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Bonsai
& Suiseki
magazine

Gennaio 2010
Anno II - n.1
Bonsai&Suiseki magazine

1

E ditoriale
di Luca Bragazzi, Antonio Ricchiari, Carlo Scafuri

A d esattamente un anno di distanza dal lancio ufficiale di questa nuova realtà, con
mia grande soddisfazione mi trovo a dover scrivere un editoriale che celebra il primo
e proficuo traguardo della nostra rivista. Perché se è vero che Bonsai & Suiseki Magazi-
ne nasce dall’idea di tre amici è vero anche che l’ambizione era quella di estenderne la
collaborazione a tutti coloro che ci avrebbero creduto, ed è stato così. Anzi, se dovessimo
rendicontare il tutto e fare un bilancio, sicuramente il risultato così come appare oggi,
supera abbondantemente le ambizioni e le aspettative iniziali. La rivista è cresciuta, si è
estesa, ha visto l’unione di professionisti ed è addirittura tradotta in un non ben preciso
numero di lingue in tutto il mondo. Tutti questi cambiamenti non hanno però distolto lo
sguardo dagli obiettivi e dalla morale che ha contraddistinto la sua nascita: la completa
gratuità, la dedizione disinteressata della redazione e la condotta professionale che
guida i vari numeri l’hanno resa la prima rivista in assoluto di questo genere. Come ogni
cosa, non è stata priva di intoppi, non sono mancate infatti le invidie e le bassezze, ed
è per questo che il detto Nec Recisa Recedit si addice perfettamente all’organizzazione
della nostra rivista. Il bonsai, per me è anche un momento di crescita ma soprattutto di
serena aggregazione ed è per questo che ringrazio di cuore tutti, da coloro che ci colla-
borano a tutti coloro che la leggono, siano essi vicini o lontani, perché con il loro apporto
hanno materializzato un piccolo sogno di pochi che è poi diventato di molti.

Luca Bragazzi

P er raggiungere l’autentica realtà, per distinguere il bene dal male ed il vero dall’ap-
parente, è necessario calmare l’attività mentale e raggiungere una consapevolezza
senza oggetto: leggevo che “chi potesse vivere cento anni non saggiamente e senza
controllo, meglio un sol giorno di vita di saggezza e di meditazione” (Dhammapada). E
certamente questa riflessione era sollecitata dal clima oramai passato del periodo festi-
vo, primo fra tutti il Natale, rigorosa occasione per i cristiani, il nuovo anno, occasione
scaramantica per scacciare il vecchio anno e sperare sempre nel nuovo più propositivo
ed infine l’Epifania, altra ricorrenza di matrice cristiana.
Tutto ciò ci ha portato a bilanci, a buoni propositi (poi messi in atto?), comunque ad un
clima più rilassato e più tollerante. I bilanci, per noi che lavoriamo al Magazine sono si-
curamente molto positivi. I fatti ed i consensi parlano per tutti. La rivista è attualmente
letta in 24 Paesi del mondo e questo dato ci basta.
I propositi, ora che siamo all’inizio del 2010 sono la cosa più importante e perché riguar-
dano il futuro del Magazine che è patrimonio dei nostri lettori. Continueremo quindi con
la linea editoriale tracciata dal primo numero:
Assoluta e attenta professionalità
Corretta informazione
Aperta collaborazione a tutti e con tutti nell’interesse esclusivo di una migliore diffusio-
ne del bonsai e del suiseki.
Auguriamo a tutti gli amici, a quelli che ci vogliono bene e soprattutto a quelli che ci “vor-
rebbero” male, un sereno, radioso e felice 2010 e lo facciamo di vero cuore tendendo
un ramoscello (o un bonsai…!) di olivo, segno di pace e di fratellanza perché è di questo
particolarmente che la società d’oggi ha bisogno. I consensi per quanto facciamo e per
quello che andiamo a fare anche quest’anno sono il nostro motore, la collaborazione è il
fulcro di questo motore, i lettori e quanti ci seguono, ci sostengono e ci approvano sono
la forza trainante: senza tutto ciò non starei qui a scrivere questo editoriale assieme ad
i miei amici.

Antonio Ricchiari

Q uando esattamente un anno fa lanciammo sul web il primo numero di Bonsai&Suiseki


magazine, non avremmo mai creduto che questa nostra idea potesse raggiungere
traguardi così importanti in un lasso di tempo così ristretto. La crescita di questo open-
magazine è sicuramente da imputare alla professionalità con la quale tutti i collaboratori
si sono impegnati per la realizzazione di questa innovativa rivista (nel frattempo diffusa-
si anche attraverso i vari social network e su youtube), che, numero dopo numero, in un
crescendo di impegno e partecipazione, hanno portato il magazine ad essere tra i più
seguiti nel settore, sia in Italia che nel resto del mondo.
Sarò ripetitivo, ma mi preme sottolineare la serietà e la costanza profusa dai redattori
nel portare avanti un compito certamente gravoso. Senza il “silenzioso” lavoro di Salva-
tore, Giuseppe, Pietro, Dario, Daniele, Marco e Sandra, non avremmo potuto raggiun-
gere un risultato qualitativo così soddisfacente; è a loro, in primis, a cui va tutta la mia
riconoscenza e la mia gratitudine.
Ma gli sforzi della redazione sarebbero stati vani, inutili, se non coadiuvati dall’impegno
libero e disinteressato di tutte quelle persone che di volta in volta si sono alternate nella
stesura di articoli sempre più interessanti ed appassionanti, che hanno saputo catturare
l’attenzione di una platea di lettori vasta, critica ed attenta.
Ed è stata proprio in quest’ottica di miglioramento continuo che si è rivelata particolar-
mente preziosa la collaborazione fissa di Sandro Segneri e della sua Bonsai Creativo
School (ricordiamo i pregevole contributi incentrati su lavorazioni di alto livello tecnico-
didattico), e di Massimo Bandera, che con i suoi scritti ci ha permesso di conoscere
l’affascinante e complesso mondo dell’arte bonsai giapponese.
Avanti quindi per questa strada, tutti insieme, con l’obiettivo di diffondere al meglio que-
ste antiche e raffinate arti, all’insegna della collaborazione reciproca, del rispetto e della
libertà d’espressione.

Carlo Scafuri

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Bonsai
& Suiseki magazine

Anno II - n. 1 - Gennaio 2010


in collaborazione con

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Ideato da:
Luca Bragazzi, Antonio Ricchiari, Carlo Scafuri

Direttore:
Antonio Ricchiari - progettobonsai@hotmail.it

Direttore Responsabile: 12 84 90
Antonio Acampora - acampor@alice.it

Caporedattore:
Carlo Scafuri - carlo_scafuri@fastwebnet.it

Art directors:
Salvatore De Cicco - sacedi@yahoo.it
Carlo Scafuri

Impaginazione:
Carlo Scafuri

Comitato di redazione:
Antonio Acampora
Massimo Bandera - mb@massimobandera.it
Luca Bragazzi - tsunamibonsai@tiscali.it
Luciana Queirolo - pietredarte@libero.it
Antonio Ricchiari
Carlo Scafuri
Sandro Segneri - info@bonsaicreativo.it

Redazione: 54
Daniele Abbattista - bestbonsai@gmail.com
Sandra Guerra
Giuseppe Monteleone - alchimista.vv@tiscali.it
72 99
Dario Rubertelli - iperdario@yahoo.it
Pietro Strada - info@notturnoindiano.it
Marco Tarozzo - marco.tarozzo@tiscali.it

Hanno collaborato:
Franco Barbagallo - bonsaifrancobarbagallo@hotmail.it
Heven Chui
Armando Dal Col - armando.haina.dalcol@tele2.it 15
Crespi Editori - Bonsai&News - info@crespieditori.com
A. Bonsai e Suiseki Genova - info@bonsaigenova.it
Gian Luigi Enny - ennyg@tiscali.it
Paolo Nastasi
Carlo Oddone
Elisabetta Ruo - best22@alice.it
Francesco Santini - info@francescosantini.it
Anna Lisa Somma - annalisasomma@gmail.com
Axel Vigino

In copertina:
Faustina Lepore 8
Francesco Santini
Carlo Scafuri

Sito web:
http://bonsaiandsuisekimagazine.blogspot.com

Indirizzo e-mail:
bonsaiandsuisekimagazine@gmail.com

Il Magazine non ha alcun fine di lucro. Tutto il materiale pubblicato nel Magazine è protetto dai diritti di proprietà intellettuale, in
conformità alla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore applicabile (in particolare, alla Convenzione di Berna ed alla
L. 633/1941 e successive modifiche). L’accesso al Magazine non consente il diritto di appropriarsi, di riprodurre, di modificare, di
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venire, in ogni momento, apportando correzioni ed eventuali modifiche. Tutte le collaborazioni sono a titolo esclusivamente gratuito ed
il Magazine si riserva il diritto di potere utilizzare il materiale concesso. La pubblicazione di articoli sul Magazine presuppone la cono-
scenza e l’accettazione di questo Disclaimer Legale.
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>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki


08 Il giardino del tè di G. L. Enny
12 Kusamono di A. Ricchiari
15 Un giorno con gli amanti del suiseki
di H. Chui, L. Queirolo
18 Il giardino ‘nascosto’ di Luigi Nuzzo di C. Scafuri

>> Bonsai-do: pratica e sapere


22 OMOTENASHI - la soddisfazione dell’ospite
di M. Bandera
>> Mostre ed Eventi
25 II° Trofeo Napoli Bonsai Club ONLUS di A. Acampora

>> Dalle pagine di Bonsai&News


28 Scolpendo la legna secca: rinascita di un
Ginepro a scaglie
104
>> In libreria
39 Alberi ed arbusti in Italia.
Manuale di riconoscimento di A. Ricchiari
>> Bonsai ’cult’
40 Incontro tra Oriente ed Occidente di A. Ricchiari
>> La mia esperienza
42 Lo scheletro di F. Barbagallo, D. Rubertelli
60 46 La storia del Faggio Patriarca - II parte di A. Dal Col
52 Equilibrio instabile di P. Nastasi
>> A lezione di suiseki
54 Costruire giocando di L. Queirolo
>> Noi... di Bonsai Creativo School
60 ...dopo 20 primevere italiane.
Storia di un pino di F. Santini
25 >> L’opinione di...
72 Francesco Santini di G. Monteleone
>> A scuola di estetica
77 Lo stile su roccia di A. Ricchiari
>> L’essenza del mese
81 Il carpino - II parte di A. Acampora
>> Non tutti sanno che...
84 L’olmo - I parte di E. Ruo
>> Note di coltivazione
88 I concimi fogliari di L. Bragazzi
>> Tecniche bonsai
90 I rami di sacrificio di L. Bragazzi
>> L’angolo di Oddone
95 Il tasso di C. Oddone
22 >> Vita da Club
99 Amatori Bonsai e Suiseki Genova
46
>> Il Giappone visto da vicino
101 La voce delle onde - M. Yukio di A. L. Somma
102 L’architettura contemporanea giapponese
di A. Ricchiari
>> Axel’s World
104 La creazione del mondo di A. Vigino
>> Che insetto è
106 I danni da basse temperature.
Le gelate - I parte di L. Bragazzi
venerdì 26 febbraio 2010

Ore 9,00 - 12,30 / 15,00 - 19,00


Laboratorio con il Maestro Suzuki
Assistenti: istruttori Lorenzo Agnoletti, Francesco Santini e Graziano Vivoli
(al termine verranno cosegnati attestati di partecipazione autografati dal Maestro)

Ore 9,00 - 12,30


Allestimento Mostra Bonsai

Ore 14,00
Inaugurazione Mostra Bonsai e visita guidata con il Maestro Suzuki

Ore 14,30
Inaugurazione Mostra SCROLL giapponesi
(Iconografia del pino) a cura di Carlo Cippoli c/o Museo del Bonsai

sabato 27 febbraio 2010

Ore 9,00 - 12,30 / 14,30 - 18,30


Laboratorio con il Maestro Suzuki
Assistenti: istruttori Lorenzo Agnoletti, Francesco Santini e Graziano Vivoli
(al termine verranno cosegnati attestati di partecipazione autografati dal Maestro)

Ore 11,00 - 12,30


Intervento di Carlo Cipollini

Ore 16,00 - 17,30


Conferenza del Prof. Aldo Tollini
(Docente di Lingua Giapponese Classica al Dipartimento di Studi sull’Asia Orientale dell’Università
“Ca’ Foscari” di Venezia sulla cultura e arte giapponesi con fierimento al Bonsai

Visita guidata alla Mostra degli SCROLL


con commento del Prof. Tollini

Ore 20,30
Cena di Gala c/o il ristorante “Piazza Grande” dell’Hotel “Villa delle rose”,
durante il quale verrà consegnato il 1° TROFEO BONSAI “CITTà di pescia”

domenica 28 febbraio 2010

Ore 9,00 - 10,00


Il pubblico incontra il Maestro Suzuki...

Ore 10,00 - 12,30 / 14,30 - 17,30


Dimostrazione del Maestro con la lavorazione di tre esemplari
Assistenti: istruttori Lorenzo Agnoletti, Francesco Santini e Graziano Vivoli

Ore 10,00 - 11,30


Dimostrazione “Ikebana e minimalismo europeo”
Eseguito da un’insegnante Interflora di Arte Floreale

Dalle ore 16,00 piccoli assaggi di cucina giapponese


Ore 18,00 Chiusura Manifestazione
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

Il giardino del tè
di Gian Luigi Enny

C
ome accennato negli
articoli precedenti,
molti aspetti della cul-
tura giapponese han-
no la loro provenienza in quella
cinese e a volte in quella ko-
reana. L’usanza di soffermarsi
alla degustazione di vari tipi di
tè era estesa in Cina e in Korea
sin dai tempi arcaici, dove era
una prerogativa delle persone
più colte che la consideravano
un’arte da praticare in certi mo-
menti della giornata.
Per centellinare la pre-
ziosa bevanda veniva costruito
un ambiente apposito, quasi
sempre circondato da un giar-
dino che con il suo particolare
arredo e la sua atmosfera wabi-

8 Il Giardino del tè
- Gian Luigi Enny - 1
2

sabi costituivano la cornice ideale 3


per praticare questo rituale.
Si potevano trovare case da
tè private e pubbliche, quest’ultime
visitate spesso da clienti per rilassar-
si con giovani fanciulle, rinfrescarsi,
concludere affari, organizzare ma-
trimoni, discutere di vari argomenti
come l’arte e la politica.
La passione per il tè venne
trasmessa ai giapponesi nell’ambito
delle loro frequenti visite al conti-
nente, fatte per scopi commerciali,
politici e culturali, per poi trovare
estimatori nell’arcipelago nipponico,
qui trovò un terreno fertile sia per la
coltivazione delle piante del tè (Ca-
mellia sinensis) sia per la sua evolu-
zione in quanto forma d’arte e stile di
vita in coesistenza con il diffondersi
della dottrina buddista e con la prati-
ca della meditazione zen.
Questa nuova tendenza del veranda del locale in cui si svolgeva la pratica cerimoniale, che tuttavia non
momento si trasformò in una litur- doveva essere disturbata con uno spettacolo naturale troppo appariscente
gia vera e propria detto “chanoyu” come quello del giardino tradizionale giapponese e di conseguenza richiede-
meglio tradotto in “cerimonia del va di ridurre molto la presenza di piante e pietre e di altre elementi che potes-
tè”, che fra le altre forme artistiche sero distrarre l’animo dei partecipanti.
comportò anche la nascita di un tipo I diversi maestri che praticarono la via del tè lasciarono ognuno il pro-
di giardino progressista per fattura e prio stile riguardo alla gestualità del rituale, sopratutto all’architettura della
contenuti. casa del tè o nella costruzione del giardino a essa appartenente.
Il giardino del tè, era nato ini- Questi maestri hanno lasciato anche insegnamenti nel modo di arre-
zialmente per essere osservato dalla dare con sobrietà e buon gusto, sia le case del tè sia i giardini che dovevano
Il giardino del tè
- Gian Luigi Enny - 9
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
avere acquisito un’aria vissuta ma non consentono visuali profonde e giapponese di tutte le epoche suc-
non sciupata, secondo il tipico idea- non suscitano mai un forte riscontro cessive.
le estetico di sabi, cioè la “patina del emotivo nell’osservatore che non Durante questo periodo,
tempo” che ammorbidisce ogni og- deve arrivare distratto prima della fanno la loro comparsa oltre alle pie-
getto regalandogli un aspetto vissu- cerimonia. tre della pavimentazione, anche la
to e gentile per entrare più facilmen- Il giardino del tè non deve vaschetta per l’acqua, le lanterne in
te in sintonia e carpirne la sensibilità mai essere di grandi dimensioni ma pietra di dimensioni e fattezze mol-
degli ospiti. bensì piccolo e assai intimo, dove to varie, necessarie per illuminare il
Principalmente è nel maestro sono rappresentati gli ideali morali sentiero poiché la cerimonia poteva
Sen-no-Rikyu che si deve identificare ed estetici tipici del roji, oltre alla sua svolgersi anche di notte.
l’intima trasformazione del giardino poeticità di wabi e sabi quali i principi La vasca in pietra è chiama-
del tè, sopratutto in quella classifi- di armonia, rispetto, interezza, pu- ta tsukubai, che richiede di inchinarsi
cazione tipologica che viene definito rezza e tranquillità, di un’oasi solitaria umilmente prima di raccogliere l’ac-
con il nome di roji (sentiero cosparso e appartata in cui la natura è conside- qua, questa è ornata da un raggrup-
di rugiada). rata un posto dove si può coglierne il pamento di pietre di altezze diverse
Il sentiero che deve essere messaggio di bellezza semplice e per aventi la funzione ad appoggiare la
spesso bagnato per mantenere fre- la sua “transitorietà”. lanterna, mentre con il mestolo di
sco il muschio, prevede l’uso di pietre Infatti, pur predominandovi bambù si attinge l’acqua con cui ri-
da camminamento, che permettono le piante sempreverdi non manca- sciacquarsi le mani e la bocca in se-
all’ospite di raggiungere la stanza no alcune note di colore stagionale gno di purificazione.
senza bagnarsi i piedi, queste posso- come ad esempio le foglie degli aceri L’umidità tipicamente ricer-
no essere delle pietre naturali piatte in autunno o qualche fiore di azalea o cata di questo giardino ravviva il co-
ma anche molto irregolari, oppure camelia in primavera. lore delle pietre e mantiene fresco il
tagliate ma sempre di aspetto rusti- L’arredo utilizzato per il roji verde del muschio, creando un atmo-
co. segna l’introduzione di alcuni nuovi sfera meditativa, portando l’ospite
Lungo il viottolo si possono elementi destinati ad assumere un ad una maggior concentrazione.
trovare curve piuttosto ristrette che ruolo molto importante nel giardino © RIPRODUZIONE RISERVATA

10 Il Giardino del tè
- Gian Luigi Enny -
5 6
1. Bricco per la cerimonia del tè.
2, 3. Hokusai - xilografia- fanciulle che intrattengono gli 7
ospiti in una casa pubblica del tè.
4. Giardino visto dalla finestra della stanza rituale.
5. Cerimonia del tè.
6. Colori autunnali con lanterna e vasca tsukubai in pietra.
7. Roji, sentiero rugiadoso che porta alla stanza del tè.

Il giardino del tè
- Gian Luigi Enny - 11
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

kusaMONO di Antonio Ricchiari

KusaMono è un termine giapponese che significa erba


(Kusa), e cosa, oggetto, (Mono). Si può pertanto de-
finire come “coltivazione di pianta erbacea in vaso”

K
usa Mono è l’arte di coltivare alcuni
“Asillium Lusitanicum” © Valeria Bertuzzi
tipi di piantine in vaso, con la mede-
sima attenzione e cure riservate alle
altre piante. I Kusa Mono sono usa-
ti in Giappone in accostamento ai bonsai nella
loro esposizione, poiché bene si accompagnano
a questi perché in netto contrasto: l’immagine
forte e preponderante del bonsai e l’estrema di-
screzione e delicatezza del kusamono di piccole
di­mensioni, contrastano con il loro aspetto gra-
cile e delicato con la for­za e la venerabilità che
possono sprigionare da un bonsai. E’ dunque
un allenamento in più per la natura, per l’affina-
mento dell’estetica delle piante, per la loro per-
cezione; bastano poche indicazioni per potere
allestire queste composizioni.
“Carex Dipsacea” © Valeria Bertuzzi In Giappone, i kusamono sono spesso
esposti nelle abitazioni, prevalentemente nei
Tokonoma. Per valorizzarli sono sistemati su
un basamento, un vassoio o su altri elementi.
Un kusamono ricorda la stagione presente e
l’atmosfera del suo habitat. Si può sottolineare
il contrasto tra la maestosità e la forza emana-
ta da una conifera e la dolcezza e la caducità di
fiorellino che spunta da un ciuffo di muschio di
bosco.
Cosa si intende per erba? Per erbe o
piante erbacee si intendono quelle i cui fusti ae-
rei, non legnosi, di consistenza molle, muoiono
ogni anno, per lo più insieme con la parte sotter-
ranea. Sono piante tipicamente annuali quanto

“Erica Carnea” © Valeria Bertuzzi


a durata; possono anche essere biennali e qualche volta le composizioni. Erbe finora evitate, scartate o giudicate
perenni, quando la parte sotterranea è persistente e si brutte, se isolate e composte in vaso acquistano di colpo
dicono propriamente “piante suffruticose”. Nel linguag- interesse e bellezza prima impensabili. Durante una visi-
gio comune sta pure ad indicare il complesso delle piante ta in un garden o in vivaio avrete un motivo in più per sco-
erbacee che si sviluppano in aree di terreno, dette perciò prire vasetti con erbe perenni, magari di qualche varietà
erbose, come per esempio un prato. più rara o la ricerca di un tipo particolarmente curioso vi
Nei tempi trascorsi le erbe e i fiori spontanei at- spingerà a reperire i semi dai quali potere iniziare la col-
traevano le persone più per la loro utilità che per la loro tivazione.
bellezza; dalle piante ricavavano infatti i medicamenti e Come avviene per il bonsai, l’erba e il vaso de-
le foglie e le radici dei fiori spontanei erano fonte di nutri- vono essere un tutt’uno che si armonizzi per forma ed
mento. I petali venivano schiacciati per ottenere tinture e effetto cromatico. Il contenitore non dovrà spiccare ma
cosmetici. assecondare il tutto; la maggior parte dei vasi per bonsai
Al risveglio primaverile un bosco arricchito da si adatta molto bene ai Kusamono, avendo un apparato
erbe e fiori o una siepe sono adesso apprezzati e ammira- radicale ridotto, soprattutto i vasi piatti come quelli usati
ti dallo spirito dell’uomo e sono un momento di riflessio- per le piante su roccia: la funzione del vaso deve dunque
ne per la riscoperta di una natura dall’aspetto magico. Le esaltare la composizione. L’impianto può essere fatto su
erbe e i fiori sono adesso meno numerosi di quanto non roccia o su altri supporti che possono spaziare nella fan-
lo fossero in epoche passate proprio per l’era tecnologi- tasia dell’autore (es. una conchiglia, una base di pietra,
ca che li ha devastati impedendo loro una crescita spon- materiale lavico, etc.).
tanea. Pensate un po’: in Italia esistono oggi più di 6000 Vasi per bonsai e vasi da fiori con foro di drenag-
specie di piante spontanee; tecnicamente parlando, non gio: la maggior parte dei vasi usati per la coltivazione dei
tutte queste piante sono erbe poiché alcune di queste bonsai, in terra non verniciata o verniciata, si adat­ta per-
possono essere definite arbusti per la presenza di fusti fettamente alla coltivazione dei Kusa Mono. Non posse-
legnosi come le more, i lamponi, i mirtilli etc. dendo un apparato radicale molto svilup­pato e struttura-
Alcune specie di erbe hanno i fiori adatti ad esse- to, come quello de­gli alberi in miniatura, i vasi profondi e
re impollinati dal vento e quindi non hanno i petali appari- di grandi dimensioni so­no comunque da evitare.
scenti dei fiori impollinati dagli insetti. Vi sono poi piante Il suiban è un vassoio piatto, non forato, impie-
che non danno fiori, come le felci, gli equiseti, le epatiche gato per la presentazione di suiseki o di bonsai su roccia.
e i muschi. Il vassoio in ceramica può essere leggermente svasato ai
Le erbe arricchiscono la coreografia della natura, bordi, quadrato, rettangolare o di forme varie. Utilizzati
ne completano la poesia con la minuzia dei particolari, insieme ad un Kusa Mono, servono soprattutto per por-
con il loro microcosmo che solo l’occhio attento dell’os- re in risalto delle composizioni perfettamente radicate:
servatore appassionato può cogliere in tutti i più piccoli vi possono dunque essere sistemate zolle rifini­te, come
particolari celati allo sguardo distratto. quelle che si realizzano partendo da terra di Keto.
Ecco anche in questo apprezzamento delle erbe il Le rocce artificiali sono diffuse in Giappone e sono meno
“giapponismo”: questo è solo uno dei suoi mille volti, uno care di quelle naturali. Inoltre la loro com­posizione a base
dei mille motivi che si celano dietro l’esaltazione e l’os- di resine garanti­sce loro una buona resistenza alle intem-
servazione dei particolari che ai più suonano come banali perie. E’ facile forarle con un trapano e si possono sposta-
o, a dir poco, trascurabili. La perenne lezione di vita vie- re senza rischio di rottura. Certe pietre artificiali piat­te e
ne appunto dalla scoperta delle piccole cose che poi è la con cavità sono delle imitazioni di quelle natura­li, come
natura, con le sue infinitesimali manifestazioni che sono quelle di Kurama, nella prefettura di Kyoto.
l’esternazione del Bello Assoluto. Kusamono, dunque. Un L’impianto su roccia non è particolarmente
ennesimo regalo degli orientali, ancora una volta umili ed difficol­toso, a condizione che il substrato usato non si di­
acutissimi osservatori. Kusamono dalla bellezza straordi- lavi al momento delle pri­me irrigazioni. In Giappone, l’im-
naria sono illustrati nel libro del Maestro Kyuzo Murata piego di terra di decomposizione di vegetali e di palude
“Four Seasons of Bonsai” (edizione Kodansha Int., Tokio, (Ketot­suki) compatta è molto mal­leabile, facilita l’impian-
1991) del quale invito alla visione. to di ogni vegetale, garantendo il perfetto mantenimen-
Dietro questa espressione (nella sua traduzione to fin dalla pri­ma irrigazione. Si può usare un’ar­matura di
significa “erba che sta sotto”) stiamo cercando di capire, filo, ancorata alle cavità della roccia ed anche incollata.
come per altre cose, qual è l’essenza del kusamono, qual è Le rocce usate sono generalmente di natura vulcanica,
lo spirito. Attraverso la forma delle foglie, dei fiori, attra- ad esempio Ibegawa, e molto fra­stagliate. Esponendo la
verso l’infinita varietà dei colori, vuole forse trasmettere composi­zione al sole, è meglio collocarla su un letto di
quelle emozioni cadute spesso nell’oblio. Vuole ricreare, ghiaia umida o su un sui­ban con dell’acqua.
come per il Bonsai e il Suiseki, il godimento di un angolo Se le piante acquatiche mantengo­no un posto
della natura in un piccolo spazio godibile all’uomo. a parte nel Kusa Mono, il piacere notevole che procura
I materiali per realizzare i kusamono sono vera- questo tipo di coltura merita tutta la passione possibile. I
mente inesauribili; ogni escursione per la ricerca di piante vasi devono es­sere senza foro di scolo e sufficien­temente
o di pietre è un’occasione di reperimento di erbe per le profondi per la salute delle piante. Che si tratti di una con-
Kusamono
- Antonio Ricchiari - 13
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

“ Iris Chamaeiris” © Valeria Bertuzzi

chiglia, di una tego­la, di un pezzo di le di Akadama a grana media, nella di talea da fusto, di realizzare rapida-
bambù, l’origina­lità del supporto di misura 20-40%, cui si può aggiunge- mente delle composizioni.
coltivazione indica la fantasia e l’ori- re un 10% di sfagno sbriciolato, se si Partendo da seme: il grande
ginalità di chi li coltiva. coltivano piante di ambiente umido. interesse dei semi deriva dalla facili-
Per i kusamono si usano pre- E’ confezionata in sacchetti ermetici tà di reperirli. Inoltre per certe piante
valentemente due tipi di terra: l’aka- e non bisogna lasciarla seccare, per- annuali non c’è altra soluzione, come
dama e la keto. L’akadama è un’argil- ché perderebbe la sua malleabilità. per esempio Ombelico di Venere, Bri-
la proviene da una co­lata vulcanica Attenzione al momento dell’impian- xia maxima, ecc. e sarebbe un vero
del Monte Fuji. Se ne trova in tutta to, a non lasciare delle cavità a livello peccato non utilizzare certe erbe
la pianura di Tokyo, ad un metro cir- radicale: non si riempirebbe neppure dei campi. Ovviamente si possono
ca di profon­dità. Confrontandola con con il passare tempo. realizzare dei kusamono utilizzando
l’argilla, l’Akadama presenta il van- Come miscuglio di terra per contemporaneamente i vari sistemi.
taggio, dopo averla fatta secca­re ed un rinvaso, si può usare il seguente: Come per i bonsai, l’annaf-
averla calibrata, di non di­sgregarsi 1/3 di terra di Keto tritata grossola- fiatura dipende dalla caratteristica
dopo la bagnatura. Può conserva- namente, 1/3 di Akadama, 1/3 di terra propria di ogni pianta. Buona regola
re la sua granulometria per diversi vegetale. Per i vasi profondi, il dre- generale è, comunque, di bagnare
mesi, permettendo di disporre di un naggio può arrivare ad occupare i 2/3 quando la terra comincia a seccare in
terreno perfetta­mente aerato ed os- del vaso. superficie. Per i kusamono che resta-
sigenato, che fa­vorirà il radicamento Se qualche varietà di piante no per diverso tempo al chiuso, come
delle piante appena trapiantate. Il usate per i kusamono è annuale, la ad esempio per una mostra, l’assenza
pH praticamente neutro, 6,7 circa, si maggioranza è perenne, consenten- di luce solare non permette di utiliz-
adatta alla maggioranza delle pian- do pertanto di godere del fascino per zare questa regola; spesso è la parte
te. molti anni. Si possono distinguere tre del drenaggio a seccare per prima,
La terra di Keto proviene modi per creare un kusamono. occorre quindi bagnare più spesso e
dalla decomposizione delle piante di Il modo più comune consiste vaporizzare le foglie.
palude o di giunchi, alghe, muschi, nell’acquistare delle piante in vivaio. Per quanto riguarda la con-
mischiate a della mota. Con la con- In primavera al momento della ripresa cimazione, conviene usare lo stesso
sistenza dell’argilla e di colore nero, vegetativa, si devono potare le radici tipo di concime usato per i bonsai; li-
è l’elemento insostituibile delle com- prima di regolare la vegetazione. Par- quido a lenta cessione. E’ opportuno
posizioni su roccia: infatti, essendo tendo da talee: sia che si tratti di ra- sospendere le concimazioni all’arrivo
molto malleabile, è possibile darle dice, Bambù, Syneilesis palmata, Cri- del periodo estivo e riprenderle alla
la forma desiderata, che conserve- santemo, Poligonio, ecc.., creare un fine dell’estate.
rà malgrado le bagnature. Si utilizza kusamono con questa tecnica dà ec-
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generalmente unita ad percentua- cellenti risultati e permette, nel caso

14 Kusamono
- Antonio Ricchiari -
Dal mondo del Bonsai & Suiseki <<

Questo è un gruppo di persone che va


spesso a raccogliere pietre in riva al
fiume: sono veramente felici quando
possono trovare una bella pietra da
soli.

D
ifficoltà e felicità nel tro-
vare Shang Shi, diverti-

un giorno con gli amanti mento e interesse nell’ap-


prezzamento dello Shang

del suiseki
Shi, divertimento e stranezza nel col-
lezionare Shang Shi, questo è il giu-
sto sentimento verso le pietre di chi
spesso va a raccogliere pietre in riva
al fiume.
di Heven Chui Come si suol dire: “La po-
a cura di Luciana Queirolo polarità del suiseki o Shang Shi tra le
persone: pietra come legame duraturo
tra le persone, pietra come amore, dal
momento che è la pietra che ci riuni-
sce.”
Un giorno con gli amanti del suiseki
- Heven Chui, Luciana Queirolo - 15
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

2
mattina, ore 6:30, abbiamo il primo sidente del Yangtze River Viewing
incontro; il reporter farà un resocon- Stone International Intercourse In-
to completo. stitute, ha detto, “è una cosa comune
che la gente che raccoglie pietre lungo
Pietre in vendita la riva del fiume ne raccolga 20 kg in un
“Essi avrebbero preferito rifiutare dei giorno”. Il membro del Yangtze River
vestiti, piuttosto che rifiutare delle pie- Viewing Stone International Inter-
tre” 3 course Institute, la Signora Luoyan,
scherzando ha detto: “se ti imbatti in
La mattina del week-end, c’è pietre di alta qualità e non ne possiedi,
molta frenesia al mercato del primo preferisci piuttosto buttare via i vestiti
mattino. Molte sono le persone che che buttar via le pietre”.
raccolgono le loro pietre nel fiume
Yangtze e che mettono queste pietre Ore 9:10 - Apprezzamento del sui-
per terra ad aspettare l’acquirente. Il seki
venditore, il signor Zhu, ha detto che 4 Una coppia, entrambi,
quattro o cinque anni fa, volendo ri- amanti della pietra. L’acquisto di pie-
parare lo stagno vicino alla sua casa, tre è finito. Abbiamo preso l’autobus
andò al fiume e prese una pietra. No.602 verso la casa di un collezioni-
Qualcuno gli disse che quel- sta quale il signor Wu, famoso colle-
la pietra non valeva nulla, nel senso zionista di viewing stone nella città di
che era una pietra ordinaria, sugge- Chongqing.
rendogli di cercare pietre con forme
particolari o con dei disegni. Ore 15:50 - Raccogliere Suiseki
Il signor Zhu guardò quelle 5 La banca del fiume, nel po-
belle pietre che qualcuno raccoglie- meriggio. Dopo pranzo, andiamo
va, con disegni, come dei ponti o tutti sulla riva del fiume Yangtze in
dell’acqua fluente: pensò che erano Meidiyacheng, distretto di Nanan
belle, e da quel momento egli non ha della città di Chongqing.
più smesso di raccogliere pietre. Questa è l’ultima fermata
Ha detto il signor Zhu che “La prevista per oggi. Loro lavoreranno
condivisione è in grado di migliorare la insieme, raccogliendo le rocce.
capacità di collezionare pietre”; egli Poiché non aveva piovuto
pensa che questo sia un altro vantag- da parecchi giorni, fango e sporcizia
gio del vendere le pietre. avevano bloccato le pietre. Non è
Un vantaggio sia economico stato facile trovare una pietra di valo-
che di miglioramento delle conoscen- re, difficile da vedere, così che quasi
ze nell’apprezzamento del suiseki. tutti non hanno ottenuto nulla.
Sono passati in molti, e Mr. Xiong ha dichiarato: “Il
ognuno ha comprato molte pietre; momento migliore per raccogliere pie-
Mr. Zhao ha comperato più di 50 kg tre è dopo la pioggia. L’amante della
di pietre, ed ha dovuto chiamare un pietra e l’uomo che ama camminare
fattorino per aiutarlo a portare un ca- sono opposti, tra loro: l’uomo a piedi
rico così pesante. 6 viene alla riva del fiume nel bel giorno,
ma l’amante della pietra viene qui se
Prima delle 8:00, il sig. Zhu piove”. Qualcuno dice, all’improvvi-
aveva venduto più della metà delle so, che: “gli amanti del suiseki sono
sue pietre. i più preoccupati per le previsioni del
Mr. Xiong, che è l’organiz- tempo.”. Tutti concordano!
zatore di questa iniziativa e vice-pre
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16 Un giorno con gli amanti del suiseki


- Heven Chui, Luciana Queirolo -
8

2 - Nella casa del signor Wu, la maggior parte dello spazio sono armadi
e scaffalature, dove sono mostrati i suoi suiseki, raccolti in 20 anni: un
regno della pietra, alcuni di essi sono come masterpiece nel mondo.

3, 4, 5, 6, 8 - Mr. Wu ha riunito un gruppo per vedere film di rocce stra-


niere, tenendo in mano un puntatore per spiegare come apprezzare una
combinazione di pietre. Mr. Wu ha anche pubblicato numerosi articoli
circa la sua esperienza nelle Shangshi, come pure CD-ROM. Mr. Wu ha
detto che la sua vita ha due confidenti: la moglie e la pietra.

7 - L’attrezzatura comune per raccogliere rocce è di portare una botti-


glia di acqua minerale ed uno spruzzino di buona qualità, con l’obiettivo
di lavare via con l’acqua lo sporco di fango sulla superficie della pietra.

Heven Chui
Il giardino
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

nasc

di Luigi Nuzzo
osto

Q
uello che vi sto per
mostrare è il “giardino
nascosto” di Luigi Nuz-
zo, grande amatore di
bonsaismo da anni, nonché caris-
simo amico di tutti gli appassionati
che regolarmente frequentano il
Centro Bonsai Iodice.
Il desiderio di chi scrive è
quello di mostrarvi le diverse real-
tà che ruotano attorno all’universo
bonsai, realtà che vanno dai giar-
dini in perfetto stile giapponese, a
quelli realizzati da semplici amatori
con tanta dedizione e passione... e
Luigi di passione ne ha davvero da
vendere!
E’ domenica pomeriggio,
ed a San Prisco (Caserta) il tempo
non è dei migliori; avverto il timo-
re di non riuscire a fare delle buone
foto e quindi di non rendere giusti-
zia a quel che so essere un posto
pieno di meraviglie. Parcheggio
l’auto e subito la mia attenzione
viene catturata dai poderosi yama-
dori in attecchimento che fiancheg-
giano il muro perimetrale della pro-
prietà di Luigi. Olivi, olivastri, philliree, querce, eriche... il riuscito a realizzarla così come ce l’aveva in mente. Mi
sogno di ogni amante delle mediterranee; ci vorrà qual- spiega quali modifiche vuole ancora apportare, anche
che anno per farne dei bonsai di pregio e per poterli am- se, a mio modesto avviso, è già bella ed evocativa così
mirare in mostre di livello nazionale, ma il successo è ga- com’è. Lungo i bordi della vasca, si ammira una serie di
rantito con dei materiali di simile potenziale! erbette da compagnia raccolte durante le sue passeggia-
Il mio “giro” non è ancora iniziato e già i miei oc- te in montagna. Più in là, altri bonsai in formazione, la
chi brillano di meraviglia. Luigi nel mostrarmi la vasca maggior parte di essi impostati senza una ricerca stili-
con le koi, mi racconta di averla costruita tutta da solo, stica troppo artefatta, ma lasciati crescere nel modo più
pietra su pietra, giorno dopo giorno, fino a quando non è naturale ed armonioso possibile. La visione d’insieme di
Il giardino ‘nascosto’ di Luigi Nuzzo
- Carlo Scafuri - 19
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
ma lasciati crescere nel modo più natu-
rale ed armonioso possibile. La visione
d’insieme di questo piccolo scorcio tra-
smette sensazioni di tranquillità e sere-
nità, un angolo di natura nel quale po-
tersi rifugiare dopo giornate stressanti
dovute al trambusto della vita quoti-
diana. La presenza di piccole e grandi
statuine di gnomi e folletti, fa assume- Ficus microcarpa Scorcio del giardino Particolare della legna secca di un olivo
re al tutto un’aria quasi fiabesca.
Da perfetto padrone di casa,
Luigi mi fa accomodare nel suo appar-
tamento per un buon caffè, ed anche
lì i bonsai dominano. Con un pizzico di
malizia gli chiedo se anche sua moglie
è così appassionata ai bonsai come lo
è lui. Sorridendo mi dice di no, ma che
come ogni moglie- compagna-fidan-
zata di un bonsaista che si rispetti, si
è oramai arresa a questo suo grande
amore.
Olivo
Passiamo al terrazzo, ed anche Ficus panda Ficus microcarpa

lì ci sono bonsai pronti ad attenderci:


zelkove, ficus, podocarpi e ligustri, ma-
teriali “commerciali”, bistrattati e rite-
nuti (a torto) dai modaioli del bonsai
come essenze di serie b e su cui non in-
vestire un solo euro. Un vero appassio-
nato come Luigi sa che non è la moda il
giusto requisito per fare di un materia-
le qualsiasi un bonsai, che non bisogna
spendere necessariamente centinaia/ Shitakusa Yamadori in coltivazione
migliaia di euro per avere tra i propri
bancali del materiale da collezione. Ed
allora, orgoglioso, mi mostra un olmo
cinese che prese quando gli nacque la
figlia, e che per quanto sia un bonsai
come tanti, non potrà mai distaccarse-
ne.
Al contrario di quanto visto nel
giardino, qui ogni bonsai è riposto su
un elegante trespolo in ferro battuto,
un accorgimento che dona al tutto un
senso di ordine e pulizia difficilmente
riscontrabile in altre collezioni. Prima
dei saluti, dulcis in fundo, mi mostra
uno dei bonsai a cui tiene di più, un
chuhin di zelkova nire dalla corteccia
finemente fessurata e dalla buona ra-
mificazione fine, che è un vero gioiello.
Ahimé, il tempo della mia visi-
ta è terminato, giusto qualche minuto
per guardare un’ultima volta i mate-
riali in attecchimento fantasticando su
come potrebbero diventare, un saluto
caloroso a Luigi, con la promessa di ri-
vederci presto.
Luigi Nuzzo con il suo chuhin di zelvova nire

20 Il giardino ‘nascosto’ di Luigi Nuzzo


- Carlo Scafuri -
>> Bonsai-do: pratica e sapere

OMOTENASHI
La soddisfazione
dell’ospite
di Massimo Bandera

Pino bianco giapponese - Pinus parvi flora


h. 90 cm - stile MINOKAKE
Foto: Antonello Beniamino Torino

“In un pomeriggio di novembre, nell’autunno a tutto rosso giapponese, prendendo un tè dal mio maestro,
si faceva tardi nella interessante discussione bonsai,e dopo alcune ore, la moglie vestita con un kimono
grigio decorato con magnifici kaki arancione, si era presa il libero arbitrio di portare l’ennesimo dolcino per
il tè ancora incartato, pensando forse così di non sciuparlo nel caso in cui l’ospite ( per altro goloso…) non
l’avrebbe più voluto. Il maestro Kimura, costernato, le rivolse un gesto fulminante, gesto tipico dei grandi
maestri, che le intimava di rimediare a quella licenza contro l’OMOTENASHI, l’accoglienza, la soddisfazione
dell’ospite! In giardino un magnifico pino bonsai nello stile MINOKAKE, con un lungo ramo sembra quasi
porgermi gentilmente il ramo, un braccio ideale, dove gettare l’abito e sentirsi a casa.”

Q
uesto racconto che ho vissuto in prima per-
sona, può dare un’idea del livello di cura
dell’ospite nella cultura giapponese, la più ci-
vile del mondo, che permea tutte le arti fini:
forse anche nel mondo bonsai occidentale, così comples-
so nel suo svolgimento, dovremmo aiutarci anche facen-
do OMOTENASHI.
La parola deriva dall’unione del prefisso onorifi-
co “O” e del verbo “Tenasu” (che viene), e significa acco-
glienza. Al di là della mera traduzione letterale, ciò che è
veramente interessante è esaminarne l’aspetto profondo.

22 Omotenashi - La soddisfazione dell’ospite


- Massimo Bandera -
Un capolavoro di Kimura sensei con
il colore invernale dei ginepri.

Secondo gli esperti di storia …prima d’avere i capelli bianchi… i tempi


antica giapponese, il fatto di essere degli studi…in realtà mai finiti.
un popolo immerso in una natura sì
magnifica, ma dura, selvaggia e vio-
lenta, ha fatto si che fosse sempre
stato necessario formare dei gruppi
di persone, ovviamente in armonia
tra loro, proprio per difendersi me-
glio dalle tragedie naturali, come ter-
remoti e uragani.
Questo fatto pratico, unito
probabilmente ad un’alta attitudine
etica della popolazione giapponese,
ha fatto sì che l’arte della accoglien-
za, o meglio della cura della soddisfa-
zione dell’ospite, diventasse uno dei
fondamenti della cultura giappone-
se.
Inoltre, non dimentichiamo albori della civiltà una relazione so- e offerte di sake per i riti Shintoo, fa-
che il Giappone è una civiltà basata ciale forte. Il Riso nell’antichità pro- cendo trapelare come sia importante
sulla coltivazione del riso: “in princi- duceva quasi il doppio del grano, il Riso, ovviamente dono divino agli
pio erat oryza” potremmo dire in la- liberando la civiltà giapponese dalle uomini.
tino. La coltivazione del Riso è molto incertezze della caccia, pesca e rac- Naturalmente l’omotenashi
più complessa di quella del grano, colta di tuberi e verdure selvatiche. non ha nulla a che vedere con l’amore
poiché la tecnica irrigua comporta la Ancora oggi non è raro ve- per il prossimo nella cultura cristiana,
gestione delle acque. Anche per que- dere nei campi di Riso in Giappone le qui non si tratta d’un sentimento di-
sta gestione era necessaria fin dagli mondine che pettono alle chiuse fiori sinteressato, ma una attenzione me-
Omotenashi - La soddisfazione dell’ospite
- Massimo Bandera - 23
>> Bonsai-do: pratica e sapere

ticolosa e una cura del dettaglio mai


appariscente.
Il bonsai nello stile MINOKA-
KE, “appendiabiti” è figlio di questo
gusto, un albero prende la forma
ideale di un vecchio pino che piega
e allunga un suo ramo, il più grande,
per accogliere l’ospite prendendogli
l’abito, così che da dare l’impressione
che egli fosse ritornato a casa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Hitotose ni
Hitotabi kimasu Sempre ella attende il suo amato,
Kimi mateba che nell’anno una sola
volta viene;
Yado kasu hito mo credo dunque non ci sarà una Tessitrice
Araji to zo omou disposta ad ospitarci.
- Ki no Aritsune
Toriyu no mai, “Il dragone danzante”, il bonsai che ha
reso famoso Kimura sensei in Giappone e nel mondo,
ancora oggi è considerato il bonsai più bello.
Mostre ed eventi <<

II° Trofeo
Napoli Bonsai Club ONLUS
ciò che è essenziale per un Club è il cuore!
di Antonio Acampora

S
abato 5 dicembre 2009 si è svolto il se- I soci con molta tranquillità ed impegno
condo Trofeo per i principianti iscritti hanno iniziato il loro lavoro.
al Club che hanno seguito il corso base La finalità di questo trofeo oltre a mette-
gratuito. Prima di descrivere la giornata re in luce i progressi che i principianti hanno rea-
di soddisfazione che abbiamo vissuto, e proprio lizzato in questo anno di corso base, è servita da
pensando a quelle ore, mi sono venute in mente stimolo per una presenza più attiva alla vita del
alcune considerazioni. Club. Ma anche allo scambio di conoscenze ed
In un Bonsai Club molte volte il discorso esperienze relative al bonsai, e la spinta ad una
si focalizza su cosa dobbiamo fare e sfiora sola- migliore comprensione e maggiore familiarità tra
mente l’altro aspetto del problema, ovvero come i soci. Il motto di questa giornata è stato “amicizia
dobbiamo essere. Gli statuti, i regolamenti, non ed armonia attraverso il bonsai”. In pratica lo stile è
sono affatto sufficienti a creare quell’unione e stato scelto dal partecipante, analizzando e deci-
quello spirito di collegamento che sono indispen- dendo in base alla loro pianta. Il riconoscimento in
sabili perché un club sia vivo, creativo. Ciò che è palio offerto dal Club, ed assegnato dal Consiglio
indispensabile, l’elemento propulsore di tutto è direttivo è stata una targa ricordo, ed un attrezzo
il cuore. Senza il cuore, senza la disponibilità a per bonsai, scelto dal partecipante.
comprendere e ad accettare le incomprensioni e Il riconoscimento è stato conferito a Pino
le eventuali debolezze degli altri, senza la volontà per aver meglio interpretato lo stile scelto, eretto
di dare qualche cosa, un Bonsai Club diventereb- casuale, applicazione filo, ecc. Augurandogli che
be un triste e sterile raggruppamento di uomini. questo sia il primo riconoscimento di un lungo
Ciò che sta alla base delle nostre iniziative sono percorso. E che il lavoro formativo su se stesso
dei sentimenti quali la passione per il bonsai e la continua attraverso la lavorazione del bonsai.
voglia di stare insieme e i sentimenti non possono Augurando ai partecipanti, che il prosie-
certo nascere da regolamenti o statuti. Ed è que- guo della loro attività bonsaistica non porti l’idea
sto che sta alla base della nostra iniziativa “Trofeo di essere superiori agli altri, più valenti, e quindi
Napoli Bonsai Club” e di altre che seguiranno nel non considerare più gli altri. Ma che l’amore per
2010, come la Festa di primavera. le piante, dove ogni pianta, suscita interesse e
Ritornando al trofeo, la giornata è iniziata richiede umiltà nel capirne la particolarità, possa
con il sorteggio dei ginepri e la loro assegnazione, essere trasmesso nel comportamento verso tutti.
da queste foto si può notare il materiale da lavora- Un arrivederci al prossimo anno per il III
re (juniperus procumbens var. nana) che è rimasto Trofeo Napoli Bonsai Club.
di loro proprietà. © RIPRODUZIONE RISERVATA

II° Trofeo Napoli Bonsai Club ONLUS


- Antonio Acampora - 25
1 2 5 6

9 10 11 12

1. La realizzazione di Mario; 2. Il lavoro di Tiziana; 3. La trasformazione di Monia; 4. Quel-


la di Luciana; 5. L’impostazione di Antonio; 6. Il lavoro di Antonio Megagli (estemporaneo fo-
tografo dell’evento); 7. Il lavoro di Pino; 8. Quello di Emiliano; 9. La realizzazione di Gen-
naro; 10. Quella di Domenico; 11. Il lavoro di Massimo; 12. E per finire... quello di Roberto.
>> Dalle pagine di Bonsai&News

28 Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie


Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie
29
>> Dalle pagine di Bonsai&News

30 Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie


Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie
31
>> Dalle pagine di Bonsai&News

32 Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie


Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie
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>> Dalle pagine di Bonsai&News

34 Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie


Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie
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36 Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie


Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie
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38 Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie


In libreria <<

Alberi e arbusti in Italia


Manuale di riconoscimento
recensione a cura di Antonio Ricchiari

M
Alberi e arbusti in Italia anuale corposo che ben vale tutti i soldi spesi. Dal punto di
- manuale di riconoscimento vista scientifico e didattico anzi vale molto di più. E’ sicu-
M. Ferrari – D. Medici ramente un libro indispensabile per ogni bonsaista ed ogni
amante della natura che vuole cimentarsi nel riconosci-
Il Sole 24 Ore Edagricole mento di alberi e arbusti come dice appunto il titolo, in Italia.
In quarta di copertina si legge che “è come degustare un vino da medi-
€ 98,50 - 967 p. - 2001
tazione che fa provare, ad ogni sorso, una sensazione nuova. Sfogliare e
leggere Alberi e arbusti in Italia fa scoprire ad ogni pagina nuove piante;
non perché ve ne siano di sconosciute, ma perché ciascuna appare nel-
la nuova dimensione che gli autori hanno saputo darle con la maestria
dell’uso delle immagini e con la sapienza di chi, avvezzo alla didattica,
sa cosa è importante per distinguere, incuriosire, coinvolgere. Il fascino
dei disegni, veramente splendidi, l’immediatezza delle fotografie fanno
di ogni pagina un quadro dedicato ad una pianta vista con gli occhi di
chi, per primo, ama quanto descrive e trova nell’ordine della diversità
l’armonia della natura”.
Il testo è sapientemente suddiviso in quattro parti: la prima dedicata agli
elementi di anatomia e morfologia delle piante superiori. La seconda
contiene una quantità enorme di schede di classificazione che occupano
ben 800 pagine; la terza parte parla della conservazione delle piante e
delle tecniche di realizzazione delle raccolte di essiccata per concludere
con la quarta parte con un esauriente scritto sugli elementi di composi-
zione dei piccoli spazi verdi. Libro o meglio definirlo trattato di costante
consultazione e fonte di continue sorprese. Buona lettura!
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alberi e arbusti in Italia - manuale di riconoscimento


- Antonio Ricchiari - 39
>> Bonsai ’cult’

Incontro tra
Oriente ed Occidente
di Antonio Ricchiari

di pensiero è grande appunto perché riassume un


ciclo passato e si proietta nel futuro. Beethoven è
l’ultimo dei classici e il primo dei romantici; Dante e
Einstein costituiscono altrettanti esempi evidenti,

S
così come Cartesio che, intendendo dimostrare l’esi-
otto l’incalzante pressione dei ritmi della stenza di Dio e l’immortalità dell’anima, è divenuto il
civiltà occidentale, i popoli hanno rapida- padre del razionalismo moderno.
mente superato i limiti in cui si erano sto- Una nuova civiltà europea sorgerà dall’affer-
ricamente organizzati. Le nazioni, tendono marsi di un nuovo principio (civiltà della coscienza)
a costituire rapporti sempre più intimi e concreti. Le che risolverà e annullerà l’individualismo e il collet-
strutture e gli schemi non si formano mai secondo tivismo di massa. Mentre è in atto e si evolve que-
le direttive di un ideale razionalmente e preventiva- sto drammatico processo creativo di una nuova
mente costituito. vita sociale nella civiltà occidentale, questa si trova
L’incontro di popoli e civiltà diverse è prima necessariamente in un nuovo contatto con la civil-
di tutto uno scontro che obbliga ciascuna delle parti tà dell’Oriente. Nuovo contatto, perché il primo è
a misurare le proprie forze, a organizzarsi più intima- avvenuto al principio dell’800 sul piano ideologico
mente e solidalmente, utilizzando tutte le energie e dell’intellettualismo filosofico e religioso. Le prime
a divenire quindi un complesso spiritualmente più traduzioni dei Veda, degli Upanishad e dei testi bud-
unitario. Ne consegue che, vista superficialmente, dhisti permisero ad un ristretto numero di pensatori
si ha più una separazione antagonistica che non una di sentire la grandezza spirituale di quel mondo che
fusione. È su un piano di ordine superiore che la sin- poi i movimenti teosofici avvicinarono e allargarono
tesi può avvenire, non su quello della conciliazione a più vasti gruppi.
che appare compromissoria. Si costituirono allora le più seducenti utopie
E’ necessario che emergano principi più alti di ricostruzioni idealistiche del mondo il quale, na-
che siano sintesi degli elementi precedenti, e nel- turalmente, è andato per la sua strada. Ben più con-
lo stesso tempo comprendano il germe degli svi- creto è il contatto che si sta formando, per intrinse-
luppi futuri. In arte e nel pensiero filosofico ciò ap- ca necessità del sorgere di una nuova civiltà. Infatti
pare più palese poiché ogni grande artista o uomo ogni civiltà non può essere tale se non è retta da una

40 Incontro tra Oriente ed Occidente


- Antonio Ricchiari -
visione universale, che cioè quistarlo a favore delle finalità compassato, dimenticando i
comprenda tutto il processo di immediate che l’uomo si pone. ritmi frenetici e angoscianti. La
sviluppo della coscienza e quin- È possibile fondere, o velocità e l’accelerazione del
di tenda a inglobare e orientare almeno stabilire un rapporto quotidiano ci porta a guardare
entro una più grande sintesi le di effettivo equilibrio tra questi ora verso l’Oriente: dallo Zen
manifestazioni dei diversi po- due mondi? Finché i due orien- alla mistica induista e si pensa
poli e individui. tamenti sono visti come oppo- all’armonia di un modo di vita
Se avviciniamo il mondo sti non c’è possibilità che di un più compassato. Occorre esplo-
occidentale a quello orientale compromesso pratico o intel- rare le pulsioni incrociate East-
notiamo che il terreno di coltu- lettualistico, non di un equili- West e distillare gli ingredienti
ra delle due civiltà è nettamen- brio effettivo. Solo scoprendo base di una nuova ricetta che ci
te antitetico: l’Oriente è tutto che i due orientamenti non porti ad uno stile di vita dal pas-
rivolto verso l’interiorità - una sono che aspetti dello sviluppo so più controllato.
psicologia introvertita, direbbe della coscienza troviamo in noi Ci vien fatto di pensa-
Jung - e infatti l’orientale ne ha stessi la sintesi, e solo allora po- re all’esperienza del Bhutan, il
tutte le caratteristiche. Da ciò tremo contribuire a realizzarla piccolo Stato sull’Himalaya che
proviene quel senso di pacifica- in una civiltà che sia veramente cerca di misurare il FIL (Felicità
zione, di rifugio che l’occidenta- umana. Interna Lorda) che non ha nien-
le sente in contatto con l’Orien- L’occidente moderno è te a che vedere con il mondo
te, quando si sente sopraffatto appena all’inizio del suo ciclo. dell’economia sviluppatosi nel
dall’attivismo della nostra ci- Civiltà classica e Cristianesimo segno dell’accelerazione tecno-
viltà. Ne deriva un’aspirazione apparvero inizialmente così logica e dei ritmi travolgenti ed
verso un mondo che da quella opposti da non potersi ricono- assurdi di nuovi mezzi e modi di
saggezza ritragga l’orienta- scere, anche quando gli stoici comunicazione elettronica.
mento, un mondo costituito da come Marco Aurelio e Seneca Le radici storiche del-
tensioni puramente interiori in sembrano affermare gli stessi la fascinazione reciproca fra
cui l’universo fenomenico viene principi cristiani. Oriente ed occidente passano
sempre più riconosciuto come Solo l’Umanesimo rea- attraverso figure come il gesuita
vana apparenza, come illusoria lizzerà una nuova sintesi che Matteo Ricci, o Wang Dayuan,
concatenazione di cause ed ef- pure era stata preparata da tut- l’ammiraglio che compì una
fetti (Karma). to il travaglio del pensiero me- traversata dal Monzambico a
Ne consegue un pessi- dievale. Ceylon, con centocinquat’anni
mismo assoluto verso la vita e Il mondo allora ritorna di anticipo su Vasco de Gama.
conseguentemente un’ascesa reale (Occidente), ma ne re- Se non si correggerà il tiro, bi-
che conduca al riassorbimen- sta dissolta la sua materialità sognerà rassegnarsi al declino
to di tutta la manifestazione, (Oriente). Esso diviene quindi dell’Occidente, bisognerà al-
all’estinzione del molteplice fe- un atto creativo della coscien- lora inevitabilmente muoversi
nomenico (Nirvana). za umana e la sua conquista è nella direzione giusta.
Verso una simile posizio- la conquista di noi stessi, cioè lo
ne l’attivismo occidentale non sviluppo dei poteri creativi che © RIPRODUZIONE RISERVATA

ha risposte. Rifiuta semplice- Dio ha dato all’uomo, facendo-


mente di prendere in conside- lo, a sua immagine e somiglian-
razione il problema, partendo za, cioè coscienza creatrice.
dall’affermazione categorica La lentezza ha conosciu-
dell’evidente esistenza di un to molti estimatori in Occiden-
mondo esterno che deve esse- te: ritrovare il piacere di pas-
re conosciuto allo scopo di con si felpati, godere di un gesto

Incontro tra Oriente ed Occidente


- Antonio Ricchiari - 41
>> La mia esperienza

lo

scheletro
di Franco Barbagallo

è
e Dario Rubertelli
sempre difficile cercare di descrivere e raccon-
tare emozioni, sensazioni. Spiegare il motivo di
una scelta estrema, la lucida follia che a volte ci
porta a fare quello che altri non farebbero.
Questa è la storia di “Scheletro”. La storia di una
pianta vecchia, forse antica, che fu sicuramente impo-
nente e che adesso si è evoluta verso la sua forma più mi-
nimalista. Il mio incontro con questa olea oleaster risale a
4 anni or sono. Era in possesso di un amico. Parlavo con
lui del più e del meno, ma un senso di irrequietezza che
conoscevo mi aveva pervaso… l’avevo vista… mi aveva
colpito! Era stato come un lampo… un’inclinazione del
capo, le palpebre che si stringono per percepire dettagli,
per sfondare la materia ed andare oltre, per vedere quello
che gli altri non vedono. Io sapevo cosa dovevo fare. Sa-
pevo di aver incontrato Scheletro!
>> La mia esperienza
Quella sensazione la conoscevo, nei mie 20 anni raggiungere gli obbiettivi che mi prefissavo per un dato
di bonsai, l’avevo sentita altre volte, sempre coinvolgen- materiale.
te, entusiasmante, una sorta di delirio creativo. Di questa olea mi aveva colpito profondamente
Anni di studio da autodidatta, supportato costan- la bellissima vena di legno secco nascosta nel lato po-
temente dalla consultazione di riviste e libri hanno rap- steriore in basso. Il primo passo fu quello di rinvasarla
presentato la mia formazione. Il “prova e riprova” è stato ribaltandola e cambiando completamente inclinazione e
il mio pane quotidiano. Provare e riprovare fino a trovare fronte, mettendola in lapillo e akadama e utilizzando del-
le soluzioni più idonee ai problemi che man mano si an- la sabbia di fiume come drenaggio.
davano presentando,  cercando  le vie da percorrere per Dopo un anno cominciava la lavorazione vera e

e propria.
Avevo la pianta davanti, i colpi sullo scalpello si
susseguivano veloci, frenetici, porzioni di legno secco sal-
tavano, scricchiolavano e lasciavano spazio a solchi, pun-
te, insenature misteriose.
Gli spazi vuoti cominciavano a vincere la loro bat-
taglia con quelli pieni, l’erosione del tempo si era mani-
festata per mano mia su questa magnifica creatura. Più
procedevo più mi era chiaro che la natura di questa pian-
ta era quella che le stavo conferendo.
Quello che restava dopo la lavorazione della le-
gna secca era quello di cui aveva bisogno, non di più…
uno scheletro che nonostante tutto sosteneva ancora la
vita sulle proprie spalle. La forma che ne è venuta fuori
è esasperatamente estrema, come i paesaggi che incon-
tro nelle mie passeggiate lungo i versanti più scoscesi

44 Lo scheletro
- Franco Barbagallo, Dario Rubertelli -
dell’Etna, dove si trovano le
piante che più attraggono
la mia attenzione e che mi
ispirano maggiormente.
La parte viva è sot-
tilissima e non supera il 2%
della superficie totale del
tronco. La pianta rappre-
senta la sublime lotta della
natura che cerca di soprav-
vivere a se stessa: al fuoco,
agli eventi atmosferici.
Ancora qualche
anno e la chioma sarà in
perfetta sintonia con il sec-
co. Secco che nel frattempo
sarà ulteriormente ritocca-
to. Infine il posizionamento
in un vaso adatto per forma
e colore. E poi... chissà...

© RIPRODUZIONE RISERVATA
>> La mia esperienza

faggio
La storia del

P atriarca II parte

di Armando Dal Col

C
ome si ricorderà, la storia di questo faggio
ebbe inizio nel 1970 quando lo vidi piuttosto
sofferente fra le rocce; il mio pensiero fu quel-
lo di “soccorrerlo”, cercando di rinvigorirlo sul
posto praticando una consistente potatura sulla par-
te aerea della pianta, tagliando nel contempo dei rovi
e rami di altri arbusti vicini per procurargli luce e una
maggiore ventilazione.
Nella prima parte l’abbiamo seguito attraverso
le numerose immagini nelle varie fasi per oltre trenta
anni di coltivazione, dove lo abbiamo visto salire ai ver-
tici all’International Bonsai and Suiseki Exibition del
1986 in Giappone promosso dalla Nippon Bonsai Asso-
ciation, classificatosi al primo posto.
In questa seconda parte lo vedremo fino all’au-
tunno inoltrato del 2009; sarà dato maggior spazio ad
una serie di immagini in una delle sequenze più “intri-
ganti” della tecnica bonsai di quando si ha a che fare

46 La storia del faggio patriarca - II parte


- Armando Dal Col -
con un Bonsai molto vecchio, e cinque anni per dargli modo di ri- duecento anelli!
cioè “ringiovanire” gli organi vitali prendersi dalle energiche potatu- Nei cinque anni trascorsi a se-
e delicati quali sono le radici, attra- re per ridurne le dimensioni. guito dei trattamenti in natura, il
verso la delicata fase del rinvaso. L’espianto era avvenuto faggio aveva avuto un recupero
E come si sa, è proprio attraverso nella primavera del 1975. In tale eccezionale. La ramificazione è
il rinnovato taglio delle radici nel- epoca, è stato possibile determi- molto densa e compatta (foto 1),
le fasi del trapianto che una pianta narne l’età attraverso gli anelli di ma sarà necessario alleggerirla
“ringiovanisce” acquisendo nuove crescita annuali, ricavati dalla por- dopo l’espianto, il quale non è sta-
energie che le permettono di pro- zione radiale della grossa radice to per niente facile, ma ne è valsa
lungarne notevolmente la vita. fittonante tagliata che affondava la pena…
Prima di essere espianta- di lato. Con molte difficoltà è sta-
to, è stato curato sul luogo per to possibile evidenziare ben due-
La storia del faggio patriarca - II parte
- Armando Dal Col - 47
>> La mia esperienza
2. Trapianto del Faggio in sequenza con
il prezioso aiuto di mia moglie Haina du-
rante l’ennesimo rinvaso fatto nel mese
di marzo del 2008, esattamente sei anni
dopo l’ultimo rinvaso avvenuto nel marzo
del 2002. Prima di rimuovere il faggio dal
vaso “senza rischi per entrambi”, è neces-
sario passare la lama di un seghetto intro-
ducendolo vicino al bordo interno del vaso,
in modo da poter tagliare la fettina di terra
e radichette lungo tutto il perimetro della
zolla radicale che “spinge” contro le pareti
interne del vaso.
3. Inclinazione del Faggio per sollevare
dal vaso l’apparato radicale. Da notare
lo strato di pezzetti di polistirolo sotto la 1
zolla.
4. Il Faggio è stato liberato dal vaso e po-
sto sopra un piano robusto della carriola.
Ora sarà necessario trasportare il faggio
sul tavolo di lavoro.
5. Haina ha assunto un atteggiamento
responsabile per il delicato compito che
l’attende. Lei è consapevole di dover af-
frontare un ennesimo rinvaso di questo
famosissimo faggio.
6. Il Faggio è stato posto sul tavolo di lavo- 2 3
ro e si è iniziato a liberare parte del terric-
cio dalle radici. E già una buona parte delle
radici sono state liberate dal terriccio.
7. Haina con calma esegue la delicata fase
del rinvaso con grande professionalità.
8. Ora che la zolla è stata parzialmente
ridotta, si inizia ad alleggerire la parte sot-
tostante.
9. Tutti i frammenti di polistirolo sono stati
rimossi. Con molta probabilità qualcuno si
chiederà perché avevo aggiunto dei pez- 4 5
zetti di polistirolo al posto dell’Akadama o
7 6
altri substrati come elementi di drenaggio.
Se lo spazio nel vaso lo consente, il poli-
stirolo ha la capacità di creare un “calore
di fondo”.
10. Dalla foto non si può “sentire” il profu-
mo del terriccio, il quale emana la fragran-
za della presenza di una flora fungina.
11. Le radici sono state “pettinate” e l’ap-
parato radicale è stato lavato con il getto
d’acqua.
12. Sistemazione del materiale di drenag-
gio nel prezioso vaso artigianale giappo-
nese. Sono stati aggiunti dei pezzetti gros-
solani di pomice insieme a dei frammenti
di akadama.
13. Sopra lo strato di drenaggio è stata ag-
giunta una manciata di torba fertile.
14. Viene aggiunto ora una manciata di
concime organico a lenta cessione mesco-
lato con dell’humus di lombrichi.
15. Ora è necessario completare il rinvaso
del Faggio. Per problemi di peso, il faggio
verrà rinvasato sul piano d’appoggio nel
suo posto consueto.
16. Ancora un piccolo controllo della ra-
mificazione prima di trasferire il faggio nel
vaso.
8 9 17. Ultimi ritocchi sull’area apicale.
18. Inserimento del Faggio nel “suo” vaso.
Il terriccio è stato inserito sul posto, questo
per agevolare il problema del peso com-
plessivo della pianta. La sequenza del rin-
vaso effettuata il 31 marzo 2008 è giunta
al termine.
19. Maggio 2008, il faggio si è risvegliato
bene dopo la fase del rinvaso.
20. Un altro anno è trascorso senza proble-
mi, e nella primavera del 2009 ammiriamo
il Faggio Patriarca nella sua smagliante
bellezza. Uno splendido acero dal foglia-
me rosso corallo e, insieme ad altri Bonsai
di varie specie ingentiliscono l’atmosfera
del Giardino Museo Bonsai della Serenità,
che vi invito a visitare.
21. Le notti fresche di fine ottobre e inizio
novembre del 2009 ci regalano altre im-
10 magini del Faggio Patriarca.
22. Le foglie giallo oro del Faggio sono il
simbolo di buona salute della pianta, ed io
ne sono compiaciuto.
23. Al nuovo anno manca poco più di un
mese mentre sto scrivendo questa storia, e
come si ricorderà dal conteggio degli anel-
li di crescita annuale avvenuto nel 1975
all’epoca dell’espianto, il numero com-
plessivo risultava di ben duecento anelli, e
così nel 2010 il Faggio compirà la veneran-
da età di 235 anni! Per quanti anni riuscirò
ancora ad ammirarlo prima di attraversa-
re il fiume?
24. Dopo una settimana, il colore giallo
oro delle foglie hanno mutato il loro aspet-
to in un caldo color avana.
25. Nel lento fluire delle stagioni, il pae-
saggio muta costantemente, ed ora i co-
lori del Faggio Patriarca rispecchiano la
tipicità della specie.
11 26. L’arrivo delle piogge autunnali fanno
perdere velocemente i colori acquisiti con
le notti freddine, e già alcune foglie si sono
staccate dai rami cadendo silenziosamen-
te a terra.
27. I colori della “tavolozza” autunnale si
sono via via sfumati a causa delle persi-
stenti piogge. Anche l’Acero deshojo sta
abbandonando la sua impareggiabile li-
vrea, ed ora è tempo di affrontare un me-
ritato riposo.

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26
>> La mia esperienza

e q u i l i b r i o
instabile
di Paolo Nastasi

D
urante questo mio e dedicai anima e corpo per formarmi
viaggio di pensieri ri- nel miglior modo possibile. Dopo 3
volti all’arte bonsai,vi anni di apprendistato tornai in Sicilia
illustrerò un lavoro su ma il mio rapporto di studente non fu
un Ginepro Sabina affidatomi dal meno intenso. Infatti un paio di volte
maestro Salvatore Liporace per l’anno ho bisogno di mettere nuova
una dimostrazione svolta in occa- linfa lavorando al fianco del mio mae-
sione della mostra emiliana “Gia- stro. Nel mio percorso bonsaistico mi
preme sottolineare l’importanza di
reda”, curata dall’Helen Bonsai
frequentare una scuola bonsai per
Club e dalla scuola Progetto Futu- avere delle basi solide e non imbat-
ro. La mia vita bonsaistica iniziata tersi nel vicolo cieco dell’autodidat-
nel 1995 come autodidatta, cam- ta. Invito i giovani ad intraprendere la
biò radicalmente quando nel 1999 via della conoscenza e del confronto
il maestro Liporace mi diede l’op- per migliorarsi bonsaisticamente.
portunità di diventare suo allievo Tornando al ginepro, lavora-
Lasciai Avola, un piccolo pa- re un materiale così insolito mi intri-
ese della Sicilia Orientale per la cao- gava e pensavo che potesse valoriz-
tica Milano. Il mio sogno era quello di zare la mia creatività. Mi avvalsi della
diventare un bonsaista professionista preziosa collaborazione di Giacinto

52 Equilibrio instabile
- Paolo Nastasi -
anch’egli studente dello “Studio Bo- della pianta. non preparazione del materiale, in-
tanico”. Osservando attentamente il Dopo una meticolosa pulizia fatti è consuetudine preparare prima
materiale di partenza, pensai a due della pianta decisi di lavorarla unen- il materiale, in modo da ottenere un
possibili soluzioni: realizzare uno sti- do i due stili, sia per non mettere a risultato ottimale. In futuro immagi-
le “cascata” utilizzando solamente repentaglio la vita della pianta, sia no il sabina in una pietra di luna con
il tronco di sinistra e trasformare la per permettermi di creare qualcosa due palchi che si allungano dal tron-
parte apicale in legna morta, oppu- di diverso. co apicale in direzione della cascata
re unire due stili, lo stile ventoso e lo Al termine della lavorazione per meglio integrare le due parti.
stile cascata, mettendo in risalto la si nota una diversa densità fogliare
naturalezza e la forma stravagante tra i due tronchi, determinata dalla © RIPRODUZIONE RISERVATA

Equilibrio instabile
- Paolo Nastasi - 53
C
>> A lezione di suiseki

ostruire
giocando di Luciana Queirolo

A
lcuni amici appassionati di suiseki, per
quanto usino cimentarsi con entusiasmo
nella costruzione dei daiza, lamentano la
difficoltà e pericolosità di incidere i sup-
porti per mame suiseki: le piccole pietre da inserire
negli stands espositivi da composizioni multiple.
Preservare l’incolumità delle dita è preoccu-
pazione che sussiste sia con l’utilizzo di frese fisse
(impensabile usare le frese mobili attorno ad una
basetta mignon), sia con l’uso delle sgorbie in una
realizzazione totalmente manuale.
Da questo, sono nate due considerazioni:
2 che un buon aiuto, durante la realizzazione, è l’ac-
3 4

54 Costruire giocando
- Luciana Queirolo -
5

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6 7
cortezza di non eliminare (se non all’ultimo) almeno
parte del legno eccedente, in maniera da avere uno
o più punti di “appiglio” attorno alla basetta, in ma-
niera di riuscire agevolmente a tenerla ferma men-
tre prosegue il lavoro (foto 1).
Considerazione seguente: che quell’appen-
dice, usata a mo’ di manico, è spesso di legno ben
stagionato e pregiato. Per quanto piccolo, peccato
è buttarlo, mentre può servire per un altro piccolo
mame (foto 2, 3)
Va da sé che il riunire in contemporanea la-
vorazione più pietrine, diventò il mio imprescindi-
bile punto di partenza. Esaminando il fondo di ogni
pietra, possiamo indicativamente valutare quan-
ta profondità di legno ci occorre per compensare i
vari dislivelli, senza dimenticare un certo margine di
spessore per i piedini. Stabilito lo spessore comples-
sivo necessario, potremo selezionare la tavola ido-
nea per contenere su una stessa asse quel gruppo di
pietre.
Il perimetro di ogni pietra viene tracciato la-
sciando, tra l’uno e l’altro, lo spazio necessario per la
sgrossatura dei due bordi, più uno spazio di “azione”
>> A lezione di suiseki

10 11 12
per la fresa (foto 4, 5, 6). Stiamo contornando le no- un daiza e l’altro (foto 7, 8, 9). Questo mi consente
stre basette usando, per ora, la fresa cilindrica. Ora, di tracciarli poi, sotto, con precisione. Con la fresa a
continuo ad abbassare la fresa sino a bucare la tavo- cono, inizio a determinare l’inclinazione verso l’inter-
la, ma solo dove calcolo verranno posizionati i piedi- no dei bordi esterni. E’ il momento di lavorare sulla
ni di ciascun daiza e lasciando dei collegamenti tra schiena della nostra asse per ricavare i piedini.
13
Nel caso una base abbia necessità di una al-
tezza minore, nei bordi o nei piedi, nessun problema
a togliere: foto n° 1(9); foto n°1(10);
Le basette sono nel complesso,impostate:
foto n°1(11); foto n°1(12). Un’altra smilza e diverten-
te striscia di daiza: foto n°2; foto n°2(1); foto n°2(2).
Comincio a separare le basette partendo dal-
le più grandi e lasciando ancora unite le piccole: foto
n°3; foto n°3(1). Questo mi consente di maneggiarle
ancora agevolmente nel successivo ritocco con il ci-
lindretto abrasivo: foto n°3(2); sono veramente pic-
coline! Foto n°3(3); foto n°3(4).
Questo quartetto aveva la necessità di uno
spessore di legno maggiore: foto n°3(5). Da qui, in-
ceratura a go-go: foto n°4(1). Tanti figliolini tutti as-
sieme è un bel vedere…: foto n°4(2); foto n°4(3)
Fatti uno per uno … potete immaginare: equi-
varrebbe ad un lavoro molto noioso che, in questo
modo, si è al contrario rivelato un gioco divertente e
proficuo.

Alla prossima!

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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58 Costruire giocando
- Luciana Queirolo -
>> Noi... di Bonsai Creativo school

...dopo 20 primavere italiane

storia di un pino
di Francesco Santini

T
alvolta ci sono bonsai che suscitano un ri- la luce non filtravano più all’interno della pianta. Se
spetto inspiegabile. Forse è il loro fascino non si interviene, le zone interne perderanno ancora
o la loro vecchiaia, fatto sta che quando sei più vigore. Il lavoro da fare ha l’obiettivo si ristabilire
davanti a loro ti ritrovi in silenzio a osser- le migliori condizioni di crescita per il bonsai e na-
varne estasiato tutti i particolari ed ad ascoltare la turalmente procedere ad un riordino della chioma.
storia che questi ti stanno raccontando. A fine estate, la vegetazione presente era molto
Questo pino pentaphylla è uno di quei bon- densa. Le gemme, tutte della solita grandezza, sono
sai! L’esemplare, proveniente dal Giappone, è espo- uniformemente distribuite su tutto l’arco della chio-
sto presso il Museo Costantino Franchi di Pescia da ma. Questo equilibrio è indice di maturità e salute.
circa venti anni. È un albero molto vecchio e prezio- Il primo lavoro da fare è la pulizia degli aghi e
so. Inoltre un bonsai di pino a cinque aghi di queste una leggera sfoltitura. A inizio settembre questo tipo
dimensioni e in stile kengai è una vera rarità! di pino abbandona in modo naturale parte degli aghi
Negli ultimi anni, le continue pinzature ave- vecchi. In questo periodo quindi sarà sufficiente eli-
vano reso la vegetazione fitta a tal punto che l’aria e minare gli aghi già secchi per ottenere una discreta

60 ...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino


- Francesco Santini -
Francesco Santini - Curriculum Professionale

Nato a Empoli (FI) nel 1971, si avvicina al


mondo del bonsai alla fine degli anni ‘80
grazie a suo padre, Santini Renzo. La for-
mazione bonsaistica è completamente da
autodidatta per i primi10 anni. Nel 1996, in-
sieme ad altri appassionati, fonda il “Grup-
po Bonsaisti Medio Valdarno” con sede a
Empoli. All’interno di questa associazione
cresce e consolida la sua passione per il
mondo del bonsai.
Dal 1998 inizia a frequentare seminari e
workshop con Kunio Kobayashi, Carlo Ci-
pollini e Walter Bondi. È l’inizio di un per-
corso di crescita che lo porta nel 2001 ad
entrare nella “Bonsai Creativo School” di
Sandro Segneri, dove approfondisce e affina la propria preparazione tecnica e artistica.
Nel 2004 vince il concorso “Nuovo Talento Italiano”.
I suoi bonsai sono pubblicati nei cataloghi UBI “Miglior Bonsai e Suiseki” del 2004, 2005,
2006, 2007 e 2009.
Nel 2005 si aggiudica a Roma il premio “Presidente UBI” con l’esposizione di un esemplare
di Lonicera.
Nel 2006 il maestro K.Kobayashi gli assegna il premio “tokonoma award”.
Assistente di Sandro Segneri in numerose occasioni tra cui il congresso UBI del 2007.
Menzione di merito PF alla mostra Giareda 2008.
Partecipa nel 2008 come espositore al congresso IBS BCI di S.Vincent. Nella stessa occasio-
ne è assistente alle dimostrazione dell’istruttore IBS Roberto Raspanti e del maestro taiwa-
nese Min Hsuan Lo.
Al congressoUBI 2009 di Salerno cura la dimostrazione per conto della“Bonsai Creativo
School”. Nello stesso anno vince il concorso “miglior bonsai” alla mostra regionale Tosca-
na.
Premio “Presidente UBI” al congresso IBS 2009.
Dal 2007 cura la collezione privata di Gianfranco Giorgi, uno dei padri fondatori del bonsai-
smo in Italia.
Dal 2009 collabora alla creazione e al mantenimento degli esemplari del Museo “Costan-
tino Franchi” e dell’azienda “Nara Franchi” di Pescia (LU). In questa sede ha l’occasione di
lavorare su bonsai famosi, alcuni dei quali lavorati in precedenza da maestri del calibro di
Masaiko Kimura, Kunio Kobayashi e altri.
È istruttore della “Bonsai Creativo School” e allievo della “Accademia European Bonsai
School”. All’interno della scuola svolge attività didattica di base e avanzata
Dal 2009 è istruttore IBS.

pulizia. Volendo, possiamo ulteriormente pulire il l’interno e quelli deboli o poco ramificati. Mi interes-
ciuffetto di aghi, ma l’asportazione di aghi verdi cau- sa mantenere quanta più vegetazione possibile per
sa una piccola perdita di resina che ho preferito evi- dare un aspetto finale molto ricco, per cui cerco di
tare. sfruttare tutta la vegetazione utile. Elimino anche i
L’eliminazione dei rami secchi e deboli è stata rami che crescono alla base dei grossi rami o nelle
la seconda fase della pulitura. Il risultato ottenuto è biforcazioni.
stato un bonsai più ordinato composto solo da ciuffi Tutte le volte che analizzo un ramo cerco di
forti e vigorosi. L’aria e la luce che adesso passa tra eliminare i ciuffi che non potrebbero, per lunghezza
i rami comporta un risultato estetico migliore e un o vigore, entrare nel profilo del palco. non bisogna
beneficio in termini di coltivazione. dimenticare che la vegetazione è solo sulle punte dei
A dicembre, con l’arrivo del freddo, giunge rami. Tutta quella che rimarrebbe interna può essere
il momento di intervenire sulla chioma. Mi armo di eliminata.
forbici e filo e il lavoro comincia! Si inizia con la po- Davanti a una così fitta e complessa vegeta-
tatura. Verranno tolti solo i rami che crescono verso zione, è utile individuare gli strumenti che ci aiutano
...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino
- Francesco Santini - 61
>> Noi... di Bonsai Creativo school

a semplificare la struttura della pianta. Senza curar- 2


si di quello che potrebbe essere la futura posizione
della vegetazione, esistono dei rami che possono
essere potati senza indugi! Mi riferisco a tutti quei
rami che non sono oggettivamente utilizzabili o che
renderebbero più complessa la ramificazione. Natu-
ralmente i primi rami a essere eliminati sono quelli
secchi.
Fatto questo, si comincia ad analizzare ogni
ramo di grossa dimensione. Bisogna fare attenzio-
ne alle biforcazioni, alle lunghezze e al vigore: questi
sono i tre elementi da valutare.
Nei punti dove crescono tre rami, dobbiamo
eliminarne uno! Normalmente è quello centrale ma
in genere preferisco togliere quello meno vigoroso.
Si prende tra le mani un ciuffo di rami: alcuni risulte-
ranno o troppo lunghi o troppo corti. Facendo come i
parrucchieri taglio i rami troppo lunghi. Quelli troppo
corti probabilmente sono anche poco vigorosi e an- stesso tempo offrire un lavoro pulito e ordinato ho
che per loro consiglio il taglio. Quel ciuffo di rami che escluso a priori qualunque piega drastica, e quindi
sto valutando rappresenta un futuro palco. Potando l’uso di rafia, camera d’aria e filo di grosse dimensio-
come descritto mi assicuro che tutta la vegetazione ni.
sia della lunghezza giusta e rientrerà nel profilo del Per l’abbassamento dei rami ho usato dei
palco. semplici tiranti che permettono di “orizzontalizza-
Senza essermi curato dell’aspetto finale della re” la disposizione dei palchi. Mi spiego meglio: con
pianta, mi sono già liberato di una discreta quantità la crescita in verticale della nuova vegetazione si ha
di rami. Ora mi restano sulla pianta solo i rami utili e una disposizione dei ciuffi di aghi verso l’alto. Se, con
vigorosi!!! Tolgo ancora qualche ramo e sono final- un tirante, abbassiamo il ramo, tutti i ciuffi tendono
mente pronto per quella che è stata la fase più lun- a posizionarsi in orizzontale. Facendo così ottenia-
ga… la filatura. mo un vantaggio non poco trascurabile: per la lega-
Volendo rispettare l’estetica originale e allo tura dei rametti, possiamo usare un filo ancor più

62 ...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino


- Francesco Santini -
3 6

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fine dato che lo spostamento mani non solo per l’avvolgi-


da fare è minore. mento ma anche per sposta-
In una lavorazione del re i ciuffi al passaggio del filo.
genere diventa importante ri- L’uso di diametri fini rende il
durre al minimo l’impatto vi- lavoro un po’ più semplice.
sivo del filo... meno si vede e Ed infine la chiusura
meglio è! del filo. Dovendo disporre i
Ed in questa ottica uso rami in orizzontale, ma con
diversi accorgimenti. Uno dei il ciuffo verso l’alto, consiglio
9 tanti è preferire, al posto di un di chiudere la filatura facen-
10 filo di grosse dimensioni, due do un mezzo anello. Questo
fili di spessore più fine; così avrà il solo compito di alzare il
facendo ho possibilità di utiliz- ciuffo. Con gli aghi verso l’alto
zarli per una lunghezza supe- otteniamo un aspetto molto
riore, andando a filare anche i più ordinato, oltre a porre la
rami che non avrei potuto le- gemma nella migliore condi-
gare con il filo grosso. Inoltre zione di crescita. Con l’utilizzo
due fili piccoli si vedono meno dell’anello inoltre, possiamo
che un filo grosso. posizionare in verticale anche
Un altro accorgimento gli aghi che crescono verso il
è l’uso di uno stesso filo per le- basso. Così facendo non sono
gare due rami. In questo modo costretto a toglierli per la pu-
tutto il filo è utilizzato senza lizia del profilo inferiore del
lasciare sul ramo delle spire “a palco.
vuoto” con la sola funzione di L’operazione di lega-
ancoraggio. tura è durata qualche giorno
L’utilizzo di diametri e ha visto soprattutto l’utiliz-
1. L’esemplare nel 2000. piccoli ha anche un’altra fun- zo di diametri che vanno dallo
2. L’esemplare nel 2003. zione pratica: il passaggio 0,8 al 1,5 mm. Solo del mm.
3, 4, 5. Prima della pulizia.
6, 7, 8. Dopo la pulizia.
delle spire in una pianta così 1,2 ne ho utilizzato quasi 1
9. Viene potata tutta la vegetazione in eccesso. densa di aghi, risulta un’ope- kg!!!
10. Dopo la potatura. razione lenta e delicata. Per Ed eccoci finalmente
11 - 15. L’autore durante la fase di filatura.
16 - 19. Particolari.
non rischiare di danneggiare alla fase più bella e stimolante
20. Risultato finale. le gemme si è costretti a pro- del fare bonsai: la modellatu-
21. Futuro possibile fronte. cedere lentamente usando le ra. Dopo ore di lavoro, i rami
...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino
- Francesco Santini - 63
>> Noi... di Bonsai Creativo school

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64 ...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino


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...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino


- Francesco Santini - 65
>> Noi... di Bonsai Creativo school

sono potati e filati, il fronte è stato fissato, tutti i rami


sono modificabili. Guardo sul tavolo: pinze, tronche-
se, forbici, filo per tiranti… non manca niente.
Mi metto comodo sullo sgabello, mi accendo
una sigaretta... guardo, scruto, studio... il pino è da-
vanti a me a una distanza tale che le mie mani non
arrivano a toccarlo.
È una fase bellissima! Esistono tantissimi ciuf-
fi da posizionare, centinaia di rami a cui dare forma.
Osservo e mi immagino il risultato finale... silenzio
intorno... un’ultima boccata della sigaretta e… VIA!
Si parte!!!
16
La difficoltà di una modellatura sta essenzial-
mente nella gestione della vegetazione. Ci sono infi-
nite possibilità su come muovere e posizionare tutta
la ramificazione. Ogni bonsaista ha un modo tutto
suo di affrontare questa operazione. Alla sensibilità
e bravura si affiancano nozioni tecniche e astuzie che
facilitano questo lavoro.
Descrivere tutti gli elementi che valuto du-
rante un’ impostazione del genere è praticamente
impossibile, ma è mia intenzione descrivere alcune
considerazioni sulla mia metodologia.
Partiamo da alcuni presupposti: un qualun-
que albero modifica la sua struttura in seguito a
17 eventi naturali che ne modellano la forma nel tem-
po. I tronchi e i rami possono assumere movimenti
anche assurdi, contorti e talvolta improbabili, ma
c’e’ un punto fermo da tener conto: la vegetazione
finale, quella giovane, si stende semplicemente ver-
so la luce, verso l’esterno.
Questo è un elemento importantissimo! La
vegetazione terminale non può aver assunto forme
contorte perché non ne ha avuto il tempo. Essendo
la parte più giovane della pianta, ha un solo possibile
movimento: diretto verso la luce!
Quindi se si fanno pieghe e movimenti li
dovremo concentrare solo sulla parte vecchia della
pianta; i rami finali invece si stendono dritti a venta-
18 glio verso l’esterno. Il primo passo in una modellatu-
ra è quindi il posizionamento del ramo e la successi-
va apertura della vegetazione.
Nel muovere i rami bisogna compattare la ve-
getazione creando l’aspetto tipico di un palco. Non
mi soffermo sulla descrizione di come realizzarlo,
ma c’è un’altra piccola e importante osservazione da
fare: un grosso palco vegetativo assume un aspet-
to molto più vecchio se lo suddividiamo in palchi più
piccoli.
Quindi, una volta creato un unico palco, valu-
tiamo la possibilità di suddividerlo ancora attraverso
potature e piccoli spostamenti della vegetazione.
19 Infine un’altra considerazione: le profondità.

66 ...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino


- Francesco Santini -
20

Tutti noi conosciamo l’im- chiusura dell’apice. timento. La distribuzione della


portanza dei rami posteriori. Que- Uno dei problemi principa- vegetazione è stata mirata al rag-
sti svolgeranno correttamente li che ho dovuto risolvere è stato giungimento di una forma pulita e
il compito di dare profondità al arrotondare la parte apicale che ricca di vegetazione, ma nel pros-
bonsai solo se sono visibili dall’os- all’inizio era piuttosto “quadrata”. simo futuro provvederò a elimi-
servatore. Per questo motivo Con il fronte originale la situazio- nare alcuni rami che al momento
questi rami dovranno essere po- ne è migliorata ma non completa- rendono lineare il profilo della
sti negli spazi vuoti esistenti tra i mente risolta. Solo con una legge- pianta. In particolare mi riferisco
palchi (frontali e laterali). È inutile ra rotazione verso destra l’apice a quei rami che, se tolti, andran-
posizionare i rami di profondità risulta veramente triangolare. no a creare spazi vuoti più definiti
dietro ai rami anteriori perchè non La seconda precisazione tra i palchi diminuendone la mo-
sarebbero visibili. riguarda il profilo della pianta che notonia. Attenderò una maggiore
Ed eccoci al lavoro finito! al momento risulta ancora molto densità della vegetazione per l’eli-
A riguardo devo fare alcune pre- lineare. A mio parere l’esposizio- minazione di questi rami. Inutile
cisazioni: la prima è che essendo ne in museo richiede un bonsai sottolineare la mia soddisfazione
esposto 365 giorni l’anno in un che sia sempre con una quantità nel poter lavorare un esemplare
museo ho cercato di impostare il adeguata di vegetazione e a tal del genere.
bonsai con il fronte e l’angolazio- proposito ho ritenuto corretto
ne originale. Fino a che non sarà cercare di mantenere quanta più Vorrei qui ringraziare pub-
rinvasato (cosa per il momento vegetazione possibile utilizzando blicamente Lorenzo Agnoletti per
non prevista) sarà questo il punto anche alcuni rami superflui. i preziosi consigli e Nara Franchi
di osservazione della pianta. In questo step ho privile- per la fiducia che mi ha dimostra-
Appare però evidente, da giato la selezione e l’apertura dei to affidandomi la gestione di un
altre foto, che il futuro fronte po- rami, creando spazi per il pas- bonsai così importante.
trebbe prevedere una rotazione saggio di luce e aria funzionali a
verso destra rendendo migliore la una corretta coltivazione e infol- © RIPRODUZIONE RISERVATA

...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino


- Francesco Santini - 67
>> Noi... di Bonsai Creativo school

21

68 ...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino


- Francesco Santini -
...dopo 20 primavere italiane. Storia di un pino
- Francesco Santini - 69
Programma Accademico
Sedi: Borgo dei Lunardi - Cerreto Guidi (Firenze) - Italia
Granada - Spagna

Art Director: Sandro Segneri - Italia - Istruttore IBS


Docenti: M° Shinji Suzuki - Giappone
Massimo Bandera - Italia - Istruttore IBS
Luca Bragazzi - Italia - Istruttore IBS
Massimiliano Bandera - Italia - Paesaggista

Gennaio Docente: Sandro Segneri


- Introduzione;
- Analisi: valori estetici dei materiali. Insegniamo e leggere i punti di forza di un bonsai;
- Tecnica a realizzazione del progetto.

Febbraio Docenti: Sandro Segneri, Shinji Suzuki, Luca Bragazzi


- Workshop con il M° Shinji Suzuki;
- Nozioni avanzate di agronomia applicata al bonsai;
- Tavola rotonda sui valori estetici. Critica. Progetto.

Novembre Docente: Sandro Segneri


- Tecniche di finitura di materiali avanzati

Dicembre Docenti: Sandro Segneri, Massimo Bandera, Massimiliano Bandera


In concomitanza con la 3° edizione del “Bonsai & Friends”
- Il tè nella cultura giapponese: WABICHA e CHANOYU.
- Allestimenti nel tokonoma di alto livello e sensibilità estetica giapponese.
- Miniatura: il concetto del piccolo in Estremo Oriente.
- Lezioni di paesagismo e giardino giapponese
- Principi di paesaggismo, strumenti di lettura del giardino giapponese: visione di uno scorcio,
miniaturizzazione, imitazione della natura, connessione ad angolo, paesaggio preso a prestito;
- Prova pratica di composizione di un giardino giapponese con plastici in cartoncino
- Didattica.
- Metodi di comunicazione e demo dinamiche: dalla conferenza all’atto creativo, percorsi teorici e tecnici


www.bonsaicreativo.it
Bonsai Creativo School - Accademia
>> L’opinione di...

Francesco S antini
www.francescosantini.it
intervista a cura di Giuseppe Monteleone

P
er la nuova intervista il personaggio scelto è un nostro amico nonché
collaboratore. Vi confesso che intervistare Francesco Santini mi ha “fat-
to strano”. Di solito si intervista una persona che, almeno nel nostro im-
maginario, ti da quella sola occasione per poterci parlare, per accorciare
le distanze. Con Francesco non è stato così. La sua presenza costante sul nostro
forum, la sua disponibilità, il suo esserci sempre, ha fatto si che questa distanza si
annullasse dall’inizio. Pensare alle domande da rivolgere a Francesco non è però
stato facile. Il rischio più grosso era che cadessi nel banale, nel già visto. E allora la
scelta di intavolare una chiacchierata informale. Una chiacchierata che ci porterà a
scoprire un ragazzo che ha fatto del bonsai il suo mondo. Uno dei più promettenti
artisti del panorama nazionale che non ha dimenticato il valore dell’essere umile.
Non voglio prendere altro spazio a Francesco, per cui vi auguro buona lettura e...
a presto.
Giuseppe Monteleone

72 Francesco Santini
- Giuseppe Monteleone -
Come ho detto nell’introdu- sibile. Ricordo quando, nella rivista versi e sporadicamente non è la via
zione, mi sembra un po’ strano in- “Bonsai Italiano” vidi i suoi primi la- giusta. Fu così che ebbi l’occasione di
tervistare una persona come te. A te vori. Mi affascinò subito il suo modo entrare nella scuola Bonsai Creativo.
che impressione fa essere intervista- personale di vedere il bonsai. Entrai Non ho intrapreso il percorso della
to per il magazine per cui tu stesso nella scuola circa 9 anni fa e tutto scuola per arrivare chissà dove, ma
collabori? quello che ho imparato lo devo al per capire, respirare, affrontare e vi-
Diciamo che sono rimasto percorso fatto con lui. vere un mondo che amavo e che oggi
molto sorpreso dal fatto di suscita- Da qualche anno sono istrut- amo ancora di più. Tutto quello che
re un interesse tale da giustificare tore all’interno della scuola, un com- ho fatto è cercare di andare avanti
un’intervista!!! Quando Carlo me lo pito di cui vado orgoglioso. Ma la nella comprensione del bonsai e di
ha proposto non riuscivo a crederci... soddisfazione più grande non è nel- quello che gli sta intorno.
”ma sei sicuro?” gli ho chiesto... ed la qualifica in sé, quanto nel godere Non mi stancherò mai di dire che la
eccomi qua, a fare la mia prima inter- della fiducia di Sandro e degli allievi e continuità nell’apprendimento è la
vista! A dire il vero sono molto ono- nell’avere la possibilità di trasmette- via corretta!
rato e felice di potermi raccontare un re quello che amo fare.
po’ agli amici del magazine. Negli anni, la scuola, ha sapu- Dalle domande preceden-
to raccogliere al suo interno bonsaisti ti potrebbe sembrare quasi che tu
Dai... cominciamo questa di diverse età e provenienze. Adesso ti senta “arrivato”. Tu invece a che
intervista sul serio... l’immagine che posso dire che è una piccola famiglia punto ti senti della tua bonsai-do?
ho di te è quella di una persona de- composta da persone legate da una No! Non mi sento arrivato!
terminata, che sa quello che vuole, vera, sincera e profonda amicizia. Tutt’altro! Mi sento appagato per
che è arrivata in cima, ma che allo Con questi presupposti fare bonsai è quanto inaspettatamente ottenuto
stesso tempo non ha perso l’umiltà ancora più bello! quello si! Questo 2009 è stato fan-
dell’allievo. Sono fuori strada o ti tastico sotto questo profilo… forse il
senti veramente così? Domanda forse banale, ma più bello!
Come molti, anch’io mi sento qual è stata la molla che ti ha fatto Il percorso di crescita però
un eterno allievo di questo mondo. scattare la passione per il bonsai? non deve avere fine.
Anni fa decisi di investi- l bonsai l’ho cominciato a re- Credo che sia più quello che
re il mio tempo e il mio denaro non spirare a metà degli anni 80, quando non so che di quello che so! Non ho
nell’acquisto di piante, ma nella co- mio padre portò a casa un piccolo fretta…tutto viene da se! Da parte
noscenza e nella preparazione. Rite- alberello… credo una serissa! Lui si mia ci metterò tutto l’impegno e la
nevo più importante imparare a fare appassionò e cominciò un percorso modestia possibile! Guai ad avere
bonsai che possedere una bella pian- da autodidatta cercando di coinvol- l’ostinazione di creder di essere arri-
ta. In fondo a me piace creare, lavo- germi… ed in parte lo fece! Alla sua vati alla fine!!!
rare e mantenere un bonsai! morte nel 1996, mi ritrovai oltre 120
Con questa idea ho intrapre- piante da accudire! Dare continuità al
so il cammino che mi ha portato a co- suo lavoro è stato il motivo che mi ha
noscere a poco a poco questo mondo. fatto scattare qualcosa!
Ma il processo di crescita è senza un Da allora non c’è stato un
limite superiore, per cui vado avanti giorno in cui non abbia avuto in men-
in questo percorso con tanta mode- te il bonsai. Mi piace pensare che lui
stia. sia contento della strada che ho in-
Ho sempre vissuto il bonsai trapreso!
con estrema umiltà e senza mire di
successo… e continuo a farlo! Credo E come mai hai deciso di per-
che ci sia ancora tempo per arrivare correre la strada che ti ha portato
“in cima”! ad essere quello che sei diventato?
Alla fine degli anni ’90, mi resi
Istruttore Bonsai Creativo conto che la mia conoscenza del bon-
School... che emozione ti da essere sai era molto limitata. La passione
parte integrante di una delle più pre- cresceva e con essa l’esigenza di sod-
stigiose scuole italiane? disfare la mia voglia di sapere. Iniziai
Parlare della scuola senza a frequentare qualunque laboratorio
parlare di Sandro Segneri mi è impos- capitava a tiro ma avere istruttori di-
>> L’opinione di...

Nel numero di novembre


dello scorso anno hai avuto modo di
descriverti un po’ (per i curiosi http://
www.napolibonsaiclub.it/forum/to-
pic.asp?TOPIC_ID=1533), di quelle
righe mi ha maggiormente colpito
la tua capacità di “seguire il sogno”,
cosa che ti ha portato a curare la col-
lezione dei Franchi. Secondo te, per
fare bene bonsai è necessario essere
un pò sognatori?
Sognatori nella vita. Qualche
anno fa ho deciso di abbandonare
l’università a pochi esami dalla lau-
rea. Quello che studiavo non mi pia-
ceva più e ancora meno mi piaceva
quello che sarei andato a fare. Decisi
di mollare per dedicare tutto il tempo
libero alla mia passione per i bonsai.
Non mi sono mai pentito di quella
scelta!

Un’altra tua frase mi ha


Diamo inizio ad un botta e a elaborare... quel ramo là… il tiran- colpito quasi allo stesso modo della
risposta... di tutte le fasi della crea- te qui... mi servirà una leva... e poi si precedente, e cioè che una qualsiasi
zione di un bonsai, qual è quella che parte! scuola non deve servire “a portare a
ti affascina di più? Durante la modellatura sono casa una pianta più bella di quando
La modellatura. completamente concentrato... quasi l’hai portata, ma a darti gli stru-
in trance! Mi piace quel “dare la for- menti per essere autonomi”. Dalla
Essenza preferita? ma”…creare quello che prima non tua esperienza,sono di più gli allie-
Ginepro. esisteva! vi che aspirano ad avere una bella
Amo particolarmente i gine- pianta, o più quelli che desiderano
Piante autoctone o importa- pri per la loro ampia modificabilità e intraprendere una vera via del bon-
te? versatilità. È un’essenza che dà molto sai?
Indifferente. spazio alla fantasia... è come dipin- Se guardiamo i bonsaisti pre-
gere su una tela bianca! senti all’interno di un club la maggior
Ovviamente adesso tutti ci E poi amo questa essenza an- parte di essi fa parte della prima ca-
aspettiamo che ci motivi le doman- che per i colori: quel gioco cromatico tegoria. In una scuola invece, ed è
de precedenti... a te la parola. tra legno secco, vegetazione e vena giusto che sia così, la maggioranza
Mi piace la modellatura per- viva che soprattutto i ginepri sono in è composta da persone che vogliono
ché il momento più creativo. quando grado di dare. imparare a fare i bonsai. È un proces-
sto filando i rami, già pregusto l’emo- Per loro, ma un po’ per tutte so di semplice selezione!
zione dell’impostazione. Se non fosse le piante, amo il carattere forte ma
per questa fase non avrei lo stimolo delicato... e questo lo si ottiene con Premesso che da tipo schivo
di legare anche per giorni interi una un mix di estremo e di naturale. An- quale tu sei non ti piace parlare dei
pianta! che la pianta più contorta e “estre- tuoi successi, ma vincere il talento
E poi quando anche l’ultimo ma” deve anche essere naturale! Le italiano, dimostrare al congresso
rametto è legato inizia la fase più due cose possono convivere più di UBI, diventare istruttore IBS, solo
emozionante: non voglio essere as- quanto si possa pensare! per ricordare qualcuna delle tue af-
solutamente disturbato; spengo il Tra piante autoctone e im- fermazioni, significa possedere qua-
cellulare e mi siedo davanti alla pian- portate, non c’e molta differenza per lità non indifferenti. Tu che tipo di
ta per il tempo di una sigaretta... mu- me. Mi interessa un bonsai per quel- bonsaista ti reputi?
sica in sottofondo... gli occhi leggono lo che esprime e non per l’essenza in Credo che tecnicamente, una
tutti i particolari e la mente comincia se! delle mie qualità sia la precisione: nel-

74 Francesco Santini
- Giuseppe Monteleone -
la filatura e nella definizione. Duran- tra un anno. Forse sono ripetitivo, ma vorrei tor-
te ogni lavorazione, cerco di giunge- nare sulla tua attuale occupazione
re alla migliore definizione possibile, Tornando alla tua attività al museo dei Franchi, che emozione
pur mantenendomi diverse strade didattica, trovi più stimolante lavo- e che responsabilità comporta un in-
aperte! rare con neofiti o con persone ad un carico simile?
Ma se dovessi descrivermi ol- grado più avanzato di preparazio- Mi ricordo benissimo quando
tre il punto di vista tecnico, credo di ne? il museo fu aperto. Il mio babbo mi
essere un bonsaista che sa aspettare, Quando si tratta di trasmet- ci portava spesso e tutte le volte che
che non ha fretta di ottenere il risul- tere ciò che ami fare non fa molta dif- tornavamo a casa eravamo colti da
tato. ferenza. Coi neofiti mi piace cercare una profonda tristezza davanti alle
Nel bonsai non esiste la fret- di soddisfare le loro tante curiosità nostre piante.
ta perché non serve averne. cercando di anticipare le domande… Adesso non mi sembra vero
Con i bonsai ci riappropriamo anche io da neofita ne avevo molte… di poter lavorare con quei vecchi ami-
di un concetto di tempo più natura- e me le ricordo tutte!!! ci che più di una volta ho sognato di
le, dove l’odioso ticchettio dei nostri Man mano che si va avanti toccare.
orologi è sostituito dal passaggio del- con il livello di preparazione dell’al- Il lavoro, se di lavoro si può
le varie stagioni, dal sole e dalla luna. lievo, tutto diventa più interessante parlare, è appagante soprattutto dal
Lo scorrere del tempo non è e appagante perché si vanno a trat- punto di vista emozionale. Aver a che
più nostro nemico, come nella vita tare argomenti che amo in particolar fare con esemplari molto vecchi, al-
di oggi, ma diventa un alleato, utile modo e che riguardano soprattutto cuni dei quali lavorati in passato da
e necessario, per la creazione dei no- la modellatura e lo studio dei dettagli maestri importanti, è una cosa per
stri preziosi piccoli alberi. e della forma. Credo che la soddisfa- me sensazionale! Quei bonsai sono
E’ questo il messaggio della zione sia nell’insegnamento in sé, nel tutte vecchie signore che meritano
natura! E poco importa avere fretta... trasmettere emozioni e non solo det- cura e rispetto. Mi piace pensarmi
la prossima primavera arriverà solo tagli tecnici! come un amico che si prende cura di

Francesco Santini
- Giuseppe Monteleone - 75
>> L’opinione di...


loro. Certo, lavorare esemplari del Adesso sto organizzando un magazine?
genere comporta anche una grande angolo dedicato alle erbe di compa- Come no? Ringrazio te e tut-
responsabilità! Ma ho scoperto con gnia... una passione nascente! ti i lettori per l’attenzione. A tutti voi
estremo piacere che non ho timore auguro un fantastico 2010.
nel fare quello che so’ fare! Ed ora per finire, augurando- Buon bonsai a tutti!
È difficile descrivere l’emozione che ti un futuro pieno di successi e soddi-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
si prova quando apro la porta del mu- sfazioni, lo fai un saluto ai lettori del
seo…mi sembra quasi che quei vec-
chi bonsai sembrano essere tutti lì ad
aspettarmi….come quando vai al bar
e gli amici attendono solo te per co-
minciare la partita a carte!!!

Permettimi una domanda
cattiva, in Italia c’è un elevato nu-
mero di giovani molto interessanti,
secondo te, c’è tra questi qualcuno
che possa aspirare a diventare un
“nome” affermato?
Spero io.

Visto che siamo quasi alla


fine di questa intervista alleggeria-
mo un poco il tono della conversazio-
ne. Ti chiedo, per fare un bel bonsai è
obbligatorio partire da un materiale
molto importante?
La selezione del materiale di
partenza è fondamentale. Avere a di-
sposizione alberi con caratteristiche
interessanti è una garanzia per un bel
risultato.
Ma questo non deve scorag-
giare nessuno. 13 anni fa avevo in
giardino una thuia... un tronco dritto
e senza nessun pregio. Una pianta da
poche migliaia di lire! Dopo 10 anni la
stessa pianta è entrata nel catalogo
UBI. Anche i brutti anatroccoli posso-
no dare grandi soddisfazioni!

Un’ultima domanda prima


dei saluti, la tua collezione da quan-
te e quali piante è composta?
La mia collezione è compo-
sta da una cinquantina di piante a
vari stadi di coltivazione. Tutti i bon-
saisti hanno sempre troppe piante da
accudire…e io non faccio eccezione.
L’essenza che domina è il ginepro e
il cipresso. È composta in gran parte
da conifere, ma ci sono anche diverse
latifoglie.

76 Francesco Santini
- Giuseppe Monteleone -
A scuola di estetica <<

Lo stile
su
roccia di Antonio Ricchiari

L
a parola giapponese “ishi- cui sembra che l’albero svetti, sovra-
zuke” viene tradotta come stando la roccia, con un aspetto su-
pianta aggrappata ad una perbo, da dominatore. La base delle
roccia; il Maestro Naka scri- radici ed il nebari sono l’origine, il
ve che “se la roccia funge anche da punto di emergenza dell’espressione
vaso, allora la denominazione è “ishi- della pianta. Questa esprime la vitali-
uye”. Ognuno di questi stili ha un ben tà, la stabilità, il mordente. E’ impor-
preciso scopo. Non si deve confonde- tante soffermarsi su questa caratteri-
re il bonsai Ishizuke con il Bonkei, che stiche poiché questo tipo di impianto
è uno scenario ricreato su d’un lungo si focalizza proprio sull’estetica delle
vaso, usando materiali artificiali per radici.
raffigurare montagne, fiumi, alberi, Questo stile non è particolar-
case, ponti etc.” mente seguito; probabilmente per la
Il significato di questa rap- difficoltà nella realizzazione, legata
presentazione è scenograficamente non certo a fattori tecnici ma artistici;
forte, come si usa dire in ambiente probabilmente perché la massa dei
teatrale: “la pianta che cresce su una bonsaisti si ritrova tutta presa dalla
roccia, che con le sue radici se ne im- singola pianta e anche perché lo stile
padronisce, è il dominio prepotente su roccia pretende molta percezione
della natura, è la sopravvivenza che creativa e spiccato senso estetico per
supera ogni ostacolo ed ogni difficol- ricreare questo spaccato della natu-
tà. L’albero, con la sua forza prorom- ra.
pente, si impianta sulla roccia - essa Anche in questo caso la for-
stessa materia inerte - che pure sa- ma della pianta assume aspetti diver-
prebbe reagire disgregandosi, for- si in rapporto alla roccia e alle condi-
mando crepe dalle quali l’albero non zioni ambientali nelle quali si pensa
potrebbe reagire. All’attento osser- sia vissuta. Il diametro e l’inclinazione
vatore risulta sconvolgente questa del tronco sono due caratteristiche
intima fusione alla quale pervengono indipendenti che sono influenzate
questi due elementi della natura in dalla silhouette della roccia assieme
Lo stile su roccia
- Antonio Ricchiari - 77
>> A scuola di estetica...

all’organizzazione dei rami, alla loro con l’andamento del tronco. la granulosità: una pietra inadatta
distribuzione lungo il tronco e al loro annullerà la bellezza della pianta.
orientamento. Alcuni disegni che completa-
Una cascata o semicascata, Stile nella roccia no l’argomento puntualizzano il prin-
se l’albero è cresciuto sulla parete di In questo caso la pianta radi- cipio su cui si basa la silhouette della
un dirupo, a picco su una gola o altro. ca dentro la roccia; la sensazione che pianta nella roccia: quello della forma
Un eretto casuale su una pietra bas- questa composizione trasmette rie- triangolare.
sa, quindi su una collina, un literati voca sempre la montagna, un burro- Questa forma ha, in questo
cresciuto in condizioni difficili, nella ne, una parete rocciosa o un isolotto. caso, un forte valore simbolico. La
fessura di un dirupo. Queste le rap- Quindi, a differenza dello forma triangolare permette di espri-
presentazioni classiche finora viste di Stile sulla roccia, l’albero viene im- mere la stabilità: un triangolo equila-
un ishizuke. In queste composizioni piantato nella cavità di una roccia. tero o isoscele simbolizza un albero
il grado di difficoltà è dato dall’ac- L’errore visivo più ricorrente è quello perfettamente equilibrato, i due lati
costamento fra questi due elementi di scegliere alberi troppo grandi ri- sono uguali. L’addolcimento dell’an-
- accostamento che affinché riesca spetto alla roccia: a causa di questa golo dell’apice suggerisce l’arresto
deve rispettare taluni canoni che, nel sproporzione il risultato è artificio- dello sviluppo.
rispetto delle caratteristiche proprie so, innaturale. Al contrario, giovani La disposizione di più trian-
di questi due elementi: albero roccia piantine non si adattano all’impian- goli permette di creare una silhouet-
- dia una esatta rappresentazione e to su roccia poiché non avranno mai te complessa. La ramificazione di un
un esatto concetto della Natura. l’aspetto di soggetti vetusti. L’ideale ramo si iscrive più o meno dentro n
sarebbe l’utilizzo di mame o shoin triangolo. Due triangoli contigui pos-
che, per qualche motivo non sono sono confondersi allorchè i rami sono
Come creare un Bonsai idonei all’impianto singolo e che in alla stessa altezza.
aggrappato alla roccia questo modo trovano un altro impie- Potete rendere più interes-
Il primo obiettivo è quello di go. sante il vostro bonsai con l’introdu-
fare sviluppare e la giovane piantina Alcune caratteristiche della zione di uno o più elementi rocciosi,
e le radici; la pianta è rinvasata in un pianta sono: un blocco singolo può rappresentare
comune vaso con una adeguata mi- - non deve possedere una fitta ramifi- una rupe, una maestosa montagna
scela di terriccio e, per permettere un cazione; o uno scoglio isolato. Un gruppo di
ulteriore sviluppo in lunghezza delle - la vegetazione non deve essere ab- piccole rocce posizionate sul terriccio
radici è stato allestito un contenito- bondante; del bonsai, come se affiorassero dal
re con assi di legno, molto profondo - gli stili da impostare sono quello incli- terreno, possono ricreare l’ambiente
dove per oltre un anno il ficus è stato nato, semicascata e cascata; nel quale la pianta vive in natura. Si
lasciato. - il soggetto deve possedere un appa- può utilizzare una roccia piatta o una
Al momento opportuno rato radicale fibroso, compatto e vi- lastra di pietra per conferire un aspet-
dell’impianto dell’albero sulla roccia stoso; to più naturale alla composizione.
sarà scelto il fronte che dovrà accor- - scegliere una varietà tenendo conto
darsi con il fronte dell’albero e con il delle condizioni particolari in cui vivrà,
suo futuro andamento. Anche le di- preferendo quelle particolarmente re- La scelta della roccia
mensioni del Bonsai si devono natu- sistenti e che non hanno bisogno di ec- Il primo passo da compiere
ralmente accordare con le dimensioni cessiva umidità; per la realizzazione del progetto è
della roccia così come l’inclinazione - scegliere con attenzione, per quel che quello di reperire una roccia interes-
di quest’ultima deve armonizzarsi riguarda la pietra, la forma, il colore e sante; in un secondo momento si pro-

78 Lo stile su roccia
- Antonio Ricchiari -
cederà alla selezione di piante adatte
che ne mettano in risalto la bellezza
Progettazione di un al- danneggiare naturalmente le radici,
e che si armonizzino al progetto d’in- bero nella roccia quindi sistemare la pianta nel sito
sieme. Esistono una serie di rocce, Esaminare ogni lato della prescelto.
ma ve ne sono di più o meno idonee roccia per scegliere quello migliore - Pressare altro composto di torba
per l’impiego nel bonsai. L’ideale sa- che costituirà il `fronte del proget- sulle radici della pianta in modo da
rebbe selezionare una qualità che to’. Poi occorre stabilire la scala in coprirle completamente. Mantenere
non si crepi. Deve inoltre presentare cui il progetto dovrà essere realizza- il composto umido, utilizzando uno
colorazione, forma e tessitura esteti- to, se la roccia dovrà rappresentare spruzzatore, fino all’applicazione del
camente gradevoli. Nel mondo bon- una montagna, una rupe o altro. Da muschio. Il muschio deve essere te-
saistico è molto nota la roccia giap- questo dipende la scelta del materia- nuto a bagno per diverse ore prima di
ponese Ibigawa: è un conglomerato le vegetale adatto: un gruppo di pic- essere applicato.
vulcanico, un composto di diverse coli alberi farebbe apparire la roccia - Tappezzare il composto di torba con
qualità di roccia saldate insieme dal enorme, vista da grande distanza, il muschio imbevuto di acqua e siste-
calore del vulcano. mentre un singolo albero di due terzi mare la roccia in un vassoio aggiun-
Il marmo e i quarzi sono da circa della roccia la farà apparire rela- gendo ghiaietto fine.
evitare per lo splendore luccicante tivamente piccola.
della loro tessitura che distrarrebbe Per gli impianti nella roccia è I bonsai progettati in stile su
l’occhio dell’osservatore dalla pianta. necessario impiegare dei fili di anco- roccia ricreano sempre quello che av-
Rocce sedimentarie come l’arenaria raggio per fissare le piante alla roccia. viene in natura negli ambienti roccio-
non sono adatte per un inconvenien- Tagliare un pezzetto di filo metallico si o montuosi dove gli alberi cresco-
te pratico: il gelo potrebbe causare e appoggiare al centro un bastoncino no da semi caduti negli anfratti della
delle crepe lungo le linee di stratifi- oppure un qualunque oggetto ap- roccia. Alla ricerca di nutrimento e
cazione. Nemmeno le rocce tenere puntito del diametro di circa 6 mm. umidità, le radici di queste piccole
sono idonee a questi stili perché sono Rigirare il filo intorno al bastoncino piante si aprono a ventaglio affioran-
soggette a rapida erosione. Tuttavia una sola volta per formare un anel- do sopra la superficie.
rocce tenere non sedimentarie come lo con due lunghi prolungamenti. Nel bonsai vengono spesso
pietra lavica e tufo possono essere Sfilare il bastoncino, tenere fermo impiegate specie che producono un
scolpite per ricavarvi una cavità dove l’anello con una pinza e ripiegare le resistente apparato radicale di super-
sistemare la pianta. due lunghe estremità verso l’alto. ficie, come gli olmi cinesi o gli aceri
Incollare l’anello alla superficie della tridente. Ma esistono anche numero-
roccia lasciando libere le estremità. se specie adatte a questo scopo, spe-
Materiali per stili nella Realizzare diversi fili di ancoraggio in cialmente per bonsai mame o shoin,
dove non è indispensabile la forma-
roccia questo modo per creare una rete suf-
ficiente ad assicurare le radici di tutte zione di radici.
La roccia è la parte più impor-
tante del progetto, poiché in base ad le piante. Le lunghe estremità ai lati
essa verranno scelti tipi e dimensioni dell’anello assicurano le radici.
di piante che si intendono utilizzare. Come assicurare le ra-
Una roccia liscia e arrotondata sug- dici alla roccia
gerisce la presenza di acqua e può es- Scelta del materiale - Utilizzare un uncino metallico per
sere abbinata a piante che crescono - Utilizzare un forte adesivo imper- pettinare le radici. Accostare diversi
vicino a fiumi o a laghi, come i salici. meabile, come l’epossido di resina pezzi di roccia all’apparato radicale
Se si sceglie una roccia simile a una per fissare gli anelli di filo metallico per scegliere quello di forma più ido-
rupe, dovrete abbinarla a specie che nei punti della roccia dove sistemare nea.
vi aspettereste di trovare in una zona le piante. Incollare un numero suffi-
montuosa. ciente a creare un reticolo che rico- - Distribuire le radici sulla roccia.
E’ indispensabile prestare pra tutte le radici. Mentre sono tenute in posizione, oc-
particolare attenzione alla forma e al - Premere uno stato di poltiglia di tor- correrà assicurare le radici prima in
tipo di roccia. Dovrà avere un aspet- ba (una parte di torba ed una parte di cima, poi al centro e infine alla base.
to interessante: è impossibile riuscire argilla impastate con acqua per for-
a creare un bonsai accattivante con mare un composto appiccicoso) nel - Le radici dovranno essere stretta-
una roccia dall’aspetto anonimo o punto dove si è deciso di alloggiare la mente bendate contro la roccia e ri-
insignificante. In particolare, occorre pianta. Posizionare la pianta e allar- coperte per evitare crescite orizzon-
scegliere una roccia con un aspetto gare le radici sulla poltiglia. Ricoprire tali. Lasciare libere le radici oltre la
naturale; d’altra parte la natura ci of- le radici con altro composto di torba. base della roccia.
fre una gamma così ampia di rocce - Incrociare i fili di ancoraggio sopra
dalle forme più fantasiose e i suiseki- le radici. Per fissarli utilizzare le pin- - Con tronchesine per rami a ta-
sti ne sanno qualcosa! ze per filo, attorcigliando i fili senza glio concavo, potare drastica-
Lo stile su roccia
- Antonio Ricchiari - 79
>> A scuola di estetica
mente l’albero, lasciando non più di una o due gemme - A fine inverno oppure a inizio primavera, cimare appros-
per branca. simativamente i rami ed estrarre la pianta dalla sabbia.
Lavare via tutta la sabbia con un getto d’acqua.
- È indispensabile conservare l’umidità per la crescita del-
le nuove gemme. Sigillare i tagli con cicatrizzante o pasta - Tagliare il nastro di plastica con piccole forbici, facendo
appositi per prevenire la disidratazione. attenzione a non recidere le radici. Tagliare e svolgere il
nastro fino a liberare completamente roccia e radici. La
- Coprire interamente le radici e la roccia con sabbia fine, radice principale ora segue il profilo della roccia
fino alla base del tronco. Non sono necessari altri accor-
gimenti. - Le radici dovrebbero presentarsi irrobustite saldamente
aggrappate alla roccia.
- Innaffiate quotidianamente la pianta, ma riducete le in-
naffiature in inverno. Concimate ogni 2 settimane in esta- - Quando le radici si saranno sviluppate in modo soddisfa-
te. Potare i nuovi getti a 1-2 gemme dal tronco. Trascorso cente, sarà il momento di scegliere il fronte del bonsai e
un anno dall’invaso seguire i seguenti passaggi. trapiantate l’albero in un vaso bonsai.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’essenza del mese <<

Il carpino II parte
di Antonio Acampora

Famiglia: Betulaceae
Genere: Carpinus
Specie: C. betulus
C. turczaninowii
C. laxiflora

Carpinus turczaninowii, 68 cm
foto tratta dal catalogo Kokufu n°76

per evitare la bruciatura delle foglie è di sistemarlo in


- Propagazione per margotta - estate, in piena ombra, ma con luce abbondante poiché
Margottare i rami o i tronchi non molto grossi la prima germogliazione avviene in aprile-maggio. Forse
nel mese di maggio. Per la descrizione tecnica attenersi la ragione è che le foglie possano sopportare il sole, ma
a quanto descritto nella prima parte. sono le radici che non resistono a temperature elevate.
Per lo stesso motivo, queste specie sono molto propense
alla congelazione, quindi in zone fredde si dovrà proteg-
gerle, durante l’inverno, all’interno oppure interrando il
- Esposizione - vaso nel terreno.
E’ una pianta che ama il sole tutto il tempo dell’an-
no ma nei mesi caldi apprezza anche la mezz’ombra. La
pianta adulta sopporta sia il gran caldo sia il gran fred-
do, mentre la piantina giovane teme entrambi, quindi va - Annaffiatura -
protetta. Sebbene molti consiglino di collocarlo in pieno Somministrate frequenti annaffiature e nebuliz-
sole, la mia esperienza mi suggerisce che l’unico modo zazioni al fogliame durante tutto l’arco vegetativo. In in-
Il carpino - II parte
- Antonio Acampora - 81
>> L’essenza del mese
verno sarà sufficiente che innaffiate una volta la settima- linfatici durante le manipolazioni a rendere poco efficien-
na. Le annaffiature debbono essere abbondanti in estate ti quei distretti, tanto che la pianta può lasciarli morire,
ma in primavera, autunno ed inverno innaffiare poco per- per cacciare poi invece disordinatamente dei nuovi getti.
ché le radici possono marcire. E’ opportuno quindi utiliz- Un tale tipo di reazione deve essere tenuto pre-
zare durante i rinvasi terricci porosi e drenanti. sente al momento di programmare modifiche alla strut-
L’acqua non deve ristagnare nel contenitore. Il tura preesistente e di applicare il filo a dei tratti di rami
Carpino non è una pianta esigente per quanto concerne vecchi di qualche anno. Una cautela a tal proposito è di
l’irrigazione e le norme generali sono perfettamente ap- rispettare il momento più adatto per simili operazioni
plicabili. “educative”, cioè durante il riposo vegetativo di metà
estate.
Pesanti interventi eseguiti nel tardo autunno
- Potatura e pinzatura - o subito al risveglio primaverile sono spesso destinati a
dare risultati negativi. Accade infatti che dopo aver ben
Il Carpino ha la tendenza a perdere qualche ra-
lavorato a mettere il filo e piegare, si scopra che i rami
metto durante l’inverno quindi la potatura invernale do-
coinvolti sono inesorabilmente persi.
vrà effettuarsi all’inizio della primavera. Questa caratteri-
stica non è preoccupante in un bosco, ma solo nel caso si
abbia un solo esemplare. Un modo per evitare o almeno
diminuire questa tendenza è di mantenere la silhouette - Rinvaso e substrati -
dei rami molto definita, facendo in modo che l’aria e la
luce arrivino a tutte le parti dell’albero. Naturalmente Il rinvaso va fatto, di preferenza, in primavera pri-
sarà anche d’aiuto la concimazione con un alto contenu- ma del risveglio vegetativo; ogni due anni per le giovani
to di fosforo e potassio, per favorire la lignificazione dei piante, ogni tre-quattro per i vecchi esemplari. Il taglio
germogli. delle radici va eseguito al momento del rinvaso tagliando
Il Carpino risponde perfettamente a potature dal 30 al 50% di quelle che invadono le pareti del vaso. Il
drastiche e possiamo persino utilizzare la base di un al- colore del contenitore può essere beige, verde o blu op-
bero che cresce liberamente per creare il nostro bonsai; pure marrone. Il terriccio adatto alla coltivazione di que-
quantunque non lasciamo nessun ramo si avrà una per- sti bonsai è come al solito drenante e poroso. La quantità
fetta germogliazione su tutti i lati. di sabbia non dovrebbe però superare un quinto del volu-
Per quanto concerne la pinzatura le foglie nasco- me.
no alterne sui rami, perciò terremo in considerazione la E’ bene che il contenuto in humus o perlomeno
direzione futura del nuovo germoglio. La pinzatura può di sostanza organica sia elevato, proprio per favorire lo
essere leggera (solo per le nuove foglie in formazione, sviluppo di flora e fauna microbica. L’azione protettiva,
con le dita) oppure forte (lasciare solo due o tre foglie ta- quasi antibiotica, di questa popolazione “buona” è assai
gliando il resto del ramo con cesoie). importante per le radici, che altrimenti possono facilmen-
Comunque, se teniamo in considerazione la te essere aggredite da funghi patogeni. Come di consue-
tendenza dei rami a seccare durante l’inverno, è prefe- to, qualsiasi operazione di trapianto o rinvaso deve es-
ribile lasciar crescere i rametti e pinzare in estate. Così sere compiuta usando il terriccio asciutto, in modo che
il diametro del ramo aumenta e vi sarà meno possibilità si possa far penetrare in ogni interstizio tra le radici. Per
d’essiccazione di questo. Un’altra forma di potatura, nei quanto concerne il Ph del substrato, queste piante sono
rami con crescita più moderata, è l’eliminazione dell’ulti- ragionevolmente tolleranti. L’Ostrya ha forse una legge-
mo germoglio poiché perde le foglie in autunno. Questo ra preferenza per i terreni calcarei, come dimostra la sua
germoglio è molto grande se confrontato con il resto e, distribuzione in natura. D’altra parte tutte le essenze con
tagliandolo, in primavera il ramo si ripartirà in modo no- una diffusa micorriza accettano abbastanza anche i ter-
tevole. reni calcarei, poiché ci pensano i funghi simbionti a “cor-
reggere” la situazione con il loro metabolismo. Ecco per-
ché ai trapianti e rinvasi conviene sempre aggiungere un
poco del vecchio substrato al terriccio nuovo, e mettere
- Applicazione del filo - nell’acqua della prima innaffiata un poco di vitamina B.
IData la rapidità con cui in quest’essenza cresco- Il carpino è esigente in quanto a rinvaso: tardan-
no i giovani rami, la sua corteccia tenera può facilmente do troppo ad eseguirlo le radici stipate, sia contro il fon-
essere danneggiata dal filo: per evitarlo, se non si ha l’op- do sia le pareti del contenitore, restano senza micorriza e
portunità di controllare di frequente la situazione, giova pertanto debilitate ed incapaci di svolgere regolarmente
rivestire il filo avvolgendolo con una strisciolina di carta la loro funzione. A proposito di radici, queste piante che
crespata. Il legno maturo si presta invece assai poco a sono in grado di vivere in natura in siti sassosi, da vecchie,
torsioni e piegature a causa della sua rigidità, ma anche vengono trovate spesso con poche robuste radici che
per la facilità con cui le parti vecchie (anche quelle sottili), scendono in profondità (a garantire un sufficiente rifor-
se deformate, sono “abbandonate” e seccano. Probabil- nimento idrico), ma dove il substrato lo consenta, sono
mente sono la compressione e il danno provocati ai vasi dotate anche di un fitto apparato superficiale.

82 Il carpino - II parte
- Antonio Acampora -
- Concimazione - - Malattie -
Poiché è poco probabile far fiorire un carpino in In questi bonsai non è frequente l’aggressione da
coltivazione come bonsai, la somministrazione di ferti- afidi, ma piuttosto da cocciniglia (farinosa ed a scudetto),
lizzanti riguarda essenzialmente lo sviluppo della nuova insetti masticatori o bruchetti che ne ricamano le foglie, e
vegetazione e la sua successiva maturazione. La regola camole che ne rodono il legno: le applicazioni d’insetticidi
sempre valida è che conviene concimare i giovani sog- vanno fatte non appena si scopre la presenza di qualche
getti appena iniziano a vegetare affinché il loro sviluppo ospite indesiderato.
sia energico e duri a lungo, mentre è meglio tardare inve- Per quanto riguarda le infezioni crittogamiche il
ce a fertilizzare i bonsai maturi per evitargli una crescita carpino è vulnerabile quasi come l’olmo alle tracheomico-
troppo abbondante. Quindi in maggio inizieremo la con- si, e molte delle “morti improvvise” di qualche ramo sono
cimazione, subito dopo l’esecuzione della prima pinzatu- causate da questo fungo parassita, che infatti s’insedia
ra. Tenuto conto di ciò, si può somministrare azoto fino e si moltiplica nei vasi linfatici, lasciandovi delle tracce
a che si vedono germogli giovani all’estremità dei rami, scure, che si distinguono facilmente tagliando trasversal-
poi interrompere e passare a concimi ricchi di fosforo per mente i rami malati. Questo consente una diagnosi sicu-
favorire la maturazione dei nuovo legno. Dopo il riposo ra, anche se spesso tardiva.
estivo si ripete un’analoga successione di trattamenti. In Il trattamento curativo può essere abbastanza
queste piante, le fisiopatie da carenza non sono frequen- efficace, almeno sulle parti della pianta non ancora mala-
ti, ma nel caso se ne sospetti l’eventualità basta sommini- te, per bloccare l’infezione si richiede l’uso di fitofarmaco
strare prudenzialmente i soliti prodotti contenenti micro- sistemico specifici.
elementi. Il magnesio manca forse più spesso del ferro.
Non concimare se la pianta è stata rinvasata (aspettare 2
mesi dal rinvaso) o è debilitata. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Premio Kokufu - Carpinus turczaninowii, 70 cm


foto tratta dal catalogo Kokufu n°76

Il carpino - II parte
- Antonio Acampora - 83
>> L’essenza del mese

Ulmus procera, cm. 36

L’olmo
Coll. Stefano Frisoni
I parte

di Elisabetta Ruo

è
una pianta alta circa 20 metri, dal fusto dritto e le e in Asia occidentale. Foglie oblunghe, dentate, verde
robusto, con foglie picciolate e ovate di colore scuro, che diventano gialle in autunno.
verde, i fiori sono ermafroditi e di colore bian- - U. Sarniensis: diffuso in Europa occidentale, supera i die-
co tendente al rosso. L’olmo è longevo e dif- ci metri di altezza. Foglie obovali, glabre e lucide, verde
fuso grazie all’eccellente resistenza ai fattori climatici. scuro. La varietà Aurea ha foglie giovani color giallo, che
Apprezzato come pianta ornamentale e per al- diventano verde chiaro in estate.
berature stradali è d’interesse paesaggistico, inoltre - U. Glabra: varietà che raggiunge anche i venti metri di
sopporta bene la potatura e l’inquinamento. altezza, molto diffusa in Europa; ha chioma ovale, e fo-
Ha un buon legno con grandi caratteristiche sia glie obovate e dentate ai margini. La varietà Camperdow-
di durezza, sia di resistenza all’acqua, e con una grande nii ha chioma tondeggiante, la Exoniensis invece ha chio-
facilità di lavorazione, per questo viene impiegato nella ma colonnare.
costruzione di mobili, pavimenti, porte, organi sottoposti - U. Fulva: sostituisce benissimo ed ha le stesse proprie-
ad attrito e nella produzione di compensato. L’olmo pos- tà dell’Olmo Rosso Americano che in Italia è  difficile da
siede capacità farmacologiche. reperire.
Ne esistono svariate varietà, quelle principali - U. Parviflora: varietà cinese da sempre coltivato come
sono: bonsai.
- Ulmus carpinifolia: albero ornamentale che supera i dieci - U. Procera, sin. U. campestris: varietà di olmo molto dif-
metri di altezza, diffuso in Europa, in Africa settentriona- fusa in Europa, raggiunge i 10-20 m di altezza. Foglie obo-

84 L’olmo - I parte
- Elisabetta Ruo -
vate verde scuro, che diventano gialle in autunno. Questa potassio, carboidrati, proteine.
pianta è utilizzata come bonsai per le dimensioni dei rami La corteccia interna dell’olmo è ricca di calcio,
e delle foglie. magnesio e vitamine A, B, C, K. Nutre e lenisce organi,
tessuti e mucose e in particolare è di grande beneficio per
i polmoni. Aiuta a neutralizzare l’acidità di stomaco e a
- Potature - lenire l’asma.
Generalmente si pota in autunno, alla fine della
stagione vegetativa. A cominciare dalla primavera, fino
all’inizio dell’autunno, si procede alla cimatura dei ger-
- Proprietà terapeutiche -
mogli, lasciandoli crescere di parecchi centimetri prima La corteccia di olmo era usata dai pellerossa per
di tagliarli lasciando 2-3 paia di foglie. Solitamente non si cicatrizzare le ferite, curare le ustioni, le malattie della
applica il filo metallico, salvo casi in cui sia strettamente pelle, le mucose infiammate dell’apparato respiratorio
necessario, ma si tende a formare la chioma con opportu- (laringiti, tracheiti, tonsilliti ecc.) e gastrointestinali (ga-
ne potature. striti, ulcera gastrica e duodenale, enteriti, coliti ecc.). La
sua sostanza collosa scioglie il muco presente nei tessuti
degli organi, stomaco, intestino, polmoni, nelle ghiando-
le linfatiche e nei canali nervosi, lubrifica le ossa e le ar-
- Foglie - ticolazioni. Favorisce l’eliminazione dei rifiuti tossici pre-
Distiche (cioè tutte disposte all’incirca sullo senti nell’organismo essendo un grande purificatore.
stesso piano che contiene, a sua volta, l’asse ideale del Aiuta ad eliminare il dolore delle ulcere e cura le ulcere
ramo che le porta), alterne; lamina di dimensioni max 4 stesse. Possiede proprietà antibiotiche e antibatteriche
x 10 cm, da ellittica a obovata, a subrotonda, con apice ed è ricco di vitamine e minerali.
acuminato, margine seghettato, anche con 2 o 3 ordini La mucillaggine della corteccia favorisce la de-
di denti; base asimmetrica e con un lobo nettamente congestione delle articolazioni rendendola un ottimo ri-
più lungo dell’altro, ma più corto del picciolo; picciolo medio per le artrosi. La sua azione lubrificante protegge
breve, lungo non più di 5 mm; nervature molto eviden- e ammorbidisce le membrane di tutto il corpo, special-
ti (fino a 13-15 paia); presenza di stipole presto decidue. mente le più danneggiate e infiammate. Aiuta la minzio-
Pagina superiore glabra, inizialmente lucida, quindi opa- ne, utile nei disturbi delle vie urinarie, come le cistiti cro-
ca; pagina inferiore chiara, opaca con ciuffi villosi sulle niche, diminuisce i gonfiori e agisce come lassativo.
nervature, soprattutto dove queste si intersecano. La medicina cinese lo cataloga come ottimo ri-
medio per le ulcere, la diarrea e il meridiano del colon.
Per l’Ayurveda è nutritivo, emulsionante ed
- Fiori - espettorante.
Indicato per debolezza, emorragie polmo-
I fiori si aprono in febbraio prima della comparsa
nari ed ulcere. Ottimo tonico polmonare, per le  per-
delle foglie; sono rosso scuri e riuniti in mazzetti di 20/30
sone sofferenti di malattie polmonari croniche
molto densi; ciascuno è formato da un involucro campa-
Le foglie sono un’importante astringente. Veniva po-
nulato, diviso alla fauce in 4/8 lobi, che contiene gli stami
polarmente usato per la caduta dei capelli. Il decotto di
e l’ovario; l’impollinazione è anemofila, avviene cioè ad
corteccia di radice è utile nelle contrazioni e convulsioni
opera del vento.
nervose.
Oggi viene usato per la cura delle malattie della
pelle: eczema, impetigine, dermatosi, foruncoli e pruriti.
- Frutti - Può anche coadiuvarne il trattamento esterno con una
cura interna a base di decotti; questi ultimi vanno presi in
Samare che si restringono a cuneo alla base men-
forma molto diluita perché possono risultare scarsamen-
tre sono incisi profondamente all’apice; sono di colore
te tollerati dall’intestino.
giallastro con venature porporine.
Una vecchia ricetta suggerisce di fare un unguen-
to con grasso di maiale e corteccia di olmo.
La corteccia è anche utile, per il suo contenuto
- Corteccia - di tannini e mucillagini, per lenire mediante applicazioni
locali del decotto, le infiammazioni e i pruriti delle emor-
La corteccia si ottiene, da rami di 1 o 2 anni, in
roidi e delle mucose esterne (bocca, gola, zone intime).
ottobre e novembre o in marzo; s’incide con un coltello
e si stacca in strisce che si dividono in pezzi lunghi una
decina di centimetri. Per conservarla la si essicca al sole e
si conserva quindi ben secca, in sacchetti di carta o tela.
- Uso interno -
- Principi attivi e costituenti chimici: amido, calcio, mucil- La corteccia come coadiuvante diuretico e de-
lagine, ossalato di calcio, polisaccaride, tannini, fitostero- purativo. Decotto: 1 gr. in 100 ml d’acqua, 2/3 tazzine al
li, ricco di vitamine e minerali, resine, sostanze amare, giorno.
L’olmo - I parte
- Elisabetta Ruo - 85
>> L’essenza del mese
- Uso esterno -
Per pruriti e infiamma-
zioni della pelle e delle mucose.
Decotto: 5 gr. in 100 ml di ac-
qua, fare sciacqui, gargarismi,
lavaggi, applicare compresse
imbevute di decotto sulle parti
interessate. Per herpes, ecze-
ma, emorroidi infiammate.
Unguento: 10 gr. in 100 gr. di
grasso di maiale. Scaldare a
bagnomaria per un ora, quindi
eliminare la corteccia, filtran-
do a caldo per un passino fine.
Spalmare l’unguento sulle parti
interessate.

Non sono state riscontrate con-


troindicazioni tranne che in gra-
vidanza, e si raccomanda caute-
la in allattamento.

- Fiori di Bach -
ELM, in italiano Olmo è in realtà l’Ulmus Procera stesso, soprattutto nei momenti di carico eccessivo.
è classificato nei rimedi per coloro che provano dispera- Sono generalmente persone capaci e competenti che
zione o scoraggiamento. Tipico della persona che si sente improvvisamente non si sentono più in grado di porta-
sopraffatto dalle responsabilità e perde la fiducia in se re avanti i loro compiti. Provano sfiducia, depressione e
stanchezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

86 L’olmo - I parte
- Elisabetta Ruo -
>> Note di coltivazione

I CONCIMI
L’unico organo capace di veicolare i prodotti dedicati è la foglia. Esattamen-
te dall’epidermide inferiore, attraverso gli stomi e con condizioni elevate di
FOGLIARI di Luca Bragazzi
Ur.

R
ientrante nelle pratiche di concimazione, la I concimi fogliari
concimazione fogliare rappresenta uno tra i I prodotti utilizzati in questo tipo di pratica sono
più moderni metodi di alimentazione vegetale dedicati e non utilizzabili in diversa modalità (radicale).
ad oggi disponibile. E’ utilizzata per l’otteni- I formulati, in larga misura di sintesi, sono di tipo liqui-
mento di esemplari sempre più in salute ed in grado di do per la presenza di agenti chelanti specifici (LSA). Tali
fronteggiare situazioni impegnative sia climatiche che di sostanze hanno il compito di veicolare con maggior sicu-
impostazione ed è espletata secondo regole che seguo- rezza il/i principio/i attivi contenuti, attraverso le foglie.
no la fisiologia e la morfologia fogliare. Per la tipologia Tale passaggio è fondamentale per non veder sprecato
e formulazione dei prodotti specifici, ma soprattutto per e inutilizzato il prodotto. Nonostante la vastissima gam-
gli scopi, l’unico organo coinvolto è la foglia. ma di prodotti in commercio, per i diversi usi nelle diverse
stagioni dell’anno, per quello che interessa le coltivazioni
Che cos’è la concimazione fogliare bonsai, è consigliabile l’utilizzo di formulati PK per la faci-
E’ un metodo di alimentazione considerato a lità e velocità di assorbimento e di utilizzo da parte della
“Pronto Effetto”per gli effetti e per i risultati che si otten- pianta.
gono. E’ altresì considerata a breve termine per la durata
che i nutrienti hanno sulla fisiologia vegetale. Essendo Perché è consigliabile solo l’utilizzo nelle fasi di con-
una pratica di alimentazione, non deve essere confusa cimazione autunnale e solo su esemplari in manteni-
con l’utilizzo di Biostimolanti; prodotti che hanno effetti mento?
totalmente differenti sui vegetali, in quanto stimolatori Il bio-ritmo degli esemplari bonsai, si riduce man-
delle attività ormonali a livello cellulare. Pratica da con- mano che essi migliorano la propria struttura e anno dopo
siderarsi estremamente valida per il mantenimento di anno vengono coltivati in contenitori piccoli per la mole
esemplari formati in riferimento particolare alle sommi- di vegetazione e ramificazione che insiste su di un appa-
nistazioni di PK. rato radicale esiguo. Il duro lavoro che le radici devono

88 I concimi fogliari
- Luca Bragazzi -
1 2
compiere per alimentare tutto il sistema fogliare, a volte
risulta insufficiente proprio per lo spazio che esse hanno
a disposizione e siccome il P e K, hanno come funzione
quella di irrobustire le strutture (radicali e rameali), essi
vengono somministrati tramite appunto concimazione
fogliare perché questa è considerata la via d’ingresso più
veloce ed efficace.
Attraverso le foglie, quindi, il prodotto viene
veicolato all’interno del sistema floematico e distribuito
anche alle radici che, irrobustendosi, possono idratare al
meglio i tessuti, tramite la suzione dell’acqua presente
nel substrato. La caratteristica degli esemplari finemente 3
ramificati è di essere particolarmente sensibili alle basse
t°, l’utilizzo di fogliari PK, aiuta anche le fasi di lignifica-
zione.

Conclusioni
La concimazione fogliare è un valido aiuto nelle
fasi di irrobustimento strutturale. Non deve essere consi-
derata esaustiva, ma bensì deve essere programmata in
parallelo con la principale fase di concimazione, ovvero
quella organica radicale. Data la natura sintetica di tali
prodotti, valgono sempre le regole di utilizzo relative ai
concimi inorganici. E’ possibile anche utilizzarla con tito-
lazioni N in primavera, ma solo su esemplari giovani e in
fase di formazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le foto 1, 2 e 3 ritraggono esemplari molto vecchi, ma soprattutto molto ramificati


che rientrano a pieno titolo tra gli esemplari con un minimo di 8-10 anni di coltiva-
zione in vaso, e come tali devono essere trattati con concimi fogliari. Le strutture
molto ramificate, necessitano di un aiuto nutrizionale per svolgere le proprie fun-
zioni.
L’esemplare in foto 4, ha raggiunto un bio-ritmo molto equilibrato, ovvero l’equi-
librio tra apparato radicale esiguo e apparato rameale abbondante è in perfetta
armonia. Questo è permesso anche dall’aiuto dato dalla somministrazione di con-
4 cimi fogliari.

I concimi fogliari
- Luca Bragazzi - 89
>> Tecniche bonsai

I rami di
sacrificio
di Luca Bragazzi
Rientrante nelle tecniche di costruzione della ramificazione, esistono particolari ac-
corgimenti che sfruttano la vigoria degli alberi tramite lo sviluppo incontrollato di
alcune branche appositamente selezionate per ottenere svariati risultati. La tecnica
qui di seguito descritta rappresenta, già da molti secoli, il metodo maggiormente
utilizzato dai coltivatori giapponesi per ottenere in tempi brevi una ramificazione
perfetta utilizzando i “RAMI DI SACRIFICIO”.

- Cosa sono i rami di


sacrificio -
I rami di sacrificio rappre-
sentano una ramificazione definita
“momentanea”, capace, tramite la
sua crescita senza controllo, di ot-
timizzare la conduzione di nutrienti
laddove normalmente se ne avrebbe
in quantità scarsa. Tra i ruoli attribuiti
ai rami di sacrifico troviamo:

- irrobustimento della ramificazione


a cui fanno capo;
- aumento del diametro della ramifi-
cazione antecedente;
- accumulo abbondante di energia
nella ramificazione antecedente;
- maggior possibilità di attivare gem-
me latenti con aumento della densità
rameale secondo il principio: “più la-
scio crescere e più taglio corto, più
aumentano le possibilità di attivare
gemme latenti interne”. 1

90 I rami di sacrificio
- Luca Bragazzi -
CASISTICA BONSAI AD ALTO
UTILIZZO DI RAMI DI SACRIFICIO

- Esempi su olivi ed olivastri -

1, 2. Esemplare in coltivazione dal


2004. Al sesto anno di formazione con
l’utilizzo di rami di sacrificio.

3. Partenza del ramo di sacrificio.

4. Diametro conseguente ridotto/dia-


metro a monte più robusto. 2
5. Potatura per arrestarne la crescita 5
in seguito all’ottenimento del diametro
desiderato.

6. Durante la seconda modellatura an-


nuale.

7. Risultato finale.
3
8. Esemplare in formazione dal 2003 al
settimo anno di ramificazione. 4

9. Ramo di sacrificio principale.

10, 11, 12. Esemplare in coltivazione


dal 2005, al quinto anno di ramifica-
zione.

13, 14. Palco ottenuto con ramo di sa-


crificio sulla struttura primaria.
6 7
15. Risultato finale dopo cinque anni.

- Esempi su fagus -

16, 17. Rami di sacrificio su Fagus Syl-


vatica con relative gemme, con lo sco-
po di irrobustire e ramificare la già esi-
stente e scarsa ramificazione.

18, 19. Notare la dimensione delle


gemme, gli internodi lunghi ed il por-
tamento svettante, tipico delle strutture
giovani e vigorose.
8 9
10 11

12
13 14
15

16 17
>> Tecniche bonsai
18 19

Programma di costruzione

- Febbraio. Prima Modellatura ed eliminazione


dei rami di sacrificio dell’anno precedente.

- Metà-fine Marzo. Individuazione delle zone


da cui i rami di sacrificio andranno a sviluppar-
si.

- Inizio Aprile. Inizio concimazione organica


ad alto titolo di N in modalità intensiva per
stimolare l’allungamento incontrollato delle
branche interessate.

- Fine Aprile-inizi di Maggio. Utilizzo di biosti-


molanti aerei sui rami di sacrificio per un ciclo. Conclusioni
-

- Metà-fine Maggio. Seconda Modellatura ed


I rami di sacrificio aiutano a “costru-
eliminazione dei rami di sacrificio con indivi- ire” un albero bonsai in tempi relati-
duazione delle zone da cui si svilupperanno i vamente brevi, conservando la salu-
successivi rami di sacrificio.
te e il vigore tipico della specie. Data
- Inizio Giugno. Ripresa vegetativa. la loro condizione di momentaneità,
alla fine del loro lavoro vengono eli-
-Metà Settembre. Ripresa vegetativa. Inizio
concimazione organica ad alto titolo di PK in minati, ottenendo un risultato che si
modalità intensiva per stimolare l’irrobusti- otterrebbe normalmente nel doppio
mento e lignificazione delle branche interes-
sate.
o triplo del tempo.
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94 I rami di sacrificio
- Luca Bragazzi -
L’angolo di Oddone <<

Il
Taxus cuspidata, 87 cm

tasso
foto tratta dal catalogo Kokufu n°77

di Carlo Oddone

Il tasso è una essenza a crescita abbastanza rapida, che in pochi


anni può ingrossare ed infittirsi. Oltre a partire con del materiale
giovane e coltivarlo fin dalla prima impostazione, è possibile fare
bonsai anche lavorando dei soggetti più maturi presi in vivaio o
recuperati in qualche giardino. Il tasso d’altronde non è facile da
trovare come pianta spontanea dalle nostre parti.
Si può approfittare del fatto che un soggetto di questa essenza
produce nuovi germogli anche dal legno vecchio, e ridurlo dra-
sticamente per poi costruirgli una nuova struttura adeguata alle
piccole dimensioni. Beninteso che come per qualsiasi conifera ad
ogni ramo deve essere lasciato un poco di fogliame all’estremità,
altrimenti muore.

Il tasso
- Carlo Oddone - 95
>> L’angolo di Oddone
Speciee varietà sperimentate:
loro caratteristiche
Sono essenzialmente due i tipi di tasso che si pos-
sono reperire ed utilizzare: Taxus baccata e T. cuspidata,
di cui i vivai offrono poi varietà ed ibridi dalle caratteri-
stiche più diverse. Poiché i nomi commerciali sono poco
affidabili, dopo aver escluso le forme a fogliame dorato
o argenteo, non resta che scegliere il soggetto in base al
suo aspetto, considerandone la struttura, le proporzioni e
la dimensione delle foglie.
Esistono delle forme nana o compatta a sviluppo
contenuto, ma non è del tutto conveniente lasciarsi con-
vincere dalle loro proporzioni poiché la vegetazione che
compare in risposta alle cimature è anche troppo fitta: la
gestione del bonsai diventa laboriosa ed il risultato este-
tico discutibile.

Stili più adatti


Per essere coerenti con la forma che assumono
spontaneamente i tassi in natura, questi bonsai dovreb-
bero avere un portamento eretto più o meno cespuglio-
so. L’eretto formale è lo stile che si presta meglio, per la
rapidità con cui la vegetazione riempie i palchi. Anche le
composizioni a più tronchi risultano verosimili e grade-
voli, il tasso non è albero da siti ventosi e quindi non si
adatta molto a immagini irte di jin.
In quanto albero simbolico, un bonsai può però
essere usato per rappresentare qualsiasi altra specie ve- Potatura di formazione
getale: sta quindi solo al gusto del coltivatore dargli que- E’ assai diverso l’approccio con l’impostazione di
sta o quella fisionomia. un tasso, a seconda che si tratti di un soggetto giovane di
pochi anni oppure di materiale più maturo e ricco di rami-
ficazione.
Trapianto, raccolta e substrati Nel primo caso è in genere facile farne emerge-
Il tasso è un’essenza assai tollerante. I trapianti, re la struttura essenziale utilizzando i rami che tendono
purché fatti nella stagione giusta e conservando un poco a crescere distanziati e orizzontali. Al massimo si dovrà
di zolla non presentano difficoltà: il suo apparato radicale ricorrere a qualche sostituzione dell’apice, procurando
espanso offre un veloce attecchimento. Neppure il grado di portare in alto sempre i tratti più sottili e di abbassare
di acidità del substrato costituisce un problema rilevante, quelli più consistenti. L’uso del filo metallico è quasi sem-
purché non vi sia ristagno di umidità in eccesso. pre indispensabile.
Come già detto, da noi non è frequente trovare Qualora si disponga di un soggetto di maggior
un tasso tra gli alberi del bosco, quindi l’origine è quasi età e dimensione, se vi sono rami nel tratto di tronco che
sempre il vivaio, dove ormai la maggior parte dei sogget- si intende utilizzare si scelgono quelli disposti meglio ac-
ti sono coltivati in contenitore ed il loro trapianto risulta corciandoli quanto serve (ed è possibile), altrimenti oc-
perciò semplificato. corre conservare della chioma eventualmente superflua,
L’epoca ideale per il trapianto o i rinvasi è l’autun- potarla drasticamente, attendere che compaiano delle
no avanzato o la fine dell’inverno, quando la pianta è in nuove gemme sul tronco per scegliere quelle utili.
relativa dormienza. Quando il loro sviluppo è ben avviato si può eli-
Il terriccio standard con una piccola aggiunta di minare la struttura conservata in precedenza solo perché
composta o humus di lombrico si presta benissimo a que- il soggetto potesse sopravvivere e fare i nuovi getti.
sta essenza. La ragione di questo impegno è che il tasso è una

96 Il tasso
- Carlo Oddone -
Applicazione del filo
L’educazione di questo soggetto è facile da rea-
lizzare per quanto riguarda la ramificazione giovane, che
è elastica e flessibile, anche se un poco cocciuta: tende un
poco a tornare alla sua posizione precedente dopo tolto il
filo.
Il legno vecchio, pur irrigidendosi, si lascia pie-
gare, ma si rivela ancora più ostico di quello giovane ad
accettare la forma imposta, tanto che si è costretti a ripe-
te l’applicazione del filo (quando incomincia a segnare la
corteccia) anche più volte prima di raggiungere il risulta-
to voluto.
A seconda dello stile scelto, qualora sia neces-
sario creare dei palchi, l’educazione delle branche nella
posizione necessaria deve essere assai precoce, per poter
disporre di un punto di riferimento per orientare la chio-
ma dei palchi stessi. In tal modo si guadagna tempo, nel
senso che tutte le successive operazioni (quelle appunto
che servono ad infittire il fogliame) non richiedono poi
degli aggiustamenti, ma tendono subito a creare il mate-
rassino di verde una forma ed un profilo coerenti.

Tecniche particolari
Data l’abbondanza di gemme che si sviluppano a
seguito delle cimature, la vegetazione dei palchi diventa
sovente troppo compatta, e richiede una periodica sfol-
titura. Va ricordato che gli eventuali rametti rivolti verso
il basso devono essere eliminati perché non sporgano al
conifera sempreverde, i cui rami devono avere un minimo
disotto del margine inferiore dei rami.
di chioma all’estremità per poter continuare a vegetare e
Quando lo sviluppo del soggetto è molto vigo-
reagire agli interventi del coltivatore.
roso, è inevitabile il rischio di dovere sostituire qualche
Uno degli aspetti positivi del tasso è che, non
parte (generalmente in alto) che diventa troppo tozza.
essendo avido di luce, conserva della vegetazione anche
L’importante è farlo in modo da non danneggiare l’imma-
indietro sui rami, all’interno vicino al tronco.
gine del bonsai, eseguendo l’intervento qua e la, stagione
Si attende a cimare la nuova vegetazione finché
dopo stagione.
non abbia raggiunto una certa maturità e lunghezza.
Quando la si accorcia, si può contare su numerose gem-
me che compaiono alla base delle foglioline, con cui si Fertilizzazione ed altri trattamenti
forma l’abbozzo della ramificazione secondaria, che co- Il tasso ama un substrato fertile e risente visto-
stituirà la struttura della branca. samente delle concimazioni. Queste diventano così’ un
E’ quasi più facile farlo che dirlo, proprio perché il mezzo per controllane in qualche modo lo sviluppo ed il
tasso è in grado di reagire molto generosamente a que- comportamento.
sto tipo di intervento. Come è ovvio la modalità della fertilizzazione
Una volta costruita questa struttura di base di deve adattarsi alla natura del soggetto. I giovani che de-
ogni palco, le ulteriori cimature serviranno a coprirla di vono crescere saranno nutriti con regolarità sin dall’inizio
fogliame, che basterà insistere a tagliare per ottenerlo della ripresa vegetativa, mentre i soggetti maturi, di cui
fitto e basso. Il risultato è dato da un insieme di ciuffet- conviene limitare sia lo sviluppo globale che le dimensio-
ti di foglioline dirette verso l’alto a prendere luce. Il se- ni di ogni singola parte, sarà bene dare il concime contro
greto sta nell’intervenire sufficientemente di frequente, tempo, cioè non quando la pianta è in fase di sviluppo,
quando i nuovi ramuli sono lunghi 5-6 cm. Ed accorciarli a ma più tardi, quando ne sta uscendo e quindi non più in
mano di uno. Data la disposizione delle foglie sul ramulo, condizione di sfruttarne completamente l’effetto. Con
ecco che ne risultano i piccoli e corti ciuffi. questo procedimento (valido peraltro su qualsiasi tipo di
Il tasso
- Carlo Oddone - 97
>> L’angolo di Oddone
bonsai) si è certi di somministrare alla pianta quanto le
occorre, pur negandole l’opportunità di avere degli accre-
scimenti esagerati.

Prevenzione e cura delle malattie


Il tasso sembra essere una delle piante meno vul-
nerabili agli attacchi dei parassiti, sia animali che vegeta-
li. La parte aerea può talvolta essere aggredita da coccini-
glia. L’apparato radicale soffre se un persistente eccesso
di umidità favorisce lo sviluppo di funghi patogeni. L’uso
di terriccio poroso e drenante costituisce la migliore pre-
venzione. Un oculato ritmo di innaffiature fa il resto.

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Vita da club <<

Amatori Bonsai e Suiseki

Genova

I
l club “Amatori Bonsai Genova” si è costituito nel co di Genova, il Consorzio Villa Serra, il club “GADO” di
1987 al fine di riunire gli appassionati di questa arte Osaka, Giovanni Genotti.
residenti nell’area metropolitana di questa città. Nel 2007 per il ventesimo anniversario del club si
L’attività dell’Associazione consiste nel tenere riu- è organizzato in settembre un importante evento che ha
nioni con periodicità bimestrale, organizzare esposizioni, compreso anche il XII Congresso IBS e una esposizione
e attività didattica anche con esperti a livello nazionale. dei club liguri, con la partecipazione di Bokushin, scuola
Con l’ingresso di alcuni appassionati di suiseki di calligrafia diretta da Norio Nagayama.
negli anni ’90, tra i quali Sergio Malpeli, che ne è stato E’ inoltre stata intensificata l’attività didattica,
a lungo presidente, l’ Associazione è diventata “Amatori con l’organizzazione di corsi annuali per principianti, corsi
Bonsai e Suiseki Genova” e, grazie anche all’incremen- presso le UNITRE della provincia di Genova e la parteci-
to numerico e qualitativo dei soci, ha avuto un impulso pazione, nel 2008, al Festival della Scienza, in cui si sono
che ha consentito di innalzare il livello dell’attività: par- tenuti alcuni laboratori di estetica e tecnica bonsai.
tecipazione a importanti manifestazioni nazionali, quali Nel 2009, nell’ambito della manifestazione “Bon-
Congressi UBI, Crespi Cup, Arcobonsai e altre, nelle quali sai in Villa” che si svolge ormai da cinque anni a villa Serra
alcuni soci sono stati premiati, e organizzazione di labo- di Comago – Sant’Olcese (GE) si è organizzata, in colla-
ratori con affermati maestri, culminati in una organica borazione con il Consorzio villa Serra e con il patrocinio
serie di incontri con Othmar Auer, presidente della suc- della provincia di Genova, il Premio BonsaiGenova 2009,
cursale europea di una importante associazione di artisti mostra concorso riservata ai club italiani, con la parteci-
bonsai giapponesi. pazione di Giovanni Genotti, Edoardo Rossi, e altri noti
Dal 2005, grazie alla messa in rete del sito in- istruttori italiani.
ternet e di progetti di diffusione del bonsai, che hanno Attualmente il club conta circa trenta soci, di cui
consentito di godere di un contributo della Provincia di parecchi giovani, e punta all’incremento delle conoscen-
Genova, si è incrementato il numero dei soci e si sono po- ze tecnico estetiche per fare bonsai, nonché alla diffusio-
tute realizzare prestigiose mostre, con la collaborazione ne della conoscenza del suiseki.
di associazioni liguri di bonsai ed enti quali l’Orto Botani-
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>> Vita da club

Programma 2010
(programma realizzato grazie al sostegno della COOP
“A.Negro” e con il patrocinio della Provincia di Genova)

- 09/06/2010 - Serata dedicata ai suiseki: esame delle pietre dei soci


- 13/01/2010 - Tesseramento 2010 ed eventuale tesseramento UBI. (Perfumo).
Illustrazione e distribuzione del programma 2010.
- 16/06/2010 - Mochikomi estivo delle caducifoglie (defogliazione
- 20/01/2010 - Prosecuzione tesseramento. Esame piante dei soci: parziale e totale, cimatura, avvolgimento - Rosati).
punti di forza, difetti, scelta dello stile.
- 07/07/2010 - Incontro col botanico: argomenti in via di definizione.
- 24/01/2010 - Lavorazione da parte dei soci delle proprie piante.
- 21/07/2010 - La manutenzione estiva dei bonsai: ombreggiatura,
- 03/02/2010 - Storia di un albero: il tasso di S. Mancuso. irrigazione automatica, protezione dei vasi (Giumelli).

- 14/02/2010 - Lavorazione da parte dei soci delle proprie piante. - Data da definire - Mostra suiseki al museo di arte orientale E.
Chiossone
- 17/02/2010 - Esame piante dei soci: tecniche da applicare per l’im-
postazione. - 01/09/2010 - Rientro dalle vacanze: impressioni, resoconti, etc.

- 03/03/2010 - Assemblea generale ordinaria dei soci. - 15/09/2010 - Storia di un albero: olivastro di S.Agostaro

- 07/03/2010 - Laboratorio con istruttore nazionale Mario Sandri - 06/10/2010 - Preparazione e distribuzione dei compiti per la mo-
stra di Villa Serra.
- 17/03/2010 - Il materiale da vivaio adatto per l’impostazione a bon-
sai. - 16, 17/10/2010 - Premio BonsaiGenova a villa Serra di Comago:
mostra concorso di bonsai e suiseki.
- Data da definire (20, 21, 27, 28) - Gita sociale in vivaio.
- 21/10/2010 - Serata dedicata ai suiseki: Daiza o suiban? (Perfumo,
- 07/04/2010 - Tokonoma di primavera. Con la partecipazione di tut- Rosati ). Con la partecipazione di Andrea Schenone.
ti i soci. Preparazione della mostra di primavera.
- Data da definire - I colori dell’autunno:escursione nell’ Appennino
- Data da definire - Gita sociale presso il giardino di un maestro Ligure .
bonsaista (da individuare).
- 03/11/2010 - Tokonoma d’autunno. Con la partecipazione di tutti
- Data da definire - Mostra bonsai di primavera a villa Imperiale i soci.

- 21/04/2010 - Mochikomi primaverile: la pizzicatura dei nuovi ger- - 17/11/2010 - Esame piante dei soci: punti di forza, difetti, scelta
mogli. dello stile.

- Data da definire - Escursione primaverile in natura eventualmen- - 21/11/2010 - Laboratorio con istruttore nazionale Stefano Frisoni.
te per ricerca suiseki (Appennino Ligure ).
- 03/02/2010 - Mercatino di scambio: piante, vasi, attrezzature, pub-
- 01,02/05/2010 - Partecipazione ad Arcobonsai. blicazioni: proposte per il programma 2010.

- 05/05/2010 - Tecniche di coltivazione appropriate (annaffiatura, - 01/12/2010 - Lavorazione da parte dei soci delle proprie piante.
esposizione, concimazione, trattamenti fitosanitari - Agostaro).
- 12/12/2010 - Concorso tra i soci: i migliori lavori (2 categorie) sa-
- 19/05/2010 - Resoconto sulla partecipazione ad Arcobonsai a cura ranno premiati.
dei partecipanti.
- 15/12/2010 - Cena sociale di Natale. Serata di commenti e bilanci
dell’anno.

Tutti gli appuntamenti del mercoledì si terranno in sede dalle ore 20.30 alle 22.45. I laboratori della domenica si terranno in sede
a partire dalle ore 9.00.
Altre date di incontro: laboratori corso principianti: 21 febbraio, 14 marzo, 06 giugno.
Corso avanzato con D.Danisi: 31 gennaio, 18 aprile (ev. a villa Serra)

www.bonsaigenova.it e – mail : info@bonsaigenova.it


Corrispondenza: presso Giorgio Rosati , via Luccoli 31/6 - 16123 GENOVA
Sede: presso COOP “A. NEGRO” - piazzale Iqbal Masih 5 (piazzale traghetti) - 16100 GENOVA
Tel.: 010 247 0606 / 010 32 37 63 / 010 21 62 27
Il Giappone visto da vicino <<

La voce delle onde


Mishima Yukio recensione a cura di Anna Lisa Somma
http://bibliotecagiapponese.wordpress.com/

S
piagge affollate di reti e di gomene umide, sentieri impregnati
di brezza salmastra, prue battute dalle onde: questo è lo sce-
nario nel quale Mishima mette in scena La voce delle onde,
La voce delle onde racconto della storia d’amore fra Shinji, giovane lupo di mare
Mishima Yukio squattrinato, e Hatsue, pescatrice di perle e figlia di uno degli uomini
più potenti della piccola Uta-Jima, l’Isola del Canto. In questo paesag-
Feltrinelli gio essenziale, che emana una sorta di forza primigenia e selvaggia, i
€ 7,00 - 180 p. - 2003 due ragazzi, candidamente, scoprono l’amore e la libertà, nonostante le
maldicenze e gli ostacoli sorti nel loro misero villaggio.
Il faro solitario che domina l’isola e il racconto, occhio dell’auto-
re, perlustra a fondo l’animo dei personaggi, mai completamente ter-
so, e l’aspra bellezza della vita marittima, metafora stessa – con le sue
tempeste e le sue giornate di bonaccia – del legame che unisce i due
protagonisti.
La vicenda, grazie anche alla piega fiabesca che assume nell’ul-
tima parte del libro, appare molto semplice e, per certi versi, addirit-
tura prevedibile, ma senza che ciò vada ad intaccare la sua godibilità.
Essa dipende in gran parte, più che dall’intreccio narrativo, dal connu-
bio fra i sentimenti degli uomini e l’ambiente circostante, indissolubile
sia nella gioia che nel tormento: “gli isolani”, infatti, “avevano stipulato
un’alleanza con la natura, e le prestavano il loro pieno appoggio”. Per
imbrigliare le potenze di madre terra, soprattutto nei suoi eccessi, non
occorre soltanto confidare nella preghiera e nei talismani del tempio di
Yoshiro, ma affidarsi alle proprie forze e avere il coraggio di adoperarle
sino in fondo, come ricorda Shinji al termine del volume.
La voce di Mishima, al pari di quella delle onde, si insinua delica-
tamente nel racconto, accompagnando il lettore nella furia della bufera
e nel dolce riposo delle ore d’ozio.
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La voce delle onde - Mishima Yukio


- Anna Lisa Somma - 101
>> Il Giappone visto da vicino

l’architettura contemporanea

giapponese
a cura di Antonio Ricchiari

è
necessario innanzitutto considerare
le condizioni socio-culturali dell’impe-
ro nipponico in cui coesistono modelli
tradizionali e moderni. E’ noto che in
Giappone tutto ciò che riguarda la tradizione Teatro Armani a Milano progettato da Tadao
gode di una solida protezione e conservazione. Ando. Spettacolarità degli spazi e progettazio-
I giapponesi non vogliono serbare la tradizione ne d’ispirazione geometrica sempre funzionale
ma prolungarla nel tempo. Anche gli architetti
sono rimasti legati ai materiali da costruzione scontriamo nel concetto di edilizia giapponese. Questa forma men-
tradizionali, specialmente a quelli naturali, pri- tis ha reso il Giappone una nazione di sperimentazione eccezionale
mo fra tutti il legno. Medesima cosa si può dire per quel che riguarda il campo architettonico.
per le forme semplici, fenomeno verificabile All’interno dell’architettura vivono quattro pensieri che
negli oggetti e nei manufatti dell’artigianato. hanno influenzato metodologia e pensiero. Il più importante è la
I giapponesi hanno un concetto del geometria, dove modelli e moduli geometrici sono alla base di case
vuoto diverso da quello degli occidentali, e chi e templi. Altro principio fondamentale è la raffinatezza stilistica,
fa bonsai lo sa. “Spazio” e “incantesimo” non l’uso di materiali preziosi e la minuziosa lavorazione della forma,
sono concetti occidentali, al contrario l’arte grazie ad un continuo sviluppo del linguaggio dell’architettura mo-
del nulla costruito è parte vitale dell’architet- derna. Molti architetti hanno perfezionato il concetto giapponese
tura giapponese. D’altronde l’Impero del Sol di spazio e adottato l’attenzione occidentale per il particolare, fon-
Levante non ha chiuso le porte al XXI secolo, dendoli insieme nella fase progettuale.
all’elettronica, a tutta la modernità. Osserviamo come la bellezza venga associata ad un rinno-
I giapponesi, per principio, non costru- vato acume della vista. Guardare non è solo vedere ciò che ci cir-
iscono i loro edifici per l’eternità, come d’al- conda e non è nemmeno andare oltre le apparenze, perché anche
tronde si fa in Occidente. Perfino i loro templi questo contempla un rapporto con il mondo: guardare è fissare lo
sono concepiti per una durata limitata ad una sguardo nel nulla (e questo principio si applica per il bonsai ed il
quarantina d’anni. D’altronde l’architettura suiseki!).
scintoista concettualmente parla di “ricostru- Questa consapevolezza dà una forza incredibile e inim-
zione periodica”. L’Ise, il santuario scintoista maginabile in Giappone alla ragione morale dell’essere attivo. E’
più importante e noto, viene sostituito a in- la consapevolezza del fare che schiude all’artista, all’artigiano il
tervalli regolari da una copia identica, poiché mondo della bellezza. Questa è una conditio sine qua non e anche
nello scintoismo non è venerata la durata ma nel caso dell’architettura in Giappone specialmente la bellezza del
la bellezza simbolica di un continuo rinnova- manufatto si rivela quando esiste armonia fra uomo e natura, tra
mento. azione e contesto. Questa disciplina etica, questo emergere del la-
Da ciò trae origine la versatilità che ri- voro in luogo della figura dell’artista dà forma al concetto di wabi, di
L’architettura contemporanea giapponese
102 - Antonio Ricchiari -
questo concetto di sobria raffinatez- Così accade di visitare a Tokyo luo- completa”.
za, come principio estetico più raffi- ghi dove si pratica la cerimonia del L’architettura giapponese,
nato, più intensamente, sottilmente, tè e quartieri dei piaceri sfrenati, così com’è, non può esistere che in
tenacemente ricercato. Anche l’archi- ascetismo praticato dal buddhismo Giappone: è l’humus nel quale affon-
tetto rientra in quell’essere Maestro, e dallo scintoismo che coesiste con da le sue radici, è l’inquietante clima
sensei – termine che indica l’eccellen- l’edonismo della società postindu- delle megalopoli moderne che la fan
za per antonomasia (non sottovalu- striale. Accanto alla frenata archi- no vivere. Ci sembra questa una ra-
tato o svenduto come in Italia!) e im- tettura futuribile resta, specie in gione per giustificare come questa
pone alla persona investita un valore campagna, l’antica casa giapponese, architettura non possa espander-
morale, la cui grande responsabilità un severo archetipo, scevro dal com- si facilmente altrove e anche come
va ben oltre l’esercizio della propria piacimento alla ornamentazione. essa rappresenta la prima variante
professione o della propria arte. I giapponesi hanno perduto il valida e riuscita di una società post-
Il concetto dei progettisti loro tradizionale stile di vita, la casa industriale.
permette che l’architettura, la natu- tradizionale non esiste più che in mi- Nel XXI secolo lo scambio
ra e la coscienza umana si incontrino niatura nella casa prefabbricata, con “east goes west” è sempre più evi-
fondendosi in una armonia perfetta. il piccolo angolo con il tatami com- dente. Questa sempre più crescente
L’architettura contemporanea giap- prato su catalogo. Malgrado tutto Cross culture avviene da e verso que-
ponese si suddivide in quattro ten ciò il Giappone ha conservato un at- ste due direzioni. I giapponesi sono
denze: geometria, raffinatezza stili- taccamento profondo alle sue radici. maestri nell’acuta trasformazione
stica, simbolismo ed espressionismo La simmetria per i giappone- attraverso la quale fare nascere qual-
che ne esplicano le concezioni este- si non è in alcun modo detentrice di cosa di più perfezionato. E la mede-
tiche. Anche in questo caso appare forza e potenza ed è esclusa anche sima cosa avviene nell’architettura.
forte l’intreccio che si crea fra la sfera nell’architettura. I passaggi fra am- “L’eclettismo, nei suoi aspetti positi-
della bellezza e la sfera della profes- bienti diversi non indicano separazio- vi, è sempre una sorgente di nuove
sione. Nell’architettura giapponese ni e non hanno carattere definitivo. espressioni culturali… Quando una
di apprezzano i modi di articolazione L’urbanizzazione giapponese la dice cultura diventa troppo asettica, muo-
dello spazio, la capacità di scandire le lunga: su una popolazione di oltre 120 re – afferma l’architetto Kisho Kuro-
diverse sequenze spaziale a partire milioni, il 60% abita in un caotico tes- sawa – per questo motivo bisogna
però da elementi semplici. suto urbano fra autostrade, grovigli attingere alle esperienze straniere,
Il turista, in Giappone, è sol- di binari, agglomerati industriali, in l’abbiamo imparato dalla nostra sto-
lecitato al massimo fino all’estremo ambienti che ricordano le conigliere. ria. Ciò che, nelle mie creazioni, può
delle sue capacità di comprensione. “Nella filosofia orientale – apparire una derivazione dall’eclet-
E’ la passione dei giapponesi per ciò scrive Gerhard Feldemeyer in Bau tismo è la premessa di una originale
che si contraddice. Originali coreo- Welt 21 (1988, pag. 856) – l’incom- concezione, dove si compie un’osmo-
grafie che sembrano realizzate per piuto, il frammentario e l’inespresso si di elementi europei e asiatici e che
scene di fantascienza, arcaici luoghi sprigionano una forza maggiore di farà scaturire una nuova architettura
di culto, tecnologia ultra moderna, ciò che è stato del tutto espresso. La nel XXI secolo”.
molteplici stili assemblati in un me- nostra fantasia è stimolata da ciò che
desimo edificio. manca e il nostro occhio spirituale lo © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’architettura contemporanea giapponese


- Antonio Ricchiari - 103
>> Axel’s World

La creazione
Del mondo di Axel Vigino

“ Solitamente, i ragazzini della mia età,


avranno sicuramente ascoltato molte versioni della
creazione del mondo ad opera delle divinità, nelle
ore di religione o di storia , ma  per molte persone
il mondo, o la propria nazione non è stata creata da
Giove, da Allah o da Dio, ma da molte altre divinità,
che nelle scuole europee sono del tutto sconosciute.
Per questo motivo vorrei raccontare in
poche parole a quei ragazzini come me, un’al-
tra storia affascinante, misteriosa e, a pa-
rer mio, bellissima. ecco l’esempio della crea-
zione secondo la religione shintoista.

La creazione del mondo


104 - Axel Vigino -
“Agli inizi, nel luogo chia- la coppia ricevet-
mato Takama no hara (alta te in dono una
pianura del cielo) compar- splendida lancia
vero le prime divinità: il dio ornata di gemme;
Ama, poi il dio Takami ed chiamata Ame
infine il dio Kami-Mitsubi. no nuboko.
Queste tre divinità opera- In piedi sul
rono  generando ogni cosa ponte sospeso
da soli e senza mai rive- tra cielo e terra,
lare la loro vera forma. A (che a volte viene
quel tempo, il luogo che identificato con
avrebbe dovuto ospitare l’arcobaleno) le
la vita degli uomini e de- due divinità con-
gli dei  non si era ancora ficcarono la lan-
solidificato ed il suo stato cia e con essa
era simile a quello dell’olio mescolarono l’ac-
sulla superficie dell’acqua. qua sottostante;
Di questa massa la corrente ma-
galleggiante era difficile rina gorgogliò,
scorgere sia il centro che i poi sollevarono
confini, dato che non si era la lancia. Dalla
formata del tutto, e vaga- sua splenden-
va fluttuando sulle acque te punta, goccia
come una medusa. dopo goccia, colò
Ad un certo punto, l’acqua salma-
spontaneamente, nacque- stra che, solidifi-
ro altre due divinità, come candosi, divenne
i germogli dei bambù: i loro un’isola: l’isola
nomi sono Umashi no kami di Onogoro. Su
e Ame no Kami.  Tutte le quest’isola la
divinità qui elencate sono  coppia divina
divinità celesti, ossia abi- scese e innalzò
tano l’alta pianura del cie- una magnifica
lo e non si occupano della colonna e un pa-
Terra. In seguito nacquero lazzo. Girando
molte altre divinità tra cui attorno alla au-
i grandissimi Izanagi e Iza- gusta colonna
nami. del cielo le due
A questo punto tutte divinità procla-
le divinità celesti si rivol- marono il giura-
sero al dio Izanagi e alla mento nuziale e “Izanagi and Izanami”, Eitaku Kobaya c. 1885. © From sv.wikipedia.org

dea Izanami, con un solen- si unirono in ma-


ne comando: “sistemate e trimonio. Dalla loro unione nacquero le isole dell’arci-
completate questo paese pelago giapponese e tutte le altre divinità. Dando alla
galleggiante, poi governa- luce il Dio del fuoco la Dea Izanami si ustionò e morì.
telo”.
Poiché veniva affida- Ma questa è un’altra storia......
to loro l’ incarico di indurire
la terra ancora morbida, © RIPRODUZIONE RISERVATA

La creazione del mondo


- Axel Vigino - 105
>> Che insetto è?

I danni da basse temperature


Le gelate - I parte
di Luca Bragazzi

P
er gelata s’intende un fenomeno at- realizzazioni bonsaistiche, hanno messo appun-
mosferico, in cui l’abbassamento della to dei meccanismi di difesa, rientranti in: Mecca-
temperatura al di sotto 2°- 0° comporta nismi per tollerare i danni da basse t° e Meccani-
danni morfologici e fisiologici all’esem- smi per evitare i danni da basse t°
plare colpito. Le superfici vegetali, intese come
quelle degli organi esposti agli agenti atmosfe- meccanismi per tollerare i danni
rici, durante il giorno assorbono calore dal sole da basse temperature
e la variazione di t° tra Con temperature pari o al di sotto dello
quella di tali superfici e 0°, all’interno della pianta può iniziare la forma-
l’aria tutt’intorno può zione di ghiaccio a partire dagli spazi extracellu-
essere anche di 10° C. lari. Nella tolleranza, un meccanismo di difesa,
La quantità di calo- consiste nello spostare l’acqua contenuta all’in-
re assorbita è in fun- terno delle cellule verso gli spazi extracellula-
zione dell’essenza ma ri, aumentando così i soluti presenti all’interno
soprattutto del tipo di della cellula. Questo processo fa si che il punto
legno e dal suo colore. di congelamento si abbassa, evitando così la for-
Le variazioni di t° che mazione di ghiaccio all’interno della cellula.
si verificano al calare del
sole durante i mesi fred- meccanismi per evitare i danni
di, unite alla quantità di da basse temperature
acqua presente all’in- Le essenze che adottano sistemi di difesi
terno dei fasci legnosi al momento dell’evento, atti ad evitare i danni da congelamento, adotta-
determinano il tipo di danno. no un fenomeno chiamato della SOPRAFUSIO-
NE.
meccanismi di difesa Questa strategia di difesa è un fenomeno
Le gelate e i danni da basse t° che ne pos- fisico che consente all’acqua di rimanere liquida
sono derivare si verificano in: anche con t° di gran lunga al di sotto dello 0°, ma
- AUTUNNNO: prima dei processi di lignificazio- fino al valore di nucleazione del ghiaccio.
ne; Quest’ultimo è un valore pari a -38 °C!! …e
- in pieno INVERNO: durante la dormienza; rappresenta il punto di congelamento dell’acqua
- fine INVERNO-inizio PRIMAVERA: durante il pura… ma l’acqua contenuta nelle cellule non è
periodo di ripresa vegetativa. in tale stato, perché contiene soluti e batteri ve-
Le piante arboree, nella fattispecie le es- getali presenti sulle pareti cellulari che rappre-
senze botaniche comunemente utilizzate per sentano il punto di partenza del processo di con

I danni da basse temperature - Le gelate - I parte


106 - Luca Bragazzi -
gelamento, infatti, questi sono chiamati Batteri Questo è considerato un indurimento al
Criogeni o Glaciogeni. freddo, ovvero sviluppo di resistenza alle basse
t°.
la soprafusione Il gruppo vegetale più resistente è quello
A seguito dell’abbassamento delle t°, delle conifere. Sia morfologicamente, che fisio-
viene a formarsi del ghiaccio nel sistema di con- logicamente hanno sviluppato organi e sistemi
duzione Xilematico. Questo è posizionato negli di protezione (resina) che le portano a resistere a
spazi tutt’intorno alla cellula e grazie alle pareti valori estremamente bassi e prolungati nel tem-
cellulari, che fungono da divisori/barriera, l’ac- po.
qua contenuta all’interno delle cellule non con- Le latifoglie, combattono meno efficace-
gela anche a t° di molto al di sotto dello 0°, ma mente delle conifere ed adottano sistemi loca-
sempre fino alla t° di nucleazione (-38°). lizzati in periodi determinati, perdendo tali pro-
E’ vero anche però, che la formazione di tezioni nei periodi di crescita.
ghiaccio nel sistema di conduzione, può provo-
care dei danni meccanici ai tessuti, è per questo la resistenza fisiologica
che il sistema di tolleranza, rispetto a quello di L’ormone vegetale maggiormente coin-
evitare è molto più efficace, in quanto è possibile volto nei meccanismi di difesa dalle basse t° è
renderlo reversibile senza danni successivi. l’Acido Abscissico (ABA).
In antitesi all’3-IAA (Auxina) l’aba si accu-
sensibilità dei diversi organi e tessuti mula durante i processi di acclimatazione e se-
- Tessuti Xilematici: questi vanno incontro a so- nescenza fogliare (caduta autunnale) ed il suo
prafusione e cellule possono resistere fino alla t° massimo contenuto è registrato in periodi di
di nucleazione del ghiccio. I tessuti Floematici e piena dormienza invernale.
Cambiali, sono molto più resistenti e quindi scar- La sua presenza diminuisce con il risve-
samente interessati dal fenomeno. glio primaverile, in cui aumenta l’3-IAA. Durante
- Gemme a Fiore e a Foglia: anche in questi or- le fase di acclimatamento al freddo i composti
gani la soprafusione è presente, ma viene persa che si formano e si accumulano per aumentare
con il passare del periodo di dormienza, ovvero la resistenza al freddo sono:
al loro risveglio perdono la resistenza al gelo. - Zuccheri
- Tessuti Corticali: in questi tessuti, il fenomeno - Aminoacidi
ricorrente è quello della tolleranza, per cui esiste - ABA
“l’equilibrio di congelamento” tramite lo sposta- - Proteine
mento di acqua nei tessuti. - Pigmenti Antociani (ROSSO)
- Lo stato fenologico è un indice di quanto grave
potrà essere un eventuale danno da basse t°.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

risposta delle diverse specie botaniche


E’ molto difficile stabilire la sensibilità di
ogni specie nei confronti delle basse t°. E’ certo,
però, che le diverse essenze botaniche combat-
tono tale evento in base a fattori genetici e am-
bientali, come il fotoperiodo e la temperatura.
Queste risposte vegetali possono essere
accomunate sotto un solo fenomeno chiamato
acclimatazione.

I danni da basse temperature - Le gelate - I parte


- Luca Bragazzi - 107
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