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Epistemologia - riassunto del libro

Filosofia Teoretica (Università Cattolica del Sacro Cuore)

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ESAME EPISTEMOLOGIA

Parte prima: introduzione

CAP 1: Punto di vista sulla scienza


La domanda filosofica circa la scienza è la sua essenza: che cos’è la scienza?
(p.d.v. filosofico + tema)

Concetto di punto di vista: determina la prospettiva in cui il tema è presente: il


prospetto di presentazione del tema, esso si manifesta nella domanda in riferimento
alla quale il tema è compreso.

p.d.v. filosofico —> scienza —> essenza

Cos’è l’essenza?
Per rispondere serve il concetto classico di definizione:
una definizione è un “discorso definitorio” in cui un concetto (ciò che si vuole
esplicitare), chiamato DEFINIENDUM, è connesso tramite l’unità definitoria “=:”,
“def” ad un altro concetto più complesso che lo caratterizza ed è vero noto come
DEFINIENS.

Es. Rombo: 4 lati + lati uguali + figura 2D


Sono condizioni separatamente necessarie e congiuntamente sufficienti

Il DEFINIENS è composto da due parti (2 risposte a due domande):


- Domanda circa il genere, problema della caratteristica generica: è la condizione
necessaria (perché l’oggetto cada sotto il concetto da definire)
- Domanda circa la specie, ovvero il il tratto distintivo, problema della caratteristica
specifica. È la condizione necessaria e sufficiente (perché l’oggetto cada sotto il
concedo da definire). Chiamato anche demarcazione poiché differenzia all’interno
del genere il concetto da definire.

Il DEFINIENS include concetti più noti rispetto al DEFINIENDUM, non deve includervi
quest’ultimo né implicitamente né esplicitamente.

D(x) <—> C1 (x) ^ C2 (x) ^ C3 (x) se uno dei concetti definiti non si conosce allora
non si può conoscere nemmeno D(x). Da cui muove un tipico attacco scettico: se
l’unico modo per conoscere è la definizione e quindi conoscere tutti i suoi concetti,
allora è impossibile conoscere perché porta all’infinito. Ma la definizione non è l’unico
modo per conoscere, vi sono dei concetti immediatamente noti.

es. addizione: x+0=x


Passo: x+s(y) = s(x+y) —> 7=5+2

Domanda sull’essenza della scienza


La scienza è una conoscenza scientifica, quindi ha:
- un aspetto generico (conoscenza) che riguarda la domanda circa l’essenza della
conoscenza.
- un aspetto più specifico (scientificità) che distingue questa conoscenza dalle altre,
chiamata anche demarcazione. (Definizione = genere + specie)

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La conoscenza scientifica (scienza=episteme —> empirica + eidetica) si distingue in


due domande: domanda circa l’essenza della conoscenza e domanda circa la
scientificità (ciò che differenzia la scienza rispetto ad ogni altra)

Triplice dimensione della scienza


Proprie di ogni dimensione conoscitiva:
“De Interpretatione”, Aristotele:

- Tratti della voce —> simboli —> tratti dell’anima —> similitudini —> tratti
dell’ente —> referente —> tratti della voce
- Dimensione sintattica —> simboli —> Dimensione epistemica —> similitudini
—> Dimensione ontologica —> referente —> Dimensione sintattica

D.S è legata al logos esteriore, D.E. è legata al logos interiore, D. O. È legata al


discorso veritativo, logos che giudica. Insieme danno vita alla sfera semantica:
condizione di possibilità della significatività di ogni discorso soggettivamente
concepibile e intersoggettivamente comunicabile.

Nell’anima è presente in universale la struttura che è presente in individuale nelle


cose ( c’è unità intenzionale e identità tra le 3 dimensioni).

La conoscenza può quindi essere di tre tipi:


- Proposizionale (know that): quando sappiamo che le cose descritte nel modo
descritto dalla proposizione. Attualità dello stato di cose descritto dalla proposizione
(password per accedere al PC)
- Procedurale (know how): quando siamo in grado di comprendere determinate
operazioni, data una procedura che mi consente di operare in un certo modo.
- Individuale (know what): conoscere una città o un individuo.

A noi interessa quella proposizionale, perché ha a che fare con la verità e la scienza ha
come fine la verità. (proposizione = espressione linguistica dotata di valore di verità).

I simboli (tratti della voce) non sono gli stessi presso tutti gli uomini perché la
costruzione di un linguaggio è convenzionale.
Le similitudini (tratti dell’anima —> tratti ente) sono le stesse presso tutti gli uomini
perché è un linguaggio non convenzionale (tesi intelligibilità dell’ente).

I tratti della voce e dell’anima sono entità a due livelli:


- ontologico: sono enti concreti
- Intenzionale: sono simboli (voce) e similitudini (anima). I tratti della voce sono
istituzioni convenzionali identificabili tramite un codice che determina la loro
interpretazione in riferimento ad un contesto.

[TI, TO, TE libro)

Dimensione semantica
Un segno può essere inteso in due modi:
- Segno puramente sintattico
- Segno dotato di significato

Il significato di un segno a sua volta si divide in:


2

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- Versante sintattico (privilegiando la composizione della relazione simbolica con la


relazione di somiglianza). Contenuto ontologico o referenziale.
- Versante epistemico (privilegiando la relazione simbolica). Contenuto epistemico
o intenzionale.

Il linguaggio è ciò che ci permette di comunicare. Il linguaggio è un sistema che


consente la costruzione e l’interpretazione di segni:
- costruzione: riguarda la componente sintattica (regole di formazione e
trasformazione dei segni) e sono identificabili in quanto tali.
- interpretazione: riguarda la componente semantica (regole di interpretazione dei
segni). Sono portatori di un determinato significato.
Segni:
- Type (tipi di segni)
- Token (segni concreti di un certo tipo)

Es. “rosso rosso” type—> 1 parola x 2, token—> 2 parole dello stesso tipo

La comunicazione è possibile perché un linguaggio ha regole sintattiche e regole


semantiche determinate:

R. Semantiche —> D. Sintattica —> duplice interpretazione:


- Dimensione epistemica assegna ad un segno un contenuto inteso
- Dimensione ontologica assegna ad un segno un contenuto ontologico (referente)

Dato un L sono date tutte le proposizioni possibili e sono date tutte le interpretazioni
possibili, perché le regole del L sono astratte ed esistono a prescindere da un soggetto
in grado di interpretarle.
Es. gioco di scacchi

CAP 2: Il concetto classico di proposizione

Una proposizione descrive uno SDC, il suo oggetto, mediante un contenuto


proposizionale, il suo senso oggettivo.

Una conoscenza in senso stretto —> conoscenza proposizionale, ovvero una


conoscenza il cui contenuto è descrivibile mediante una proposizione. Non ogni
proposizione intesa come costrutto sintattico è una proporzione intesa come costrutto
semantico dotato di senso (es. questo gesso è bianco, questo si riferisce a qualcosa,
ha valore solo nel momento in cui è pronunciato).

Una proposizione asserita è dotata di valore di verità ed è in duplice relazione rispetto


ad uno SDC: da un lato lo descrive in quanto proposizione, dall’altro lato in quanto
proposizione asserita dichiara che è attuale (la verità di un’asserzione sta nella
coincidenza tra SDC dichiarato e lo SDC a cui si riferisce)

CONCETTO DI PROPOSIZIONE

Costruzione linguistica mediante la quale è possibile comunicare una certa


informazione (data una certa interpretazione)

Concetto di contenuto proposizionale:

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Consente il riferimento a stati di cose del mondo (data un’interpretazione). Lo stato di


cose descritto è sempre ideale (attuale o no).

La dimensione conoscitiva è data da due operazioni principali:


- INTERPRETAZIONE: finalizzata ad identificare il contenuto proposizionale (passaggio
da D.S. a D.E.). Senza interpretare non si può verificare.
- VERIFICAZIONE: giudizio sugli stati di cose che vengono presentati da una
proposizione, è finalizzata a determinare il valore di verità della proposizione (se è
vera).

Comprensione del senso —> conoscenza di ciò che descrive —> processo di
interpretazione

Proposizione comunica —> simboli —> Stato di cose concepito —> similitudini
—> Stato di cose concepibile —> referente —> Proposizione comunicata

Stati di cose
Proposizione elementare: elemento sintattico minimo dotato di valore di verità (uno o
più soggetti + predicato). La proposizione è vera se l’attributo denominato dal
predicato caratterizza l’individuo denominato dal soggetto.

- Soggetto: nome di un individuo


- Predicato: nome di un attributo

D.O. (individuo + attributo) è uno stato di cose. È un concetto primitivo. È un modo


in cui stanno le cose.

es. essere bianco del gesso:


supporto = questo gesso, genere = il colore, specificazione del genere = questo
colore bianco

Uno stato di cose può essere:


- Elementare: caratterizza un determinato individuo o una relazione tra essi. Sono
descritte da proposizioni elementari o complesse.
- Strutturale: caratterizza tutti gli individui di un certo tipo, dotati di una struttura
specifica Sono descritte da proposizioni quantificate in cui non compaiono nomi per
individui ma solo variabili individuali.
Es. 1: questo pezzo di gesso è bianco —> elementare
Es. 2: tutti i pezzi di gesso sono bianchi —> strutturale
Es. 3: tutti i pezzi di gesso in questa aula sono bianchi —> elementare

Uno stato di cose può essere:


- Concreto: se il suo supporto è concreto, ossia determinato dal punto di vista dello
spazio e del tempo.
- Astratto: se il suo supporto è astratto.
Il criterio per distinguere è quindi valutare lo statuto ontologico del supporto.

Le proposizioni descrivono gli stati di cose e sono distinte in:


- Contenuto proposizionale: descrivo l’oggetto mediante un certo contenuto, un
certo modo di presentare lo stato d cose che descrive. “Stato di cose in quanto è
descritto”
- Oggetto proposizionale: l’oggetto della proposizione è lo stato di cose che
intendo descrivere (no individuo) mediante un certo contenuto. “Stato di cose che è
descritto”

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Es. 1 “Platone è un filosofo”


Oggetto è “l’essere filosofo di Platone”

Es. 2 “Colui che scrisse il Simposio è un filosofo”


Oggetto è lo stesso, il contenuto cambia perché il modo in cui lo SDC è presentato
cambia.

Si può credere nella verità del Es. 2 senza credere nella verità del Es. 1

(Non ogni proposizione intesa come costrutto sintattico è intesa come costrutto
semantico dotato di senso. “Questo è un gesso bianco” ha senso solo nel momento in
cui pronuncio la proposizione, perché l’indicale “questo” acquista senso e la
proposizione ottime un VDV.)

IL CONCETTO DI PROPOSIZIONE VERA

Una proposizione in quanto costruzione sintattica può essere interpretata. Una


proposizione interpretata in quanto costruzione sintattica dotata di contenuto può
essere verificata.

I processi di interpretazione sono due:


- identificazione dello SDC descritto.
- Identificazione dello SDC descritto attuale che corrisponde allo stato
descritto.

Avvengono entrambi a livello epistemico: si cerca di identificare


- il modello inteso di una proposizione, lo stato d cose, che se attuale,
verificherebbe la proposizione.
- Il modello dello stato di cose del mondo che costituisce l’oggetto
proposizionale.
Il processo di verificazione è finalizzato a stabilire la corrispondenza tra ciò che la
proposizione di chiara attuale (o non) e ciò che è attuale.

La conoscenza della verità è dunque mediata da una duplice interpretazione:


- Linguistica: relativa al contenuto
- Ontologica: relativa a ciò che è attuale nel mondo

(Es. sul libro “questo gesso è bianco”)

La verità di una proposizione è definita come corrispondenza tra lo SDC dichiarato


attuale (contenuto proposizionale) e lo SDC attuale (oggetto proposizionale), ma in
sensi diversi a seconda del punto di vista:
- PDV logico: corrispondenza tra SDC proposto e SDC attuale
- PDV epistemico: correttezza del giudizio sullo stato proposto
- PDV ontologico: attualità dello SDC attuale
Verità ontologica è la condizione di possibilità delle altre due. Senza attualità non
sarebbe possibile il concetto di corrispondenza e di correttezza.

Ci sono due modi in cui le cose possono essere:


- Possibili
- Attuali
Ci sono tre elementi per identificare lo SDC:
- Supporto
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- Rispetto
- Determinazione

Es. SDC:
- Concreto e individuale: l’essere rosso del cappuccio.
- Astratto e individuale: l’essere dispari del 3.
- Astratto: l’essere infinito della struttura dei numeri.

[concezione classica verità corrispondentista: tra SDC descritto concepito


dall’intelletto) e SDC attuale, quindi è la concezione in cui la verità sta nella
corrispondenza tra intellectus e res. Concezione epistemica: la verità è definita
aspetto all’evidenza dell’attualità di uno SDC]

I TRATTI DELLE PROPOSIZIONI

- Rispetto alla dimensione semantica: analitiche e sintetiche


- Rispetto alla dimensione epistemica: a priori e a posteriori
- Rispetto all dimensione ontologica: necessarie e contingenti

Dimensione semantica:
La distinzione tra le proposizioni analitiche e sintetiche è basata sulla relazione tra il
contenuto e la loro verità:
- Sintetica: il significato non è in grado di determinare il valore di verità
- Analitica: il significato determina il valore di verità (V o F)
Es. 1 “Piove”
Es. 2 “Piove o non piove” (vedo libro)
(possono essere implicitamente o esplicitamente analitiche, più avanti spiegazione)

Dimensione epistemica:
La distinzione tra le proposizioni a priori e a posteriori è basata sulla relazione tra il
contenuto e l’evidenza della loro verità:
- A priori: se non è necessario ricorre all’esperienza e basta un’intuizione eidetica.
- A posteriori: se è necessario ricorrere all’esperienza e serve un’intuizione
empirica.

La distinzione è basata sulla fondazione a priori e fondazione a posteriori ed è stabilita


in riferimento all’esperienza, intesa come presenza di stati di cose individuali e
concreti determinati sotto il rispetto dello spazio e del tempo (in senso aristotelico e
platonico: nostro senso di esperienza, ciò che restituisce gli individui concreti).

- Proposizioni analitiche e sintetiche: comprano l’intero insieme delle proposizioni


costruibili in un linguaggio.
- Proposizioni a priori e a posteriori: non lo ricoprono —> esistono proposizioni prive
di fondazione e rappresentano un limite della conoscenza umana.

Dimensione ontologica:
La distinzione tra le proposizioni necessarie e contingenti è basata sulla relazione tra il
contenuto e le leggi dell’ente in quanto tale:
- Necessaria: se è attuale in ogni mondo possibile, o se non è attuale in ogni mondo
possibile.
- Contingente: se è attuale e lo è solo in certi mondi possibili

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La distinzione è posto su base ontologica: le leggi dell’ente determinano ciò che è o


non è attuale.

LE CONNESSIONI TRA I TRATTI

- Tutte le proposizioni analitiche sono fondabili a priori. Perché non ho bisogno


dell’esperienza e dell’osservazione del mondo, è sufficiente capire il significato. Le
proposizioni a priori sono determinate in virtù delle loro condizioni di verità, quindi la
comprensione del senso è sufficiente per la comprensione del valore di verità.
- Tutte le proposizioni fondabili a priori sono descrizioni di stati di cose necessari.
Se si assume che il mondo attuale è determinato dalla possibilità di accesso dato
dall’esperienza, si conclude che il mondo attuale non può essere discriminato
rispetto ad altri mondi possibili sulla base di una proposizione a priori. Quindi ciò che
è attuale, ciò che discrimina il mondo rispetto ad altri mondi possibili è unicamente
ciò che è accessibile mediante l’esperienza (intuizione empirica). Quindi una
proposizione fondibile a priori se è vera, è vera in tutti i mondi possibili (o falsa in
tutti) e non solo in quello attuale.

PROPOSIZIONI Analitiche Sintetiche

A priori Si [1] ? [2]


A posteriori No [3] Si [4]

1] Comprendere la verità senza per forza osservare il mondo. Esistono.


2] Per Kant esistono. Le proposizioni aritmetiche come 7+5=12 sono proposizioni
sintetiche a priori: a priori perché ogni proposizione necessaria per Kant è a priori e le
proposizioni matematiche sono necessarie; sintetica perché il comprendere i singoli
concetti non determina la verità della proposizione (serve anche contare)
3] Non esistono. Una volta che ho il concetto di “bianco e nero” non ho più bisogno
dell’esperienza. L’essere a priori e a posteriori ha a che fare con la giustificazione che
ho per la proposizione e non con il mondo di acquisire i concetti.
4] Esistono. “Piove” devo osservare il mondo per capirlo e non serve il valore di verità)

PROPOSIZIONI A priori A posteriori

Necessarie Si [1] ? [2]


Contingenti No [3] Si [4]

1] Esistono. Le proposizione fondabili a priori non necessitano dell’esperienza per la


loro fondazione (x —> conoscere valore di verità).

2] Primo argomento: dualismo metafisico di Platone. Per Platone esiste il mondo delle
idee in cui non c’è divenire, è necessario e accessibile con conoscenze a priori. Ma
esistente anche il mondo dei corpi soggetto al divenire e contingente, accessibile con
conoscenze a posteriori. Per cui non può esistere uno stato di cose che sia in mezzo a
questi.
Secondo argomento: Kripte (1970) vuole ragionare sulle conclusioni date dalle
premesse. Ho premesse a priori senza esperienza. Ho premesse a posteriori con

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esperienza. Se deduco qualcosa da queste allora mi devo basare sull’esperienza. Se


c’è un premessa a posteriori allora la conclusione è a posteriori. La sua idea si basa
sull’idea “acqua = H2O” per cui la composizione chimica della sostanza ci restituisce
la sua essenza.
Consideriamo le premesse:
Prima premessa: Per ogni x è necessario (A(x) —> H2O(x))
Una proprietà è essenziale se tutte le cose che la possiedono, la possiedono
necessariamente da cui deriva la seconda premessa.
Seconda premessa: Per ogni x (P(x) —> è necessario P(x))
Dunque se H2O è una proprietà essenziale e se x è H2O allora è necessario che x sia
H2O.
1. Vx(H2O(x)—>è necessario H2O(x)) Premessa
2. H2O(a) sostanza sulla tavola degli elementi (è a posteriori perché devo analizzarla
per scoprire che è H2O)
3. H2O è necessario H2O(a) questa cosa è necessariamente H2O ed è necessaria a
posteriori
(guardo appunti di Anna)
3] Non esistono. SDC attuali o no, che conosco senza l’esperienza. Se P è possibile nel
mondo attuale è possibile nei mondi possibili, se P è attuale è attuale nel mondo
possibile allora è necessario che sia attuale (possibile nel mondo attuale).
Contro esempio: “Io esisto”, la mia esistenza è contingente, sarei potuto non esistere
e tuttavia è a priori (per giustificare che esistono devo avere esperienza di me?), pare
un circolo vizioso.
Argomento vs contro esempio: Una proposizione a priori può determinare la verità o la
falsità a prescindere dall’esperienza. L’esperienza è ciò che ci permette di discernere i
mondi attuali da quelli possibili, perché dà accesso agli SDC concreti che discriminano
il mondo attuale da quelli possibili. I mondi possibili hanno la stessa struttura
metafisica di quella attuale ma si differenziano per gli SDC che ci sono. Se P è vera è
vera in tutti se è falsa è falsa in tutti, quindi non esistono proposizioni a priori
contingenti.

4] Esistono. Descrivono gli SDC contingenti, ad es. piove. Ho bisogno dell’esperienza


per constatarlo.

LE CONNESSIONI TRA LE DIMENSIONI

Dimensione
epistemica

Intuizione eidetica
Dimensione sintattica Dimensione empirica

Dimensione eidetica

DSintattica —> simboli — DEpistemica —> intuizione empirica —> DEmpirica —>
specie (dimensione ontologica) —> DEidetica —> DSintattica

Le specie che coincidono con la similitudine della dimensione epistemica, sono sempre
specie ideali, sia che sia specie sensibili sia che sia specie intellegibile.

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Es. La specie rosso e astratta, perché non è collocabile nello spazio nel tempo,
sebbene tutti gli oggetti rossi siano concreti.

In questo schema la DOntologica è stata divisa in dimensione empirica e eidetica.


L’intuizione empirica corrisponde alla conoscenza empirica o esperienza. L'intuizione
eidetica corrisponde alla conoscenza eidetica. La dimensione eidetica presenta il
problema ontologico classico degli universali il problema epistemologico classico della
conoscenza astratta.

Distinzione tra la DEmpirica e DEidetica:


Le differenze principali derivano dalle soluzioni possibili di due problemi fondamentali:
- Problema dello statuto ontologico dei due mondi.
- Problema della completezza della relazione che lega alle tre dimensioni.

Vi sono tre gruppi di tesi:


- Tesi iniziale, in cui è data l’idea di base della soluzione.
- Due tesi specifiche, relative all’accesso del mondo empirico e eidetico.
- Sei tesi centrali, sulle relazione di dipendenza tra le dimensioni.

6 Temi:
- Dipendenza del mondo eidetico rispetto al mondo empirico (essenze rispetto agli
enti concerti)
- Dipendenza del mondo eidetico rispetto al mondo epistemico (essenza rispetto ai
concetti astratti)
- Dipendenza del mondo empirico rispetto al mondo eidetico (enti concreti rispetto
alle essenze)
- Dipendenza del mondo empirico rispetto al mondo epistemico (enti concreti rispetto
ai concetti astratti)
- Dipendenza del mondo epistemico rispetto al mondo eidetico (concetti astratti
rispetto alle essenze)
- Dipendenza del mondo epistemico rispetto al mondo empirico (concetti astratti
rispetto agli enti concreti)

Soluzione platonica:
Il mondo eidetico è il modello indiveniente del mondo empirico, il mondo empirico è
immagine diveniente del mondo eidetico.

Soluzione aristotelica:
Il mondo eidetico è il modello astratto intuito del mondo empirico, il mondo empirico è
il mondo attuale diveniente.

Soluzione humiana:
Il mondo eidetico è il modello astratto costruito aa posteriori del mondo empirico, il
mondo empirico è il mondo attuale diveniente.

Soluzione kantiana:
Il mondo eidetico è il modello astratto costruito a priori del mondo empirico, il mondo
empirico è il mondo attuale diveniente.

CAP 3: Il concetto classico di conoscenza

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La conoscenza può essere intesa in due sensi:


- Punto di vista del soggetto conoscente come STATO CONOSCITIVO. La conoscenza
soggettiva è dipendente da un soggetto specifico.
- Punto di vista dell’oggetto conosciuto come CONTENUTO CONOSCITIVO, ovvero
insieme di proposizioni trasmesse sotto il titolo di conoscenza all’interno di una
determinata comunità scientifica (o tradizione culturale). La conoscenza oggettiva
è indipendente da un soggetto specifico ed è intersoggettiva (criticabile e
controllabile da tutti coloro a cui può essere comunicata)

ANALISI DEL CONCETTO DI CREDENZA

Uno stato di conoscenza è un determinato stato di credenza, uno stato di credenza da


caratterizzare in un certo modo (genere di una conoscenza).
La credenza si divide due differenze. La prima differenza è una differenza di grado:
- Tenere per vero, certezza, esclusione della possibilità della negazione di ciò che è
creduto.
- Tenere per verosimile, non completa esclusione.

VI è poi una seconda differenza, ovvero la differenza di condizione:


- Esplicita, stato epistemico attuale di una soggetto.
- Implicita, stato epistemico legato allo stato attuale di un soggetto. Il suo legame è
dato dalla possibilità di dedurre il contenuto di questo stato dal contenuto di uno
stato di credenza esplicita.

CREDENZA Esplicita Implicita


Tenere per vero Convinzione attuale Convinzione derivabile
Tenere per verosimile Opinione attuale Opinione derivabile

La credenza è dotata di una precisa struttura intenzionale: il soggetto a crede al


tempo t che lo stato di cose descritto dalla proposizione alfa è attuale, ossia che la
proposizione alfa è vera.

a crede al tempo t che alfa: Ct(a, alfa), in breve C(alfa)

- Il soggetto intenzionale a è un orizzonte di presenza dell’ente in quanto tale


- Il contenuto C è uno stato di cose che è presente nell’orizzonte intenzionale
- La modalità intenzionale alfa è la modalità di presenza di questo SDC (non è
indifferenziata, Es. credere, contemplare, desiderare sono modalità differenti)

Una credenza può essere: DEFINIZIONI


- Corretta: credenza nell’attualità di uno SDC attuale attuale (formula)
- Scorretta: è credenza nell’attualità di uno SDC non attuale (formula)

- Consistente: la proposizione che descrive lo SDC creduto deve essere NON


CONTRADDITTORIA, logicamente possibile. (formula). Una credenza consistente può
essere indifferentemente corretta o scorretta, basta che la proposizione sia corretta
in qualche mondo possibile.
- Inconsistente: la proposizione che descrive lo SDC creduto è CONTRADDITTORIA,
logicamente impossibile. (formula). Una proposizione contraddittoria è falsa quindi
ogni credenza inconsistente è una credenza scorretta.

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L’errore coincide con la credenza scorretta, ovvero la credenza che sia attuale
uno SDC non attuale. A partire dall’esperienza dell’errore ha origine la critica della
conoscenza, attraverso determinati criteri che consentono di differenziare credenze
corrette e scorrette.

La credenza, dal punto di vista logico, è caratterizzata da alcuni principi fondamentali:


(formule)
1]
2]
3]
4]

1] Il soggetto epistemico è implicitamente certo della verità di ogni proposizione


logicamente vera (valida).
2] Se il soggetto è certo della verità di un’implicazione allora la certezza della verità
dell’antecedente implica la certezza della verità del conseguente.
3] + 4] Questi principi caratterizzano l’accessibilità degli stati di credenza: il soggetto
epistemico ha un accesso rispetto ai propri stati di credenza.

Principi di carattere limitativo:


5]
6]
7]

5] Coincide con la possibilità di essere in errore, credenze non corrette. Infatti è


possibile credere nella verità di una proposizione che non sia vera. Analogamente il
principio di non completezza afferma che il non credere nella non verità di una
proposizione non implica credere nella sua verità, dunque è possibile essere in dubbio.
6] La possibilità di credenze inconsistenti è spesso eliminata richiedendo che il
soggetto epistemico delle credenze sia un soggetto ideale che non si contraddica,
nemmeno implicitamente. Nella realtà però il soggetto non è ideale e spesso
acconsente a delle credenze implicitamente contraddittorie: questo sta alla base del
metodo dialettico dei dialoghi di Platone che con domande mira ad esplicitare le
contraddizioni implicite nelle credenze degli interlocutori.
7] Possibilità di credenze non complete.

ANALISI DEL CONCETTO DI CONOSCENZA

Che cosa differenzia uno stato di conoscenza da uno stato di semplice credenza?

La conoscenza ha la stessa struttura della credenza:

(formule)

La credenza è una condizione soggettiva di conoscenza, ed è la condizione


soggettiva più potente (perché è impossibile richiedere che un soggetto sia in una
condizione migliore rispetto a ciò che è conosciuto). L’attualità nello SDC creduto, è
una condizione oggettiva di conoscenza, ed è la condizione oggettiva più potente.
La conoscenza è allora la credenza corretta, credenza nell’attualità di uno
SDC attuale.

Argomentazione:
Bisogna dimostrare che la credenza soggettiva e quella oggettiva siano necessarie, e
in quanto le più potenti anche sufficienti per una caratterizzazione completa della
conoscenza.

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I) (formula)
La verità è una condizione necessaria del conoscere.

II) (formula)
La credenza è una condizione necessaria del conoscere.

II) (formula)
La congiunzione di verità e credenza è una condizione necessaria del conoscere.

Definizione: (formula)
La congiunzione di verità e credenza è una condizione necessaria del
conoscere. Separatamente sono necessarie e congiuntamente sono sufficienti).

Questa definizione è insufficiente:


Non tiene conto che la conoscenza è comunicabile. La sola comunicazione può
indurre nel destinatario sia una credenza corrispondente sia una considerazione
critica. La differenza tra chi comunica una credenza e una conoscenza: chi comunica
una conoscenza è in grado di rendere ragione della credenza comunica
(rispondere al perché). Questo rendere ragione è identificato con la fondazione della
verità. (es. sul libro).

Se il rendere ragione è identificato con la fondazione della verità di una proposizione,


allora le condizioni complessive del conoscere diventano tre:

I) (formula)
La verità come condizione necessaria oggettiva.

II) (formula)
La credenza come condizione necessaria soggettiva.

III) (formula)
La fondazione come condizione necessaria intersoggettiva.

Definizione: (formula)
Il conoscere è la congiunzione di credere, fondare, essere.

(es. Del triangolo)

La filosofia da un lato è estremamente democratica perché tutti possono dire la loro e


portare le proprie ragioni, ma dall’altro lato è anti-democratica per eccellenza, perché
non vale la ragione votata dalla maggioranza, bensì il valore filosofico della
proposizione si basa sulla giustificazione che sei in grado di portare (in filosofia la
critica è tutto).

ANALISI DEL CONCETTO DI FONDAZIONE

I due tratti distinti della conoscenza rispetto ad una credenza sono:


- Verità della proposizione, che descrive lo SDC che è oggetto di conoscenza
- Fondazione relativa alla verità della proposizione

Lo scopo della conoscenza è la scoperta della verità: in che modo si può essere certi
che ciò che si crede sia vero?
Il problema della verità della conoscenza coincide con il problema dell’affidabilità della
fondazione. F(alfa) indica che alfa è fondata rispetto ad una qualche procedura di
fondazione.
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Procedura di fondazione: è una procedura che consente di accedere ad un certo


insieme di SDC, presenta certi SDC (può essere immediato o mediato). Se attuata
genera un processo di fondazione, il cui esito (stato di evidenza rispetto agli SDC
osservati) è uno stato epistemico di fondazione: modo di accesso (alfa) e contenuto
accessibile (SDC, C).

Una procedura di fondazione può essere:


- Non affidabile
- Affidabile: è una procedura la cui attuazione genera uno stato epistemico affidabile

P —> una procedura di fondazione


Fp —> operatore di fondazione corrispondente

1] affidabilità, o correttezza esterna: se attuo la procedura di fondazione affidabile


alfa è vera
(formula)

2] aproblematicità, o correttezza interna: due condizioni che non si soddisfano quasi


mai entrambe, se si vuole demolire una tesi si attacca questo problema. (Guardo sul
libro)
(formula)

3] affidabilità incondizionata, correttezza esterna e interna: affidabile e


aproblematico
(formula)

(formula)

La condizione indicata, di implicazione tra credenze di fondazione e verità, è


estremamente forte. Il problema è vedere se esistono procedure di fondazione che
soddisfano insieme i due requisiti generali di affidabilità e aproblematicità.

Disputa tra fallibilismo e infallibilismo: sono possibili procedure di fondazione


infallibili, da intendere come procedure affidabili in senso incondizionato?

La fondazione può essere:


- Immediata: procedura di fondazione che porta ad un’evidenza diretta di uno SDC. È
intuitiva: ma a nessuno di noi è accessibile il contenuto dell’evidenza di un’altra
persona.
- Mediata: procedura di fondazione che porta ad un’evidenza indiretta, si passa
attraverso dimostrazioni e argomenti —> non viene mai messa in discussione.
Avviene per inferenza.

La fondazione basata sull’evidenza permette di accedere direttamente all’attualità di


un certo SDC. Se uno SDC è in se stesso evidente, allora la verità della proposizione
che descrive tale SDC è immediatamente fondata da tale evidenza.

Disputa tra fondazionalismo e antifondazionalismo:


la distinzione tra procedure immediate e mediate conduce a questa disputa.

Sono possibili procedure di fondazione immediate?


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FONDAZIONE IMMEDIATA

La disputa ha inizio con l’identificazione di 4 possibili STRATEGIE DI FONDAZIONE di


una proposizione:

1] la strategia zero. Alcune proposizioni sono fondate in se stesse. Non è possibile


dare una fondazione inferenziale. È basata sull’accesso allo SDC che le proposizioni
descrivono. Il problema principale è trovare un criterio per decidere se uno stato di
evidenza è effettivamente tale. Non è possibile stabilire in criterio che sogg. o ogg.
valido, un criterio che giustifica sia l’aproblematicità che l’affidabilità della fondazione.
Come giustificare la strategia zero?
Aristotele —> se tutto deve essere fondato, allora niente può essere fondato, perché
una proposizione non può fondare se stessa, in caso contrario ogni proporzione
sarebbe fondata, e non può essere fondata mediante un processo che va all’infinito,
perché una proposizione può essere fondata solo mediante altre proposizioni fondate
e questo non si ha se si va all’infinito, dato che nessuna proposizione in una serie
all’infinito è fondata.

2] la strategie riflessiva. Alcune proporzioni sono fondabili mediante se stesse.


Introdotta e giustificata mediante se stessa, se non c’è nessuno criterio di discrimine
tutte le proposizioni sembrerebbero essere giustificate. “Piove perché piove”

3] la strategia del regresso circolare. Il processo di fondazione può andare in


circolo. Giustificate a partire da un’altra proposizione, ma che alla fine può essere
giustificata a partire dalla proposizione stessa che si era introdotta.

4] la strategia del regresso all’infinito. Il processo di fondazione può andare


all’infinito. “ il sole splende” “perché?” “Perché il sole.. etc.” Due premesse:
- Debole (valida per le prime), nessuna strategia di fondazione deve essere tale da
consentirmi di giustificare una contraddizione.
- Forte: una proposizione introdotta esige una giustificazione: principio normale del
dialogo critico, dato che sono legittimato a chiedere “perché?”. Questo conduce al
principio del debito: nessuna proposizione può essere giustificata da una
proposizione a sua volta in debito di giustificazione. —> Es. del testimone
inaffidabile che giustifica un altro testimone.

FONDAZIONE MEDIATA

La fondazione mediata è dunque una fondazione per inferenza. È legata a procedure


in base alle quali si accede INDIRETTAMENTE all’attualità di un certo SDC, che quindi
non è Inn se stesso evidente. Se uno SDC non è evidente occorre cercare di fondare la
verità della proposizione connettendola con altre proporzioni la cui verità o è fondata.

Inferenza: è una successione di proposizioni in cui si dichiara che la verità delle


proposizioni finale è una conseguenza della verità delle proposizioni che la precedono.

Inferenza corretta: è un’inferenza in cui la proposizione conclusiva è una


conseguenza delle premesse. La verità delle premesse implica logicamente la verità
della conclusione. Si chiama anche inferenza deduttiva o deduzione.

La correttezza non è una caratteristica di una particolare inferenza ma di uno schema


di inferenza, esemplificative da più inferenze (es. sillogismo).

La correttezza di un’inferenza non determina la verità di una proposizione. Può


essere corretta e falsa. Affinché sia corretta è sufficiente che la verità delle premesse
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implichi la verità della conclusione. Per essere vera invece è necessario che le
premesse siano tutte vere, in questo caso l’inferenza oltre ad essere corretta sarà
anche affidabile.

DEFINIZIONE: Un’inferenza affidabile è una deduzione basata su premesse


vere. (VALIDA)

L’affidabilità non determina la fondazione della verità della proposizione che


costituisce la sua conclusione. È possibile un’inferenza affidabile la cui conclusione non
è evidente.

Se la conclusione di un’inferenza corretta e basata su premesse vere non è evidente


allora è un’inferenza conoscitiva ma non dimostrativa, perché la manifestazione della
verità è una condizione necessaria della dimostrazione.

DEFINIZIONE: un’inferenza dimostrativa o dimostrazione, è una deduzione


basata su premesse vere e fondate (evidenti)

Schema:
Un’inferenza:
- Se è corretta —> è deduttiva
- Se è anche vera —> è affidabile
- Se è anche evidente (fondata) —> è dimostrativa

Un’inferenza può essere considerata da diversi punti di vista:

- P.d.v. epistemico: il criterio per determinare la correttezza è dato dalla


corrispondenza con le regole dello spazio epistemico, del logos. La correttezza di
uno schema inferenziale elementare (sillogismo aristotelico) è immediata e non
necessita di ulteriore giustificazione.
- P.d.v. semantico: il criterio per determinare la correttezza è dato dall’implicazione
tra la verità delle premesse e la verità della conclusione. La correttezza è
giustificabile solo in riferimento all’evidenza dell’implicazione indicata.
- P.d.v. sintattico: il criterio per determinare la correttezza è dato dalla
corrispondenza con un insieme convenuto di regole. La correttezza è determinabile
in un numero finito di passi, ma la selezione delle regole da introdurre deve essere
giustificata.

L’evidenza è la condizione di possibilità per la fondazione in generale. Il problema


dell’affidabilità della fondazione coincide con il problema dell’affidabilità dell’evidenza.
Esiste una condizione che può essere assunta come indice di affidabilità:
l’oggettività della fondazione.

Una procedura di fondazione è oggettiva se è indipendente dal soggetto che


adopera la procedura e quindi che se la stessa procedura può essere adoperata da
più soggetti a parità di esito. Una procedura di fondazione oggettiva è dunque
intersoggettiva.

L’ideale dell’intersoggettività è analogo a quello dell’imparzialità.

ANALISI DEL CONCETTO DI TEORIA

La conoscenza proposizionale è una credenza fondata e corretta. In che modo la


differenza tra fondazione immediata e mediata incide sulla nostra conoscenza? In che

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modo tale distinzione implica che tipicamente la conoscenza viene tematizzata e


comunicata mediante teorie relative a differenti domini oggettuali.

Avendo un insieme di proposizioni connesse mediante una serie di inferenze, si può


distinguere le proposizioni che non sono presenti come conclusioni di una delle
inferenze e tra quelle che lo sono. Questa distinzione permette di giungere al compito
di giustificare le proposizioni:
- Giustificare le inferenze: mostrare che le inferenze mediante le quali si giunge
alle conclusioni siano corrette.
- Giustificare le premesse iniziali: mostrare che le proposizioni che non hanno
fondazione mediata hanno fondazione immediata.

Teoremi di completezza e correttezza:

Il sistema di logica dei predicati del primo ordine con identità è un sistema corretto e
completo: esiste un insieme finito di regole de derivazione che definisce dal punto di
vista sintattico il concetto di inferenza rispetto a questo sistema. Ogni inferenza
ottenuta sulla base di queste regole è corretta (verità implica verità) e ogni inferenza
corretta può essere ottenuta sulla base delle regole di derivazione.

X = un insieme di formule
alfa = una formula del linguaggio dei predicati di primo ordine con identità

Teorema di correttezza: (formula)


Ogni conseguenza sintattica è una conseguenza semantica: se da X è derivabile alfa
date le regole di derivazione, allora la verità delle premesse in X implica la verità della
proposizione alfa.

Teorema di completezza: (formula)


Ogni conseguenza semantica è una conseguenza sintattica: se la verità delle
premesse in X implica la verità della proposizione alfa, allora da X è derivabile alfa,
date le regole di derivazione.

I] Sia X l’insieme delle proposizione date


2] Sia X0 l’insieme delle proposizioni iniziali (formula)
3] Sia X1 l’insieme delle proposizioni inferite (formula)

Le proposizioni in X sono vere? —> Le proposizioni in X sono fondate?

Problema 1:
Problema 1 diviso:
Problema 1 diviso:
Per correttezza e completezza:

I teoremi di completezza e correttezza consentono il passaggio dal problema di


fondare tutte le proposizioni in X al problema di fondare le sole proposizioni iniziali, le
soli in X0. Questo è fondamentale in quanto le proposizioni in X potrebbero essere
infinite, mentre quelle in X0 sono finite.

Teoria:

Una teoria è l’esito di una tematizzazione di un dominio di oggetti, avviene


introducendo una linguaggio in grado di descrivere gli oggetti e i loro attributi.

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Una teoria è un linguaggio con cui si descrive un determinato dominio di oggetti. Dato
un linguaggio, definite le regole, sono definite anche tutte le proposizioni costruibili nel
linguaggio, incluse le proposizioni vere. —> Teoria semantica del dominio di oggetti: è
perfetta (include tutte le proposizioni vere) ma inutile (non consente di conoscerle).

Il nostro scopo è catturare la teoria semantica:


Si introducono delle proposizioni iniziali che crediamo vere e fondate, e si cerca di
catturare tutta la teoria tematica a partire da quelle proposizioni iniziali. —>
concezione assiomatica di una teoria

Nel linguaggio della teoria sono presenti quindi degli assiomi, che sono poste alla base
della conoscenza del dominio. Lo sviluppo della teoria consiste nella deduzione dei
teoremi a partire dagli assiomi, allo scopo di catturare tutte e solo le proposizioni
vere circa il dominio di oggetto.

Le preposizioni dedotte dagli assiomi sono i teoremi e il nesso che li collega è il nesso
di deducibilità (conseguenza semantica e conseguenza sintattica).

DEFINIZIONE: (teoria sul dominio D): T = <L,D>.


La teoria T è definita da un linguaggio e un dominio tematico di oggetti

Il L è ciò mediante cui il D è tematizzato. Il D è una porzione di mondo, precisamente


la porzione che tematizziamo mediante il L.

DEFINIZIONE: (teoria semantica sul dominio D dato il linguaggio L)


(formula)
Insieme delle proposizioni in L che sono vere rispetto al dominio D. La verità
delle proposizioni è determinata dalle regole semantiche.
Interpretazione —> Interpretazione intesa (del linguaggio) (formula)
Dominio di oggetti —> Modello inteso (del linguaggio, dominio su cui il L è
interpretato) (formula)

DEFINIZIONE: (teoria tematica sul dominio D dato il linguaggio L)


(formula)
La teoria semantica è l’insieme delle proposizioni di L, a appartiene L, che
sono vere sul dominio D data l’interpretazione intesa (formula)

DEFINIZIONE: (teoria assiomatica sul dominio D dato il linguaggio L) versione


semantica
(formula + spiegazione)

DEFINIZIONE: (teoria assiomatica sul dominio D dato il linguaggio L) versione sintattica


(formula + spiegazione)

Una teoria assiomatica è vera nella misura in cui gli assiomi e quindi tutti i teoremi,
sono veri e che è fondata nella misura in cui gli assiomi, e quindi tutti i teoremi, sono
fondati.

- Il nesso di deducibilità (conseguenza semantica) —> preserva sia la verità sia la


fondazione delle proposizioni

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- Il

Teoremi
Evidenza Evidenza infallibile
immediata

nesso di derivabilità (conseguenza sintattica) —> preserva il nesso di


conseguenza semantica

Schema finale:

Conoscenza scientifica
- Oggettiva: poiché basata su procedure di fondazione condivisibili da tutti.
- Esplicativa: organizzata in teorie all’interno delle quali gli assiomi hanno lo stesso
tempo la funzione di punto di partenza deduttivo (rispetto ai teoremi), e di punto di
partenza esplicativo (rispetto agli SDC descritti dai teoremi).

CONCEZIONE CLASSICA DELLA SCIENZA

Conoscenza scientifica —> dimostrativa


Dimostrazioni —> deduzioni con premesse e conclusioni, vere ed evidenti
Le premesse prime sono vere e in se stesse evidenti (no infinito) —> assiomi

Proposizioni:
- Dimostrabili
- Indimostrabili: possono essere in se stesse evidenti e non evidenti

Proposizioni indimostrabili in se stesse evidenti sono immediate —> punto di


partenza dello sviluppo di una teoria

Conoscenza scientifica ideale: è data dalla dimostrazione dea verità o della non verità
di ogni proposizione che concerne il dominio di oggetti sulla base degli assiomi —>
conoscenza completa

- Assiomi: proposizioni immediate —> la verità degli assiomi si trasmette ai teoremi


(fondazione ontologica dei teoremi da parte degli assiomi)
- Teoremi: proposizioni dimostrate —> l’evidenza degli assiomi si trasmette ai
teoremi (fondazione epistemica dei teoremi da parte degli assiomi)

Ciò che li lega è il nesso di conseguenza logica che ha due funzioni distinte:
- Esplicativa: preservare la verità degli assiomi. La spiegazione concerne l’attualità
di uno SDC. “Perché una certo SDC è attuale?” —> Dimensione Ontologica
- Giustificativa: preservare l’evidenza degli assiomi. La giustificazione concerne
l’evidenza di uno SDC. “Perché si crede che un certo SDC è attuale?”—>
Dimensione Epistemica

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Evidenza mediata Evidenza infallibile


Assiomi
I

due perché portano a soluzioni differenti:

- “Quali sono le cause per cui il sole splende?”: ratio essendi: causa dell’essere
attuale di un certo SDC. Ratio essendi rispetto alla verità dei teoremi.
- “Per quale me lo chiedi?”: ratio cognoscendi: cause dell’essere conosciuto di uno
SDC attuale. Ratio cognoscendi rispetto all’evidenza della verità dei teoremi.

Scienza in senso stretto —> SDC strutturali ( necessari)


L’accesso è dato dall’ideazione:
- Concezione platonica: intuizione delle essenze
- Concezione aristotelica: astrazione delle essenze

Scienza può essere diretta alle strutture astratte (matematica) o strutture incarnate
(fisica), ma il procedimento è sempre lo stesso:
1] Accesso intuitivo o attrattivo alle strutture
2] Assunzione degli assiomi
3] Dimostrazione dei teoremi

L’evidenza è generalmente considerata infallibile —> verità degli assiomi non è in


discussione

Impianto classico —> ideale fondazionalista e non fallibilità di scienza (vedo


appunti)

Parte seconda: teorie eidetiche

CAP 4: Teorie matematiche

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Le teorie eidetiche sono teorie mediante le quali si cerca di descrivere un dominio di


oggetti astratti, accessibili mediante un’intuizione che sfocia in un’evidenza a priori
degli SDC che caratterizzano questi oggetti.
Analisi delle teorie eidetiche —> analisi delle teorie matematiche

EVIDENZA DEGLI ASSIOMI

Un esempio di teoria assiomatica è la geometria euclidea:


È basata su un insieme di connetti primitivi in base ai quali si introduce un insieme di
assiomi che sono tutti basati sull’evidenza immediata.
Il sistema di assiomi include:
- Proposizioni logiche (principi): la cui validità non è limitata al dominio degli
oggetti geometrici.
- Proposizioni specifiche (postulati): la cui validità è limitata al dominio dii oggetti
geometrici.

Principi:
1. Cose uguali ad una stessa cosa sono uguali tra loro. (formula)
4. Se cose uguali sono aggiunte a cosa uguali, gli interi sono uguali. (formula)
5. Se cose uguali sono tolte a cose uguali, gli interi sono uguali. (formula)
6. Grandezze congruenti tra loro sono uguali tra loro (formula)
7. L’intero è maggiore della parte (formula)

Postulati:
1. Dato un punto, è possibile costruire un segmento di retta tra tale punto e un altro
punto qualsiasi. (disegno)
8. Dato un segmento di retta, è possibile prolungare tale segmento in linea retta fino
a un punto qualsiasi. (disegno)
9. Dato un punto e segmento di retta, è possibile costruire un cerchio con centro nel
punto e raggio uguale al segmento. (Se due rette si incontrano e formano angoli
uguali esse sono perpendicolare agli angoli di 90) (disegno)
10.Tutti gli angoli retti sono uguali. (disegno)
11.Se una retta incontra due rette formando angoli corrispondenti interni la cui
somma è minore di due retti, allora le due rette prolungate si incontrano dalla
parte in cui sono gli angoli minori di due retti. (disegno)

I postulati della geometria euclidea specificano l’essenza e l’esistenza dei principali


oggetti geometrici:

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- I primi tre: sono proposizioni di costruzione perché specificano la possibilità di


costruire alcuni oggetti geometrici. Le proposizioni di costruzioni implicano le
proposizioni esistenziali, perché la costruibili di un oggetto geometrico implica
l’esistenza di tale oggetto.
- Il quarto: specifica l’essenza di un angolo.
- Il quinto: specifica l’essenza di un triangolo, dichiarando che la domma degli angoli
di un triangolo è pari a due angoli retti.

Il quarto e il quinto postulato non sono intuitivi. Più avanti ci si chiederà se possono
essere assiomi. Evidenza relativa.

Teoremi (evidenza mediata):


I teoremi della geometria euclidea sono proposizioni dimostrabili sulla base dei principi
introdotti. Si basa sia su intuizioni di tipo logico che geometrico.
La dimostrazione del primo teorema dichiara la costruibili e quindi l’esistenza di un
triangolo equilatere su un segmento dato. Si divide in due parti:

Parte 1: costruzione del triangolo. Compaiono solo postulati.


(disegno)

- AB è dato —> ipotesi


- Si costruisce il cerchio AC con raggio uguale ad AB —> post 3
- Si costruisce il cerchio BC con raggio uguale ad AB —> post 3
- Si identifica il punto C di intersezione tra i due cerchi —> intuizione
- Si costruisce il segmento di retta AC —> post 1
- Si costruisce il segmento di retta BC —> post 1

Parte 2: dimostrazione del fatto che il triangolo è equilatero. Compaiono solo i


principi comuni.

- AB è un raggio del cerchio AC —> costruzione


- AC è un raggio del cerchio AC —> costruzione
- AC = AB —> def. cerchio
- AB è un raggio del cerchio BC —> costruzione
- BC è un raggio del cerchio BC —> costruzione
- BC = AB —> def. cerchio
- AC = BC —> principio 1

Una dimostrazione si differenzia in quattro parti:


1. Introduzione della proposizione da dimostrare
12.Costruzione basta sui postulati (parte costruttiva) —> intuizione geometrica (solo
postulati)

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13.Deduzione basata sui principi comuni (parte deduttiva) —> intuizione logica (solo
principi)
14.Conclusione in cui si dichiara che la proposizione è stata dimostrata

Evidenza intellettiva alla base degli assiomi:


- L’evidenza data è a priori dell’esistenza e della struttura dello spazio geometrico. Lo
spazio geometrico è lo spazio all’interno del quale la costruzione degli oggetti
geometrici è attuata
- L’evidenza data è l’esistenza di alcuni oggetto geometrici nello spazio (punti,
segmenti, cerchi)
- L’evidenza data è l’esistenza di alcuni rapporti tra gli oggetti geometrici nello spazio
(3 postulati)

L’intuizione geometrica ha come dominio di riferimento lo spazio geometrico, la


struttura dello spazio geometrico (non solo oggetti che vivono in questo spazio).
Il carattere globale dell’intuizione geometrica può essere esteso ad ogni tipo di
intuizione eidetica.
L’intuizione eidetica è sempre intuizione di uno spazio ideale, della struttura di un
certo spazio ideale.

L’evidenza geometrica consente la fondazione di proposizioni che non sono


dimostrabili a partire dai solo assiomi:
- Coincide con l’evidenza dello spazio finito su cui sono identificabili determinati
oggetti e determinati rapporti.
- É un’evidenza di tipo intuitivo —> oggetti astratti

Nesso ideale tra evidenza e verità:


Prima tesi: l’evidenza a priori è a fondamento della verità dei primi tre postulati.
Questo tipo di evidenza è considerata affidabile rispetto alla verità dei primi tre
postulati.

Nesso ideale tra evidenza e consistenza:


Seconda tesi: l’evidenza a priori è a fondamento della consistenza dei primi tre
postulati. Questo tipo di evidenza è considerata affidabile rispetto alla consistenza dei
primi tre postulati, dal momento che la verità dei postulati implica la loro non
contraddittorietà.
L’evidenza:
L’evidenza geometrica è considerata affidabile perché il suo contenuto è oggetto di
un’intuizione della struttura dello spazio geometrico che si limita a presentare
porzioni finite di spazio (oggetti costruiti in queste porzioni e rapporti in queste
porzioni. Rispetto alle relazioni topologiche dello spazio ma non rispetto alle relazioni
metriche dello spazio, per quello è necessario il quarto postulato).
La finitezza delle porzioni di spazio intuite, è alla base della possibilità di
esemplificazione in diagrammi.

In che cosa consiste questa l’essere a fondamento?


I diagrammi permettono la visualizzazione del contenuto dei postulati, ma la verità dei
postulati non può essere fondata su questi diagrammi:
- Diagrammi: presentano oggetti empirici (tratti di inchiostro sul foglio).
- Postulati: descrivono oggetti astratti (rapporti attuali a tutti gli oggetti di un certo
tipo).

Divario tra diagrammi e postulati consiste in due salti:


- Oggetti concreti e astratti
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- Oggetti individuali e universali

Empirico e individuale —> Processo di astrazione —> eidetico e universale


Sono compiuti insieme, l’astrazione consente immediatamente l’universalizzazione

Contenuto evidenza eidetica (astratto e universale) è esemplificato dal contenuto


evidenza empirica (concreto e individuale) legata ai diagrammi.

IL PROBLEMA DELL’EVIDENZA DEGLI ASSIOMI:

Il quarto postulato: si assume l’invarianza degli angoli rispetto alle simmetrie dello
spazio, il trasporto (una rotazione, una riflessione) di un angolo non altera la misura di
un angolo. Questo postulato non è basato su un’evidenza a priori perché l’uguaglianza
tra oggetti non è contenuto di evidenza immediata.

Il quinto postulato:
(disegno)

Potrebbe nascere una disputa


- Il negatore potrebbe asserire che c’è sempre una coppia di rette che soddisfano la
condizione del quinto postulato rispetto alla retta passante per AB e che non si
incontrano in una porzione finita di spazio.
- Il difensore potrebbe asserire che data una coppia di rette che soddisfano la
condizione del quinto postulato rispetto alla retta passante per AB e che non si
incontrano in una porzione finita di spazio, è sempre possibile estendere la porzione
di spazio in modo tale da mostrare che le due rette si incontrano.

Le due costruzioni potrebbero procedere all’infinito, e non è possibile basarsi su una


intuizione relativa a porzioni finite di spazio per determinare chi è nel giusto. La sola
soluzione dovrebbe essere un’intuizione legata allo spazio nel suo complesso (non solo
porzioni finite), ma non ci è data.

Un’intuizione legata allo spazio nel suo complesso potrebbe non esserci data per due
ragioni:
- Lo spazio potrebbe non essere infinito in atto: l’intuizione non ci sarebbe proprio
perché lo spazio non esiste.
- Lo spazio potrebbe essere infinito in atto: l’intuizione non ci sarebbe per i limiti
strutturali dell’intuizione stessa.

La conclusione è drastica:
- L’evidenza a priori è affidabile se legata a porzioni finite di spazio, perché in questo
caso si è in grado di presentare immediatamente uno SDC geometrico. —>
affidabile se spazio finito.
- L’evidenza a priori perde la sua affidabilità nel momento in cui non è più legata a
porzioni di spazio finite. —> inaffidabile se spazio infinito.

LA CRISI DELL’EVIDENZA DEGLI ASSIOMI

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I tentativi di dimostrare il quinto postulato a partire dagli altri 4 ha segnato la svolta


della conoscenza scientifica:

Imperativo epistemico che ha orientato le ricerche: ogni proposizione deve essere


accettata solo in quanto evidente.
Data la duplice natura dell’evidenza ogni proposizione deve essere: o
immediatamente evidente o dimostrata a partire da altre proposizioni che sono in se
stesse evidenti.

Dunque la conoscenza scientifica è conoscenza di assiomi e teoremi.

La distinzione tra evidenza finitaria ed infinitaria conduce alla conclusione che il quinto
postulato non può essere considerato immediatamente evidente. L’imperativo
epistemico esige togliere il carattere condizionato dell’evidenza infinitaria tentando di
dimostrare le proporzioni dal contenuto infinitario a partire da proposizioni dal
contenuto finitario.

Non essendo evidente in senso immediato e incondizionato il quinto postulato non è


un’assioma. É un teorema?

Il primo passo importante verso la dimostrazione è stato compiuto dal geometra e


filosofo gesuita Gerolamo Saccheri, che tentò una dimostrazione indiretta del
postulato nel 1733.

Dimostrazione indiretta: procede per assurdo, assumendo la verità della negazione


della proposizione che si intende dimostrare e deducendo una contraddizione da
questa assunzione. Questo conduce alla negazione della negazione della proposizione
da dimostrare (possibile in ambito classico dove si accetta la doppia negazione).

Rispetto alla dimostrazione diretta ha un vantaggio:


- D. Diretta —> fallimento porta all’insuccesso
- D. Indiretta —> fallimento porta alla costruzione di una differente teoria

Alla fine del XIX secolo si giunse alla dimostrazione che il quinto postularono non può
essere dimostrato a partire dagli altri quattro.

Dimostrazione dell’impossibilità:
Questa dimostrazione come conclusione ha che non c’è una dimostrazione e che ogni
tentativo di dimostrazione è destinato a fallire. Come si dimostra?

(formule)

Si costruisce un modello dei primi quattro postulati in cui il quinto non è soddisfatto:
se il quinto si potesse dimostrare a partire dagli altri quattro, allora la verità dei primi
quattro implicherebbe logicamente la sua verità e ogni modello che soddisfa i primi
quattro non potrebbe non soddisfare il quinto.

La presentazione di un modello che soddisfa i primi quattro ma non il quinto coincide


con una dimostrazione dell’impossibilità.

Il modello deve essere inoltre costruito basandosi su procedure la cui evidenza non è
in discussione e in questo caso le procedure sono quelle della geometria euclidea: si
costruisce così un modello di geometria non euclidea nello spazio euclideo.

Quinto postulato non è un’assioma e non è un teorema.


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É possibile produrre più modelli perché vi sono diverse negazioni del quinto postulato.
Quinto postulato: per un punto esterno ad una retta passa una e una sola retta
parallela a quella.

Può essere negato in due modi, asserendo che:


- Per un punto esterno ad una retta data non passa alcuna retta parallela a quella
(geometria ellittica)
- Per un punto esterno ad una retta passano più rette parallele a quella (geometria
iperbolica)

Questa scoperta ha portato ad una crisi della concezione classica della scienza ma
anche ad importanti scoperte:
Se il quinto non è dimostrabile a partire dagli altri quattro, allora una possibile
negazione del quinto postulato è consistente con i primi quattro: se la geometria
euclidea è consistente, allora ci sono sistemi consistenti di geometria non euclidea.

Se esistono più sistemi di geometria in che senso si può parlar di verità?

- Gli assiomi della verità euclidea sonno veri rispetto ad un sistema di oggetti euclidei
che costituisce un suo modello.
- Gli assiomi di una geometria non euclidea sono veri rispetto ad un sistema di oggetti
non euclidei che costituisce il suo modello.

Ha senso la verità incondizionata?


Si potrebbe dire che gli assiomi di una geometria sono veri nel mondo attuale.

Che cosa si intende per mondo attuale?


1. Complesso degli SDC attuali, concreti e astratti —> gli assiomi di un sistema
consistente di geometria sono veri nel mondo attuale (sistema consistente di
geometria è interpretabile su un sistema di oggetti astratti, ovvero un certo
sistema incluso nel mondo attuale). La conclusione è che ogni sistema di geometria
è vero nel mondo attuale: la verità incondizionata diviene carattere generale della
verità condizionata.
15.Complesso degli SDC attuali e concreti —> il problema diviene un problema
empirico e l’evidenza in gioco non è più quella a priori, ma quella a posteriori. La
conclusone è che una solo sistema di geometria potrebbe essere vero nel mondo
attuale, ma che la verità di questo sistema sarebbe fondibile solo empiricamente.
L’evidenza a priori della struttura dello spazio non è in grado di selezionare un
sistema di geometria vero in senso incondizionato.

La conclusione finale è che l’evidenza a priori non sembra essere attrattiva ma


ipotetica: non è derivante dall’intuizione della struttura attuale del mondo, ma
evidenza derivante dall’intuizione di una struttura possibile (concezione platonica).

Gli assiomi:
Da proposizioni immediata —> proposizioni iniziali
Immediatezza epistemica —> immediatezza inferenziale
Da proposizioni immediatamente vere —> Proposizioni immediatamente assunte

Ogni sistema di assiomi può essere assunto: la verità di un sistema di assiomi è una
relazione tra tale sistema e un suo modello, e ogni modello può esistere se descritto
da un sistema consistente di assiomi. Si può intendere in due sensi:

1. Esiste un mondo astratto, il mondo dei sistemi e delle strutture matematiche, e la


consistenza di un sistema di assiomi è una condizione sufficiente perché esista in
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questo mondo astratto un sistema con una certa struttura in grado di soddisfare gli
assiomi. Logismo platonico.
16.Esiste un mondo astratto, il mondo dei sistemi e delle strutture linguistiche, e la
consistenza di un sistema di assiomi è una condizione sufficiente perché esista in
questo mondo astratto un sistema con una certa struttura in grado di soddisfare gli
assiomi. Logismo epistemico.

Vi è una frattura tra il nesso di evidenza a priori e la verità degli assiomi —> nesso
tra evidenza a priori e consistenza.
Prima: l’evidenza della verità era in grado di fondare la consistenza.
Ora: come fondare la consistenza degli assiomi?

IL PROBLEMA DELLA CONSISTENZA DELL’ARITMETICA

- Dedekind, per primo identifica un insieme di proposizioni mi grado di caratterizzare


la struttura della serie dei numeri finiti
- Peano, grazie a Dedekind, sviluppa il sistema di aritmetica del secondo ordine (PA)

Aritmetica: studio del dominio dei numeri finiti

Fine XIX secolo:


- Assiomatizzazione dell’analisi: permette una fondazione dell’analisi matematica
a partire dall’aritmetica
- Assiomatizzazione dell’aritmetica: la teoria dei numeri finiti era stata tradotta in
una teoria assiomatica

La teoria dei numeri finiti può essere dedotta da un insieme di 5 assiomi, basati su 3
principi.

Principi primitivi:
1. Zero
17.Successore
18.Numero = numero finito

(disegno)

Il primo elemento della serie è lo 0, il concetto di successore determina la relazione tra


due elementi successivi della serie (1 succ. di 0 etc.)

Assiomi:
- A1: 0 è un numero (formula)
Non è sufficiente perché non dice niente che possa farci catturare la struttura
completamente

- A2: il successore di un numero è un numero (formula)


Non è sufficiente perché così lo zero è successore di se stesso

- A3: 0 non è il successore di alcun numero (formula)


Zero non è più successore di se stesso, si escludono tutti i moti circolari. Devo dire
però che nessun mondo può essere successore di se stesso: contro esempio (disegno)

- A4: i successori di due numeri differenti sono differenti (formula)


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Con questo postulato si garantisce che la serie è infinita (ogni numero deve avere un
altro successore, non può essere zero). I primi 4 assiomi permettono di escludere le
serie finite, ma non tutte le serie infinte e non posso costruire un modello con infiniti
elementi.

- A5: se 0 è P e ogni successore di un P è P, ogni numero è P


È un principio di induzione: assumiamo che 0 ha la proprietà di P e assumiamo che i
successori dei numeri che hanno la proprietà di P hanno la proprietà di P, allora tutti i
numeri la possiedono.

La teoria dei numeri finiti, una volta dimostrato che la serie dei numeri è infinita, si
sviluppa dimostrando:
- Tutte le operazioni aritmetiche definibili per induzione (addizione) sono introducibili
sulla base degli assiomi
- Le leggi comunemente note relative a tali operazioni

(formula)

Quinto postulato —> Principio di ereditarietà


Il quinto postulato serve per escludere le serie più grandi, infatti l’intersezione di tutte
le serie che hai restituisce la cosa più piccola che puoi avere (logica). Es. “essere
maggiore di…”

(formula)
Vi sono due problemi

1. Verità e consistenza degli assiomi


19.Categoricità (capacità della teoria di catturare solo le serie dei numeri finiti

Perché il 2. È un problema? É una teoria assiomatica e può essere considerata da due


punti di vista:
- Teoria associativa ad una interpretazione intesa (come prima)
- Teoria svincolata dalla sua interpretazione intesa e interpretabile in modi differenti I
concetti primitivi allora sono da intendere in modo diverso a seconda
dell’interpretazione:

- Visione standard —> 0 ha come referente 0, successore ha come referente il


successore, il numero finito ha come referente i numeri finiti
- Visione diversa —> es. 0 ha come referente 10 etc.

Conclusione:
La teoria non è solo in grado di catturare la serie dei numeri finiti, perché può essere
interpretato su un numero infinito di serie. Ciò che cattura è la struttura della serie dei
numeri, ma non la serie stessa.

Verità e categoricità sono stati proposti da Frege alla fine del XIX secolo.

CAP. 5: Il concetto di intuizione e i programmi di fondazione

Il passaggio dal problema della verità al problema della consistenza degli assiomi —>
problema di una fondazione condizionata al problema di una fondazione
incondizionata della consistenza

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Fondazione condizionata: consiste nel mostrare che un modello della teoria può essere
costruito all’interno di un’altra teoria.

In questo modo la verità della teoria in cui si costruisce il modello fonda la consistenza
della teoria di cui si costruisce il modello.

Si tratta di dimostrare che la teoria in cui si costruisce il modello è vera, ossia


affidabile.

Nuovi programmi di fondazione della verità:


- Programma logistica ( basato sull’evidenza astratta degli oggetti logici)
- Programma finita (basato sull’evidenza tipica degli oggetti matematici)
- Programma costruttivista (basato sull’evidenza astratta degli oggetti matematici)

IL PROGRAMMA LOGISTICA

Presentato da Frege: il fine è dimostrare che la matematica (aritmetica) è una scienza


caratterizzata da principi che sono oggetto di evidenza affidabile, in quanto i principi
dell’aritmetica sono i principi della logica.

Frege si oppone a Kant


- Kant: ritiene che la matematica che si divide in geometria e aritmetica, consta di
giudizi sintetici a priori. In particolare la geometria è legata all’intuizione pura (a
priori) della struttura dello spazio, che rende possibile la costruzione dei primi 3
postulati ed evidenti gli altri. L’aritmetica è legata all’intuizione pura della struttura
del tempo, che rende possibile la successione numerica
- Frege: è d’accordo sulla geometria ma nega che l’aritmetica sia costituita da giudizi
sintetici a priori. Per Frege l’aritmetica è costituita da giudizi analitici a priori e il loro
fondamento non è da cercare nell’intuizione ma nelle leggi a priori dell’intelletto.

Le proposizioni aritmetiche: sono le proposizioni dimostrabili a partire da un


numero finito di principi logici mediante l’applicazione di un numero finito di leggi
logiche generali (e definizioni). Le proposizioni analitiche vere sono dimostrabili a
partire da proposizioni logiche vere —> L’aritmetica è lo sviluppo della logica.

Mattoni di base, sono elementi logicamente primitivi e quindi indefinibili:


- Oggetto: ciò che può essere designato da un elemento che in una proposizione
compare come soggetto. Oggetto proposizionale.
- Concetto: ciò che può essere designato da un elemento che sin una proposizione
compare come predicato. Predicato proposizionale.
- Estensione: una funzione che associa a ogni concetto un insieme di oggetti,
cadono sotto il concetto dato. L’estensione è un oggetto complesso, una classe di
oggetti.

Relazione tra oggetto e concetto: un oggetto può cadere o non cadere sotto un
concetto: se cade allora la proposizione è vera.
Questa relazione consente di caratterizzare l’estensione di un determinato concetto: è
costituita dagli oggetti che cadono sotto il concetto. (Es. l’estensione del concetto “un
numero pari”)

L’estensione dei concetti è chiamata anche classe, determinata dai con certi
corrispondenti. Un oggetto appartiene ad una classe se e solo se cade sotto il concetto
che determina la classe.

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Il programma di Frege:
- Mostrare che i concetti primitivi dell’aritmetica sono definibili mediante concetti
primitivo della logica.
- Mostrare che i principi primi dell’aritmetica sono dimostrabili mediante le leggi della
logica a partire dai principi primi della logica.

Il concetto di numero
È il concetto che caratterizza tutti i numeri che possono essere considerati come:
- Concetti esemplificati da gruppi di oggetti
- Concetti astratti istanziati da un gruppo di oggetti.

Es. gruppo di 3 gatti, dove il 3 può essere considerato come:


- L’essere 3 dei gatti, concetto esemplificato dal gruppo (numeri come proprietà degli
oggetti, visione aristotelica)
- Oggetto astratto istaziato dal gruppo. (numeri come istanze di gruppi di oggetti,
visione platonica)

Assumo seconda ipotesi: il numero 3 è un oggetto astratto istanziato da questi 3 gatti.


Ma non solo da questi 3 gatti, bensì da molti gruppi di tre oggetti (es. triangoli) che
devono però essere tutti necessariamente in relazione biunivoca tra loro.

(Disegno)

Corrispondenza biunivoca: se ad ogni oggetto x corrisponde uno e un solo y e ad ogni


y corrisponde uno e un solo x. Si verifica se e solo se il numero di x e y è lo stesso.

Il concetto di numero è quindi il concetto che caratterizza ogni oggetto astratto che
viene istanziato da gruppi i cui oggetti possono essere posti in corrispondenza
biunivoca —> numeri equinumerosi.

Numero: oggetto astratto istanziato da gruppi equinumerosi (non è una definizione


circolare in quanto la relazione di equinumerosità non è definita impiegando il
concetto di numero, inoltre non caratterizza solo i numeri finiti)

Se un gruppo di oggetti si identifica con l’estensione del connetto sotto cui cadono tali
oggetti:
Numero: oggetto astratto che caratterizza i concetti con estensioni
equinumerose.

Hume Principle (HP)

(formula)(appunti)

Il principio dichiara che il numero di oggetti che cadono sotto A coincide con il numero
di oggetti che cadono sotto B se e solo se gli oggetti che cadono sotto A sono in
corrispondenza biunivoca con gli oggetti che cadono sotto B

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Una volta definito il numero Frege tenta di definire il concetto di numero finito:
I numeri finiti sono i numeri cui si giunge a partire dallo zero mediante l’operazione di
successione

Per ottenere una definizione più precisa, oltre al concetto di zero e di successore,
Frege utilizza l’assioma dell’induzione.

DEFINiZIONE: Proprietà ereditaria


P è ereditaria se e solo se il successore di un numero che ha P, ha P.

DEFINIZIONE: Proprietà induttiva


P è induttiva se e solo se è una proprietà ereditaria goduta da 0.

Una proprietà induttiva è posseduta da ogni numero per effetto domino che parte
dallo 0.

Frege tenta di definire i numeri finiti sulla come numeri che godono della proprietà
induttiva e quindi di trasformare una condizione necessaria in una condizione
necessaria e sufficiente.

Questa definizione implica che l’assioma 1 e 5 dell’aritmetica abbiano una


dimostrazione immediata. Sono entrambi veri per definizione.

Conclusione del programma:


- Zero: è definito come l’oggetto astratto che caratterizza ogni concetto privo di
oggetti
- Relazione di successione: è la relazione che sussiste tra il numero di un concetto e il
numero di un altro concetto che si applica a tutti gli oggetti a cui si applica il primo e
ad un oggetto in più.

Basandosi su questi principi e il principio HP si può dimostrare che la teoria dei numeri
finiti proposta può essere derivata. Ma il fine del programma è dimostrare che
l’aritmetica non è altro che un estensione della logica, ma HP può essere considerato
un principio logico?

Crisi del programma:


Frege non crede che HP sia un principio logico, dunque introduce un altro principio
(FP):

(formula)

Il principio dichiara che la classe degli oggetti che cadono sotto A coincide con la
classe degli oggetti che cadono sotto B se e solo se gli oggetti che cadono sotto A
sono gli stessi oggetti che cadono sotto B.

Per Frege ogni concetto possiede una propria estensione e che l’estensore di un
concetto è un oggetto di tipo logico: deduce HP a partire da FP sulla base di una nuova
definizione di numero.
Usa due intuizioni:
- Relazione di predicazione: concetto di uomo e un uomo —> E(U) e U: U si predica
di un individuo se e solo se l’E(U) contiene tale individuo trai suoi elementi. La
relazione di predicazione può essere eliminata mediante il riferimento alle estensioni
e alla relazioni di essere contenuto in una estensione.
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- Concetto di uomo può essere sostituito dalle sue estensioni. Il concetto di U


—> E(U). Lo stesso vale per il numero, che diviene una proprietà di proprietà —>
una classe di classi.

Definizione di numero, inteso come numero di oggetti che cadono sotto un certo
concetto:

(formula)

È la proprietà di “essere l’estensione di un concetto in corrispondenza


biunivoca con A”

Il principio che determina le estensioni implica l’esistenza di una classe per ogni
concetto.

Dimostrazione HP a partire da FP
(dimostrazione appunti Anna)

Ogni classe è determinante da un concetto e ogni concetto è determinato da una


classe:
- Classi che non appartengono a se stesse: Es. classe di uomini (classi normali)
(formula)

- Classi che appartengono a se stesse: Es. classe delle classi (classi non normali)

Dimostrazione:
Il principio FP implica l’esistenza di una classe per ogni concetto
(sul libro)

Frege crede di avere concluso il programma ma non è così

Paradosso:
La classe delle classi normali è una classe normale o non normale? Appartiene o non
appartiene a se stessa?

Le soluzioni portano entrambe ad una contraddizione (K = classe delle classi normali):


- Se K appartiene a se stessa, è una classe non normale e insieme normale, perché a
K appartengono solo classi normali.
- Se K non appartiene a se stessa, è una classe normale ed insieme non normale,
perché le classi normali appartengono a K.
Contraddizione —> principio delle estensioni è da negare

(formula)

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Es. K=Killer che uccide i killer che non uccidono se stessi


(dimostrazione libro)

Caduta del programma:


Russell comunica la caduta del programma di Frege nel 1902, dopo aver tentato di
dimostrare l’assioma (principio primo dell’aritmetica).

Se non si può dimostrare che la serie dei numeri finiti è infinita (assioma 4), allora lo si
deve assumere come assioma dell’infinito.

Questo assioma però non sembra poter essere considerato come assioma logico,
perché sembra logicamente possibile assumere l’esistenza di domini solamente finiti.

Un assioma logico deve essere soddisfatto in ogni mondo possibile, ma l’assioma


dell’infinito non è soddisfatto in un mondo che contiene solo una numero finito di
oggetti.

PROGRAMMA FINITISTA

Hilbert tenta di dare una fondazione affidabile alla matematica, procede in una duplice
direzione:

- Formalismo: formalizzare le teorie matematiche


- Fondare la verità delle teorie formali servendosi di procedure di fondazione che non
oltrepassino l’evidenza finitaria

Passo preliminare è distinguere la conoscenza matematica in due branchie


- Matematica finitaria: caratterizzata dall’evidenza finitaria legata all’intuizione
sensitiva pura come modo di accesso agli oggetti. Ha come oggetti types di oggetti
concreti. Si serve di procedure di introduzione degli oggetti, e di dimostrazioni delle
proposizioni relative a tali oggetti, che sono finitarie, ossia definite mediante un
numero finito dii istruzioni e tali da generare processi che si concludono mediante
un numero finito di passi. Procedure finitarie: sono tali da generare oggetti astratti
che sono esemplificativi concretamente mediante oggetti reali. Matematica reale.
- Matematica infinitaria: caratterizzata dall’assenza dell’evidenza finitaria. Non ha
oggetti types, procedure non finitarie. Matematica ideale.

Bisogna partire da istruzioni affidabili da cui non possiamo fallire: evidenze finitarie
(formula)

La relazione di derivabilità sussiste tra oggetti finiti:


- Assiomi: numero finito di segni
- Regole: successioni di successioni di segni (dimostrazioni)

Gli oggetti sono distinguibili in 3 classi:


1. Classe di oggetti concreti, immediatamente e concretamente presentabili,
20.Classe di oggetti astratti che sono tipi di oggetti concreti. Oggetti reali poiché
esemplificabili da oggetti concreti.
21.Classe degli oggetti astratti che non sono tipi di oggetti concerti. Oggetti ideali.

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La matematica reale costituisce una parte propria dell’aritmetica: aritmetica


primitiva ricorsiva (PRA)

La matematica finitaria include procedure di costruzione di oggetti reali e procedure di


dimostrazione di proposizioni reali.

L’intuizione sensitiva permette l’accesso a oggetti reali, poiché presenta


immediatamente oggetti concreti e individuali.

L’evidenza relativa a queste proposizioni può essere considerata affidabile in senso


incondizionato e può costituire la base indiscussa della fondazione della matematica.

La matematica nel suo complesso deve essere quindi fondata sulla base della
matematica finitaria. Ma come?

La fondazione della conoscenza matematica si configura come fondazione


dell’impossibilità di ottenere una contraddizione sin una teoria matematica. E quindi
come dimostrazione di consistenza di ogni teoria matematica o come dimostrazione di
consistenza di una teoria completa rispetto alla verità matematica (che è in grado di
dedurre ogni proposizione matematica vera).

(formule, vedo appunti Anna)

Primo passo: formalismo

La formalizzazione della matematica nel suo complesso: si tratta di identificare una


teoria Inn grado di dedurre ogni proposizione matematica vera e di introdurre una
versione formale di tale teoria. —> introdurre una teoria formale in grado di derivare
ogni proposizione matematica vera.

Questo significa passare dall’ambito epistemico della conoscenza matematica


all’ambito sintattico delle rappresentazioni di tale conoscenza.

Questo passaggio consente di staccare sia le proposizioni sia le dimostrazioni dal loro
contenuto inteso. Dal punto di vista sintattico, le proposizioni sono considerate solo
come successori di segni e le dimostrazioni sono considerate solo come successori di
successioni di segni.

- I segni sono oggetti reali, tipi di oggetti concretamente presentabili


- Le successioni di segni sono oggetti più complessi concretamente presentabili

La formalizzazione consente di trattare una teoria matematica ideale come oggetto di


una teoria matematica reale:
- Pdv semantico: può trattare di oggetti ideali e dunque essere ideale
- Pdv sintattico: insieme di oggetti reali, insieme di segni e di successione di segni
costruibili sulla base di procedure puramente finitarie.

Una dimostrazione di consistenza passa da dimostrazione dell’impossibilità di dedurre


la contraddizione in una teoria a dimostrazione dell’impossibilità di derivare una certa
successione di segni a partire da altre successioni di segni.

Secondo passo: consistenza e conservazione


1. Dimostrazione della consistenza: dimostrazione della consistenza di una teoria T in
grado di rappresentare la matematica ideale
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(formula)

2. Dimostrazione della conservazione: dimostrazione della non essenzialità delle


proposizioni ideali di T per la derivazione di proposizioni reali

(formula)

Se (2) è vera, allora l’aggiunta di proposizioni ideali nel corpo della matematica non
può portare a proposizioni reali che non sono vere.
(1) e la (2) sono quindi proposizioni reali che possono essere rappresentate nella
matematica reale.

Consistenza e conservazione sono equivalenti, attuare uno implica attuare l’altro:

- Consistenza —> conservazione: assumiamo che (1) è vera e che (2) sia falsa,
allora è vera la negazione della (2) ed esiste una derivazione in T di una formula
reale alfa falsa. Se alfa è falsa, la sua negazione è una formula reale vera, e quindi
derivabile in T. Si conclude che in T è derivabile sia alfa sia la negazione, il che
contraddice l’ipotesi iniziale che la (1) è vera.
- Conservazione —> consistenza: assumiamo che (2) è vera e che (1) sia falsa,
allora è vera la negazione della (1) ed esiste una derivazione in T di una
contraddizione. Se alfa è una formula qualsiasi (formula reale), in T è derivabile sia
alfa sia la sua negazione. Si conclude che T è derivabile in una formula reale falsa,
contraddizione ipotesi.

Hilbert era convinto che il secondo passo fosse attuabile, ma si sbagliava.

LA RIFLESSIONE SULLA MATEMATICA

Programma di Hilbert: formalizzazione della matematica, si sviluppa come una


“metamatematica”, una riflessione sulla matematica condotta all’interno della
matematica stessa. SI deve comprendere il concetto di teoria formale:

Teoria formale è un sistema sintattico:


1. Un alfabeto: contiene i segni primitivi del sistema
22.Insieme di regole di formazione di segni: consentono di formare segni a
partire dai segni dell’alfabeto. I segni formati sono le stringhe ammissibili del
sistema formale.
23.Insieme di regole di trasformazione di segni: consentono di scrivere stringhe
del sistema e di trasformare le stringhe scritte in altre stringhe.

Regole di trasformazione:
- Regole a zero premesse: consentono di introdurre inizialmente una stringa, detta
assioma del sistema
- Regole a più premesse: consentono di introdurre una stringa a condizione che
almeno un’altra stringa sia stata introdotta

Successione di stringhe in cui ogni stringa è introdotta mediante una regola è detta
derivazione: le derivazioni introducono i teoremi.
(vedo esempio libro pg 104)
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Punti di vista sui sistemi sintattici:


- Punto di vista interno: in cui si opera secondo le regole del sistema
- Punto di vista esterno: in cui si opera riflettendo sulle regole del sistema e su ciò
che il sistema consente di derivare

In un sistema sintattico ci sono stringhe derogabili e stringhe che non sono derivabili
secondo le regole. Se si opera all’interno del sistema, si può derivare tutto ciò che il
sistema non è in grado di derivare, ma in generale non si può identificare ciò che il
sistema non è in grado di derivare.

Adottando il punto di vista esterno possono avere un’idea di ciò che un sistema è in
grado o non è in grado di derivare.
Il sistema sintattico è dotato di proprietà:
- Consistenza sintattica: un sistema è sintatticamente consistete se e solo se
esiste una stringa ammissibile ma non derivabile nel sistema
- Completezza sintattica: un sistema è sintatticamente completo se e solo se
aggiungere una stringa non derivabile come assioma del sistema porta
all’inconsistenza del sistema

Un sistema semantico è costituito da:


- Un sistema sintattico
- Un dominio di interpretazione
- Una funzione di interpretazione sul dominio

(vedo due es pg 106)

Il passaggio alla semantica attuato introducendo un’interpretazione dei segni del


sistema sintattico, consente di ottenere informazioni sul sistema e sulla potenza
derivativa.

Questo passaggio si può considerare in senso inverso:


Invece di interpretare un sistema sintattico per ottenere un sistema semantico, è
possibile staccare da un sistema semantico la sua interpretazione intesa e ottenere
così un sistema sintattico, ossia un puro sistema di segni, su cui operare senza
l’esigenza di tenere in considerazione ciò di cui i segni sono segni.

Il sistema semantico è dotato di proprietà:


- Consistenza semantica: un sistema è semanticamente consistente se e solo se
esiste un’interpretazione del sistema su un certo dominio di interpretazione.
- Completezza semantica: un sistema è semanticamente completo se e solo se ogni
proposizione vera del dominio di interpretazione è derivabile nel sistema.

Le stringhe di un sistema sintattico:


- Derivabili
- Non derivabili

Le proposizioni di un sistema semantico:


- Vere: dimostrabili e non dimostrabili
- Non vere

I teoremi di completezza e correttezza della logica dei predicati di primo ordine ci


dicono che, data una teoria sintattica del primo ordine, lo schema precedente può
essere inteso in questo modo:
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Proposizioni:
- Vere: derivabili e non derivabili
- Non vere

(Il concetto di derivazione è un concetto sintattico: è una successione di sequenze


ottenute sfruttando regole di derivazione. Mentre il concetto di dimostrazione è un
concetto semantico perché implica che la verità della proposizione che viene
dimostrata sia una conseguenza della verità delle premesse da cui viene dimostrata)

Il programma di Hilbert puntava ad identificare dimostrabilità e derivabilità, e quindi


anche verità e derivabilità, ossia eliminare il divario tra evidenza infinitaria e
altamente astratta della verità matematica e l’evidenza finitaria e poco astratta della
derivabilità nei sistemi sintattici introducibili per formalizzare la matematica. Ma il
divario è incolmabile.

I TEOREMI DI LIMITAZIONE
1930/1931 Gödel pubblica i teoremi di limitazione che segnano il crollo del programma
di fondazione di Hilbert o ogni altro programma basato sulla convinzione che
l’evidenza finitaria sia in grado di fondare con certezza la consistenza delle teorie
matematiche.

I teoremi di Gödel sono teoremi di limitazione e sono applicabili a ogni teoria formale
consistente in grado di derivare le proposizioni vere.

Una teoria formale consistente in grado di derivare le proposizione vere dell’aritmetica


reale PRA sarà chiamata potente (solo i meno potenti).

Primo teorema di Gödel:


Dichiara l’incompletezza di ogni teoria formale potente, ossia che una teoria potente
non è mai tanto potente da derivare tutte le proposizioni formali corrispondenti alla
matematica nel suo complesso.

G1: Ogni teoria formale potente T è incompleta, nel senso che esiste una proposizione
formale gamma, interpretabile su una proporzione vera dell’aritmetica reale, tale che
né gamma né la sua negazione è derivabile in T.

Primo teorema implica l’impossibilità di attuare il primo passo del programma di


Hilbert.

Secondo teorema di Gödel:


Dichiara l’insufficienza di ogni teoria formale potente nel derivare la proposizione
formale che descrive la propria consistenza, ossia che una teoria potente non è mai
tanto potente da derivare la proposizione formale corrispondente alla dichiarazione
della propria consistenza.

G2: ogni teoria formale potente T è incompleta, nel senso che la proposizione formale
CON(t) interpretabile sulla proporzione dell’aritmetica reale che descrive la
consistenza di T non è derivabile in T.

Il secondo teorema implica l’impossibilità di attuare il secondo passo del programma


di Hilbert.

Significato del primo teorema: (ontologia della matematica)

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La portata complessiva del teorema non è solo critica, ma riguarda la relazione che
esiste tra le dimensioni sintattica, epistemica e ontologica, in riferimento al dominio
degli SDC eidetici.

Una teoria formale è un costrutto sintattico:


G1 dichiara che c’è uno scarto insuperabile tra le proposizioni generali in una teoria
formale e le proposizioni vere del dominio dei numeri. Dunque il tentativo di catturare
la DO con mezzi finitari nella DE è destinato a fallire. Lo scarto tra le due dimensioni è
essenziale.

1. Principio di trascendentalità del vero: tutto ciò che è può essere conosciuto come
tale. La conoscenza si estende a tutto ciò che è, tutto ciò che è vero.
24.Principio di tematizzabilità, ovvero della trasparenza della conoscenza a sé stessa.
Proposizione che esprime uno SDC (se c’è un’idea la posso nominare) —>
esprimibilità

La dimensione sintattica non è in relazione con la dimensione epistemica, o è falso il


P1 o è falso il P2
Se DE —> DO ci sono zone della mia conoscenza oscure ma non zone epidemiche
oscure. Quindi metto in discussione DS —> DE (idealismo)
Se DS —> DE l’essere è indipendente dal pensare. Dimostrazione che le cose esistono
indipendentemente dal pensiero (realismo)

Significato del secondo teorema: (epistemologia della matematica)

G2 dichiara che l’evidenza finitaria che sta alla base della fondazione reale della
matematica, non è sufficiente per la fondazione della parte ideale della matematica.

Inoltre l’evidenza finitaria deriva dall’intuizione sensitiva pura, che quindi non è
sufficiente per la fondazione della matematica.

Infine, dato che:


Matematica reale —> tipi astratti degli oggetti concreti
Matematica ideale —> oggetti astratti non esemplificabili mediante oggetti concreti
Si conclude che l’intuizione sensitiva pura non è in grado di fondare proposizioni che
concernano oggetti astratti non esemplificabili mediante oggetti concreti.

La fondazione della matematica è basata su un’intuizione intellettiva pura. L’accesso


al mondo eidetico non può essere sostituito dall’accesso al mondo empirico:
l’intuizione che concerne l’infinito attuale non può essere sostituita con l’intuizione che
concerne l’infinito potenziale.

LA CONCEZIONE ATTUALE DELL MATEMATICA

I problemi della filosofia della matematica sono di due tipi:


- Profilo ontologico, concernano l’esistenza degli oggetti matematici, in particolare
l’esistenza dei sistemi all’interno dei quali gli oggetti sono definiti.
- Profilo epistemologico, concernano l’evidenza delle proposizioni che descrivono gli
oggetti matematici, in particolare l’evidenza della correttezza e della consistenza
degli assiomi che caratterizzano le strutture all’interno delle quali gli oggetti sono
definiti

Concezione classica della conoscenza, in particolare eidetica:


1. È basata su assiomi
25.Gli assiomi sono veri
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26.La verità degli assiomi è verità incondizionata


27.Gli assiomi sono evidenti
28.L’evidenza degli assiomi è evidenza intellettiva infallibile
29.Gli assiomi sono consistenti
30.La consistenza degli assiomi è implicata immediatamente dalla loro verità

Teoria assiomatica:
- Corretta: perché l’evidenza intellettiva a fondamento della verità degli assiomi è
considerato infallibile.
- Completa: perché gli assiomi sono in grado di dimostrare tutte le proposizioni vere
sul dominio di riferimento

La teoria assiomatica è identica alla teoria semantica, dunque è completa.


La teoria semantica è vera rispetto al mondo attuale, dunque è corretta, quindi la
teoria è consistente.

Concezione contemporanea:
1. È basata su assiomi
31.Gli assiomi sono ipoteticamente veri
32.La verità degli assiomi è verità rispetto ad un modello
33.Gli assiomi sono ipoteticamente evidenti
34.L’evidenza degli assiomi è evidenza intellettiva fallibile
35.Gli assiomi sono ipoteticamente consistenti
36.La consistenza degli assiomi non è implicata, ma implica la loro verità

Teoria assiomatica:
- Ipoteticamente corretta: perché l’evidenza intellettiva a fondamento della verità
degli assiomi è considerato fallibile, non essendo identificabile con l’evidenza
finitaria.
- Incompleta: perché gli assiomi non sono in grado di dimostrare tutte le proposizioni
vere sul dominio di riferimento

La teoria assiomatica cattura solo parte della teoria semantica, dunque la teoria è
incompleta.
La teoria semantica è vera rispetto ad un modello, dunque la correttezza, e quindi la
consistenza della teoria è condizionata dall’esistenza di un tale modello.

Parte terza: teorie empiriche

CAP 6: Le teorie empiriche

Le teorie empiriche trovano la propria applicazione nella descrizione e comprensione


del mondo accessibile sin base all’esperienza. Con queste teorie si tenta di descrivere
un D di oggetti concreti, accessibili mediante un’intuizione che sfocia in un’evidenza a
posteriori degli SDC che caratterizzano questi oggetti.

ASTRONOMIA ANTICA
Come esempio di teoria empirica viene presa la teoria astronomica greca, si
considerano diversi fenomeni celesti, tra cui: il moto apparente del solo, il moto
apparente delle stelle, il moto del sole rispetto alle stelle.

Moto apparente del sole

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Può essere studiato mediante uno strumento: meridiana verticale, costituita da


un’asta di dimensioni determinate (gnomone) alzata in verticale su un terreno
orizzontale livellato.

La meridiana consente la determinazione della posizione angolare del sole nel cielo,
perché in ogni istante di tempo, il sole, lap unta dello gnomone e la punta dell’ombra
degli gomene sono su una stessa retta.

Variazione della posizione del sole —> variazione lunghezza d’ombra dello gnomone

Quindi:
- Le caratteristiche dell’ombra consentono di determinare la posizione del sole
- Le variazioni delle caratteristiche dell’ombra consentono di determinare il moto del
sole
Posizione e movimento sono entrambi quantitativi: descritti tramite numeri registrati

Relazioni tra la lunghezza dell’ombra dello gnomone e l’altezza del sole dall’orizzonte

(disegno + formula)

La conoscenza della lunghezza dello gnomone e la lunghezza della sua ombra


consente di determinare la distanza angolare del sole dall’orizzonte.

La posizione del sole è determinata rispetto ad un cerchio, il cui centro è segnato dallo
gnomone. Se si prende un punto su questo cerchio si può codificare in modo completo
la porzione del sole nel cielo.

(disegno + formula)

L’ombra dello gnomone varia sia rispetto alla direzione sia rispetto alla lunghezza nel
corso di un giorno (sempre in modo inverso rispetto all’altezza del sole)
- alba: massima lunghezza
- Meriggio: minima lunghezza
- Tramonto: massima lunghezza

Nel momento in cui la sua lunghezza è minima l’ombra punta sempre nella stessa
direzione, si tratta di un invariate del moto: è la base di due principi fondamentali di
orientamento s e t
1. L’istante in cui l’ombra è più corta fissa una coordinata temporale: il
mezzogiorno locale. L’intervallo tra due successivi mezzogiorno fissa un’unità di
misura temporale (giorno solare)
37.L’istante in cui l’ombra è più corta fissa una coordinata spaziale: il punto
cardinale nord e, rispetto al nord, si definiscono tutti gli altri punti cardinali.

Caratteristiche interessanti
- Solstizio d’inverno: sole sorge nel punto più a Sud rispetto all’Est convenzionale, la
sua altezza nel mezzogiorno è minima e la durata del giorno è minima
- Equinozio di primavera: all’incirca all’Est convenzionale, durata giorno e notte uguali
- Solstizio d’estate: sole sorge nel punto già a Nord rispetto all’Est convenzionale, la
sua altezza nel mezzogiorno è massima e la durata del giorno è massima

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- Equinozio d’autunno: all’incirca all’Est convenzionale, durata del giorno e notte


uguali

Moto apparente delle stelle


Il moto è meno complicato ma l’osservazione più complessa data la minore intensità
della loro luce. La prima osservazione riguarda la posizione durante il moto, infatti la
posizione relativa delle stelle nel corso del loro moto appare costante.

Ad un osservatore nell’emisfero nord, tutte le stelle appaiono ruotare intorno ad un


punto preciso, il polo nord celeste.

La durante tra l’apparizione di una stella e la sua successiva apparizione nello stesso
punto si chiama giorno siderale (23 ore 56 minuti).

L’invariazione della posizione relativa delle stelle consente la costruzione di una


mappa stellare. La mappa stellare registra le posizioni delle stelle e, fissato una punto
di riferimento, può essere usata per prevedere la variazione delle posizioni nel corso
dell’anno.

Inversamente, una rotazione della mappa di un certo numero di gradi consente la


previsione della posizione delle stelle dopo un certo numero di ore o minuti.

Moto relativo del sole rispetto alle stelle


Usando una mappa stella e fissante il sole in un punto si può notare un lento
movimento verso EST di circa 1 grado al giorno.

Il moto del sole può essere analizzato come somma di:


- Un moto assieme alle stelle
- Un moto attraverso le stelle

1. Fisso il sole in un determinato giorno, il suo moto sarà analogo al moto di


un’ipotetica stella fissa sulla mappa nella medesima posizione.
38.Dopo un giorno si sposta di 1º
39.Dopo un mese di circa 30º
40.Registrando la posizione del sole sulla mappa si ottiene una traiettoria che si
chiude in un anno detta: eclittica
Il moto del sole è dunque scomponibile in un moto giornaliero assieme alle stelle, in
direzione ovest, e in un moto annuale attraverso le stelle, in direzione est. Vi sono 4
punti significativi:
- Punto dell’eclittica più a nord: solstizio d’estate
- Punto dell’eclittica più ad est: equinozio primaverile
- Punto dell’eclittica più a sud: solstizio invernale
- Punto dell’eclittica più ad ovest:equinozio d’autunno

Modello a due sfere


Vi è una continua variazione nella distanza angolare dell’orizzonte dal sole e dalle
stelle, ma non è possibile concludere sia sia il sole o l’orizzonte a muoversi. —>
fenomeno e interpretazione

L’interpretazione del fenomeno implica l’assunzione di un modello o di un’ipotesi alla


luce dei quali il fenomeno stesso è descritto secondo aspetti che non sono osservabili.

L’osservazione del moto delle stelle può essere descritto sulla base di un modello in
cui le stelle sono pensate come stelle fisse su una sfera (celeste) che è in moto

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rispetto alla terra: questo modello è noto come modello a due sfere: sfera terrestre,
su cui noi ci troviamo, e sfera celeste su cui si trovano le stelle
Le due sfere sono in moto relativo l’una rispetto all’altra.
Un osservatore sulla terra vede solo metà stelle, delimitato dall’orizzonte. La
distinzione più importante da tenere presente per comprendere il moto in cui le stelle
appaiono ad un osservatore è quella tra i poli determinati dalla rotazione apparente
delle stelle e i poli determinati dalla posizione di un osservatore:
1. Poli e orizzonte della sfera celeste: i poli sono i punti determinati dal moto
apparente delle stelle. L’orizzonte celeste è il cerchio massimo equidistante dai
poli.
41.Poli e orizzonte dell’osservatore: i poli sono i punti determinati dalla verticale
dell’osservatore. L’orizzonte dell’osservatore è il cerchio orizzontale di
osservazione.

I poli e l’orizzonte della sfera celeste sono fissi, mentre quelli dell’osservatore variano
all variare della posizione dell’osservatore lungo un meridiano. L’unico momento in cui
coincidono è quando l’osservatore si trova al polo nord.

Le stelle circumpolari sono quelle che si trovano ad una distanza angolare dal polo
nord celeste minore della distanza angolare del punto in cui si trova l’osservatore dal
polo nord terrestre.

L’orizzonte di osservazione divide la sfera celeste in tre parti:


- La parte che include le stelle circumpolari
- La parte che include le stelle che sorgono e tramontano
- La parte che include le stelle che non sono visibili dal punto di vista
dell’osservazione

Questo modello consente delle previsioni:


1. Se l’osservatore si sposta verso nord, un maggior numero di stelle diverrà sempre
visibile
42.Se l’osservatore si sposta verso sud, un maggior numero di stelle sorgerà e
tramonterà
43.Se l’osservatore di sposta all’orizzonte, nessuno di questi effetti sarà visibile

Questo modello permette anche una descrizione semplice del moto del sole, ad
influire sono due cerca importanti: l’equatore celeste e l’eclittica (inclinata di 23º
rispetto all’equatore celeste):
Il sole compie un moto di rotazione insieme alla sfera celeste in direzione ovest e un
lento moto di rivoluzione sull’eclittica in direzione est.

Ogni giorno il sole è in ritardo di 4 minuti rispetto al moto delle stelle


I due equinozi —> punti in cui l’eclittica interseca l’orizzonte celeste
I due solstizi —> punti in cui il sole è più vicino o è più distante al polo nord celeste

OSSERVAZIONE, IL MODELLO, IIL MONDO

L’indagine scientifica inizia con un’osservazione soggettiva che ciascuno di noi è in


grado di compiere individualmente. Affinché sii costituisca una scienza empirica è
fondamentale che da osservazione soggettiva diventi intersoggettiva o sistematica.

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Questo passaggio è mediato da uno strumento di osservazione, come nel caso


della meridiana. Può essere registrato e controllato da chiunque sia in grado di usare
lo strumento.

La struttura intenzionale di un’osservazione: Ot(x, alfa, s)


Il soggetto x osserva, al tempo t, lo SDC alfa mediante uno strumento di osservazione
di tipo s, il cui uso è determinato da un certo numero di istruzioni.

I due concetti essenziali del contenuto di osservazione sistematica sono:


1. L’essere proposizionale, ciò che è descritto mediante alfa. Ciò che si osserva è uno
SDC ed è data da una proposizione alfa.
44.L’essere intersoggettivamente fondabile, si osserva mediante uno strumento. La
proposizione alfa che descrive lo SDC osservato è fondabile intersoggettivamente.

L’osservazione sistematica è basata sull’uso di strumenti ed è per questo


intersoggettiva, perché l’esito di una determinazione mediante strumenti non dipende
dal soggetto che opera la determinazione.

L’osservazione sistematica è intrisa di teoria, che si presenta a molteplici


livelli:
- Livello 1: selezione dell’oggetto di osservazione. É necessario selezionare perché è
impossibile osservare tutti gli oggetti (incompletezza estensione dell’osservazione).
La selezione implica una teoria circa l’esistenza e l’identità degli oggetti da
osservare.
- Livello 2: selezione dei tratti dell’osservazione. É necessario selezionare perché è
impossibile osservarli tutti (incompletezza intensionale dell’osservazione). La
selezione implica una teoria circa l’esistenza di generi di proprietà e delle possibili
specie opposte all’interno dei generi.
- Livello 3: selezione degli strumenti. Gli strumenti sono sistemi costruiti in modo da
essere in grado di interagire con ciò che ci circonda ed è quindi necessario disporre
di una teoria che determini le condizioni di costruzione degli strumenti e le
condizioni di interazione tra gli strumenti e ciò che si osserva mediante essi.

(es. dei fenomeni celesti) —> conclusione, l’osservazione è sempre intrisa di teoria.

L’osservazione sistematica è osservazione oggettiva. L’oggettività di articola in:


1. Ciò che è inerente ad un oggetto (primaria)
45.Ciò che è indipendente da un soggetto (negativa)
Il primo implica il secondo, perché ciò che è inerente ad un oggetto è indipendente
dalla relazione con un soggetto di osservazione.

La conoscenza oggettiva è conoscenza di tratti che sono inerenti ad un oggetto e


indipendenti da un soggetto.

PUNTO 1: il nesso tra oggettività e intersoggettività


1. É impossibile che ci sia evidenza soggettiva dall’evidenza altrui perché ad un
soggetto non può apparire il fatto che un altro soggetto appaia qualcosa
46.É possibile che ci sia evidenza soggettiva dell’operare altrui, perché ad un soggetto
può apparire il fatto che un altro soggetto opera
Non c’è controllabilità dell’identità dell’evidenza —> non c’è possibilità di accordo
sull’evidenza
C’è controllabilità dell’identità dell’operare di molti soggetti —> c’è possibilità di
accordo sulle operazioni che si compiono e sull’esito delle operazioni.

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L’oggettività intesa come intersoggettività è fondata sulla prassi, un insieme codificato


di operazioni miranti all’accordo soggettivo e intersoggettivo su ciò che sin una
scienza è da considerare come un dato. L’accordo è possibile mediante gli strumenti:

Le proposizioni che descrivono ciò che è osservato mediante uno strumento sono
proposizioni immediate della conoscenza scientifica: sono i protocolli, le proposizioni
protocollari con cui si registrano i contenuti delle osservazioni.

PUNTO 2: il nesso tra oggettività e inerenza a un oggetto


Per comprenderlo è importante distinguere gli oggetti dalle cose. Gli oggetti della
conoscenza scientifica sono cose sotto un punto di vista. Punti differenti sulle stesse
cose determinano oggetti diversi e discipline di studio differenti (es. computer)

Gli oggetti sono sintesi tra cose e punti di vista:


- I punti di vista sono definiti dall’identificazione di proprietà specifiche degli oggetti
- Le proprietà sono definite dall’identificazione di procedure che consentono di
valutare se e in che misura una cosa è caratterizzata da una certa proprietà. Sono
sempre empiricamente determinabili.

CONCLUSIONE: il nesso tra intersoggettività e inerenza ad un soggetto


I criteri di oggettivazione (costruzione di un oggetto) coincidono con i criteri di
fondazione (costruzione di un accordo intersoggettivo).

L’accordo intersoggettivo si fonda sul disporre di procedure di determinazione delle


proprietà di oggetti e tali procedure sonno le stesse che determinano il punto di vista
in base al quale le cose del mondo sono interpretate come oggetti di una disciplina
scientifica.

L’oggettività come intersoggettività coincide con l’oggettività come inerenza ad un


oggetto: le condizioni di possibilità dell’esperienza intersoggettiva sono Lee condizioni
di possibilità degli oggetti dell’esperienza intersoggettiva (oggetti), dato che un
oggetto è una cosa esperita intersoggettivamente, in base a determinate procedure.

Gli oggetti di cui trattiamo sono fasci unitari di proprietà: sono oggetti astratti che
costituiscono modelli di oggetti concreti. Solo su ciò che è astratto ci può essere un
accordo intersoggettivo: L’universalità intesa come condivisibilità intersoggettiva, è
universalità oggettiva derivante dall’astrazione.

L’osservazione:
L’osservazione sistematica ha come esito la registrazione dei dati. L’analisi dei dati è
basata su ipotesi circa l’invariazione di alcuni tratti nel divenire dell’oggetto osservato.
La teoria è alla base dell’osservazione e dell’interpretazione
Caso del sole nel cielo:

IPOTESI 1: la posizione in cui il sole è più alto nel cielo è sempre la stessa
Se continuiamo le registrazioni ci rendiamo conto che l’ipotesi non è soddisfacente.
L’altezza varia al variare del giorno.

IPOTESI 2: la direzione in cui il sole è più alto nel cielo è sempre la stessa
É soddisfacente, la direzione rimane sempre il sud.

L’analisi dei dati conduce all’identificazione di invarianze. Le invarianze sono il


corrispettivo delle essenze classiche, che non variano al variare degli oggetti.

L’identificazione delle invarianze avviene introducendo delle ipotesi e controllando le


ipotesi alla luce delle osservazioni. L’elemento teorico alla base delle ipotesi è
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essenziale: è impossibile identificare le invarianze se non si hanno ipotesi su ciò che


non varia.

L’identificazione delle invarianze conduce ad un modello interpretativo. Il modello


interpretativo non è qualcosa che può essere osservato ma è un prodotto
dell’immaginazione.

Il modello è in grado di rendere ragione dell’apparire delle cose, ed è anche in grado di


rendere ragione e prevedere le variazioni dei fenomeni al variare delle condizioni di
osservazione, e quindi l’esistenza e le variazioni dei fenomeni che sono solo
ipoteticamente osservabili. Il modello può essere solo concepito e non osservato.

Le funzioni di una modello:


1. Funzione di sistemazione (il modello è un supporto alla memoria). Questa
funzione è essenziale per la memorizzazione e la comunicazione della
conoscenza. Invece di memorizzare una quantità immensa di dati, ad esempio
quelli relativi alle posizioni del sole in differenti giorni dell’anno, è possibile
memorizzare solo i dati sulle posizione in un certo giorno, e poi mediante il
modello, ottenere i dati circa le posizioni in tutti gli altri giorni dell’anno. Stessa
procedimento consente l’insegnamento di una disciplina in modo comprensibile e
privo di difficoltà, basta presentare un modello in cui sono presenti i dati.
47.Funzione di unificazione (il modello unifica i dati relativi al moto delle stelle e del
sole). Questa funzione è essenziale per l’aspetto giustificativo della
conoscenza. In un modello sono tipicamente unificati tipi di fenomeni differenti e
informazioni su domini differenti. Se il modello unifica in modo consistente domini
differenti, allora si può credere che il mondo stesso sia unitario sotto il rispetto
proposto dal modello.
48.Funzione di previsione (il modello consente di prevedere dati relativi al moto
delle stelle e del sole). Questa funzione è essenziale per l’aspetto giustificativo
della conoscenza. Consente di prevedere i fenomeni di tipo noto ma non ancora
osservati o fenomeni ancora non noti. Se il modello ha successo nel prevedere
questi fenomeni, allora si può credere che il mondo stesso sia strutturato secondo
la struttura ipotizzata nel modello.
49.Funzione di progresso (il modello consente di progredire nell’impostare problemi
e soluzioni). Questo modello è essenziale per l’ampliamento della conoscenza.
Se la struttura ipotizzata è stata soddisfacente nella soluzione di problemi noti,
allora potrebbe essere soddisfacente anche nella soluzione di problemi non noti.
Modello e mondo:

Un modello si presenta come:


- Idealizzazione elementare del mondo. Il modello viene inteso come un immagine di
qualcosa che si intende descrivere
- Idealizzazione complementare del mondo, perché all’interno del modello sono
incluse delle ipotesi circa la struttura non osservabile del mondo e delle ipotesi circa
ciò che potrebbe essere osservato in condizioni diverse dalle condizioni di
osservazione determinate nel momento presente. —> un modello è un ideale da
uguagliare: il mondo deve comportarsi come previsto dal modello e il modello stesso
è usato per identificare e porre problemi.

L’idealizzazione elementare è duplice:


- Concerne il sistema sotto osservazione —> sistema che è modello del sistema sotto
osservazione, che ha degli elementi: oggetti, variabili (proprietà), leggi sulle
variabili.
- Concerne la legge dello sviluppo del sistema sotto osservazione —> sistema
dinamico che è modello dello sviluppo del sistema osservato.

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Un modello è un sistema ideale definito sulla base degli oggetti, delle variabili e delle
leggi sulle variabili che contiene. In questo senso è un modello:
- Logico perché soddisfa gli assiomi in base ai quali è definito
- Ontologico perché è simile al mondo sotto
determinati rispetti

MODELLO

Somiglianz
Verità a

ASSIOMA
Gli assiomi che descrivono gli oggetti sono veriMONDO
rispetto al
sistema: il sistema è quindi un modello degli assiomi nel senso logico. Gli oggetti ideali
sono simili rispetto al sistema: il sistema è quindi un modello degli assiomi nel senso
logico. Gli oggetti ideali sono inoltre simili rispetto alle proprietà essenziali, e alla
dinamica che li caratterizza, agli oggetti del sistema concreto che si intende simulare:
il sistema è quindi un modello del mondo in senso ontologico.

Connessione tra il modello e il mondo —> diverse ipotesi:


1. IPOTESI ANTIREALISTA: il mondo non possiede una struttura, ma la struttura del
modello consente di sistemare e sintetizzare i dati sul mondo
50.IPOTESI REALISTA E FALLIBILISTA: il mondo possiede una struttura Chee si cerca di
cogliere mediante il modello
51.IPOTESI REALISTA E INFALLIBILISTA: il mondo possiede una struttura che è stata
colta mediante il modello

La differenza tra (2) e (3):


2. Ipotesi di struttura generica, pur sostenendo che il mondo possiede una struttura,
non asserisce che la struttura del mondo è identica alla struttura del modello
interpretativo, ma che è simile ad essa.
3. Ipotesi di struttura specifica, si asserisce che la struttura del mondo è identica a
quella del modello. H il vantaggio di dichiarare quale sia la struttura ma ha anche lo
svantaggio di non essere sostenibile a fronte delle rivoluzioni scientifiche.

In ogni rivoluzione scientifica un modello è sostituito con un altro: la 2 quindi ha il


vantaggio di essere sostenibile a fronte della rivoluzione scientifica, ma ha lo
svantaggio di non dichiarare quale sia la connessione con la struttura del mondo.

CAP 7: La struttura della conoscenza empirica


La conoscenza empirica ha origini nell’esperienza, ma non si limita a stabilire una
sistemazione dei dati empirici. L’introduzione di modelli interpretativi dei dati
costituisce un trascendimento dell’esperienza, verso:
- L’unificazione dei fenomeni empirici (prospettiva anti realista
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- Comprensione di tali fenomeni nella cornice della struttura del mondo attuale

INTERPRETARE IL MONDO
Mondo attuale: referente della nostra esperienza, è un sistema complesso costituito da
vari sottoinsiemi analizzabili in SDC

Ma cos’è un sistema?
È un insieme di oggetti che hanno determinati attributi (proprietà).
Sugli attributi sonno definite alcune condizioni, specificate da assiomi. (es. geometria
classica o teoria astronomica classica).

Un sistema è dinamico quando gli attributi degli oggetti possono variare con il tempo.
In questo caso gli assiomi che li definiscono sono indicati come leggi:
- Sincroniche di stato
- Diacroniche di sviluppo

L’insieme degli attributi: stato di un oggetto


L’insieme degli stati di tutti gli oggetti: stato complessivo del sistema
Il divenire dello stato di un certo oggetto: sviluppo nel tempo

Nel mondo attuale l’identificazione degli oggetti, degli attributi, degli assiomi avviene
mediante l’astrazione e idealizzazione —> tra tutti gli oggetti del mondo separo
solo alcuni oggetti e lo stesso con gli attributi: questa operazione è l’introduzione di un
modello.

Un sistema è una porzione di mondo idealizzata e interpretata mediante un


modello

Il fine del modello è quello di cogliere i tratti e la dinamica di determinate porzioni di


mondo.

Il modello è quindi l’immagine ideale (degli attributi) e in quanto tale è


matematicamente descrivibile. Dotato di una struttura eidetica, costituita da:
- Ipotesi
- Leggi
Ma è anche empiricamente interpretabile e quindi, dotato di una struttura empirica,
osservabile mediante strumenti di osservazione.

Esiste una certa somiglianza tra il modello e il mondo. La struttura empirica è descritta
mediante proposizioni osservative. La struttura eidetica è descritta mediante
proposizioni teoriche. Il nesso tra le due strutture può essere determinato anche come
nesso tra ciò che è osservabile e ciò che non è osservabile.

Una teoria empirica include un’ipotesi circa l’esistenza di elementi non osservabili e
circa il nesso tra tali elementi e gli elementi che sono manifesti in base
all’osservazione.

Es. Modello a due sfere, la cui struttura eidetica è definita dai seguenti assiomi

- Esistono due sfere


- Che la terra è una sfera
- Che il sole è fissato su una sfera
- Che le stelle sono fissate su una sfera
- Che le sfere sono concentriche e centrate sulla sfera terrestre
46

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- Che la sfera celeste ha gli stessi poli della sfera terrestre


- Che la sfera del sole è inclinata rispetto alle altre
- Che la sfera terrestre è fissa
- Che la sfera celeste è in rotazione secondo una determinata legge
- Che la sfera del sole è in rotazione secondo una determinata legge

La sua struttura empirica è data dagli strumenti di osservazione:


- Meridiana
- Punti di riferimento (per lo studio del moto delle stelle)
Le osservazioni non sono e non saranno mai in contraddizione con ciò che il modello
consente di fare

I morfismi sono relazioni interne ed esterne in un modello:


un sistema può essere identificato come un insieme di oggetti su cui sono definiti certi
attributi mediante assiomi

I morfismi costituiscono delle corrispondenze tra sistema che rispettano gli stessi
attributi

Si considerino due sistemi (formule:


con due relazioni binarie R1 e R2.

I principali morfismi sono definiti in questo modo:

(formula) (vedo appunti anna)

47

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La comprensione del mondo deriva dal considerare il mondo stesso alla luce di
modelli, questo richiede che la struttura del mondo sia in un ceto senso simile a quella
del modello.

- W è un insieme di stati osservabili


- Rw è la connessione ontologica fra gli stati osservabili

Es.
- Insieme W: insieme degli stati coincidenti con le posizioni nel cielo delle stelle e del
sole
- Relazione Rw: consente di determinate la configurazione delle posizioni in ogni
tempo desiderato.

W = <W,Rw> la struttura osserva del mondo in cui:


- W è un insieme di stati osservabili
- Rw è la connessione ontologica tra stati osservabili

M = <M,Rm> la struttura idealizzata del modello in cui:


- M è un insieme di stati del modello
- Rm è la connessione nosologica tra stati del modello

Sia E la relazione che determina la connessione tra gli stati osservabili del mondo e gli
stati corrispondenti del modello (tra stati osservabili e ideali).

La connessione può essere intesa come una simulazione all’0interno del modello di ciò
che accade all’interno del mondo. Se uno stato w1 del mondo è seguito da un altro
stato w2, allora lo stato corrispondente m1 del modello deve essere seguito da uno
stato corrisponde m2.
(schema, pg 145)

Rm è la legge dinamica del modello


Rw è la legge ipotetica della dinamica del mondo
E è la funzione di interpretazione degli stati del mondo nel modello

Se la legge Rm porta da stati osservati a stati osservati, allora il modello è


soddisfacente, quindi lo sviluppo del mondo non appare differente dallo sviluppo del
mondo: il modello M = <M,Rm> è soddisfacente se e solo se:
(formula)

Il modello inteso è interpretabile come una corretta descrizione delle connessioni


ontologiche osservabili se tali connessioni corrispondono a ciò che è stabilito mediante
le connessioni nomologiche.

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Avviene se l’estensione della relazione Rw coincide con l’estensione della relazione


Rm.
(formula)

La struttura del mondo osservabile è immersa nella struttura del modello inteso, il
modello introdotto per interpretare il mondo.

L’INFERENZA EMPIRICA

Ci sono tre operazioni principali che is possono compiere una volta che il modello è a
disposizione e sono definite da due opposizioni possibili:

- La legge incorporata nel modello è considerato fondata o ipotetica.


- Lo stato del mondo che la legge consente di determinare è noto o ignoto.

Caso 1:
Se la legge del modello è considerata fondata e lo stato che la legge consente di
determinare è ignoto, abbiamo il modello in funzione di previsione.
(disegno)

Caso 2
Se la legge del modello è considerata fondata e lo stato che la legge consente di
determinare è noto, abbiamo il modello in funzione esplicativa.
(disegno)

Caso 3
Se la legge del modello è considerata ipotetica e lo stato che la legge consente di
determinare è noto, abbiamo il modello in funzione di controllo.
(disegno)

Non è essenziale che la legge che definisce la dinamica del modello sia
completamente corrispondente alla legge che si assume determinare lo sviluppo del
mondo.

In ciascuno dei casi ciò che consente di passare dallo stato osservato e la legge, allo
stato differente è un’ inferenza scientifica.

Lo scopo della scienza include l’unificazione dei dati mediante la deduzione delle
proposizioni osservative da leggi. Nella pratica scientifica quindi è determinante un
elemento inferenziale deduttivo, ovvero l’inferenza scientifica costituita da:

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Leggi universali
Condizioni iniziali

Condizioni finali

Vi sono quindi un insieme di premesse (le leggi e le condizioni iniziali), e un insieme di


conclusioni (leggi finali). Il nesso è quello di conseguenza logica dunque si tratta di
un’inferenza deduttiva che quindi
- Preserva la verità
- Preserva la fondazione

La differenza tra un’inferenza scientifica e un’inferenza deduttiva è dato da una


duplice requisito:
- Requisito di validità, un’inferenza scientifica è costituita da premesse vere
- Requisito di specificità, un’inferenza scientifica è costituita da premesse essenziali
e specifiche

1. Sono essenziali se si verifica che, se una premessa è tolta, la conclusione non è


più deducibile. Questo assicura che nell’inferenza non compaiano premesse che
possano essere eliminate.
52.Sono specifiche se si verifica che, se una premessa è sostituita con una premessa
implicata e più debole, la conclusione non è più deducibile. Questo assicura che
nell’inferenza non compaiano premesse che possono essere indebolite, tipicamente
eliminando condizioni accidentali da una premessa.
Es. “Questo libero è un corpo rosso dotato di massa”

Un’inferenza scientifica può essere di due tipi, a seconda che le condizioni iniziali e le
condizioni finali siano individuali o universali.

INFERENZA SCIENTIFICA EMPIRICA:


Leggi universali
Condizioni individuali iniziali

Condizioni individuali finali

INFERENZA SCIENTIFICA TEORICA:


Leggi universali
Condizioni universali iniziali

Condizioni universali finali

- L’inferenza scientifica empirica consente di ottenere informazioni sul mondo attuale,


caratterizza l’uso dei modelli nelle tre funzioni (previsione, esplicativa, di controllo).
- L’inferenza scientifica teorica è essenziale per giungere dal piano astratto delle leggi
del modello al piano meno astratto degli stati ideali che sono correlabili con gli stati
osservabili del mondo.
Es. modello astronomico (vedo libro)

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La conclusione di un’inferenza teorica consente di impostare un’inferenza empirica


che può puoi essere usata in funzione di conferma.

L’INFERENZA EMPIRICA IN FUNNZIONE ESPLICATIVA:

Che cos’è una spiegazione scientifica?

Il modello attualmente dominante è il modello nomologico deduttivo (DN). In questo


modello una spiegazione è un’inferenza scientifica usata in funzione esplicativa

La teoria della spiegazione, in quanto finalizzata a definire ciò che caratterizza la


spiegazione in quanto tale, è una teoria tipicamente filosofica. Essa è distinguibile in:
- Spiegazioni empiriche: concerne il comportamento di entità osservabili, risposta
alla domanda “perché” rivolta a SDC del mondo individuali
- Spiegazioni teoriche: concerne il comportamento di entità non osservabili,
risposta alla domanda “perché” quando questa è diretta a SDC del modello,
individuali o strutturali
Es. perché la sfera celeste è in rotazione? Perché la legge di rotazione è quella che è?

Es (pg 151)

Il problema principale della teoria della spiegazione è quello di definire il concetto di


spiegazione empirica (deduttivo, basato su leggi), ed è costituito dal modello
nomologico deduttivo (DN):
- Explanandum, la proposizione che descrive ciò che deve essere spiegato
- Explanans, insieme di proposizioni con cui si introduce ciò che serve per spiegare
ciò che deve essere spiegato. È a sua volta suddivisibile in: (1) parte che include le
proposizioni universali, tipicamente leggi scientifiche, (2) parte che include le
proposizioni individuali, ossia le condizioni iniziali che consentono la deduzione di
una condizione finale, che coincide con explanandum.
(guardo libro pg 152, 153, 154, 155)

Il modello DN dichiara che una spiegazione è essenzialmente un’inferenza scientifica


valida, quindi ogni spiegazione soddisfa:
- Condizioni sull’explanandum
- Condizioni sull’explanans
- Condizioni sul nesso

Punto 1: l’explanandum descrive un evento accaduto o stato attuale


(la spiegazione concerne eventi accaduti o attuali)

Punto 2: l’explanans include descrizioni di leggi generali


(la spiegazione implica la presenza della struttura in un caso concreto)

Punto 3: l’explanans include descrizioni di condizioni individuali


(la spiegazione implica la presenza della struttura in un caso concreto)

Punto 4: l’explanans include solo descrizioni di SDC attuali


(la spiegazione è basata su un’inferenza da premesse vere)

Punto 5: il nesso tra explanans ed explanandum è di conseguenza logica


(la spiegazione è basata su un’inferenza corretta)

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Punti 2 e 5 giustificano il nome del modello nomologico:


- Include descrizioni di leggi
- Deduttiva poiché un’inferenza corretta

Interpretazioni del modello DN:

- Spiegazioni epistemiche: spiegare equivale a dire perché un certo evento era


prevedibile. Le leggi scientifiche descrivono modelli previsioni, la cui struttura non
necessariamente coincide con la struttura del mondo attuale —> ANTI-REALISTA
(leggi descrivono modello e non mondo)
- Spiegazioni ontiche si suddividono in:
1. Fattuali: spiegare equivale a dire perché un certo evento era attualmente
determinato. Le leggi scientifiche descrivono sinteticamente lo sviluppo del mondo
attuale, a prescindere dall’assunzione che il mondo sia dotato di struttura —>
REALISTA (leggi descrivono mondo)
53.Modali: spiegare equivale a dire perché un certo evento era necessariamente
determinato. Le leggi scientifiche descrivono la struttura del mondo attuale, sonno
letteralmente vere rispetto al mondo attuale —> consente di comprendere perché
si tende a spiegare solo ciò che è contingente. Spiegare equivale a unificare e
necessitare —> REALISTA

Tesi circa l’estensione del modello DN

Tesi: una spiegazione è scientifica se e solo se può essere presentata secondo il


modello nomologico deduttivo.
Si suddivide in due:

Tesi 1: Condizione necessaria. Una spiegazione che non può essere posta in forma
nomologica e deduttiva non è una spiegazione scientifica. S —> ND
Tesi 2: Condizione sufficiente. Una spiegazione che può essere postai n forma
nomologica e deduttiva è una spiegazione scientifica. ND —> S

La tesi 2 è oggetto di critiche, circa l’estensione del modello:

Causa asimmetrica
Data la nostra concezione intuitiva di spiegazione la relazione di explanans e
explanandum è asimmetrica: se il primo evento è causa del secondo allora il secondo
non può essere causa del primo nello stesso modo, cioè se è citato per spiegare il
secondo evento quest’evento spiegato non può a sua volta spiegare il primo. Questa
asimmetria è dovuta al fatto che le condizioni iniziali vengono prima rispetto
all’explanandum sotto il profilo temporale o causale. Se invece consideriamo la
spiegazione basata sul profilo nomologico deduttivo la relazione è simmetrica, quindi
sia sotto il profilo temporale che causale.

Argomento della simmetria temporale:


- Se ci chiediamo perché le stelle sono attualmente in questa posizione (disponendo
del modello a due sfere) possiamo citare la legge di rotazione della sfera celeste e la
posizione in cui le stelle erano un’ora fa per dedurre la loro posizione attuale
- Se ci chiediamo perché le stelle un’ora fa erano in questa posizione, sapendo che
sono attualmente in questa posizione, possiamo citare la legge di rotazione della
sfera celeste e la posizione attuale delle stelle per dedurre la posizione in cui erano
un’ora fa.

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Il modello non consente di differenziare i due stati di stelle rispetto alla spiegazione

Argomento della simmetria causale:


Il modello è simmetrico rispetto alla causa

(Es. pg 159)

I due esempi mostrano che vi è una chiara distinzione tra:


- Ratio essendi, o fondamento ontologico di uno SDC. Introdotto a fini esplicativi.
- Ratio cognoscendi, o fondamento epistemico di uno stato di credenza. Introdotto
a fini giustificativi.

Nell’esempio:
La lunghezza dello gnomone è ratio essendi rispetto alla lunghezza della sua ombra.
La determinazione della lunghezza dell’ombra dello gnomone è la ratio cognoscendi
rispetto alla determinazione della sua lunghezza.

Il modello DN non è in grado di distinguere i due tipi di fondamento e quindi non è in


grado di definire il concetto di spiegazione. Nella nostra concezione intuitiva infatti le
condizioni iniziali possono solo essere esplicative e non giustificative.

Problema: in che modo è possibile emendare il modello DN in vista di una definizione


corretta di spiegazione scientifica?
- Emendamento basato sulla causazione, in base al quale si richiede che le
condizioni iniziali nell’explanans descrivano la causa di ciò che deve essere
spiegato.
- Emendamento basato sull’unificazione, in base al quale si richiede che le
condizioni iniziali siano condizioni che nell’explanans consentono di unificare i dati in
misura maggiore.

INFERENZA EMPIRICA IN FUNZIONE DI CONTROLLO

La conoscenza scientifica procede introducendo ipotesi e deducendo dalle ipotesi


introdotte conclusioni su ciò che accade e sul perché accade ciò che accade.

Il modello ipotetico mette in luce il problema della giustificazione delle leggi introdotte
come ipotesi, infatti queste possono essere ipotesi fondate ma anche non fondate. Da
qui segue il problema di selezionare le ipotesi fondate e quindi lo sviluppo di una
modello di controllo e conferma.

Il modello ipotetico deduttivo di controllo:


L’idea è che il controllo delle leggi avviene mediante il confronto con SDC osservabili
nel mondo attuale. Siccome le leggi concernano SDC universali, l’osservazione sarà di
tipo indiretto:

Passo 1 (inferenziale): deduzione delle conseguenze osservabili


Passo 2 (evidenziale): controllo delle conseguenze osservabili

Il controllo ha quindi la struttura di un’inferenza scientifica. La conferma è data dalla


consistenza con la base empirica costituita da proposizioni che descrivono SDC
osservabili

Versione qualitativa:

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La versione qualitativa del modello assume che la conferma è basata su una inferenza
scientifica costituita da una implicazione tra ipotesi e fenomeni e un’osservazione dei
fenomeni:

Caso 1: (disegno)

La conferma avviene se ciò che è inferito coincide con ciò che è osservato: la
previsione è conforme con ciò che accade.

Caso 2: (disconferma)

La disconferma avviene se ciò che è inferito non coincide con ciò che è osservato: la
previsione non è conforme con ciò che accade.

Il modello proposto è ancora molto astratto perché non sono stati considerati i
problemi legati:
- All’osservazione: si deve tenere conto che la conclusione di una deduzione non è
confrontata immediatamente con un’osservazione, ma con una proporzione che
descrive ciò che si osserva.
- Alla deduzione: si deve tenere conto che per dedurre una condizione finale occorre
introdurre una condizione iniziale (una proposizione che descriva un SDC
osservabile)

Problema legato all’osservazione:

Caso 1: conferma

La conferma avviene se ciò che è inferito è conforme con ciò che è osservato
correttamente: la previsione è conforme con ciò che accade
Caso 2: disconferma

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La disconferma avviene se ciò che è inferito non è conforme con ciò che è osservato
correttamente: la previsione non è conforme con ciò che accade.

Gli elementi introdotti complicano la conclusione delle inferenze. Il giudizio potrebbe


essere erroneo per via di un vizio di osservazione o di interpretazione della conformità
tra ciò che è stato dedotto e ciò che è stato osservato.

Esiste quindi un’asimmetria tra conferma e disconferma


(disegno)

Lo schema di disconferma è corretto, perché corrisponde ad una conseguenza


logica mentre lo schema di conferma non è corretto perché non è possibile
concludere dalla verità di un’implicazione e dalla verità del conseguente, la verità
dell’antecedente.

Si può concludere che:


- Non è possibile confermare definitivamente un’ipotesi —> provvisoria
- È possibile disconfermare definitivamente un’ipotesi —> stabile

Problema legato alla deduzione:


L’asimmetria logica non si trasforma in una asimmetria di fondazione. Infatti la
deduzione di una conclusione dipende sia dalle leggi sotto controllo, sia da un insieme
ulteriore di leggi, sia da una insieme di condizioni iniziali.

Caso 1: conferma

Caso 2: disconferma

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La deduzione di una proposizione dipende da questi elementi:

H: l’ipotesi da controllare
C(H): l’insieme di ipotesi sulla verità di altre leggi
C(E): l’insieme di ipotesi sulla verità delle condizioni iniziali
C(O): l’insieme di ipotesi sulla correttezza e conformità delle osservazioni

Se l’evento previsto non si verifica, allora almeno una delle tre ipotesi indicate non è
vera, ma niente impedisce che l’ipotesi che non è vera non sia H. La strategia già
semplice consiste nel rigettare una delle condizioni iniziali.

L’asimmetria logica c’è, ma questa asimmetria non può essere trasformato in


un’asimmetria relativa al carattere non deficitario della conferma e definitivo della
disconferma.

Tesi di DUHEM - QUINE


Tipicamente non si rigetta H, si sta testando il sistema nel suo complesso non solo
l’ipotesi.
Secondo questa tesi non è possibile confrontare con l’esperienza singole teorie
scientifiche, una ad una, ma solo insieme di teorie, olimpicamente:
Pone in dubbio la possibilità di una falsificazione empirica conclusiva di singole
proposizioni scientifiche, per questo si chiama anche tesi della simmetria fra
verificazione e falsificazione. Così come la verificazione di un’ipotesi non può essere
conclusiva, così anche la falsificazione di una ipotesi non può essere conclusiva

CAP 8: I programmi di demarcazione

Il problema della conoscenza empirica concerna la demarcazione di questa rispetto


ad altri tipi di conoscenza. Il problema della demarcazione è connesso con il problema
di controllabilità empirica (relazione con l’esperienza è il tratto distintivo).

Se lo scopo della scienza è la comprensione del mondo e dunque l’unificazione dei


dati a disposizione sul mondo, il mezzo per farlo è l’inferenza scientifica, il cui
elemento essenziale è un insieme di leggi. Il punto critico è quindi nella
giustificazione delle leggi e in particolare, essendo connesso all’esperienza, il punto
critico diventa il modo in cui la connessione è concepita:
- L’essenzialità dell’esperienza: implica come requisito a priori, che le leggi da
introdurre devono informare sul mondo empirico e che devono essere controllabili.
- L’affidabilità della fondazione empirica: implica come requisito a posteriori, che
le leggi da introdurre devono informare correttamente sul mondo empirico, e che
oltre ad essere controllabili, devono essere controllate e confermate.

Vi sono 3 programmi di demarcazione:


verificazionista, falsificazionista e falsificazionista critico

Alcune nozioni:
Base teorica: insieme di proposizioni che descrivono le leggi, ossia SDC strutturali e
non osservabili che caratterizzano una teoria —> proposizioni teoriche
Base empirica: insieme delle proposizioni che descrivono i fenomeni, ossia gli SDC
individuali e osservabili con cui si confronta una teoria —> proposizioni empiriche

IL PROGRAMMA VERIFICAZIONISTA PURO


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Il criterio di demarcazione che caratterizza il verificazionismo è costituito dalla


verificabilità delle proposizioni scientifiche. La verificabilità è definita in relazione alle
procedure di fondazione disponibili. Le procedure di fondazione sono:

- Osservative: assicurano la possibilità di verificare direttamente proposizioni


individuali
- Induttive: assicurano la possibilità di verificare indirettamente proposizioni
universali (attraverso proposizione individuali)

Fondazione della base empirica: osservazione


Costituisce la fondazione delle proposizioni che descrivono SDC empirici.
Fondazione della base teorica: induzione
É la generalizzazione delle proposizioni che descrivono SDC connessi sulla base
dell’osservazione.

Problema del programma:


Cerca di tenere insieme il principio di verificabilità (principio di demarcazione) con la
fondazione induttiva (principio di verificazione delle proposizioni universali).

Una PU non si verifica mediante il ricorso a PI. La PU è una ipotesi che implica una
numero infinito di PI e per quanto grande sia il numero delle PI verificate mediante
osservazione, niente assicura che sia impossibile osservare anno SDC descritto da una
PI che contraddice la PU iniziale. Questo è il problema dell’induzione, che presenta
un aspetto logico ed epistemologico.

Problema epistemologico:
Una PU ha la struttura di una universalizzazione di un’implicazione: (formula)
Tutti gli oggetti che sono A hanno una certa proprietà, sono anche B.
Sono di due tipi:
- Essenzialmente universali: non sono logicamente equivalenti alla congiunzione
di un numero finito di PI
- Accidentalmente universali: sono logicamente equivalenti alla congiunzione di
un numero finito di PI
Il problema dell’induzione riguarda la verificazione di P essenzialmente U (dato che la
verificazione di P accidentalmente U, in quanto congiunzione di PI non è diversa dalla
verificazione di PI)

Il contenuto di una PU eccede la possibilità di verificazione mediante osservazione,


perché possono conoscere saltato gli oggetti osservati fanno a questo momento, e non
anche gli oggetti non osservati.

Problema logico:
Una PU potrebbe essere verificata se si potesse introdurre un principio che consente di
concludere alla sua verità o alla sua fondazione sulla base della verità di PI.

Un principio di questo tipo è una principio di induzione che tuttavia conduce alla
contraddizione logica o epistemica.

Versione ontologica: (formula)

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Versione epistemica (formula)

- Versione ontologica: dalla verità di un insieme di premesse individuali che


descrivono che un certo numero di oggetti che sono A sono anche B, si può
concludere alla verità della proposizione universale che tutti gli oggetti che sono A
sonno anche B.
- Versione epistemica: dalla fondazione di un insieme di premesse individuali he
descrivono che un certo numero di oggetti che sono A sono anche B, si può
concludere alla fondazione della proposizione universale che tutti gli oggetti che
sono A sono anche B.

A questo punto si può dedurre il paradosso dell’induzione:


(pg. 176)

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Il verificazionismo non può essere assunto come programma di demarcazione della


conoscenza scientifica. In base a tale programma è impossibile concludere che le leggi
scientifiche in quanto PU sonno verificabili.
FALSIFICAZIONISMO PURO

l criterio di demarcazione che caratterizza il falsificazionismo è costituito dalla


falsificabilità delle proposizioni scientifiche. La falsificabilità è definita in relazione alle
procedure di fondazione disponibili. Le procedure di fondazione sono:
- Osservative: assicurano la possibilità di verificare direttamente proposizioni
individuali
- Deduttive: le PU sono ipotesi che sono assunte in vista della comprensione del
mondo e che sonno controllate mediante il confronto con la base empirica.
Assumendo la falsificabilità è possibile includere le PU e quindi le leggi, tra le
proposizioni scientifiche.
Questo è perché vi è un’asimmetria logica tra la conferma e la disconferma di
un’ipotesi universale, il processo di disconferma è basato su un’inferenza corretta,
quindi supera i limiti.

Problema:
Cerca di tenere insieme il principio di falsificabilità (principio di demarcazione) con la
fondazione deduttiva (principio di verificazione delle proposizioni universali).

Una PU non può essere falsificata mediante un PI perché una PI non può essere
controllata dal punto di vista intersoggettivo. Una PI che può essere controllata dal
punto di vista intersoggettivo non può descrivere uno SDC osservato da un solo
soggetto ma da più soggetti, necessariamente in contesti diversi in tempi diversi.

La falsificazione di PU non può quindi essere basata su una PI (la base empirica è
intersoggettiva non soggettiva e le P sono universali e non individuali. Il problema si
presenta come:

Problema epistemologico:
Una proposizione osservativa ha la struttura di una congiunzione tra proposizioni
individuali che dichiara che un oggetto di tipo A ha una certa proprietà, è B. L’idea di
base è che una proposizione osservava è in grado di contraddire una PU, ma sono
state avanzate critiche:

Critica 1: non c’è distinzione tra proposizioni osservative e proposizioni teoriche, ogni
osservazione è intrisa di teoria. Ogni determinazione di proprietà è basata sull’ipotesi

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che un oggetto sia di un certo tipo e questa ipotesi non può essere fondata mediante
osservazione

Critica 2: Non c’è distinzione tra proposizioni osservative, intersoggettive e


proposizioni teoriche, ogni osservazione intersoggettiva è intrisa di teoria. Ogni
determinazione di proprietà è basata sull’ipotesi che la stessa determinazione può
essere attuata da ogni osservatore.

Ogni proposizione universale non è controllata mediante proposizioni osservative, ma


mediante altre proposizioni universali. Se si attacca la distinzione tra osservazione e
teoria, si attacca la distinzione tra base empirica e base teorica e la stessa possibilità
di falsificazione deduttiva.

Problema logico:
La falsificabilità si basa sulla possibilità di identificare l’ipotesi, la PU da cui deriva una
conclusione in contraddizione con l’esperienza. Tuttavia una proposizione osservativa
non è mai in contraddizione con una proposizione conclusa sulla base di una TS e PU
in base alla quale il sistema osservato è chiuso.
L’ipotesi di chiusura del sistema osservato dichiara che non ci sono altri oggetti in
interazione con gli oggetti del sistema considerato. La sola inferenza, anche se
corretta dal punto dii vista logico, non consente di identificare la proposizione da cui
dipende la falsificazione, e in questo senso, nessuna PU isolata si può dire falsificabile.

Il falsificazionismo non può essere assunto come programma di demarcazione della


conoscenza scientifica. Infatti in base ad esso è impossibile concludere che le leggi
scientifiche in quanto PU sonno falsificabili.

FALSIFICAZIONISMO CRITICO
Il criterio di demarcazione è costituito dalla falsificabilità comparativa delle
proposizioni scientifiche. La falsificabilità è definita in relazione alle procedure di
fondazione:
- Osservative:
- Deduttive
Queste procedure assicurano la possibilità di falsificare le proposizioni universali e
sono le uniche presenti nello sviluppo della conoscenza, perché ogni osservazione è
intrisa di teoria

La fondazione della base empirica: le proposizioni osservative non sono


considerate infallibili, inoltre non sono proposizioni pure poiché intrise di teoria. Quindi
la criticabilità di una teoria coincide con la possibilità di identificare una contraddizione
interna alla stessa teoria.

La fondazione della base teorica: è utile introdurre una tesi per comprendere il
senso di una fondazione sulla base di proposizioni teoriche

Tesi 1:
La distinzione convenzionale tra PO e PT è basata su una distinzione tra lo statuto
epistemico dei due tipi di P. Le prime attualmente non criticabili, le seconde oggetto di
critica.

Proposizioni teoriche:
- Proposizioni problematiche, da sottoporre a controllo
- Proposizioni non problematiche, da non sottoporre a controllo
La seconde sono usate per controllare criticamente le prime. Tuttavia il fatto che
alcune P sono considerate attualmente non problematiche non implica che le stesse P
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siano infallibili: infatti tutte le P sono fallibili, ma alcune sono state controllate e sono
corroborate, altre sono da controllare r non sono ancora corroborate:
- Ipotesi teoriche sotto controllo
- Ipotesi teoriche su cui si basa il controllo

Falsificare non coincide con il dimostrare la non verità di una teoria, ma con il
convenire circa la non ammissibilità di una teoria.

Differenza tra falsificazionismo e falsificazionismo critico:


La differenza si nota nella procedure per dichiarare falsificata una teoria
- Falsificazionismo: prevede che la dichiarazione di falsificazione può derivare da
un’osservazione di un controesempio ad una teoria.
- Falsificazionismo critico: prevede che la dichiarazione di falsificazione derivi dalla
competizione di teorie differenti in un contesto teorico considerato attualmente non
problematico.

Perché una teoria sia falsificabile è necessario che ci sia una differente teoria in grado
di competere con la teoria in gioco e perché una teoria sia falsificata, è necessario che
sia data una differente teoria che ha vinto la competizione giocata su un certo terreno
teorico.

Se non si dispone di una teoria in competizione, non si abbandona una teoria a


disposizione, ma si cerca di comprendere, sulla base di ulteriori ipotesi, perché la
teoria non consente di procedere con precisione lo sviluppo di un sistema. (Es.
scoperta di Nettuno)

I criteri di competizione:
Il falsificazionismo critico prevede che la dichiarazione di falsificazione di una teoria T1
può derivare da una contraddizione tra teoria e osservazione in un contesto teorico a
condizione che ci sia un’altra teoria T2 tale che:
1. T2 ha un contenuto eccedente rispetto alla precedente
54.T2 include come caso specifico la precedente
55.T2 ha un contenuto eccedente controllato

La scientificità di una teoria è connessa con la crescita teorica del potere esplicativo:
Ossia con (1) la teoria T2 prende il posto della teoria falsificata T1 ed ha un contenuto
complessivo eccedente rispetto a questa, mentre l’empiricità di una teoria è connessa
con la crescita empirica del potere esplicativo, ossia con (3) la teoria T2 prende il
posto della teoria falsificata T1 ed ha un contenuto controllato eccedente rispetto a
questa.

LA NEGAZIONNE DEI PROGRAMMI DI DEMARCAZIONE (RELATIVISMO)


Ogni osservazione è intrisa di teoria, dunque il mondo appare in quanto teoricamente
interpretato in una certo modo. Se la teoria determina il modo in cui il mondo appare
allora a teorie differenti corrispondono mondi differenti e non c’è possibilità di
controllare le teorie sulla base dell’osservazione del mondo. La tesi della conoscenza
osservativa sembra condurre alla tesi del carattere relativo della conoscenza:
Non c’è modo se non rispetto ad un modello e non c’è possibilità di giudicare della
somiglianza tra mondo e modello da un punto di vista esterno rispetto ad un modello

Non si può uscire della propria interpretazione per giudicare la verità della propria
interpretazione.

Lo sviluppo della conoscenza scientifica


La concezione classica dello sviluppo della scienza identifica lo sviluppo come:
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- Processo cumulativo, perché le nuove teorie sono un perfezionamento delle teorie


del passato
- Processo progressivo, perché le nuove teorie sonno un passo ulteriore verso la
verità

Tuttavia la concezione classica non è corretta: l’analisi dello sviluppo storica della
scienza mostra che entrambi i processi possono vacillare, e ha condotto ad una
posizione negativa rispetto alla possibilità di soluzione del problema della
demarcazione.
La base dello sviluppo della conoscenza scientifica non è costituita dalla fondazione
delle teorie sulla base dell’esperienza, ma dall’assunzione di un paradigma
interpretativo che orienta la ricerca nelle diverse discipline.

Paradigma
Un paradigma è una cornice teorica articolata che consente l’interpretazione del
mondo o della porzione di mondo che è oggetto di studio, vi sono tre componenti
essenziali:
1. Insieme di modelli ontologici: modelli intuitivi della struttura del mondo determinati
dalle concezioni culturali condivise da una comunità
56.Insieme di modelli matematici: modelli quantitativi della struttura del mondo
definiti nelle equazioni che codificano la comprensione delle leggi
57.Insieme di modelli esemplificativi: esempi delle impostazioni dei problemi e delle
soluzioni dei problemi ani cui la comunità scientifica ha avuto successo. Questi
vengono poi studiati dagli scienziati delle generazioni successive che ereditano la
tradizione della comunità.

Fasi di sviluppo della conoscenza scientifica

1. Fase prescientifica: non c’è un paradigma, vi è una confusione concettuale in cui si


sostengono differenti teorie. L’imposizione di una delle teorie porta alla
costituzione di una comunità scientifica e di una tradizione in cui il sapere è
trasmesso: inizia fase normale.
58.Fase scientifica ordinaria (scienza normale): vi è un determinato paradigma che
permette la definizione dei problemi scientifici rispetto ad un certo dominio e la
distinzione tra problemi risolti e quelli non, i puzzles. L’attività degli scienziati è
volta alla soluzione di problemi e allo sviluppo matematico della teoria. Il
paradigma non è mai in discussione: ciò che si discute è la capacità dello scienziato
di trovare o non trovare una soluzione avendo a disposizione uno strumento che ha
funzionato in passato. Se non vi è una soluzione al problema il paradigma viene
messo in discussione.
59.Fase scientifica straordinaria (scienza anormale): fase caratterizzata dalla crisi di
un paradigma determinato. Gli scienziati più giovani iniziano a cercare soluzioni
basate su schemi differenti.
60.Fase non scientifica rivoluzionaria (scienza conflittuale): l’esito di una crisi di un
paradigma dominante e si conclude con l’introduzione di un paradigma alternativo,
che genera una tradizione differente di ricerca. La fase rivoluzionaria non è
oggettiva in quanto non c’è un paradigma, inoltre non c’è cumulatività, e non c’è
nemmeno progresso perché non c’è tensione verso la verità ma c’è relativismo.

La fondazione caratterizza solo la fase della scienza ordinaria, per via del paradigma.
Nella fase rivoluzionaria non è univocamente definita, infatti due tradizioni possono
entrare in conflitto e la fondazione diventa relativa.

La cumulazione del sapere (verso la verità) è propria solo della fase ordinaria. Ma non
è possibile nella fase rivoluzionario in quanto le interpretazioni del mondo legate ai
paradigmi non sono confrontabili e dunque la soluzione dei problemi non è cumulabile
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e nemmeno so una concezione del mondo sorretta da un paradigma costituisce un


progresso rispetto ad un altro paradigma.

Dunque la conoscenza scientifica è essenzialmente condizionata da paradigmi,


dunque è relativa. Teorie differenti conducono a mondi differenti e n nc’è un mondo
accessibile a prescindere dalle teorie in grado di costituire una base imparziale per il
conforto delle teorie stesse.

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