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La vita di Simmel in quanto sociologo fu molto travagliata e difficile. Egli non ebbe eredi
spirituali e nel suo tempo fu molto sminuito il suo lavoro sulla società. Poi finalmente, in
particolare dagli anni Ottanta del Novecento, c’è stata una sua rinascita che stiamo ancora
vivendo e che non sembra affievolirsi. Simmel è definito un classico e soprattutto il più
contemporaneo dei classici della sociologia: certe intuizioni, certe analisi delle dissonanze
e delle patologie della modernità solo nella nostra contemporaneità appaiono nella loro
vera portata. Elementi delle sue opere tanto erano non comprese nella sua epoca, quanto
lo avvicinano alla nostra. La sua modalità di ricerca oggi viene definita relazionismo.
Molte critiche fatte in epoche passate oggi sono diventate apprezzamenti. Ciò è potuto
avvenire solo ai nostri tempi, solo ora che si è compreso quanto illusorio fosse cercare le
cause ultime dei fenomeni; ora, che le scienze della complessità hanno messo in luce i
limiti del settorialismo disciplinare; ora che si è riconosciuta la dignità sociologica agli
aspetti “micro” e allo studio della vita quotidiana.
Simmel ha saputo guardare alla contraddittorietà e all’ambivalenza del reale. Egli riesce a
concepire ed esprimere come gli opposti, invece che escludersi e ricomporsi in una sintesi
dialettica, si co-appartengono fino a costituire l’uno il cuore segreto dell’altro. Accettare
che uno stesso fenomeno possa presentare aspetti opposti e compresenti, che emergono se
lo si sa osservare da vari punti di vista, tutti a loro modo validi, non è comodo e può
risultare perfino inquietante. È forse stata questa disposizione mentale simmeliana a
consentirgli di elaborare una visione “relazionale” della società e della realtà. Per Simmel
individui e società non sono entità contrapposte, ma si implicano reciprocamente.
Simmel ha inoltre adottato la prospettiva estetica come modello conoscitivo. Si tratta di un
approccio alla conoscenza, che non proviene dal principio metodico cartesiano che fonda
la scienza moderna, quanto piuttosto dall’attività mimetica dell’opera d’arte. L’arte, come
forma di conoscenza intuitiva, ci aiuta a familiarizzare con il nuovo prima e meglio di ogni
forma di pensiero sistematico e razionale.
Proprio perché tutti i fenomeni sono interconnessi in una rete di relazioni di influenza
reciproca, è possibile partire da un singolo dettaglio per sondare i legami che esso
intrattiene con la totalità nel suo complesso e penetrare bei significati più nascosti e
profondi della realtà e dell’umano. Inoltre come applicazione del metodo che procede dai
dettagli in direzione della totalità, esso implica interessarsi degli aspetti “micro”, dei
piccoli particolari che costituiscono come un mosaico la realtà.
Simmel ci invita a non partire dal concetto, già rigidamente strutturato, perché vorrebbe
dire tentare di comprendere tutto ciò che è nuovo con i concetti vecchi; oppure che tutto il
nuovo si presenta come ciò che è conosciuto da lungo tempo. Sollecita invece a partire
dalle cose, dagli oggetti concreti che ci circondano e dalle piccole relazioni che mettiamo in
atto tutto il giorno e tutti i giorni.
Simmel riconosce, ed è il primo a farlo, dignità sociologica allo studio della vita
quotidiana, nelle sue multiformi manifestazioni e anche a quello dei sentimenti e delle
emozioni che del resto si intrecciano e danno colorazione alla vita di ogni giorno. Le
dinamiche “macro”, i condizionamenti che ci vengono dal mondo globale, li viviamo
quotidianamente sulla nostra pelle, e al tempo stesso, quotidianamente cerchiamo di
imprimere un tratto soggettivo alla nostra vita, di compiere scelte e comportarci
rispondendo ai nostri bisogni, desideri e aspirazioni. È da qui che dobbiamo partire, dal
cuore dell’esperienza quotidiana. La sociologia non può elaborare teorie astratte, grandi
sistemi e disinteressarsi di come vivono le persone, concretamente, giorno per giorno,
pena la sua sterilità e distanza dal reale.
Simmel è anche ritenuto il fondatore della sociologia dei sentimenti e delle emozioni e
colui che inaugura lo studio dell’interazione intima. In effetti è il primo ad approfondire
esplicitamente la valenza sul piano sociologico degli aspetti espressivi ed affettivi,
soffermandosi in particolare su amore, odio, gelosia, amicizia, fiducia, fedeltà, gratitudine,
invidia, pudore e vergogna, poiché comprende quanto profondamente questi sentimenti e
stati emozionali incidano nelle relazioni interpersonali e spesso ne siano il motore. I
sentimenti incidono anche nella formazione di istituzioni sociali (famiglia, matrimonio,
gruppo amicale) e persino il mercato si regge sulla fiducia condivisa nel valore di scambio
del denaro.
Un ulteriore prezioso contributo che Simmel consegna alla sociologia contemporanea sta
nell’aver svelato la rilevanza sociologica dello spazio. Simmel è l’unico che riserva
un’attenzione congiunta alla dimensione temporale e a quella spaziale, intuendo
l’importanza che lo spazio assume nel definire e strutturare i rapporti di interazione ed
evidenziando come esso sia costruttivo socialmente. Ad esempio nelle città le
disuguaglianze e la distanza sociale sono contrassegnate spazialmente, è lo spazio che le
rende concretamente visibili, nella distinzione, ad esempio tra quartieri residenziali e
periferie degradate. Simmel elabora le categorie generali attraverso le quali leggere lo
spazio e infine le applica ad un caso specifico con cui egli mostra le corrispondenze, i
sottili e profondi rapporti che intercorrono tra l’esperienza dello spazio metropolitano e
alcune caratteristiche peculiari del mondo moderno, come l’intellettualità e il
razionalismo, l’economia monetaria, l’oggettività, il distacco e l’indifferenza. Uno degli
esempi più moderni che Simmel fa è quello del denaro. La pervasività della forma del
denaro lo pone come generatore simbolico unico dell’azione nel mondo occidentale, puro
mezzo che diventa fine e fine ultimo, l’unica “religione” possibile.
Una delle intuizioni più acute di Simmel nella lettura dei tratti distintivi della modernità,
sta nell’aver colto che essa si caratterizza per una crescente divaricazione tra “spirito
oggettivo” (la somma di tutta la cultura e i saperi oggettivati e “incorporati” nei prodotti
dell’uomo) e “spirito soggettivo” (ciò che ogni singolo individuo sa per averlo imparato,
vissuto o elaborato personalmente). Ad un avanzamento della cultura delle cose
corrisponde un’arretratezza della cultura delle persone. Ciò significa che la società
moderna dispone di un sapere che sovrasta le capacità di elaborazione di ogni singolo
individuo. E purtroppo non solo le capacità di elaborazione mentale, intellettuale, ma
anche quelle di controllo e gestione di questa complessa mole di sapere. Gli uomini sono
sempre meno in grado di comprendere e gestire responsabilmente ciò che essi stessi hanno
prodotto e li sovrasta. Siamo circondati da oggetti tecnologici sempre più perfezionati, ma
in qualche modo le nuove invenzioni mentre risolvono dei problemi pratici, o accrescono
la possibilità di intervento sulla realtà, spesso eliminano o depotenziano una qualche
abilità umana, sostituendosi ad essa e migliorando l’oggetto in sé, non più l’uomo. La
dinamica descritta da Simmel è quella che egli chiama “tragedia della cultura”.
È importante recuperare il valore d’uso di Simmel, cioè studiare nuove intuizioni ed
orientamenti su una realtà che sì è in costante movimento, eppure conserva per molti
aspetti i tratti che già egli aveva messo in luce. Così il valore d’uso si fa valore aggiunto ed
è forse il modo più forte, più intenso perché un classico rimanga davvero vivo.
In questo volume si intende seguire un particolare taglio interpretativo: ripensare il
contributo di Simmel come risorsa teorica e metodologica per la compresione e l’analisi
della società contemporanea.
1. Relazionalità ed individualizzazione
Simmel propose una concezione relazionale della società. L’intuizione strategicamente
cruciale dell’intera filosofia e sociologia simmeliana è il principio di
reciprocità/relazionalità, espresso dal termine tedesco Wechselwirkung, che letteralmente
significa “effetto di reciprocità, effetto reciproco”. Indica una concezione della realtà come
rete di relazioni di influenza reciproca tra una pluralità di elementi, per cui nulla si dà
nella vita senza essere in relazione con il resto. Gli effetti reciproci in ambito umano si
verificano non solo nelle relazioni socievoli, ma anche in quelle che comportano tensione e
conflittualità tra le parti. Il concetto di Wechselwirkung, applicato alla sociologia, si
declina in Vergesellshaftung (termine traducibile con “sociazione” o “associazione”), che
costituisce il processo attraverso cui si instaurano e si consolidano nel tempo le forme di
azione reciproca tra gli uomini.
Per Simmel la sociologia è dunque sul piano della specificità una scienza formale: scienza
che si occupa di individuare e descrivere le forme delle relazioni sociali a prescindere dal
loro contenuto particolare. La sociologia come “geometria” della vita sociale, ricerca e
studia così le forme pure dell’interazione, mettendone in luce caratteristiche e proprietà
che rimangono valide nella varietà delle loro realizzazioni spazio-temporali.
Le acquisizioni, realizzate attraverso lo studio delle forme pure di relazione tra gli uomini,
si prestano ad essere applicate ed ad illuminare fenomeni anche diversi e lontani, rispetto
a quelli dell’epoca di Simmel e da cui egli aveva preso spunto per le sue elaborazioni
teoriche. La sua sociologia formale vale pertanto anche come una “cassetta degli attrezzi”.
Le forme per Simmel vanno intese come tutte quelle manifestazioni della cultura e del
pensiero umano (simboli, idee, raffigurazioni, istituzioni, prodotti della vita economica,
opere artistiche) che si oppongono, nella loro tendenza alla fissazione e all’oggettivazione,
al carattere fluido e al dinamismo incessante della vita, che pure è la fonte della loro
produzione.
Simmel mostra poi grande interesse e sensibilità per l’analisi dei processi che hanno
portato a quella costellazione storica e culturale determinata, che chiamiamo “modernità”.
In particolare Simmel dedica la sua attenzione allo svolgersi del processo di
individualizzazione, che così strettamente si connette all’avvento della modernità. Nella
modernità il processo di individualizzazione non va inteso come sviluppo autocratico
dell’interiorità, bensì come capacità del soggetto di partecipare a contesti sempre più ampi
di esperienza e di valersi delle chances di vita prodotte dalla crescente complessità,
divisione sociale del lavoro e libertà di movimento. Simmel distingue due forme di
individualismo: l'’individualismo dell’uguaglianza o della libertà, caratteristico del XVIII
secolo e permeato dalla visione illuminista e l’individualismo della differenza,
sviluppatosi nel XIX secolo sotto l’influsso della cultura romantica e della divisione del
lavoro.
Sia che viva in un gruppo ristretto, che ne comprime la possibilità di espressione e libertà
individuale, sia che viva in una cerchia ampia e differenziata, che invece questa libertà e
autonomia personale incentiva, l’uomo non è mai solo membro delle formazioni sociali
nelle quali vive, “non è soltanto parte di una società, ma è inoltre ancora qualcosa”, dove
con “inoltre” si esprime l’irriducibilità dell’individuo ai ruoli sociali, a quella socialità che
pure è l’elemento costitutivo dell’essere umano al pari dell’individualità.
Se il processo di individualizzazione va inteso all’interno della tensione dialettica tra
individuale e sociale, essa a sua volta è ricompresa nella più generale contrapposizione tra
la parte e il tutto. “L’esistenza pratica dell’umanità si consuma nella lotta tra
l’individualità e l’universalità”. La difficoltà universale della vita consiste nel fatto che
anche gli elementi della totalità pretendono di essere per sé totalità autonome, non
riconoscono il legame, che pure esiste, con l’insieme che le ricomprende e lo vivono in
modo esclusivamente oppositivo e conflittuale. Nello stesso tempo esiste il rischio
opposto: che la totalità e le tendenze generalizzanti diventino così pervasive da schiacciare
la possibilità che l’individuo conservi la sua soggettività differenziale. Questi due processi
possono essere definiti eccessiva individualizzazione ed eccessiva omologazione.
I vicini lontani
Sociologia dello straniero attraverso Simmel, Bauman e Beck
Simmel ebbe difficoltà ad essere accettato in ambito accademico, dove, in parte a causa
delle sue origini ebraiche, fu sempre considerato un outsider e ostacolato nella carriera.
Forse anche per queste ragioni Simmel ha saputo tratteggiare nella Sociologia un’analisi
della figura sociale dello straniero.
Appendice
Tra le varie questioni emerse lungo il percorso argomentativo, ce n’è una che compare con
intensità crescente in tutti e tre gli autori considerati: la possibile trasformazione dello
straniero in nemico. Simmel intuisce la facilità con cui si può scivolare dallo statuto
simbolico dell’uno a quello, ben più carico di “possibilità pericolose”, dell’altro; Bauman
mette in luce che uno dei poli della rappresentazione dello straniero in atto nella società
contemporanea consiste nella figura del nemico “ante portas”, pronto a invaderci; Beck
evidenzia una politicizzazione delle paure e della questione sicurezza che coinvolge
prioritariamente gli stranieri, trasformati in nemici da combattere proprio in nome di
aspirazioni sicuritarie.
Capitolo quarto
Quel che è gioco nella socievolezza
La riscoperta di Simmel assume i tratti di un indicatore sociale. Come molta parte della
riflessione contemporanea non smette di sottolineare la dimensione dell’incertezza è
costitutiva dell’esistente, ne è un versante ineliminabile, nonostante l’ossessione predittiva
della modernità. Di fatto, negando questa necessità essenziale e pretendendo dal sapere
una strumentalità economica, si stabilisce una gerarchia non troppo implicita dove il
lavoro è più importante del vivere e del comprendere. Senza le relazioni sociali, senza
l’amore, la famiglia e le amicizie, la maggior parte delle persone non sarebbe felice.
Nell’economismo corrente tra famiglia e lavoro non scorre buon sangue. È possibile per
l’ennesimo economista, che ritiene di sapere qualcosa in proposito, affermare che il
problema sta nel fatto che i redditi sono cresciuti, ma non in misura tale da compensare il
deterioramento delle relazioni familiari: da un lato si asserisce l’esistenza di una
connessione quantitativa insoddisfacente, ponendo quindi redditi e relazioni familiari
sullo stesso piano e implicando che esisterebbe un livello di reddito capace di sopperire
alla scomparsa del “paradiso familiare” di cui sopra; dall’altro lato si elencano una serie di
disagi tutti riconducibili al trionfo dell’insieme di rapporti che, attraverso opportuni livelli
di retribuzione, dovrebbe porvi rimedio.
Simmel, dal punto di vista delle categorie sociologiche, definì la socievolezza come una
forma ludica della sociazione e come qualcosa che si rapporta alla sua concretezza
determinata dal contenuto come l’opera d’arte alla realtà. L’analisi di Simmel fa emergere
l’ambiguità. Le figure della socievolezza, il tatto, la cortesia, civetteria, conversazione, sono
cornici ideali di giochi senza posta, in cui l’individuo trova residue possibilità di impegno.
La socievolezza è occasione di una partecipazione ritualistica. La socievolezza a cui si
riferisce Simmel mostra un suo aspetto intrinseco e non strumentale, etico e pedagogico, in
quanto produce una società intesa come insieme superindividuale e crescita individuale.
L’eticità della socievolezza è quella di ogni forma di sociazione che produce e riproduce il
proprio essere insieme. La “forma ludica” vuole riportare il centro della questione
all’interno della socievolezza. Come nel gioco, la prescrizione di altri scopi mantiene la
facciata, ma distrugge l’essenza del fenomeno.
Capitolo quinto
Socievolezza simmeliana e forme di socialità contemporanee
2. La socievolezza in Simmel
Secondo Simmel la vita sociale delle metropoli moderne si sviluppa in un progressivo
processo di intersecazione delle cerchie sociali: mentre all’inizio della loro vita le persone
vivono in un ambiente che impone loro una stretta coesistenza con altri, che non sono stati
scelti liberamente, in seguito esse scelgono altri ambienti, che si formano sulla base di
affinità tra i membri dei gruppi che li frequentano. Queste sociazioni danno origine alle
aggregazioni sociali, ovvero a forme di reciprocità. Affinchè si esplichi la reciprocità
nell’atteggiamento socievole, ogni individuo rinuncia al perseguimento dei fini egoistici e
all’affermazione unilaterale della propria individualità, accettando di autoregolare il
proprio comportamento in vista della creazione di uno spazio comune, dove l’interazione
reciproca sia fonte di piacere. Secondo Simmel le condizioni principali e necessarie che
caratterizzano la socievolezza sono: l’esclusione di tutto ciò che per la personalità ha
un’importanza oggettiva, ma non può essere condiviso dagli altri partecipanti. La
situazione socievole è una forma di interazione democratica, in cui le persone traggono
piacere reciproco dal fatto di stare insieme. L’altra condizione è caratterizzata dall’avere se
stessa come unico scopo e l’ultima consiste nell’elaborazione e trasformazione in forma
ludica della realtà. Infine una delle caratteristiche fondamentali della socievolezza
simmeliana è la determinatezza quantitativa, in quanto la numerosità di gruppo influisce
sui comportamenti e sulle relazioni tra individui.
5. Conclusione
Dal momento che la socievolezza rappresenta un’occasione per migliorare la propria
capacità di vivere in comune con gli altri ed essendo cruciale per l’interazione e per la
costituzione dei legami sociali, è importante soffermarsi sull’analisi di Simmel,
adattandola al contesto odierno. L’aspetto principale è quanto questa forma di socialità
costituisca una categoria utile per l’analisi sociologica, dal momento che permette di
coniugare la leggerezza con la profondità, la ricerca della verità con la tolleranza e il
rispetto dell’opinione altrui.
Capitolo sesto
Quando le vite sono connesse: luoghi e spazi dell’idea di Geheimnis
nella società dei desideri
1. Le relazioni e i segreti
In tutti i rapporti differenziati l’intensità e la colorazione si sviluppano nella misura in cui
ogni parte si rivela all’altro attraverso le parole e la vita. Simmel con ciò affronta il tema
del segreto. Ciò che l’autore offre è una analisi “parziale” ed è accessibile solo quando si
prende una posizione. Simmel, quando osserva le società segrete, ricorda un problema
sociologico: come il segreto agisce sulle forme di associazione a partire dalla diversità dei
tratti e di quelli che sono in comune. Occorre comprendere come e dove si rivela il
nascosto: la società è condizionata dalla comunicazione, ma è anche modellata dalla
capacità di tacere.
Maffesoli ha affermato come il contemporaneo sia il tempo dell’Apocalisse, ciò che si
rivela. Simmel ricorda che il cromatismo della reciprocità può nascondere parte di sé e
della propria intersoggettività che necessita di una misura della reciprocità.
Foucault dice che in Simmel troviamo un collage di testi, excursus rientranti nella
semiologia sociale. L’autore solleva la questione dei legami sociali, in un mondo denso di
informazioni, in cui è difficile mantenere un sistema di relazioni preservando la propria
personalità. Entra in gioco la “forma” come strumento di comprensione di una
moltitudine di esseri in una nozione generale. Forma e vita contrastano, dialogano in un
insieme di stati incoerenti, in continua trasformazione.
2. Il segreto e il mistero
Simmel individua due livelli di osservazione sul “segreto”: il primo è sulla forma e il
secondo sulla corrispondenza. Il segreto si offre o si rifiuta, nella comunicazione infatti
l’etimo communis deriva da munus, il condividere, ma rimanda anche alla parola meo, che
indica il passaggio. Riccardo Orestano ha osservato che la semantica del segreto vive
nascosta al chiuso. Qui la distinzione tra il comunicabile e il non comunicabile diventa
sottile, anche tra profondità e oscurità. La comunicazione, per poter essere tenuta segreta,
non è necessario sia diretta ad una persona in particolare. Può configurarsi come qualcosa
che può essere utilizzata per comunicare. Nella sua essenza il segreto è un comunicabile
che non viene comunicato e rimane ignoto, per questo sottratto alla disponibilità del
pubblico. “Segreto” nasce dalla lingua tedesca, quando si coniano le parole Geheimnis e
geheim, usate per tradurre mysterium. Essa possiede lo stesso significato di secretum, un
qualcosa che è sottratto alla vista. Il termine “Mysterium” è composto da my (myèo), che
significa “chiudere”, collegato a quello espresso dall’altro senso del verbo, cioè “essere
iniziato”. Simmel parla della forza delle società segrete che intendono generare un ordine
forte fra gli iniziati in funzione del quale essi intervengono nell’ordine della società. Il
segreto include anche l’occulto, ma il segreto trascende l’occulto per 4 aspetti. In primis è
quel sapere che si realizza per gradi e, nella sua totalità, soltanto per qualcuno. Secondo:
produce soggezione. Tertio: alimenta la paura. Quarto: seduce. Il segreto implica una forma
di azione reciproca e l’autore suggerisce un’analisi fenomenologica di queste orientazioni
reciproche. Le scienze sociali si contraddistinguono per i loro contenuti, la sociologia
studia le forme pure della sociazione. Per Simmel la sociologia deve studiare le forme di
interazione tra gli individui, ovvero le forme elementari che sono alla base della vita
sociale. L’unità della società è la conseguenza della relazione reciproca delle persone che la
costituiscono e vi sono delle categorie che permettono la società.
3. La sociazione e il segreto
La necessità di utilizzare una sociologia qualitativa si pone in relazione ad una realtà
unica, ma con modi diversi di concepirla, ricordando che la corsa dello spirito va con
quella del mondo. Difficoltà, errori, complessità rimandano alla necessità di osservare
anche l’ombra, il lato oscuro, ma anche l’immaginazione che resta nascosta dall’attore
sociale. Simmel descrive la relazione sociale come un processo di “messa in opera” di un
sapere reciproco. Il problema si inserisce in un quadro operativo del segreto: si osserva e si
comprende una cosa non detta, che però si utilizza nello scambio. La questione è anche
quella del limite. Come posso conoscere interamente l’Altro, considerando il fatto che
l’Altro non mi conosce? Simmel sottolinea che in questi casi gli attori sociali procedono per
tipizzazione. Ma ciò non può esserci se manca la fiducia. I segreti nei media non nascono
dall’esterno del corpo sociale, ma dal suo interno. Se i media sono anche mondo, lo spazio
che occupano è soggettivo, perché è un a priori logico e percettivo.
4. La fiducia “tradita”?
Simmel è lo scienziato che ha reso la fiducia una categoria di analisi. Essa rappresenta uno
stato intermedio tra conoscenza e ignoranza relative all’uomo. la fiducia è un’ipotesi che
riguarda l’azione futura, che non può essere prevista nel presente: l’incertezza del futuro
deve essere ridotta attraverso un’aspettativa che ha lo scopo di creare uno stato di quasi
certezza. Si utilizza la teoria delle intersecazioni sociali per spiegare il processo di
differenziazione sociale, sostenendo che se il pensiero progredito differisce da quello più
rozzo per la capacità di formare concetti astratti, anche lo sviluppo della società seguirà
questa logica. Simmel sostiene che dove la società è poco differenziata, i rapporti sono
diretti e gli individui sono tenuti assieme da quella che Durkheim definiva solidarietà
meccanica, che per Simmel diviene fiducia personale. Man mano che i rapporti si
allargano, anche con la divisione del lavoro, occorre la solidarietà organica, ovvero la
fiducia non è più diretta tra le due parti, ma interviene un’intermediazione che Simmel
chiama “terza istanza”. Si tratta di istanze che trasmettono e mediano le azioni reciproche
degli elementi. L’analisi della fiducia, della menzogna, del discreto e della discrezione,
delle forme di rivelazione e delle forme più segrete, permette così di percorrere la vita
sociale nelle sue forme di sociazione. Senza segretezza non si possono creare le condizioni
di affermazione dell’individualità e senza individualità non vi è alcuna possibilità di
stabilire relazioni con l’Altro. Ma l’affermazione dell’individualità comporta lo sviluppo di
una autonomia, di un confine che possa separare l’Io dal Tu.