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Uno dei maggiori problemi della Destra è l’incapacità di avere un progetto di società che sia al
passo con i tempi. Viviamo in un’epoca di rapide trasformazioni: ciò che oggi sembra moderno e
avanzato nella realtà è già superato, è già un qualcosa di “vecchio”. La società corre, la
Destra guarda e attende gli eventi reagendo sempre in modo disordinato e senza risolvere il
problema. La Destra oggi è una forza reazionaria senza futuro, un contenitore vuoto che attende
dall’esterno ciò di cui ha bisogno per la sua stessa sopravvivenza. Spesso si perde nella
parte destruens, nelle polemiche sterili e nelle proteste, dimenticando il momento propositivo, la
partecostruens. Disfa il gomitolo, ma non sa riavvolgerlo. La Destra oggi ha ancora come valore
predominante il concetto di Nazione. In epoca di globalizzazione, in cui i confini come
li abbiamo sempre considerati sono sorpassati, anacronistici, finiti e falsi la Destra risponde con la
Nazione e l’autarchia. E’ anche da questo punto che risulta chiaro come sia vecchia e senza più
idee. Ogni cosa per conservarsi deve rinnovarsi: come ha scritto Moller VanDen Bruck, essere
conservatori non significa dipendere da ciò che è stato ieri, ma vivere ciò che è eterno.
Una Destra moderna, coraggiosa e lungimirante Una Destra moderna deve comprendere la mutata
situazione del mondo e con la fine del vecchio nazionalismo ha il dovere di non rinchiudersi
in unaretorica visione nazionale, ma di lanciare il progetto di una Nazione continentale, la Nazione
Europa. Oggi la parola Nazione è rispolverata da coloro che l’hanno sempre combattuta: uomini che
hanno sempre dato valore a posizioni egualitariste e internazionaliste, oggi non perdono occasione
di parlarne e di elogiarne gli aspetti più banali, di riempirsi la bocca con qualcosa che storicamente
non appartiene a loro e che, anzi, hanno combattuto con tutte le loro forze. La realtà è che
inneggiano a qualcosa di vuoto, che è assente di significato, inutile. Parole come
Patria appartengono a tempi passati in cui i nazionalismi europei si affrontavano sulle frontiere per
rivendicare il loro territorio e la loro cultura. Oggi il nemico non è in Europa. Oggi il nemico è fuori
dai suoi confini. Un antagonista che ha paura dell’Europa e della sua storia, della sua potenzialità
economica, della sua cultura, della sua capacità di rinnovarsi e rigenerarsi. Il mondo che fino a
quindici anni fa era diviso in due blocchi bendefiniti e contrapposti è cambiato: i due schieramenti
non esistono più. Oggi viviamo con un unico gruppo egemone che vuole decidere dei destini del
mondo senza considerare che vi sono altre culture, altre tradizioni, altre storie, vuole uniformare il
restante mondo a sé in un’ottica etnocentrica e massificata. E’ il ritorno dell’ideologia illuminista,
della fede nella ragione come unica fonte di verità, dell’egualitarismo in cui gli uomini uguali per
natura devono godere di stessi diritti e di uguali doveri di cittadini. Da questi presupposti nasce la
volontà di un governo mondiale in cuisiano cancellate le differenze culturali e di sangue in una
concezione di determinismo storico per il quale un solo destino è possibile. La Destra, che da
sempre si oppone a tale progetto, è convinta che non è la storia che fa l’uomo, ma viceversa è
l’uomo che fa la storia negando quindi ogni tipo di determinismo storico. Un progetto per il futuro:
Europa Nazione alleata della Russia Alcuni decenni or sono Jean Thiriat elaborò la
teoria geostoricadell’Eurasia. Il geopolitico belga era convinto che la strada da seguire fosse quella
che unisse le terre comprese tra Lisbona e Vladivostok in un’unica nazione, uno spazio continentale
armato che prende ragione della sua esistenza dal momento della caduta dell’URSS.
Tale nazione, nella prospettiva di Jean Thiriat, dovrà essere uno stato politico, un sistema aperto e
in espansione che sia espressione di uomini liberi verso un futuro collettivo e condiviso. Questa
visione tratta di uno stato unitario delle nazioni europee depurato dalle teorie federative e
autonomiste, una nazione composta da un unico popolo che sarebbe nato dalla fusione degli europei
con i popoli dell’ex Unione Sovietica. Tale progetto, per quanto interessante e affascinante, ci
sembra alquanto utopico e irrealizzabile. Troppe differenze culturali, di lingua e di storia dividono il
mondo europeo da quello dell’ex URSS. Molto più praticabile è invece, a nostro avviso, l’idea e la
possibilità di costituire un’Europa dei popoli federata ad una grande Russia. Da questo blocco, unito
ma separato nelle proprie specificità, tradizioni, culture e identità, ci auspichiamo possa iniziare un
percorso storico realizzabile e concreto. Il nostro è un atto di realismo politico di fronte all’unica
potenza mondiale che domina il mondo e alla prospettiva futura di una grande Cina in concorrenza
agli Usa. I due schieramenti stritoleranno le nazioni europee rendendole, per chi sarà più fortunato e
capace di riorganizzarsi, piccoli satelliti ad uso e consumo di una delle due potenze, mentre per le
nazioni che non saranno in grado di riorganizzarsi sarà la fine, verranno spremute sino a
trasformarsi in piccole nazioni da sfruttare. Noi europei, uomini di Destra non possiamo tollerare
una tale prospettiva, non possiamo stare fermi ad aspettare che i progettidi altre nazioni si compiano
sul nostro popolo, dobbiamo tornare a sognare il nostro futuro realizzando concretamente il nostro
destino. L’Europa si merita un destino europeo. Un destino che unisca la terra da Lisbona a
Bucarest e che costituisca un patto federativo con la Russia per un futuro di indipendenza politica
ed energetica.
L’Europa è una terra dalle grandi prospettive future e sicuramente uomini come Donald Rumsfeld,
che hanno definito in modo dispregiativo la nostra terra come “vecchia Europa”, non ha compreso
che il nostro popolo sta prendendo coscienza che non esiste più un’indipendenza e un progresso
possibile al di fuori da contesti continentali. Lo stesso studioso delle società
contemporanee, Ulrich Beck, nel suo ultimo saggio sulla globalizzazione ha motivato la
costituzione di patti federativi nazionali per la costituzione di transnazioni, una visione che
identifica i cambiamenti in atto nella società a cui andiamo incontro e che costruisca un mondo
sicuro in un contesto multipolare. E’ proprio in questa prospettiva che la Destra si deve muovere. In
un raggio che trascenda la nazione come confine per una visione nazional-europea per la difesa
della nostra storia costruita in millenni. La Destra italiana non può attendere ancora, proprio ora che
si stanno costituendo le nuove prospettive che vedono nell’asse Parigi – Berlino – Mosca un futuro
europeo in alleanza alla Russia. Lo stesso ministro degli esteri francese, Dominique de Villepin, ha
espresso con notevole entusiasmo la sua adesioni alle tesi di tale un asse prospettate dal presidente
Russo Vladimir Putin e dal capo del governo tedesco Schroder. Vogliamo veramente restare fuori
dal futuro del nostro grande sogno di un’Europa unita, armata e indipendente? L’Europa è
una grande madrepatria capace di risoluzioni diplomatiche di controversie internazionali: che si
assuma le sue responsabilità di faro della civiltà occidentale.
Fabrizio Fratus
sintesimilano.wordpress.com