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La semiotica è la disciplina dedicata ai meccanismi che stanno alla base della produzione e della
comprensione del senso ricreato un testo. La semiotica ha come obiettivo quello di spiegare i
modi in cui si formano i significati. Più si è consapevoli dei vari livelli di strutturazione di un testo,
più si è in grado di progettarne uno in modo efficace rispetto allo scopo comunicativo che deve
avere.
L’interpretazione di un testo deve tenere conto di diverse competenze che devono appartenere al
lettore:
a) Competenza linguistica (il lettore conosce la lingua? Ci sono parole fuori dal linguaggio
comune?)
b) Competenza figurativa (il lettore riconosce figure, linee, colori e altri elementi visivi del testo?)
c) Competenza di genere (il lettore capisce a quale tipo di generi possibili appartiene il testo?)
d) Variabilità socio-culturale (il lettore ha familiarità con il contenuto? Appartiene al suo contesto
socio-culturale?)
Il sincretismo si verifica quindi nel caso in cui i testi utilizzano, per esprimere i propri significati,
sostanze dell’espressione diverse (linguaggio visivo // verbale), come immagini e scritte nelle
pubblicità. Nell’incontrarsi i vari testi citati producono un nuovo significato d’insieme che non è la
semplice somma di quelli specifici singoli.
“Passeggiate Inferenziali” (U. Eco): tentativi, più o meno fantasiosi, di costruire ipotesi sulla base
degli indizi a disposizione. Significa che ogni lettore ha la possibilità di interpretare a suo modo il
testo a seconda delle sue inclinazioni, della sua cultura e dei suoi gusti; tuttavia senza allontanarsi
troppo dagli indizi. Ad esempio si può dire che Harry Potter sia un romanzo sull’amicizia o
sull’adolescenza, ma non che tratti di dinosauri o di storia romana. L’interpretazione dei testi non
è quindi arbitraria ma è legata alle caratteristiche del testo le quali attiveranno ipotesi diverse in
diversi fruitori.
c) Ciò che ci provoca reazioni somatiche (dimensione sensibile, incorporata della significazione);
La semiotica si occupa di come qualcosa acquisti senso per qualcuno, si mettono in moto
conoscenze e predilezioni, entrano in gioco conoscenze di vario tipo (linguistiche, figurative e
culturali).
NARRATIVITÀ: principio di organizzazione del senso che è alla base dei nostri meccanismi
mentali, ovvero è la necessità di organizzare i significati sotto forma di narrazioni.
Situazione a narratività zero: tutto procede regolarmente, niente è saliente. Accade se ciò di cui
il soggetto ha bisogno o che desidera è immediatamente congiunto a lui.
Alla base della forma narrativa ci sono un soggetto e un oggetto di valore. È importante
sottolineare come ogni fiaba si basasse su una mancanza, qualcosa che andasse a sconvolgere
l’ordine naturale delle cose, che innescava un movimento narrativo volto a restaurare ordine.
Il movimento narrativo viene innescato quando il soggetto sente la mancanza di qualcosa che
l’ambiente intorno a lui non provvede a fornirgli. Ogni storia quindi nasce dal un Soggetto e un
Oggetto di valore disgiunti e dal desiderio di restaurare l’ordine iniziale.
Il nucleo di ogni storia sta nel fatto che qualcuno si mette alla ricerca di qualcosa che ha valore
per lui e che ha perduto / non ha raggiunto: l’oggetto di valore è lo scopo del soggetto. Si delinea
cos’ la struttura di destinazione; vi è sempre infatti un mandante dell’azione (destinante) che
convince il soggetto ad intraprendere l’azione (destinatario). L’azione progettata dal soggetto è
definita programma narrativo e l’opera di persuasione del destinante è definita manipolazione e
avviene tramite 4 strategie (minaccia, premio, seduzione, provocazione, persuasione).
Struttura di Destinazione: in tutte le storie c’è un mandante dell’azione; esso può essere anche
interiore, proveniente dal Soggetto stesso (auto-destinazione). Il Destinante può utilizzare quattro
modi per convincere il Soggetto a fare qualcosa (Manipolazione):
ATTANTE: per attante si intende colui che compie o subisce l’atto. L’attante fa parte di un sistema
di relazioni paradigmatiche.
Il ruolo attanziale, invece, è tipo molto generale di personaggio. È l’attante modalizzato e si trova
in un processo di successione sintagmatica. I ruoli attanziali si definiscono in funzione della
posizione che occupano nel percorso narrativo. I ruoli attanziali sono sei:
2) Destinatario-Soggetto: soggetto del fare, va alla ricerca del suo oggetto di valore.
3) Oggetto di valore: non è per forza un oggetto materiale, indica lo scopo del Soggetto, ciò a cui
tende.
ATTORI: personaggi veri e propri dotati di un determinato aspetto fisico, nome, ruolo
professionale, ecc. uno stesso attore può svolgere diversi ruoli attanziali all’interno di una
storia. Un attore che svolge più di un ruolo attanziale si dice che realizza un “sincretismo
attanziale”.
Gli attanti sono ad esempio l’aiutante e l’oppositore, tuttavia di solito destinante e soggetto hanno
antagonisti diretti (anti-sogg-destinante) (il primo si contende l’oggetto di valore, il secondo va
contro la manipolazione).
L’attante è solo qualcuno dotato di intenzionalità, non può essere un oggetto a meno che non
siano personalizzati.
2) Competenza: acquisizione da parte del Soggetto delle competenze necessarie per portare a
termine il programma narrativo. I programmi narrativi in cui il Soggetto acquisisce le
competenze sono detti “Programmi Narrativi d’Uso” con Oggetto di Valore “modale”. Il
Soggetto può passare all’Esecuzione solo nel momento in cui c’è compatibilità tra le modalità.
4) Sanzione: il Destinante giudica se l’azione è stata fatta bene o no. Il Soggetto quindi può
essere sanzionato positivamente o negativamente
Il senso di una storia, qualunque storia, riposa intimamente sul valore che i soggetti in
gioco conferiscono a ciò che li circonda, e sulla situazione di congiunzione o di
disgiunzione fra sé stessi e gli oggetti che hanno investito di qualche valore. Dobbiamo
chiederci quale mancanza dà inizio alla vicenda, qual è l’elemento che il soggetto ha investito di
valore e che gli sfugge.
Costruire il significato
Secondo Charles S. Peirce, esiste una identità fra pensiero, uomo e segno, nel senso che l’essere
umano coincide con i segni con cui definisce il mondo. Affrontando un testo, ci troviamo di fronte
allo stesso compito; organizzare concettualmente un contenuto rendendolo nominabile
linguisticamente. Le operazioni che facciamo per costruire il significato di qualcosa sono due:
articolare le parti del contenuto e dare nomi alle unità che individuiamo.
Per poter cogliere un concetto dobbiamo essere in grado di concepire anche il suo
opposto, non posso dire /alto/ se non so /basso/ a cosa si riferisce e viceversa. Per questo lo
studio della semiotica procede per categorie, dove per categoria si intendono due termini in
relazione di contrarietà.
La semantica è la branca della semiotica che si occupa del significato (o della relazione tra segni
e oggetti, come direbbe Peirce) e procede tramite categorie di significati in relazione di
contrarietà. Per esempio, “alto” non è una categoria, “alto/basso” è una categoria semantica.
Le opposizioni sono state organizzate da Greimas nel quadrato semiotico dove nella parte alta
sono posti i termini in relazione di contrarietà detti appunto contrari, mentre nella parte bassa
sono previsti i termini che negano questi termini, chimati subcontrari, con contraddizione con il
termine che negano.
I significati che si trovano in un testo sono i componenti che vanno a costruire il senso generale
dell’opera. Per questo si parla di semantica componenziale, perché concepiamo qualcosa
mettendo insieme varie componenti di significato.
ISOTOPIA: non è altro che il legame semantico tra le varie parti di un testo. L’isotopia è la
ridondanza di semi, ovvero la ripetizioni di concetti e significati simili che ribadiscono il
contenuto del testo. Essa rende conto della continuità e della coerenza semantica di un testo
lungo tutto il suo svolgimento. Le isotopie non sono prettamente linguistiche ma si possono
applicare anche ad altri tipi di testi. I tipi di isotopie sono tre:
c) Isotopie passionali: sono immagini percepibili solo in maniera soggettiva, non esiste una sfera
universale dei sentimenti.
Il quadrato semiotico permette di considerare, oltre alle affermazioni, anche le negazioni dei
termini; affermazione / negazione NON vanno confuse con l’assiologia, nelle storie si realizzano
cose negative.
Se vi è l’affermazione dei due subcontrari vi è nel testo un termine neutro mentre con l’affermarsi
nei due contrari si ha un termine complesso.
A questo punto sorge una problematica: quanto intenzionalmente è prodotto un testo? A questo
proposito è stata sviluppata la teoria delle istanze enuncianti secondo la quale dire cose /
produrre testi non implica l’assunzione / il controllo di quanto stiamo producendo. È indubbio
tuttavia che nel concetto di enunciazione sia insita una componente di “scelta”: chi parla o scrive
fa delle scelte espressive personali e contingenti entro possibilità abbastanza definite che
spesso sono aspetti legati allo sfondo culturale comune a autore e lettore (in conformità con la
distinzione saussuriana tra lingua, stabile, sociale e atto linguistico, occasionale, variabile).
Quando si vuole esprimere qualcosa tramite un determinato linguaggio, vanno fatte delle scelte
che riguardano sia la forma da dare all’espressione che la forma da dare al contenuto.
La funzione segnica è per il linguista Hjelmslev fra una forma dell’espressione e una forma del
contenuto.
Ciò significa che i segni sono ciò che collega la forma dell’espressione (come si manifesta il
significante) e la forma del contenuto (a quale nozione mentale si associa, ovvero a quale
significato).
Le scelte che ci troviamo a fare quando pronunciamo un enunciato sono dunque molteplici,
sebbene spesso tendiamo ad “andare in automatico”. Uno scrittore, ad esempio, sa di
condividere lo stesso sfondo culturale del suo pubblico - lettore modello.
LETTORE MODELLO: non è il lettore reale, ma è il target, il lettore ideale, il modello su cui va
conformato il testo (in base alle sue capacità linguistiche, alle sue conoscenze ed esperienze
sociali, ecc.). Il lettore modello è una strategia testuale che pone all’interno del testo un simulacro
del lettore creato dall’autore empirico.
TEORIA DELL’ENUNCIAZIONE
L’enunciatore compie un lavoro di selezione strategica tra una serie diversificata di possibilità che
vengono da un repertorio preesistente (comunità culturale, forme narrative, forme linguistiche,
tenori passionali, scenari spazio-temporali) e che caratterizzano il suo enunciato. Questo
“attingere” viene chiamato da Greimas convocazione. L’enunciazione è una mediazione fra
elementi preesistenti, condivisi, modificati, e un’istanza di scelta che sfrutta questi elementi per
creare qualcosa di inedito. L’enunciazione è un’attività soggettiva dentro un contesto sociale della
cultura, poiché il soggetto costruisce all’interno del suo testo anche se stesso.
Convocazione: attingere nel lavoro di enunciazione ad una serie di possibilità che provengono da
un repertorio preesistente. Se inventiamo una storia dunque immaginiamo dei personaggi, un
intreccio ecc, strutturando degli elementi stereotipi definiti ruoli tematici in semiotica (il ricco, il
povero…).
The Great Gatsby: elementi preesistenti che convoca; la storia diventa sua quando a questi
elementi viene data una determinata struttura narrativa (cosa fanno? A cosa attribuiscono valore?)
Marche dell’enunciazione: elementi presenti all’interno dei testi che rimandano alla loro istanza
di produzione. Le marche sono in grado di produrre effetti di senso potenti, come la
oggettivizzazione (distanza tra emittente e destinatario), la soggettivizzazione (complicità tra
emittente e destinatario grazie all’uso del “noi” inclusivo) e l’effetto di realtà.
Il passaggio dall’ “io-qui-ora” dell’enunciazione reale, empirica, all’ “io-qui-ora” degli attori
dell’enunciato è detto in semiotica DEBRAYAGE (= dispositivo di proiezione enunciativa di un
non-io, un non-qui e un non-ora. È la disgiunzione del testo enunciato dalla situazione di
enunciazione vera e propria = il passaggio dall’io-qui.ora dell’enunciato agli attori, al tempo e allo
spazio dell’enunciato).
Quando si parla creando uno scenario diverso da quello in cui si sta parlando (e non parla del
fatto che sta parlando), il suo enunciato è debrayato, cioè esso contiene attori, tempi e spazi
che non coincidono con quelli della sua enunciazione.
I debrayage si dividono in attoriali, spaziali, temporali. Quelli attoriali si dividono a loro volta in:
È possibile produrre effetti di oggettivazione / oggettivazione anche nei testi visivi (es. una
modella che guarda in camera, enunciazionale).
Un altro possibile livello di analisi semiotica di un testo studia l’alternativa tra concreto e astratto.
Le unità incaricate di veicolare i significati e di rendere il discorso concreto sono i semi (al
singolare sema). In semiotica si dividono in:
- Semi Esterorecettivi: legati alla percezione del mondo esterno e al riconoscimento delle figure
che danno luogo a isotopie figurative;
- Semi Interocettevi: concettuali, astratti, inquadramento concettuale del mondo che danno
luogo a isotopie tematiche.
- Semi Propriorecettivi: legati all’esperienza percettiva del proprio corpo, compresi emozioni e
sentimenti che danno luogo a isotopie passionali (es. duro/morbido, libero/costretto, doloroso/
indolore).
*Non vi sono quasi mai testi che sono o figurativi “puri” o tematici “puri”; vi sono testi a
dominanza figurativa (concreti), a dominanza tematica (astratti), a dominanza passionale.
PERCORSO FIGURATIVO: percorsi di specificazione più concreta del tema. Realizzazione di una
delle possibilità previste nella configurazione discorsiva. L’attore che assume in sé il tema indicato
dalla configurazione discorsiva e lo realizza in un certo percorso figurativo, svolge un ruolo
tematico. Il personaggio che realizza un percorso figurativo assume la carica di ruolo tematico (es
momenti imbarazzanti o metafore, quindi il passaggio da un piano letterale a uno secondario che
per qualcosa è legato al primo, oppure le parabole che portano avanti discorsi figurativi).
- Plastici: in essi vi sono elementi astratti e si riconoscono solo linee, contorni, colori e una data
composizione spaziale, è quel livello che fa astrazione delle figure e considera solo elementi
competitivi astratti.
- Figurativi: in essi si riconoscono persone, oggetti, paesaggi, ovvero figure, elementi del nostro
mondo dell’esperienza.
Saussure diceva che il segno linguistico è arbitrario, ovvero che non esiste alcuna ragione per
chiamare “casa” il posto in cui le persone abitano e per identificarla anche in una
rappresentazione stereotipata e semplificata rispetto alla realtà.
Per Greimas, il riconoscimento avviene grazie a una griglia di lettura del mondo che chiama
semiotica del mondo naturale. In altre parole, Greimas intende dire che il riconoscimento avviene
quando i tratti visivi presenti sono sufficienti a riconoscere una certa configurazione come il
significante di un oggetto. Quando i tratti visivi veicolano un significato, sono detti formanti.
Tratto: elemento visibile di un testo che non veicolano significati, la sua presenza non cambia il
senso del testo.
DENSITÀ FIGURATIVA
Il livello plastico dunque fa astrazione delle figure, e corrisponde ai formanti visivi. Una analisi
plastica dunque fa riferimento a linee, colori, contorni, spazi, i quali hanno una propria valenza
espressiva (non è importante il soggetto rappresentato, come Mondrian o la pittura sacra).
Dopo un’analisi figurativa di un testo visivo, si procede con l’analisi plastica: si analizzano le
forme, le linee, i colori e la distribuzione spaziale degli elementi plastici, poiché anche essi hanno
una loro valenza espressiva. Il livello plastico comprende:
- Categorie topografiche: relative alle posizioni nello spazio // organizzazione dello spazio
Le categorie eidetiche servono a descrivere la forma del senso geometrico (circolare, ellittico,
quadrato…), le proprietà di una linea (curvilineo, rettilineo, spezzato, continuo…), le proprietà di
un contorno (frastagliato, liscio, netto…).
Ad esempio l’uniformità cromatica veicola coesione, figure circolari veicolano intimità, co-
appartenenza.
CATEGORIA SEMANTICA: coppia di termini in relazione di opposizione (es. lungo vs. corto)
b) Attraverso l’appartenenza a una coppia oppositiva sul piano del contenuto cosicché i formanti
plastici si organizzino per contrasti.
SIMBOLISMO: quando in un testo visivo un tratto dell’espressione veicola uno solo dei due
termini di una categoria semantica. Vi sono simbolismi plastici quando singoli termini di categorie
eidetiche, cromatiche, topologiche veicolano singoli termini di categorie semantiche sul piano del
contenuto. I sistemi simbolici sono conformi, monoplanari e possiedono un tipo di arbitrarietà
verticale (relazione 1:1).
SEMISIMBOLISMO: quando in un testo visivo si trovano tratti dell’espressione che veicolano una
categoria nel piano del contenuto. Vi sono semisimbolismi plastici quando contrasti di categorie
eidetiche, cromatiche, topologiche veicolano contrasti sul piano del contenuto. Ad esempio nei
film il presente è rappresentato a colori, il passato è rappresentato in bianco e nero (colori vs.
bianco/nero – presente vs.passato).
*A volte ci sono contrasti sul piano dell’espressione che non veicolano veri contrasti sul piano del
contenuto!
Dove è presente un contrasto visibile sul piano dell’espressione e laddove questo contrasto sia
incaricato di veicolare un contrasto sul piano del contenuto, allora si ha un semisimbolismo.
Simbolismo e semisimbolismo si possono estendere (non sempre) anche al livello figurativo, cioè
quando sono presenti figure che incarnano significati di una categoria semantica sul piano del
contenuto.
= più sistemi semiotici o codici linguistici applicati alla stessa sostanza d’espressione!
Noi percepiamo con tutti i sensi contemporaneamente e questa comunanza di input percettivi che
provengono da canali diversi, producono un mix specifico che è diverso dalla somma di tutti gli
imput.
SINESTESIA: è una strategia che permette a un senso di farsi veicolo surrogato di un altro. Serve
a sottolineare come un testo sincretico non è la somma di elementi eterogenei ma qualcosa di
profondamente amalgamato.
L’enunciazione di un testo va vista come predisposizione strategica degli elementi i ciò che
vogliamo esprimere, come necessità di fare delle scelte. Quando si parla di enunciazione
sincretica si intende che, qualora ci siano più persone che producono il testo, vi sia una
progettualità comune e che alla fine il lavoro di ciascuno si accordi con quello di tutti gli altri. Non
si intende che vi sia un solo denunciatore ma bensì che nonostante più persone collaborino
all’effetto finale c’è una progettualità di base comune che rende il testo coerente ed efficace.
Anche se i linguaggi cooperano per produrre un risultato unitario, non significa che tali linguaggi si
equivalgano e non abbiano una loro specificità espressiva.
Vi sono due modi antichissimi di rappresentare: nel primo, gli oggetti non entrano in relazione
narrativa (pitture rupestri, gli elementi non sono legati da una stessa scena spazio-temporale. Poi
vengono dipinte scene in cui gli elementi sono in rapporto diretto tra loro.
MITOGRAMMA: rappresentazione visiva di elementi che non entrano in relazione gli uni con gli
altri e che non possiede un’unità spazio-temporale. Significa che secondo la
sintassi mitogrammatica, un testo visivo o verbo-visivo concatena gli elementi su piani spazio-
temporali diversi.
Non c’è coerenza nelle relazioni spazio temporali + dimensioni irreali, proprie dei sogni.
PITTOGRAMMA: rappresentazione visiva di elementi che entrano in rapporto diretto, fattuale, tra
loro e che necessita un’unità spazio-temporale. Secondo la sintassi pittogrammatica in un testo
visivo o verbo-visivo gli elementi sono concatenati tra loro all’interno di un’unica scena spazio-
temporale.
C’è coerenza nelle relazioni spazio temporali + gli elementi del testo vengono rappresentati
così come sono nelle dimensioni reali.
1. Referenziale
2. Espressiva
3. Fatica
4. Conativa
5. Metalinguistica
6. Estetico-poetica
La funzione poetica del linguaggio è quella di attirare l’attenzione sul messaggio stesso, ovvero
sulla forma in cui il messaggio è stato formulato. Secondo Lotman e Jacobson sono fondamentali
per la costruzione estetica due meccanismi:
I meccanismi di parallelismo e metafora sono attivi sia nel testo verbale che in quello visivo.
La costruzione del tipo estetico non è dunque finalizzata solo al piacere estetico, cioè al piacere
dato da un libero gioco di forme senza funzionalità pratica; ma esso può potenziare l’efficacia di
qualsiasi discorso (pubblicitario, scientifico, politico, giornalistico…).
L’esperienza estetica di un testo (ovvero esperienza percettiva di ciò che vediamo) è legata
profondamente e parte integrante del contenuto del testo artistico. L’opera d’arte inventa un
codice che si rinnova di opera in opera all’interno di una produzione di uno stesso autore.
Lotman pensa che ogni comunità culturale usi vari linguaggi, il più complesso tra tutti quello
artistico, in virtù della sua organizzazione ferrea su più livelli. Lotman ripropone il concetto di
funzione poetica di Jakpobson, idea che lancia l’incremento di regolarità e di motivazione fra gli
elementi che compongono un testo, e aggiunge che ogni opera sorprendente, originale,
complessa, mimi l’impredicibilità della vita.
A. Incremento della regolarità interne del testo estetico con una dialettica di attese e
sorprese;
I testi costruiti con modalità estetiche appartengono all’insieme delle opere artistiche, come
anche i testi artistici, i quali hanno invece un’organizzazione di tipo estetico. La costruzione
estetica può essere puro piacere formale, abbellimento delle forme, ma può avere anche un
carattere persuasivo e rendere un discorso tanto efficace quanto bello.
Nella progettazione pubblicitaria, la semiotica parte dal concetto di valore. Perché qualcuno voglia
o si senta in obbligo di comprare qualcosa, bisogna che abbia costruito qualcosa nel suo
immaginario in modo tale da poterlo considerare positivo per sé.
A. Quali sono gli aspetti ritenuti importanti e positivi dal target potenziale di acquirenti? →
Presenta una logica dell’acquisto (capire i gusti delle persone per fare proposte che vadano
incontro a ciò che vogliono già).
B. Quali aspetti, non ancora presi in considerazione dai potenziali acquirenti, potrebbero con la
comunicazione persuasiva diventare importanti e positivi? → Presenta una logica del contratto
(indurre bisogni e desideri nuovi che non esistono ancora).
Dato che oggi giorno ci si fida più del brand, della marca, che delle persone, diventa importante
l’immagine che ogni azienda si costruisce nel tempo. Un’identità si costruisce “bricolando”
elementi che circolano già nell’ambiente culturale e che vanno a comporre qualcosa di inedito.
1. Valori: valori profondi su cui si vuole puntare; le persone non comprano degli oggetti ma quello
che vedono in questi oggetti, i valori che vi si investono. I valori possono essere scelti in modo
che sia funzionale alla necessità di differenziare il prodotto da altri simili e da poter
posizionano efficacemente. I valori del consumo sono principalmente quattro:
C. Valori critici (valori d’uso, basati sul rapporto qualità/prezzo, per consumatori esigenti);
D. Valori utopici (valori di base basati su identità e avventura e sull’idea del mito).
2. Narratività: sono i principi di organizzazione cognitiva del plot. Una narrazione efficace è una
storia immaginata senza esprimerla direttamente in qualche sostanza espressiva. Bisogna
abituarsi a capire che esistono strutture immanenti che stanno a monte dell’effettiva
manifestazione espressiva. Le filosofie della pubblicità, teorizzate da Floch, sono discorsi
pubblicitari di diversi tipi utili a diversi scopi:
C. Discorso obliquo: creare complicità divertita con il pubblico, l’obiettivo è far divertire il
pubblico, funzione rappresentazione del linguaggio denegata;