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LArte nella farmacia di Trisulti

Gabriele Gabrielli, Wladimiro Greco

Iniziamo la nostra storia incontrando Filippo Balbi, famoso


pittore nato nel 1806 a Napoli, che ha lasciato nella Certosa di
Trisulti orme incancellabili della sua attivit e merita quindi di essere
ricordato assumendolo a guida delle pregevoli opere artistiche nella
visita della Farmacia della Certosa di Trisulti che ci accingiamo a
compiere. 1
Il periodo pi attivo della sua vita artistica si svolge nel decennio
1850-1860 ma lultima opera, in Certosa, come vedremo fra poco,
del 1874.
Nel 1854 viene la prima volta a Trisnlti per osservare la volta
della Chiesa , soggetta allumidit. 2 Ritorna nel Febbraio del
18563, ma rimane sempre legato al suo re Francesco I, conservatore
per natura e ligio allordine politico costituito da secoli, segue con
cuore ferito e turbato i moti rivoluzionari suscitati nel Regno delle
due Sicilie dai piemontesi che miravano a raggiungere lunit
nazionale.
E il maggiore degli artisti che hanno contribuito alla decorazione
artistica della Farmacia della Certosa di Trisulti, che esisteva da
tempo, e che i Certosini, in quel periodo, decisero di decorare e
dotare artisticamente.
Il nome Trisulti deriva dal latino tres saltibus che il nome con
cui veniva definito un castello del XII secolo andato distrutto, i
ruderi si possono vedere ancora oggi, e che lasci il nome a tutta la
zona situata su tre appendici (tres saltibus) del monte Rotonaria nel
massiccio dei Monti Ernici.

1 Le notizie sulla vita del Balbi vengono attinte da P. Salvatore Addeo delle Scuole Pie, che ha scritto
Ricordi di un Vecchio Pittore . Firenze 1894.
2 Libro della Procura di Casa 1850-57: Il di 29 Ottobre 1854 dato a Filippo Balbi nella sua venuta in
Certosa per osservare la volta della Chiesa scudi 6 .
3 A d 16 Febbr&o (1856) per pasta regalata al Sig. Filippo Balbi per ordine del Priore scudi 3.20 . I
Certosini facevano i maccheroni in casa sin dal sec. XVII. Ecco una testimonianza: A d (8 Aprile
1694) per accomodatura della forma di rame per fare li maccheroni giulij sei (Lib. 1632-1694), e
finalmente dal 1857 al 1865 lavora con sorprendente dinamismo, A d 30 Settembre (1857) al Pittore
Filippo Balbi in conto di lavori come di scrittura di contratto e da nota scudi 700 (Libro citato)..
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La farmacia nata spontanea per i bisogni del monastero lontano
da ogni centro abitato. Si tenga presente che la strada attuale che da
Collepardo, in Provincia di Frosinone, porta alla Certosa, stata
aperta alcuni anni dopo lultima guerra mondiale e che non ci sono
strade consolari e non sono mai esistite necessit di assistere
viandanti e viaggiatori, anche e perch il territorio della Certosa non
era a confine dei regni dellepoca.
La farmacia attuale stata sopraelevata sullantica a piano terra
preesistente sin dal lontano XII secolo,4 e consta, allepoca di Filippo
Balbi, di quattro ambienti ben distinti del primo piano , a cui si
accede da una breve scalinata ed un portico ballatoio ad uso
esclusivo della spezieria.
Il progetto fu realizzato circa un secolo prima negli anni 1763-70.
I Certosini posero sempre molta cura nel mantenimento e
nellefficienza della farmacia.
Al culmine della breve scala Filippo Balbi inizia col presentarci
la sua ultima (1874) opera in Certosa, corrosa dal tempo, e
dallincuria degli uomini: al piano della loggia con portico, nella
parete centrale domina lImmacolata Concezione, ritoccata da un
restauratore poco capace; il bozzetto originale stato rubato nel
Maggio del 1974 come molte altre cose che sono state, nel tempo,
sottratte in vario modo dal patrimonio della Certosa.
Dal ballatoio locchio spazia sul giardino, diviso in aiuole nelle
quali predomina il bosso, modellato in piacevoli e capricciose forme:
una volta era lorto botanico, ove il farmacista coltivava erbe e piante
medicinali.
Entrando ci accoglie il primo degli ambienti: il corridoio, sulla
parete il pittore presenta una scena idilliaca: tre bimbi si dilettano a
fare bolle di sapone, svolgendo ognuno il suo compito particolare.
Al centro della volta del corridoio attira lo sguardo un putto
nellatto di versare dei confetti da un barattolo di cristallo che tiene
capovolto fra le mani.
Dopo la porta che introduce nella sala grande, lartista dipinge
una spassosa caricatura: due signori sincontrano: luno domanda
allaltro: Perdona, lei o suo fratello? -cos si legge nella
didascalia- e luomo ricco e panciuto, che guarda dallalto in basso il
povero gibboso, con atteggiamento comico ed annullato dalla

4 come risulta da una pianta disegnata il 22 maggio 1662 con diverse didascalie, concernenti la futura
costruzione.
Gabriele Gabrielli, Wladimiro Greco
miseria, risponde con un sorriso ironico sulle labbra: Sono mio
fratello . Egli rappresenta legoista, il cui fratello il proprio Io.
La cicogna ed il pellicano, accanto, integrano efficacemente il
significato: la cicogna attende dal pellicano qualche pesce, ma non
lottiene, nonostante che il suo gozzo sia rigurgitante di pesci, altra
efficace rappresentazione dellegoismo personificato.
Sulla porticina, il Balbi, ci presenta un fanciullo e ci racconta che
a lui molto caro e che gli prestava dei piccoli servizi a Forio,
nellisola dIschia, povero, scalzo, ma sorridente.
Sulla parete di fondo dipinge una pianta di limone e una di
arancio creando un viridarium insieme alla gran palma che,
discostandosi dalla parete, stende maestosa i suoi rami, e fa
simmetria con le altre piante egualmente ivi dipinte, cos dice il
Balbi stesso a P. Addeo che stato il suo biografo ufficiale.
Unaltra bizzarria del Balbi il mitico Abante, mutato da
Demetra in geco, raffigurato sul petto del personaggio, dove propone
un giuoco geometrico enigmistico, un quadrato magico, costituito da
parole bifronti in modo che esse si leggono quattro volte nei vari
sensi. E un giuoco antico e scolpito anche su lapidi che risalgono
allepoca romana, la cui interpretazione rimane ancora oscura,
tuttavia, secondo lartista certa la conclusione della sua bizzarria
ed egli stesso dipinge in basso la frase esplicativa: Ma il cambiar di
natura impresa troppo dura.
Negli armadi del corridoio, dopo langolo in fondo di destra, sono
sistemate tante scatole in legno di faggio, destinate a contenere varie
erbe medicinali opera di Giovanni Maria Arcaro, 5 contenitori molto
rari e pregevolmente conservati
Subito dopo la soglia del corridoio a destra il visitatore invitato
ad entrare nel salottino di attesa, riservato una volta ai clienti o agli
ospiti.
E il famoso salottino del Balbi: egli stesso ce lo descrive:

A destra di chi entra trovasi un salottino, un vero gioiello di


arte. Ivi, quanto vedi, opera mia: intagli della suppellettile,
ornati, disegni, dipinti, tutto. Ti raccomando poi di non levarti
il cappello, com avvenuto a tanti altri, innanzi a quel

5 Nel libro di amministrazione (1671-1673) si legge: A d 19 Maggio (1672) per 100 scatole per la
Speziaria pagati a Mro, Giovanni Maria Arcaro scudi cinque .
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dipinto in fondo al salottino e che ti viene incontro sorridendo
come persona viva. Egli si chiamava Fra Benedetto
Ricciardi.6

In fondo, a destra, lartista ha dipinto sulla porta vari recipienti e


mannelli di erbe medicinali con tanta prospettiva e rilievo, che
sembrano esposti su mensole in una vetrina.
Da notare il papavero da oppio e due recipienti che contengono
gli infusi dellaconito napello, efficace a ravvivare le pulsazioni e
rimedio contro i reumatismi.
Sotto le due mensole superiori il Balbi ha dipinto due tazzine da
caff: da buon napoletano amava laromatica e tonificante bevanda e
P. Addeo ci informa che lartista si levava a mezzanotte, si preparava
il caff, sprofondandosi poi nella lettura dei libri di storia.
Sulla piccola libreria, contenente libri di botanica e darte
farmaceutica, si nota il ritratto di Fra Michelangelo con le mani
poggiate su una brocca di rame: era il dispensiere dei monaci ed
amico dellartista.
Ancora del Balbi laffresco fra le due vetrine del salottino:
rappresenta S. Bruno in contemplazione fra Angeli, che gli offrono
mitra e pastorale. Scadente il restauro, che travisa pure loriginale.
Dal salottino attraversando il corridoio si accede allingresso
della spezieria settecentesca. Lautore delle pitture della volta a
crociera, di chiaro stile pompeiano, Giacomo Manco 7.
Al centro della volta, entro una cornice ovale, la dea Aurora,
poggiati i piedi su una sponda del cocchio, guida due cervi, lanciati
alla corsa tra nubi azzurre, mentre al suo passaggio tre amorini
spargono rose da un cestino.
Nella crociera, rispondente alla porta dingresso, Giove, dentro il
suo trono a forma di un piccolo classico tempio sorretto da cariatidi,
seduto su unaquila lanciata a volo, ha pronto in mano un fulmine.
Nel riquadro, a destra di chi entra, Minerva, con lindice puntato
sullo scudo, lucido come uno specchio, si ammira con compiacenza

6 P. Salvatore Addeo: Ricordi di un vecchio pittore - Firenze - 1894, p. 81).


7 Nel libro Procura di Casa 1785-1822 il 26 Agosto del 1788 si legge testualmente: Per tanti dati
al Sig. Iacomo Pittore che ha dipinta la VOLTA della Speziaria nuova scudi 28.20 . Nello stesso
registro il pittore citato diverse volte anche con il cognome Manco , perch ha eseguito diverse
opere.
Gabriele Gabrielli, Wladimiro Greco
femminile, calpestando la mela della discordia, che Paride offr a
Venere.
Nel riquadro della crociera opposta Venere, seduta con la palma
della vittoria sulle ginocchia, soddisfatta e sullara accanto ha gi
pronto un gallo, per offrirlo ad Esculapio, dio della medicina.
Ai lati dei quattro riquadri principali lartista rappresenta scene,
che richiamano episodi del mondo classico.
Il banco per la vendita, fatto da un artigiano di Veroli, fu portato
in Certosa il 14 Aprile 1785, dipinto dallo stesso Giacomo Manco,
presenta in prospettiva Esculapio seduto su una conchiglia: con la
destra sorregge la verga alata con due serpenti attorcigliati, mentre
gli fanno corona tre amorini.
La scansia, che riveste le pareti della sala, opera
dellintagliatore Giuseppe Kofler. Anno 1783.
Negli scaffali, le cui mensole risplendono per la decorazione
con oro zecchino, sono disposti tanti vasi completi di etichette,
ancora con sostanze residuali. Da notare che il Balbi ha dipinto, con
perfetta ed armonica tonalit di colori, molte etichette, che si
distinguono da tutte le altre.
I vasi in terracotta che sono della prima met del XVII secolo
decorati prevalentemente in azzurro, portano impresso il
monogramma della certosa, un braccio che impugna un coltello,
provengono da Castelli dAbruzzo, dalla fabbrica della famiglia
Grue.
Filippo Balbi ci ha accompagnato ed ha lasciato memoria di se in
molti centri della Ciociaria dove soggiorn a lungo sino a quel 27
Settembre 1890, quando con le parole di Padre Salvatore Addeo:
ricevuti i conforti di nostra santa religione, rese la cara anima a
Dio.
56 anni dopo, nel 1946, alluscita dei Certosini che si ritirarono
dopo 8 secoli da Trisulti, la farmacia smise di funzionare ma divent
nelle mani dellOrdine Cistercense di Casamari un fulcro di scienze e
di amore erboristico.

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