‘900 il sistema internazionale era tenuto insieme dalla
consapevolezza comune di essere suscettibili nella stessa guerra e di godere della
stessa pace; la guerra poteva essere ovunque. Cosa si è spezzato oggi? 1. Crisi della
connessione a livello strategico diplomatico; sono diminuite le interdipendenze tra le
diverse aree regionali che non sono più subordinate al globale. I sistemi regionali di
oggi quindi, hanno protagonisti diversi (prima c’era sempre e ovunque Usa e Urss); gli
attori fondamentali in un contesto non sono per nulla importanti in un altro contesto.
Le alleanze si stanno regionalizzando quindi l’Alleanza Atlantica è eccezionale perché è
l’unica alleanza transnazionale, il che la rende ancora più debole perché ci sono
contesti diversi. Non solo attori diversi ma anche dinamiche diverse; ci sono conflitti
diversi che non possono tollerare di essere considerati come unitari. La guerra globale
al terrore non vale per le guerre regionali. Ognuno ha i propri problemi quindi cambia
anche il modo di percepire la sicurezza. Tutti gli attori non temono il modo in cui è
distribuito il potere ma temono gli attori più vicini. Es. prima Arabia, Israele e Corea
erano sicure fino a che il blocco americano era più forte di quello sovietico; oggi le
cose non sono più così. La sicurezza dipende dalla distribuzione regionale del potere e
non più dalla distribuzione globale del potere (come era nel bipolarismo). 2. Crisi della
somiglianza; non si è più tutti uguali; ciascuna regione, sentendosi immersa in
dinamiche conflittuali proprie si dà norme e istituzioni diverse. Es. il principio di
ingerenze cambia dal contesto regionale; ha un peso in Europa e nessuna importanza
in Africa. 46 3. Crisi della comunicazione; sono aumentate le capacità di
comunicazione; Internet ci dà la possibilità di entrare in rapporto con gli altri ma
bisogna avere linguaggi comuni. Ad es. comunismo, liberalismo funzionavano
ovunque e si capivano benissimo, oggi non ci sono più linguaggi di questo tipo. (es.
Questione Palestinese; sia negli anni ‘70/80 sia oggi le richieste, le rivendicazioni e i
negoziati sono gli stessi ma il linguaggio di queste rivendicazioni è cambiato e sono
diventate più incomprensibili). La globalizzazione dal punto di vista ideologico è
diminuita. Tutti questi elementi di scomposizione producono effetti di Instabilità:  Si
innescano spirali di sicurezza regionale; il gioco delle paure e delle diffidenze è il
prodotto della regionalizzazione. Es. il timore reciproco tra Israele e l’Iran; l’Iran sa di
essere vulnerabile perché è più debole di Israele dal punto di vista militare, non
dispone di alleati forti mentre Israele ha l’alleato più forte, gli Stati Uniti. (dimensione
presente). Israele teme invece per il futuro; teme che le dinamiche del Medio Oriente
abbiano sempre più autonomia e che gli Usa la possano abbandonare; proietta
pertanto la sicurezza tra qua e 50 anni e si sente vulnerabile. La conseguenza è che la
dinamica di sicurezza competitiva che si innesca tra Israele e Iran, fa sì che siano
coinvolti più attori che acquistano le armi. In Asia le dinamiche sono più autonome;
l’India è zona di interesse americana e il Pakistan adotta una politica militare tenendo
alta la tensione.  Entrano in crisi tutte le istituzioni di governance che avevano
carattere unitario; entrano in crisi molti accordi, per es. il trattato di non proliferazione
delle armi di distruzione di massa. Questo accordo valeva nel bipolarismo per evitare
che un piccolo paese scellerato, dotato di armi di distruzione potesse trascinare tutti i
paesi in una guerra. Oggi invece è diverso: c’è un regime internazionale che cerca di
far pensare globalmente mentre gli attori pensano regionalmente. La corsa al
nucleare in Pakistan nasce da problemi regionali.  Il terzo effetto di instabilità è frutto
dell’incomunicabilità. L’incapacità di comunicare diminuisce l’incentivo a moderare la
violenza. Es. Questione Palestinese; i terrorismi avvenivano anche negli anni ‘70/80 ma
in quegli anni oltre alla violenza, c’era anche il bisogno di conquistare le menti e il
cuore del nemico. Si usava quel tot di violenza che non pregiudicava la propria
simpatia; oggi il terrorismo è il prodotto di un sistema internazionale che non ha più
linguaggi comuni. La violenza viene usata perché è l’unico modo per persuadere (è la
classica soluzione di Hobs = Bin Laden).  La quarta conseguenza è che la
concentrazione del potere è in mano ad un solo attore e questo attore deve
controllare un sistema sempre più diviso. Il problema di questo attore è che deve
operare diversamente in ciascuna area regionale, quindi deve avere a disposizione
maggiori risorse. L’altro problema è 47 centripeta. La capacità di attrazione
dell’occidente è finita, vi è una tendenza centrifuga, le differenze culturali riemergono
e dominano. L’occidente dovrà convivere con altre civiltà e lo farà molto male; il
conflitto del XXI secolo sarà un conflitto tra l’occidente e il resto del mondo. 50 Aspetti
realistici delle due tesi Elementi di realismo Democratizzazione (sistema internaz.
attuale più omogeneo, poiché vi sono regole del mercato e della democrazia) . -la
democrazia liberale incontra ostacoli ma non ci sono alternative universalistiche alla
democrazia liberale. Nessun attore può replicare all’universalismo democratico. Non
esistono alternative universalistiche all’universalismo democratico. Es. nell’attuale
contesto nuove potenze in crescita, Cina, India, Brasile ma nessuna di queste è
portatore a differenze degli Usa, di un messaggio universale. Non c’è ad es. un
linguaggio culturale cinese che può essere sostitutivo di quello americano. - è
aumentato il numero delle democrazie liberali (+40%); c’è stata una forza centripeta e
un processo di democratizzazione. -è aumentato il numero dei mercati e il grado di
apertura delle singole economie nazionali. - c’è stato un forte risvolto istituzionale:
una serie di meccanismi istituzionali hanno avuto successo. 1°meccanismo:
condizionalità degli aiuti 2°meccanismo: allargamento istituzioni,UE e Nato, avvenuto
a mano a mano che procedeva la transizione al mercato e alla democrazia negli altri
paesi. -risvolto normativo; i paesi democratici hanno più vantaggi grazie al sistema
che concede maggiori cose a loro e non ai NON democratici. - - d o scomposizione
culturale (sistema internaz. attuale eterogeneo) -riappropriazione della propria
identità grazie alla decolonizzazione. L’uso del capitale simbolico proprio permette di
comunicare meglio con i propri popoli→es. fondamentalismo - fine comunismo e
paesi ex coloniali aprono un vuoto identitario; si apre quindi uno spazio per
l’appropriazione di una propria identità. - la centralità occidentale non è frutto di una
centralità culturale ma è frutto di una superiorità di potere; solo perché è forte ha
potuto esportare la propria cultura e le proprie istituzioni. Se l’occidente perde potere
anche la sua capacità di attrazione culturale viene persa. -processo scomposizione
geopolitica: favorisce la ricostruzione su base regionale di valori. 51 LA STRATEGIA
Requisiti:  proiezione temporale nel futuro; deve avere una prospettiva nei prossimi
15anni.  Valutazione realistica della natura del sistema nel quale la strategia si
troverà ad operare.  Valutazione realistica su come sarà il potenziale del proprio
paese tra qui e 25 anni; è necessario valutare se sarò un soggetto forte, fortissimo
oppure no. Domande contenute in una strategia:  Quali obiettivi mi posso porre? 
Come devo intendere il mio interesse nazionale? (per gli Usa gli obiettivi sono le
missioni)  Una volta posti gli obiettivi, dove perseguirli?  Quali sono le minacce e i
rischi che graveranno sul perseguimento dei miei obiettivi? Quali ostacoli incontrerò?
 Con chi ragionevolmente potrò condividere la mia politica? Con chi potrò dividere i
costi della mia egemonia? Comunque qualsiasi paese sa che gli altri paesi fanno
altrettante strategie, quindi è necessario tenerne continuamente conto. Il contesto
internazionale dove verrà operata la strategia è un contesto indeterminato; bisogna
scegliere come muoversi prima ancora di sapere le vicende. Tutto questo pesa sugli
Usa perché:  Sono il paese più forte  Sono il paese che hanno più responsabilità
internazionali  Le decisioni americane cambiano le decisioni degli altri paesi; vi è una
doppia assunzione di responsabilità perché le loro decisioni hanno un peso
incomparabile rispetto alle decisioni prese da tutti gli altri. Altre ragioni della difficoltà
della scelta della strategia americana:  La fine del bipolarismo ha fatto riemergere la
tentazione di diminuire gli impegni internazionali; ci sono pressioni che chiedono di
avere meno impegni e contemporaneamente ci sono pressioni dagli altri paesi che
chiedono agli Usa di rimanere. 52 POLITICA ESTERA AMERICANA DI QUESTO SECOLO
Amministrazione Bush Nel 2001 la politica estera americana cambia bruscamente in
seguito alla convergenze di due eventi: nel Gennaio 2001, vi è l’ingresso alla Casa
Bianca della nuova amministrazione Bush con un programma che vuole rifare la
politica estera americana dalle radici (viene duramente rimproverata
l’amministrazione Clinton); a Settembre del 2001 vi è l’attacco alle torri gemelle. Il
brusco mutamento della politica estera americana è quindi il prodotto di entrambe le
cose; tuttavia gia prima dell’ 11/09 si hanno già dei messaggi chiari su come sarà la
politica estera americana poiché l’amministrazione Bush aveva già dettato le linee
generali. Il documento a cura del dipartimento della difesa pubblicato il 30/09 (e
comunque elaborato già prima) enuncia le linee generali. L’amministrazione Bush fin
dall’inizio parla di unipolarismo e di egemonia americana. L’unipolarismo è una
condizione che consente al più forte di essere eccezionalmente libero; la dottrina
Bush sostiene questa libertà d’azione e traccia le linee su come essere liberi:  Libertà
d’azione significa che non ha senso legarsi ad alleanze permanenti. Gli alleati si
scelgono ma volta per volta perché gli Usa sono liberi mentre gli alleati no. Vi è
dunque una revisione radicale del rapporto con amici e alleati.  Revisione radicale del
rapporto con i potenziali nemici; la nuova amministrazione Bush non usa
l’engangement (no persuasione come Clinton) ma instaura un rapporto di
competizione con i competitori (Iran, Cina, Iraq).  No soft power come Clinton ma
come ultima istanza utilizzo della nostra superiorità militare.  La politica estera
americana resta globale ma con l’amministrazione Bush viene ripensato il peso delle
diverse regioni; se all’epoca di Clinton la globalità è ancora quella bipolare centrata
sull’Europa e sulla Corea, con Bush il baricentro delle relazioni non è più l’Europa
bensì l’Asia. Questo allarma l’Europa perché la decisione di Bush non porterà più
condizioni favorevoli agli europei. Questa è la dottrina di Bush decisa già prima dell’11
Settembre. Dopo l’11 settembre: l’amministrazione Bush deve interpretare questo
evento e lo definisce:  È un atto di guerra (meglio dire atto criminale perché significa
che si entra in guerra) 55  L’11 settembre è un nuovo Pearl Harbor e quindi
l’intenzione dell’amministrazione è quella di dire che dopo questa catastrofe si entra
in guerra; è una sorta di dichiarazione di guerra implicita. Da quel momento il sistema
internazionale entra in guerra.  La stagione della deterrenza è finita→ no
dissuasione. La dottrina Bush è coerente ed è tenuta insieme da una revisione
radicale del concetto stesso di ordine internazionale. Rimprovera il concetto di ordine
internazionale che prima era inteso come difesa dello status quo perché secondo
Bush l’ordine internazionale si può mantenere anche cambiando lo status quo. Vi è
una visione dell’ordine internazionale offensiva; se voglio ordine devo alterare lo
status quo→se voglio ordine in Medio Oriente cambio lo status quo. Vi è una visione
dell’ordine internazionale estensiva; se voglio ordine internazionale devo cambiare
l’ordine politico interno dei diversi paesi, in senso democratico e liberale→ il vizio in
Medio Oriente è la mancanza di democrazia. Vi è una visione dell’ordine
internazionale eversiva;secondo questa dottrina, un paese come gli Stati Uniti non
può farsi vincolare dai diritti delle istituzioni perché è l’America che costruisce i diritti
(è una visione Hobsiana). La dottrina ridefinendo l’ordine difensivo, revisiona anche le
dottrine militari; per difendersi dalle minacce è necessaria la legittima difesa
preventiva. La guerra preventiva è dunque legittima. Guerra preventiva:  Prevenire è
meglio che curare; si ricorre alla guerra preventiva mentre si dispone ancora della
superiorità per difendersi da minacce future  È un mezzo per promuovere i
mutamenti richiesti dello status quo  È un mezzo efficace e economicamente
parsimonioso (negli anni ’90 la guerra preventiva ha funzionato bene, con pochi costi).
Per tutti questi motivi la guerra di Bush è possibile. CONSEGUENZE DELL’ 11
settembre: La presenza militare americana all’estero aumenta, vi è un allargamento
geografico e approda in alcune aree in cui era impantanata l’amministrazione Clinton;
l’amministrazione Bush si trova a gestire le aree più marginali che aveva sempre
evitato. La guerra contro l’Iraq è il banco di prova della dottrina Bush; se fallisce la
missione in Iraq fallisce anche la dottrina perché la guerra del 2003 è: - la messa alla
prova della visione offensiva della politica di Bush - la messa alla prova della visione
estensiva ; uno degli obiettivi è il cambiamento di regime dell’Iraq che gli Usa vogliono
cambiare in una sorta di democrazia che può essere d’esempio per gli altri paesi.
L’Iraq assume carattere strategico perché è parte del sottoinsieme persico e di quello
mediterraneo e questo 56 significa poter minacciare le due potenze ostili, l’Iran e la
Syria; democratizzando l’Iraq si indeboliscono i nemici della regione. La guerra in Iraq
risulta un fallimento; il progetto di revisione e di democratizzazione del Medio Oriente
viene messo da parte. La guerra è stata una guerra infinita, non è stata parsimoniosa
e vi sono stati costi superiori al previsto. Con il fallimento della guerra in Iraq, sono
emerse contemporaneamente questioni su Iran e Afghanistan; l’Iran non si è
rafforzato ma siccome il suo nemico è scomparso sembra più forte; la questione
afghana invece è stata sottovalutata. Amministrazione Obama In presenza di pochi
interventi del presidente sulla politica estera attuale e in assenza di un documento
strategico, si possono individuare alcune tendenze;  c’è stata la promessa di Obama
di una selezione più accurata degli impegni internazionali.  Sembra che ci sia la
tendenza ad un ricalibramento dell’ordine delle priorità delle minacce e degli obiettivi.
Sembra che il rapporto con la Cina sia al vertice di queste priorità mentre di minor
importanza è la guerra al terrore.  Vi è molta più cautela nella visione offensiva
dell’ordine internazionale.  L’accento della politica estera americana sembra spostato
dall’unilateralismo al multilateralismo, cioè la cogestione dei costi dell’egemonia (NO
redistribuzione dell’egemonia ma dei costi).  Sembra che ci sia la tendenza ad andare
al tavolo dei negoziati con chiunque; è un carattere di discontinuità rispetto alla
dottrina Bush; prima di andare al conflitto, si passa dal negoziato.  Utilizzo del soft-
power, che a volte sembra non avere argomenti (c’è ad es. troppa cautela nel richiamo
ai diritti umani perché è un elemento divisivo). La politica estera americana attuale è
in ritardo e vi sono dei ripensamenti. Le ragioni di questo ripensamento e di questo
ritardo sono:  La sensibilità attuale dell’opinione pubblica americana. Obama sa che
deve riformulare la politica estera ma sa che l’America ha bisogno di altre priorità. 
C’è il tentativo di adottare strategie bipartisan, cercando di coinvolgere anche una
parte del partito repubblicano.  La composizione dell’amministrazione è complessa;
la politica estera americana oggi è divisa su tre soggetti, Obama, Hillary Clinton e il
segretario della difesa Gates, che è rimasto quello di Bush, un repubblicano. Chi
gestisce la difesa è un team che non ha un alto grado di omogeneità. 57 europeo della
Nato. L’alleanza inoltre ha ampliato il suo raggio d’azione oltre l’Europa; non è più uno
strumento solo europeo ma anche di difesa di altri paesi. Quando l’alleanza stava
terminando il processo di adattamento al nuovo contesto internazionale, subisce
nuovamente un forte contraccolpo con l’attacco terroristico dell’11 settembre.
L’alleanza fatica ad inserirsi nella guerra globale al terrore; l’amministrazione Bush
riesce a trovare una soluzione alternativa vedendola come una sorta di paniere
organizzativo. La guerra del golfo del 2003, unilaterale e preventiva, non vede però la
partecipazione della Nato perché diversi paesi non ci stanno (Francia – Inghilterra).
Quello che la Nato non dà in Iraq a Marzo del 2003, lo da in Afghanistan in Agosto. Dal
punto di vista politico la missione afghana appare come l’occasione fondamentale di
rilancio della Nato; non può fallire la missione perché sennò fallisce l’alleanza. Le
ragioni per cui la Nato ha partecipato in Afghanistan e tiene molto alla missione sono
diverse: - Mancanza di alternative all’Europa; non ci sono alternative all’alleanza
atlantica. Gli europei spendono male i soldi per la difesa perché comprano le stesse
cose. La Nato appare dunque senza alternative, pertanto bisogna adattarla e trovare
soluzioni possibili. - Ripensamento americano; vedendo un aumento dei costi, gli Usa
tornano alla posizione originaria, decidendo che è meglio distribuire i costi tra gli
alleati. La scelta unilaterale non porta successo in tempi brevi e aumenta i costi quindi
la Nato torna ad essere utile per dividere i costi dell’egemonia tra i partner. - La
grande crisi diplomatica del 2003 mette in luce le divisioni infra-europee. Se l’Europa
volesse creare una struttura alternativa della Nato non ce la farebbe perché i paesi
europei non hanno la stessa politica e non sanno cosa fare della difesa europea. Oggi
in Afghanistan la Nato si gioca la reputazione e si è già giocata una parte della propria
identità originaria. Oggi la Nato è diventata un’alleanza unipolare perché è un pezzo
dell’egemonia degli Usa che serve per dividere i costi. Inoltre la Nato è in via
inequivocabile di globalizzazione; già che è in Afghanistan, ha superato il confine
europeo, sintomo che serve a gestire le crisi ovunque. Infine oggi la Nato ha la
tendenza ad istituire rapporti di cooperazione militare con paesi che non hanno a che
fare con l’Europa, è una novità, è una nuova Nato. Fino agli anni ’90 sarebbe stato
impensabile. Oggi tuttavia la missione in Afghanistan ha due contenuti; ha un
contenuto multipolare perché sono presenti tutte le istituzioni multipolari e ha un
contenuto di fragilità perché, anche se la missione si presenta come una guerra
unitaria, dietro questa guerra gli alleati hanno tutti interessi diversi. Gli alleati (no UK)
sono in Afghanistan per convincere gli Usa a non andare via dall’Europa, dal Pacifico
ma sono presenti nella missione al minimo sindacale. Questa partecipazione così
diseguale è da una parte una prova di rilancio ma dall’altra parte è un pericolo di crisi
perché gli alleati vi mettono diverse sensibilità. 60 o - riap prop riazi one dell a prop ria
iden tità graz ie alla dec olon izza zion e. (l’us o del capi tale sim boli co prop rio per
met te di com unic are meg lio con i prop ri pop oli→ es. 61 fond ame ntali smo pp ).
62

appunti RELAZIONI INTERNAZIONALI,


Appunti di Relazioni Internazionali
Università di Torino

Relazioni Internazionali

4.3
12Recensioni

RELAZIONI
INTERNAZIONALI
Da 4 secoli la distinzione tra
sistema politico interno e sistema
politico internazionale è
basata sul PRINCIPIO
ORGANIZZATIVO; Il sistema
politico interno è ordinato, con il
monopolio della forza legittima,
perché esiste un governo che detta
gli ordini. Il
sistema politico internazionale è
privo di governo, no monopolio
forza legittima
e anarchico.
 Il principio organizzativo del
sistema internazionale è
L’ANARCHIA; ( esistono
sistemi che sono ordinati ma privi
di governo)
CONSEGUENZE ANARCHIA:
1. Condanna generalizzata
all’autodifesa; tutti i soggetti sono
obbligati
a procurarsi risorse quali armi e
questa condizione è patologica nel
sistema internazionale. Si arma
chiunque abbia qualcosa da
difendere ma
la condanna all’autodifesa riguarda
anche l’interesse ad ottenere
qualcosa in più, come il potere, per
giungere il proprio obiettivo che è
la
sicurezza. ( se sono strapotente sono
più sicuro)
Condanna all’autodifesa non
significa autarchia ( cioè non ti
difendi da
solo) ; infatti in un contesto
internazionale si formano alleanze
per
diminuire la propria insicurezza e
unire le proprie forze. ( l’Italia ad
es. si è
sempre legata al carro del paese più
forte come nel caso della Triplice
alleanza)
2. Incertezza continua sulle
intenzioni altrui; poiché manca un
garante
esterno a cui ci si può rivolgere in
caso di controversie, c’è una
maggior
propensione alla diffidenza. In un
contesto anarchico si tenta sempre
di
tradurre i segnali con il rischi di
vedere intenzioni aggressive anche
dove
non ci sono. A scatenare una
competizione interna è sufficiente
che un
paese tema l’altro; non è tanto una
paura legata al rischio immediato
ma
il problema sono le intenzioni future
del mio avversario.
3. Rischio di innescare
competizioni; le due parti rischiano
di innescare
competizioni senza volerlo solo per
la paura reciproca: il cosiddetto “
Dilemma della Sicurezza” è quella
relazione, quel meccanismo che
nasce
quando un soggetto che teme l’altro
decide di prepararsi in anticipo e
accumulare risorse ( armi e alleati)
ma a sua volta l’altro soggetto
temendo un ‘aggressione risponde
aumentando le risorse.
Esempi: guerra fredda/ corsa nucleare
India Pakistan / proliferazione armi di
massa che porta tutti gli altri soggetti a
fare lo stesso.
La relazione tra Iran – Israele – Paesi
arabi ( i primi due con la turchia non
sono
paesi arabi); l’Iran è il soggetto
svantaggiato che teme un’aggressione;
pertanto
si procura armi e risorse per difendersi.
Ma nel momento in cui si procura tali
risorse, Israele teme una minaccia alla
propria sicurezza e risponde
procurandosi
risorse. Conseguenza è che anche i
paesi arabi temendo la competizione
vicina
si rinforzano.
4. Difficoltà nella cooperazione
internazionale; l’anarchia crea degli
ostacoli alla competizione perché si
ha paura dell’inganno e perché si
1
teme che l’altro soggetto ci ha fatto
una promessa che non manterrà. Il
timore dell’inganno influenza anche
le relazioni tra amici.
Gli ostacoli alla competizione sono
anche legati al fatto che noi
cooperiamo se guadagniamo; nel
sistema politico internazionale
anarchico l’incentivo alla
cooperazione si sposta perché non è
sufficiente
sapere quanto guadagniamo ma
quanto guadagniamo rispetto agli
altri
VANTAGGI RELATIVI. ( anche i
paesi europei vogliono sapere
quanto
guadagnano rispetto agli altri;
l’Italia teme che i partner
guadagnino di
più).
 Forma di Competizione:
qualsiasi sistema politico è
competitivo ma i sistemi
politici interni risolvono le
questioni in via istituzionale senza
ricorrere all’uso
della violenza mentre i sistemi
politici internazionali prevedono
l’utilizzo
alla violenza o alla guerra. La
guerra non è onni presente ma la
possibilità
della guerra non può essere esclusa
dal sistema politico internazionale;
la
guerra non è la forma specifica di
competizione della politica
internazionale
poiché ce ne sono delle altre come
la competizione ideologica.
Le relazioni internazionali si
svolgono all’ombra della guerra
come ultima
istanza.
La guerra che funzioni svolge in un
contesto anarchico:
1. E’ utilizzata come sanzione alla
violazione dei propri diritti o diritti
altrui:
AUTODIFESA. Attraverso la
guerra si riescono a tutelare i propri
diritti in un
contesto internazionale.
Esempi: dopo il 2001 con l’attacco
all’afghanistan poiché Usa colpiti nel
proprio
territorio funzione conservatrice
oppure guerra come difesa collettiva
nel caso della
guerra del golfo.
2. Funzione di Mutamento La
guerra serve per ottenere mutamenti
incrementali cioè non la difesa ma il
cambiamento dei diritti; se non
posso
ottenere pacificamente me lo
prendo con forza.
3. La guerra serve anche a
trasformare in toto il sistema
internazionale cioè ad
ottenere un vero mutamento
rivoluzionario;
esempio Guerre Napoleoniche la
posta in gioco era il dominio del
sistema e chi
vinceva si prendeva tutto, ovviamente
dettando le condizioni, il contenuto
politico,
economico e ideologico del sistema
internazionale.
La possibilità che si verifichi una
guerra cambia completamente le
relazioni tra
nemici e se io sono più debole,
l’altro può alzare il livello della
competizione
alzandola a livello militare ( es.
Ultimatum). La guerra vale anche
per paesi
amici poiché si ha la possibilità di
avere protezione da uno stato forte.
La
possibilità della guerra e la
superiorità militare svolgono un
ruolo importante nei
rapporti tra amici e alleati.
Esempio: L’Europa dipende
militarmente e sotto il punto di vista
della sicurezza dagli
USA e ciò significa che la protezione
ha un prezzo missione Afghanistan
o Iraq.
2
Questa pagina non è visibile nell’anteprima
Non perderti parti importanti!
SCARICA

Chi studia  Relazioni Internazionali  ha scaricato questo documento


Questa pagina non è visibile nell’anteprima
Non perderti parti importanti!
SCARICA

Chi studia  Relazioni Internazionali  ha scaricato questo documento

inglobamento del continente


Americano, poi
Filippine ( no Cina e Giappone) e infine
subcontinente indiano che verrà
inglobato
con la caduta dell’impero Mogul.
c) La fase decisiva è tra il 1850 e le due
guerre
mondiali; si compie la globalizzazione
eurocentrica, crollano i baluardi, l’India
e
Cina sono sottomesse e i paesi europei
penetrano nel continente africano. In
quegli
anni si comincia ad includere nel diritto
internazionale l’Impero Ottomano e il
Giappone che viene ammesso alla
Conferenza di pace di Versailles (1919)
e gli
Stati Uniti che erano occidentali ma
anti
europei. Le due guerre mondiali hanno
un
rapporto reciproco con la
globalizzazione in
quanto vettori di essa, perché uomini da
tutti i continenti provano la stessa
esperienza di lutto e di guerra.
d) Superamento Eurocentrismo:
l’Europa non è
+ il centro di radiazioni ma resta il
teatro di
scontro più importante ( guerra fredda)
Il sistema politico internazionale è
eccezionale: è anomalo.
La disciplina delle relazioni
internazionali ha carattere
determinato;
a. la disciplina è contemporanea,
nasce come scienza sociale con
l’istituzione della prima cattedra
( International Politics) nel
1919 anche se c’è sempre stata una
riflessione sulle
esperienze e sulle relazioni
internazionali precedenti ( Tucidide
cerca di spiegare la Guerra del
Peloponneso).
b. 2° carattere di determinatezza di
questa disciplina è che
presuppone alcune cose del
moderno. ( Kennet Waltz definisce
la politica internazionale come
quella moderna). Ciò significa
che guarda l’esperienza moderna
come proprio orizzonte
storico.
c. Questa disciplina si è occupata
delle relazioni dal ’45 ad oggi.
La teoria delle relazioni
internazionali adotta una prospettiva
geopolitica che parte dagli USA;
infatti tutti i principali autori
lavorano nei centri di ricerca
americani, quindi inseriscono
alcune riflessioni e eliminano delle
altre. Stanley Hoffman ad
es. ha definito le relazioni
internazionali una scienza
americana. Questo ha portato delle
conseguenze:
 Al centro ci sono i problemi posti
dall’opinione pubblica e dalla comunità
scientifica americana quindi oggi il
5
Sconfigge la Cina nel 1895,
poi la Russia nel 1904, poi
Germania nella 1 guerra
mondiale

inglobamento del continente


Americano, poi
Filippine ( no Cina e Giappone) e infine
subcontinente indiano che verrà
inglobato
con la caduta dell’impero Mogul.
c) La fase decisiva è tra il 1850 e le due
guerre
mondiali; si compie la globalizzazione
eurocentrica, crollano i baluardi, l’India
e
Cina sono sottomesse e i paesi europei
penetrano nel continente africano. In
quegli
anni si comincia ad includere nel diritto
internazionale l’Impero Ottomano e il
Giappone che viene ammesso alla
Conferenza di pace di Versailles (1919)
e gli
Stati Uniti che erano occidentali ma
anti
europei. Le due guerre mondiali hanno
un
rapporto reciproco con la
globalizzazione in
quanto vettori di essa, perché uomini da
tutti i continenti provano la stessa
esperienza di lutto e di guerra.
d) Superamento Eurocentrismo:
l’Europa non è
+ il centro di radiazioni ma resta il
teatro di
scontro più importante ( guerra fredda)
Il sistema politico internazionale è
eccezionale: è anomalo.
La disciplina delle relazioni
internazionali ha carattere
determinato;
a. la disciplina è contemporanea,
nasce come scienza sociale con
l’istituzione della prima cattedra
( International Politics) nel
1919 anche se c’è sempre stata una
riflessione sulle
esperienze e sulle relazioni
internazionali precedenti ( Tucidide
cerca di spiegare la Guerra del
Peloponneso).
b. 2° carattere di determinatezza di
questa disciplina è che
presuppone alcune cose del
moderno. ( Kennet Waltz definisce
la politica internazionale come
quella moderna). Ciò significa
che guarda l’esperienza moderna
come proprio orizzonte
storico.
c. Questa disciplina si è occupata
delle relazioni dal ’45 ad oggi.
La teoria delle relazioni
internazionali adotta una prospettiva
geopolitica che parte dagli USA;
infatti tutti i principali autori
lavorano nei centri di ricerca
americani, quindi inseriscono
alcune riflessioni e eliminano delle
altre. Stanley Hoffman ad
es. ha definito le relazioni
internazionali una scienza
americana. Questo ha portato delle
conseguenze:
 Al centro ci sono i problemi posti
dall’opinione pubblica e dalla comunità
scientifica americana quindi oggi il
5
Sconfigge la Cina nel 1895,
poi la Russia nel 1904, poi
Germania nella 1 guerra
mondiale
Questa pagina non è visibile nell’anteprima
Non perderti parti importanti!
SCARICA
Chi studia  Relazioni Internazionali  ha scaricato questo documento
1 / 62
INGRANDISCI
Prepara al meglio i tuoi esami
Registrati a Docsity per scaricare i documenti e allenarti con i Quiz
REGISTRATI
e ottieni 20 punti download
Recensioni
Solo gli utenti che hanno scaricato il documento possono lasciare una recensione
4.3
12Recensioni
Mostra dettagli
Ordina per
Più recenti

joelle20009
circa 8 anni fa
Scienze politiche, Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali (Laurea Triennale)
"perfect!"

rick63
circa 8 anni fa
"ottimo"

alecally
circa 8 anni fa
Scienze politiche, Relazioni internazionali (Laurea Magistrale)

federica.fina1
più di 8 anni fa
Scienze della formazione, Servizio sociale (Laurea Triennale)
salnap
più di 8 anni fa
Lettere e Comunicazione, Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali (Laurea
Triennale)
"ottimo"

frafarfallina
più di 8 anni fa
Economia, Scienze dell'Economia e della Gestione Aziendale (Laurea Triennale)
".......... :):):)"
12
1-6 di 12

Potrebbero piacerti anche