La densità di pensiero che emerge dallo studio dei suddetti esempi,
costituisce l’ennesima conferma di come il canto gregoriano proponga una esperienza forte della Parola attraverso una visione assolutamente compatta. Forse è proprio l’elemento formulare a conferire al repertorio la forza di un pensiero unitario, forse la coerenza e la rigidità delle for me, forse la priorità costante assegnata al testo. Stupisce dover constatare come la formazione ‘definitiva’ dell’autentico repertorio gregoriano sia stata il risultato di una operazione di rielaborazione posta in essere a partire da un progetto tanto ambizioso e ‘senza sconti’. Possiamo allora ben dire che l’aspetto saliente di questa operazione di ‘ripensamento’ del testo sacro sia stato quello di rimettere in discussione tutto il materiale precedente, frutto di una secolare tradizione di liturgie, per produrre l’idea vincente; un’idea che, secondo la cultura cristiana dell’epoca, non nasce tanto da un’operazione di ‘invenzione’, ma proprio da una ‘rie laborazione’ orientata alla trasfigurazione del testo. Un pensiero alto, un’elaborazione articolata, esigente, con pilastri strutturali di notevole complessità, al punto che viene da chiedersi se sia più o meno legittimo giungere a una sorta di mediazione col canto gregoriano, promuovendo cioè una forma di semplificazione del repertorio contenuto nel GT, con siderato - e forse a ragione - troppo complicato per il cantore di oggi. A ben vedere, solo l’alta specializzazione degli esecutori è in questo ambito realisticamente contempiabile; oppure, pur di non far morire il gregoria no, vi potrebbe essere un differente orientamento che miri a consentire a tutti di accedervi? È il problema pastorale che si è posta la Chiesa dopo il Concilio Vaticano IL Dopo il Motu proprio di Pio X, la Commissione Vaticana si era sentita l’altissima responsabilità di far risorgere il canto gregoriano attraverso uriEditio typica, arrivando a pubblicare il Graduale Romanum nel 1908; allo stesso modo, dopo più di mezzo secolo, i componenti di una nuova commissione, in risposta agli auspici conciliari secondo i quali era necessario predisporre nuove edizioni semplici che potessero essere utilizzate ordinariamente dalle comunità, si sono sentiti investi ti di una responsabilità simile e arrivarono a pubblicare, nel 1967, il Graduale Simplex (GS). L’operazione è consistita nell’utilizzare antifone