Il Parlamento di Strasburgo rende omaggio al sindaco

Vassallo ucciso dai killer. L’Europa teme il contagio mafiosoy(7HC0D7*KSTKKQ( +"!"!}!#!=

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Sabato 11 settembre 2010 – Anno 2 – n° 240 € 1,20 – Arretrati: € 2,00

Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Gita fuori porta

di Marco Travaglio

C
he Mr B. desse il meglio di sé nelle missioni
internazionali, era cosa nota. Appena varca la
cinta daziaria, forse perché sprovvisto di Gianni
A MOSCA B. al forum sulla democrazia urla contro Fini Letta e delle altre badanti che hanno il compito
di sedarlo nelle circostanze ad alto rischio, esce al
e le toghe. Duetto con Putin. Figuraccia in mondovisione naturale. Ma l’idea di andare a Mosca per rammentare
davanti agli ex comunisti sovietici Putin e Medvedev i
A ROMA Capriola di Schifani: Fini deve restare dov’è finanziamenti occulti dei comunisti sovietici al Pci,
ecco, quella non gli era ancora venuta. Quando poi il
A VENEZIA Masi annulla la festa Rai. Soldi buttati e rissa nostro ha attaccato la geremiade contro Fini e le toghe
rosse, le delegazioni giunte da tutto il mondo han
preso a picchiare sugli auricolari della traduzione
Richieste di dimissioni e annunci Nuova guerra a viale Mazzini per simultanea, pensando a un’interferenza in cuffia.
Udi Rodolfo Brancoli di elezioni, poi tutto come prima la costosa cena, poi disdetta, che il Invece era proprio lui che, tanto per cambiare, badava
ai cazzi suoi. Così la sua collezione di trionfi mondiali
LA STRADA Alla Camera mancano i numeri: i direttore generale aveva s’è arricchita di un altro capitolo memorabile. Anche
DI ministri costretti a votare. organizzato in Laguna pag. 2 - 3 z perché negli altri Paesi il ricambio della classe politica
è così rapido che, a ogni vertice internazionale, c’è
NAPOLITANO sempre qualcuno appena arrivato che non conosce
ancora Mr B. Dunque, si meraviglia. Ma lui, va detto, è
a Napolitano ha già det-
M to da tempo come si
comporterebbe di fronte a
sempre lui. Il fine diplomatico che salutò l’elezione di
Obama dandogli dell’“abbronzato” e definì “clown” il
presidente Chirac. L’elegantone che, al G8 di Caceres,
una crisi di governo, dunque si levò le scarpe davanti a tutti e fece le corna alle
anche di questo governo: spalle di un ministro francese. Il gentiluomo che,
l’ipotesi di sperimentare inaugurando nel 2003 la presidenza italiana dell’Ue,
una diversa maggioranza sa- apostrofò il socialista Shulz: “Girano un film sui lager
rebbe “legittima”. nazisti, la proporrò per il ruolo di kapò”. Il poliglotta
pag. 22 z che salutò i ministri delle Finanze a Bruxelles a nome
di Ciampi in perfetto inglese: “I give you the salutation
of my president of the Republic”. Il cosmopolita che,
atterrato in Estonia, elogiò le bellezze dell’“Estuania”. Il
Udi Maurizio Viroli vero signore che, ricevendo a Roma il premier danese
Rasmussen, si complimentò: “Lei è molto più bello di
CI HANNO Cacciari, la presenterò a mia moglie, eh eh…”. Il latrin
lover che si fece conoscere anche in Finlandia: “Per
TOLTO portare a Parma anziché a Helsinki l’Agenzia europea
LA PATRIA dell’alimentazione ho dovuto rispolverare le mie doti
di play boy e fare la corte alla presidente Tarija
Ce i icosuoi
hanno tolto la patria, ec-
quello che Berlusconi
servi hanno fatto. È
Halonen”. La poveretta fu crocifissa dall’opposizione,
scandalizzata all’idea che la presidente avesse ceduto
un’istituzione all’Italia dopo una storia d’amore con un
questa l’accusa che l’oppo-
tipo del genere. Lei tentò di spiegare il livello di
sizione dovrebbe mettere al
attendibilità del nostro premier agl’ignari
centro della sua lotta, se vuo-
connazionali. Lui intanto rimediava alla gaffe
le vincere e soprattutto se peggiorandola: prima ironizzava sulle specialità
vuole far vincere l’Italia. gastronomiche finlandesi (“mangiano prosciutto di
pag. 22 z renna affumicata”), provocando l’embargo delle
(ELABORAZIONE DA FOTO ANSA)
importazioni alimentari italiane in Finlandia; poi
mostrava una gigantografia della Halonen (non
INIZIATIVA DEL FATTO proprio bellissima) a una convention forzista: “Ma
davvero pensate che io abbia fatto la corte a una con

PER COMBATTERE I CORROTTI

quella faccia?”. Poi sistemò anche la Turchia: invitato
alle nozze del figlio del presidente Erdogan, tentò di
dare una toccatina alla sposa tutta fasciata di veli e, per
il rito islamico, assolutamente inavvicinabile. Subito

ECCO LA NOSTRA PROPOSTA

dopo, in piena tempesta ormonale, fece arrossire il
premier tedesco Schroeder: “Parliamo di donne: tu te
ne intendi, ne hai cambiate tante, eh eh”. Resta però
ineguagliata la performance del Cavaliere di Hardcore
allo stabilimento Merloni in Russia, dove nel 2004
I testo elaborato dal Fatto con la tentò di trascinare l’amico Putin in un concorso di

STATI UNITI x
Imagistrati
collaborazione di giuristi e
prevede tra le altre
Anniversario dell’11/9 novità il recepimento della Con-
Obama, venzione europea sulla corru-
zione sottoscritta nel 1999 e mai
la minaccia ratificata dall’Italia. Si sanziona-
no, inoltre, i più moderni crimi-
del Corano ni dei colletti bianchi. Si ripristi-
na il falso in bilancio abolito dal
e la campagna secondo governo Berlusconi. Si
mette mano alla prescrizione
d’odio per i reati più gravi. Se ne parlerà
domenica a Pietrasanta.
Faenza pag. 8 - 9 z pag. 11 - 12 - 13 - 14 z
nmantova bellezza improvvisato fra le operaie della fabbrica,
dandogli di gomito: “Voglio baciare la lavoratrice più
Polemiche sugli bella”. Il cronista del Kommersant riferì allibito: “Il
premier italiano aveva già individuato la sua vittima. Si
“eroi a tassametro” è avvicinato a una donna grande come la Sardegna e
di Marina B. con tutto il corpo ha fatto il gesto tipico dei teppisti
Truzzi pag. 18z che importunano le ragazze negli androni bui. Lei s’è
scansata, ma il signor Berlusconi in passato deve aver
fatto esperienza con donne anche più rapide: con due
salti ha raggiunto la ragazza e ha iniziato
CATTIVERIE spudoratamente a baciarla in faccia. Poi l’ha scossa
Andreotti fa retromarcia ridendo, quasi volesse buttarla a terra. L’unica cosa che
su Ambrosoli. Non c’è
bisogno: è già morto
la donna ha potuto fare è stato rifiutarsi di ricambiare i
baci. Putin assisteva alla scena immobile e gelido”. Poi
(www.spinoza.it) gli regalò un lettone matrimoniale, formato extralarge.
Sabato 11 settembre 2010 pagina 2

U
COMICHE FINALI

n’intervista al Corriere della Sera,
Claudio Scajola la volontà di vendere
l’appartamento di via del
Fagutale, a Roma, vista Colosseo, acquistato
è tornato prima con dei soldi arrivati da Diego Anemone e
dalla sua cricca, ma senza che lui ne sapesse
niente (così afferma). Sono passati quattro
del suo ministero mesi e Claudio Scajola si è rimesso in pista,
chiamato a Palazzo Grazioli perché “uomo
macchina” della campagna elettorale che
ormai si annuncia prossima. È diventato anche
più buono. Dice: “Ho dato mandato di
vendere la casa di via Fagutale a Roma. Mi
riprendo il mio prezzo e la differenza rispetto
a quello che avevo versato, 900 mila euro, so
già a quali organizzazioni di beneficenza darla”.
Afferma anche di non essere ancora stato
indagato. E aggiunge che l’architetto
Zampolini (il primo a rivelare l’intreccio di
assegni in nero per l’acquisto della casa)
“abbia detto che io non sapevo nulla”.
Insomma, Scajola è tornato. Anche più veloce
del suo ministero, che dal 4 di maggio scorso
è ancora vacante.

LA MAGGIORANZA
E IL PASSO
DEL GAMBERO
La ditta B&B: minacce
e ripensamenti I protagonisti della settimana politica. Sopra Berlusconi e Bossi.
Sotto, da sinistra, Fini, Napolitano e Schifani (FOTO ANSA)

di Wanda Marra neggiatura di un film comico, pita. Sembra irrimediabilmen-

nel quale si torna sempre al te. Il Carroccio è pronto a ca-
embrava l'esplosione defi- punto di partenza. lare su Roma con 10 milioni di

S nitiva, una specie di Big

Bang che avrebbe spazza-
to via la maggioranza e tut-
ti i suoi conflitti. Magari ripor-
tandola a nuova vita e nuove
5 SETTEMBRE
FINI O LA DISFIDA
DI MIRABELLO.
È il giorno del discorso più at-
persone contro ipotesi di go-
verni tecnici. Non si lesinano
mezzi. Né leciti, né illeciti. “Fi-
ni Non si dimette? Prrr...''.

forme. E invece, siamo alle co-
miche finali. Con Berlusconi
che dalla Russia assicura: “Il go-
verno andrà avanti per tre anni,
i problemi sono solo piccole
questioni, la governabilità non
è intaccata". Fini? "Un profes-
sionista della politica", che
vuole "fare la sua aziendina".
Ma nulla di serio. Tanto a espri-
mere le reali intenzioni del Ca-
valiere e la sua definitiva mar-
cia indietro, fatta con un'anda-
tura degna del gambero, ci
pensano il ministro della Giu-
stizia Alfano, che chiarisce che
nessuno ha più intenzione di
chiedere alla seconda carica
dello Stato di lasciare il suo
scranno istituzionale (“Il tema
delle dimissioni di Fini non fa
parte della discussione che si
sta svolgendo in relazione alla
presenza del presidente del
Consiglio al Parlamento, a fine
mese”) e Schifani, che accorre
in difesa del suo omologo a
Montecitorio (“È imparziale,
non può essere dimissiona-
to”). Lui - se ce ne fosse bisogno
- chiosa e chiude: “Arriveremo
a fine legislatura”. Visti da qui,
solo 5 giorni dopo Mirabello,
gli eventi nella maggioranza
sembrano far parte della sce-
teso dell’anno. Gianfranco
proseguirà per la sua strada di
rottura o cercherà una media-
zione in extremis. Davanti alla
folla entusiasta e ad Elisabetta
estatica, lui non delude: “La
mia espulsione dal Pdl è stata
un atto illiberale e autoritario”
degno del “peggior stalini-
smo”. Il Pdl non c'è più, è Forza
Italia più qualche colonnello”.
5 SETTEMBRE SERA.
CICCHITTO: FINI DEVE
PAGARE
Sdegno, accuse e minacce. Tra
insulti e veleni, gli ex colleghi
di partito annunciano vendet-
ta. Tremenda vendetta. Chi ha
sfidato deve pagare. Non ci so-
no scuse: “Fini dovrà riflettere
sulla congruità di essere leader
di una formazione politica con
il suo ruolo di presidente della
Camera”.
6 SETTEMBRE
LA QUIETE PRIMA
DELLA CACCIATA
È il giorno delle strategie. Me-
glio stare fermi che rischiare
falsi movimenti. E allora, Berlu-
sconi sta zitto e rimanda la sua
partecipazione alla festa di
Atreju da giovedì a domenica.
Complici le previsioni del tem-
po, che annunciano burrasca.
Ma intanto si moltiplicano i
contatti tra i big. E si convoca
un vertice serale ad Arcore.
7 SETTEMBRE. NOTTE
“AL COLLE PER
LA TESTA DI FINI”
I due generali riuniti, Bossi e
Berlusconi, diramano nella
notte la loro dichiarazione di
guerra: “Le parole di Gianfran-
co Fini sono la chiara dimostra-
zione che svolge un ruolo di
parte ostile alle forze di mag-
gioranza e al governo, del tutto
incompatibile con il ruolo su-
per partes di presidente della
Camera. Per questo chiedere-
mo di incontrare il presidente
della Repubblica”
7 SETTEMBRE.
MATTINA
MA IL QUIRINALE NON
NE SA NULLA
Schifani arriva a
prendere le difese di
Fini: “È al di sopra
delle parti, non si può
sfiduciare”
Tutti aspettano con ansia di sa-
pere come reagirà Napolitano:
riceverà i due generali? O li ri-
spingerà indietro? E invece, il
Quirinale, secco, fa sapere:
“Nessuna richiesta di incontro
da parte di Berlusconi”
7 SETTEMBRE
POMERIGGIO
BOSSI: AL VOTO, AL
VOTO
Il senatur padano prova ad ac-
celerare. Evidentemente ha un
presentimento. “Meglio anda-
8 SETTEMBRE. SERA
BERLUSCONI:
CONTINUO A
GOVERNARE
I vertici del Pdl riuniti
nell’ennesimo ufficio di
presidenza a Palazzo Grazioli
cercano una via di uscita. Le
re subito al voto.
Stare nel pantano
elezioni fanno tremare le vene
dei polsi. Berlusconi annuncia
non sta bene” la sua sofferta decisione:
lavora non per le elezioni, ma
8 SETTEMBRE per proseguire la legislatura.
MATTINA ”Noi andiamo avanti a
B. CI governare'”.
RIPENSA
Mentre tutti 9 SETTEMBRE SERA
aspettano come BOSSI CI RIPENSA
imminente la data Bossi fa la giravolta finale. D’al-
delle elezioni (fi- tra parte, lui sì che non è un tra-
ne ottobre? Novembre? Di- ditore: “Con Berlusconi abbia-
cembre?) da Berlusconi arriva mo stretto un patto, lui ci ha da-
una strana nota ufficiale. Nes- to i voti per il federalismo,
suna fretta: riferirà in Aula a fi- quindi manterremo la parola:
ne settembre sulla situazione gli daremo il voto in aula. Noi ci
politica. ricordiamo sempre di chi ci ha
aiutato, non accoltelliamo alle
8 SETTEMBRE spalle”.
POMERIGGIO
BOSSI MINACCIA: 10 SETTEMBRE
VOTEREMO LA SI RIPARTE DAL VIA
SFIDUCIA Le dimissioni di Fini? Giammai!
Berlusconi tergiversa? Bossi Con una mossa repentina Schi-
minaccia: la Lega voterà contro fani dice l’indicibile per conto
la fiducia. La situazione preci- di B.:”Fini è super-partes”.

Per il Caimano i panni sporchi si lavano Silvio Berlusconi

e Dmitri Medvedev
ieri insieme a Mosca
sul Volga: attacchi a toghe e finiani (FOTO ANSA)

di Giampiero Gramaglia
iulio Andreotti, quando andava
Gdente
in missione all’estero da presi-
del Consiglio, non parlava
mai di politica interna. Bell’esem-
pio!, dopo quello che ha appena
detto sull’omicidio Ambrosoli. Va
bene, ma fanno lo stesso, in ge-
nere, i presidenti degli Stati Uniti,
democratici o repubblicani che
siano, e pure i presidenti francesi,
o i cancellieri tedeschi, senza par-
lare dei presidenti russi o cinesi,
chè quelli problemi di politica in-
terna ne hanno pochi per la natura
dei loro sistemi, autocratica o co-
munista. Leader democratici o oli-
garchi accomunati da una preoc-
cupazione comune: non andare a
lavare lontano da casa i panni
sporchi.
Silvio Berlusconi, invece, più alto
è il podio più forte parla di tutto,
così che più gente lo senta. E scio-
rina l’italico intimo dalla Russia
all’America, ovunque gli capiti. In-
tendiamoci, non che sia l’unico né
il primo a farlo: uno della stessa
scuola, anzi uno che ha fatto scuo-
la in tal senso, era Bettino Craxi, il
suo mentore, che quando partiva
non lo fermavi più.
Così, ieri, a Yaroslavl, 250 km a
nord di Mosca, dove partecipava
al Forum della Democrazia, uno
dei tanti nuovi consessi interna-
zionali di dubbia utilità, e dove il
presidente russo Dmitri Medve-
dev ha giudicato “una catastrofe”
per il suo Paese la democrazia par-
lamentare, Mr B, tra una battuta,
una vanteria e una cena sul bat-
tello sul Volga, ha parlato di tutto e
di più. Contro la magistratura, che
“mette a rischio la governabilità”;
e sul fisco, l’economia, la corru-
zione, l’opposizione (favorita, di-
ce, da Mani Pulite). Poi è volato a
Mosca, per incontrare, nella dacia
di Novi Ogariovo, fuori città, il
premier Putin, “l’amico Vladi-
mir”, con il dittatore libico Muam-
mar Gheddafi il più ostentato te-
stimonial della politica estera ita-
liana.
MASSIMO D’ALEMA, che era
pure al Forum, e che in realtà la
vigilia aveva indugiato del suo al
vezzo della chiacchiera politica,
rimprovera al premier “di aver abu-
sato d’una sede internazionale per
fare polemiche politiche interne”,
“lanciare frecciate ai suoi alleati”,
“criticare la magistratura” ed
“esprimersi sulla natura democra-
tica dei partiti del suo Paese”; e si
augura che “un capo del governo
del genere”, che “ha un’idea molto
particolare della democrazia”, “se
ne vada al più presto per il pre-
stigio del Paese”.
Certo, il prestigio dell’Italia non è
uscito rafforzato dal siparietto di
Mr B., che attacca ad “alzo zero” e
mente sulle sue vicende giudizia-
rie, suscitando –parole di D’Alema-
“un palpabile imbarazzo" nella pla-
tea di oltre 500 politici ed esperti
di 20 Paesi, "intellettuali e studiosi
occidentali che sanno bene come
stanno le cose". Berlusconi va a
braccio: non legge il testo prepa-
ratogli, perché – spiega – "è fuori
tema”: era stato mal informato su
quel che doveva dire (ma sapeva
benissimo quel che
voleva dire).
PERSINO l’ami-
co Putin, acco-
gliendolo nella sua
dacia, si lascia an-
dare a una battuta:
“Grazie per aver ac-
cettato l'invito al nostro forum sul-
la democrazia: ho avuto modo di
vedere alcuni passaggi del tuo in-
tervento, che a quanto ho capito
era un’improvvisazione...”
Il resto della partecipazione al Fo-
rum è il consueto festival di gag e
vanterie: lui scrisse “personalmen-
te” l’accordo Nato-Russia del 2001;
e lui fece fare al G8 la foto di Med-
vedev assieme a Obama (''Ricordi,
Dmitri, quando v’ho detto ‘dovete
andare d’accordo’?”). C’è solo da
sperare che i traduttori non gli ten-
gano sempre dietro.
Sabato 11 settembre 2010 pagina 3

L
COMICHE FINALI

a Rai e Minzolini provano a reagire al calo
Gli ascolti del Tg1 degli ascolti del Tg1 diffondendo dati
aggregati diversamente e accuse sparse.
La vice direzione generale per il Coordinamento
La concorrenza dell’Offerta di viale Mazzini, si aggrappa al mese di
agosto: “Nel mese di agosto 2010 il Tg1 delle 20:00
ha incrementato l’ascolto di 471 mila telespettatori
e la Rai di agosto rispetto al corrispondente periodo del 2009”. Ma è
nell’ultima settimana, però, con il ritorno in video
di Mentana, che La7 ha fatto registrare gli ascolti
migliori, e Minzolini lo scostamento maggiore. Per
il consigliere Alessio Gorla la flessione c’è stata, ma
la giustifica con una motivazione complessa:
“Nuovi media e nuove piattaforme stanno
cambiando il modo e il mezzo attraverso il quale le
persone vedono la tv”.

MASI AFFONDA IN LAGUNA

di Carlo Tecce
er l’esperienza sul cam-

P po, peraltro veloce e

misteriosa, potrebbe
scrivere un manuale:
come trasformare una passe-
rella in figuraccia. La cena
per dipingere di mondanità il
Festival del cinema di Vene-
zia, convocata per mercoledì
scorso e poi annullata con un
messaggino di scuse da Mau-
ro Masi, somiglia a un muc-
chio di cattiva pubblicità che
ti scansi soltanto per sentito
dire. E Paolo Garimberti ha
orecchiato il pasticcio e così,
sempre povero di parole,
scrive quattro righe a Il Gior-
nale: “Solo per amore di pre-
cisione: il mio nome figura
nell’elenco degli invitati e
non degli organizzatori”. Tra-
dotto: io già sono in guerra
per il Tg1 di Minzolini, chie-
dete al direttore generale.
L’evento
finito male
Il flop di una cena-vetrina con 200 invitati
E il presidente Galimberti: “Ha organizzato lui”
del lusso, dove per pregare de- vista”. Quasi cento defezioni ha trovato subito l’uscita
vi pagare. su duecento invitati. Terribi- d’emergenza: l’ha presa di
E la Rai dei debiti e del collasso le. slancio e lasciato un conticino
sfiorato, e per ora rimandato, a viale Mazzini. Le fonti ufficiali
voleva pagare migliaia di euro, Un conto parlano di circa 20 mila euro di
decine di migliaia. Masi ha di- assai salato penale. Promemoria: le fonti
menticato critiche e antipatie ufficiali sono tarate, dunque,
e, firmando una raccomandata togliendo la diplomazia potete
collettiva, voleva precettare L’INCORONAZIONE di raddoppiare e forse andare ol-
Masi rischiava di scadere in un tre. Questo è il danno econo-
salotto romano d’esportazio- mico. Poi c’è la credibilità, l’im-
Chi pagherà ne. Con le facce di sempre e la
malinconia di una gloria lonta-
magine e le risate. Le risate di
gusto della berlusconiana Me-
il conto na. Masi ha un difetto così forte
che sembra un pregio: rinvia le
dusa e del presidente Carlo
Rossella: Rai Cinema ha pre-

AL MASI AMANTE delle

belle serate e delle belle don-
ne, circondato da amici e ne-
mici per sua stessa ammissio-
ne, in ricognizione (sette gior-
ni fa) a Venezia per decorare
con un tocco di classe – fiori,
musica, ostriche – l’evento del
cinema in Laguna: una cena
per duecento fortunati tra re-
gisti, attori, produttori, diri-
genti, conduttori, giornalisti.
Tutti a spingere con applausi
più o meno spontanei il diret-
tore generale, protagonista pi-
randelliano nell’inchiesta di
Trani (ricordate lo Zimbab-
we?), nel suo giro d’onore al
Molino Stucky alla Giudecca.
Un battesimo nella cattedrale
della serata
finita male?
È scontro
ai vertici
di viale Mazzini
l’intero Consiglio di ammini-
strazione, i direttori di reti e
strutture, i vice, i segretari, i
funzionari. Una colonna roma-
na di trenta persone da dirot-
tare su Venezia con un volo di
linea. Due giorni di trasferta,
nascosti nelle spese aziendali,
da circa 500 euro cadauno.
Il presidente della Rai Paolo Garimberti con il direttore generale Mauro Masi (FOTO ANSA)
Semplice moltiplicazione, et
voilà: 15 mila euro per l’ovazio-
ne importata da viale Mazzini.
Masi ha preparato un foglio
bianco per segnare i nomi che,
nonostante le frenetiche con-
sultazioni, tale è rimasto: tanto
bianco quanto miseramente
vuoto.
Nessun consigliere – né di
maggioranza né di opposizio-
ne – ha risposto presente. Non
c’è festa senza i coriandoli lan-
ciati dai tuoi colleghi. E puoi fe-
steggiare il cinema senza i pro-
tagonisti del cinema? Tutti a ri-
petere: “No, non posso”. Op-
pure: “No, stasera ho un’inter-
soluzioni, convive con i pro-
blemi, decide di non decidere.
Lunedì ha comunicato che la
cena di mercoledì, a distanza di
due giorni, era cancellata per
“motivi istituzionali”. Ha riem-
pito l’agenda con un appunta-
mento a palazzo Grazioli da
Berlusconi, poi soffocato dai
contrattempi – quelli sì istitu-
zionali – del presidente del
Consiglio. Aveva dubbi sulla
serata in Laguna? L’ultimo l’ha
risolto la (promessa) chiac-
chiera con Berlusconi – soltan-
to posticipata –su temi nel pro-
gramma di governo, e forse no:
le trasmissioni, il palinsesto, il
servizio pubblico.
Chiuso all’angolo, tra rifiuti
che spuntano ovunque, Masi
sentato ottimi film a Venezia,
complimenti e successo da cri-
tici e pubblico. Bene il prodot-
to, male la forma. Non è il mas-
simo per relazioni e prospetti-
ve annunciare una festa, pre-
parare una vetrina, e poi smon-
tare tutto in ventiquattr’ore.
Masi l’ha fatta grossa, e non per
un paio di scontrini salati, ma
per la residua autorità di viale
Mazzini: cerchi l’onore, arriva
il disonore. E Garimberti scap-
pa, nessuno spiega. E poi me-
glio fuggire da strani pettego-
lezzi. Da voci che raccontano
alti dirigenti inseguiti da ex, da
recenti e ancor più nuove fiam-
me. Meglio tirare il freno a Ro-
ma, e ripartire se chiama Ber-
lusconi.

Camera senza numeri, ministri precettati in aula?

LA “COMPRAVENDITA” DEI DEPUTATI DOVRÀ TENER PRESENTE ANCHE LA POSIZIONE DEI VARI TREMONTI, LA RUSSA, ALFANO...
di Eduardo Di Blasi

lo strano paradosso di que-

Ètembre.
sto tempestoso inizio set-
C’è un governo che di-
spone “sulla carta” di una mag-
gioranza - quella uscita dalle ele-
zioni e che conta i gruppi par-
lamentari di Pdl, Lega e Fli - ma
che, in una qualche misura, ha
deciso di superarla, inauguran- Min. Linguistiche 3
do una sessione di “compraven-
dita” di nuovi deputati e sena-
tori da aggregare alla compagi-
ne che sostiene l’esecutivo.
Niente di nuovo, sia ben inteso,
se non per il fatto che quella
consegnata al governo Berlu-
sconi in carica era la più ampia
maggioranza parlamentare di
sempre.
Perché succede questo? Per
due motivi fondamentali. Il pri-
mo, assai evidente, è la cacciata
di Gianfranco Fini dal Pdl e la
susseguente richiesta del suo
nuovo gruppo parlamentare di
Futuro e libertà di “ricontratta-
re” il patto di governo per por-
tare a termine la legislatura. Il stando ai sondaggi, rimarrebbe di Futuro e Libertà, potrebbero ni” sono 34 mentre il “gruppo pella all’esecutivo. Nascerebbe complessa. Anche perchè, nel-
secondo, che ha preso una sua comunque monco di una mag- essere comunque insufficienti. misto” è composto di 31 depu- dai dieci parlamentari già vicini le fila di questa, a Montecitorio,
evidenza, seppur minore, nelle gioranza a Palazzo Madama). Se il governo di Romano Prodi tati, alcuni “favorevoli” alla a Berlusconi (da Pionati a Nu- siedono anche ministri come
ultime ore, è che la Lega (e, in In questa situazione di “stabi- ha avuto i suoi dolori a Palazzo scelta di tenere in vita il gover- cara medesimo, ai “diniani” Da- Tremonti, La Russa, Alfano, Pre-
verità, anche Silvio Berlusconi) lità provvisoria”, esiste in Parla- Madama, è a Montecitorio che no, la maggior parte contrari. niela Melchiorre, Maurizio stigiacomo, Gelmini, Frattini,
non approva questa manovra, mento una volontà di tirare Silvio Berlusconi rischierà di ca- Sempre numeri alla mano, un Grassano e Italo Tanoni), cui si Carfagna, Brunetta, Brambilla,
teme il rischio del pantano po- avanti con la legislatura, moti- dere. E vediamo perchè, aiutan- parlamentare esperto come il sommerebbero altri esponenti, e Meloni che in aula, finora, ci
litico che ne deriverebbe, e può vata dall’utilità che ciò avrebbe doci con il grafico qui sopra. La Repubblicano di stanza nel Mi- per adesso non scontati, prove- sono stati pochino a causa dei
giocarsi, essa sola, la possibilità per il Paese o da minori interes- maggioranza della Camera oc- sto, Francesco Nucara, tra i più nienti dai corteggiamenti a loro impegni (così come Denis
di andare alla urne ricavandone si di bottega. È in questa pancia corre di 316 voti. Pdl e Lega, da attivi nel cercare consensi per il Udc, Mpa e, addirittura Idv. Verdini e l’avvocato Niccolò
un immediato incasso elettora- che i “compratori” di poltrone soli, ne contano 297, dicianno- premier, ritiene sia possibile Anche questa strategia ha Ghedini). E che si vedrebbero
le (anche a scapito della stabi- si muovono. Alla ricerca di voti ve in meno per essere autosuf- creare un nuovo gruppo alla Ca- dei rischi. “Militarizzare” un’au- costretti precipitarsi a Monteci-
lità di un futuro esecutivo che, che, venendo meno l’appoggio ficienti nelle decisioni. I “finia- mera, in grado di fare da stam- la parlamentare è operazione torio per ogni voto.
pagina 4
Ferrero e Diliberto
nelle liste
e scoppia la polemica
È USCITO “La Sfida. Oltre il Pd, per tornare a vincere. Anche al
Nord”, il libro di Sergio Chiamparino, pubblicato da Einaudi.
Per il sindaco di Torino il partito romano è diviso in correnti che lo
stanno logorando. Serve nuova linfa, soprattutto dai territori, per
tornare a vincere. Dal contributo di Nichi Vendola al Pd fino all’al-
leanza con Casini, l’autore analizza forze e debolezze della coa-
lizione. Di seguito ampi stralci del testo scritto da Chiamparino.
ggi che cosa è il Pd?
O Non riesco a raccontar-
lo in un modo diverso
se non come una som-
ma di gruppi e sottogruppi
più o meno accampati a
Sant’Andrea delle Fratte.
Quando ci arrivi è come se ci
fosse una segnaletica stradale
che ti indica i diversi piani e
corridoi con i nomi delle cor-
renti e delle loro varie com-
ponenti. È un problema logi-
stico prima ancora che poli-
tico. Questo a livello nazio-
nale. A livello locale, se mi
guardo qui intorno, non mi
sembra tanto diverso. La co-
sa, devo dire, non mi stupisce
più di troppo. Anche alla fine
della Prima Repubblica,
quando il logoramento delle
forze politiche era arrivato al
culmine e si sentivano i primi
scricchiolii, i gruppi e le fa-
zioni sono diventati più im-
portanti del partito stesso. È
comprensibile, perché quel-
lo è il modo con cui ciascuno
tenta di difendere il piccolo
potere che ancora detiene.
Già, ma quella era la fine
di una storia, quella della
Prima Repubblica. Qui
stiamo parlando di un par-
tito appena nato.
Attenzione, siamo proprio si-
curi che sia così? Siamo sicuri
che il Pd sia riuscito a spez-
L’EX SINDACO Giusta l’analisi sulla crisi dei democratici
“Pagine umilianti sul welfare”
di Diego Novelli *
SE SPESSO SI HA difficoltà a
comprendere i numerosi momenti
confusionali presenti nel Partito de-
mocratico, va dato merito a Sergio
Chiamparino, sindaco di Torino, di
aver con coraggio fornito con il suo
libro “La Sfida”, l’invito a rompere
certi tabù, che ancora sopravvivono
dai tempi remoti, sull’unità grani-
tica dei gruppi dirigenti della sini-
stra.
In poco più di cento pagine l’autore
ci spiega come il suo partito “ha
sbagliato tutto”, dopo il mitico di-
scorso di Veltroni al Lingotto, pren-
dendo di petto, senza condiziona-
menti correntizi il modo di operare
del gruppo dirigente del Pd, il quale
malgrado il cambio di tre segretari
in poco tempo non ha saputo im-
primere al popolo del partito quel
colpo d’ala, risollevandolo dopo tre
sconfitte elettorali consecutive.
Un gruppo dirigente, se non
proprio da rottamare (come invece
ha auspicato il Pierino sindaco di Fi-
renze) certamente “tutto da rifa-
re”, come diceva il buon Gino Bar-
L
a segreteria del partito smentisce
l’ipotesi, ma le indiscrezioni parlano di
un accordo siglato tra Pier Luigi
Bersani e i segretari di Prc e Pdci, Paolo Ferrero e
Oliviero Diliberto, in vista di eventuali elezioni,
scuote il Pd.
Il leader del partito avrebbe raggiunto un’intesa
con “i cespugli” che prevederebbe un pacchetto
“LA SFIDA” DI CHIAMPARINO:
CHE TRISTEZZA
Nel libro del sindaco di Torino tutti gli errori del partito
“A queste condizioni ogni segretario resterà stritolato”
zare i residui di quella storia e
a mettere le basi per una nuo-
va? O la stagione del Pd fa par-
te in realtà della fine della sto-
ria vecchia della Prima Re-
pubblica? E proprio in questo
consiste il fallimento da cui
siamo partiti. Saremmo pro-
babilmente all’inizio di una
storia nuova se Veltroni, do-
po il discorso del Lingotto di
avvio della sua candidatura,
fosse riuscito a essere coeren-
te con le parole dette. Invece
purtroppo non è stato così.
Sono tornati i caminetti, gli
accampamenti dei valorosi,
ognuno con le sue truppe.
Non c’è bisogno che lo dica
io, è sotto gli occhi di tutti.
Non è particolarmente inco-
raggiante sentire la gente che
ti ferma alla sfilata degli alpini
e ti dice: «Solo tu puoi salvarci
da Silvio». Un po’ perché, al
di là della gratificazione per-
sonale, io so che non è vero. E
un po’ perché questo ti dà il
La Sfida
La copertina
del libro di
Chiamparino
e un’immagine
della sede
del Partito
democratico.
In alto, l’autore
tali, quando perdeva una corsa. Ne
“La Sfida” è però carente l’analisi
della realtà in cui la sinistra si trova
ad operare. Non è sufficiente ripe-
tere e ripetere come fa l’autore sulla
necessità del cambiamento, soprat-
tutto quando non si indicano le mo-
dalità di tale cambiamento. Da una
personalità come quella di Chiam-
parino, calato fino al collo, in una
realtà difficile come quella di Torino,
si può pretendere delle indicazioni,
non solo sul piano operativo, ma
ideale, per riconquistare quella non
Inaccettabili
alleanze con
la Lega
anche
a livello locale
É il peggio
della politica
LA SEDE DEL PD
segno dello smarrimento. Poi
possiamo anche scegliere di
continuare a far finta che non
sia così e questo può tranquil-
lizzare qualcuno per un po’.
Ma se io fossi stato al posto di
Bersani, dopo le regionali
avrei fatto l’esatto opposto di
quel che ha fatto lui. Avrei
drammatizzato la crisi del
partito, perché se tu la dram-
matizzi magari qualche risor-
sa sopita o nascosta viene an-
che fuori. Se invece tranquil-
lizzi siamo sempre al punto di
partenza: chi vive nel palazzo
d’Inverno sta sempre più si-
curo e blindato nella sua stan-
za di Sant’Andrea delle Fratte
e chi sta fuori starà sempre
più fuori. Mi viene in mente
un dibattito fatto un po’ per
gioco tempo fa con il televo-
to all’assemblea dei giovani
amministratori dell’Anci.
indifferente quota di elettori di si-
nistra che ha abbandonato il cam-
po, rifugiandosi nel non voto.
Paradossalmente il nemico con-
tro cui combattere per ridare fidu-
cia a larghi settori popolari che con-
ducono ad una vita grama non sa-
rebbero le forti disuguaglianze esi-
stenti, tantomeno il peso della crisi
mondiale, riversatasi in modo par-
ticolare sul mondo del lavoro (licen-
ziamenti, cassa integrazione, pre-
cariato, disoccupati), ma come l’au-
tore lo definisce “il giardino del Wel-
fare”, cioè la fascia dei protetti difesi
dalla sinistra, mentre gli “sfigati”,
fuori dal “giardino” “sono meglio
rappresentati dalla destra” (sic!). Il
noto schema tracciato da Norberto
Bobbio, con il suo libriccino, che tan-
to ha fatto discutere (“Destra e Si-
nistra”) secondo Chiamparino è
saltato poiché “dal punto di vista
globale può accadere che la difesa
dell’uguaglianza sociale nella no-
stra società occidentale diventi la di-
fesa egoistica di un sistema di wel-
fare che esclude e non include”. Il
welfare è quindi diventato una sorta
di “lusso che non è possibile esten-
PRIMARIE E VELENI
di posti nelle liste del Pd per i due partiti sul
modello di quanto accaduto alle politiche con i
Radicali e come contropartita un sostegno alla
candidatura Bersani in caso di primarie.
É un’ipotesi “infondata”, smentisce il capo della
segreteria politica di Bersani Filippo Penati che
sottolinea tra l’altro il suo stupore per come
“possano trovare credito veline infondate
C’erano una serie di doman-
de con diverse possibilità di
risposta. Ne ricordo due. La
prima chiedeva se i giovani
che fanno politica sono più
onesti, meno onesti o onesti
come gli altri. La grande mag-
gioranza ha risposto: «Come
gli altri». Poi si chiedeva che
cosa serve per fare politica.
Erano elencate diverse possi-
bilità: competenza, passione,
un partito, un padrino. La
grande maggioranza ha rispo-
sto: «Un padrino». Il ministro
Meloni, che era presente, si è
scandalizzata. Perché stupir-
si? In realtà quei giovani rac-
contavano una drammatica
verità: come si può negare
che per un ragazzo impegna-
to in politica è oggi più facile
avere successo se si trova un
padrino che lo spinge? Poi
uno del padrino ha l’imma-
derlo a tutti”. Ciò è anche vero, ma
varrebbe la pena di lottare, oltretut-
to nel momento che Obama ne ha
fatto una sua bandiera. Proprio per-
ché il sindaco di Torino, forte della
sua esperienza non può accettare
come un processo irreversibile quel-
lo del disgusto, soprattutto nei gio-
vani, della politica. Da uomini come
lui ci si attende oltre alle sacrosante
sferzate al proprio partito, un rilan-
cio ideale. Giancarlo Pajetta ci dice-
va a noi giovani che “la politica è
utopia e scienza, fantasia, immagi-
nazione, concretezza, coerenza,
sacrifici”. Vivere la politica per as-
secondare un capobastone nella
speranza di salire qualche gradino
nella scala sociale – come denuncia
Chiamparino – è umiliante per tutti,
soprattutto per i giovani.
Contrariamente a quanto so-
stiene il sindaco di Torino noi con-
sideriamo improponibile anche a li-
vello locale possibili alleanze tra il
Pd e gli uomini di Bossi. La Lega oggi
in Italia sul piano civile e morale rap-
presenta il peggio della politica.
Chiamparino attribuisce alla ele-
zione diretta dei sindaci la spinta
costruite ad arte e fatte circolare con sapienza
per suscitare zizzania e manipolare il dibattito
interno del Pd’'. E anche uno dei due diretti
interessati, Paolo Ferrero, così come il portavoce
della Federazione della Sinistra Cesare Salvi, bolla
come falsa questa prospettiva. Ma dai veltroniani
e dagli ex Popolari arriva comunque uno stop
secco e preventivo a ipotesi di questo tipo.
gine del film di Coppola ma il
padrino, in questi casi, è sem-
plicemente colui che ti coop-
ta. E, quando lo fa, non ti dice
che ti ha cooptato ma che ha
visto in te un futuro quadro
da far crescere. Per questo in-
vito sempre a diffidare degli
anziani che promuovono i
giovani, perché quasi sempre
così si promuovono i giovani
che garantiscono gli anziani.
Torniamo al Pd, ai cami-
netti e alle terrazze roma-
ne. Il dualismo Nord-Ro-
ma c’è sempre stato nella
storia della sinistra italia-
na. Ma nel Pci, ad esem-
pio, i due poli non conflig-
gevano. Dopo il Pci, in tut-
te le sue diverse trasfor-
mazioni, quel dualismo è
sempre stato conflittuale.
Per quale motivo?
Il Pci aveva una classe di ri-
verso una più accentuata persona-
lizzazione della politica: ha ragione.
Oggi viviamo la stagione “dell’ege-
monia della sottocultura” che ver-
rebbe incrementata qualora le
prossime elezioni si mettesse in atto
il “percorso innovativo – auspicato
da Chiamparino – facendo nascere
le primarie coalizioni non di partito,
ma di parti della società del Nord e
del Sud che propongano un pro-
gramma nuovo” (...) “con protago-
nisti outsider e uomini nuovi”. Con-
tano di più le facce che non i pro-
grammi e i valori che s'intende per-
seguire. Se per programma eletto-
rale Chiamparino critica giusta-
mente l’enciclopedia prodiana del-
la Fabbrica di Bologna ha perfetta-
mente ragione. In materia di pro-
grammi non c’è nulla da scrivere o
da inventare: è più che sufficiente il
testo della nostra Costituzione da
oltre sessant’anni rimasto lettera
morta. C’è di che rivoluzionare l’Ita-
lia. Comunque l’autore, navigato
politico, a chiusura del suo lavoro ci
fa sapere che lui è a disposizione
“per il percorso innovativo”.
* Ex Sindaco di Torino
Sabato 11 settembre 2010
ferimento, quella operaia, e
un’ideologia, anche più della
Dc. Quello dell’ideologia era
un contenitore che ordinava
tutta la discussione e faceva
convivere le diverse anime.
Tolto quel collante, è eviden-
te che l’idea di un partito cen-
tralizzato con una stanza a
Roma dove confluisce tutto e
si decide tutto è diventata
un’idea anacronistica e sba-
gliata. Così siamo passati dal
centralismo democratico ai
centralismi burocratici delle
componenti. Per questo io di-
co che è necessario dar vita a
un partito federale. Perché è
venuto il momento di co-
struire un partito nuovo dal
basso, dai territori e dalle tan-
te realtà in cui siamo ancora
radicati e non dall’alto di un
gruppo dirigente che è spes-
so scollato da quella realtà. È
noto che Chiamparino non
ha votato né per Bersani né
per Franceschini nella gara
verso la segreteria. Non è co-
modo dare i voti stando alla
finestra? Capisco l’accusa e
può anche avere un fonda-
mento. Non voglio sottrarmi.
Diciamo che cerco di evitare
di partecipare alle gare che
non mi appassionano. Molti
mi rimproverano di non aver
preso parte personalmente
alle primarie candidandomi
alla segreteria del partito.
Certo, avrei potuto dare la
battaglia, provando a fare io
quel che oggi sostengo do-
vrebbe fare Bersani. Ovvia-
mente sono più che disponi-
bile a riflettere autocritica-
mente su quella mia scelta.
Teniamo anche conto che è
diverso dare battaglie come
quella facendo il sindaco o fa-
cendo il parlamentare. Non
avrei vinto certo il Congresso
e il giorno dopo sarei dovuto
tornare qui a fare il sindaco. E
facendo il sindaco non hai il
tempo di organizzare le cor-
renti a meno di non perdere
la faccia e la credibilità di
fronte a tanti cittadini. Orga-
nizzare una corrente, infatti,
è l’unica cosa che avrei po-
tuto fare, perché in quel par-
tito lì ci stai solo se hai un
gruppo organizzato, un’area
che ti sostiene, un tuo cor-
ridoio, per riprodurre l’im-
magine iniziale a Sant’Andrea
delle Fratte. E questo è vero
tanto più quanto più il partito
è in crisi. Ma la ragione vera,
profonda per la quale non ho
fatto la scelta di candidarmi al
Congresso in realtà è che è
scattata una molla del tutto
irrazionale, come un sesto
senso che ti dice: guarda che
non c’è niente da fare, quel
marchingegno li è tale da stri-
tolare chiunque finisca per
sedersi su quella poltrona, è
un marchingegno che ha rag-
giunto un punto di non ritor-
no, di non rifondabilità…
Non sono così convinto che
questa sensazione si sia rive-
lata tanto sbagliata.
pagina 5 Sabato 11 settembre 2010

S
IL SONDAGGIO

u ilfattoquotidiano.it abbiamo
Partecipate cliccando chiesto a chi affidereste la
missione di fermare l’uomo che da
oltre un quindicennio tiene in ostaggio la
in rete politica italiana. Il Pd resta il partito più
forte del fronte anti-Caimano, ma Fini, con
le sue ultime dichiarazioni (vedi Mirabello e
su ilfattoquotidiano.it Tg La7), ha di sicuro colpito anche una
parte degli elettori del centrosinistra.
Anche se, per chi ha votato sempre in
quella direzione, non sarà facile dimenticare
il passato “nero” del presidente della
Camera, soprattutto l’acquiescenza con cui
ha votato molte delle leggi vergogna
imposte dal Cavaliere. Ma a fermare B.
possono provarci anche personaggi
stagionati della politica italiana come Marco
Pannella. Ci sono anche Vendola, Di Pietro
e Grillo. Neanche loro nuovissimi ma
comunque noti all’opinione pubblica.
Diversi tra loro pronti ma con la stessa
voglia di strappare il potere a B. Questi i
nomi che proponiamo pronti però ad
allargare il ventaglio.

Dite la vostra: chi può fermare il Caimano?

CHI DI QUESTI PUÒ FERMARE BERLUSCONI? Pier Luigi Bersani Antonio Di Pietro Gianfranco Fini
Pro Ha alle spalle una Pro È stato il vero Pro Vuole fondare un
36% Beppe Grillo solida politica di oppositore del premier partito di destra
sinistra. in questa legislatura. moderno.
31% Antonio Di Pietro Contro Fa sembrare il Contro È incapace di Contro Ha votato tutte
23% Nichi Vendola Partito democratico in creare alleanze e le leggi ad personam
crisi di identità. aggregazioni. del Cavaliere.
4% Gianfranco Fini
3% Nessuno di questi Beppe Grillo Marco Pannella Nichi Vendola
2% Pier Luigi Bersani Pro Ha riempito le Pro Sue le più grandi Pro Da outsider ha
piazze con iniziative di battaglie italiane: vinto le Regionali in
1% Marco Pannella protesta come il Vday. divorzio e aborto. Puglia nel 2005 e 2010.
Contro Non è percepito Contro Fa parte di un Contro Non ha un
Totale Votanti: 50.376 Ecco i risultati del nostro sondaggio aggiornati, come un politico serio altro mondo, un’altra programma politico
dopo sole 24 ore, ieri sera in chiusura di giornale. Ma potete continuare a votare. e affidabile. cultura politica. solido e convincente.

Oltre cinquantamila lettori nella sola giornata di ieri
hanno votato per uno dei sei leader
I commenti
dei lettori
da ilfattoquotidiano.it
è I PRIMI posti nelle
preferenza dei votanti a questo
sondaggio la dice lunga sulla
capacità dei lettori di intendere
la politica, di essere condizionati
dai media (specie di sinistra) e di
essere per ciò troppo schiavi del
“personaggio”, piuttosto che
cercare di capire ciò che ha fatto
e che fa concretamente. Si
preferisce insomma il “nuovo”, e
piuttosto demagogico,
purtroppo. D’altro canto
Pannella paga lo scotto di
cinquant’anni di ostracismo dati
in punizione probabilmente per
essere laicamente anticlericali
(da tutti, destra, sinistra e
centro) alle sacrosante battaglie
politiche radicali dalla parte delle
persone vere, che continuano a
ringraziare altri, che se ne sono
sbandierati il merito.
Alba
è AVREI votato per Di Pietro,
ma penso che Vendola sia un
oratore migliore, meno
aggressivo e dialetticamente più
capace. Grillo è utopia alla stato
puro, la sua idea dell’Italia è
senza gli italiani, che malgrado
tutto ci sono, e una grossa parte
crede in B. Forse se Vendola Di
Pietro e Grillo si riuscissero a
metter d’accordo con la sinistra
italiana, si potrebbe fare
qualcosa. Basta con i 40 ladroni.
Marco B.
è L’ALTERNATIVA vera non
può che essere Bersani, il resto è
tutto utile alla causa.
Giovanni Frazzica
è TEMO che nessuno dei
personaggi abbia la capacità di
vincere su Berlusconi da solo.
Innanzitutto perché il Caimano
dispone di una macchina da
guerra impressionante (i media).
E poi, cosa forse ancora più
incisiva, nessuno ha coraggio e
idee in questo Paese. Dov’è il
politico che si batte per le
energie rinnovabili che in
Germania negli ultimi 10 anni
hanno generato 700.000 posti di
lavoro? Chi parla di ricerca ed
istruzione che sono il nostro
GRILLO IN TESTA
futuro? Beppe Grillo ha idee ma
è molto aggressivo e negativo, è
un antipolitico che vuole fare
politica. Ma per fare ciò bisogna
sapere anche ascoltare gli altri
(una volta si chiamava umiltà).
Cosa che non pare gli
appartenga molto. Immagino
piuttosto un personaggio nuovo
o pulito come De Magistris a
convincere gli elettori ma
sicuramente in un’alleanza
(aimé). Il Pd si è fatto fuori da
solo, appoggiando
continuamente in un modo o
nell’altro il Caimano.
Tania
è SE LA domanda è: chi può
fermare Berlusconi? Nei fatti la
risposta è semplice: solo
Gianfranco Fini! É stato l’unico in
grado di mettere in crisi la
“L’opposizione
mediatica più
decisa è quella
del presidente
della Camera
I dubbi arrivano
dal suo passato”
maggioranza... non c’è alcun
riferimento all’ideologia ma solo
al fattore numerico, visto che
ancora oggi i finiani insistono
sulla congiura della magistratura
comunista. Se invece il senso
della domanda era: chi tra questi
potrebbe vincere le elezioni ed
essere così bravo da spazzare via
Berlusconi ed il berlusconismo...
Beh, allora la risposta è un’altra.
Faccio riferimento a Vendola e a
Di Pietro... certo non Beppe
Grillo, il Mr Bean di professione
che si crede politico. È un
personaggio simpatico che fa
bene alla democrazia, ma niente
di più. Nel Pd ormai nemmeno
più i vertici credono nella riuscita
dell’impresa, salvo qualche uscita
sporadica prontamente
equilibrata con errori successivi.
Tony
è TREMONTI! Volendo è
veramente l’unico che può far
tremare il Caimano, non ho
letto, almeno ancora non ho
letto, elementi che lo rendano
ricattabile, mentre ha la sagacia,
l’intelligenza e il temperamento
per fargli saltare i giochi. Oltre
che il potere … sia nella
presenza al governo che
nell’assenza.
Anna
è NON TUTTI conoscono la
realtà della Puglia prima di
Vendola. Se è riuscito a farsi
eleggere per 2 volte in una
regione, profondamente
nell’animo, di destra può vincere
ovunque. Sempreché il Nord
(compreso l’elettorato di
sinistra, ad esempio quello
vicino a gente come Cacciari)
abbia la maturità e il coraggio di
vincere le diffidenze che ha
(sempre avuto) verso i politici
del sud (a torto o a ragione poco
importa, ora). Berlusconi si può
vincere solo con un’arma mai
utilizzata finora: l’intelligenza
politica. Per questo Berlusconi
teme Vendola.
Giovanni
è NESSUNO di questi. E
purtroppo non è per niente agli
sgoccioli. ma avete fatto un giro
e parlato con la gente? Ha
cambiato la cultura del paese.
non perderà mai le elezioni, in
giro c’è troppa gente con le ciglie
ritoccate e che si veste e si
pettina guardando la televisione
e in particolare maria de filippi...
purtroppo l’analisi di Montanelli
era errata, “l’Italia ha bisogno di
un po’ di Berlusconi perchè poi
fa gli anticorpi”. Sarebbe stato
vero se si fosse trattato di una
infezione, come un batterio o un
virus, ma lui ha agito più come un
genetista invece, modificando la
vita del Paese dal genoma. Ecco
si parla tanto di terapia genica
per sconfiggere le malattie. Mi sa
che lui l’ha già operata.
Emanuele
è DI PIETRO, contro la
commissione d’inchiesta su
Genova 2001, ha sempre
coperto gli abusi delle forze
dell’ordine chiudendo entrambi
gli occhi, ospita nel suo partito il
peggior proibizionista che ci sia
in giro in Italia, Arlacchi. tanto
basta. Pannellone, ha dato, s’è
messo con tutti dalla sinistra a B,
avanti il prossimo. Bersani,
persona per bene che ha avuto al
disgrazia di stare a capo della
peggiore accolita di burocrati
politicamente finiti della storia.
Fini, chi? quello della Bossi-Fini?
O quello della Fini-Giovanardi?
Ah no quello della cabina di regia
a Genova 2001. Grillo,
fantascienza a questo punto
candidiamo Sauron e scherzi a
parte a me un bel pezzo di base
del Movimento 5 stelle mette i
brividi.
Pietro
è PRIMA di tutto pregherei la
redazione del Fatto di
supportare meno
“I problemi
del Pd nascono
dai suoi dirigenti,
imbolsiti
e congelati
nella loro
incapacità”
sfacciatamente Beppe Grillo, che
non è antipolitica, ma demagogo.
Più che un leader abbiamo
bisogno di una coalizione forte e
convincente, parlerei di una
squadra e partirei dagli
amministratori locali: Vendola,
De Luca, Cacciari, Chiamparino,
Zanonato, Zingaretti, Penati.
Nell’olimpo metterei anche la
Serracchiani e Renzi. Il leader:
Letta se si va col centro,
Chiamparino se si corre con Sel
e IdvV. Il sogno, invece, sarebbe
la Finocchiaro.
Paolo
è VOTO GRILLO ma in verità
voto il movimento a 5 stelle.
Grillo non si candiderà mai di
persona e davvero è visto come
troppo estremista perchè la
massa di italiani centristi e
indecisi lo voti. Nel movimento a
5 stelle però si vedono
comparire dei volti nuovi, di
persone capaci e piene di
entusiasmo, con delle proposte
concrete e un programma nato
dalla condivisione su Internet.
Per me il futuro sono loro.
Mattia Accinelli
è FINO a qualche tempo fa
avrei votato per Di Pietro ma
ora mi sto rendendo conto che
la sua opposizione, e ancor più
quella di Grillo, è solo
distruttiva, non costruttiva,
sono persone viscerali che
agiscono quasi d’istinto,
utilissimi per svegliare le
coscienze, per convogliare
malcontento ed esasperazione,
ma messi a governare farebbero
un tonfo clamoroso. Bersani
mai e poi mai, ha già fatto
abbastanza danni. Vendola mi
piace molto (e anche De
Magistris) ma qui ci vuole gente
con le palle, che attui un
programma e cavalchi la crisi
agendo con freddezza e
razionalità, con cautela e con
astuzia, ovvero Fini. Non avete
messo Bossi in lista, ma gli ultimi
eventi rendono probabile che
sia lui a far fuori Berlusconi per
prenderne il posto. Si salvi chi
può: dalla padella alla brace.
Adriana Dionisi
è CI VORREBBE o un
personaggio veramente di
rottura, conosciuto, come Di
Pietro, Grillo, o un personaggio
di alta qualità ma, purtroppo,
meno conosciuto, come Rodotà
o Zagrebelsky. Mi rendo
tristemente conto che questi
ultimi due purtroppo non
avrebbero gran seguito in questo
sfascio di valori. Gli altri indicati
non ce la faranno mai.
Giorgio
è ROSY BINDI è l’unica che
potrebbe mettere insieme il
centrosinistra e stracciare
chiunque in un confronto
televisivo. Detto senza ironia, è
l’unica che ha le palle nel Partito
democratico.
Giorgio
è BERSANI è un ottimo
leader. Purtroppo per lui, ci
sono sempre i soliti noti a
sinistra che gli fanno campagna
elettorale contro dall’interno.
Rossano
è ANTONIO DI PIETRO è
stato l’unico ad aver fatta vera
opposizione. Da quando ha
lasciato la magistratura è
cresciuto come uomo e come
politico facendo scelte lineari e
cristalline a favore della
democrazia del paese.
appassionato ma saggio perché
sa anche ascoltare chi gli è
attorno per poi trovare
soluzioni logiche ed affidabili.
Rober to
è IL TENENTE Colombo, lui
si che costringerebbe Berlusconi
a confessare i suoi misfatti.
Oltretutto ha pure un’aria
“Rosy Bindi
è l’unica
speranza
nel Partito
democratico,
nessuno bravo
come lei”
proletaria.
Forzabari
è PENSO che Marco Travaglio
sia la persona adatta per battere
Berlusconi. Per lui sarebbe un
plebiscito.
Vincenzo Consiglio
è ENRICO Berlinguer.
Franco Paolo
è UN LEADER che abbia a
cuore la giustizia e la legalità, per
combattere la corruzione e le
mafie a partire dai colletti
bianchi. Un nome? Gian Carlo
Caselli!
Gina
è LUCA Cordero di
Montezemolo
Daniele Ognibene
pagina 6 Sabato 11 settembre 2010

U
MALA ITALIA

na vicenda “triste e drammatica”
I figli di Aldo Moro quella dell’omicidio del sindaco di
Pollica, Angelo Vassallo, per i figli di
due vittime illustri della storia italiana come Aldo
e di Pio La Torre: “I più Moro e Pio La Torre, Agnese e Franco, intervenuti
al 43esimo incontro nazionale di studi delle Acli, in
corso a Perugia. “È sempre enormemente triste -
esposti non sono protetti” ha detto Agnese Moro - vedere che non abbiamo
ancora la capacità di proteggere le persone che
sono più esposte, che più si buttano in avanti”. La
figlia del presidente della Dc ucciso dalle Br ha
ricordato l’amicizia che la lega ad Anna Maria e
Lucia Torre, figlia e moglie del sindaco di Pagani
ucciso nel 1980 perché si opponeva all’ingresso
della Camorra nei fondi della ricostruzione. “Mi
sembra di rivedere – ha affermato – dopo
trent’anni una cosa già vista. Speriamo che almeno
in questo caso si possa avere rapidamente una
chiarezza e una verità”. Per Franco La Torre è
“drammatico che nel nostro Paese chi si impegna
in nome delle istituzioni per un buon governo si
trovi certe volte di fronte la criminalità organizzata
che non guarda in faccia a nessuno e che per
servire ai propri interessi arriva ad uccidere”.

ECCO
I FUNERALI
DEL SUD
Il Vescovo: “Killer simili
a bestie, spero non siano qui” Una folla immensa al funerale di Angelo Vassallo, ucciso da sicari con 9 proiettili (FOTO ANSA)

ioggia incessante al porto di Acciaroli ieri

Pl’ultimo
mattina. Seimila persone sotto l’acqua per
saluto al sindaco Angelo Vassallo.
“Siate voi i veri padroni del Cilento, e pro-
teggete i vostri figli come sentinelle sul ter-
ritorio”: questa l’esortazione del vescovo di
Vallo della Lucania, Rocco Favale, ai cilen-
tani presenti ai funerali del sindaco di Pollica
Angelo Vassallo. Il vescovo ha invitato anche
a non lasciarsi “prendere dalla prospettiva
degli affari d’oro, soprattutto se derivanti da
denaro di dubbia provenienza. Tenetevi
stretti i sacrifici fatti dai vostri antenati. Ac-
contentatevi del poco”. Poi ha definito “gli
autori dell’omicidio, più simili a bestie che a
uomini”. I sicari sono “dimostrazione dell’ab-
brutimento della dignità umana, mi auguro
che queste bestie non siano tra noi ora”.
Presente anche il segretario del partito di Vas-
sallo, il Pd. Pier Luigi Bersani ha promosso
un confronto sui temi del Mezzogiorno e della
legalità, in programma il prossimo 20 settem-
bre proprio a Pollica: “Sarà questa - ha detto
Bersani - l’occasione per fare il punto della si-
tuazione con gli amministratori locali di que-
di Enrico Fierro co che è stato il funerale di An-
Pollica (Salerno) gelo Vassallo, vengono in mente
pensieri cupi. Non solo per la
vedere le lacrime della pioggia e il vento che tormen-
st’area”. Presente anche Pier Ferdinando
Casini (Udc): “Smettiamola con le litanie sul
Sud. Il Mezzogiorno va aiutato dal Nord e dal
resto del Paese”. Casini ha sottolineato come
la sua presenza fosse “una testimonianza di af-
fetto verso un amministratore che si è battuto
per la legalità”. Nichi Vendola ha parlato di
“un Sud ferito e offeso dalla presenza delle ma-
fie, ma c’è anche un Sud coraggioso e orgo-
glioso come quello della meravigliosa parabo-
la di un sindaco perbene, ambientalista come
Angelo Vassallo. Qui c’è un grande Sud che
oggi ha fatto di Pollica la propria capitale, la
capitale della legalità, della bellezza e del co-
raggio”. Il governo è stato rappresentato dal
ministro Stefania Prestigiacomo: “Il Cilen-
to non sarà lasciato solo. Faremo di tutto per
salvaguardare questa zona”. Dal presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, una
corona funebre, deposta sul palco e collocata
accanto al feretro.
Il funerale si è concluso con la richiesta alle
istituzioni e alla politica “di un impegno per
Pollica” da parte del vicesindaco Stefano Pi-
sani.
“scenografia” della cerimonia
dice tante cose. La gigantogra-
fia che ritrae Vassallo in jeans e
camicia accovacciato su uno
Oceani per una briciola di futu-
ro e di pescatori che elemosina-
vano al mare il loro pane. Quel-
lo che oggi si chiama il territorio
e che per Vassallo era una vera e
propria ossessione.
Sempre in lotta
per la sua terra
VOLEVA difenderlo dalla spe-
culazione e dal cemento, valoriz-
zarne le risorse, trasformare il
mare pulito, il cibo povero e sano
delle colline, la dolcezza dei bo-
schi che sovrastano le scogliere,
nel petrolio di queste parti. In-
somma, Vassallo aveva in mente
un altro modello di sviluppo di
queste terre, diverso da quello di
altre parti della Campania e del
resto del Sud. E quanto avesse ra-
gione lo dimostrano due dram-
matiche coincidenze. Mentre il
sindaco pescatore si avviava al
suo ultimo viaggio, a pochi chilo-
metri da Acciaroli, ad Atrani sulla
Costiera Amalfitana, un fiume
violentato da anni di speculazio-
ne, mai curato, distruggeva tutto
anche della politica nel Sud. Vas-
sallo era un sindaco del Pd e di
questo era orgoglioso.
Ai funerali c’erano Bersani e Bas-
solino insieme a tanti ammini-
stratori locali. Tutti lì a ricordare
un uomo onesto, il sindaco pe-
scatore che sventolava le bandie-
re blu e il vessillo dell’ambienta-
lismo. Tutti, anche i sindaci e i po-
litici del Pd che in Campania han-
no governato scegliendo altre
strade. Basta farsi un giro in quel-
le aree della Campania infelix (le
zone costiere del Casertano e del
Napoletano, le città della grande
cintura metropolitana) per com-
prendere quale: quella del ciclo
del cemento senza limiti, quella
della teoria monnezza- discari-
che-centri commerciali. Vassallo
era cosa diversa, apparteneva a
quella schiera sempre più ristret-
ta e inascoltata (dai partiti, tutti,
anche dal Pd) di amministratori e
militanti politici che nel Sud cre-
dono nella legalità opponendosi
senza se e senza ma alle mafie e ai
loro sistemi di potere. Vassallo si
era opposto ad una grande specu-
lazione sul territorio, per questo
Oltre sei mila
persone sotto
la pioggia
per l’ultimo
saluto
al sindaco
Angelo Vassallo
per la ferocia espressa nella vo-
lontà di dominio di un territorio,
della sua gente e della sua ammi-
nistrazione. È il cancro mortale di
un Sud dove il 77% della popola-
zione (dati Censis) è costretto a
convivere con le mafie. I pensieri
cupi allora aumentano, si ritorna
alle immagini del funerale e rie-
cheggiano le parole di monsi-
gnor Favale, vescovo di Vallo del-
la Lucania: “Non lasciatevi pren-
dere dalla prospettiva degli affari
d’oro. Tenetevi stretti i sacrifici
fatti dai vostri antenati. Siate voi i

A gente, i gonfaloni dei Co-

muni arrivati da tutta Ita-
lia, le facce delle “note
personalità politiche”, insom-
ma ad essere nel mezzo di que-
sto grande atto di dolore pubbli-
tano le migliaia di giovani venu-
ti qui da tanta parte d’Italia, ma
per i messaggi che la morte del
sindaco-pescatore lancia ad un
Paese distratto e ormai indiffe-
rente alle sorti del Sud. Anche la
scoglio l’hanno appesa sulla tor-
re che difende il porto, di fronte
la collina, alle spalle il mare. Le
due uniche ricchezze del Cilen-
to, una volta terra di contadini
disgraziati costretti a varcare gli
e uccideva ancora. E a Soverato,
in Calabria, si ricordava il decimo
anniversario della tragedia del
camping costruito in una fiumara
e costata la vita a decine di per-
sone. Due drammi che parlano
ha pagato. O forse aveva intuito
che la droga dalle sue parti arri-
vava e come, e che non era solo
destinata ai vacanzieri estivi.
Qualunque sia la pista, è camor-
veri padroni del Cilento e proteg-
gete i vostri figli come sentinelle
del territorio”. Ecco, se parole co-
me queste non diventano politi-
ca, i funerali di Vassallo rischiano
ra, per il metodo, per gli obiettivi, di essere i funerali del Sud.

CROTONE Legami Sant’Agata, vietato parlare di mafia

tra politica e cosche Chi si oppone finisce in tribunale
nche se può sembrare un po’ tardiva, è stata di Giuseppe Lo Bianco
“A fatta una valutazione attenta”, ha spiegato il
questore di Crotone, Giuseppe Gammino. Il com-
Sant’Agata di Militello (Messina)
mento è legato ai nove arresti, effettuati ieri in car-
cere, per un’indagine di mafia chiusa già due anni
fa. Era il 23 dicembre 2008, quando i pm della dda di
Icitolgato
capo ufficio tecnico è inda-
per mafia, ma non è le-
dubitare della correttezza
Catanzaro Pierpaolo Bruni e Sandro Dolce, chiede- del suo operato: chi lo fa, viene
vano l’arresto di ben 37 persone. Contestualmente, denunciato dal Comune alla ma-
ne richiedevano il rinvio a giudizio e, tra queste, gistratura perché “la trasparen-
c’era un consigliere del Pd, Giuseppe Mercurio. La za e la legittimità dei provvedi-
richiesta d’arresto cautelare, però, non fu mai ese- menti non può essere messa in
guita. Né allora, né ieri, perché nel frattempo il gip dubbio”. E poi lottizzazioni ille-
ha avviato l’udienza preliminare e Mercurio è stato gali sullo sfondo del grande af-
rinviato a giudizio per concorso in associazione ma- fare (50 milioni di euro) del ri-
fiosa. Nessun arresto, per l’ex consigliere, che nel sanamento del porto, compra-
frattempo si è dimesso. Eppure il caso Mercurio è vendita di voti e ricatti occupa-
davvero imbarazzante. Ecco cosa si legge negli atti zionali documentati da conver-
su di lui: “Alle elezioni amministrative del comune sazioni registrate su cd: la Dire-
di Crotone del maggio 2006, ha raccolto 450 pre- zione distrettuale Antimafia di
ferenze, risultando primo degli eletti del partito dei Messina accende i riflettori su
Ds, nonché terzo assoluto nell’intera città. Il risul- Sant’Agata di Militello, cittadina
tato è stato conseguito grazie all’attivo sostegno della fascia tirrenica, feudo del-
prestato da Russelli Francesco, che ha mobilitato la famiglia di Salvatore Mancu-
numerosi pregiudicati appartenenti al sodalizio so.
mafioso dei Papaniaciari”. A capo della cosca, c’è Proprio il vicepresidente di Ali-
uno dei destinatari degli arresti di ieri, che però era talia, uno dei finanzieri più attivi
già in carcere per altri reati, Pantaleone Russelli, 37 in Italia in questo periodo di cri-
anni, ritenuto il reggente della cosca. (a. mass.) si nera, ammesso ormai da anni
nel salotto della finanza italiana:
candidato a guidare Banca Inte-
sa Sicilia e protagonista del gos-
sip nazionale, per le relazioni
(vere o presunte) con Valeria
Marini (sua) e con Simona Ven-
tura (del figlio Alberto).
I MAGISTRATI Antimafia del-
la città dello Stretto indagano da
mesi (e hanno delegato alla po-
lizianumerosi interrogatori di te-
stimoni) sui presunti “affari” che
ruotano attorno all’amministra-
zione comunale guidata dal fra-
tello di Mancuso, Bruno: a capo
di una coalizione di centro de-
stra, oggetto di una montagna di
esposti alle procure, alla com-
missione Antimafia e alla Corte
dei conti, dell’associazione “Pro-
getto S. Agata” e dei componenti
dell’opposizione, che qui è co-
stituita dall’asse Pd-Udc. Un me-
stiere difficile, quello dell’oppo-
sizione, visto che quando i con-
siglieri hanno sollecitato il sinda-
co a rivedere “in autotutela” al-
cuni dei provvedimenti adottati,
la giunta ha serrato le fila denun-
ciando l’opposizione alla magi-
stratura perché “la trasparenza e
la legittimità dei provvedimenti
amministrativi, ed in particolare
quelli di natura edilizia, non pos-
sono essere messe in dubbio”.
Neanche se, come nel caso di
Sant’Agata, il capo dell’ufficio
tecnico Giuseppe Contiguglia, è
indagato per mafia: di lui il Ros di
Messina sottolinea “la sensibilità
verso le esigenze dei gruppi ma-
fiosi operanti nel territorio”.
Una sensibilità propria anche
del terzo fratello Mancuso, Giu-
seppe, noto avvocato penalista,
per il quale la procura aveva
chiesto l’arresto, dopo la scoper-
ta, grazie alle rivelazioni di un
pentito, che i due gruppi mafiosi
più importanti, i Galati Giordano
e i Bontempo Scavo (quelli, per
intenderci, che terrorizzarono i
commercianti di Capo D’Orlan-
do costringendo Tano Grasso a
costituire la prima associazione
antiracket della Sicilia), avevano
raggiunto un accordo di pace
proprio nel suo studio legale.
“L’avvocato Pippo Mancuso –
disse il pentito Salvatore Marotta
– intervenne alla riunione con il
Salvatore Mancuso (FOTO LAPRESSE)
ruolo di consulente tra le due
parti”. Per il fratello del manager
Alitalia, a conclusione delle inda-
gini, è stata chiesta l’archiviazio-
ne, non ancora accolta.
IN UN CD recapitato ai magi-
strati, infine, è svelato il segreto
della conquista del potere dei
Mancuso a Sant’Agata: una deci-
na di conversazioni registrate tra
imprenditori, consiglieri comu-
nali e capi-corrente (e in un caso
c’è anche la voce del sindaco)
documentano la compravendita
di voti e candidature. Da 20 a 50
euro a voto, 500 euro per con-
vincere i cittadini a candidarsi in
una lista piuttosto che in un’al-
tra.
Sabato 11 settembre 2010 pagina 7

“A
ITALIE

trani ha una conformazione per cercare Francesca Mansi, la 25enne di

Atrani, si scava ancora particolare, sembra un collo
di bottiglia. A monte si è
verificato un rigonfiamento del torrente Dragoni
per trovare la ragazza che a valle non è stato contenuto dal corso e ha
invaso in paese”. Lo spiega l’Autorità di Bacino
dopo la ricognizione sul territorio devastato
travolta dalla frana dall’esondazione. Ieri in serata si scavava ancora
Minori scomparsa da oltre ventiquattr’ore.
L’assessore regionale alla Protezione civile
Edoardo Cosenza ha detto: “Quello della
costiera amalfitana è un territorio ad alto rischio
idrogeologico, già classificato come zona rossa. Il
disastro è dovuto anche alle caratteristiche
geomorfologiche ben note”.

EURO PREVISTI PER L’AQUILA: ZERO

“QUI I SOLDI DELL’8 PER MILLE”
Proposta di Sabina Guzzanti nella notte di Draquila
Sabina Guzzanti con il sindaco Massimo Cialente (FOTO ANSA)
di Feruccio Sansa
inviato a L’Aquila
re miliardi e mezzo di euro.
paesi vicini dove si sono trasfe-
rite dopo il terremoto. Alla fine
saranno più di mille. Per una se-
ra L’Aquila sembra vivere di
sempre la stessa: “La nostra città
ha un futuro?”. Il pubblico punta
gli occhi verso Sabina Guzzanti e i
suoi ospiti: Gianfranco Cerasoli,
responsabile Uil Beni culturali;
Gianni Lolli, deputato del Pd; Ste-
fania Pezzopane, ex presidente
della Provincia; Giusi Pitari, espo-
nente dei comitati degli abitanti;
Angelo Venti, giornalista, e Anto-
nello Ciccozzi, docente di Antro-
pologia culturale all’Università
degli studi dell’Aquila. Nessuno
ha una risposta al timore che ani-
ma la folla. Ma
ognuno porta un
tassello per capire
che cos’è il presen-
Per la ricostruzione
te, prima di affron-
tare il futuro.
del centro servirebbero
“L’Aquila è una del-
le venti città d’arte 3 milioni e mezzo
d’Italia”, racconta
Cerasoli, e lo Meno di quelli
sguardo di tutti va
alla facciata di Col- per il Ponte sullo Stretto
lemaggio. Aggiun-
ge: “Secondo le sti-
me per ricostruire
il centro storico servirebbero tre
miliardi e mezzo”. Mormorio tra
la folla. Già, perché, riferisce Ce-
rasoli, “nell’intero bilancio dello
di finire alla criminalità organizza-
ta, più che agli aquilani. Impossi-
bile non denunciare gli sprechi,
come le indennità milionarie dei
commissari straordinari: “Invece
di nominare un commissario, ma-
gari inutile, si potrebbe recupera-
re un intero palazzo”.
I cittadini chiedono una soluzio-
ne, un’indicazione concreta.
Stefania Pezzopane ci prova: “Il
governo ha orrore della parola
tasse. Ma per salvare L’Aquila bi-
sogna chiedere l’aiuto di tutti gli
DIPLOMATICI PER CASO
ZAIA CONTRO L’IRAN
italiani. In passato quando una
città, una regione hanno dovuto
affrontare grandi tragedie, tutto
il Paese li ha aiutati. Adesso non
bisogna abbandonare l’Abruz-
zo”. Come, allora? “Il mezzo usa-
to finora è stato quello di una tas-
sa di scopo, destinata cioè
espressamente alla ricostruzio-
ne della nostra terra”.
NON È la sola ipotesi. Sabina
Guzzanti, insieme con Pezzopa-
ne e Cerasoli, propone un’altra
strada: “Si potrebbe anche ricor-
rere all’8 per mille”, quella fetta
(oltre un miliardo di euro) del
gettito Irpef che ogni anno viene
divisa tra lo Stato e le diverse
chiese. Si parla stringendo il mi-
crofono e sperando che le parole
in qualche modo arrivino fino a
Roma. Mille persone incollate al-
lo schermo e al palco per più di
tre ore. Per parlare e per sentirsi,
almeno una sera, di nuovo città.
Poi L’Aquila ritorna deserta.
Sabato senza
posta e giornali
L’Osservatore
cita “il Fatto”
N on capita tutti i
giorni di essere citati
dall’Osservatore Romano.
Ma “il Fatto Quotidiano” è
riuscito a sfatare anche
questo tabù. Il periodico
ufficiale della Città del
Vaticano, infatti, segnala a
pagina 2 del numero in
edicola oggi, 10
settembre, il servizio a
firma di Daniele Martini
sulla decisione delle Poste
di non distribuire più di
sabato la posta e neppure
i giornali in
abbonamento.
L’Osservatore definisce
“epocale” la disposizione
dell’azienda soprattutto se
si pensa che la continuità
del servizio postale in
Italia non era stata messa
in discussione neanche
nei periodi bellici. Oggi,
invece, vengono
potenziate funzioni
aziendali più ricche, dal
Bancoposta alle
assicurazioni per il quale
peraltro l’azienda riceve
un sussidio statale che
negli anni cresce

T Meno di quanto costerà il

Ponte sullo Stretto sponso-
rizzato dal centrodestra.
Meno di un terzo della spesa pre-
vista per la mega autostrada Me-
nuovo.

LA CITTÀ assiste insieme con

stre-Orte-Civitavecchia (voluta
da tutti, dal Pd al Pdl). È quanto
servirebbe per evitare la morte di
una città: L’Aquila.
Davanti alla basilica di Colle-
maggio – con la sua facciata tre-
centesca che fino al 6 aprile
2009 guardava un grande prato
e una città piena di vita e di stu-
denti – oggi intorno è buio: mi-
gliaia di case ridotte a ombre,
coperte dalla vegetazione. Ep-
pure, in una serata d’inizio set-
tembre, ecco arrivare centinaia
di persone, uscite dalle abitazio-
ni prefabbricate, arrivate dai
Mille candeline, mille persone
per il nostro primo compleanno
di Carlo Tecce
Pietrasanta (Lucca)
accendono le candeli-
S’ ne, tante e diverse, più
di mille per il primo com-
pleanno del Fatto. Mille co-
me le persone che s’alzano
in piedi, di scatto, appena
Salvatore Borsellino agita
l’Agenda rossa. E cala il si-
lenzio, persino le zanzare
L’affetto dei lettori
per i giornalisti:
è cominciata
la tre-giorni
a Pietrasanta
Sabina Guzzanti alla proiezione
del suo film Draquila, dedicato al
terremoto. Un’ora e mezza di pel-
licola, e poi il dibattito che non
finisce mai: due ore, nonostante il
freddo, perché qui tutti hanno vo-
glia di parlare, di scambiarsi idee,
timori. E, magari, anche un poco
di speranza. Certo, fa uno strano
effetto guardare se stessi, la pro-
pria storia in un film. Si osserva e
poi si discute. Non c’è spazio per
gli slogan, per la propaganda: se
alzi lo sguardo dal telone del ci-
nema all’aperto, ti ritrovi davanti
palazzi crollati, macerie. L’Aquila
è ancora in rovina. E in fondo la
domanda per tutti gli abitanti è
tacciono, nella pineta del
parco la Versiliana. Pietra-
santa festeggia il Fatto Quo-
tidiano e i bagnanti lasciano
il sole per una fresca om-
bra, lasciano il mare per ri-
dere con Luca Telese, Ste-
fano Disegni, i ragazzi di
Spinoza.it e il gruppone del-
la satira.
La prima fotografia di un
compleanno: Tommaso e
la sorella Letizia, un bam-
bino e una bambina, due
colori e una poesia sull’in-
formazione che Tommaso,
nient’affatto timoroso, re-
cita con espressione al
pubblico di un teatro
all’aperto che sembra la
Woodstock in miniatura.
La signora Letizia e suo
marito arrivano dalle
montagne di Pistoia, ma-
Stato ci sono appena 70 milioni di
euro per la conservazione del no-
stro patrimonio”. E per L’Aquila?
“Nel 2009 la Protezione civile
aveva previsto 50 milioni di euro,
ma ne sono arrivati 20”. Il peggio,
però, deve ancora arrivare: “Oggi
non c’è nemmeno un centesi-
mo”. Più d’uno anche tra il pub-
blico sussurra: “All’inizio veniva-
no tutti, oggi che siamo di fronte
al fallimento della ricostruzione
non si vede più nessuno”. Il mi-
nistro Sandro Bondi è “assente”,
“latitante”, dicono qui. Si parla
delle imprese coinvolte nella ri-
costruzione. Certo, c’è la Cricca,
ma ci sono anche costruttori in
odore di mafia, come ricorda An-
gelo Venti. I pochi finanziamenti
che arrivano a L’Aquila rischiano
sticano l’accento bolo-
gnese mischiato al tosca-
no, tradiscono la fretta:
“Inizia tra due ore? Bene.
Siamo qui per fare una
passeggiata e respirare la
vostra aria”.
Ogni passo un Fatto: il libro
degli ospiti, le magliette, il
quotidiano, le sigle e le fac-
ce. E i giornalisti. Marco Lil-
lo scherza con Telese: “Ho
un’inchiesta sulle tue pro-
prietà immobiliari”. E nel
teatro passano le immagini
di “Sotto scacco”, il docu-
mentario di Udo Gumpel e
Lillo, vent’anni di rapporti
tra mafia e politica, di do-
mande senza risposte. Vi-
deo e parole: Salvatore Bor-
sellino, Roberto Scarpina-
to, Marcello Ravveduto, Li-
rio Abbate de L’espresso,
“I l Paese e le istituzioni che avallano pratiche barbare
come la lapidazione non sono interlocutori degni di
noi, se verranno a bussare alla Regione Veneto nessuno li
costantemente (533
milioni di euro nel 2007,
670 nel 2008 e 739 l’anno
scorso). In sintesi, si tratta
di una sorta di
riceverà”. Parola di Luca Zaia, che ha inaugurato ieri la trasformazione genetica
Fiera orafa di Vicenza sfilando tra gli stand addobbati con di un altro pilastro del
ori e gioielli mozzafiato. Il governatore veneto sfiora con le servizio pubblico, come
mani una lettera riposta nel taschino della giacca, pronto a già accaduto con le
consegnarla. Poi valuta bene e ci ripensa, la lascia nel Ferrovie, dove all’ad
taschino e passa oltre lo stand iraniano. La lettera era Mauro Moretti è stato
consentito di
proprio per gli orafi iraniani che – assieme a palestinesi, concentrarsi solo sui treni
indiani, pachistani e thailandesi – espongono in questi redditizi: Frecciarossa,
giorni a Vicenza. Una lettera che avrebbe potuto scatenare Argento e super veloci.
l’incidente diplomatico per i toni particolarmente duri Questa sorta di
verso il regime di Ahmadinejad. Parole che il presidente mutilazione trova una
ripete al Fatto Quotidiano: “In Iran ci sono altri quattordici logica nella decisione di
detenuti a rischio di lapidazione, è scandaloso, non trasferire il 35 per cento
facciamo in modo che lapidino Sakineh e ce lo dicano a del capitale delle Poste
cosa avvenuta, manifestiamo la nostra indignazione adesso. dalla Cassa depositi e
Il regime iraniano vuole la spettacolarizzazione del dolore prestiti, al Tesoro guidato
da Giulio Tremonti. La
estremo, non glielo dobbiamo permettere”. Ma è Zaia o il
comunista Ferrero a parlare? Poi, tutto diventa chiaro.
Dopo qualche saluto negli stand, qualche foto con
manovra sarebbe
propedeutica alla
quotazione del
simpatizzanti e curiosi e le interviste di rito a giornalisti e tv
Zaia sferra l’attacco, stavolta in pieno stile leghista: “La mia
Bancoposta in Borsa. Il
progetto ha avuto
è una chiamata alle armi a tutti gli Imam che stanno in l’assenso dei sindacati,
Italia: devono firmare un proclama, un manifesto in cui si messi di fronte alla
dissociano e dissentono da queste pratiche barbare come prospettiva di 6.500
l’impiccagione e la lapidazione, e dal regime iraniano”. E licenziamenti. Con il
nuovo assetto, circa 3.300
poi? “Ancora una cosa: vorrei che i loro sermoni ai fedeli gli
Imam che stanno qui da noi li facessero in italiano”. Si ma
postini saranno spostati
dal recapito lettere al
dove? I musulmani è anni che chiedono una moschea in settore bancario e
Veneto per pregare, e Zaia qualche giorno fa aveva detto: assicurativo. Mentre per
“Le islamizzazioni se le vadano a fare a casa loro”. gli altri sono previsti
Erminia Della Frattina incentivi per il
pensionamento o per le
dimissioni. I dipendenti
riconvertiti avranno
Sandra Amurri e Antonio re che vantava le sue foto vantaggi di carriera e di
Massari discutono di mafia,
modificano toni e luce a
in manette: “Dopo tre gior-
ni mi hanno chiesto le di-
stipendio. Nessun
vantaggio per i cittadini,
ogni ricordo, la gente ap-
plaude, ascolta, freme. E ri-
missioni. Forse me le chie-
deranno – scherza Lombar-
soprattutto per gli anziani
che, come scrive
flette. Pensa che qualcosa di – persino per il com- L’Osservatore “non usano
può cambiare se qualcuno pleanno del Fatto. Ma io la posta elettronica e per i
vuole cambiare, anche se non pongo barriere, voglio quali la corrispondenza è
stesso. Pensa al sindaco di essere il sindaco del con- ancora una realtà molto
Pietrasanta, Domenico fronto, non della censu- importante”.
Lombardi, e al predecesso- ra”. (Francesco Carbone)
pagina 8
IL ROGO E LA VANITÀ
Il reverendo Jones: Non brucio il Corano ora, ma lancia
un nuovo ultimatum. Il presidente: lo fermi la preghiera
di Angela Vitaliano
New York
erry Jones, il pastore fonda-
T
mentalista della Florida, che
da giorni tiene, incredibil-
mente, il mondo con il fiato
sospeso per l’annunciata (e ritira-
I MEDIA e l’effetto
boomerang
desso che l’incendio mediatico arde gli stessi gior-
Aacceso
nali s’interrogano se e quanto il loro circo abbia
le polveri e contribuito a infiammare la po-
lemica. Il New York Times si chiede se l’attenzione spa-
smodica attorno al reverendo Jones non abbia ali-
mentato le rivendicazioni dell’oltranzista cattolico e
ne abbia fatto un personaggio assai più influente del-
le sue reali possibilità di comunicazione. L’America è
maestra in questo gioco, che però spesso sfugge di
mano ai “creatori” stessi di notizie, come ricorda an-
che il popolare blog di Arianna Huffington: “È come
assistere a eventi di un universo parallelo che non ha
nulla a che vedere con ciò che sta realmente acca-
dendo. Sembra la vicenda del piccolo Falcon Heene
(i genitori dissero che era in un pallone aerostatico e
il paese si mobilitò per seguirne gli sviluppi, per poi
scoprire che era sempre rimasto a casa, ndr).
ta e riannunciata, fino all’ultima-
tum di ieri sera) minaccia di bru-
ciare il Corano nel giorno in cui
gli stati Uniti si raccolgono, in si-
lenzio, per commemorare i morti
dell’11 settembre, evidentemen-
te non sa più come uscire “inden-
ne” dal ginepraio in cui lui stesso
s’è cacciato.
I suoi continui tentennamenti, a
partire da giovedì, quando, dopo
le parole del presidente Obama
che quasi lo implorava di tornare
sui suoi passi, e la telefonata, bre-
ve e secca del segretario della Ca-
sa Bianca Robert Gibbs che gli
rinnovava le preoccupazioni per
il pericolo in cui si sarebbero tro-
vati i soldati Usa, sono il segno di
un’incertezza di condotta che
tradisce sempre più il suo deside-
rio di attenzione e popolarità. Jo-
nes, ancora venerdi, ha giocato,
ai microfoni della Cnn come di al-
tre tv, la carta del “dire e non di-
re”, del ritrarre ma poi ripropor-
re, del ripensarci e poi ripensarci
ancora. “Sospendere” un’azione
è altro dal cancellarla e questo,
purtroppo, è il verbo sul quale
l’ex manager di albergo sta dispe-
ratamente attaccandosi per man-
tenere l’attenzione ancora viva
sull’insania della sua minaccia.
Come appunto l’ultimatum di
due ore lanciato ieri sera all’imam
della moschea di Ground Zero di
spostare il luogo di culto dal “ter-
reno sacro” agli americani.
La conoscenza più approfondita
del pastore, capo di una congre-
gazione di poco più di trenta ani-
me, rivela la difficile situazione
L’11 SETTEMBRE
Crociate A sinistra, il reverendo Terry Jones che ha annunciato di voler
bruciare copie del Corano. Sopra, il cantiere di Ground Zero. A destra, una
manifestazione in Pakistan, ieri, nella quale gruppi di avvocati hanno bruciato
bandiere americane. Nell’altra pagina, le Torri gemelle colpite dagli aerei dirottati
dai terroristi la mattina dell’11 settembre 2001 e Obama parla ai militari (FOTO ANSA)
economica in cui versa la sua
chiesa e, spiega, dunque, quella
patetica necessità di recuperare
denaro attraverso la vendita di
tazze e magliette con stampate
frasi di odio verso l’Islam.
Odio che, come confessato dallo
stesso Jones in una delle innume-
revoli, deriva non da una profon-
da e seria conoscenza del Cora-
no e della cultura islamica ma da
sporadiche fruizioni di video di
You Tube. Il reverendo pistolero,
dunque, che da due giorni con-
diziona la sua decisione finale al-
lo spostamento dell’ormai famo-
so centro Park 51 di Manhattan e
all’incontro con Abdul Rauf (in-
contro prima confermato dal fi-
La Casa Bianca
nel giorno
dell’anniversario
dell’11
settembre: in
guerra contro al
Qaeda non l’Islam
glio di Jones, Luke, ma pronta-
mente negato dall’imam), cerca
chiaramente appigli per mante-
nere quell’attenzione che le di-
chiarazioni di preoccupazione e
condanna arrivate dal generale
Patraeus, dal segretario di Stato
Clinton, da tutti i leader religiosi
e dal Vaticano, gli avevano prov-
videnzialmente procurato. È
chiaro, poi, che, data la circo-
stanza dell’11 settembre e l’on-
data di polemiche che da setti-
mane accompagnano la realizza-
zione del centro Park 51, abil-
mente strumentalizzate dai lea-
der del Tea Party, Sarah Palin in
testa, l’eco dato dai media al mi-
nacciato falò fosse quasi inevita-
bile. Cosi’ come la frustrazione
chiaramente espressa dal presi-
dente Obama nelle dichiarazioni
di giovedì, in cui non nasconde-
va la difficoltà ad accettare che
un pastore, leader di una trenti-
na di persone, potesse, a suo mo-
do, mettere all’angolo il presi-
dente della prima potenza del
mondo.
D’altro canto il Primo Emenda-
mento parla chiaro e un presi-
dente non può far altro che ri-
spettare la Costituzione.
Certo può ribadire, come fatto
ieri nel corso di un intervento
proprio a proposito dell’11 set-
tembre, che gli Stati Uniti non so-
no in guerra con l’Islam ma con
Al Qaeda e che “siamo una na-
zione unita, composta da perso-
ne che danno a Dio nomi diversi.
Ma nessuno riuscirà a farci del
male con divisioni basate su dif-
ferenze religiose o etniche”. E,
sempre insistendo sul senso re-
ligioso della nazione, il primo
cittadino d’America ha fatto un
appello diretto al reverendo, au-
spicando che “'La mia speranza è
che quest’individuo ci preghi so-
pra e torni sui suoi passi”.
“Papà è impazzito,
ha bisogno di aiuto”
A RIASSUMERE in modo più
privato e intimo la situazione
creata dalla campagna anti-Islam
di Terry Jones è stata ieri la figlia
del reverendo Emma che da due
anni non parla con il padre: “Mio
padre ha bisogno di aiuto... penso
che sia impazzito, quando parla
delle sue ragioni mi sembr un al-
tro, e io condanno ciò che dice”,
ha spiegato al settimanale tede-
sco Der Spiegel. Gli ha mandato an-
che una mail per dirgli: “Papà,
non lo fare”.
di Roberto Faenza *
New York
sfogliare le pagine dei quo-
A tidiani americani il ricordo
della tragedia dell’11 set-
tembre sembra più un fatto
formale che un dramma ancora
presente. Mentre lo scorso anno
la commemorazione riempiva le
prime pagine, quest’anno si tro-
va circondata da un crescendo di
notizie sulle difficoltà che sta in-
contrando l’amministrazione
Obama. Nello staff del presiden-
te regna l’inquietudine e un non
più celato nervosismo. È sotto
gli occhi di tutti lo spettro che si
aggira nei dintorni della Casa
Bianca. Si chiama midterm elec-
tion”. Si tratta delle imminenti
elezioni per rinnovare la Camera
e il Senato. I sondaggi danno i de-
mocratici in netto svantaggio a
favore dei repubblicani e gli stes-
si candidati del partito democra-
tico guardano al loro presidente
come alla principale causa di
una loro eventuale sconfitta.
Effetto gratificazione
momentanea
“Instant gratification”. Questo ter-
mine, mi dice un giovane ricerca-
tore della Columbia University,
serve a capire lo stato d’animo
dell’elettore americano. È un elet-
tore che non è abituato ad atten-
dere. Fa parte dello spirito ameri-
cano: pragmatico, chiede fatti, li
vuole subito. Obama, così la pen-
sano i suoi stessi elettori, non ha
saputo ripagare la loro fiducia. Vo-
levano essere gratificati con un
successo immediato. Sono passati
due anni dalla sua elezione, dico-
no, ma non si vedono i risultati. La
troupe con cui sto girando il mio
nuovo film è composta da un cen-
tinaio di persone, per lo più attor-
no ai trent’anni. Non ne conosco
uno che non abbia votato per Oba-
ma, ma si dichiarano tutti insoddi-
sfatti. Non dell’uomo, non del suo
carisma, ma per il fatto che secon-
do loro appare ondivago e incapa-
ce di raggiungere i risultati pro-
messi. Basta leggere il New York Ti-
ROMA il Ramadan
e l’oasi della moschea
el cuore del ciclone l’aria è calma, tutto attorno le mi-
Ntraffico
sure di sicurezza arginano e moltiplicano il caos del
romano. Così ieri la moschea di Roma (la più gran-
de d’Europa) era un’oasi di tranquillità e preghiera nel
giorno di festa di fine digiuno del Ramadan. Tra le ban-
carelle all’esterno cibi, libri (copie del Corano e storie
dell’Islam) e anche due teste di manichini femminili (con
gli occhi celati da scotch per imballaggio nel tentativo di
rispettare la proibizione di raffigurare la figura umana) che
pubblicizzano veli colorati. Venditori in tuniche e altri in
Ray Ban e magliette attillate. Alcuni ragazzi convertiti,
sempre in tunica e, accanto, giovani in giacca e cravatta
venuti a mangiare kebab, cous-cous e datteri.
Obama, l’America profonda
e la nuova campagna d’odio
LA CRISI ECONOMICA SOFFIA SULLA RABBIA
mes di queste ore, un giornale che
pure ha sempre tifato per lui. Negli
ultimi tempi non perde occasione
per fargli le pulci. In prima pagina
l’autorevole Matt Bai scrive che
Obama “rischia di confondere gli
elettori e non è la prima volta”. Il
giornale sostiene che il presidente
non è stato sinora in grado di fron-
teggiare la gravità della crisi eco-
nomica e non dà segni di saperla
superare. La critica più presente in
tutta la stampa che ha sostenuto
Obama è di aver speso troppe
energie nel progetto di riforma del
welfare, incompresa dal suo stes-
so partito e da gran parte dell’elet-
torato, in un momento in cui ben
altre sono le esigenze prioritarie.
Chiedere agli americani di spen-
dere anche un solo dollaro in più
per la salute pubblica, quando di
dollari ne hanno sempre di meno,
è ritenuto dai commentatori erro-
re imperdonabile. Al cittadino che
non risiede nell’illuminata New
York o nella consumistica Los An-
geles ma vive nell’America di mez-
zo, rurale o postindustriale, non
LA MOSCHEA DI NEW YORK
Nella bottega dello scandalo di Ground Zero
di Alessandra Cardinale
New York
amal arriva al numero 51 di Park
K200Place, nel Lower East Side, a circa
metri da Ground Zero. Tira
fuori dalla tasca dei pantaloni un
(S.Ci.)
Il primo emendamento della Costituzione Usa garantisce assoluta libertà di parola e di stampa, e sancisce la terziarità della legge rispetto al culto. Negli Usa nessuna
autorità può privilegiare od ostacolare un culto né vietare manifestazioni pubbliche. Una sentenza della Corte Suprema del 1989 dichiarò incostituzionale il divieto attivo in
molti Stati di bruciare o compiere atti di vilipendio verso la bandiera. La Corte ribaltò la condanna di Gregory Lee Johnson che aveva incendiato una bandiera a stelle e strisce
per protesta contro Reagan. Il Congresso ha più volte tentato di far passare un emendamento: sempre approvato alla Camera, non è mai riuscito a prevalere al Senato.
interessa sapere che la soluzione
della crisi potrebbe richiedere an-
ni. Né sapere che Obama ha pro-
messo di ritirare i soldati da Iraq e
Afghanistan. Nè che il terrorismo
pare al momento dormiente. Né la
transizione dall’era industriale
all’era digitale di Steve Jobs. Tanto-
meno gli interessa il grande sogno
di un’America più giusta. “All’ame-
ricano medio - mi dice un polito-
logo di Yale - interessa contare
ogni giorno quanti soldi ha in ta-
sca. E di soldi al momento ne ha
sempre meno”. Primum vivere dein-
de filosophari, suggerivano già due-
mila anni fa i saggi.
Graham Bowley, altro noto com-
mentatore del New York Times de-
scrive in prima pagina lo stato
d’animo del risparmiatore ai tem-
pi di Obama. Va in banca per de-
positare i suoi risparmi e si sente
dire che il denaro rende zero. Anzi,
con le normali spese di conto cor-
rente alla fine dell’anno scopre
che non solo non è creditore, ma
deve soldi alla sua stessa banca.
Quando poi sei abbastanza bene-
mazzo di chiavi. Si china per aprire i
due lucchetti che tengono chiusa la
saracinesca un po’ malandata. Con
un colpo secco alza il sipario sull’ul-
tima grande polemica che nel nono
anniversario dell’11 settembre ha in-
vestito New York, i palazzi del potere
a Washington e, in sostanza, quasi
tutta l’America: la “moschea di
Ground Zero”, come viene chia-
mata dai media e da Terry Jones. Ma
non si tratta di una moschea, nel sen-
so tradizionale del termine: non c’è
nessuna cupola, né minareti. Ciò che
ha scatenato un furore nazionale è
uno stanzone al pian terreno di una
vecchia fabbrica di cappotti, la “Bur-
lington Coat Factory”, di proprietà di
Sharif El-Gamal, immobiliarista nato
a Brooklyn, che acquistò l’edificio do-
po l’11 settembre con l’idea di met-
tere in piedi un luogo di preghiera per
i musulmani che fosse più capiente
della moschea al-Farah su West
Broadway in grado di contenere 70
persone. Così è avvenuto. L’ex fab-
brica di cappotti è da circa un anno
un luogo di preghiera – spiega Ka-
mal, che ne è il custode. Aperto
dall’una del pomeriggio fino alle
L’11 SETTEMBRE
stante e lasci in banca 500.000 dol-
lari in un deposito certificato, por-
ti a casa sì e no 7.000 dollari l’anno,
una miseria. Di tutto ciò, l’eletto-
rato si è convinto sia responsabile
Obama. Non ricorda il baratro fi-
nanziario creato da 8 anni di am-
ministrazione Bush, che intrapre-
se anche le costosissime guerre in
Iraq e in Afghanistan. L’elettore
pensa solo, spiega un consulente
della Offit Capital Advisors, che
“se hai speso la tua vita a essere
prudente e a risparmiare per quan-
do andrai in pensione, adesso sco-
pri che i tuoi risparmi sono carta
straccia”. Obama, consapevole
del calo di consensi e pressato dal
suo stesso partito, si sta affrettan-
do a lanciare un nuovo piano di sal-
vataggio economico: 500 milioni
di dollari per strade, ferrovie e altri
progetti di iniziative pubbliche.
Apriti cielo: i repubblicani sono
partiti lancia in resta e stanno sca-
raventando sul presidente un’on-
data di ingiurie. Sostengono che in
un momento così grave bisogna
riempire i frigoriferi e gli armadi e
21.30 può contenere fino a 200 fe-
deli e chiunque può entrarvi. Le re-
gole sono le stesse che vigono in qual-
siasi moschea o luogo di culto isla-
mico. “Le donne devono indossare
un foulard sulla testa ed è necessario
togliersi le scarpe, insciallah”, ripe-
te Kamal a chi viene a vedere la neo
nata attrazione turistica. Mentre un
gruppo di fedeli, una ventina tra uo-
mini e donne, entra nella sala e si di-
spone in silenzio sulla moquette ver-
de, a destra gli uomini, a sinistra
nell’area riservata, le donne, fuori, su
Park Place, l’America secolare, fiera
custode del Primo Emendamento in
cui Stato e Chiesa non coincidono e il
suo opposto, l’America, democrazia
di Dio, si fronteggiano a colpi di slo-
gan e cartelli. “Islam is a fake re-
ligion, l’Islam è una religione falsa”
scandisce da un megafono Jeff Elliot,
barba e capelli bianchi, che incita gli
altri a mostrare i cartelli. “Queste
persone” spiega Jeff che dice di esser
venuto qui dal New Jersey per pro-
testare contro la costruzione del cen-
tro islamico “non hanno alcun rispet-
to per le vittime e le famiglie delle vit-
time dell’11 settembre. Che diavolo
non programmare nuove spese. A
nulla serve agli esperti di Obama
pubblicare oggi un rapporto che
documenta come la riforma del
welfare per 32 milioni di persone,
oggi senza assicurazione, sia a co-
sto zero per lo Stato. Nessuno ci
crede. In questo clima di insoddi-
sfazione e scetticismo si inserisco-
no gli oppositori del presidente,
pronti a combattere la battaglia
per riconquistare Camera e Sena-
to. Anche Clinton nel secondo
mandato i trovò a governare senza
maggioranza, ma i rapporti con
l’elettorato erano eccellenti.
Il nemico in casa
e il rischio attentati
Quello che più spaventa in una
crescente campagna di odio con-
tro il presidente è che da più parti
viene vissuto come un nemico
dell’America, uno straniero nato in
Africa, uno che molti continuano a
pensare sia di stretta fede musul-
mana, in parole povere un parente
di religione è questa che permette un
tale scempio?”. “ È la religione dei
terroristi!” La risposta arriva da una
signora che alle spalle di Jeff agita un
cartello dai toni minacciosi ma che,
nonostante la scompostezza delle
parole, aiuta a far comprendere la
sacralità di Ground Zero e dei suoi
dintorni, “Se voi costruite una mo-
schea a Ground Zero, noi costrui-
remo una sinagoga alla Mecca” .
A pochi metri da Jeff e i suoi, all’an-
golo con la strada che porta diretta-
mente al buco che 9 anni fa inghiottì
le Torri Gemelle, c’è l’altra America, a
dire il vero molto più numerosa, più
composta della prima, ma ugual-
mente irritata. Nel gruppo nessuno è
di fede musulmana, dicono. “I veri
americani non bruciano il Corano”
recita uno striscione. Il ragazzo che
lo tiene si chiama Matt Sky e si con-
sidera un “cittadino preoccupato per
la cattiva reputazione che gli Usa
stanno acquistando in seguito alle di-
chiarazioni del pastore della Flori-
da”. Nel frattempo i fedeli, alcuni in
giacca in cravatta escono dall’edifi-
cio, da giorni presidiato dalla polizia.
Quasi tutti hanno voglia di parlare.
Sabato 11 settembre 2010
stretto dei terroristi. Fa impressio-
ne vedere Obama a Cleveland con-
testato da una fila di uomini e don-
ne armati di striscioni con la sua im-
magine e sotto, a caratteri cubitali,
la scritta Marxism. Per non dire di
altri manifesti orribili, con la scritta
“Obama, go back to Africa”.
Prima di Obama il nemico degli
americani è stato di volta in volta
la Russia, il Vietnam, la Cina, Cu-
ba. Ora molti americani il nemico
lo vedono in patria, seduto alla Ca-
sa Bianca. Non era mai accaduto
che si giungesse a dubitare che il
presidente avesse i titoli anagrafi-
ci per essere eletto. Un docente
della Nyu mi ricorda che Kennedy
venne assassinato in un momento
in cui la temperatura di odio nei
suoi confronti era salita al massi-
mo. Chiedo se Obama rischi dav-
vero. Mi risponde che si stupisce
che non vi siano stati ancora at-
tentati. Le misure di sicurezza per
proteggere il presidente si stanno
facendo ossessive. Posso testimo-
niarlo di persona. Pochi giorni fa
Obama è venuto a cena a New
York sotto casa dove abito in Mac-
Dougal Street, nel Village. L’intera
città è stata invasa da agenti fede-
rali, poliziotti, agenti dell’Fbi a
ogni angolo delle strade. Invece
di essere soddisfatti di vedere pro-
tetto il proprio presidente, una
valanga di critiche si sono abbat-
tute sulla Casa Bianca. “Adesso ci
tocca anche pagare di più per la
sicurezza del presidente”, hanno
scritto i media a lui avversi. E han-
no aggiunto: “se fosse un vero
americano non avremmo tutti
questi problemi”.
* regista
Sembrano tranquilli, qualcuno guar-
da le due anime dell’America accen-
nando un sorriso. “È una polemica
sul nulla”, dice Ezzat, 33 anni, nato
negli Usa da genitori egiziani che vie-
ne a pregare qui nella pausa pranzo
“l’idea di costruire un centro islamico
è nata dall’esigenza di avere più spa-
zio e di accogliere i fedeli che lavo-
rano in questo quartiere”. Ezzat,
americano al cento per cento rac-
conta delle tante domande che col-
leghi e amici gli rivolgono sull’Islam e
sulla “moschea di Ground Zero”.
“È normale, sono curiosi e vogliono
sapere la verità. D’altronde è dai
tempi di scuola, molto prima dell’11
settembre, che le persone mi chie-
dono cosa significhi essere musulma-
no”. Sul rogo del Corano, Ezzat si uni-
sce in una risata ad altri appena usci-
ti dalla preghiera. “Mah, è un uomo
che vuole attirare su di sé l’attenzio-
ne della stampa”. Poi dice: “Sai cosa
facciamo quando il Corano che ab-
biamo in casa è ormai inutilizzabile?
Non potendolo buttare via come im-
mondizia lo dobbiamo bruciare, ca-
pisci?”. Saluta e scappa in ufficio,
proprio qui a Ground Zero
pagina 10 Sabato 11 settembre 2010

DAL MONDO

N
LE TRE SPINE DI SARKOZY AFGHANISTAN
Appello di Karzai
al Mullah Omar

E TUTTI LO PARAGONANO A BERLUSCONI I l presidente

afghano, Hamid
Karzai, ha lanciato ieri
un appello al leader

Pensioni, scandali e Rom fanno vacillare il presidente dei talebani, il Mullah

Omar, perchè
deponga le armi e
partecipi a “un
processo di pace” per
stalgica di Jean-Marie Le Pen fa, nanza con il mondo degli affari, porre fine a questa
sotto la guida della figlia Martine, promozione del successo indivi- guerra fratricida.
le prove di una sorta di ‘tea party’ duale”. Sarà, ma Sarkozy oggi pa- Anche ieri a Herat un
europeo, populismo con una re in brache di tela e Berlusconi ordigno è esploso al
scorza di razzismo. Il tentativo non è proprio all’apice del suc- passaggio di una
del presidente di recuperare cesso. pattuglia italiana. Non
consensi sul fronte della sicurez- Le prossime settimane saranno c’è stato nessun ferito.
za, colpendo duro i rom, appare cruciali: per la tenuta del gover-
troppo scoperto all’opinione no, dove ci saranno novità; per la
pubblica francese ed è bocciato riforma delle pensioni – l’Assem-
da quella europea. El Pais, ieri blea nazionale ha detto sì ieri se-
scriveva: “Brutto affare essere gi- ra all’innalzamento da 60 a 62 an-
tani nell'Europa democratica. ni; e per l’inchiesta sull’ ‘affaire
Colpa delle politiche di Sarkozy Bettencourt’. Il voto sui rom del
Parlamento di
Strasburgo, inve-
Sempre più criticato ce, lascia il tempo
che trova: è uno
e impantanato nel caso schiaffo politico,
ma non ha valore STATI UNITI
cogente.
Bettencourt, sembra I sindacati, dopo Anche i gay
aver perso lo sciopero di mar- nell’esercito
tedì, riuscito, con-

di Giampiero Gramaglia
i direbbe che il ‘sarkozco-
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (FOTO ANSA) la capacità di reazione tinuano la mobili-
tazione e indicono
manifestazioni
U na vittoria per gli
omosessuali
americani. A
abituato a figure ieratiche ed dente, rivede al rialzo le stime di e Berlusconi”. per il 23 settembre. Sull’ ‘affaire Washington un giudice
eleganti, il generale De Gaulle, crescita del Pil nel 2010: 1,5%, ri- Bettencourt, si attendono svi- federale americano ha
Valéry Giscard d’Estaing, Fran- NON GIOVA alla credibilità di luppi, dopo la perquisizione nel- dichiarato

S
nismo’ non paghi, né in Ita-
lia, dove Mr B ha i suoi guai,
né in Francia, dove il presi-
dente Nicolas Sarkozy può solo
essere contento che manchino
quasi due anni pieni, oltre 21
mesi, alle prossime elezioni.
Scandali di corruzione e inchie-
ste su finanziamenti illeciti, mi-
nistri ‘saltati’ o che stanno per
‘saltare’, riforma delle pensioni
contestatissima nelle piazze e
pugno di ferro verso i rom con
rimpatrii ‘compensati’ bocciato
dall’Unione europea. L’immagi-
ne del presidente alto come Na-
poleone Bonaparte, in una Fran-
cia che nella V Repubblica ci ha
çois Mitterrand, lo stesso Jac-
ques Chirac, è al suo punto più
basso. L’Economist ne fa un Napo-
leone rimpicciolito: due gam-
bette che zampettano sotto una
feluca più grande di loro dietro
la slanciata e prorompente Car-
là, l’italiana appena divenuta
un’eroina mondiale dopo avere
subito insulti e minacce dell’in-
tegralismo islamico per l’inter-
vento a sostegno di Sakineh.
EPPURE, il panorama politico
ed economico francese non è so-
lo una vandea devastata. Il pre-
mier François Fillon, uno che pa-
re trasparente, rispetto al presi-
spetto all’1,4%, grazie a un se-
condo trimestre migliore del
previsto. Certo, non è un tasso
da Cina, ma è una buona perfor-
mance europea e mondiale (ot-
tima, se la si confronta con l’Ita-
lia, che l’Ocse giudica di fatto fer-
ma, ultima fra i Grandi).
Sondaggi recenti danno Sarkozy
sconfitto, se si votasse oggi, no-
nostante l’opposizione sociali-
sta non abbia un leader forte che
coaguli il consenso a sinistra: Se-
golène Royal ha già perso una
volta, Martine Aubry è brava ma
non ha carisma, Dominique
Straus-Kahn ha qualche schele-
tro nell’armadio degli Anni No-
vanta. E la destra xenofoba e no-
Sarkozy l’essere accostato, spes-
so, troppo spesso, proprio a Mr
B. Sul Nouvel Obs, Olivier Duha-
mel dice che da tempo Sarkozy
somiglia a Berlusconi per il mo-
do di governare ‘videocratico’. E
Le Monde, nel suo inserto Maga-
zine, dedica un ritratto al premier
italiano, in un servizio su “la de-
stra senza complessi” in Europa.
Raffaele Simoni, intellettuale ita-
liano, rileva che “questa nuova
destra rifiuta di tassare i più ric-
chi e flirta con il populismo e
con certe tesi dell’estrema de-
stra”. Sarkozy e Berlusconi “con-
dividono una stressa strategia,
onnipresenza nei media, vici-
la sede dell’Ump a Parigi. L’in- incostituzionale la
chiesta è su presunte tangenti, o legge che proibisce ai
finanziamenti illeciti, dell’erede gay di prestare servizio
L’Oreal, Liliale Bettencourt, a uo- nell’esercito se
mini politici, fra cui lo stesso Sar- dichiarano
kozy. apertamente la loro
L’Eliseo nel marasma? Eh no, ami- condizione sessuale.
ci miei: la produzione del film di Fino ad oggi vigeva la
Woody Allen Midnight in Paris regola del “non
smentisce, scrive ParisMatch, che chiedere non dire”.
Carla Bruni sia stata sostituita
nella pellicola da Lea Seydoux. È GIAPPONE
dunque falsa l’indiscrezione del
Daily Mail, secondo cui la Bruni Che fine hanno
sarebbe stata ‘tagliata’ da Allen: fatto i centenari?
nessuna umiliazione, dunque,
per la Première Dame. Non al ci-
nema, almeno. O ltre 234.000
centenari
nipponici scomparsi
nel nulla. Sicuramente

Le verità scomode di Castro deceduti, di loro è stata

CON LE SUE USCITE CERCA DI DAR MAN FORTE AL FRATELLO NELLA RIFORMA DI CUBA
di Maurizio Chierici
a confessione di Castro a
Lè casuale:
un mensile americano non
impossibile espor-
tare il modello cubano nel
mondo ormai cambiato, e se
lo dice chi lo ha inventato fa
impressione. Anche perché
Fidel ammette che anche a
Cuba funziona male. Reali-
smo concreto. Fotografa
un’economia alle corde se è
vero che il mercato nero rac-
coglie il 47% di ogni operazio-
ne commerciale e le piccole
cose di chi fa la spesa.
COME mai all’improvviso
torna in scena e ricomincia a
parlare in pubblico e con i
giornali stranieri dopo quattro
anni di silenzio? Per corregge-
re la svolta di Raul impegnato
in una ristrutturazione che già,
ai primi annunci scatena ma-
lumori. Lo stato privatizza; ta-
glia un milione e mezzo di po-
sti lavoro. I conservatori del
vecchio partito fanno barrica-
Fidel sembra
sconfessare la politica
di decenni, ma vuole
così creare una sponda
con l’America di Obama
te. Traballano ma resistono. E
poi gli scioperi della fame che
avviliscono gli amici di Cuba
sparsi nel mondo e fanno felici
chi da 50 anni aspetta la resa.
Ecco che Fidel esce dal limbo
della convalescenza per far ca-
pire: sono ancora qui, Raul sta
sbagliando. È la tesi di chi pre-
dica uno scontro in famiglia.
Ma la verità è un’altra. Castro è
tornato fra la gente per aiutare
Raul a rifare il paese. Boccone
difficile da digerire nelle abitu-
dini di una società assistita e
con gli ortodossi che puntano
i piedi. La sua prima apparizio-
ne è sincronizzata alla decisio-
ne del governo di affidare alla
chiesa cattolica una mediazio-
ne impensabile fino a due anni
fa. Cardinale Ortega che garan-
tisce Spagna e Stati Uniti. E i
teorici della rivoluzione che fi-
ne hanno fatto? Siamo sempre
qui, risponde il Lìder maxismo.
La ricomparsa in divisa verde
olivo attira la curiosità e annac-
qua l’attenzione per i guai che
raccontano i giornali di fuori
perché dentro il si-
lenzio non cambia.
L’operazione depi-
staggio continua:
chiama a raccolta
pacifisti e gnomi
dell’economia sul
disastro della guer-
ra nucleare che
Israele ed Iran sta-
rebbero preparan-
do. Per mantener
viva l’attenzione nei paesi non
teneri ammette l’errore-orro-
re della persecuzione ai gay. E
rimprovera Teheran: come si
fa lapidare un’adultera?
LA CONSTATAZIONE
che il sistema non funziona re-
sta la prima autocritica pro-
fonda al modello sacrale che si
è tentato di esportare. Strap-
po doloroso e ancora una vol-
ta non casuale. Dimostra che
la dottrina dei piccoli paesi
non sopravvive se non nell’or-
bita di uno sponsor dalle spal-
le grosse. Mosca per l’Avana,
Stati Uniti per Israele. Provano
a contenere i mondi attorno
per conto terzi il che garanti-
sce la sopravvivenza senza
problemi di bilanci e spese mi-
litari. Il paese assistito non tra-
balla mai. Ma da vent’anni la
Russia è lontana mentre gli
Stati Uniti sono sempre l’om-
brello di Israele. L’Avana non
ce la fa, Israele non si preoc-
cupa.
Ma il messaggio trasversale di
Castro è rivolto alla Washin-
gton di Obama. Con la calma
dei piccoli passi proviamo a
cambiare in attesa che l’ostra-
cismo (errore di 50 anni fa) fi-
nalmente cada per permettere
all’Avana di diventare una ca-
pitale come le altre. Fidel e
Raul hanno già attraversato
questa anticamera nel 1979,
protocollo di aperture e disge-
lo già approvati: da firmare do-
po la riconferma alla Casa
Bianca del presidente Carter.
Invece ha vinto Reagan. Ades-
so i fratelli Castro si preparano
a navigare fino al novembre
2012, riconferma di Obama
all’ultimo mandato, quindi li-
bero di prendere decisioni
che gli umori elettorali proi-
buiscono. E da Cuba mandano
dire: stiamo cambiando.
Mal di volare
Sull’aereo come al rodeo: italiano
trasforma il sedile in sella
SE IN FUTURO vi capiterà di viaggiare in
aereo più scomodi di quanto non
viaggiate ora, potrete ringraziare un
italiano, Gaetano Perugini, che progetta
di trasformare i passeggeri dei voli low
cost in cowboys da rodeo, con sedili a
forma di selle. Lo rivela, o meglio lo
ricorda, perché la stampa specializzata
ne ha già parlato, USAToday, giornale
d’aereo per eccellenza: SkyRider, come
si chiama il nuovo sedile, sarà
presentato la prossima settimana a una
fiera a Long Beach. Viaggiare come stare
in sella sarà, o sarebbe, comunque
meglio che viaggiare in piedi, come
hanno già ipotizzato alcune compagnie
aeree low cost (per i viaggi brevi, bontà
loro). I 57,5 cm di spazio che SkyRider
consente tra due sedili hanno già
persa ogni traccia ma
risultano invece
ancora in vita nei
registri della pubblica
amministrazione.
77.118 avrebbero oggi
almeno 120 anni,
mentre 884 avrebbero
raggiunto un’età di 150
anni e oltre. L’allarme
era scoppiato alla fine
di luglio, dopo la
scoperta in un
appartamento di Tokyo
del cadavere
Fidel Castro (FOTO ANSA) mummificato.
attirato l’interesse di numerose
compagnie, anche se nessuna ha finora
concluso l’acquisto con l’azienda
produttrice, la Aviointeriors di Latina,
specializzata in sedili aerei. Il direttore
generale, Dominique Menoud, pensa
che SkyRider possa generare una classe
a sé di posti ed essere utilizzata per voli
fino a tre ore: “I cowboys – nota -
cavalcano otto ore” e più. Già, ma loro li
pagano, a montare in sella, mentre qui si
tratta di pagare per trovarcisi su.
Perugini spiega: “Non è come stare in
piedi: è un sedile, ma un sedile speciale”,
che deve ottenere il via libera delle
autorità aeronautiche europee ed
americane: un burocrate, forse, ci
aiuterà, negando un timbro.
G. G.
Sabato 11 settembre 2010
x
n Per la Corte dei Conti
a causa delle tangenti
i cittadini versano una
tassa occulta di 50-60
miliardi l’anno
nIn Senato è fermo
da marzo un disegno
di legge inadatto contro
il malaffare
nIl Fatto presenta
un nuovo testo
più rigoroso
LA CORRUZIONE?
ECCO COME SCONFIGGERLA
di Marco Travaglio
I
L 1° MARZO SCORSO il Con-
siglio dei ministri annunciava so-
lennemente di avere approvato il
testo del disegno di legge gover-
nativo per una legge anticorruzio-
ne. Doveva essere la risposta della
maggioranza alle nuove Tangentopoli (l’ul-
tima, quella intorno alla Protezione civile)
esplose nei primi mesi dell’anno un po’ in
tutta Italia e ai dati agghiaccianti forniti dal-
la Banca Mondiale e poi dalla Corte dei Con-
ti, secondo cui le tangenti, con tutto l’in-
dotto, impongono ai cittadini italiani una
tassa occulta di 50-60 miliardi di euro all’an-
no. Cifra record in Europa, quasi il decuplo
del costo della corruzione stimato dal cen-
tro studi Luigi Einaudi nel 1992, l’anno di
Mani Pulite. Ma il testo, scritto dal ministro
Angelino Alfano e dunque molto deluden-
te, si è subito arenato in commissione al
Senato e lì riposa in pace, nonostante i pro-
positi di rilanciarlo più volte dichiarati dal
Pdl all’esplodere di ogni nuovo scandalo,
dal caso Scajola all’affaire P3. “Il Senato –
giurava Gaetano Quagliariello, vicepresi-
dente dei senatori del Pdl, al Corriere della
Sera il 20 maggio – licenzierà il provvedi-
mento verso metà giugno”. Ma non pre-
cisava di quale anno.
L’altro giorno, a Mirabello, Gianfranco Fini
ha domandato sarcastico al Cavaliere che
fine abbia fatto la legge anticorruzione. Si-
lenzio di tomba. Silenzio anche da Renato
Schifani, che pure presiede il Senato dove
langue il ddl. Del resto, sempre al Senato, è
stata insabbiata la legge di iniziativa popo-
lare presentata da Beppe Grillo con 350
mila firme di altrettanti cittadini per sta-
bilire l’ineleggibilità dei condannati.
Il Fatto Quotidiano ha deciso di proporre un
nuovo testo, molto più rigoroso e penetran-
te di quello governativo. E di interpellare i
rappresentanti dei partiti nel dibattito
“Convivere con la corruzione”, domenica
LA PROPOSTA
mattina alla Versiliana di Marina di Pietra-
santa, con Antonio Di Pietro (Idv), Claudio
Fava (Sinistra ecologia e libertà), Fabio Gra-
nata (Futuro e libertà) e Matteo Renzi (Pd).
Lì si discuterà e si vedrà chi ci sta: potrebbe
perfino emergere una maggioranza dispo-
sta ad approvarlo in tempi brevi, se – come
dichiarano – il Pd, l’Idv, l’Udc e i finiani
vogliono fare sul serio contro la corruzione,
sfidando su un terreno tanto cruciale e “po-
polare” la Lega e il Pdl. All’incontro dovreb-
be partecipare anche il procuratore aggiun-
to di Milano Francesco Greco, grande
esperto di reati finanziari e contro la Pub-
blica amministrazione.
Il testo che abbiamo elaborato con l’aiuto di
giuristi, magistrati e altri esperti non ha ri-
chiesto grandi sforzi di fantasia. È stato suf-
ficiente seguire alcune linee direttrici.
uPrevedere finalmente il recepimento
della Convenzione penale del Consiglio
d’Europa sulla corruzione, sottoscritta a
Strasburgo dagli Stati membri nel 1999 e
mai ratificata dall’Italia.
vIntrodurre nuove fattispecie di reato
per sanzionare i più moderni crimini dei
colletti bianchi nell’èra della globalizzazio-
ne (come l’autoriciclaggio, la corruzione
fra privati, il traffico di influenze illecite).
wRipristinare il falso in bilancio sciagu-
ratamente abolito, di fatto, dal secondo go-
verno Berlusconi nel 2001-2002.
xMettere mano al sistema della prescri-
zione (che in questo testo viene affrontata
solo in parte): l’ideale sarebbe arrestarne la
decorrenza al momento dell’esercizio
dell’azione penale, cioè della richiesta di
rinvio a giudizio da parte del Pm. O, grazie
alla legge ex Cirielli, la corruzione si pre-
scrive 7 anni e mezzo dopo che è stata com-
messa, e quella giudiziaria dopo 10 (prima
scattava dopo 15 anni).
y Cogliere il meglio dalla miriade di pro-
poste e disegni di legge giacenti in Parla-
mento e ivi insabbiati da varie legislature
(due del Pd, uno dell’Idv, uno quasi prei-
storico dei Verdi e persino uno dell’ex mi-
nistro della Giustizia Clemente Mastella, na-
to dal lavoro di una commissione istituita
nel 2006 dal governo Prodi 2, di cui face-
vano parte magistrati di Mani Pulite come
Piercamillo Davigo e lo stesso Greco).
z L’idea di partenza è quella avanzata per
la prima volta a Cernobbio nel settembre
del 1994, in piena Tangentopoli, dal pool
Mani Pulite e da un gruppo di giuristi e
docenti universitari (fra i quali l’attuale
presidente dell’Unione Camere penali,
Oreste Dominioni, all’epoca legale di Ber-
lusconi). La proposta Cernobbio era arti-
colata in tre punti. A) Legislazione pre-
miale per incentivare il “pentitismo” an-
che in questo tipo di reati, cioè per in-
coraggiare il corruttore o il corrotto che va
spontaneamente a confessare e a denun-
ciare i suoi complici, “prima che la notizia
di reato sia stata iscritta a suo nome e co-
munque entro tre mesi dalla commissione
del fatto”. Sempreché restituisca il maltol-
to fino all’ultima lira. E con la sanzione
automatica della decadenza e dell’interdi-
zione dai pubblici uffici. In pratica, si rom-
pe il vincolo di omertà fra corruttore e
corrotto e si innesca una corsa a chi arriva
prima a denunciare se stesso e l’altro per
guadagnarsi l’impunità. L’obiettivo era
quello di far emer-
gere gran parte del
sommerso di Tan-
gentopoli, evitando
Una legge elaborata con l’aiuto
ricatti e veleni. B) I
reati di corruzione
di giuristi, magistrati e alti esperti
e concussione di- ora messa a disposizione di tutte
ventano uno solo: è
vietato offrire e da- le forze politiche interessate
re soldi a un pubbli-
co funzionario, non
pagina 11
x
L’illustrazione di Marco
Scalia: l’Italia
che riacciuffa “furbetti”,
evasori
e bancarottieri
importa se costretti o spontaneamente, né
in cambio di quale favore lecito o illecito.
C) Linea dura con chi arriva fuori tempo
massimo, o non confessa tutto, o viene
colto con le mani nel sacco; custodia cau-
telare obbligatoria per corrotti e corrut-
tori, come per i mafiosi, con sostanziosi
aumenti delle pene. Sedici anni fa la pro-
posta suscitò reazioni entusiastiche da An
e dalla Lega. Ignazio La Russa stuzzicò i
forzisti perplessi: “Che il progetto Di Pie-
tro potesse essere sconosciuto a Forza Ita-
lia mi sembra poco credibile, anzi resto
convinto che i vertici ne fossero informati:
vi hanno collaborato alcuni avvocati vicini
a loro...” (per esempio Dominioni, allora
difensore di Berlusconi). Maroni e Tre-
monti incontrarono i Pm promotori e alla
fine il primo parlò di “iniziativa interes-
sante da discutere fra magistrati e gover-
no”.
Che cos’è cambiato da allora a oggi, a parte
il fatto che allora Tangentopoli ci costava
6-7 miliardi l’anno e oggi dieci volte tanto?
Ecco dunque la proposta di legge in 10 ar-
ticoli che Il Fatto mette a disposizione di
tutte le forze politiche interessate a pre-
venire e a combattere per davvero la cor-
ruzione. Per evitare di scendere in eccessivi
tecnicismi, non tutti gli articoli sono già
esplicitati in forma di articolato legislativo:
lo sono soltanto quelli che ci paiono irri-
nunciabili. Tutti e dieci, comunque, sono
aperti a integrazioni e suggerimenti. Purché
migliorativi e non peggiorativi.
pagina 12 Sabato 11 settembre 2010

x
LA PROPOSTA x

Ripristinare il falso

PER FERMARE
PROCESSO BERLUSCONI, FININVEST E ALL IBERIAN

in bilancio, 600 MILA DOLLARI PER MILLS

incoraggiare D avid Mills oggi sarebbe un falso testimone corrotto “nell'interesse di Silvio
Berlusconi” e condannato. Invece che “ prescritto” grazie a una delle leggi ad
personam, la ex Cirielli. È la norma del 2005 che ha accorciato i tempi di prescrizione.
il “pentitismo”, La corruzione in atti giudiziari, l'accusa per Mills e per il premier, non si persegue più

TUTTI QUESTI
dopo 10 anni. Invece in precedenza dopo 15. L'avvocato inglese, condannato dai
introdurre giudici di Milano di primo grado e d'appello a 4 anni e 6 mesi, se l'è cavata in
Cassazione soltanto per 66 giorni. Ma se non ci fosse stata la ex Cirielli avrebbe avuto

l’autoriciclaggio confermata la pena. I giudici di merito gliel'hanno inflitta per essere stato un
testimone falso o reticente, in cambio di 600 mila dollari, ai processi a carico di
Berlusconi, Fininvest-Gdf del novembre '97 e All Iberian del gennaio '98. Per le bugie
e il traffico ben remunerate del legale, Berlusconi era suo coimputato come presunto corruttore.
Ma il lodo Alfano ha separato il destino dei due. Il processo è continuato solo per Mills

d’influenze mentre la posizione di Berlusconi è stata stralciata. Congelato per oltre un anno, il
processo a carico del premier è ripreso a fine 2009 dopo che la Consulta ha bocciato lo

“FURBETTI”
“ scudo” . Ma per poco. Il Pdl( compreso dei finiani) e la lega, hanno votato il legittimo
impedimento ad premier e ministri che ha messo nel congelatore nuovamente i suoi
processi. Anche quello sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. In questo caso
Berlusconi è imputato di frode fiscale. Attualmente, per molti meno episodi che
all'origine del procedimento. Sempre grazie alla ex Cirielli infatti, la prescrizione per il
falso in bilancio è passata da 15 anni a 7 anni e mezzo. Antonella Mascali

ARTICOLI 1-2 ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servi- prese.

Oggi è peggio
zio, si applica la pena della reclusione da tre me- 4) Nei casi di cui al primo comma, chi dà o pro-
Ratifica ed esecuzione si a un anno. mette ai dipendenti, ai consulenti, ai collabora-
della Convenzione di Strasburgo 4) La pena per il corruttore è diminuita fino alla tori di una società denaro o altra utilità, è punito
metà quando lo stesso è indotto alla dazione o con la reclusione da uno a quattro anni. Quando
La “cornice”in cui si muove la nostra proposta alla promessa al solo fine di evitare il pericolo di la dazione o la promessa viene effettuata per un
di legge è la ratifica ed esecuzione delle Conven- un danno ingiusto. atto già compiuto, si applica la pena della reclu-
zioni penale e civile del Consiglio d’Europa sulla
corruzione, siglate a Strasburgo rispettivamen-
te il 27 gennaio e il 4 novembre 1999, mai ra-
tificate dal Parlamento italiano. L’articolo 1 con-
tiene l’autorizzazione del Parlamento al presi-
Rimane, come reato più grave, la corruzione in
atti giudiziari, prevista dal nuovo articolo 319:
Corruzione in atti giudiziari
1) Se i fatti di cui all'articolo 318 sono commessi
sione da tre mesi a due anni.
5) Nei casi di cui al secondo comma, chi dà o
promette agli amministratori, ai direttori gene-
rali, ai dirigenti preposti alla redazione dei do-
cumenti contabili societari, ai sindaci e ai liqui-
di Tangentopoli
dente della Repubblica a ratificare le due Con- in relazione all'esercizio di attività giurisdiziona- datori, denaro o altra utilità, è punito con la re-
venzioni. L’articolo 2 prevede la “piena e intera li, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico clusione da uno a quattro anni. Quando la da- In alto una delle sale tive. Scompaiono cioè quelle enormi aree di fran-
esecuzione” data alle medesime. Seguono poi servizio è punito con la reclusione da cinque a zione o la promessa viene effettuata per un atto del Palazzo di Giustizia di Milano; chigia che han fatto parlare gli esperti di “modica
diverse norme per adeguare l’ordinamento in- dodici anni. già compiuto, si applica la pena della reclusione Protezione civile, hanno ribattezzato “sistema ti... nell’ambito di Stati esteri, dell’Unione euro- a destra, sempre nel capoluogo quantità” di falso in bilancio consentita per leg-
terno, cioè il Codice penale e quello civile. 2) La condanna importa l'interdizione perpetua da tre mesi a due anni. gelatinoso”: una ragnatela di opacità recipro- pea o di organizzazioni pubbliche internaziona- lombardo, una delle numerose ge.
dai pubblici uffici. che a base di piccoli e grandi regali o scambi di li”. manifestazioni di protesta - Articolo 2622. La vecchia definizione di “false co-
3) Nei casi di cui al primo comma, chi dà o pro- Anche il reato di istigazione alla corruzione favori che, anche quando non si traducono nella di cittadini danneggiati municazioni sociali in danno della società, dei soci
ARTICOLO 3 mette al pubblico ufficiale o all’incaricato di (quando il corruttore non riesce a portare a ter- classica mazzetta, comportano enormi lievita- Viene istituita, con il nuovo articolo 360-bis, dall’emissione di bond o dei creditori” viene riformulata in “false comu-
pubblico servizio denaro o altra utilità, è punito mine il suo proposito) viene riformulato in ter- zioni dei costi delle opere pubbliche, falsando il una circostanza attenuante speciale per i rei per Cirio e Parmalat nicazioni nelle società quotate in Borsa”. Oggi, per
Modifiche al Codice penale con la reclusione da tre a otto anni. Se la dazione mini più semplici nel nuovo articolo 321 per il libero mercato, annullando la concorrenza e ri- confessi di corruzione, corruzione giudiziaria, ( FOTO EMBLEMA) punire chi trucca i bilanci di una società quotata, il
o la promessa sono effettuate per un atto d'uf- caso in cui la tangente venga offerta al pubblico baltando la meritocrazia in demeritocrazia. corruzione in affari privati e traffico di influenze magistrato non può procedere d’ufficio: deve spe-
La corruzionediventa un unico reato, previsto ficio o del servizio già compiuto dal pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio: Traffico di influenze illecite illecite: se, prima che il Pm chieda il loro rinvio rare nella “querela della persona offesa”, cioè
dall’articolo 318, così riformulato: ufficiale, si applica la pena della reclusione da Istigazione alla corruzione 1) Chiunque, affermando di essere in condizio- a giudizio, denunciano i propri complici e re- dell’azionista (che, se è quello di controllo, di so-
Corruzione e concussione sei mesi a un anno. 1) Chiunque offre o promette indebitamente de- ne di esercitare una illecita influenza su un pub- stituiscono il maltolto, hanno diritto a uno scon- lito è il mandante del reato; se è un piccolo azio-
1) Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico naro o altra utilità a un pubblico ufficiale o a un blico ufficiale o un incaricato di pubblico ser- to fino ai due terzi della pena. nista può essere tacitato facilmente; se invece è un
servizio che, abusando della sua qualità o dei Come previsto dalla Convenzione penale eu- incaricato di pubblico servizio nei casi di cui al- vizio in relazione al compimento, all'omissione Circostanza attenuante creditore, di solito ignora il reato: insomma, la que-
suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o ropea sulla corruzione, viene introdotto il reato l'articolo 318 soggiace, qualora l'offerta o la pro- o al ritardo di un atto dell’ufficio o servizio, ov- La pena prevista per i delitti di cui agli articoli rispettivamente “chiunque sostituisce rela non arriva mai). E comunque la sanzione è ir-
promettere a lui o a un terzo, denaro o altra uti- di corruzione in affari privati, previsto dal nuo- messa non sia accettata, alla pena stabilita dall'ar- vero al compimento di un atto contrario ai do- 318, 319, 320 e 346 è diminuita fino a due terzi o trasferisce denaro, beni o altre utilità risoria: reclusione da 6 mesi a 3 anni. Il nuovo ar-
lità, è punito con la reclusione da 4 a 12 anni. vo articolo 320. ticolo 318, terzo comma, ridotta di un terzo. Se veri di ufficio o del servizio, indebitamente ri- qualora l'autore del fatto, prima che sia eserci- provenienti da delitto non colposo, ov- ticolo 2622 non prevede più la querela obbligato-
Con la stessa pena è punito il pubblico ufficiale Corruzione in affari privati l'offerta o la promessa è effettuata nei casi di cui ceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, tata l'azione penale nei suoi confronti, fornisca vero compie in relazione a essi altre ria, ma si può procedere anche d’ufficio, e la pena
o l’incaricato di pubblico servizio che riceve 1) I dipendenti, i consulenti, i collaboratori di all'articolo 319, si applica la pena stabilita dall'ar- quale prezzo per l’influenza esercitata o quale indicazioni utili all'individuazione degli altri re- operazioni in modo da ostacolare l'i- viene elevata a 8 anni. E, con l’aggravante per i falsi
per sé o per un terzo denaro o altra utilità o ne una società che indebitamente ricevono, per sé ticolo 319, terzo comma, ridotta di un terzo. remunerazione per il pubblico ufficiale o l'inca- sponsabili ed al sequestro delle somme o altre dentificazione della loro provenienza in bilancio che danneggiano gravemente i rispar-
accetta la promessa, in relazione al compimen- o per terze persone, denaro o altra utilità, o ne 2) Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pub- ricato di pubblico servizio, o ne accetta la pro- utilità trasferite. delittuosa” e “chiunque impiega in at- miatori o la società, scatta un aumento di pena del-
to, all'omissione o al ritardo di un atto del suo accettano la promessa in relazione al compi- blico servizio che sollecita una promessa o da- messa, è punito con la reclusione da quattro a tività economiche o finanziarie denaro, beni o ARTICOLO 4 la metà, cioè si può arrivare fino a 12 (che sono
ufficio o servizio, ovvero al compimento di un mento, all'omissione o al ritardo di atti rientranti zione di denaro o altra utilità nei casi indicati dal- dieci anni. Nasce, infine, un nuovo reato con una modi- altre utilità provenienti da delitto”; ma “soltan- comunque la metà della pena massima prevista
atto contrario ai doveri di ufficio o del servi- nei propri incarichi e funzioni, ovvero al com- l'articolo 318 è punito, qualora la sollecitazione 2) Nei casi di cui al primo comma, chi dà o pro- fica agli articoli 648-bis e 648-ter: quello di au- to “fuori dei casi di concorso nel reato”. Que- Modifiche al Codice civile dalla legge Serbanes-Oxley varata dal governo Bu-
zio. pimento di atti contrari ai propri doveri, sono non sia accolta, con la toriciclaggio, per punire finalmente chi reim- ste ultime sette parole vengono cancellate: co- sh dopo i crac Enron e Worldcom).
2) La condanna importa l'interdizione perpetua puniti con la reclusione da uno a 4 anni. pena stabilita dall'arti- piega il denaro ricavato da un reato da lui com- sì finalmente chi vende droga o incassa il pizzo Modificando gli articoli 2621, 2622 e 2624 del
dai pubblici uffici.
3) Nei casi di cui al primo comma, chi dà o pro-
2) Se si tratta di amministratori, direttori gene-
rali, dirigenti preposti alla redazione dei docu-
colo 318, primo com-
ma, ridotta di un terzo.
Una legge per rientrare nei messo: attività che attualmente non in Italia è
punita dalla legge (mentre lo è per esempio ne-
o sequestra persone o traffica in esseri umani o
vende droga o prende tangenti o evade le tasse
Codice civile viene ripristinato il falso in bilancio
come reato di pericolo e non di danno, con aumen-
Art. 2622. Gli amministratori, i direttori generali, i
dirigenti preposti alla redazione dei documenti
mette al pubblico ufficiale o all'incaricato di un
pubblico servizio denaro o altra utilità, è punito
menti contabili societari, i sindaci e i liquidatori,
sono puniti con la reclusione da due a otto an-
Se la sollecitazione è
effettuata nei casi di
parametri penali e civili votati gli Stati Uniti, in Francia e persino in Svizzera).
Oggi infatti il 648-bis (riciclaggio) e il 648-ter
e poi rimette in circolo il denaro sporco così
ottenuto in attività edilizie o finanziarie, può
ti di pena che innescano il necessario effetto de-
terrente, consentono le intercettazioni e la custo-
contabili, societari, i sindaci e i liquidatori delle so-
cietà soggette alle disposizioni della parte IV, titolo
con la reclusione da due a sei anni. Se la dazione ni. cui all'articolo 319, si in Europa nel 1999 e mai ratificati (impiego di denaro, beni o utilità di provenien- essere punito non solo per le attività illecite dia cautelare in carcere, e fissano termini di pre- III, capo II, del testo unico di cui al decreto legi-
o la promessa sono effettuate per un atto d'uf- 3) La condanna importa l’interdizione dagli uf- applica la pena stabili- za illecita) puniscono con la reclusione da 4 a impiegate per guadagnare soldi sporchi, ma scrizione sufficienti a completare il processo nei slativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive mo-
ficio o del servizio già compiuto dal pubblico fici direttivi delle persone giuridiche e delle im- ta dall'articolo 319, dal Parlamento italiano 12 anni e con la multa da 1.032 a 15.493 euro, anche per averli riciclati e ripuliti. suoi tre gradi di giudizio. dificazioni, i quali al fine di conseguire per sé o per
primo comma, ridotta altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni
di un terzo. - Articolo 2621. È quello che disciplina le “False o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o
mette denaro o altra utilità, è punito con la re- comunicazioni sociali. Con la controriforma del al pubblico espongono fatti materiali non rispon-
PARMALAT L’istigazione alla corruzione del privato inve- clusione da due a sei anni. Se la dazione o la pro- PROTEZIONE CIVILE 2001-2002, per punire “gli amministratori, i diret- denti al vero ancorché oggetto di valutazioni ovve-
ce ricade nel nuovo reato previsto dall’articolo messa viene effettuata per un atto d'ufficio o del tori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei ro omettono informazioni la cui comunicazione è
UN CRAC DA 14 MILIARDI 322:
Istigazione alla corruzione in affari privati
1) Chiunque offre o promette indebitamente
servizio già compiuto dal pubblico ufficiale o
dall'incaricato di un pubblico servizio, il corrut-
tore è punito con la pena della reclusione da tre
QUEL SISTEMA GELATINOSO documenti contabili societari, i sindaci e i liquida-
tori” che, “al fine di conseguire per sé o per altri un
ingiusto profitto”, truccano “bilanci, relazioni o al-
imposta dalla legge sulla situazione economica, pa-
trimoniale o finanziaria della società o del gruppo al
quale essa appartiene, in modo idoneo a indurre in
l crac Parmalat è il più colossale scandalo societario in Europa. Alla fine del 2003 il a “cricca”, parola ormai entrata nell'uso corrente, fu usata dal gip di Firenze
I buco che Calisto Tanzi lasciava dietro di sé era di 14 miliardi di euro. Una crisi che
affondava nella Prima Repubblica, senza che nessuno si fosse accorto di niente,
denaro o altra utilità ai dipendenti, ai consulen-
ti, ai collaboratori, agli amministratori, ai diret-
tori generali, ai dirigenti preposti alla redazione
mesi a un anno.
3) Le pene previste dal primo e dal secondo L Rosario Lupo per descrivere il sistema di corruzione che ha governato gli appalti
della Maddalena e la ricostruzione a L'Aquila. Dagli appartamenti di Angelo
tre comunicazioni sociali... dirette ai soci o al pub-
blico”esponendovi “fatti materiali non risponden-
ti al vero... ovvero omettono informazioni la cui
errore i destinatari sulla predetta situazione, sono
puniti con la reclusione fino a otto anni.
comma sono aumentate se il soggetto che affer-
neppure a metà degli anni Novanta quando la società di Collecchio ottenne 650 dei documenti contabili societari, ai sindaci e ai ma di essere in condizione di esercitare una il- Balducci, alle piscine di Anemone, agli imprenditori che la notte del 6 aprile, durante comunicazione è imposta dalla legge sulla situazio- Art. 2622-bis (Circostanza aggravante). Se i fatti
miliardi di lire dalla Cassa di risparmio di Parma e altri 90 dal Monte dei Paschi di Siena. liquidatori, nei casi di cui all'articolo 320 sog- lecita influenza su un pubblico ufficiale o su un il terremoto in Abruzzo, ridono pensando agli appalti. La cricca funzionava così. Da ne economica, patrimoniale o finanziaria della so- di cui agli articoli 2621 e 2622 cagionano un grave
Solo nel 2004 il governatore di Banchitalia Fazio ammise che tutti sapevano. Tanzi era giace, qualora l'offerta o la promessa non sia ac- incaricato di pubblico servizio riveste a sua vol- un lato Angelo Balducci e Fabio De Santis, pubblici ufficiali incaricati dei "Grandi cietà o del gruppo al quale essa appartiene, in mo- nocumento ai risparmiatori o alla società, le pene
amico di De Mita e su suo consiglio avviò una serie di iniziative che culminarono nel cettata, alla pena stabilita dall'articolo 320, ter- ta la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di eventi" (dai mondiali di nuoto 2009, al G8 della Maddalena, ai 150 anni dell'Unità do idoneo a indurre in errore i destinatari sulla pre- sono aumentate della metà.
1984 con l'apertura di uno stabilimento a Nusco. La fabbrica era troppo lontana
zo comma, ridotta di un terzo. pubblico servizio. d'Italia), dall'altro il costruttore Diego Anemone cui avevano “asservito” il loro
detta situazione”, occorre anzitutto dimostrare
2) I dipendenti, i consulenti, i collaboratori, gli 4) Nel caso di cui al terzo comma, la condanna che l’hanno fatto “con l'intenzione di ingannare i Articolo 2624. È quello che disciplina le “Falsità
dall'autostrada (40 km) e troppo vicina a una discarica di rifiuti tossici. Per tamponare amministratori, i direttori generali, i dirigenti importa l'interdizione perpetua dai pubblici uf- incarico pubblico. Un asservimento da cui ricavavano benefit milionari come favori soci o il pubblico”. Ora il nuovo 2621 cancella que- nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società
la falla il patron di Colecchio ricorse alla legge 216 (post terremoto in Irpinia) chiese preposti alla redazione dei documenti contabili fici. minimi. Tutto dovuto. Un sistema : "gelatinoso" come lo definiva anche uno dei st’ultima condizione, praticamente indimostrabi- di revisione”. Anche qui spariscono le assurde con-
aiuti per 8 miliardi, ne ottenne 11. Senza i politici un imprenditore è perduto, pensava societari, i sindaci e i liquidatori, che sollecitano 5) Le pene previste dal primo e dal secondo protagonisti dello scandalo, rimasto fuori dal giro. Una gelatina che avvolgeva gli le. La pena prevista, attualmente irrisoria (“l'arre- dizioni imposte per la punibilità del reato di falsità
Calisto, così comprò la Margherita yogurt, indebitatissima, su consiglio di Cossiga. Poi una promessa o dazione di denaro o altra utilità comma sono, altresì, aumentate se i fatti ivi pre- uffici della Ferratella (sede del Dipartimento) ma in grado di estendersi ovunque, sto fino a due anni”, che fa delle false comunica- nelle relazioni delle società di revisione: e cioè “la
la Cipro Sicilia (150 miliardi di debiti) per far contento Mannino, infine aprì nei casi indicati dall'articolo 320 sono puniti, visti sono commessi in relazione all'esercizio di anche alla procura di Roma dove la cricca poteva contare su un amico importante, il zioni sociali non un delitto, ma una contravvenzio- consapevolezza della falsità e l’intenzione di in-
stabilimenti in Costarica su sollecitazione di Donatella Dini. Quando crollò la Prima qualora la sollecitazione non sia accolta, con la attività giurisdizionali. procuratore aggiunto Achille Toro che da anni li informava quando le indagini ne) passa alla “reclusione fino a 6 anni”. Non basta: gannare i destinatari delle comunicazioni”, e l’aver
Repubblica finanziò la campagna elettorale di Berlusconi rinunciando allo sconto pena stabilita dall'articolo 320, primo comma, 6) Se i fatti previsti dal primo e dal secondo com- rischiavano di inceppare quella macchina così perfetta.. Cricca, combriccola, banda vengono pure cancellate le soglie di non punibilità “cagionato un danno patrimoniale”: sarà sufficien-
ridotta di un terzo. ma sono di particolare tenuità, le pene sono di- previste dalla controriforma Berlusconi (commi te che il falso sia stato commesso “consapevolmen-
previsto da Mediaset per la pubblicità delle grandi aziende. Arrivò a finanziare le di banditi in cui è rimasto impigliato anche Guido Bertolaso, l'uomo del miracolo,
minuite fino a due terzi e la condanna importa 3,4 e 5 dell’articolo 2621) per i falsi in bilancio che te”. Il reato, attualmente degradato a semplice con-
banche per ottenere crediti, fin quando non è stato arrestato e condannato a 10 anni di Il reato di millantato credito (attualmente pu- l'interdizione temporanea dai pubblici uffici. onnipresente in ogni calamità. Anche lui frequentava le piscine di Anemone, ma solo “non alterano in modo sensibile la rappresentazio- travvenzione e punito con l’arresto fino a 1 anno,
carcere. Bancarotta fraudolenta. A restare a terra sono stati i piccoli azionisti che nito dall’articolo 346 del Codice penale) spari- - Vengono estese, con modifiche agli articoli 357 per farsi massaggiare la schiena “incriccata” dal troppo lavoro. "È inquietante-scrive ne della situazione economica, patrimoniale o fi- diventa delitto e la pena passa alla reclusione fino a
ignari avevano acquistato i “bond”. Grazie al decreto "salva-imprese" Parmalat non sce e viene sostituito dal nuovo reato previsto e 358, le figure di pubblico ufficiale e di incaricato il gip- che sussistano rapporti di collusione tra l'introdotto Anemone e il potente nanziaria della società o del gruppo al quale essa 6 anni. E fino a 8 anni se il reato è commesso a pro-
fallì, il danno si limitò all'azzeramento azionario. r.d.g dalla Convenzione europea anticorruzione: il di pubblico servizio punibili per i reati di corru- sottosegretario Bertolaso uso frequentare le sue strutture di relax". r.d.g. appartiene” e comunque inferiori al 5 per cento posito di una società soggetta a revisione obbliga-
“Traffico di influenze illecite”. Quello che i giu- zione e di traffico d’influenze, a “tutti i soggetti “dell’utile prima delle imposte, all’1 per cento del toria. E fino a 12 anni se la società ha subìto “un
dici di Firenze, indagando sullo scandalo della che esercitano funzioni o attività corrisponden- patrimonio netto e al 10% delle valutazioni estima- grave nocumento” dalla falsa relazione.
pagina 14
x
LA PROPOSTA
Punire sia in sede
penale che civile
chi presenta carte
false al fisco
LE MANI
e trucca i bilanci
IN TASCA
allo scopo
di pagare tangenti
ALLE CRICCHE
ARTICOLO 5
False dichiarazioni contabili e false
comunicazioni sociali a fini di corruzione
Chi fa carte false al fisco (dichiarazione infedele o
fraudolenta con fatture per operazioni inesistenti o
altri artifici) o trucca i bilanci (articoli 2621, 2622,
2624 Cc) allo scopo di pagare tangenti viene pu-
nito sia per i reati fiscali e contabili, sia per i vari reati
di corruzione o di traffico d’influenze illecite (ar-
ticoli 318, 319, 320, 321, 322, 346), “a prescindere
dall’ammontare degli elementi sottratti al reddi-
to”.
ARTICOLO 6
Responsabilità amministrativa
delle persone giuridiche
Il decreto legislativo 8 giugno 2001 n.231 disci-
plina la responsabilità delle società (“enti forniti di
personalità giuridica e società e associazioni anche
prive di personalità giuridica”) per gli illeciti am-
ministrativi dipendenti dai reati commessi da loro
dirigenti o dipendenti. Illeciti che vengono puniti
dal giudice penale con sanzioni pecuniarie calco-
late per “quote”: una quota va da un minimo di 250
a un massimo di 1500 euro. L’importo della quota
lo stabilisce il giudice in base alle condizioni eco-
nomiche e patrimoniali della società. Il numero
delle quote da pagare dipende dalla gravità del fat-
to, dal grado di corresponsabilità della società e dal-
la sua attività volta a eliminare o attenuare le con-
seguenze del reato e per prevenirne di ulteriori. La
231 prevede anche confische di beni della società
e sanzioni interdittive (interdizione dall'esercizio
dell'attività;
sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze
o sura della pena. In caso di revoca della sentenza di
concessioni; divieto di contrattare con la Pubblica
amministrazione; esclusione da agevolazioni, fi-
nanziamenti, contributi o sussidi; divieto di pub-
blicizzare beni o servizi).
L’articolo 25 disciplina le sanzioni da infliggere alle
società i cui dirigenti o dipendenti si siano macchia-
ti di corruzione o con-
cussione. La nostra pro-
posta lo sostituisce con
il seguente, che intro-
Noi de il Fatto ne parliamo domani
duce le nuove fattispe-
cie di corruzione, il traf-
alla festa della Versiliana assieme
fico d’influenze illecite ad Antonio Di Pietro, Claudio Fava,
e aggrava le sanzioni pe-
cuniarie: Fabio Granata e Matteo Renzi
LA NUOVA LOGGIA
BANCHE, EOLICO E FAVORI
a P3 è una società segreta, anzi secondo i pm romani Capaldo e Sabelli un
L “gruppo di potere occulto che mira a condizionare le istituzioni attraverso
corruzione, abuso d' ufficio, violenza privata e diffamazione”. Una super loggia che
accoglie anche persone legate alla criminalità organizzata. Il più alto in grado finora
individuato sarebbe il senatore Marcello Dell'Utri, uomo politico e d'affari, ma
anche condannato in secondo grado a sette anni di carcere per concorso in
associazione mafiosa. Insomma la P3 ricorda molto la P2 e potrebbe avere una
“piramide superiore”. E. poiché le riunioni si svolgevano nell'abitazione romana del
coordinatore del Pdl Denis, la “societas sceleris” era in grado di muoversi a livello di
governo non senza ambiziosi progetti. Come quello di influire sulla decisione dei
giudici della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. Quanto agli affari un vistoso
intreccio di interessi conduce a quel Credito Cooperativo Fiorentino, di cui proprio
Verdini è stato presidente fino quando Bankitalia non ha deciso di commissariare
l'istituto, già oggetto di indagine parte delle procure di Firenze e Perugia. Operazioni
finanziarie sospette, prestanome, assegni in odor di tangenti accomunano le indagini
sulla Protezione Civile e sulla P3 che utilizzava la banca in vista del business eolico. E
chi troviamo dietro? Il vecchio Flavio Carboni, socio di Berlusconi ai tempi di Olbia 2,
ancora in carcere dal 7 luglio insieme a Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino,
(quest'ultimo amico del papà di Noemi). Un giro stretto, tutti o quasi sono amici del
premier o uomini del suo governo. C'è anche il sottosegretario Caliendo.
I lavori per il G8
organizzati alla
Maddalena, in Sardegna:
al centro
di affari
e inchieste giudiziarie
Articolo 25. Corruzione e traffico di influenze illecite
1. In relazione alla commissione dei delitti di cui
agli articoli 318, 320, 346, primo, secondo e quarto
comma, del codice penale, si applica all'ente la san-
zione pecuniaria da duecento a seicento quote.
2. In relazione alla commissione dei delitti di cui
agli articoli 319 e 346, quinto comma, del codice
penale, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da
trecento a ottocento quote.
ARTICOLO 7
Sospensione dei termini
Per chi corrompe un ufficiale o un sottufficiale
della Guardia di finanza o un ispettore dell’Agenzia
delle Entrate perché chiuda un occhio sulle sue
evasioni fiscali, la prescrizione entro cui si può ce-
lebrare il processo (oggi 5 anni appena) e i termini
entro cui si può recuperare il maltolto si allungano:
cioè si calcolano a decorrere non da quando è stata
commessa l’evasione, ma da quando è stata scoper-
ta.
1) Quando è stato commesso un delitto di corru-
zione in occasione o comunque in relazione ad ac-
certamenti tributari, contestazioni o irrogazioni
delle relative sanzioni, ovvero per ottenere l'occul-
tamento o il mancato perseguimento di violazioni
amministrative, le decadenze previste per la noti-
fica degli atti di contestazione o irrogazione non si
verificano dal momento della consumazione del
predetto delitto fino al momento dell'esercizio del-
l'azione penale.
2) Sono, altresì, sospesi nel periodo indicato al
comma 1, i termini di prescrizione degli illeciti am-
r.d.g. ministrativi, nonché i termini di prescrizione pre-
visti per il diritto alla riscossione delle sanzioni ir-
rogate.
Sabato 11 settembre 2010
x
ARTICOLO 8
Modifiche alla legge 16 marzo 2006, n. 146
Tre modifichealla legge di “Ratifica ed esecuzione
della Convenzione e dei Protocolli delle Nazioni
Unite contro il crimine organizzato transnazionale,
adottati dall'Assemblea generale il 15 novembre
2000 ed il 31 maggio 2001”.
La prima introduce anche in Italia la figura
dell’agente provocatore “all’americana”, cioè
dell’agente di polizia giudiziaria che offre denaro o
altre utilità per scovare pubblici ufficiali o incari-
cati di pubblico servizio che si fanno corrompere,
o esercitano traffici illeciti di influenze, o criminali
dediti al racket delle estorsioni:
All'articolo 9, comma 1, della legge 16 marzo 2006,
n. 146, dopo la lettera b) è inserita la seguente:
«b-bis) gli ufficiali di polizia giudiziaria della Polizia
di Stato, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della
guardia di finanza, appartenenti alle strutture spe-
cializzate o alla Direzione investigativa antimafia,
nei limiti delle proprie competenze, i quali, nel cor-
so di specifiche operazioni di polizia ed al solo fine
di acquisire elementi di prova in ordine ai reati di
cui agli articoli 318, 319, 346 e, limitatamente ai
fatti commessi da un pubblico ufficiale o da un in-
caricato di pubblico servizio con abuso dei poteri o
violazione dei doveri inerenti alla sua qualità o alle
sue funzioni, 629, secondo comma, del codice pe-
nale commessi nell'ambito di associazioni a delin-
quere, anche transnazionali, compiono le attività
di cui alla lettera a), ovvero promettono od offrono
denaro o altra utilità ovvero, anche attribuendosi
qualità di altro pubblico ufficiale o incaricato di un
pubblico servizio, simulano di accettarne la pro-
messa o la consegna, direttamente o per interposta
persona».
La seconda modifica consente di rivedere le sen-
tenze definitive di condanna a carico del corrotto o
del corruttore che ha beneficiato della nuova atte-
nuante speciale (articolo 360-bis) prevista per chi
collabora con la giustizia e poi, una volta incassato
lo sconto della pena fino ai due terzi, si scopre che
ha mentito oppure non ha detto tutta la verità: nel
qual caso il giudice gli leva lo sconto e lo condanna
alla pena piena, con il blocco ex post della prescri-
zione.
Quando risulta che è stata pronunziata sentenza di
condanna o di applicazione di pena (patteggia-
mento, ndr) ritenuta la circostanza attenuante di
cui all'articolo 360-bis del codice penale per effetto
di dichiarazioni false o reticenti, il procuratore ge-
nerale presso la corte d'appello nel cui distretto la
sentenza è stata pronunziata ne chiede la revisione.
Nel giudizio di revisione si osservano, in quanto
compatibili, le disposizioni del titolo IV del libro IX
del codice di procedura penale. In caso di accogli-
mento della richiesta di revisione il giudice riforma
la sentenza di condanna e determina la nuova mi-
applicazione di pena, la corte ordina la trasmissio-
ne degli atti al pubblico ministero presso il giudice
che l'ha pronunziata. In tali casi il corso della pre-
scrizione è sospeso dalla data di commissione del
fatto fino alla pronunzia della sentenza di revisio-
ne.
La terza modifica riguarda le sentenze pronun-
ciate da un giudice corrotto: esse devono essere
riformate per rimediare all’errore giudiziario
“prezzolato”, senza che il decorrere della prescri-
zione possa impedirlo.
Quando è accertato, con sentenza definitiva di con-
danna o applicazione di pena, che è stata pronun-
ziata sentenza in conseguenza del reato di cui al-
l'articolo 319 del codice penale, il procuratore ge-
nerale presso la corte d'appello nel cui distretto la
sentenza è stata pronunziata ne chiede la revisione.
Nel giudizio di revisione si osservano, in quanto
compatibili, le disposizioni del titolo IV del libro IX
del codice di procedura penale. In tali casi il corso
della prescrizione è sospeso dalla data di commis-
sione del reato di cui all'articolo 319 del codice pe-
nale fino alla pronuncia definitiva di condanna o
applicazione di pena per il medesimo reato.
ARTICOLO 9
Modifica o abolisce varie norme e articoli del Co-
dice penale, quelli che delineano i reati contro la
Pubblica amministrazione, secondo la riformula-
zione prevista dalla nuova legge.
ARTICOLO 10
Clausola di invarianza finanziaria
La nuova norma non costa un euro in più della
vecchia normativa modificata. Insomma è una ri-
forma a costo zero. Anzi aiuterà lo Stato a recupe-
rare immense ricchezze occulte.
Dall’attuazione della presente legge non derivano
nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello
Stato.
Sabato 11 settembre 2010 pagina 15

D-ISTRUZIONE

UN “CELIO AZZURRO” NELLA CRISI

NIDI SOLO PER L’11% DEI BAMBINI
A Roma una scuola per l’infanzia aiuta chi è in difficoltà
di Caterina Perniconi Bambini che cercano prio grazie al coinvolgimento
disperatamente “asilo” continuo delle famiglie. Spes-
na struttura di legno e so, i più bisognosi vengono

U
vetro. Apparente-
mente fragile, ma ret-
ta da una struttura for-
tissima: le spalle degli edu-
catori. Celio azzurro è un cen-
tro interculturale struttura-
to come una scuola dell’in-
fanzia nel cuore dell’omoni-
mo parco romano.
Un’esperienza unica nel
suo genere, che in un pe-
riodo di crisi cerca di aiu-
tare le famiglie con maggio-
ri disagi della zona, sia ita-
liane che straniere.
Mandare un bambino all’asi-
lo costa alle famiglie 327 eu-
ro mensili (3.270 euro l’an-
no), secondo un’indagine
della Uil scuola. Circa il 10%
del budget netto familiare.
Troppo per molti genitori in
difficoltà. Che mettono i
propri bambini in lista per
l’asilo del Celio.
Una storia
difficile
“RIUSCIAMO a prendere
circa 50 bambini all’anno, ma
ce ne sarebbero almeno al-
trettanti in attesa –spiega il di-
rettore del centro, Massimo
Guidotti – fosse per me li
prenderei tutti, ma i finanzia-
menti che abbiamo sono
troppo bassi”. Per questo mo-
tivo, da due anni, vengono ac-
cettati anche bambini con fa-
miglie che possono pagare
una retta, seppur minima. Il
70% dei finanziamenti, infat-
ti, arriva da un bando comu-
nale dell’assessorato alle Poli-
tiche sociali. Il resto tramite
le rette.
Da due anni e mezzo, infatti,
non c’è più il contributo della
Caritas, grazie alla quale il
centro era stato aperto.
Vent’anni fa, infatti, Guidotti
occupò lo spazio del parco
del Celio assieme a un grup-
po di famiglie e 20 bambini.
Furono sgomberati e la poli-
zia sequestrò tutti i loro ma-
teriali, affidando la struttura
all’associazione di don Luigi
Di Liegro. Fu a lui che Guidot-
ti e altri 7 educatori chiesero
la possibilità di progettare un
asilo multiculturale. Accettò
subito e i battenti furono
aperti, grazie anche ai fondi
provinciali, il primo giugno
1990.
Sei mesi dopo il centro fu bru-
ciato da un incendio doloso.
Per fortuna i bambini erano
fuori per le vacanze di Natale.
“E come sempre – racconta
Guidotti – nella difficoltà il
nostro Paese esprime le ener-
gie migliori. Si scatenò una
gara di solidarietà e una cate-
na di imprese edili romane
Un asilo pubblico può costare
circa 300 euro al mese,
i privati arrivano anche a 700
costruirono la moderna
struttura che vedete ades-
so”.
Le segnalazioni
da Asl e municipio
L’ESPERIENZA è unica nel
suo genere. Soprattutto se
confrontata con i costi degli
asili. E soprattutto dei nidi.
Per quanto riguarda questi ul-
timi nel nostro Paese viene
colmato solo l’11% della ri-
chiesta. E comunque la fami-
glia deve accollarsi un costo
di circa 300 euro. Chi resta
fuori, e deve ricorrere al pri-
nell’illustrazione
di Marilena Nardi
vato, può arrivare a dover
sborsare fino a 700 euro al
mese, a seconda degli orari e
degli spazi del nido scelto.
Proprio per colpa dei costi
un’esperienza come quella di
Celio azzurro è difficile da por-
tare avanti.
La storia di questa scuola è
stata raccontata da Edoardo
Winspeare in un film docu-
mentario dal titolo Sotto il Celio
azzurro. Per realizzarlo sono
stati coinvolti tutti i genitori,
italiani e stranieri. “Ma non è
una novità – spiega Guidotti –
qui da noi abbiamo creato
uno spirito di solidarietà che
va oltre il nostro giardino pro-
segnalati direttamente dalle
Asl o dal municipio. “Ma ac-
cettiamo anche famiglie ita-
liane non disagiate, proprio
per non creare un ghetto – perché nessuno ha capito
continua l’educatore – sia- l’importanza di questo pro-
mo la prova vivente che i getto”. Alla fine del film si ca-
discorsi sulle quote sono piscono chiaramente le diffi-
pretestuosi: i bambini ita- coltà in cui versa l’asilo, ma
liani non restano indie- Guidotti non vuole insistere.
tro. A chi ne dubita di- Poi confessa: “Tra qualche an-
co: venite a vedere, gli no, se le cose restano così, do-
stranieri imparano la vremmo chiudere. Gli educa-
lingua in 3 mesi, par- tori dopo vent’anni percepi-
lano italiano me- scono ancora mille euro di sti-
glio di me”. pendio. Stiamo cercando
L’asilo del Celio ha l’aiuto da parte di qualche
dieci educatori. Fondazione, e abbiamo atti-
Tra di loro una ro- vato il 5x1000, ma siamo ap-
mena, un mediatore pena all’inizio”.
nigeriano e anche molti vo- I bambini, intanto, continua-
lontari. “Purtroppo siamo no a piantare i semi nel giar-
stati lasciati soli – dice Gui- dino del parco, a spingersi
dotti – non siamo mai stati sulle altalene, a mangiare pro-
presi ad esempio o supporta-
ti da studi specifici. È anche
dotti provenienti da 25 Paesi
diversi. Sicuri che quella è la
per questo che fatichiamo, normalità.
PRECARI Se ci
pensa il ministro
esercito di oltre 200 mila precari che premo-
“L’ no per entrare nel mondo della scuola potreb-
be essere assorbito nell’arco di 6-7 anni”. Dopo
aver sostenuto che sono un numero “spaventoso”
e che il governo non se ne può occupare, la Gel-
mini fa un triplo salto mortale indietro e cambia
idea: adesso ai precari ci pensa lei e li assume tutti.
Insomma, se smettete di protestare, forse, prima o
poi, entro l’età della pensione, potreste avere un
lavoro. Parola di ministro, che fa leva sui pensio-
namenti. Ma come mai quest’anno, a fronte di 30
mila docenti che andranno in pensione, verranno
banditi solo 10 mila posti? Forse perché lasciare
precarie le altre cattedre costa meno?

Aule fatiscenti: rischi per i ragazzi

LA GELMINI AVEVA PROMESSO UN MILIARDO MA NON SI SA CHE FINE HANNO FATTO I SOLDI
di Augusto Pozzoli
n miliardo di euro per
Ula l’edilizia scolastica. Paro-
di Mariastella Gelmini
dell’altro giorno, vantando i
meriti del suo governo della
scuola italiana. Il guaio è
che agli enti locali a cui
compete intervenire (le
Province per gli istituti su-
periori, i Comuni per le
strutture dell’obbligo) per
mettere le scuole in sicurez-
za, non è mai arrivato un eu-
ro.
Il ministro dell’Istruzione
(una volta si diceva pubbli-
ca, una qualifica non a caso
cancellata) faceva riferi-
mento a un decreto varato il
6 marzo di un anno fa all’in-
domani della tragedia di Ri-
voli che vide la morte di uno
studente in seguito al crollo
di un soffitto. In quell’occa-
sione si cominciava a stan-
ziare un primo finanziamen-
Servono undici miliardi
per sistemare le scuole
Nove per gli istituti superiori
to in attesa dei risultati di
un’indagine sullo stato degli
edifici scolastici italiani per
conoscere il fabbisogno
economico da destinare alla
soluzione di questo proble-
ma. Di quell’indagine non si
ha più notizia. Intanto però
dei soldi stanziati, 276 mi-
lioni di euro sono stati de-
stinati ai primi interventi
del dopo terremoto de
L’Aquila, il resto non si sa
che fine farà.
COSÌ L’ANNO scolastico
che sta per cominciare parte
con un altro gravissimo han-
dicap: per garantire la sicu-
rezza di milioni di studenti,
dei loro insegnanti e di tutti
gli operatori scolastici non si
fa nulla. E questo nonostante
che la situazione vada di an-
no in anno peggiorando.
Tanto da far dire a uno dei
massimi esperti di edilizia
scolastica a livello interna-
zionale, l’architetto Giorgio
Ponti che rappresenta l’Italia
al gruppo di lavoro di questo
settore presso l’Ocse: “Metà
degli edifici scolastici italiani
non dovrebbe nemmeno
aprire”. Lo stesso Ponti era
consulente del sottosegreta-
rio alla Pubblica istruzione
Nadia Masini che varò la leg-
ge 23 del 1996, prima (e pur-
troppo unica) in materia di
edilizia scolastica. A più di un centinaio di istituti
quell’epoca fu calcolato un
fabbisogno di 4 miliardi di
euro. E ora a che punto sia-
mo? L’Upi (Unione province
italiane) ha appena concluso
un’indagine a cui ha risposto
poco più del 50 per cento
delle province che ha per-
messo di stabilire che “il fab-
bisogno pregresso necessa-
rio per tutti gli istituti supe-
riori ammonta a quasi 9 mi-
liardi di euro”. Ma se si vuole
allargare il quadro a tutto il
sistema degli edifici scolasti-
ci nazionali gli esperti dico-
no che il fabbisogno com-
plessivo non sarebbe inferio-
re a 20 miliardi di euro.
Quante sono le scuole anco-
ra fuori norma? Dall’inizio
del prossimo anno basterà la
denuncia di un genitore alla
Procura della Repubblica
per ottenere automatica-
mente la chiusura di una
scuola non a norma. Inim-
maginabile una soluzione.
Senza aspettare i finanzia-
menti della Gelmini. L’esem-
pio più clamoroso a Napoli,
dove da un paio d’anni sono
disponibili 300 milioni di eu-
ro di fondi europei per la
messa a norma delle scuole:
napoletani ne hanno fatto ri-
chiesta perché sono fuori
norma, ma i finanziamenti
sono bloccati, e le scuole
continuano a funzionare
senza tener conto della sicu-
rezza di chi le frequenta.
AL TERMINE dello scor-
so anno scolastico l’ammini-
strazione comunale milane-
se annunciava la chiusura di
una scuola materna. “Un ca-
so assurdo – spiega la sena-
trice Pd Marilena Adano che
sull’argomento ha già pre-
sentato un’interpellanza
parlamentare – in quell’edi-
ficio le educatrici avevano
rattoppato di loro iniziativa
dei buchi nelle superfici di
amianto. Era così da anni,
senza che il Comune prov-
I ragazzi rientrano a scuola. L’anno scolastico si apre lunedì (FOTO EMBLEMA)
vedesse a mettere i bambini
al riparo dai gravissimi rischi
che l’esposizione alle fibre
di amianto comporta. Ma
quante sono le scuole mila-
nesi ancora in queste condi-
zioni? Il Comune ancora non
lo sa, perché soltanto recen-
temente sta fornendo i suoi
dati all’anagrafe dell’edilizia
scolastica provinciale”. Una
questione evidentemente di
scelta politica perché, guar-
da caso, sempre a Milano la
Provincia ha già bonificato
dall’amianto tutti gli edifici
scolastici di sua pertinenza.
Resta il fatto in ogni modo
che i Comuni sono davvero
nelle condizioni di dare for-
fait. “Non hanno più un euro
da investire – dice ancora
l’architetto Ponti – soprattut-
to ora che gli hanno tolto an-
che i soldi dell’Ici. Le risorse
derivanti dagli oneri di urba-
nizzazione? Con la crisi che
stanno attraversando le im-
prese che fanno edilizia, si
tratta di una vera chimera.
Oggi i Comuni non sono
nemmeno in grado di pagar-
si un consulente che li aiuti a
capire in che stato sono gli
edifici scolastici e indicare le
soluzioni da adottare”. Per
questo non si capisce come
Mariastella Gelmini continui
a ripetere che l’anno scola-
stico si aprirà senza proble-
mi. A meno che garantire la
sicurezza delle scuole per lei
non rappresenti un proble-
ma.
pagina 16 Sabato 11 settembre 2010

ECONOMIA

IVECO, QUELLA
PARTE DI FIAT
ANCORA NORMALE
A Brescia si fabbricano camion
senza guerra con i sindacati
di Elisabetta Reguitti lo stabilimento Iveco sono stati ne definita “organizzazione Uno stabilimento dell’Iveco che, dopo la separazione in due del gruppo, finirà nella parte Fiat Industria (FOTO EMBLEMA)
Brescia investiti oltre 20 milioni di euro snella basata su l’abbattimento
nei reparti lastratura, vernicia- dei costi e l’incremento della La trattativa tuali inefficienze produttive, l’incognita di quando ripartirà a
è un ramo del gruppo tura, montaggio e logistica. qualità”. Prima di questa innova- sulle pause mancate consegne o altro. Ma pieno regime la produzione del-

C’ Fiat, sempre controlla-

to da Sergio Marchion-
ne, in cui le dinamiche
sindacali hanno seguito un
percorso diverso e più norma-
le rispetto a Pomgliano d’Arco,
Termini Imerese e Melfi.
All’Iveco di Brescia i rapporti
sindacali hanno un’altra faccia:
si è perfino siglato un accordo
sottoscritto da tutte le sigle.
Nel gergo sindacalese del se-
gretario provinciale della Fiom
Cgil Michela Spera, si tratta di
“un accordo faticoso raggiun-
to nell’aprile del 2009 all’inter-
no del quadro nazionale del
2008 e degli accordi Fiat del
2007”.
Venti milioni
di investimenti
IL FUTURO dei quasi 3000 ad-
detti (oggi comunque in cassa
integrazione) del più grande sta-
bilimento lombardo è quindi di-
verso dai cugini che producono
automobili. Lo stabilimento
bresciano ha una storia lunga,
nasce come OM (Officine mec-
caniche) e che oggi, di fatto, è l’
unico in Europa a produrre vei-
coli commerciali di medie di-
mensioni. Costruire camion in
questa fase è certamente diver-
so che parlare di auto, e lo sanno
bene gli operai consapevoli di
come oggi sia meglio essere di-
pendenti di quella che a gennaio
sarà Fiat Industria (dopo la sepa-
razione in due di Fiat Group)
piuttosto che dell’attuale Fiat
Auto rispetto anche ai mercati
ormai saturi e al crollo delle ven-
dite. Va anche ricordato che nel-
La rinascita bresciana ha avuto
un prezzo, però: mentre in Lom-
bardia si investiva, nello stabili-
mento di Madrid venivano an-
nunciati tagli ed esuberi. L’inno-
vazione dei processi produttivi
è comunque realtà nonostante
la produzione, oggi, sia dimez-
zata rispetto alla capacità pro-
duttiva dello stabilimento. A
Brescia quindi è stata introdotta
quella che in gergo tecnico vie-
Il rilancio dello
stabilimento
lombardo
ha avuto un
prezzo: mille
esuberi
a Madrid
Sergio Marchionne (FOTO ANSA)
zione organizzativa anche
all’Iveco si è rischiato grosso,
quasi come a Pomigliano: la pro-
posta iniziale dell’azienda pre-
vedeva infatti una revisione (sia
DA UNA PARTE la proprietà,
con la proposta di uno slitta-
mento delle pause che oscillava
così non è stato e dunque, come
cita l’accordo, sono stati fatti
“interventi strutturali nell’otti-
ca del rafforzamento della posi-
zione competitiva dello stabili-
lo stabilimento. Già, perché, la
vera incognita è rappresentata
dalla “linea unica” che ha preso
il posto delle tradizionali sei li-
nee di montaggio.
pur parziale) dei tempi di lavoro dalle 3 alle 4 ore, dall’altra la mento nel contesto industriale Ma la prova del nove, quella del
e delle pause collettive attuata Fiom che ha ottenuto di abbas- di riferimento [...] con conse- mercato e della capacità di resi-
attraverso la rilevazione dei sare questa richiesta a 1 ora e 20 guente mantenimento dei livelli stere in un settore che sconta la
tempi di produzione e sul recu- minuti. Cosa significa? Stabilire occupazionali funzionali ai vo- crisi come pochi altri, deve an-
pero di parte delle inefficienze tempi di lavoro in base all’orga- lumi produttivi richiesti dal cora arrivare visto che ad oggi
degli impianti attraverso l’utiliz- nizzazione della produzione: mercato”. Salvati i posti, tutelati gli operai sono in cassintegra-
zo delle pause collettive. pause definite in base alle even- ritmi di lavoro, ora resta però zione ordinaria.
MIRAFIORI I centri sociali gazzo sui 35 anni: “Io voglio fare
l’operaio – racconta – non lo schiavo.
rivedicano l’attacco a Bonanni Non è possibile cestinare i contratti,
per di più con il consenso della Cisl.
di Stefano Caselli tre che illegale e pericolosa): “Che Se qui a Mirafiori propongono un ac-
Torino significa bisognava farlo parlare? – ri- cordo come quello di Pomigliano, io
batte uno di loro – hanno già tutti i non ci sto. Me ne vado. Contestare è
Qmidi,uarantenni un po’ brizzolati e dif-
fidenti, studenti giovanissimi e ti-
precari dei call center incazzati
media a disposizione ogni giorno.
Noi non siamo opposizione, siamo
contrapposizione. Invitare Bonanni il
sacrosanto, qui finisce che ci tolgono
anche la parola”. Askatasuna intervi-
sta, filma, chiede pareri. La domanda
e basta. L’avanguardia dei contesta- giorno dopo il recesso unilaterale del impellente è se all’interno della fab-
tori del segretario Cisl Raffaele Bo- contratto collettivo da parte dei Fe- brica stia crescendo il malcontento,
nanni (centro sociale Askatasuna, La- dermeccanica è stata una provoca- la tensione: “C’è passività – argomen-
voratori precari studenti autorganiz- zione e zittirlo era doveroso”. Pun- ta un operaio di lungo corso – e se c’è
zati e Assemblea lavoratori autocon- to. esasperazione non si vede. Di quello
vocati Torino) si da appuntamento al- Il primo a uscire dai cancelli è un che capita qua dentro non gliene fre-
la mitica porta 2 di Mirafiori, quella signore sulla cinquantina, afferra il ga niente a nessuno, sono sei mesi
delle carrozzerie. Sono lì per racco- volantino “Perché abbiamo contesta- che stiamo a parlare di processo bre-
gliere i frutti dell’irruzione alla Festa to Bonanni” e si allontana frettolosa- ve…”. Altri hanno un’impressione di-
Democratica di mercoledì scorso, mente sussurrando: “Trent’anni fa versa: “Qui sono tutti incazzati neri, e
con un pacco di volantini, in attesa Pier Carniti [segretario generale della tra un po’ scoppia di nuovo la bomba
del cambio turno della 14. Aspettan- Cisl dal 1979 al 1985, ndr] lo stavano cassa integrazione (già annunciata
do gli operai, si parla della contesta- appendendo a un albero per molto dall’azienda per la settimana tra il 18
zione. meno…”. Gli altri escono alla spic- e il 24 ottobre, ndr)”.
Quelli di Askatasuna rivendicano ciolata e si dividono equamente tra Solo una signora legge distrattamente
ogni cosa, anche quel “fumogenino” chi afferma “non me ne frega niente” il volantino ed esclama: “È stata una
di cui “tanto si parla”. Diffidano dei o “non mi interesso di politica” e chi cosa vergognosa”. Cammina verso la
giornalisti ed è inutile tentare di ra- loda la contestazione: “Hanno fatto fermata del bus, poi si ferma e torna
gionare sulla differenza tra fischio le- bene – è l’opinione di molti – anzi, è indietro: “Io però – sussurra – sono
cito e violenza controproducente (ol- troppo poco”. Il più loquace è un ra- della Cisl”.

Il sindacalista che sogna la Fiom riformista

NEL MEZZO DELLA BATTAGLIA FIAT FAUSTO DURANTE TIENE ALTA LA BANDIERA BERSANIANA E DICE NO AL MASSIMALISMO
di Salvatore Cannavò
i sé ama una definizione pompo-
D"Intellettuale
sa e scherzosa allo stesso tempo:
del Salento". In effetti,
andando a curiosare nella biografia
di Fausto Durante, l'esponente della
minoranza Fiom (27% all'ultimo
congresso) ma componente della
maggioranza Cgil che sta con Epifa-
ni, si scopre che prima di diventare
sindacalista è stato un insegnante di
letteratura inglese fino al 1987. È in
quell'anno che il Pci di Lecce - dove
Durante è nato - gli propone di fare il
funzionario. Il tempo di partecipare
allo scioglimento del partito e nel
1993 ancora un cambio: “Gli operai
della Fiat Itaci, oggi diventata Cnh,
mi chiedono di diventare segretario
della Fiom di Lecce”.
L'attività sindacale inizia così sull'on-
da della vertenza più importante che
Durante ricorda, quella che riguarda
la ristrutturazione dello stabilimen-
to Fiat da 2500 operai a 600. Ne parla
con un certo orgoglio - “è la vertenza
che mi ha formato, sostenuto allora
dalla segreteria nazionale ma anche
dalla componente massimalista di
Sabattini” - quando cerca di definirsi
sindacalmente: “Un cubo con più
facce”. “Il sindacalista, spiega, deve
essere intransigente e pragmatico,
rivoluzionario e realista”.
A a suo giudizio l'attuale gruppo di-
rigente resta "massimalista" in piena
continuità con le sue origini, quelle
che derivano dalla svolta radicale e
di movimento impressa alla Fiom da
Claudio Sabattini. Durante è rimasto
estraneo a quella cultura e discende
invece dal filone "riformista" della
Fiom, quello del suo predecessore
Riccardo Nenci-
ni (omonimo del
segretario Psi, di
cui è cugino), di
Cesare Damiano
e Susanna Ca-
musso o, andan-
do ancora più in-
dietro, dell'ex
segretario Fiom,
Fausto Vigevani,
socialista la cui
Fausto Durante
della Fiom (FOTO LAPRESSE)
influenza e peso verrà cancellata da
Sabattini, il padre spirituale dell'at-
tuale maggioranza Fiom.
Questa cultura e storia lo inducono a
pensare che è venuto il momento di
uscire dallo stallo, di “azzerare la si-
tuazione perché la maionese è im-
pazzita”, tutto è andato in crisi e non
c'è più alcuna certezza. E il modo di
riprendere il filo della matassa ingar-
bugliata è quello di proporre a Cisl,
Uil e Federmeccanica di scrivere un
nuovo contratto nazionale. Ma sen-
za deroghe, specifica Durante: “Ser-
Uno scontro
tutto politico
“La differenza
con Landini è
che abbiamo
votato mozioni
diverse”
ve una cornice unitaria valida in tutta
Italia che però contenga delle spe-
cificità per i vari settori, auto, side-
rurgia, informatica, etc”.
L'obiettivo è quello di tenere insie-
me le ragioni del lavoro e quelle del-
l'impresa “perché le mutazioni pro-
duttive e di organizzazione del lavo-
ro sono rilevanti e la fase è cambiata
e se pensiamo di avere splendida-
mente ragione corriamo il rischio di
essere splendidamente sconfitti”.
Durante respinge l'obiezione che
così facendo si tratterebbe di impor-
tare direttamente le
deroghe nello stesso
contratto nazionale.
Non accetta il parago-
ne con Bonanni, e a
Marchionne dice che
la sua è solo una scor-
ciatoia: “Però se c'è bi-
sogno di una flessibi-
lità istantanea ci deve
essere disponibilità”.
Chiamato a spiegare
meglio quali contenu-
ti proponga, dice di ri-
conoscersi nel comi-
tato centrale Fiom di
giugno e a Marchionne concede sen-
za problemi i 18 turni. Ma questo lo
fa anche Landini, e allora dov'è la dif-
ferenza? “La differenza è che abbia-
mo votato mozioni congressuali di-
verse e che io penso che tutti i con-
tratti di categoria firmati dalla Cgil
non costituiscano una subordinazio-
ne a Cisl e Uil né tantomeno un ce-
dimento all'accordo contrattuale
del 2009 firmato dai due sindacati,
Confindustria e governo, come pen-
sa la maggioranza della Fiom”.
E quindi la palla torna alla cultura
sindacale e politica. Durante si de-
finisce un laburista, è iscritto al Pd.
Cosa voglia dire questa definizione
è spiegato con un'idea della poli-
tica che tenga insieme le ragioni
dei lavoratori e quelle delle impre-
se. Nel Pd dice di riconoscersi in
Bersani, nel responsabile econo-
mico Fassina, o nell'ex ministro del
Lavoro del governo Prodi, Cesare
Damiano. Ma il cuore batte anche
per Vendola. Anzi, non dice no a un
ticket Chiamparino-Vendola: "L'u-
nione tra il riformismo del Pd e il
sogno di Vendola sarebbe l'idea-
le".
Sabato 11 settembre 2010
I soldi dello scudo fiscale sono andati a tutti tranne
che alle imprese, il grosso resta all’estero
di Vittorio Malagutti
Milano
soldi dello scudo fiscale?
I Serviranno per “mantene-
re aperte le aziende, per
non licenziare, per conti-
nuare l'attività”. Parola di Giu-
lio Tremonti, che nel dicem-
bre scorso magnificava
così le straordinarie
virtù della legge pro
evasori sul rimpa-
trio dei capitali
esportati all'este-
ro. Già all’epoca
le dichiarazioni
del ministro ave-
vano lasciato
perplessi gli os-
servatori più at-
tenti nelle ban-
che e nei grandi
studi di com-
mercialisti. Ma
adesso, a distan-
za di qualche
mese, arriva la
conferma uffi-
ciale che le pre-
visioni di Tre-
monti erano
campate per aria.
Pie illusioni, o for-
se, peggio ancora,
pura propaganda.
Capitali
ancora
nei paradisi
SECONDO I DATI del mini-
stero dell'Economia, anticipati
ieri da un articolo del quotidia-
no finanziario Mf, solo un rivolo
del grande fiume di denaro rim-
patriato grazie allo scudo è an-
dato davvero a sostenere il mon-
do delle imprese. Tradotto in ci-
fre, non più di 10 miliardi, ma
forse qualcosa meno, su 104 mi-
liardi totali. Insomma, all'incir-
ca il 10 per cento del totale. Il
resto dei soldi per il 50 per cen-
to è rimasto tranquillamente
dov’era, sfruttando il cosiddet-
to rimpatrio giuridico e la rego-
larizzazione. In pratica quel de-
naro si trova ancora oltrefron-
tiera nei forzieri delle banche, in
massima parte elvetiche, oppu-
re sotto forma di case. Un altro
30 per cento dei 104 miliardi
“scudati” é servito a comprare
prodotti finanziari: azioni, fon-
di, eccetera. E, infine, il 10 per
cento è stato investito in immo-
bili.
Morale della favola: il provvedi-
mento che secondo Tremonti
doveva fornire nuovi capitali al-
le aziende in una fase di reces-
sione e di difficile accesso al cre-
dito bancario, in realtà ha avuto
effetti ben diversi. Lo scudo ha
garantito ponti d’oro agli specu-
latori, che hanno reinvestito
nella finanza e nel mattone i ca-
pitali in precedenza nascosti al-
l'erario. E, a quanto pare, sono
serviti a poco anche gli incenti-
vi fiscali concessi dal governo
per chi impiegava i proventi del-
lo scudo nella ricapitalizzazio-
ne dell'impresa di famiglia.
Festeggiano, invece, immobi-
liaristi e banchieri. I primi, dopo
un paio d'anni di magra, segna-
lano felici che il mercato ripar-
te. Le statistiche confermano.
Secondo l'Istat nei primi tre me-
si del 2010 le compravendite so-
no aumentate del 2,3 per cento
rispetto allo stesso periodo del
2009. È vero che il primo trime-
stre dell'anno scorso aveva fatto
segnare un tracollo senza pre-
TREMONTI FLOP
cedenti (-16 per cento), ma do-
po tanti ribassi è un primo se-
gnale di recupero. Merito dello
scudo fiscale, spiegano gli ope-
ratori, che ha riportato in Italia
capitali freschi in cerca d'impie-
go. Ma attenzione: a muoversi è
più che altro la fascia medio-alta
del mercato. E cioè acquirenti
facoltosi per immobili di presti-
gio. Un'altra conferma, l'ennesi-
ma, che in Italia si sta allargando
la forbice tra i benestanti e chi
tira a campare.
La fortuna
dei banchieri
POI CI SONO i banchieri. A
loro lo scudo ha fatto bene, be-
nissimo. Perché i soldi in nero
nascosti all’estero hanno varca-
to di nuovo la frontiera per pla-
nare dolcemente nelle casse de-
gli istituti di credito nostrani. E
questa massa di denaro, svariati
miliardi di euro, si è tramutata in
commissioni e altri proventi
che sono andati a puntellare il
conto economico dei più im-
portanti gruppi finanziari.
Tutte le banche principali già
nei bilanci del 2009 segnalava-
no il forte afflusso di nuovi ca-
pitali in gestione. Per Fideuram
del gruppo Intesa, specializzata
nella gestione di patrimoni, l'ef-
fetto scudo ha prodotto 2,1 mi-
liardi di nuova raccolta l'anno
scorso a cui si sono aggiunti altri
100 milioni circa nei primi tre
mesi del 2010. Tremonti ha dato
una mano anche alla banca con-
trollata dalla Fininvest di Silvio
Berlusconi assieme al suo ami-
co Ennio Doris, quel signore in
doppiopetto che va in tv dise-
gnando cerchi sulla sabbia. Me-
diolanum, fondata e diretta da
Un disegno di
Marilena Nardi,
sotto una protesta
contro le “morti
bianche” ( FOTO ANSA)
Doris, nel 2009 ha intercettato
oltre 700 milioni di euro rimpa-
triati grazie all'ennesimo con-
dono governativo.
In fondo in fondo neppure i
banchieri svizzeri si possono la-
mentare. Moltissimi dei loro
clienti italiani hanno regolariz-
zato le loro posizioni versando
l'obolo del 5 per cento all'ammi-
nistrazione fiscale, ma senza fi-
sicamente riportare i soldi nel
nostro Paese. In altri casi il de-
naro è stato semplicemente
spostato nella filiale italiana del-
l'istituto elvetico. Oppure, gra-
zie alla sottoscrizione di polizze
assicurative studiate ad hoc, i
capitali scudati sono tornati al
punto di partenza, nei forzieri di
Lugano o Zurigo.
Nella caverna
di Alì Babà
POCO MALE, allora. Nono-
stante le polemiche e perfino il
rischio di incidenti diplomatici
con il governo di Berna, l’offen-
siva di Tremonti contro le ban-
che svizzere, definite dal mini-
stro “caverne di Alì Baba”, ha
prodotto più fumo che arrosto.
Con i più diversi espedienti i co-
lossi finanziari della Confedera-
zione sono riusciti a trattenere o
a recuperare una quota impor-
tante del denaro dei loro vecchi
clienti italiani. E questi ultimi,
come segnalano tutti gli opera-
tori al di qua e al di là del confine,
hanno già ricominciato a porta-
re il denaro in Svizzera. Con
buona pace delle trovate propa-
gandistiche come le telecamere
ai valichi di confine. Tutto come
prima, quindi. Tutto come sem-
pre. In attesa della prossima am-
nistia. Pardon, scudo fiscale.
pagina 17
ECONOMIA
IMPRESE NELLA CRISI
IL MINISTRO INSISTE: NORME SULLA
SICUREZZA MENO STRINGENTI PER I PICCOLI
di Stefano Feltri le e vincoli di sicurezza differen- burocrazia, in questi casi, conta
ti a seconda della dimensione. assai poco.
inque parole dette a Berga-
“C mo alle 11 di sera nel corso
di una festa, hanno fornito oc-
Solo che, a leggere i dati Inail,
verrebbe da dire che più un’im-
presa è piccola, maggiori vinco-
Ci sarebbe anche un apposito
istituto di ricerca pubblico per
studiare l’impatto delle norme
casione per una polemica che li dovrebbe avere. Cioè il contra- sulla sicurezza, e proporre un
mi sembra un po' eccessiva”, rio di quanto auspica Tremonti. giusto equilibrio tra competiti-
diceva il 26 agosto il ministro Le aziende artigiane, quelle di vità e diritti: si chiama Ispesl,
del Tesoro, Giulio Tremonti. dimensioni minori, hanno un Istituto superiore per la preven-
La sera prima, a un party leghi- tasso di infortuni indennizzati zione e la sicurezza sul lavoro.
sta, si era lasciato scappare (che quindi vengono registrati) Ma Tremonti, nella manovra
che la legge 626 sulla sicurez- superiore del 20 per cento ri- estiva, l’ha soppresso come en-
za sul posto di lavoro (ora as- spetto alla media generale. E se te inutile, trasferendo le sue
sorbita dal Testo unico 2008) consideriamo quelle piccolissi- competenze all’Inail (ma senza
rientrava nella categoria dei me, con un numero di dipen- incidere sull’organico, ha anco-
“lussi che non possiamo più denti compreso tra 1 e 15, l’in- ra ricercatori e addetti stampa).
permetterci”. Seguirono smen- dice che misura il tasso di infor-
tite. Poi il ministro deve averci tuni è superiore del 60 per cen- QUESTIONE DI COSTO. Il
riflettuto e ieri ha trasformato to alla media. Quello che conta costo per la sicurezza sul posto
un’affermazione estempora- sembra essere molto più il set- di lavoro è difficile da stimare,
nea in un programma politico, tore di attività che non la dimen- ma dentro l’Inail si abbozza una
con una lettera al Corriere della sione: fatto 100 l’indice com- cifra: 50 miliardi di euro all’an-
Sera pubblicata in prima pagi- plessivo per l’industria e i servi- no. Eppure non sembra la prima
na. zi, secondo l’Inail il settore della preoccupazione delle imprese.
lavorazione dei metalli risulta ri- Dopo le parole di Tremonti sui
BUROCRAZIA. Questa la schioso 189, cioè quasi il 90 per “lussi che non ci possiamo più
premessa: “Ciò che è paradossa- cento più della media, mentre permettere”, soltanto Giusep-
le, in Italia, è l’estensione indif- l’intermediazione finanziaria pe Bortolussi della Cgia di Me-
ferenziata e parossistica alla mi- segna solo 9,86 (come prevedi- stre, un’associazione di imprese
nima impresa di regole che po- bile non si infortuna quasi nes- artigiane, si è detto d’accordo:
co o niente hanno a che fare con suno maneggiando fondi di in- “Occorre puntare più su una si-
la sicurezza sul lavoro”. Conse- vestimento e azioni). curezza di fatto che su carta”.
guenza politica, molto concre- A questo si aggiunge che il luogo Per il resto, le imprese – anche
ta: “Di questo tipo di regole si di lavoro più rischioso, quello quelle piccole – sembrano più
può fare a meno senza mettere dove si muore più spesso, è la preoccupate dell’Irap, dell’Iva
in discussione la vita e la sicu- strada: per chi ci lavora e per chi per cassa, dei pagamenti da par-
rezza dei lavoratori”. Cioè rego- rimane vittima di infortunio. E la te della Pubblica amministrazio-
ne in ritardo di anni, del credito
che non arriva dalle banche. Ba-
Secondo i dati dell’Inail le imprese sta fare un controllo sul blog del-
le Imprese che resistono, il movi-
artigiane restano le più pericolose mento di base nato tra piccoli
imprenditori per fare pressione
sul governo senza la mediazione
nonostante il Tesoro sostenga della Confindustria. Nel sondag-
gio on line del sito, che non ha
che hanno vincoli eccessivi alcun valore statistico ma misu-
ra l’umore, si parla di condono
fiscale, di condono tombale (lo
vuole il 20 per cento dei votan-
ti), di stretta creditizia e si può
votare “la banca peggiore”.
Ma al problema che a Tremonti
sembra prioritario, il peso e i co-
sti burocratici delle norme sulla
sicurezza, neppure un accenno.
In compenso, alla domanda
“Come giudichi l’operato del
governo nel gestire la crisi?” c’è
un giudizio netto. Oltre il 51 per
cento ha cliccato sulla risposta
“totalmente inadeguato, così
potevo farlo anche io”.
RIPRESA E NUMERI
QUESTIONE DI FEDE
bbinate le seguenti parole al nome intuitiva ma abbastanza semplice. Ed è,
A di chi le ha pronunciate. Prima
frase: “E’ arrivato il tempo dello
in fondo, una questione di fede.
Tremonti vede lo sviluppo, ma ammette
sviluppo”. Seconda frase: “L’uscita dalla che “quando il Pil va male, non è solo
recessione è penosamente lenta”. Autori colpa del governo, perchè il Pil lo fanno
possibili. 1) Barack Obama, presidente tutte le forze economiche”. Incrociamo
degli Stati Uniti che quest’anno le dita e speriamo che le cose migliorino.
cresceranno del 3 per cento, nonostante Obama, che è pure in campagna
un tasso di disoccupazione che resta elettorale per il voto di metà mandato,
alto al 9,5 per cento. 2) Giulio Tremonti, ha un approccio meno passivo: “Ciascun
ministro dell’Economia di un Paese che componente dell’ amministrazione sta
nel 2010 crescerà di uno striminzito 1 facendo il massimo per stimolare la
per cento, con una disoccupazione di crescita economica e l'occupazione”.
poco inferiore a quella americana, Uno si affida alla provvidenza, l’altro
all’8,5 per cento. La risposta non è alla propria squadra di governo.
pagina 18
FESTIVALETTER ATUR A
MONDADORI,
mi si nota di più
se me ne vado?
di Silvia Truzzi
Mantova
D
ice che “l’antiberlusconismo in
questo paese è accecante”. E
poi: “In questi mesi sono state
dette cose contro di noi, come
editori e azionisti, a cui non si
può non rispondere”. Marina
Berlusconi intervistata dal Cor-
riere di ieri usa il plurale. Non
maiestatis, è plurale da famiglia
reale. E infatti il cuore della
“questione Mondadori” sta nel
milione di interessi in conflitto.
Se ne parla anche qui, tra un li-
bro, un risotto con le salamelle e
un tormento di coscienza, al Fe-
stival della Letteratura di Manto-
va. Il salotto che ospita la dispu-
ta è quello di Marino Sinibaldi,
in diretta con Fahrenheit su Ra-
dioTre da piazza della Concor-
dia. Sfilano ospiti per tutto il po-
meriggio, da Crainz a Forsyth a
Lucarelli. C’è anche il premio
Nobel Naipaul che, qualche ora
dopo il passaggio radiofonico,
ha abbandonato con clamore e
Rivelazioni
COMPAGNI,
IL MULINO È UN COVO
DI FASCISTI
Ai membri del Politburo
del Comitato Centrale
STIMATI COMPAGNI! Vi scrivo per ri-
chiamare la vostra attenzione sulle allar-
manti tendenze controrivoluzionarie
emerse all’interno di una casa editrice un
tempo gloriosa e saldamente controllata
dal nostro Partito, il Mulino di Bologna. Il
direttore della società editrice, il rinnegato
Ugo Berti Arnoaldi Veli (ma vi pare che uno
con tre cognomi possa essere comunista?)
ha di fatto ceduto il comando alle forze del-
la reazione fascista.
Basta un’occhiata al catalogo degli ultimi
anni per trovarci testi e autori infami come
il traditore ex compagno Arthur Koestler, o
Sabato 11 settembre 2010
SECONDOTEMPO
SPETTACOLI,SPORT,IDEE
in & out
Sharon Stone
Operata di
Benitez
“Il Milan
Ventura
Basta sms a
Lady Gaga
Record di
appendicite, favorito? Quelli che il nomination
non sarà L’ho sentito calcio, presto all’Mtv
alla finale dire anche un progetto Music
di Miss Italia a Istanbul” con Morgan Awards
A Mantova scrittori e lettori
si confrontano sull’“Affare Mancuso”.
Augias: dico quello che penso di B. e resto a Segrate
proteste l’appuntamento di cui culturale immenso. E poi: “I più stitute, dovesse essere eletto pre-
era protagonista. Motivo? Si è in- famosi autori Einaudi trovereb- sidente della Repubblica, come è
dispettito (come sono star le bero altri editori. Ma i piccoli?”. suo disegno, noi che dovremmo
star) per una domanda della sua Zagrebelsky torna a parlare del fare? Che ne sarebbe di noi? Ca-
intervistatrice Caterina Soffici, teologo amletico: “Mancuso ha pite in che gorgo siamo ridotti?
che aveva riportato i giudizi ta- ritenuto che si fosse raggiunto un Davanti alla grandezza del pro-
glienti della stampa internazio- punto oltre il quale non si potes- blema, che senso ha andare via
nale su di lui, definito razzista e se andare. Il gruppo Mondadori da Mondadori?” Un signore tra il
islamofobo. Naturalmente, la ha potuto avvalersi di una legge pubblico si fa avanti: “ La risposta
scusa è sempre la stessa e lui le formulata in termini generali ma di Mondadori a Mancuso è stata
ha detto: “Mi sembra che lei ab- che, guarda caso, aveva conse- durissima, io me ne andrei solo
bia una mentalità troppo ristret- guenze particolarmente favore- per quello...”. Augias sorride:
ta. E di estrema sinistra”. C’è voli per la casa editrice. Una leg- “Quella risposta era goffa e vol-
sempre un comunista che non ge che consentiva di sottrarsi a gare. Forse figlia del nervosismo
t’aspetti. un obbligo tributario di diversi del momento. Erano volgari, an-
milioni di euro pagando una cifra che se più morbide, anche le pa-
La deriva irrisoria. Riconosco che il pro- role di Marina Berlusconi su Man-
del Paese blema esiste: verrà pure il mo- cuso, quando ha parlato di eroi-
mento in cui il degrado culturale smo a tassametro, sapendo bene
del nostro paese sarà tale per cui che il libro era già in program-
CAPRICCI a parte, alle 15 si ciascuno di noi sarà chiamato a ma”. Però i lettori sono testardi e
presentano ai microfoni di Ra- chiarire da che parte sta e sarà ne- uno si fa avanti: “Scusi, Augias,
dioTre due autori di ma i resistenti, i partigiani, non si
punta di Einaudi: Mi- fermavano davanti all’amicizia,
chela Murgia, freschis- rinunciavano alla giovinezza e al-
sima di Campiello e la vita per la libertà”. E lo scritto-
Gustavo Zagrebelsky. re: “Sto dicendo cose forti sul
Solleticati dalla do- Corrado Augias (FOTO DLM) . In basso, Sandro Bondi (FOTO DLM)
manda di senso del
teologo Mancuso
(andarsene o non
cessario prendere le distanze”.
Evidentemente, non abbiamo
È opportuno non sabotare l’atti-
vità di questa casa editrice per-
Al Nobel
andarsene da Mon-
dadori?), i due non
ancora toccato il fondo. Infatti,
il professore continua: “Credo
ché ha una storia lunga e io voglio
che continui”.
Naipaul
si sottraggono. La
Murgia mette in
che la mia collaborazione debba
continuare, perché Einaudi è un Augias
non piace
chiaro che il suo pro- pezzo della cultura del nostro
blema nei confronti di Paese. Chi gestisce lo Struzzo ha
show una domanda e
B. non è che sia il padro- sempre rispettato l’autonomia
ne di Segrate, piuttosto degli autori: il giorno in cui do- ALLE 17.30 in piazza Concor- lascia l’incontro
che sia il padrone di tutto e vessi subire un intervento censo- dia arriva Corrado Augias, sotto
insieme il presidente del rio naturalmente me ne andrei. braccio porta “I segreti del Vati- Proteste dal
consiglio. Restare è resistere, Einaudi continua a pubblicare li- cano”, ultimo titolo Mondadori.
senza svuotare un patrimonio bri nel solco della sua tradizione. Appena scoppiato l’affaire Man- pubblico
cuso, aveva immediatamente an-
nunciato che si sarebbe confron-
il liberal-golpista Edgar- esempio, al libro “L’alternativa bolscevica. tato con i lettori a Mantova. E loro premier, non ho ancora visto due
do Sogno, o filosofi di de- La mia lotta contro il riformismo di Paolo ci sono. Si parte dall’intervista di agenti che mi portano via. Non è
stra come Augusto Del
Noce e Carl Schmitt, o
Ferrero”, con prefazione di Aleksandr Lu-
kašenko. Pare che un anonimo valutatore
Marina Berlusconi. “Rivendica il
suo merito di essere liberale. È
il fascismo”. Ma poi tutti concor-
dano che “è peggio del fasci-
Victor Zaslavsky, storico
russo che per tutta la vi-
della casa editrice l’abbia definito “un me-
diocre contributo alla letteratura splatter”.
vero, anche se non so se il dar vo-
ce a tutte le posizioni sia solo ob-
smo”. Ultima domanda: “Cosa
deve succedere ancora, dopo 38
ta non ha fatto che get-
tare fango sull’Urss.
Tutti membri di sma-
E questo solo perché l’autore cita come mo-
dello la Corea del Nord e definisce giusta-
mente esemplari i metodi del compianto
bedire al comandamento della li-
bertà . E possibile che sia un’astu-
zia. Ho scritto in un libro – “I se-
leggi ad personam e mille tenta-
tivi di strappo istituzionale, per
farvi prendere una posizione,
scherate organizzazio- Pol Pot. Ho il sospetto che dietro l’anonimo greti di Roma” – delle circostan- per farvi dire basta?”. La calma
ni ribelli controrivoluzionarie, disertori e si nasconda quell’Angelo Panebianco che ze truffaldine con cui è stata com- olimpica un po’ se ne va. “Adesso
venduti al capitale. Sono tutti nemici giurati scrive anche sul Corriere e che è uno dei prata la villa di Arcore . Credo che basta non lo dice un autore che
del potere sovietico, pieni di odio verso il consiglieri più influenti della casa editrice. Il censurarlo avrebbe provocato va via da Mondadori, ma quelli
socialismo. Mulino macina solo pane bianco, anzi nero. un danno maggiore che pubbli- che vanno a votare. Lui ha i me-
Personalmente ho potuto sperimentare È un covo di reazionari. carlo. L’etica non ammette dero- dia, ha i soldi, sta cercando di
sulla mia pelle i metodi squadristici e fascisti Compagni, urge fermare questa pericolosa ghe. Se me ne vado da Mondado- comprarsi i parlamentari per ri-
dei nuovi capi del Mulino. Il mio saggio “Elo- deriva. Sulla base del fatto che questi signo- ri, poi posso andare in libreria e fare la maggioranza. È la difficoltà
gio del lacrimogeno” (prefazione di Fran- ri sono risoluti e incorreggibili nemici del co- comprare un libro Mondadori? O davanti alla quale ci troviamo,
cesco Saverio Caruso) è stato bocciato con munismo, ritengo necessario considerare segnalarlo sul giornale? Io resto senza questo non ci troveremmo
argomenti pretestuosi, benché il professor in modo speciale che si infligga loro la mas- per l’affetto, l’amicizia e la stima in un momento così buio”. Dopo
Molotov dell’Università di Leningrado (par- sima pena. Chiedo pertanto al ministro del- che mi legano a chi lavora a Se- il fuoco di fila, una signora chiu-
don, San Pietroburgo), uno dei massimi la Kultura, compagno Bondisky, di decre- grate”. Di figlia in padre, Augias de il dibattito: “Ma guardi che for-
esperti in materia, l’abbia definito “un libro tare l’espulsione immediata del Mulino non risparmia il premier editore: se saranno loro a cacciare lei...”
di grande prestigio intellettuale che può dall’associazione degli editori sovietici, e la “Se quest’uomo che oggi è il pre- “Alla mia età, anche se mi caccia-
contribuire in modo decisivo alla crescita deportazione dei suoi dirigenti nel campo sidente del Consiglio, amico e no, poco cambia. E un altro edi-
della coscienza proletaria e anticapitali- di rieducazione di Lampedusa. abituale frequentatore di pregiu- tore lo trovo di sicuro”. Appun-
sta”. Ma la stessa sorte è toccata, per Riccardo Chiaberge dicati, utilizzatore finale di pro- to.
Sabato 11 settembre 2010
CHI PIACE A TARANTINO? A poche ore dalla premiazione,
un solo tormentone: quello del “toto-Leone”
di Malcom Pagani
e Federico Pontiggia
Venezia
ietro le quinte, in una del-
D le rare pause di una mat-
tina di un giorno da cani,
il direttore Marco Muller
ha l’aspetto sgualcito di Doran-
do Pietri. Sguardo enigmatico,
mentre accompagna stanco
l’ultimo film in competizione.
Traguardo raggiunto non senza
sofferenza e Leone assegnato
dalla Tarantino band (cerimo-
nia stasera alle 19 in diretta sulla
Rai 4 di Freccero) tra riunioni
fiume, analisi estenuanti e sordi
segnali giunti alle distribuzioni
impegnate a richiamare i pre-
miati, prenotare i voli, telefona-
re ai delusi parole di inutile con-
solazione.
Ma Giamatti è in
odor di Coppa Volpi
SI CHIUDE tra unità cinofile,
elicotteri della Polizia, ministre
(Carfagna) che premiano in no-
me delle pari opportunità, del
contrappasso e del ridicolo invo-
5 FILM CHE SI POSSONO VEDERE
5 FILM CHE SI POSSONO NON VEDERE
èèèè / I magnifici cinque
Venus noire
di Abdellatif Kechiche
Francia, 166’
Meek’s Cutoff
di Kelly Reichardt
Usa, 104’
Post Mortem
di Pablo Larrain
Cile/Messico/Germania, 98’
The Ditch
di Wang Bing
Hong Kong/Francia, 109’
L’amore buio
di Antonio Capuano
Italia, 110’
Anche i calciatori scioperano
STIPENDIO MEDIO: OLTRE 1 MILIONE DI EURO, MA SONO CONTRARI AL NUOVO CONTRATTO
di Luca De Carolis
l pallone si fermerà per
Ie giocatori
un turno, perché tra club
è guerra aperta
su soldi e diritti. Ieri l’As-
sociazione calciatori, il sin-
dacato dei giocatori, ha in-
detto uno sciopero per il 25
e il 26 settembre, in occa-
sione della quinta giornata
di Serie A. Un’agitazione
ampiamente annunciata,
contro il mancato rinnovo
del contratto collettivo e le
nuove norme chieste dai
club, “ma anche contro lo
status di oggetto con cui ve-
niamo trattati”, secondo il
portavoce dei calciatori, il
milanista Massimo Oddo.
Che assicura: “Senza accor-
di consoni, lo sciopero si
protrarrà”. Sarebbe il se-
MOSTRA DEL CINEMA
lontario, oggetti del desiderio
dei ricchi libertini francesi di ini-
zio ‘800 (l’attrice di Kechiche,
Torres), annunci di forfait post-
datati (Tornatore non presiederà
Roma, a Rondi lo aveva annun-
ciato a Marzo, ma della notizia,
chissà perché, nessuna traccia fi-
no a ieri) e una domanda osses-
siva: “chi vince?”.
Ognuno ha una risposta diversa,
in bilico tra la fantapolitica, il
Cencelli da Festival (come ac-
contentare Rai, Medusa e gli
americani in un sol colpo?) e gli
spifferi che vorrebbero di rientro
al Lido, l’universo mondo. Un
protagonista convincente tra le
biciclette e i mantra salmodiati
dell’orario del treno di ritorno,
c’è già. Si chiama Paul Giamatti, è
il Barney Panofsky dell’omonima
versione e pare che la sua inter-
pretazione abbia convinto tutti.
La Fox avrebbe convocato d’ur-
genza Aronofsky&Co., ma l’uni-
co cigno a nuotare nella Laguna
dovrebbe essere quello di Natha-
lie Portman. Risolto il problema
delle stelle da dare in pasto ai fo-
tografi, ai giurati si è presentato
l’altro, meno leggibile quesito.
Chi premiare con il Leone d’oro?
è / I terribili cinque
Drei
di Tom Tykwer
Germania, 120’
Happy Few
di Antony Cordier
Francia, 103’
Miral
di Julian Schnabel
Usa/Francia/Italia/Israele, 102
Balada triste de trompeta
di Alex De La Iglesia
Spagna/Francia, 107’
Attenberg
di Athina Tsangari
Grecia, 95’
condo, per il calcio italiano.
L’unico precedente risale al
marzo del 1996, quando i
calciatori non scesero in
campo per una serie di ri-
vendicazioni: dal rinnovo
dell’accordo collettivo alla
ristrutturazione dei cam-
pionati. In seguito i gioca-
tori hanno spesso minac-
ciato di fermarsi, come stru-
mento per contrattare. Ma
questa volta fanno sul serio,
perché la partita è delica-
tissima. La Lega di Serie A,
che rappresenta i club,
spinge per un contratto col-
lettivo che riduca il peso
economico e decisionale
dei calciatori. Innanzitutto,
vuole che i tesserati, a un
anno dalla fine del contrat-
to, siano obbligati ad accet-
tare la cessione a un altro
Si diffondono voci improbabili,
come quella che vorrebbe omag-
giato il Risorgimento di Martone,
in ossequio a una non meglio
precisata volontà di esaltare la re-
torica patriottarda nel 150°
dell’unità d’Italia. Deliri.
Molta Storia:
Quentin apprezzerà?
OGNUNO ha la dritta giusta,
l’amico dell’amico: “che ha ga-
rantito”la fondatezza della soffia-
ta, l’indiscrezione capace di fu-
gare tutte le altre. Stando ai si di-
ce plausibili, si sa che sta rien-
trando Sofia Coppola e che
Quentin, il nostalgico assertore
di tanto cinema italico degli anni
’70, avrebbe adorato il film di De
Tra un “si dice”e
una “soffiata”, si
fanno i nomi di
Tsui Hark e
quello
(immeritato) di
De La Iglesia
club (a parità di stipendio),
o in alternativa la risoluzio-
ne dell’accordo, con lo sti-
pendio dimezzato. Una nor-
ma per impedire casi come
quello dello juventino
Grosso, che in estate ha ri-
fiutato di passare al Milan, e
del romanista Julio Bapti-
sta, che ha detto no a quat-
tro club. I club pretendono
poi che i giocatori si rivol-
gano solo a medici di fidu-
cia della propria società: in
caso contrario, dovrebbero
pagarli di tasca propria.
Possibile invece l’accordo
sulla riforma degli stipendi,
con riduzione delle quote
fisse, e aumento di quelle
flessibili, basate su rendi-
mento e risultati. Ma per
ora tra club e calciatori la
distanza è enorme. Il pre-
SECONDO TEMPO
La Iglesia (e per la Spagna sareb-
be il primo, immeritato Leone
dal 1932), il Detective Dee di Tsui
Hark (quasi uno scioglilingua),
storia di terroristi, imperi ed ef-
fetti speciali nel VII secolo e il
quasi omologo 13 assassins di Ta-
kashi, una variazione sul tema
dei 7 samurai, con efferatezze
empaticamente tarantiniane. In
corsa, sostenuta da Vincent Gal-
lo, anche la parabola sull’uomo
in fuga di Skolimovski “Essential
Killing”. Fantasmi del conflitto
Usa in Afghanistan, diventano
metafora in cui l’unica via d’usci-
ta è perdersi. Non è sicuro che
Tarantino li onori, ma qualche
bellissimo film con la Storia a do-
minare, sia che si partisse dall’as-
salto alla Moneda letto dal tavolo
autoptico dove sostò Allende di
Larrain o dagli orrori scientifica-
mente coloniali di Kechiche,
c’era. Affreschi significativi, co-
me quello della Reichardt che in
Meek’s Cutoff, per disegnare la pa-
rabola dei pionieri dell’Oregon,
ha trascinato le sue maestranze ai
confini del deserto, con sofferen-
ze che non è difficile sentire sulla
propria pelle. A meno che, la sce-
na non la prenda poi il ‘900 pu-
nitivo del maoismo, con Le fosse
di Bing, emblematico della scar-
sa disposizione del regime cine-
se alla dia-
lettica del La Giuria del
Festival, presieduta
da Quentin
Tarantino (FOTO
LAPRESSE) A destra Paul
Giamatti (FOTO ANSA)
sidente dell’Aic, Sergio
Campana, bolla come “fuo-
ri di ogni immaginazione”
le richieste delle società. Il
presidente della Lega di A,
Maurizio Beretta, replica:
“Lo sciopero è una preva-
ricazione immotivata. Il
nuovo contratto riguarde-
rebbe solo 625 giocatori di
A, con uno stipendio medio
di un milione e 300 mila eu-
ro. Nessuno resterebbe sen-
za tutele, e comunque i
club sono tenuti dalla Fifa a
cercare un equilibrio tra co-
sti e ricavi”. Lunedì prossi-
mo il presidente federale
Giancarlo Abete proverà a
mediare tra le parti. La Figc
spera almeno in una solu-
zione intermedia, ovvero il
rinvio dell’inizio delle gare
al posto dello sciopero.
perdono. Tarantino comunque
guarderà a Oriente, conferman-
do la tradizione levantina di Ve-
nezia. Nessuna speranza, vice-
versa, per La solitudine di Costan-
zo, a meno di non ritrovare (dif-
ficile) l’Alba (Rohrwacher) que-
sta sera in Sala Grande.
A brucarefuori dal Lido sarà pure
La pecora neradi Celestini. Se Maz-
zacurati non è dispiaciuto, i rim-
pianti sono per Capuano: il suo
Amore buio giaceva nelle pur ec-
cellenti giornate degli autori.
Dentro il recinto competitivo, al
contrario, molti orrori. Si parte
dal 1948, a Gerusalemme, e si fi-
nisce con l’elettrocardiogramma
piatto. Miral di Julian Schnabel
nasce dal cuore, ma dopo l'otti-
mo Lo scafandro e la farfalla, l'arti-
sta-regista adatta La strada dei fiori
di Miral, il romanzo biografico del-
la compagna Rula Jebreal. Il risul-
tato è imbarazzante: quello che
Schnabel ci ha fatto apprezzare
rimane nelle inquadrature
sghembe, nelle saturazioni, negli
effetti flou e nella macchina a ma-
no che tutto può ma, almeno qui,
nulla stringe. Insomma, poca lu-
ce e incongrua: perché tutto il re-
sto è fiction, che oscilla tra Wo-
men without Men di Shirin Neshat
e le nostrane produzioni con Ma-
nuela Arcuri, sotto la bandiera
della causa palestinese senza se e
senza ma, al sapor di caviale.
Mentre l’Islam brucia per un Co-
rano al rogo in America, qui si in-
dugia nello stucchevole, ridu-
cendo l'arabo a Salam aleikum e
cedendo il passo al posticcio.
Imbarazzanti
Schnabel e Cordier
SE RULA JEBREAL scrive pa-
lestinese, Antony Cordier predi-
lige il francese, ma il consuntivo
non cambia: rimangono Happy
Few, e rimane cattivo cinema.
Prevedibile, reazionario e ses-
suofobo, il 12esimo lungome-
traggio del regista si merita la fan-
tozziana critica della ragion pu-
ra, quella della “Corazzata Co-
tiomkin”, perché lo scambismo
di due coppie equivoca pure il
noioso, infido e ipocrita “scanda-
lo” sessuale con battute che sem-
brano parodiate e invece, sono
vere: “Ho capito perché tuo ma-
rito ti chiama sudoku: sei difficile
da decifrare”. Viceversa, Happy
Few è decrittabile: Una “cagata”
pazzesca, che si esalta sui lati di
un quadrato ottuso. Altri ululati
di dissenso, se la geometra è gre-
ca, li scatena Athina Rachel. Il
suo Attenberg è ingara , ma com-
pete per il leone della geriatria
autoriale, tanto cara alla critica
ingessata: saliva e insulti, pruriti
e idiozie, per due ragazze a inca-
stro variabile, ma non saffico. Ri-
petizioni, anaffettività e dialoghi
nonsense sono da ko. Servirebbe
un po’ di musica per tirarsi su, e
ci pensa il già citato pseudositua-
zionista De La Iglesia: potrebbe
trovare il Leone di Tarantino. I
fantasmi del franchismo prendo-
no corpo in un contesto conta-
minato, pretenziosamente almo-
dovariano: il pamphlet si fa circo,
il film farsa. Smaccato sin dalla
cornice storico-politica dei titoli
di testa (gli unici secondi da ap-
plausi), il ricatto vorrebbe riflet-
tere la Storia. Un raccontino di
ordinaria furbizia e mediocrissi-
mo cinema. Statene lontani.
pagina 19
“La versione
di Barney”,
sorpresa
finale del
concorso
itoli bianchi su sfondo ne-
TCohen
ro, il soffio di Leonard
e un applauso, meri-
tato e lunghissimo, ad acco-
gliere la sintesi di un cinema
divulgativo ma non minore,
in cui ognuno, saltando
dall’epopea letteraria allo
schermo, sia messo in condi-
zione di incontrare il Barney
Panofsky che è in lui. La tanto
attesa versione tratta
dall’opera di Richler, con
Giamatti e Hoffman, attraver-
sa con ironia un volume di
culto, tiene per sé le differen-
ze spaziotemporali (balla la
Roma trasteverina, drogatis-
sima e lisergica dei ’70 in luo-
go di Parigi) e restituisce in-
tatta la materia dei sogni. Co-
sì si piange e molto si ride,
non di rado in sincronia, ri-
flettendo sulla casualità delle
derive familiari, delle parole
non dette, delle passioni do-
minate a stento che quando
derogano al patto originario,
pagano regolarmente pe-
gno. Padri e figli, madri che
imbiancano, amori, tradi-
menti, viaggi, sbronze, reli-
gione ebraica, scorrettezze
liberatorie e un nodo alla go-
la che nel finale lieve accom-
pagna l’uscita dalla sala
dell’inatteso colpo di coda
del concorso. Coproduzione
italo-canadese, per la soddi-
sfazione di Domenico Pro-
cacci (esordio al Lido pro-
prio 20 anni fa con La Stazione
di Rubini). “Mi diverto anco-
ra e sostengo l’esperimento
di Muller, perché mi convin-
ce l’equilibrio tra una mostra
autoriale, con prodotti che
solo un Festival può veicola-
re e il progressivo innesto
della commedia in gara”. Ap-
poggiato su una sedia, Pro-
cacci racconta dubbi, na-
sconde speranze (la Coppa
Volpi a Paul Giamatti?) e pre-
viene le logore accuse di nor-
malizzazione dell’opera. “A
chi sostiene che al nostro
Barney manchi il graffio as-
sassino di Richler, rispondo
che la mia preoccupazione
era esattamente opposta. In
un libro puoi descrivere un
losco ceffo e offrirgli poi, nel-
le pagine successive, la pos-
sibilità di emendarsi e diven-
tare altro. Al cinema i tempi
sono diversi e proprio per
questa ragione, mi sembra
che Lewis abbia saputo bilan-
ciare gli elementi con argu-
zia”. (Mal .Pa.)
pagina 20
TG PAPI
TELE COMANDO
I discorsi
della steppa
di Paolo Ojetti
g1
T Pentito di fare “troppa
politica”, Minzolini ha ordi-
nato che ieri, in prima pagi-
na, ci fosse la dispersa di Atra-
ni e i funerali del sindaco di
Pollica. Solo dopo, inaudito,
Berlusconi da Yaroslav, Ber-
lusconi, anche se si è risve-
gliato a Yaroslav osannando
se stesso, la legislatura, le
grandi riforme, attaccando
Fini, magistrati cattivi e riscri-
vendo la Costituzione a suo
uso e consumo inventando
forme di Stato e di governo
un tanto al chilo, ebbene Ber-
lusconi non fa più audience:
si allinea sugli editoriali di
Minzolini, devastanti tutti e
due. Non che i servizi dalla
“scuola quadri” del Pdl aiu-
tino ciò che resta del Tg1,
presente a Gubbio in forze
(parlerà Capezzone? Non
vorremmo perderlo). L’unica
pagina di un certo interesse
era quella dedicata ai più pic-
+ nostra magistratura ha lo
cini, così avidi di favole, re-
gistrata sul Po dove – fra elfi,
odini, draghi alati e ampolle
magiche – si celebravano al-
cuni riti celtici fra le felci e le
casette dei Puffi.
g2
T Anche se Mario Orfeo
respinge il sospetto di essere
un tantino “finiano”, ieri i so-
spetti si sono irrobustiti. Ve-
ro che l’apertura era per Ber-
lusconi e i suoi strambi di-
scorsi della steppa, ma tutto
il resto – reazioni dei finiani
in testa – è stato congegnato
non come un “panino” clas-
sico, ma come un recinto di-
fensivo dalle tracimazioni del
“premier: finiani irritati, op-
posizioni sbalordite, persino
cronache disinibite con l’aiu-
to di un redivivo D’Alema,
presente a Yaroslav: “Cose
mai viste, non si esportano le
polemiche di politica inter-
na. La platea era perplessa e
imbarazzata”. Anche il presi-
dente Medvedev, che per la
stesso interesse che potreb-
be avere un boscaiolo sibe-
riano, non era espansivo: Ber-
lusconi ha tentato di baciar-
lo, l’ altro sfuggiva, poi ha ce-
duto riottoso al fascino latino
del “tombeur” della Brianza.
T g3
Alessandra Carli a Yaro-
slav prende il coraggio a due
mani e lo dice: Berlusconi ri-
scrive a modo suo la “divisio-
ne dei poteri così come la vol-
lero i nostri padri costituenti
nel 1948”. Alessandra ha alle
spalle una buona scuola, sia
deontologica sia di educazio-
ne civica. Avercene. Mariella
Venditti era a Gubbio dove –
ha notato – i toni polemici
“erano meno aspri”. Nessun
dubbio: ancora non avevano
sentito Berlusconi. Sul Tg3 la
politica dilagava, cadendo
troppo spesso in cronache
per addetti (e anche più) ai
lavori. Una puntata fra i
“neo-finiani” che avevano ab-
bandonato La Russa e una
puntata nelle piaghe del Pd.
L’ultima rissa sembra inven-
tata da una mente perversa:
si litiga sulle “voci” di un in-
gresso nel Pd di Diliberto e
Ferrero. I “popolari” e Vel-
troni in allarme, gli altri al-
tezzosamente disturbati, tut-
ti affollati a smentire. Non ci
siamo proprio. Berlusconi fo-
rever.
SECONDO TEMPO
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
di Nanni Delbecchi
l miglior tributo a Mike Bongiorno a un anno
Imercoledì
dalla sua morte è stato l’“Allegria Day”, che
ha occupato l’intero pomeriggio di
SkyUno, e la cosa suona paradossale solo in
Allegria
dall’aldilà
parte. Nei paradossi si cela una giustizia invi-
sibile a occhio nudo, ma di grado superiore: è
vero che Mike non aveva mai lavorato in vita
per Sky, ma ormai Mike appartiene alla Tele-
visione senza più confini, e prima o poi l’Une-
sco lo farà patrimonio dell’umanità (anche per-
ché all’Unesco pare che non facciano altro).
Dagli studi di Cologno Monzese o della Fiera
di Milano, Bongiorno è passato direttamente
alla storia, difatti l’unica rete Rai a celebrarlo è
stata Rai Storia, un prodotto da teche se non
da cineclub. Il “Rischiattuto” come “La Coraz-
zata Potemkin”, ma con Fantozzi che è il primo
a commuoversi. Dava una piccola vertigine
d’irrealtà rivedere la puntata finale del “Ri-
schiatutto” con un signor Mike anni Settanta
tutto cravattona, occhiali Brionvega e riporto
rinforzato – perché era l’era dei capelloni, e
anche i trapianti monobulbari si facevano con i
capelloni –. E poi i campioni in lizza, il fioren-
tino Andrea Fabbri-
catore, la torinese
Mike Bongiorno, Marilena Buttafarro, il
“protagonista” leggendario Massimo
dell’Allegria Day (F A )
OTO NSA Inardi, sospettato di
leggere il pensiero di
Mike direttamente
nella sua mente (due
scoop in colpo solo).
Questi paciosi con-
correnti in giacca e
cravatta o tail-
leur-pantaloni, che sa-
pevano tutto di Napo-
leone, di poesia fi-
nlandese o del grande
Sabato 11 settembre 2010
Torino, a rivederli oggi, nell’era dei reality e dei
talent show, sembrano personaggi immagina-
ri, al confine con il robocop, partoriti dall’im-
maginazione di qualche scrittore fantasy.
Alla fine degli anni Settanta, fu proprio la con-
sapevolezza che quei bei pozzi di scienza di
una volta erano in via di estinzione a segnare
l’ultima svolta del re dei quiz. Egli stesso ri-
schiava di diventare più colto dei suoi concor-
renti: il mondo non andava più per il suo verso.
E così Mike, da epitome dell’everyman, diven-
ne personaggio in proprio, il più riuscito e in-
tramontabile dei suoi personaggi. La trasfor-
mazione in corso era già evidente in “Super-
flash”, il primo programma condotto su Me-
diaset (di cui Rete4 ha ritrasmesso la prima
puntata), dove le domande di cultura sono so-
stituite dall’attualità, mentre l’impostazione si
conferma splendidamente arcaica: accanto al
padre-presentatore la valletta fa la valletta e
non l’aspirante soubrette, i concorrenti fanno i
concorrenti e non i casi umani, il “Signor No”
dice no e poi si tace, senza poter litigare con
nessuno. Arriverà la televendita, e sarà quella
l’ultima Thule di Mike. La simbiosi che riuscirà
a stabilire con il prosciutto cotto, anzi con “Il
Gran Biscotto e tutti i suoi fratelli”, non avrà
nulla da invidiare a quella che c’era stata con la
signora Longari; anzi, rivista oggi, appare la
sua evoluzione naturale.
Così Mike ha attraversato gli ultimi 25 anni del-
la nostra storia con il suo mistero chiuso nelle
sue gaffe, immobile ed enigmatico come il me-
nhir di “2001 Odissea nello spazio”. Sembrava
immortale da vivo; ora che non c’è più da un
anno sembra che abbia abitato da sempre nel
mito, come se questa vita terrena non fosse la
risposta esatta. Da quando Mike non è più di
questo mondo, la televisione non ha mai as-
somigliato tanto all’aldilà.
Sabato 11 settembre 2010
MONDO
IN NOMINATION ANCHE IL FATTO
Gli Oscar
dei blog
rmatevi (di mouse)e vota-
A
te. Arrivano anche que-
st’anno (e siamo alla sesta
edizione) i Macchianera
Blog Award, prestigioso ricono-
scimento per i miglior blog
d’Italia diventato ormai un ap-
puntamento fisso da quando –
nel 2003 – il giornalista e blog-
ger Gianluca Neri lo lanciò dal
blog “Macchianera”. Gli Awards
verranno consegnati a Riva del
Garda durante la Blogfest, ovve-
ro “l’evento che ogni anno riu-
nisce tutto ciò che in Italia gra-
vita attorno alle community del-
la Rete”, in programma il 24, 25
e 26 settembre. Dopo un perio-
do di segnalazioni online da par-
te degli utenti, adesso sono par-
tite le votazioni – fino a giovedì
23 – sulle cinquine di candidati
al premio finale per le numero-
sissime categorie: per dare le
proprie preferenze basta colle-
garsi al sito www.blogfest.it.
In lizza per “Miglior Blog 2010”
corrono Leonardo; Metilpara-
ben; Piovono Rane; il Post e
il sito collettivo di “cattiverie”
Spinoza.it (tutti i blog si posso-
pagina 21
SECONDO TEMPO
WEB
di Federico Mello
è RIPRESA VIA GOOGLE?
CRESCONO LE RICERCHE SU BENI DI LUSSO
La crisi economica è agli sgoccioli? Potrebbe
è APPLE APRE (MA SENZA ESAGERARE)
ANCHE FLASH POTREBBE ESSERE IMPLEMENTATO
Apple, da sempre criticata per l’eccessiva “chiusura” del
suo software e del suo hardware, adesso apre all’uso di
programmi finora off-limit come quelli che sfruttano i
servizi pubblicitari di Google. L’apertura – nata anche per
un’indagine, ancora in corso, dell’autorità antitrust Usa –
riguarda anche Flash, il software molto diffuso su Internet
che finora Steve Jobs non aveva mail voluto implementare
sui suoi apparecchi. La casa di Cupertino ha
pubblicato sul suo sito una guida destinata agli
sviluppatori di applicazioni: si spiega anche
che verranno bocciate le nuove applicazioni
inutili o troppo frivole, oltre a quelle che non
feedback$
Commenti all’articolo
di Vito Laudadio:
“L’esercito delle
berluschine” da
ilFattoQuotidiano.it
è ORA CAPITE perché
Berlusconi, il Pdl e la Lega di
Bossi non hanno alcuna
intenzione di abolire le
inutili e costosissime
Province: dove
essere proprio così secondo quanto indicano le
ricerche su Google. “Solo negli ultimi 6-9 mesi
abbiamo avuto una ripresa della domanda”
afferma il Chief Economist del motore di
ricerca Hal Varian, riferendosi in particolare
funzionano bene e di concezione troppo
amatoriale.
metterebbero altrimenti
parenti e concubine? Si stima
che nelle sole Province ci
siano circa 500.000
fannulloni strapagati dai
no trovare con una ricerca su alle ricerche online sui beni di lusso.
contribuenti.
Google). Per il blog “rivelazio- Guardando al recente passato Varian, ha Alberto A
ne“ se la giocheranno invece spiegato: “La domanda di beni di
Non leggere questo blog; Co- lusso e in particolare vacanze è COME SIAMO
medySubs; In coma è meglio;
Ma che Davvero; Metilparaben.
top-class sta crescendo tantissimo,
mentre nel 2008, con la crisi, era
RIDOTTI male, ci vorranno
un bel pò di anni per
Anche il nostro sito è in nomi- crollata velocissimamente”. ritornare alla normalità
nation: per il premio “Miglior vincenzo
Testata Giornalistica online” il-
FattoQuotidiano.it si contende
l’Oscar con il Corriere della Sera,
è MENO MALE che c’è Il
Fatto Quotidiano
Repubblica, il Post e La Stampa.it. antonio monni
Spazio poi al “Miglior blog cu-
linario” (tra questo Dissapore e è LO CHIEDO sottovoce
Giallo Zafferano); Miglior blog all’orecchio di ognuno di
cinematografico (si va da Cine- voi:”Ma , all’estero saranno
blog a “I 400 calci”); come mi- al corrente del tipo di
glior blog erotico concorrono governo che c’è qui?” Perché
“Irrisolta”; Lindalov; Lyza; Mala- se la risposta è affermativa ci
femmena e Sophieboop. Gli vorrà un secolo (= 100 anni)
Award non trascurano nessuna perché il resto del mondo se
disciplina sulla quale sono im- ne dimentichi e smetta di
pegnati i blogger “santi, poeti e riderci dietro. Cosa avrà
navigatori” italiani: musica, gra- fatto di male il popolo
fica, community, televisione, italiano per meritarsi una
letteratura, vignette (in questa iattura simile!!!
categoria corre anche il blog di maria grazia
Stefano Disegni). Un premio ric-
co di storie, idee e persone così è ALL’ESTERO sanno
com’è la Rete italiana. Il sito della Blogfest; tutto. Sono più informati
f.mello@ilfattoquotidiano.it la stautetta premio; loro della maggior parte
un incontro Facepark; degli italiani. Infatti, molti
il blog di Stefano Disegni quotidiani internazionali
sparlano e ridicolizzano il
caimano. In quanto a cosa
hanno fatto gli italiani…
GRILLO DOCET Abbiamo solo peccato di
I S.S.S. A CESENA stupidità, imbecillità nel non
PER WOODSTOCK 5 STELLE esserci resi conto di quello
“Sono Nandu Popu dei Sud che abbiamo fatto in questo
Sound System, gruppo salentino che ventennio.
canta reggae in dialetto, e ‘le canta’. Ci viva l'Italia
troviamo qui per dare la nostra
adesione a Woodstock. Lo facciamo è LE BERLUSCHINE
non solo da cantanti, ma soprattutto vengono premiate, perché
da cittadini. Tutti devono partecipare a una hanno scoperto il vantaggio
Italia che deve cambiare. Non possiamo più rimanere in di usare il proprio corpo
una nazione che è in mano a politici mafiosi. Una come un bancomat. Ai miei
nazione che si ritiene cattolica che poi però sfregia tutto figli viene tolta la borsa di
ciò che è umano. Ci siamo dimenticati delle nostre studio e spediti al mittente
radici, ci siamo dimenticati che siamo stati emigranti. Ci con un bel calcio. Studiare in
siamo dimenticati di essere stati povera gente, e di questo paese è diventato un
esserlo ancora. Solo che oggi forse ci piace emulare i delitto. Vendersi al miglior
padroni che vanno col Cialis e con le zoccole in offerente la norma che ti
giro per il Parlamento. L’Italia sicuramente non permette di aprire tutte le
sta attraversando un buon periodo e, ripeto, porte che vuoi.
veniamo a Woodstock soprattutto da cittadini antonella
perché l’esempio che deve partire da questa
manifestazione è che l’Italia non la cambiano i è È TUTTA cartapesta,
politici. L’Italia la cambiano i cittadini. Anche facciata. il problema
perché ognuno si merita, nel bene e nel male, ciò maggiore comunque e´la
che si ritrova. E se noi ci ritroviamo questa classe cosiddetta opposizione che
dirigente evidentemente avremmo fatto qualche non c’è
errore. Ma si può sempre riparare. Partiamo da miura
Woodstock. C’è tanta gente che aspetta questo
momento, perché c'è tanta gente onesta che ha voglia è QUESTE senza un
di cambiare background siedono al
questa nazione è SOCIAL NETWORK AL PARCO Parlamento grazie ai soldi
che sta andando L’INIZIATIVA DELL’ITALIANA DIESEL del cavaliere mascariato ed
in una deriva. Questa Dopo aver lanciato la campagna io a 60 anni ancora precario
è la realtà di questa promozionale “Be Stupid” il team di e quest’anno non so se
Italia. Ci vediamo a comunicazione della Diesel leader nel lavorerò! Bel cambiamento
è NARCISISTI SU FACEBOOK
Cesena per cantarle a campo dell’abbigliamento casual italiano che ha portato all’Italia il
UNA RICERCA DIMOSTRA IL PERCHÉ
questi pseudo-esseri ha lanciato – forte dei suoi 478 mila fan berluska! all’estero ho
Lo avevamo sempre sospettato, ma
umani chiamati su Facebook – una versione reale del vergogna di dire di essere
ora arriva la conferma scientifica.
politici”. social network più famoso al mondo, italiano perchè mi ridono in
Alcuni ricercatori hanno dimostrato
denominandolo “Facepark” un parco faccia e mi chiedono come
che gli utenti che aggiornano più di
tematico che permette agli appassionati facciamo a tenere un
frequente il proprio profilo su
di Fb di riunirsi in real life. governo come questo!
Facebook hanno un’indole più narcisista. Secondo lo
Anziché perder tempo davanti a un nik
studio il social network è un paradiso per questi utenti che
computer, la Diesel invita la gente di
si possono creare “amicizie”, senza dover stabilire un vero
tutto il mondo a recarsi nei parchi, a è MAMMA MIA che
e proprio rapporto affettivo. Inoltre Soraya Mehdizadeh,
scrivere coi pennarelli su apposite squallore! Ormai non ci si
della York University in Canada, ha interrogato più di 100
bacheche di cartone, e farsi nuovi amici deve meravigliare più di
studenti dai 18 ai 25 anni scoprendo che esiste una
“reali”. L’iniziativa fa parte della campagna niente. Le brave ragazze
correlazione tra i livelli di narcisismo e il numero di volte in
“Be Stupid” in cui si sostiene che sia vanno in paradiso, le cattive
cui gli studenti controllano la loro bacheca Fb. Gli uomini
intelligente tutto ciò che è digitale, arrivano dappertutto!
sono più interessati ai testi sul profilo diversamente dalle
mentre l’analogico è stupido. Elogio della Cupo Meridio
donne, che danno più valore alle immagini che compaiono
stupidità, quindi, intesa come il voler
sulla loro pagina personale. ( Francesco Carbone)
rischiare, esser coraggiosi senza aver è PERÒ una virtù a queste
paura di fallire, quasi a ripercorrere le tipe va riconosciuta: lo
orme del fondatore del marchio Renzo stomaco forte
Rosso. (Pasquale Rinaldis) Alina
pagina 22
PIAZZA GRANDE
La strada di Napolitano
di Rodolfo Brancoli
a Napolitano ha già det-
M
to da tempo come si
comporterebbe di fron-
te a una crisi di governo,
dunque anche di questo gover-
no: l’ipotesi di sperimentare
una diversa maggioranza sareb-
be “legittima”, e prima di risol-
versi a uno scioglimento delle
Camere occorrerebbe provare a
modificare il sistema elettorale
in vigore. Non ci sono segreti, è
tutto lì nero su bianco in una di-
chiarazione che chiunque può
consultare sul sito www.quiri-
nale.it, cliccando sulla voce Con-
sultazioni. Lo ha fatto in tempi
non sospetti, il 24 febbraio del
2007, nel contesto della crisi di
un governo e di una maggioran-
za di segno opposto, ma eletta
con l’identico sistema elettora-
le, che si chiuse con il rinvio alle
Camere del governo Prodi. Dun-
que nessuno potrebbe dire di
cadere dalle nuvole, tanto meno
accusare il capo dello Stato di
parzialità se, di fronte a dimis-
sioni del governo Berlusconi, si
attenesse agli stessi criteri. An-
che perché all’epoca nessuno
mosse obiezioni al contenuto
della dichiarazione in nome del-
la cosiddetta Costituzione mate-
riale, per cui dovrebbe esservi
un automatico ricorso alle urne
se viene meno la maggioranza
che ha vinto le elezioni.
L’antefatto che
spiega il presente
UN BREVE ANTEFATTO Il
21 febbraio 2007 il governo
dell’Unione andò sotto al Senato
nel voto al termine di un dibattito
sulla politica estera e Prodi si di-
mise, pur non essendovi un ob-
bligo costituzionale. Napolitano
si riservò di accettare le dimissio-
ni, condusse le consultazioni, e il
24 le respinse invitando “il presi-
dente del Consiglio a presentarsi
al più presto al Parlamento, per
verificare la sussistenza del rap-
porto fiduciario”, come si legge
nel comunicato. Prodi ottenne la
fiducia e il governo riprese il suo
stentato cammino. Ma Napolita-
Ci hanno tolto la patria
di Maurizio Viroli
i hanno tolto la patria, ec-
C
co quello che Berlusconi e
i suoi servi hanno fatto. È
questa l’ accusa che l’op-
posizione dovrebbe mettere al
centro della sua lotta, se vuole
vincere e soprattutto se vuole
fare vincere l’Italia.
IN QUESTI GIORNI vicini
all’8 settembre viene naturale
pensare alla morte della patria o
all’Italia che manca, per ripetere il
titolo del festival Lector in fabula
che si apre oggi a Conversano.
Di morte della patria parlò per
primo, credo, Salvatore Satta,
nel De profundis (1948), e ne ha
trattato Ernesto Galli della Log-
gia nel suo libro del 1996. La tesi
di Galli della Loggia è nota: con la
firma dell’armistizio, si verificò
in Italia il crollo completo non
solo dello Stato, con la fuga del re
e della corte e la disgregazione
dell’esercito lasciato in balia de-
gli ex alleati tedeschi diventati
nemici, ma anche il dissolversi
no fece seguire allo scarno comu-
nicato una dichiarazione, sicura-
mente inusuale se non irrituale,
che ha però il grande pregio di
dar conto in modo trasparente
dei criteri cui si era attenuto. In
essa spiegò perché aveva ritenu-
to di chiudere la crisi a quel mo-
do. Ma così facendo enunciò del-
le “guidelines”, per così dire, va-
lide per il futuro, cui infatti si at-
tenne anche in occasione della
seconda e definitiva crisi del go-
verno dell’Unione, e che tutto in-
duce a ritenere restino valide.
In quella dichiarazione sono due
i passaggi chiave. Disse innanzi
tutto che “le ipotesi legittime e
motivate di sperimentazione di
una diversa e più larga intesa di
maggioranza, a sostegno di un
governo impegnato ad affronta-
re le più urgenti scadenze politi-
che e in particolare la revisione
della legge elettorale [...] non so-
no risultate sufficientemente
condivise per poter essere assun-
te come base della soluzione del-
la crisi del governo Prodi”. Il che
equivale a dire che la ricerca di
Già nel 2007 dopo la
crisi del governo
Prodi il presidente
mostrò le sue “linee
guida” per il futuro:
cercare prima di
tutto una possibile
maggioranza in
Parlamento.
Secondo il dettato
costituzionale
del sentimento di solidarietà na-
zionale e del senso del dovere
verso il bene comune. Né la Re-
sistenza, per il suo debole carat-
tere di autentico movimento di
liberazione nazionale, né la Re-
pubblica, per il troppo ambiguo
sentimento di lealtà nazionale
della sua élite politica (compre-
so il Partito Comunista) riusciro-
no poi a far rinascere e radicare
nella mentalità degli italiani un
nuovo amor di patria.
A mio giudizio la tesi della morte
della patria è un’interpretazione
parziale degli avvenimenti che
segnarono la storia italiana negli
anni successivi all’8 settembre e
durante i primi decenni della Re-
pubblica. Anziché di morte della
patria è a mio avviso storicamen-
te più corretto parlare di morte e
di rinascita della patria, o, me-
glio la morte di una patria, quella
del fascismo e della monarchia, e
la nascita di una nuova patria,
quella della Repubblica e della
Costituzione.
Lo provano documenti e testi-
monianze di notevole peso.
SECONDO TEMPO
una diversa maggioranza è da lui
considerata pienamente legitti-
ma, e che a crisi aperta proposte
in questo senso verrebbero valu-
tate solo sulla base del criterio
della loro capacità di raccogliere
un consenso adeguato nelle aule
parlamentari.
La democrazia resta
parlamentare
UN COSTITUZIONALISTA
come Franco Bassanini, in una
analisi molto articolata apparsa
quattro giorni dopo sul Sole 24 Ore
che ha tutta l’aria di una “interpre-
tazione autentica” (anche perché
un’informazione distratta non
aveva colto le implicazioni di
quella dichiarazione) scrisse che
con questa affermazione Napoli-
tano “ha sgombrato il campo da
un pregiudizio assai diffuso:
l’idea che non siano (più) costitu-
zionalmente possibili, nel corso
della legislatura, maggioranze di-
verse da quelle direttamente
espresse dal voto degli elettori. La
forma di governo parlamentare
non è stata cancellata dalla demo-
crazia di investitura. Neppure in
forza di una legge elettorale che
impone la preventiva definizione
delle coalizioni, con l’indicazio-
ne di un programma e di un lea-
der, e assegna un premio di mag-
gioranza alla coalizione che ottie-
ne più voti”.
I secondo passaggio rilevante
Nell’agosto del 1943 Piero Cala-
mandrei scriveva: “Veramente la
sensazione che si è provata in
questi giorni si può riassumere
senza retorica in questa frase: Si è
ritrovata la patria”. Ancora più elo-
quente è una pagina di Natalia
Ginzburg: “Le parole patria e Ita-
lia, che ci avevano tanto nausea-
to fra le pareti della scuola per-
ché accompagnate dall'aggetti-
vo fascista, perché gonfie di vuo-
to, ci apparvero d'un tratto sen-
za aggettivi e così trasformate
che ci sembrò di averle udite e
pensate per la prima volta. D'un
tratto alle nostre orecchie risul-
tarono vere”.
LO PROVANO DEI FATTI
troppo importanti per essere
trascurati come il rifiuto di tanti
soldati italiani di entrare nelle
truppe della repubblica di Salò
in nome di un sentimento di pa-
tria faticosamente ritrovato ne-
gli orrori della guerra a fianco
dell’alleato tedesco. Ma che un
sentimento nuovo di patria, fon-
dato su principi di libertà era ri-
della dichiarazione riguarda
l’ipotesi di elezioni anticipate.
“Ho ritenuto altresì – disse Napo-
litano – che non ricorrano le con-
dizioni per un immediato sciogli-
mento delle Camere, sia alla luce
di una costante prassi istituziona-
le sia in considerazione di un giu-
dizio largamente convergente,
benché non unanime, sulla ne-
cessità prioritaria di una modifi-
cazione del sistema elettorale vi-
gente”. Ancora Bassanini: Napo-
litano ha reso chiaro che “anche
allo scioglimento delle Camere si
perverrà solo dopo aver accerta-
to l’impossibilità di dar vita a go-
verni maggioritari e, in ispecie, a
un governo e a una maggioranza
capace di varare la riforma elet-
torale e di evitare così alla demo-
crazia italiana le difficoltà di fun-
zionamento che hanno caratte-
rizzato l’avvio della XV legislatu-
ra”. Col cambio di legislatura, e
malgrado numeri assai diversi, le
cose non sono migliorate, e sulla
necessità prioritaria di cambiare
il Porcellum prima di andare nuo-
vamente al voto il giudizio sem-
mai si è fatto più diffuso. Suffi-
ciente ad assicurare la maggio-
ranza a un governo che operi in
questa direzione? Questo an-
drebbe naturalmente accertato,
ma se dalle consultazioni uscisse
l’indicazione di un governo frut-
to di una diversa intesa di maggio-
ranza, sappiamo già (dal 2007)
quali conclusioni ne trarrebbe
Napolitano.
Giorgio Napolitano (FOTO EMBLEMA)
nato lo prova la Costituente. Ba-
sti citare le parole con cui il re-
latore presentò all’Assemblea
l’articolo che afferma che “la di-
fesa della Patria è sacro dovere
del cittadino”. Egli disse infatti
che la Patria, “non è più la ma-
trigna che il fascismo aveva ten-
tato di creare, ma è la madre ge-
nerosa che accetta ed accoglie
tutti i suoi figli con identico ani-
mo. (Applausi)”.
È vero che durante i primi de-
cenni della nostra storia repub-
blicana il sentimento di patria di
offuscò e visse confinato in am-
biti ristretti dell’élite politica e
Sabato 11 settembre 2010
Battibecco
É di Massimo Fini
UNA LEZIONE
DI IMMORALITÀ
“È una persona che in termini romaneschi se l'andava
cercando”, la frase con cui il senatore a vita Giulio
Andreotti, intervistato all'interno del programma “La
Storia siamo noi” di Giovanni Minoli, ha liquidato Giorgio
Ambrosoli, il commissario straordinario incaricato di
curare il fallimento della Banca privata di Michele Sindona
e fatto assassinare dallo stesso bancarottiere siciliano l'11
luglio del 1979, è di una gravità inaudita, che non ha
precedenti nella pur losca storia dell'Italia democratica.
Al di là della compromissione dello stesso Andreotti nei
traffici illeciti di Sindona, della Democrazia cristiana e
anche di esponenti, politici e giornalistici, della sinistra (la
famosa lista dei 500 personaggi che avevano investito nella
Banca Privata e che furono avvertiti dallo stesso Sindona
pochi giorni prima del crac salvando così il loro denaro,
non è mai venuta fuori pur essendo in possesso di alcuni
giornali della sinistra) quelle orribili parole significano che
non solo nella tenebrosa Russia di Putin o in quelle che un
tempo chiamavamo le “Repubbliche delle banane”, cioè i
Paesi sudamericani che oggi ci hanno di gran lunga
superato in quanto a etica pubblica, per non dire delle
dittature, ma anche in una democrazia, la nostra, se un
uomo probo, un onesto funzionario dello Stato che fa
normalmente ma fino in fondo il proprio dovere (come
dovrebbe essere di tutti) andando così a toccare gli
“arcana Imperi”, i gangli vitali della corruzione del sistema
di Potere, se poi viene ammazzato non se ne deve
lamentare perché “se l'andava cercando” e quella morte,
in fin dei conti, se l'è meritata. Una lezione di immoralità,
di ributtante cinismo, oltre che di volgarità (“in termini
romaneschi”) senza pari, che cade come un macigno su
tutte le persone oneste di questo Paese, vive e morte
(Angelo Vassallo, il sindaco di Acciaroli, l'ultimo) e disonora
chi l'ha impartita.
A me spiace parlare in questi termini dell'onorevole
Andreotti. Ho sempre pensato che in un Paese diverso, in
una democrazia diversa, sarebbe stato un grande uomo di
Stato. Perché ha una conoscenza dei meccanismi
burocratici, amministrativi, legislativi, istituzionali, della
Storia d'Italia e della Storia in genere, una cultura
profonda, da cui gli attuali quaquaraquà, di governo e di
opposizione, sono lontani mille miglia. Perché, in tempi
difficilissimi, quando l'alleanza con gli Stati Uniti, a
differenza di oggi, era obbligata dato che solo gli americani
possedevano il deterrente atomico necessario per
dissuadere l'Urss da avventure militari in Europa ovest,
seppe condurre da presidente del Consiglio e ministro degli
Esteri una intelligente politica di “appeasement” nei
confronti dei Paesi arabo-musulmani a noi vicini i cui frutti
godiamo ancora adesso. Infine perché ha sempre
dimostrato senso dello Stato e coscienza di essere classe
dirigente e, sottoposto a un lungo processo si è difeso nel
processo, mai accusando la Magistratura di “complotto”,
a differenza di Craxi e Berlusconi, perché una classe
dirigente consapevole d'esser tale non delegittima le
Istituzioni perché sono le sue Istituzioni e sa che dalla loro
disgregazione ha tutto da perdere mentre chi non vi
appartiene da perdere ha solo, per dirla con Marx, le
proprie catene. Ma con quella frase, che nessuna rettifica
può cancellare, l'onorevole Andreotti non ha liquidato
Giorgio Ambrosoli, a 91 anni suonati ha liquidato,
definitivamente, se stesso.
del popolo. Ma non morì affatto
la lealtà costituzionale. Grazie ad
essa la Repubblica ha vinto sfide
tremende.
La lealtà alla Costituzione è il
come popolo.
ORBENE, BERLUSCONI e i
suoi hanno distrutto con ferocia
metodica tutto ciò che è patria,
cuore del sentimento di patria. sia detto senza retorica, con tri-
Non è tuttavia tutto, perché pa- stezza. Hanno offeso in tutti i
tria vuol dire anche amore del modi la Costituzione; hanno di-
bene comune, vuol dire, in Ita- mostrato tante volte di preferire
lia, antifascismo, vuol dire Risor- il loro interesse al bene pubbli-
gimento, vuol dire memorie di co, a tal segno da essere pronti a
uomini e donne che hanno dato devastare la legalità per sottrarsi
l’esempio, vuol dire cultura, alle leggi; hanno deriso l’antifa-
vuol dire speranze e fini comuni scismo e favorito la nascita
dell’anti-antifascismo, senti-
mento quanto mai pericolo e
Un concetto rinato moralmente detestabile; hanno
distrutto le nostre memorie:
dopo il fascismo e quando ne hanno parlato per-
ché non erano in grado di farlo, e
che oggi Berlusconi quando hanno taciuto per igno-
e i suoi hanno ranza o per disprezzo; hanno av-
vilito ogni forma di cultura seria
nuovamente per sostituirla con il trionfo della
banalità e della volgarità; hanno
distrutto, in nome disseccato nell’animo degli ita-
liani, con le loro azioni e le loro
dell’interesse parole, ogni speranza collettiva.
privato che La storia insegna: non c’è mai
stata in Italia una rinascita civile
calpesta il bene senza o contro l’idea di patria.
Oggi, per ritrovare la patria, bi-
pubblico e il valore sogna liberarci di Berlusconi e
della sua corte.
delle leggi viroli@princeton.edu
Sabato 11 settembre 2010
MAIL
Le salite al Colle
90 anni dopo
90 anni fa, c’era la monarchia,
molti deputati lasciarono il Par-
lamento e salirono sul colle
“Aventino” per protestare
sull’uso distorto e anticostitu-
zionale del potere fatto da Mus-
solini. Il re lasciò fare e non in-
tervenne. Oggi, vigente la Re-
pubblica, i detentori del potere
e chi ha ridotto il Parlamento a
mero esecutore di ordini presi
in altro loco salgono un altro
colle: il Quirinale, per chiedere
al presidente della Repubblica la
testa di chi pensa che il Parla-
mento dovrebbe funzionare co-
me detta la Costituzione. Gli
aventiniani ottennero il risultato
di sottolineare le scorrettezze
democratiche di Mussolini, ma
non poterono evitare il soprav-
venire della dittatura. Il duo
Bossi-Berlusconi ha sottolinea-
to a tutto il Paese la loro volontà
populista ma non potrà evitare il
ripristino della legalità repubbli-
cana e costituzionale su cui è
basata la nostra convivenza ci-
vile difesa questa volta da Na-
politano.
Francesco degni
Comincia la scuola
ma noi non siamo pronti
Ho alle spalle più di 30 anni di
insegnamento nella scuola pri-
maria, ma non ho mai trascorso
un inizio d’anno scolastico allu-
cinante come questo. Qual è il
costante e unico oggetto delle
nostre riunioni? Il far quadrare i
cerchi: perché se il tempo pieno
pretende due docenti per classe
ma la Gelmini ha tagliato di una,
due o anche tre unità il perso-
nale i conti non tornano! E al-
lora, al fine di creare il servizio
meno sfavorevole possibile agli
alunni, è una continua girandola
di conteggi, ipotesi, turnazioni,
sostituzioni, orari spezzettati,
discussioni, confronti e poi di
nuovo daccapo, fra malumori,
contrasti e stress sempre più
tangibili in questa guerra tra po-
veri. Lascio immaginare lo stato
d’animo dei docenti. Frustrati e
scontenti. Tutto a discapito de-
gli alunni. E la Gelmini si vanta
della sua svolta epocale! Mi per-
metta un opportuno apparente
errore ortografico. Il nostro mi-
nistro Distruzione non sta solo
demolendo le istituzioni scola-
stiche, ma anche l’armonia e la
serenità di cui tutti gli operatori
hanno bisogno per gestirla.
Sara Castello
Candele e manifesti di lutto
per la morte della cultura
Amici del Fatto,
sono un precario torinese pre-
sente alla festa del Pd in nume-
rose occasioni. Martedì sera a
un centinaio di insegnanti armati
di striscioni, candele e manifesti
di lutto per la morte della scuola
pubblica, cui hanno largamente
contribuito i sindacati confede-
rali e il centro(sinistra?), è stato
impedito di intervenire durante
il duetto "Nichi-Rosy" onde non
disturbare la standing ovation
per l'On. Vendolaqualunque.
Siamo rimasti fuori in Piazza Ca-
stello scortati dagli agenti della
Abbonamenti
Queste sono le forme di abbonamento
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pagina 23
SECONDO TEMPO
BOX
LA VIGNETTA
Furio Colombo
7 A DOMANDA RISPONDO
COME È RADICATA
LA LEGA
aro Colombo, seconda versione, il vanto più grande che tutti
C leggo di un presidente del
consiglio regionale del Friuli
si affrettano a riconoscere della Lega:
“Radicati nel territorio”. È questa frase che ci
(Ballaman) che per oltre un anno se deve guidare nel momento un po’ misero in
l’è spassata con l’auto di servizio a cui ogni partito, Pd in testa, continua a dire
spese-utente. Poi viene Verona dove “Anche noi dobbiamo imparare a radicarci nel
un sodale del mitico sindaco Tosi, territorio”, come se gli ex Pd non avessero
tutta virtù e legnate (il presidente lavorato duro a sradicare tutto ciò che
dell’azienda trasporti Verona) è avevano “sul territorio” e intanto gli ex
indagato dalla procura per rimborsi Margherita e gli ex Popolari insistono “Non
non proprio in ordine dei suoi viaggi basta. Chiudiamo il passato. Dovete sradicare
e trasferte. Ma l’altro giorno (4 di più”. E hanno abolito le feste dell’Unità
settembre) il Corriere della Sera, mentre erano vive e affollate senza Schifani e
certo ostile al federalismo, ha notato senza lanci di petardi fumogeni. Ma questo e con i precedenti go-
che in Piemonte quasi ogni l’occasione è buona per domandarci: qual è “il L’abbonato verni, alla distruzione di tutti
personaggio della maggioranza, dal territorio” di cui davvero si parla? Ecco la quei diritti che nostri nonni e i
forse presidente Cota ai più risposta di una consigliera della giunta Cota, del giorno nostri padri sono riusciti ad ot-
sconosciuti consiglieri e assessori Rosanna Costa: “Mia figlia ha molta tenere dopo decenni di riven-
della maggioranza hanno assunto esperienza. E poi è umano fidarsi di più di chi dicazioni, a prezzo di enormi sa-
stretti familiari (le madri, le figlie, i ti è vicino”. I consanguinei intesi come parenti MIMMO CONVERTINO crifici. Diritti che hanno consen-
fratelli, i mariti e le mogli) in una sono il vecchio familismo italiano coperto da tito alle precedenti generazioni,
sorta di mega incesto politico che è slogan tipo “i popoli” o “la nostra gente”. Anche al mare ogni giorno di avere lavori dignitosi, figli
una forma di corruzione. Il tutto in Naturale, allora, opporsi sia al giudice di Bari ho comprato 1,20 euro di istruiti, quasi sempre una casa
linea con la loro condanna di “Roma che all’insegnante di Fiuggi. Prima i parenti, Fatti freschi ben dove abitare, e, come dice il
ladrona”. perché, a Torino come a Reggio Calabria, “il confezionati dall'edicola di vangelo, la domenica per ripo-
Altiero sangue non mente”. Poi, naturalmente Zio Gregorio da leggere sare. Oggi, grazie a persone co-
vengono gli immigrati. Non hanno niente a sotto me Bonanni, che vanno a barat-
LA PRIMA reazione sarebbe di dire che fare con mogli, mariti, figli, fratelli e l'ombrellone tare la nostra dignità a casa di
“come gli altri”. Non va bene perché qui ci cognati. Perciò li respingono. alle 7,30 Berlusconi, tra una tartina al ca-
incontriamo con il famoso “più vecchio-più del viale e uno spaghetto tricolore,
giovane partito della Repubblica”. Mai visto Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano mattino svendendo sopratutto il futuro
niente di così nuovo, in un partito che è il solo 00193 Roma, via Orazio n. 10 con mia dei nostri figli, questi diritti sono
a esistere da più di quindici anni. Qui viene la lettere@ilfattoquotidiano.it figlia diventati solo parole senza sen-
GioGiò so. Qualcuno dovrà pur farlo ca-
di 40 giorni. pire a Bonanni, a Sacconi, a Bru-
Un abbraccio netta e a tutta queat'insieme di
Continuate così. personaggi, che cominciamo ad
IL FATTO di ieri 11 Settembre 1800 Protestare contro Bonanni essere stanchi. Ad essere stan-
chi di non sapere se a 40/45 anni
“Eroina involontaria”, prima figura di donna del romanticismo
si può anche in rima Raccontati e manda una foto a:
abbonatodelgiorno@ insegneremo anche quest'anno,
Amici, protestare è giusto ma ci ilfattoquotidiano.it ad essere stanchi di lavorare 10
italiano, protagonista nel tumultuoso palcoscenico della
Rivoluzione Napoletana del 1799. Personaggio affascinante e vuole educazione, è ora di finirla ore al giorno, sabati e domeni-
controverso, Luisa Sanfelice, la pasionaria della Repubblica con questa stupida aggressione. che compresi, per 700/800 euro
giacobina soffocata nel sangue, che Dumas, nel vertiginoso Insulti sputi e fischi non servono al mese, ad essere stanchi di
romanzo a lei dedicato, descrive come “donna non politica, più a niente, se non a crear il Se il popolo non ha il pane sentirci dire dalle banche che
solito incidente. Per favore, in- non possono darci un prestito
né una pensatrice, né una teorica, ma impastata di carne e
vece dei fumogeni lanciamogli dategli delle brioches di 5000 euro per mandare i figli a
passioni, ingenua, coraggiosa, amante sconsiderata”. Colei
pantofole, e al posto di “buffo- All'ultima regina di Francia si at- scuola perchè il nostro è un la-
che, a suo modo, salva la Rivoluzione, “effimera nella durata, voro a tempo determinato,
ne” urliamogli: “In pensione!”. tribuisce, in modo probabil-
ma intensa come una resurrezione”, per salvare la vita Fabio mente romanzato, questa frase. stanchi di vedere le bollette del-
dell’uomo che ama. E che, nel proteggerlo, denuncia il E sappiamo la fine che fece, pur l'acqua, dell'Enel e del gas au-
complotto dei controrivoluzionari che hanno congiurato per
abbattere la Repubblica. Luisa, oggetto d’amore di un
In questa nostra Italia non meritandola, o perlomeno, mentare a dismisura senza re-
pagando colpe non sue a prezzo gole e senza controlli, in nome
giovane che trama per rimettere il re sul trono e amante di un c’è un duopolio al potere della vita. In quel caso il popolo della tanto decantata privatizza-
giacobino che di quel re vuole la testa, “rimasta invischiata Seguengo oggi, il notiziario ho s'arrabbiò un pelino. Ora, mi zione.
nella politica come in una mortale tela di ragno”, come avuto netta la sensazione che, al chiedo, perchè tutta l'indigna- Marco Cargnino
scriverà un biografo. Salita sul patibolo l’11 settembre 1800, Governo del Paese, si stia zione rabbiosa di Fassino con-
vittima della spietata vendetta borbonica. “Bella, scalza, creando un vero e proprio tro chi fischiava Schifani, e di
biancovestita, maldestramente sfuggita alla mannaia e, "duopolio", il Cesare Imperato- Enrico Letta (già da molto prima
gocciolante di sangue, afferrata per i capelli e finita a colpi di re Capitolino, il Senatur, disce- del lancio del fumogeno), con-
coltello dal beccaio”. polo di Alberto da Giussano, tro chi fischiava Bonanni, il sin- IL FATTO QUOTIDIANO
Giovanna Gabrielli pronto, con il fido figlio "trota" dacalista che sta fattivamente via Orazio n. 10 - 00193 Roma
e, discepoli vari, a scendere in contribuendo in combutta con lettere@ilfattoquotidiano.it
quel di Roma, alla testa di 10
Digos e nessun quotidiano o te- Troppa confusione Milioni di persone! Non si è
legiornale ha riportato le nostre compreso bene, a fare che cosa
"preghiere" dirette a Mariastel- ed egoismo in politica ma, sulla carta, egli avrebbe il
Direttore responsabile
la, ignorantia plena. E pensare Il presidente del Consiglio Ber- comando delle operazioni nel
che a moderare il dibattito c'era lusconi chiede, come è logico nord del Paese. Una gran bella Antonio Padellaro
proprio il direttore del giornale che faccia il leader di un grande prospettiva, nel marasma gena-
Caporedattore Nuccio Ciconte e Vitantonio Lopez
torinese La Tampa. Ben gli sta partito di maggioranza, che il rale, in cui versa tutta la classe
agli spocchiosi "democratici": il governo vada avanti. Ma Um- Politica, manca soltanto un'azio- Progetto grafico Paolo Residori
giorno dopo qualcuno un po' berto Bossi gli ringhia che se ne cervellotica. Si è occupato Redazione
meglio organizzato dei precari non si dimette la Lega Nord vo- per 6 mesi, della spazzatura di 00193 Roma , Via Orazio n°10
della scuola gli ha fatto capire terà la sfiducia. Insomma, la crisi Napoli e, questa, si trova ancora tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230
e-mail: segreteria@ilfattoquotidiano.it
che riteniamo le loro conferen- politica sta diventando sempre lì. Il Cesare, è stato impegnato sito: www.ilfattoquotidiano.it
ze solo fumo! La prossima volta più confusa. A questo punto mesi, a trovare il modo per sfug-
Editoriale il Fatto S.p.A.
direi di andarci armati di puz- non si capisce più chi siano i veri gire ai suoi guai Giudiziari. E' sta-
Sede legale: 00193 Roma , Via Orazio n°10
zette di carnevale: se la Digos traditori. La realtà è che ogni to implicato in scandali, legati al-
investiga, si può sempre soste- partito pensa soltanto al pro- la frequentazione di ragazze, in Presidente e Amministratore delegato
Giorgio Poidomani
nere che i loro teatrini sono mi- prio interesse e nessuno si conseguenza di cui, la di lui mo-
gliori del Bifydus activus. preoccupa dei problemi di noi. glie, ha chiesto il divorzio. Consiglio di Amministrazione
Luca D’Aprile, Lorenzo Fazio, Cinzia Monteverdi, Antonio Padellaro
Igor Campagnola Cristiano Martorella Renzo Tassara
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