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La diversità linguistica in Sardegna: la lingua sarda tra le sue diverse

varianti e l’italiano

Mirna Hrvatin
Zagreb
mirnahrvatin@yahoo.it

Nel 1999, il sardo è stato ufficialmente riconosciuto dallo Stato Italiano. Lo scopo degli
studiosi sardi è promuovere la lingua sarda in modo che diventi una lingua pari all’italiano
che possa unire linguisticamente tutta la Sardegna. La questione che si trova al centro del
dibattito non è soltanto come farlo, ma anche quale sardo promuovere. In realtà, la lingua
sarda non esiste una sola. È divisa in più varianti a causa degli eventi storici e politici. Negli
ultimi decenni sono uscite fuori due soluzioni - scegliere (o formare) una variante sola che
rappresenti tutta l’isola, oppure salvaguardare il sardo come un insieme di dialetti che
conservi i loro tratti specifici.
Tranne per la frantumazione, il sardo si trova a rischio di estinzione anche per la forte
italianizzazione che ha subito. Dall’unificazione dell’Italia fino ad oggi, molti rinunciarono
all’uso del sardo in famiglia a favore della lingua di maggior prestigio – l’italiano. Questo
tipo di scelta linguistica ha portato al decadimento della cultura folcloristica e della lingua
stessa. Per evitare che questo avvenga in futuro, molti progetti sono stati ideati per ridare
l’importanza alla lingua sarda. Uno dei più discussi era l’introduzione di una forma scritta
del sardo per la pubblicazione di atti e documenti dell’Amministrazione regionale. Altri
progetti coinvolgono istruzione scolastica, i mezzi di informazione e la cultura.
Oggi, il sardo si trova in situazione di diglossia senza bilinguismo. Il futuro che si
augurano i sardi è un futuro di un bilinguismo equilibrato. Attraverso i progetti elencati loro
hanno la possibilità di salvaguardare la ricchezza del loro patrimonio linguistico per
affermare la propria identità ed approfondire il loro senso di appartenenza.

Parole chiave: il sardo, italianizzazione, Limba sarda comuna, identità, diversità linguistica

Negli ultimi quattro decenni, la lingua sarda si è trovata al centro di un grande


dibattito linguistico, culturale e sociale in Sardegna. Gli studiosi sardi hanno cercato
di promuovere la lingua sarda in modo che diventi una lingua pari all’italiano, che
possa unire linguisticamente tutta la Sardegna. Nel 1999, lo Stato Italiano ha
promulgato la Legge 482, ‚Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche‛, con cui il sardo è stato ufficialmente riconosciuto. Grassi (2003: 83)
sottolinea che il sardo, insieme al friulano, ladino, occitano e francoprovenzale,
Zbornik Međunarodnoga znanstvenoga skupa u spomen na prof. dr. Josipa Jerneja (1909. – 2005.)
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appartiene al gruppo delle minoranze linguistiche che hanno in comune il fatto che
hanno origini e storie diverse da quelle della maggioranza della popolazione. Però,
diversamente dalle altre minoranze, queste non si sono mai mosse dal loro territorio.
Grande sostegno alla tutela del sardo aveva già dato la Comunità Europea, che da
tempo promuove il riconoscimento, la valorizzazione e l'ufficializzazione delle
identità culturali e linguistiche, che rappresentano il patrimonio più prezioso ed
autentico degli Stati che la compongono, così come previsto dalla Carta Europea
delle Lingue Minoritarie del 5 Novembre 1992 e nella Convenzione-quadro Europea
per la Protezione delle Minoranze Linguistiche Nazionali del 1 Febbraio 1995.
Nonostante le leggi con lo scopo di promuoverlo, il sardo si trova a rischio di
estinzione. Le ragioni sono molteplici. Uno dei motivi più forti è il fatto che, a causa
della sua frantumazione, non riesce ad affermarsi come una lingua che possa
linguisticamente unire tutta la Sardegna come lo fa l'italiano. In realtà, la lingua sarda
non esiste una sola. È divisa in più varianti a causa degli eventi storici e politici. Da
un lato, ogni zona geografica ha avuto una sua evoluzione storica e le vicende
storiche crearono una differenziazione linguistica. Dall'altro, le colonizzazioni
ostacolavano l'affermarsi di una varietà di sardo su tutte le altre.
La lingua sarda nasce dall'evoluzione del latino importato nell'isola dai Romani a
partire dal III secolo a.C. Il sardo è la lingua neolatina considerata la più conservativa
tra le lingue derivanti dal latino. Dal X secolo, la Sardegna cade sotto il dominio
pisano, genovese e catalano-argonese. Le due lingue iberiche, castigliano e catalano
sono quelle che insieme al latino e all'italiano caratterizzano maggiormente il sardo.
Con l'unificazione politica comincia il lento processo di unificazione linguistica che
coinvolge anche la Sardegna. È possibile dividere il processo di italianizzazione in
due fasi (Loi Corvetto 1996: 564). L'italianizzazione primaria comprende il periodo
pisano e genovese (XII - XIV secolo). Numerosi elementi linguistici del pisano
(soprattutto nel Sud) e del genovese (nel Nord) penetrarono nel sardo. L’italiano,
quindi, influì sul sardo già prima del catalano e dello spagnolo. Pisa e Genova
esercitarono una grande influenza sulla vita economica della Sardegna. Dopo la
costituzione dei rapporti pacifici con Pisa e Genova, molti operai vennero dalla
Toscana e costruirono chiese, monasteri, castelli e torri in Sardegna, portando con sé
la loro lingua.
L'italianizzazione secondaria inizia con il periodo sabaudo (XVIII secolo) in cui si
comincia con la graduale sostituzione dello spagnolo con l'italiano nelle chiese,
scuole e pubblica amministrazione. Con l'unificazione comincia uno stato di
convivenza tra il sardo e l'italiano. A partire dalla seconda metà dell ‘800, l’italiano
diventa la lingua della pubblica amministrazione, della letteratura e delle scritture
private. In quel periodo nascono numerosi giornali in italiano, come quelli di Cagliari
e Sassari, rispettivamente L’Unione Sarda nel 1889 e La Nuova Sardegna nel 1891.
L'obbligo dell’istruzione e quindi il processo di alfabetizazzione, insieme al
reclutameno dell'esercito italiano, il processo di industrializzazione, la funzione dei
mass media e i forti migrazioni verso nord dell'Italia nel secondo dopoguerra sono
tra i fattori più importanti che portarono all'italianizzazione. I tratti dell'italiano

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entrarono nelle strutture del dialetto e le modificarono in direzione dell’italiano. Si


creò così un sardo «italianizzato». Ad esempio, nella zona a nord di Cagliari
(S.Sperate), dove si parla il campidanese, alcune parole sono state adattate quasi
completamente all’italiano: sa funtana (il pozzo), a causa del contatto con l'italiano, è
diventata su puzzu; is crazionisi (i pantaloni) sono diventati is pantalonisi, is ollierasa
(gli occhiali) sono is occhialisi; s'ampudda (la bottiglia) - sa buttiglia; sa janna (la porta) è
cambiata in sa potta. L’italianizzazione e la frantumazione dialettale ostacolarono di
più l’affermarsi della lingua sarda.
Dal punto di vista sociolinguistico, oggi il sardo si trova in situazione di diglossia
senza bilinguismo (Grassi 2003: 171). Il numero dei locutori varia tra 1.000.000 e
1.350.000, i quali generalmente conoscono sia sardo che l’italiano. La lingua locale
viene utilizzata prevalentemente nell’ambito familiare e locale mentre quella italiana
viene usata nelle occasioni pubbliche e nella scrittura. Con la diffusione sistematica
dell’italiano dal XIX secolo già descritta, il sardo spesso veniva disegnato come un
modo di parlare inferiore, usato soltanto da pastori e contadini analfabeti. In questo
periodo, molti rinunciarono all’uso del sardo in famiglia pensando che in quel modo
avrebbero facilitato l’apprendimento dell’italiano ai loro figli. Allo stesso modo,
molti giovani, anche se gli avevano insegnato il sardo, rinunciavamo ad usarlo con
gli amici, influenzati dai mass media in italiano.
Satriani (1972: 16) sostiene che ‚oggi la classe subalterna contadina sia in fuga
dalla propria cultura e si stia sottoponendo ad un intenso sforzo di mimetismo
culturale, nell’illusione che sia possibile eliminare la sua subalternità camufflandola‛.
Questo tipo di scelta linguistica porta al decadimento della cultura folcloristica e allo
stesso tempo a una maggiore propagazione della cultura di massa. Se questo trend
continua, il sardo si troverà a rischio di essere usato nella comunicazione soltanto
dagli anziani, il ché lentamente possa portare alla scomparsa non solo di una lingua,
ma anche di una cultura. Per evitare che questo avvenga, molti progetti sono stati
ideati per ridare la forza e l’importanza alla lingua sarda. Comunque, gli studiosi e i
sardi stessi molto spesso non scelgono la ‚stessa lingua sarda‛ a cui dare
l’importanza, e questa frantumazione dei loro sforzi spesso diminuisce i risultati. Col
tempo si sono stabilite due soluzioni opposte su come debba essere la lingua sarda
unificatrice. Secondo alcuni si deve scegliere, oppure inventare, una varietà sarda
standard, comune per tutte le zone della Sardegna. Secondo gli altri, bisogna
prendere un insieme delle varietà che conservino tutti i tratti specifici e distintivi di
ogni zona e di ogni dialetto.
Dato che la fisionomia linguistica della Sardegna è molto varia, è difficile stabilire
una classificazione chiara. Ciò nonostante, all'interno dei dialetti propriamente sardi
la prima e fondamentale divisione riguarda lo spazio linguistico settentrionale, in cui
è parlato il logudorese, e quello meridionale, in cui è parlato il campidanese. Ad un
livello un po’ più specifico, è possibile individuare quattro gruppi dialettali:
logudorese, nuorese-barbaricino e campidanese, che costituiscono la lingua sarda e
gallurese, risultato delle immigrazioni di gente corse. A questi si aggiungono il

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dialetto di Sassari, che risulta dalla fusione del fondo sardo logudorese con apporti
linguistici italiani, e quello di Alghero, assai vicino al catalano. Infine, a Carloforte
(nell’isola di San Pietro) e a Calasetta (in quella di Sant’Antioco) si parla il dialetto
ligure (il tabarchino). Il ligure e il catalano costituiscono le proprie isole linguistiche.
Da un lato, la diversità linguistica di un livello così alto rappresenta una grande
ricchezza della lingua e cultura sarda. Dall’altra parte, però, la complessità delle
divisioni e delle differenze tra le varie varietà pongono il problema di come stabilire
una lingua comune. La questione, comunque, non riguarda solo un’analisi
linguistica, ma anche l’identità dei sardi. Sanna (1979: 124) sottolinea che ‚in queste
condizioni è da chiedersi se sia possibile realizzare una koinè che dia una coscienza
linguistica unitaria ai sardi, come si auspica.‛ Inoltre aggiunge che ‚è sembrato che
fosse necessaria la rivalutazione delle singole forme dialettali, le vere parlate
materne, per evitare ogni forma di acculturazione interna, da parte di un dialetto, sia
pure di maggiore prestigio, sugli altri.‛ Le Università di Cagliari e di Sassari hanno
condotto una ricerca sociolinguistica per conto della Regione Sarda nel 2007. I
risultati della ricerca hanno mostrato che per il 90 per cento dei sardi, la lingua sarda,
insieme al gallurese, al sassarese, al catalano di Alghero e al tabarchino, deve essere
promossa e sostenuta perché fa parte costitutiva dell'identità. La ricerca ha
evidenziato come quasi un milione e mezzo di cittadini sardi ha scoperto, o
riscoperto la loro identità. Incoraggiamento verso l’uso di un sardo comune possa
portare a una coscienza comune del popolo sardo.
Nel corso degli ultimi decenni i linguisti sono andati dalla creazione di una nuova
lingua, più o meno artificiale, che sia comune a tutti, fino al promuovere ogni varietà
specifica entro la zona in cui è parlata. Dall’inizio degli anni settanta del secolo
scorso, la questione dell’uso scritto e pubblico del sardo si trova al centro di un
vivace dibatto in Sardegna. Dopo secoli di assenza della lingua sarda dall’uso
pubblico ufficiale, è sembrato difficile superare le difficoltà di trovare una soluzione
omogenea e bilanciata tra tutte le varietà. I sostenitori dell’introduzione di una forma
scritta nella vita pubblica sottolineavano che se un gruppo di dialetti viene unito in
una forma scritta unica e accettata da tutti, questa variante avrà più importanza ad
un livello politico e sociale e pertanto sarà più facile promuoverla e salvaguardarla.
La standardizzazione di una lingua aiuta quella lingua ad essere salvata e trasmessa
alle generazioni future.
Uno dei primi passi verso il processo di preservazione del sardo scritto è stato
fatto nel 1997, quando il Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna ha
emanato la legge regionale n° 26 "Promozione e valorizzazione della cultura e della
lingua della Sardegna" che, nell'articolo 1, dichiara che ‚l'identità linguistica e
culturale della Sardegna è un bene primario da valorizzare, individuandolo come il
fondamento dello sviluppo e del progresso socio-politico ed economico della
Sardegna in una prospettiva di integrazione Europea‛. Nell'articolo 2 stabilisce che

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"la regione tutela e valorizza la Lingua Sarda, riconoscendole pari dignità rispetto
alla lingua Italiana".1
Dopo discussioni e confronti sulla lingua sarda durati molti anni, la Regione ha
riconosciuto la necessità di sperimentare l’uso del sardo per la pubblicazione di atti e
documenti dell’Amministrazione regionale. Uno dei progetti di questo tipo è stata la
creazione e introduzione di una varietà scritta del sardo chiamata la Lingua Sarda
Comuna (LSC). La LSC è stata sperimentalmente adottata dalla Regione Autonoma
della Sardegna nella pubblica amministrazione nel 2006. L’idea era di proporre una
norma scritta di riferimento che costituisca una sorta di mediazione tra diverse
parlate. La prima varietà del genere, chiamata Limba Sarda Unificada (LSU), era stata
pubblicata nel 2001. La LSU era stata gravemente criticata sia per la sua artificialità
che per l’assenza di riferimenti alla varietà campidanese, in quanto basata quasi
esclusivamente sulla varietà logudorese centrale. Nella formazione della LSC si è
cercato di evitare gli stessi errori. È importante notare che questa non era una nuova
lingua che doveva sostituire le varietà parlate, ma semplicemente una norma scritta
complementare. Le forme adottate non sono state nuove creazioni ma forme reali,
registrabili nell’uso orale. Per farne un esempio, tra un esito limba e un altro lingua,
non si è cercato di inventare una forma ibrida (*lingba), ma si è scelta una forma
linguisticamente più identitaria: limba. Nel caso di alcune differenze, as esempio nella
-t finale della terza persona plurale dei verbi, si è preferita la soluzione più regolare e
presente nelle parlate meridionali; in altri casi, per salvaguardare la distintività del
sardo, si è preferita la soluzione centro-settentrionale, come nel caso di limba, chena,
iscola, ecc. La LSC rappresenta un modello linguistico che si colloca in una posizione
intermedia tra le varietà della lingua sarda. Lo scopo di adozione della LSC era di
dare la possibilità ai cittadini di scrivere all’Ente in sardo e istuire lo sportello
linguistico regionale Ufitziu de sa limba sarda.
Ciò nondimeno, la sperimentazione della Limba Sarda Unificada e della
successiva Limba Sarda Comuna non è andata avanti senza discussioni. Un grande
numero degli studiosi e sardi stessi era stato scettico verso la LSC. Uno dei motivi per
cui la LSC e’ stata criticata era il fatto che questa variante non era naturale ne’ usata
in pratica da nessuno. Secondo alcuni, era necessario partire dalla lingua sarda
effettivamente parlata, in tutte le varianti, evitando di creare un prodotto artificiale.
Si proponeva partire dalle parlate locali per arrivare ad acquisire una forma scritta e
parlata che siano ricavati da un patrimonio linguistico il quale tutti i territori sardi
hanno in comune.
Altri progetti con lo scopo di conservare e promuovere la lingua coinvolgono
istruzione scolastica, i mezzi di informazione e la cultura. Legge Regionale n. 26 di
cui si è già parlato, tra l'altro prevede la possibilità per scuole di ogni ordine e grado

1 Legge n°26, 15 ottobre 1997. ‚Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna‛, reperibile nel
sito Internet ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna,
http://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&s=1&file=1997026

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della Sardegna di presentare le proposte per l'insegnamento della lingua sarda in


orario curriculare, ed ottenere finanziamenti per il progetto dall’Assessorato della
Pubblica Istruzione. L'obiettivo è quello di promuovere progetti-pilota nelle scuole le
quali sono interessate a sperimentare l’insegnamento in lingua sarda e facilitare
l’inserimento di figure professionali esterne, qualificati per l'insegnamento del sardo.
La stessa legge, inoltre, prevede, nell’articolo 20 (Sussidi all’attività di sperimentazione)
il finanziamento delle spese nelle scuole da parte dell’Amministrazione regionale per
i progetti formativi fondati sui seguenti principi:

a) studio della lingua sarda nelle diverse varianti in uso nella regione, a partire dalla
parlata della comunità di appartenenza;
b) studio sistematico dei vari aspetti del patrimonio ambientale, tecnologico, scientifico,
artistico e culturale della Sardegna, anche mediante l' impiego della lingua sarda come
strumento veicolare;
c) formulazione di programmi educativi bilingui. 2

Un esempio meritevole per le iniziative a scopo di promuovere la lingua e cultura


sarda è rappresentato dal Comune di Quartu Sant'Elena, il quale è diventato
promotore di concrete azioni giuridiche e politiche. Una delle loro iniziative
principali era inserire nello Statuto Comunale la possibilità di utilizzare la Lingua
Sarda nelle sedute del Consiglio. Poi è stata organizzata una Scuola Musicale di
Launeddas e Chitarra Sarda, ed una Scuola di Canto e
Poesia Improvvisata Campidanese. In più, il Comune ha organizzato una Scuola di
Lingua Sarda che, anche grazie al contributo della Commissione Cultura della
Comunità Europea, è stata frequentata nel 1999 da 350 allievi che, alla fine del corso e
del saggio finale scritto completamente in sardo, hanno ricevuto un attestato di
partecipazione.
In conclusione, dai progetti e leggi sulla promozione della lingua e cultura sarda
in corso è possibile dedurre che i sardi diventano sempre più coscienti della
importanza del loro patrimonio linguistico. Per Satriani (1972: 18), ‚il giungere dal
dialetto alla lingua non è stato, per le classi subalterne, un processo di crescita
culturale, ma un fenomeno di perdita di identità‛. Lui denomina questo processo
una ‚destrutturazione culturale e psicologica‛ e ‚suicidio della cultura contadina
tradizionale‛. Nondimeno, la questione del sardo è sempre più presente nelle mente
dei sardi. Pure tra i giovani negli ultimi anni si è risvegliato un interesse per la lingua
e cultura sarda e loro sempre di più capiscono l’importanza di conoscerlo e usarlo. Il

2 Legge n°26, 15 ottobre 1997. ‚Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna‛, reperibile nel
sito Internet ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna,
http://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&s=1&file=1997026

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nuovo interesse per il sardo è certamente sollecitato da molte discussioni sul


problema, dal superamento di una mentalità che esprimeva il disprezzo per il
dialetto rispetto alla lingua di maggior prestigio. Il futuro che si augurano i sardi è
un futuro di un bilinguismo equilibrato. Attraverso i progetti elencati loro hanno la
possibilità di salvaguardare la ricchezza del loro patrimonio linguistico per affermare
la propria identità. La lingua sarda, essendo molto diversificata e ancora molto
presente, rappresenta un'autentica ricchezza da salvaguardare come strumento
linguistico e patrimonio culturale. Bisogna tramandarlo alle generazioni future
perché custodire la diversità linguistica vuol dire anche custodire la diversità
culturale ed approfondire il senso dell’appartenenza.

Literatura:

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settembre - 1o ottobre 1972). Pisa: Pacini, str. 5-18.
Grazius, Luciano (1972). Compresenze e adattamenti lessicali tra lingua e dialetto (salentino)
in due testi di recente edizione. Dal dialetto alla lingua. Atti del IX Convegno per gli Studi
Dialettali Italiani. Pisa: Pacini, str. 529-534.
Atzori, Maria Teresa (1972). Toponimi sardi bilingue. Dal dialetto alla lingua. Atti del IX
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Atzori, Maria Teresa (1974). Bilinguismo fonetico nel dialetto campidanese. Bilinguismo e
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Jezična raznolikost Sardinije: položaj sardskog jezika


između svojih varijanti i talijanskog

Godine 1999., usvojen je Zakon o normama zaštite povijesnih jezičnih manjina u Italiji. Tim je
zakonom sardski jezik službeno priznat. Cilj sardskih lingvista, kao i većine sardinaca, jest
promicati sardski jezik kako bi on postao ravnopravan s talijanskim jezikom te kako bi na taj
način jezično ujedinio cijelu Sardiniju.
Pitanje o kojem se najviše raspravljalo jest ne samo kako to učiniti, već i koji sardski jezik
promicati. Taj je jezik, naime, sastavljen od više varijanti. Razlog tome su povijesni i politički
događaji. S jedne strane, svako je geografsko područje imalo svoj povijesni razvoj te su
povijesna događanja rezultirala jezičnom rascjepkanošću. S druge strane, kolonizacije su
onemogućile da se jedna varijanta sardskog nametne ostalima. U posljednjih četiri desetljeća,
uglavnom se razmatralo o dvjema mogućnostima - ili odabrati jednu varijantu koje će
predstavljati standardni jezik te se koristiti u svim dijelovima Sardinije, ili prihvatiti jezik kao
grupu dijalekata koja bi u tom slučaju zadržala specifičnosti svake zone i svake varijante.
Osim zbog rascjepkanosti, sardski je jezik ugrožen iz zbog znatnog utjecaja talijanskog
jezika koji ga je uvelike promijenio. Od ujedinjenja Italije pa do danas, mnogi su Sardinci
odbacili korištenje sardskog u obitelji misleć da će na taj način olakšati učenje talijanskog
jezika, kao jezika prestiža i budućnosti, svojoj djeci. Ovakav jezični izbor doveo je do
propadanja tradicionalne kulture.
Kako bi se spriječio ovakav trend, osmišljeni su mnogi projekti koji bi trebali vratiti
važnost sardskom jeziku. Jedan od pokušaja standardiziranja sardskog jest uvođenje pisane
varijante sardskog, kao eksperiment u uslugama javne uprave. Ostali projekti ovog tipa
uključuju uvođenje sardskog u škole, u medije i kulturu. Ovaj se jezik danas nalazi u situaciji
diglosije. Budućnost koju priželjkuju Sardinci jest budućnost ravnopravne dvojezičnosti.
Preko spomenutih projekata oni imaju mogućnosti sačuvati bogatstvo svojeg jezičnog
nasljeđa ne bi li pronašli svoj identitet i produbili osjećaj pripadnosti.

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Ključne riječi: sardski jezik, jezična manjina, potalijančivanje, identitet, Zajednički sardski
jezik (LSC)

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