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Joan Miro, Il carnevale di Arlecchino, 1924-25 Il carnevale è una festa le cui origini

sono antichissime. Nella tradizione cattolica si celebra prima dell'inizio della


quaresima. Etimologicamente la parola carnevale deriva dal latino "carnem levare",
popolarmente tradotto "carne-vale" o "carnasciale", perché anticamente indicava il
banchetto di abolizione della carne che si teneva subito prima del periodo di
astinenza e digiuno della quaresima. Il carnevale rappresenta da sempre una festa del
popolo, che si contrappone alle festività religiose ufficiali. È un momento in cui vige la
più assoluta libertà e tutto diviene lecito: ogni gerarchia decade per lasciare spazio
alle maschere, al riso, allo scherzo e alla materialità. Lo stesso mascherarsi
rappresenta un modo attraverso il quale uscire dal quotidiano, disfarsi del proprio
ruolo sociale, negare sé stessi per divenire altro. Il secentesco teatro di verzura di villa
Orsetti a Marlia (Lucca) è un tipico esempio di ars topiaria: siepi di bosso ne
definiscono la struttura teatrale sul cui sfondo tre statue in cotto raffiguranti le
maschere della commedia dell’arte: Colombina, Arlecchino e Pulcinella Il giardino è
una sorta di metafisico palcoscenico di un teatro dalle quinte arboree. E’ una sontuosa
macchina per festeggiamenti dove le rappresentazioni teatrali si alternano a giochi e
tornei. La prima festa data alla reggia di Versailles, che durò dal 7 al 14 maggio del
1664, si intitolò I piaceri dell'isola incantata e intrecciava l'ispirazione italiana tratta dai
due poemi epici italiani del 500, l’Orlando Furioso dell’Ariosto e la Gerusalemme
Liberata del Tasso, con quella francese rappresentata da Moliere, che presentò la
Princesse d'Élidé e i primi tre atti del Tartufo. La festa era data (segretamente) in
onore di madamoiselle de La Valliere e Luigi stesso vi interpretò la parte del liberatore
dei compagni dall'isola della maga Alcina. Nell’intimo ed avvolgente anfiteatro di
Boboli, teatro di verzura trasformato ai primi anni del 600 in vero e proprio teatro in
muratura, si celebrano fin dal 500 le apoteosi della dinastia regnante, mettendo in
scena spettacolari rappresentazioni dove si intrecciano creatività artistica e ideazione
narrativa. Ad esempio la rappresentazione Il Mondo festeggiante messo in scena
nell’anfitatro la sera del 1 luglio 1661 per festeggiare le nozze di Cosimo III con
Margherite Louise d’Orleans, nipote del re di Francia. Tra le grandiose scenografie il
principe in persona fece apparizione nelle vesti di Ercole su un cavallo e seguito da
una teoria di 200 soldati. Con l’abitudine sempre più frequente di allestire in giardino
rappresentazioni teatrali il giardino si arricchisce dei teatri di verzura, veri e propri
teatri dell’artificio, realizzati con elementi ornamentali fissi quali sedili, statue, fontane
ed elementi vegetali modellati sapientemente dall’ars topiaria. (esempio Marlia) L. De
Cambray Digny, Veduta del giardino Torrigiani. A conclusione della festa del maggio
1891 avvenne l’ascensione del celebre aeronauta Godard arrivato da Parigi. Il Giardino
Torrigiani così come lo vediamo oggi, è creato alla fine del ‘700 dal marchese Pietro
Torrigiani che ne affida nel 1813 il progetto a Luigi Cambray Digny sostituito poi da
Gaetano Baccani che realizza l’imponente torre ispirata all’iconografia araldica della
famiglia. E’ un giardino di gusto romantico "all’inglese" tipico dell’epoca, e di cui,
appena terminato nel 1824, si pubblica la prima guida con più di 30 decorazioni da
giardino (dalla grotta alla chiesetta gotica, dal bosco sacro all’orto botanico, dalle
fontane alle uccelliere, dal fiumicello ai giochi d’acqua). Tutto questo per realizzare
uno dei fini massimi del Romanticismo: la fusione fra architettura e paesaggio. Alla
fine del 500 gli Orti Oricellari divenuti ricettacolo degli amori di Bianca Cappello con
l’allora Granduca Francesco de Medici, era scenario privilegiato per le feste ideate
dalla futura granduchessa. Sotto la regia di Bianca il giardino si trasformava in una
complessa macchina scenografica dove il bizzarro s’intrecciava con il curioso e la
ricerca di stupire. Sontuosi ricevimenti e complesse messe in scena divenuti famosi
anche grazie alla penna di Celio Malespini che ricorda in una sua novella un’intrigante
festa negromantica, trasformava il parco in uno splendido luogo di delizie. In
occasione delle nozze di Bianca Cappello con Francesco I nel 1579 e poi delle nozze di
Ferdinando I con Cristina di Lorena nel 1589, si allestirono giostre e tornei ed in
particolare il gioco “della sbarra” che vide nel cortile di palazzo Pitti combattimenti
cavallereschi organizzati con abile scenografia. Per le nozze di Ferdinando I con
Cristina di Lorena nel 1589 si tenne nel cortile di Pitti una spettacolare naumachia e
succ. nel 1608 si tenne in Arno l’Argonautica in occasione delle nozze di Cosimo II con
Maria Maddalena d’Austria. Giuseppe Maria Terreni, Il vulcano di notte (Galleria d’Arte
moderna, Palazzo Pitti). Nel luglio 1791 per tre giorni si festeggia l’inaugurazione del
parco pubblico delle Cascine in onore di Ferdinando III. Si allestisce la “Corsa dei
Berberi”, al Prato del Quercione campeggia una grande altalena e si allestisce una
collinetta artificiale che emette fumi simulando un vulcano, tutto intorno una festa di
musiche danze e carri allegorici.

arte dei giardini e feste a corte, Appunti


di Architettura e ambiente
Architettura e ambiente
Joan Miro, Il
carnevale di
Arlecchino, 1924-25
Il carnevale è una festa
le cui origini sono
antichissime.
Nella tradizione
cattolica si celebra prima
dell'inizio della
quaresima.
Etimologicamente la
parola carnevale deriva
dal
latino "carnem levare",
popolarmente tradotto
"carne-vale"
o "carnasciale", perché
anticamente
indicava il banchetto di
abolizione della carne
che
si teneva subito prima
del periodo di astinenza
e
digiuno della quaresima.
Il carnevale rappresenta
da sempre una festa del
popolo, che si
contrappone alle
festività religiose
ufficiali.
È un momento in cui
vige la più assoluta
libertà e
tutto diviene lecito: ogni
gerarchia decade per
lasciare spazio alle
maschere, al riso, allo
scherzo
e alla materialità. Lo
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Il secentesco teatro di
verzura di villa Orsetti a
Marlia (Lucca) è un tipico
esempio di ars topiaria:
siepi di bosso
ne definiscono la struttura
teatrale sul cui sfondo tre
statue in cotto raffiguranti le
maschere della commedia
dell’arte: Colombina,
Arlecchino e Pulcinella
Il giardino è una sorta di
metafisico palcoscenico di
un teatro dalle quinte
arboree. E’ una sontuosa
macchina per
festeggiamenti dove le
rappresentazioni teatrali si
alternano a giochi e tornei.
Il secentesco teatro di
verzura di villa Orsetti a
Marlia (Lucca) è un tipico
esempio di ars topiaria:
siepi di bosso
ne definiscono la struttura
teatrale sul cui sfondo tre
statue in cotto raffiguranti le
maschere della commedia
dell’arte: Colombina,
Arlecchino e Pulcinella
Il giardino è una sorta di
metafisico palcoscenico di
un teatro dalle quinte
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