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la « cena del Signore » è una eucaristia 15

disaccordo con il suo compagno (di fede), non si unisca a voi, finché non si è riconciliato,
affinché il vostro sacrificio non sia reso impuro. Questo sacrifìcio infatti è quello di cui il
Signore ha detto che in ogni luogo e in ogni tempo si offrirà a lui un sacrifìcio puro, per­
ché io sono il grande re — dice il Signore — e il mio nome è meraviglioso tra le genti.
15. Eleggetevi dunque vescovi e diaconi... essi vi faranno la stessa liturgia dei profeti e dei
didascali...».

In Didachè 14 6 l’eucaristia è ormai definitivamente una celebratone in cui


appaiono i principali elementi formali e di contenuto: 1) ci si riunisce comu­
nitariamente; 2) a spezzare il pane; 3) per fare così l’eucaristia; 4) questo in­
sieme costituisce il « sacrifìcio puro », che era stato annunziato nell’Antico
Testamento, come quello che avrebbe proclamato «le meraviglie » compiute
da Dio (« il mio nome ») « tra le genti » e non più solo in Israele; 5) l’offerta
di questo sacrificio avviene in una « liturgia », fatta da « vescovi e diaconi »,
che tengono nella celebrazione eucaristica il posto già precedentemente rico­
nosciuto ai profeti e ai didascali7.

Passando a significare tutto il rito nel quale la « preghiera di ringraziamen­


to » ha un ruolo specificante, il termine « eucaristia » acquista subito un nuo­
vo e più consistente spessore. Eucaristia infatti sarà non solo il rito sul suo
piano formale, ma anche nel suo contenuto, e cioè il pane e il vino consacra­
ti. È quello che risulta chiaro già in Didachè 9, 5, dove « eucaristia » è quello
stesso che « si mangia e si beve ».
Questo duplice senso di « eucaristia » nel senso formale di celebrazione e in
quello di contenuto ci scopre come prima cosa, che l’eucaristia è allo stesso
tempo: la preghiera che si dice in eucaristia (ringraziamento) e la preghiera che fa
l'eucaristia (pane e vino consacrati in corpo e sangue di Cristo).
Questo senso pregnante del termine « eucaristia » che già appare in Dida­
chè, è poi affermato e frequente al secolo II. Vediamo comparire « eucari­
stia » in senso di celebrazione, per es., in Ignazio di Antiochia8, in Giusti­
no 9, in Ireneo 10; l’incontriamo anche nel senso concreto di pane e vino
consacrati, per es., in Ignazio 11, in Giustino 12, in Ireneo 13 e sempre in Ter­
tulliano che pur scrivendo in latino, si serve insistentemente del termine
greco « eucaristia » 14.

6 Per l’illustrazione particolareggiata rimandiamo a Hamman, o. c., pp. 38-40 e a Watteville, o. c.,
pp. 29-37.
7 Didachè 10, ed. S. Colombo, 55. Patrum apostolicorum opera graece et latine, Torino 1938, p. 16: dopo
aver riferito la preghiera di eucaristia, soggiunge: « Per quanto concerne i profeti, lasciate che essi dicano
l’eucaristia per tutta la durata del tempo che vogliono ».
8 Ignazio, Ef. 3, 1, ed. S. Colombo, o. c., p. 312; Eilad. 4, /. c., p. 370; Smir. 7, 1, l. c., p. 386.
9 Giustino, Apoi. 1,65; 66; 67: PG 6, 428 ss.; Idem, Dial. c. Trjph. 41: /. c., 564: «pane dell’eucaristia»;
70, 3: /. c., 641; 117, 1: /. c., 745: « nell’eucaristia del pane e del calice ».
10 Ireneo, Adv. haeres. 1, 13, 2: PG 7, 580 ss.
11 Ignazio, Smir. 7: l. c., 386.
12 Giustino, Apoi. I, 66: /. c., 428: « questo cibo si chiama presso di noi eucaristia ».
13 Ireneo, Adv. haeres. 4, 18, 5: /. c., 1028 ss.: «Non è pane ordinario ma eucaristia...; i nostri corpi ri­
cevendo l’eucaristia...».
14 Tertulliano, De praescr. 46: PL 1, 50; De orai. 19; 24: /. c., 1287 e 1299.

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