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doc, 2009
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Su questa fase tecnologica “analogica “ cioè delle tecnologie artistiche ottico-meccaniche ed
elettriche che si avvicendano dopo la pittura è da citare, come antecedente storico, il lavoro
dell’artista teorico Moholy-Nagy nel suo Pittura Fotografia Film, pubblicato nell’ambito della
scuola del Bauhaus nel 1925, esempio di superbo libro d’artista, nonché momento teorico di alto
profilo per la fotografia di ricerca del XX° secolo.
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Su queste problematiche è d’obbligo citare il filosofo Mario Costa che dal lontano ormai 1983
all’Università di Salerno si occupa della cosiddetta “Estetica della comunicazione” in modo
sistematico, pubblicando testi teorici fondamentali quali il Sublime tecnologico nel 1998, e
L’estetica della comunicazione nel 1999; e curando “ArtMedia“, la rassegna pionieristica sulle arti
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Angelo Candiano, Estremi del libro d'artista .doc, 2009
tecnologiche.
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Questa intelligente idea non è altro quello che alcuni critici hanno spesso affermato a proposito della
diffusione del libro d’artista: il bisogno di una distribuzione del prodotto, accessibile e disponibile a tutti in
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Nel testo della mostra Nodi ho usato questo concetto per certe opere fotografiche multidimensionali
complesse, cioè che presentano caratteristiche tali da non riuscire a catalogarle; opere che ‘viaggiano’ su
altre dimensioni e che sono ricche di informazioni allo stato puro.
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per idee, per risorse impiegate, a dei libri d’artista in una condizione formale
ancora pre-cartacea o ‘retrotraslata5‘.
Paradosso interessante di questi ultimi dieci anni è stato l’aumento a livelli
esponenziali della produzione di libri in genere, dai libri d’artista ai ‘normali‘, sia
in originale come in edizione stampata, quindi una crescita del numero degli
editori e di autori sbalorditiva e sproporzionata al numero effettivo di lettori e
fruitori ultimi. Un vero fenomeno generato proprio dalle possibilità tecnologiche
che ne facilitano la produzione. Siamo a questo punto in una fase di crescita
quasi illimitata delle possibilità espressive mentre si abbassano
proporzionalmente quelle della ricezione-fruizione. (Tutto questo mi fa pensare
a quella ripresa clamorosa di vita che rianima per gli ultimi secondi, illudendo i
cari, chi sta per morire.)
Ma un altro paradosso si affaccia incombente: mentre i libri prolificano e
crescono esponenzialmente, il libro sta oggettivamente vivendo invece una
terribile fase di crisi, una sorta di eclissi e di declino, di sparizione virtuale, di
perdita di splendore, anche se è ovvio che non sparirà del tutto. Quello che forse
è già andato perduto è la sua efficacia, la sua pregnanza, la sua forza nel
veicolare le idee, la sua necessità di esistere: cioè sembra che il libro sia
diventato quello che si dice una cosa soft, tranquilla, morbida, patinata, molto
lontana da idee forti con esiti rivoluzionari, che le erano per natura “cuciti”
addosso per la sua vocazione partigiana e per una contemporaneità con le
“idee“.
Pensare a questo punto all’idea, già dibattuta della morte del libro come evento
ormai imminente, potrebbe essere vista come una speculazione critica, come di
fatto è per certi casi. Ma nel nostro contesto, cioè quello di una nuova mostra
sul libro d’artista degli ultimi venti anni, con una ricognizione sull‘immediato e
stretto contemporaneo, e con la sonda attivata nel mondo delle tecnologie
digitali e della rete, ha invece un valore deciso, chiaro e schietto; quindi
necessario.
Perciò consapevoli delle grandi opportunità offerte dalle neotecnologie si apre un
problema di prospettiva critica: sembrerebbe che, fattore importante, esista
proprio una “giustezza generazionale nell’adesione al libro d’artista”6, cioè che
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Definirei con questo termine quel materiale eterogeneo ancora nella sua fase primitiva e originaria
costituito da files lasciati e accettati nella sua forma digitale, e che prima di questa fase tecnologica si
sarebbero commutati in libri d‘artista.
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Questo concetto della “giustezza generazionale” è stato da me sollevato nel testo Per una analisi del libro
d’artista, pubblicato nel 1998 sul catalogo ragionato a cura di Liliana Dematteis e Giorgio Maffei, Libri
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non sia proprio più la tecnica giusta in quest’epoca - e cioè che stia vacillando, e
che, nella migliore delle ipotesi altamente plausibile, il libro d‘artista stia
cambiando pelle, forma, e concetto per trasformarsi ancora - rispetto invece a
quelli che vi hanno aderito in un tempo propizio e giusto.
Oggi molte idee viaggiano serene, tranquille, e lontane da intenti soggettivistici
nelle reti telematiche incuranti di quello che potrebbe capitare poi nella realtà
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cartacea , liberando finalmente il libro da contaminazioni e da possibili
manipolazioni.
Di “giustezza generazionale” si può parlare, tra l’altro, anche allargando la
riflessione all’avvicendamento inesorabile dei media; sembrerebbe che il media
dell’epoca riesca meglio di altri ad esprimere le idee del proprio tempo.
D’altronde oggi chi si sognerebbe di andare a documentare un evento, esempio
una guerra, con la tecnica della dagherrotipia, magari mettendo in posa soldati,
feriti, cannoni e finti morti, come abbiamo visto in tempi passati !
Si tratta quindi di un processo, il passaggio dalle tecnologie alle neotecnologie, di
profondo rinnovamento strutturale e semantico che ha coinvolto tutte le branche
del sapere e quindi anche del libro, con i suoi correlati fenomeni cartacei.
Processo che le neotecnologie ci stanno facendo vivere, a ragione, come un’
ardua estremizzazione al limite dei nostri tradizionali schemi; ma che implica
invece nell’uso di queste una nuova ‘onestà’ intellettuale, sana, teorica, matura;
e la consapevolezza di un ‘sapere diffuso’ non ideologico, leggero, e molto
lontano dal soggetto.
d’artista in Italia 1960-1998, Regione Piemonte;e oggetto poi della mostra Il libro d’artista in Italia presso
la GAM-Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, l’anno successivo.
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Anche questo è un concetto che ho già precedentemente espresso nel testo citato sopra. Per paradosso, ma
ragionevolmente pensato, l’idea che adesso veicolerebbe in Internet avrebbe un carattere, un’esistenza e
uno statuto ontologico propri, alla pari dell’idea “archetipo” come ha affermato proprio Platone.
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Bibliografia citata:
- Moholy-Nagy, Laszlo. Malerei Fotografie Film, 1925, vol. VIII collana Bauhausbucher ( trad. It.
Pittura Fotografia Film, Einaudi, Torino, 1987.)
- McLuhan, Marshall, e Fiore, Quentin. Il medium è il massaggio, Feltrinelli, Milano, 1968.
- Costa, Mario. Il sublime tecnologico, Roma, Castelvecchi , 1998.
- Costa, Mario. L’estetica della comunicazione, Roma, Castelvecchi, 1999.
- C., A. “Per una analisi del libro d’artista” in Dematteis, Liliana, e Maffei, Giorgio. Libri d’artista
in Italia 1960-1998, Regione Piemonte,Torino, 1998.
- C., A. “Il know-how della fotografia “ in Nodi, Galleria Martano. Torino, 2003.
- C., A. “Fenomenologia di un contenuto estetico“, in Maffei, Giorgio (a cura), Il libro d’artista,
Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano, 2003.
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