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Gianantonio Tassinari

IL VESSILLO MEDIEVALE DELLA CITTA DI ZARA

Tra i segni di identit civica utilizzati dalla citt di Zara in epoca medievale, costituenti
simboli di libert comunale, si possono annoverare il sigillo, il vessillo e forse lo stemma.
Le fonti documentarie tramandano lesistenza di un sigillo urbis Iadre sullo scorcio del XII
secolo, del quale rimasta traccia fotografica. Esso il pi antico che si conosca e la sua origine
non laica, ma ecclesiastica, in quanto era inizialmente il sigillo del capitolo della cattedrale di
SantAnastasia - a quel tempo venerata quale patrona della citt -, la cui immagine vi era effigiata 1.
Limpressione fu apposta a un atto del 11902 confermativo del trattato di pace tra Zara e Arbe (Rab)
e, non molto tempo dopo, avrebbe lasciato spazio a un differente tipario contenente la figura del
nuovo patrono della comunit: san Crisogono. Nel 1385 attestato luso di un sigillum magnum e di
uno parvum, entrambi di forma circolare e di tipo equestre, su cui campeggiava questultimo
protettore delle libert comunali. Il primo dei due, formato di cera rossa al proprio interno, fu
descritto minuziosamente dal notaio Articuzio di Domenico da Ravignano che metteva in risalto la
rappresentazione di un cavaliere montato su un destriero al galoppo, armato di scudo crociato e
lancia cui era appeso un gonfalone pure crociato3. Bench il cavaliere non fosse stato indicato
nominalmente, la legenda posta allintorno (URBS DALMATINA IADRA POLLET HOC DUCE) ne rende
inequivoca lidentit che coincide con quella del santo patrono predetto. Il sigillo minore, pure
descritto analiticamente dal notaio, portava la legenda S[IGILLUM] COMUNIS JADRE4. Lo stemma
civico (fig. 1) e le elaborazioni artistiche (fig. 2) accoglieranno questo soggetto iconografico5.

1 Il sigillo di forma detta a navetta, molto probabilmente a causa della sua origine ecclesiastica, e
mostra santa Anastasia in posizione stante, con le braccia aperte, in segno di protezione, al di sopra
di strutture architettoniche che rappresentano la citt. Nella legenda lungo il bordo si legge
liscrizione SIGILLUM IADER[E] [UR]BIS SANCTA ANASTASIA (V. BRUNELLI, Storia della citt di
Zara. Dai tempi pi remoti sino al 1409 compilata sulle fonti e integrata da tre capitoli sugli usi e
costumi, Trieste, Edizioni Lint, 1974, p. 220, nt. 32; T. VEDRI, Communities in conflict. The rivalry
between the cults of Sts Anastasia and Chrysogonus in medieval Zadar, Annual of Medieval
Studies at CEU, 11 (2005), pp. 29-48, particolarm. p. 37 e nt. 18, che richiama sul punto I.
PETRICIOLI, Prilog zadarskoj sfragistici, Radovi Filozofkog Fakulteta u Zadru, 10 (1972), pp.
117-126). Vedri osserva come Zara fosse percepita allepoca quale citt di Santa Anastasia.

2 BRUNELLI, Storia, cit., p. 220, nt. 32; VEDRI, Communities, cit., p. 37.

3 BRUNELLI, Storia, cit., p. 218; N. LUXARDO DE FRANCHI, Urbs Dalmatina Jadra pollet hoc Duce,
Atti e memorie della Societ Dalmata di storia patria, XIII (1985), pp. 129-141, particolarm. pp.
129-130.

4 BRUNELLI, Storia, cit., p. 218.

5 Tra le rappresentazioni artistiche dellemblema cittadino, maggiormente pregevoli sotto il profilo


stilistico, si pu ricordare il San Crisogono miniato, di scuola dalmata (datato al 1480), che illumina
il comparto superiore del frontespizio del Messale benedettino nel Seminario diocesano (A.
DUDAN, La Dalmazia nellArte Italiana. Venti secoli di civilt, II, Dal 1450 ai giorni nostri, Milano,
F.lli Treves Editori, 1922, tavola fuori testo).
1
Se il contenuto degli esemplari sfragistici test ricordati ampiamente noto 6, non risulta
conosciuto altrettanto nei dettagli il vessillo civico di epoca medievale.
Di sicuro si sa che esisteva un vexillum sancti Grisogoni nel periodo 1345-1346, durante la
ribellione del popolo zaratino al governo veneziano e il conseguente assedio della citt da parte
delle milizie della Serenissima, cos come tramanda il resoconto cronachistico di parte dalmata
conosciuto come Obsidio Iadrensis. In esso si ricorda che pi di tremila cittadini corsero alle armi e
si diressero in un certo luogo, denominato Bastida, per aprire le ostilit contro gli invasori, preceduti
dal vessillo del loro patrono (plusquam tria milia hominum () praecedente vexillo S. Mart.
Grisogoni eorum patroni ()7.
Il 27 agosto del 1402, in occasione della visita a Zara di Luigi Aldemarisco da Napoli,
vicario di Ladislao, re di Ungheria, Gerusalemme e Sicilia, fu alzato, accanto ai vessilli del re e del
regno di Ungheria, quello cittadino: vexillo Sancti Grisogoni, secondo quanto narra il Memoriale
di Paolo de Paoli8.
Tanto il sigillo che il vessillo sancirono dunque il passaggio del patronato civico da santa
Anastasia a san Crisogono. Levoluzione, per, non pu essere letta come un semplice mutamento
nella sensibilit devozionale della popolazione zaratina nel corso del tempo, anche perch tale
cambiamento, per lo meno a livello delliconografia ufficiale, sembrerebbe abbastanza repentino.
Esso dipese dal mutamento di prevalenza politica, iniziato verso la fine del XII secolo e
consolidatosi nel corso del XIII, tra due istituzioni ecclesiastiche in lotta. Lepiscopato pi incline a
sostenere le pretese egemoniche del comune di Venezia -, che aveva il suo centro di potere nella
chiesa cattedrale dedicata alla antica santa protettrice, dovette cedere il passo al centro di influenza
costituito dal monastero abbaziale e dalla chiesa di san Crisogono il quale, rappresentato dai suoi
abati, si eresse sempre pi a paladino delle libert comunali e delle istanze autonomistiche, se non
addirittura indipendentistiche, contrapposte alla pesante presenza veneziana9. Il cenobio fu da allora
sempre pi schierato a sostegno dei re di Croazia e di Ungheria per contrastare la Serenissima.
La comunit cittadina trov pi consono alla propria sensibilit religiosa affidarsi al nuovo
santo che, secondo la tradizione, sarebbe intervenuto (quale noster patronus, tutor () protector
civitatis) ad aiutare la flotta zaratina, gi nel 1190, in occasione della vittoria che riport contro le
navi di san Marco al promontorio di Treni10.
Sul piano delliconografia e della simbologia istituzionale, limmagine di san Crisogono
soppiant quella di santa Anastasia11 in segno di mutamento rispetto al passato.

6 I. PETRICIOLI, Prilog, cit., passim, pubblica cinque sigilli della citt di Zara.

7 Ioanni Lucii Dalmatini De Regno Dalmatiae et Croatiae Libri Sex, Amstelaedami, apud Ioannem
Blaeu, 1666, p. 412.

8 Ibidem, pp. 434-435, nonch F. II, Ljetopis Pavla Pavlovia patricija zadarskoga, Vjestnik.
Kr. Hrvatsko-Slavonsko-Dalmatinskog zemaljskog arkiva, VI (1904), pp. 1-59, particolarm. pp.
33-34 e, pi di recente, Pavlovi, Pavao (1347-1416), Memoriale, versio electronica, a cura di F.
II, sul sito In CroALa inventa in http://www.ffzg.unizg.hr/klafil/croala/cgi-bin/getobject.pl?
c.26:1:25.croala.

9 VEDRI, Communities, cit., p. 44.

10 Ibidem, pp. 41-42.


2
Il santo, fino a quel momento, veniva raffigurato in abiti monastici o da patrizio romano,
come si pu notare nella celeberrima composizione musiva riguardante il corteo dei santi martiri
che si ammira sul muro sud della navata centrale al di sopra delle colonne nella basilica di
SantApollinare Nuovo a Ravenna. Nel XII-XIII secolo, per, Crisogono inizi a essere percepito
non solo come difensore della libertas civitatis, ma anche come ausilio militare della comunit
cittadina che si era posta sotto la sua tutela, nonch combattente di una guerra santa contro gli
invasori (anche provenienti da terre cristiane) i quali finivano per essere propagandisticamente
considerati come nemici della vera fede. Si ritenne quindi necessario esteriorizzare tale sentimento,
religioso prima ancora che civile, coniando una immagine simbolica che servisse a illustrare nel
migliore dei modi la nuova funzione che il patrono andava ricoprendo. Si ricorse a una figura
ampiamente diffusa in ambito artistico-religioso, fino dal X-XI secolo, per tracciare efficacemente il
profilo iconografico dei santi combattenti per la fede: il miles a cavallo munito di scudo crociato e
lancia in resta con gonfalone pure crociato. Tale appare laspetto di san Crisogono inciso sui rilievi
lapidei medievali oltre che raffigurato su supporti di altro genere - presenti nel capoluogo
dalmata12.
stato correttamente messo in luce che la caratteristica di santo guerriero assunta dal nuovo
protector civitatis non fu influenzata da modelli iconografici propri del mondo bizantino 13 - che
pure praticava il culto dei santi combattenti quali Michele, Giorgio, Demetrio, Procopio, Teodoro
Tirone, Teodoro Stratelata e conosceva luso di vessilli militari fregiati con le relative immagini 14 -,
ma piuttosto dallidea stessa di guerra santa e dagli stereotipi figurativi che ne costituivano il
prodotto rappresentativo sul piano grafico nellOccidente europeo15.
Il principale esempio di miles Christi celebrato in tale area culturale senzaltro san Giorgio
che, secondo alcune fonti, sarebbe apparso assieme a san Mercurio e san Maurizio per combattere a
fianco dellesercito cristiano in occasione delle battaglie di Dorileo (1 luglio 1097) e Antiochia (28
giugno 1098), nel corso della prima crociata, portando vessilli bianchi con croci (alba vexilla

11 Ibidem, p. 42.

12 Ibidem, p. 36, fig. 3, per il bassorilievo romanico datato al XII-XIII secolo, oppure ritenuto del XIII
secolo (BRUNELLI, Storia, cit., p. 216, fig. 71). Per le ulteriori immagini, a rilievo e miniata, del
santo patrono zaratino in abbigliamento militare si veda ibidem, fig. 72, nonch pp. 217-218, figg.
73, 74 e, pi di recente, P. VEI, Klaustar Samostana sv. Frane u Zadru i Samostana sv. Jeronima
na Ugljanu, Radovi Instituta za povijest umjetnosti 32 (2008), pp. 49-58, particolarm. p. 56, che
mostra limmagine fotografica di un altro capitello di epoca medievale, conservato al Museo
Nazionale di Zara, inciso a bassorilievo con la figura di san Crisogono nelle vesti di cavaliere
crociato, nimbato, armato e montato su destriero (XIV secolo). Per un riferimento ad altri
bassorilievi con san Crisogono si veda G. SABALICH, Guida archeologica di Zara con illustrazioni
araldiche, Zara, Tipografia di Leone Woditzka, pp. 25, 147, 397.

13 VEDRI, Communities, cit., pp. 36-37.

14 A. CARILE, La sacralit dei BASILEIS bizantini, in Per me reges regnant. La regalit sacra
nell'Europa medievale, a cura di F. CARDINI, M. SALTARELLI, Siena, Il Cerchio Iniziative Editoriali,
Edizioni Cantagalli, 2002, pp. 75-76.

15 VEDRI, Communities, cit., p. 37.


3
crucibus insignita ovvero candentia vexilla cum crucibus o, pi semplicemente, alba
vexilla)16. Lo stesso Jacopo da Verazze, nella Legenda Aurea, scriver di san Giorgio, intervenuto
allassedio di Gerusalemme (1099), armis albis indutus et cruce rubea insignitus17.
Si ritenuto che l'immagine del santo cavaliere crociato, patrono del capoluogo dalmata, divent,
gi nell'alto medio evo, il gonfalone di Zara 18. Tale tesi, peraltro non documentata n sostenuta da
alcun riscontro, stata accolta acriticamente in tempi recenti da Luxardo de Franchi 19, ma non
appare affatto convincente. La raffigurazione di santa Anastasia sul sigillo civico pi antico (1190)
dovrebbe essere sufficiente a escludere che, nell'emblematica pubblica, vi fosse spazio per san
Crisogono in epoca altomedievale.
Rimangono quindi irrisolte le questioni concernenti il contenuto del vessillo civico zaratino
e lordine delle priorit nella genesi emblematica dei signa civitatis.
Sulla base delle raffigurazioni litiche a rilievo risalenti fino al XIII secolo, sembra congruo
affermare che licona del nuovo protettore passasse sui sigilli, in sostituzione di quella di santa
Anastasia, come simbolo di identit civica e libert dal giogo veneziano. Il dubbio permane
riguardo alle bandiere comunali, delle quali non chiaro se fossero caricate ab antiquo di una tale
immagine equestre oppure della pi semplice croce.
Si opportunamente osservata limportanza di ricorrere alle bandierine che si trovano sui
portolani tre/quattrocenteschi, disegnate per impreziosire e meglio far comprendere la geografia
politica dei paesi europei e mediterranei, al fine di trarre elementi utili per sciogliere il dubbio
predetto. Secondo autorevole opinione20, la figura agiografica che carica gli stemmi attuali di
varie citt dalmate deriverebbe dal sigillo e non dalla bandiera, uso iconografico questo che

16 G. LIGATO, La prima crociata nel mosaico di San Colombano a Bobbio: ideologia e iconografia
di una celebrazione, II, Archivum Bobiense 24 (2002), pp. 343-410, particolarm. pp. 376-377 e
ntt. 70, 72.

17 Ibidem, p. 395 e, per ulteriori esempi iconografici analoghi, pp. 396-397, 399. Lautore ricorda
pure raffigurazioni di san Maurizio abbigliato ed equipaggiato come miles crociato con tanto di
scudo e lancia con gonfalone (ibidem, p. 400).

18 BRUNELLI, Storia, cit., p. 207. Lautore aggiunge che Crisogono sarebbe divenuto sino dai
primi secoli dei tempi di mezzo (...) il gonfalone della citt (p. 217).

19 LUXARDO DE FRANCHI, Urbs Dalmatina, cit., p. 129, riprende pi o meno le stesse parole di
Brunelli. Sarebbe ipotizzabile che il termine gonfalone non fosse stato utilizzato da questi autori
secondo una accezione propriamente tecnico-vessillologica, ma quale sinonimo del concetto di
icona o di blasone. In altre parole, si potrebbe pensare che si fosse voluto indicare san Crisogono
come la stessa immagine simbolica della citt di Zara fino dall'Alto Medioevo. Questa
interpretazione potrebbe reggersi sulla constatazione, avvalorata dall'opinione oggi prevalente,
secondo cui il profondo culto cittadino del santo risalirebbe a tempi tanto antichi.

20 A. SAVORELLI, Dignum cernite signum . Stile araldico e stile sfragistico negli stemmi
delle citt medievali, Archivum heraldicum, 111/II (1997), pp. 91-113, particolarm. p. 105, ove
lautore sostiene, tra laltro, che i portolani veneziani mostrano bandierine di Zara fregiate dalla
figura di S. Crisogono, mentre i portolani non veneziani attestano, () per Zara () bandiere di
tipo araldico (ibidem, p. 105, nt. 23).
4
sarebbe invalso con la definitiva caduta sotto il dominio politico veneziano tra il XIV e il XV s.21.
per necessario avvertire, sulla scorta di quanto correttamente rileva questo autore (in base a
riscontri oggettivamente ricavabili dallesame di tali carte nautiche), come, proprio a proposito delle
predette citt, i vessilli che dovrebbero essere riferibili alle medesime siano non sempre
identificabili con sicurezza22. Lincertezza sul contenuto iconografico del vessillo zaratino
potrebbe quindi emergere dallattento esame dei portolani medievali di varia provenienza23.
Nel secolo scorso, altro autore aveva considerato degne di attenzione le bandierine colorate
dipinte sui portolani quali fonti per la vessillologia civica medievale. Giuseppe Gerola studi gli
aspetti araldico-vessillologici di alcuni dei pi antichi esemplari esistenti: quelli di Perrino Vesconte
(1320, 1327), quelli di Dalorto (1325 o 1330) e Dulcert (1339) 24. Lanalisi della carta nautica del
Vesconte (ritenuta dallo studioso trentino databile al periodo 1318-1321), nellesemplare contenuto
nel codice Vaticano Latino n. 2972, consente di rilevare la presenza di un vessillo zaratino caricato

21 Sulla scorta dellopinione espressa dalla pi recente storiografia croata, preferibile ritenere
per lo meno limitatamente al caso di Zara - che limmagine del santo patrono a cavallo, quale
signum comunis, non debba essere fatta risalire al XIV-XV secolo, ma sia da retrodatare al XIII, e da
considerare quale conseguenza non gi della caduta sotto la signoria della Serenissima, ma, al
contrario, quale simbolo di libert comunale proprio in funzione anti-veneziana. verosimile che si
fosse voluto identificare in san Crisogono, nelle spoglie di milite crociato a cavallo, il segno ideale
da contrapporre alla leonis imago del san Marco veneziano. Pur non portando a escludere che il
vessillo zaratino potesse anche essere bianco con una croce rossa allinterno, la preferenza data
allimmagine agiografico-equestre nellantica emblematica pubblica mal si concilierebbe con
lutilizzo da parte di Zara di bandiere araldiche, forse rispecchianti una situazione politica pi
antica (ibidem, p. 105). Inoltre, la circostanza che il popolo zaratino avesse appeso alle mura della
citt immagini della croce in occasione dellassedio portato da crociati e Veneziani (autunno 1202)
nel corso della quarta crociata (circa muros suos Crucis imagines suspenderunt, come si legge nel
regesto di atti pontifici di Innocenzo III Reg. 5, 160 (161) -, citato da A. ANDREA, Contemporary
sources for the Fourth Crusade, Leiden, Koninklijke Brill N.V., 20082, p. 42; si veda altres sul
punto K. KUI, Hrvati i kriari, Zagreb, Hrvatski Institur za povijest, 2003, p. 30), non consente di
concludere che si trattasse di vessilli comunali crociati. Sembra piuttosto preferibile pensare che il
pontefice volesse riferirsi a generiche immagini sacre del crocifisso o della croce, poste lungo le
mura dal popolo per cercare di stornare lassedio da parte di un esercito cristiano contro una citt
pure cristiana, secondo quanto si legge nel prosieguo del regesto (Sed vos in injuriam Crucifixi
non minus civitatem impugnastis et cives, sed eos ad deditionem violenta dextera coegistis).

22 SAVORELLI, Dignum cernite signum , cit., p. 105. Savorelli rimarca che lecito
naturalmente sollevare dubbi generali sulla attendibilit delle figure riportate in queste fonti
(ibidem, p. 105, nt. 23).

23 Favini e Savorelli, pi di recente, hanno affermato che la bandiera bianca con la croce rossa
anche lo stemma o vessillo della citt (per Zara attestata come tale da numerosi portolani) (si
veda il testo del paragrafo sulla Araldica della santit di Vieri Favini e Alessandro Savorelli,
inserito nel capitolo dedicato a I santi vessilliferi. Patroni e araldica comunale, in Santi, patroni,
citt: immagini della devozione civica nelle Marche, testi di V. CAMELLITI, V. FAVINI, A.
SAVORELLI, a cura di M. CARASSAI, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche 132 (a. XVI
settembre 2013), pp. 15-70, particolarm. p. 27.
5
delleffigie del santo patrono a cavallo25 (fig. 3). A risultati differenti e considerazioni controverse
porta la osservazione del portolano di Dalorto - ritenuto lo stesso autore dellesemplare sottoscritto
da Angelino Dulcert e datato al 1339 (in civitate Maioricarum) -, che Gerola ritiene essere stato
compilato nel 1330, per ci che attiene al presunto vexillum civitatis Iadre. Lautore test citato
riferisce esclusivamente di uninsegna attribuita alla citt di Sebenico e non ne menziona alcuna
attribuibile a Zara26. In effetti, a ben vedere, sembra proprio di dover concludere che, nel disegno di
Dalorto, lasta della bandierina sia collocata maggiormente in prossimit di Sebenico anzich di
Zara (fig. 4). A prescindere dallopinione espressa da Gerola al riguardo, maggior chiarezza non
pare potersi fare dallesame della carta nautica di Dulcert. Anche questa contiene un vessillo la cui
asta sembrerebbe proprio collocata vicino alla citt di Sebenico piuttosto che al capoluogo dalmata
(figg. 5, 6), cos come si ricava dalle interpretazioni prevalenti tra cui rientra quella di Gerola (fig.
6).

24 G. GEROLA, Le carte nautiche di Pietro Visconti dal punto di vista araldico, in Atti del secondo
congresso di studi coloniali, Napoli 1-5 ottobre 1934, II, Firenze Leo S. Olschki, 1935, pp. 102-123,
con una tavola fuori testo; IDEM, Lelemento araldico nel portolano di Agelino DallOrto, in Atti
del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere e arti, (a.a. 1933-1934) XCIII, Venezia, presso la sede del
Reale Istituto Veneto, 1934, pp. 407-443.

25 GEROLA, Le carte nautiche, cit., alla tavola fuori testo, la quale non lascia dubbi sul contenuto
iconografico della bandierina del capoluogo dalmata. Peraltro, Gerola incorre in una svista
agiografica allorch testualmente descrive il vessillo in questi termini: ZARA () Di bianco alla
figura di S. Donato [sic!] a cavallo (il santo vestito di rosso, il cavallo nero) (), ibidem, p. 114.
evidente che il santo patrono ritratto Crisogono, in quanto il vescovo e martire Donato, bench
oggetto di culto nella Zara medievale, non fu mai elevato alla dignit di defensor civitatis, n mai
ospitato sulle insegne civiche. opportuno ricordare che il Vesconte, bench fosse genovese, oper
a Venezia e verosimilmente utilizz le cognizioni storiche e cartografiche proprie del luogo in cui
lavorava.

26 Sebenico (Sibinicho) () Di bianco giallognolo, alla croce patente di rosso, racchiusa in una
circonferenza (IDEM, Lelemento araldico, cit., p. 425, il quale, di seguito, chiarisce peraltro che
codesto se non unarma di pura invenzione -, dovrebbe essere piuttosto lo stemma del comune,
quantunque nei sigilli del secolo XIV appaia come emblema la figura di S. Michele che costituisce
anche lo stemma attuale e conclude la descrizione avvertendo che la bandiera ricorre allo stesso
modo nel portolano Dulcert). Lantica sigillografia ed emblematica civica attestano la presenza
dellarcangelo Michele sui tipari di questo comune (vd. F. A. GALVANI, Il re darmi di Sebenico con
illustrazioni storiche, I, Venezia, Tipografia di Pietro Naratovich, 1884, pp. 14-15 e, per le
immagini, la tavola fuori testo in ibidem, II, tav. I.BIS). Il sigillo pi antico risale al 1255 (K.
KALAUZ, Sveti Mihovil zatitnik ibenika, ibenik, upanijski Muzej ibenik, 1997, p. 49). stato
inoltre rilevato da Gordana Tomovi, nellopera Monumenta Cartographica Jugoslaviae, secondo
volume (Istituto Storico, Biblioteca Nazionale, Belgrado 1979), come la bandiera (contrassegnata
dal n. 13: fig. 6) di colore giallo caricata di un disco bianco entro il quale si trova la croce rossa sia
stata collocata sopra la citt di Sebenico (Sibinicho) nel portolano di Angelino Dulcert conservato
alla Biblioteca Nazionale di Parigi (cf. sul punto il sito internet FOTW Flags of the world,
http://www.crwflags.com/fotw/flags/hr-si-si.html, alla voce ibenik curata da Tomislav
Todorovi,.
6
Si pu concludere, quantomeno alla stregua del portolano pi antico, che l'insegna vessillare
zaratina era contrassegnata dalla figura equestre di san Crisogono, a testimonianza di un dato
emblematico riferibile a unepoca storica anteriore alla seconda/terza decade del XIV secolo. Le
ulteriori testimonianze iconiche desumibili da bassorilievi litici e impronte sfragistiche sembrano
concorrere con il disegno tracciato dal Vesconte a dimostrare lesistenza del lungo e consolidato uso
di apporre leffigie del santo militare sulle varie insegne cittadine.
Quanto allorigine del vexillum sancti Grisogoni, non pare azzardato evidenziarne le
verosimili natura e funzione di vessillo sacro, nel senso di stendardo religioso, ossia rientrante in
quella categoria di bandiere la cui finalit consisteva nel simbolizzare il trionfo di Cristo e, in
seguito, anche quello dei santi27. Al riguardo merita di essere segnalato il noto e antico drappo che
costituisce esemplare icastico di vessillo dei santi, giunto fino al tempo attuale, e conosciuto come
bandiera di guerra di Colonia: un drappo quadrato di seta ricamata risalente alla seconda met
del X secolo, conservata nel Duomo di Colonia28.
NellIX secolo ebbe luogo un mutamento della prassi altomedievale che port a una sorta di
compenetrazione osmotica tra le insegne religiose e quelle militari, prima rigorosamente distinte le
une dalle altre29. Le varie istituzioni ecclesiastiche possedevano spesso la propria bandiera e i loro
titolari la conferivano a determinati soggetti quali advocati ecclesiarum, defensores, procuratores
- designati alla difesa militare della particolare chiesa e non solo alla rappresentanza giudiziaria 30. Il
cronista Giovanni Diacono tramanda un evento significativo risalente allanno 1000, concernente
una spedizione navale comandata dal doge Pietro Orseolo e diretta verso le coste dalmate per
combattere i pirati narentani. Giunta la flotta veneziana a Grado, il patriarca Vitale accolse il doge
con una processione e gli fece dono di un vessillo di SantErmagora, protettore di Grado, segno di
vittoria31.
Nel XII e XIII secolo si moltiplicarono gli esempi di bandiere di chiese o, pi in generale,
gonfaloni sacri consegnati a comandanti di eserciti affinch li utilizzassero in occasione di battaglie
giuste e benedette dalla Chiesa (bellum iustum), come ad esempio le crociate in Terra Santa.
27 Si veda in particolare il capitolo primo, dedicato proprio ai vessilli sacri, della celeberrima
opera di Carl Erdmann (C. ERDMANN, Alle origini dellidea di crociata, Medioevo traduzioni 4,
Spoleto, Centro italiano di studi sullalto medioevo, 19962, pp. 37-59, particolarm. p. 44).

28 R. SALVARANI, La pittura su tessuto nelle fonti scritte anteriori al XIII secolo, in Tela picta. Alle
origini della pittura su tela, a cura di M. G. ALBERTINI OTTOLENGHI, Atti del convegno, Milano,
Universit Cattolica del Sacro Cuore, 19 maggio 2006, Arte lombarda 153, Cesano Maderno 2008,
pp. 5-14, ove lautrice descrive il contenuto iconografico di tale bandiera che mostra, al centro,
limmagine del Cristo, in atteggiamento vittorioso, che impugna un pastorale a foggia di croce,
con le figure di sole e luna poste ai lati e, in alto negli angoli, quelle degli arcangeli Michele e
Gabriele, nonch di altri due santi in basso negli angoli. Erdmann, citando L. ARNTZ,
Mittelalterliche Feldzeichen, Zeitschrift fr christliche Kunst, 28 (1915), pp. 175-176 e tav. XIII,
riferisce invece che il drappo di Colonia dovrebbe provenire dallItalia ed essere collocabile
temporalmente alla fine dellXI secolo o allinizio del XII (ERDMANN, Alle origini, cit., p. 47).

29 Ibidem, pp. 46-47.

30 Ibidem, pp. 49, 53.

31 Ibidem, p. 50.
7
attestato lantico uso di portare come emblema generale delle spedizioni verso Gerusalemme,
talvolta uno stendardo ornato con limmagine della Vergine, talvolta uninsegna bianca con un croce
rossa32. Anche in Italia si conoscono casi di vessilli di santi utilizzati a fini militari, come avveniva
nelle citt comunali, in cui esistevano notoriamente societates armate di cittadini facenti capo a
quartieri, circoscrizioni, porte o fazioni sociali che portavano gonfaloni e stendardi caricati di
emblemi anche religiosi. il caso ad esempio di Pavia, il cui populus vero habet insignia tota
rubea. Ferunt quoque vexillum rubeum cum ymagine sancti Syri episcopi 33, oppure di Pistoia, in
cui esisteva presso la porta Caldatica una societ armata dei Populares Cappellae Sancti Pauli
intra muros veteres, i quali, unitamente ai Populares Cappellarum () Sancti Mathei & Sancti
Stephani, si distinguevano cum vexillo vermilio, et cum Imagine S. Pauli cum spata alba in
manu34.
La citt di Zara potrebbe avere seguito un percorso analogo: la verosimile funzione iniziale di
emblema ecclesiastico assunta dal vexillum sancti Grisogoni avrebbe finito per cedere il passo al
relativo impiego politico-militare, con il risultato che linsegna sarebbe divenuta il vexillum
comunis Iadre. Il drappo, ornato dalla figura del santo combattente a cavallo equipaggiato da
guerriero crociato35, avrebbe anche potuto coesistere con altro pi semplice tipo di bandiera di
32 M. PASTOUREAU, La conchiglia e la croce: emblemi dei crociati, in Le crociate, Milano Edizioni
Dedalo, 1987, pp. 131-138, particolarm. p. 135. Per una indicazione dellimmagine della Vergine
sui vessilli degli eserciti bizantini, si veda di recente L. LOFOCO, I santi militari e lideologia
guerriera medievale: il caso della Capitanata, in Atti del 24 convegno nazionale sulla preistoria,
protostoria, storia della Daunia, San Severo 24-29 novembre 2003, a cura di A. GRAVINA, San
Severo, Stampa Centro Grafico, 2004, pp. 91-114, particolarm. p. 95.

33 F. GIANANI, Opicino de Canistris. Lanonimo ticinese e la sua descrizione di Pavia (Cod.


Vaticano Palatino Latino 1993), Pavia, Tipografia Fusi, 1976, p. 234.

34 Memorie storiche della Citt di Pistoia raccolte da Jacopo Maria Fioravanti nobile patrizio
pistoiese, Lucca, per Filippo Maria Benedini, 1758, p. 292.
35 Lemblema santorale presente nel drappo zaratino sembra dipendere da un antico gusto iconografico proprio di varie
citt della Dalmazia. Nel comune medievale di Arbe san Cristoforo divenne il protettore e il gonfalone ()
Limmagine del Santo teoforo, con in braccio Bambino Ges, guadante un ruscello e recante nella destra un bastone che
ha messo fronda verde, viene dipinto sui gonfaloni del comune e raffigurato nei sigilli, il pi antico dei quali, oggi pervenuto,
pende da un documento del settembre 1268 (G. PRAGA, La traslazione di San Niccol e i primordi delle guerre normanne
nellAdriatico, in IDEM, Scritti sulla Dalmazia, II, a cura di E. IVETIC, Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Collana degli Atti 38,
Rovigno, Centro di Ricerche Storiche, 2014, nonch Atti e Memorie della Societ Dalmata di Storia Patria di Venezia,
XXXIX, Venezia, nella sede della Societ Dalmata di Storia Patria, 2014, pp. 97-269, particolarm. p. 127 e nt. 71. La
repubblica di Ragusa (Dubrovnik), in epoca medievale, alzava un vessillo con limmagine di san Biagio vescovo, come
attestato dal portolano di Vesconte nel XIV secolo (GEROLA, Le carte nautiche, cit., p. 114 e alla tavola fuori testo).
Tale gusto, proprio dellantica iconografia simbolica delle citt dalmate, si riflette oggi - come noto - sugli stemmi di
molti comuni croati della costa adriatica che mostrano icone di santi o, comunque, figure religiose (a titolo di esempio si
possono ricordare: san Michele arcangelo per Sebenico (ibenik), san Doimo per Spalato (Split), san Marco evangelista
per Curzola (Korula), san Nicola per Comisa (Komia), santo Stefano papa per Lesina (Hvar), san Giorgio per Pago
(Pag), l'Agnus Dei per Tenin (Knin), san Giovanni Osorino per Tra (Trogir)). -----------------

Chi scrive desidera porgere un particolare ringraziamento al dott. Mirko Bonanni della Biblioteca Alfredo
Oriani di Ravenna, al dott. Bruno Brakus del Muzej Grada ibenika (Sebenico), alla dott. Loredana Capone della
Biblioteca Universitaria di Padova, al dott. Zeljko Heimer gestore del sito internet Grb i zastava, al dott. Franco
Luxardo e al dott. Giorgio Varisco della Societ Dalmata di Storia Patria di Venezia e della Biblioteca dellArchivio
Museo della Dalmazia, al prof. Alessandro Savorelli della Scuola Normale Superiore di Pisa per le gentili informazioni
e il prezioso materiale bibliografico a vario titolo forniti in vista della realizzazione del presente contributo.
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contenuto iconografico maggiormente astratto e stilizzato caricato di una croce, che
rappresenterebbe una parte della pi complessa insegna con il santo cavaliere (pars pro toto). Tale
ipotesi non sarebbe da scartare a priori in quanto nota la prassi, invalsa in epoca medievale, per la
quale un soggetto singolo, un gruppo militare, ovvero anche una istituzione potevano portare, e di
fatto portavano, pi insegne contemporaneamente.

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