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RAMPI

Non a caso è stato riportato il graduale Angelis suis della I domenica


di Quaresima, già ampiamente considerato. Che cosa vediamo? Vediamo
un testo e, sopra di esso, i neumi che spiegano quel testo. Dall’immagine
sovraffollata del GT siamo passati, sempre tenendo il riferimento allo
stesso brano quaresimale, a un’immagine essenziale’, che già a prima
vista si pone con forza alla nostra attenzione. Siamo di nuovo al testo, al
testo spiegato attraverso un procedimento ritmico. Quei neumi - come
abbiamo visto - disegnano gli stili, le forme, le formule, le movenze mu­
sicali di quel testo e lo fanno presupponendo un ricordo, una memoria,
un’assiduità che permette all’amanuense e allo stesso cantore di ritrovare
in quegli stessi segni ciò che la mente e il cuore custodiscono come teso­
ro vivo. Al cantore medievale quei segni non dicono ciò che egli non sa,
ma gli ricordano ciò che egli ben conosce. Il neuma in campo aperto è
ciò che segue più da vicino la tradizione orale, quella lunga fase di quasi
due secoli (senza contare i secoli che precedono la formazione del comu­
ne repertorio gregoriano e che vedono comunque affermarsi le diverse
e più antiche tradizioni liturgico musicali europee) durante i quali il
repertorio ha preso forma stabile in tutta l’area europea.

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