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magazine
ON THE ROAD
Un modo diverso di viaggiare
MOUNTAIN KINGDOM
Vita e avventura in montagna
BHUTAN
Allombra dello
scettro di diamante
IL VIAGGIO
ALLA MANIERA
DI CORTO
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PEOPLE IN THE WILD
Negli ultimi anni la popolazione urbana ha superato di gran lunga quella rurale. Nonostante
questa tendenza sembri ormai irreversibile, un numero signifcativo di persone continua osti-
natamente a vivere in terre isolate e selvagge, dove ancora permane un delicato equilibrio di
convivenza tra uomo e natura. Si tratta per di sistemi molto fragili: scarsit di cibo e acqua,
lontananza da beni essenziali e preziosi che ormai noi diamo per scontati, trasformano la vita in
unesperienza al limite della nostra capacit di comprensione. Lidea di terra estrema riporta
al concetto primario di sopravvivenza umana, ma signifca anche e soprattutto straordinaria
adattabilit collettiva e individuale, unidea che viene rimodellata in diverse culture e tradizioni,
e che rimodella a sua volta la fsiologia e il sistema sociale dei suoi abitanti. Le terre estreme
sono spesso luoghi di fatica e di sofferenza, ma anche esempi di straordinario adattamento
creativo: dai deserti ai ghiacciai, dalle foreste alle zone isolate e montane. Tutti luoghi dove il
concetto di vita estrema diventa ordinario e quotidiano. Scandagliare e documentare le pro-
fondit di questi mondi, con parole e immagini, signifca mettere a fuoco sia lhabitat che le
strategie di vita sociale (coltivazioni, allevamento, caccia, pesca). Nonch lambiente culturale
di coloro che abitano questi territori. Pertanto, le terre estreme diventano luoghi reali, altamente
evocativi ed emblematici, dellinterazione tra le vicende umane e lambiente naturale ai quattro
angoli del mondo.
Mostra fotografca realizzata da Parallelozero in collaborazione con Kel 12
Tanzania, Rift Valley, pastore Masai sulla cima del vulcano Ol Doinyo Lengai
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L
inizio di una nuova stagione porta sempre con s euforia, fremiti,
stimoli, attese e quel tanto di ato sospeso in gola che i nuovi
sentieri promettono sempre. Il nostro Magazine segna linizio di
questa nuova stagione e il prender forma di idee e progetti che
incarnano i nostri diversi modi di pensare e guardare al viaggio. La rivista,
che uscir ogni sei mesi, ha lambizione di diventare una bussola carta-
cea, a cui sappiamo siete tutti affezionati, da sfogliare spesso, da tenere sul
tavolo a portata di mano per attingere a pagine scritte con passione e com-
petenza che possono offrire piacevoli letture, suggerimenti, spunti, scritti
colti, esperienze personali di viaggio, idee letterarie, corredati tutti da foto
scelte con molta cura, da sempre un vanto delle pubblicazioni Kel 12.
Questo numero del Magazine dedica la copertina al Bhutan, remoto angolo
doriente stretto tra montagne asprissime. Era nostra intenzione raccon-
tarvi con trasparenza le nostre linee di viaggio e cos abbiamo dato spazio
agli ideatori delle stesse che meglio di chiunque altro possono parlarvi
del pensiero che informa di s i diversi modi di viaggiare Kel 12. Numerosi
articoli dedicati a paesi che abbracciano le cinque aree geograche del
nostro mondo diventano pretesto per sorvolare virtualmente contesti cul-
turali diversi, dallAfrica allOriente passando per il Sud America.
Si torna a parlare di Algeria, e delle bellezze spesso trascurate del nord.
Riemerge dalle acque delloceano Indiano lisola di Socotra, punteggiata
di alberi dalle chiome come teste di medusa di greca memoria. Il Centro
America si racconta serpeggiando tra le terre del Messico e il mondo
dei Maya, lontani interpreti di una delle pi rafnate culture dellantichit
amerindia. Le estremit bianche del pianeta trovano nel fascino bizzarro
delle aurore boreali espressione colta e scientica.
Nelle nostre pagine abbiamo deciso di dedicare spazio allarte del dise-
gno e allacquerello, capaci di dare forma a sogni, suggestioni e immagini
della fantasia attingendo a talenti deccezione. Se alla fotograa afdia-
mo il compito di narrare un pezzo di storia, unespressione, un accadi-
mento, il mondo che cambia, il disegno e lacquerello raccontano realt
altre, metasiche, simili nella forma al concreto eppur capaci di portare
lontano con la loro fortissima carica di suggestione. Il mondo delle donne
viaggianti fa la propria comparsa a partire da questo numero attraverso
la gura di Lucy, la prima donna che dalle terre etiopiche mosse i primi
passi verso il futuro.
Tra i fogli troverete nomi noti, in Kel 12 da tempo, e nomi nuovi a cui
stato afdato il compito di lare la trama e lordito necessari a tessere
un tessuto scritto che avesse i colori del viaggio e del viaggio portasse
limpronta.
Mentre il nostro sito vuole essere il luogo del dettaglio, degli aggiorna-
menti costanti, del linguaggio chiaro e preciso, dove ogni viaggiatore pu
trovare in tempo reale tutte le informazioni sugli itinerari delle nostre diver-
se proposte, il Magazine vorrebbe viaggiare sulle vostre scrivanie e dentro
le borse per essere sfogliato ogni volta cerchiate idee ed emozioni. Vorreb-
be essere la carta che accoglie in piccola misura la bellezza del mondo e
dei possibili sguardi con cui osservarlo. Vorremmo che lo leggeste un poco
per volta e lo niste giusto in tempo per luscita del numero successivo.
Settembre
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Editoriale
DIREZIONE E REDAZIONE
Kel 12 Tour Operator
Via Santa Maria Valle, 7 - 20123 Milano
Tel. 02 2818111 - fax 02 28181140
A cura di Paola Artico
con la collaborazione di Elena Dak
FOTOGRAFIE: Archivio Kel 12, Archivio Parallelozero,
Archivio Mountain Kingdom, Erika Berrino,
Paolo Brovelli, Anna Canuto, Antonio Cereda,
Elena Dak, Giovanni Dardanelli, Paolo Ghirelli,
Gianmario Marras, Oman Sails, Rossana Plasentin,
Marco Restelli, Marco Stoppato.
ARCHIVIO FOTOGRAFICO HURTIGRUTEN: Anette
Asbjrnrd, Trym Ivar Bergsmo, Rachel Bibby, Tessa
van Drie, Giulio Ercolani, Nicole Herzer, Hans Mller,
Axel M. Mosler, Marsel van Oosten, Vinci Sam.
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Svizzera. www.cortomaltese.com - Tutti diritti riservati
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:
Marilia Albanese, Paolo Brovelli, Cesare Cesa Bianchi,
Elena Dak, Giovanni Dardanelli, Fabrizio Dembech,
Paolo Ghirelli, Giancarlo Iliprandi, Gianmario Marras,
Anna Maspero, Nicola Pagano, Parallelozero,
Savino Pellerano, Gianluca Ranzini, Marco Restelli,
Mario Romualdi, Andrea Semplici, Marco Steiner,
Marco Stoppato
PROGETTO GRAFICO E CONSULENZA CREATIVA
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Pubblicazione distribuita gratuitamente
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Kel 12 dal 1978
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IN VIAGGIO CON LESPERTO
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IL MONDO CHE CAMBIA
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SFUMATURE
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ETIOPIA
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ALGERIA
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IN VIAGGIO CON IL FOTOGRAFO
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CENTROAMERICA
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BHUTAN
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ON THE ROAD
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IL VIAGGIO ALLA MANIERA DI CORTO
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MOUNTAIN KINGDOM
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CARNET DE VOYAGE
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VIAGGIATRICI VIAGGIANTI
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INDIA
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AURORA BOREALE
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SOCOTRA
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IRAN
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I MILLE VOLTI DEL PIANETA TERRA
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RACCONTARE IL VIAGGIO
100
ANTARTIDE
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MESSICO
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Nuove idee per viaggiare insieme a noi
IN VIAGGIO CON L'ESPERTO
Kel12 Tour Operator affonda le proprie radici in quel senso
del viaggio intenso nella sostanza eppur leggero e rispet-
toso nei modi che induce ad avvicinare lalterit culturale
con animo accogliente e curioso e in esso ancora oggi si
riconosce senza titubanze.
Lo sguardo alle origini costante cos come lo spirito e
gli entusiasmi necessari per guardare avanti e crescere
immaginando nuovi orizzonti. La matrice immutata sep-
pur declinata secondo formule ampie e diversicate che
possano dare ai viaggiatori loccasione di individuare pi
idee per avvicinare mondi lontani in modo afne al proprio
stile e umore.
Il viaggio con lesperto esprime la forma pi completa di
esperienza viaggiante, quella che vede coinvolte gure
colte e preparate capaci di avvolgere il viaggiatore con
racconti e pezzi di vita vissuta e di fornire gli strumenti per
una profonda immersione nella realt culturale, etnica e
storica del paese visitato.
SAO TOM E PRINCIPE - DALLE ROCAS DEL NORD
ALLE SPIAGGE DEL SUD 9 giorni
PARTENZE DA OTTOBRE 2014 AD APRILE 2015
Due puntini quasi impercettibili se si cercano su una mappa, nel
centro del Golfo di Guinea. Indipendenti dal Portogallo dal 1975,
sono rimaste fuori dalle rotte del turismo di massa e restano una
meta per intenditori. Sono terre conosciute a livello letterario grazie
al romanzo best seller, Equatore, di Miguel Sousa Tavares. Le isole
So Tom e Principe sono divise da un tratto di mare di 150 km. Li-
sola pi piccola coperta da foreste che arrivano al mare e lasciano
libere strisce di sabbia. So Tom sembra una metropoli, tanto
tranquilla Principe. Qui si possono visitare le antiche piantagioni di
cacao e caff; avventurarsi nel parco dellOb; circumnavigare lisola e scoprire anche la parte non percorribile a piedi, dove i umi
si riversano in mare creando suggestive cascate. La capitale piccola e la struttura delle case coloniale. Larcipelago conosciuto
anche come le isole del cioccolato ed proprio qui che si produce da sempre il pi pregiato cioccolato del mondo.
TCHAD TIBESTI: LA GRANDE SPEDIZIONE
21 giorni
PARTENZA ESCLUSIVA KEL 12 - 20/11/2014
un viaggio per veri appassionati di deserti. Guglie basaltiche,
tassili di arenaria, caldere vulcaniche, montagne imponenti,
lincontro con i Tubu Teda Dalloasi di Faya Largeau, attraver-
siamo il Borkou, tra dune, depositi multicolori di alghe fossili
e ordinati palmeti. Si piega a nord per rimontare gli altopiani
dellEmi Koussi, la pi alta montagna del Sahara, attraversando
una splendida regione di tipo tassiliano. In un paesaggio pretta-
mente roccioso, aggireremo gli enormi complessi vulcanici del
Tarso Voon e Toon seguendo lo splendido canyon di Zumri, no
AFRICA
Ilheu das Rolhas
Tibesti
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ad arrivare a Barda, in una cornice di montagne di indescrivibile bellezza.
Superato un colle a 2400 metri, apparir lenorme caldera del Trou au Natron, dal diametro di 6 chilometri e profondo 700
metri, il cui fondo ricoperto da una bianca crosta di carbonato di sodio. Inizia una spettacolare traversata di 700 chilome-
tri in fuoripista, tra cordoni di dune e piane innite, superando la misteriosa falaise dAngamma e mirando ai primi pozzi
saheliani, nel Kanem.
ERITREA DA ASMARA ALLE ISOLE DAHLAK,
VIAGGIO SPECIALE IN OCCASIONE DEL TIMKAT
11 giorni - PARTENZA 13/01/2015
LEritrea si aperta al mondo. Molti degli affascinanti siti
archeologici del paese sono stati portati alla luce e la ric-
chezza della vita marina delle acque del Mar Rosso un
forte richiamo per i subacquei. Arroccata sul lato orientale
dellaltopiano eritreo, Asmara considerata una delle citt
pi gradevoli dellintero continente africano. Lantica Arba-
te Esmere, Asmara, fu fondata dai pastori che si stabilirono
in questo luogo perch lacqua vi era abbondante. Alla ne
dellOttocento, gli italiani decisero di fare di Asmara la punta
di diamante del loro impero coloniale e prodigarono forze e
ricchezze per trasformare la citt in un centro di cultura ita-
liana. Il porto di Massawa da secoli un importante centro di
commercio sul mare, meta di mercanti e di invasori. Questo
viaggio inoltre destinato agli amanti del mare, e dedica tre
giorni in crociera alle Isole Dahlak. un viaggio che richiede molta adattabilit e prevede pernottamenti in tenda sulle
isole o a bordo del sambuco.
PANAM - IL CANALE, IL PARCO DEL DARIEN E
LE ISOLE SAN BLAS - 11 giorni
PARTENZE: 26/12/2014; 27/03/2015
Viaggio alla scoperta di Panam e delle sue mille sfaccettature,
tra laffascinante Casco Viejo e il maestoso Canale, per prosegui-
re nelle regioni pi incontaminate. Ci addentreremo nelle foreste
del Darien per incontrare la comunit indigena Ember e ci im-
mergeremo nel mare cristallino dellarcipelago di San Blas, dove
conosceremo il popolo Kuna. Panam una striscia di terra, che
unisce le due Americhe e i due oceani. Un concentrato di culture,
etnie, architetture coloniali, grattacieli, isole, foreste e ancora i
pirati, il Canale, gli Ember, i Kuna, tessuti, tatuaggi. In questo
piccolo Paese possibile mettere insieme le rovine di Panama
Viejo e il Canale, una delle opere umane pi moderne, le me-
morie di Colombo e quelle dei pirati e il cappello Panam, che di
Panam non . Litinerario mescola, esperienze storiche, trat-
ti somatici, stili architettonici, paesaggi urbani, retaggi antichi,
usanze, gesti e abbigliamenti che non mutano anche in luoghi
ormai non ignoti alle macchine fotograche.
AMERICHE
Il centro storico di Asmara
Il Canale di Panama
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ARGENTINA - LA PUNA: IL DESERTO DAI MILLE
COLORI - 14 giorni
PARTENZE DA NOVEMBRE 2014 AD APRILE 2015
Si parte da Salta, la linda, per attraversare il cuore desertico
delle Ande, dai pascoli di Antofagasta de la Sierra alle diste-
se di sale e i deserti di argilla di Tolar Grande. Nel percorso,
ecco le due oasi di Antofalla e Antofallita, il perfetto cono di
Arita e il Salar di Arizaro. A 5.180 m. visiteremo Mina Julia,
dove sino al 1976 vivevano oltre 200 minatori. Limponente
vulcano Llullaillaco (6.735 m.), ci sovrasta! Attraverseremo
lincantato Deserto del Labirinto, in un mare di dune fossili.
A questo punto ci addentreremo nella Puna pi remota. La
nostra base per esplorarne i deserti sar loasi di El Penon dove saremo accolti nella piacevole locanda gestita da Fabrizio
e Valentina. Non possiamo perdere la visita alla Laguna Grande, un sistema di lagune a 4.200 m. Saliremo sullaltopiano
(Puna) per visitare Salinas Grandes. Giunti a Purmamarca, saremo letteralmente rapiti dal Cerro de Los Siete Colores, cos
detto per la variet di colori che lo compongono e che mutano durante la giornata.
HAWAII - VULCANI ATTIVI E DORMIENTI
15 giorni - PARTENZA 02/05/2015
la natura senza ltri quella che ci accoglie alle Hawaii. Ogni
giorno in questi luoghi il pianeta sprigiona forze in uno scontro
continuo fra il fuoco dei vulcani e loceano. Lorigine vulcanica
dellintero arcipelago testimoniata da morfologie straordinarie
e da una vegetazione rigogliosa e avvolgente mentre a Big Island
o Maui, meta dei nostri viaggi, la presenza dei vulcani anche
nellaria che si respira. Lorigine dellintero arcipelago si pu
dire dovuta ad unanomalia geologica: qui da milioni di anni
attivo quello che viene chiamato un punto caldo, una anomala
risalita di magma dalle profondit del pianeta. Questa attivit si
traduce in fontane di lava che scorrono verso loceano, distese di
rocce forgiate dal calore del pianeta, scogliere a picco sul mare, montagne che affondano le proprie radici a 5000 metri di profondit
e svettano alte oltre i 4000 metri. Questo spettacolo, unico e primordiale, si offre, a chi visita questi luoghi, con estrema facilit e
accessibilit come a toccare con mano il momento della creazione.
GIAPPONE - AUTUNNO NEL PAESE DEL SOL
LEVANTE - 14 giorni - PARTENZA 18/10/2014
Il viaggio inizier dalla capitale, Tokyo, lantica Edo, villaggio
di pescatori. La citt diventata una delle metropoli pi im-
portanti al mondo, dove convivono lantica cultura giappone-
se, larmonia di templi e giardini e il caos ordinato di una
metropoli in continuo fermento. Proseguiremo per Nikko con
i suoi numerosi monumenti storici che gli sono valsi linse-
rimento nellelenco del Patrimonio dellUmanit UNESCO.
Raggiungeremo la citt termale di Hakone, sullantica strada
che ci porter verso Kyoto. Prima di raggiungere la deliziosa
cittadina di Takayama, ci fermeremo a Suwa per provare la
ASIA
Il centro commerciale di Tokyo di notte
Salar di Arizar, cono nero di Arita
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Maui, cratere di Haleakala
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piacevole esperienza di una notte in ryokan, la locanda tradizionale giapponese con il pavimento in tatami, le porte scorre-
voli, il futon! A Kanazawa, sulla costa del Mar del Giappone, visiteremo il bellissimo giardino Kenroku-en. Il bullet train, il
treno proiettile, ci porter a Hiroshima per visitare il museo dedicato al tragico evento e poi ancora a Osaka.
SRI LANKA - LA TERRA DEL BUDDHA
11 giorni - PARTENZE DA OTTOBRE 2014 A
MARZO 2015
Un viaggio in un magico Sri Lanka, dove inuen-
ze hindu e buddhiste hanno plasmato la storia
e la cultura, regalandoci monumenti e tem-
pli che arricchiscono il Patrimonio dellUma-
nit. Faremo un passo indietro alla scoperta
dellantica capitale Anuradhapura, ora uno dei
siti archeologici pi importanti al mondo e, pas-
sando per Sigiriya, di Polonnaruwa e Dambulla.
Tra macchie tropicali e colline verdeggianti di t
saliremo a Nuwara Eliya, stazione coloniale tra
le pi note dellAsia, per scendere a Kataragama,
centro di antichi culti animisti incorporati nel mon-
do hindu. Continueremo la visita di altri siti che
segnano le tappe della storia dellisola, da Kandy,
che ospita una delle reliquie pi sacre del mondo
buddhista, a Galle, che fu importantissimo centro
commerciale e culturale portoghese, olandese e
inglese, per nire con lo splendido Museo Nazionale di Colombo.

INDIA - TAMIL NADU E KERALA,
NEL PROFONDO DELLINDIA - 15 giorni
PARTENZE: 03/11/2014; 09/02/2015
Un viaggio per immergersi nella profondit dellIn-
dia meridionale alla scoperta dei tesori della cul-
tura dravidica, una terra che ci ammalier con un
tripudio di colori e spezie, suoni e profumi; che ci
stupir per coesistenza di numerose tradizioni e
culture che convivono in un gioco di contrasti e so-
vrapposizioni. Percorrendo Tamil Nadu e Kerala vi-
siteremo immense citt-tempio dai rafnati intagli
di pietra affollate di pellegrini, santuari monolitici
costruiti sulla spiaggia, sontuose dimore di geniali
mercanti di spezie, antiche tradizioni religiose e te-
atrali. Sperimenteremo la lenta navigazione delle
house boat, case-barca fuori dal tempo (ma dotate
di tutti i comfort) che ci porteranno a conoscere un
mondo pacico e silenzioso, fatto di villaggi di pe-
scatori, isolotti coltivati, lagune e giardini di spezie. Sar possibile rilassarsi sperimentando lantica scienza dellayurveda
ed essere ospiti in dimore da sogno.
Kerala, navigando nelle back waters
Tramonto sulla spiaggia di Bentota
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OMAN - DALLE WAHIBA SANDS ALLE ISOLE DAMANIYAT
7 giorni - PARTENZE DA OTTOBRE 2014 A MAGGIO 2015
La passione che ci lega al mare e alle imbarcazioni riafora spesso in Kel
12 e ci ha portato in Oman. Abbiamo, solo per noi, per la stagione 2014-15,
la possibilit di navigare a bordo dellunico catamarano presente in Oman!
Orana, questo il suo nome, offre privacy e comfort durante le giornate
dedicate alla scoperta di un arcipelago sconosciuto: le isole Damaniyat.
Rocciose, contornate da barriera corallina e diventate Riserva, ospitano un
numero e una variet di fauna marina tale da lasciare sbalorditi i subac-
quei pi esperti. Dedicheremo tre giornate alla scoperta di questo mare, in
completo relax. Rientrati a Muscat il viaggio prosegue in jeep. Dalle mon-
tagne pi alte dove sono abbarbicati villaggi in terra, alle dune rosse di
Wahiba dove la sabbia del deserto raggiunge quella del mare. E ancora
lungo la costa alla ricerca delle tartarughe nellarea protetta di Ras El Jinz sino a Sur, dove nasce il dhow.
YEMEN - LISOLA DI SOCOTRA - 8 GIORNI
PARTENZE DA NOVEMBRE 2014 AD APRILE 2015
Siamo stati tra i primi, noi di Kel 12, a posare i piedi su questisola mitologi-
ca: era il 2000. Terra di incenso e mirra, di animali e piante mai visti prima.
Strade inesistenti, umi da guadare, spiagge deserte, altopiani da scopri-
re. Notti in tenda o sotto le stelle. Con linizio del turismo sono timidamente
comparsi i primi funduk, nuove strade hanno collegato i villaggi dellisola e si
sviluppata una piccola industria di eco-turismo. Nel 2011, scoppia la rivolu-
zione nella madrepatria Yemen. Lisola viene nuovamente dimenticata. Inna-
morati di questo paradiso lontano, decidiamo di recente di inviare un esperto
Kel 12 per capire cosa sta succedendo. Dopo i primi contatti con il nostro
partner storico locale che ci invita senza esitazione a tornare, nalmente
ecco presentarsi loccasione propizia. Rieccola: posare di nuovo i piedi su questa terra leggendaria e respirare laroma delle piante
resinose nel vento, emoziona profondamente. E tutto come prima, pi bello di prima. Per costruire il nostro programma di viaggio non
abbiamo scelto i voli pi diretti e comodi per raggiungere lIsola di Socotra. Abbiamo preferito optare per i voli che ci garantiscono di
effettuare il viaggio in tutta sicurezza, limitando il pi possibile eventuali transiti o permanenze a Sanaa.
IRAN QUI PARL ZARATHUSTRA: I DESERTI
DELLIRAN - 15 giorni - PARTENZA 04/04/2015
Una nuova proposta di viaggio, molto completa, per scoprire insieme realt
sconosciute dellIran, assieme alle mete pi conosciute come Shiraz, Per-
sepoli e Isfahan. Attraverso centinaia di secoli, in Persia si sono succedute
e fuse tra loro le civilt pi diverse, lasciando testimonianze di inestimabile
valore: dalle ceramiche preistoriche alle tombe dei re a Persepoli, dai bas-
sorilievi achemenidi ai dipinti dellepoca Qajar; dai monumenti sasanidi alle
ardite architetture islamiche. Laustera tomba di Ciro, le torri di ventilazione,
Shiraz, Yazd, Nain, il turchese delle maioliche di Isfahan. Ci addentreremo
negli immensi bacini desertici del Dash-e Kevir, il deserto salato a nord, e il
Dasht-e Lut, il deserto di sabbia a sud, fra i pi vasti al mondo. Attraversati
nellantichit dalle ricche carovane provenienti dal lontano Oriente verso i
porti del Mediterraneo, visiteremo antichi caravanserragli, oasi con case di argilla color ocra e giardini sorprendentemente verdi.
MEDIO ORIENTE E ASIA CENTRALE
Il catamarano Orana
I celebri alberi a bottiglia che crescon in tutta lisola
Cammelli al pascolo nei dintorni di Shiraz.
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NORVEGIA - DA OSLO A TROMS, LA CAPITALE
DELLARTICO ALLA RICERCA DELLE LUCI DEL NORD
7 giorni - PARTENZE: 07/12/2014; 23/12/2014; 28/12/2014
La prima parte del viaggio dedicata alla visita di Oslo, la capita-
le vichinga che custodisce gelosamente le proprie origini nordiche;
ne sono testimonianza le principali esposizioni della citt: il museo
della nave Polare Fram ed il Kon Tiki, dedicati alle spedizioni polari;
il museo delle navi Vichinghe, con vascelli di oltre 1000 anni perfet-
tamente conservati; la Galleria Nazionale dove sono raccolte alcu-
ne tra le opere pi signicative dellarte locale ed internazionale; il
museo Munch, interamente dedicato al celebre pittore norvegese.
Litinerario prosegue verso nord alla volta di Troms, conosciuta an-
che come la porta verso lArtico dove si possono ammirare il maggior
numero di aurore boreali nel mondo. Il programma di attivit include safari notturni in motoslitta, escursioni con slitte trainate
dalle renne, e soprattutto sleddog che vi consentiranno di trascorrere una vacanza in simbiosi con le suggestive atmosfere
della Lapponia in veste invernale.
FINLANDIA ALLA RICERCA DELLAURORA BOREALE
NELLA LAPPONIA FINLANDESE - 5 giorni
PARTENZA 02/02/2015
Un viaggio alla ricerca delle luci del nord. In Finlandia nord-orienta-
le, ai margini del parco nazionale Urho Kekkonen e a breve distanza
dal conne russo, lArctic Resort Kakslauttanen & Igloo Village offre
lopportunit di trascorrere una vacanza in simbiosi con le suggesti-
ve atmosfere della Lapponia in veste invernale. Nel grande cottage
centrale, anchesso rigorosamente in stile, si trovano le aree comuni
e il ristorante che serve prelibate specialit della cucina locale. La
struttura ospita inoltre una caratteristica sauna a fumo, riscaldata
a legna secondo le antiche tradizioni lapponi. LArctic Resort offre
inoltre lopportunit di pernottare in originalissimi igloo con la cupola
in vetro, riscaldati e con servizi privati, da dove osservare il cielo stellato e lo straordinario fenomeno dellaurora boreale che,
in presenza di condizioni meteorologiche favorevoli, illumina la notte artica con incredibili giochi cromatici.
ISLANDA - LISOLA DEL GHIACCIO, DEI VULCANI E DEI
GEYSIR - 7 giorni - PARTENZA 14/03/2015
Un viaggio verso lisola dal cuore caldo nella sua veste invernale. In com-
pagnia dellesperto Kel 12 potrete scoprire un paese di grandi contrasti,
vulcani attivi, ghiacciai e imponenti cascate. Un programma in superjeep
lungo la costa sud per ammirare la natura e i suoi fenomeni, protagonisti
assoluti del paesaggio islandese. Litinerario vi porter verso larea geo-
termale di Krisuvik, pi nota come la Laguna Blu; la valle di Thrsmrk:
uno strabiliante paesaggio artico sorvegliato da tre ghiacciai e difeso da
vari e pericolosi guadi e la zona di Landmannalaugar, una delle pi este-
se e suggestive aree geotermali dellisola. E poi il ghiacciaio Vatnajokull,
la calotta glaciale pi grande dIslanda, terza al mondo dopo lAntartico e
la Groenlandia e la famosa laguna di Jokulsarlon coi suoi iceberg galleggianti dai riessi azzurri. Ultima tappa del percorso la vasta
area geotermale circostante il lago Kleifarvatn e il Parco Nazionale di Thingvellir, tutelato nel Patrimonio Mondiale Unesco.
ARTIDE
Aurora boreale in navigazione tra i ordi norvegesi
Islanda, laguna glaciale - Jokulsarlon
Renne tra i boschi della Lapponia norvegese
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il mondo che cambia
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il mondo che cambia
Ruanda - Venti anni dopo il genocidio
Foto: Bruno Zanzottera - Parallelozero

Nella primavera del 1994 un milione di persone stato ucciso a colpi di machete in uno dei peggiori omicidi di massa della
storia umana. Oggi il Ruanda, un paese costellato di cimiteri e fosse comuni, sta lottando per lasciarsi alle spalle i fanta-
smi della guerra e della povert. La sua economia in rapida crescita. Il paese sta scommettendo sulla tecnologia, anche
se il 90 per cento della popolazione vive di agricoltura. Lappartenenza etnica, che un tempo era chiaramente indicata su
ogni carta didentit, stata cancellata per decreto ed illegale addirittura parlarne. Siamo soltanto Ruandesi dice la
legge. In centinaia di occasioni ex-nemici Hutu e Tutsi si trovano anco a anco per un futuro senza violenza.
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il mondo che cambia
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Cuba 2.0
Foto: Davide Scagliola - Parallelozero
Il nuovo corso delle liberarizzazioni economi-
che e politiche sullisola dei fratelli Castro, co-
minciato un paio di anni fa in coincidenza con
i festeggiamenti per i 50 anni della rivoluzione
cubana, sta progressivamente cambiando il
volto della pi grande e controversa delle iso-
le caraibiche. Lapertura di Raoul Castro verso
limportazione e luso della tecnologia a Cuba,
seppur con limitazioni e difcolt, ha portato
una ventata di novit anche visive tra i vicoli di
Habana Vieja e del resto del paese. Basta an-
dare in Calle Carlos Tercero per esempio - nel
casque historico della capitale - allomonimo
centro commerciale che ospita quattro piani di
negozi e bancarelle, con tanto di bandiere cu-
bane e tv al plasma in bella mostra lungo i per-
corsi dello shopping per vedere gran parte dei
prodotti che troviamo abitualmente nei nostri
negozi ma che mai avevano fatto la loro com-
parsa tra i banchi vendita dei cubani. Al terzo
piano il reparto elettronica trabocca di compra-
tori: il must del momento il lettore dvd, segui-
to a ruota ovviamente dal cellulare e dalle tv lcd.
I prezzi sono ancora proibitivi per la maggior
parte della gente, ma la nuova economia che
cresce, si evolve e procede verso una lenta ma
inesorabile modernizzazione della societ, pre-
sto trasformer le abitudini social dei cubani.
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Bhutan: allombra dello
scettro di diamante
Lultima roccaforte del Buddhismo himalayano
I
l regno del Bhutan, protetto dai contrafforti montani,
dal relativo isolamento e dalla volont dei sovrani di
preservarne lidentit, uno degli ultimi angoli della
terra dove si vive ancora a misura duomo. Il padre
dellattuale sovrano ha continuamente ribadito che nel
suo paese ad essere conteggiato non il prodotto lordo
nazionale, ma il tasso di felicit della gente. Qui gli ere-
mi abbarbicati sulle rocce e i monasteri ricchi di storia ed
arte testimoniano la vitalit del Buddhismo.
Il Buddhismo bhutanese appartiene al cosiddetto Bud-
dhismo himalayano, noto anche come Vajrayana, Veicolo
dello scettro di diamante, vajra. Nel periodo pi antico
della civilt indiana il vajra era la folgore, larma di Indra
re degli dei, e in seguito nel Buddhismo Vajrayana diven-
ne simbolo del pi elevato potere spirituale e assimilato
al diamante, in grado di tagliare ogni sostanza, ma non
scalbile da alcuna. Poich pu riettere tutti i colori sen-
za esserne alterato, lemblema della purezza e dellin-
distruttibilit e rimanda a quella che dovrebbe essere la
vera natura della mente: adamantina.
Il Vajrayana deve molti dei suoi contenuti alla predicazione
di Padmasambhava, grande mistico buddhista dispira-
zione tantrica che oper in Tibet nellVIII sec. e che ar-
monizz il locale sciamanesimo Bon con le dottrine del
Monastero di Taktshang, il Nido della Tigre
17
Buddha. Nella formazione
del Vajrayana lapporto del
Tantrismo determinante.
La via del Tantra (termine
che signica ordito e che
designa i vari testi di rife-
rimento) addita nella spe-
rimentazione psicosica il
metodo ottimale per tra-
sformare luomo in Dio,
riattivando in lui tutte le di-
vine potenzialit latenti.
Il complesso percorso tan-
trico richiede una durissi-
ma disciplina che permette
di controllare e riprogram-
mare i meccanismi del
pensiero, avventurandosi
lungo sentieri impervi che
conducono al confronto con
le pulsioni pi profonde e
pericolose. Per non soccombere necessario controllare
completamente le tre porte della conoscenza: il corpo,
la parola, la mente. Tale controllo viene effettuato attra-
verso una serie di tecniche che includono la prassi yoga
nonch tutta una serie di strumenti nalizzati a favorire la
disciplina e la puricazione: lesercizio delle mudra, par-
ticolari gesti delle mani che siglano i momenti salienti del
cammino spirituale, la ripetizione costante di fonemi sa-
cri, i mantra, volta a puricare e a concentrare la mente,
il tracciato del mandala, utilizzato per scandagliare il pro-
fondo della psiche e attivarne le potenzialit latenti.
Le immagini sono supporti fondamentali e tappezzano le
pareti dei luoghi sacri: spaventose divinit irate guardiane
delle porte, eri protettori delle quattro regioni dello spa-
zio, divinit femminili, bodhisattva - Colui la cui essenza
la bodhi, cio lilluminazione -, Buddha celesti che fa-
voriscono una precisa forma di meditazione, asceti, dakini
esperte yogini dotate di grandi poteri
Ogni immagine caratterizzata dal colore, dalla posizione,
dai gesti delle mani, dai simboli portati ed abbinata ad
uno degli elementi costitutivi delluniverso (terra, acqua,
fuoco, aria e spazio), ad animali reali o mitici e via dicen-
do. Ognuna rappresenta unansa della psiche, un percorso
conoscitivo, unacquisizione di saggezza, un raggio della
luce dellilluminazione.
Due degli elementi che maggiormente colpiscono nel pan-
theon vajrayana sono latteggiamento terricante, quando
non addirittura orrido, delle divinit e lintreccio erotico
che allaccia le gure maschili e femminili. Nel primo caso
la divinit non da intendersi come demoniaca, ma sug-
gerisce la potente e terribile lotta condotta per supera-
re le paure, le angosce, le alienazioni mentali. Il panico
condizione indispensabile per avvicinarsi alla realizza-
zione, a patto che un Maestro illuminato guidi e sostenga
nel difcile cammino. Latteggiamento terribile delle divi-
nit permane solo nch dura la lotta interiore e non si
compiuta lintegrazione, ma quando questo avviene, gli
dei irati mostrano il loro vero volto, che benevolo. Non
sono pi le pulsioni oscure del profondo che controllano e
condizionano la mente, poich essa si progressivamente
svuotata dei suoi contenuti e ha realizzato la vacuit.
Quanto alle divinit in amplesso, queste rimandano al su-
peramento delle polarit rappresentate dal maschile e dal
femminile: yab-yum, il padre e la madre, il dio e la sua
Affresco di Namtose, il Guardiano del Sud
Un momento di preghiera
compagna, nella loro unione simboleggiano la
reintegrazione dellUnit e quindi il consegui-
mento dellilluminazione. Il godimento erotico
suggerisce lineffabile beatitudine e pienezza
che si accompagna al conseguimento della su-
prema conoscenza.
In tale contesto il simbolo della campana, stru-
mento fondamentale nel rituale del Vajrayana,
indica lo stato di vacuit da realizzare distrug-
gendo tutte le forme di coscienza mondane e
rimanda alla matrice femminile, mentre il ma-
schile attivo invece simboleggiato dal vajra, lo
scettro di diamante emblema della compassio-
ne, mezzo ottimale per conseguire la vacuit.
Congiunte, la campana e la folgore evocano lunione di co-
noscenza e mezzo di realizzazione e sono quindi il simbolo
dellilluminazione.
Tuttavia il contesto religioso del Vajrayana vissuto e in-
terpretato in maniera diversa a seconda della maturit
spirituale dei singoli: per i pi semplici, che lo leggo-
no nel suo aspetto esteriore, lidolo attesta la presenza
amorevole dei Buddha e dei Bodhisattva nel consesso
umano, diventando il fulcro della ritualit e della devo-
zione; per i pi avanzati lungo la via del Dharma, che ne
contemplano i signicati esoterici, licona e le altre raf-
gurazioni sacre sono indicazioni di percorso e strumenti
dascesa che vanno abbandonati, una volta realizzata la
loro funzione di supporto.
Reliquiari, fortezze e monasteri
Luoghi della fede, custodi della tradizione e centri ne-
vralgici della vita politica e sociale, gli dzong sono, come
dice il loro nome, fortezze e si articolano in genere in
due blocchi distinti: luno include gli ambienti religiosi e
le abitazioni dei monaci, laltro gli ufci amministrativi. La
costruzione principale costituita dallutse, una torre che
ospita al piano terra il tempio principale, il lhakhang, e
ai piani superiori altre cappelle. Lutse si affaccia su una
corte lastricata con grandi pietre, alla quale pu essere
annesso un altro cortile negli dzong pi grandi. La fun-
zione difensiva ribadita dalla presenza del ta dzong, la
torre di avvistamento che sorge accanto alla fortezza in
posizione strategica.
Costruiti in pietre, fango pressato
e legno, con tetti a pi spioven-
ti in tegole di legno (oggi spesso
sostituite dalla lamiera), gli dzong
sono a pi piani, intonacati di
bianco, colore della purezza e del-
la meditazione, con le cornici del-
le nestre e delle porte in legno
intagliato e dipinto. Sottogronda
corre in genere una fascia rosso
cupo, con inseriti piatti di ottone
o specchi che alludono al sole ed
hanno la funzione di contrastare
le inuenze nefaste.
Gli appartamenti dei monaci, af-
facciati su una corte porticata,
includono le celle, la biblioteca,
talvolta la stamperia, laula per
linsegnamento e in certi casi
anche lappartamento reale. Il
Chorten al passo di Dochu-la
Il controllo delle passioni
19
Esempi di architettura tradizionale
lhakhang, il tempio principale, preceduto da una veran-
da e si articola nella sala delle assemblee tschokhang,
dukhang o kunre -, con pilastri e scene della vita del Bud-
dha, in fondo alla quale trova posto un altare a due piani.
Questo, che pu anche essere alloggiato in un ambiente a
se stante, ospita le statue delle divinit principali e una serie
di oggetti rituali.
Gli interni sono quasi tutti affrescati, ma i continui restau-
ri rendono difcile la datazione dei dipinti. In molti dzong si
Entusiasmo e costumi tradizionali
I chorten di Chendebji
trova pure il tempio per le divinit tutelari, il goenkhang, pre-
cluso alle donne. Tale proibizione contrasta con la considera-
zione che le donne godono in Bhutan: basti dire che leredit
si trasmette di madre in glia e che il marito va ad abitare in
casa della moglie.
Nelle pareti esterne dei monasteri vi sono lunghe le di
cilindri in legno o metallo: sono le ruote del Dharma, e
vengono fatti girare dai fedeli con un duplice scopo simbo-
lico: da un lato celebrano e perpetuano la messa in moto
20
Ruote e bandiere di preghiera
Chokhor, il mulinello di preghiera
21
della ruota del Dharma, la Dot-
trina ad opera del Buddha se-
coli e secoli addietro, quando
lIlluminato aveva tenuto il suo
primo sermone, schiudendo a
tutti gli esseri la via della libe-
razione; dallaltro diffondono
ovunque con la loro rotazione
le vibrazioni positive contenute
nella formula sacra incisa sul
cilindro o dipinta sulla carta di
riso. Altrettanti meriti ed effet-
ti spirituali hanno i muri mani,
costituiti da pietre con incisi
mantra, primo fra tutti il ce-
lebre Om Mani Padme Hum,
Onore al gioiello nel loto.
Altri importanti luoghi sacri
sono i goemba, monasteri col-
locati per lo pi in luoghi soli-
tari e appartati, legati ad eventi
mitici oppure sorti accanto o
attorno a grotte sacre, un tem-
po luoghi di abitazione o me-
ditazione di personaggi santi.
Ma a costellare il paesaggio
bhutanese sono i chorten, una
delle pi interessanti rielabo-
razioni dello stupa sviluppatasi
in Tibet e diffusasi nelle zone
himalayane limitrofe. Lorigine
dello stupa risale alla crema-
zione del Buddha nel V sec.
a.C.: spartiti fra i maggiori clan
guerrieri che avevano parteci-
pato alle esequie i resti del suo
corpo, su queste sacre reliquie
furono eretti dieci tumuli fune-
rari di terra e mattoni, gli stu-
pa appunto.
Costruzione centrale dellarte
buddhista, lo stupa, oltre che
assolvere la funzione di reli-
quiario, venne assumendo molteplici signicati simbolici:
evocazione tangibile del Buddha e del Dharma, la sua dot-
trina; memoriale dei successivi venerabili maestri della
comunit monastica. Montagna cosmica, asse delluni-
verso, ombelico del mondo, lo stupa simboleggia la tota-
lit dellEssere e quindi il Buddha stesso. Il chorten, ri-
cettacolo del Dharma, ingloba varie forme geometriche
rafguranti gli elementi cosmici: la base cubica rimanda
Monaci interpreti e spettatori al Festival di Paro
alla terra, il corpo centrale cupoliforme allacqua, la so-
vrastante costruzione a cono al fuoco e i tredici gradini
che la compongono ricordano i tredici stati attraverso cui
si dipana il cammino che conduce allilluminazione. Con-
clude il chorten una guglia con la mezzaluna e il sole, sim-
boli dellaria, e un pinnacolo che allude allo spazio etereo;
la sua forma a vaso rimanda inoltre al mitico contenitore
dellamrita, il nettare dellimmortalit, ovvero la suprema
22
Il viaggio in Bhutan, assieme a quello in Nepal, effettuato nel 2012, stato una prima
esperienza in un mondo che desideravo conoscere da molto tempo.
Esperienza che mi ha permesso di comprendere - se
ancora ce ne fosse stato bisogno - quanta armonia, pace
e spiritualit provavo nei monasteri bui e che tumulto di
emozioni si scatenava dentro di me sentendo i monaci
recitare i mantra, accompagnati dai loro strumenti.
La prima volta che ho sentito due monaci suonare le
dung-chen (le trombe telescopiche) sono scoppiata in
un pianto dirotto. Le corde del mio animo sono state
toccate profondamente da quel suono potente.
Quando abbiamo visitato lo Dzong di Trongsa si stava
celebrando la promozione di un lama che passava ad
incarichi maggiori.
Nel cortile si teneva una festa a cui era invitata tutta la popolazione che arrivava gioio-
sa, portando dei doni: generalmente del cibo preparato per loccasione, che veniva poi
messo a disposizione di tutti.
Un gruppo di monaci si era ritirato allinterno per pregare e non aveva presenziato al
banchetto, a cui noi stessi siamo stati calorosamente invitati a partecipare.
Allimprovviso, nel candore delle mura circostanti, sono comparse queste piccole
gure rosse.
I due giovani monaci scendevano prudentemente la scalinata recando un enorme bric-
co e un vassoio con dei biscotti.
Per i monaci raccolti in preghiera era giunta lora del the.
Miriana Bonazza
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Il the pronto, Trongsa, Bhutan
in copertina
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Bhutan - Monasteri tra le nuvole in occasione del Festival di Paro
PARTENZA 29/03/2015
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conoscenza. Una lettura pi semplicata del chorten vede
nella parte inferiore la terra, in quella superiore il cielo
e nella sezione mediana luomo che si pone fra i due in
un cammino di ascesi. Sui chorten dinusso nepalese gli
occhi del Buddha seguono con amorevole sollecitudine i
fedeli e ribadiscono come la costruzione sia simbolica-
mente anche il corpo dellilluminato. La fruizione del mo-
numento avviene deambulandovi attorno, tenendolo alla
propria destra in segno di venerazione e rispetto, caratte-
ristiche tangibili di una terra impregnata di sacro.
Marilia Albanese
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Pazza idea
Quando, oltre un anno fa, pensammo che ci sarebbe pia-
ciuto, in giro per il mondo, creare particolari occasioni din-
contro in grado di attrarre pi gruppi provenienti da itinerari
diversi, eravamo, seppur entusiasti dellidea, coscienti che
si trattava di una pazza idea.
Lintenzione era, ed , ambiziosa.
Non volevamo semplicemente partecipare ad avvenimen-
ti noti a livello planetario, come lInti Raymi in Per o il
Naadam in Mongolia, ma acces-
sibili a tutti. Puntavamo, e puntia-
mo, a ideare qualcosa da dedicare
esclusivamente ai nostri compagni di
valigia, nei posti in assoluto pi rap-
presentativi di quanto la mano antica
delluomo e la natura abbiano saputo
architettare.
Sfumature stato il nome che ab-
biamo dato al nuovo lone di viaggi,
non pi di tre o quattro lanno, che
solo noi proponiamo in Italia. Infatti,
in questa impresa il nostro lavoro si
concentra, oltre che nello sforzo di
costruire proposte che crediamo si-
ano adeguatamente curate, proprio
nel porre speciale attenzione a certi
dettagli.
Sfumature, quindi, come valore in
pi per amplicare il piacere dincon-
trarsi con altri compagni di viaggio,
per stare insieme e realizzare vere e
proprie feste KEL 12 in posti parti-
colarmente signicativi.
Il bilancio delle prime esperienze
assai soddisfacente perch pensia-
mo siano risultate originali, interes-
santi e graticanti. Ne abbiamo avuto
conferma dalla quantit e qualit di partecipazione riscon-
trata.
Abbiamo, forse un poco pomposamente, denito queste
iniziative eventi di forte attrazione perch straordinari.
Ci sono parole che, troppo abusate anche da noi, perdo-
no molta della loro capacit di suggestionare. Tra queste,
straordinario. Per non parlare di magico, un termine
che andrebbe abolito dal vocabolario cui attingere per scri-
vere di viaggi. Ci permettiamo, per, di insistere con stra-
ordinario. Infatti, come meglio descrivere quel dettaglio
di Mario Romualdi
Tikal solo per noi, aprile 2014
25
che ha apportato un signi-
cato aggiunto rilevante ai
viaggi Sfumature gi re-
alizzati in Birmania e Cen-
troamerica?
Nel primo ci siamo fatti tra-
sportare da una bella barca
a nostra completa dispo-
sizione lungo lIrrawady,
per raggiungere villaggi
altrimenti non visitabili e,
tra laltro, fermarci su un
isolotto deserto per una
cena e uno spettacolo della
Scuola Nazionale di Danza.
Nel secondo, tre gruppi
con itinerari diversi si sono
ritrovati a Tikal. Qui, oltre
a visitare il sito di notte,
abbiamo avuto il privilegio
dallUNESCO di un rito
ofciato nella Gran Plaza, al tramonto dopo la chiusura,
nel cuore di uno dei luoghi archeologici pi coinvolgenti del
pianeta. stata una Sfumatura certo straordinaria, con-
siderando che la Gran Plaza rarissimamente concessa
solo per manifestazioni di particolare rilevanza. Lultima era
stata la ne del mondo maya celebrata proprio l nel 2012.
Per questo, siamo ancora pi convinti di continuare a cre-
are iniziative che amplichino il senso dellincontrarsi in
particolari situazioni quando, oltre a un viaggio con oppor-
I gruppi percorrono vari itinerari per darsi appuntamento ad Angkor. Nel luogo pi intrigante del sito, il Bayon, con lU-
NESCO, prevediamo unapertura serale del tempio illumi-
nato solo per loccasione con un contorno di musici e cena,
esclusivamente per noi. Ci sia-
mo impegnati molto per svol-
gere levento proprio qui, dove
il suo scopritore ebbe il primo
incontro con i mille occhi del
Bayon quando, come racconta
nei diari mi sentii osservato
mentre schiettavo unaria del-
la Traviata.
Sfumature in Indocina
Vie dacqua in Vietnam e Cambogia. 18 giorni, dal 7 al 24 gennaio.
Laos e Angkor, tra i mangiatori di ori di loto. 15 giorni, dal 10 al 24 gennaio.
Cambogia, dove un sorriso un sorriso. 12 giorni, dal 14 al 25 gennaio.
tune caratteristiche dinteresse e graticazione, si riescano a
proporre Sfumature che accentuino la sensazione di parteci-
pare a qualcosa di speciale, impossibile da apprezzare se non
in queste circostanze.
Tali proposte vi giungeranno molti mesi prima della partenza
perch richiedono modi e tempi di elaborazione pi impegna-
tivi del consueto, da ogni punto di vista.
Gli itinerari di Sfumature che prevediamo per il 2015, oltre a
quelli in Nepal del prossimo ottobre, si svolgeranno in Indocina,
Medio Oriente e tra Per e Bolivia.
Il Bayon di Angkor, illuminato per noi
Sfumature a Petra
26
VIE DACQUA IN VIETNAM E CAMBOGIA
18 GIORNI DAL 7 AL 24 GENNAIO
Proponiamo Vie dacqua in Vietnam e Cambogia con
programma e servizi esclusivi. Uniniziativa ricca, comple-
ta, intensa ma rilassata, in cui conosciamo il Vietnam e la
Cambogia, non solo Angkor. Andiamo anche a Preah Vihe-
ar, dal 2008 unico sito UNESCO in Cambogia oltre Angkor.
Poderose architetture nella posizione pi spettacolare del
Paese.
Ci rechiamo in luoghi classici e in altri, con modi pi coin-
volgenti dellusuale. Usiamo, infatti, barche private in sei
diverse occasioni. Nella Baia di Halong, Delta del Mekong,
arrivare a Phnom Penh ed Angkor per spostarci, pernot-
tarvi, mangiare a bordo, per escursioni, decidendo soste in
posti anche poco frequentati. Attraversare terre sconosciu-
te pure per vie dacqua, offre la sensazione quasi di scoprir-
le e facilita lassorbimento di atmosfere insolite.
Incontriamo nicchie naturali, siti e facce che preparano ad
Angkor, alla ne di un percorso storico con un crescendo di
sensazioni amplicate anche da Preah Vihear.
Non meno intensa, ma altrettanto lenta, la parte
vietnamita. Includiamo quanto di pi rappresentativo of-
frano architettura, natura e varia umanit. Hanoi, Hu, Hoi
An, My Son, Ho Chi Min City
Nella Baia di Halong, per un giorno e una notte cinoltria-
mo tra le migliaia di isolotti, con una nostra barca ad ali
Risaie nella regione di Hu
Ventiane, un gruppo di ragazzi gioca sulle rive del Mekong
Rileviamo con particolare piacere ci, per le particolari dif-
colt incontrate con lUNESCO, oltre che per i costi.
Non si tratta, infatti, di organizzare una cena allaperto.
Occorre, in un luogo al mondo tra i pi famosi, frequentati (di
giorno) e con moltissimi vincoli, predisporre tutto per fruirne
privatamente di notte, con le complicazioni insite nel non di-
sporre, per esempio, neppure di normale illuminazione.
Impianti elettrici torce e candele, guide a terra e arredo dei
tavoli, musici e personale di cucina, danzatori, men, rigida
osservanza delle norme UNESCO per poter gustare di notte
unoccasione cos rara hanno necessitato un impegno no-
tevole che per siamo davvero lieti di offrire ai compagni di
viaggio e, perch no, a noi stessi.
27
Laos, Luang Prabang, il ume Khan
di pipistrello. A Hu siamo sul Fiume dei Profumi sino
alla Pagoda della Dama Celeste. Il Thu Bon River di Hoi
An ci offre rari palmizi dacqua. Nel Delta del Mekong, la
Cochinchine, bella barca solo per noi, attraversa per
due giorni la ragnatela uviale fra i villaggi. Da Chau Doc
via ume per Phnom Penh. Inne, da Battambang, su
altra barca privata sino ad Angkor, per osservare quoti-
dianit tra i paesaggi pi intensi cambogiani, di grande
impatto emotivo, non edulcorati da presenze turistiche.
Lontani da ogni sfumatura di banalit.
LAOS E ANGKOR, TRA I MANGIATORI
DI FIORI DI LOTO
15 GIORNI, DAL 10 AL 24 GENNAIO
Non tralasciamo nulla di quanto il Laos, il Paese che non
vuole cambiare troppo in fretta, offre a chi non lo consideri
accessorio di altri viaggi. Ad Angkor, che, direbbe Terza-
ni, ci rende orgogliosi di appartenere alla razza umana,
stiamo quattro giorni. Il viaggio per quelli che vogliano
entrare pienamente per la prima volta nel cuore della civilt
Khmer, e partecipare agli eventi previsti solo in questocca-
sione al Bayon. Ma, anche appetibile a chi vi sia gi stato,
per gli approfondimenti e modalit non usuali. Includiamo
pure Preah Vihear, sito UNESCO tranquillamente visitabile
solo da tre anni.
In Laos, una nostra barca ci porta due giorni sul Mekong
pernottando a Pakbeng affacciati sul ume, sino a Luang
Prabang, denita con fondo di verit, ultimo sogno del
viaggiatore. Poi, Vientiane, con il luogo sacro pi impor-
tante e il Parco del Budda, dove un eccentrico visionario
ha voluto mostrare architettonicamente la volont di non
frapporre articiosi conni tra forme di religiosit orientale.
Nel sud del Paese col milione di elefanti e ombrelli bian-
chi, incontriamo aspetti che non immaginavamo tra le
Laos, Luang Prabang, il tempio di Xien Thong
anse del Mekong. Dopo Paks, il Fiume si trasforma, dira-
ma, protegge il sito UNESCO di Vat Phou, allaga territori per
farne emergere piccole lingue di terra isolate, dove vivono uo-
mini come tanto tempo fa.
Cascate, le quattromila isole, villaggi con piccole barche
cintroduciamo in una realt che si concede ancora ritardi
nello sviluppo. Il tutto, condito da notti in lodge tra verde e
acque che sembrano davanzali su umi.
Il dispiacere di allontanarsi da unoasi rintanata dove solo
chi sappia apprezzarne le particolarit decide di andare,
compensato da Angkor. Qui, limponenza e rafnatezza
dellarte khmer, arricchita da siti meno frequentati, il
Fiume dei Mille Lingam e Preah Vihear a 250 chilometri
da Siem Riep.
Il nostro un viaggio consistente, vario, appassionato.
Ricorderemo grandi pietre che le credenze umane hanno
trasformato in luoghi di culto e graziosit artistiche. Incon-
triamo umi, siti affollati e altri col privilegio di essere pochi.
E, la sorpresa di ritrovarsi soli, lungo il Nam Khan River,
accanto alla tomba di Henri Mouhot, lo scopritore di Angkor
che decise di morire a Luang Prabang.
Un piccolo, commovente, regalo esclusivo.
CAMBOGIA, DOVE UN SORRISO
UN SORRISO
12 GIORNI, DAL 14 AL 25 GENNAIO
Un viaggio solo per la Cambogia? S.
Lo abbiamo gi realizzato, ma
la prima volta che vi dedi-
chiamo tanto tempo. Qui ci si
pu recare una tantum o tor-
narvi per approfondirne quali-
t ignote e prendere il meglio
di quanto offra. Comunque,
bene non considerare questa
28
meta come appendice di qualcosaltro, se non di s stessa.
Nel senso che un viaggio in Cambogia pu avere come ap-
pendice proprio un ritorno nelle terre danime erranti, per
sviscerarne uno dei tanti aspetti non assorbibili pienamente
con un solo incontro. In qualsiasi modo vi si rechi, la Cam-
bogia d pi di quello che costa.
Il programma intenso, rilassato, ricco di suggestioni an-
che per le nicchie architettoniche, naturali e umane con un
turismo poco presente e le quattro notti ad Angkor.
Prevediamo un percorso razionale nelle tappe e zeppo di
emozioni nello svolgimento, coronato dallevento solo per
noi proprio nel Bayon di Angkor.
Attraversiamo la Cambogia intera per non perdere nulla di
quanto offra, approcciando gradualmente, dal punto vista
storico e architettonico, la meta nale.
Phnom Penh, denitivamente riavutasi dalla lunga elabora-
zione del lutto, di nuovo tra le pi godibili citt indocinesi.
Sambor Prei Kuk, primo contatto con larte khmer, mostra
levoluzione artistica che porter a realizzare Angkor. Beng
Mealea, tempio dove la natura scatena tutta la sua poten-
za. E, il Ponte di Jayavarman VII, per sorte sempre lasciato
solo, che stupisce per imponenza e integrit.
Poi ci si addentra nello sconosciuto estremo nord ovest sino
a Banteay Chhamar, dove i quattro volti di Avalokitesvara mo-
streranno innite ripetizioni nel Bayon. A Prasat Banan, dopo
aver sofferto quattrocento gradini, cinque torri kmer fanno af-
fermare che da qui sia giunta lispirazione per realizzare lAn-
gkor Wat. Nei paraggi, non tralasciamo il treno di bamb.
Da Battambang, punteggiata di coloniale francese, con una
nostra barca cinliamo un intero giorno nellintimo della
Cambogia sino ad Angkor, per ume e lago, senza la presen-
za di altri viaggiatori. Un concentrato di verit non sostituibile
da nessun altro percorso, se si vuole incontrare la Cambogia
non edulcorata dalle macchine fotograche. Immagini. Spes-
so non gradevoli, che neanche la pi romantica, a volte ipo-
crita, visione dovrebbe denire dignitose. Vie dacqua in cui
si mescolano uomini, animali e aspetti naturali, impossibili da
scoprire se non dalla prospettiva offerta dalla nostra barca.
Unesperienza. Della sosta ad Angkor, richiamiamo solo Pre-
ah Vihear, patrimonio UNESCO al conne con la Thailandia.
Anche lo scorso anno eravamo soli nel tempio con la posizione
pi sorprendente della Cambogia.
Cambogia, dove un sorriso un sorriso. Perch i cambogia-
ni, nonostante i drammi polpottiani, non hanno perso il piacere
di sorridere. Un motivo in pi per andarci.
Cambogia, la porta del Quarto Livello al tempio di
Preah Vihear
Programmiamo, con le autorit giordane, una visita not-
turna a Petra solo per noi e una cena con intrattenimenti
culturali nella Piccola Petra.
Entrare, con le torce, a Petra aperta e illuminata esclusiva-
mente per noi, un aspetto non trascurabile di viaggi che
pure hanno altro da proporre. Nulla a che vedere con altre
visite, quando la presenza di tante centinaia di persone non
consente ci che pi conta. Il privilegio del silenzio e delles-
sere in pochi.
Allimbrunire, ci avviamo per uno stretto siq che inaspettata-
mente si apre in uno spiazzo con una delle immagini pi note
Sfumature in Medio Oriente
Giordania. Tra pietre, sabbie, sale e facce. 8 giorni dal 10 al 17 aprile.
Israele e Giordania. Il Sacro e il Bello. 13 giorni dal 10 al 22 aprile.
Arabia Saudita e Giordania. Le tre Petra, sulle tracce dei Nabatei. 11 giorni dal 14 al 24 aprile.
al mondo. Davanti, nel silenzio aggraziato dal suono di un
auto che non si sa da dove venga, troveremo la facciata de-
bolmente illuminata del Tesoro. E, nonostante quello che
ci aspettiamo di poter gustare nei giorni successivi, avremo
voglia di terminare il viaggio in quel momento.
Ma, ci concediamo anche la Piccola Petra, arredata da
luci, tappeti, tavole imbandite e musici. Potremmo pre-
vedere la cena nella vicinissima Petra, ma preferiamo un
ambiente pi intimo, meno dispersivo, da personalizzare
ed arredare solo per poche decine di persone. La Piccola
Petra il posto ideale perch si offre con le stesse carat-
29
Arabia Saudita, oasi e canyon inniti
teristiche architettoniche della Petra pi frequentata, ma si
presta a essere acconciata nel modo a noi pi gradito.
Anche qui si accede per un siq in uno slargo, ricoperto da
tappeti. Le arenarie opportunamente illuminate per noi,
mostrano opere nabatee che ci osservano compiaciute di
poter ancor oggi offrire ospitalit, come nel passato, e sod-
disfare viaggiatori affamati. La Piccola Petra, infatti, ser-
viva da ricovero e ristoro per le carovane che vi sostavano.
GIORDANIA. TRA PIETRE, SABBIE,
SALE E FACCE
8 GIORNI DAL 10 AL 17 APRILE
Uno speciale in luoghi famosi e anche meno noti.
Solo noi proponiamo unesperienza per scoprire, con tre
notti e due giorni e mezzo di visite, che Petra non ha ancora
rivelato tutti i suoi segreti. Ne percorriamo ogni sentiero.
Poi, la osserviamo anche dalla Tomba di Aronne, da dove po-
chi lhanno vista. Vi dedichiamo un intero giorno e arriviamo,
a piedi o coi dromedari, attraversando una Petra con elabo-
rate architetture in cui incontrare turisti davvero raro, dove
ancora vivono i discendenti degli ultimi Nabatei.
A Petra trascorriamo tre notti nellhotel pi vicino allin-
gresso del sito per entrarvi con pochi passi e prima delle
frotte di turisti, usare discrezionalmente il tempo libero, re-
starvi sino al tramonto e rientrare da soli in hotel.
Non manchiamo il tramonto nel deserto di Wadi Rum, sor-
seggiando arak e t tra le dune con scorribande in jeep,
alla ricerca dei luoghi pi amati dal poco amabile Lawren-
ce dArabia. Passiamo una notte tra rocce e sabbie del
Wadi Rum in un campo tendato allestito per noi attorno ad
un fuoco, con ud e capra allo spiedo a far da contorno a
unesperienza che sembrer
troppo breve. Fruiremo al
meglio della malia di un de-
serto da assaporare in modo
un poco esclusivo. Cerchere-
mo un po dinsolito pure nel
Mar Morto, non solo per il
classico bagno. Trascorriamo
lultimo giorno nello scenario
Petra, noi la vedremo cos
30
di questaspro mare, pernottando coccolati tra natura e
comfort.
Andiamo anche ad Amman, Jerash, Siq al Barid, Madaba
ma pure in siti meno noti e interessanti come il castello di
Shobak e i mosaici di Umm Rasas, Patrimonio UNESCO,
trascurati dai pi.
Appureremo che una meta frequentata da decenni offre
aspetti non stravolti dal turismo di massa.
Il tutto suggellato dagli eventi a Petra.

ISRAELE E GIORDANIA.
IL SACRO E IL BELLO
13 GIORNI DAL 10 AL 22 APRILE
Il Sacro e il Bello a volte sincontrano.
Cosa vi di meno oggettivabile del rapporto con il trascen-
dente (Dio in ogni sua versione) e con lestetica (larte in tut-
te le sue forme)?
Pietra ed evanescenza sem-
brerebbero trovare nella pe-
santezza materiale dellarena-
ria di Petra o nella durezza del
Muro del Pianto motivo per non
incontrarsi mai. Cos non .
In Israele e Giordania, sa-
cro e bello non fumosit
dellimponderabile, dellin-
consistenza ma, al contra-
rio, denizione precisa dei
rapporti tra religioni e arte
che nei secoli hanno dato
vita alle forme oggetto della
nostra attenzione.
In Palestina, ora Giordania
e Israele, il millenario lega-
me con lultraterreno trae
emotivit dal proprio Dio e
assorbe sensazioni dalla vi-
sione delle pietre antiche. Ancora oggi lOccidente, anche
quello pi laicizzato, trova qui il modo per stupirsi di un
connubio irripetibile in altre parti del mondo. Spiritualit e
materialit hanno davvero concretizzazione nei tanti luo-
ghi percorsi dal nostro itinerario.
Per questo, a chi sceglier di condividere il tragitto, non
importa se attratti da fede o curiosit culturale, consiglia-
mo di sforzarsi per osservare, specie in Israele, le pietre
che segnano fatti religiosi in modo sfumato, evane-
scente, appunto. La bellezza di quelle pietre, manipolate
dalluomo a memoria di eventi che la tradizione dei cre-
denti assegna loro, non va cercata tanto nel valore arti-
stico, ma in ci che rappresentano. Solo in questo modo
le pietre possono divenire sacre e il sacro apparirci
bello. Per dare senso pieno al titolo e al viaggio stesso.
Tra terre tagliate in due da un ume grande per storia e
devozione, oramai ridotto a rigagnolo conteso, troveremo
certamente ci che siamo venuti a cercare, labilit mate-
riale dellantica mano artistica delluomo e lorma invisibi-
le del Dio fatto Uomo.
Nulla del Sacro e Bello di Giordania e Israele manca nel
nostro itinerario. Amman, Jerash, Madaba, Wadi Rum,
Petra con gli eventi, Shobak, Mar Mortoe poi Gerusalem-
me, Betlemme, Masada, Gerico, Qumran, Tel Aviv
Qui, passato un conne che solo la storia recente insiste a
segnare sulle mappe, sta Gerusalemme, un mondo con-
teso dallamore dei tre monoteismi. Oltre il Giordano, la
Citt Santa tale nonostante, o forse grazie a, edicazione
Israele, Gerusalemme, il muro del pianto.
di luoghi di culto, loro distruzione ricostruzioni e rivendicazio-
ni. I blocchi di pietra del Muro del Pianto che ha fatto piange-
re ebrei e di quellaltro pi recente che fa piangere arabi, del
Santo Sepolcro e della Moschea di Al-Aqsa, ci parlano di
passioni nobilissime forti e antiche. Qui, durante le guerre
sante la croce divenuta randello e spada, la storia biblica
motivo di sopruso, e il Corano giusticazione per massacri.
Gerusalemme non ci si presenter pi solo come concentrato
di amori e conitti, ma con architetture che gloricano diverse
sfaccettature di quel Dio comunque supposto unico.
In ogni caso, troveremo in un gustoso felafel un segno di omo-
geneit tra gli uomini. Indipendentemente dallindossare kef-
yeh, kippah o un pi prosaico cappellino Nike.
31
Giordania, il centro storico di Amman.
E Salomone, Cristo e Maometto continueran-
no ad apprezzare chi ancora viene in Palestina,
armato di macchine fotograche e desiderio di
capire, almeno un po.
ARABIA SAUDITA E GIORDANIA.
LE TRE PETRA, SULLE TRACCE
DEI NABATEI
11 GIORNI DAL 14 AL 24 APRILE.
Circa ventanni fa, con difcoltosi giorni in
jeep dallo Yemen, arrivammo sino al deserto
che conserva Madain Saleh. Una Petra meno
estesa di quella giordana, ma con un contorno
di sabbie e stato di conservazione migliore di
quello della pi famosa sorella.
Un sito archeologico non un quadro in cui ci
che importi sia solo la tela essendo, la cornice,
puro intercambiabile accessorio. Un sito parla
attraverso ci che contiene ma manifesta anche lambiente
dove inserito. La cornice di Madain Saleh certo valoriz-
za ulteriormente quello che gi molto apprezzabile.
Ora non pi necessario unesperienza impegnativa per
arrivarci perch voliamo dallItalia a Jeddah. Nonostante
ci uno degli ultimi spicchi di mondo che si concede anco-
ra a pochi. (A volte chiudendo le frontiere anche improvvisa-
mente). Un vero viaggio. Una prima, ma senza particolari
disagi nei servizi.
Osiamo andarci perch troviamo testimonianze non se-
condarie di ci che i Nabatei hanno realizzato, oltre ad altri
spunti di vero interesse.
Pur non dimenticando lIslam Wahabita che qui nega
molto di ci che altrove consolidato, scegliamo convinta-
mente luoghi da poco aperti al turismo. LArabia Saudita si
apre allattenzione di viaggiatori che conoscono il valore
del contatto, pur fugace, con uomini e donne che vivono si-
tuazioni contraddittorie, tra ricchezze recenti e luoghi sto-
rici pochissimo frequentati. Per alcuni giorni ci immerge-
remo in realt diverse dallOccidente e pure da altri paesi
arabo musulmani.
Nella Terra Santa dellIslam non troveremo per solo lal-
tra Petra. A Jeddah, sul mar Rosso, vediamo ci che ne
fece crocevia di merci e pellegrini verso Mecca. Il suq, il
museo con testimonianze della sua cultura antica, ar-
chitetture saudite Poi, verso Madain Saleh. Sabbie
disperse a perdita docchio o accumulate in dune, forme
rocciose curiose, accerchiano le oltre 130 tombe nella
roccia, molte del I secolo d.C. che richiamano arte greca,
babilonese, romana.
Elaborate facciate, sepolture
interne, sngi ornamento di
frontoni, pozzi, are sacricali,
opere non funerarie, un siq.
Tutto sparso per molti chi-
lometri quadrati, gure di un
enorme gioco a scacchi, che
incontriamo quando la luce
Giordania, Petra. La camera del tesoro vista dal Siq.
32
lo fa ancora pi fascinoso. Al-Ula, via deserto, sta nella di-
rettrice della vecchia ferrovia. legata a quel Lawrence
dArabia autore dei Sette pilastri della saggezza ma, so-
prattutto, de Lo stampo.
Oasi con palmeti che contrastano i colori del wadi e della-
renaria circostante. Mostra rovine tra le pi interessanti
dArabia, e si trova sullantico insediamento di Dedan, cro-
cevia di trafci carovanieri.
Nelle vicinanze, la necropoli con tombe rupestri ornata
da sculture e statue. Non anonimo pure il panorama del
wadi dalla collina. Tayman, nota gi dallVIII secolo a. C.
unaltra oasi punto dincontro tra rotte desertiche.
Rimangono pozzi e edici anche del I millennio a.C. Ta-
bouk sta lungo la costa, conserva opere nabatee di dimen-
sioni e fattura meno elaborate di Madain Saleh, ma degne
dinteresse.
Da qui si va ad Aqaba e poi Petra. Litinerario ricalca Isra-
ele e Giordania, con gli eventi previsti a Petra.
Cuzco, fortezza di Sacsaywaman
SFUMATURE, IN PERU E BOLIVIA
A SETTEMBRE
La certezza di proporre qualcosa di gradito ai nostri com-
pagni di valigia, ci porta a prevedere un incontro notturno
accanto ai macigni di Sacsaywaman a Cuzco, dove ogni anno
si svolge la festa dellInti Raymi, per una cena che celebra
lormai famosa arte culinaria peruviana. Dallalto, solo noi
potremo osservare, con un pizzico di soddi-
sfatta superiorit, le innite luci dellombe-
lico del mondo. Sar la Sfumatura che,
assieme ad altri non marginali dettagli, tra
cui lIsola del Sole nella parte boliviana del
Titicaca, far incrociare i diversi itinerari di
tre gruppi provenienti anche dalla Bolivia.
Questo pezzo di mondo possiede una diversi-
cata realt che non solo il Machu Picchu.
Non si pu comprimere in una cartolina in
cui compaiono delle rovine sparse in un pra-
to verde sovrastato da un dentone roccioso.
Noi proponiamo tre itinerari differenti, per
quelli che Quechua non solo un marchio
di abbigliamento sportivo. Una delle partico-
larit della proposta sar il lago Titicaca che
non identichiamo solo con le affollate iso-
le di Taquile e degli Uros, ma con lisola del
Sole in Bolivia dove nasce tutto il mito Inca.
Qui prevediamo unaltra occasione dincon-
tro per tutti quelli che pensano che il Pisco
sour sia pi di un miscuglio di acquavite,
albume, lime, zucchero.
Per questi, organizziamo itinerari che con-
uiscono una notte a Sacsaywaman.
Saremo soli. Non ci saranno le tante per-
sone che di giorno fotografano quelle ciclo-
piche pietre pensando che non sono certo
arrivate qua trasportate da esseri umani.
Ma, la suggestione del luogo sar tale che
anche qualcuno di noi sar tentato di pen-
sare non vero, ma ci credo.
Bolivia, andini sulla via per La Paz.
Isla del Sol, Lago Titicaca
33
Per chi ha iniziato a viaggiare fuori dallEuropa negli anni
ottanta, avventura signicava un biglietto aereo, una gui-
da cartacea, un passaporto e qualche traveller cheque!
Il signicato profondo del termine consisteva nel non sa-
pere cosa sarebbe accaduto durante il viaggio pur sapendo
dove si stava andando.
Per mesi studiavamo localit, percorsi, popoli, costumi di
quel Paese che rimanevano nella mente come un bagaglio
pronto ad intercettare opportunit e stimoli che il viaggio
poteva offrire. Ad accrescere il fascino delle avventure e il
desiderio di partire, a nutrire la voglia di scoprire cosa ce-
ra oltre, contribuivano anche i libri e i racconti delle esplo-
razioni di personaggi coraggiosi e senza scrupoli. Il viaggio
indipendente alla backpackers divenne una passione.
Questo modo di viaggiare, libero e individuale, richiede
tempo e adattabilit che non sempre e non tutti hanno. Ep-
pure rappresenta lo spirito del vero viaggio
Da qui nasce lidea dei viaggi On The Road, dove ad av-
ventura (impresa che presenta imprevisti ma attraente e
piena di fascino per ci che vi in essa dignoto o dina-
spettato) si d principalmente il signicato di esperienza
fuori dallordinario.
Certo viaggiare per conto proprio o realizzare itinerari per
altri viaggiatori prevedono sguardi e approcci differenti.
I viaggi-avventura diventano cos itinerari alla scoperta di
percorsi meno battuti e meno conosciuti dal grande pub-
blico, quindi insoliti e con un certo grado di essibilit.
On The Road vuole offrire al viaggiatore il giusto equilibrio
tra lesperienza di un viaggio di gruppo e il desiderio di ave-
ON THE ROAD
un modo diverso di viaggiare
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re dei momenti liberi utili per
acquisire consapevolezza del
luogo che si sta visitando, dan-
do spazio alla curiosit e allo
spirito di avventura del viaggia-
tore che diventa cos protago-
nista della propria vacanza.
Scegliere un ristorante, pren-
dere un taxi, un risci o con-
cedersi una passeggiata senza
un obiettivo, per il semplice
piacere di entrare in contatto
con il territorio e la sua gente,
sono gli stimoli del viaggiatore
On The Road.
Altra caratteristica della for-
mula proposta linserimento,
negli itinerari, di alcune tratte
percorse con mezzi pubblici
quali treni, bus e battelli, esperienze che proiettano il viag-
giatore nel tessuto sociale del paese.
Lequivoco che vorremmo dissipare quello tra avventura
e viaggi di qualit mediocre. I viaggi On The Road preve-
dono servizi e sistemazioni
di buon livello; la sera si
potr soggiornare in al-
berghi a tre/quattro stelle,
i mezzi previsti saranno
confortevoli e la presenza
di un accompagnatore Kel
12 dallItalia contribuir a
rendere il viaggio unespe-
rienza unica e completa.
Ma chi sceglie un viaggio
On The Road avr modo
anche di visitare i luoghi
con maggior autonomia e
consapevolezza.
In India si lascer trascina-
re dalla folla brulicante per
le vie della vecchia Delhi,
pernotter nelle cuccet-
te dei treni express e fre-
quenter le sale dattesa,
dove un intero spaccato
del popolo indiano gli si
ON THE ROAD
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presenter davanti. Dopo un paio di giorni liberi a Tokyo,
la conoscer come le sue tasche snocciolando fermate di
metropolitana e quartieri dai nomi impossibili e far gli in-
croci tra linee private e tratte JR, avr incontri ravvicinati
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con gli Izakaya che gli ricorderanno che in Giap-
pone non si mangia solo sushi. Scivoler lento
lungo il Rio Delle Amazzoni per tre giorni ospite
di battelli postali regionali dove ogni sosta un
lm, prover lesperienza di un viaggio sui bus
brasiliani dove ogni due ore ci si ferma nelle
stazioni di ristoro e dove il mondo si incrocia tra
un cafezinho e una feijoada.
Viaggiare On The Road vuol dire essere immersi
nel paese in prima persona pur nella sicurezza
di un gruppo e sempre afancati dal valido sup-
porto del nostro assistente.
Buon viaggio e benvenuto in On The Road
Savino Pellerano
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Messico
MONDO AZTECO MAYA by BUS
Un viaggio di 12 giorni
Un intenso programma su confortevoli bus di linea lun-
go lantica dorsale Teotihuacan, Monte Alban, Palen-
que e Chichen Itza. Si alternano interessi archeologici,
bellezze naturalistiche ed etniche. I resti di civilt pre-
colombiane come Aztechi, Maya, Zapotechi e Mixte-
chi si poseranno sullo sfondo di spettacolari paesaggi.
Da Citt del Messico allimponente sito Azteco di Teo-
tihuacan, litinerario scivoler a sud verso la coloniale
Puebla per raggiungere le testimonianze archeologiche
meno conosciute di Monte Alban. Ci inabissiamo nella
gola del Canyon del Sumidero per riemergere tra le ver-
di foreste dellincantevole e irrequieto stato del Chiapas.
San Cristobal de las Casas e i villaggi di San Juan Cha-
mula e Zinacantan sono i centri pulsanti della comunit
etnica Tzotzil che vive nellimpenetrabile foresta lacan-
dona, territorio di questo popolo discendente dai Maya.
Superate le cascate di Agua Azul si giunge a Palenque,
sito archeologico Maya che insieme a Uxmal e Chichen
Itza dar corpo al nostro itinerario prima di raggiungere
le sabbie bianche dello Yucatan.
I nostri itinerari sulla strada spaziano in
tutti i continenti. Qui di seguito abbiamo
scelto tre proposte, Messico, Giappone e
Madagascar, che potrete scorrere e pre-
gustare attraverso alcune suggestioni e
alcuni dettagli signicativi.
Dalla cultura plurisfaccettata dellisola
malgascia, alle terre assolate del Centro
America, no ai tratti dellarticolato mon-
do nipponico, tre viaggi On The Road per
scoprire angoli straordinari di un mondo
lontano.
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Piramide di Uxmal
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Giappone
NIPPO EXPERIENCE
Un viaggio di 13 giorni
Viaggio che focalizza gran parte degli
aspetti storico culturali di questo incre-
dibile Paese. Avremo il tempo di vivere il
ritmo e la quotidianit del popolo giap-
ponese, muovendoci in metropolitana e
in autobus di linea funzionali ed efcien-
ti. Ci tufferemo nei mercati locali dai pro-
dotti impossibili, dagli stick di moscardi-
ni laccati ai tuberi mai visti no ai gadget
di Hello Kitty e ai Kimono da migliaia di
euro. Frequenteremo i ristoranti comuni
e quelli tipici e un p nascosti di Izakaya
dove in un ambiente informale volano a
comando piatti espressi a base di pesce,
carne o verdura e si beve sak a umi. Il viaggio inizia a
Tokyo, lantica Edo. Dalla citt termale di Hakone si va alla
scoperta del Monte Fuji. Proseguiremo per Nikko uno dei
pi importanti centri della diffusione del buddhismo scin-
Giappone, una festa tradizionale a Kyoto
Giappone, le mille luci della notte di Tokyo.
toista, dichiarato Patrimonio dellUmanit UNESCO. Il treno ci
porter a Hiroshima per visitare il museo della bomba atomica.
Inne, Kyoto, antica capitale imperiale ed oggi capitale culturale
del Giappone e Osaka, terza citt pi grande del Giappone.
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Madagascar
PARCHI, BARRIERA CORALLINA
E ISOLA DEI PIRATI
Un viaggio di 15 giorni
Non solo Africa verde e remota, ma molto di pi
Terra a tratti brulla sulle colline centrali e a
tratti verdeggiante, ricca di foreste, di piccoli
corsi dacqua e di laghi estesi e limpidi; fat-
ta di savane come lIsalo e di baie bianche, di
riserve naturali e di isole incastonate in un
oceano dolce. Paesaggi tropicali, montagne
talvolta lussureggianti e talaltra stravolte dai
venti, pianure dorate e fondali trasparenti sulla
costa. Terra di suggestioni legate agli uomini
e al loro culto degli antenati, ai villaggi allegri
e vocianti, ricchi di colore, allintenso profumo
delle spezie dei mercati e delle piantagioni, alla
magia del suono di milioni di conchiglie mosse
dal mare, quasi una musica. La forza di unisola che si
innalza ora brulla ora esuberante di vegetazione dalle
acque dellOceano, tta di genti, villaggi, pescatori, cul-
Tradizionali piroghe a bilanciere
tura. Un viaggio che non solo mare eppure capace di
lasciarti nellanimo lincanto di quelle acque. Ecco questo
il Madagascar, tanta terra in mezzo al mare.
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IL VIAGGIO ALLA MANIERA DI CORTO
Non c migliore materia per i sogni che una mappa...
diceva Robert Louis Stevenson, e lui di sogni e di viaggi
se ne intendeva.
Ma c uno strano rapporto tra la fantasia, le immagini
che scaturiscono dai ricordi delle nostre letture o dai lm
che abbiamo visto e la realt che ci circonda.
Molto spesso questa realt non sufciente a graticare
realmente le nostre aspettative.
Viaggiare oggi, cercando di ritrovare quelle atmosfere
diventato sempre pi difcile. Eppure, certi nomi, da soli,
evocano il vero Viaggio: Manciuria, Samarcanda, Para-
maribo, Corte Sconta detta Arcana.
Forse proprio un personaggio come Corto Maltese pu
aiutarci ad aprire un certo tipo di Porte per affrontare
un Viaggio diverso. Un viaggio che non soddis soltanto i
nostri occhi, ma che riesca ad alimentare qualcosa di pi
complesso, la nostra curiosit.
C uno spazio senza tempo in quelle tavole di Hugo
Pratt, c un ingrediente quasi magico che ci invita a mol-
lare gli ormeggi, ad andare, a cercare qualcosa per cui
valga veramente la pena di partire.
un concetto di viaggio che diventa quasi un sogno ad
occhi aperti.
Se per generazioni Hugo Pratt stato capace di far viag-
giare i suoi lettori con la fantasia, forse, tutti noi che ci
nutriamo di sogni, potremmo imparare a Viaggiare alla
Corto Maltese per trovare, come lui, dei nuovi tesori. Mol-
to spesso inaspettati.
Corto Maltese come invito al Viaggio
I TESORI DEL VIAGGIO
La strada necessaria a trovarli
fatta davventura e di sogno
(Corto Maltese)
La cosa pi incredibile che Corto continua a farmi viag-
giare. Non solo un Mito o un magnico personaggio
inventato, un pezzo di me. Il meglio di me, quello che
posso tirare fuori se elimino tutte le gabbie di preconcetti
e di inutili schemi mentali.
In fondo, in ognuno di noi c un po di Corto, la voglia di
andare, di cercare qualcosa di diverso, di rispettare tutto o
essere padroni di ignorare tutto. Il desiderio di muoversi per
scoprire qualcosa, ma anche quello di perdersi in una situa-
zione statica, ma piacevole, il suono del vento, il fruscio di
una palma, le ombre di un deserto.
Partire con uno sguardo attento, ma anche leggero, libero e
pronto ad avventurarsi verso qualcosa dimprevisto.
Corto Maltese un personaggio cult della migliore graphic
novel europea, ma anche un vero e proprio mito letterario
del Novecento. E un viaggiatore, un ironico marinaio che
unisce aspetto e carattere mediterraneo a una cultura an-
glosassone. Corto, che in spagnolo signica svelto, fu
creato dal grande disegnatore veneziano Hugo Pratt nel
1967. Hugo Pratt spieg la genesi del personaggio di Corto
Maltese affermando che aveva bisogno di un personaggio
mediterraneo, ma inserito in una cultura anglosassone in
Corto Maltese, acquarello. 1985 Cong sa - Svizzera.
41
quanto nella tradizione narrati-
va anglosassone c pi aba, pi
leggenda. Opt perci per un
maltese, originario quindi di un
luogo dove molte culture si sono
incrociate, glio di una prostituta
di Gibilterra e di un marinaio del-
la Cornovaglia. Corto pu sem-
brare cinico, individualista, forse
perno egocentrico, affermando
che non interessato agli affari
altrui e lamentandosi se vi viene
coinvolto suo malgrado. Tutta-
via, oltre lostentato cinismo, la
personalit di Corto Maltese
contraddistinta in realt dalla
lealt e dalla solidariet umana.
Corto un romantico gentiluo-
mo di fortuna. Gianni Brunoro,
grande esperto di fumetti, lo ha
denito romantico anche nella
vera e propria accezione manua-
listica del termine, cio quella
che vuole il romanticismo come
movimento che alimenta la pro-
pensione verso lignoto, la aba,
il vago fantasticare al di fuori
dalla realt.
Il pirata Corto Maltese se ne
va spesso alla ricerca delloro,
ma di quello di tesori scomparsi,
di citt leggendarie, quello che si
trova soltanto seguendo antiche
e misteriose mappe. Ma Corto,
in fondo, un antieroe che alla
ricchezza materiale preferisce la
libert e la fantasia, un moderno Ulisse in grado di farci
viaggiare nei luoghi pi affascinanti del mondo, ma in una
maniera diversa e non scontata.
Corto un vero apritore di porte, cio un personaggio che
in qualche modo riesce a stimolarci a compiere quel passo
o quel gesto in pi. La cosa che forse non avremmo fatto.
Viaggiare secondo lo stile di Corto signica spostarsi nel
mondo con il gusto di farlo ancora, conservando una sana
passione per la scoperta e lincontro con laltro, ascoltando
un pianeta sommerso di persone, popoli e culture, luoghi mi-
steriosi, umili angoli di sincera bellezza che si nascondono
appena dietro langolo di una cartolina.
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove ter-
re, ma nellavere nuovi occhi. Diceva Proust.
Il modo di viaggiare alla Corto vuole riscoprire prima di tutto lo
spirito del viaggio. Dalla verde Irlanda al pietroso deserto della
Dancalia, da Venezia a Buenos Aires ci si pu andare con uno
spirito diverso, per scoprire quel mondo sommerso e spesso
dimenticato che invece aspetta soltanto di essere scoperto.
Viaggi che non vengono intesi soltanto come spostamenti ge-
ograci, ma anche e soprattutto come parentesi di assoluta
libert di ricerca per sentire sulla pelle una memoria delle av-
venture del mondo magico di Corto Maltese, un mare fatto di
paesaggi, di riferimenti letterari e storici, ma anche dincontri
casuali che sinseriscono in un contesto di letture, visioni, sen-
sazioni. Un viaggio come esperienza di arricchimento interiore.
Dal 2004 al 2011 ho fatto molti viaggi in compagnia del fotogra-
fo Marco DAnna sui Luoghi delle avventure di Corto Maltese,
Corto Maltese, la casa dorata di Samarcanda, acquarello.1980 Cong sa - Svizzera.
42
fra tutti ce n stato uno, quello ad Apia, nelle
Samoa. stato un viaggio davvero speciale, un
viaggio alla ricerca del Pacico di Stevenson e
di Pratt, delle loro visioni e di ricordi letterari.
Le palme, i velieri, lazzurro del mare e la sab-
bia dorata non bastano per sognare davvero.
Serve molto di pi, o forse, invece, serve sol-
tanto il profumo di un ore come il Frangipani,
il contatto con un logoro baule di cuoio pieno di libri o la bianca visione
di una casa coloniale immersa nel verde di una collina.
Oggi, per osservare il mondo, potrebbe essere sufciente un buon colle-
gamento internet, ma per vederlo davvero e, soprattutto, per riuscire a
guardare oltre, servono i sogni e una chiave di lettura speciale, una chiave
che ognuno di noi stringe in mano nel momento in cui si avventura fra le
onde o su una pista in compagnia di Corto Maltese.
Il viaggio non rappresentato dalleffettivo raggiungimento del luogo, la
realt non la meta, il racconto racchiuso nel percorso, nel cambia-
mento, nellesperienza acquisita lungo quella strada, anzi quella liquida,
instabile, rotta. Le Isole del Pacico rappresentano un sogno di bellezza e
di pace. Un ricordo letterario fatto di romanzi e di avventure, di navigatori
e di esploratori che hanno lasciato le loro tracce e hanno raccolto le perle
di quella disordinata manciata di terre abbandonate nel grande spazio blu
che separa lAmerica dallAsia.
Boungainville, Cook, La Perouse, e poi Conrad, Melville, Stevenson,
lavventura del Bounty, il Trono Nero, Marlon Brando, Corto Maltese,
i voli di Amelia Earhart, i lm, le palme, la copra, i velieri, i gabbiani.
Bastano i nomi a far partire immaginazione e ricordi, e possono essere
proprio quei ricordi ad aprire il viaggio ad una nuovo modo di muoversi.
Apia la principale citt e la capitale dellisola di Upolu, e Upolu, insieme
alla pi grande, Savaii, e a un pugno di altre isolette o scogli coperti di pal-
me, compone le Samoa occidentali, ma molto pi di questo, Apia il cen-
tro del sogno, il sogno che stato di Stevenson e di Hugo Pratt, per questo,
la vera isola del tesoro. Robert Louis Stevenson ci arriv per cercare di
continuare a vivere, per respirare con i suoi polmoni scassati. Una nave po-
stale collegava Apia con Sidney, cos i manoscritti potevano essere spediti
alleditore di Londra e RLS avrebbe potuto continuare a scrivere, a sognare
e a pubblicare le sue storie favorito da quel clima mite. Cos Stevenson ad
Apia divent Tusitala, che signica il narratore di storie, e continu a
Aggie Greys, Pacico, acquarello. 1994
Cong sa - Svizzera.
Robert Louis Stevenson, acquarello. 1994 Cong sa - Svizzera.
43
scrivere, a raccontare e a vivere qui, no alla
ne. Pi di duecento volontari, tutti i suoi amici
samoani, quelli che avevano ascoltato le sue
storie, quelli che avevano ballato e suonato
con lui, tutti insieme, strapparono alla foresta
un ripido sentiero per portarlo a riposare per
sempre in cima al monte Vaea, quello che RLS
amava tanto.
C un ricordo importante citato dallo stesso
Pratt in un intervista, lIsola del tesoro, la sua
copia personale del libro, nelledizione Hei-
nemann di Londra, fu lultimo regalo di suo
padre, ma proprio quel rigido volume nero sa-
rebbe stato linizio di tutto. Linizio di un viag-
gio, di ricerca, ma anche un viaggio divertente,
perch, in fondo, non poi cos importante tro-
vare, ma partire per cercare qualcosa.
La meta da ricercare la vera grande eredit,
perch ognuno di noi deve ricercare la propria Isola del tesoro.
Per questo, per Pratt, rendere omaggio alla tomba di Steven-
son in cima al monte Vaea era una sorta di pellegrinaggio, un
omaggio dovuto. Perch lass il colore del mare sarebbe stato
pi vivo, il profumo del vento pi intenso e la fantasia sarebbe
stata pi vera. Il momento pi bello nellIsola del Tesoro , sicura-
mente, il momento in cui Jim riesce ad impossessarsi e a condur-
re, anche se brevemente, ma da solo lHispaniola, la nave, la vita.
Lomaggio a una tomba il ringraziamento alla vita che la per-
sona scomparsa riuscita a trasmettere. Non c soltanto la
malinconia del ricordo, c la gratitudine per quel ponte sottile
che ha consentito un passaggio. Hermann Hesse, Yeates, Ste-
venson, sono le tre tombe simboliche di Pratt, gli apritori di
porte, ma Corto Maltese ha saputo bere alla loro fonte e tra-
smettere un altro segnale, trovare una chiave che, partendo
da loro, pu guidare, anzi accompagnare, in leggerezza, verso
un mondo salmastro e fantastico, un mondo fatto di vele e
tesori, dincontri e sorrisi, di silenzi e ballate, di Viaggi veri
Marco Steiner
IL CORVO DI PIETRA
UN ROMANZO TRA SCRITTURA E FUMETTO
Il corvo di pietra unavventura di mare, la ricerca
di un tesoro nascosto, un viaggio per acqua e per terra.
il romanzo del pi stretto collaboratore di Hugo Pratt,
come lui appassionato di vita e letteratura.

Corto Maltese, copertina per Le Monde Voyages, supplemento


al quotidiano Le Monde. 1988 Cong sa - Svizzera.
Corto Maltese, acquarello.1988 Cong sa - Svizzera.
44
Mountain
Kingdom
Vita e avventura in montagna
Un po di storia
Nellestate 2006 ai 5800 metri del campo base del
Cho Oyu (Tibet), durante le pause della salita verso
la vetta, Silvano (Spinelli), mio carissimo amico, ed
io abbiamo conosciuto Ismael (Santos Rodriguez),
ex giocatore di pallacanestro, appassionato di mon-
tagna con progetti di lavoro nel mondo dellalpini-
smo, dello sci, dellarrampicata e del trekking.
nata allistante una solida amicizia e lidea di lavo-
rare insieme nel regno delle montagne che tanto
amiamo. Lidea diventata presto progetto e il pro-
getto si concretizzato in Mountain Kingdom.
Gli anni passano, le persone crescono e le loro
scelte cambiano con esse. Ismael si trasferito a
Chamonix e ha lasciato la societ, ma Mountain
Kingdom, la nostra visione e il nostro progetto sono
andati avanti e oggi con nuovi soci e collaboratori
Luca, Paolo, Carlo, Lorenzo, Daniele e Giuseppe sia-
mo diventati il punto di riferimento per gli amanti
degli sport della montagna.
La losoa di Mountain Kingdom
Vita e avventure su sentieri, roccia, ghiaccio e neve,
con sci e pelli di foca, piccozza e ramponi, scarpette
di arrampicata, pedule o ciaspole. Dalle montagne
agli oceani, dai umi ai deserti, fra le varie culture e
in mezzo alla gente, in punta di piedi, senza distur-
bare, in equilibrio con la natura, con tanta curiosit,
voglia di scoprire nuove vie, passione, sicurezza e
professionalit.
QUALE VITA E QUALI AVVENTURE VI
PROPONIAMO CON MOUNTAIN KINGDOM?
ALPINISMO
Con piccozza e ramponi per scoprire il fascino
dellalta montagna e provare le sensazioni pi
forti, le emozioni pi intime
La partenza dal rifu-
gio al chiaro di luna, il
sorgere del sole su un
pendio di neve, il mare
di nuvole sotto di noi,
una cresta sospesa sul
vuoto e alla ne una
grande cima.
I 4000 e le cime pi
prestigiose e belle del-
le Alpi; lungo facili iti-
nerari, per aeree cre-
ste o scalando le vie pi impegnative.
Piccole e grandi salite dal gruppo del Bianco al Monte Rosa
dal Delnato al gruppo del Bernina.
ARRAMPICATA
Arrampicare sulla roccia, padroneggiare armoniosamente il
corpo, tentare di superare se stessi, dividere un momento di
amicizia
Arrampicate sulle pi belle falesie italiane, francesi e svizzere.
Le pareti pi affascinanti e gli spigoli pi aerei delle Alpi e delle
Arrampicata - Grecia - Varassova
Alpinismo - Grandes Jorasses via normale
a cura di Cesare Cesa Bianchi
Guida Alpina UIAGM, Presidente delle Guide Alpine Italiane
45
Mountain
Kingdom
Vita e avventura in montagna
Dolomiti; su calcare e granito dal 3 grado in su.
Viaggi dedicati allarrampicata sulle pareti pi belle del mon-
do, senza dimenticare il piacere di visitare luoghi bellissimi.
FREERIDE
Sciare fuoripista, neve polverosa e libert totale!
Giorni di fantastica neve polverosa alla scoperta dei para-
disi del freeride e delle linee di discesa pi belle e famose.
Un viaggio sugli sci per fuoripista e piste, con luso degli im-
pianti di risalita e delle pelli di foca, di valle in valle e di monte in
monte, attraverso i pi famosi comprensori sciistici delle Alpi.
Un modo nuovo di trascorrere una vacanza invernale per chi
ama lo sci e la neve polverosa, ma anche il comfort di un al-
bergo tipico e il piacere di una simpatica compagnia.
Fantasia, divertimento, avventura, ma soprattutto sci, sci
e ancora sci.
Nelle Alpi 1, 2 o pi giorni di heliski, senza disdegnare
un po di pelli di foca, per godere di ampi spazi e grandiose
discese.
SCIALPINISMO
Il mondo magico dello sci: lontano dal caos delle piste,
viaggiare, salire le montagne sci ai piedi, sciare...
I 4000 delle Alpi con gli sci ai piedi e le pi belle hautes
routes: fantastico scialpinismo alla ricerca di concatena-
menti sempre nuovi e avventurosi.
In giro per il mondo, dovunque ci siano montagne, neve
e la possibilit di scoprire nuove e splendide possibilit di
scialpinismo.
SPEDIZIONI
Sempre pi in alto, unico limite il cielo!
Ci sono montagne di una bellezza tale che bisogna sem-
plicemente salirci su (Reinhold Messner)
Himalaya, Ande, Africa: le grandi spedizioni di Mountain
Kingdom sulle pi belle montagne del mondo.
Cho Oyu 8201m e Manaslu 8162m. Dappertutto nel mon-
do ci sono bellissime montagne, ma salire in cima ad un
8000 come forzare lingresso del cielo.
Alpinismo - Grandes Jorasses via normale
Scialpinismo - Canada - Wapta Iceeld
Spedizioni - Tibet - Cho Oyu 8201m
Escursioni - Valmalenco verso passo del Forno
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ESCURSIONI E FERRATE
Sui sentieri delle nostre Alpi, vita e sport nel silenzio
della natura
Escursioni e trekking nelle valli e sui ghiacciai alpini, alla
scoperta delle vecchie tradizioni, di panorami indimenti-
cabili e di ambienti ancora incontaminati, senza escludere
il piacere di una simpatica compagnia.
Camminare e arrampicare su sentieri verticali
Le ferrate, a met strada fra escursionismo e arrampi-
cata, offrono la possibilit di riscoprire gli antichi ed eroici
tracciati della grande guerra o di cimentarsi con i giochi di
equilibrio dei funamboli.
TREKKING
Tra montagne, umi e deserti, tra la gente in punta di
piedi, con tanta curiosit
I grandi trekking nei paesi del mondo dove nato questo
modo di viaggiare a piedi, portando con s solo lindispen-
sabile, scoprendo genti e culture diverse e cercando di im-
parare con discrezione le abitudini di vita locali.
CIASPOLE
Paesaggi meravigliosi, silenzi magici, giochi di ombre,
passi nel silenzio
Camminare dinverno, con le ciaspole ai piedi nelle valli
e sui ghiacciai alpini, alla ricerca dei bellissimi panorami e
del silenzio ovattato tipici degli ambienti innevati.
Racchette da neve - Austria - Oetztal
Ferrate - Val Masino - Sentiero Roma
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CORSI
Cogliere loccasione di imparare nel miglior modo pos-
sibile afdandoti alle guide alpine
Tutti i nostri corsi per diventare pi bravo e autonomo:
impara le tecniche e la sicurezza di freeride, scialpinismo,
alta montagna, arrampicata e ghiaccio; impara a legarti in
cordata, a frenare una caduta, a valutare la neve, a recu-
perare chi cade in un crepaccio.
COSA CI PROPONIAMO DI FARE
CON MOUNTAIN KINGDOM?
Accompagnare in una discesa in neve polverosa, lungo
una cresta aerea, in vetta a una grande montagna; arram-
picare su una parete di roccia o una goulotte di ghiaccio e
camminare per valli e sentieri.
Insegnare la tecnica delle diverse discipline (freeride, pro-
gressione con piccozza e ramponi e arrampicata su roc-
cia), la sicurezza (dal pi semplice come ci si lega alle
tecniche di assicurazione, dalla valutazione del rischio di
valanga alla ricerca con larva) e il nostro stile di vita nel-
la natura e in montagna. Ma non solo.
A chi gi escursionista, alpinista, freerider o scialpini-
sta esperto noi vogliamo proporre obbiettivi sempre nuo-
vi e nuovi orizzonti: una valle incontaminata, una grande
montagna dalle linee perfette, una indimenticabile e in-
terminabile discesa nella polvere, una parete di roccia na-
scosta e bellissima, una cascata dai sottili ricami di ghiac-
cio in un luogo misterioso; vogliamo portarlo dove non
mai stato, dove bisogna semplicemente andare e non c
scampo nch i sogni non si realizzano.
Al neota vogliamo far venire la voglia e offrire la possibilit
di provare nuovi sport e nuove emozioni non solo insegnan-
do con metodologie davanguardia le tecniche, ma anche
fornendo le attrezzature pi idonee sia dal punto di vista
tecnico che della sicurezza ed evitando cos ricerche e spe-
se senza avere ancora le idee chiare.
A chi sempre impegnato (il lavoro e la famiglia oggi non
lasciano molto spazio per altro) vogliamo offrire unorga-
nizzazione che, dopo aver sognato e trovato il week end,
la settimana o il mese buono, gli permetta di non disto-
gliersi pi dai suoi impegni no al momento di partire: dalla
scelta del luogo migliore o del viaggio pi bello al program-
ma di allenamento, dalle prenotazioni di alberghi e rifugi
allorganizzazione dei trasferimenti e dei voli, dalla scelta
dellattrezzatura comune e dellequipaggiamento indivi-
duale alla raccolta di tutte le informazioni utili.
E ancora. Con il sito internet vogliamo fornire un luogo vir-
tuale sempre nuovo dove trovare non solo le nostre proposte
di sci, arrampicata, alpinismo, trekking, viaggi e spedizioni,
ma anche le schede dettagliate di tutti i programmi (date,
programma giorno per giorno, difcolt, servizi inclusi e
non, prezzo e ogni altra informazione utile) e le ultimissi-
me nel campo delle tecniche, della sicurezza, dei materiali,
le relazioni e i racconti di viaggio e gallerie di bellissime foto;
Montagna estiva - Dolomiti - Tre Cime di Lavaredo
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un sito dinamico e in perenne rinnovamento con il contri-
buto di tutti.
Con il calendario annuale vogliamo mettervi alle stret-
te perch arrivato il momento di partire per una nuova
splendida avventura.
Con il nostro pool di appassionate guide alpine e profes-
sionisti della montagna e delloutdoor vogliamo farvi ac-
compagnare dai migliori interpreti della nostra losoa:
La compagine
Ma chi sono le guide?
Citando un caro amico e collega, Eric Decamp:
Guida alpina.
Una vocazione? Allora ultraminoritaria.
Una professione? Senza dubbio una delle pi piccole che
ci siano.
Un gruppo? Ma variegato e disomogeneo.
Unimmagine? S, che talvolta sora il mito.
In montagna, che il loro dominio, li si riconosce dal
loro distintivo, talvolta dalla loro tenuta, per il fatto che
camminano davanti, che non pagano le funivie o che si
sentono a casa loro nelle cucine dei rifugi dove il sempli-
ce alpinista non ha accesso.
In citt non si distinguono dai comuni mortali se non per
la pelle generalmente abbronzata, unandatura sportiva
e una sagoma passe-partout.
abbiamo scelto di fare la guida per essere certi di trovarci
sempre a nostro agio su tutte le montagne del mondo e
cos far vivere a chi viene con noi insuperabili esperienze
con la stessa passione, entusiasmo e soddisfazione che
noi proviamo.
Tutto questo il nostro stile, il nostro marchio di qualit,
il nostro modo di fare la guida e vivere la montagna.
Se si vuole andare al di l delle apparenze, nella grande
maggioranza dei casi li si possono qualicare indifferen-
temente come degli anarchici di destra o dei conser-
vatori di sinistra, gelosi della loro autonomia e troppo
aperti al mondo per venire attratti dai giochi del potere.
I professionisti di Mountain Kingdom sono le Guide Al-
pine UIAGM (Unione Internazionale Associazioni Guide
di Montagna) Cesare Cesa Bianchi, Carlo Gabasio, Luca
Macchetto e Paolo Tombini, gli Accompagnatori di Media
Montagna Lorenzo Naddei e Daniele Friz Firgerio e la
Guida Vulcanologica Giuseppe Amendolia.
Una compagine che esprime il massimo della tecni-
ca, della sicurezza e della professionalit in Italia e nel
mondo, un mix difcilmente superabile di esperienza e
passione.
Cesare Cesa Bianchi
Montagna estiva - Monte Rosa - Gnifetti, Zumstein, Dufour
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INVERNO 2014 - 2015
Fra poco ricomincia a nevicare, linverno alle porte!
So bene che con i sogni siete ancora sdraiati su una meravigliosa spiaggia, ma non prendetevela perch con linverno e la
neve potrete ricominciare a sciare e, per tutti noi appassionati, lo sci lo sport pi bello del mondo.
Preparate sci e scarponi e venite a sciare con noi: vivrete un inverno eccezionale!
Freeride - Oberland Bernese - Petersgrat
Montagna invernale - Svizzera - Scisafari da Davos ad Andermatt
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IN VIAGGIO CON IL FOTOGRAFO
51
La fotograa di avventura e natura, o meglio il reporta-
ge geograco, unarte trasversale che racchiude in s
una straordinaria capacit di adattamento, professionale
e personale, verso una serie innita di situazioni. Biso-
gna innanzitutto imparare a viaggiare per poter gestire
rapporti con persone molto diverse da noi per cultura,
educazioni, abitudini.
Allo stesso tempo bisogna sapersi muovere con ogni
mezzo immaginabile in una geograa spesso sconosciu-
NEPAL - AVVENTURA IN HIMALAYA
Con Davide Scagliola
PARTENZA 08/11/2014 - 12 giorni
Il Nepal un paese magico, sospeso fra cielo e ter-
ra, pervaso da suoni e colori forti. Guidati da Davide
Scagliola, fotografo professionista con oltre ventan-
ni di esperienza alle spalle nella produzione di re-
portage geograci, viaggerete tra Kathmandu e le
sue valli. La capitale un luogo magico dove antico
e moderno si mescolano, una citt con pi anime:
casette con tetti e facciate di legno intarsiato, mera-
vigliosi stupa, stradine non asfaltate, trafco impaz-
zito. Ma in mezzo a tutto questo caos qui si respira
unatmosfera di pace. Le altre antiche cittadine, sparse nella valle a pochi chilometri di distanza, permettono di constatare la pro-
verbiale tolleranza religiosa del Nepal. Templi e statue buddhiste si ergono vicine a quelle
hindu, testimonianza di come religione e credenze di diversi culti possano convivere e me-
scolarsi. Sulle sponde del sacro ume Bhagmati intanto, i sadhu recitano mantra mentre la
bellezza del paesaggio si mescola agli insegnamenti spirituali. Dalle meraviglie dei templi
alle meraviglie della natura: il Royal Chitwan National Park rappresenta uno dei pi impor-
tanti santuari della fauna selvatica
di tutto il mondo. Si trascorrono due
notti in questo paradiso per avvi-
stare rinoceronti, tigri del Bengala,
coccodrilli e molte variet di uccelli.
Inne da Pokhara un breve trekking
tra foreste e villaggi Gurung porta
ai piedi dellimponente catena hi-
malayana tra le cime meridionali
del massiccio dellAnnapurna e del
Machapuchare.
ta, se non ostile, in un ambiente difcile da gestire per
modi e tempi. Per portare a casa una buona storia biso-
gna prepararsi a fondo, imparare a rispettare laltrove e
faticare non poco. I nostri workshop sul campo, in viaggio
con uno dei nostri fotogra dallesperienza ventennale,
vi insegneranno innanzitutto a muovervi in armonia in
ambienti inconsueti, nonch a usare tecniche di ripresa e
storytelling utili in qualunque situazione. Per realizzare
al meglio un reportage fotograco.
I prossimi viaggi con il reporter
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WEST AFRICA - LAFRICA CON OCCHI NUOVI
CORSO FOTOGRAFICO IN GHANA-TOGO-BENIN
Con Bruno Zanzottera
PARTENZA 27/12/2014 - 13 giorni
Uno straordinario viaggio in Ghana insieme
a Bruno Zanzottera, profondo conoscitore
del paese e di tutta larea del West Africa
per impadronirsi dellarte del reportage
etnograco. Imparare a fotografare e a do-
cumentare un ambiente di lavoro, una citt,
un volto o una cerimonia, diventa ancora
pi stimolante e suggestivo se il luogo scel-
to lAfrica. Indipendentemente da quanti
e quali colori utilizzereste per descrivere
lAfrica, le impressioni sarebbero di sicuro
tutte straordinarie. Catturare unimmagine
capace di rendere giustizia ai colori di un co-
stume di una ballerina Krobo, o alle atmo-
sfere di un rito apotropaico, alle forme di un
gioiello in perline di vetro o di un dettaglio
degli abiti di un sacerdote voudu, sempre
unimpresa. Quante volte, viaggiando, avete
desiderato riuscire ad immortalare la sacra-
lit di un cerimoniale, la frenesia di un ballo
o la gioia di una festa popolare? Prendendo
parte a questo straordinario itinerario attra-
verso Ghana, Togo e Benin, tra celebrazioni
ashanti e itinerari fuori via, scoprirete i se-
greti del perfetto reportage.
IN VIAGGIO CON IL FOTOGRAFO
I fotogiornalisti dellagenzia Parallelozero tengono abitualmente, durante tutto lanno - nella loro sede di Milano -
diversi workshop intensivi dedicati alla fotograa, al fotogiornalismo e allo storytelling. I prossimi due appuntamenti
di teoria e preparazione al viaggio si terranno a Milano ad ottobre con un corso dedicato allOutdoor & Adventure
Photography, diretto da Davide Scagliola e a novembre, sempre a Milano con un appuntamento dedicato allAfrica:
Fotografare la materia oscura, un workshop diretto da Bruno Zanzottera e Alberto Salza, antropologo, scrittore e
divulgatore scientico. Per ulteriori informazioni, date e dettagli logistici si pu scrivere a: info@workshopfotograci.
com o visitare il sito: www.workshopfotograci.com
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I CONSIGLI DELLESPERTO: FOTOGRAFARE IL PAESAGGIO
Cinque consigli per realizzare panorami perfetti
1. ATTENDERE IL (O ARRIVARE NEL) MOMENTO
GIUSTO. La luce cruciale per scattare una buona
foto. I fattori che inuenzano la qualit della luce
sono la posizione del sole, la presenza di nubi, la tra-
sparenza dellaria. bene sapere lora in cui il sole si
trover nella posizione ideale rispetto al soggetto, e
arrivare sul posto qualche minuto prima.
2. EVITARE IL PUNTO DI VISTA PI SCONTATO.
Se fotografate dallunico belvedere lungo una strada
costiera, otterrete la stessa immagine gi scattata
da migliaia di altre persone prima di voi. Guardatevi
attorno alla ricerca di un punto di vista non conven-
zionale. Spesso salire lungo il crinale di una collina,
anche per pochi metri, pu cambiare radicalmente
la composizione di unimmagine.
3. PRESTARE ATTENZIONE ALLA COMPOSIZIONE.
In unimmagine statica come quella di paesaggio, la
composizione riveste una grande importanza. Stu-
diate a lungo linquadratura, in modo da armonizzare
i pesi della terra e del cielo. Non mettete lorizzonte
al centro dellinquadratura: spostatelo verso lalto o
verso il basso, in modo da dare enfasi allelemento pi
drammatico (il cielo, il terreno, la supercie di un lago
che riette le nubi). Cercate di eliminare dalla compo-
sizione elementi di disturbo che distolgano lattenzio-
ne dal paesaggio.
4. DARE PROFONDIT ALLA FOTO. Se il paesag-
gio appare troppo piatto a causa dellorograa del
terreno, della foschia o del cosiddetto pattern (lo
schema con cui si ripetono certe forme, come in un
campo arato), cercate di aumentare la profondit
dellimmagine inserendo elementi di primo piano. Si
possono sfruttare edici, cartelli stradali, la cornice
di una nestra o lelemento umano.
5. GIOCARE CON LA LUCE A DISPOSIZIONE. Se
vero che la qualit della luce dellalba e del tramonto
ideale, altrettanto vero che quasi tutte le tipo-
logie di luce e di condizioni meteo possono tornare
a nostro vantaggio. Siate creativi nello sfruttare al meglio la luce a disposizione, trasformandola in un alleato. In un giorno di
tempesta, enfatizzate la drammaticit del cielo, della pioggia battente o del vento, usando per esempio una leggera sottoespo-
sizione che comunichi bene la cupezza dellatmosfera, o un tempo desposizione lungo che renda il movimento delle fronde di
un albero sferzate dalla burrasca.
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CARNET DE VOYAGE
LOman di Giancarlo Iliprandi
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Algeria, sulle strade
dellimpero
Durante il periodo di massima espansione Roma sbarc
in Africa e costru citt, templi, teatri e forticazioni,
fra i monti e sul mare. In Algeria le vestigia della sua
grandezza splendono ancora
L
Algeria scomparsa. Scomparsa dalle carte geo-
grache dei viaggiatori, scomparsa dalle nostre
narrazioni. Provo a cercarne notizia sui quotidia-
ni e per mesi non ne trovo traccia, solo grazie ai
campionati mondiali di calcio lAlgeria riapparsa nei titoli
delle pagine sportive, ma poi, ne sono certo, sar nuova-
mente loblio. Eppure lAlgeria il pi vasto dei paesi africa-
ni e se ci fosse unautostrada, basterebbero meno di 3 ore
per arrivare da Cagliari ad Annaba, la citt di SantAgostino.
Sono in partenza per lAlgeria. Ho rivisto, il lm La bat-
taglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo, con il racconto della
rivolta per lindipendenza. Ho riletto anche i Cristiani di
Allah, il romanzo di Massimo Carlotto, ambientato nel 16
secolo, al tempo in cui Algeri era la capitale della pirate-
ria nel Mediterraneo, rifugio di rinnegati cristiani convertiti
allIslam.
Nel mio viaggio non ci sar il deserto, il paesaggio delle
grandi dune, i cammelli, gli accampamenti, i massicci tor-
reggianti dellHoggar, tema prediletto delliconograa clas-
sica del paese.
Viagger lungo le strade dellimpero di Roma, che sotto il
cielo che fu di Cartagine, impose per secoli, il suo modello
dordine e bellezza.
In meno di tre ore, arrivo da Milano al centro di Algeri, le
architetture depoca coloniale riverberano la luce anco-
Tipasa: il mare e la costa
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ra intensa di questo pomeriggio di aprile. Sui gradini del-
la Grande Poste, un edicio in stile moresco del 1910, a
pochi passi dalla stazione metropolitana di Tafourah, due
turiste europee, consultano una mappa, alle loro spalle,
gruppi di giovani discutono al sole, le mamme e bambini
passeggiano negli ombreggiati giardini, mentre il trafco
scorre intenso sul boulevard Khemisti. La parte bassa della
citt fu realizzata in epoca coloniale e arriva no al mare:
larghi viali, spazi verdi, ed eleganti palazzi neoclassici, si
alternano a vicoli bui con edici dai muri scrostati e biso-
gnosi di restauro: una Marsiglia dAfrica sulla riva opposta
del nostro mare.
A unora dauto da Algeri, c Tipasa, le rovine romane qui
scendono no al mare. Leggo le parole dello scrittore Al-
bert Camus: In primavera, Tipasa abitata dagli dei e gli
dei parlano nel sole e nellodore degli assenzi, nel mare
corazzato dargento, nel cielo dun blu crudo, fra le rovine
coperte di ori e nelle grosse bolle di luce, fra i mucchi di
pietre. In certe ore la campagna nera di sole.
sabato, coppie di innamorati e intere famiglie, fanno pic-
nic fra le rovine, scattano foto, si stendono al sole sui prati
e sulla spiaggia. A Tipasa, la citt romana del II secolo di-
stesa fra poggi e ombrosi boschetti, su unarea molto vasta.
LUnesco lha inserita nellelenco dei Patrimoni dellumanit,
segnalandone per anche il rischio di sparizione a motivo di
degrado e speculazione edilizia sempre incombenti.
A Cherchell, si arriva percorrendo una strada costiera, fra il
mare e la campagna. Lantica capitale del regno di Maure-
tania conserva nel suo museo una raccolta eccezionale di
busti marmorei, teste scolpite e mosaici, dellepoca in cui
sulla Numidia, alle soglie dellanno zero, regnava il dotto
e illuminato Giuba II, educato a Roma e imparentato con
Cleopatra.
Dalla grande piazza, fra colonne e alberi secolari, mi affac-
cio verso il vecchio porto, affollato di pescherecci colorati,
mi sento dentro una cartolina depoca, in un mondo appar-
tenente alla memoria, ormai perduto. Non ho molto
tempo, lauto diretta ad Algeri mi sta aspettando. Do-
mani vado a Djemila.
Quanto distante il deserto? 400 chilometri o poco
pi, dietro le alture dellAtlante.
Lungo la fascia costiera di 1200 chilometri, la pi fer-
tile e pi abitata, dilagarono dopo la scontta di Car-
tagine i Romani. Strinsero alleanze e costruirono cit-
t. Fra le alture oltre Setif, sul nire del primo secolo,
venne fondata la colonia di Cucuil, in arabo Djemila
che vuol dire la bella.
Mirabile mi appare Djemila, sul dorso di rilievi irre-
golari, con colonne, templi, ville e mosaici, terme,
archi trionfali, i resti del mercato ed il teatro affacciato sul-
le colline. Mi perdo, nel labirinto di questi sassi antichi e
Algeri. In lontananza la moschea di Ketchaoua
Algeri. Particolare di palazzo di epoca coloniale
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camminando arrivo no al punto pi alto, no al quartiere
cristiano, con i resti di basiliche e battistero.
Via dallincanto di Djemila, eccomi sullautostrada per Con-
stantine, unaltra meraviglia, unaltra sorpresa. Perno
Alexandre Dumas, non seppe trattenersi nel denire Cirta,
lantica capitale di Numidia, una citt fantastica, qualco-
sa di simile allisola volante di Gulliver. Costruita su una
piattaforma di roccia, dalle pareti precipiti, scavate da un
profondo canyon, un nido daquila allapparenza impren-
dibile, che i romani comunque conquistarono e distrussero,
ricostruendola con un nuovo nome in onore dellimperatore
Costantino.
Oggi, a collegare la citt vecchia con quella nuova, ci sono,
sospesi nel vuoto, ponti da record: Sidi MCid, il pi alto di
tutti, realizzato nel 1912, lungo 164 metri e alto 175 o il Mel-
lah Slimane, del 1925, sospeso a 100 metri, lungo 125 e
largo solo 2,5 metri!
Al Museo cittadino, uno dei pi vecchi dAlgeria, fra reper-
ti del neolitico, stele puniche, statue romane, mi soffermo
nella sala dedicata a Tiddis, che visiter domani, con una
raccolta di ceramiche funerarie e votive nemente decorate
e con iscrizioni in punico e latino.
Ci che resta della romana Castellum Tidditanoru, non
imponente, ma la suggestione del luogo in cui fu costrui-
ta, rende lesperienza impareggiabile: la terra rossa sulla
quale ancora sorgono le rovine, ravvivata dal verde e dal
Ponte sospeso a Constantine
Tipasa. Passeggiata domenicale
61
colore intenso delle oriture di primavera. Case, colonne
archi, santuari dedicati a diverse divinit come quello di
Mitra, annunciato da un enorme fallo alato scolpito nella
roccia, sprigionano il fascino dellantico, ma vibrano anco-
ra come il racconto di una storia scritta ieri. Il paesaggio,
qui fa la differenza. Le pietre rosse si stagliano vivide, sullo
sfondo di un cielo cobalto, dallalto si domina il solitario na-
stro dasfalto che conduce al sito e la gola spettacolare di
Khrened, scavata dal ume Rhumel, lo stesso fantasioso
artece della forra di Constantine.
Le pietre parlano, in questAfrica romana, della grandezza
dellimpero, ma anche della sua fragilit, una volta raggiun-
to il punto di massima espansione. Commercio, diplomazia
e forza militare, venivano usati, usati per tentare di mante-
Il Rai algerino
Da secoli allincrocio di importanti ussi migratori, lAlgeria un vero e proprio continente musicale. La cultura dellA-
frica profonda incontra il Mediterraneo, dando origine ad una moltitudine di generi: la classica musica algerina nata
dallincontro delle sonorit arabe e di quelle andaluse, giunte dopo la riconquista cristiana della Spagna, divisa nelle
tre scuole di Tlemcen, Algeri e Costantine (detta malouf); la musica beduina, proveniente dal Maghreb, con larte della
poesia cantata e accompagnamento di auti e percussioni; la musica e le danze del Sahara, con tutte le diverse partico-
larit dovute allimmensit della regione, con uno speciale risalto per il ruolo femminile. A queste si aggiunge la musi-
ca religiosa, per accompagnare salmodie coraniche e pellegrinaggi. Ma il genere pi famoso, quello che ha mescolato
tutto, facendo balzare la musica dAlgeria ai primi posti nelle hit mondiali il Rai (vuol direpunto di vista): nato negli
anni 30, nel calderone etnico culturale di Orano, dove per prime le donne cominciarono a cantarlo nei caff (mitiche le
interpretazioni di Chieka Rimitti), il Rai cominci a prendere quota negli anni 70, connotandosi come genere ribelle e
inviso al potere politico e religioso. Inuenzati dal rock e dal blues, i musicisti Rai divennero rapidamente delle star in
patria. Il Rai era riuscito a rompere gli argini del conformismo, mescolando i generi classici della musica algerina, con
tutto quanto di innovativo si poteva pescare intorno, con un successo travolgente che dilag nel mondo. Fra i musicisti
pi noti: Cheb Khaled denito il Re del Rai che ha duettato con Santana, Cheb Mami che ha cantato con Sting e Zucchero
e il gruppo Rana Ra, deniti i Pink Floyd del Rai.
nere il controllo sui territori dellimpero pi vasto della Ter-
ra. Lo capisco meglio fra lerba alta che circonda le vestigia
della fortezza di Lambaesis, eretta dalla Legio III Augusta
come base di sorveglianza sui conni con il deserto e sui
trafci commerciali.
I 5000 soldati di quel presidio, fondarono anche Thamugadi,
lodierna Timgad, la pi splendente visione dellimpero che
sia dato di vedere oggi in terra dAfrica. La sua grandiosit
sbalordisce: a schema ortogonale, con porte cerimoniali,
mercato centrale, quartiere degli artigiani, templi, comples-
si termali, biblioteca e teatro per 3500 spettatori. La sua im-
portanza and scemando dopo linvasione vandalica e cess
del tutto, con la conquista araba nel VII secolo.
Allaeroporto di Annaba, in attesa del volo per Algeri, ricom-
pongo i ricordi del mio viaggio; Annaba fu centro importante,
soprattutto in epoca cristiana, quando con il nome di Hippo
Regius ebbe come vescovo SantAgostino, nato in un villag-
gio poco pi a sud. Dopo il decollo, dallobl dellaereo vedo
arenili sperduti, calette appartate fra promontori ammanta-
ti di vegetazione, le case sono poche e sembra non esserci
traccia di turismo. Poi laereo vira sul blu del mare, no ad
Algeri, la seducente citt bianca. Nel mio programma per
questa sera c scritto: visita alla Casbah.
Gianmario Marras
Fotogiornalista
Tipasa: rovine romane
Le citt romane, un tuffo nel passato
PARTENZE: 18/10/2014; 15/11/2014; 27/12/2014; 03/01/2015; 14/02/2015; 14/03/2015; 04/04/2015; 25/04/2015
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ALGERIA DA VEDERE
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63
Uomini per terre
e per mari
LEtiopia incontra lEuropa
E
nrico detto Il Navigatore doveva essere un
gran visionario. Un uomo che si pone sul bordo
estremo delle coste portoghesi e guarda loceano
innito pensando di poterne trovare la ne ...
senzaltro un visionario, un uomo che riesce a intravedere
realt possibili al di l dellimmaginabile.
Il principe Enrico del Portogallo cercava la via marittima per
le Indie, cercava le spezie al di l di un mare immenso. Le
sue navi discendevano lungo il prolo occidentale del con-
tinente africano per trovare un passaggio verso oriente, ma
questo blocco africano non niva mai. Passavano giorni e
giorni e mesi e poi divennero anni di navigazione, ma le ter-
re dellAfrica non nivano mai! Lo spazio innito dellOcea-
no Atlantico che si espandeva angosciante verso occidente,
era arginato sul bordo orientale da
una linea di terra altrettanto in-
nita che prolungandosi a sud non
concedeva speranze, non lasciava
aperture alla navigazione. Dal suo
interno sconosciuto e misterioso,
minaccioso ed inquietante, il corpo
africano rigettava verso la costa,
popoli neri, uccelli dai piumaggi
pi colorati e imprevedibili, oro,
avorio, scimmie, serpenti, sciama-
ni invasati, maschere di legno di
sembianze antropomorfe.
Enrico voleva andare al di l di
questa sorta di pazza magia afri-
cana, voleva lIndia delle spezie,
ma il suo sogno venne frustrato
dal tempo ed egli mor lasciando
carte geograche incompiute e vi-
sioni nebulose.
Qualche decennio dopo, mentre
Bartolomeo Dias nalmente si av-
vicinava a doppiare la punta meri-
dionale dellAfrica Capo di Buona Speranza, Pedro de Co-
vilho e Alfonso de Paiva (altri due portoghesi) navigavano
il Mediterraneo no al delta del Nilo e si spingevano gi
lungo le coste del Mar Rosso alla ricerca del fantomatico re-
gno cristiano del leggendario Prete Gianni.
Alfonso Paiva penetr dalle coste eritree no agli altipia-
ni dellacrocoro abissino... unoasi di cristianesimo sotto
assedio perenne di popoli animisti ed armate islamiche
ma poi laggi, da qualche parte, mor!
Era la ne del 1400, viaggiare per le terre del mondo era
una faccenda molto pericolosa, ogni approdo era una porta
senza ne e senza ritorno: paradisi di bellezza surreale o
inferni atroci di inenarrabili paure. Pedro de Covilhao fece
un giro molto lungo: scese no alle coste dellIndia, vide i
Castelli di Gondar - architettura portoghese-indiana
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porti delle spezie, vide i mercanti, si inebri di odori forti e
inusuali, si travest da mussulmano e risal no alla Mecca,
inne ritorn al Mar Rosso e penetr nella terra dAbissinia.
Vi rimase tutto il resto della sua vita perch la legge di quei
regni era che chi vi fosse entrato non avrebbe pi avuto la
libert di uscirne. Pedro de Covilhao era il principio di una
febbre culturale che nel secolo successivo avrebbe condi-
zionato il pensiero dei regnanti etiopi.
Laffacciarsi dei gesuiti sulla scena religiosa
etiopica rischi di traumatizzare la povera
societ di allora, ma le navi portoghesi pro-
venienti dallIndia con il loro carico di idee
ed artigiani indiani cambiarono laspetto
scenograco della casa regnante: larchi-
tettura dei castelli di Gondar, larco in pie-
tra e calce del ponte Alata sul Nilo sono il
segno conclamato di un nuovo modo di co-
struire e di un nuovo stile, cos come le nuo-
ve interpretazioni e nuovi toni nei dipinti sacri
delle chiese cristiane copte.
Leco di queste avventure senza frontie-
re arrivava in Europa. I trafci per mare e
per terra avevano qualcosa di incredibile: vi
erano navi di legno che andavano disperata-
mente sempre verso occidente a cercare il
posto esatto dove il sole andava a dormire incrociando navi
che, al contrario, andavano stancamente verso oriente
alla scoperta del punto dove il sole sorgeva... limma-
ginario e limmaginazione non avevano limiti! Secoli di
navigazione tra scogli astratti, mostri marini, spaventosi
vuoti del cuore.
Le stesse navi di legno si sono dondolate per secoli, tra
onde enormi, tempeste, mari piatti e inniti come lo scon-
Ponte di Alata - architettura portoghese
Porta di Harar
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Casa Rimbaud - Harar
Dipinto su cuoio. Frammento decorativo allinterno di Casa Rimbaud ad Harar, negli anni 90, prima del restauro
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forto immenso degli equipaggi, lasciando dietro di s indi-
cibili sciami di naufraghi galleggianti. Quando nel 1880 Ar-
thur Rimbaud arriv ad Harar, antico sultanato musulmano
in terra etiope, leco delle sue visioni adolescenti ancora
aleggiava lontano nei quartieri dei poeti maledetti di Parigi.
Ho visto il sole basso maculato di mistici orrori
Illuminare lunghi coaguli violacei,
e, simili a degli attori di drammi molto antichi
i utti che rotolavano in lontananza i loro fremiti
di persiana!
Ho sognato le notti verdi dalle nevi abbagliate
Bacio che lentamente sale agli occhi degli oceani
Le correnti di linfe sconosciute
E il risveglio giallo blu dei fosfori canori
Ho seguito per mesi interi i marosi
Che assaltano gli scogli come mandrie di vacche isteriche
Senza pensare che i piedi luminosi delle Marie
Potessero forzare i musi degli oceani affannosi!
I versi di Le Bateau ivre (Il Battello Ebbro) Poema del
mare, lattescente infuso dastri erano alle spalle, ora
Arthur Rimbaud, in veste di commerciante, viveva ad Ha-
rar. Adesso era la vita vera, dura, malinconica!
Le popolazioni nere, le trib di galla, di dancali, il com-
mercio del caff, le carovane di fucili attraverso il territorio
arido ai bordi della Dancalia per Menelik II che si stava
armando contro il possente Negus Johannes...
Chi capita da queste parti non pu arricchirsi che di
pidocchi...!!
Lultimo viaggio di Arthur Rimbaud, con una cancrena alla
gamba, trasportato per trecento chilometri su una barella
di legno da Harar no al porto di Zula e poi via mare no
a Marsiglia, si lasciava alle spalle denitivamente la terra
etiope, lAfrica e forse tutto un mondo in perenne equilibrio
tra la realt sconcertante e limpalpabilit della fantasia.
Era la ne del 1800 e questo secolo si portava via il pas-
saggio di quelle vite paraboliche che negli ultimi secoli si
erano avventurate nellimpossibile riportando in Europa
stati del cuore insondabili e schizzi approssimativi di terre
emerse mai esistite.
Gli uomini hanno percorso lINFINITO. Era linnito seco-
lare degli oceani, delle steppe e dei deserti. Restano rac-
conti di emozioni, gioie, sofferenza e avventura.
Giovanni Dardanelli
Esperto Kel 12
La Dancalia, il Tigray e la citt bianca di Harar
PARTENZE: 26/12/2014; 05/02/2015
Afar e Dancalia - PARTENZA 28/11/2014
Il nord: lungo le rotte dellEtiopia cristiana
PARTENZE: 14/10/2014; 27/12/2014; 13/03/2015; 04/04/2015
Timkat, lEpifania copta - PARTENZA 10/01/2015
Il sud: lultima Africa, i popoli della valle dellOmo
PARTENZE: 29/10/2014; 26/11/2014; 04/03/2015; 15/04/2015
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SCOPRIRE LETIOPIA
Schizzo di Harar
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SCOPRIRE LETIOPIA
Continua con successo
la collaborazione Kel 12 e
Medici con lAfrica Cuamm
Ogni anno in Africa sub-Sahariana 265mila donne muo-
iono a causa del parto e 1,2 milioni di bambini perdono
la vita nel loro primo mese.
Lamore per il continente africano si traduce in un gesto
concreto, nel segno della speranza e del futuro. Kel 12
sostiene il progetto Prima le mamme e i bambini
promosso dal Cuamm, associazione che da oltre 60
anni si impegna per la tutela della salute delle popola-
zioni africane.
Dopo lEtiopia lUganda: da settembre 2014 ad agosto
2015, per ogni viaggiatore in partenza per lUganda,
Kel 12 si impegna a donare un parto assistito ad una
mamma africana insieme alle cure al suo neonato nei
primi giorni di vita.
Per i viaggiatori Kel 12 la soddisfazione di un viag-
gio straordinario si unisce alla certezza di aver dato
il proprio contributo per una causa nobile, che tute-
la la vita proprio nel momento in cui pi fragile e
vulnerabile.
Per informazioni: www.kel12.com
Reed Young
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Appuntamento
con il naufrago
Lui, un conquistador, stato conquistato da quella terra e
da quella gente che poi diventata la sua casa e la sua
famiglia. Ha pagato la sua scelta, ha combattuto e ha perso.
... alla lunga, il frutto della sua scelta che ha vinto, e questo
naufrago appare pi moderno di Corts

Ah, che bello lavorare nel turismo! Il lavoro ideale ...


mi sento dire di frequente. Al che, invariabilmente, ri-
spondo: Dipende. S, vero, mi capita spesso di stare
sotto il sole dei tropici, magari mentre sul patrio suo-
lo domina linverno, ed vero che in vacanza la gente pi
amabile e disposta al sorriso rispetto a quello che normal-
mente si vede su un treno di pendolari, ma anche verissimo
che - se tu lavori nel turismo - il tuo tempo in luogo esotico,
interamente, la vacanza degli altri: cos, tu non hai tempo.
Tutto questo ha lindiscutibile vantaggio di insegnarti il gran-
de valore anche solo di poche ore. Ricordo un ritardo aereo
di dodici ore, giusto una dozzina danni fa, e con tale piacere
che ora vi racconto che cosa mi capitato in questo tempo
regalato, e usando il presente! Sono a Merida, deliziosa capi-
tale dello Yucatan, Messico, quando nel primo pomeriggio mi
arriva la notizia che il gruppo che sto aspettando arriver con
un ritardo di dodici ore. Non devo nemmeno pensarci sopra:
subito inforco a passo spedito la calle 60, lasciando alle mie
Gonzalo Guerrero nel mural di Fernando Castro Pacheco, opera degli anni 70 del 900. Merida, Yucatan, Palazzo del Governo
69
spalle la Plaza des Armas e sempre restando nel centro storico
mi dirigo verso lUniversit: mi invento un appuntamento con
il naufrago. Chi? Lo conosco - in efgie, almeno - da qualche
tempo, soggetto di uno dei bei murales che lartista messicano
Fernando Castro Pacheco ha creato per il Palazzo del Governo
di Merida negli anni 70. Un uomo bianco, barbuto e seminudo,
sta in piedi, ero, in primo piano, con braccio un bambino dagli
occhi maya, e una donna - chiaramente maya - si affaccia die-
tro alla sua spalla sinistra. Un altro bambino, in piedi, si tiene
attaccato alle gambe delluomo. Un uomo e la sua famiglia. Si
chiamava Gonzalo Guerrero, naufrago spagnolo sulle coste
dello Yucatan, un conquistador mancato di cui conosco la sto-
ria per sommi capi, almeno, per quelle righe a lui dedicate da
Bernal Diaz del Castillo nei capitoli 11 e 12 della Historia ver-
dadera del la conquista de la Nueva Espaa scritta nel 1568, e
nelle sezioni 3 e 4 della Relacin de las cosas de Yucatan del
1566 redatta da Diego de Landa. Lopera non certo fra le pi
grandi e drammatiche (ci sono pi di venti murales nel palazzo,
tutti di Pacheco), priva com di azione tenderebbe a passare
inosservata; eppure, tutte le volte che entro sembra chiamar-
mi, vincendo quellatmosfera coloniale un po sonnolenta che
spesso abita gli edici storici latinoamericani.
Come nello stile di Pacheco, le gure comprimarie - in
questo caso la donna, i bambini - sono inespressive, sino a
non avere nemmeno occhi visibili: ma lo sguardo delluo-
mo non si dimentica.
Il capo eretto, le spalle diritte, ci dicono che un uomo che
sa quello che fa: ma gli occhi, spalancati senza remore da-
vanti a s - e, immaginiamo, su quello che sar - sono tristi,
e rendono labbraccio al bambino ancora pi tenero, e han-
no, in una parola il potere non facile di ottenere complicit
in chi guarda. Quegli occhi suggeriscono da soli una storia:
ma quale? Visto che ormai diventata una questione perso-
nale, e che il tempo oggi saltato fuori, entro a grandi passi
nonch con sollievo nellombra del portale alto e solenne
dellUniversit, dove, spero, potrebbe trovarsi una collezio-
ne di studi sulla storia di queste terre pubblicata a Citt del
Messico negli anni 40. E la trovo, si trova in consultazione in
biblioteca, ed cos che, in una sala quasi deserta, con un
vecchio volume tra le mani, vado a sbattere in un frate. Chi?
Un frate francescano, anche lui in cerca del naufrago.
Si chiamava Jos de San Buenaventura y Cartagena, fran-
cescano, e ha scritto un libro su Guerrero e sui Maya pro-
prio nel suo convento qui a Merida, fra lottobre del 1724 e
lagosto del 1725.
Sono 150 fogli, il buon frate certo voleva pubblicare la sua
opera, ma questa invece rest manoscritta e ignota per 269
anni. Ora fa parte di questa raccolta di studi, ed qui che
districandomi tra pie invocazioni iniziali e uno spagnolo pro-
lisso e orito, pesco due aspetti che mi sembrano eccitanti.
Primo: fra Ventura, come lo chiamavano i compagni, era un
missionario non privo di intraprendenza. Part come predica-
Tulum, oggi sito archeologico sulla costa dello Yucatan. Vicino a questo centro approd Guerrero nel 1511
70
tore verso quel mondo maya che gli Spagnoli
ancora non avevano sottomesso e solo su-
percialmente esplorato, la regione dellat-
tuale Guatemala che si chiama Petn, e dove
la trib degli Itzaes viveva secondo gli antichi
costumi; nel 1696 venne catturato insieme
a un confratello, vivendo con gli indigeni per
pi di un anno sino allarrivo della spedizione
voluta dal governatore dello Yucatan Martin
de Ursa. Oltre a liberare i prigionieri, i sol-
dati spagnoli riuscirono a sottomettere lul-
timo paese maya ancora libero, l dove oggi
c la cittadina di Flores. Quindi fra Ventura,
che parlava correntemente la lingua maya,
fu un testimone di prima mano di un mon-
do che lui conobbe ancora intatto, nelle fo-
reste del Peten.
Secondo: fra Ventura accenna a vecchie car-
te e pelli di animali scritte e da lui rinvenute,
fonte principale della sua storia su Guerre-
ro. Afferma di aver ritrovato ci che rimane -
sia pure incompiuto e non sempre compren-
sibile - del diario del naufrago. Fantastico!
Ma ... sar vero?
cosa che non si pu controllare, ahim: ci
che fu il ricco archivio del convento dei fran-
cescani di Merida non esiste pi da moltissi-
mi anni. Secondo la valutazione degli storici
messicani che hanno redatto questa pubbli-
cazione non si pu escludere in modo assolu-
to la sopravvivenza di scritti del naufrago sino
allarrivo di fra Ventura, ma la cosa non appare probabile.
Si potrebbe invece parlare a ragione di una tradizione ora-
le ricca e dura a morire, almeno siano allarrivo del passo
pesante e distruttore dei conquistadores, con il seguito di
zelo religioso, Inquisizione e via dicendo. Il buon frate colui
che pi si sofferma sulla storia del naufrago, e in pi amplia
la sua opera con preziose osservazioni sulla cultura maya,
spiegando il complesso calendario, accenni sulla scrittura e
tante cose che oggi ritroviamo nei testi di archeologia. In di-
versi punti la storia concorda con quanto gi si sapeva grazie
ai cronisti della Conquista, in altri no. Ora, che Gonzalo Guer-
rero sia stato un militare, e non di bassa truppa (hombre de
armas y de letras come afferma fra Ventura) nato a Badajoz
in Estremadura, oppure un semplice marinaio nato a Palos
in Andalusia come invece scrive Bernal Diaz del Castillo
(uomo darmi che fu con Corts ma che non incontr mai il
naufrago, solo ne sent parlare) possiamo anche metterlo fra
parentesi: quello che invece appassiona, e che non va dimen-
ticato, ci che gli accadde, e che ora vi voglio raccontare.
Io, Gonzalo Guerrero, sotto il comando del signor capitano
don Juan de Valdivia, insieme a don Jeronimo de Aguilar e a
sette soldati, allalba del 15 marzo 1511 ci siamo imbarca-
ti sulla nave Santa Lucia salpando dalla costa del Darien (
il territorio di Panama) per raggiungere la Hispaniola (oggi
Haiti e Santo Domingo) dove governava il signor Ammiraglio
del Mare Oceano Diego Colombo. Dopo poche ore fummo
sorpresi da una grande tempesta, che continu con vento
fortissimo e onde spaventose sino al giorno 22 Marzo, con
nuvoloni bassi e neri, e violenti acquazzoni, al punto in cui il
pilota della nave non sapeva pi dove ci trovavamo.
Circa verso mezzod di quel giorno, sotto una pioggia tta,
per nostra mala sorte la nave n per incagliarsi su uno sco-
glio sommerso, e si rovin completamente, imbarcando ac-
qua e inclinandosi su un anco. E alcuni marinai si affretta-
rono a mettere in mare una scialuppa, ma il nostro capitano
de Valdivia ci grid di aspettare, e subito entr nella cucina
della nave, che stava a poppa, e da l fece rotolare verso di noi
una botte di acqua dolce, e prese anche una cassa di carne
salata. Ponemmo il tutto nella scialuppa, e ci allontanammo
a forza di remi, e quando fummo a cento braccia dalla nave
Una nave del XVI secolo in unantica xilograa
71
gi questa non si vedeva pi per la nebbia che copriva il mare,
e di quello che fu della Santa Lucia nessuno di noi seppe al-
tro, se non che affond sicuramente in quel luogo maledet-
to. Dovevamo continuamente evitare scogli aforanti, ed era
difcile, perch si remava in mezzo alla nebbia e con il mare
grosso. Le onde del gran Mare Oceano per giorni e giorni non
smisero di agellare la nostra barca, e noi eravamo sempre
fradici, e ansiosi di svuotare continuamente lo scafo dallac-
qua che entrava, perch gi ci vedevamo tutti morti in fondo
agli abissi. E il secondo giorno il signor don Diego Perez de la
Palma, che era il padrone della nave, ci disse che era inutile
remare: eravamo preda di una forte corrente marina che ci
spingeva verso nord. Don Diego era tristissimo perch man-
cavano tredici marinai della sua nave, e dal naufragio nessu-
no li aveva pi visti; sulla barca noi eravamo in diciannove.
Interrompo la lettura per guardare la mappa dellAmerica
Centrale che per abitudine di lavoro il pi delle volte con
me. Probabilmente la Santa Lucia naufragata su una delle
numerosissime secche coralline che si tro-
vano davanti alla costa dellattuale Belize, in
primavera venti e correnti vanno principal-
mente in direzione nord.
La corrente era tanto forte che quando
colpito da unondata cadde fuori bordo un
marinaio che era debole perch ammalato,
subito rest indietro di dieci braccia, e noi
non riuscimmo a girare in tempo la barca,
perch alcuni grandi pesci di questo mare
terribile arrivarono e lo divorarono davanti ai
nostri occhi. E venne il terzo giorno, e nes-
suno pi parlava fra di noi. Cera chi pregava
muovendo appena le labbra, molti stavano
seduti con la testa fra le mani in fondo alla
barca, di acqua dolce ne era rimasta poca.
Si ammal un soldato, aveva la febbre alta
e batteva i denti, sempre bagnato come tutti
noi, e noi non sapevamo che fare per lui. Il
quarto giorno il signor capitano Valdivia si ac-
corse che era morto e ci ordin di prenderlo e
gettarlo in acqua, che tanto ormai non gli po-
teva pi accadere nulla di male. Cos il mare
si prese un altro di noi.
Don Jeronimo de Aguilar rimase in silenzio
diverso tempo, con le braccia incrociate sul
petto e guardando il cielo; poi, allimprov-
viso, gridando a voce altissima bestemmie
e altre brutte parole di furia sguain la sua
spada e ne appoggi limpugnatura sul bor-
do della barca per cercare di traggersi il
petto. Due soldati lo afferrarono per le brac-
cia e riuscirono a disarmarlo, poi il signor
capitano gli parl a lungo, insistendo che non facesse pazze,
e pensasse al suo coraggio di Spagnolo, e don Jeronimo in-
ne si pent, promettendo di restare con noi per vedere come
andava a nire la nostra comune sventura. La nebbia divenne
cos tta che chi era a prua della barca non riusciva a vedere
la poppa. E il quinto giorno mor un marinaio che si era rotto
le costole contro il bordo della scialuppa a causa delle onda-
te. E anche quello lo consegnammo al Mar Oceano.
Venne il quinto, e poi il sesto giorno, quando mor il cuoco
della Santa Lucia, ma solo a notte lo mettemmo in mare,
perch non lo vedessero quei grandi pesci che sempre ci
seguivano. Poi la nebbia si sollev e si placarono le onde,
e la corrente continuava a sospingerci verso settentrione.
Passavo il tempo a pensare alla mia terra, lEstremadura:
perch ero partito? Ora saremmo tutti morti negli abissi del
Mare Oceano, e nessuno avrebbe pi saputo nulla di noi.
Ma il nono giorno, allalba, avvistammo terra a ponente, per
quanto lontana: e il d seguente, con il sole nel punto pi
Un caratteristico cenote, fenomeno carsico frequente nello Yucatan
72
alto del suo corso nel cielo, la barca si incagli a poche
braccia dalla riva.
Ci gettammo nellacqua bassa e barcollando, cadendo e ri-
alzandoci raggiungemmo la spiaggia e ci lasciammo cadere
sulla sabbia, che era caldissima. Ci addormentammo subito,
perch il vero sonno era stato un dono raro dallinizio delle
nostre disgrazie. Ci svegliarono inne voci sempre pi forti
che discutevano animatamente, anche se non potei capire
nemmeno una parola. Eravamo circondati da molti uomini
diversi da noi, dalla pelle pi scura, pi bassi e quasi nudi,
avevano i volti dipinti di nero, bianco e rosso, con i capelli
adorni di piume colorate e armati di lance con la punta di
pietra. Si impadronirono di noi, e sospingendoci con le lan-
ce ci portarono nel luogo dove vivevano: sulla riva del mare,
poco lontano, vedemmo delle alte costruzioni di pietra, e
sotto delle capanne. Mentre camminavo mi accorsi che due
di noi mancavano: un soldato e un marinaio che per essere
ammalati erano rimasti sulla barca, e non saprei dire che
fu di loro. Giunti a destinazione, ci fecero fermare ai piedi di
una piramide costruita con blocchi di pietra chiara, e ben
presto gli abitanti accorsero numerosi per vederci, e si sen-
tivano dappertutto grida e confusione, e poi arriv un corteo
con musica di auti di canna e tamburi, e qualcuno sofava
dentro grandi conchiglie marine emettendo suoni strani e
che davano i brividi. Avanz verso di noi un personaggio che
si muoveva in modo molto pomposo, con un gran mantello
azzurro ricamato con disegni multicolori, e che ci rimir dalla
testa ai piedi con gran meraviglia.
Aveva orecchini e bracciali doro, e sul petto un disco do-
ro con un volto dalla lingua sporgente. Aveva in mano una
bacchetta adorna di piume duccello e di sonagli doro, e
con quella inne indic prima il signor don Diego Perez de
la Palma, poi il capitano don Juan de Valdivia. Subito i nostri
compagni vennero afferrati da quattro uomini ciascuno, uo-
mini forti dal corpo completamente dipinto di nero, e quindi
trascinati in cima a una piramide di pietra. Anche altri due
nostri compagni, un soldato e un marinaio, vennero indicati,
e anche loro portati loro malgrado sulla piramide. Il signor
capitano Valdivia resisteva molto, e gridava perch qualcuno
gli desse la sua spada, ma questa era rimasta sul fondo della
barca, e inne gli torsero le braccia dietro la schiena e lo por-
tarono a spintoni sulla cima della piramide. Lass morirono
i nostri quattro disgraziati compagni, perch uno dopo laltro
vennero appoggiati sulla schiena a un altare di pietra, men-
tre sempre quattro uomini li tenevano per braccia e gambe,
e apparve un uomo vestito solennemente e con un coltello di
pietra, e con quello apr il petto dei nostri compatrioti e strap-
p i loro cuori per offrirli a un idolo orribile che stava l vicino.
Poi i nostri catturatori ci spinsero via, e ci chiusero in una
capanna mentre maledivamo quei selvaggi, e invocavamo il
nostro esercito, ch se avessimo avuto i nostri archibugieri
e balestrieri avremmo insegnato a quei porci il valore della
nostra gente, e invece eravamo come pecore al macello. Ci
portarono molto cibo e bevande, anche nei giorni seguenti.
Mangiammo sino a saziarci, e quando ci fummo ristorati, ci
guardammo, e cominciammo a capire. Erano stati scelti per il
sacricio quelli di noi che avevano il migliore aspetto, dopo tutti
quei giorni in mare.
Ora dovevamo mangiare, ingrassare per essere graditi ai loro
idoli! Cos, nella quarta notte della nostra prigionia, il signor
don Jeronimo de Aguilar ci esort a esser di buon animo e
a tentare la fuga. Di notte fuori dalla nostra capanna stava-
Il Castillo di Chichen Itza
73
no due guardie a sorvegliarci, e quando ci accorgemmo guardando
attraverso le fessure nelle pareti di rami che si erano accoccolate
vicino al fuoco con la testa sulle ginocchia e non parlavano pi, is-
sammo sulle nostre spalle don Jeronimo che inizi subito a tastare
il tetto di paglia per cercare un punto debole. Oltre la paglia trov
un punto dove poteva spezzare le canne che sostenevano la paglia,
e lo fece molto lentamente per non far rumore, e cos dopo un tem-
po che mi sembr innito, e con il cuore che batteva allimpazzata
sino a farmi male, vidi una stella nel cielo nero della notte, e cera
un buco nel tetto, e don Jeronimo usc molto agilmente e in silenzio,
e allungato un braccio verso di me mi bisbigli: Ehi, venite voi, don
Gonzalo. Poi tutti e due ci mettemmo a sollevare i nostri compagni
sul tetto, quando fummo tutti riuniti don Jeronimo sussurr: Attenti
bene ora a seguirmi, e che Dio aiuti chi si perder o rester indietro.
Scesi dallaltra parte iniziammo a camminare nel buio, e seguimmo
per un pezzo una strada facile perch chiara e ancheggiata da al-
beri, ma quando il cielo cominci a schiarire trovammo un sentiero
che si addentrava nel tto della foresta e de Aguilar decise subito che
quello era il migliore, perch ci permetteva di nasconderci dai no-
stri persecutori. Cos camminammo in silenzio nella foresta per due
leghe, e al sorgere del sole ci accorgemmo di andare
verso ponente, e continuammo in quella direzione sino
a incontrare un ruscello, dove fummo ben lieti di bere
e lavarci.
E proprio l ci sorpresero i nostri inseguitori, sbucan-
do improvvisamente dalla foresta ma senza lanciare
frecce: ci volevano prendere vivi, per poi sacricarci
come avevano fatto con i nostri compagni! De Aguilar
si era gi rivestito, e fu il pi veloce a fuggire sparen-
do subito fra gli alberi, io scappai con le scarpe an-
cora in mano, sentii un soldato cadere dietro di me
ma io continuai a correre, a correre senza fermarmi,
e da allora non so che cosa avvenne dei miei com-
patrioti. Quando poi, esausto, ripresi a camminare,
mi accorsi che nessuno mi stava seguendo, ma non
dandomi, continuai nel tto della foresta salendo
un colle, e quando venne la notte dormii per terra
coprendomi di foglie, spaventato da ogni minimo
rumore. In quella terra lacqua molto scarsa,
raro incontrare ruscelli, umi non ce ne sono, ma gli
abitanti conoscono cavit sotterranee anche grandi,
e sorgenti nascoste nel seno della terra.
Continuai cos, solo con la mia anima, masticando
bacche verdi e erbe, cibo sconosciuto che mi lasciava
affamato, ed ero torturato dalla sete. Avevo il terrore
di incontrare ancora gli abitanti di quella terra calda
e crudele, e per questo cercai di dirigermi verso mez-
zogiorno, ma avevo anche molta paura dei serpenti, e
una notte vidi una belva muoversi non lontano da me.
Da allora, non riuscii nemmeno pi a dormire, perch
gi mi vedevo divorato, e dopo venti giorni di quella
vita pensai che era meglio avvicinarsi di nuovo agli
uomini, perch non ne potevo pi, e ormai mi vedevo
morto comunque: e se mi volevano sacricare strap-
pandomi il cuore andava bene, cos almeno sarebbe
nito tutto, e se invece mi lasciavano in vita, tanto me-
glio. Con questi pensieri raggiunsi il limite della fore-
sta e mi ritrovai sotto le palme e in riva al mare, dove
trovai una di quelle strade di ghiaia chiara che usano
quelle genti, e ormai senza pi paura incontrai due
ragazze e due ragazzi a passeggio e quelli invece s,
avevano timore di me, e fuggirono. Non pass molto
tempo che mi vennero incontro molti guerrieri arma-
ti di lance, e mi circondarono rimirandomi con molta
curiosit, e mi parlarono nella loro lingua, di cui niente
riuscivo a capire, e alla ne mi condussero nella loro
citt, che non era lontana.
Camminavo fra loro non di buon grado, e malgrado
la mia decisione di non fuggire pi ebbi paura quando
vidi questa citt, che era molto pi grande di quellal-
Hernan Corts, conquistatore del Messico, in un ritratto di anonimo
74
tra dove erano stati sacricati i miei compagni. Anche qui vidi
grandi edici di pietra chiara e piramidi ancora pi alte, e cre-
detti che fosse giunta la mia ora e che sarei nito lass con
il cuore strappato; e invece mi portarono in una piazza dove
si ferm un mucchio di gente, e tutti mi guardavano e mi ac-
corsi che molti ridevano di me. Poi entrammo in una casa pi
bella delle altre, e capii che era la casa del re da quello che
vidi dentro: dieci guerrieri stavano in piedi e ben fermi davanti
a un trono di pietra bianca della migliore qualit, e arriv un
uomo con un bel mantello ampio e tutto ricamato, e con una
corona doro in testa, e grandi orecchini e una collana pure
doro, e bracciali e braccialetti doro e vestito di una tunica
bianca molto pulita.
Gli uomini di guardia a lui si inchinarono, e il re si sedette
sul trono. Lo seguivano degli anziani dallaria solenne e ben
vestiti, e un gruppo di donne tra le quali notai una ragazza
che in seguito seppi essere la glia del re. E il re parl e mi
indic con il suo scettro, che era di pietra verde adorno di
piume colorate alle estremit, e i guerrieri mi portarono da-
vanti a lui, che mi guard dai piedi alla testa. Poi, parl con
gli anziani che sedevano presso di lui, e subito dopo venni
condotto in un grande cortile che era l vicino, circondato da
edici di pietra chiara che avevano davanti porticati su pila-
stri, e l ricevetti un alloggio. Mi portarono dei recipienti colmi
dacqua, e a cenni mi fecero capire che dovevo lavarmi, e mi
diedero una stoffa per coprire le mie parti intime, e una tu-
nica bianca. Mi lavai e vestii in gran fretta, per la gran fame
che avevo, perch se non volevano sacricarmi subito tanto
valeva mangiare, e uscito fuori ritrovai gli anziani consiglieri
del re con altri abitanti della citt seduti fuori nel porticato e
nel cortile, e tutti mi aspettavano, e mi guardavano con molta
attenzione, e senza ridere. A segni indicai che volevo mangia-
re, e subito qualcuno part, e anche se ci volle del tempo inne
ritornarono con cibo strano che non avevo mai visto, fatto con
della farina gialla, e un uccello cucinato, e frutta, e anche una
bevanda gradevole. Mangiai sino a sentirmi sazio, poi rientrai
nellalloggio e mi stesi su una stuoia, e nalmente dopo molti
giorni dormii in pace e a lungo.
La luce cambiata nella biblioteca, e quando alzo gli occhi
mi accorgo che il tempo volato, e nella sala di lettura sono
rimasto solo. Guardo quanto mi rimane ancora da leggere
...devo fare subito delle fotocopie! Il naufrago mi ha fatto di-
menticare lorario di chiusura, ed in modo concitato e pro-
babilmente un po comico che affronto prima la bibliotecaria
e poi laddetta alle fotocopie, che ormai sta per spegnere le
sue macchine. Le spiego che un libro importantissimo e
pure raro, un miracolo averlo trovato, non potr ritornare
perch sono straniero e mi scuso, lo so che tardi e poi vedo
il suo volto maya che fa una smora divertita, e spazientita
insieme, e mi dice Seor, se proprio vuole le fotocopie deve
appoggiare il libro aperto sulla macchina, non tenerlo aperto
sul petto. Per fortuna sono in Messico ...
Quando galoppo fuori dallUniversit la calle 60 si anima-
ta con il trafco serale, come di consueto la musica uisce
allegra da negozi e locali pubblici, ma la mia testa ancora
con Guerrero laggi solo in mezzo ai Maya, e ... ma dove era?
Il tempo di raggiungere il mio alloggio e apro le fotocopie sul
letto, comincio a setacciarle per avere delle risposte, e apro
anche la mia mappa: da come si sviluppa il racconto emerge
che Guerrero arrivato a Chetumal, una citt maya appena a
nord del conne con il Belize, e invece il posto dove i naufra-
ghi appena sbarcati sono stati sacricati Tulum. Ma guar-
da! Tulum oggi a ragione la miglior cartolina della Riviera
Maya, un sogno per il turista che l pu trovare
larcheologia e la natura di fronte a un oceano
di turchese, rovine imponenti sopra una spiaggia
bianca orlata dalle palme. A Chetumal Guerrero
ha trovato casa: dapprima si rende conto di es-
sere schiavo, una propriet del re, ma lo trattano
bene, e ha molto tempo libero, non si parla pi di
sacrici umani, e lui nisce con limparare la lin-
gua. Poi, un giorno fabbrica per passatempo uno
sgabello, o una piccola sedia, e regala loggetto
a un suo compagno di prigionia, un Maya di una
trib vicina preso in battaglia. La cosa suscita
grande meraviglia, il re gli chiede di fabbricare
altri oggetti, e inne gli afda il glio dodicenne
perch gli faccia da insegnante su quel mondo
lontano da cui arrivato il naufrago.
A quanto pare, i Maya di Chetumal, con il loro re
in testa, accettano Guerrero per quello che : un
uomo arrivato da lontanissimo, e che proprio per
Unaltra prospettiva del Castillo di Chichen Itza
75
questo ha tanto da raccontare e insegnare. Assiste alle lezio-
ni anche la sorella del principino, Yxpilotzama; e un giorno,
questa va dal re suo padre e le chiede di sposare Guerrero. Si
sa che le donne, quando ci si mettono, sanno il pi delle volte
ottenere quello che vogliono, ed cos che il naufrago diventa
principe consorte e cittadino di Chetumal a tutti gli effetti.
Quando si sposa, dice di aver 31 anni di et, e sua moglie 21,
nellanno che per i cristiani il 1512, per i Maya un glifo com-
plesso che Guerrero spiega nel suo diario insieme a molte
altre informazioni sulla civilt che lo ha adottato. E, come
nella natura delle cose, la nuova famiglia si allarga: nasce un
bambino che non era bianco e non era scuro di pelle, e con
gli occhi chiari. E ci fu di grande meraviglia e di ansia per
la famiglia reale, che chiam gli indovini e gli uomini della
religione perch vedessero il bambino.
Ma la madre non contenta di tutta questa confusione in-
torno a suo glio, e cos lo protegge dagli sguardi dei curio-
si e dei preoccupati, sino a quando latmosfera si calma. Il
naufrago ci racconta anche della avversione della princi-
pessa nei confronti dei sacricatori e dei riti cruenti, e della
domanda che ella gli pone un giorno, se nella sua patria lon-
tana si strappino i cuori ai prigionieri per offrirli agli di. A
mia moglie risposi che nel mio paese non facevamo sacrici
umani ci racconta Guerrero pi avanti nel diario, ma poi
pensai alle torture nelle prigioni, alla forca e alla garrota, ai
roghi dellInquisizione e alle violenze dei feudatari, e mi ver-
gognai, e non volli pi parlare dellargomento. Parlai invece
delle cose belle del mio paese, e lei mi ascoltava a lungo, e
sempre mi chiedeva di raccontare.
Sar Guerrero che parla, o fra Ventura che intende criticare
i metodi di alcuni religiosi e di molti colonizzatori nelle terre
del Nuovo Mondo, e saranno queste righe che hanno impedi-
to la pubblicazione del suo libro per pi di due secoli e mez-
zo? Domanda questa che rester come altre senza risposta,
ma una cosa comunque certa: Guerrero resta nella terra
che lo ha adottato, e quando avr occasione di andarsene
e di ritornare tra i suoi compatrioti Spagnoli far una scelta
che rimasta famosa. Quando Hernan Corts, il conquista-
tore del Messico, inizia la sua impresa nel 1519 mandando
dallisola di Cozumel pattuglie di esploratori sulle coste dello
Yucatan, secondo la testimonianza di Bernal Daz del Castillo
- che partecip allimpresa - consegna una lettera ad alcuni
indigeni che sanno dove trovare degli uomini bianchi che vivo-
no con i Maya. Fra i nativi, gi si raccontava da anni della loro
esistenza, doveva probabilmente essere una storia di succes-
so, che la gente voleva ascoltare: ed forse per quello che gli
Spagnoli si sentivano a volte apostrofare, pur su una spiaggia
sconosciuta, appena sbarcati: Castiln, Castiln! Vale a dire,
Castigliano. Corts allega alla lettera, dopo accorto consiglio,
anche un riscatto in perline di vetro, alle volte i compatrioti
fossero schiavi da liberare, ed unottima mossa: salta fuori
che il prezzo adeguato per la libert di Jeronimo de Aguilar
(vi far piacere ritrovarlo vivo, immagino), il quale dallanno del
naufragio il servo di un capotrib. Daz del Castillo descri-
ve in modo potente lapparizione di questo naufrago a soldati
spagnoli di pattuglia: questi ultimi non lo riconoscono come un
compatriota, come non lo riconoscer Corts, vedendo invece
semplicemente un indigeno seminudo che si accoccola ai suoi
piedi, e che parla un castigliano a malapena riconoscibile.
Sono passati otto anni da quella fuga attraverso le foreste
dello Yucatan, e badate che Aguilar voleva con tutte le sue
forze rivedere i suoi: secondo de Landa con le sue prime pa-
role chiede se mercoled! Aguilar un Maya per necessit,
potremmo dire, una buccia esteriore, che abbandona di slan-
cio quando Corts gli dona degli abiti alla moda spagnola,
e da quel momento arruolato come interprete di ducia.
Di dentro, insomma, rimasto Spagnolo, e da schiavo di un
capo indigeno si ritrova a anco di colui che diventer il pa-
drone dellimpero messicano. Bella storia!
E Guerrero? La sua storia ancora pi interessante: un
naufrago che non vuole essere n riscattato (non ne ha bi-
sogno, libero da molti anni) n rivestito, n imbarcato.
Aguilar stesso che riesce a ritrovare Guerrero prima di anda-
re a rispondere allappello di Corts, e ci immaginiamo i due
Un giovane meticcio delle Terre Maya oggi
76
che si abbracciano commossi, e la missiva che vie-
ne riletta. E Guerrero che mostra la sua famiglia,
moglie e gli, due maschi e due femmine, e dice
che non pu venire, che la sua vita con il popolo
dei suoi cari. Non rinnega la sua nazionalit, la sua
cultura, la religione cristiana, badate bene, anzi:
dalle testimonianze degli storici si sa che parla di
tutto ci con rispetto, e fra Ventura, a quanto leggo,
ne d conferma ed prodigo di particolari. Ma non
cambier mai idea, come vedo pi avanti nel libro
del frate. A legger Daz del Castillo, poi, pare che
quella che ha meno dubbi sia la moglie di Guer-
rero, la principessa Yxpilotzama, che avrebbe detto
ad Aguilar: Ma guarda un p questo schiavo, che vorrebbe
portarmi via mio marito: vattene, e non immischiarti pi nei
fatti nostri ! Fra Ventura questa cosa non la scrive, e il ri-
uto a Corts proferito in termini non solo diplomatici, ma
amichevoli, tanto che il conquistatore, prima di abbandonare
i lidi dello Yucatan alla volta del Tabasco, manda a chiedere
a Guerrero se ha desiderio di qualcosa: e il naufrago, che
ormai un comandante di guerrieri, gli chiede dei fogli di
carta e un buon coltello castigliano. Gi, la carta per scrivere
quel diario ritrovato da fra Ventura, e il coltello perch i
Maya non conoscevano il ferro, usavano pietre taglienti. Se-
condo il frate di Merida ci sono stati degli incontri fra Guerrero
e soldati e ufciali spagnoli, anche successivamente al suo
riuto ad arruolarsi con Corts, sempre con il ne di avere di
nuovo il naufrago nelle le spagnole, e sempre con il medesi-
mo esito. La prima volta, sbarcano vicino a Chetumal quattro
soldati e due ufciali spagnoli in missione esplorativa e il re
della citt-stato, che sempre il suocero di Guerrero, manda
a chiamare questultimo per dirgli, severamente: L c la tua
gente. V con loro, se vuoi. E, sempre secondo fra Ventura,
Guerrero va, parla amichevolmente con la pattuglia, e riuta
di tornare a essere quello che gli Spagnoli gli chiedono: uno di
loro, un conquistador. La famiglia viene prima.
Ma i tempi ormai precipitano verso quella conclusione che ci
ha raccontato la storia: caduto il Messico dellimpero azteco,
Corts manda i suoi ambiziosi luogotenenti (qualcuno scal-
manato e crudele come Alvarado, qualcuno indo e traditore
come de Olid, ma tutti ancora affamati di tesori e gloria) a
esplorare limmenso paese e a penetrare nel Centro Ame-
rica. Ma se Corts prende il Messico in due anni, e Alvarado
il Guatemala in 15 mesi, lo Yucatan far penare i due Fran-
cisco de Montejo, padre e glio, sino agli anni 40 del 500.
Qui i Maya si battono con accanimento ovunque, nelle loro
tte foreste resistono con tenacia, e gli Spagnoli impiegano
anni e anni per penetrare nellinterno, sino ai tempi di fra
Ventura, come abbiamo visto, con lultima battaglia contro gli
Itz del Peten nel 1697. Lultimo incontro di Gonzalo Guerrero
con i suoi compatrioti drammatico, e avviene al cospetto di
Francisco de Montejo glio, colui che riuscir a sottomette-
re le terre Maya dello Yucatan coronando limpresa iniziata
dal padre. E ormai guerra aperta, il naufrago ha insegnato
tutto quello che sa su come combattono i bianchi ai cittadini
di Chetumal, ci sono state battaglie, e addirittura suo glio
maggiore, che pure lui capo di guerrieri, riuscito si leg-
ge nel diario - a disarcionare uno dei Montejo ma senza riu-
scire nemmeno a disarmarlo, trovandosi a colpire invano una
corazza di ferro con una mazza di pietra. Passano alcune set-
timane, e in uno scontro il giovanotto viene preso prigioniero
insieme a un suo compagno. Ed ecco che il nonno, vale a dire
il re e suocero del naufrago, manda a chiamare suo genero,
e in tono imperativo gli dice di andare a recuperare suo ni-
pote con le buone, e che, se non ci riesce, ci penser lui con
le cattive. Vale la pena che vi legga quello che scritto nel
diario del naufrago, la scena si svolge in un campo forticato
spagnolo eretto con palizzate di legno vicino a Chetumal.
Guerrero l, in abito di Maya, con i tatuaggi e gli ornamenti
del suo rango tribale, e affronta de Montejo glio con il suo
stato maggiore: Quali sono le parole del signor vostro suo-
cero, visto che voi siete solo un messaggero? Ditecele, senza
tanti indugi mi chiese il signor Capitano Generale. E io gli
risposi: Il re mio signore e mio suocero vi chiede di lasciare
libero suo nipote Xiu, altrimenti domattina allalba, radunate
tutte le genti di guerra del suo regno, vi attaccher. Questa
una minaccia ! disse il signor Capitano Generale de Montejo
adirandosi molto, ma si alz subito in piedi il signor capitano
don Alonso de Dvila, e avvicinatosi a don Francisco de Mon-
tejo gli disse: Signore don Francisco, vi prego di considerare
la richiesta che ci fa quel pazzo per bocca di questo rinnegato:
si potrebbe dirgli che pu tornare ora da quella gente che or-
mai la sua gente, e che decideremo al tramonto il da farsi.
E il Capitano Generale si fece pensieroso, strinse una mano
a pugno e se la port sulla bocca, e dopo un poco di tempo
mi chiese: E voi, Gonzalo Guerrero, che cosa vi ha spinto a
portarci questa ambasciata ? Signor Capitano Generale gli
risposi il ragazzo ribelle non altro che mio glio Gonza-
lo Guerrero Xiu. Il signor de Montejo mi guard con molta
sorpresa, e poi si avvicin, mi prese per un braccio e scuo-
Il centro dellarea sacricale di Tulum
77
tendomi con gran forza mi disse e cos questo ribelle vo-
stro glio, e voi gli avete insegnato a prendere le armi contro
lesercito di Castiglia ! Mi lasci, mi volt le spalle e si mise
a camminare su e gi con le braccia su petto e con il pugno
sulla bocca, poi si appoggi al tavolo con entrambe le mani
aperte, e mi ss a lungo, quindi mi disse: E sia, andatevene
alla buonora Gonzalo Guerrero, e ritornate qui al tramonto.
Al tramonto, Guerrero trova ad aspettarlo davanti al campo
spagnolo due frati che lo rassicurano: le loro preghiere devono
aver sortito effetto, perch il Buon Dio ha mosso a compassio-
ne il Capitano Generale, e i due ragazzi maya verranno liberati
e non giudicati come ribelli. Ed ecco le parole di de Montejo:
Venite qui don Gonzalo, e badate bene, io ora vi riconsegno
vostro glio vivo, e sapete gi che c la pena di morte per chi
prende le armi contro di noi e questo ragazzo ci ha dato molti
problemi attaccandoci in imboscate con diversi dei suoi. Ma
vi avverto che lo uccideremo se torner a combatterci, quindi
trovate voi un rimedio. Ora andate con i miei ufciali, e ripren-
detevi vostro glio e laltro facinoroso che abbiamo catturato
con lui. I signori aleri don Luis del Campillo e don Blas de
Glvaez mi accompagnarono dove tenevano i due ragazzi, e
vidi che erano chiusi in una capanna ma molto robusta, tutta
fatta di forti pali di legno, e anche il tetto era rinforzato. E a
veder la loro prigione, mi ricordai di quella capanna a Tulum
dove avevo aspettato la morte insieme ai miei compagni tan-
ti anni prima, e da dove eravamo riusciti a scappare; ma da
questa no, non si poteva, era molto ben fatta e sorvegliata.
E allora mi vennero le lacrime agli occhi, e cominciai a chia-
mare mio glio, e lo chiamai in spagnolo, e lui mi rispose nel-
la stessa lingua Padre, ma che ci fate qui ? e le guardie e i
signori aleri si meravigliavano molto, che un soldato maya
parlasse cos bene la lingua di Castiglia. Gli aleri comunica-
rono lordine del Capitano Generale, e le guardie, appoggiate
le armi, tolsero i pali che chiudevano la capanna e lasciarono
liberi i due ragazzi, poi, gli ufciali ci accompagnarono fuori
dal campo e ci salutarono. Era ormai buio, e i soldati avevano
acceso i fuochi. Subito andammo in citt, per ricondurre mio
glio davanti a suo nonno, signore di Chetumal.
Qui nisce il diario di Gonzalo Guerrero, questo proprio lul-
timo foglio. Riordino le fotocopie e libero il letto, sul quale poi
mi sdraio molto volentieri, visto che ormai notte anche qui a
Merida, e fra poche ore dovr andare in aeroporto. Il naufra-
GUATEMALA HONDURAS - Il meglio di Guatemala e Copan - PARTENZE: 30/10/2014; 16/04/2015
GUATEMALA HONDURAS MESSICO - Luoghi sacri tra foreste e umi - PARTENZE: 22/11/2014; 21/02/2015
GUATEMALA HONDURAS BELIZE - Triangolo Maya - PARTENZE: 06/12/2014; 07/03/2015
GUATEMALA - Capodanno in Guatemala - PARTENZA 27/12/2014
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go mi ha fatto compagnia come pochi. Il diario incompiuto,
ma so gi come va a nire la storia. Il cronista Oviedo scrive
che Guerrero mor a Chetumal nel 1532 quando i luogotenenti
di Montejo ritornarono in forze; c poi una lettera scritta da
Andrs de Cereceda il 14 Agosto 1536 a Carlo V - sovrano di
Spagna e del Sacro Romano Impero - nella quale si descri-
ve una battaglia avvenuta a ne giugno di quellanno nellin-
sediamento indigeno di Ticamava, nel territorio dellattuale
Honduras. Lo scrivente avrebbe trovato il corpo di un bianco,
ma tatuato e con le insegne di un capo maya, caduto in com-
battimento colpito al petto da una archibugiata. Secondo de
Cereceda, luomo sarebbe arrivato da Chetumal al comando
di cinquanta canoe da guerra per aiutare Cicumba, cacicco di
Ticamava, contro gli Spagnoli. Lidenticazione controversa:
sar sempre lui, Gonzalo Guerrero, o qualcun altro ?
Sar morto a cinquantanni, o avr vissuto molto meno? Pri-
ma di chiudere gli occhi, penso agli anni - venti o anche meno,
sia pure - che Gonzalo ha vissuto da maya, e a un certo punto
per sua scelta. Lui, un conquistador, stato conquistato da
quella terra e da quella gente che poi diventata la sua casa
e la sua famiglia. Ha pagato la sua scelta, ha combattuto e
ha perso. Eppure, quando andiamo a vedere, alla lunga il
frutto della sua scelta che ha vinto, e questo naufrago appare
pi moderno di Corts. Oggi il Messico appartiene ai metic-
ci, come il Centro America, come il Sud America, sono loro
la maggioranza. Oggi lorgoglio di Castiglia, che pretendeva di
dominare tutto il Nuovo Mondo, lo andiamo a vedere nei mu-
sei e nei libri, mentre mi piace pensare che i discendenti del
naufrago sono vivi, insieme a milioni di altri, e sono il futuro,
non materiale darchivio. Quel sangue meticcio ha chiesto, e
chiede, giustizia per le madri indigene, e per un solo popolo.
Nelle rivoluzioni dellAmerica Latina scorre anche sangue me-
ticcio. Jos Vasconcelos, messicano, nel 1925 ha scritto, par-
lando della sua terra: la patria dei meticci che lanno forgiata,
meticci prodotti da due o tre razze diverse, ma portatori dello
spirito di tutte le culture; di questa fusione dice: ricca di tutte
le potenzialit delle razze precedenti, la razza nale, la razza
cosmica. Cos, dunque: dalla scelta per la famiglia alla razza
cosmica, dallo scontro fra mondi alle rivoluzioni, e alla ne,
fra le mura di casa, lumanit che diventa una sola. Grazie,
naufrago. Adis !
Paolo Ghirelli
Esperto Kel 12
FOCUS SUL MONDO MAYA
78
Notizie dalla
Gran Chichimeca
Tra le crepe sconosciute del Messico del nord
I
l gruppetto procede in la indiana lungo la parete di
roccia, di prolo come le gurine di quei tiri al ber-
saglio dei luna park dun tempo. Apre il cammino un
uomo scuro, vestito di magro e polvere, con una ban-
dana in testa. A capo chino, la sua mano stringe la cavezza
dellasino, che segue dondolando il capo come la pompa
dun vecchio pozzo di petrolio. Carico di sacchi precede
due capre e le donne, variopinte con le gonne lunghe al
vento, un vento pungente e svelto, quello di montagna. Poi
viene il nugolo di bimbi, per mano come una catena dori-
gami. Sono i rarmuri.
I rarmuri, o tarahumara, nella dizione storpiata spa-
gnola, si sono rifugiati tra questi monti quando linvasore
ispanico ha cominciato a inltrarsi, piccone in spalla, nel-
le terre basse di Chihuahua, sugli altopiani desertici, in
cerca di metalli preziosi. Son pi di tre secoli, ormai. Die-
tro ai suoi muli, la mano sul calcio del fucile, veniva dalle
piste pietrose del Sud, aprendo pian piano il Camino Real
de Tierra Adentro, quello che dal porto di Veracruz passava
per Citt del Messico e si dirigeva alle miniere del Nord,
per terminare nella citt di Santa Fe, ora New Mexico, USA.
Per non aver fastidi con chi nulla poteva capire del dio Sole
e la dea Luna, i rarmuri si ritirarono dalle pianure come
una pozza dacqua al sol destate, inltrandosi in labirinti
dorridi e di forre che solo la diceria duna montagna doro
o danime da salvare! poteva dipanare. Cos, vennero
uomini vestiti di nero. Seminavano Dio aspergendo acqua-
santa. Allinizio del Seicento i primi gesuiti caddero vittime
delle pecore ribelli che anelavano accudire. Poi tornarono
insieme alle armi, quelle del Vicer di Spagna, che si por-
tarono dietro il mondo.
Via gli iberici, ecco i messicani. Gente strana, considera
Victoriano, uno dei pochi rarmuri che ha avuto la curio-
sit di rivolgermi la parola. Noi li chiamiamo chabochis.
Tutti: mestizos e bianchi. Anche te, precisa, sorridendo
per addolcirmi quella che per lui unoffesa. Vogliono
fare quel che gli pare. Vendono le nostre
terre alle imprese minerarie straniere,
continua amaro, e poi quelli radono al
suolo le nostre pinete, e con il cianuro di
sodio avvelenano i nostri umi. Ma questa
ancora casa nostra! afferma dorgoglio
facendo respirare lo sguardo su uno dei
panorami pi solenni del Messico. Siamo a
2400 m daltitudine, seduti su un promon-
torio in bilico sulla Barranca de Urique, una
delle tante che formano le Barrancas del
Cobre, i canyon del rame, un sistema di
canaloni e precipizi pi esteso del Grand
Canyon americano.
Sotto di noi uno strapiombo di 1879 metri,
e il ume, lUrique, che gorgoglia nella sua
gola fonda diretto, come tutte le altre cre-
pe dacque millenarie della zona, verso il
Pacico. Intorno, un territorio stropicciato
che mischia il verde col marrone in un pa-
Veduta dei canyon della Barranca del Cobre
79
esaggio intatto, dove le strade son piste o sentieri. Tranne
quella da Chihuahua, che per si interrompe proprio qui
sul Divisadero, lo spartiacque. Poi, solo una ferrovia, uni-
ca superstite per passeggeri di tutto il sistema ferroviario
messicano, in grado di scollinare per
seguire il ume tra decine di tunnel e
ponti arditi.
La chiamano CHEPE, iniziali della linea
Chihuahua-Pacico, e ormai una star
del turismo messicano, con carrozze di
prima classe, bar e ristorante. Sedici ore
per farla dun ato, ma ci si pu fermare
e ripartire in ogni stazione. Io qui sono
arrivato in autobus, o meglio a Creel, il
centro turistico maggiore della zona. Per
strada cerano veicoli carichi di sacchi
bianchi, proprio come quelli in grop-
pa allasino. Erano derrate alimentari:
mais, fagioli il soccorso nazionale per
la siccit senza precedenti abbattutasi
qui negli ultimi mesi.
Cibo, per, ne arrivato poco, spiega Victoriano quando
gliene parlo. Le bestie muoiono. Rischiamo di morir tutti
di fame. Il governo parla, ma son messicani, non c da
darsi! conclude con un sospiro nel vuoto tipo capo india-
Divisadero, ambulante alla fermata del Chepe, il treno Chihuahua-Pacico
Le calzature dei rarmuris, utilizzate anche durante la corsa rituale
80
no dei lm western. Dopotut-
to sono parenti, i rarmuri,
di quelle genti. da l che
sono venuti, secoli fa, stabi-
lendosi proprio qui, nel Far
West messicano. Gran Chi-
chimeca, lo chiamavano gli
spagnoli. Un nome che evo-
cava barbarie e oscurit. Si
estendeva a nord di Zacate-
cas, nelle zone aride solcate
da trib misteriose senza s-
sa dimora, genti dedite alla
scorreria e allimboscata. Ma
si sa. I nomadi hanno sempre
fatto paura.
Sono gente schiva, i rarm-
uri. Si sposano tra loro, par-
lano una lingua che preser-
vano da orecchie estranee.
Seguono le antiche tradizioni
fatte di danze primarie e di-
sadorne, nelle quali scim-
miottano asini, pecore, cervi.
Fanno offerte a un Dio pieno
di precolombiano pagane-
simo, innafate di ubriaca-
ture sacre, le tesginadas,
riunioni tradizionali rette dal
tesgino, bevanda alcolica
di mais e canna fermentata,
durante le quali la comunit,
dispersa tra i monti, ha oc-
casione dincontrarsi e fare
festa.
Poi c la corsa. Un rituale
di cui, complici lacune nel-
la tradizione orale, s perso il signicato originario, che
di certo non sar stato, come qualcuno dice, solo per al-
lenarsi a raggiungere la casa del vicino, sempre oltre la
montagna o in fondo alla valle, o per braccare un cervo in
capo al mondo, no ad acchiapparlo per snimento a mani
nude. Comunque sia, tuttora un elemento fondante della
comunit rarmuri, nome che non a caso signica quelli
dai piedi leggeri. La praticano in tanti, e la sfoggiano nella
competizione rituale che chiamano rarajipari.
Tanti Abebe Bikila dAmerica che gareggiano scalzi su
sentieri di terra e di pietra, o calzando huaraches, sandali
semplici la cui suola ora spesso un vecchio pneumati-
co, legati alle caviglie con lacci di cuoio. Durante la gara
devono calciare una sfera di legno pieno delle dimensioni
duna palla da baseball aiutandosi con un bastone, e te-
nerle dietro no al traguardo. Giorno e notte su una pista
sterrata, per salite e discese ripide in mezzo agli arbusti
spinosi, per distanze no a duecento chilometri, con i tifosi
che gli portano da bere e da mangiare, che illuminano la
strada con le torce.
Anche Victoriano, 55 anni, un corridore. Qualcuno, un
giorno, gli ha proposto di andare in America a fare una
maratona. Alcuni amici lhanno fatto e lhanno vinta sen-
za sforzo, ma lui non se l sentita. Non voleva allonta-
narsi dalle sue montagne. Vive da sempre qui, in fondo
al canyon, vicino a Batopilas, che nel Settecento, gra-
Rarmuris, la corsa rituale, nei boschi della Barranca
81
IN VIAGGIO
CON LINFAME
IL NUOVO LIBRO
DI PAOLO BROVELLI
Tra le vie di terra e dacqua
del Brasile e della Bolivia
zie alle miniere, era una delle citt maggiori del Chihuahua,
con migliaia di abitanti, e oggi un villaggio di polvere.
Molti della sua famiglia abitano ancora negli anfratti granitici dei
monti, grotte spoglie di tutto e affumicate dai mille fuochi dinver-
no, quando la temperatura pu calare ben sotto lo zero.
Lui invece ha una casa di legno e qualche bestia. Di recente, dice
mesto, un lupo gli ha portato via una capra.
Poi, prima di salutarmi: Il lupo lo perdono, dice con un l di
voce. il chabochi che non posso perdonare. Lui, ci ha portato
via la nostra anima.
Paolo Brovell
Esperto Kel 12
Barrancas del Cobre e le balene della Baja California
PARTENZE: 19/01/2015; 23/02/2015; 30/03/2015
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VIAGGIO IN MESSICO TRA I RARAMURIS
DELLA SIERRA TARAHUMARA
Abitazione troglodita, casa tradizionale dei rarmuris della Sierra Tarahumara

82
Dal Tempio dOro
dei Sikh alla festa
dei Nihang, i mistici
guerrieri del Punjab
Pellegrinaggio in unIndia fuori dal tempo,
alla scoperta di una tradizione sconosciuta

LIndia cos grande che le sue diverse


parti vivono in secoli differenti, ha scrit-
to una volta Arundhati Roy, lautrice de Il
dio delle piccole cose. E ha ragione. Qui
in Punjab scordatevi la frenesia della modernit, il
boom economico indiano, il trafco delle citt, lhi
tech e i call center. Il Punjab, unico Stato indiano
a maggioranza Sikh, una regione agricola abita-
ta perlopi da contadini, e pochissimo frequentata
dagli occidentali: vive in un altro tempo, dove il mito
e la spiritualit fanno ancora parte della vita quoti-
diana. Se cercate unIndia al di fuori della globaliz-
zazione, qui la troverete.
Sono tanti anni che studio la cultura dei Sikh (il mio
primo libro su di loro del 1990) eppure ogni vol-
ta che mi trovo qui, davanti al Vaticano dei Sikh,
mi emoziono. naturale: questo luogo, il Tempio
dOro di Amritsar, di una bellezza abbagliante.
lora del tramonto, e i raggi obliqui del sole bat-
tono sulle pareti e sulle cupole auree del Golden
Temple riettendosi sul lago sacro che lo circonda
e dipingendo cos le acque di rosso e doro. Intorno
al lago c un piccolo mondo candido punteggiato
di colori: un rettangolo di antichi edici bianchis-
simi (soprattutto ostelli per pellegrini) che include
un altro rettangolo di marmo bianco, il cammino
sacro dei pellegrini Sikh, dove i maschi avanzano
portando eri i loro turbanti gialli o blu, e le donne
Nihang, vecchi e bambini
83
eleganti come principesse indossano gli abiti multico-
lori della tradizione. Ovunque nellaria risuonano i kirtn,
gli inni sacri che musicisti e cantori eseguono nel Tempio
dOro, e a un certo punto sembra che colori e musica si
fondano insieme, sicch la cosa pi saggia che noi possia-
mo fare sederci e ascoltare/guardare la vita che scorre
davanti a noi.
I Sikh sono solo il 2% della popolazione indiana ma il Punjab
la loro terra e Amritsar il cuore pulsante della loro religio-
ne, il Sikhismo. Nacque fra il Quindicesimo e il Sedicesimo
secolo ad opera di un Guru, Nanak, che voleva conciliare
le due religioni predominanti e sempre in guerra fra loro:
lInduismo e lIslam. Proprio per questa ispirazione paci-
ca e conciliatoria il Sikhismo contiene elementi sia islami-
ci sia ind, e il suo libro sacro il Guru Granth Sahib ha
una particolarit unica al mondo: lunico testo fondativo
di una religione che contiene anche inni di altre religioni. Il
loro libro sacro, il Guru Granth Sahib, lo vedremo allinter-
no del Tempio dOro: situato su un piccolo trono sormon-
tato da un baldacchino dorato e gli fanno aria con lunghi
ventagli di piume come se fosse un uomo perch ha preso
il posto di qualsiasi guru umano, dato che contiene la pa-
rola del Guru supremo che Dio.
Il Tempio dOro ha quattro porte aperte verso nord, sud,
est e ovest, perch Dio accoglie tutti, da qualsiasi luogo,
dicono i Sikh. E questo senso di accoglienza profondo e
reale: i Sikh sono straordinariamente ospitali. Possiamo
sperimentare la loro ospitalit entrando nelle gigantesche
cucine-mensa (chiamate Langar) che si trovano in un edi-
cio vicino al lago del Tempio dOro.
Appena entrati nel Langar ci siederemo a terra su lunghe
stuoie, accanto ai Sikh, e insieme a loro consumeremo un
pasto caldo che ci verr offerto gratuitamente. (Star al no-
stro buonsenso, poi, lasciare una piccola offerta, che co-
munque non obbligatoria). Tutti i templi sikh (compresi
quelli esistenti in Italia) hanno un Langar annesso al tempio,
ma in nessun luogo al mondo c una cucina-mensa gran-
de come quella del Tempio dOro, che offre ai visitatori ben
cinquantamila pasti al giorno. Com possibile un lavoro cos
titanico? Semplice: con il volontariato.
Tutti i Sikh - vecchi e giovani, uomini e donne dopo il lavoro
o la scuola fanno servizio volontario nel Langar: il servizio agli
altri (che chiamano Seva) il primo dovere di un Sikh perch
accogliendo gli altri accogliamo Dio, dicono. Nelle cucine
vere e proprie anchesse immense troveremo un pacico
esercito di persone che pelano patate, cuociono lenticchie,
lavano piatti, mescolano minestroni in pentole enormi e
quando entreremo ci verr naturale unirci a loro, impastare
Amritsar. Due sikh si immergono nelle acque sacre nei pressi del Tempio dOro
84
con loro la farina per fare il pane, o sbucciare laglio con loro.
Sempre, in ogni circostanza, verremo accolti con un sorriso. E
ce ne andremo con un senso di gratitudine per quella singo-
lare esperienza comunitaria. Questo spirito di accoglienza
ancora pi vivo oggi, che un giorno speciale. Oggi infatti il
Tempio dOro e i Langar sono stracolmi di pellegrini perch
i Sikh si stanno preparan-
do al grande pellegrinaggio
dello Holla Mohalla, il festi-
val religioso che si celebra
una volta allanno in unaltra
localit sacra del Punjab:
Anandpur Sahib.
Se Amritsar il cuore della
spiritualit Sikh, Anandpur
Sahib il cuore dellOrgo-
glio Sikh, il centro segreto
della loro identit, dove una
volta allanno, seguendo le
date variabili del calendario
lunare, celebrano le proprie
tradizioni con i tornei guerreschi dello Holla Mohalla. Se
ad Amritsar abbiamo incontrato pochi turisti, ad Anandpur
Sahib non ne incontreremo praticamente nessuno.
Io sono stato il primo in Italia ad avere frequentato lo Hol-
la Mohalla e posso testimoniarvi ci che troveremo: tre-
centomila Sikh festanti, e in mezzo a loro non pi di una
cinquantina di Viag-
giatori occidentali.
Uso appositamente la
parola viaggiatori,
e non turisti. Per-
ch Anandpur Sahib
sconosciuta ai non-
Sikh, e non ha nulla di
turistico.
Che cos dunque lo
Holla Mohalla? E uno
dei festival religiosi
pi autentici e incon-
taminati dellIndia,
durante il quale lelite
Folla nel Tempio dOro
Cuoco nelle cucine del Langar
85
dei Sikh per tre giorni si esibisce in arti marziali con la
spada e con il fuoco, a cavallo e con le lance, in tornei di
sapore medioevale, per ricordare la rifondazione in senso
marziale della comunit.
Avvenne nel 1699: da un secolo i Sikh erano perseguitati,
umiliati e uccisi dagli imperatori della dinastia Mughal,
che pretendevano di convertirli allIslam. Nel 1699 il de-
cimo e ultimo Guru dei Sikh, Govind Singh, decise di ri-
fondare la comunit in senso marziale, con nuovi costumi
e nuove regole: non pi fuggire ma combattere, non pi
nascondersi ma farsi riconoscere, anche nellaspetto si-
co. Barba lunga e capelli lunghi raccolti sotto il turbante,
per gli uomini; per tutti uomini e donne un pugnale (il
kirpan), e altri segni come un braccialetto dacciaio.
Per gli uomini il cognome Singh: leone. Per le donne il co-
gnome Kaur: principessa. E per tutti un voto: essere pronti
a morire per difendere il Sikhismo e la propria gente. La
nuova comunit riformata chiamata Khalsa costituisce
da allora e ancor oggi lortodossia del Sikhismo, la sua
corrente pi tradizionalista. Lo Holla Mohalla il suo fe-
stival, celebra la fondazione del Khalsa: il suo momento
pi sacro la venerazione delle spade, delle lance e degli
scudi appartenuti al Guru che la fond, Govind Singh, e
oggi conservati nel tempio principale di Anandpur Sahib.
Ma i veri protagonisti, gli eroi dello Holla Mohalla, sono gli
Uomini Blu dellIndia: i Nihang. Molti di voi avranno sentito
parlare degli Uomini Blu del Sahara, i Tuareg. Sconosciu-
ti a tutti invece (e volutamente) sono gli Uomini Blu del
Punjab, i Nihang, una confraternita di mistici guerrieri.
Sono llite, i portabandiera della tradizione Sikh, i difen-
sori della fede. Usano vivere dispersi e lontani dal bruso
delle citt, rifuggono la modernit, non parlano inglese e
non cercano turisti, lavorano senza padrone, proteggono
i templi, si riuniscono solo una volta lanno e in un uni-
co posto: per lo Holla Mohalla ad Anandpur Sahib. Vestiti
come i Tuareg ma con turbanti molto pi grandi sono
maestri darme (spada e lancia) e ad Anandpur Sahib sono
loro ad esibirsi in arti marziali dogni genere. Spettacolare
il torneo a cavallo che si svolge su un grande prato fuori
citt, quando i Nihang eccellenti cavalieri galoppano fra
due ali di Sikh esultanti e poi si piegano per inlzare al volo,
sulle lance, piccoli blocchetti di eno sparsi sul prato, tor-
nando poi indietro in piedi sul proprio cavallo, o in bilico su
due cavalli.
Domani proseguiremo per Faridkot, dove vedremo un esem-
pio unico di convivenza religiosa, con un tempio sikh che
contiene una moschea (perch Dio accoglie tutti). E pi
avanti arriveremo nella parte meno turistica del Rajasthan,
lo Shekhawati, per ammirare gli Haveli, le meravigliose resi-
denze affrescate dei mercanti Marwari, dove pure dormire-
mo. Ma oggi abbiamo il privilegio di vedere gli ultimi Nihang,
personaggi di unIndia antica destinata a scomparire presto,
sotto i colpi della globalizzazione. I loro cavalli scalpitano,
alzando zolle di terra. Le lance sono tese. Il pubblico dei Sikh
grida a pi non posso. I Nihang partono al galoppo.
Marco Restelli
Giornalista specializzato sull Asia, blogger
(www.milleorienti.com) e docente di cultura indiana
all Universit degli Studi di Milano
Cuoco nelle cucine del Langar
Marito e moglie
Donna e glio
Punjab, testimoni della festa Sikh di Holla Mohalla
PARTENZA 14/03/2015
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IN INDIA CON MARCO RESTELLI
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87
Quellanello in cambio
del mio regno
Terre dIran: leredit di Ciro tra spezie, gioielli
e caravanserragli
I
sfahan, pi che una citt una piazza, i colori delle Mo-
schee che vi si affacciano, la simmetria delle forme
di ciascuna e lasimmetria dellinsieme pur raccolta
nella geometria della piazza. Tutto inizia in una stanza
dalbergo di Teheran, un mattino presto in cui il sole gi
alto. Spalanco le tende e la vista delle montagne alte e aride
cos vicine, giusto dietro la la dei palazzi, mi fa pensare ed
esclamare a voce alta sembra Kabul!. Io a Kabul non ci
sono mai stata e soprattutto sono in Iran perch ci sono
voluta venire e da anni anelo questo luogo.
Mi piace sapere che lAfganistan l accanto, giusto verso
est con le sue asprezze e aridit, con i nodi mai sciolti della
politica e le forze invasive di chi ha sparato contro un intero
popolo che, complici montagne e caverne, sopravvive agli
invasori. LIran sta in mezzo, pensa allAmerica tutto il tem-
po ed paradossale che tanti americani siano giusto oltre
il conne e che in ogni caso il Grande Satana tanto odiato
dalle autorit sia cos anelato dal popolo che nelle citt fa di
tutto per aderire al modello che si vorrebbe bandire. LIran
e il suo giovane popolo che sogna la California e consuma
droga in quantit, vivono isolati, perch a partire dalla ri-
voluzione del 79 la politica e il potere hanno decretato che
debba andare cos, almeno per ora.
Quellanello in cambio del mio regno
Mi aggiro per il Bazar di Isfahan che molto ha della bellez-
za del nome che porta. Mi fermo nei pressi di un gioiellie-
re che pare avere alcuni gioielli turkmeni interessanti. Gli
chiedo di mostrarmene alcuni e lui frugando con le dita tra
mucchi di argenti cerca cose che sa essere nascoste l sotto
ed estrae tre anelli a fascia con molti pendagli che fanno
rumore. Su uno di questi ci sono alcune pietruzze color del
mare; lo provo pi volte. Mi accorgo che appoggiata col go-
mito al banco del gioielliere c anche una ragazza iraniana
che mi osserva. Le iraniane non comprano bijoux etnici tanto
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Suq di Shiraz
88
meno dargento. Loro, possibilmente giallo
e vistoso va di moda e piace. Ma le ragazze
si vestono come da noi, sotto gli spolverini,
si rifanno il naso alloccidentale, ascoltano
la nostra musica e guardano verso tutto ci
che accade ad ovest con desiderio e voglia
di toccare, prendere e immedesimarsi. Io
continuo a provare il mio anello e lo rigiro tra
le dita indugiando sulle pietruzze azzurre.
Vorrei comprare qualche gioiello ma costa-
no troppo.
Ripongo sul bancone tutto ci che ho pro-
vato e il gioielliere, per invogliarmi, mi dice
di tenere lanello che costa proprio poco ma
io, slo anche quello e glielo restituisco. Me
ne vado sperando che pi tardi il vecchio dei
gioielli cambi idea e abbassi il prezzo. Mi av-
vio tra le spezie alla ricerca di datteri. Quando torno egli
indaffarato con altre clienti iraniane. Mi intrufolo tra le altre
per chiedergli di farmi vedere nuovamente i gioielli di pri-
ma certa che non li abbia venduti a nessuno. Cerca per un
po quellanello e si scurisce in volto perplesso perch le sue
mani frugano sempre dove sanno di trovare. Poi si ricorda,
sorride e mi fa cenno di averlo venduto alla ragazza che mi
osservava mentre lo provavo e rimiravo. Liraniana non si sa-
rebbe mai comprata un anello turkmeno in argento, spor-
co, usato e ammaccato se non avesse visto me, bianca
doccidente, provarlo e maneggiarlo con tanta bramosia.
Ora che quellanello dellAsia Centrale suo, sar convinta
di essersi presa e messa addosso un pezzo di occidente.
Fumare sognare
Nel tardo pomeriggio si scatenato un temporale breve ma
violento che ha provocato un fuggi fuggi generale sotto le
arcate del bazar di Isfahan. Per un po mi sono rintanata in
una sala da t dove la gente va a fumare il narghil. Al lo-
Suq delle spezie a Isfahan
Il villaggio di Nayband
89
cale si accede da un cortile invaso di roba vecchia abbando-
nata, su cui si affacciano case mal messe e tutte diverse tra
loro. Nel vuoto tra luna e laltra si apre un varco che offre
la vista su una casa in argilla che cade a pezzi. Resto rapita
a guardare la bellezza che colgo solo io in quella supercie
color sabbia, cadente e ruvida, che innesca limmaginazio-
ne e mi permette di vagheggiare tutta Isfahan, cos come
doveva essere nel passato, anche solo prima degli anni 80.
Il bar del narghil un cunicolo che gira intorno al corti-
le e il softto affollato di lanterne di ogni foggia, colore,
dimensione, provenienza. C unentrata per gli uomini e
una per le famiglie e quindi anche per le donne. Tanto per
cominciare mi sbaglio ed entro dalla parte riservata agli
uomini e a quel punto con aria indifferente da fuggitiva mi
avvio verso il settore misto a testa bassa ma colgo con la
coda dellocchio le sagome dei giovani seduti gli uni davanti
agli altri, muti, intenti a sofarsi addosso volute di pipa.
Oltre il corridoio invaso dal fumo maschile se ne apre uno
appena pi largo separato dal primo da una cascata di li di
perline. Davanti ad una tazza di te e ritagli di pasta sfoglia
fritti e mielosi osservo lIran delle giovani coppie, delle fami-
glie moderne e delle amiche che vengono in questo luogo
che sia sicamente che in metafora sta sotto la realt di
tutti i giorni. Pochi metri sopra, lodore delle spezie, mucchi
di ribes rossi e chicchi oblunghi di uva passa dorata tentano
di evocare un mondo di antichi splendori persiani; qui sotto,
i volti truccati in modo vistoso delle giovanissime iraniane
raccontano unaltra storia, quella dellIran moderno che
cuce lingue e labbra invano perch gli sguardi sono gi tutti
avanti, ben oltre i muri del regime. Finito il temporale lascio
lantro del narghil e torno in piazza. lora blu che precede
il buio della notte. Le cupole e i minareti sono illuminati e
la voce del muezzin si spande per laria frizzante contro cui
mi avvio con passo celere. Mi fermo e, immobile, rimango
ad ascoltare quella voce che sovrasta la pizza in questo mo-
mento di assoluta perfezione. Decine di iraniani sono seduti
sulle coperte stese sul prato a consumare i loro pic-nic.
Mandorle e deserto
Il sud ha il calore e i colori di ogni sud, una pastosit di for-
me che intenerisce lanimo e gli d respiro al tempo stesso.
Sono rocce aride prive di un solo lo derba ma pregne di
colori cos forti, cotti dal sole che si resta a bocca aperta a
seguire i loni cromatici e i loro intrecci; sono mandorli o-
riti di bianco e prugni color glicine, oasi di pioppi e palmeti
ttissimi intorno alle oasi di argilla che il tempo e la terra
che trema hanno reso casa di fantasmi. Sono i Kalut del de-
serto, pinnacoli di argilla friabile, coperti di neve o spaccati
dal sole secondo i mesi: isole di pietra su pianure lisce. E
poi spianate sconnate di sale che afora secondo esagoni
irregolari a creare una trama su un suolo che senza quel
biancore sarebbe ancora pi spoglio. Correndo lungo chilo-
metri di asfalto si scorgono ai lati ruderi di caravanserragli,
luoghi anelati dalle carovane cui offrivano calore, cibo, ac-
qua e un giaciglio. Quanto vorrei essere vissuta allepoca di
quelle carovane, accendere il fuoco in cima alle torri perch
i carovanieri lo avvistassero, sentirli avvicinare ai portoni di
legno e vederli accamparsi con centinaia di dromedari nel
cortile centrale, sotto cieli neri di stelle. Un guardiano, s,
sarei voluta essere il guardiano di un caravanserraglio.
Ribes come rubini e gelato allo zenzero
Il bazar di Shiraz disorienta come ogni luogo che nasconde
segreti dentro vicoli, sotto arcate, in mezzo agli odori. Muc-
chi di ribes rossi disidratati si ergono a anco di montagne
di polveri speziate dallaroma fortissimo. Ora che ci penso
li vedo sempre sparsi, durante i pasti, sopra il riso bian-
co. Boccioli di rose secche traboccano da sacchi di iuta e
il loro profumo delicato si coglie solo avvicinando le narici
a quei petali rinsecchiti e delicati. Quando il caldo asciuga
la gola mi avvio verso un negozietto che vende gelati e ne
Giovane donna di Nayband
90
provo uno allo zenzero. Strano sapore che non mi aspetto.
Lo assaporo tra le spezie e le stoffe scintillanti del baraz;
metri e metri di tessuti colorati e brillanti scendono da ogni
dove riversandosi sui banchi e i pavimenti delle botteghe.
Le donne nomadi Qashqai acquistano quelle pezze stracol-
me di lustrini e ricami per confezionare gonne e corpetti da
indossare nella quotidianit pastorale e durante le feste. Al-
cune si aggirano davanti alle botteghe: sotto il chador nero
sfuggono balze coloratissime che disegnano silhouette che
solo i pascoli, le greggi, i grandi spazi aridi, le tende nere
possono accogliere. Una di queste donne si ferma davanti
ad un mucchio di petali viola di ori buoni per fare infusi.
Chiede qualcosa al negoziante, maneggia tra le dita ancora
un po di petali e se va, tanto in primavera i pascoli saranno
un tripudio di ori.
Dire donna dire velo
Una donna pu tentare di capire lIran meglio di un uomo;
prima ancora di scendere dallaereo, tutto cambia. Lidea di
portare il velo per alcune insopportabile per altre sembra
un vezzo che diventa pretesto per giocare ma quando il co-
mandante del volo annuncia che si sta per atterrare tutto
un agitarsi di mani che tentano di sistemare sul capo pezzi
improbabili di tessuto. Il velo va portato ovunque e sempre,
salvo nella propria camera dalbergo. Basta che scenda
una volta e ti senti nuda, tanto sei condizionata dal pensare
comune e dalla legge, perch portare il velo sul capo leg-
ge. Le ragazze delle citt portano veli colorati sorretti nella
parte posteriore da fermagli voluminosi. Alcune lo tratten-
gono con fermacapelli sottili ma talmente spinto indietro e
con ciocche voluttuose esposte al punto che il velo diventa
unarma, terreno su cui si gioca la lotta tra la libert negata
e quella presa di forza a colpi di riccioli e forcine.
Cartapesta e poesia
Sono di passaggio a Nain diretta a Eshfahan. Prima di parti-
re ho letto molto sulla poesia persiana, arte in cui gli irania-
ni eccellono da sempre e credo di aver capito che la poesia
cos protagonista e amata perch il territorio dellIran
poetico. La strada da Shiraz a Yazd costeggiata da pianure
che si arrestano su montagne dalle forme accartocciate e
sinuose come quelle che si potrebbero costruire con la cre-
ta e con le mani. Sui loro anchi si aggrappano, dove posso-
no, alberi di mandorle amare e pistacchi. Ho visto la tomba
di Ciro e le rovine di Pasargad che seppure belle erano poca
cosa rispetto alla poesia dei campi di spighe e papaveri che
le circondavano. Ho memoria di un pranzo al sacco sontuo-
samente allestito davanti ad un cespuglio selvaggio di rose
Sala da t a Kerman
91
rosse. Ho in mente un cipresso millenario che sembrava
dire poesia da ogni bra. Ripenso a giardini ridondanti di
aranci, rose e bouganvillae capaci di stordire coi colori e i
profumi. E poi una donna, coperta di nero no ai piedi, dal
viso magro e ambrato che di certo da giovane doveva esse-
re stata bella: quella bellezza vestiva ancora gli zigomi e le
rughe intorno agli occhi ad un accenno di sorriso.
Lasciando Nain immersa in questi pensieri nella luce del
tardo pomeriggio dirigo per caso lo sguardo alla mia sini-
stra e mi appaiono campi di grano dorato su uno sfondo
di monti vicini e ruderi di argilla in primo piano, il tutto di-
sposto con armonia e perfezione come si trattasse di un
modellino di cartapesta a dimensione naturale. Strano:
talvolta la realt per essere bella e vibrante ha bisogno di
essere paragonata allefmero, allimpalpabile, allirreale,
alla poesia appunto. In fondo alla via su cui si affaccia il
paesaggio di cartapesta, si impone una cittadella di fango
e una cupola doro:
Ove mai degli autunni che verranno
Potr dire una bocca
Con disegni di ore
Lincanto del viaggiare?
( Sohrab Sepehri)
Elena Dak
Esperta Kel 12
Isfahaq
SANAA E LA NOTTE
Una lettura al femminile della capitale dello
Yemen, la citt pi affascinante del medio
Oriente.
LA CAROVANA DEL SALE
Il viaggio in solitaria al seguito di una carovana
di touareg nel deserto del Tenr.
DI ELENA DAK

Tesori di Persia - PARTENZE: 15/11/2014; 06/03/2015;


28/03/2015; 03/04/2015; 24/04/2015
Qui parl Zarathustra - PARTENZA 04/04/2015
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VIAGGIARE IN IRAN
92
Alla ricerca dellisola
che non c
Ritorno a Socotra
S
ono stato tra i primi, con Kel 12, a posare i piedi
su questisola mitologica. Era il 2000 e ci arrivai
con un aereo militare dellaeronautica Yeme-
nita accompagnato da alcuni botanici, biologi
ed appassionati. Misterioso non-luogo che compare in
racconti mitologici e fantastici per poi svanire tra le onde
tempestose quando pirati e mercanti cercano un approdo
reale. Terra di incenso e mirra, di animali e piante mai visti
prima. Evanescente e leggendaria come una shangri-l
degli oceani, dimora di dei e ninfe.
Da allora, no al 2010, ho partecipato a decine di spedi-
zioni e viaggi di esplorazione su questo territorio aspro e
selvaggio. Strade inesistenti, umi da guadare, spiagge
deserte e incontaminate, altopiani tutti da scoprire. Notti
in tenda o sotto le stelle nel tiepido vento primaverile pro-
fumato di ori. Con linizio del turismo lisola ha comincia-
to a trasformarsi, sono timidamente comparsi i primi fun-
duk che presto si sono trasformati in piccoli hotels. Nuove
strade hanno collegato i villaggi dellisola e si sviluppata
una piccola industria di eco-turismo per salvaguardare il
delicato equilibrio di questo ambiente unico.
Improvvisamente, nel 2011, scoppia la rivoluzione nella
madrepatria Yemen, lontana anni luce da questo micro-
cosmo alieno. Lisola viene nuovamente dimenticata, ab-
bandonata al suo destino come gi altre volte nel corso
della sua lunga storia. Io non riesco a togliermela dalla
mente, arricchito da esperienze e ricordi indimenticabili.
Ho nostalgia di quegli alberi strani, del profumo di mirra,
dei volti di un popolo meticcio e ospitale, delle tridacne
sparse sulla battigia mentre i delni saltano tra le onde.
Non posso credere che sia nita,
che non ci ritorner pi.
I greci e i romani la chiamavano
Dioscorides, dal nome dei dio-
scuri, i gemelli Castore e Polluce
nati (come Elena e Clitemnestra)
dallunione di Zeus con la mor-
tale Leda. Il mito racconta che i
due fratelli, uno umano e laltro
immortale, chiesero ed ottenne-
ro da Ade, dio dellaldil, di con-
dividere il loro doppio destino,
facendo a met della vita e della
morte. I due fratelli, protettori dei
cavalieri e delle battaglie, furono
molto venerati a Roma e vennero
assimilati a una costellazione ce-
leste, i Gemelli, le cui stelle prin-
cipali si chiamano proprio Casto-
re e Polluce. Il nome i gemelli
con cui nellidioma locale vengo-
no chiamati gli isolotti Sahma e
Uno dei rari corsi dacqua dellisola
93
Darsa dellarcipelago di Socotra in diretta connessione
con la tradizione del mito dei dioscuri.
Innamorato di questo paradiso lontano, quando Kel 12 mi
chiede, lo scorso febbraio, di ritornarci per riscoprirla, per
capire cosa sta succedendo e per respirarne latmosfera,
sperando di ricominciare a proporla ai viaggiatori, dico
s senza esitazione alcuna.
Giungo ad Hadibu, il capoluogo dellisola, passando da Sa-
naa ma senza uscire dallaeroporto, con un aereo in coin-
cidenza che fa scalo a Mukalla. Dopo un breve volo lisola
si svela solo allultimo momento, si avvista allimprovviso
come un miraggio ingannevole: le vette dei monti Haghier
perennemente avvolte nelle nubi, la laguna di Qalansiyah
dai colori smerigliati e la spiaggia dorata di Nooget. Una
virata e Socotra scompare di nuovo, inghiottita dal blu
dellOceano Indiano lasciandomi con il ato sospeso. Ri-
eccola: posare di nuovo i piedi su questa terra leggenda-
ria e respirare laroma delle piante resinose nel vento mi
emoziona profondamente.
Incontro i miei vecchi amici entusiasti nel rivedermi. Per-
lustriamo insieme i luoghi pi belli, ci accampiamo sulle
spiagge coralline e nuotiamo nelle piscine naturali che si
formano negli wadi. tutto come prima, pi bello di prima.
Gli occhi castani di Abdel Wasa si illuminano nel descrive-
re le 7 specie di uccelli unici al mondo, lincredibile variet
di pesci e crostacei che abitano gli aspri fondali e le 300
piante endemiche che punteggiano lisola.
Il mare color cobalto e il rosso promontorio di Dihamme-
ri, sulla costa settentrionale, disegnano linee sinuose.
In lontananza, una foresta di alberi bottiglia (aedenum
socotranum obesum o rosa del deserto) allunga i grassi
rami verso il cielo, creando forme bizzarre e ridicole. Sono
piante tenaci che, aggrappate miracolosamente alle roc-
ce, resistono ai violenti monsoni estivi e invernali. Pi a est
le dune bianchissime di Ersel, che raggiungono i 200 metri
daltezza, si appoggiano languidamente alla falesia di Momi,
punteggiata di caverne e ombreggiata dagli strapiombi. Il
mare a pochi metri e i delni giocano tra le onde...
Sulle montagne dellinterno si scoprono altri segreti e,
inerpicandosi tra cespugli di euforbia, alberi di franchin-
censo, di mirra commifora, ori di ledeburia, di begonia e
violette socotrane si giunge a incontrare la prima regina
Spiaggia con sabbia corallina e ciotoli
94
dellisola: la dracaena cinnabari (dal greco drakaina, dragonessa) detta
anche sangue di drago. Questalbero dallaspetto alieno presenta una
chioma a ombrello rovesciato con grossi aghi rivolti in alto. Pu assu-
mere forme bizzarre e neppure i locali riescono a stabilirene let. Sui
brulli altopiani di Momhill e tra i canyons di Dixam ne esistono foreste
immense e stupefacenti. Incidendo il tonco si estrae una resina rossa, il
sangue di drago, dalle propriet eccezionali.
Nellantichit questo prodotto era largamente conosciuto e utilizzato
come disinfettante. Plinio il Vecchio ci racconta che in et imperiale
romana i gladiatori si cospargevano il corpo con la tintura ros-
so vivo ricavata dalla dracena e in questo modo ottenevano il doppio
vantaggio di assumere un aspetto cruento e temibile oltre che ridurre
il rischio di infezione per le ferite che si procuravano nei combatti-
menti, grazie ai poteri medicamentosi della lozione. Il nome arabo
della dracena, al akhawein, allude ai gli di Zeus, i dioscuri.
Scendendo verso la costa meridionale attraverso palmeti da dattero
e piccole coltivazioni si incontrano minuscoli villaggi mimetizzati per-
fettamente con il territorio. Le casette a forma di cubo di Discal, co-
struite in granito rosso, hanno lidentica tinta delle rocce circostanti e
rispecchiano leconomia pastorale e seminomade della popolazione
che si sposta stagionalmente per evitare la furia dei monsoni. Capre,
pecore e mucche vengono allevate allo stato brado e recuperate sin-
golarmente nei momenti di bisogno. I datteri e la pesca sono le altre
due risorse pi preziose.
La spiaggia che orla tutta la costa meridionale lunga oltre 20 chilo-
metri. Cordoni di dune coralline si perdono allorizzonte. I pescatori
solcano le onde con le tipiche imbarcazioni affusolate e qualche volta,
quando il mare lo consente, attraccano e contrattano animatamen-
te i prezzi della merce da vendere. La spiaggia
abitata da affollate colonie di granchi violinisti
che agitano la loro chela sproporzionatamente
grande. Banchi di conchiglie gigantesche si ac-
cumulano tra terra e mare mentre tutto si tinge
di scarlatto durante il tramonto.
Lemozione visiva pi violenta si coglie dal pro-
montorio di Qalansiyah, sullestremit occidenta-
le di Socotra. Investiti dal vento carico di salsedine
si ammirano le linee di sabbia che si trasformano
per gli effetti della marea nella grande laguna.
I colori sfumano e acquistano profondit dando
origine a una visione surreale: mare e spiaggia si
fondono. Una duna candida separa il villaggio di
pescatori dalla laguna e la sera i ragazzi ballano
le loro pudiche danze suonando la darbuka (un
tamburo tradizionale arabo) e cantando.
Dioscorides (Socotra) incarna il mito dellAraba
Fenice e, nonostante i recenti periodi di lotta po-
Le formazioni sabbiose raggiungono direttamente il mare
dalle pendici della montagna
95
litica armata della madre patria yemenita e il pi totale
isolamento, risorge dalle sue ceneri svelando al mondo
il suo aspetto. Mostrandosi nella sua meravigliosa veste,
selvaggia e incontaminata proprio perch rimasta cos a
lungo dimenticata, lontano dalla memoria e dalla globa-
lizzazione.
Un paradiso di biodiversit che desta il pi vivo in-
teresse di biologi, scienziati, etologi e naturalisti.
Un micro cosmo di piante e animali endemici che le ha
meritato lappellativo di Galapagos dellOceano Indiano.
Qui non c mai stata alcuna rivoluzione, la vita conti-
nuata tranquillamente come nei secoli precedenti, in un
ermetico isolamento. Sarebbe folle, dopo averla ritrovata,
fare scomparire di nuovo lisola che non c.
Socotra ritornata ed pronta ad accoglierci di nuovo.
Nicola Pagano
Esperto Kel 12
Una ragazza cammina nei pressi di uno dei villaggi dellinterno
LISOLA DI SOCOTRA
PARTENZE: 16/11/2014; 07/12/2014; 21/12/2014; 28/12/2014; 18/01/2015; 08/02/2015; 08/03/2015; 05/04/2015; 26/04/2015
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96
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97
A caccia di aurore
Dove e come osservare uno dei fenomeni
pi affascinanti del cielo
L
e aurore polari sono uno degli spettacoli pi bel-
li ed emozionanti del cielo. Queste luci colorate
che sembrano danzare nel cielo della notte han-
no attratto da sempre lattenzione di tutte le cul-
ture, che spesso le interpretavano come fuochi nella volta
stellata o come i segni delle imponenti battaglie combat-
tute dagli di, soprattutto nelle mitologie nordiche.
Pi scienticamente, oggi sappiamo che le aurore polari
sono fenomeni che si producono allinterno dellatmosfe-
ra terrestre, quindi relativamente vicino a noi. E che sono
dovute allinterazione tra il usso di particelle (che viene
chiamato vento solare) che proviene costantemente dal-
la nostra stella e le molecole presenti nellatmosfera della
Terra. Il vento solare formato soprattutto da protoni e da
elettroni, che sono elettricamente carichi, i primi di se-
gno positivo e i secondi negativo. Quindi, quando queste
particelle arrivano nei pressi della Terra, risentono della
presenza del campo magnetico del nostro pianeta, che ne
devia la maggior parte, agendo come una sorta di barriera
naturale. Alcune particelle del vento solare riescono per
a inlarsi nei luoghi dove le linee del campo magnetico le
conducono no a una quota relativamente bassa, e cio
nelle regioni vicine ai poli terrestri. Una volta in atmosfera,
colpiscono le molecole presenti che acquistano energia,
che poco dopo riemettono sotto forma di luce. Ed ecco
laurora.
Le aurore sono quindi visibili in entrambi gli emisferi (al
nord sono dette boreali, al sud australi), ma nellemisfero
opposto al nostro le zone migliori da cui poterle osservare
sono in buona parte disabitate. Si formano nella ionosfera,
a unaltezza compresa tra 80 e 500 km circa, e i colori che
mostrano sono dovuti ai diversi componenti dellatmosfe-
Norvegia, lo spettacolo dellaurora boreale vista a bordo di Hurtigruten
98
ra terrestre colpiti ed eccitati dalle particelle del vento
solare. Le aurore pi comuni, di colore verde, sono lega-
te a emissioni degli atomi di ossigeno nella parte bassa
dellatmosfera, ma anche a molecole di azoto, che cedono
energia allossigeno, il quale poi emette nel verde. Le au-
rore rosse sono pi rare: sono dovute ancora a ossigeno
atomico, ma che si trova ad alta quota; come sottopro-
dotto, soprattutto in prossimit dellorizzonte, possono
formarsi sfumature gialle e rosa, che sono un miscuglio
di rosso e di verde. Inne alcune aurore possono apparire
azzurro-blu: il protagonista, in questo caso, azoto mole-
colare situato a quote molto basse.
Anche le forme sono diverse: esistono le aurore diffuse,
che colorano parte del cielo in modo sostanzialmente uni-
forme, e aurore chiamate discrete, che invece mostrano
andamenti ad arco, spirale, o serie di linee che sembrano
scendere dal cielo e che in sostanza disegnano quelle del
campo magnetico terrestre. La bellezza delle aurore risie-
de anche nel fatto che sono mutevoli: nel giro di pochi mi-
nuti, o secondi, possono cambiare di aspetto e di intensit,
come drappi colorati che ondeggiano nel cielo.
Chi si appresta ad andare a caccia di aurore, in genere si
pone due domande: dove meglio andare? E quando? Per
quanto riguarda il primo quesito, come detto, le zone a elevate
latitudini sono favorite.
Tuttavia, diversamente da quello che si pu pensare, collocarsi
esattamente al polo nord, per esempio, non sarebbe la scelta
migliore. Infatti, la zona in
cui vi la massima proba-
bilit di vedere le aurore ha
la forma di un ovale, cen-
trato sul polo nord ma-
gnetico (attenzione, non
su quello geograco): si
chiama ovale aurorale e
lo si pu vedere, in tem-
po reale, per esempio qui:
http://www.spacewea-
therli ve. com/en/auro-
ral-activity/auroral-oval.
In Europa quindi le zone
migliori sono quelle in-
dicativamente sopra il
circolo polare (anche se
questa non una condi-
zione sempre necessaria;
occasionalmente si sono
viste aurore anche in Ita-
lia, e perno a Cuba), cio
il nord della Scandinavia.
Ma anche Canada setten-
trionale e Alaska godono di
aurore notevoli.
Per quanto riguarda il
periodo, concorrono due
fattori. Il primo sta-
gionale: nel nord le notti in estate si accorciano tanto da
scomparire, al di sopra del circolo polare artico. A cavallo
del solstizio destate quindi anche di notte non ci sono ore
di buio, e le aurore sostanzialmente non si riescono a vede-
re, anche se ci sono. Il secondo fattore invece astronomico,
ed legato allattivit solare.
Ogni 11 anni circa la nostra stella attraversa una fase di
massimo, che si manifesta con un aumento del nume-
ro delle macchie solari e un intensicarsi delle esplosioni
sulla sua supercie. Nella nostra vita quotidiana non ce ne
rendiamo conto, ma questi fenomeni possono per esempio
danneggiare lelettronica dei satelliti che stanno attorno al
nostro pianeta, e rendere difcoltose le telecomunicazioni.
Sono anche pericolosi per gli astronauti in orbita attorno alla
Terra. Per contro, nel corso di un massimo solare le aurore
Norvegia, le straordinarie luci del cielo nordico tra i ordi e loceano
99
si moltiplicano e si intensicano. Non solo: come si diceva, a
volte diventa possibile vederle anche a latitudini inferiori a
quelle normali, per esempio anche in centro e sud Europa.
Il Sole, in questi mesi, sta per uscire dalla fase di massimo
che ha attraversato tra il 2013 e il 2014. Si trattato di
un massimo molto strano, e anche ritardato rispetto alle
aspettative degli astronomi. Per questo motivo difci-
le fare previsioni precise sullattivit solare nel prossimo
periodo. Tuttavia, certo che meglio affrettarsi, perch
nel corso dei prossimi 2 o 3 anni le aurore caleranno di
frequenza, anche se allestremo nord non scompariranno.
In ogni caso, chi vuole recarsi a vedere le aurore polari,
deve tenere in mente che si tratta di fenomeni impreve-
Norvegia, laurora boreale nel nord del paese
Inseguendo laurora boreale - Hurtigruten il Postale dei ordi - Rotta Nord
PARTENZE GIORNALIERE dal 01/11/2014 al 30/04/2015
Da Oslo a Troms, la capitale dellArtico, alla ricerca delle luci del Nord - PARTENZE: 07/12/2014; 23/12/2014; 28/12/2014
FINLANDIA
Arctic Resort Harriniva - Winter Adventure in Lapponia - PARTENZE TUTTE LE DOMENICHE dal 30/11/2014 al 12/04/2015
Arctic Resort Kakslauttanen e il Villaggio degli igloo nella Lapponia nlandese
PARTENZE GIORNALIERE dal 01/11/2014 al 30/04/2015
Alla ricerca dellaurore boreale nella Lapponia nlandese - PARTENZA 02/02/2015
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NORVEGIA
dibili. Certo, trovarsi al posto giusto nel periodo giusto
dellanno importante, e aumenta molto le probabilit di
godere della visione di questo affascinante fenomeno, ma
non garantisce che avvenga.
Per ultimo, bisogna essere fortunati con il tempo: le auro-
re si formano molto al di sopra delle nuvole, quindi in caso
di brutto tempo purtroppo non possibile vederle.
Insomma, chi vuole dedicarsi alla caccia alle aurore deve
pianicare bene il viaggio, avere pazienza e sperare in un
pizzico di fortuna.
Gianluca Ranzini
Astrosico di Focus
100
Obiettivo Antartide
Il racconto di un viaggio no al circolo polare
antartico, via terra e mare
L
Antartide mi ha sempre affascinato. Uno dei
miei sogni era raggiungere il sesto continente
dallItalia senza voli aerei. Cos sono arrivato in
America Latina su una nave cargo dopo un breve
scalo in Africa. Dopo varie peripezie e sette giorni di viag-
gio via terra mi ha accolto Ushuaia, considerata la citt
pi meridionale della terra. In questo luogo, Fin del Mun-
do, mi sono imbattuto quasi per caso in una barca a vela
pronta a fare rotta verso lAntartide; certo non immaginavo
quello che mi attendeva durante lattraversamento del fa-
moso stretto di Drake su una piccola barca di sedici metri!
Dopo la partenza da Ushuaia la prima sosta fu Puerto Wil-
liams, a sud del canale di Beagle, considerata dal Cile la
citt pi a sud del mondo, anche se conta poco pi di mille
abitanti. Tuttora prosegue la disputa tra Puerto e Ushuaia
per stabilire quale delle due si possa fregiare di questo
titolo. Ci furono altre soste nelle isole Wollaston e a Len-
nox, dove il Cile deve mantenere almeno un militare con la
sua famiglia in residenza permanente per ribadire la sua
sovranit. Lultima tappa del continente americano pri-
ma della grande traversata fu Capo Horn, che in un certo
senso si contrappone a Capo Nord dalla parte opposta del
mondo.
La leggenda narra che i marinai che doppiavano il fa-
migerato Capo portavano un orecchino particolare per
dimostrare il loro coraggio; per noi solo linizio del
viaggio! In cinque giorni di traversata, ho condotto la
barca in condizioni estreme, senza radar per indivi-
duare gli iceberg soprattutto di notte, legato con dop-
pie corde al timone, ricevendo tonnellate di acqua ad-
dosso poich spesso le onde travolgevano la barca.
Dopo linferno, larrivo in Antartide apparve come il para-
diso ai nostri occhi; non ci sembr vero di poter mettere
i piedi sulla terra. Primo approdo: Deception Island, isola
vulcanica a forma di anello
spezzato.
Si pensa che gli esploratori
siano arrivati in questo luo-
go nel 1820, mentre i resti
disseminati sullisola ap-
partengono alla compagnia
baleniera norvegese-cilena
che arriv qui nel 1906. In
mesi di esplorazioni abbia-
mo raggiunto alcune basi
scientiche, girato un docu-
mentario per la BBC, scalato
alcune cime e vissuto mo-
menti intensi a stretto con-
tatto con la natura.
Alcune volte mi sono ri-
trovato da solo in mezzo
a migliaia di pinguini. Per
conquistare la loro ducia
ci vuole tempo, ma la loro
innata curiosit, li spinge ad
Tramonto sui ghiacci del sud
101
Obiettivo Antartide
Il racconto di un viaggio no al circolo polare
antartico, via terra e mare
avvicinarsi soprattutto quando ci si sdraia a
terra. Sono attratti da colori a loro scono-
sciuti come il rosso o il blu intenso delle no-
stre giacche. Talvolta mi sono ritrovato con
una decina di pinguini sopra di me! Peccato
che nessuno potesse immortalare questi
momenti unici; daltronde il loro coraggio
era stimolato dal fatto che fossi solo e im-
mobile! Una delle cose che colpisce di pi
nelle colonie di pinguini lodore di guano:
inimmaginabile! Le foche leopardo vorreb-
bero giocare tutto il tempo con una corda da
tirare ma possono essere crudeli come non
ci si aspetterebbe: abbiamo assistito a sce-
ne strazianti di pinguini letteralmente deca-
pitati dalle foche-leopardo solo per gioco!
Lorca assassina, come in una sorta di circo-
lo, fa fare la stessa ne alle foche. Abbiamo
Antardide, gli iceberg sono uno degli spettacoli pi straordnari di questa regione del pianeta
Durante la crociera si scende a terra per ammirare i pinguini e la ora antartica
102
La straordinaria vita dei pinguini osservati nel loro habitat naturale
Campeggiare per una notte tra i ghiacci antartici pu essere unavventura alla portata di tutti
103
avvistato centinaia di balene
e spesso, inavvertitamente,
abbiamo tagliato loro la stra-
da. In pi occasioni ci hanno
fatto saltare in aria la barca,
come un avvertimento per
abbandonare il loro territorio.
Sembravano dei siluri e pun-
tavano dritto alla prua men-
tre noi terrorizzati temevamo
che potessero capovolgerla.
Sono stati numerosi gli in-
contri ravvicinati. Le foche di
Weddel, piuttosto aggressive
e con un ato pestilenziale,
gli albatros con unapertura
alare tale da spaventare chi
era alla guida della barca, ma
soprattutto gli skua: durante
le nostre escursioni in mon-
tagna, anche in zone inesplo-
rate, siamo stati attaccati da
questi rapaci che intendevano
difendere i loro piccoli da in-
trusi sconosciuti.
Per gli amanti della natu-
ra lAntartide un paradiso
e persino i cormorani qui si
avvicinano alluomo senza ti-
mori! Queste terre dellestre-
mo sud sono popolate, oltre
che dagli animali, da iceberg
di dimensioni straordinarie. I colori no al blu intenso ci
danno informazioni sulla loro et e distaccamento dai
ghiacciai, le forme spettacolari sembrano scolpite dalla
mano di un artista. In pi occasioni siamo passati sotto
archi naturali o allinterno di tunnel e grotte di ghiaccio
dalle sfumature cromatiche sorprendenti. La storia delle
spedizioni antartiche d il suo contributo a questo patri-
monio naturale. Le poche strutture costruite dalluomo
sono sempre aperte e incustodite a disposizione dei rari
turisti di passaggio, con cimeli e oggetti di varie epoche.
Si suppone che chi arriva n qui, voglia mantenere e con-
servare tutto al meglio per le generazioni future. Il nostro
viaggio continu bene no a quando una sera buttammo
lancora allinterno di una baia. Durante la notte un ven-
to fortissimo spinse gli iceberg verso linterno e questi,
incastrandosi gli uni sugli altri nello stretto imbocco, la
chiusero. Restammo bloccati e per di pi linverno era
alle porte. Il rischio di rimanere l no allestate succes-
siva era pi concreto di quanto non si potesse temere. I
viveri non sarebbero certo stati sufcienti! Dopo dieci gior-
ni passati con il ato sospeso, fortunatamente arriv un
vento contrario che spinse gli iceberg al largo, si apr un
varco allimbocco della baia, e ripartimmo: per noi fu la
salvezza! Decidemmo cos di ritornare al pi presto ver-
so nord prima che larrivo dellinverno ci riservasse altre
spiacevoli sorprese!
Fabrizio Dembech
Esperto Kel 12
Antartide, la terra dei pinguini - Crociera verso il circolo
polare antartico con MS FRAM
PARTENZE INDIVIDUALI: 28/01/2015; 11/02/2015
Dalle isole Falkland alla penisola antartica - Crociera con
MS FRAM - PARTENZA INDIVIDUALE 19/12/2014
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L ANTARDIDE IN CROCIERA
In crociera lungo le coste e i ordi ghiacciati
104
Una creatura, a suo modo, dolcissima. Capace di accendere
di entusiasmo i cuori pi duri. Certamente era unominide
(con lapostrofo di genere). Era stata madre. Nonna, proba-
bilmente. Non parlava e, forse, non provava sentimenti. Non
stata la prima femmina apparsa al mondo. Solo che lei ha
avuto il destino di rivelarsi, di far intuire la sua avventura sul-
la Terra. Unavventura straordinaria e normale. Lei, che i
paleoantropologi mi perdonino, decise di alzarsi in piedi. Fu
capace, quasi quattro milioni di anni fa, di scendere dagli al-
beri e camminare. S, Lucy, lasciatemelo credere, fu la prima
donna a ribellarsi, a cercare nuove strade, a indicare altre
possibilit allumanit.
Ho girato attorno a Lucy (alla copia del suo scheletro, al suo
ologramma in piedi) al museo Nazionale di Addis Abeba. Era
piccolissima, questa creatura. E, ancor oggi, quarantanni
dopo il suo risveglio, appare come stupita di tutte le atten-
zioni che le sono state riservate. Sembra dirti che lei non ha
fatto niente di eccezionale. Grazie a Lucy, noi, uomini e donne
di questo pianeta, sappiamo di aver mosso i primi veri passi
della nostra storia in Africa. Allora la Rift Valley, un canalone
che taglia come un rasoio lintero continente, era il centro
della Terra: qui una popolazione di ominidi, fra i territori che
oggi chiamiamo Tanzania, Kenya, Etiopia, si mise davvero
in cammino per popolare un mondo che non conoscevano.
Dopo anni di baruffe, gli scienziati si accordarono: Lucy era il
primo esemplare di Australopithecus afarensis. In realt non
vi fu una vera intesa fra gli esperti della preistoria pi remo-
ta, ma era oramai troppo tardi: Lucy aveva gi conquistato
lopinione pubblica mondiale e si faceva beffe dei litigi fra gli
scienziati. Lumanit aveva bisogno di una progenitrice: e a
lei, in fondo, questo piaceva, come fu era di scoprire di es-
sere un australopiteco, una scimmia del Sud.
In quella preistoria, cos difcile da immaginare, il paesaggio,
oggi arido e privo di colori, del vallone del ume Awash aveva
una geograa molto diversa da quella che noi osserviamo dai
balconi di pietra di Mill, sgangherata cittadina delloccidente
etiopico. L, da qualche parte, Lucy aveva vissuto i suoi anni.
Gi allora il deserto provava ad avanzare. Erano gi scompar-
se le grandi foreste, i vulcani modicavano di continuo valli e
montagne, si stava formando una savana e lAwash cercava,
vanamente, una strada per raggiungere il mare. Non vi ri-
uscir: le montagne che oggi accerchiano Gibuti furono un
ostacolo insormontabile. Questa una delle porte di ingresso
della Dancalia, terra straordinaria, deserto di lava da cui af-
orano grandi distese salate. Questa regione, oggi divisa fra
Etiopia, Eritrea e Gibuti, uno dei luoghi pi fragili della Ter-
ra: qui si incontrano (e si scontrano) tre faglie tettoniche, un
territorio ancora in movimento (qui sorgono e scompaiono
vulcani nel giro di pochi giorni) e un fuoco magmatico sta ad
appena cinque chilometri sotto la suola delle nostre scarpe.
Qui, in Dancalia, si vede pulsare il cuore del nostro pianeta.
I paleoantropologi ben sapevano che questo, quattro milioni
di anni fa, era uno dei crocevia dellumanit. Per questo, non
appena le temperature delle estati dancale si attenuavano,
pattuglie di ricercatori si mettevano in cerca delle tracce dei
primi passi dellumanit nelle aridit della Rift Valley.
di Andrea Semplici
Sei meravigliosa
Era una donna?
Non poi cos certo neppure che cosa fosse.
Ma sicuramente era femmina.
VIAGGIATRICI VIAGGIANTI
Dancalia
105
Lultimo giorno di novembre del 1974, un gruppo di questi
antropologi delle preistorie (Don Johanson, Tom Gray, il ge-
ologo Taieb) rimasero paralizzati dallemozione: nella pietra-
ia di Hadar, Ad Daar, il ume bianco, erano ricomparse le
ossa di una strana creatura. Don, un ginocchio poggiato per
terra, era fuori di s dallemozione: non credeva ai suoi occhi
mentre faceva passare da una mano allaltra il frammento
dellosso di un braccio. Era ammattito di stupore, Don. Il suo
amico Tom Gray non sapeva dove guardare e girava su se
stesso mormorando: Santo cielo, santo cielo. In quei pochi
metri di terra, ricoperti di ciottoli e sassi sancati dal sole,
erano dispersi vertebre, pezzi di bacino, schegge di cranio,
frammenti di costole. Lucy era quasi intera. Per simmetria,
fu possibile ricostruire il 70% del suo scheletro. Era la prima
volta che accadeva nella storia dei cercatori di fossili: no ad
allora non era mai successo, gli scienziati, in quegli anni, si
aggrappavano a reperti isolati e minuscoli per elaborare le
loro teorie. Lucy, invece, si mostrava in tutta la sua bellezza.
E, Don e Tom, furono subito certi che quella creatura sapeva
camminare. Certo, era incapace di utilizzare utensili, aveva
un cervello minuscolo, ma sapeva stare in posizione eret-
ta. Ed era di una simpatia unica, destinata a diventare, suo
malgrado, una star del rmamento antropologico. Scrisse
Johanson: Era diversa da qualsiasi cosa scoperta prima.
Lucy era diversa! Robusta, tenace, forse meno agile di noi,
ma camminatrice instancabile. Sapeva ancora arrampicarsi
sugli alberi: era lei a scegliere quando camminare e quando
appendersi ai rami. Era capace di avventurarsi in quelle pia-
ne sassose dove le foreste erano scomparse. Lucy la prova
dellevoluzione umana. Ed era uno scricciolo, leggera come
laria: pesava meno di ventisette chili.
Per gli scienziati, Lucy AL 288-1. Vale a dire: Afar Locality,
numero 288, fossile numero Uno, riemerso nella terra degli
Afar, popolo della Dancalia. E una classicazione che non
rende giustizia al suo splendore. La notte del suo ritrova-
mento, gli antropologi e le loro guide fecero baldoria. Quella
notte, gli afar, pastori della Dancalia, sornioni e silenziosi, fe-
cero ottimi affari vendendo capre a quei bianchi ebbri di feli-
cit. Le arrostirono e, in segno di onore, offrirono, portandolo
alla loro bocca, il primo pezzo di fegato. Fu festa per ore e ore
in quel deserto estremo di Etiopia. La colonna sonora di quel
tempo ubriaco fu Lucy in the sky with diamonds, allucinata
canzone dei Beatles. Oggi sappiamo che era una canzone
splendida e innocente: non inneggiava allLsd, come sempre
i nostri pensieri malevoli avevano creduto. John Lennon la-
veva scritta ispirato da un disegno di suo glio. Rafgurava la
sua amica di asilo: Lucy avvolta in un cielo di diamanti. Una
bambina don il nome alla pi antica delle sue nonne.
Lucy doveva avere pi o meno trentanni quando si accucci
sulla sponda del ume Hadar. Era stanca. Da tempo soffri-
va di artrosi. Aveva unet veneranda. Pensate: allepoca dei
romani gli anni di Lucy erano considerati una vita gi lunga.
Attorno a lei sono stati trovati i resti fossili di unaltra dozzina
di individui. I suoi giorni dovevano essere scanditi dalla ricer-
ca del cibo. Era vegetariana, Lucy. A notte cercava un rifugio
fra gli alberi per dormire. Deve aver allevato nidiate di gli.
Non avrebbe mai immaginato, dopo la sua resurrezione, di
poter viaggiare in terre lontane. E un mito, Lucy: salita sui
palcoscenici di New York e di Algeri. E stata mostrata allu-
manit. E tutti sono rimasti affezionati a questa prima donna.
Nella solitudine della Dancalia, affacciato su un vallone de-
solato, riesco a immaginare gli ultimi gesti di Lucy. La luce
del primo pomeriggio accecante. E davvero affaticata, que-
sta nonna vecchissima. Sta cercando un posto dove riposar-
si. Guarda i suoi gli scorrazzare fra le erbe. Alla ne, len-
tamente, come una vecchia, si siede allombra di unacacia.
Ha una sorta di sorriso malinconico. Il riesso dellacqua del
ume attira la sua ultima attenzione. Muore in pace, Lucy.
La prossima alluvione ricoprir il suo corpo di fango. Le sue
ossa non furono disperse dagli animali. Rimase in attesa.
Per milioni di anni. Solo per donare stupore agli uomini di
un futuro che non poteva immaginare. Ha avuto ragione chi,
guardandola con occhi commossi, decise che davvero era
bellissima. Qualcuno in Etiopia decise che il nome africano
di Lucy non poteva che essere un grido di meraviglia: Din-
quinesh. Sei meravigliosa.
CAMMINANDO SUL FONDO DI UN MARE
SCOMPARSO
Un viaggio fra deserti bianchi, rocce turchine, fontane di fuoco, alla
scoperta del popolo afar, schivo e misterioso. Le storie dei carovanieri si
intrecciano con quelle dei colonialisti italiani e dei turisti di oggi (ancora
rari)
DI ANDREA SEMPLICI

106
I MILLE VOLTI DEL PIANETA TERRA
Visti in cartolina, in un documentario o dal vero, quando
si ha la fortuna di viaggiare, alcuni paesaggi sono dav-
vero straordinari. Rocce straticate contorte e ripiegate
su loro stesse, pinnacoli di terra sormontati da rocce in
precario equilibrio, pozze di fango ribollente, distese di
dune di sabbia dalle forme in continua evoluzione e an-
cora rocce cesellate, archi naturali, efmere sculture di
ghiaccio, sono solo alcune delle forme che incontriamo
nei nostri viaggi. In queste pagine, appuntamento sso
del Magazine, cercheremo di presentare alcune delle
a cura di Marco Stoppato
Non smetteremo mai di sorprenderci
di fronte ad alcuni paesaggi
che il nostro pianeta ci offre
morfologie pi particolari che abbiamo fotografato e
raccolto durante il nostro lungo girovagare per il mondo.
Insieme a Marco Stoppato, geologo e fotogiornalista,
accompagnatore KEL12 e autore delle immagini, cer-
cheremo di spiegarne lorigine geologica e levoluzione,
indicando anche i luoghi esatti dove questi paesaggi
particolari si trovano. Cercheremo inoltre di far com-
prendere lunicit di alcuni territori e la loro estrema fra-
gilit, invitandovi a guardare il mondo e lambiente che ci
circonda con curiosit, amore e rispetto.
ETIOPIA, deserto
della Dancalia, area del
Dallol
Coordinate geograche
141312.66N 401710.32E
Altitudine -121 m. s.l.m.
Nel nord-est dellEtiopia, nel de-
serto della Dancalia, in uno dei
luoghi dalle condizioni climatiche
pi estreme del pianeta con tem-
perature che possono raggiungere
i 60C, decine di metri al di sotto
del livello del mare, sepolto da uno
spesso strato salino, si trova un
cratere che rappresenta il risulta-
to dellesplosione di una camera
magmatica di un antico vulcano
della Rift Valley. La combinazione di alte temperature, minerali e gas vulcanici disciolti nellacqua e la presenza del sale
danno origine ad un paesaggio che sembra avvicinarsi a quello immaginabile al tempo della nascita della nostra Terra;
piccoli geyser, fumarole, vaschette di soda, accumuli di zolfo, cloruro di magnesio e coreograche concrezioni saline ren-
dono questo luogo davvero unico.
107
GIAPPONE, area geotermica di Beppu
Coordinate geograche 331937.75 N 1312840.84 E
Altitudine 75 m. s.l.m.
Sullisola giapponese di Kyushu nella zona di Beppu si trova una
delle pi note e frequentate aree geotermiche del paese; qui si ha
la possibilit di osservare alcune manifestazioni idrotermali di gran-
de bellezza. Alcune di queste aree vengono chiamate Jigoku, che in
giapponese signica inferno, e sono racchiuse in parchi o piccoli
giardini privati. Allinterno del Jigoku di Chi No Ike (lago di sangue),
si trova un lago dalla particolare colorazione rossa; questa dovuta
alla presenza nelle rocce di diverse sostanze chimiche che il calore
di una massa magmatica sepolta e in lento raffreddamento discio-
glie e che vengono portate in supercie dalla sorgente calda.
COSTA RICA, area geotermica del
Rincon de la Vieja
Coordinate geograche 104855,66N
851953,78O
Altitudine 1631 m. s.l.m.
Allinterno del Parco Nazionale del Rincon de la
Vieja, alle pendici dellomonimo vulcano immerso
nella foresta, si trovano alcune aree geotermiche
caratterizzate da acque termali, emissioni di vapo-
ri e gas e pozze di fanghi ribollenti. Le acque su-
perciali ltrano attraverso le rocce, in profondit
raggiungono vecchie intrusioni magmatiche anco-
ra calde, qui si surriscaldano, si arricchiscono di
sostanze chimiche, uidi e gas e risalgono verso lalto intaccando le rocce. I fanghi mantenuti caldi dai uidi provenienti dal
basso sono sempre in continuo movimento e creano morfologie in continua evoluzione.
ISLANDA, laguna glaciale di Jokulsarlon
Coordinate geograche 640531 N 161217 O
Altitudine 255 m. s.l.m.
Nella parte meridionale dellIslanda, una delle lingue glaciali del
Vatnajokull, il pi grande ghiacciaio europeo e terza massa ghiac-
ciata al mondo, incontra un brusco cambio di pendenza che forma
un ampio e profondo avvallamento. Questa conca collegata al
mare da un canale naturale lungo poche centinaia di metri. Lac-
qua marina che penetra nella conca e quella di scioglimento del
ghiaccio hanno formato una laguna al cui interno si accumula-
no piccoli iceberg, blocchi di ghiaccio che crollano dal fronte del
Vatna. Il usso ciclico della marea richiama i blocchi di ghiaccio
verso il mare per poi respingerli nuovamente nella laguna o depositarli sulla spiaggia nera di sabbia vulcanica. Qui queste
sculture di ghiaccio si sciolgono lentamente cambiando continuamente la propria forma e dimensione.
108
RACCONTARE IL VIAGGIO
Da sempre il viaggio tende a trasformarsi in racconto.
Allinizio furono i resoconti fantasiosi e colmi di stupore dei
grandi viaggi di scoperta, come quelli di Messer Polo lungo
la Via della Seta e pi tardi dei cronisti del Nuovo Mondo,
poi le descrizioni accurate e le catalogazioni enciclopedi-
che dellepoca delle esplorazioni geograche e scientiche,
quindi le osservazioni pi personali della tradizione europea
sette-ottocentesca del Grand Tour, no ad arrivare alla mo-
derna letteratura di viaggio.
Tanti sono gli strumenti e i modi oggi possibili per racconta-
re il viaggio. Se sono sempre pi diffusi foto e video, la scrit-
tura nelle sue molteplici forme - diari, narrazioni, articoli,
reportage - continua per a mantenere un ruolo privilegiato,
sia attraverso una vastissima letteratura, sia adattandosi
ai moderni strumenti di comunicazione come nel caso dei
blog, diari personali afdati al web.
Per andare insieme alla scoperta dei diversi modi di te-
nere in memoria il viaggio, nulla di pi adatto che iniziare
con i carnets de voyage, taccuini impreziositi da dipinti. Un
genere che mescola scrittura diaristica e immagine e che
affonda le proprie radici nella tradizione illuministica e ro-
mantica, ma che ha trovato nuovi e appassionati cultori fra
quei moderni viaggiatori pi attenti alla natura e alla gente,
curiosi delle diversit culturali, desiderosi di immergersi
nella realt locale e di soffermarsi sui dettagli.
Nato come diario di viaggio a partire dal XVII secolo, il car-
net de voyage fu utilizzato da pittori illustri come Toulouse
Lautrec, Matisse, Van Gogh e Gauguin, da scrittori come
Goethe, ma anche da scienziati illuministi o pi recente-
mente da architetti come Le Corbusier e da naturalisti
come Fulco Pratesi. Inevitabilmente risent dellavvento
della fotograa, ma al posto di scomparire, si afferm come
genere a s, soprattutto nei paesi anglosassoni e in Francia.
Carnet de voyage, libreta de viajes, travel sketchbook, rei-
setagebuch. In italiano taccuini di viaggio, ma in genere
si preferisce il termine francese, forse perch da noi una
pratica ancora relativamente poco diffusa. unarte meticcia
che mescola generi e tecniche attraverso disegni, schizzi e
note diaristiche. Il tutto impreziosito da collages dei pi sva-
riati elementi: fotograe, scontrini, timbri, francobolli, fram-
menti di manoscritti, piume duccello, tessuti, monete... Non
manca la scrittura, in genere rapida, intima e frammentaria,
ma proprio per questo particolarmente allusiva ed evocativa.
Lattrezzatura necessaria essenziale e per nulla tecnologi-
ca: taccuini (in genere i mitici moleskine del tipo che si apre
a ventaglio), colori, pennelli e magari anche una macchina
fotograca per cogliere lattimo. Non deve mancare il dono
di una sensibilit artistica da coltivare e afnare, ma, come
per la scrittura, servono soprattutto tempo e pazienza per
restituire con delicatezza limmagine del mondo. I carnet-
tisti sono tutti artigiani del viaggio, ognuno con il suo stile
personale, ma capaci di racchiudere nel piccolo scrigno di
un taccuino tracce di luoghi e frammenti demozioni.
Ne nascono insoliti libri dartista, veri capolavori di grazia
e fantasia, pezzi unici che sono merce rara in un mondo in
cui tutto riprodotto o riproducibile in serie. Non solo me-
moria visiva come nella fotograa e non solo parole sem-
pre ltrate dalla mente come nei racconti, ma uno straor-
dinario esempio di letteratura disegnata, capace, nei suoi
esiti pi riusciti, di generare poesia proprio attraverso la
riessione della scrittura unita allimmediatezza dellim-
magine. Grazie ai suoi molteplici spunti, si scoprono altre
forme di percezione, sensazioni tattili e nanche profumi,
lasciando aforare ricordi, evocando la magia dei luoghi e
ricreando le emozioni del viaggio.
Se il viaggio vero la sintesi armonica tra vita attiva e vita
contemplativa, i carnet possono allora rappresentarne
lessenza pi profonda.
Straordinari viaggiatori! Quali nobili storie
leggiamo nei vostri occhi profondi come i mari
mostrateci gli scrigni delle vostre ricche memorie
quei gioielli meravigliosi, fatti di astri e detere.
Charles Baudelaire (Le voyage, Les eurs du Mal)
a cura di Anna Maspero
109
Scelta di CARNETS DE VOYAGE
pubblicati in italia
Henri Cartier-Bresson, Limmaginario dal vero,
Abscondita Editore. Unautobiograa dove si confrontano
fotograa e disegno.
Stefano Faravelli, Mali, Cina, India, Egitto, EDT, poi il
Giappone per lElefante e i piccoli taccuini in formato
originale pubblicati da Editorial Conuencias sulle citt
di Istanbul, Cairo, Jenn, Tokyo e Delhi.
Christophe Verdier, Antartide. Unestate al Polo Sud, EDT
Lorenzo Mattotti, Angkor, Nuages
Denis Clavreul, Magie dAfrica, White Star
Roberto Malfatti, Kenya Carnet De Voyage
GIANCARLO ILIPRANDI
Azalaj. Disegni e acquarelli nel Tnr Sud.
Catalogo pagine 48. Galleria Schubert, Milano.
Ottobre 1997
Orizzonte perduto. Diario dal Tibet.
Pagine 64, a colori. Grache Nava Milano.
Dicembre 2000.
Oman. Il paese dei Sultani.
Pagine 200. Collana appunti di viaggio.
Casa Editrice Polaris. 2001
Il sapore della foglia dacero. Diario dal Canada.
Pagine 64, a colori. Grache Nava Milano.
Dicembre 2001
Sahara. Tre diari di viaggio con settanta disegni
dellautore.
Pagine 144. Distribuzione Autocircuito. Aprile 2007
Il Sahara svelato. Disegni e acquarelli
dal Circo di Our.
Catalogo pagine 48, Spazioinmostra. Maggio 2007
Aria di Portono.
Pagine 48. Archinto Edizioni. Maggio 2007
Viaggio in Sahara. Carnet de voyage.
Pagine 96, a colori. Edizioni Nuages, Milano.
Settembre 2008
Nero e bianco. Disegni e acquarelli da Bali.
Catalogo pagine 24, Spazioinmostra. Maggio 2009
Viaggio in Namibia. Carnet de voyage.
Pagine 96, a colori. Edizioni Nuages, Milano.
Novembre 2011

IL MONDO NELLE MANI


Divagazioni sul Viaggiare
DI ANNA MASPERO
Prima e pi che una scrittrice, sono unappassionata
lettrice e viaggiatrice.... Cos dice di s Anna Maspero,
quasi a mettere le mani avanti prima di entrare nel vivo del
suo Il mondo nelle mani. Divagazioni sul viaggiare (Casa
Editrice Polaris). E che sia viaggiatrice - grande viaggiatri-
ce, appassionata viaggiatrice - nessun dubbio. Cos come
sul fatto che sia una donna di ottime letture e di altrettanto
ottimi consigli di lettura. Per aggiungo io, a sciogliere ogni
incertezza: anche scrittrice, buona scrittrice, come dimo-
stra in questo suo libro, che credo non debba mancare
nella libreria di chiunque ami i viaggi e sia consapevole che
in effetti non esiste viaggio senza la parola - soprattutto
scritta - che al viaggio dia senso. Quante cose che ci sono
dentro questo libro: le motivazioni che accompagnano la
partenza - oggi forse diverse rispetto al passato; i modi del
viaggio inevitabilmente cambiati al tempo della Rete e del-
la connessione permanente; la fascinazione di certe desti-
nazioni e il bisogno di sorpresa e di autenticit; i viaggi dei
migranti e i danni del turismo; i sorrisi come doni nei paesi
pi difcili del mondo; le nostalgie e i ritorni... Un libro da
tenersi vicino, da aprire a caso, anche solo per cercare uno
spunto o una possibilit di lettura e cos cominciare ad an-
dare lontano. Divagazioni, riessioni, idee per rimettersi in
cammino: il mondo nelle mani, appunto.
A cura di Paolo Ciampi (giornalista e scrittore, ha lavora-
to come redattore o corrispondente per diversi quotidiani,
oggi redattore nellAgenzia di Informazione del Governo
Regionale della Toscana).
Casa Editrice Polaris 2013 -Edizione cartacea e in ebook

110
Kel 12 - Swarovski Optik
TRAVEL PHOTO CONTEST 2014
CONDIVIDERE SUBITO
LE EMOZIONI DEL VIAGGIO
Raccontare un viaggio attraverso le immagini di uno scatto fotografco un po come conservare pi a lungo le emozioni e le
atmosfere che hanno scandito i giorni vissuti a scoprire nuove mete.
Per il secondo anno, Kel 12, grazie alla rinnovata collaborazione con Swarovski Optik, azienda austriaca leader nelle ottiche
da osservazione, intende riproporre un concorso fotografco riservato ai suoi clienti ma dal volto social. Al piacere di rivedere le
immagini di un viaggio come in un diario da sfogliare al proprio rientro a casa, questa volta Kel 12 e Swarovski Optik, intendono
far condividere immediatamente le emozioni dei propri clienti durante il viaggio stesso, attraverso lutilizzo dei social. In questo
caso la tecnologia a darci una mano. Infatti, cogliendo lopportunit di un nuovo accessorio per la fotografa lanciato da Swaro-
vski Optik, le foto scattate durante il viaggio potranno essere condivise con i vostri friends sulla pagina facebook kel12andswa-
rovskioptiktravelphotocontest.
COME FUNZIONA: i tour leader di Kel 12 metteranno a disposizione per alcuni viaggi il binocolo con un adattatore che consente
di abbinare lottica al proprio smartphone iPhone 5S. Il risultato di scattare foto di grande suggestione grazie allingrandimento
straordinario che regaler il binocolo Swarovski Optik nella sua funzione di potente teleobiettivo. Le foto scattate con questo
particolare kit Binocolo partecipano allo Kel 12 - Swarovski Optik Travel Photo Contest 2014.
I vincitori saranno stabiliti unicamente dal numero di Like totalizzati.
PREMIO: la fotografa che totalizzer il maggior numero di Like vincer un binocolo EL 32 Swarovski Optik con un adattatore per
iPhone 5S e un buono Kel 12 del valore di 150.00 per un viaggio della programmazione Kel 12, da utilizzare entro settembre 2015.
BUONE EMOZIONI A
TUTTI GLI ESPLORATORI
IN VIAGGIO CON KEL 12
Il regolamento completo su
www.Kel12.com
Concorso riservato ai viaggiatori Kel 12
(fotograf non professionisti)
111
Una distesa sconfnata si apre davanti a Voi. Siete estasiati dalla bellezza della
savana che si manifesta in ogni singola e immaginabile sfumatura di marrone o verde.
Nel sole splendente si pu intravedere la sagoma di migliaia di gnu, antilopi e zebre
in migrazione. E poi la vostra attenzione si sposta allistante su un giovane ghepardo
che prudentemente sta puntando una gazzella. Lanimale parte improvvisamente
allinseguimento della preda a una velocit incredibile. Grazie al binocolo EL 32
sarete vicinissimi allazione, come non vi era mai capitato prima dora. La tecnologia
SWAROVISION vi permette di godere appieno di questo incontro indimenticabile
con la fauna selvatica, restituita in immagini straordinariamente nitide, vivide e reali.
Con SWAROVSKI OPTIK il mondo appartiene a chi sa percepire il bello.
EL 32
LE VOSTRE
AVVENTURE MAI COS REALI
SEE THE UNSEEN
WWW.SWAROVSKIOPTIK.COM
POTRETE TROVARE I NOSTRI PROdOTTI
PRESSO RIVENdITORI SPECIALIzzATI ESCLUSIVI
E ONLINE SUL SITO WWW.SWAROVSKIOPTIK.COM
112
PEOPLE IN THE WILD
Kenya, pescatori El molo sulle rive del lago Turkana
Mongolia, regione del lago Khovsol
113
Per, Picotani, nativi in cammino
Mongolia, Altay Mountains, un cacciatore Kazako a cavallo con la sua aquila
114
Cile, Rio Seco, vicino a Punta Arenas. Pescatori di alghe
India, Rajastan, ragazze nomadi danzano tra le dune di Jaisalmer
115
PEOPLE IN THE WILD
India, Ladhak. Alcuni Zanskarpa nel villaggio di Nerak
Venezuela, Yanomami danzano in un villaggio lungo il fume Orinoco
116
PEOPLE IN THE WILD
Tanzania, pastori Masai sul lago Natron
Mostra fotografca realizzata da Parallelozero in collaborazione con Kel 12

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