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Settia De Re Militari

Dalla met del XIII secolo in Italia si vede una specializzazione della fanteria, che mentre prima era
un generico insieme di "persone armate", ora tende a ripartirsi in 3 categorie: balestrieri, pavesari
e lance lunghe.
Mauri XIII Sec, a favore della tesi della piattezza e della forma rettangolare dello scudo, riporta le
cronache che raccontano la battaglia di Campaldino, le quali menzionano che gli scudi furono
piantati a terra a formare un muro. Non so se l'intento di Mauri era effettivamente rimarcare il
nesso tra l'atto di piantare lo scudo e la robustezza del muro cos ottenuto, ma possiamo entrare
nella mente di un cronista medievale e capire che uno scudo si pu piantare anche se ha
l'estremit appuntita (tipo quello a mandorla) poich nel 1249 i crociati di Luigi XI in Egitto si
oppongono ai Turchi ficcando "le punte degli scudi nella sabbia e il calcio delle lance nel suolo"
(Joinville, histoire de Saint Louis,pag 234).
Settia sostiene che almeno per la prima met del XIII secolo le fonti originali si riferiscano quasi
sicuramente agli scudi a mandorla, e non c' traccia di scudi rettangolaril (pag221)
E' curioso agli occhi di un cronista medievale che nel 1243 Federico II si sia riparato "dietro ad un
grande scudo, non triangolare, ma quadrato (non triangulo sed quadrato)". Forse una delle prime
testimonianze di scudo ampio e rettangolare.
Federico II nei Constitutiones et acta publica imperatorum et regnum, II, n. 335 (20 giugno 1241)
p.445. cita che sono necessari i balestrieri e dei fanti dotati di uno scudo detto Setzischilt
In 3 contratti genovesi redatti tra 1239 e 1245 in piena guerra tra lega lombarda e impero svevo,
vengono citati tantissimi tipi di scudi ma nessun "pavese" o nome simile. Ci fa supporre che lo
scudo pavese NON abbia avuto origine a Pavia.
La prima attestazione nota, dice il Settia, apparte a S. Gimignano nel 1250.
Secondo il Villani (quindi un secolo dopo i fatti), nel 1250 a Firenze tra le insegne di guerra
compaiono 2 bandiere di pavesari. Sarebbe la prima testimonianza di un "corpo specializzato".
Nel 1263 il Libro di Montaperti prevede 3 gonfalonieri per i pavesari.
Negli anni seguenti il termine "pavesario" diventa sempre pi frequente in Toscana.
Nel 1266 gli ufficiali portuali di Napoli confiscano 315 pavenses. Negli anni '70 i pavesi ormai sono
diffusi in tutto il regno di Napoli.
A Bologna il pavese compare per la prima volta nello statuto della Societ dei Leoni successivo al
1271 ("scutum magnum sive pavese"). Il pavexettum compare anche nei registri dei dazi di
Bologna nel 1288.
Genova e Venezia non conoscono questo termine prima degli inizi del XIV secolo, anche se a
Genova tra il 1275 e il 1277 un cittadino era stato rimborsato per la perdita in mare di 3 pavisios.
Le navi veneziane dovranno dotarsi di pavesios a partire dai primi anni del '300, a Genova l'obbligo
tardivo di un decennio circa.
Poi intorno agli anni '20 del XIV secolo c' il "boom" e troviamo pavesi ovunque in nord Italia.
I pavesi vengono descritti nel 1330 da Opicino de Canistris nel Libellus de descriptione Papie, in cui
in pratica attribuisce (ingiustamente) l'invenzione del pavese alla sua citt Pavia. Lo descrive come
uno scudo "quadrato tanto in capo quanto nella parte inferiore".

In volgare a inizio '300 si dice sempre "pavese" o forme simili (v. Villani). Fanno eccezione Dino
Compagni e Franco Sacchetti che usano "palvese". A Firenze compare anche "panvese".
Potrebbe esserci una connessione col verbo "pavare/pavire", ossia "coprire".
Sulla dimensione probabile che non ce ne fosse una standard, poich tra XIII e XIV secolo si
citano "pavisi magnii", "pavesini parvi", "pavexetti".
Ci aiuta la commissione fatta da Carlo d'Angi agli artigiani di Pisa tra il 1276 e il 1281. Vengono
ordinati in diverse tranches molti pavesi con le seguenti dimensioni (espresse in palmi; un palmo =
circa 27 cm)
Primo ordine per uso navale
1200 esemplari da 5x3.33
3600 da 4.5x3 (legno di fico e salice, ben icuoiati dentro e fuori con pelli di asino o cavallo,
rafforzati in testa da una banda di ferro larga almeno 12 policarii)
Secondo ordine (destinazione ignota)
500 da 6x4
500 da 5x3.33
500 da 4x2.66
1000 da 3.5x2.25
tutti incuoiati con pelli di asino, mulo, bue o cavallo.
Statuti delle arti fiorentine del secolo successivo proibiscono pelle di lupo, cane, capra o pecora, e
consentono cavallo, bue, vacca, porco, mulo e cammello (!!!)
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125x50 lion bianco
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