m a r zo 2018 • vo l . 41 • n o . 3 • r i v i s ta u f f i c i a l e d e l l a n at i o n a l g eo g r a p h i c s o c i e t y
I REPORTAGE
22 OLTRE LA
BIGLIA BLU
Gli astronauti raccontano la
bellezza della Terra dall’alto.
di Nadia Drake
fotograie di Martin Schoeller
NESPOLI E L A NOSTR A
COPERTINA COSMIC A
National Geographic Italia
nello spazio.
di Alessandro Barteletti
2 | QUANDO L A VITA
SI COMPLICÒ
Come e perché gli organismi della
Terra sono diventati complessi?
di David Quammen
fotograie di David Liittschwager
68 | ADDIO L AGHI
Alcuni degli specchi d’acqua più
grandi si stanno prosciugando.
di Kenneth R. Weiss
Superfunghi alla riscossa NEL PROSSIMO NUMERO EVP SALES AND PARTNERSHIPS: Brendan Ripp
EVP BUSINESS AND LEGAL AFFAIRS: Jef Schneider
EVP DIGITAL PRODUCT: Rachel Webber
La tazzina che allunga la vita EVP CONSUMER PRODUCTS AND EXPERIENCES:
INTERNATIONAL EDITIONS
EDITORIAL DIRECTOR : Amy Kolczak
In copertina Gli animali che conosciamo oggi sono frutto di un lungo processo evolutivo, DEPUTY EDITORIAL DIRECTOR : Darren Smith
TRANSLATION MANAGER : Beata Kovacs Nas
che oggi comprendiamo meglio grazie ai fossili. Le fotograie sono di David Liittschwager EDITORIAL SPECIALIST: Leigh Mitnick
| E D I TO R I A L E
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REDAZIONE
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Marella Ricci, Graica e layout
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Per Scriptum, Roma: Irene Inserra,
Claudia Valeria Letizia
L’Africa vista dallo spazio al museo della Culla dell’Umanità dI Maropeng, in
PUBBLICITÀ
Sudafrica, dove è stato ritrovato un fossile di ominide di 2,3 milioni di anni fa.
A.Manzoni & C. S.p.A. Via Nervesa, 21
20139 Milano (italia)
CRONISTORIA DELLA Tel. (02) 574941 Fax (02) 57494953
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TERR A, IN 24 ORE STAMPA
Puntoweb - Variante di Cancelliera snc.
Ariccia (RM)
Facciamo un piccolo esperimento. Per quanto ne sappiamo, la Terra
ABBONAMENTI E ARRETRATI
è nata circa 4,5 miliardi di anni fa. Allora fissiamo l’ora zero nel GEDI Distribuzione S.p.A.
momento della formazione del pianeta e immaginiamo di raccontare Tel. 0864.256266
Fax 02.26681991
il film della vita sulla Terra come se questi 4,5 miliardi di anni du- email: abbonamenti@somedia.it
rassero appena 24 ore. La vita sulla Terra ha origine, minuto più email: arretrati@somedia.it
Registrazione del Tribunale di Roma n. 652/97
minuto meno, alle 3.44, ma i primi organismi pluricellulari si svi- del 2 dicembre 1997
luppano solo dopo mezzogiorno, verso le 12.50. Per veder evolvere ISSN 2499-0582
dai rettili, verso le 22.17. Alle 22.48 è l’ora dei dinosauri, che dominano PRESIDENTE Marco De Benedetti
AMMINISTRATORE DELEGATO Monica Mondardini
il pianeta. La pacchia dura quasi un’ora, fino alle 23.40. Nel frattempo
CONSIGLIERI
si sono affacciati i mammiferi (22.56) e gli uccelli (23.12). Massimo Belcredi, Agar Brugiavini, Elena Ciallie,
Alberto Clò, Rodolfo De Benedetti, Francesco Dini,
Negli ultimi minuti il film accelera a una velocità ubriacante. Alle John Elkann, Silvia Merlo, Elisabetta Oliveri,
23.55 e 30 secondi è il momento delle prime grandi scimmie, dalle quali Luca Paravicini Crespi, Carlo Perrone, Michael Zaoui
DIRETTORI CENTRALI
i nostri antenati si separano intorno alle 23.57 e 45 secondi. Il genere Pierangelo Calegari (Produzione e Sistemi informativi),
Homo nasce alle 23.59 e 12 secondi. In un sospiro di sollievo, Homo Stefano Mignanego (Relazioni esterne),
Roberto Moro (Risorse umane)
sapiens spunta a 4 secondi dalla fine e lascia l’Africa quando mancano
Divisione Stampa Nazionale
1,3 secondi. Solo a 23 centesimi di secondo dall’epilogo questa specie Via Cristoforo Colombo, 90 - 00147 Roma
ingegnosa inventa l’agricoltura. E a meno di 4 millesimi di secondo DIRETTORE GENERALE Corrado Corradi
VICEDIRETTORE Giorgio Martelli
dalla mezzanotte esplode la rivoluzione industriale.
REDAZIONE NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA
Dovrebbe essere abbastanza da capire che la Terra non appartiene Via Cristoforo Colombo 90 - 00147 Roma
esclusivamente a noi. tel. (06) 49822736
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IL PESO
DELLE DONNE
Ci ha messo una decina d’anni a raccogliere il materiale,
fare le veriiche, scrivere. Bruna Tadolini, 69 anni,
professoressa universitaria di Biochimica e Biologia
in pensione, una settantina di pubblicazioni all’attivo,
in L’evoluzione al femminile (Pendragon) afronta il ruolo
del contributo delle femmine nell’evoluzione di Homo
sapiens seguendo proprio la strada della biologia.
IL PAPPAGALLO DISPETTOSO
di Lisa Signorile
TESTA D’ORSO
Hericium americanum
Alcune ricerche associano
a questo fungo - e ad altri della
famiglia Hericium - proprietà
SUPERFUNGHI che migliorano la salute cognitiva.
ALL A RISCOSSA
d1 Daniel Stone
MAITAKE
I funghi crescono ovunque: nel sotto-
Grifola frondosa
bosco, nei prati, sotto terra. Anche l’es-
Fungo con usi
sere vivente conosciuto più grande al culinari e medicinali,
mondo è un fungo (Armilaria ostoyae) può contribuire ad
che avrebbe formato una rete sotterranea abbassare la glicemia
e raforzare il sistema
di oltre 960 ettari nelle Blue Mountains immunitario.
dell’Oregon.
Dei funghi però sappiamo ancora
molto poco e il loro utilizzo in campo
medico è appena agli albori. Tradizio- REISHI
nalmente vengono ritenuti poco calorici, Ganoderma lucidum
ma in realtà alcuni sono ricchissimi di Noto in Cina come il fungo
dell’immortalità, viene
sostanze nutrienti. Secondo il biochimico
tradizionalmente usato per
ed erborista Martin Powell, molti funghi garantire lunga vita e curare
producono composti potenzialmente in allergie e artriti.
grado di migliorare l’eicacia delle tera-
pie per malattie come cancro e demenza.
«I funghi sono molto più misteriosi
delle piante», spiega Robert Beelman,
direttore del centro di ricerca Penn State CRINIERA DI LEONE
Center for Plant and Mushroom Foods Hericium erinaceus
ORECCHIONE
INDIANO
Pleurotus
pulmonarius
Questa varietà
di Pleurotus è facile
da coltivare, contiene
antiossidanti e può
essere utile come
antiniammatorio.
PIOPPINO
Cyclocybe aegerita
Ricerche sui topi
hanno dimostrato
che le sue proprietà
antiossidanti
migliorano la sintesi
del collagene
e riducono
alcuni efetti
dell’invecchiamento.
D E S I G N S A L U TA R E
1940
di Natasha Daly Durante la
II Guerra mondiale
i manifesti
A metà del Seicento l’epidemia di peste raiguravano
che scoppiò in Inghilterra uccise circa donne dall’aria
promiscua come
100.000 londinesi. Per avvisare la popo- portatrici di
lazione, le porte delle vittime erano se- malattie veneree.
gnate con “croci della peste” e le parole Questo poster
chiede ai soldati
“Il Signore abbia pietà di noi”. di stanza all’estero
Era una delle prime campagne infor- di proteggersi.
mative per la salute pubblica, una forma
di comunicazione che da allora si è evo-
luta molto. Nel progetto Can Graphic
Design Save Your Life? (Il design graico
può salvarti la vita?), che consiste in un
libro e una mostra, Lucienne Roberts e
Rebecca Wright analizzano la crescita di
questo linguaggio. Nell’Ottocento, spiega 1991
Roberts, mass media, medicina e graica Molti poster
su HIV e AIDS
erano ormai gli strumenti d’elezione per hanno adottato
educare la popolazione sulle malattie. un approccio
La tubercolosi ispirò la prima importante pacato e misurato.
Fornendo
campagna USA, con poster che invitavano
informazioni
a non “sputare, tossire o starnutire scon- su come evitare
sideratamente”. Tra il 1900 e il 1940 le la malattia,
morti calarono in modo costante. le campagne
tentavano
Le guerre mondiali diedero invece il di frenare il panico
via a campagne sulle malattie veneree. I e i pregiudizi.
manifesti della Prima guerra mondiale
mettevano in guardia i soldati sulla pro-
miscuità, evitando accuratamente parole
come “siilide” o “gonorrea”. Durante la
Seconda guerra il linguaggio divenne più
esplicito: “Non puoi sconiggere l’asse con
una malattia venerea”, intimava un poster 2017
americano. Negli anni ’80 sono iniziate La ricerca Google
le campagne educative su HIV/AIDS che “Zika+luna di
miele” porta
raccomandavano l’uso di proilattici. migliaia di
Secondo Roberts, il rapporto tra graica risultati. Questa
e salute pubblica va al di là delle campa- campagna del
Dipartimento di
gne: alcuni ospedali britannici hanno salute pubblica
rinfrescato i tabelloni in pronto soccorso dell’Arizona
per informare meglio su tempi d’attesa e rimanda gli sposi
in luna di miele
triage, riscontrando una riduzione delle
a un sito web
esplosioni di rabbia del 50%. «Ciò che an- informativo.
dava cambiato era l’informazione», dice.
L’inlusso del design sulla salute pub-
blica può essere duraturo. In passato una
croce rossa avvisava della presenza di
peste. Ora lo stesso simbolo è tra le icone
più riconoscibili, e rassicuranti, al mondo.
S TA M P A M I
Q U E L L’ O R E C C H I O
di Erika Engelhaupt
FOTO: REBECCA HALE, NGM. L’IMPALCATURA DELL’ORECCHIO È STATA FORNITA DAL WAKE
FOREST INSTITUTE FOR REGENERATIVE MEDICINE
| E X P LO R E | S A L U T E
n at i o n a l g e o g r a p h i c • m a r z o 2 0 1 8
DA 508 MILIONI DI ANNI FA Preservato nell’argillite di Burgess della British
Columbia, in Canada, l’anellide Canadia spinosa prese parte all’esplosione di biodiversità
del Cambriano da cui ebbe origine la maggior parte dei gruppi animali esistenti.
QUANDO LA VITA
SI COMPLICÒ
A un certo punto gli organismi della Terra si sono evoluti
da semplici microbi a creature più grandi e complesse. Come è
accaduto, e perché? Gli indizi in fossili di 570 milioni di anni fa.
FOTOGRAFATO PRESSO L’ELIZABETH MOORE INTERNATIONAL CENTER
FOR CORAL REEF RESEARCH & RESTORATION
L’ORIGINE DELL A COMPLE S SITÀ
Per oltre tre miliardi di anni la Terra fu popolata da organismi
unicellulari e pluricellulari semplici. Poi, 635 milioni di anni fa - dopo
una serie di glaciazioni che portarono al fenomeno della “Terra
a palla di neve” – il ghiaccio si fuse e l’ossigeno raggiunse una
soglia critica che consentì lo sviluppo di organismi pluricellulari
complessi. La vita animale nella miriade di forme che conosciamo
esplose nel periodo Cambriano.
Ediacaran biota
S
ulla costa sudorientale dell’isola di Ter-
ranova, non lontano dal punto più ?
Glaciazioni della Glaciazione Esplosione
“Terra a palla di neve” di Gaskiers cambriana
orientale dell’America del Nord, si trova
un promontorio roccioso chiamato Mi-
staken Point. Il nome, traducibile come
“punto sbagliato”, ha origine dai naufragi causati
dall’errore dei capitani delle navi che, nella nebbia,
scambiavano le scogliere per un altro punto. Oggi
però il luogo è noto per un altro motivo: qui sono
emersi una serie di straordinari indizi - reinterpre-
tati di recente - per uno dei più grandi e complessi
misteri della vita sulla Terra. Perché, dopo più di tre
miliardi di anni di piccoli organismi in gran parte
monocellulari, la vita è all’improvviso esplosa in
una profusione di creature complesse, pluricellu-
lari, grandi e sorprendenti? A partire da 570 milioni
di anni fa le nuove forme di vita si difusero in tutto
il pianeta, ma le prove più antiche della loro esi-
stenza sono state rinvenute in un unico luogo: Mi-
staken Point. Il sito viene studiato da decenni, ma
oggi i paleontologi vedono in quelle tracce piccole
sfumature con grandi implicazioni, che creano uno
scenario nuovo e rivoluzionario.
In una fresca giornata d’autunno, dopo aver
preso a noleggio una jeep a Saint John’s, capitale
della provincia di Terranova e Labrador, imbocco
T E M P O in milioni di anni fa
1.100 1.000 900 800 700 600 500
Placozoa 1 specie
Attinie, Insetti,
coralli, meduse aracnidi,
Cnidari crostacei
10.303 Artropodi
1.214.295
Onychophora 182
Vermi cilindrici
Nematodi
24.773
Cephalorhyncha 208
Bryozoa 5.650
Rotifera 2.014
Vermi metamerici Molluschi
Anellidi Molluschi
17.210 117.358
Brachiopoda 443
Phoronida 19
Nemertea 1.254
Vermi piatti
ESSERI UMANI Platelminti
29.285
Hemichordata 120
Spugne
Poriferi
8.716
*Ilphylumèunodeigruppidellatassonomia,laclassiicazionedegliorganismisimilipermorfologia.Peresempio,
laclassiicazionedell’essereumano,apartiredalgruppopiùampio,èlaseguente:Animalia (regno); Chordata
(phylum); Mammalia (classe); Primates (ordine); Hominidae(famiglia);Homo (genere); Homo sapiens(specie).
la striscia d’asfalto che conduce a Mistaken Point almeno 10 milioni di anni prima della famosa
attraverso foreste di pecci e abeti. Sono in compa- esplosione del Cambriano. Gli scienziati di allora
gnia di Marc Lalamme, della University of To- ritenevano che l’esplosione cambriana segnasse il
ronto Mississauga, e del suo collega Simon Darroch momento in cui la vita sulla Terra era letteralmente
della Vanderbilt University di Nashville. esplosa, cominciando a diferenziarsi in una mol-
Raggiungiamo la nostra destinazione sotto un titudine di bestie meravigliose, creature grandi e
cielo terso e un sole brillante, condizioni insolite complesse (quelle che chiamiamo animali) i cui
per questa zona, mi dice Lalamme, ma la luce del discendenti sono in gran parte ancora in circola-
pomeriggio ci consentirà di vedere ancora meglio zione. La scoperta di Sprigg si rivelò importante
i piccoli fossili per cui siamo venuti. perché era la prima volta che si ipotizzava che la
Arrivati nella Riserva ecologica di Mistaken saga della grandezza e della complessità fosse in-
Point, istituita proprio per proteggere il giacimento vece cominciata nel periodo che oggi deiniamo
fossilifero, scendiamo da una scogliera frasta- Ediacarano, e non nel successivo Cambriano.
gliata. Lalamme mi indica una lastra di roccia Nel 1967, poi, uno studente specializzando di
grigio-violacea inclinata di circa 30 gradi. Sulla nome S.B. Misra notò una lastra di roccia sedimen-
pietra è impressa un’immagine che ricorda lo sche- taria ricca di fossili a Mistaken Point. Alcune delle
letro di un serpente, una serie ripetuta di costole antiche forme visibili sembravano corrispondere
con una spina dorsale, lunga circa un metro. Qui alle “meduse” osservate da Sprigg nell’Australia
però non c’è alcun osso, solo l’impronta di una crea- meridionale, altre assomigliavano a fronde; altre
tura a corpo molle, morta e sepolta sul fondo del ancora, però, non ricordavano niente di noto alla
mare moltissimo tempo fa. Non nuotava, né stri- scienza. I giacimenti vicini, disposti l’uno sull’altro
sciava; era una forma di vita diversa da quelle pre- come strati di una torta precambriana, contene-
senti oggi sul nostro pianeta, che risale a un pe- vano un gran numero di fossili diversi, preservati
6 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
Poi, nel periodo compreso tra 717 e 635 milioni di organismi con le forme di vita che popolano il pia-
anni fa, vi fu una serie di glaciazioni talmente dif- neta oggi. Adolf Seilacher, illustre paleontologo
fuse e intense da ricoprire di ghiaccio l’intero pia- tedesco, li classiicò come un regno a sé stante per
neta, dando origine al fenomeno che alcuni scien- via di quella che descrisse come una “struttura bio-
ziati deiniscono “Terra a palla di neve”. Durante logica unica a trapunta”. A quanto pare la struttura
quel periodo i livelli di ossigeno aumentarono di “a trapunta” garantiva a queste creature la stabilità,
nuovo per ragioni ancora poco note. compensando l’assenza di scheletro. E forse, asso-
I ghiacci si sciolsero quando l’anidride carbonica ciata alla forma a fronda, contribuiva ad accrescere
emessa nell’atmosfera dalle eruzioni vulcaniche la loro supericie, consentendo un miglior assorbi-
determinò un efetto serra che riscaldò il pianeta e mento delle sostanze nutrienti attraverso la pelle.
scongelò i mari. La breve glaciazione di Gaskiers, La nutrizione doveva essere un problema per la
fauna di Ediacara visto che, a quanto si evince dalle
tracce fossili, quasi nessuno di questi organismi
aveva una bocca. Né un intestino, né un ano. Niente
testa, niente occhi, niente coda. Alcuni presenta-
vano una sorta di disco di ancoraggio a un’estre-
mità; oggi sappiamo che si trattava di una specie di
rizoide che faceva presa sul fondo marino e consen-
tiva alla fronda di muoversi nell’acqua. All’epoca
molti fondali erano ricoperti di tappeti microbici,
che contribuivano a stabilizzare i sedimenti. Ma la
fronda non era una pianta - non si poteva nutrire
con la fotosintesi - perché molti organismi ediaca-
rani vivevano negli abissi, ad almeno 1.000 metri
EDIACAR ANO di profondità, dove la luce non arriva.
I primi organismi grandi e biologicamente Ma se non potevano mangiare e non erano in
complessi compaiono nel registro fossile circa
570 milioni di anni fa, prima dell’esplosione del
grado di attuare la fotosintesi, come si nutrivano?
Cambriano, nel misterioso periodo Ediacarano. L’ipotesi prevalente per la maggior parte della
Conosciuti solo per l’impronta lasciata dai loro fauna di Ediacara è quella dell’osmotroia, una pa-
corpi molli nel fango o nella cenere, gli organismi rola curiosa che indica un processo molto elemen-
ediacarani come questo Fractofusus misrai tare: l’assorbimento delle sostanze nutrienti dis-
dell’isola di Terranova non sono collegati né
assomigliano ad animali viventi. La struttura di
solte nell’acqua per osmosi o attraverso la superi-
Fractofusus, composta da una sequenza di rami cie corporea. Sarà stato suiciente in un mondo e
di grandezza decrescente, garantiva una certa in un’epoca più semplici, ma certo non consentiva
estensione superficiale, ideale per assorbire un lauto pasto.
nutrienti direttamente dall’acqua marina. Alcuni scienziati hanno invece concentrato la
loro attenzione su un altro aspetto afascinante di
avvenuta circa 580 milioni di anni fa, non fu glo- molti organismi ediacarani: la rainata architet-
bale ma suiciente per coprire di ghiaccio diversi tura. Un’analisi più approfondita della struttura “a
luoghi, tra cui l’isola di Terranova. Tutti questi trapunta” rivela infatti la natura frattale di quella
cambiamenti precedettero la comparsa dei primi struttura, in cui lo stesso schema si ripete a scale
organismi ediacarani nel registro fossile. Ma fu- progressivamente più piccole. Una fronda grande
rono anche la causa di ciò che accadde dopo? Fu- era composta da fronde più piccole, a loro volta
sione dei ghiacciai, aumento dell’ossigeno ed evo- composte da fronde ancora più piccole, tutte uguali
luzione di cellule più complesse consentirono agli fatta eccezione per le dimensioni, una forma di
organismi ediacarani di prosperare? Forse. base che si duplica a tre o quattro scale diverse. È
Altrettanto enigmatico è il rapporto di questi possibile che sia stata proprio la struttura frattale a
UN INIZIO SEMPLICE
Al pari delle varietà di pesci, rettili, uccelli, mammiferi e
altri vertebrati che oggi popolano il pianeta, lo
splendido pesce combattente deve la propria struttura
corporea ai primi cordati del Cambriano, tra cui Pikaia
gracilens (sotto). Simile a un pesce, Pikaia aveva una
struttura cartilaginea flessibile, chiamata notocorda, da
cui si è sviluppata la spina dorsale dei vertebrati.
«Probabilmente tutti i vertebrati derivano
da organismi simili a questo», afferma
il paleontologo Jean-Bernard Caron.
LO N TA N I
CU G I N I
Difficile trovare due animali diversi come la giraffa
e l’ascidia invertebrata Ciona savignyi, a destra.
Eppure discendono entrambe da un cordato del
Cambriano. Mentre la giraffa rappresenta la
massima espressione della colonna vertebrale,
l’ascidia allo stadio larvale ha una notocorda
centrale. Dotata anche di una coda muscolosa,
la larva di ascidia nuota per alcuni giorni
fino a quando trova una superficie
a cui aderire. Durante la metamorfosi la coda e
la notocorda vengono riassorbite: l’animale
adulto è immobile e privo di spina dorsale.
<$$PN>
10 N at iNoat
N ai o
l Ngaelo g r
eoaP
gh • iMca•r<Z$o$ M
r iacP h 2 0U1>8 < $ $ A 4 > GIRAFFA FOTOGRAFATA A SAFARI WEST
consentire a questi organismi di diventare più
grandi. Conferiva loro rigidità, ne aumentava la su-
pericie e forse era il rilesso di una scorciatoia ge-
netica. Una semplice formula nel genoma potrebbe
aver ordinato: costruisci una piccola fronda, poi
ripeti l’operazione più volte, sommando i risultati,
e fammi diventare grande.
Questa sorta di struttura frattale è visibile in
una creatura simile a un serpente impressa sulla
roccia grigio-violacea di Mistaken Point. E si ri-
trova in altri organismi ediacarani a cui è stato
dato il nome collettivo di rangeomori, da Rangea,
un organismo estinto i cui fossili sono stati ritro-
vati in Namibia. Durante la mia visita a Terranova,
Lalamme mi fa notare molti rangeomori, diicili
da distinguere a tre metri di distanza, ma piuttosto
inquietanti se visti da vicino. Ecco Beothukis mi-
stakensis, una fronda a forma di spatola che prende
il nome dal luogo in cui è stata scoperta. Più avanti
c’era Fractofusus, a forma di fuso con le estremità
assottigliate, che viveva sul fondo marino.
Benché avessero dominato l’ecosistema degli
abissi marini di Mistaken Point per milioni di anni
e si fossero difusi altrove in acque meno profonde,
i rangeomori si estinsero senza lasciare discen-
denti noti. All’inizio del periodo Cambriano, cioè
541 milioni di anni fa, o subito dopo, erano comple-
tamente spariti dal registro fossile. Per questo mo-
tivo alcuni scienziati ipotizzano che la fauna di
Ediacara rappresenti un “esperimento fallito” nella
prima evoluzione della vita pluricellulare.
e s p lo s i o n e d e l l a v i ta 11
12 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
P H Y LUM A RTH RO P O DA
L A CL A S S E D OMI N A N T E
A giudicare dal numero di specie e dalla quantità di individui, gli artropodi sono il phylum
dominante del regno animale. Definito da caratteristiche comuni quali l’esoscheletro
resistente e il corpo segmentato, questo phylum comprende oltre un milione di specie,
come per esempio (in senso orario da sinistra) il gambero pistola, l’insetto stecco della
Malesia, la cavalletta Romalea guttata, l’insetto foglia secca, lo stomatopode e il granchio
Platypodiella spectabilis. Si ritiene inoltre che esistano milioni di specie ancora ignote alla
scienza. Nel Cambriano e nel successivo Ordoviciano i trilobiti, una classe di artropodi,
erano tra i gruppi animali più diversificati. La lastra di pietra calcarea a sinistra, risalente a
452 milioni di anni fa, è un esempio di fauna dell’Ordoviciano, che include echinodermi e
trilobiti, tra cui Ceraurus, l’esemplare a forma di tartaruga visibile sul margine sinistro.
LASTRA DI CALCARE: ESEMPLARE ROMIP 64530; COLONNA A SINISTRA, IN ALTO: FOTOGRAFATO PRESSO L’ELIZABETH MOORE INTERNATIONAL
CENTER FOR CORAL REEF RESEARCH & RESTORATION; COLONNA A DESTRA: ESEMPLARI DELL’INSECT DISCOVERY LAB, SAVENATURE.ORG
<$$PN>
14 N at iNoat
N ai l
oNgaelo g r
eao Pgh • iMca•r <Z$o$ M
r iacP h 2 0U1>8 < $ $ A 4 >
P H Y LUM A RTH RO P O DA
CO R SA AG L I
A R M A MEN T I
La proliferazione di animali del Cambriano si deve
anche a un modo nuovo di alimentare i motori della
vita: mangiare altri animali. I predatori si dotarono di
appendici per afferrare e di bocche per masticare; le
prede svilupparono corazze e strategie di fuga che
spinsero i predatori ad attrezzarsi di conseguenza. In
questa corsa agli armamenti, un ruolo di primo piano
spetta all’anomalocaride, che probabilmente si
nutriva di trilobiti. Sopra sono visibili tre delle sue
armi: chele, lobi propulsivi e occhi sporgenti. Il senso
della vista, che comparve nel Cambriano, aiutò sia
predatori che prede. Un parente moderno
dell’anomalocaride, Mastigoproctus giganteus, a
sinistra, ha due occhi frontali e altri tre su ogni lato.
e s p lo sDELL’INSECT
SINISTRA: ESEMPLARE i o nsto
e d ry
e l lna
a v
DISCOVERYmiLAB, <$$pn>
15
etahSAVENATURE.
ere
ORG; IN ALTO: ESEMPLARE ROMIP 51212
PHYLUM MOLLUSCA
V IV ER E
N EG L I A B I S S I
Al pari degli artropodi, i molluschi si affermarono
durante il Cambriano per poi evolversi in una
profusione di forme divergenti, che includono (in
senso orario da sinistra) la moderna Elysia
crispata, Acanthochitona zebra, gli scafopodi, i
fissurellidi e la lepre di mare dagli anelli.
Nectocaris pteryx, un fossile di 508 milioni di anni
preservato nell’argillite di Burgess (a destra),
aveva elementi in comune con calamari,
polpi e altri cefalopodi come tentacoli, occhi e
una sorta di imbuto usato per la propulsione.
La maggior parte dei primi molluschi viveva sul
fondo marino, ma Nectocaris pteryx riusciva a
muoversi nella colonna d’acqua.
TUTTI FOTOGRAFATI PRESSO L’ELIZABETH MOORE INTERNATIONAL CENTER FOR CORAL REEF RESEARCH & RESTORATION A ECCEZIONE DEL
FOSSILE (ESEMPLARE ROMIP 59668). ELYSIA CRISPATA E LEPRE DI MARE: ESEMPLARI DELLA FLORIDA KEYS MARINE LIFE
e s p lo s i o n e d e l l a v i ta 17
PHYLUM MOLLUSCA
UN UTILE
M A N T EL LO
Tutti i molluschi, antichi o moderni che siano,
hanno in comune uno strato esterno, chiamato
mantello, che riveste gli organi interni. In questo
Ctenoides scaber presenta chiazze color rosso
scarlatto ed è adornato di tentacoli vischiosi.
Il mantello svolge ruoli diversi nelle varie
specie, a seconda delle esigenze dell’animale.
In gasteropodi, bivalvi e pettinidi il mantello
secerne la sostanza che forma la conchiglia.
Calamari, polpi e seppie si muovono riempiendo
la cavità sotto il mantello di acqua, che viene
poi espulsa attraverso il sifone.
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CENTER FOR CORAL REEF RESEARCH & RESTORATION
(Segue da pag. 11) Gli icnofossili costituiscono sentirono agli animali di dotarsi di elementi rigidi
quindi un registro di comportamenti, non di mor- (scheletri ricchi di calcio, denti e gusci), di incre-
fologia. E poiché la maggior parte degli organismi mentare le forme di mobilità (non solo scavare bu-
ediacarani non si muoveva, non masticava e non chi) e di intensiicare le abitudini predatorie. Ma la
defecava, non esistono molte tracce di questo ge- preponderanza dei vermi nel periodo di transizione
nere del periodo Ediacarano. del tardo Ediacarano può aver avuto un ruolo
«Questo è un ecosistema sessile, molto statico», chiave. Qualche settimana dopo il giro a Mistaken
osserva Darroch, riferendosi al ricco giacimento Point intervisto James Gehling, tra i principali stu-
fossilifero del primo Ediacarano su cui ci troviamo. diosi dell’Ediacarano. Vada sui monti Flinders
Come dimostrano le rocce della Namibia, nel nell’Australia del Sud, nei pressi delle colline di
tardo Ediacarano le cose cambiarono molto. Una Ediacara, mi dice al telefono dal suo studio di Ade-
tra le principali diferenze, spiega lo studioso, fu laide, e dia un’occhiata alla prima formazione degli
che «per la prima volta si manifestò un comporta- strati sedimentari del Cambriano. «Sembra for-
mento fossorio elaborato». Gli esperti non concor- maggio svizzero», aggiunge. La roccia fu scavata da
dano sull’epoca in cui questi organismi scavatori creature vermiformi che rivoltarono la sabbia e di-
comparvero per la prima volta, ma a giudizio di vorarono la fauna di Ediacara a corpo molle. «La
tutti quelle tracce fossili indicano comunque un comparsa della muscolatura utile per scavare se-
grande cambiamento. Per molto tempo le creature gna l’inizio del Cambriano», precisa Gehling.
vermiformi si erano limitate a strisciare sul fondo Guy Narbonne, della Queen’s University, in On-
marino; adesso però scavavano anche dei tunnel. tario, è sostanzialmente d’accordo sulla rilevanza
Darroch mi mostra una piccola roccia con tracce della capacità di scavare. Ma questo studioso, af-
e s p lo s i o n e d e l l a v i ta 19
P H Y L U M E C H I N O D E R M ATA
U N A S T RU T T U R A
CH E D U R A N EL T E MP O
Al pari di echinodermi come stelle marine e ricci di mare, il giglio di
mare dell’Ordoviciano (sopra) e il moderno Astrophyton muricatum (a
destra) hanno una struttura simmetrica sviluppata intorno a una bocca.
Fissandosi al substrato con un peduncolo, il giglio di mare portava alla
bocca le particelle che catturava con le braccia; 450 milioni di anni
dopo, Astrophyton muricatum adotta una strategia simile, sfruttando
la ramificazione delle braccia per filtrare quanta più acqua possibile.
verme primitivo, non fosse lo strumento più ai- altri predatori. Lo stesso accadde alla fauna di
lato in dotazione alla fauna di Ediacara. I genomi Ediacara, che dovette afrontare nuove e diverse
di quegli organismi erano forse codiicati per la minacce. Potremmo anche chiamarli “esperi-
ripetizione frattale - perlomeno nei rangeomori, menti falliti” dell’evoluzione, ma non dimenti-
che presentano una sorta di basilare complessità chiamo che quelle creature vissero e si difusero in
- ma non per la reattività alle circostanze o per l’ef- ambienti diicili ma evidentemente adatti a loro
icienza. Malgrado ciò, sarebbe sbagliato liquidare per oltre 30 milioni di anni. Chissà se noi esseri
la fauna di Ediacara come un fallimento. Abbiamo umani saremo altrettanto tenaci e fortunati... j
già commesso quell’errore con il dodo, consideran-
dolo un emblema di nefasta stupidità. In realtà
Il prossimo libro di David Quammen, The Tangled Tree,
questo grande uccello inetto al volo che si nutriva
sull’evoluzione della vita, sarà pubblicato a settembre.
di frutti endemico dell’isola di Mauritius aveva vis- Il fotografo David Liittschwager collabora con National
suto benissimo nel suo tranquillo habitat per mi- Geographic dal 2005, documentando l’eleganza e la
gliaia di anni, ino all’arrivo di Homo sapiens e di bellezza del mondo naturale.
DA SINISTRA: ESEMPLARE ROMIP 64529; ESEMPLARE DELLA FLORIDA KEYS MARINE LIFE
e s p lo s i o nsto
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mietah e r e 21
di
NADIA
DR AKE
fotografie di
M ARTIN
SC HOELLER
22
OLTRE
LA BIGLIA
BLU
Descrivere
la bellezza
della Terra vista
dallo spazio
non è facile, ma
questi astronauti
provano a
raccontarcela.
B eyo n d t h e B lu e m a r B l e <$$Pn>
MI KE M A S S IMI N O
N E W YO R K , U SA
FOTO (SOPRA): NASA. LE CITAZIONI DEGLI ASTRONAUTI SONO STATE TAGLIATE PER RAGIONI DI SPAZIO E CHIAREZZA.
1960 1970
Il viaggio nello spazio è profondamente innatu-
rale: la nostra isiologia si è evoluta per farci agire
su questo pianeta, non in un punto lontano del
cielo. Forse per questo agli astronauti riesce così
diicile descrivere l’esperienza di vedere la Terra Valentina Tereshkova
dallo spazio. Prima donna nello
spazio: giugno 1963
Luca Parmitano, per esempio, dice che non ab-
biamo ancora sviluppato le parole per descrivere in
Yuri Gagarin Neil Armstrong
modo fedele la realtà del viaggio spaziale. Le parole Primo uomo Primo uomo a 100° persona
sono limitate dal signiicato e dalla connotazione, nello spazio: mettere piede sulla nello spazio
aprile 1961 luna: 20 luglio 1969
a prescindere dalla lingua scelta (Parmitano ne
parla cinque). E ino a metà del Novecento non c’è
stato bisogno di esprimere che cosa signiichi ve- cielo può cambiare la prospettiva di milioni di per-
dere il nostro pianeta nell’essenza primordiale dello sone. Nel 1968 i membri dell’equipaggio di Apollo 8
spazio. «Noi non pensiamo in termini di viaggi spa- furono le prime tre persone a uscire dalla gravità
ziali, tutto qui», dice l’astronauta italiano. terrestre per orbitare attorno alla Luna. La vigilia di
Guardare il nostro pianeta dallo spazio può tra- Natale, l’astronauta Wiliam Anders scattò quella
sformare la visione del mondo. L’astronauta statu- che sarebbe diventata un’immagine-simbolo: un
nitense Nicole Stott ha viaggiato per due volte sullo mondo lussureggiante che sorgeva al di sopra
Space Shuttle Discovery ed è tornata con una nuova dell’arido, bucherellato orizzonte lunare. Oggi chia-
voglia di creare opere d’arte che rappresentino mata “Earthrise” (la Terra che sorge dalla Luna), la
quello spettacolo. Il canadese Chris Hadield rac- fotograia aumentò la consapevolezza della bel-
conta che, mentre orbitava intorno alla Terra, si lezza e della fragilità del pianeta.
sentiva in contatto con gli abitanti del pianeta più «Il 2018 sarà il cinquantesimo anniversario di
di quanto gli fosse mai successo prima. quella foto leggendaria, che contribuì a imprimere
Kathy Sullivan, che nel 1984 è diventata la prima una svolta al movimento ecologista. Quali sono le
americana a passeggiare nello spazio, si è portata correzioni di rotta che dobbiamo apportare oggi? Ci
a casa un profondo stupore per i complessi fattori aiuteranno ad arrivare al centesimo anniversa-
che contribuiscono a rendere la Terra un’improba- rio?», chiede l’astronauta statunitense Leland Mel-
bile oasi. «Nel corso di quei voli si è sviluppato den- vin, impegnato con alcuni colleghi a sfruttare le
tro di me un impulso, un desiderio autentico… non esperienze degli astronauti per aiutare la gente ad
solo di godermi il panorama e scattare foto», dice, adottare stili di vita più sostenibili. È evidente che
«ma di fare in modo che abbiano un impatto sugli tra coloro che si sono spinti così lontano dal nostro
altri». Dopo essere andata in pensione dalla Nasa, pianeta è molto difuso il desiderio di proteggerlo.
Sullivan ha diretto per tre anni la National Oceanic Il cosmonauta russo Gennady Padalka ha totaliz-
and Atmospheric Administration, sfruttando gli zato più giorni nello spazio di chiunque altro. Il fa-
occhi artiiciali dei satelliti per realizzare il suo scino dei viaggi spaziali lo ha spinto a continuare
obiettivo. Spiega che dall’alto la Terra è di una bel- per 28 anni, ma qualcosa di ancora più potente
lezza così irresistibile che non si stancava mai di della gravità ha continuato ad attirarlo verso casa.
guardarla. Anche quando le parole vengono a man- «Siamo geneticamente legati a questo pianeta»,
care, una sola immagine di casa nostra ripresa dal dice. E a quanto ne sappiamo, la Terra è la sola a
poter sostenere la vita come la conosciamo. L’ul-
timo decennio dell’astronomia ci ha mostrato che
In passato la giornalista freelance Nadia Drake ha fatto siamo uno dei miliardi di mondi nella galassia della
domanda per diventare astronauta e oggi scrive articoli
sul cosmo. Il servizio di copertina di Martin Schoeller
Via Lattea, ma un complicato intreccio di fattori
sul popolo amazzonico dei Kayapo è stato pubblicato geologici, ecologici e biologici rende questa strana
da National Geographic nel gennaio del 2014. roccia l’unica nei dintorni adatta all’uomo.
26 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
1990
Tra i viaggi spaziali di John Glenn sono passati 36 anni Carriere nello spazio
Stati Uniti (337 persone)
Intervalli tra i voli
Unione Sovietica / Russia (118)
John Glenn spaziali
Altre nazioni (101)
Persona più anziana
nello spazio: 77 anni
Permanenza Permanenza
breve prolungata
(<30 giorni) (>30 giorni)
Nel disastro del Challenger del 1986, gli astronauti
veterani Francis Scobee, Judith Resnik, Ellison Onizuka
e Ronald McNair rimasero uccisi insieme agli esordienti
Michael Smith, Gregory Jarvis e Christa McAulife, che
non raggiunsero mai lo spazio e qui non sono
rappresentati.
2000
Valeri Polyakov
Permanenza Peggy Whitson
ininterrotta più lunga Permanenza cumulativa
nello spazio: 437 giorni più lunga trascorsa
nello spazio
200 da un americano: 665
giorni (3 missioni)
2010
Gennady Padalka
pag. 30
Permanenza
cumulativa più lunga
nello spazio: 878 giorni
(5 missioni)
300
HANNO
AMMIRATO 400 Mike Massimino pag. 24
IL PANORAMA
556 persone sono state nello spazio, a partire Karen Nyberg
pag. 28
da Yuri Gagarin e dalla sua prima orbita
intorno alla Terra nel 1961. Tra questi, 553 Dennis Tito
Primo turista nello spazio:
hanno orbitato attorno al pianeta e 12 hanno una delle sette persone
camminato sulla Luna. Questi viaggiatori che hanno pagato
l’agenzia spaziale russa
condividono una prospettiva planetaria per provare l’ebbrezza
500
della nostra casa comune. del viaggio spaziale
Leland Melvin
pag. 31
JASON TREAT, NGM
FONTI: NASA; AGENZIA GIAPPONESE DELL’ESPLORAZIONE
SPAZIALE; AGENZIA SPAZIALE EUROPEA; AGENZIA SPAZIALE
CANADESE; CENTRO DI RICERCA E ADDESTRAMENTO ASTRONAUTI Samantha Cristoforetti
GAGARIN; CENTRO NAZIONALE DI STUDI SPAZILI (CNES)
pag. 22
KAREN
NYBERG
CADDO L AKE,
TEX AS
E D LU
METEOR CRATER,
ARIZONA, USA
B eyo n d t h e B lu e m a r B l e <$$Pn>
UN PIANETA LUNA
FUORI DAL
COMUNE Uno strato di ozono blocca
13 FATTORI CHE RENDONO
POSSIBILE LA VITA SULLA TERRA 2 le radiazioni nocive
Gli antichi organismi vegetali degli oceani
rilasciarono ossigeno nell’atmosfera
e crearono uno strato di ozono ad alta
quota che proteggeva le prime specie
Le risorse della Terra e la sua collocazione nel Sistema
terrestri dalle radiazioni letali del Sole.
Solare e nella galassia sono ideali per sostenere la vita
come noi la intendiamo. Esito di circa 4,6 miliardi di
anni di costruzione cosmica, il nostro pianeta brulica di
esseri viventi grazie a un insieme fortuito di condizioni,
dalla composizione chimica ottimale del nucleo alla
distanza di sicurezza dal buco nero nascosto nel cuore
della nostra galassia.
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CCA
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La Terra è in grado di riciclare S
1
S
il carbonio favorevole alla vita A
La magnetosfera devia
5
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D I O Z O
A T O le tempeste solari
S T R
Prodotte dalle particelle ad alta energia
del Sole, le aurore boreali ci ricordano
il campo magnetico terrestre, che fa
deviare la maggior parte delle
radiazioni nocive ed eruzioni del Sole.
NÉ TROPPO CALDO
NÉ TROPPO FREDDO URANO
Non tutti i pianeti hanno ciò che serve a rendere
possibile la vita come la conosciamo. Nel Sistema
Solare si sono formati otto pianeti, ma la Terra
è l’unico in cui, per quel che ne sappiamo, si è
affermata la vita. La convergenza di tutti i fattori
I
favorevoli in una zona ideale attorno a una stella ID
O
calda e non turbolenta sembra essere stata ER
ST
A
cruciale nella creazione di un mondo che LI
G
sostiene la vita. D
E
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C MERCURIO
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A
S Mercurio ha una massa
SATURNO F troppo piccola per
trattenere un’atmosfera
protettiva ed è troppo
vicino al Sole perché
sulla sua superficie
possa permanere acqua
allo stato liquido.
6 7
Ci troviamo alla distanza La nostra posizione ci
ideale dal Sole protegge dai giganti
La Terra orbita nella zona abitabile gassosi
circumstellare, dove non è né troppo vicina Se le orbite dei pianeti più grandi del
né troppo lontana dal Sole perché l’acqua sistema solare fossero molto più vicine,
sia liquida in superficie. l’attrazione del loro potente campo
gravitazionale potrebbe causare
I pianeti nel diagramma qui sotto fluttuazioni disastrose nella distanza
sono disegnati in scala. Le distanze della Terra dal Sole.
planetarie sono in una scala diversa.
IL DIAMETRO
DEL SOLE È
CIRCA 10
VOLTE QUELLO
DI GIOVE ZONA
ABITABILE
Giove
Mercurio
Venere
Terra Marte
O
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M A G N E
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Il Sole, stabile e resistente
Campo
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Saturno
Nucleo
T I C
esterno
M A G N E
Le correnti nel
Nucleo nucleo esterno
interno
P O
campo magnetico.
T E R R A
A ss e
9
Le caratteristiche giuste per
ospitare un nucleo dinamico
La nube interstellare di gas e polveri
che ha dato origine alla Terra conteneva Radiazioni Campo
TERRA
abbastanza elementi radioattivi da solari magnetico
alimentare un nucleo dinamico per
miliardi di anni. Questo produce
un campo magnetico in grado di
proteggere il pianeta da pericoli
come le eruzioni solari.
Urano
3,2 miliardi di chilometri
Asse
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L’attrazione gravitazionale
della Luna ha contribuito
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a rallentare la velocità
L
delle maree.
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S
A
G I O V E
F
Pianeti giganti ci
10 proteggono a distanza
Quando la Terra si era appena formata,
la forte gravità di Giove mandava
asteroidi ricchi d’acqua a schiantarsi
sulla sua superficie. Oggi Giove
dirada la fascia degli asteroidi,
proteggendoci da collisioni troppo
frequenti che potrebbero innescare
estinzioni.
UNA POSIZIONE
PRIVILEGIATA 0°
La Via Lattea è una galassia a spirale con bracci UNA SEDE POSSIBILE PER LA VITA?
ricurvi e una barra centrale di stelle che attraversa Un bulge, o bulbo galattico, ampio
10.000 anni luce, di polveri, gas
il centro galattico. Perché la vita sulla loro e vecchie stelle circonda il centro.
superficie sia possibile, i pianeti devono evitare Gli esperti si dividono sulle
30
30° possibilità che avrebbe questa
minacce catastrofiche come supernove troppo zona di ospitare la vita.
vicine, lampi gamma e buchi neri attivi. Inoltre
non possono affollarsi in ammassi stellari che li
10.00
sballotterebbero all’eccesso. Per fortuna la Terra
si trova in una collocazione ideale perché i suoi
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an
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abitanti possano prosperare. luc e
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90° I 30.000
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I bracci della Via Lattea sono pieni D I
di rischi per l’abitabilità, tra cui le P E R S E O
nubi radioattive, le zone di attiva
formazione stellare e le devastanti
esplosioni delle stelle che
muoiono.
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120° 40.000 anni lu
12
Il Sole ci protegge La nostra traiettoria
I C O
D I S C O G A L A T T
0°
300 I pianeti piccoli e rocciosi
270
270
7 ° come il nostro non si possono
formare senza elementi
che siano più pesanti
330°
33
330 dell’idrogeno e dell’elio,
che ai margini della galassia
diventano meno frequenti.
A R I O
esplosioni di radiazioni ostili alla vita. O N
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O Alcune stelle isolate e circa 150
I 18
8 °
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C densi ammassi stellari orbitano
C nell’alone della Via Lattea.
A Qui è improbabile che sui pianeti
R
B nasca la vita, perché gli elementi
pesanti sono troppo rarefatti per
costruire mondi simili alla Terra.
GI 687
GI 570 A, B, C
La nostra posizione è AD Leonis
MANUEL CANALES E MATTHEW W. CHWASTYK, NGM; SEAN MCNAUGHTON. GRAFICA: ANTOINE COLLIGNON
FONTI: GUILLERMO GONZALEZ, BALL STATE UNIVERSITY; MICHAEL GOWANLOCK, NORTHERN ARIZONA UNIVERSITY; ICARUS;
ASTROBIOLOGY; NASA/JET PROPULSION LABORATORY; INTERNATIONAL JOURNAL OF ASTROBIOLOGY
NESPOLI E LA
COPERTINA COSMICA
DI A L E S S A N D RO B A RT E L E T T I
D
a lassù perdi il dettaglio ma vedi la bellezza e anche la fragilità del
40 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
sta italiana a bordo di una navicella in viaggio verso lo spazio: è curioso PAO LO
pensare che una foto nata da un vero e proprio imprevisto si sia conqui- NESPOLI
stata non solo la copertina ma anche una permanenza in orbita. Mi trovavo
STA R C I T Y, RU S S I A
a Star City, in Russia, pronto a catturare l’immagine che avevo inseguito
per mesi: Paolo Nespoli all’interno del simulatore solo per me e a disposi- Protagonista del servizio
zione della mia macchina fotografica. All’improvviso accade ciò che mai ti di copertina del numero
aspetteresti in un centro di addestramento spaziale: un blackout del simu- di luglio 2017 (che ha
latore. Rimango bloccato nella navicella assieme a Nespoli e so bene che portato con sé in orbita),
il mio tempo a disposizione - soltanto un minuto cronometrato, scandito Nespoli, astronauta ESA
dall’addetto alla sicurezza che bussa dall’esterno - sta per scadere: se fossi sessantenne, stabilisce
uscito per recuperare un flash non mi avrebbero più fatto rientrare. E da qui il nuovo record totale di
arriva l’idea tanto improvvisa quanto risolutiva di usare la torcia del mio permanenza nello spazio
smartphone per illuminare la scena. Ecco nascere la fotografia per me più per un italiano: 313 giorni.
rappresentativa e importante di tutto il servizio. Dopo 2.224 orbite e 94
Quattro mesi e mezzo dopo, Paolo Nespoli è rientrato sulla Terra ma milioni di chilometri,
la copia di National Geographic Italia sta ancora facendo il giro intorno la missione VITA di ASI
al mondo - nel vero senso della parola - a bordo della Stazione Spaziale si è conclusa lo scorso
Internazionale. Quaggiù, a noi “terrestri”, è arrivata prova straordinaria dicembre ; la terza
del suo viaggio. j e ultima di Nespoli.
42
Sule bassane
BASS ROCK, SCOZIA
Nella stagione riproduttiva
150.000 sule si radunano su
quest’isola nell’insenatura
chiamata Firth of Forth. D’inverno
partono per il sud e arrivano
ino all’Africa occidentale. Per
realizzare questa immagine,
Stephen Wilkes e un assistente
hanno trasportato le attrezzature
salendo 122 gradini e si sono
accampati vicino alle rovine di una
chiesa a circa due metri dai nidi.
Wilkes ha passato 28 ore insonni
sul terreno roccioso, scattando
1.176 foto. «È come uno stato di
meditazione», spiega. «Percepisco
tutto e vedo tutto». Per comporre
l’immagine ha selezionato circa
150 scatti.
FOTOGRAFATE CON L’AUTORIZZAZIONE DELLA
FAMIGLIA DALRYMPLE E DELLO SCOTTISH SEABIRD
CENTRE
Queste immagini panoramiche illustrano una
giornata nella vita degli uccelli. Il fotografo
Stephen Wilkes ha scelto un’inquadratura,
ha montato l’attrezzatura e ha scattato dal
giorno alla notte. Ha poi selezionato i momenti
migliori e li ha sovrapposti in digitale per
riassumere un’intera giornata in un’unica
immagine composita. «Quello che vedete
in queste fotograie è la vera storia di ciò
che è accaduto in quel giorno», spiega.
Fenicotteri minori
LAGO BOGORIA, KENYA
Nella Rift Valley africana,
i fenicotteri minori prosperano
nelle condizioni estreme dei laghi
alcalini d’alta quota, nutrendosi
delle ioriture algali che sono
tossiche per molte altre creature.
Non sono migratori, bensì nomadi:
si spostano da un lago all’altro,
ovunque ci sia abbondanza
di cibo. Wilkes ha scattato
1.742 foto nell’arco di 36 ore
da un’impalcatura nascosta alta
10 metri, catturando i movimenti
incessanti dei fenicotteri e
dei marabù che li seguono. Per
questa immagine ha selezionato
circa 30 scatti.
Gru canadesi
ROWE SANCTUARY,
NEBRASKA, USA
Da metà febbraio a metà aprile,
mezzo milione di gru canadesi
si raduna sul iume Platte.
Arrivano esauste dal Messico
e dagli Stati Uniti del sud,
e ingrassano per proseguire
la migrazione verso i siti di
nidiicazione artici e subartici.
Da una tenda posta a otto metri
di altezza, Wilkes ha scattato
1.377 fotograie nell’arco di 36
ore, usandone circa 200 per
creare questa immagine. Durante
il giorno le gru si ingozzano dei
semi non raccolti lasciati nei
campi. Di sera, a ondate, fanno
ritorno al iume. «È uno degli
spettacoli più magniici cui abbia
mai assistito», dice Wilkes.
FOTOGRAFATE CON L’AUTORIZZAZIONE DELLO
AUDUBON’S ROWE SANCTUARY
Albatri sopracciglio nero e pinguini saltarocce
STEEPLE JASON, ISOLE FALKLAND
Gli albatri nidiicano sul mare, dividendo con i pinguini i declivi erbosi. Mentre siedono sui nidi per riscaldare
e proteggere i pulcini, i loro partner si librano in volo sull’oceano e si tufano in picchiata per catturare le
prede. Svernano sulla piattaforma patagonica e negli estuari dell’Argentina, per poi fare ritorno alla colonia.
Per raggiungere questa località isolata, Wilkes ha dovuto farsi largo tra uno stormo di caracara striati
inferociti. Dall’alto di una zolla erbosa (una formazione di tussock), ha scattato 926 foto in 26 ore, usandone
circa 80 per comporre questa immagine.
FOTOGRAFATI CON L’AUTORIZZAZIONE DELLA WILDLIFE CONSERVATION SOCIETY
LE GRANDI MIGRAZIONI
DI YUDHIJIT BHATTACHARJEE
FOTOGRAFIE DI STEPHEN WILKES
50 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
loro squadra alcuni individui di pittima minore e Pittime minori in cerca di cibo nell’estuario dei
avevano impiantato loro dei trasmettitori satelli- iumi Heathcote e Avon a Christchurch, in Nuova
tari, lasciando all’esterno le antenne. Poi ne ave- Zelanda. Hanno volato in lì senza mai fermarsi dai
siti di riproduzione in Alaska, ma al ritorno faranno
vano seguito un gruppo durante la sua migrazione
sosta sul Mar Giallo.
verso nord, tra marzo e maggio.
Le batterie dei trasmettitori non dovevano du- fanno a volare così lontano? Oggi i progressi
rare oltre l’estate, e infatti smisero gradualmente della localizzazione via satellite e di altre tecno-
di funzionare. Tutte, tranne una. Il 30 agosto 2007, logie stanno permettendo ai ricercatori di esplo-
quando una pittima chiamata E7 partì dall’Alaska, rare questi interrogativi con una precisione mai
stava ancora trasmettendo. raggiunta inora.
I ricercatori seguirono l’uccello che oltrepas-
sava in volo le Hawaii, poi le Figi e inine, il 7 set- avanzando nel verde magniico di una foresta
tembre, l’estremità nordoccidentale della Nuova boreale dell’Alberta, in Canada, l’ecologo Michael
Zelanda. «Eravamo tutti sulle spine, perché la Hallworth sta in ascolto per sentire i richiami
batteria stava per esaurirsi», ricorda Tibbitts. della parula del Connecticut. Dopo aver avvistato
Quella sera E7 atterrò sul Firth of Thames, dopo un maschio che avevano marcato in precedenza
una traversata di 11.500 chilometri durata otto con un dispositivo elettronico, Hallworth e colle-
giorni e otto notti: a tutt’oggi la più lunga migra- ghi hanno subito montato una rete sottile fra due
zione in volo mai documentata. alberi. Nascosto dietro un albero, Hallworth ha
Il monitoraggio della rotta di E7 non fece che fatto partire la registrazione del canto di un ma-
aumentare la curiosità che da sempre ispirano le schio di parula. Era uno stratagemma per spin-
migrazioni degli uccelli. Dove vanno? Come gere l’animale a controllare se un rivale si fosse
ALASKA
ASIA (USA)
OCEANO
Lunghezza: PACIFICO
38 centimetri
PITTIMA MINORE
Riproduzione: da maggio ad agosto
52
Nella riserva naturale
Bosque del Apache,
in New Mexico, una
coppia di gru canadesi
esegue una danza di
corteggiamento. La
riserva è stata istituita
nel 1939 per proteggere
gli habitat di queste gru,
che si riproducono nelle
Montagne Rocciose
e svernano negli Stati
Uniti sudoccidentali
e in Messico.
introdotto nel suo territorio. E infatti l’individuo Fino agli inizi dell’Ottocento, le teorie avanzate
marcato è volato dritto nella rete. per spiegare la scomparsa delle loro popolazioni in
Hallworth lo ha liberato e con delicatezza gli alcuni periodi dell’anno erano assai fantasiose.
ha tolto dal dorso il data logger, un dispositivo di Aristotele credeva che certi uccelli si ibernassero o
geolocalizzazione che pesa meno di un grammo si trasformassero in altre specie. Nell’Europa me-
e che registra continuamente i livelli di luce. dievale, la spiegazione per la comparsa delle oche
Dato che gli orari di alba e tramonto cambiano a facciabianca durante l’inverno era che crescessero
seconda del luogo, gli scienziati possono analiz- sugli alberi. Nel Seicento, un ecclesiastico inglese
zare i dati per risalire al percorso compiuto ipotizzò che volassero sulla Luna. La prova più stra-
dall’uccello. Lo studio permetterà di stabilire ordinaria della migrazione degli uccelli arrivò nel
con esattezza dove il passeriforme trascorre i 1822, quando un cacciatore in Germania abbatté
mesi invernali. «Sappiamo che questo uccello una cicogna bianca che aveva una freccia conic-
migra in America del Sud, ma dobbiamo ancora cata nel collo. La freccia proveniva dall’Africa cen-
scoprire dove», spiega Hallworth. trale, e ciò spinse i naturalisti a concludere che la
cicogna aveva viaggiato per migliaia di chilometri.
Nel 1906 gli ornitologi cominciarono a inanellare le
L’ANNO DEGLI UCCELLI zampe delle cicogne bianche, scoprendo così che
National Geographic si unisce alla National Audubon
svernavano nell’Africa subsahariana.
Society, BirdLife International e il Cornell Lab
of Ornithology per festeggiare il centenario del
Nei due secoli trascorsi dallo sparo che abbatté
Migratory Bird Treaty Act. Seguiteci durante tutto la cicogna traitta, gli scienziati e gli appassionati
l’anno per scoprire altri servizi, libri ed eventi. di ornitologia hanno svelato le migrazioni di mi-
54 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
gliaia di specie di volatili. Quasi metà delle specie torna la stagione calda, il nord torna a essere abita-
di uccelli conosciute è migratrice, e si sposta da un bile perché le sue risorse alimentari sono di nuovo
habitat all’altro con il mutare delle stagioni. Gli disponibili. Molte specie migrano fra latitudini
albatri di Laysan nidiicano sulle isole tropicali del calde e fredde, ma altre migrazioni sono causate
Paciico e passano quasi metà dell’anno planando dalle inondazioni. È il caso, per esempio, di una
sopra l’oceano per migliaia di chilometri, ino alle sottospecie americana del becco a cesoie che nidi-
coste del Giappone e della California, in cerca di ica sui banchi sabbiosi scoperti del iume Manú,
cibo. Non è indispensabile avere una grande aper- nel bacino amazzonico. Quando agli inizi di set-
tura alare, come dimostrano i voli compiuti dai tembre le piogge intense colpiscono la regione, gli
minuscoli colibrì golarubino, che migrano in soli- uccelli partono per la costa del Paciico oppure
tudine dagli areali di riproduzione degli Stati Uniti migrano in zone più elevate, per poi tornare
e del Canada alle stazioni di svernamento fra il sud quando il livello dell’acqua si è riabbassato.
del Messico e Panama. «Gli uccelli migratori fuggono e poi ritornano in
quelle zone che per una parte dell’anno sono quasi
gli uccelli migrano per sfuggire a condizioni invivibili, ma che nel resto dell’anno sono ottime
che minacciano la loro sopravvivenza. Quando ar- per riprodursi e allevare la prole», spiega l’ornito-
riva l’inverno in America del Nord, i iori da cui il logo Ben Winger.
colibrì golarubino sugge il nettare e gli insetti di Queste rotte migratorie si sono formate nel
cui si nutre scompaiono. L’uccello non ha altra corso di migliaia di anni di adattamento. È pro-
scelta che spostarsi in un luogo dove il cibo è ab- babile che alcune specie, spinte dalla competi-
bondante. Quando in Canada e negli Stati Uniti zione per le risorse e le zone di nidiicazione, si
l e gr a n di m igr a z ion i 57
ASIA
H im
a la y Lunghezza:
a
74 centimetri
58 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
Sole, stelle e poli
Per compiere i loro viaggi, gli uccelli migratori usano molti punti di riferimento:
il sole, elementi del paesaggio, le stelle e il campo magnetico terrestre. Alcuni
migrano solo per brevi distanze, altri possono attraversare oceani e continenti
per raggiungere i siti di nidiicazione e le fonti di cibo stagionali.
MAPPE CELESTI
Gli uccelli osservano il sole e le stelle
per orientarsi nella direzione giusta
e dare l’avvio alle migrazioni annuali.
Quando le ore di luce si riducono
è probabilmente ora di migrare.
N N
NAVIGAZIONE MAGNETICA
Le linee [di forza] del campo
magnetico terrestre sono più
forti e più percepibili ai poli,
dove convergono. Per trovare
la rotta, gli uccelli che volano
vicini all’Equatore possono
aidarsi solo ad altri segnali.
60 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
Una iena maculata si
prepara ad assaporare
un fenicottero minore
che ha catturato lungo
le sponde del Lago
Nakuru, in Kenya.
Esposti ai predatori
come iene e sciacalli,
i fenicotteri minori
cercano la salvezza nel
numero: radunandosi
in stormi compatti
hanno più chance di
minimizzare le perdite.
namento. Gli scienziati alla ricerca di questo se- rispetto a quello terrestre. Di sera, quando nel cielo
greto hanno scoperto che gli uccelli sembrano non c’era più luce, i tordi venivano liberati, con mi-
utilizzare svariati meccanismi. nuscoli radiotrasmettitori. I ricercatori, a bordo di
Nel 1951 lo scienziato tedesco Gustav Kramer auto equipaggiate con antenne, li seguivano ino a
scoprì che gli storni europei utilizzano il Sole come 1.100 chilometri di distanza. Il risultato fu che la
bussola. Poi, negli anni Sessanta, l’ecologo Ste- prima notte gli uccelli volarono verso ovest anzi-
phen Emlen allevò alcuni zigoli indaco dentro ché a nord. Ma nelle notti seguenti i tordi volavano
un planetario e dimostrò che si aidano alle verso nord, come era giusto. Da questo comporta-
stelle per orientarsi, proprio come i marinai mento i ricercatori dedussero che si orientavano
dell’antichità. Circa nello stesso periodo, gli grazie alla loro bussola magnetica, ma ricalibran-
studi condotti in laboratorio sui pettirossi da dola ogni giorno grazie a segnali provenienti dal
una coppia di zoologi tedeschi, Wolfgang e sole al crepuscolo.
Roswitha Wiltschko, rivelarono che gli uccelli Non meraviglia che le specie migratrici utiliz-
hanno una bussola magnetica interna. zino più di una bussola: molte viaggiano di notte,
Nel 2003 Mouritsen, insieme ai colleghi William quando la bussola solare non funziona. Viceversa,
Cochran e Martin Wikelski, condusse un esperi- di notte, in condizioni nuvolose, non si può con-
mento per studiare la navigazione dei tordi di tare sulla bussola celeste, e non sempre è possibile
Baird in natura, anziché in laboratorio. Inizial- ripiegare su quella magnetica.
mente, però, i ricercatori collocarono gli uccelli in L’esatto meccanismo della strategia di navi-
una gabbia all’aperto al tramonto, esponendoli a gazione della pittima non è ancora noto. Mou-
un campo magnetico ruotato di 70-90 gradi a est ritsen ipotizza però che, come i tordi del suo
esperimento all’aperto, le pittime si aidino corti. La spiegazione più plausibile è che questi in-
alla propria bussola magnetica, per resettarla dividui non abbiano ricevuto abbastanza nutri-
ogni volta che è visibile il sole. mento da pulcini perché la neve si era sciolta prima
Il piovanello maggiore assomiglia molto alla del solito, cosa che ha anticipato il picco nella popo-
pittima minore, ma è più piccolo e ha il becco più lazione di insetti di cui la specie si nutre, privando
corto. Come la pittima, si riproduce nell’estremo i nuovi nati del cibo necessario alla crescita.
nord e d’inverno vola a sud per migliaia di chilo- Una volta migrati in Mauritania, gli individui
metri. Perlustra il litorale afondando il becco dal becco corto non riuscivano a sondare il fango
sottile nel fango alla ricerca di molluschi. Ecco abbastanza in profondità da trovare i molluschi.
perché l’ecologo Jan van Gils, studioso di una sot- «Le erbe marine sono povere di sostanze nutritive»,
tospecie che nidiica nell’Artide e sverna in Mau- spiega Van Gils. «Mai ci saremmo aspettati che i
ritania, è rimasto perplesso nell’osservare in- piovanelli le mangiassero, ora invece lo fanno per-
sieme ai colleghi alcuni individui intenti a nu- ché non hanno scelta». I ricercatori hanno poi sco-
trirsi di erbe marine. Quando erano diventati perto che gli individui dal becco corto vivono meno
principalmente vegetariani, e perché? a lungo. «La scarsità di cibo nell’Artide conduce alla
I ricercatori hanno scoperto che si trattava di morte per scarsità di cibo nei tropici».
individui giovani, con becchi più corti e corpi più Lo studio sul piovanello maggiore è uno dei po-
piccoli del solito. Inoltre le dimensioni dei giovani chi a fornire prove concrete di come i cambiamenti
variavano in maniera considerevole di anno in climatici e i danni arrecati all’ambiente possano
anno. Quelli nati nei periodi più caldi registrati nuocere alle specie migratrici. Negli ultimi cin-
nell’Artide avevano i corpi più piccoli e i becchi più quant’anni le popolazioni di molti uccelli marini si
62 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
sono ridotte drasticamente, mentre quelle di tram- minacciata. Nell’Africa subsahariana, gli habitat
polieri in America del Nord sono crollate del set- invernali di molti migratori transahariani sono di-
tanta per cento dal 1973 a oggi. Alcuni dei cali più ventati inospitali, man mano che sempre più ter-
vistosi si sono veriicati in quelle specie che se- reni vengono privati della vegetazione naturale per
guono la rotta migratoria che va dall’Asia orientale far posto ai campi coltivati. L’industrializzazione
all’Australasia, un gruppo che comprende piova- dell’agricoltura nei luoghi di sosta ha reso diicile
nelli, piro-piro e pittime. Una delle principali cause agli uccelli migratori la ricerca del cibo. Nelle cam-
sembra essere la distruzione dei siti di sosta lungo pagne dell’Europa meridionale, per esempio, le
il Mar Giallo, dove i tratti fangosi lasciati scoperti fattorie erano inframmezzate da spazi incolti, che
dalla marea, che danno sostentamento agli uccelli, fornivano agli uccelli cibo in abbondanza. Oggi il
vengono continuamente soppiantati da porti, fab- paesaggio è stato reso omogeneo, con vaste distese
briche e abitazioni. di monocolture quali il granturco, che vengono rac-
colte in maniera estremamente eiciente.
allo stesso modo, la caccia di frodo e i cambia- «Oggi viene raccolto ogni singolo chicco, per
menti negli usi del suolo mettono a rischio le specie cui non avanza nulla», spiega il ricercatore
migratrici che fanno la spola tra l’Europa e l’Africa Hans-Günther Bauer. «Se un uccello è fortunato,
e tra il Nord e il Sud America. Gli ambientalisti cal- trova un altro posto. Se è sfortunato, non lo trova,
colano che ogni anno, nella sola regione del Medi- e questo è un problema serio, perché ha bisogno di
terraneo, vengano catturati o uccisi tra gli 11 e i 36 accumulare scorte energetiche in vista del viaggio
milioni di uccelli, ritenendo che la sopravvivenza che dovrà afrontare». Per invertire queste ten-
di specie come il fringuello e la capinera ne risulti denze allarmanti occorrerebbe tutta una serie di
Lunghezza: 10 centimetri
DI GIOIA REFFO
La prima balia del Caucaso inanellata in Italia fu Alcune non erano state mai segnalate prima
catturata alla ine degli anni Ottanta tra i resti del in Europa occidentale: dall’occhiocotto di Cipro
castello Barbarossa, posti a guardia di Anacapri. al canapino levantino, ino all’averla capirossa
A primavera gli ornitologi del Progetto Piccole della sottospecie nilotica. Senza dimenticare il
Isole attendono con impazienza di aprire le reti piccolo luì di Hume, 6 grammi di peso: «Per 10
e catturare qualche altra rarità che sceglierà giorni fu il protagonista assoluto della piazza di
questo lembo di terra in mezzo al mare per ripo- Ventotene e richiamò appassionati birdwatcher
sare dopo aver sorvolato più di 2.000 chilometri da tutta Europa», racconta Spina, convinto che
di sabbia rovente e una supericie di 1.600 chilo- il progetto abbia permesso di sviluppare sulle
metri d’acqua, dalle coste africane a quelle euro- isole un nuovo tipo di turismo più sensibile ai
pee, prima di rimettersi in volo verso nord. temi ambientali.
Per i migratori a lungo raggio, le centinaia di Se l’inanellamento consente di valutare dati
isole disposte strategicamente lungo le coste del isiologici e morfometrici degli individui, l’osser-
Mediterraneo (la seconda grande barriera eco- vazione successiva, dopo mesi o anni, di un uc-
logica dopo il Sahara che attraversano nel loro cello già inanellato, attraverso una ricattura o un
lungo viaggio) sono come locande su un ponte avvistamento, fornisce una miriade di dati pre-
naturale dove riprendere le forze e rifocillarsi. ziosi sui percorsi efettuati, la durata dei voli, la
Il Progetto Piccole Isole, nato nel 1998, a par- velocità, i tassi di sopravvivenza e molto altro.
tire da Capri, Ventotene, Giannutri e Montecri- «Noi italiani abbiamo contribuito in maniera
sto, si è difuso in 48 piccole isole e lembi di costa signiicativa alla scoperta di nuove rotte migra-
del Mediterraneo, con l’obiettivo di studiare le torie e a cambiare la comprensione delle strate-
rotte migratorie e le strategie utilizzate dagli ol- gie utilizzate dagli uccelli per attraversare il
tre 2 miliardi di uccelli che, tra aprile e maggio, Sahara e il Mar Mediterraneo», spiega Spina. Le
lasciano le foreste dell’Africa subsahariana per catture di luì forestiero e luì scuro, per esempio,
nidiicare nel nostro continente. hanno dimostrato come sia in atto un’espan-
«Esistevano già stazioni di inanellamento sione verso ovest delle specie asiatiche.
scientiico in Italia, ma la novità fu farle lavorare A preoccupare gli studiosi negli ultimi anni
in contemporanea mediante protocolli standar- sono però le condizioni isiche degli uccelli che
dizzati», spiega Ferdinando Spina, ornitologo arrivano dall’Africa, importantissime per capire
dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e come andrà la stagione riproduttiva e stretta-
la ricerca ambientale) e coordinatore del progetto mente legate al cambiamento climatico.
che ha consentito a 800 tra ricercatori e volontari, Migratori come il luì verde, che svernano nelle
appartenenti a sette paesi diversi, di inanellare foreste equatoriali, sono costretti ogni anno a
oltre un milione di volatili di 120 specie. percorrere distanze più lunghe a causa dell’e-
66 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
spansione del Sahara, e arrivano stremati, ll luì verde è un uccello molto schivo
e particolarmente attivo, in continuo
avendo dovuto intaccare la massa muscolare pur
e costante movimento, cosa che ne rende
di riuscire a toccare terra. ancor più diicoltosa l’osservazione.
«Un’evidenza biologica che si porta dietro una
responsabilità politica», sottolinea Spina, ricor- maniera continuata nel tempo. Purtroppo oggi
dando l’importanza dei luoghi dove l’avifauna le risorse dedicate ai progetti su vasta scala sono
possa riprendersi durante la migrazione e la re- insuicienti, non permettono la formazione di
sponsabilità che l’Italia ha verso la conserva- nuovi ricercatori, e addirittura, è capitato, si fa-
zione dell’ambiente. Non è un caso che la prima tica anche solo a comprare gli anelli per marcare
direttiva europea in materia sia stata proprio gli uccelli».
quella sugli uccelli selvatici che obbliga gli Stati Eppure, prosegue Montemaggiori, «sulla base
membri a fare monitoraggio. dei dati raccolti si decidono le politiche ambien-
Prima che fosse utilizzato per censire la popo- tali di tutta Europa: dall’istituzione di aree pro-
lazione degli uccelli acquatici negli anni Ses- tette all’agricoltura ino alla caccia. Dobbiamo
santa, il monitoraggio in Italia riguardava solo le ripartire dalle priorità e avere, come paese, una
specie cacciabili. «Il monitoraggio è uno stru- visione più ampia. Se la conservazione della na-
mento importantissimo per capire che cosa sta tura e la ricerca non vengono mai messe a budget
cambiando», sottolinea Alessandro Montemag- o nominate nei programmi politici, rischiamo di
giori, ornitologo dell’Università La Sapienza di perdere per sempre una risorsa insostituibile
Roma e inanellatore per molti anni a Capri. «Ma come gli uccelli, fonte di ispirazione e bellezza
per essere attendibile deve essere condotto in senza pari». j
LE TRACCE DEGLI
PNEUMATICI SI
ESTENDONO A
PERDITA D’OCCHIO
SUL FONDO DEL LAGO.
Le seguiamo a bordo di un fuoristrada, a caccia di
indizi per capire cosa sia accaduto al Poopó, il se-
condo lago della Bolivia in ordine di grandezza,
che si è letteralmente volatilizzato nell’aria rare-
fatta dell’altopiano andino.
Pur trovandoci sul fondo di un lago, siamo a
oltre 3.650 metri di quota, e l’aria primaverile è
talmente secca da far screpolare le labbra. Come il
lago si sono svuotati anche molti villaggi di pesca-
tori che per millenni ne hanno tratto sostenta-
mento; durante la traversata passiamo davanti a
gruppi di case di adobe deserte. In lontananza
scorgiamo piccole barche di alluminio che sem-
brano galleggiare sull’acqua, ma quando ci avvi-
ciniamo il miraggio si dissolve e le barche appa-
iono come sono: abbandonate nel limo. Scendo
dal fuoristrada; le mie scarpe spezzano la crosta
di sale, solidiicata in grumi irregolari.
Ramiro Pillco Zolá, la mia guida, si incammina
facendo scrocchiare il sale verso una di quelle bar-
che malandate e semisepolte. La sua mente è af-
follata di ricordi d’infanzia, ricordi di quando pa-
gaiava sul lago, parecchi anni prima che lasciasse
il villaggio di San Pedro de Condo per andare a
studiare idrologia; poi partì per l’Università di
Lund, in Svezia, dove ottenne un dottorato in idro-
logia e cambiamento climatico. «Non è cosa da
70 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
L AG O P O O P Ó, B O L I V I A
FOTO G R A FI E D I M AU RI C I O LIM A
l agh i 71
poco», dice. «Trent’anni fa questo lago si esten- Tra tutti i problemi causati dal riscaldamento
deva per 3.000 chilometri quadrati. Sarà diicile del pianeta nei laghi del mondo uno dei più
che ritorni com’era». estremi è certamente quello dei bacini idrograici
L’acqua che un tempo copriva una supericie chiusi, dove le acque aluiscono in un lago senza
equivalente alla Valle d’Aosta è sparita del tutto. poi avere sbocco verso un iume o un mare. Il lago
Vicino alla barca giace un paio di stivali neri di privo di emissari, detto endoreico, ha tendenzial-
gomma; il cranio di un pesce brilla sbiancato sotto mente acque basse e salate ed è ipersensibile alle
il sole accecante. All’improvviso il vento cala, am- alterazioni. Un esempio disastroso è la sparizione
mantando di silenzio questo scenario post-apoca- del lago d’Aral, in Asia centrale; in questo caso, la
littico. Se è vero che l’acqua è vita, qui mancano responsabilità principale va attribuita alle ambi-
senza dubbio entrambe. ziose opere irrigue sovietiche, che imposero la
deviazione dei iumi che lo alimentavano.
a caUSa Del caMBiaMento cli- L’azione combinata di sfruttamento eccessivo
72 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
I L L AG O C I A D, I N A FR I C A , È S O LO U N ’OM B R A D I Q U E L
C H E E R A N E G L I A N N I S E S S A N TA . I L L A G O D I U R M I A ,
I N I R A N , S I È R I D O T T O D E L L’ 8 0 P E R C E N T O I N T R E N T ’A N N I .
l agh i 73
L AG O D I U R M I A , I R A N
F O T O G R A F I E D I N E W S H A TAVA KO L I A N
I turisti fanno il bagno nelle acque arrossate da batteri e alghe. Urmia è sempre stata una meta prediletta
dai turisti di tutto l’Iran, ma dagli anni Ottanta il lago si è ridotto dell’80% e il numero dei visitatori è sceso
drasticamente. Si teme che quella attuale sia l’ultima generazione che potrà bagnarsi in queste acque.
L A G O D I U R M I A Reza Manafzadeh lavora in un’azienda ortofrutticola sulle rive del lago salato, dove
i campi vengono irrigati con acqua industriale riciclata trasportata da autobotti. «Sono preoccupato per il
futuro di mio figlio», dice. «Se in Iran mancherà l’acqua, i nostri ragazzi perderanno interesse per il paese».
76 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
dell’area scattate dall’elicottero. Ma qualche tempo
dopo, recandosi a visitare il lago, il presidente bo-
liviano Evo Morales ha confermato ciò che gli abi-
tanti del posto già sapevano: il sottile strato d’ac-
qua si stava contraendo rapidamente. Le imma-
gini riprese dal satellite nell’ottobre 2017 mostra-
vano di nuovo un lago pressoché asciutto.
Morales ha cercato di respingere qualsiasi ac-
cusa di responsabilità mossa al governo, pun-
tando il dito sui cicli naturali di inaridimento e
rigenerazione. E in efetti è già accaduto che il lago
si sia seccato e rigenerato; l’ultima volta è stato alla
metà degli Anni Novanta. Eppure, gli esperti sot-
tolineano che da allora la situazione è peggiorata.
Per il bacino come per la povera gente che vi abita,
la vita oggi è sempre più precaria.
S
Ulla STRaDa per il villaggio di Puñaca
Tinta María incontriamo un uomo an-
ziano in stivali di gomma e cappello di
paglia, chino a mescolare con una zap-
petta argilla e acqua salata presa da un
pozzo scavato a mano. Da quando il lago si è sec-
cato, Féliz Mauricio si afanna ogni giorno per co-
struire mattoni di adobe con fango e paglia. «Non
c’è più il lago, non c’è più il pesce, non c’è più
niente», dice il settantasettenne, che discende da
una lunga stirpe di pescatori indigeni. Oltre a es-
sere un anziano rispettato nella comunità degli
Uru, Mauricio è noto per la bravura con cui costrui-
sce piccole barche da pesca usando gigantesche
canne lacustri dette totora.
Mauricio, sua moglie e sua iglia sono tra le
poche famiglie rimaste nelle case di adobe sulle
sponde di quello che una volta era il lago Poopó;
un iglio è andato altrove a fare il pastore, un al-
tro lavora come operaio edile nella città di Co-
chabamba. Anche i suoi vicini di Puñaca Tinta
María e di altri villaggi si sono sparsi come pa-
glia al vento. Qualcuno ha trovato impiego in
Cile o in Argentina, negli stabilimenti tessili e
nelle fabbriche di abbigliamento; altri si sono
trasferiti in città e lavorano alla giornata o nelle
miniere di stagno, piombo, argento. A decine
sono partiti per le saline del Salar de Uyuni, pre-
correndo quello che potrebbe essere il futuro del
loro amato Poopó. (Continua a pag. 83)
l agh i 77
L AG O D I U R M I A
Del porto di Rahmanlu non restano
altro che edifici vuoti e barche
abbandonate. Quando c’era acqua
nel lago, le automobili si mettevano in
coda sul molo per salire sul traghetto
che abbreviava di qualche ora il
tragitto da Tabriz a Urmia.
G R AN DE L AG O SAL ATO, STATI U N ITI
F O T O G R A F I E D I C A R O LY N D R A K E
Benjamin Anderson galleggia nel ramo settentrionale del lago. Benché la profondità sia di appena 30 cm,
l’ipersalinità dell’acqua rende difficile sedersi sul fondo. Da metà Ottocento a oggi il volume del lago si è
ridotto di quasi il 50%. Le acque del ramo settentrionale sono otto volte più salate rispetto all’Oceano.
G R A N D E L A G O S A L AT O Durante la stagione delle anatre un giovane cacciatore si cimenta - con
l’aiuto di un adulto - presso un’importante luogo di sosta per milioni di uccelli migratori. Ma il prelievo di
acqua dai tributari per le esigenze umane sta sottraendo agli animali luoghi di nidificazione e fonti di cibo.
82 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
(Segue da pag. 77) Nel quadro globale, il de-
stino degli Uru potrebbe sembrare trascurabile.
Oggi ne sopravvivono circa 5.000, e di questi meno
di un migliaio viveva sul lago prima che si prosciu-
gasse. Ma i tanti che sono stati costretti ad andare
via infoltiscono le schiere di persone di tutto il
mondo strappate alle loro case da sconvolgimenti
ambientali legati al clima. Una decina d’anni fa
l’Onu preannunciò che le popolazioni indigene sa-
rebbero state fra le prime a subire le conseguenze
del cambiamento climatico, perché in molte si so-
stentavano grazie alla natura, praticando caccia e
pesca di sussistenza. Secondo le stime del centro di
monitoraggio delle migrazioni interne del Consi-
glio norvegese per i rifugiati, nel 2016 uragani, al-
luvioni, incendi boschivi, temperature estreme e
altre catastroi di origine meteorologica hanno in-
dotto 23,5 milioni di persone ad abbandonare le
proprie case: un numero decisamente superiore ai
6,9 milioni di nuovi profughi che quello stesso
anno sono fuggiti a causa di conlitti e violenze.
I cosiddetti profughi ambientali hanno quindi
superato il numero di coloro che da decenni fug-
gono guerre e combattimenti. Gran parte dei
primi sono in realtà sfollati interni, nel senso che
restano all’interno del proprio paese; ma se vali-
cano un conine non hanno più diritto alle tutele
previste dall’Onu per i rifugiati in quanto non
possono afermare di essere fuggiti da violenze o
persecuzioni. «Viviamo in un’epoca che è teatro
delle più grandi migrazioni forzate dai tempi della
Seconda guerra mondiale», dice William Lacy
Swing, direttore generale dell’Organizzazione in-
ternazionale per le migrazioni dell’Onu. «Stavolta,
però, oltre alla guerra, è il clima a proilarsi come
uno dei principali motivi di fuga, e sarà nostro do-
vere aiutare le persone alitte dal cambiamento
climatico ainché possano migrare con dignità».
l agh i 83
L AG O TA N G A N I C A , TA N Z A N I A
FOTO G R A FI E D I MI C H A EL C H RI S TO PH ER B ROW N
I pescatori rientrano a Kibirizi con un bottino di sardine. Ma in questo lago, sulle cui sponde si affacciano
Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Zambia, le barche sono troppe e i pesci pochi. Il
problema è aggravato dal riscaldamento delle acque, che riduce la quantità di alghe di cui si cibano i pesci.
L A G O TA N G A N I C A
Questa imbarcazione ora in restauro
attraversa regolarmente il secondo lago
d’acqua dolce del mondo per volume.
Milioni di persone dipendono dalle sue
acque per l’approvvigionamento idrico,
i trasporti e le risorse ittiche.
(Segue da pag. 83) A parte una piccola pozza spiega Dirk Hofmann, ricercatore tedesco resi-
che scopriamo al di là di una curva, il canale è dente a La Paz e co-autore del libro Bolivia in a
secco, così come il vicino iume Desaguadero. Ol- 4-Degree Warmer World (La Bolivia in un mondo
tre il 65 per cento dell’acqua del Poopó arriva dal più caldo di 4 gradi). «Probabilmente, però, il picco
Desaguadero, che nasce dal lago Titicaca e serpeg- dell’acqua è stato già raggiunto nella maggior
gia sull’altopiano boliviano per 300 chilometri. parte dei bacini glaciali», aggiunge Hofmann. Il
Lungo il iume sono stati costruiti centinaia di che signiica che d’ora in poi l’acqua di fusione
canali grandi e piccoli per deviare le acque verso proveniente dai ghiacciai della regione diminuirà,
campi coltivati e impianti minerari. Fattorie e ino a sparire del tutto.
città prelevano acqua anche dal Mauri, un grande Nel frattempo la domanda di acqua è aumen-
aluente che attraversa Bolivia e Perù. tata di pari passo con l’aumento della popolazione
Nel bacino del Poopó si riversano dai monti cir- boliviana, che dalla metà degli anni Novanta è
costanti altri 22 iumi e torrenti stagionali minori, cresciuta del 42 per cento. L’anno scorso è stato
quasi tutti utilizzati per l’agricoltura o per gli im- scavato un canale in un ramo del Desaguadero
pianti minerari, come quello statale per l’estra- carico di sedimenti per velocizzare l’alusso d’ac-
zione dello stagno nel poverissimo comune di qua nel Poopó e lo Stato ha fornito carriole, picconi
Huanuni. A un’ora di macchina, sul iume Ta- e generi alimentari agli indigenti operai uru im-
cahua, sorge una diga eretta nel 1961 che trattiene pegnati a costruire un terrapieno alto mezzo me-
uno spesso strato di sedimenti, coperto a stento da tro sul letto del lago per concentrare l’acqua in una
un velo d’acqua. «Ne abbiamo cinque di queste sua piccola porzione nella speranza che durasse
dighe», spiega Pillco Zolá guardando dall’alto il più a lungo. Ma per un idrologo come Pillco Zolá
letto del bacino mentre passiamo al di là dello sio- questi sforzi sono pressoché inutili; più realistica-
ratore asciutto. «Non ha senso costruire dighe in mente, bisognerebbe abbattere le dighe, adottare
una zona semiarida. Così si blocca l’acqua a monte sistemi d’irrigazione più eicienti e ridurre il vo-
e l’unico risultato è che l’acqua evapora». lume delle acque luviali deviate. Ma c’è scarsa
In un anno medio, nella regione del lago Poopó volontà politica di interrompere l’approvvigiona-
cadono circa 38 centimetri di pioggia tra novem- mento degli agricoltori nei territori a monte, e an-
bre e marzo; i sette mesi successivi sono di secca. cor meno fondi per inanziare opere idriche; d’al-
Di recente, però, la stagione delle piogge continua tra parte, la Bolivia è anche uno dei paesi più po-
a ridursi, ammesso che arrivi. L’Altiplano è stato veri dell’America Latina.
ripetutamente colpito da periodi di siccità legati a Per decisione dell’autorità peruviano-boliviana
El Niño, che in un clima più caldo saranno più fre- che amministra il Titicaca sono state realizzate
quenti, afermano gli esperti. Nel biennio 2015- delle chiuse per consentire l’immissione di un
2016, spiega Pérez Lovera, El Niño ha portato con maggior quantitativo d’acqua nell’alveo del Desa-
sé la siccità peggiore e le temperature più calde guadero negli anni di secca. Ma con l’aumento
mai registrate sull’Altiplano boliviano, che tende della domanda di acqua a monte del lago, in Perù,
a intrappolare il calore fra le due cordigliere, e in queste chiuse in un futuro neanche troppo lontano
un solo decennio le temperature medie sono au- potrebbero risultare inutili. Secondo Mark Bush,
mentate di 0,9 gradi, accelerando la perdita d’ac- paleoecologo del Florida Institute of Technology,
qua per evaporazione. basta anche un calo minimo nel livello delle acque
L’aumento delle temperature atmosferiche re- del Titicaca per arrestare il delusso del iume; è già
gistrato nella regione andina negli ultimi 40 anni successo in tre occasioni, benché in tempi lontani.
ha innescato anche il rapido arretramento dei «L’Altiplano è particolarmente sensibile all’eva-
ghiacciai e lo scioglimento della metà dei ghiacci porazione», dice Bush, e anche se i modelli clima-
che circondano il bacino del Titicaca e del Poopó. tici non fotografano bene la situazione andina,
Quando cominciano a fondere, i ghiacciai forni- aggiunge, la regione potrebbe presto entrare in
scono una quantità d’acqua supplementare, crisi. «È possibile che già alla metà del secolo le
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« VIVIA MO IN U N ’EPOC A TE ATRO DELLE PI Ù G R ANDI MIG R A ZIONI
FOR Z ATE DAI TE MPI DELL A S ECONDA G U ERR A MONDIALE . SAR À
NOSTRO DOVERE AI UTARE LE PERSONE AFFLIT TE DAL C A MB IA MENTO
C LIM ATICO AFFINC HÉ POS SANO MIG R ARE CON DIG NITÀ ».
William Lacy Swing, direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite.
temperature siano aumentate di almeno un grado, Lui stesso, che dice di conoscere ormai benis-
il che ci porterebbe pericolosamente vicino a simo il procedimento per la produzione del sale, ha
un’ingente riduzione di volume del Titicaca, se valutato l’idea di impiantare uno stabilimento sulle
non addirittura alla sua totale evaporazione». rive del Poopó in collaborazione con il Centro de
Ecología y Pueblos Andinos, un’organizzazione
sud del poopó, sull’altopiano, la co- non governativa che - riferisce il suo direttore ese-
l agh i 89
ROMA,
La città di Aosta conserva splendidi resti
Aosta, l’imponente Arco di Augusto,
ediicato nel 25 a.C. e restaurato nel
1912, costituiva l’ingresso orientale
della città murata di Augusta Praetoria.
LE FOTO DI QUESTO SERVIZIO SONO STATE REALIZZATE SU
CONCESSIONE DELLA REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA
VALLE D’AOSTA
romani dell’Età augustea, ma anche misteri insoluti che stimolano la curiosità degli archeologi.
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Nell’enoteca Ad Forum in via De Sales ad Aosta
si beve e si mangia circondati dai resti romani,
tra i quali una colonna intera in buono stato
di conservazione, appartenenti all’antico
complesso forense della città augustea.
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di Enrico Martinet
fotografie di Stefano Torrione
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Il monumentale Criptoportico Forense di Aosta, anch’esso di epoca augustea, delimitava l’area sacra
del foro di Augusta Praetoria. A oggi, la sua funzione speciica resta ignota agli archeologi.
infuriato, mentre scendeva in ritardo verso la Quel ponte incrocia la cristianità, il Medioevo
pianura per le cannonate del boemo, ordinò l’an- con i suoi riti e il Carnevale, festa di maschera-
nientamento della fortezza. E così fu. Venne rico- mento, libagioni e soprattutto libertà. Su quel
struita ai tempi di un giovane Cavour. ponte San Martino incontrò il diavolo in cerca di
Poco oltre il promontorio, prima che le rocce un’anima da rapire e dannare e riuscì a imbro-
scivolino in piana sulla riva sinistra della Dora, un gliarlo. Quel primo essere vivente che Belzebù si
arco individua il punto dove la roccia rossastra fu fece promettere era un cane.
scalpellata per 222 metri di lunghezza e quasi 13 di Ancora oggi il Carnevale storico di Pont-
altezza. Lavoro da schiavi per un monumento alla Saint-Martin mescola aneddoti, ricorda i con-
progettualità di Roma. Pochi chilometri dopo la soli romani, le legioni, San Martino e il diavolo,
Via delle Gallie oltrepassa le acque del Lys, alimen- il cui simulacro inisce appeso alla chiave di
tate dai ghiacci del Monte Rosa di Gressoney, con volta del ponte e brucia nel martedì grasso. Alla
un ponte a un arco solo, fra i più ampi mai costruiti ine del primo secolo avanti Cristo le Alpi di
dagli ingegneri di Roma: poco meno di 32 metri. Nord-Ovest divennero romane. E Gaio Giulio
ao sta rom a na 95
Il complesso archeologico del Teatro
Romano, punto di riferimento di Aosta,
visto dal Convento di Santa Caterina
che ospitava originariamente
l’aniteatro nell’area attuale del meleto.
ao sta rom a na 97
Ottaviano, grazie alla sua strategia e alla sua ge-
nerosità nell’anticipare al popolo l’eredità di suo
zio, Cesare, seppe conquistarsi con l’arma della
politica un Senato deciso a difendere la Repub-
blica e riuscì a trasformarla in quella che oggi
chiameremmo monarchia parlamentare. Impe-
ratore, Augusto appunto.
E dopo tante guerre, dopo l’assassinio di Ce-
sare, il primo imperatore dei Romani puntò a
consolidare i conini. Eporedia, oggi Ivrea, era
già stata costruita nel primo anno del secolo, ma
ci voleva un’altra città più vicina ai valichi. Au-
gusto istituì il corpo dei Pretoriani e li mandò
nella pianura da dove si dividevano le due strade
per i colli e la Gallia. Ne trasferì 3.000 dopo la vit-
toria deinitiva sui Salassi del generale Aulo Te-
renzio Varrone Murena. Era il 25 avanti Cristo,
Ottaviano aveva 38 anni e poteva contare su due
amicizie importanti e fondamentali per il futuro
del suo lungo regno: Gaio Cilnio Mecenate, il più
ricco di Roma, che ofrì con intellettuali e artisti
l’appoggio all’imperatore, e Marco Vipsanio
Agrippa, uomo di spada e architetto. La sua opera
fu condensata in una frase celebre di Augusto:
“Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco
di marmo”.
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A Donnas ,“Pinuccio” Nicco va alle vigne a cui lavora lungo la strada romana delle Gallie, che collegava Roma
alla Valle del Rodano. Sono ancora visibili i solchi dei carri che transitavano sulla strada scavata nella roccia.
roccia calcarea quasi candida. Quattro porte, la delle case. Non sappiamo neppure chi fosse il
principale, la Praetoria, rivolta a oriente, doppia, governatore della città». Possibile che la sua do-
imponente. Venti le torri quadrate tra quelle delle mus fosse nell’insula numero 30, vicino al muni-
porte e del perimetro della cinta muraria. Una via cipio odierno, oppure scelse quella villa ritrovata
diretta collegava la Porta Praetoria al biglietto da per caso nel 1971, zona Nord, oltre le mura, dove
visita della città, l’arco onorario ad Augusto. comincia la collina? In entrambe la ricchezza di
Oggi mantiene quella forza comunicativa. In quanto rimasto dei mosaici dei pavimenti e le
più, rispetto al 25 avanti Cristo, ha un tetto in lose dimensioni indicano abitazioni patrizie con su-
a proteggerlo e un grande crociisso sotto la volta; perici per ospitare incontri.
in meno, l’attico andato distrutto su cui c’era l’i- È ipotizzabile che la grande villa fuori le mura
scrizione con lettere di bronzo dorato in omaggio della seconda metà del primo secolo avanti Cristo
all’imperatore. I Romani portarono con sé l’arte potesse essere l’abitazione di chi aveva il potere
di costruire e di scrivere. «Eppure», continua Ar- e la responsabilità di ediicare la nuova città nel
mirotti, «non ci sono nomi su quanto ritrovato cuore delle Alpi. (Continua a pag. 104)
ao sta rom a na 99
Suore del convento di Santa Caterina
di Aosta tra le arcate dell’aniteatro,
che risale al I secolo d.C. La ila di
arcate con pilastri decorati da colonne
di marmo dell’antico teatro oggi fa
parte del complesso del convento.
ao sta rom a na 101
Un momento del carnevale storico
sul ponte romano di Pont Saint-Martin,
nella bassa Valle d’Aosta, considerato
tra i più grandi dell’antichità. Costruito
nel I secolo a.C., vanta una campata
unica di ben 32 metri.
ao sta rom a na 103
La statua del santo sul Colle del Piccolo San Bernardo (2.188 metri) poggia sulla copia di un’antica colonna
romana. La Alpis Graia, l’antica strada romana, passava proprio per questo valico.
(Segue da pag. 99) Le decorazioni dei pavi- derare più di un altro. «Già», risponde Armirotti.
menti sono identiche a quelle di Pompei: il mo- «Il mio è poter scavare nell’area dell’aniteatro»,
saico del tablinum, il salone degli incontri, op- che si trova nell’angolo Nord-Est della città.
pure quello dei cubicula, camere da letto, con Teatro più in basso e aniteatro proprio ac-
piccole tessere che disegnano un rosone. Nella canto alle mura appartengono al I secolo dopo
domus del centro cittadino è emerso un pavi- Cristo. Furono abbattute alcune insulae per far
mento colorato in opus sectile, un incastro di pia- posto agli ediici per lo spettacolo. E l’aniteatro
strelle di marmo triangolari e quadrate. «Stavo è rimasto privato. Le sue arcate sono parte del
togliendo l’ultimo strato di terra dal pavimento e convento di Santa Caterina delle suore di San
sono emersi i colori di queste tessere di marmo», Giuseppe; la sua grande platea, ellisse di 94 metri
racconta Armirotti. «Un’emozione indescrivibile. e mezzo per 86, è un meleto. Qua e là aiorano
Mi sono commossa». Azzurro, viola, giallo, murature, bocche nel verde o nella neve e le suore
bianco e un blu intenso a delimitare il perimetro. curano il frutteto con centinaia di meli. Quando
Per un’archeologa c’è sempre uno scavo da desi- quest’area ricreativa fu completata il regno di
104 n at i o n a l g e o g r a p h i c • M a r Z o 2 0 1 8
ltro Aosta non ha dell’imperatore che la
SPECIALE:
QUESTIONE
DI PELLE
ESSERI UMANI
PUNTO E BASTA
In passato si è usato
il termine “razza”
per deinirci e dividerci;
oggi sappiamo che non ha
alcuna base scientiica.
IL TIMORE
DEGLI “ALTRI ”
Fin dalla nascita,
tendiamo a favorire
il “nostro” gruppo e
a diferenziarci dagli “altri”.
La scienza può cambiare
questo atteggiamento?
ITALIANI DE FACTO
Sono nati in Italia
ma non hanno gli stessi
diritti degli altri cittadini.
PAUR A BIANC A
Entro il 2044 i bianchi
non ispanici negli
Stati Uniti saranno meno
del 50%. E qualcuno
si sente minacciato.
RIINA: LE VERITA’
NASCOSTE
Martedì 20 marzo alle 20.55
Arriva su National Geographic la nuova serie evento irmata dal regista Darren
Aronofsky (Madre!, Il cigno nero, Requiem for a dream) con protagonista
Will Smith (due nomination agli Oscar per Alì e La ricerca della felicità).
Will Smith accompagna lo spettatore in un viaggio epico attraverso
il globo, in 45 paesi del mondo per arrivare ino allo spazio cosmico. One Strange
Rock ricostruisce infatti l’afascinante storia del pianeta Terra, ricco di vita e al
contempo parte di uno spazio per lo più sconosciuto e ostile.
A raccontare questa storia un gruppo di astronauti che ci mostreranno
il nostro mondo da una prospettiva unica, quella della Terra vista dallo spazio.
One strange rock ripercorre le straordinarie coincidenze che hanno
permesso alla vita di nascere e prosperare sul nostro pianeta. La serie afronta
temi quali la genesi della vita, la morte, i grandi eventi cosmici, l’intelligenza
umana e i tentativi in corso per rendere abitabile un altro pianeta.
IL POTERE DEL
C AT T I V O G U S T O
di Marina Conti
Nell’articolo sulla Valle D’Aosta romana il suo viaggio in Valle D’Aosta. Placche,
di questo numero, Enrico Martinet manifesti, scritte indelebili, fotografie,
racconta di una turista svenuta per la cartoline, ritratti. Uno degli imperativi
meraviglia alla vista di archi romani del regime - come di altre dittature - era
costruiti 25 anni prima della nascita di l’onnipresenza del duce, che colonizzava
Cristo (sindrome di Stendhal). le vite degli italiani in molte forme e con
Anche questa foto, scattata nella svariati mezzi. Con un tratto distintivo:
stessa regione nel 1939, può suscitare un l’estetica del volgare, del kitsch e del
mancamento, per via del cattivo gusto, brutto imposta ovunque.
però. La grazia di un borgo di origini Quella lettera, M, simbolo della vanità
pre-romane sfregiata da una coreografia di un dittatore, che esigeva di modellare
pacchiana, una lettera M, brulicante di lo spazio pubblico in base al suo gusto,
giovani balilla schierati per accogliere la campeggiava su monumenti ed edifici,
visita di Mussolini a Verrès (italianizzato in coreografie, gare celebrative, perfino
in Castel Verres dal ’39 al ‘46) durante sulle bretelle dei figli della Lupa.
PER SOTTOSCRIVERE UN ABBONAMENTO A NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA, PER ORDINARE I COFANETTI RACCOGLITORI E I NUMERI ARRETRATI DELLA RIVISTA, COLLEGATEVI AL SITO WWW.NATIONAL-
GEOGRAPHIC.IT OPPURE TELEFONATE 0864.256266. FAX 02.26681991 (DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ ORE 9-18). EMAIL: ABBONAMENTI@SOMEDIA.IT EMAIL: ARRETRATI@SOMEDIA.IT
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BAT TERE I farmaci antitumorali di ultima genera- per nascondersi dai linfociti T. Alcuni