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Sintesi………………………………………………………………………… pag.

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Robe da Pacs(zi)… (oggi… ahahah DICO)………………………….. pag. 3
L’argomento del giorno: lutti e rancori del secolo scorso..……….. pag. 5
Fuori dai denti… con serenità e fermezza……………………………. pag. 7
Soffrire di ducismo……………………………………………………….. pag. 11
Irak: una guerra contro l’Europa..………………………………….... pag. 13
La vera storia della nascita dell’ONU...……………………………… pag. 15
L’evoluzionismo e le scienze biologiche……………….…………… pag. 17
Curve: RK Cremona………………………..……………………………. pag. 20
Un libro……………………………………………………………………... pag. 25
Povera Patria……………………………………………………………… pag. 27
Atomi………………………………………………………….……………. pag. 28
Ad Ale………………….…………...……………………………………… pag. 31
Lettera ad Ale………………………………………………………..…… pag. 33

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Non ce lo aspettavano, anzi siamo stati presi decisamente alla sprovvista per i
complimenti e per tutte le e-mail che ci sono arrivate. Ringraziamo. Ringraziamo
tutti coloro che hanno riportato SINTESI sul loro sito, lo hanno pubblicizzato, lo
hanno inviato ad amici, lo hanno segnalato con articoli. Ringraziamo perché
poche volte, dal così detto “ambiente”, si hanno risposte positive. Noi abbiamo, e
piano piano cercheremo di dimostrarlo, tesi diverse su molti argomenti a noi tutti
cari. Sulla guerra in Irak come sul mondo di cui facciamo parte, quel mondo tanto
variegato quanto diviso e confuso. Il nostro gruppo, che ha una storia che inizia
negli anni ’90 con la “Spina nel Fianco”, la Fiamma Tricolore, il Sindacato degli
Studenti etc etc… oggi si è riunito e vuole tornare ad essere un punto di riferimento
su Milano. Milano, la città della cultura e del danaro. Milano la città che più di
tutte è riferimento in Europa. Milano la città in cui nacque la rivoluzione nel secolo
passato.

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Nella recente “querelle” creatasi attorno all’approvazione dei PACS (patti civili di
solidarietà) la grande maggioranza degli italiani si e’ espressa con un sostanziale
agnosticismo nei confronti di questo provvedimento parlamentare.
Probabilmente disgustati dal teatrino inscenato da esponenti quali il transgender
Vladimir Luxuria e la sempiterna “checca” Franco Grillini (ad vitam presidente
della nostrana Arcigay), i nostri connazionali hanno preferito non struggersi
l’anima per questioni quanto mai lontane dalla loro vita quotidiana e dalle
problematiche che questa comporta.
Quelle che, con un linguaggio meno eufemistico, potremmo chiamare più
sommessamente “unioni civili” sono addotte da molti come la sentina di una
società in continua evoluzione che ha il dovere di recepire e far propri nuovi
modelli comportamentali e diverse possibilità di convivenza.
La chiesa cattolica schierata gioco forza contro gli assertori di questa forma di
modernità coatta, non ha ancora propugnato alcuna possibilità “aperturista”.
In realtà dal Concilio Vaticano II , venuta meno la sua funzione etica e
socialmente regolatrice, l’ordinamento ecclesiastico si è mostrato sempre più
debole nei confronti della libertà dei costumi.
I più convinti assertori dei PACS discrediteranno quale bigotto, omofobo ,
retrogrado e “fascista” chiunque in nome della famiglia tradizionale si opporrà a
siffatto progetto ritenuto portatore di disgregazione sociale .
Addurranno ragioni patrimoniali (il diritto di eredità e di reversibilità della pensione
fra un partner e l’altro) il più delle volte solvibili con semplici scritture private
notarili , non consci forse di cadere nelle più grette e prosastiche questioni
economicistiche.
In nome della modernità si creerà un ibrido distruttore del nucleo fondamentale e
più compattamente omogeneo della Nazione .
Gli omosessuali potranno un giorno adottare e crescere una prole infelice e
mutilata nella sua personalità per la mancanza della forza educatrice
complementare uomo (padre) e donna (madre) .
Il sovvertimento dei valori che il buon senso e l’ordine delle cose dovrebbero
imporre , scaglierà il colpo ferale ad una società sempre più malata di egoismo e
rappresentata da un tasso di denatalità sempre più inquietante.
Per accontentare ogni uzzolo della perversione umana un giorno forse si
legalizzerà anche la pedofilia .

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A costo di apparire dei contemporanei “don Chisciotte” ci scaglieremo contro i
mulini a vento dell’inquietudine di questo nostro tempo.
NOI GLI ULTIMI , NOI I POCHI, NOI I FOLLI…L’ULTIMA OPPOSIZIONE!

L’angolo del provocatore…

Omosessuale! Come mai desideri tanto ardentemente d’essere iscritto in pubblici


registri accanto al nome del tuo compagno/a? Non sai che se un giorno, se DIO lo
vorrà, potrebbe tornare il FASCISMO? Non sai che esiste la probabilità seppur
remota che s’imponga in EUROPA, o magari solo in ITALIA un regime teocratico?
Forse domani, forse mai… ma se accadesse? Non hai paura di quello che
potrebbe accadere se quei registri andassero in mano a qualcuno che proprio
non ti potrebbe tollerare?

La morte ci sorride, all'uomo non resta altro che sorridergli di rimando.


(dal film "Il Gladiatore")

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!
"

Alle porte d’Europa la Croazia dalla memoria corta, cerca verso Occidente
appoggi e sostegni per entrare nell’Unione Europea.
Stando a quel che si è visto nei giorni scorsi, il Governo croato non prevede di
presentarsi a questo suo futuro appuntamento in punta di piedi o con un
bell’inchino. Al contrario la Croazia, per pochi ma intensi giorni, è parsa perseguire
parallelamente la strategia duplice e allo stesso tempo paradossale, di cercare
raccomandazioni e referenze da una parte, attaccando dall’altra politicamente
l’Italia, che pure non le avrebbe fatto mancare il proprio appoggio.
Il Presidente Napolitano ha scatenato reazioni accese sulle quali è bene
meditare. Egli aveva denunciato il colpevole oblio, in cui era caduto il ricordo
della persecuzione subita da 350 mila italiani in fuga dall’Istria, da Fiume e dalla
Dalmazia, allorquando essi furono scacciati ferocemente dai partigiani di Tito.
Persero i propri beni e in molti persero la vita.Fulmini e saette sono stati lanciati da
Zagabria, verso Roma. Come si spiega questa condotta politica?
A cosa si deve il raptus irriguardoso manifestatosi attraverso le parole del
Presidente Mesic in risposta al discorso di Napolitano pronunciato al Quirinale
durante la consegna delle medaglie ad alcuni parenti degli infoibati? Il rifiuto del
governo di Zagabria di fare i conti col proprio passato è emerso limpidamente. La
sfuriata di qualche giorno fa lo dimostra ampiamente. Mesic, pur di riconoscere la
verità ha incautamente preferito sostenere, che il discorso di Napolitano
contenesse «elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo
politico».
Il messaggio politico del Presidente italiano al contrario è stato chiaro e pensiamo
di poterlo così interpretare: è necessario riflettere e commemorare su quanto
accaduto a quei poveri italiani; niente di più, niente di meno. Ciò che è accaduto
è di fondamentale importanza poiché la verità emerge col proprio carico di lutto,
una fetta di storia importante, riaffiora dopo più di cinquant’anni. Ora e solo ora,
entra a far parte della memoria storica dell’intera Nazione. Da tanto attendevamo
che qualcuno di realmente rappresentativo, che godesse di rispettabilità e
caratura morale, ponesse l’accento su quel torbido passato. Una parte sino ad
ora trascurata e svilita dai libri scolastici scritti perlopiù da distratti e faziosi
pseudostorici, trova finalmente la propria sacrosanta collocazione. Forse qualcuno
a scuola sarà pure interrogato dal professore sull’argomento.

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Mesic si è detto «spiacevolmente sorpreso dal contenuto e dal tono» di un
intervento «sul passato che lede gli attuali rapporti tra Croazia e Italia». Il
presidente croato avrebbe poi rincarato la dose, in seguito all’affermazione di
Napolitano, secondo cui il dramma delle popolazioni giuliano-dalmate nacque
«da un moto di odio e furia sanguinaria» e da «un disegno annessionistico slavo
che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri
contorni di una pulizia etnica».
Tutto ciò è da un punto di vista storico assolutamente fondato ma ci pare
necessario anche sottolineare che il Partito Comunista Italiano, del quale
Napolitano ha fatto parte, aveva sinora sottaciuto i crimini commessi nelle foibe
dai titini. I politici jugoslavi che nel tempo si sono succeduti, non diversamente
hanno mantenuto sempre sulla questione, grande riserbo e distacco, anche di
fronte alla chiara evidenza, anche di fronte alla necessità della storiografia di
ricercare il vero. La verità finalmente salta fuori!!
Col senno di poi, dopo che tanto tempo è passato, è pur giusto che l’Italia mediti
su quell’atteggiamento espansionistico che l’attraversò, subito dopo ch’essa trovò
la sua tanto inseguita unità. In molti erroneamente fanno coincidere il periodo
fascista, con la nascita d’una fase politica italiana accesamente imperialista. Più
probabilmente un ruolo determinante fu svolto dalla vittoria costosa e
insoddisfacente ottenuta con la Prima Guerra più che da una qualsiasi ideologia.
Ad alcuni partiti, movimenti e circoli del tanto piccolo e allo stesso tempo tanto
vasto, panorama della Destra italiana, va il merito d’aver contribuito con ferma
volontà alla ricerca della verità e all’ affermarsi di essa nella memoria storica
dell’opinione pubblica.
Le parole di Napolitano sono accolte di buon grado dalle schiere della Destra
radicale, che da decenni sosteneva identiche tesi senza riscuotere alcun
successo.

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Riportiamo alcune considerazioni da parte di un camerata di lunga data, lo


facciamo poiché riteniamo sia giunta l’ora di “aprire le porte al pensiero”, quindi
di cominciare a discutere e a elaborare nuovi pensieri. La linea di Sintesi non è in
completa sintonia con le tesi riportate dal pezzo che segue, molte nostre
considerazioni divergono, ad esempio noi non riteniamo sia possibile e
auspicabile una strada autarchica per la nazione Italia. Riteniamo che il fascismo
sia stata l’unica e la più grandiosa rivoluzione (purtroppo non completata) del
secolo passato e che la sua grandiosità sia da attribuire a Mussolini; ma che il
fascismo si sia concluso con il Duce.
Come già specificato nel precedente numero e ribadito in alcuni passaggi di
questo nuovo numero, siamo convinti che si debba assolutamente uscire da
schemi preconcetti che normalmente chi proviene dal “neofascismo o Destra
Radicale” ha radicato nei suoi ragionamenti, nei suoi schemi, nei suoi modi di
esporre e di (ri)pensare la società.

Non sarò sintetico per arrivare al dunque, al mio dunque passando per l’idea,
quella assoluta.
Questo non concorda con chi, anteponendo ragioni strategiche, glorifica, con
contestabili giustificazioni, il cavalier Berlusconi.
Non arriverò a mettere le mani avanti offendendo chiunque non la pensasse
come me, consapevole che, la mia militanza, ha sempre cresciuto quella idea
che, anticapitalista ed anticomunista, fu la più rivoluzionaria, sociale e
mediterranea delle idee.
Per questo comincerò con il dire che non mi piacerebbe, ancora una volta, essere
associato a braccio armato del capitalismo o dell’ordine precostituito, o ancora
chi fa il gioco sporco di sfruttatori falsi, pronti a scaricarci all’evenienza.
Ancora: traviare centinaia di ragazzi che si affacciano solo ora alla politica con la
pantomima dello spettro comunista, mi sembra che porti solo a bruciare una
generazione nel senso mussoliniano del termine.
Dove andrà a finire la nostra gioventù, o, come oggi più scaltramente si definisce,
l’”area”? Anticomunismo unico riferimento? “Il fascismo è una democrazia
organizzata, centralizzata, autoritaria, nella quale i diritti del popolo sono
riconosciuti, tutelati, armonizzati”.

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“I diritti del popolo…” di tutto il popolo, il passato ci dovrebbe ricordare che, di
questo, siamo stati esempio.
Partendo dal presupposto che il governo Prodi (rimpastone permettendo con il
fellon Follini!!!) è destinato a morire per autosoffocamento, penso sia giusto che
non schiacciamo l’occhio al cavaliere per ritrovarci con una manciata di mosche
in mano. Dobbiamo avere l’onestà ed il coraggio di andare per la nostra strada, di
marciare con le nostre gambe.
Dobbiamo cercare, per una volta seriamente, di riunirci tutti senza pensare al
gioco delle poltrone e costruire un terzo polo: sociale, nazionale e rivoluzionario!!
Ci metteremo dieci anni…, quindici??? Non importa, avremo coltivato un’idea
che, con la sola sorda logica anticomunista, morirebbe. Avremo coltivato una
generazione che saprà cogliere al volo, quell’attimo in cui davanti a noi
troveremo solo una nazione sull’orlo del collasso.
Saremo pronti a cogliere quel momento che avrà bisogno di idee forti perché
sono loro, guardando al passato che, nei periodi di grave crisi, hanno fatto la loro
differenza.
Avremmo coltivato dei militanti che, se nella vita rispecchiassero quello che
ideologicamente gli abbiamo insegnato sarebbero esempio e riferimento per la
comunità.
Anche da qui nasce il consenso…
Strizzare l’occhio al cavaliere e quindi allo stato liberale?
Forse è il caso di ricordare che lo stato liberale antepone una concezione
edonista della vita contro la nostra, molto più nobile, incentrata sulla spiritualità.
Non dimentichiamoci, in campo lavorativo, che lo stato liberale presuppone un
libero mercato su scala mondiale con conseguenze drammatiche quali
precariato e mancanza di diritti dei lavoratori.
Noi pensiamo al connubio tra armonizzazione di capitale e lavoro (… se lo
pensiamo ancora…) tramite un discorso autarchico, e comunque tutelato,
ricordando le corporazioni del lavoro.
Lo stato liberale non promuove la cultura, l’abbatte sostituendola con la
superficialità (grande tranello, ops, fratello e coglionate varie…). Non mi dilungo
ma nessuno potrà dire il contrario.
Il “nostro” era intervenuto energicamente creando addirittura un Ministero, quello
per la Cultura Popolare (Minculpop).
In campo morale poi, questi liberali (o liberisti) si potranno iscrivere, per lavare i
panni sporchi che hanno in famiglia, anche a cento partito popolare europeo,
cosa che a noi non potrà fregar di meno, essendo noi i veri eredi di un passato
fondato su un educazione morale, spirituale e religiosa.

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Nello stato liberale gli interessi dell’alta finanza si antepongono a quelli dello stato
stesso, mentre lo stato in realtà, senza basse demagogie, rappresenta la
coscienza immanente della Nazione.
Stato organico che compie opere pubbliche a seconda di una vera e reale
necessità della nazione non come il frammentario stato liberale che interviene in
opere pubbliche solo per i capricci e/o tornaconti di politicanti e lobby. Il “nostro”
stato chiama l’individuo ad essere parte attiva dello stato stesso invitando
“ognuno a portare la sua pietra al cantiere…”. Quello liberale predicherà
l’individualismo e si guarderà bene ad invitare il popolo ad essere parte attiva del
suo ingranaggio.
A compensare i vuoti che emergeranno, lo stato liberale imbottirà la società con
falsi beni e false necessità ed ipnotizzerà la gente all’effimero e non ai valori reali
della vita.
Anacronistico?? No assolutamente realista!!
Per questo penso sia necessario muoverci seguendo l’unica via che abbiamo
sempre riconosciuto e cioè quella dell’onore. Per questo vorrei invitare chi sta
interpretando questa tortuosa quanto pericolosa alleanza, a fare marcia indietro
per il bene della nostra identità.
A seguito inoltre rilancio un difficile quanto coraggioso progetto, fedele a quello
che fu l’idea nella storia. E’ un progetto ardito, ma, chi più di noi, può avere la
forza e la storia per portarlo a compimento? Sensibilizzare, manifestare e
mobilitare la gente contro la mafia, la camorra e tutte le organizzazioni criminali
che strangolano prevalentemente il sud. Bisognerebbe cominciare ad essere
realisti e dire le cose come stanno; stroncare la mafia vuol dire liberare il popolo
del sud da un cappio che li attanaglia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale
ad oggi, vorrebbe dire rilanciare l’economia di regioni che sarebbero parte attiva
di una nazione che funziona a metà.
Un motore, il sud, ingolfato da troppi anni di clientelismo spartito tra organizzazioni
criminali e politiche. Una situazione che, se nessuno avrà il coraggio di affrontare,
rappresenterà una macchina senza freni, che si lancia in una ripida discesa verso
il baratro.
Vorrei inoltre ricordare che la nostra “bella Italia”, che durò oltre un ventennio,
debellò completamente la mafia prima di diventare quel faro di idee e
concretezza del quale ancora noi, in fin dei conti pochi, facciamo riferimento.
Fermerò preventivamente le male lingue dicendo che non è un invito ad
imbracciare i fucili, ma smuovere le coscienze, portare in piazza le persone senza
paura e con il nostro appoggio, schierarsi alla parte di gente da decenni
abbandonata dallo stato, portare alla luce, anche grazie alle tecnologie, gravi
situazioni.
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Il prefetto Cesare Mori

Insomma, mettere lo stato davanti alla condizione di dover per forza intervenire…
smuovere le acque con fermezza ed audacia, il prefetto Cesare Mori (il “prefetto
di ferro”) ci avrà pur insegnato qualcosa?!?
Questa assieme all’autarchico e rivoluzionario Mutuo Sociale dovrebbe essere la
spina dorsale della nostra strategia.

Non devi odiare il tuo nemico. Ti offusca il cervello. (Al Pacino a Andy
Garcia in "Il Padrino parte III")

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Il peggior amico del post fascismo? Il Fascismo!!!


No, non sto delirando…è la verità…
Se non ci fosse stato il fascismo non ci sarebbe stato questo fenomeno da
baraccone del post (…o neo…) fascismo e con esso il fenomeno imperante in
tutta l’area della cosiddetta “destra estrema” del ducismo.
Sinceramente non sono andato a vedere se esiste questo termine, e risparmio
anche a voi la fatica, perché esistente o no, è una realtà a cui tutti, militanti,
simpatizzanti, approfittanti (…tanti…), curiosi hanno almeno una volta dovuto far
fronte frequentando l’ambiente… il nostro ambiente!!!
Personalmente non conto nemmeno le volte in cui mi sono trovato a
chiacchierare con qualcuno che ha esordito con la frase “te lo dico io come
stanno le cose”, “ascolta me che queste cose le ho vissute”, “io milito da quando
tu avevi 7 anni”… che noia…
Soprattutto perché poi queste stesse persone, quando io sono fuori con il freddo
ad attaccare i suoi manifesti, sporco di colla fino alle mutande, presenziano a
qualche fottuta conferenza o se ne stanno a casa a trastullarsi davanti a qualche
inutile talk show a sfondo pseudo politico.
La mia è una militanza relativamente “giovane”, eppure se ripercorro brevemente
questi anni, il primo dato che mi viene in mente sono i tanti cambiamenti che
l’hanno caratterizzata.
Sono passato per la FIAMMA TRICOLORE, per il FRONTE NAZIONALE, per
l’ASSOCIAZIONE CULTURALE LIMES, ho sfiorato diverse volte ALLEANZA NAZIONALE
per poi diventare un “cane sciolto”… termine che significa tutto e niente…
Ciò che però ha sempre caratterizzato la mia militanza è la passione per il gruppo
umano, questa strana amalgama di follie, psicopatie e cameratismo che per certi
versi ho tutt’oggi la fortuna di avere accanto.
Eppure ripensando a ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, un velo di
rabbia c’è… lo ammetto!
Vedo dall’altra parte della barricata eterogeneità mascherate dall’ipocrisia, come
ad esempio i figli di una cultura globalizzante manifestare la loro avversione alla
globalizzazione (…ma cazzo… quando io leggevo i libri pubblicati dalla S.E.B. sulla
globalizzazione a sinistra non sapevano nemmeno cosa fosse…) eppure marciano
compatti, nelle occasioni importanti si trovano su di un unico fronte, che quasi
sempre ha il solito becero nome… ANTIFASCISMO!
Per noi non è stato quasi mai cosi; i personalismi, il bisogno di difendere il proprio
piccolo territorio e non da ultimo la diffidenza cronica verso l’altro, ha portato alla

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creazione di correnti assurde… nazimaosisti, nazisti, terzomondisti, tradizionalisti,
nicciani, evoliani, conservatori, anarchici di destra ecc….
Eppure siamo sempre noi, gli stessi grandi sognatori, abbiamo le stesse grandi
utopie che ci portano a militare dalla parte degli sbagliati, di quelli che Morsello
definiva “i figli venuti male”!
Il nostro incitamento è solo questo, BASTA CON LE DIVISIONI, basta con il
ducismo… stabiliamo che il fascismo è stata un’esperienza, un momento di storia
al quale guardare con quel rispetto che l’ipocrisia collettiva vorrebbe cancellare,
ma non permettiamo che ci rubi il presente e soprattutto il futuro.
Il nostro richiamo, piccola voce in un rumore assordante, è perché anche da
queste pagine “virtuali”, possa nascere la riscossa di chi è stanco di farsi indicare
la “retta via” da chi, pure meritevole di rispetto per aver vissuto esperienze come il
ventennio, il dopoguerra o gli anni piombo, non ha la cognizione di cosa voglia
dire essere “controcorrente” nel 2007… solo noi lo sappiamo… solo noi possiamo
e dobbiamo vivere il nostro futuro!!!

Thayaht – Il grande nocchiere

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& !

Spesso la storia non è così come appare in superficie. Spesso, troppo spesso, essa
racchiude fatti non suffragabili dalla mera scansione temporale degli eventi. Per
spiegarla occorre sempre non essere offuscati da visioni manichee, non rimanere
ancorati ad una prospettiva che vorrebbe mostrarci il buono e disinteressato eroe
che combatte e finisce per prevalere, in puro e zuccheroso stile "happy end", sul
cattivo e reietto nemico dell' umanità. Siamo ormai grandi per credere alla fola di
un mondo che linearmente volge verso "magnifiche sorti e progressive". Se
peraltro dovessimo considerare l' attuale guerra in Iraq come un conflitto di civiltà,
o meglio della Civiltà contro il Terrore, sbaglieremmo di grosso. Troppe cose sono
state dette a mezza voce od omesse quando non addirittura bollate come
elucubrazioni della mente di un folle. Duole a tal proposito rammentare, nel poco
spazio che qui ci concediamo, almeno per ora, la valenza anti-Europea
dell' attuale conflitto tra un occidente materialista e i fondamentalismi islamici di
stampo spirituale. Facilmente, in questo tipo di scontro tra una visione di società
materialista edonista, ed una di tipo spirituale, noi simpatizziamo per quella che ha
riferimenti più “alti”, ma dobbiamo tenere conto che i fondamentalisti islamici ci
spazzerebbero via, ci annienterebbero, ne conviene, quindi, compiacersi del fatto
che non sono e non saranno mai nostri alleati. La soluzione è sempre una e
sempre la stessa: EUROPA.
Al momento dello scoppio della guerra in Irak in Europa si parlava di costituzione,
di unità politica e di intenti di unificazione. Certo, non della nostra Europa, l’Europa
delle patrie e della tradizione, ma di un Europa che comunque faceva e fa paura
al potere che risiede nelle centrali economiche dell’America. Con l’attacco
all’Irak l’operazione “americana” funziona, l’Europa si divide in due blocchi.
Consideriamo per un momento la suddivisione del vecchio continente verso la
prospettiva bellica: da un lato l' asse "carolingio" (Francia e Germania),
quantomeno basculante, se non addirittura fermamente contrario alla prospettiva
di una guerra all’Irak; dall' altro nazioni come Italia, Gran Bretagna e
precedentemente anche la Spagna del deposto presidente Aznar, in forma più
contenuta , la Polonia e le altre nazioni dell' Europa dell' est che troppo spesso sono
propense a seguire in modo un poco pedissequo le direttive impartite da
Washington.
Se volessimo annettere al discorso anche la Russia, una potenza che pur
anch' essa qualche piccola intemperie con il terrorismo fondamentalista l' ha
avuta, e l’ha ancora, ecco allora che ci troveremo nella condizione ben delineata
dall' apoftegma latino "divide et impera". Infatti lo sforzo militare statunitense

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contro il pericolo mediorientale non è che la tetra versione sublimata della guerra
economica America versus Europa. Se quest' ultima fosse meno litigiosa e più
avvinta all'idea di essere una, se volesse permettersi il lusso di creare una sorta di
"entente cordiale" con la Cina e con l’India, giganti da un miliardo e mezzo di
abitanti ciascuna, se volesse essere davvero un' Europa dei popoli armata ed
indipendente , ecco che allora l' autoproclamazione degli U.S.A. quale unico
gendarme mondiale svanirebbe d' incanto. Una grande madrepatria pacifica e
ben adusa ai modi della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali ed al contempo pronta a prendersi le proprie responsabilità nei
momenti più difficili. Un'
unica forza economica coniata dai lavoratori, in grado di
competere in ogni angolo del globo ed allo stesso modo non schiava di una
visione che mercifica l' uomo e la vita. Un grande futuro ed un' immensa
opportunità: a noi il saperla costruire.

La pubblicità ci mette nell'invidiabile posizione di desiderare auto e


vestiti, ma soprattutto possiamo ammazzarci in lavori che odiamo per
poterci comprare idiozie che non ci servono affatto. (Tyler Durden)

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' ( ) "

Non è storia recente che dietro una parvenza di una nobile causa vi si possa
nascondere un fine non esclusivamente umanitario.
Quella che oggi conosciamo come O.N.U. (Organizzazione delle Nazioni Unite),
che un tempo portava il nome di “Società delle Nazioni” doveva in realtà
chiamarsi “League to enforce peace” ossia “Lega per imporre la pace”.
Che a proporre questa organizzazione sia stato il presidente americano Woodrow
Wilson al termine della Grande Guerra non è altro che una fola falsamente
accreditata dai libri di storia: quest’ultimo infatti era stato ispirato ed eterodiretto
da una persona forse meno in vista ma con ogni probabilità più potente: il
superfinanziere ebreo-americano Bernard Baruch.
Questi, messo nel 1916 a capo dell’ente preposto alla pianificazione dello sforzo
bellico, si attivò al fine di instaurare un organismo sopranazionale volto alla
creazione di un “nuovo ordine mondiale”.
Arrivò – davanti ad una commissione del Congresso americano - con
spudoratezza ad affermare: “Era mia la decisione finale se i materiali dovessero
arrivare all’Armata o alla Marina, all’amministrazione ferroviaria o agli alleati…se
le locomotive dovessero essere usate in Russia o Francia”.
Dopo la guerra eccolo allora ideare appunto la “Lega per imporre la pace”.
Idea accantonata poi (ma solo “pro tempore”) per via di uno scatto di orgoglio ed
indipendenza dello stesso Wilson e per misure ostative messe in atto da alcuni fra
deputati e senatori.
Frusto ma non domo un Baruch ormai attempato trovò modo di rilanciare il
progetto davanti ad un uditorio quanto mai eccelso: la commissione per l’ Energia
Nucleare dell’ O.N.U. nel 1946.
Da quel podio enucleò i concetti chiave del suo credo: le Nazioni Unite quali
autorità con il monopolio dell’uso dell’atomica a scopi punitivi, restringimento se
non addirittura annichilimento delle singole sovranità nazionali, applicazione di
misure quanto mai spicce per la risoluzione di controversie con stati recalcitranti
(l’uso appunto del deterrente nucleare).
Il ritardo nell’applicazione di tale progetto era semplicemente causato dalla
presenza dell’ Unione Sovietica a fare da contrappeso nei confronti del blocco
occidentale.
Dopo il disfacimento dell’URSS ecco allora porsi gli USA quale unico gendarme
mondiale con il paravento, avallato dall’ONU, del diritto di ingerenza negli affari

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interni dei singoli stati.
Come si vede un organismo sovranazionale voluto ed artatamente messo in atto
da un illustre magnate e autocrate americano ha avuto il sopravvento sui poteri
dei singoli stati-nazione, imbelli ed impotenti dinanzi ad un progetto di tale
portata.
Il resto è solo storia o forse, sarebbe meglio dire, cronaca dei nostri giorni.

“... gli uomini che hanno saputo vegliare durante la notte dovranno
andare incontro a coloro che forse appariranno nel nuovo mattino”
(Hugo von Hofmannsthal)

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'

Due fatti riguardanti l’evoluzionismo colpiscono in modo particolare; il primo è che


esso è “sospeso nell’aria”, poiché gli manca il punto d’inizio. Non si ha infatti la più
pallida idea dell’origine della vita sulla terra.
Il secondo è che non vi sia alcuna prova della possibilità di trasformazione di una
specie in un’altra.

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Per queste sue caratteristiche l’evoluzionismo appartiene non al mondo delle
scienze, ma a quello della filosofia, delle ideologie e delle dottrine.
Questa appartenenza spiega il fatto stupefacente che una simile elaborazione
mentale abbia potuto, come dicono gli evoluzionisti, aprire “una nuova era nella
storia intellettuale del genere umano, cambiando radicalmente la nostra
concezione dell’universo e della posizione del genere umano in esso”. Il nostro
scopo non è di contraddire queste affermazioni – peraltro vere – e nemmeno
quello di discutere le loro eventuali implicazioni morali, etiche, psicologiche,
spirituali, religiose, filosofiche, antropologiche, sociali e politiche. Quello che
vorremmo fare invece è discutere soltanto le implicazioni di carattere puramente
scientifico dell’evoluzionismo, in particolare la sua validità scientifica, i suoi
rapporti con le altre discipline biologiche, il suo valore didattico. Ecco come
indica i limiti della scienza Isaac Newton: “Il metodo migliore e più sicuro per
studiare la natura è prima di tutto la scoperta e la determinazione con sperimenti
delle caratteristiche dei fenomeni, mentre le ipotesi sulla loro origine possono
essere rimandate in un secondo piano. Queste ipotesi devono sottomettersi alla
natura dei fenomeni, e non invece tentare di sottometterla ignorando le prove
sperimentali”. Alla luce di questa definizione è evidente che in realtà Darwin non
ha esteso la rivoluzione scientifica di Copernico, Keplero, Galileo e Newton al
campo della biologia (come dicono gli evoluzionisti), ma ha semplicemente
spostato il principio della conoscenza dei fenomeni dallo studio del loro
funzionamento a quello – completamente diverso – della loro origine, di fatto
sostenendo l’esatto contrario di Newton, cioè la possibilità di conoscenza
scientifica anche senza verifica sperimentale.

Infatti, a differenza delle altre discipline biologiche (ad esempio la fisiologia) che
studiano il funzionamento degli organismi, l’evoluzionismo studia la loro origine.

Ma mentre nelle altre discipline le teorie vengono sottoposte a verifica


sperimentale e rimangono a far parte della scienza solo se superano tale verifica,
l’evoluzionismo, al contrario, viene inserito nelle scienze biologiche senza aver
passato il vaglio delle prove sperimentali Nonostante questa differenza,
l’evoluzionismo viene insegnato come scienza – e con implicito pari merito –
assieme alle altre discipline biologiche. Dal punto di vista metodologico questo
vuol dire ignorare la differenza tra prove e speculazioni, confondere la realtà con
la fantasia e spacciare supposizioni per certezze. Tutto questo ha delle
conseguenze didattiche negative perché ostacola lo sviluppo delle capacità di
riconoscere le differenze tra le cose (che sono più importanti delle somiglianze), di
pensare in modo critico e di comprendere la natura stessa della conoscenza
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scientifica. Per queste ragioni già Rudolf Virchow, medico, antropologo e
contemporaneo di Darwin, riteneva il darwinismo deleterio per la reputazione
della scienza ed era contrario al suo inserimento tra le discipline scientifiche ed al
suo insegnamento.

Presentare l’evoluzionismo come teoria scientifica basata su leggi e su prove è un


falso facile da scoprire se si possiede un minimo di conoscenza della metodologia
scientifica e dei fatti specifici che lo riguardano. Purtroppo l’evoluzionismo viene
insegnato fin dalle scuole elementari e presentato come “verbo della scienza” a
bambini non ancora in grado di comprendere la sua validità scientifica.
Quest’ultimo fatto rende la separazione dell’evoluzionismo dalle scienze ed il suo
collocamento tra le ideologie e le religioni non solo una operazione importante
dal punto di vista metodologico e didattico, ma anche un atto dovuto di
responsabilità nei confronti dei nostri figli, dei nostri studenti e della nostra stessa
intelligenza.

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) * ! &

Non vorrei farvi una presentazione di questa sezione di Sintesi, ma semplicemente


dirvi che cominceremo con il parlare di vecchi e nuovi gruppi della ampia e
variegata realtà ultras italiana senza commenti, così come ci viene raccontata dai
diretti interessati. Quindi senza troppi preamboli parliamo con Stefano, uno dei
fondatori dei ROAD KIDS (da ora in poi RK) di Cremona ed Alberto, militante
storico, e poi membro del direttivo, nonché primo diffidato in Italia (settembre
1990), a seguito dell’entrata in vigore dell’articolo 6.

Ciao “ragazzi cresciuti”, avete tempo per qualche domanda sugli RK? Diciamo
una decina circa?
RK - A tua disposizione!

1) Quando e come sono nati gli RK, quando si sono sciolti e come mai?
RK - Gli RK nascono alla fine del campionato 87/88 come sezione del Collettivo
Ultras, principalmente perché, essendo una quindicina dai 13 ai 16enni, pur se
agguerriti, non avevamo modo di avere troppi spazi.
La cosa però ci sta stretta, in quanto il Collettivo, pur essendo un gruppo che non si
è mai tirato indietro negli scontri, è estremamente politicizzato a sinistra, quasi
all’antitesi dei nostri.
Gli RK complici forme di aggregazione che vivono alle loro spalle (Fronte della
Gioventù, e ultras Ju-Vi Cremona del basket…) l’anno dopo diventano
prontamente gruppo autonomo per sopperire da una parte alla sterilità del gruppo
Longobards, prevalentemente impegnato alla vendita di materiale, e dall’altra a
quella ultra-sinistra presente in curva sponda Collettivo. Nel gruppo entra anche
gente più avanti con gli anni stimolati dal fatto che qualcosa in curva stava
cambiando…

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Il giorno che entrano in curva, gli RK conquistano seduta stante una balconata: si
presentano in 40 con bombette nere bardate di tricolori e sigla RK coi caratteri dei
tempi che furono. Il tutto senza trovare opposizione alcuna.
Il gruppo comunque non nasce come politico, nonostante una buona dose di “Me
ne frego” intonati in giro, qualche bandiera celtica esposta e qualche faccione
del “Che” sequestrato, e si allarga rapidamente arrivando a quasi 800 iscritti.
A dire il vero il gruppo ruota attorno ad un direttivo di 10 persone, ed uno “zoccolo
duro” di un centinaio abbondante.
Gli RK si sono allargati avendo consensi legati alla alta propensione allo scontro, e
ad un modo più innovativo e goliardico di tifare. Nel gruppo entrano anche
Leghisti e Rossi (pochi…) ed “apolitici” vari, attirati dallo spirito che lega i
componenti del gruppo stesso.
Il gruppo perde linfa con la fine del 1991 quando i ragazzi del direttivo più
politicizzati scelgono di abbandonare gli RK per dedicarsi completamente alla
militanza politica. Gli RK vivranno comunque fino alla fine del campionato 1992-
93 anche se la sezione Porta Romana continua la sua attività sino al 1994-95.

2) Come siete stati accolti dagli altri gruppi ultras cremonesi?


RK - Male… cosa che ci ha inorgoglito. Anche un paio di tentativi di metterci i
bastoni fra le ruote furono prontamente stroncati. A questi tentativi, vista la nostra
reazione scomoda, non ne seguirono più.

3) Quale era lo spirito che vi ha contraddistinto?


RK - Lo spirito era quello della sana mentalità di gruppo che ci legava durante la
settimana, principalmente nella nostra sede (Bar Biffi – vecchia gestione), e si
estendeva a pub, discoteche e locali vari della provincia e non, vedendoci
protagonisti nel bene e nel male. Sicuramente anche quella sana concezione
ribelle di una volta, legata al fatto di avere sempre costantemente rifiutato
confronti e colloqui con la Digos locale, nonostante questa lo abbia cercato più
volte. Non in ultimo il modo comune di affrontare le cose per le vie spicce.

4) Riscontrate molte diversità tra il movimento ultras di quegli anni e l’attuale?


RK - Abissali, anche se non ce la sentiamo di fare i “saputi”. Concettualmente il
Direttivo non ha mai avuto bisogno di droghe ed armi. Le uniche “armi” consentite
erano un buon fascio di aste rigide nelle trasferte più “calde”, anche se, ad onor
del vero, fuori dal direttivo, qualche canna volava.
Sempre sulla via della sincerità, ai nostri tempi, a seguito della diffida difficilmente
seguiva una denuncia, e gli stadi non erano sorvegliati tecnologicamente come lo
sono oggi. Non ci va quindi di fare i saccenti perché ogni periodo ha avuto i suoi
Anno 0 nr. 1 OBBEDIAMO AD UN DOVERE: LA NAZIONE EUROPA Pagina 21 di 35
pro ed i suoi contro, a nostro favore gioca il fatto che i contatti con l’avversario
erano più diretti.
Diciamo ancora che non facevamo tutti quei pranzi, cene o convivi che gli ultras
d’oggi fanno, anche con nemici storici, ma semplicemente una cena di gruppo a
chiusura della stagione calcistica.
Per il resto la domenica mattina casalinga ci si trovava alle 10.00 in sede per
partire alla “caccia di stranieri” che venivano in città.
Sacrosante bevute hanno sempre accompagnato il gruppo, soprattutto in periodi
di quiete.

5) Ci sono momenti “epici”, date, trasferte o attività particolari da ricordare?


RK - Sicuramente fiore all’occhiello del gruppo è stata la rottura del gemellaggio
con la Sampdoria. Rottura (quasi) fatta a Genova, come è giusto in trasferta, e
purtroppo ricucita prontamente dal direttivo Longobards, servilmente, verso gli
Ultras Tito Cucchiaroni.
Per ovviare la cosa rompemmo definitivamente il gemellaggio a Cremona con gli
scontri del caso, a cui seguirono i feriti, solo da parte doriana. Da parte nostra un
arresto (evento raro per i tempi…) e il conseguente pesante assalto al blindato
che portava via l’arrestato del nostro direttivo.
Ci sarebbero un sacco di altri episodi caldi a ricordare, ma fare gli spacconi non è
nel nostro stile.
Un discorso va introdotto anche per le trasferte. Possiamo dire di essere stati i primi
a non saltare una trasferta al sud (tra i gruppi di Cremona n.d.r.), dando quella
continuità che comunque mancava precedentemente. Ricordiamo Bari, Lecce,
Napoli (solo RK), Avellino, Foggia, Licata, etc.

6) Avevate qualche sezione? Come collaboravano alla vita del gruppo? Fanzine,
coreografie, materiale?
RK - Le sezioni erano 3: Porta Romana e Meta che rappresentavano, il primo un
quartiere, ed il secondo una compagnia di Cremona, e Sesto Cremonese, un
paese della provincia. Tutte e tre le sezioni collaboravano strettamente con il
gruppo tanto da farlo identificare come un’anima sola. A parte ricordiamo anche
una attiva sezione femminile, che era abbastanza autonoma e presente con noi
sia in casa che in trasferta, il simbolo del gruppo era una skin girl cerchiata da un
gladio tricolore.
Materiale poco ma di qualità, uno dei primi bomber in Italia: nero con tricolore e
Bulldog sulla schiena. Anche la maglietta “RK – Me ne frego”, con logo, ha avuto il
suo fascino.

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La prima fanzine a Cremona è una delle prime sulla piazza in Italia. Qualche
nostro militante skin frequentava la scena e tornò da un concerto proponendo la
“RK-zine” che uscì tutte le domeniche casalinghe con in testata uno skin che
sventolava una bandiera con il simbolo della città.

7) Quali sono stati i nemici più acerrimi, e nemici più corretti ed i nemici?
RK - Beh, i principali chi ci conosce li sa, per il resto con quasi tutte le tifoserie che
incontravamo, o per un motivo, o per un altro, scoppiavano inimicizie, o cercate o
che si cercavano. Essendoci scordati di citare i motivi legati alla rottura con la
Doria, ci torniamo dicendo che questo è stato rotto per il comportamento scorretto
tenuto da molti di loro nei nostri confronti. Non in ultimo, quando andavamo a
Genova contro il Grifone, di loro neanche l’ombra se non un paio di ragazzini. Ai
tempi con i genoani i rapporti non erano certo tranquilli. Ricordiamo una
domenica di Pasqua con la serie A ferma, a Genova (in B) c’era Genoa-
Cremonese, di loro nessuno si presentò.
Capitolo gemellaggi: quelli storici che non abbiamo mai messo in discussione
sono Vicenza e Reggio Emilia. Spesso e volentieri ci si incontrava per partite di
interesse comune e per il piacere di stare insieme. Riguardo alle amicizie
ricordiamo sicuramente con piacere Avellino che, anche se non fatta da noi,
abbiamo vissuto in prima persona e che continua con orgoglio, da parte di tutta la
curva, ai giorni nostri. Non abbiamo vissuto l’amicizia con Busto Arsizio perché
nata dopo il nostro scioglimento, ma senz’altro è una amicizia che sentiamo e che
ci ha coinvolto piacevolmente nonostante i vecchi RK presenti allo stadio sono
rimasti proprio pochi, un po’ perché non si riconoscono in nessun gruppo attuale
della curva, un po’ perché essendo in età avanzata, ognuno è andato incontro
anche alla “vita reale”. E’ inutile essere ipocriti e spacciarsi per quello che non si è
più, difetto diffuso nel mondo ultras. I ragazzi di Busto sono eccezionali, magari
pochi, ma buoni. A tal proposito abbiamo sempre pensato che è la qualità che fa
la differenza e non la quantità; questo anche per tutto il mondo ultras. Una piccola
amicizia era nata anche fra il nostro direttivo e quello del Regime Rossonero del
Foggia ma la cosa non è stata portata avanti a seguito del nostro scioglimento. Li
ricordiamo comunque con stima. Della scena attuale della curva, da cinque/sei
anni a questa parte, non condividiamo nulla di amicizie strane, nate magari dopo
anni di rivalità, e non abbiamo mai capito il gemellaggio con Ravenna.

8) Cosa ne pensate della legge Pisanu?


RK - Beh dopo venerdì 2 febbraio (Catania-Palermo) penso che forse lo
rimpiangeremo visto che si vocifera della introduzione di provvedimenti ancora
più duri.

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Inutile dire che il mondo ultras è un facile capo espiatorio in generale, senza voler
giudicare i fatti del derby siciliano (l’intervista è stata rilasciata domenica 4
febbraio, ed è comunque prematuro parlarne non sapendo cosa ci capiterà),
perché è un argomento che non si può sintetizzare in poche righe. Senz’altro di
calciopoli non se ne parlerà più o quasi..
Ci chiediamo solo negli ultimi trentacinque anni quanti sono stati i morti d’incidenti
stradali a seguito di alta velocità? Non so stimarli ma sicuramente si arriva a
quattro zeri (forse a cinque!). Nella storia del movimento ultras, più o meno negli
stessi anni sono stati una quindicina circa. Sicuramente assurdo morire per un
pallone ma… Forse che lo Stato della “legge che è uguale per tutti” va ad
arrestare i vertici della Fiat, della Toyota o della Bmw perché vendono auto fuori
legge in base al discorso velocità? Forse che lo Stato dice a chi vende auto: ”Se
vuoi vendere le auto in Italia lo puoi fare se metti il limitatore!”. Uno stato forte
deve essere forte in tutto; contro la prepotenza delle multinazionali e contro la
mafia per esempio e non usare dei comodi capri espiatori!

9) Altre ed eventuali? Fate voi… oppure meglio una buona birra?


RK - Un paio di birre dopo tutte le parole che ci hai strappato sono di rigore.
Ci sentiamo di alzare i calici in onore e nel ricordo di Daniele Federici (classe
1955), un vecchio RK che il recente 28 gennaio ci ha lasciato, investito
vigliaccamente da un camion pirata.
Road Kid Federici PRESENTE!

Road Kids a Napoli 1990

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)

Mi occuperò di darvi delle dritte su materiale significativo di cui valga la pena


parlare, senza distinzioni di sorta e senza giochi clientelari, ce ne sono già troppi.
Quindi pollice verso o pollice teso; se si tratta di segare il menestrello di turno lo
farò come al contrario traghetterò a Thule i meritevoli!
Pollice da imperatore romano all’arena dei gladiatori e Thule, ma come? Vi
chiederete se ho le idee un pò confuse e io vi risponderò: assolutamente no!
perché la mia romanità si ferma prima dell’arrivo del funambolico Costantino, uno
dei primi sperimentatori d’oppio (visto le visioni che si faceva), colui che permise
che la cristianità avesse il sopravvento sulla Romanità portando quest’ultima prima
al declino e poi alla morte.

Caino & Abele libro di Pierluigi Felli e Giovanni Marzella – 10,00 euri

Non c’è che dire, “Caino e Abele” è uno di quei romanzi per molti ma non per
tutti, impegnato, ma non da fusione cerebrale, serio ma non da muro del pianto e,
oserei dire, allo stesso tempo divertente tanto quanto, con una certa sottile logica
non trascurabile, coraggioso!
Come recensore pronto agli allori, ma anche al vetriolo per il prodotto in graticola,
mi sento di parteggiare in questo caso,forse l’avrete capito, per le verdi foglie che
cingevano il capo dei sommi romani.
Ora basta con i salamelecchi. Il libro è una avvincente spy story con protagonista
un vecchio costretto su di una sedia a rotelle. Tom, il possessore di questo
indesiderato mezzo a due ruote, è il proprietario di una libreria paravento a
copertura di non ben precisati traffici, ed allo stesso tempo, un collezionista di libri
che sarebbe riduttivo chiamare “vecchi”; per il fascino particolare che desta la
parola li definirò “antichi”, anche se sarebbe più giusto considerarli rari. Al
collezionista rimangono due o tre anni di vita, per una delle solite bastarde
malattie che ti aspettano dietro l’angolo, e quindi decide di assoldare un
professionista per rintracciargli l’ultimo libro prezioso a completare la sua già ricca
collezione; ma ora ascoltate… in sottofondo il rullo di tamburi e lo squillo di
trombe perché è un libro che non va gettato lì come se fosse uno qualsiasi…
Trattasi… trattasi… badaben e badaben, dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, ma
non ditelo al siur Mastella…

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A parte gli scherzi, potreste dirlo a chiunque senza dover far scomodare per forza
personaggi da tiri mancini, non è proprio questo il tipo di libro da caccia alle
streghe.
Anche perché, mentre il primo ed il terzo capitolo sono stati scritti dal Marzella, il
secondo e il terzo da Felli, il prologo e l’epilogo sono stati creati direttamente da
Dio e questo, al giorno d’oggi (fatta eccezione per il sottoscritto ed altri pochi
alieni lefreviani-gnostici-pagani), ha ancora parecchio da dire o, forse meglio, fa
ancora parecchio parlare di sè!
Ma vogliamo arenarci qua? Aggiungiamo qualche altro misterioso personaggio
per farvi venire quell’acquolina che , una volta preso in mano il romanzo, non vi
passerà.
Rebus, una sorta di incrocio fra lo sbandato ed il topo da biblioteca, è un uomo su
con gli anni adottato dallo stesso Tom che, per via di avergli garantito un tetto in
testa ed il desinare quotidiano, si sente legittimato ad insultarlo ogni qualvolta si
presenti l’occasione.
Jack, l’eroe “maledetto”di turno, assoldato per il recupero dell’antico sinistro testo.
Importante è anche ricordare il fratello di Jack, Florence, che sarà l’uomo di
appoggio quando il professionista si dovrà recare, sudando freddo, a recuperare il
testo presso l’ambasciata d’Israele ad Ankara.
Ornil, altro personaggio da buttare nel calderone, rappresenta l’informatore di
turno che si fa pagare a peso d’oro per le sue commissioni.
Si arriva dunque ad Ankara dove, tra una peripezia e l’altra, Jack riesce ad
intrufolarsi nell’ambasciata e scambiare il libro ricercato con una volgare, seppur
ben riprodotta, copia-sosia.
Ma è da qua la svolta del libro, la classica impennata che lascia il lettore
incollato, fra tradimenti, letture dei protocolli, omicidi, fratricidi, fughe e tutti gli
ingredienti necessari per farlo un romanzo, non di successo, perchè certi
argomenti fanno sempre venire il “Giacomo-Giacomo” alle ginocchia, ma
sicuramente molto interessante ed apprezzato..
Torno a ripetermi: un romanzo per molti ma non per tutti; ora sta a voi…
Termino dicendo che un romanzo tanto ardito è giusto anche un attimo sudarselo,
anche perché prodotto da una casa editrice minore ma non per questo da
sottovalutare: la Mondostudio Edizioni che lascia come indirizzo la sola mail:
Mondostudio@libero.it.
Nella città eterna penso che la primordiale “Libreria Europa” e la “Testa di Ferro”,
nonché “Raido” ne sappiano qualcosa ed a Milano si può buttare l’occhio alla
storica “Bottega del Fantastico”.
Buona caccia!

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+ ' +
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos' è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po'di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po'da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.

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,

“Atomi” vuole essere una rubrica all’interno di questa nostra nuova iniziativa.
La stessa vuole riassumere argomenti d’attualità, frasi storiche o contemporanee di
chicchessia con un rapido commento di chi ha trattato l’argomento, ed il tutto, in
uno spazio convenzionale da una a sei/sette righe salvo argomenti particolari.

A dire il vero l’idea nel tempo è già stata sfruttata con nomi del tipo “in pillole” o
più semplicemente “pillole” ma, al di là della brevità che si vuole significare, a me
questo termine non piace non lo sento mio e quindi rifuggo in un più umano
“Atomo” conscio che, uno solo magari non può far molto, ma tanti atomi possono
formulare reazioni devastanti…

… Empedocle sosteneva che esistevano 4 tipi di Atomi: ATOMI D’ACQUA, ATOMI


D’ARIA, ATOMI DI TERRA ED ATOMI DI FUOCO…

Pur riconoscendo l’estrema e necessaria utilità di acqua, aria, terra e fuoco (come
anche l’eventuale effetto dirompente opposto) ho scelto di essere quest’ultimo per
la sacralità del simbolo e perché è il fuoco intrinseco in noi che fa ardere tutte le
nostre passioni.

ATOMO di FUOCO

- 01/02/2007: L’Europarlamento ha chiesto la moratoria universale (presumo


anche per le colonie Giove e Saturno… sempre sotto l’egida NATO - Ndr) contro
la pena di morte… Ammesso che Bin Laden esista, penso che questa proposta
verrà votata all’unanimità un minuto dopo il suo arresto, processo (pura formalità)
ed impiccagione possibilmente con filmatini amatoriali al seguito… (AdF)

- Leggo in occhiello ad un ComeDonChisciotte (bollettino on-line ricco di buoni


spunti…) la PALLOSISSIMA quanto mai falsa ed invertebrata frase: ”Non condivido
le cose che dici ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirle (Voltaire).” Frase
fra l’altro in auge in certi ambienti d’ “area”, come in riviste patinate ben più
diplomatiche. Facciamola finita con questa frase meschina. Per la democrazia è
un dovere far esprimere il diritto di parola e non è una gentile concessione!

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Riguardo a NOI, siamo onesti… non potremmo mai proferirla, è una lagna mielosa
che non ci appartiene… (AdF)

- Ma vuoi vedere che DICO sia anche una pubblicità occulta alla catena di
supermercati-discount, che non funziona troppo, di proprietà della COOP? Un
nome che è tutto un programma (AdF)

- In questi giorni di rimpasto, una affermazione mi sorge spontanea ripensando ad


una vecchia pubblicità televisiva molto in voga negli anni ottanta: “Anche il
governo Prodi usa Pastamatic: la forza di cento braccia!!!” Peccato che il cervello
sia solo uno (forse)… (AdF)

Ma che, noi italiani ve imponemo a voi forse una trasmissione in


televisione de nome Valmontone, Portogruaro, Gallarate? Perchè voi
ce dovete rompe li cojoni con 'sto Dallas? (Alberto Sordi in "Il
tassinaro")

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Abbiamo gli stessi occhi, noi.


Devo salire sul palco e concludere la serata.
Salutare tutti i camerati con parole il meno possibile di circostanza, in una
situazione in cui il rischio di essere tristemente banali, o semplicemente
commemorativi, è altissimo.
Mi aiuta, paradossalmente, la mia timidezza. Le parole non vengono fuori come
avrei voluto, si fermano, molto di ciò che avrei desiderato comunicare alla mia
gente non esce dalla bocca.
Ma tutto questo, forse, ha trasmesso un senso di reale, di sentito, di vero.
Mi piace pensare che in quel momento - o in un altro nella serata, magari durante
una canzone - ognuno di noi si sia chiuso per un attimo nei suoi ricordi, e abbia
sorriso.
Ogni persona presente quella sera ti avrà ripensato in un volantinaggio, in un
banchetto, in una vacanza. E i più giovani, coloro che non hanno avuto il
privilegio di frequentarti, ti avranno immaginato: avranno costruito una loro figura,
un volto, magari aiutati dai racconti di chi, come noi, ha condiviso anni della
propria vita con te.

Ero felice, quella sera.


E'il secondo regalo che ricevo da parte tua.
Il primo porta i nomi e i tratti di due persone, carissime, amatissime, che hanno
dovuto sposarsi, neanche un anno dopo la tua scomparsa, privati di quello che
sarebbe dovuto essere il loro testimone.
Il tuo indegno sostituto, a quelle nozze, ora ti scrive con la gratitudine nel cuore
per avere avuto l' opportunità di conoscere, frequentare ed amare due Camerati
come Pietro e Cristina.

C'erano anche loro, quella sera.


Quando ho ricevuto un altro dono: la mia gente.
Gli stessi occhi commossi, gli stessi visi tagliati, obliqui, ribelli.
Per una sera, la tua sera, sono stati messi da parte scazzi vecchi e nuovi, ruggini
più o meno personali.
La tua sera mi ha permesso di avere intorno le persone più care. Lorenzo.
Non ti ha mai conosciuto ma è incredibile come, senza neanche saperlo, ti renda

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onore tutti i giorni, nella sua condotta di vita, nell'
amicizia con me.
Coraggio e lealtà, come ti somiglia!

Insieme a lui, "il Beppe".


Forse avrà successo un giorno. Glielo auguro di cuore. Ma se ciò non accadesse,
ogni anno un gruppo di amici sarà pronto ad alzarsi e applaudire, ad
accompagnarlo nei cori, a commuoversi per le sue parole.
Ci ha trascinato con la sua arte, la musica, ci ha permesso di cantare le nostre
canzoni, e la sua fedeltà a questo evento, la disponibilità dimostrata, la dedizione
e l'
impegno, tutto questo ci ha reso fieri di lui, fieri di noi.

Mi piacerebbe, fratello carissimo, raccontarti di ogni volto, di ogni espressione


tatuata sulle nostre facce.
Vorrei dirti l'
allegria di tutti, quella sera.
E'come avresti voluto tu, come ti sarebbe piaciuto.
Niente che possa ricordare una lugubre ricorrenza, ma schegge di vita, attimi di
fratellanza.
In questo clima si giunge al termine.
Ci alziamo in piedi, si canta "Il domani appartiene a noi". Non possiamo non
ricordarci di Gilberto, condannato dentro una cella.
Anche a lui giunga il nostro canto, la nostra voce.
E dietro quelle sbarre si accenderà una calda risata, un dolce sguardo di
guerriero.

Abbiamo gli stessi occhi, noi.

Di Alberto N.

Luke Skywalker: “Bene, ci proverò”. Yoda: “No! Non provarci. O lo fai o


non lo fai. Non esiste la prova”. (da “Guerre stellari”)

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Ciao Ale carissimo,

…vedi? È già primavera!!!…


La primavera sì… proprio la stagione che meno aspetto, che meno spero giunga
per impedirle di aprire quei cassetti socchiusi, perché sai, fratello caro… chiuderli
è e sarà impossibile. Eppure non più di 6 anni fa la nostra primavera era diversa,
era una stagione di giubbini di jeans legati in vita, di maglie a maniche corte, di
birre seduti su una panchina, di filosofie da marciapiede, di notti vissute al
limite…da quella sera invece i colori sono meno brillanti, il cinguettio degli uccelli
meno assordante… il sole un po’ più spento. Ciò che però non è spento, anzi
continua a dare forza ad ognuno di noi, è il tuo sorriso… sì Ale, il sorriso che
automaticamente quasi per istinto elargivi ad ogni stretta di mano, ad ogni
abbraccio, ad ogni pacca sulla spalla… lo stesso sorriso che hanno voluto
spegnerti, strapparci, ma che paradossalmente si è acceso, si è impresso in quello
stesso lungo, infinito, eterno istante in ognuno di noi, in ognuno di coloro che ora si
addormenta ringraziando di aver condiviso con te parte del suo cammino.

Mi capita spesso di immaginarti… quando un calciatore molto famoso morì, un


commentatore altrettanto arguto commentò “… speriamo che in paradiso ci sia
un campo di calcio…”, ecco, è così che ti immagino, circondato dai “nostri”
maestri, da quelli che tu amavi definire “cattivi maestri”; se chiudo gli occhi è
come se vi vedessi… intenti a parlare di politica, di filosofia, di quegli stessi grandi
ideali che riempivano le nostre serate, che completavano un cerchio perfetto
fatto di risate, birra e sguardi di profonda e sincera amicizia.

Qualcuno a noi molto vicino una volta disse “abbiamo gli stessi occhi, noi”… “…gli
stessi occhi commossi, gli stessi visi tagliati, obliqui, ribelli…”, ora io aggiungo che
abbiamo lo stesso sorriso, noi… il sorriso della lealtà, il sorriso della forza d’animo, il
sorriso dell’amicizia… quella che tu, fratello caro, mi hai insegnato a riconoscere
negli sguardi della gente… la gente come te, come noi!!!

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Ti chiedo un’ultima cosa amico mio… non ridere troppo da lassù quando leggerò
questa lettera… in fondo sono stato buono… avrei potuto scrivere di peggio… o
no?…

Continua a guidarmi, Alessandro… ti voglio bene!!!

… Sempre al tuo fianco…

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SINTETICAMENTE
Vi comunichiamo la nascita di un nuovo circolo culturale: www.puntozenith.org

Hanno collaborato: D. Rossi, F. Monti, C. La Ferla,

F. Ferracci, D. Leotti, S. Cappellari, R. Malossi, F. Fratus, C.Boccassini,

F. Boccassini, Vincenzo, V. Bencini, Stefano B.

Collaboratori esterni: Alberto N.

Sintesi.Milano@hotmail.it

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