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October 3, 2010
1
A
= a misura di A, dove U è una grandezza campione o unità .
U
A B
Esempio: lunghezze = a metri, temperature = b gradi centigradi
m °C
Per le misure a e b valgono le proprietà che valgono per i numeri reali:
A B
somma, dierenza, prodotto ecc.. Esempio: A + B ⇐⇒ + = a + b.
U U
Si instaura una corrispondenza biunivoca tra le grandezze omogenee
e i numeri reali ⇒ associare un numero ad una grandezza sica consiste
nell'individuare una unità U !
U 1mm
voglio passare da mm a km - U=mm, U '=km τ = = 6 =
U0 10 mm
10−6 km
= 10−6 =⇒ 2000mm · 10−6 = 2 · 10−3 km = 0, 002km
1km
1kg 103 g
voglio passare da kg a g - U=kg, U '=g τ = −3 = = 103
10 kg 1g
1s
voglio passare da secondi a giorni - U=s, U '=giorni τ = =
12 · 60 · 60giorni
−1
(12 · 60 · 60) s 1
= = 2, 3148·10−5 =⇒ 56000s·2, 3148·10−5 ≈
1giorni 43200
1, 296giorni
2
1.3 Sistema Tecnico (S.T.) e Sistema Internazionale (S.I.)
Gli ingegneri usavano (e usano) il Sistema Tecnico (o pratico) per il quale le unità
fondamentali sono: Lunghezza (metro), Tempo (secondo) e Forza (kilogrammo-
forza kgf ). Nel Sistema Internazionale metro e secondo sono uguali mentre la
terza unità fondamentale è la massa (kilogrammo-massa kgm ). Che relazione
c'è tra kgf e kgm ?
Esempio 3kgm nel S.I. a quanta massa pratica equivalgono? Cioè 3kgm =
(?)mp . Oppure: mST = mSI · τ , quanto vale τ ?
Um(SI) 1kgm
Sappiamo che 1mp = 9, 81kgm quindi τ = = = 0, 102.
Um(ST ) 9, 81kgm
kgf s2
Sarà quindi mST = 3kgm · 0, 102 = 0, 306 .
m
UF (SI)
Lo stesso vale per le forze in quanto FST = FSI · τ , dove τ = =
UF (ST )
1N
= 0, 102.
9, 81N
Ora possiamo
per esempio calcolare il peso specico dell'aria nel S.T.: [γ] =
Fp kgf
= 3
V m
Legge dei gas perfetti: pV = RT .
Siamo in condizioni standard:
kgf ∼ kgf
p = 1Atm = 10333 =1 2
m2 cm
T = 25°C = 298K
kgf m
R = 29, 27
K
3
RT 29, 27 · 298 3 1kgf
quindi V = = m = 0, 844m3 ; in denitiva: γST = =
p 10333 0, 844m3
kgf
1, 19
m3
Per passare al S.I. bisogna trasformare i kgf in Newton moltiplicando per
N N
9,81: γSI = 1, 19 · 9, 81 3 = 11, 67 3 .
m m
Ora per calcolare la massa specica sia nel S.T. che nel S.I. si può procedere
come segue:
M kgm
[ρ] = e questa equivale alla ρSI = 1, 19 . Per trasformarla e
V m3
scriverla nel S.T. devo trasformare la massa in massa pratica e quindi:
1, 19 mp kgf s2
ρST = = 0, 121 .
9, 81 m3 m4
1.4 Misurazione
Lo strumento di misura eettua il rapporto tra la grandezza da misurare A e
A
l'unità di misura U scelta per quella grandezza: = a. Il risultato di questa
U
operazione è il numero a che quantica in modo oggettivo l'ampiezza o l'inensità
della grandezza in esame. Siamo in grado di distinguere tra:
4
1.5 La catena di misura
Schema generale di uno strumento di misura:
Questo schema rappresenta una catena di misura (ad anello aperto). Cias-
cuno stadio può essere suddiviso in uno o più sottostadi a seconda della comp-
lessità dello strumento.
4. Si vuole conoscere entro quali limiti può variare una grandezza per im-
postare un segnale di allarme?
In ogni caso va sempre denita a priori la qualità che la misura deve possedere
per rispondere alle attese di chi compie la misura. Qualità elevata signica
ottenere misure meno ambigue possibili, con bassa incertezza e costo elevato.
Le caratteristiche o qualità metrologiche esprimono quantitativamente
le prestazioni di uno strumento o di un metodo di misura.
Schema del procedimento logico che orienta una misura:
grandezza A → ST RU M EN T O → misura a
5
Le caratteristiche metrologiche sono cinque, deniscono in modo quanti-
tativo le prestazioni dello strumento e sono la misura della qualità dello
strumento .
1. CAMPO DI MISURA
2. SENSIBILITÀ
3. PRECISIONE
4. FINEZZA
5. RAPIDITÀ
Come sono distribuite le tacche della numerazione sul quadrante dello stru-
mento? Sono equidistribuite o si addensano verso una delle due zone estreme?
La legge di distribuzione spaziale delle divisioni che costituiscono la scala
dello strumento prende il nome di curva di graduazione .
Essendo una legge (sica) essa può essere rappresentata in forma matematica
da un'equazione. Schema:
i → ST RU M EN T O → u u = f (i)
6
La curva di taratura è un procedimento sperimentale che non conosce
nulla sul principio di funzionamento dello strumento.
Costruzione della curva di taratura come dierenza tra i campioni della
grandezza d'ingresso ub e i campioni di riferimento u la cui precisione è di
almeno un ordine di grandezza superiore ai primi. La u − ub = f (ub ) è la curva
di taratura, cioè la curva degli scarti tra la lettura del valore ub e il valore di
riferimento u, per ogni uscita ub .
Se u−ub > 0 → u > ub lo strumento della serie sottostima la grandezza
ub si deve aggiungere lo scarto indicato.
in ingresso, quindi a
1.6.2 Sensibilità
La sensibilità è l'attitudine dello strumento a rilevare piccole variazioni della
grandezza in ingresso; è il più piccolo ingresso ∆i capace di provocare l'uscita
∆u
∆u. Si può denire come S= e, al limite per ∆i → 0 si può scrivere:
∆i
∆u du
S = lim =
∆i→0 ∆i di
du
Se u = f (i) è la curva di graduazione,S = è la sua derivata. La sensibilità
di
diventa così il coeciente angolare della curva di graduazione punto per punto.
Se:
u = ki + ai + b → S = 2ki + a
2
strumento quadratico → sensibilità
lineare, quindi crescente con i. Ciò signica che lo strumento è più sensibile
a fondo scala.
k
u = k log i → S = strumento logaritmico → sensibilità iperbolica,
i
calante con i. Ciò signica che la sensibilità è alta nella zona iniziale della
k
scala e poi decresce come .
i
du
In denitiva essendo la sensibilità S= essa è una qualità intrinseca dello
di
strumento che dipende dalla legge sica sulla quale è basato il suo funziona-
mento.
7
1.6.3 Precisione
La precisione è l'attitudine dello strumento a fornire il valore vero (che non è
conoscibile in quanto si dovrebbe acquisire una quantità di informazioni innita )
della grandezza misurata.
Per quanticare la precisione si cominciare con il denire l'errore come la
distanza tra il valore della misura ed il valore vero: | amisurato − avero |.
Più che di errore si parla di incertezza in quanto l'errore è involontario e
non immediatamente quanticabile. Per esprimere l'incertezza si usa l'errore
relativo :
a − av
ε(%) = · 100
a
Denizione operativa della misurazione:
La misura è un procedimento conoscitivo che tende ad avvicinarsi quanto
più possibile alla realtà, riducendo al minimo possibile l'incertezza. Schematiz-
zazione degli errori:
Errori casuali : tutti quegli errori per i quali non si riesce ad identicare
la causa. La somma di tutti questi errori è detto errore residuo (una volta
eliminati tutti gli errori sistematici).
8
Errori di mobilità : dovuti ad attriti e recupero di giochi nei movi-
menti delle parti meccaniche degli strumenti (denito come εmob =
ε+ − ε−
). Per strumenti non meccanici si parla di errori di soglia .
2
Errori di isteresi : dovuti alla elasticità e visco-elasticità dei ma-
teriali che costiutiscono le parti sotto sforzo degli strumenti: εist =
ε+ − ε−
.
2
Errori di fedeltà : quantica l'insensibilità dello strumento ai dis-
turbi (grandezze d'inuenza ) esterni (temperatura, umidità, campi
elettromagnetici, vibrazioni meccaniche, pressione atmosferica, sis-
temi di riferimento non inerziali...). La valutazione avviene attraverso
misurazioni ripetute con la grandezza d'ingresso mantenuta rigorosa-
mente costante. Se lo strumento non si spegne e si eseguono misure
ripetute e brevi si parla di ripetibilità . Se lo strumento è soggetto
a degli spegnimenti e lunghi intervalli si parla di stabilità .
Errore di zero : dovuto alla perdita di calibrazione dei componenti
meccanici (molle di registrazione) o elettrici (trimmer) o all'invecchiamento
dei componenti elettronici. Si dice che lo strumento va in deriva. Il
primo grave eetto della deriva è la perdita dello zero che non viene
recuperato resettando lo strumento.
9
Metodo a posteriori: si disinteressa completamente di individuare cias-
cuna causa d'errore, richiede l'acquisizione di un numero n signicativo
di misure, tutte della stessa grandezza mantenuta rigorosamente costante.
Si tratta di un tipico approccio di post-elaborazione. Postulato: il valore
vero è ignoto e non può essere conosciuto! Bisognere avere innite mis-
ure ed elaborarle cosa non possibile. La conoscenza esatta non costituisce
neppure l'obiettivo nale del metodo a posteriori.
n
1X
xb = x = xi
n i=1
di = xi − x
deviazione o scarto ... in genere piccolo e maggiore o minore di zero.
Ma:
n n n n
1X 1X 1X 1X 1
d= di = (xi − x) = xi − x=x− ·n·x=0
n i=1 n i=1 n i=1 n i=1 n
quindi non è un parametro utile, infatti gli scarti sono per denizione
mediamente equispaziati dal valor medio x. Bisogna elaborare una nuova
denizione per il parametro di larghezza. Elevando al quadrato tutti gli
scarti si ottiene lo scarto quadratico medio che elimina il problema
dell'alternanza dei segni ma sovrastima il parametro di larghezza. Si estrae
quindi la radice dello scarto quadratico medio e si ottiene:
v
u n
u1 X 2
σx = t (xi − x)
n i=1
la deviazione standard !
Se n ≤ 10 la σx sottostima l'ampiezza della fascia di incertezza. In questi
casi conviene prendere in considerazione la:
v
u n
u1 X 2
σx = t (xi − x)
n i=1
10
la deviazione standard del campione! Per n ≥ 100 la dierenza tra le
due denizioni risulta praticamente trascurabile. La deviazione standard,
nelle due denizioni sopra riportate, quantica ecacemente la larghezza
della zona di incertezza intorno al valor medio: xi = xn+1 = x+σx . Esiste
la garanzia che ogni misura xi del campione, o anche che ogni misura
successiva xn+1 , cada sicuramente all'interno della zona di incertezza così
individuata? Non si dispone ancora di alcuna giusticazione teorica e
logica per aermare tale garanzia! Occorre stimare in qualche modo la
ducia che si ripone nella fascia di incertezza la cui ampiezza è determinata
dalla deviazione standard.
i xi k xk nk P
punto si può scrivere: x= = = k xk fk dove con xk si è
n n
indicato il miglior rappresentante (il valor medio) delle misure entro ∆k .
11
f (x)dx rappresenta la frazione di misure che cadono entro l'intervallino
innitesimo dx
´b
a
f (x)dx rappresenta la frazione di misure <1 che cadono entro
l'intervallo nito (b-a)
´ +∞
−∞
f (x)dx =1 è la curva di distribuzione limite è anch'essa nor-
malizzata.
si ottiene:
2
(x − X)
1
fX,σ (x) = √ e 2σ 2
σ 2π
Questa non è l'unica curva di distribuzione limite possibile ma, per misure
soggette a soli errori casuali la curva limite assume sempre la forma della
fX,σ (x) centrata su X. Il suo valor medio è la media :
ˆ +∞
x= x · fX,σ (x)dx = X
−∞
12
Sul modello matematico è possibile calcolare i seguenti integrali:
ˆ +σ
p (x ± σ) = fX,σ (x)dx = 68, 27%
−σ
ˆ +2σ
p (x ± 2σ) = fX,σ (x)dx = 95, 45%
−2σ
ˆ +3σ
p (x ± 3σ) = fX,σ (x)dx = 99, 73%
−3σ
13
Propagazione degli errori (cenni)
Si potrebbe scegliere:
(
xb + yb + (δx + δy) limite superiore
qb = xb + yb
xb + yb − (δx + δy) limite inf eriore
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relazione generale della propagazione degli errori (incertezze) .
→ x0
0 0
x1 , x2 , ..., x0n
x00 , x00 , ..., x00 → x00
1 2 n
.................. ......
(m) (m) (m)
x1 , x2 , ..., xn → x(m)
m
1 X j
x= x
m j=1
dove:
n
1X j
xj = x
n i=1 i
Se le m xn misure xji sono aette solo da errori casuali, ciascuna delle curve
di distribuzione per gli m gruppi di n misure sarà una curva normale
Gauss. Quindi, anche le m medie xj saranno distribuite normalmente
attorno alla media delle medie x, perchè le:
n
1X j
xj = xi = f xji
n i=1
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Queste, inserite nella relazione della deviazione standard della media por-
tano a:
s 2 2 2 r
σx2
1 1 1 σx
σx = σx + σx + ... + σx = n· =√
n n n n2 n
che è l'errore standard (che può essere anche calcolato con i dati prove-
nienti da un solo gruppo di n misure). Esso è una stima dell'incertezza
con la quale il valor medio rappresenta il valore vero.
In conclusione si distingue:
1 Pn
La media delle n misure: x= xi ;
n i=1
r
1 Pn
La deviazione standard del campione: σx =
2
(xi − x) ;
n − 1 i=1
σx
La deviazione standard della media o errore standard: σx = √ .
n
* Esempio:
Nella tabella sono riportate le misure ottenute con un palmer
del diametro di un pistone per motore a combusiotne interna
per autotrazione il cui diametro nominale è 80 mm. Calcolare la
media, la deviazione standard e l'errore standard.
16
2399, 764
La media è: x= = 79, 992 mm
30
r
1
La deviazione standard è: σx = [(0, 001) + (0, 000218) + (0, 000219)] =
√ 29
0, 000049552 = 0, 00704
0, 00704
La deviazione della media è: σx = √ = 0, 00128
30
La norma prescrive le due seguenti indicazioni: D = (79, 992±0, 00704)mm
oppure D = 79, 99200(00704)mm
3. punti che formano una gura allungata che indica una tendenza,
ovvero una relazione lineare tra le grandezze X e Y.
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valore osservato yi è:
2
(yi − Axi − B)
1 2σy2
PA,B (yi ) ∝ ·e
σy
dove i pedici A e B indicano che questa probabilità dipende dai loro valori,
che sono incogniti. La probabilità di ottenere l'insieme completo dei valori
osservati y1 , y2 , ..., yn è:
χ2
1
PA,B (y1 , y2 , ..., yn ) = PA,B (y1 ) · PA,B (y2 ) · ... · PA,B (yn ) ∝ n · e 2
σy
n 2
X (yi − Axi − B)
χ2 =
i=1
σy2
n
∂χ2
X
2
= − 2 xi (yi − Axi − B) = 0
∂A σy i=1
e
n
∂χ2
2 X
= − 2 (yi − Axi − B) = 0
∂B σy i=1
Queste due equazioni possono essere riscritte come:
n
X n
X n
X
A x2i + B xi = xi yi
i=1 i=1 i=1
e
n
X n
X
A xi + Bn = yi
i=1 i=1
Tali equazioni, note come equazioni normali, una volta risolte, forniscono
la migliore stima delle costanti A e B :
Pn Pn Pn Pn Pn Pn Pn
n xi yi − i=1 xi i=1 yi
i=1 n i=1 x2i i=1 yi − i=1 xi i=1 xi yi
A= Pn Pn 2 B= Pn Pn 2
n i=1 x2i − ( i=1 xi ) n i=1 x2i − ( i=1 xi )
Il metodo esposto è una semplice estensione del ben noto metodo dei
minimi quadrati .
18
Quali sono le incertezze sulle stime di A e B. Ley1 , y2 , ..., yn non sono
n misure della stessa grandezza Y mantenuta costante; non è quindi possi-
bile farsi un'idea della loro adabilità solamente esaminando lo sparpaglia-
mento dei loro valori. E' possibile stimare l'incertezza σy nel modo
seguente. Partendo dall'assunto che ogni misura yi è normalmente dis-
tribuita attorno al suo valore nominaleAxi +B , anche le singole deviazioni
d = yi −(Axi + B) sono normalmente distribuite, con lo stesso valor medio
0 e la stessa larghezza σy . Questa circostanza suggerisce che una buona
stima per σy dovrebbe essere data dalla somma del quadrato degli scarti
nella forma:
n
1X 2
σy2 = (yi − Axi − B)
n i=1
Tale stima, però, necessita di essere ulteriormente ranata; infatti i valori
veri delle costanti A e B non si conoscono ed essi vengono rimpiazzati
con le migliori stime. Questa sostituzione riduce leggermente il valore
precedente denito di σy . Si ouò dimostrare che è possibile compensare
tale riduzione sostituendo il fattore n del denominatore con il nuovo fattore
n − 2, ottenendo così il risultato nale per σy :
n
1 X 2
σy2 = (yi − Axi − B)
n − 2 i=1
A questo punto si può passare al calcolo vero e proprio delle incertezze sulle
costanti A e B. Essendo le stime di A e B funzioni ben denite dei valori
misurati y1 , y2 , ..., yn , le inceretzze su tali stime si calcolano applicando
la propagazione degli errori in termini di quelli per y1 , y2 , ..., yn , quindi
si ottiene:
Pn
2
nσy2 2
σy2 x2i
i=1
σA = Pn Pn 2 σB = Pn n 2
2 2
P
n i=1 xi − ( i=1 xi ) n i=1 xi − ( i=1 xi )
Esempio:
La tabella sotto riporta una serie di punti misurati, per i quali si cerca la
retta best t .
1 (0,3) 5 (13,10)
2 (3,6) 6 (20,17)
3 (7,6) 7 (26,21)
4 (8,8) 8 (35,23)
8 (1945) − (10527)
A= 2 = 0, 61438
8 (2592) − (112)
19
B = 3, 1504
La retta ha equazione: y = 0, 61438x+3, 1504 ed è la migliore che interpola
gli otto punti provenienti dai dati sperimentali. Bisogna poi calcolare
l'incertezza sulle stime dei valori A e B come mostrato sopra.
1.6.4 Finezza
Attraverso la denizione di campo di misura, sensibilità e precisione non si
riesce ad esprimere l'azione, talvolta preponderante, che lo strumento esercita
sulla grandezza sica oggetto della misurazione (il misurando ).
ap − a ∼ a − ap
εins = =
ap a
dove ap è la grandezza prima dell'insersione e a il valore misurato. L'errore
di insersione dipende dalla quota parte di energia che il sensore preleva
dalla grandezza sica che sta misurando. Questa quantità è ardua da
misurare.
V0 − V (Ri + Rv ) · I − Rv · I 1
εins = = =
V0 (Ri + Rv ) · I Rv
1+
Ri
Quindi per avere un errore più piccolo possibile εins → 0 bisogna che
siaRv → ∞ oppure che sia Ri → 0. Dicile agire su Ri più facile fare
grande Rv (1-100 MΩ) in modo da impedire la circolazione delle pur piccole
correnti elettriche provenienti dal trasduttore, essendo questo generatore
di corrente causa la presenza di Ri .
20
2° esempio importante: accoppiamento generatore di corrente-amperometro .
Situazione prima dell'insersione: I0 = Ii , I = 0.
V
Situazione dopo l'insersione: I0 = Ii + I con I = . Le due resistenze
Ra
Ri Ra V Ri
sono in parallelo quindi V = I0 · → = I0 · . Quindi
Ri + Ra Ra Ri + Ra
Ri
I = I0 ·
Ri + Ra
Applicando la denizione di errore di insersione si ha:
Ri
I0 ·
I0 − I I Ri + Ra Ri 1 1
εins = = 1− = 1− = 1− = =
I0 I0 I0 Ri + Ra Ri + Ra Ri
1+
Ra Ra
Per avere εins → 0 deve essere Ri → ∞ oppure Ra → 0. E' quindi
opportuno fare Ra più piccola possibile in modo che l'informazione legata
al segnale in corrente sia degradato il meno possibile.
1.6.5 Rapidità
La rapidità è la qualità metrologica che esprime la capacità degli strumenti
nel rispondere a grandezze in ingresso che variano durante il tempo di misura.
Oppure è l'attitudine degli strumenti a seguire le variazioni nel tempo della
grandezza da misurare. Si tratterà quindi di grandezze dinamiche. Quindi
i = i (t) e u = u (t).
La rapidità di uno strumento meccanico è sempre limitata dall'inerzia
delle parti mobili e dallo smorzamento a cui esse sono sottoposte.
Uno strumento che abbia una rapidità insuciente nel seguire una grandezza
variabile in ingresso, fornisce in uscita la grandezza con ampiezza attenuata e con
un certo ritardo (sfasamento) rispetto al vero (esempio dell'onda sinusoidale).
21
Per gli strumenti elettronici viene indicato il tempo di salita (slew rate ),
il tempo impiegato a raggiungere il picco della prima sovraelongazione
tslew = tsr − t0 .
2. Per grandezze in ingresso lentamente variabili nel tempo, il parametro
signicativo è rappresentato dal tempo di ritardo . Il segnale in ingresso
è costante no al tempo t0 quando inizia una variazione d'intensità che
prosegue costante nel tempo. Dopo un transitorio iniziale lo strumento
risponde alla variazione con un andamento a ginocchio arrotondato la cui
curvatura dipende dalle caratteristiche interne dello strumento, esso si
predispone a seguire parallelamente la variazione dell'ingresso. Il tempo
di ritardo non è una costante dello strumento ma dipende dalla velocità
di variazione della grandezza in ingresso.
Per una denizione più generale della frequenza di taglio (e della banda
passante), si accetta spesso convenzionalmente una attenuazione massima
22
del segnale in uscita del 30% circa e si dice che la banda passante è estesa
no ad una certa frequenza (la ft di taglio) a -3dB .
1
In taluni casi particolari, come per gli strumenti RC e gli amplicatori
in banda audio, lo strumento non risponde a frequenza nulla ovvero elab-
ora solo il contenuto dinamico della grandezza sica in ingresso e non le
componenti costanti (quale ad esempio il valor medio). Per tali strumenti
rimane individuata anche una frequenza di taglio inferiore fti . La banda
passante è compresa tra le due frequenze di taglio: B = fts − fti .
Per specicare in modo sistematico da quali elementi dello strumento
dipende la forma della banda passante, e quindi le carattersistiche di-
namiche dello strumento, occorre impostare una classicazione dinamica
degli strumenti.
1 La scala decibel è una scala logaritmica e dire a meno 3 decibel signica dire −3dB =
20 log10 0, 707 ovvero, lo strumento fornisce un segnale in uscita con un ampiezza che è il
70,7% di quello in ingresso, cioè attenuato del 30% circa. Si dice anche convenzionalmente
che lo strumento è dinamicamente lineare a -3dB no alla frequenza di taglio ft
23
Esempio: il potenziometro come trasduttore di spostamento y (t)
L'equazione della maglia del circuito è: E = R ·I. La spazzola che si trova in
posizione y (t) fornisce in uscita una dierenza di potenziale e (t) proporzionale
alla resistenza r(t) che è una partizione di R. Per la resistenza si ha
Y y (t)
R=ρ r (t) = ρ
S S
quindi sarà:
E ρy (t) SE y (t)
e (t) = r (t) · I = r (t) · = = E
R ρY S Y
E
siccome il tempo t non compare implicitamente: e = · y; questa è anche
Y
la curva di graduazione del potenziometro impiegato come tradsuttore di po-
de E V
sizione; per la sensibilità si ha: S= = .
dy Y m
Solo per strumenti di ordine zero l'equazione dinamica coincide con la
curva di graduazione.
24
La soluzione generale dell'equazione dierenziale è un esponenziale decres-
cente
2 del tipo:
k
− t
x (t) = x0 e c
- Per t = 0 → x (0) = x0 si ha la condizione iniziale
k x0
- ẋ (0) = − x0 = − c è la tangente alla curva dello spostamento in
c
k
x0 = x (0).
c
-λ = è la sottotangente alla curva in x0 ed in ogni altro punto x (t) alla
k
−1
traiettoria. Per t = λ si ha: x (λ) = x0 e = 0, 37 · x0 , l'indicatore S ha
viaggiato circa il 63% della traiettoria che deve percorrere per tornare alla
posizione di equilibrio x = 0.
c
Signicato geometrico della costante di tempo λ= come sottotangente
k
alla curva nel punto x (0) infatti:
F0
tan α = k = ẋ (0)
λ
2 Per un'equazione omogenea del primo ordine cẋ (t) + kx = 0 (1), si ha che la soluzione è
del tipo x (t) = Ceαt (2). Derivando e sostituendo in (1) cCαeαt + kCeαt = 0 → cα + k = 0
k
k − t
→α=− . Quindi x (t) = Ce c con C costante da determinare con condizioni iniziali o al
c
k
− t
contorno. Se fosse x (0) = x0 sarebbe x0 = Ce0 → C = x0 e in denitiva: x (t) = x0 e c .
25
Per t=λ vale:
F0 F0
1 − e−1 = 0.63
x (λ) =
k k
ovvero l'indicatore S ha percorso il 63% della sua strada per raggiungere
F0
la posizione d'equilibrio nale xrg = .
k
F0
k X0 1
X0 = q =G= q
2 F0 2
(ωλ) + 1 (ωλ) + 1
k
la prima è l'ampiezza della risposta, la seconda il rapporto tra l'ampiezza
dell'indicazione e lo spostamento massimo dell'equipaggio mobile dello
strumento. G è detto amplicazione o guadagno .
ωλ
ϕ = arctan
1
k
− t
3 x (t) = Ce c con C da determinare con le condizioni iniziali
4 Per razionalizzare un 1
numero complesso del tipo si prosegue nel modo seguente:
a + jb
1 a − jb a − jb a b
· = 2 = 2 −j 2
a + jb a + jb a + b2 a + b2 a + b2
Per calcolare il modulo:
s 2 2
a b a b 1
a2 + b2 − j 2 2
=
2 2
+ 2 2
= √
a +b a +b a +b a2 + b2
26
l'arco tangente del rapporto tra la parte immaginaria e la parte reale
della risposta complessa rappresenta l'angolo di ritardo dell'uscita o
sfasamento tra ingresso e uscita dello strumento!
mc · dT = kA (Ta − T ) dt
dT
mc · = kATa − kAT
dt
mc dT
· + T = Ta
kA dt
λṪ + T = Ta
Questa è l'equazione dierenziale rappresentativa della dinamica con
cui un termometro a liquido risponde ad un gradino di temperatura
mc
in ingresso. λ= è la costante di tempo del termometro. L'uscita
kA
6
è sempre del tipo :
kA
−t
T (t) = (Ti − Ta ) e mc + Ta
5 In questo esempio:
27
Fatti fondamentali per gli strumenti del 1° ordine:
d2 x dx
m +c + kx = 0
dt dt
Se fosse possibile trascurare lo smorzamento viscoso (c = 0) allora avremmo
l'equazione delle onde libere:
d2 x k k
+ x = 0 con = ωn2
dt m m
La ωn rappresenta la pulsazione naturale dello strumento. Questa situazione
ideale (c non è mai nullo; se così fosse ci sarebbe una trasformazione continua
e perpetua di energia cinetica posseduta da m in energia potenziale elastica
r
k
immagazzinata in k ) ha permesso di introdurre il parametro ωn = fonda-
m
mentale per i strumenti del 2° ordine.
Nel caso generale l'equazione si presenta nella forma sopra scritta. Anal-
izzando la rapidità di risposta al gradino si ha:
mẍ + cẋ + kx = F0
F0
A regime (t → ∞) sarà ẍ = ẋ = 0 e quindi xrg = . Questo valore
k
è uguale a quello ottenuto per strumenti del primo ordine e viene detto
freccia statica (se la forza è applicata molto lentamente in maniera quasi
statica). Risolvendo l'omogenea associata
7
7 Per x (t) = C1 eα1 t + C2 eα2 t .
la teoria delle equazioni dierenziali la soluzione è del tipo:
√ r mα2 +cα+k =
Dierenziando, sostituendo e semplicando si ottiene l'equazione caratteristica:
−c ± c2 − 4mk c c2 k c √
0. Questa risolta dà: α1,2 = =− ± − =− ± ∆.
2m 2m 4m2 m 2m
28
ho: √
c
α1,2 = − ± ∆
2m
A seconda del valore di ∆ lo strumento del 2° ordine ha modalità di
risposta diverse. Piuttosto che riferirsi al ∆ si denisce il fattore di
smorzamento ξ :
v
u c2
u r
u
4m 2 c2 c c
ξ=t u = = √ che si può porre ξ =
k 4km 2 km ccr
m
√
dove: ccr = 2 km è il coeciente di smorzamento critico .
Con queste posizioni si hanno tre casi
2. ξ = 0 (∆ = 0) → c = ccr
Siamo in corrispondenza dello smorzamento critico e la traiettoria
esponenziale aperiodica è quella più rapida possibile a raggiungere la
posizione nale.
29
picchi consecutivi, è possibile scegliere due picchi alla distanza di k periodi
e scrivere:
xm 1 xm
δ = ln = ln
xm+1 k xm+k
Si dimostra che:
An ξ
δ = ln = 2π p
An+1 1 − ξ2
2π
Nel caso ξ <1 la pulsazione propria (caso smorzato)
non ω0 = è
T0
uguale alla pulsazione naturale (caso privo di smorzamento) ωn ma è
legata ad essa attraverso il fattore di smorzamento ξ :
p
ω0 = ωn 1 − ξ 2
F0
jω F0 k
X0 e = = m c
−mω 2 + jωc + k 2
− ω +j ω+1
k k
ricordando che:
√ r
k 2 c ξccr ξ2 km m ω
= ωn e j ω = j ω=j ω = j2ξ ω = j2ξ
m k k k k ωn
si ha:
F0 F0
X0 ejϕ = k = k
ω2 ω ω2 ω
− 2
+ j2ξ +1 1− 2
+ j2ξ 2
ωn ωn ωn ωn
30
il modulo della funzione razzionalizzata rappresenta l'ampiezza della
risposta in frequenza:
F0
X0 = s k
2 2
2
ω 2
ω
1− 2 + 4ξ
ωn ωn
X0 ω
I precedenti valori di e ϕ vengono gracati rispetto a ottenendo
F0 ωn
k
i due graci caratteristici per gli strumenti del 2° ordine. Il rapporto
X0
G= è chiamato amplicazione o guadagno e può essere maggiore
F0
k
o minore dell'unità. Si ottengono una serie di curve parametrizzate in ξ.
Valori particolari.
ω
Per = 0 tutte le curve partono da G = 1 cioè a frequenza nulla la
ωn
F0
deessione dell'equipaggio mobile X0 = è pari alla freccia statica.
k
ω 1
Per = 1 si è in risonanza e il guadagno risulta essere G = .
ωn 2ξ
Se lo smorzamento è troppo basso si possono avere oscillazioni che
danneggiano lo strumento.
31
fatto fondamentale: la sensibilità e la pulsazione naturale sono inver-
samente proporzionali. Poichè l'estensione eettiva della risposta in
frequenza di ogni strumento del 2° ordine è indicata dal valore di ωn si
può aermare che: la sensibilità e la rapidità sono caratteris-
tiche metrologiche inversamente proporzionali (antitetiche)
tra loro . Nella progettazione bisogna sempre scegliere a priori quale
delle due qualità si vuole privilegiare. Questa caratteristica fonda-
mentale si dimostra essere vera anche per strumenti di ordine diverso
dal 2°.
Esempio: il galvanometro
Dispositivo elettromeccanico alla base degli strumenti indicatori ad indice
mobile.
nlBb
θ= ·i
k
che è la curva di graduazione dello strumento. Il galvanometro è uno
strumento lineare!
dθ nlBb nlBb
La sensibilità risulta essere costante: S= = = ed in-
di k Jωn2
versamente proporzionale alla ωn . Anche in questo caso la sensibilità
è inversamente proporzionale alla estensione della banda passante,
quindi alla rapidità dello strumento .
8
L'equazione di equilibrio dinamico risulta invece essere:
d2 θ dθ
J + c + kθ = C (t)
dt2 dt
formalmente identica a quella appena studiata, con J momento d'inerzia
dell'equipaggio mobile. Gli schemi per lo studio della rapidità del gal-
vanometro sono i soliti due:
32
1.8 Parti di uno strumento di misura
Schema di uno strumento di misura:
5. il segnale elettrico può essere usato per un controllo automatico dei pro-
cessi di produzione.
l'oscilloscopio (analogico)
33
Figure 1:
Rappresentazione dell'oscilloscopio analogico.
34
Figure 2:
Campo di forze generato negli anodi del CRT.
35
Figure 3:
Schema dell'oscilloscopio analogico.
composto da un treno continuo di elettroni. Una volta usciti dagli anodi gli
elettroni non subiscono più accelerazioni assiali, e se non ci fosse nessun'altra
causa di disturbo andrebbero a concludere la sua corsa esattamente nel punto
centrale dello schermo.
Ora bisogna capire cosa accade ad ogni singolo elettrone una volta che esso
ha abbandonato gli anodi che lo hanno accelerato verso lo schermo uorescente
e focalizzato entro un fascetto ben collimato.
36
→
− Vy
diretto come E e di intensità F = e− · E = e− · . Questo campo di
h
forze agisce per tutto il tempo che l'elettrone impiega ad attraversare lo
l
spazio ON=l compreso tra le placchette: t= .
u
−
L'elettrone subisce un'accelerazione verticale :
9 av = F = e · Vy , ed
m e− m e− · h
−
e · Vy · l
acquista una velocità verticale pari a v =a·t=
me− · h · u
Non appena abbandona la zona ON cessa l'azione del campo di forze e
l'elettrone continua la sua corsa indisturbato no ad impattare contro lo
schermo uorescente in un punto distante Y dall'asse CRT. Lo schema
dello strumento è:
Vy → CRT → y
du dy
quindi la sensibilità dello strumento è: S= = .
di dVy
Per un segnale non innitesimo Vy , la deessione totale vale Y = L · tan θ
v
essendo anche tan θ = risulta:
u
v Le− Vy l
Y = L · tan θ = L · =
u me− hu2
e per la sensibilità:
dY Le− l
S= =
dVy me− hu2
che non dipende da Vy e quindi, questo fatto, denuncia che l'oscilloscopio
è uno strumento lineare.
Le− l Ll
S= =
2e− · VCRT 2hVCRT
me− h
me−
cioè la sensibilità è funzione dei parametri geometrici del tubo catodico e
della tensione di accelerazione VCRT .
37
l = 1cm
h = 0, 2cm
L = 20cm
VCRT = 5kV
20cm × 1cm cm mm
S= = 0, 01 = 0, 1
2 × 0, 2cm × 5000V V V
Essendo la sensibilità dell'oscilloscopio così bassa la tensione Vy deve essere
amplicata prima di essere inviata alle placchette deettrici.
r
1 2e− VCRT
Dalla m − u2 = e− VCRT si ricava: u= . Quindi il tempo di
2 e m
transito risulta: r
l m
t= =l·
u 2e− V CRT
e− = 1, 6 · 10−19 C
me− = 9, 1 · 10−31 kg
s
9, 1 · 10−31 kg ∼
t = 1cm · = 10−10 s = 0, 1ns
2 × 1, 6 · 10−19 C × 5000V
Il tempo di un decimo di nanosecondo è piccolissimo. Se il segnale Vy
ha il periodo della propria frequenza massima uguale a 10 volte t questo
garantisce che l'elettrone durante il transito tra le placchette sia esposto
ad un campo di forze originato da un segnale di tensione praticamente
costante. Ciò signica che la deessione Y è direttamente proporzionale
a Vy , senza distorsione di forma. Questo porta al fatto che la frequnza
ammissibile per Vy è dell'ordine:
1 1 1 1
fmax = = = = −9 = 1GHz
Tmin 10t 10 · 0, 1ns 10 s
L'oscilloscopio è uno dei strumenti più rapidi esistenti. C'è inoltre pro-
porzionalità inversa tra sensibilità e banda passante. Con frequenza di
taglio così elevate l'oscilloscopio deve essere equipaggiato con amplica-
tori velocissimi, che abbiano uno slew rate (tempo di salita) dell'ordine di
10−10 secondi.
38
Figure 4:
Graco del dente di sega.
Tx
Per t = risulta vx (t) = 0 → il pennello elettronico si trova al
2
x).
centro dello schermo (asse
Tx
Essendo K · − Vx = 0 esso vi transita con una velocità pro-
2
2Vx V
porzionale a K =
Tx s
Il coeciente K rappresenta la velocità di variazione della tensione
vx applicata alle placchette verticali.
39
in grado di sincronizzare la partenza di ogni rampa con un punto preciso
del segnale periodico (ad es. Vy = 0) ovvero di mettere in attesa la rampa
successiva per il tempo che il segnale in ingresso impiega per concludere
T
ciò che rimane del periodo dell'onda, nell'esempio.
4
In questo modo è possibile visualizzare ferme sullo schermo frazioni di
forme d'onda o anche multipli non interi di onde periodiche.
40
Figure 5:
Misura di tensione con un amperometro (a sinistra: v = Ri, con Ra R) e di
v
corrente con un voltmetro (a destra i= , con Rv R)
R
Ciò può essere pensato già come una manipolazione del segnale. La tensione
risultante vu = R · iu viene misurata con un galvanometro lento in modo da
ltrare automaticamente l'ondulazione residua. Per una corrente puramente
sinusoidale i (t) = I0 sin ωt si ha:
1 ´T 2
valor medio: Im = I0 sin ωt · dt → Im = I0
T 0 π
1 ´T
r
I0
valore ecace: Ief f = sin2 ωt · dt → Ief f = √
T 0 2
I
√0
Ief f 2 π
fattore di forma: Kf = = = √ ∼= 1, 11
Im 2I0 2 2
π
41
Figure 6:
Amplicatore operazionale.
Amplicazione A → ∞ 106 ;
Impedenza in ingresso Zi → ∞ 109 Ω ;
20V
±10V = 106 · (V+ − V− )M AX da cui (V+ − V− )M AX = = 20µV
106
Per |Vi | = |V+ − V− | > 20µV l'operazionale va in sturazione!
Per questo motivo per amplicare un segnale di misura l'AO viene utilizzato
sempre ad anello chiuso.
A causa dei disturbi che possono colpire l'AO i costruttori limitano la banda
passante a pochi Hz. Questi disturbi, con le elevate amplicazioni disponibili,
42
Figure 7:
Amplicatore operazionale in congurazione invertente.
Massa virtuale V− ∼
= V+ = 0; Vi = Ri · ii , Vo = Rf · if
Al nodo ii + if = 0 → ii = −if
Vi
Vo = −Rf · ii = −Rf · che rappresenta la curva di graduazione dell'AO
Ri
Vo Rf
e che fornisce: =− = G che rappresenta il guadagno .
Vi Ri
Questo non è elevato come nella congurazione ad anello aperto , ma dipende
unicamente dal rapporto tra la resistenza di controreazione
Rf e quella di in-
Rf
gresso Ri , ed è
R i A. Il segnale in uscita risulta inoltre invertito di segno
rispetto all'ingresso.
43
Figure 8:
Amplicatore operazionale in congurazione non invertente
Tutta la corrente che scorre nel ramo di controreazione a causa della Zin ∼
=
109 Ω non riesce ad entrare nell'ingresso invertente (−) e se ne va verso
massa attraverso la Ri .
Vi
Si ha: if = i; Vo = Vf + Vi = Rf · if + Vi = Rf · ii + Vi = Rf · + Vi =
Ri
Rf
Vi +1 .
Ri
Vo Rf
Il guadagno è: G= = + 1.
Vi Ri
44
Figure 9:
Amplicatore operazionale sommatore di tensioni
Va Vb
Ora: Vo = −Rf + . Se si progetta l'ingresso del circuito con:
Ra Rb
Rf
Ra = Rb = R , si ottiene → V0 = − (Va + Vb ), la somma delle due
R
tensioni in ingresso!
1.9.2 Filtro RC e CR
Il ltro RC è una semplice rete bipolare composta da una resistenza e da un
condensatore. Equazioni:
45
1
per ω=1 G= √
2
1
La fc = è la frequenza di taglio del ltro (a -3dB)
2πRC
1 vo ∼ 1 1
Particolarità: per |jωRC| 1 → ω = ωc e vale G= = · ,
RC vi jω λ
1 1
ovvero vo (t) = · · vi (t). Il segnale in uscita è l'integrale del segnale
jω λ
in ingresso
10 . Il ltro è un integratore analogico del segnale in tensione.
L'integrazione avviene però per quel campo di frequenze dove il segnale
in uscita è fortemente attenuato.
46
1 vo ∼
Particolarità: per |jωRC| 1 → ω = ωc e vale G= = λ · jω ,
RC vi
ovvero vo (t) = λ · jω · vi (t). Il segnale in uscita è la derivata del segnale
in ingresso
11 . Il ltro è un derivatore analogico del segnale in tensione.
La derivazione avviene però per quel campo di frequenze dove il segnale
in uscita è fortemente attenuato.
Zf 1
Per il guadagno vale: vo = − vi con Z i = Ri e Zf = XCf = .
Zi jωCf
1 1
Quindi: vo = − · vi = − · ωc · vi . Si riconosce come il circuito
jωRi Cf jω
eettua un'operazione di integrazione sul segnale.
47
Zf 1
Per il guadagno vale: vo = − vi con Zi = XCi = e Z f = Rf .
Zi jωCi
1
Quindi: vo = −jωCi Rf · vi = −jω · · vi . Si riconosce come il circuito
ωc
eettua un'operazione di derivazione sul segnale.
L'ingresso dierenza Vd = V2 − V1 .
V1 + V2
L'ingresso di modo comune Vc = .
2
A1 + A2
L'amplifcazione dierenziale Ad = .
2
L'amplicazione di modo comune Ac = A2 − A1 .
48
Figure 10:
A2
Rapporto di Reiezione di M odo Comune =
A1
A2
CM RR =
A1
di solito dell'ordine di 105 . E' conveniente esprimerlo in scala logaritmica:
Ad
CM RR = 20 log con valori che possono andare da 60dB a 120dB .
Ac
Nella gura sotto è schematizzato l'amplicatore per strumentazione
(instrumentation amplier).
49
I trasduttori non sono buoni generatori di tensione in quanto non sono in
grado di inviare correnti signicative ad un carico collegato a valle. Questo
9
dispositivo ha un impedenza molto elevata (10 Ω) su ambedue i terminali di
ingresso ed ha intrinsecamente una alta reiezione del segnale di modo comune Vc .
E' usato nelle misure perchè è ottimo per amplicare segnali ottanti (V2 − V1 ),
ovvero non riferiti alla massa dello strumento. Per il guadagno (direnziale) si
ha:
vo R4 2R2
G= = 1+
vi R3 R1
relazione
13 Rx = R2 R4 si ottiene il valore di Rx .
R3
12 Segnale portante: è il segnale che porta, detto anche canale.
Segnale modulante: è l'informazione che si vuole trasportare con il segnale portante.
Modulare in ampiezza vuol dire far variare l'ampiezza di una portante a radiofrequenza
secondo l'ampiezza di una modulante a bassa frequenza; consiste nel modulare l'ampiezza
del segnale radio che si intende utilizzare per la trasmissione (detto portante) in maniera
proporzionale all'ampiezza del segnale che si intende trasmettere (modulante). Il segnale
modulato ha la stessa frequenza della portante.
13 Se nel tratto CAD scorre la corrente I1 e nel tratto CBD scorre la corrente I2 si può
scrivere (all'equilibrio VA = VB ) R1 I1 = R2 I2 e R4 I1 = R3 I2 . Dividendo membro a membro
R1 R2 R4 R2
si ha = dalla quale ottengo: R1 = .
R4 R3 R3
50
L'altro utilizzo del ponte di Wheatstone è quello per cui non si è interessati al
valore di R1 ma ad una sua variazione ∆R1 che può essere letta sul quadrante
dello strumento. Si sostituisce il galvanometro con un millivoltmetro . Occorre
conoscere la curva di graduazione del ponte : VAB = f (∆R1 ). Se si pone R1 =
R2 = R3 = R4 = R e si considera la variazione della sola ∆R1 si ha:
1 ∆R1
∆e ·
= 4 R
E 1 ∆R1
1+ ·
2 R
che risulta non lineare! Se però si considera che di solito ∆R1 R la precedente
diventa:
∆e 1 ∆R1
= ·
E 4 R
che rappresenta la curva di graduazione del ponte di Wheatstone linaerizzato !
Se avessimo avuto una variazione ∆R2 dai segni della relazione di equilibrio
del ponte R1 R3 − R2 R4 = 0 avremmo ottenuto:
∆e 1 ∆R2
=− ·
E 4 R
curva di graduazione ribaltata rispetto alla precedente.
Se variassero tutte e quattro le resistenze avremmo:
∆e 1 ∆R1 ∆R2 ∆R3 ∆R4
= · − + −
E 4 R R R R
curva di graduazione linearizzata completa del ponte di Wheatstone .
Questa relazione descrive uno degli stadi di manipolazione del segnale per la
variazione di resistenza più utili in assoluto nel campo della misura di grandezze
meccaniche.
51
Il principio di funzionamento degli strumenti numerici è fondato sul conteggio
numerico su base non decadica.
2.1.2 Palmer
Per misure per cui è richiesta un'approssimazione maggiore si usa il palmer
anch'esso uno strumento manuale. E' costituito da un telaio ad arco e da una
coppia vite (mobile, sulla quale è incisa la scala ssa graduata in 0,5 mm ) e
madrevite (solidale al telaio, sulla quale è incisa radialmente la scala mobile
suddivisa, ad esempio, in 50 parti). Sul telaio è riportato il campo di misura in
millimetri e la temperatura di esercizio consigliata in gradi centigradi.
Per eettuare la misura si pone il pezzo tra l'incudine e la vite micromet-
rica aperta, si serra e poi si continua il serraggio agendo su una frizione che
impedisce di stringere il pezzo con forze superiori a 10 N, onde deformarlo. Per
ottenere la misura basta leggere sulla madrevite quante tacche da 1/2 millimetro
corrispondono ed aggiungere ad essa tanti centesimi di millimetro quanti se ne
leggono sulla scala mobile. Infatti se la vite in un giro avanza di mezzo mil-
limetro (passo) e la scala è suddivisa in 50 parti signica far corrispondere alla
frazione di giro equivalente ad una tacca mobile un avanzamento della vite di
1 1 1
· = di millimetro.
2 50 100
Data la precisione spinta prima della misura è consigliabile chiudere il palmer
e vericare che dia zero in lettura, e utilizzarlo alla temperatura prescritta.
52
2.1.3 Comparatori centesimali e millesimali
Il comparatore è uno strumento di misura utilizzato per misure di spostamento
lineare. Lo strumento basa il suo funzionamento sulla lettura dello sposta-
mento di un'asta cilindrica mobile che scorre all'interno di una guida tubo-
lare. L'estremità dell'asta (chiamata tastatore o palpatore) è a contatto della
supercie dell'oggetto sottoposto a misura. Una molla spinge costantemente
l'asta verso l'esterno del corpo del comparatore, assicurando cosi' che il tasta-
tore sia perennemente in contatto con l'oggetto di misura. Quando la supercie
si sposta nella direzione dell'asse dell'asta (avvicinandosi o allontanandosi), an-
che quest'ultima si muove. Un sistema di lettura amplica e visualizza questo
spostamento rendendo disponibile la misura.
I comparatori normalmente vengono realizzati con corse utili comprese tra
1 e 100 mm, mentre la risoluzione è normalmente centesimale (0,01 mm), anche
se vengono realizzati comparatori di precisione bimillesimali (risoluzione 0,002
mm).
53
grado 2 , destinate all'uso generico;
s 2
1
|Z| = R2 + ωL −
ωC
l x
Rl = ρ la resistenza totale e Rx = ρ la resistenza da un estremo al
S S
corsore;
x
Vo ρ ·I x Vi
= S = cioè Vo = ·x
Vi l l l
ρ ·I
S
54
che rappresenta la curva di graduazione . Ricordando poi la denizione di
sensibilità (variazione dell'uscita in rapporto alla variazione dell'ingresso) si ha
dVo Vi V
S= = costante .
dx l m
Per il potenziometro angolare si ha:
ϑr
Vo ρ ·I ϑ Vi
= S = cioè Vo = ·ϑ
Vi 2πr r 2π
ρ ·I
S
Per i potenziometri costituiti con lo avvolto a spire giustapposte per l'avanzamento
del cursore pari ad un diametro del lo si ha un salto di un pezzo di conduttore
pari alla lunghezza di una spira completa. La curva di graduazione assume la
forma tipica a gradini.
N2 l
L= dove < = è la riluttanza
< µ0 µr S
Di solito i circuiti magnetici si sviluppano per la maggior parte nel ferro che ha
una permeabilità magnetica relativa µf ≥ 1000, mentre il breve tratto in aria
(traferro) ha µa ∼
= 1 e costituisce la parte variabile del circuito magnetico (per le
lunghezze si ha lf > la ). Lo spostamento x dell'ancoretta (A) rispetto al pacco
di lamierini (C) rappresenta l'ingresso al trasduttore. Visto che < = <f + <a e
N2
che µf > 1000µa l'induttanza della bobina sarà praticamente L = anche se
<a
lf > la dovuta tutta al traferro.
Per il circuito sarà:
55
di graduazione del trasduttore di prossimità a riluttanza variabile :
2Vef f
Ief f = ·x
ωN 2 µ0 µr S
dI 2Vef f
Per la sensibilità si ha: S= = costante .
dx ωN 2 µ0 µr S
56