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Nella acquisizione di comportamenti favorevoli alla salute e nella lotta alle nocività ambientali è
essenziale il contributo del singolo e della comunità.
L'elaborazione culturale e di ricerca, sviluppatesi nella seconda metà del 1900, portò a definire
principi, metodi e strumenti per l’impostazione teorica e la realizzazione pratica dell'educazione
sanitaria in un'attività caratteristica che ha visto la teoria confrontarsi con la prassi e la prassi
divenire substrato per le impostazioni teoriche.
L'elaborazione teorica, come gia riportato, aveva messo in evidenza come l’educazione alla salute
sia un intervento sociale (A.Seppilli,1958). Attraverso esperienze e confronti la definizione di
educazione sanitaria subisce una trasformazione:, bisogna tenere presente che, come in tutti i casi in
cui si intende trasmettere qualcosa agli altri, anche l’educazione sanitaria, come ogni intervento
educativo, può concretizzarsi solo grazie ad un processo di comunicazione con tutti i suoi elementi
caratteristici. Operativamente, quindi, “L'educazione sanitaria è un processo di comunicazione
interpersonale, diretto a fornire le informazioni necessarie per un esame critico dei problemi della
salute ed a responsabilizzare gli individui ed i gruppi sociali nelle scelte comportamentali, che
hanno effetti - diretti o indiretti - sulla salute fisica e psichica dei singoli e della collettività”
(A.Seppilli, 1971).
Carta di Ottawa
per la Promozione
Strenghten community action
della Salute 1986
Develop
Enable personal
skills
Mediate
Create
Advocate supportive
environments
Reorient
health services
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LA COMUNICAZIONE
L’uomo come ogni specie animale, possiede oltre alle funzioni necessarie per la sopravvivenza e
riproduzione, anche alcune capacità specifiche, per le quali si distingue dalle altre specie. Quello
che, in particolare, differenzia l’uomo è la capacità di interagire con la parola parlata e scritta, ossia
con il linguaggio verbale e scritto, oltre che con il linguaggio del corpo.
La comunicazione è un’unità di comportamento ed il comportamento non ha un suo opposto; ne
consegue che non è possibile non assumere un comportamento: attività o inattività, parola o
silenzio, hanno valore di messaggio.
Comunicando con gli altri l’uomo acquista il suo senso d’identità, che si basa sulla sua
“interazione”, situazione in cui due o più soggetti sono presenti contemporaneamente e organizzano
le loro attività sulla base di reciproci “feedback” (risposte), che forniscono indicazioni
sull’adeguatezza o meno del soggetto, sulla comprensione e sull’intenzionalità di continuare o
interrompere lo scambio comunicativo.
Per il linguaggio umano, tale comprensione si basa su due modalità: una VERBALE, con regole
codificate a livello grammaticale, sintattico (la relazione formale di un segno con l’altro) o
semantico (relazione dei segni con gli oggetti cui si applicano), che non sempre, però, sono
adeguate nella comprensione dei rapporti umani. Questi fattori sono detti linguistici (lingua parlata).
Un’altra NON VERBALE, caratterizzata da segnali di tipo cinesico, paralinguistico e intonazionale
che possono essere classificati come intonazione, ovvero, il tono e accento della voce, ritmo e
pause, suoni e segni vocali; espressioni, ovvero, gesti, espressioni del volto, abbigliamento,
movimento degli occhi, posizione del corpo, uso dello spazio, ecc.
Ogni comunicazione è pertanto composta di due fattori: il CONTENUTO, cioè l’informazione, l’idea,
l’argomento che con la parola o i gesti si desidera esprimere (ciò che si dice, ciò che si ascolta); la
RELAZIONE, trasmessa dalle parole, ma soprattutto dai linguaggi del corpo. Un gesto affettuoso, una
mimica accattivante, uno sguardo, il silenzio, ecc., possono dare un diverso significato, a volte
anche opposto, ai contenuti che si esprimono verbalmente.
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Comunicazione non verbale
(analogica)
COMUNICAZIONE
Le caratteristiche
Il linguaggio extra verbali del
Il “linguaggio
linguaggio
del corpo”
Contenuto Relazione
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Comunicazione non verbale
I segni della comunicazione non
verbale
•Amplificano,
Discrepanza
•contraddicono o Incoerenza tra canali
•modificano
il significato delle espressioni
verbali
La comunicazione non verbale è
6 volte più efficace di quella
verbale
Noi comunichiamo:
• 7% con le parole
• 38% con il modo di dirle
• 55% con le espressioni del volto e del corpo
La comunicazione non verbale detta anche
analogica, è uno scambio intenso,
apparentemente silenzioso che prevale sulle
parole e il loro significato 56
La codifica e decodifica dei messaggi non verbali è influenzata dalle caratteristiche degli
interlocutori, dal contesto in cui avviene la comunicazione, dalla cultura di appartenenza e dai
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segnali di imitazione retroattiva (feed-back) inviati e recepiti dagli interlocutori. Quindi, l’ostacolo
maggiore nella comprensione dei messaggi non verbali è rappresentato dalla loro complessità e dal
loro significato non universale e non oggettivo. La cultura, la classe sociale, la famiglia e
l’individuo stesso giocano un ruolo importante nel determinare tali differenze di significato.
DIFFERENZE CULTURALI
DELLA C.N.V.
…………………………………………………….
Comportamento Interpretazione Interpretazione in
italiana altre culture
In Cina segno di
attenzione
In Giappone ci si guarda
di tanto in tanto, ma mai
durante un commiato
Tenere gli occhi Segno di disattenzione In Giappone forma di
abbassati rispetto per comunicare
che l’attenzione è
massima
In molte culture
euroasiatiche e africane
rispetto del subordinato
nei confronti di un
superiore
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Va comunque sottolineato che se un’analisi dei singoli elementi costituenti la comunicazione non
verbale è prassi obbligatoria, occorre anche non dimenticare mai che il vero significato di un
messaggio dipende dalla convergenza e dalla totalità dei singoli elementi che lo costituiscono.
L’incongruenza
La congruenza
Ovviamente perché si possa parlare di comunicazione è necessario che ci sia qualcuno che
trasmetta il messaggio e qualcuno che lo riceva. La trasmissione, però, non è sinonimo di
comunicazione, in quanto vuol dire solo che funziona un trasmittente, e non che funzioni un
ricevente. In una vera comunicazione trasmittente e ricevente entrano IN RELAZIONE.
IL PROCESSO COMUNICATIVO
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L’operazione del mittente viene designata con il termine codificazione (encoding), mentre quella
del ricevente con il termine decodificazione (decoding).
feed back
Il Feed-back
• È il messaggio di ritorno
• Emittente e ricevente si scambiano i
ruoli
A B
Codifica Decodifica
Interpretazione Interpretazione
Decodifica Codifica
Schramm 1954
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possibili. Può essere favorente o disturbante (una comunicazione), e caricarsi anche di significati,
sia affettivi che culturali (comunemente, con cultura si indica un alto grado di scolarizzazione, o
comunque, un vasto bagaglio di informazione e di competenze apprese attraverso lo studio. Nelle
scienze sociali il significato assunto dalla cultura comprende l’insieme degli atteggiamenti verso la
realtà che caratterizza un gruppo umano, il sapere collettivo interiorizzato dagli individui in quanto
membri di una società).
Il canale. Tra l’emittente e il ricevente ci deve essere una catena che superi l’intervallo spazio-
tempo; questa viene chiamata canale della comunicazione. Si intende per canale quel veicolo di
natura fisica, sollecitato da un tramite fisiologico (ad es. le corde vocali) o tecnologico, oppure
fisiologico e tecnologico insieme (ad es. il canale consentito dal telefono), che costituisce il mezzo
attraverso il quale i messaggi sono trasmessi nella sfera sociale.
Contesto
CANALE
EMITTENTE DESTINATARIO
TRASMISSIVO
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PERCEZIONE SELETTIVA: vengono percepiti soprattutto quei messaggi che forniscono
informazioni congruenti con il proprio modo di pensare.
MEMORIZAZIONE SELETTIVA: vengono dimenticati i punti di un messaggio
contrastanti con il modo di pensare del soggetto che si espone al messaggio.
L'informazione viene, dunque, processata sulla base delle conoscenze, del sistema di
credenze/convinzioni e sulla pregressa esperienza
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della prevenzione, sia che si tratti di Educazione sanitaria, che di semplice informazione, ed è
quindi bene che chi opera in prevenzione conosca le leggi fondamentali della comunicazione.
È bene che chi opera in prevenzione conosca le leggi fondamentali della prevenzione. Alcune di
esse possono essere così sintetizzate:
a) in comunicazione i messaggi più efficaci sono quelli strutturati con modalità positiva
(quando si comunica perciò è vietato vietare); Il contenuto non deve essere né prescrittivo
(es. regole da seguire) e negativo (cosa non fare), né moralizzatore e colpevolizzante. Il
divieto (per esempio «non ti drogare») o la minaccia (per esempio «se ti droghi, morirai») in
quanto forme di intimidazione o di provocazione può risultare per l'adolescente una vera e
propria sfida ed agire come forma di fruizione e tentazione. L'adulto, poi, di fronte ad un
messaggio minaccioso tende, per i meccanismi di difesa interni, a cui abbiamo già
accennato, a non percepire il contenuto del messaggio. In questi casi, il messaggio di
relazione sembra avere una maggiore incidenza rispetto al messaggio di contenuto.
L’informazione sanitaria dovrebbe presentarsi come il più possibile chiara ed articolata
(es. attraverso l’offerta di più punti di vista) nei confronti delle situazioni che intende
analizzare; il contenuto del messaggio dovrà preferibilmente rimanere nell’ambito di
problemi concreti e inerenti al vissuto delle persone a cui è diretto, in modo tale da suscitare
un forte interesse e quindi coinvolgimento e partecipazione.
b) la sintesi è un requisito fondamentale ed è tanto più efficace quanto più il messaggio
riesce ad essere completo e veridico;
e) è bene che si comunichi attraverso messaggi che si prefiggono un obiettivo ben chiaro e
specifico e che non cerchino, invece, di promuovere due contemporanei comportamenti.
L’effetto in tal caso non solo non si presenta come additivo, ma potrebbe addirittura essere
peggiore rispetto a quello ottenuto tramite l’invio di un singolo messaggio.
In ogni rapporto tra persone ascolto e comunicazione sono componenti fortemente legate e
necessarie perché il processo comunicativo sia efficace.
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SAPER ASCOLTARE…
ASCOLTARE
ASCOLTARE ILIL PUNTO
PUNTO DI
DI VISTA
VISTA DELL’INTERLOCUTORE
DELL’INTERLOCUTORE
ANCHE SE E’ DIVERSO DAL PROPRIO
ANCHE SE E’ DIVERSO DAL PROPRIO
GUARDARE
GUARDARE L’INTERLOCUTORE
L’INTERLOCUTORE
NON
NON PENSARE
PENSARE AA COME RIBATTERE MENTRE
COME RIBATTERE MENTRE TI
TI STANNO
STANNO
ANCORA
ANCORA PARLANDO
PARLANDO
NON
NON GIUDICARE
GIUDICARE PRIMA DI AVER
PRIMA DI AVER CAPITO
CAPITO
NON
NON INTERROMPERE
INTERROMPERE -- LASCIA
LASCIA CHE
CHE L’ALTRO
L’ALTRO SVILUPPI
SVILUPPI IL
IL
PROPRIO PENSIERO
PROPRIO PENSIERO
FARE
FARE DOMANDE
DOMANDE PER
PER AVERE
AVERE ALTRE
ALTRE INFORMAZIONI,
INFORMAZIONI, SE
SE
E’
E’ NECESSARIO
NECESSARIO PER
PER CAPIRE
CAPIRE
FARE
FARE SINTESI
SINTESI PER
PER VERIFICARE
VERIFICARE LA
LA COMPRENSIONE
COMPRENSIONE
ASCOLTARE
ASCOLTARE ATTIVAMENTE:
ATTIVAMENTE:
-- NON
NON SALTUARIAMENTE
SALTUARIAMENTE
NON SUPERFICIALMENTE
-- NON SUPERFICIALMENTE
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la possibilità di raggiungere gruppi di persone che tendenzialmente evitano di
rivolgersi (es. gruppi più marginali) o non hanno la possibilità di entrare in rapporto
diretto (es. anziani, malati, infermi...) con gli esperti o i professionisti della salute;
la possibilità di innescare un dibattito e di promuovere una certa sensibilità intorno
ad un problema;
la possibilità di elevare il livello di informazione generale della popolazione.
Fra gli aspetti negativi più frequentemente menzionati ricordiamo che il messaggio di massa:
essendo emesso per un universo ricevente vastissimo e non culturalmente omogeneo,
assume le caratteristiche di comunicazione “standard”, semplificatoria;
provenendo da una fonte tecnologica, è immodificabile; non prevede né permette cioè
alcuna interazione “di ritorno” con il ricevente;
essendo diffuso insieme a numerosi altri messaggi, di natura e contenuti diversi, ma
essendo formalmente simili ad essi, è più difficile da strutturare nella singolarità del suo
contenuto specifico (“effetto pastone”, sul versante dell’emittente);
La natura commerciale più che sociali della grande maggioranza di tali messaggi
rendono oltretutto difficile per il ricevente disporsi all’ascolto di un messaggio educativo
con un atteggiamento idoneo (“effetto di omologazione”, sul versante del ricevente);
la rapidità con cui si susseguono messaggi diversi ed il loro grande numero ed
eterogeneicità abbrevia gli effetti dei risultati comunicativi (“effetto autoestinguente”);
per ovviare a tale inconveniente, si può essere portati ad accentuare nel
confezionamento del messaggio gli aspetti formali più accattivanti e superficiali (o a
premere sulle sue caratteristiche di pressione ripetitiva e di aggressività), ed a
banalizzarne ancor più i contenuti.
In considerazione di tutto ciò, un messaggio educativo diffuso attraverso un mezzo di
comunicazione di massa tende a perdere i suoi connotati di messaggio sociale, per assumere i
modelli della comunicazione pubblicitaria o propagandistica.
Ed, in effetti, una fra le aree maggiormente indagate in tema di educazione alla salute e mezzi di
comunicazione di massa è rappresentata dalla pubblicità. La pubblicità può essere intesa non solo
come un fenomeno commerciale, ma anche sociale e culturale; essa può risultare educante o
diseducante e portare elementi di conservazione o di innovazione rispetto alla stessa idea di
salute/malattia.
In ambito educativo i mezzi di comunicazione di massa possono svolgere un ruolo importante anche
attraverso l’utilizzo di tecniche proprie del marketing come promotori e portatori di una nuova
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cultura della salute. L’educazione alla salute diviene indottrinamento passivo solo se il messaggio
relativo al concetto di salute è deliberatamente distorto al fine di indurre ad una accettazione di
determinati contenuti (indurre ad esempio, all’acquisto di un certo prodotto).
In tema di educazione alla salute risultano obiettivi importanti: l’assicurare a tutti gli uomini di tutti
i Paesi un minimo di informazione sulla situazione reale e sui problemi relativi alla salute ed alla
sua promozione in modo da poter operare corrette scelte politiche, economiche e culturali; il
favorire una maggior reciprocità nei sistemi di informazione per non individuare come unico
referente i Paesi sviluppati; il garantire una maggiore partecipazione dei diversi popoli alla
diffusione delle notizie attraverso lo sviluppo di agenzie di informazione il più possibile
indipendenti da controlli politici ed economici.
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E importante cercare di collegare le nuove conoscenze all’esperienza e al modo di percepire ed
affrontare i problemi di chi ascolta così da provocare quel livello di attenzione e di dissonanza, che
sembra indispensabile per vedere un problema in modo nuovo, per ripensare in modo critico ed
ipotizzare possibili soluzioni e forme di cambiamento.
Da tenere presente che le informazioni trasmesse acquistano importanza in relazione alla risonanza
emotiva che esse hanno rispetto a chi ascolta (es. insegnanti, genitori, adolescenti...) o a chi parla (il
relatore). Non esiste, infatti, un’informazione oggettiva e neutra in quanto il relatore parlando, parla
anche di sé, dei suoi valori, dei suoi vissuti e delle sue relazioni con il contenuto che sta
presentando; l’informazione è sempre uno stimolo per far emergere bisogni, desideri, paure,
curiosità, ricordi.., è cioè strettamente connessa alla dimensione affettivo-emotiva delle persone.
Tali considerazioni rimandano al rapporto fra aspetti cognitivi ed affettivo/emotivi per cui la
persona evita l’interiorizzazione dell’informazione per distanziarsi dagli effetti delle emozioni che
ad essa si associano. Se l’informazione tenderà a collegarsi a ripetuti segnali di sofferenza psichica
non sufficientemente tollerati si potrà verificare una reazione di cancellazione totale o parziale degli
input informativi.
D’altra parte, l’informazione sanitaria risulta limitante qualora si prefigga l’obiettivo del semplice
coinvolgimento emotivo. Tenendo conto della tipologia di persone a cui l’informazione sanitaria si
rivolge è stato notato che, per esempio, un’informazione troppo esplicita rivolta ad adolescenti
determina una maggiore difesa: «sentir parlare di sé non facilita il parlare di sé. La possibilità di
parlare all’adolescente non è quindi il parlare all’adolescenza, ma resuscitare, attraverso
l’informazione, le emozioni connesse a questo periodo della propria vita» Diviene necessario,
quindi, adeguare l’informazione all’età dei soggetti a cui ci si rivolge, pur garantendo la sua
veridicità.
Da alcuni risultati di ricerche di rilevante significato se contestualizzati alla prevenzione di
comportamenti nocivi emerge che:
a. la comunicazione sarà tanto più persuasiva quanto più la sorgente della stessa risulterà
credibile (condizione che incrementerà l’influenza informativa), attraente (condizione
che incrementerà l’influenza normativa) e potente (condizione che incrementerà la
compliance);
b. la novità dell’informazione: è un elemento che può favorire in chi ascolta un
cambiamento di atteggiamento. Questo carattere di novità può essere relativo sia al
contenuto (es. recenti risultati di una ricerca, nuovi studi) sia alle modalità con cui viene
proposto. Spesso vengono utilizzati sussidi tecnici che richiedono o si affiancano
all’intervento dell’educatore (carte , grafici, fotografie, album, lavagne, diapositive,
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plastigrafie) o metodi nuovi ed alternativi (drammatizzazione, pittura...).
c. i messaggi risulteranno differentemente efficaci in base alla natura dell’oggetto al quale
si riferiscono, alla quantità di ripetizioni che di essi viene fornita (la ripetizione
inizialmente rinforza il messaggio, ma a lungo termine fa perdere in interesse ed
attenzione), alla loro chiarezza, all’utilizzo di metafore, alla vicinanza che hanno con il
mondo interiore del gruppo target, alla semplicità con cui vengono formulati; Il
messaggio dovrebbe essere comunicato in modo semplice, tenendo conto delle parole,
delle espressioni, del gergo, delle frasi idiomatiche del gruppo a cui si rivolge, senza
proporre contenuti molto specialistici;
d. In genere, è stato notato che la parola scritta (opuscoli, libri, manifesti...) comprende
alcuni limiti correlati al fatto di non essere comprensibile da chi non sa leggere o non è
in grado di assimilare l’informazione scritta. Fra i pregi la possibilità di utilizzare
modalità attraenti ed interessanti. L’umorismo, per esempio, può permettere in alcuni
casi di vedere il tema sanitario affrontato in una prospettiva che susciti uno stato
d’animo positivo.
Le registrazioni (es. trasmissioni radiofoniche...) non prevedono spazi di discussione e
richiedono "un più alto" livello di concentrazione per la comprensione del messaggio.
Fra i pregi la centralità della variabile "voce" quale elemento per rendere il messaggio
più assimilabile.
I mezzi audio-visivi sembrano risultare i più efficaci, ma il loro utilizzo lascia molte
questioni aperte, tra cui il fatto che i programmi televisivi sulla salute/malattia sono, per
esempio, fortemente centrati su temi e problemi di carattere medico, con il frequente
utilizzo di un linguaggio non sempre comprensibile a tutti. E', quindi, cruciale trovare un
giusto equilibrio fra il mantenimento della scientificità di un programma e la
promozione del suo carattere educativo.
Ciascun gruppo sociale sembra, inoltre, mantenere una relazione privilegiata con un certo
media: esistono cioè delle tipologie di consumo multimedia/multigenere legate al tipo di
evasione-informazione richiesto. Anche quest’ultimo risulta un elemento da considerare
nella realizzazione di iniziative di informazione sanitaria attraverso i mezzi di
comunicazione di massa.
e. il canale televisivo sembra, comunque, essere più efficace nel promuovere conoscenze,
ma la stampa sembra essere ancora più efficace non soltanto per l’aspetto cognitivo, ma
anche per quello attitudinale. Trasmettere messaggi attraverso canali “fisicamente”
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presenti (come avviene, per esempio, in occasione di spettacoli teatrali o musicali)
riscontra, in assoluto, la maggior preferenza da parte del gruppo target
f. ciò che ci si attende dall’intervento di comunicazione avrà caratteristiche diverse proprio
in base alla sua natura: le conoscenze hanno una tenuta a lungo termine maggiore
rispetto ad attitudini e comportamenti. Sia le modificazioni attitudinali che quelle
comportamentali promosse da un processo di comunicazione sono destinate a
scomparire nel tempo se non opportunamente “sostenute” da dosi ‘boosters”
opportunamente riadattate alle rinnovate esigenze del gruppo bersaglio.
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