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Cos’è la semiotica?

La semiotica è la disciplina dedicata ai meccanismi che stanno alla base della produzione e della
comprensione del senso ricreato un testo. La semiotica ha come obiettivo quello di spiegare i
modi in cui si formano i significati. Più si è consapevoli dei vari livelli di strutturazione di un testo,
più si è in grado di progettarne uno in modo efficace rispetto allo scopo comunicativo che deve
avere.

Semiotica, che parola difficile

La semiotica si occupa di come qualcosa acquisti significato per qualcuno, ovvero


dell’interpretazione e produzione di TESTI (=qualsiasi cosa che viene sottoposta a ipotesi
interpretative da parte di un soggetto).

L’interpretazione di un testo deve tenere conto di diverse competenze che devono appartenere al
lettore:

a) Competenza linguistica (il lettore conosce la lingua? Ci sono parole fuori dal linguaggio
comune?)

b) Competenza figurativa (il lettore riconosce figure, linee, colori e altri elementi visivi del testo?)

c) Competenza di genere (il lettore capisce a quale tipo di generi possibili appartiene il testo?)

d) Variabilità socio-culturale (il lettore ha familiarità con il contenuto? Appartiene al suo contesto
socio-culturale?)

INTERTESTUALITA’: rimando implicito o esplicito, dentro a un testo, ad altri testi. Citare un


autore è un esempio di intertestualità.

SINCRETISMO: presenza di differenti sostanze dell’espressione (linguaggio visivo, musicale,


verbale…) in uno stesso testo per esprimere i propri significati. Un esempio è la clip musicale:
elementi visivi ed elementi musicali sono sviluppati nello stesso testo.

Il sincretismo si verifica quindi nel caso in cui i testi utilizzano, per esprimere i propri significati,
sostanze dell’espressione diverse (linguaggio visivo // verbale), come immagini e scritte nelle
pubblicità. Nell’incontrarsi i vari testi citati producono un nuovo significato d’insieme che non è la
semplice somma di quelli specifici singoli.

“Passeggiate Inferenziali” (U. Eco): tentativi, più o meno fantasiosi, di costruire ipotesi sulla base
degli indizi a disposizione. Significa che ogni lettore ha la possibilità di interpretare a suo modo il
testo a seconda delle sue inclinazioni, della sua cultura e dei suoi gusti; tuttavia senza allontanarsi
troppo dagli indizi. Ad esempio si può dire che Harry Potter sia un romanzo sull’amicizia o
sull’adolescenza, ma non che tratti di dinosauri o di storia romana. L’interpretazione dei testi non
è quindi arbitraria ma è legata alle caratteristiche del testo le quali attiveranno ipotesi diverse in
diversi fruitori.

La semiotica si interessa di:

a) Ciò che capiamo (dimensione cognitiva della significazione);

b) Ciò che ci suscita emozioni (dimensione passionale della significazione);

c) Ciò che ci provoca reazioni somatiche (dimensione sensibile, incorporata della significazione);

d) Ciò che ci spinge ad agire (dimensione persuasiva della significazione);

La semiotica si occupa di come qualcosa acquisti senso per qualcuno, si mettono in moto
conoscenze e predilezioni, entrano in gioco conoscenze di vario tipo (linguistiche, figurative e
culturali).

Narratività, narrazione, narrativa

NARRAZIONE: atto, processo del narrare.

NARRATIVA: genere contrapposto normalmente alla saggistica.

NARRATIVITÀ: principio di organizzazione del senso che è alla base dei nostri meccanismi
mentali, ovvero è la necessità di organizzare i significati sotto forma di narrazioni.

La narratività è un concetto importantissimo della semiotica che corrisponde ad un principio di


organizzazione del senso. La nostra necessità di organizzare i discorsi sotto forma di storie.

Situazione a narratività zero: tutto procede regolarmente, niente è saliente. Accade se ciò di cui
il soggetto ha bisogno o che desidera è immediatamente congiunto a lui.

Alla base della forma narrativa ci sono un soggetto e un oggetto di valore. È importante
sottolineare come ogni fiaba si basasse su una mancanza, qualcosa che andasse a sconvolgere
l’ordine naturale delle cose, che innescava un movimento narrativo volto a restaurare ordine.

Il movimento narrativo viene innescato quando il soggetto sente la mancanza di qualcosa che
l’ambiente intorno a lui non provvede a fornirgli. Ogni storia quindi nasce dal un Soggetto  e un
Oggetto di valore disgiunti e dal desiderio di restaurare l’ordine iniziale.

Il nucleo di ogni storia sta nel fatto che qualcuno si mette alla ricerca di qualcosa che ha valore
per lui e che ha perduto / non ha raggiunto: l’oggetto di valore è lo scopo del soggetto. Si delinea
cos’ la struttura di destinazione; vi è sempre infatti un mandante dell’azione (destinante) che
convince il soggetto ad intraprendere l’azione (destinatario). L’azione progettata dal soggetto è
definita programma narrativo e l’opera di persuasione del destinante è definita manipolazione e
avviene tramite 4 strategie (minaccia, premio, seduzione, provocazione, persuasione).

Struttura di Destinazione: in tutte le storie c’è un mandante dell’azione; esso può essere anche
interiore, proveniente dal Soggetto stesso (auto-destinazione). Il Destinante può utilizzare quattro
modi per convincere il Soggetto a fare qualcosa (Manipolazione):

1) Minaccia (prospetto di una punizione)

2) Premio (promettere una ricompensa)

3) Seduzione (blandire di complimenti)

4) Provocazione (emettere giudizi negativi sul soggetto)

5) Persuasione (argomentazioni logiche o dimostrazioni scientifiche)

Programma Narrativo: azione progettata dal Soggetto.

ATTANTE: per attante si intende colui che compie o subisce l’atto. L’attante fa parte di un sistema
di relazioni paradigmatiche.

Il ruolo attanziale, invece, è tipo molto generale di personaggio. È l’attante modalizzato e si trova
in un processo di successione sintagmatica. I ruoli attanziali si definiscono in funzione della
posizione che occupano nel percorso narrativo. I ruoli attanziali sono sei:

1) Destinante: colui che manipola il soggetto e lo induce a compiere l’azione.

2) Destinatario-Soggetto: soggetto del fare, va alla ricerca del suo oggetto di valore.

3) Oggetto di valore: non è per forza un oggetto materiale, indica lo scopo del Soggetto, ciò a cui
tende.

4) Aiutante: aiuta il soggetto nel compimento dell’azione (soggetto del fare trasformatore).

5) Anti-Soggetto: antagonista, oppositore, intralcia l’azione.

ATTORI: personaggi veri e propri dotati di un determinato aspetto fisico, nome, ruolo
professionale, ecc. uno stesso attore può svolgere diversi ruoli attanziali all’interno di una
storia. Un attore che svolge più di un ruolo attanziale si dice che realizza un “sincretismo
attanziale”.

Gli attanti sono ad esempio l’aiutante e l’oppositore, tuttavia di solito destinante e soggetto hanno
antagonisti diretti (anti-sogg-destinante) (il primo si contende l’oggetto di valore, il secondo va
contro la manipolazione).

L’attante è solo qualcuno dotato di intenzionalità, non può essere un oggetto a meno che non
siano personalizzati.

Schema polemico: è la struttura base di contrapposizione tra Soggetto e Anti-Soggetto, in


quanto entrambi si contendono lo stesso Oggetto di Valore. Lo schema polemico è una qualsiasi
contrapposizione tra attanti all'interno di uno stesso programma narrativo.

SCHEMA NARRATIVO CANONICO: si divide in quattro azioni

1) Manipolazione: messa in atto del Destinante nei confronti del Destinatario.

2) Competenza: acquisizione da parte del Soggetto delle competenze necessarie per portare a
termine il programma narrativo. I programmi narrativi in cui il Soggetto acquisisce le
competenze sono detti “Programmi Narrativi d’Uso”  con Oggetto di Valore “modale”. Il
Soggetto può passare all’Esecuzione solo nel momento in cui c’è compatibilità tra le modalità.

a) Saper fare: abilità cognitive del soggetto come immaginare o credere.

b) Poter fare: potere in senso “can” e in senso “may”.

c) Dover fare: sentirsi obbligati o essere obbligati.

d) Voler fare: desideri, tensioni, pulsioni del soggetto.

3) Performanza: azione che trasforma lo stato narrativo precedente e che se ha successo


prevede il ricongiungimento con l’Oggetto di Valore.

4) Sanzione: il Destinante giudica se l’azione è stata fatta bene o no. Il Soggetto quindi può
essere sanzionato positivamente o negativamente

Il senso di una storia, qualunque storia, riposa intimamente sul valore che i soggetti in
gioco conferiscono a ciò che li circonda, e sulla situazione di congiunzione o di
disgiunzione fra sé stessi e gli oggetti che hanno investito di qualche valore. Dobbiamo
chiederci quale mancanza dà inizio alla vicenda, qual è l’elemento che il soggetto ha investito di
valore e che gli sfugge.

ASSIOLOGIA: è l’investimento di valore positivo o negativo a qualcosa, appartenente alla


categoria tipica su aspetti che consideriamo salienti di oggetti e situazioni. Qualunque coppia di
contrari può essere valorizzata in maniera positiva o in maniera negativa. Assiologizzare
positivamente, significa assegnare il valore euforico, negativamente assegnando il valore disforico
[euforia vs. disforia].

Costruire il significato

Secondo Charles S. Peirce, esiste una identità fra pensiero, uomo e segno, nel senso che l’essere
umano coincide con i segni con cui definisce il mondo. Affrontando un testo, ci troviamo di fronte
allo stesso compito; organizzare concettualmente un contenuto rendendolo nominabile
linguisticamente. Le operazioni che facciamo per costruire il significato di qualcosa sono due:
articolare le parti del contenuto e dare nomi alle unità che individuiamo.

Per poter cogliere un concetto dobbiamo essere in grado di concepire anche il suo
opposto, non posso dire /alto/ se non so /basso/ a cosa si riferisce e viceversa. Per questo lo
studio della semiotica procede per categorie, dove per categoria si intendono due termini in
relazione di contrarietà.

La semantica è la branca della semiotica che si occupa del significato (o della relazione tra segni
e oggetti, come direbbe Peirce) e procede tramite categorie di significati in relazione di
contrarietà. Per esempio, “alto” non è una categoria, “alto/basso” è una categoria semantica.

Le opposizioni sono state organizzate da Greimas nel quadrato semiotico dove nella parte alta
sono posti i termini in relazione di contrarietà detti appunto contrari, mentre nella parte bassa
sono previsti i termini che negano questi termini, chimati subcontrari, con contraddizione con il
termine che negano.

I significati che si trovano in un testo sono i componenti che vanno a costruire il senso generale
dell’opera. Per questo si parla di semantica componenziale, perché concepiamo qualcosa
mettendo insieme varie componenti di significato. 

ISOTOPIA: non è altro che il legame semantico tra le varie parti di un testo. L’isotopia è la
ridondanza di semi, ovvero la ripetizioni di concetti e significati simili che ribadiscono il
contenuto del testo. Essa rende conto della continuità e della coerenza semantica di un testo
lungo tutto il suo svolgimento. Le isotopie non sono prettamente linguistiche ma si possono
applicare anche ad altri tipi di testi. I tipi di isotopie sono tre:

a) Isotopie figurative: sono immagini concrete, percepibili con i 5 sensi

b) Isotopie tematiche: sono immagini astratte, non percepibili con i 5 sensi

c) Isotopie passionali: sono immagini percepibili solo in maniera soggettiva, non esiste una sfera
universale dei sentimenti.

Le domande da porsi analizzando un testo sono:

- Quali sono le categorie semantiche attorno cui ruota il testo?

- Quali sono le assiologie investite da queste categorie?

- Cosa si realizza e cosa no all’interno di una storia?

Il quadrato semiotico permette di considerare, oltre alle affermazioni, anche le negazioni dei
termini; affermazione / negazione NON vanno confuse con l’assiologia, nelle storie si realizzano
cose negative.

Se vi è l’affermazione dei due subcontrari vi è nel testo un termine neutro mentre con l’affermarsi
nei due contrari si ha un termine complesso.

Produrre un testo vuol dire fare delle scelte

Un testo è un enunciato, in quanto prodotto da un enunciatore. L’enunciazione è l’atto con cui


ogni testo viene portato a realizzazione. Dunque in semiotica viene indicato come enunciato
qualsiasi cosa venga prodotta da un enunciatore.

A questo punto sorge una problematica: quanto intenzionalmente è prodotto un testo? A questo
proposito è stata sviluppata la teoria delle istanze enuncianti secondo la quale dire cose /
produrre testi non implica l’assunzione / il controllo di quanto stiamo producendo. È indubbio
tuttavia che nel concetto di enunciazione sia insita una componente di “scelta”: chi parla o scrive
fa delle scelte espressive personali e contingenti entro possibilità abbastanza definite che
spesso sono aspetti legati allo sfondo culturale comune a autore e lettore (in conformità con la
distinzione saussuriana tra lingua, stabile, sociale e atto linguistico, occasionale, variabile).

Istanze enuncianti (Cocquet): Ci sono diversi gradi di assunzione, da parte dell’enunciatore, di


ciò che dice, in quanto un enunciato può essere prodotto in maniera più o meno intenzionale.

Quando si vuole esprimere qualcosa tramite un determinato linguaggio, vanno fatte delle scelte
che riguardano sia la forma da dare all’espressione che la forma da dare al contenuto.
La funzione segnica è per il linguista Hjelmslev fra una forma dell’espressione e una forma del
contenuto. 

Ciò significa che i segni sono ciò che collega la forma dell’espressione (come si manifesta il
significante) e la forma del contenuto (a quale nozione mentale si associa, ovvero a quale
significato).

Le scelte che ci troviamo a fare quando pronunciamo un enunciato sono dunque molteplici,
sebbene spesso tendiamo ad “andare in automatico”. Uno scrittore, ad esempio, sa di
condividere lo stesso sfondo culturale del suo pubblico - lettore modello.

LETTORE MODELLO: non è il lettore reale, ma è il target, il lettore ideale, il modello su cui va
conformato il testo (in base alle sue capacità linguistiche, alle sue conoscenze ed esperienze
sociali, ecc.). Il lettore modello è una strategia testuale che pone all’interno del testo un simulacro
del lettore creato dall’autore empirico.

TEORIA DELL’ENUNCIAZIONE

L’enunciatore compie un lavoro di selezione strategica tra una serie diversificata di possibilità che
vengono da un repertorio preesistente (comunità culturale, forme narrative, forme linguistiche,
tenori passionali, scenari spazio-temporali) e che caratterizzano il suo enunciato. Questo
“attingere” viene chiamato da Greimas convocazione. L’enunciazione è una mediazione fra
elementi preesistenti, condivisi, modificati, e un’istanza di scelta che sfrutta questi elementi per
creare qualcosa di inedito. L’enunciazione è un’attività soggettiva dentro un contesto sociale della
cultura, poiché il soggetto costruisce all’interno del suo testo anche se stesso.

Convocazione: attingere nel lavoro di enunciazione ad una serie di possibilità che provengono da
un repertorio preesistente. Se inventiamo una storia dunque immaginiamo dei personaggi, un
intreccio ecc, strutturando degli elementi stereotipi definiti ruoli tematici in semiotica (il ricco, il
povero…).

The Great Gatsby: elementi preesistenti che convoca; la storia diventa sua quando a questi
elementi viene data una determinata struttura narrativa (cosa fanno? A cosa attribuiscono valore?)

IL LAVORO DI ENUNCIAZIONE È UN’ATTIVITÀ SOGGETTIVA ALL’INTERNO DI UN CONTESTO


SOCIALE DELLA CULTURA (tramite il proprio discorso il soggetto costruisce se stesso). Le
parole, i discorsi, i toni che scegliamo influiscono sulla percezione che gli altri hanno di noi.

Chi produce il testo lo abita

Marche dell’enunciazione: elementi presenti all’interno dei testi che rimandano alla loro istanza
di produzione. Le marche sono in grado di produrre effetti di senso potenti, come la
oggettivizzazione (distanza tra emittente e destinatario), la soggettivizzazione (complicità tra
emittente e destinatario grazie all’uso del “noi” inclusivo) e l’effetto di realtà.

Il passaggio dall’ “io-qui-ora” dell’enunciazione reale, empirica, all’ “io-qui-ora” degli attori
dell’enunciato è detto in semiotica DEBRAYAGE  (= dispositivo  di  proiezione enunciativa  di un
non-io, un non-qui e un non-ora. È la disgiunzione del testo enunciato dalla situazione di
enunciazione vera e propria = il passaggio dall’io-qui.ora dell’enunciato agli attori, al tempo e allo
spazio dell’enunciato).

Quando si parla creando uno scenario diverso da quello in cui si sta parlando (e non parla del
fatto che sta parlando), il suo enunciato è debrayato, cioè esso contiene attori, tempi e spazi
che non coincidono con quelli della sua enunciazione.

I debrayage si dividono in attoriali, spaziali, temporali. Quelli attoriali si dividono a loro volta in:

- Enunciazionali quando presentano nell’enunciato dei simulacri dell’enunciare, dunque quando


contengono IO-NOI-TU-VOI.

- Enunciativi quando presentano attori diversi rispetto all’enunciatore / enunciatario, dunque


quando contiene EGLI-LORO (anche dialoghi di un romanzo).

È possibile produrre effetti di oggettivazione / oggettivazione anche nei testi visivi (es. una
modella che guarda in camera, enunciazionale).

Embrayage: si ripostant nel testo la soggettività e le categorie dell’enunciazione.

L’enunciazione può essere studiata da diversi punti di vista:

- Come strategia che ha portato a quel testo;

- Come rappresentazione simulacrale dell’enunciatore dentro il testo;

- Come distanza variabile fra chi parla e l’enunciato che produce;

- Come inscatolamento di enunciazione l’una dentro l’altra.

L’opzione fra concreto e astratto

Un altro possibile livello di analisi semiotica di un testo studia l’alternativa tra concreto e astratto.
Le unità incaricate di veicolare i significati e di rendere il discorso concreto sono i semi (al
singolare sema). In semiotica si dividono in:

- Semi Esterorecettivi: legati alla percezione del mondo esterno e al riconoscimento delle figure
che danno luogo a isotopie figurative;

- Semi Interocettevi: concettuali, astratti, inquadramento concettuale del mondo che danno
luogo a isotopie tematiche.

- Semi Propriorecettivi: legati all’esperienza percettiva del proprio corpo, compresi emozioni e
sentimenti che danno luogo a isotopie passionali (es. duro/morbido, libero/costretto, doloroso/
indolore).

*Non vi sono quasi mai testi che sono o figurativi “puri” o tematici “puri”; vi sono testi a
dominanza figurativa (concreti), a dominanza tematica (astratti), a dominanza passionale.

FIGURATIVIZZARE: rappresentare, attraverso l’uso di una figura concreta, un’idea, un


concetto astratto. Ciò non significa che tutte le figure dentro a degli enunciati veicolano
significati secondari. La figurativizzazione è un incremento di concretezza dovuto al trasferimento
in un secondo piano, meno letterale, del significato iniziale.

CONFIGURAZIONE DISCORSIVA: contenuto più o meno astratto delle possibilità di


interpretazione di un testo. Indica tutte le possibilità incluse in un frame/scena prototipica. È un
tema, in genere astratto, che prevede diversi percorsi figurativi.

PERCORSO FIGURATIVO: percorsi di specificazione più concreta del tema. Realizzazione di una
delle possibilità previste nella configurazione discorsiva. L’attore che assume in sé il tema indicato
dalla configurazione discorsiva e lo realizza in un certo percorso figurativo, svolge un ruolo
tematico. Il personaggio che realizza un percorso figurativo assume la carica di ruolo tematico (es
momenti imbarazzanti o metafore, quindi il passaggio da un piano letterale a uno secondario che
per qualcosa è legato al primo, oppure le parabole che portano avanti discorsi figurativi).

La semiotica del visivo: il livello figurativo

TESTI VISIVI: in semiotica, i testi visivi si suddividono in plastici e figurativi.

- Plastici: in essi vi sono elementi astratti e si riconoscono solo linee, contorni, colori  e una data
composizione  spaziale, è quel livello che fa astrazione delle figure e considera solo elementi
competitivi astratti.

- Figurativi: in essi si riconoscono persone, oggetti, paesaggi, ovvero figure, elementi del nostro
mondo dell’esperienza.

La rappresentazione visiva assomiglia alla realtà mentre il linguaggio è assolutamente


convenzionale.

Saussure diceva che il segno linguistico è arbitrario, ovvero che non esiste alcuna ragione per
chiamare “casa” il posto in cui le persone abitano e per identificarla anche in una
rappresentazione stereotipata e semplificata rispetto alla realtà.

Per Eco, invece, il riconoscimento e l’interpretazione delle immagini dipendono


dall’intermediazione dei tipi cognitivi e dei fattori culturali. Infatti noi non confrontiamo le
rappresentazioni con gli oggetti stessi, ma con i tipi cognitivi che abbiamo memorizzato. Eco
distingue quindi:

- Il riconoscimento dell’esperienza di oggetti reali;

- Il riconoscimento di rappresentazioni di oggetti, o ipoicone.

ANALISI FIGURATIVA DI UN TESTO VISIVO

Per Greimas, il riconoscimento avviene grazie a una griglia di lettura del mondo che chiama
semiotica del mondo naturale. In altre parole, Greimas intende dire che il riconoscimento avviene
quando i tratti visivi presenti sono sufficienti a riconoscere una certa configurazione come il
significante di un oggetto. Quando i tratti visivi veicolano un significato, sono detti formanti.

Tratto: elemento visibile di un testo che non veicolano significati, la sua presenza non cambia il
senso del testo.

Formante: elemento visibile di un testo che sembrano pertinenti, significativi, portatori di


significato. Un formante figurativo è un elemento del testo visivo che permette il riconoscimento
di figure cariche di significato per il lettore. Un formante plastico è un elemento topologico/
cromatico/eidetico dotato di significato.

DENSITÀ FIGURATIVA

Il figurativo comporta delle problematiche di riconoscibilità e di densità che sono specifiche e


abbastanza diverse dalla gradazione fra tematico e figurativo del discorso verbale.

Le rappresentazioni hanno un grado diverso di dettaglio, di densità figurativa: presentano una


grande densità figurativa o iconismo quando producono un effetto di realtà oppure una bassa
densità figurativa quando l’oggetto è ancora riconoscibile ma è rappresentato in modo astratto e
viene richiesto all’osservatore un maggior lavoro interpretativo. Si ha inoltre media densità quando
l’oggetto è facilmente riconoscibile ma non si ha tuttavia un effetto di realtà. Anche il figurativo
visivo come quello verbale veicola significati secondi , come la Pop Art.

La semiotica del visivo: linee, colori, spazi, il livello plastico

Il livello plastico dunque fa astrazione delle figure, e corrisponde ai formanti visivi. Una analisi
plastica dunque fa riferimento a linee, colori, contorni, spazi, i quali hanno una propria valenza
espressiva (non è importante il soggetto rappresentato, come Mondrian o la pittura sacra).

ANALISI PLASTICA DI UN TESTO VISIVO

Dopo un’analisi figurativa di un testo visivo, si procede con l’analisi  plastica: si analizzano le
forme, le linee, i colori e la distribuzione spaziale degli elementi plastici, poiché anche essi hanno
una loro valenza espressiva. Il livello plastico comprende:

- Categorie eidetiche: relative a linee e forme // senso geometrico

- Categorie cromatiche: relative a colori // più o meno luminosi e saturi o acromatici

- Categorie topografiche: relative alle posizioni nello spazio // organizzazione dello spazio

Le categorie eidetiche servono a descrivere la forma del senso geometrico (circolare, ellittico,
quadrato…), le proprietà di una linea (curvilineo, rettilineo, spezzato, continuo…), le proprietà di
un contorno (frastagliato, liscio, netto…).

Le categorie cromatiche descrivono in che modi viene caratterizzato il colore. I radicali


cromatici  sono il rosso, il giallo, il verde, il blu. Il colore si distingue per grado di saturazione e per
il suo valore di luminosità.

Le categorie topologiche riguardano la distribuzione degli elementi nello spazio di


rappresentazione. Riguardano la superficie dove compaiono le figure, se si tratta di un testo
figurativo o dove sono posizionati colori e linee se si tratta di un testo astratto. Lo spazio può
essere bidimensionale o tridimensionale.

Ad esempio l’uniformità cromatica veicola coesione, figure circolari veicolano intimità, co-
appartenenza.

L’organizzazione plastica veicola significati in se per se o in accordo con l’organizzazione


figurativa. In particolare quando in un testo visivo un tratto dell’espressione veicola solo uno dei
termini di una categoria semantica, si ha simbolismo. Quando invece nel testo si trovano tratti
dell’espressione contrastivi che veicolano una categoria sul piano del contenuto si ha
semisimbolismo.

Es. Sfuocato / a fuoco che rimanda a impersonale / personalizzato è un semisimbolismo eidetico.


Dunque dove c’è contrasto visibile sul piano dell’espressione e laddove questo contrario sia
incaricato di veicolare un contrasto sul piano del contenuto si ha un semisimbolismo. Se
quest’ultimo si basa su figure e non su formanti plastici è detto semisimbolismo figurativo.

CATEGORIA SEMANTICA: coppia di termini in relazione di opposizione (es. lungo vs. corto)

Il Simbolismo e il Semi-Simbolismo sono concetti applicabili solo al livello plastico. Un formante


plastico può rimandare a un concetto in due modi:

a) Attraverso una convenzione che lo lega simbolicamente a un significato (significante =


significato).

b) Attraverso l’appartenenza a una coppia oppositiva sul piano del contenuto cosicché i formanti
plastici si organizzino per contrasti.

SIMBOLISMO: quando in un testo visivo un tratto dell’espressione veicola uno solo dei due
termini di una categoria semantica. Vi sono simbolismi plastici quando singoli termini di categorie
eidetiche, cromatiche, topologiche veicolano singoli termini di categorie semantiche sul piano del
contenuto. I sistemi simbolici sono conformi, monoplanari e possiedono un tipo di arbitrarietà
verticale (relazione 1:1).

SEMISIMBOLISMO: quando in un testo visivo si trovano tratti dell’espressione che veicolano una
categoria nel piano del contenuto. Vi sono semisimbolismi plastici quando contrasti di categorie
eidetiche, cromatiche, topologiche veicolano contrasti sul piano del contenuto. Ad esempio nei
film il presente è rappresentato a colori, il passato è rappresentato in bianco e nero (colori vs.
bianco/nero – presente vs.passato).

*A volte ci sono contrasti sul piano dell’espressione che non veicolano veri contrasti sul piano del
contenuto!

Dove è presente un contrasto visibile sul piano dell’espressione e laddove questo contrasto sia
incaricato di veicolare un contrasto sul piano del contenuto, allora si ha un semisimbolismo.

Simbolismo e semisimbolismo si possono estendere (non sempre) anche al livello figurativo, cioè
quando sono presenti figure che incarnano significati di una categoria semantica sul piano del
contenuto.

Il “montaggio” fra linguaggi diversi

SINCRETISMO: diversi tipi di linguaggi cooperano inestricabilmente per produrre il significato


finale del testo complessivo. Un testo sincretico è un testo in cui l’enunciatore mette in gioco una
pluralità di linguaggi di manifestazione, intendendo per linguaggio un sistema semiotico di
qualunque tipo con una coppia di Assi e una di Piani e per manifestazione il livello superficiale.

Esempio di uno spot pubblicitario:

- Linguaggio scritto: titoli di coda, insegne, riprese in primo piano di lettere…

- Linguaggio verbale: discorsi, voci fuori campo, monologhi…

- Linguaggio musicale: rumori ambientali, musiche, colonne sonore…

- Linguaggio visivo: immagini fisse o in movimento…

= più sistemi semiotici o codici linguistici applicati alla stessa sostanza d’espressione!

Noi percepiamo con tutti i sensi contemporaneamente e questa comunanza di input percettivi che
provengono da canali diversi, producono un mix specifico che è diverso dalla somma di tutti gli
imput.

SINESTESIA: è una strategia che permette a un senso di farsi veicolo surrogato di un altro. Serve
a sottolineare come un testo sincretico non è la somma di elementi eterogenei ma qualcosa di
profondamente amalgamato.

Un’immagine in sé per sé produce un’ampia gamma di interpretazioni, mentre un eventuale


contesto verbale riduce queste possibilità e precisa il senso in cui tale immagine l’enunciatore
vorrebbe fosse interpretata. Ovvero, i singoli elementi prendono un significato diverso se messi in
relazione con tutti gli altri (gioco configurativo). Le relazioni fra le parti sono più importanti dei
termini fra i quali tali relazioni si instaurano.

L’enunciazione di un testo va vista come predisposizione strategica degli elementi i ciò che
vogliamo esprimere, come necessità di fare delle scelte. Quando si parla di enunciazione
sincretica  si intende che, qualora ci siano più persone che producono il testo, vi sia una
progettualità comune e che alla fine il lavoro di ciascuno si accordi con quello di tutti gli altri. Non
si intende che vi sia un solo denunciatore ma bensì che nonostante più persone collaborino
all’effetto finale c’è una progettualità di base comune che rende il testo coerente ed efficace.

Anche se i linguaggi cooperano per produrre un risultato unitario, non significa che tali linguaggi si
equivalgano e non abbiano una loro specificità espressiva.

TRADUZIONE INTERSEMIOTICA (Roman Jakobson): si tratta di una traduzione fra linguaggi di


diversa natura. La traduzione intersemiotica è sempre parziale perché ogni tipo di linguaggio è
potente e limitato in modi diversi. Esempio: tradurre un romanzo in un audio-visivo.

Vi sono due modi antichissimi di rappresentare: nel primo, gli oggetti non entrano in relazione
narrativa (pitture rupestri, gli elementi non sono legati da una stessa scena spazio-temporale. Poi
vengono dipinte scene in cui gli elementi sono in rapporto diretto tra loro.

MITOGRAMMA: rappresentazione visiva di elementi che non entrano in relazione gli uni con gli
altri e che non possiede un’unità spazio-temporale. Significa che secondo la
sintassi  mitogrammatica, un testo visivo o verbo-visivo concatena gli elementi su piani spazio-
temporali diversi.

Non c’è coerenza nelle relazioni spazio temporali + dimensioni irreali, proprie dei sogni.

PITTOGRAMMA: rappresentazione visiva di elementi che entrano in rapporto diretto, fattuale, tra
loro e che necessita un’unità spazio-temporale. Secondo la sintassi   pittogrammatica in un testo
visivo o verbo-visivo gli elementi sono concatenati tra loro all’interno di un’unica scena spazio-
temporale.

C’è coerenza nelle relazioni spazio temporali + gli elementi del testo vengono rappresentati
così come sono nelle dimensioni reali.

La costruzione estetica del testo

Roman Jakobson individuò 6 funzioni del linguaggio:

1. Referenziale

2. Espressiva

3. Fatica

4. Conativa

5. Metalinguistica

6. Estetico-poetica

La funzione poetica del linguaggio è quella di attirare l’attenzione sul messaggio stesso, ovvero
sulla forma in cui il messaggio è stato formulato. Secondo Lotman e Jacobson sono fondamentali
per la costruzione estetica due meccanismi:

Parallelismo: prevede la creazione all’interno del testo di regolarità maggiori rispetto ad


altri testi. Sono esempi la ripetizione di suoni fonetici, di scansioni ritmiche, l’alternanza tra
narrazione e descrizione, ma anche le rime cromatiche, eidetiche, topologiche.

Metafora: prevede la messa in connessione di elementi del contenuto che il pensiero


normale non avvicinerebbe naturalmente. La metafora è un modo per giocare con lo
spazio semantico attraverso l’uso di figurativizzazioni (dall’astratto al concreto), sinestesie
(da alcuni sensi ad altri) e metonimia (da un elemento al suo contiguo).

I meccanismi di parallelismo e metafora sono attivi sia nel testo verbale che in quello visivo.

La costruzione del tipo estetico non è dunque finalizzata solo al piacere estetico, cioè al piacere
dato da un libero gioco di forme senza funzionalità pratica; ma esso può potenziare l’efficacia di
qualsiasi discorso (pubblicitario, scientifico, politico, giornalistico…).

L’esperienza estetica di un testo (ovvero esperienza percettiva di ciò che vediamo) è legata
profondamente e parte integrante del contenuto del testo artistico. L’opera d’arte inventa un
codice che si rinnova di opera in opera all’interno di una produzione di uno stesso autore.

Lotman pensa che ogni comunità culturale usi vari linguaggi, il più complesso tra tutti quello
artistico, in virtù della sua organizzazione ferrea su più livelli. Lotman ripropone il concetto di
funzione poetica di Jakpobson, idea che lancia l’incremento di regolarità e di motivazione fra gli
elementi che compongono un testo, e aggiunge che ogni opera sorprendente, originale,
complessa, mimi l’impredicibilità della vita.

Gli approcci semiotici all’ambito estetico sono i seguenti:

A. Incremento della regolarità interne del testo estetico con una dialettica di attese e
sorprese;

B. Saldatura specifica fra piano dell’espressione e piano del contenuto (importanza


dell’esperienza percettiva);

C. Carattere di invenzione dei codici da parte del testo estetico.

I testi costruiti con modalità estetiche appartengono all’insieme delle opere artistiche, come
anche i testi artistici, i quali hanno invece un’organizzazione di tipo estetico. La costruzione
estetica può essere puro piacere formale, abbellimento delle forme, ma può avere anche un
carattere persuasivo e rendere un discorso tanto efficace quanto bello.

Come costruire una comunicazione pubblicitaria aiutandosi con la semiotica

Esempio di progettazione pubblicitaria semioticamente orientata:

Nella progettazione pubblicitaria, la semiotica parte dal concetto di valore. Perché qualcuno voglia
o si senta in obbligo di comprare qualcosa, bisogna che abbia costruito qualcosa nel suo
immaginario in modo tale da poterlo considerare positivo per sé.

A. Quali sono gli aspetti ritenuti importanti e positivi dal target potenziale di acquirenti? →
Presenta una logica dell’acquisto (capire i gusti delle persone per fare proposte che vadano
incontro a ciò che vogliono già).

B. Quali aspetti, non ancora presi in considerazione dai potenziali acquirenti, potrebbero con la
comunicazione persuasiva diventare importanti e positivi? → Presenta una logica del contratto
(indurre bisogni e desideri nuovi che non esistono ancora).

Dato che oggi giorno ci si fida più del brand, della marca, che delle persone, diventa importante
l’immagine che ogni azienda si costruisce nel tempo. Un’identità si costruisce “bricolando”
elementi che circolano già nell’ambiente culturale e che vanno a comporre qualcosa di inedito.

ASSIOLOGIA DEL CONSUMO DI J. M. FLOCH - le opposizioni fondamentali

Gli step di progettazione sono 3:

1. Valori: valori profondi su cui si vuole puntare; le persone non comprano degli oggetti ma quello
che vedono in questi oggetti, i valori che vi si investono. I valori possono essere scelti in modo
che sia funzionale alla necessità di differenziare il prodotto da altri simili e da poter
posizionano efficacemente. I valori del consumo sono principalmente quattro:

A. Valori pratici (valori d’uso, basati su comfort e affidabilità);

B. Valori ludico-estetici (valori di base, basati su gratuità e raffinatezza);

C. Valori critici (valori d’uso, basati sul rapporto qualità/prezzo, per consumatori esigenti);

D. Valori utopici (valori di base basati su identità e avventura e sull’idea del mito).

2. Narratività: sono i principi di organizzazione cognitiva del plot. Una narrazione efficace è una
storia immaginata senza esprimerla direttamente in qualche sostanza espressiva. Bisogna
abituarsi a capire che esistono strutture immanenti che stanno a monte dell’effettiva
manifestazione espressiva. Le filosofie della pubblicità, teorizzate da Floch, sono discorsi
pubblicitari di diversi tipi utili a diversi scopi:

A. Discorso referenziale: presentare in modo realistico/verosimile un prodotto, mostra i


dettagli di un prodotto, funzione rappresentazione del linguaggio;

B. Discorso sostanziale: esaltare iper-realisticamente un prodotto, mostra il prodotto


meglio di come si trova in realtà, funzione costruttiva del linguaggio denegata;

C. Discorso obliquo: creare complicità divertita con il pubblico, l’obiettivo è far divertire il
pubblico, funzione rappresentazione del linguaggio denegata;

D. Discorso mitico: argomentazione pubblicitaria fantasiosa e astratta, abbellimento


utopico del testo, funzione costruttiva del linguaggio.

3. Progettazione espressiva: si decide come realizzare effettivamente la storia. Scelgono le


strategie di enunciazione, la forma testuale, i percorsi figurativi che devono specificare i valori
dello spot, il livello di densità figurativa, la pianificazione del livello plastico (ovvero la
produzione di simbolismo o semi simbolismo, oppure semplicemente rispondere ad esigenze
estetiche).

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