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Alexander Hbel Gianpaolo Iannicelli

La strage del treno 904


Un contributo dalle scienze sociali

Iper medium libri

Alexander Hbel, Gianpaolo Iannicelli La strage del treno 904. Un contributo dalle scienze sociali ISBN 978-88-86908-65-8. Copyright 2006 Associazione Ipermedium libri, S. Maria C.V. (CE)
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Alexander Hbel, Gianpaolo Iannicelli / La strage del treno 904. Un contributo dalle scienze sociali - Ipermedium libri, 2006 - Pagine 128, cm 23 - Indice - Introduzione - 1. Scienze sociali; 2. Storia - I. Hbel, Alexander - II.Iannicelli, Gianpaolo - III. Pecchinenda, Gianfranco. ISBN 978-88-86908-65-8.

Sommario

Questo libro nato nellambito di un progetto promosso nel 2005 dallAssociazione tra i Familiari delle Vittime della Strage sul Treno Rapido 904 del 23 dicembre 1984, sulla memoria di tale strage tenta di offrire un piccolo contributo nellincipiente opera volta a colmare un vuoto di ricerca e di studio incomprensibile, in quanto relativo ad uno dei crimini pi efferati della storia recente del nostro Paese. La pubblicazione di questa ricerca la prima interamente dedicata alla cosiddetta strage di Natale un segno tangibile della perseveranza dellAssociazione dei familiari delle vittime e dei feriti nellopera di conservazione della memoria delle 16 vittime innocenti e della determinazione, attraverso lo studio e la conoscenza dei fatti, con la quale essa continua a perseguire incessantemente verit e giustizia.
Antonio Celardo, Presidente dellAssociazione

La strage del treno 904


Un contributo dalle scienze sociali

Introduzione
di Gianfranco Pecchinenda (Universit degli studi di Napoli Federico II)

Non una memoria viva quella che corre sulla scala delle date senza fermarsi mai nei luoghi del ricordo. Gaston Bachelard

Nei mesi scorsi ho avuto modo di commentare alcuni dati relativi ad una recente ricerca condotta su dei giovani universitari napoletani, di et compresa tra i 18 e i 25 anni, concernenti gli avvenimenti pi signicativi vericatisi nella citt di Napoli dal dopoguerra ad oggi. Mi ha colpito (ma non certo sorpreso!), tra le altre cose, il fatto che n la data del 23 dicembre 1984, n il riferimento al treno rapido 904 facessero venire in mente agli intervistati qualcosa di memorabile. Come a dire che la strage del 904 non entrata a far parte della memoria collettiva dei napoletani n tanto meno, devo supporre, degli italiani. Cera ben poco da sorprendersi,1 peraltro, soprattutto in considerazione del fatto che la modernit sembra essere attraversata da uno straordinario paradosso: se da una parte come ha messo efcacemente in evidenza Odo Marquard nessuna epoca ha conservato di pi il passato, sistemandolo nei musei, curandolo con le tecniche di conservazione, proteggendolo con lecologia, raccogliendolo negli archivi, ricostruendolo con larcheologia, rammentandolo con la storia, al contempo altrettanto vero che nessuna epoca pi della nostra ha cancellato cos drasticamente la propria memoria collettiva.2 A partire da queste brevi considerazioni, il lavoro che viene presentato in questo volume, oltre a ripercorrere uno dei pi tragici eventi che hanno contrassegnato loscuro periodo dello stragismo italiano nel corso degli anni Ottanta, pu senzaltro assumere il valore di una lucida riessione su alcune
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Cfr., su queste tematiche, Antonio Cavicchia Scalamonti, Gianfranco Pecchinenda (1996), La memoria consumata, Ipermedium libri, Napoli. 2 Odo Marquard (1991), Apologia del caso, Il Mulino, Bologna, p. 135.

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questioni teoriche che riguardano pi in generale lanalisi della societ in cui oggi viviamo. La paura della cancellazione che ha tormentato le societ europee n dallinizio dellera moderna, ha dato vita ad una situazione in cui, gi a partire dal XVIII secolo, a seguito della diffusione della stampa, tutta lantichit, la storia dei grandi popoli, la geograa e letnograa di un mondo diventato denitivamente sferico, la losoa, il diritto, le scienze le arti, le tecniche e una letteratura tradotta da lingue diverse3 veniva assorbita nel giro di pochi decenni allinterno di enciclopedie e libri. Tra le conseguenze di questo processo, almeno un paio sono degne di nota per la costituzione dellattuale rapporto che le nostre societ intrattengono con il proprio passato: innanzitutto lemergere di una vera e propria ossessione memoriale, che si manifesta attraverso uneccessiva tendenza a creare rituali commemorativi, targhe, piazze e musei, prendendo a pretesto qualunque possibile oggetto di riferimento. Lespandersi di una tale attitudine, se realizzata appieno, non potrebbe evitare di far aforare un altro pericolo, quello di una proliferazione incontrollata e incontrollabile di informazioni e discorsi sul passato, senza alcun ordine n limiti. Come ha acutamente osservato Roger Chartier, pur se temuta, la cancellazione invece necessaria cos come lo loblio per la memoria4. Una seconda conseguenza di particolare interesse, risiede nella constatazione che sar proprio a partire da questa stessa fase che si comincer a delineare una profonda scissione tra la memoria collettiva e i portatori di questa memoria. Si tratter, come noto, di una vera e propria rivoluzione nellambito della nostra cultura. In momenti storici precedenti era proprio ai portatori di una tale memoria che veniva delegato infatti il delicato compito di ssare i criteri di selezione di quanto, a livello collettivo, doveva essere ricordato e di quanto invece doveva essere lasciato cadere nelloblio. Limportanza sociale di questi portatori di memoria stava, inoltre, proprio nel loro compito di evitare qualsiasi possibile incongruenza tra la memoria oggettivata e la memoria individuale di tutti coloro che condividevano una certa identit collettiva. Oggi che viviamo in unepoca in cui la distanza tra la memoria individuale e quella collettiva ha assunto proporzioni enormi, possibile che si verichino situazioni in cui come nel nostro caso eventi che riguardano in modo diretto la storia anche recente di una collettivit, possano subire lonta della cancellazione. Nel caso specico, si badi bene, ci stiamo riferendo ad un evento che ha
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A. Leroi-Gourhan (1977), Il gesto e la parola, Einaudi, Torino, pp. 307-308. Roger Chartier (2006), Inscrivere e cancellare. Cultura scritta e letteratura, Laterza, Roma-Bari, p.V.

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investito dal di dentro non solo una grande citt come Napoli, ma lintera nazione, e il cui enorme signicato simbolico non pu essere trascurato. Eppure! Eppure, a fronte dei molteplici sforzi da parte delle vittime e dellAssociazione formalmente costituitasi intorno ad esse, nonostante i diversi tentativi (spesso alquanto maldestri, in verit) delle istituzioni cittadine e nazionali, nonostante limpegno profuso nellambito di una certa pedagogia della memoria, la realt dimostra come tale evento, nel giro di una ventina danni, sia stato completamente rimosso dalla nostra memoria. Il lettore trover nel testo di Hbel e Iannicelli molte possibili spiegazioni di tutto ci. Delle spiegazioni che per non costituiscono necessariamente anche delle giusticazioni, soprattutto perch non detto che di tale processo di cancellazione, sia pure relativo ad eventi cos evidentemente signicativi per limmaginario collettivo, possa essere fatta carico qualche singola istituzione o addirittura piccoli gruppi di individui. Abbiamo gi avuto modo di notare come, tutto sommato, il panorama socio-culturale della nostra contemporaneit sia pervaso, se non addirittura strutturato, da un decit della memoria assolutamente inedito e incontrollato. Detto questo, se per volgiamo lo sguardo a casi simili, come dimostra uneccellente ricerca di Anna Lisa Tota sulla memoria e la comunicazione pubblica della strage di Bologna del 2 agosto 1980,5 possibile notare come, laddove si inneschi un circolo virtuoso di collaborazione tra istituzioni pubbliche, associazioni e singoli cittadini, non utopistica la possibilit di mettere in moto un processo dialettico in grado di rinegoziare e rielaborare in modo pienamente legittimo e partecipe una certa rappresentazione del passato, anche di quello pi doloroso. Queste forme di commemorazione con il loro tentativo di attribuire alla memoria un suo senso, che sia soprattutto coerente con lattualit di chi partecipa a tali cerimonie sono sempre state, e continuano a maggior ragione ad essere oggi, in unepoca dal passato cos fragile come la nostra, la migliore strategia per la costituzione di unetica pubblica condivisa in cui il dovere di ricordare non si confonda con i possibili abusi della memoria.6

5 Anna Lisa Tota (2003), La citt ferita. Memoria e comunicazione pubblica della strage di Bologna, 2 agosto

1980, Il Mulino, Bologna. 6 Su queste ultime due tematiche cfr., in particolare, Emmanuel Kattan (2004), Il dovere della memoria, Ipermedium libri e Tzvetan Todorov (1996), Gli abusi della memoria, Ipermedium libri, Napoli.

I percorsi della memoria, le ragioni di un oblio


di Gianpaolo Iannicelli

Premessa Il campo degli studi sulla memoria, con tutte le sue prospettive teoriche e disciplinari, non ha mai smesso di germogliare; n immaginabile che ci possa avvenire ora, in questepoca che pare afitta da una sorta di ossessione memo1 da un desiderio spasmodico di conservare, archiviare, registrare reso riale, possibile da un arsenale tecnologico mai visto prima nella storia che, come vedremo, non sempre, e non immediatamente, signica ricordare, fare memoria, costruire delle identit. Ci detto, per poter affrontare con chiarezza e rigore queste tematiche appare necessario effettuare una ricognizione preliminare sui luoghi teorici della memoria, al ne di: a) denire lo stato attuale della riessione scientica, recuperando gli strumenti concettuali euristicamente pi utili; b) cogliere gli sviluppi e i percorsi pi recenti che soprattutto la sociologia sta battendo sul versante della speculazione teorica, nonch rilevare i territori che tale disciplina sta privilegiando dal punto di vista dellindagine empirica; c) elaborare una cornice teorico-concettuale cui fare riferimento nellanalisi e nellinterpretazione del caso empirico qui in oggetto. A tale scopo possibile, in estrema sintesi, schematizzare alcuni punti che riettono idee sviluppate con grande frequenza e che possono essere considerate come generalmente condivise dagli studiosi della memoria:2 1. La memoria pu essere allo stesso tempo oggetto di studio e categoria concettuale per lanalisi sociologica. 2. In quanto categoria analitica, il concetto di memoria di fondamentale rilevanza per tutte le scienze umane e sociali, al pari di altre nozioni come quelle di cultura e identit. 3. Sono pressoch concordemente asserite e sostenute le differenze tra registrazione del passato e memoria, tra memoria collettiva e memoria storica, a favore di una concezione della memoria come costrutto sociale ed elaborazione continuamente attualizzata del passato. In pratica, viene respinta lidea secondo

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la quale le esperienze e gli eventi passati possono essere individualmente e collettivamente registrati per poi essere rievocati con assoluta fedelt. 4. Come gi accennato, numerose societ moderne e contemporanee si caratterizzano per un intenso lavoro di archiviazione delle tracce che esse stesse producono e di ricerca memoriale; ci appare come un tentativo di recuperare radici pi robuste alle precarie identit attuali, le quali si sono indebolite proprio a causa di una perdita di memoria. 5. Si riconosce, dunque, che memoria e identit sono indissolubilmente legate. Di seguito verranno specicati i diversi signicati che nellambito delle scienze sociali il termine memoria venuto assumendo, per chiarire le differenti talvolta confuse realt alle quali tale termine pu essere riferito. Lo scopo quello di evitare lerrore che si commette allorch nella pratica e nei discorsi scientici si usano formule consacrate grazie alle quali si pu smettere di pensare ai problemi prima ancora di averli risolti3.
1. La sociologia della memoria: denizioni preliminari, concetti e categorie

Innanzitutto, la nozione di memoria cos come pure quella di identit ambigua in quanto usata con diverse nalit e per designare oggetti di differente natura: a volte indica un contenitore, altre un contenuto; in certi casi si riferisce a unazione deliberata e in altri a un processo involontario, laddove en4 trambi discendono da caratteristiche bio-psichiche proprie della specie umana. Dunque, per quanto riguarda la memoria, essa pu essere una rappresentazione, un concetto operativo adottato dalle scienze sociali, e indicare una facolt. Di conseguenza, possibile distinguere tre manifestazioni distinte della memoria: 1. la protomemoria, ovvero quella parte di conoscenza procedurale incorporata e sedimentata sul fondo della coscienza, che gli individui, generalmente, non sanno verbalizzare n esplicitare, ma che inconsapevolmente adoperano di continuo nellagire quotidiano. Per fare un esempio, la protomemoria quel sapere acquisito tramite lesperienza che consente di guidare unautomobile: questa azione, che in s molto complessa e articolata se si pensa al numero, alla coordinazione e alla sincronizzazione mentale e gestuale delle diverse operazioni da compiere, viene eseguita in concreto con molta naturalezza, cio in maniera meccanica e non-riessiva; in altre parole, lautomobilista riesce a ricevere ed elaborare una serie di stimoli visivi e auditivi in virt dei quali predispone le strategie comportamentali pi idonee, e ad eseguire i gesti necessari alla loro attuazione senza pensare a ci che fa, ovvero senza che la situazione gli sia presente come problematica e necessitante di una riessione esplicita per essere risolta. Preso in questa accezione, il termine memoria incorpora la memoria-

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abitudine5, la memoria sociale incorporata6 e tutte quelle routine, strutture cognitive, schemi senso-motori e abitudini che si acquisiscono soprattutto durante le primissime fasi della socializzazione. Per dirla alla Bourdieu, la protomemoria questa esperienza muta del mondo che, in modo quasi spontaneo, procura il senso pratico7, una forma di conoscenza che consente di agire nella maniera appropriata senza che tale maniera appropriata venga richiamata e valutata esplicitamente dallagente. In questi casi il passato non una rappresentazione, ma una conoscenza messa in atto dal corpo che resta presente e agente nelle disposizioni che ha prodotto8. Riferendosi alla protomemoria, pi che di memoria del passato si dovrebbe parlare di presenza del passato come esperienza incorporata. 2. La memoria propriamente detta o di alto livello, che essenzialmente una memoria di richiamo o di riconoscimento: chiamata deliberata o evocazione involontaria di ricordi autobiograci o appartenenti alla memoria enciclopedica (saperi, credenze, sensazioni, sentimenti, ecc.)9. in questo caso che si deve parlare di memoria come facolt, poich ci si riferisce alla capacit di rievocare volontariamente un momento del passato personale o di raggiungerlo attraverso una fortuita esperienza proustiana. 3. la metamemoria, invece, come si pu intuire in parte gi dal termine impiegato sia lidea, la rappresentazione che ogni individuo si fa della propria memoria, la conoscenza che ne ha, sia ci che egli ne dice. Discutere delle particolarit della propria memoria, della sua robustezza, dellutilit, delle manchevolezze, vuol dire fare dei discorsi metamemoriali. In questa accezione la metamemoria una meta-rappresentazione, cio una rappresentazione dordine superiore della rappresentazione di uno stato di cose10. Inoltre, questa la dimensione della memoria pi direttamente legata alla costruzione dellidentit. A questo punto va specicato che la tassonomia appena descritta valida solo se riferita alle memorie individuali: Quando si passa al livello dei gruppi o delle societ, lo statuto di questi differenti termini cambia o completamente invalidato. allora evidente che la nozione di protomemoria diventa inapplicabile: nessun gruppo capace di memoria procedurale bench questa possa essere comune e condivisa da una gran parte dei membri del gruppo stesso. Nessuna societ mangia, danza o cammina in un certo modo che le proprio: solo gli individui, membri di una societ, adotteranno certi modi di mangiare, danzare o camminare che, se sono dominanti, maggioritari o unanimi, saranno considerati come caratteristiche della societ in questione. Di conseguenza, a livello dei gruppi, pu essere contemplata solo leventualit di una memoria di richiamo e di una metamemoria. proprio questa eventualit che soggiace allespressione memoria collettiva. Tuttavia, impossibile ammettere che questa espressione

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designi una facolt, poich la sola facolt di memoria realmente attestata la memoria individuale: ancora, un gruppo non ricorda secondo una modalit culturalmente determinata e socialmente organizzata, solo una parte pi o meno grande dei membri di questo gruppo ne capace. Infatti, nella sua accezione corrente, la memoria collettiva una rappresentazione, una forma di metamemoria, cio un enunciato che i membri di un gruppo producono a proposito di una presupposta memoria comune a tutti i membri di quel gruppo11. Ma, pur restando valido il concetto di metamemoria a livello collettivo, vero anche che questo termine cambia statuto nel passaggio dallindividuo alla collettivit: se nel primo caso si tratta di un enunciato relativo al nome attribuito a una facolt la cui esistenza stata comprovata, nel secondo lenunciato relativo alla descrizione, alla rappresentazione, di una condivisione soltanto ipotetica di ricordi. Dunque, il problema preliminare da porsi quale possa essere lo statuto di realt di questa supposta condivisione di ricordi o di rappresentazioni del passato. In altri termini, necessario interrogarsi sulla pertinenza della locuzione memoria collettiva quando viene impiegata nei discorsi scientici, cio quando funge da concetto per le scienze sociali.
1.1 Il problema della memoria collettiva come retorica olistica

Prendiamo in considerazione, con riferimento a Candau, la denizione secondo cui le retoriche olistiche sono tutte quelle totalizzazioni alle quali procediamo impiegando termini, espressioni, gure miranti a designare degli insiemi ritenuti allincirca stabili, duraturi e omogenei, insiemi che sono concettualizzati come altra cosa dalla semplice somma delle loro parti e che si presume aggreghino elementi considerati, per natura o per convenzione, come isomor. Si designa in questo modo sia un raggruppamento di individui (in generale, la comunit, la societ, il popolo) sia delle rappresentazioni, delle credenze, delle memorie (in generale, lideologia x o y, la religione popolare, la coscienza o la memoria collettiva) o anche dei caratteri reali o immaginari (in generale, lidentit etnica, lidentit culturale)12. Messa in questi termini, buona parte del vocabolario delle discipline sociali composta da retoriche olistiche. Ora, la questione presenta una sorta di contraddizione da sciogliere: da una parte, sembrerebbe logico affermare a priori linutilit di impiegare queste generalizzazioni azzardate e creative13 frutto del vizio atavico di cui soffrirebbero le scienze sociali per il quale tendono spesso a trasformare il singolare o particolare in generale14 allinterno di discorsi che hanno pretese e aspirazioni di scienticit; ma, daltra parte, a meno che non ci si voglia precludere la possibilit stessa di formulare teoria socio-antropologica, bisogner ammettere linevitabilit di tali generalizzazioni. Tutto

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sta questo il punto, il nodo da districare per conservare un certo rigore a saper discernere tra le retoriche olistiche euristicamente utili e necessarie e quelle che invece sono soltanto formule consacrate sullaltare del disimpegno scientico. Tale utilit euristica risiede nella capacit di una retorica di dirci qualcosa della realt, in altre parole, di essere adeguata, almeno in una certa misura, a rendere conto e a restituire aspetti ontologici della realt che narrativamente rappresenta. Ci che qui ci interessa, ovviamente, non la validit delle retoriche olistiche in generale, quanto piuttosto quella dellespressione memoria collettiva; ci di cui abbiamo bisogno un insieme di criteri che ci consenta di stabilirne la pertinenza socio-antropologica: iniziamo col dire che questa potrebbe essere totale solo nel caso in cui tutti i membri di un dato gruppo fossero in grado di condividere integralmente un certo numero di rappresentazioni del passato comunicate loro secondo modalit socialmente determinate e culturalmente regolate. Ma tale ipotesi inutilizzabile, essendo empiricamente impossibile e fragile dal punto di vista teorico, in quanto confonde tra loro i diversi livelli della memoria che abbiamo precedentemente sistematizzato. I criteri individuati da Candau sono tre: 1) laver assistito direttamente o meno allevento, al fatto, cui la retorica si riferisce. Nel primo caso i membri di un dato gruppo condivideranno una comune rappresentazione fattuale, nel secondo, solo una rappresentazione semantica, cio quanto si dice a proposito dellevento, una sua interpretazione; 2) la possibile insorgenza e diffusione del dubbio allinterno del gruppo riguardo al fatto o alla sua interpretazione; 3) le dimensioni del gruppo stesso. Applicando in maniera combinata i tre criteri si conclude che: le retoriche olistiche saranno sempre pi pertinenti quando rimanderanno a rappresentazioni fattuali piuttosto che a rappresentazioni semantiche, e in entrambi i casi la loro validit sar direttamente proporzionale alla frequenza di ripetizione di queste rappresentazioni (che funge da argine alla 15 messa in dubbio) e inversamente proporzionale alla dimensione del gruppo. Ci detto, possiamo denire alcune grandi categorie organizzatrici che possono tornare utili nel prosieguo del lavoro: parleremo allora di una memoria forte in presenza di una memoria solida, imponente, profonda e coerente che simpone alla grande maggioranza dei membri di un gruppo, a prescindere dalle dimensioni di questultimo, e che fornisce una struttura robusta alle identit individuali e collettive. Al contrario, una memoria debole presenter caratteristiche opposte, sar quindi sfumata, superciale, vaga, scarsamente condivisa e debolmente in relazione allidentit collettiva del gruppo che la detiene. Va oramai da s che il grado di pertinenza delle retoriche olistiche maggiore in presenza di una memoria forte che non di una memoria debole.

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1.2 I quadri sociali della memoria

A proposito dei rapporti tra il tema della memoria e la sociologia, di come questa abbia inquadrato tale oggetto, non si pu che concordare con quanto sostenuto da Cavalli, e cio che nessuna riessione sociologica sulla memoria pu fare a meno di partire da Maurice Halbwachs16. Lopera di questo autore rappresenta uneccezione al sostanziale disinteresse che ha mostrato la sociologia classica nei confronti della memoria se si esclude la sola scuola durkheimiana, nel cui solco si collocano i lavori di Halbwachs. In buona sostanza, negli anni in cui scrisse egli non ebbe interlocutori o, almeno, non in ambito sociologico: bisogna sconnare nella psicologia, nella psicanalisi, nella losoa o nella produzione storica della scuola delle Annales di Marc Bloch e Lucien Febvre per ritrovare ricerche e studi centrati sulla memoria che presentino un carattere sistematico e centrato come quelli di Halbwachs anche se affrontati, com ovvio, da prospettive talvolta anche nettamente divergenti.17 Eppure, come dicevamo in precedenza, Halbwachs ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per la sociologia della memoria; le categorie e i concetti che egli ha elaborato rappresentano un quadro teorico che molti lavori recenti continuano a impiegare. Una delle sue posizioni fondamentali quella secondo cui la memoria individuale socialmente condizionata. Tale posizione nella quale risalta pienamente leredit di Durkheim lo conduce a studiare i processi di memoria come fenomeno collettivo trascendente il singolo, come fatto sociale: per comprendere al meglio la memoria dellindividuo, la sua strutturazione e conservazione bisogna ricondurre tutto questo ai quadri sociali, ovvero a delle categorie sociali senza le quali sarebbe impossibile tanto la ssazione, quanto il riconoscimento dei ricordi personali. Ci vuol dire che i ricordi individuali perderebbero di intensit, diventerebbero sempre pi sfocati, no al punto da non riuscire pi a rientrare negli orizzonti della coscienza del singolo se non operassero continuamente strutture, processi e dinamiche sociali proprie di un gruppo in grado di fungere da riferimento e cornice per il loro richiamo e riconoscimento. solo nella societ e dalla societ cio che il singolo acquisisce i suoi ricordi, li richiama, li ssa, li ritrova. Il che implica che questa memoria una sorta di sovrastruttura cha va al di l delle memorie individuali e abbraccia una massa di ricordi e di immagini che, anche se nessun individuo in grado di padroneggiare, gli permettono pur tuttavia, nellabitarla, di condividere un universo di signicato comune18. Se linteresse di Halbwachs per la memoria deve molto allaccento posto da Bergson19 su questo stesso tema, tuttavia le posizioni del primo vanno lette in aperta opposizione alla tesi del secondo, per la quale la memoria individuale

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una sorta di deposito, di archivio laddove la sede di tale archivio linconscio nel quale si sedimentano le tracce di tutti gli eventi passati, i ricordi, che possono poi essere richiamati e riattualizzati attraverso uno sforzo riessivo. Invece, secondo Halbwachs, nella misura in cui si legati a delle immagini di signicato sociale, e che ci rappresentiamo correttamente per il solo fatto di essere membri della societ, che noi siamo ancora in possesso delle nostre antiche disposizioni interne e che possiamo, almeno in parte, ricostruirle20. Si tratta di un approccio che, seppur tra qualche revisione e aggiustamento, continua a essere impiegato nella sua formulazione originaria ancora oggi. Molto di recente, infatti, Eviatar Zerubavel ha sostenuto che: La memoria non la semplice riproduzione mentale del passato, come si pu capire dal fatto che non ricordiamo ogni singola cosa che ci successa. Ma non neppure un processo del tutto casuale. In realt, gran parte di essa modellata in una maniera altamente strutturata che plasma e altera ci che di fatto riusciamo a conservare mentalmente del passato. Come vedremo, gran parte di questi modelli mnemonici sono inequivocabilmente sociali21. Inoltre, esistono dei quadri che presentano un grado di generalit superiore ad altri, categorie che detengono lo statuto di forme a priori in senso durkheimiano , cio categorie di origine sociale e pre-esistenti allindividuo, quindi non si tratta di istanze innate o di costanti universali: essi sono il tempo e lo spazio sociali e il linguaggio. I primi due permettono lancoraggio e il riconoscimento dei ricordi, il terzo, con il suo carattere culturalmente determinato, ma pur tuttavia cogente, ne consente la rappresentazione, linterpretazione e la comunicazione.
1.3 Memoria collettiva e memoria storica

Nelle sue opere successive22 Halbwachs, raccogliendo le osservazioni e alcuni rilievi critici che furono mossi allimpostazione dei suoi quadri sociali23 che tuttavia egli stesso considerava, in parte, ancora problematica approfondisce la differenza e il rapporto tra memoria collettiva e memoria storica (o storia tout-court). La prima forse la pi attuale e originale tra le nozioni formulate dallautore francese considerata come un fattore di coesione sociale di un gruppo o di una comunit e, piuttosto che rappresentare una conoscenza oggettiva di un passato comune, funge da mediazione tra questa e i bisogni attuali dei gruppi: essa una corrente di pensiero continuo, di una continuit che non ha niente di articiale, in quanto non ritiene del passato che ci che ancora vivo o capace di vivere nella coscienza del gruppo di cui fa parte24. Pi esplicitamente, la memoria collettiva di un gruppo , per Halbwachs, un insieme di rappresentazioni del passato che vengono conservate e trasmesse

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fra i suoi membri attraverso la loro interazione. Insiemi di eventi e di nozioni ricordati, essa anche un modo condiviso di interpretarli. Aneddoti, racconti, storie di vita, proverbi e frasi fatte, istruzioni per la vita pratica, modi di dire e simboli comuni diventano insiemi di elementi che sorgono nellinterazione e si impongono a ciascuno come risorsa in qualche modo codicata, quadro entro cui i suoi racconti assumono forma narrabile e le sue azioni un ordine che dato per scontato nella misura in cui si riferisce a norme, valori e simboli condivisi e tramandati25. E proprio a proposito di questa forma narrabile che gli individui e i gruppi danno agli eventi del passato, c chi, ribadendo il carattere sociale della memoria collettiva, sostiene appunto che: Una delle pi importanti caratteristiche della mente umana la sua capacit di trasformare stringhe di eventi fondamentalmente non strutturate in narrazioni storiche coerenti. [] Stabilire tali connessioni, chiaramente articiali, lessenza stessa dellinevitabile processo mentale retrospettivo volto a costruire un intreccio. [] Respingendo, comunque, lidea che questi intrecci siano rappresentazioni oggettive di sequenze effettive di avvenimenti, come pure la tesi che tali visioni del passato siano in qualche modo universali, io sono convinto che abbiamo a che fare con strutture sociomnemoniche essenzialmente convenzionali26. La memoria non registra fedelmente il passato, ma di questo trattiene solo quanto utile a un determinato gruppo nel presente, mentre la storia non pu fare a meno di perseguire loggettivit dei fatti storici; la memoria la continuit del passato nel presente, laddove la storia deve necessariamente operare una netta separazione tra passato e presente e porsi in questultimo per poter cogliere quello dallesterno; la memoria collettiva uida e continua, incapace di tracciare conni ben deniti, al contrario della storia che invece divide, 27 Secondo Nora la memoria schematizza, classica, si pone fuori dai gruppi. la vita, mentre la storia la ricostruzione sempre incerta e incompiuta di ci che passato; la memoria sacralizza il ricordo laddove la storia delegittima il 28 passato vissuto. Inne, mentre la storia unica, le memorie collettive, proprio per quanto detto nora a proposito del loro radicamento nei gruppi, sono tante e diversicate. Ci tanto pi vero nelle societ moderne contrassegnate dalla divisione del lavoro e dalla straticazione sociale che portano il singolo individuo a muoversi tra diversi sotto-gruppi, condividendone le differenti memorie collettive. Questo un punto di grande rilevanza, in quanto consente di sostenere che in una stessa societ coesistono talvolta in maniera conittuale molteplici rappresentazioni del passato, differenti memorie collettive e che, se possibile parlare di una memoria dellintera societ, ci deve essere fatto, secondo Halbwachs, nei termini marxiani di una memoria che tender a rispecchiare gli

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interessi e le idee del gruppo o dei gruppi dominanti. A questa si opporranno memorie alternative, ovvero tutte le diverse memorie dei gruppi subalterni. Nonostante non siano mancate note critiche e obiezioni allopera di Halbwachs, il valore di questa ancora fermamente intatto.
1.4 Memoria comunicativa e culturale

Unaltra nozione di grande rilevanza quella di memoria culturale. Volendo darne una prima sintetica denizione si pu affermare che si tratta di una memoria, socialmente costruita, atta a trasmettere signicati fondanti condivisi, capaci di perdurare e di far coagulare un gruppo sociale fornendogli solide rappresentazioni simboliche legate a un passato ricordato come signicativo, pi o meno verosimile in grado di orientare lagire sociale e di creare un forte senso di appartenenza al gruppo stesso attraverso ledicazione di unidentit collettiva. legittologo Jan Assmann a sottolineare la validit e la feconda pertinenza 29 Nel suo lavoro sullinterazione di questo concetto nellalveo degli studi sociali. tra il ricordo, lidentit e la formazione della tradizione egli presenta in primo luogo limportanza che assume la struttura connettiva di ogni sistema culturale: essa rappresenta quel legame interno a ogni organismo collettivo che opera lungo due dimensioni, quella sociale e quella temporale. Nel primo caso si tratta dellappartenenza a un universo simbolico comune, fatto di comportamenti, esperienze, aspettative, norme e valori condivisi che rendono coeso il tessuto sociale sulla base dellaccesso collegiale a uninterpretazione generalmente accettata della realt quotidiana. La seconda dimensione, invece, attiene al vincolo del presente con i ricordi e le pratiche del passato che rimangono attuali e vitali e che sono capaci di assicurare validi orientamenti per lagire collettivo. Ci si riferisce, ovviamente, a una memoria sostanzialmente istituzionalizzata, che accoglie in s in forma prioritaria i racconti mitici e storici e che consente ledicazione di una forte identit sociale, di un vigoroso senso del noi a cui ogni singolo pu fare riferimento. La struttura connettiva dipana la sua impalcatura lungo le direttrici della dialettica tra ripetizione e attualizzazione: la prima la principale caratteristica dei riti, i quali sono il contenitore sostanziale della trasmissione di senso sociale nel tempo, modelli ssi dazione che vanno a costruire i lineamenti della cultura di un gruppo; la seconda rende possibile il continuo adattamento dei materiali della memoria alle contingenze storiche e alle cangianti esigenze sociali. Ed proprio nel rapporto dinamico tra queste due istanze che si inscrive la strutturazione della memoria culturale. Assmann, ovviamente, si occupa di un tipo di memoria che, per la grande quantit di elementi che incorpora, il modo in cui li gestisce, la sua durata, non pu che essere esterna allindividuo, inquadrata seguendo Halbwachs

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allinterno delle cornici socioculturali. Vi sono quattro tipi di memoria per cos dire esterna, in cui rientra anche la memoria culturale con il suo potenziale di sintesi: la memoria mimetica, che indirizza lagire e lapprendimento del comportamento, attraverso la copia e la riproduzione di azioni, usanze ed abitudini; la memoria delle cose, che risiede in tutti quegli oggetti dalla sedia alla casa, dallauto alle strade, ecc. dal valore funzionale o estetico, con cui ogni individuo alimenta la propria identit e che rimandano inevitabilmente al proprio vissuto; la memoria comunicativa, che attraverso il linguaggio e linterazione comunicativa con gli altri, consente la denizione dellidentit, della coscienza e dei ricordi; inne la vera e propria memoria culturale. In questo caso, come gi accennato, ci si riferisce alla trasmissione di un signicato fondante inteso socialmente. Essa pu sintetizzare in s le altre dimensioni esterne della memoria. Le attivit imitative possono infatti dar vita a forme rituali istituzionalizzate che diffondono signicati culturali capaci di dare senso alla realt, al di fuori dellimportanza concreta e funzionale della mimesi legata agli usi ed alle consuetudini. Allo stesso modo, gli oggetti possono divenire simboli di vario tipo (idoli, monumenti funebri, rappresentazioni di concetti, ecc.) che oltrepassano il valore duso per diventare vettori di senso condiviso e catalizzatori dellidentit collettiva. Ugualmente, la comunicazione, alla base dei ricordi e dellagire intersoggettivo, si pu codicare, conservare e tramandare in forme che consentano ai contenuti della memoria di perdurare e di edicare signicati identitari molto forti e persistenti nel tempo. E in ci, sistemi comunicativi come la scrittura hanno rappresentato, nel corso della storia, un fattore decisivo di mutamento sociale. Assmann sostiene che i gruppi sociali, quelli almeno che intendono pianicare in qualche modo il loro durare nel tempo senza vivere alla giornata, devono fare riferimento al passato recente, intermedio o lontano e fare propria una solida cultura del ricordo. Devono cio dotare di senso parte del passato sociale, che viene strappato alloblio in virt di una serie di testimonianze dalla forma disparata e che deve distinguersi dal presente pur avendo un fecondo legame con esso. E, mentre la memoria comunicativa si riferisce a un passato recente che un individuo ricorda insieme ai suoi contemporanei, la memoria culturale si aggancia molto pi spesso a un ricordo fondante, essenzialmente non biograco, che si oggettiva stabilmente in rituali, miti, opere estetiche, luoghi, e quantaltro. La memoria comunicativa dunque fondamentalmente legata alla biograa o a un quadro generazionale; non ha una sua codicazione fortemente formalizzata, ma si basa spesso sulla quotidiana interazione intersoggettiva e sul ricordo vivo, diretto; dura non pi di un centinaio di anni, racchiudendo insomma generazioni che coesistono in uno stesso momento; non ha bisogno di

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testimoni dotati dei crismi dellufcialit. La memoria culturale, che assimila in un certo senso la storia e il mito, si giova invece per lo pi di storie delle origini o di eventi posti in un passato lontano, mitico, assoluto e pregno di incidenza simbolica stabile; formalizzato e istituzionalizzato, come nel caso di cerimonie, feste o occasioni istituite del ricordo; assume forme oggettivate solide e ben codicate (attraverso danze, scritti, simboli precisi e artefatti vari); ha spesso bisogno di specialisti del ricordo.
1.5 Memoria comune e memoria pubblica

Fermandosi alle denizioni di memoria appena delineate si ha limpressione che qualcosa di quanto concerne il passato, i ricordi, le tracce, e le relative rappresentazioni sociali, resti ancora fuori dallanalisi teorica. Esistono, invero, determinati ricordi che seppur possano essere considerati comuni, non danno vita a una memoria collettiva, in quanto non sono stati sottoposti alla selezione, allelaborazione, allinterpretazione e al vaglio del gruppo che li condivide in ragione dei propri interessi e del sistema di rilevanza attuali. In questo senso, tali ricordi non appartengono a nessuna comunit specica, ma hanno un carattere, per cos dire, trasversale, trattandosi di tutti quei ricordi che individui appartenenti a ceti, classi, categorie e gruppi dinteresse anche molto diversi hanno in comune per il fatto di essere stati esposti ai medesimi messaggi mediali. Tali ricordi formano quella che viene denita una memoria comune,30 ovvero una memoria di carattere personale ma anche condivisa, laddove i principali canali attraverso i quali si determina questa comunanza sono i mass media. Ad esempio, ricordi che formano la memoria comune dellattuale generazione dei trentenni italiani sono tanto Goldrake quanto Fantozzi, la vittoria dellItalia ai campionati del mondo di calcio del 1982, DeeJay Television e i Duran Duran. Si tratta, dunque, di una memoria non legata allidentit di 31 una memoria che non , per quanto nessun gruppo o comunit particolari, sostenuto, una memoria collettiva, ma che pu fungere a questa da serbatoio e che in questa pu trasformarsi qualora intervenga lattivit interpretativa e di ltraggio di agenti sociali specici. Ma, allo stesso tempo, e in una certa misura, si tratta di una memoria abbastanza stabile, sedimentata, viva, perch viene costantemente attualizzata: i testi mediali infatti, essendo spesso autoreferenziali ovvero attingendo a materiali appartenenti alla stessa produzione dei media, ad esempio attraverso le citazioni del proprio passato, i revival, il riproporre periodicamente trasmissioni degli anni addietro rievocano di continuo i contenuti della memoria dei loro fruitori. Parallelamente, i nuovi contesti dellesposizione ai messaggi mediali e le nuove esperienze di fruizione costruiscono anche quei quadri sociali che abbiamo

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spiegato essere di fondamentale importanza per la conservazione e il richiamo dei ricordi. cos che anche la memoria comune diventa parte integrante della vita quotidiana, rappresentando una risorsa cui le persone possono riferirsi e di fatto lo fanno per la costruzione e il consolidamento delle loro identit. Inne, unaltra nozione utile sia a livello analitico che sul piano dei possibili 32 Essa la percorsi empirici in grado di dischiudere quella di memoria pubblica. memoria della sfera pubblica, ossia di quello spazio pubblico caratteristico delle moderne societ democratiche allinterno del quale le convinzioni, le opinioni, le credenze e i principi dei cittadini a proposito di questioni di rilevanza collettiva si confrontano e si inuenzano reciprocamente sulla base di argomentazioni razio33 La sfera pubblica, quindi ospita nali, in linea di principio, accessibili a tutti. discorsi che riguardano rappresentazioni del passato, nella misura in cui queste possono essere addotte per argomentare luna o laltra posizione dei partecipanti. a questi ultimi discorsi che vorrei riservare il nome di memoria pubblica34. Le funzioni che questa forma di memoria pu assolvere sono almeno due: innanzitutto, essa fornisce una cornice allinterno della quale si confrontano le diverse memorie collettive coesistenti in una stessa societ e che, aldil di quale sar la versione predominante, permette il reciproco riconoscimento delle differenti e concomitanti narrazioni del passato. Inoltre, essa fornisce i criteri e i margini con i quali le varie rappresentazioni memoriali dei gruppi devono confrontarsi ed entro cui devono collocarsi per poter essere considerate socialmente rilevanti, legittime e ammissibili.
1.6 Memoria e identit

ora possibile, ricordando quanto gi affermato a proposito dellessenza necessaria e indissolubile del legame tra memoria e identit, esplicitare, attraverso uno sguardo estremamente generale, in cosa consiste questa relazione e in che modo si sviluppano i rapporti tra le due entit. Se, come avviene con una certa convergenza tra i vari studiosi nellambito 35 si accetta il fatto che lidentit pu essere analiticamente delle scienze sociali, scomposta in alcune fondamentali dimensioni costitutive, tra cui quella temporale, allora in relazione a questa la compenetrazione tra memoria e identit diviene subito palese e si esplica nel modo seguente: la memoria fornisce a ogni individuo nellunitariet di una biograa ricomposta attraverso una narrazione di s, un racconto didentit36, una totalizzazione esistenziale37 un quadro interpretativo allinterno del quale assumono armonia e linearit gli eventi del passato, del presente e anche del futuro. In altre parole, la memoria ci che consente la costruzione e il mantenimento di unidentit nel tempo a dispetto dei continui e incessanti cambia-

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menti che si susseguono facendo s che gli individui cambino costantemente: in questo senso lidentit la percezione che un soggetto ha di essere sempre lo stesso, o meglio identico a se stesso, avendo la certezza che colui che agisce oggi lo stesso individuo che era ieri e che sar anche domani.38 Una continuit che soltanto il frutto di una nzione della nostra mente, il prodotto dellintegrazione mentale in un insieme temporale di punti altrimenti disgiunti. Pi precisamente, la nostra memoria, la sua funzione adesiva, che rende possibile questa integrazione, dandoci lillusione della continuit. Le diverse strategie della memoria che usiamo per facilitare lillusione della continuit storica implicano latto mentale di gettare un ponte. Come classico artizio per lintegrazione di spazi non contigui, il ponte una metafora perfetta dello sforzo mnemonico per integrare le manifestazioni temporali non contigue di ci che noi consideriamo la stessa entit (persona, organizzazione, nazione)39. Nelle parole di Kant, la facolt rimemorativa e quella di previsione servono a legare in una esperienza coerente ci che non pi con ci che non ancora per mezzo di ci che presente40. La memoria, questa particolare forma che racchiude il senso della durata e della continuit, fornisce stabilit, permanenza e coerenza allidentit: Centrata sullautocoscienza, la memoria pone lidentit come integrazione del s41. Dunque, la memoria decisiva per il senso didentit poich ricordare il passato ci permette di confermare ci che siamo: quello che io sono si fonda su, e deriva sempre da, quello che io sono stato, ragion per cui in un certo senso un individuo non ha una storia, ma una storia42. Una storia che per importante sottolinearlo non sempre uguale, ma assume, ogni volta che viene narrata e riattualizzata, una sionomia, una coloritura emotiva e dei signicati diversi che cambiano fortemente in quanto, richiamando ancora Halbwachs, vengono inuenzati dal contesto, dalle situazioni e dalle contingenti esigenze del presente; ci che si nel momento dellevocazione provoca una retroazione sulla scelta degli elementi del passato e sul senso ad essi attribuito, in un intreccio continuo del piano individuale con quello collettivo. Di conseguenza, il passato pu cambiare nei suoi effetti sul presente, e pu venir mutato soggettivamente, cio nel nostro modo di pensarci e di utilizzarne lesperienza per il futuro43. Ci vuol dire che quanto si narra del passato non corrisponde mai esattamente a ci che si sta rievocando: Il lavoro della memoria dunque una maieutica dellidentit, sempre rinnovata a ogni narrazione44. per questo che si dice che lidentit s fatta di memoria,45 ma anche di oblio, il quale, lungi dallessere un difetto, una carenza delle facolt mnemoniche umane, ne costituisce un indispensabile contraltare, la funzione che consente lopera di selezione, di discernimento di quanto necessario conservare

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nel campo del memorabile e quanto, invece, va abbandonato al ne di costruire e preservare la stabilit dellidentit ancora una volta individuale e collettiva. Infatti, anche se la memoria lidentit in atto, essa pu anche minacciare, danneggiare il sentimento didentit, come nel caso di ricordi di eventi traumatici o, pi semplicemente, di ricordi che potrebbero mettere in discussione limmagine attuale del proprio s. Inoltre, proprio come un individuo senza memoria sarebbe ugualmente mancante di identit come dimostrano i casi di perdita della memoria allo stesso modo un individuo senza oblii, cio in grado di ritenere ogni aspetto di tutte le sue esperienze, di tutti i suoi atti o stati di coscienza non disporrebbe del materiale necessario alla costruzione della sua identit. Tutti gli eventi, tutti i ricordi sarebbero sempre e simultaneamente presenti, tutti egualmente signicativi e sullo stesso piano, quindi insignicanti per lidentit. Senza una selezione, infatti, non avremmo a disposizione quellinsieme di esperienze particolarmente e soggettivamente dotato di senso identicandoci con il quale soltanto possiamo dar forma e consistenza alle nostre identit, le quali, altrimenti, sarebbero un coacervo di dati indistinti e indistinguibili, di elementi puramente accidentali senza quella interconnessione personalmente rilevante che sola, come abbiamo 46 appena visto, costituisce e nutre lidentit. Sar bene chiarire che il termine memoria viene usato per designare indistintamente due concetti ben diversi tra loro, quello di memoria come archivio o deposito (mneme) e quello di reminiscenza intesa come riessione, rievocazione e rielaborazione del passato (anamnesis). Lesistenza di un archivio sopratutto se in forme esteriorizzate e oggettivate attraverso mezzi e supporti tecnologici non affatto condizione sufciente allappropriazione di unidentit; piuttosto lanmnesis a svolgere un ruolo decisivo per la costruzione del s. Nonostante le enormi potenzialit di conservazione del passato offerte oggi dalle tante innovazioni tecnologiche, molti studiosi concordano nel sostenere la grande rilevanza di queste ultime per la mneme e la quasi totale ininuenza per lanamnesis e, laddove acquistano signicato, lo fanno nella tendenza opposta a quella che comunemente si crede: esse fanno cio ridurre, e non aumentare, le capacit di anamnesis47. I supporti tecnici niscono spesso per lasciare la ricerca 48 identitaria inappagata. Sarebbe errato, per, pensare la memoria e lidentit come due fenomeni distinti, luno preesistente allaltro, dal momento che: Anche se ontogeneticamente e logeneticamente la memoria viene necessariamente prima rispetto allidentit questultima non che una rappresentazione o al massimo uno stato acquisito, laltra una facolt presente n dalla nascita e dallapparizione della specie umana diventa difcile accordare la preminenza alluna o allaltra non

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appena consideriamo luomo in societ. Infatti, memoria e identit si compenetrano. Indissociabili, esse si rafforzano reciprocamente, dal momento del loro emergere no alla loro ineluttabile dissoluzione. Non c ricerca identitaria senza memoria e, inversamente, la ricerca memoriale sempre accompagnata da un sentimento didentit almeno individuale49. Ci vuol dire che la memoria pu essere attivata da un bisogno o da una esplicita ricerca di costruirsi unidentit, il che pu portare a riesumare tutto quanto del passato pu essere utile alla causa, come successo, ad esempio, nel caso della costruzione dellidentit ebraica.50 Se la memoria genera lidentit, questa, a sua volta, predispone i soggetti a determinate scelte memoriali che faranno incorporare nel loro patrimonio nuovi aspetti del passato. Il rapporto tra memoria e identit dunque non risulta pensabile in termini cronologici, bens di un unico movimento dialettico.
2. La costruzione sociale della memoria

Una volta varcata la soglia che divide lindividuale dal collettivo non si pu che parlare di memoria secondo un approccio che consideri questa come una costruzione sociale: la memoria collettiva, infatti, non una facolt come quella individuale di richiamo e rievocazione in quanto una comunit nel suo insieme non pu possederla, essa una peculiarit dei suoi elementi presi singolarmente; n, tanto meno, pu essere ridotta alla mera somma dei ricordi personali. Pertanto, la memoria collettiva va intesa come una rappresentazione pregna di senso identitario che un gruppo, una comunit, una societ si fanno di un certo passato comune. E conta relativamente che tale passato sia autentico, oggettivamente documentabile o rievocato con fedelt rispetto al fatto storico; ci che pi sostanziale per lidentit, per il presente e i progetti di un gruppo che tutto quanto si sceglie di commemorare sia dotato del carattere dellesemplarit, cio della capacit di insegnare e di ispirare, di nutrire di senso e dotare di coerenza la realt attuale del gruppo stesso. Ovviamente la memoria collettiva presuppone una certa conoscenza del passato, senza la quale gli atti di commemorazione resterebbero vuoti e gli sforzi di trasmissione svuotati di senso. Ma si suppone anche che al di l della costituzione di un sapere teorico, necessario trarne delle lezioni di storia51. Parlando di costruzione sociale della memoria, dunque, si intende richiamare lapproccio utilizzato da Peter Berger e Thomas Luckmann per analizzare e descrivere il processo dialettico attraverso il quale i membri di una societ costruiscono per poi riappropriarsene la realt sociale nella quale essi vi52 In quanto parte di tale realt, anche la memoria oggetto di unopera vono. di costruzione sociale che si basa su esteriorizzazione e oggettivazione ben si

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presta ad essere interpretata nei termini del suddetto approccio fenomenologico e, quindi, come un processo, come un oggetto in continuo divenire, piuttosto che come unentit reicata e acquisita una volta per tutte.
2.1 Esteriorizzazione e oggettivazione della memoria

Come detto, il processo di esteriorizzazione delluomo riguarda la totalit della sua esistenza, coinvolge completamente il suo stesso essere nel mondo. Per alcune precise caratteristiche antropologiche che non opportuno esaminare o 53 lessere umano si riversa nel mondo allo scopo di esplicitare in questa sede, crearsi un ambiente adatto alla sua vita. Tale riversamento, in atto n dallap54 si manifesta semplicemente attraverso lattivit parizione della specie umana, sica e mentale degli uomini. questo, in estrema sintesi, il processo al quale si d il nome di esteriorizzazione. Ed in virt di tale processo che gli uomini hanno iniziato n dalla loro origine a lasciare tracce, reperti di se stessi, quindi non memorie di fatti o eventi specici, bens segni della loro stessa presenza e del loro passaggio nel mondo. Presumibilmente solo in un secondo momento essi si sono posti il problema della conservazione e della trasmissione del patrimonio culturale. Ma la memoria si esteriorizza anche in un senso ulteriore: essendo la memoria collettiva una rappresentazione, allora essa verr costruita attraverso unagire comunicativo che la pone al di fuori di coloro che ne sono i singoli portatori. Cos come anche a livello individuale, ogniqualvolta rievochiamo un certo ricordo, non facciamo altro che narrarlo a noi stessi o agli altri ponendolo, in questo modo, fuori dalla nostra sola coscienza. Ancora una volta lo avremo esteriorizzato. Non appena si abbandona il campo della narrazione, del racconto orale, bisogna constatare che la memoria ha sempre la tendenza a depositarsi in oggetti, in artefatti che, per ci stesso, divengono pregni di potere mnestico (la memoria delle cose di Assmann), nel senso che possono essi stessi attivare i processi memoriali e fornire quel senso di continuit biograca di cui lidentit necessita, in virt della loro propria funzione che , appunto, quella di coadiuvare e rinforzare le facolt mnemoniche umane. Da un lato, dunque, tali artefatti servono a trasmettere una memoria, ma dallaltro, pi profondamente, essi fanno s che un gruppo continui a credere in unorigine e un destino comuni, forticandone e perpetuandone cos la coscienza identitaria. Tra tutte le estensioni della memoria umana, tutti gli strumenti e i mezzi per larchiviazione di cui gli uomini si sono storicamente dotati, il ruolo pi importante va assegnato alla scrittura; con essa che, verosimilmente, la preoccupazione della conservazione di tracce, segni del patrimonio sociale e culturale,

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dunque della memoria nella sua accezione pi ampia si fatta esplicita e la condivisione e la trasmissione efcaci: Fatta eccezione per le piccole comunit nelle quali la trasmissione orale sufciente a impregnare lindividuo della sua tradizione culturale, e se non consideriamo i molteplici processi protomemoriali che fanno a meno della scrittura in tutte le societ, la scrittura e pi ancora la stampa ha senza dubbio permesso una determinata socializzazione della memoria, offrendo la possibilit di immagazzinare le informazioni il cui carattere sso pu farne dei referenti collettivi pi facilmente della trasmissione orale. Con i grandi testi, i principi considerati intelligibili del mondo sociale diventano disponibili non solamente per la popolazione istruita ma anche per tutti coloro che hanno la possibilit di ascoltarli nel corso di racconti, prediche, sermoni, mercuriali, esortazioni di ogni natura che si nutrono di testi fondatori. Il fatto che solamente le religioni del Libro siano veramente delle religioni del proselitismo un altro segno della potenza memoriale della scrittura55. Qui lesteriorizzazione si intreccia con il discorso delloggettivazione della memoria, ossia del sedimentarsi da parte di questultima in oggetti, pratiche, nanche istituzioni, che trascendono sia i limiti (spaziali e temporali, relativi, cio, alla quantit e alla permanenza dei ricordi soggettivi), sia il senso e il signicato delle memorie individuali. Nel caso della scrittura come di ogni altra protesi della memoria il problema della durata della conservazione legato unicamente a quello della durata sica del supporto materiale sul quale sono stati registrati i segni. Ma, come detto, la memoria pu rappresentare la continuit, la permanenza signicativa del passato nel presente solo se quel passato viene sottoposto ad unopera incessante di ricostruzione e di riattualizzazione che prenda le mosse dagli interessi del presente. Ci vuol dire che le persone non possono mai rivivere fedelmente il loro passato, ma solo ricomporlo (recomposer) avvalendosi dei riferimenti rappresentati dagli altri e dal mondo sociale presente. Anche se il lavoro di ricomposizione necessit di appigli oggettivi, questi non vanno ricercati tanto nella presunta alta fedelt delle attuali tecnologie della memoria, quanto piuttosto collocandosi in un universo che oggettivo in senso durkheimiano, oggettivo in quanto sociale, fatto cio di prodotti sociali nei quali si sedimentato un certo passato e di altri individui con i loro propri ricordi e le loro rappresentazioni; tutto ci funge da struttura di plausibilit56 per la memoria del singolo soggetto. Proprio limportanza del ruolo giocato dal confronto con gli altri e dalle relazioni sociali ci che legittima lutilit di indagare i processi di costruzione della memoria anche, se non sopratutto, in quanto processi comunicativi. Detto ci, chiaro che la funzione precipua della memoria non quella di registrare e conservare asetticamente il passato, ma di farlo interagire in maniera

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dialettica con il presente al ne di conferire senso e intelligibilit a questultimo e robustezza alle identit singole e collettive. Quanto sopravvive del passato, dunque, soltanto ci che in grado di fornire sostentamento al presente; tutto il resto destinato a cadere nelloblio, almeno no a quando una nuova e attuale esigenza non stimoli una ricerca memoriale in grado di riportare a galla il rimosso. Pi che le tracce del passato, la memoria sembra cos, quasi paradossalmente, manifestare quelle, mascherate e proiettate su contenuti non pi attuali, del presente57. N, inoltre, sembra sia importante la verit del ricordo quanto soprattutto il sentimento di realt che il ricordo suscita, e che poi il punto di partenza di tutti gli atti di memoria. Un sentimento che nasce solo quando il tempo, lo spazio, lordine degli avvenimenti, riconosciuti e ssati dagli uomini, ci si impongono58.
2.2 Larbitrariet delle ricostruzioni

Per quanto suggestiva e precisa, la teoria della ricomposizione del passato raggiunge il massimo della sua forza esplicativa se viene corretta e completata con lesposizione dei suoi limiti. In altri termini, una volta denito il passato come una produzione sociale, bisogna chiedersi se le ricostruzioni che ne vengono fatte siano totalmente arbitrarie e possano prescindere dalla materia alla quale si riferiscono o se intervenga qualcosa che siano le caratteristiche stesse di quel passato o altri elementi sociali che partecipano del processo di costruzione in grado di ridurre, allinterno di un insieme in una certa misura comunque ampio, i gradi di libert del sistema entro cui le ricostruzioni si realizzano. In poche parole, ricostruire il passato signica reinventarlo in piena autonomia e sovranit sui suoi contenuti? Vuol dire poterlo manipolare senza vincoli a seconda delle esigenze presenti del gruppo che ne dispone? Oppure non tutte le versioni del passato sono ugualmente ammissibili e legittime? Esistono, cio, degli argini alla radicale invenzione del passato, ed eventualmente chi o che cosa assolve questa funzione? La gran parte dei lavori sociologici che negli ultimi due decenni si concentrata sullo studio della memoria e dei cerimoniali commemorativi sia per quanto riguarda la produzione teorica, sia sul versante della ricerca empirica propende pressoch allunanimit, seppur attraverso denizioni diverse, per la seconda tesi, cio quella che asserisce limpossibilit che le ricostruzioni e le rappresentazioni del passato possano essere totalmente arbitrarie. Innanzitutto, va posta in evidenza la presenza imprescindibile di unattivit di selezione preliminare a ogni processo di ricostruzione. Come sostiene Ricoeur, , pi precisamente, la funzione selettiva del racconto che offre alla manipolazione loccasione e i mezzi di una astuta strategia che consiste di primo

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acchito tanto in una strategia delloblio quanto della rimemorazione59. Inoltre, essendo impossibile oltre che improduttivo o addirittura paralizzante recuperare e ritenere tutti gli accadimenti del tempo trascorso, ciascun processo mnestico necessita di un lavoro di discernimento tra gli elementi signicativi e quelli irrilevanti che la memoria storica e sociale di un gruppo mette a disposizione di questo; tale lavoro sempre legato ai bisogni presenti del gruppo, i quali sono spesso connessi alla ricerca e alla corroborazione dellidentit o alla riattualizzazione di eventi dotati di un carattere esemplare. Per di pi, gi lopera di selezione non totalmente arbitraria: Gli eventi selezionati per la commemorazione devono possedere una loro qualche signicativit fattuale, che li qualichi per gli scopi della commemorazione stessa60. Per quanto riguarda, invece, il vero e proprio lavoro di ricomposizione, di reinterpretazione e di comunicazione del passato, i limiti pi cogenti alla costruzione sociale delle memorie collettive risiedono proprio nella molteplicit di queste. Nei casi di situazioni passate e avvenimenti particolarmente controversi perch caratterizzati da tinte fortemente drammatiche o tragiche si sollevano sempre una pluralit di versioni conittuali (quanto meno, esse sono due: quella delle vittime e quella dei carneci) che competono nellarena pubblica allo scopo di conseguire i titoli di legittimit e ufcialit. Sono dunque la concorrenza, larticolazione e la reciproca opposizione di diverse, e talvolta antitetiche, rappresentazioni del passato che limitano larbitrariet delle ricostruzioni. Linterazione, la negoziazione e lo scontro tra memorie individuali, collettive, sociali e istituzionali fanno s che non tutti i passati teoricamente possibili si traducano in narrazioni effettive. In questo senso, restando ancora nellambito delle stragi e dei crimini, liter processuale e le relative sentenze possono rappresentare elementi di grande rilevanza; possono, cio, contribuire a sgombrare il campo da versioni imperniate su fatti smentiti proprio nel corso delle vicende giudiziarie. Ad esempio, nel caso della strage della stazione di Bologna del 1980, in seguito a una serie di sentenze della magistratura, nessuno ha pi cercato di far passare per plausibile lipotesi dello scoppio di una caldaia, che qualcuno aveva fatto circolare. Da questo punto di vista, liter processuale di questa strage ha denito la struttura di plausibilit entro cui le memorie individuali e collettive dellesatta sequenza e denizione dellevento (esplosione di una bomba nella sala daspetto della stazione) dovevano articolarsi. Si potrebbe dire che la progressiva denizione delliter processuale ha comportato una delimitazione sempre pi netta dei gradi di libert entro cui questa memoria doveva articolarsi. [...] Il reciproco articolarsi di memorie individuali, collettive e sociali permette di cogliere, anche nel caso di Bologna, il fatto che non tutte le versioni del passato sono possibili. Verreb-

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bero meno altrimenti le categorie analitiche per distinguere le contraffazioni del passato dalle diverse rappresentazioni che competono nellarena pubblica per essere legittimate61. Le vicende della strage del treno 904 presentano un caso del tutto analogo: la sentenza di primo grado ha screditato del tutto lipotesi, che inizialmente aveva circolato, secondo cui la strage fu causata dellesplosione di fuochi darticio trasportati da un passeggero (tra laltro, egli stesso rimasto vittima dellattentato). Le perizie disposte dufcio, infatti, esclusero categoricamente tale evenienza:
Ci sarebbero voluti dei quintali di fuochi darticio esplosi tutti contemporaneamente (dep. Cabrino, perito di ufcio, alludienza del 14.1.89)!! E si tralasciano, per brevit, altri rilievi di natura tecnica sulla diversa composizione dei fuochi darticio, sul conseguente diverso scenario che avrebbe lasciato la loro esplosione, sulle differenti caratteristiche di questa, sui residui che avrebbero dovuto rinvenirsi e che non sono stati trovati, e via dicendo (sentenza della Corte dAssise di I grado di Firenze, 25/2/1989).

possibile concepire il passato, dunque, come un luogo della memoria allinterno del quale e sul quale proliferano processi di negoziazione tra diversi gruppi, attori e istituzioni, le cui complesse dinamiche forniscono una chiave interpretativa privilegiata per lanalisi della costruzione sociale della memoria collettiva. chiaro che tale negoziazione dotata di un innegabile carattere comunicativo: negoziare, invero, vuol dire interagire e linterazione si esplica attraverso la comunicazione, la quale assume, di volta in volta, le forme esplicite della narrazione linguistica o quelle simboliche proprie degli oggetti, degli artefatti in cui il passato si oggettiva. In realt, la pura semplice esistenza, in una certa societ, di versioni, interpretazioni e tracce distinte e alternative di uno stesso passato niente affatto una condizione sufciente a scongiurare linsorgere e limporsi di ricostruzioni arbitrarie. Un fattore in grado di esercitare uninuenza decisiva in questi processi il potere che hanno determinati gruppi sociali di imporre la propria versione del passato in relazione ai loro precisi interessi quali, di solito, la legittimazione dellautorit e delle fondamenta su cui questa stata edicata, la conferma dellidentit e, in denitiva, la conservazione del potere stesso. Un potere che pu essere quello mediale delle odierne societ della comunicazione, quello di inuenza sullazione della magistratura e, nei casi pi estremi, quello tipico dei vertici dominanti negli stati totalitari che consente di screditare, alterare o cancellare del tutto le tracce non in linea con le posizioni ufciali, di

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riscrivere completamente il passato e nanche di mettere a tacere ed eliminare sicamente individui o gruppi di opposizione.
2.3 Listituzionalizzazione della memoria

Seguendo lapproccio sociologico allo studio della memoria denito culturalista il quale, nellanalizzare i processi di costruzione e ricostruzione dei ricordi individuali e delle memorie collettive, centra lattenzione su quelle che abbiamo denito tracce del passato cristallizzate in oggettivazioni dello stesso (monumenti, lapidi, targhe commemorative, opere darte e, pi in generale, produzioni estetiche) volgiamo ora lo sguardo al ruolo recitato dagli artefatti culturali, dai luoghi in cui sono collocati e dalle modalit della loro fruizione. Tutto ci, in un epoca di memorie esteriorizzate a profusione, indispensabile per comprendere quali risorse, e talvolta anche quali vincoli, abbiano a disposizione i diversi gruppi sociali nel costruire le proprie rappresentazioni del passato. Uno dei momenti cruciali per la memoria sicuramente il passaggio da una generazione allaltra, la scomparsa degli ultimi portatori viventi di memorie scaturite dalla partecipazione in prima persona allevento in questione, di coloro che, in pratica, condividono una rappresentazione fattuale di un determinato avvenimento. il passaggio da quelli che possono affermare io ricordo perch cero a quanti possono, tuttal pi, sostenere di ricordare quanto hanno saputo, ci che in qualche modo gli stato trasmesso e che essi hanno appreso. il momento critico del percorso verso una rappresentazione semantica di un dato passato. Critico perch, come detto, una memoria collettiva relativa a una rappresentazione semantica ha un grado di pertinenza, allinterno di un discorso scientico, sempre minore rispetto a una memoria che si rifaccia a una rappresentazione fattuale; in sostanza, la robustezza e leffettiva condivisione degli stessi elementi saranno, nel secondo caso, indiscutibilmente maggiori che nel primo. un momento in cui la memoria rischia di indebolirsi, di slacciarsi, di divenire sfocata, indistinta, di perire persino. Ed proprio a questo punto che diventa delicato e complesso il ruolo delle tracce materiali, dei segni del passato, degli artefatti culturali della memoria, dei luoghi in cui sono collocati e delle pratiche sociali di commemorazione e di fruizione di tutti questi oggetti dotati di una forte valenza simbolica. Sono proprio queste le risorse da cui di fatto i gruppi attingono per ricordare; la memoria o le memorie risultante sar dunque lesito di processi di costruzione e negoziazione comprendenti lattribuzione di senso identitario a tali oggetti, che da cose diventano simboli, e listituzionalizzazione delle pratiche sociali ad essi relative. Il valore di questi processi di istituzionalizzazione dato dalla loro capacit di fornire giusticazione allordine di cose presente, e legittimit e tradizione a progetti che ambiscono a

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denire il futuro62. Non sono forse leducazione, i musei, larte, delle messe in scena della trasmissione le quali, pi che mirare a trasmettere una memoria, tendono a far entrare nelle memorie la credenza del corpo sociale nella propria perpetuazione, la fede in radici comuni e in un destino condiviso, cio in una coscienza identitaria?63. Quando, invece, oltre alla scomparsa di tutti i possibili soggetti in grado di serbare memoria si verica unassenza di forme culturali tramite cui ricordare e di luoghi della memoria, pressoch inevitabile che loblio prenda il sopravvento. Ma nel momento in cui gli artefatti culturali intervengono come risorse a favore dei gruppi che li producono o ne fruiscono, oltre alla funzione di rinforzo identitario e di sostegno agli interessi e agli scopi presenti degli stessi gruppi, essi possono essere impiegati per ricordare con particolari e distinte nalit. Ad esempio, nel caso del Museo dellImmigrazione e dei muri di Ellis Island a New York, le rappresentazioni del passato ivi inscenate sono un tributo alle tribolazioni, alle pene e alle umiliazioni di tanta gente che suona decisamente come un tentativo, non privo di ambiguit, da parte dello Stato americano di ricon64 Oppure, ciliarsi con gli aspetti pi ambivalenti e scomodi di quel suo passato. un monumento o un cerimoniale commemorativo possono fungere da arena entro la quale diverse versioni di uno stesso passato, portatrici di valori, verit e culture differenti, si confrontano allo scopo di assurgere, ciascuna di esse, a denizione legittima e ufciale il caso del Vietnam Veterans Memorial o della lapide installata nella sala dattesa della stazione di Bologna. Tali oggetti/luoghi funzionano come possibili fabbriche della storia, come spazi simbolici in cui i valori e le identit si scontrano e si oppongono costantemente per favorire o delegittimare legemonia costituita65. Anche la commemorazione un processo di istituzionalizzazione di un ricordo. In genere fa notare Jedlowski usiamo questo termine per quelle pratiche che riguardano eventi considerati signicativi da e per un determinato gruppo. Mentre le istituzioni politiche, di solito, designano con questa espressione le manifestazioni in ricordo di vittime di morti violente: i caduti in una guerra, i combattenti per un movimento di liberazione e tutti coloro che sono stati uccisi da qualcuno o qualcosa che si vuole condannare fermamente, come le vittime della Shoah, della bomba atomica o della maa. In questo tipo di casi, la commemorazione dunque, nella sua fase originaria, qualcosa di simile allelaborazione di un lutto. Commemorare ricordare assieme, dar voce e gesto a un dolore. Un gruppo di persone vuole non dimenticare per conservare in un certo qual modo in vita chi scomparso, e per trasformare la crisi che la morte comporta per chi resta in vita nuova, in coscienza, in monito. Si vuole che il morto non sia morto invano66.

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Ma in casi del genere la commemorazione presenta sempre aspetti conittuali, in quanto la volont di chi tiene a ricordare si scontra con la determinazione uguale e contraria di dimenticare mostrata da chi ha ucciso e che, quindi, da elaborazione del lutto essa diventa il tentativo di istituzionalizzare, legittimandolo, un certo passato. La sfera pubblica essendo larena dentro la quale hanno luogo tali conitti, competizioni e negoziazioni. Ecco, dunque, la rilevanza dellanalisi dei processi commemorativi: in essi possibile cogliere le differenti strategie comunicative e le rappresentazioni antagonistiche del passato che i diversi gruppi pongono in essere. Ci consente di mettere in evidenza i processi istituzionali di selezione e costruzione delle memorie nel mentre del loro farsi: Ogni volta che unistituzione politica o culturale chiamata a spendere la propria voce e il proprio peso per commemorare un certo evento, di fatto essa chiamata a formulare per la prima volta oppure a reiterare una valutazione. Alla base dei processi commemorativi c sempre lespressione di una scelta (di cosa commemorare e cosa dimenticare, di come e in che misura commemorare). [...] Poich lesito di una commemorazione implica sempre una valutazione di ci che accaduto, attorno a questo tipo di processi si addensano forti tensioni conittuali. A seconda di come queste tensioni sono affrontate e ricomposte durante il processo commemorativo, si avranno denizioni dellevento in questione pi o meno ambivalenti. Tale ambivalenza, lungi dal manifestarsi in astratto, si render visibile attraverso le forme della memoria disponibili in quella data circostanza67. Ogni commemorazione prende sempre le mosse da, o si serve di, uno o pi oggetti, simboli, artefatti, tracce ossicate del passato che sia una targa, una lapide, un monumento, una canzone, una fotograa, un lm, eccetera. Ora, se da un lato vero che di fronte a queste oggettivazioni pu capitare di provare un senso di distanza, di estraneit, di percepirle come linvolucro vuoto di qualcosa che non pi l dentro poich la soggettivit che le ha plasmate se ne allontanata lasciando solo delle reicazioni, pur vero che la solidit delle cose, la loro tangibile consistenza sica fornisce anche un indispensabile senso di sicurezza psicologica: Quello che colpisce da un lato il bisogno che si ha di materializzare il ricordo, dallaltro la sensazione di un certo timore di ricordare per sensazioni, attraverso un processo affettivo, sentimentale e mentale che non essendo reicato necessariamente indenito e perci inquietante. Gli oggetti danno la certezza che deriva dalla loro materialit, dal fatto che quando vogliamo ricordare essi sono pronti come passivi recipienti delle nostre proiezioni, delle nostre interpretazioni e reinterpretazioni degli eventi passati68. Ma vi sono casi in cui la commemorazione non si riduce ad altro che al silenzio. Quando il ricordo entra a far parte di un discorso ufciale da parte

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di gruppi istituzionali che lo utilizzano per sostenere un proprio progetto, esso perde la sua funzione originaria e il suo potere evocativo. E se, per di pi, questi gruppi non detengono molto credito allora la forza del ricordo si spegne denitivamente. Percepito come espediente retorico per la validazione di un discorso emesso da qualcuno che non si intende legittimare, il ricordo sparisce. Non ricorda pi nulla69.
2.4. Le virt delloblio

Come gi accennato in precedenza, impossibile discutere di memoria cos come di identit senza far luce sullaltra faccia della medaglia: loblio. I discorsi sulla selettivit della memoria hanno mostrato non solo la rilevanza delle funzioni delloblio, ma anche proprio lessenza, la natura di questo processo, il quale tuttaltro che una lacuna, uninsufcienza o un limite della memoria. Al contrario, esso, al pari di questa, contribuendo alla selezione degli eventi soggettivamente e collettivamente signicativi partecipa in maniera attiva al processo di costruzione dellidentit e delle rappresentazioni pubbliche del passato. Esso pu essere lesito auspicabile di una censura vitale per la stabilit e la coerenza della rappresentazione che un individuo o che i gruppi fanno di se stessi, cos come una facolt positiva di cancellazione senza la quale la coscienza, intasata da troppe tracce del passato, non potrebbe disporsi a recepire niente di nuovo. La memoria obliante, di conseguenza, non sempre un campo di rovine, ma pu essere un cantiere70. Loblio, dunque, non semplicemente un elemento passivo, un impedimento allemersione dei ricordi; insomma, non un qualcosa che si oppone alla memoria, quanto piuttosto un elemento che ricopre una funzione di integrazione rispetto al passato indispensabile ai ni dellequilibrio dellidentit di ciascuno e, pi in generale, dellidentit collettiva. In altre parole, come se la presenza del s, della coscienza che abbiamo della nostra identit, non potesse realizzarsi se non attraverso lassenza di una qualche parte di questo stesso s, ovvero grazie allassenza di alcuni elementi costitutivi della nostra biograa71. Ed plausibile pensare che tale assenza sia favorita da una funzione, che denirei latente, dei ricordi: quella di non far riconoscere ci che abbiamo dovuto dimenticare al ne di poter elaborare e costruire unidentit ben equilibrata. In tal senso, i ricordi servirebbero, tra le altre cose, a mascherare loblio necessario alla costruzione di un passato utilizzabile, che abbia senso e signicato72. Inoltre la dimenticanza pu essere utile, se non indispensabile, per evitare di vivere con inedia il presente oppressi da un passato sempre troppo vivo, per eludere quello che Nietzsche ha indicato come il rovinoso danno della storia febbre divorante, virt ipertroca73 per la vita. Un passato troppo pre-

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sente pu inibire lazione e i progetti attuali, pu far perdere di vista le esigenze e i ni che richiedono il nostro impegno attivo. Allora loblio sarebbe salutare nella misura in cui preserverebbe le forze vive di un individuo o di un gruppo. Luomo la cui vita completamente volta verso il passato si paralizza e perde ogni mezzo per agire sul presente. Vissuta come un fardello, la memoria pone un freno allo sviluppo dellindividuo, allavanzata di un popolo verso la libera affermazione di s. [...] Cos compreso, loblio fonte di libert e di creazione. Trova giusticazione nella misura in cui necessario alla vita. Per investirsi nel futuro, per avvicinarsi a nuovi progetti, luomo deve potersi alleggerire dal peso del passato. Una coscienza troppo pesante di memoria incapace di cogliere le nuove possibilit che offre il presente e rinuncia a trasformarsi. [...] Si potrebbe cos pretendere che loblio fonte di rigenerazione. In ci seguirebbe il movimento della vita e obbedirebbe alla legge di natura. Nello stesso modo in cui spariscono le specie meno adatte allambiente, lindividuo deve alleggerirsi da tutti i ricordi che frenano il suo sviluppo per non tenere con s che quelli che alimentano i suoi sforzi e sono fonte dispirazione nella costruzione della sua vita. La selezione naturale non altro che loblio della specie74. Una tale funzione terapeutica individuale delloblio si verica, in molte circostanze e a determinate condizioni, anche a livello collettivo. Circostanze e condizioni che vanno esplicitate e chiarite attentamente, altrimenti potrebbe apparire quanto meno irresponsabile, se non criminoso, invocare e prescrivere le virt delloblio in unepoca che ha visto, e vede ancora, la perpetrazione di stragi, di stermini, di genocidi e che ha spesso dovuto respingere i vari tentativi di revisionismo e negazionismo. Il riferimento dunque a tutte quelle situazioni in cui il ricordo ossessivo di un passato talvolta lontanissimo e mitizzato, di antichi conitti, di vecchie divisioni e contrasti serve solo a tenere in vita e a rinfocolare il risentimento, lodio, il desiderio di rivalsa. Tutto ci serve spesso agli interessi politici attuali (potenti quadri sociali della memoria), mira a una radicalizzazione delle divisioni tra le comunit in conitto e certamente non pu che rappresentare un ostacolo alla pace e alla riconciliazione. Gli esempi a riguardo sono innumerevoli e dislocati ovunque nello spazio e nel tempo. Renan esprime tali preoccupazioni con queste parole illuminanti e straordinariamente attuali: ...non si ha il diritto di andare per il mondo a tastare i crani delle persone, per poi prenderli per la gola dicendogli: Tu sei il nostro sangue, tu ci appartieni!. [...] poi certo che i tedeschi, che hanno sollevato la bandiera delletnograa, non vedranno gli slavi analizzare, a loro volta, i nomi dei villaggi della Sassonia e della Lusazia, ricercare le tracce dei Wiltzes o degli Obotriti, e chiedere conto dei massacri e delle vendite massicce che gli Ottoni fecero dei loro avi? Per tutti un bene saper dimenticare75.

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Insomma, senza arrivare a sostenere lesistenza di un dovere di oblio e a raccomandarne lesercizio, impossibile non constatare che una utilizzazione impropria del passato e del sentimento di credito verso la storia perpetui i conitti e generi nuovi cicli di violenza76. Certo, bisogna un po sfumare questi effetti positivi delloblio: da un lato, non si deve confondere il silenzio con la dimenticanza ci che viene taciuto o celato pu rimanere ugualmente conosciuto; dallaltro lato, cosa ancor pi rilevante, loblio non mai assoluto n denitivo, dato che quei frammenti del passato dimenticati, eclissati nelle strutture profonde della personalit, restano in agguato pericolosi e imprevedibili. Primo Levi ci ha descritto con lucidit estrema e toccante le virt e i limiti delloblio: il deportato, indebolito dagli stenti, sofferente per il lavoro, sbrato e dolente per la vita nel campo, non ha il tempo di pensare durante la giornata; e cos, perdendo se stesso, dimenticandosi di s, in un certo senso, riesce in parte a schermirsi. Ma, inevitabilmente, pare, giunge il momento in cui tutto riafora alla mente, magari durante la permanenza nel Ka-Be, linfermeria: La baracca di legno, stipata di umanit dolente, piena di parole, di ricordi e di un altro dolore, qui sappiamo donde veniamo: i ricordi del mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie, ci accorgiamo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata ci sorge davanti dolorosamente nitida77. Ma anche ad un pi ampio livello sociale e come sempre soprattutto in casi di pregressi crimini e violenze compiuti ci che stato cancellato, negato dagli autori pu permanere nella coscienza individuale e di gruppo delle vittime; in assenza di un canale attraverso il quale possa esprimersi tentando una riconciliazione, covato di generazione in generazione, il rimosso rischia di generare una anti-memoria silenziosa potenzialmente molto pericolosa perch in grado di esplodere in qualsiasi momento. Per cui, al cospetto di ogni passato problematico, di tutte le memorie tragiche, bisognerebbe sempre domandarsi che uso si debba fare del ricordo, in che modo vada costruito il ricordo stesso e, parallelamente, quale ruolo afdare alloblio e in che misura esso sia auspicabile, ovvero quale sia la soglia oltre la quale la dimenticanza diventa oltraggiosa per le vittime, confonde le identit delle comunit e le rende vulnerabili nei confronti del ritorno del male.
2.5. La diversa legittimit delle contrapposte versioni passato

Continuando a fare riferimento a eventi criminosi, la sfera pubblica pu essere considerata come unarena allinterno della quale gruppi sociali diversi competono per affermare come pi vera e legittima delle altre la propria ver-

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sione del passato; denendo al contempo anche la loro identit collettiva e quella dei gruppi contendenti. La costruzione della memoria collettiva ha sempre qualcosa di una battaglia sul nome da dare alle cose, sullinterpretazione del passato [] La commemorazione, da elaborazione di un lutto, diventa dunque nome del passato. La scelta di chi commemorare, quando, con che parole, una scelta carica di implicazioni: esprime una valutazione. E gruppi diversi, che hanno valori e giudizi diversi, vogliono ricordare eventi e persone diverse, con nomi diversi. Le battaglie per la memoria sono una componente della vita civile78. Ebbene, esiste tra tutte queste differenti denizioni, tra tutte queste rappresentazioni e interpretazioni del passato, una versione pi legittima delle altre? C qualcuno che pu ritenersi, o che possa essere ritenuto, depositario dellautorit per poter chiosare in ultima istanza nella disputa su un passato controverso come quello relativo a crimini e stragi? Da pi parti giungono risposte affermative. In particolare si guarda ai superstiti, ai famigliari delle vittime, ai testimoni diretti, a tutti coloro che in un modo o nellaltro lhanno scampata, quali unici soggetti che a giusta ragione possono dirsi e sentirsi davvero in diritto e in dovere di affermare e sostenere la propria versione e di considerarla legittima. Tale legittimit gli viene innanzitutto dal fatto di essere stati in prima persona gli sfortunati protagonisti di un dramma trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato e che quindi, loro malgrado, possono affermare: Io cero, io ero l; e poi anche dalla vastit inenarrabile del loro dolore, dalle perdite patite che niente e nessuno potr in alcun modo mai pi risarcire, dai segni sici e morali che saranno costretti a portare e subire per il resto delle loro vite. I problemi, le difcolt, i disagi appartengono soltanto a loro e negare ci signicherebbe commettere un atto moralmente ignobile e potenzialmente molto pernicioso anche da un punto di vista pratico: queste persone, infatti, nella grande maggioranza dei casi, lottano afnch, per quanto possibile, migliori la qualit delle loro vite e il mancato riconoscimento della legittimit della loro posizione, del loro status di vittime e dei diritti che ne conseguono potrebbe seriamente ostacolare il raggiungimento di quel ne. per questo cio per il fatto che si tratta innanzitutto di una questione morale che lappellativo dato a queste persone di imprenditori morali della memoria risulta quanto mai appropriato.79 Inoltre, in molti casi, la mancata individuazione dei colpevoli, le lungaggini processuali senza ne, le sentenze incerte e incapaci di mettere tutte le tessere del mosaico ai loro posti fanno s che al torto subito si aggiunga la beffa del mancato raggiungimento di verit e giustizia: Tutte le memorie contese, tutti i passati controversi rappresentano per denizione casi di giustizia mancata o

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incompiuta. Tuttavia, quando la giustizia non stata conseguita, lo statuto delle vittime cambia, cos come il quadro complessivo entro cui lelaborazione individuale e collettiva del lutto pu avvenire. Tale statuto cambia, perch si diventa per cos dire vittime al quadrato: in primo luogo, vittime di un reato e, successivamente, vittime del sistema giudiziario che non ha saputo risarcire il danno morale e materiale80. Questo ingenera sicuramente nelle parti in causa, cos come nel singolo cittadino e nellopinione pubblica generale la percezione di una doppia ingiustizia subita da parte delle vittime e, allo stesso tempo, rafforza il loro status di martiri, conferendo alle loro parole e alle loro azioni pubbliche e civili ulteriore legittimit morale. Lelaborazione del lutto, o comunque del tragico episodio al quale si scampati, assume n da subito una dimensione pubblica. In primo luogo, perch la questione della ricerca del senso perduto, che necessariamente si pone in questi casi, non risolvibile restando su di un piano esclusivamente individuale, ma passa giocoforza per una ridenizione di alcuni concetti e valori che riguardano la collettivit, la societ, la sfera pubblica e che solo attraverso il confronto, il dialogo, la vita civile e associativa possibile raggiungere in una qualche misura: sto parlando della stessa identit, ma anche della natura e del signicato dei legami sociali, del valore della solidariet, del rapporto tra Stato e cittadini, no ad arrivare a nozioni e idee pi generali, come quelle di democrazia e di senso della storia. In altre parole, di fronte al portato profondamente nichilista di un crimine tanto efferato quanto incomprensibile lindividuo preso singolarmente non sembra in grado di poter opporre argini sufcientemente robusti a difendere la sua integrit psichica. In secondo luogo, il famigliare di una vittima per strage si trova immediatamente a doversi rapportare con la dimensione pubblica dellevento. In denitiva, da quelle che possono apparire come le pi piccole e personali scelte individuali sulle modalit di esternazione del dolore e di elaborazione del lutto alle pi risolute rivendicazioni di verit e giustizia, essere superstiti e famigliari delle vittime di una strage comporta lassunzione di ben precise responsabilit pubbliche sia politiche che civili. E signica anche dato che 81 per cui quanto accaduto pu in parliamo di memorie contese e controverse, ogni momento essere fatto oggetto di revisioni o strumentalizzazioni accettare di ricoprire, come gi detto, il ruolo di unici depositari della versione veramente legittima del passato e, di conseguenza, essere sempre vigili e pronti a esercitare il potere e il diritto incontestabile a spendere, sul passato in questione, lultima e pi autorevole parola. per questa serie di considerazioni che, in riferimento allarbitrariet delle ricostruzioni del passato di cui abbiamo gi parlato, la versione degli imprenditori morali della memoria va considerato come un altro

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argine e forse il pi consistente che si oppone a versioni e rappresentazioni alternative troppo disinvolte, pretestuose o del tutto illegittime. Lunico rischio che dalla condizione di vittima si scivoli nel vittimismo, cio che i singoli o lintera collettivit che hanno subito un certo torto cerchino di strumentalizzare lesperienza vissuta in modo da ottenere diritti e privilegi di cui gli altri gruppi non possono godere. In altre parole, teoricamente possibile che nella costruzione e nella comunicazione pubblica della memoria linsistenza sullo stato di vittima, sulla singolarit e sullesclusivit del dramma vissuto possa decontestualizzare il fatto storico in questione, reicarlo, alienandolo cos dal senso della giustizia e dellequit. Una possibilit e un rischio che nel caso della strage del treno 904 come vedremo emergere dalle biograe individuali dei superstiti e dallattivit dellAssociazione tra i familiari delle vittime non si verica nella maniera pi assoluta: i loro comunicati, le relazioni interpersonali, i rapporti con le istituzioni e con la societ civile tutta risultano improntati s alla fermezza delle rivendicazioni dei propri diritti gi legittimi di per s ma legittimati ancora di pi dalla dignit, dalla sobriet e da un sempre presente equilibrio morale che accompagnano ogni azione di queste persone.
3. La strage del treno 904: pratiche e simboli della memoria il 23 dicembre del 1984. Il treno rapido 904, partito da Napoli alle 12,55

e diretto a Milano, ha appena imboccato la Grande Galleria dellAppennino tosco-emiliano, tra le stazioni, di Vernio e San Benedetto Val di Sambro. la galleria pi lunga dellintera rete ferroviaria europea e una delle pi lunghe del 82 Il treno, come immaginabile dato il partimondo, ben 19 chilometri circa. colare periodo dellanno siamo allantivigilia di Natale e la lunga tratta da percorrere, stracolmo, soprattutto dopo aver effettuato le fermate a Roma e Firenze. Procedendo a una velocit di 110-120 km/h, giunto allaltezza del settimo chilometro sono le 19,08 circa unesplosione squarcia la prima delle carrozze di seconda classe, la nona dalla testa del treno. Non un incidente ferroviario, si tratta di una bomba. Dopo il boato, il fragore, udito dai passeggeri con intensit diversa a seconda della distanza che li separava dal luogo dello scoppio, qualche istante di silenzio irreale:
Non si sentito niente, non si sono sentiti rumori, non si sono sentiti boati. La cosa pi traumatizzante a ricordare: il silenzio. Totale, assoluto. Per questione di secondi forse, non lo so, non so stabilire quello che era (intervista a una superstite).

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E poi subito il caos: urla di disperazione, di dolore, di terrore; gente in preda al panico che salta gi dal treno; c chi scappa, senza sapere dove, senza realizzare che la galleria troppo lunga per poterne uscire a piedi, in una direzione come nellaltra; ma non importa, conta solo fuggire, allontanarsi dal quel pandemoni:
Ci fu quel rumore terrib...successe un macello pazzesco: cose che ci caddero addosso, un rumore enorme [...] le prime parole, appunto, che ricordo Antonio che dice: un macello, un macello, aiuto, un macello! (intervista a una superstite). C stato un bagliore fortissimo, una luce fortissima che ha attratto la mia attenzione alle mie spalle. Mi sono girato distinto, il vetro andato in frantumi e alcuni pezzi mi hanno preso sul viso, come vedi. Istintivamente mi sono coperto la nuca con le braccia tant vero che le braccia sono la parte pi colpita poi sono caduto per terra sulle ginocchia di mia madre, siamo rimasti l diversi minuti, credo ci sia stata una specie di scossa elettrica o qualcosa del genere. [] Io avevo un buco in unarteria che zampillava, cera il sangue che zampillava fuori. [] Io non riuscivo ad aprire gli occhi perch avevo tutte le palpebre le vedi, sono tutte ricucite piene di frammenti [] Le urla che sentivo intorno a me, gente che correva dovunque, gente che mi calpestava. Io ero steso per terra con la testa sulle ginocchia di mia mamma seduta dietro di me; la gente correndo nel buio mi calpestava e io non avevo nemmeno la forza di urlare [] Mi davano a parlare continuamente per non farmi addormentare, perch il medico diceva: Se si addormenta praticamente spacciato (intervista a un superstite).

Alla ne i morti saranno quindici (di cui otto napoletani) e i feriti pi di 260 (di cui pi di cinquanta napoletani). Un sedicesimo passeggero morir qualche mese dopo in seguito ai traumi subiti in quella tragica circostanza. Ad aumentare quello stato di angoscia contribuisce il fatto che salta la corrente elettrica e, essendo sotto una galleria, con la nube di fumo che si sprigiona tra laltro anche tossica e, quindi, pericolosa per i superstiti ci si ritrova completamente al buio, nella quasi totale incapacit di vedere alcunch, di rendersi conto di cosa sia accaduto e delle cause di quella incomprensibile situazione:
I ricordi netti che pi mi hanno resa drammatica la situazione sono stati la puzza, lodore che cera l sotto, il non sapere cosa fosse successo, cio che successo? Cosa diavolo successo? Perch successa questa cosa? caduta la gal-

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leria? Che diavolo successo? Quindi limpotenza di non sapere come comportarsi di fronte a qualcosa che non sapevi cosa fosse (intervista a un superstite). In quel momento non ho capito che era una bomba, perch ho avuto limpressione come se qualcuno avesse buttato una pietra vicino al vetro. Perch infatti si sono rotti tutti i vetri del nestrino e la prima cosa che ho fatto, ho messo le mani al viso perch tutte le schegge mi sono andate al viso. [] Poi ci hanno fatto scendere dal treno. Io non lo so cosa sentivo sotto alle mani, quella melma, perch era tutto umido, la parete del tunnel. Allora mi venuta una crisi di nervi, ch non sapevo dove stavo camminando, ecco. Magari ci potevano essere anche i morti e io camminavo sui morti per non vedevo niente (intervista a una superstite). Stavo leggendo il giornale e stavo seduto lato corridoio. Improvvisamente un vento fortissimo in faccia, chiudo gli occhi istintivamente. Mi ricordo che immaginavo che qualcuno avesse aperto il nestrino e stava entrando tutta terra che mi andava in faccia. In realt erano i vetri che mi andavano tutti su questo lato qua. [] Gente che ci passava davanti insanguinati, non si sapeva niente, perch poi non si vedeva niente nella galleria. [] Mi ricordo le voci che arrivavano da l: voci che chiedevano aiuto e fu brutto (intervista a un superstite).

In particolare, chi ha potuto assistervi non pu dimenticare la disperazione dei genitori della piccola Federica, la ragazzina di Ischia deceduta a soli dodici anni, i quali, scesi dal treno, si rendono conto che la loro gliuola rimasta sotto il groviglio di vetro, lamiere e macerie causato dallesplosione:
Insomma cera questa situazione drammatica, ma la cosa pi drammatica ancora era questa: che a pochi metri da noi cera una signora che urlava: Federicaaa, fatemi entrare!. Cio, che era successo: che io mi ricordi, la mamma di Federica Taglialatela era uscita ma non aveva potuto portare con s la glia che era rimasta dentro e questa signora stata tutte e 4 ore, 5 ore, che siamo stati in galleria ad urlare che voleva rientrare, voleva recuperare la glia. Federica, cio questurlo, Federica, Federica e lei che stava l fuori si disperava perch la glia era rimasta dentro (intervista a una superstite). A un certo punto questo fumo acre non riusciva proprio pi a farci respirare. Io sentivo, ricordo, il fumo nelle narici e ricordo le urla delle persone, ricordo le urla del pap di Federica che urlava il suo nome, urlava: Federica, Federica,

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non me lo dimenticher mai! Ce lavevo 3 metri dietro, credo, non ho mai sentito urlare una persona cos: disperata! (intervista a un superstite).

Una strage che avrebbe avuto proporzioni maggiori se, come forse era nelle intenzioni degli autori, la bomba fosse esplosa mentre il treno incrociava un convoglio che stava per giungere in direzione opposta; o se tale convoglio fosse transitato quando molti dei passeggeri del 904 erano sul binario ad esso destinato, in preda al panico. solo grazie al tempestivo intervento del macchinista, il quale blocca immediatamente tutta la circolazione, che quellevenienza viene scongiurata. Pur tuttavia, pi di qualcuno colto da un simile pensiero rimanendone atterrito:
Siamo scesi da questo treno tutto sgangherato, tutto cos, in questo buio pesto della galleria perch non cera un po di luce e la prima cosa che mi ha terrorizzato, lidea che ci fosse un altro treno che mi investisse. Quindi non vedevo via di scampo, sono stati attimi di terrore proprio! [] Infatti dicevo a mia cognata: Ma perch non ce ne andiamo, che stiamo a fare qua!. Cio io ero terrorizzata dallidea di stare l e di morire come una cretina con un treno che mi travolgeva. [] Quindi in un primo momento io sono stata terrorizzata dallidea di fare una morte proprio assurda! Non vedevo via di scampo, non cera via di scampo! (intervista a una superstite).

Dunque, stata unesperienza che denire traumatizzante sicuramente riduttivo. Anche con il trascorrere del tempo, quando i ricordi iniziano a sfumare, i loro contorni a perdere nitidezza e una vita comincia a perdersi nelle crepe della memoria, nellincipiente difcolt di ricostruirla, di darle un effettivo stato di realt attraverso una narrazione basata sulla memoria stessa, non sfumano certo le terribili sensazioni a suo tempo provate.
3.1 Il dilemma dei superstiti: dimenticare o ricordare?

I percorsi biograci dei superstiti e dei famigliari delle persone scomparse rispetto alla scelta di accettare o meno la natura inevitabilmente pubblica del loro status di vittime si presentano in maniera molto diversicata. Tale natura, o meglio tale dimensione pubblica, inalienabile in quanto, come sostenuto in precedenza, su questi particolari individui e gruppi, ossia le vittime di reati di particolare allarme sociale, incombe lonere, e al contempo il diritto essendo riconosciuti come responsabili e custodi della versione legittima del passato che essi stessi hanno vissuto di esercitare il dovere della memoria. Una prima, sommaria indicazione dellatteggiamento adottato in relazione

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a tale dilemma fornita dal grado di partecipazione dei singoli soggetti alla vita e alle attivit organizzate dallAssociazione che raccoglie i superstiti e i famigliari delle vittime della strage. Chi ne pi lontano ha evidentemente preferito unelaborazione del proprio passato intima e privata. Coloro che, invece, sono impegnati attivamente, in un modo o nellaltro, in iniziative di interesse sociale hanno riconosciuto e accettato la dimensione pubblica della loro identit di vittime con tutte le responsabilit, gli oneri e i diritti che ne conseguono. Inoltre, aldil del perseguimento della giustizia e dei valori su cui si fonda lazione dei soggetti e delle associazioni coinvolti e delle relative responsabilit, c chi riconosce nellimpegno fattivo un modo per far fronte ai disagi psicologici soggettivi molto pi efcace dellelaborazione individuale; una sorta di impegno terapeutico. Ci che pi emerge, comunque, che raramente la risoluzione della questione avviene una volta per tutte. Piuttosto i soggetti mostrano una certa ambivalenza nei loro atteggiamenti e comportamenti, come se oscillassero tra posizioni contrapposte man mano che procede lelaborazione dellevento sul piano individuale. Essi niscono per mostrare, pi che posizioni rigide e consolidate, dei processi riessivi e metabolici sempre in atto, pi o meno consapevoli, le cui fasi sono di volta in volta contrassegnate da gradi diversi di coinvolgimento o distacco nella sfera pubblica. molto signicativa, a tal riguardo, la prima delle seguenti testimonianze, in quanto contiene una dichiarazione rilasciata a suo tempo da una persona che poi sar sempre tra le pi impegnate, avendo assunto in passato la carica di presidente e ricoprendo attualmente quella di vicepresidente dellAssociazione:
Dal giorno della tragedia sono cambiato, tanto. Ho incontrato molte difcolt nello studio, ho incontrato molte difcolt a sorridere di nuovo. Vorrei che queste feste trascorressero subito, ogni cosa mi ricorda quelle ore (Il Mattino, 23 dicembre 1986). In un primo momento nei mesi e negli anni successivi alla strage c stato una specie di come dire, di rimozione della cosa. Per cui quando... la strage successa il 23 dicembre, stavamo in inverno e in primavera per esempio, quando arrivata la primavera io mi ricordo di essere andato a trovare degli amici che abitavano in provincia di Caserta e vedendo, appunto, gli alberi in ore, la natura che si risvegliava, eccetera, mi sembrato di rinascere anche in quel momento l, e quindi di vedere il passato in modo distaccato, come se non fosse come se fosse una cosa da dimenticare. Questo stato il primo sentimento, il primo istinto.

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Poi dopo... c stata la fondazione dellAssociazione, il contatto con gli altri, ci si raccontava le cose, ci si raccontava quello che era successo e... niente... le conseguenze psicologiche ci sono, insomma, anche perch poi... sono ferite che rimangono secondo me, sono ferite che rimangono. Cio, probabilmente ho cercato di elaborare questa cosa. Il fatto di impegnarmi per lAssociazione, per esempio, mi aiuta molto. Questa una cosa che dico anche agli altri, qualcuno appunto che non partecipa alla vita associativa perch vuole dimenticare, perch dice: Io non ne voglio pi sapere. Invece io dico: Guardate, dedicarsi allAssociazione, vivere le cose dellAssociazione pu essere un modo per superare, no?, per superare, per affrontare poi meglio le situazioni (intervista a un superstite). In un primo tempo, in un primo periodo volli mantenere fortemente i con83 [] Poi, un po alla volta, proprio per superare tutte queste cose ho un tatti. po tagliato i ponti. Dopo un primo periodo in cui ho mantenuto i contatti ho lasciato un po andare queste cose. Ma anche perch ero un po delusa non dalle persone chiaramente da quello che a Napoli era successo insomma. Non mi ero sentita tutelata, garantita, protetta [] non volevo pi saperne, anche per dimenticare. Per molto tempo, per esempio, alle commemorazioni non ho partecipato, ecco. [] Ho ripreso recentemente. [] Sinceramente oramai mi sento abbastanza... matura, distaccata da questa cosa, una cosa che veramente mi sembra successa una vita fa, unaltra vita, e quindi ne posso parlare tranquillamente (intervista a una superstite). E cos lAssociazione i primi anni era abbastanza unita. Io non cero ancora, sono subentrato qualche anno dopo nel consiglio direttivo, anche perch mi faceva piacere fare qualche cosa per la collettivit, poi era un modo anche per scaricarsi, per non vivere in prima persona solo questo dramma. E quindi iniziai anche io a fare delle cose (intervista a un superstite).

In alcuni casi, la voglia di dimenticare pi intensa di quella che in genere la volont pi forte di una vittima di un attentato, cio quella di ottenere giustizia, di arrivare alla verit, di accertare le responsabilit:
Tra di noi non che ne abbiamo parlato molto di quei momenti. [] AllAssociazione ho partecipato poco. Per ripeto, i primi anni io volevo solo dimenticare. Infatti dopo molti anni sono ritornato su quella giornata, non subito. [] Non ne so molto84 perch, ti ripeto, gli anni successivi, dopo dieci anni, non volevo sapere niente. Tutto quello che riguardava (intervista a un superstite).

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Spesso poi sono proprio le estenuanti lungaggini e le incertezze delle vicende processuali, gli insuccessi delle indagini, la crescente sducia nel sistema giudiziario a innescare un circolo vizioso che porta ad abbandonare la lotta per la giustizia e a rinchiudersi nuovamente nel privato o, comunque, a percorrere altre strade:
Pure perch il processo inizialmente non and benissimo. Proprio perch abbiamo vinto tutti i ricorsi e contro-ricorsi alla ne c stata la condanna. Ma poi sostanzialmente cio i mandanti, voglio dire, alla ne non si capito bene cos successo. Penso che la verit non sia venuta fuori. pure questo che ti fa distaccare ancora di pi: pu essere mai che non si riesce a capire lo scopo, chi stato (intervista a un superstite). Io ho una grossa sducia nei confronti del sistema giustizia Italia. [] Non ho mai avuto grande ducia nella giustizia italiana e per questo non mi sono mai applicato moltissimo alliter processuale. [] Non mi importa poi nemmeno tanto, te lo dico sinceramente. Vedere in carcere chi ha materialmente messo la bomba o chi ha organizzato questa strage non mi avrebbe dato nessun appagamento. Mi darebbe grande appagamento scoprire la verit sul vero perch stata organizzata questa strage, sui veri motivi alla base delle varie stragi italiane di quel periodo. Credo che nessuno lo scoprir mai e questo ci che mi fa pi male: il fatto che lItalia continui ad essere una nazione fatta di misteri e di veleni, di di segreti di Stato, di omissis, di collusioni. [] Ti ripeto, non me ne frega niente! (intervista a un superstite). Io poi non ho seguito bene la cosa perch quando poi sono tornata da mia sorella, a parte che per la bambina abbiamo spento tutti i televisori, tutte quelle telecronache le abbiamo spente, poi mia glia non ha proprio voluto che io leggessi i giornali, non voleva pi sentire parlare dellargomento. Quindi i giornali a casa mia sono spariti; la televisione non si vedeva; appena compariva nel telegiornale il treno, si spegneva [] Quindi diciamo che praticamente non ho seguito. Grosso modo ho captato, ma non ho seguito attentamente come avrei voluto invece seguire per capire. Volevo capire no in fondo a chi giova fare una cosa del genere, insomma. Non mi chiaro, non mi stato chiaro. Per non voglio approfondire proprio pi, ormai passato il tempo. [] Non bisogna dimenticare, per non lo so no a che punto non bisogna dimenticare. Perch per uno che ha subito, se se lo scorda meglio, insomma (intervista a una superstite).

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Accertata, dunque, la relazione tra elaborazione soggettiva dellevento e accettazione della dimensione sociale dellidentit delle vittime, resta da interpretarne la direzione. Ovvero: chi ha lavorato pi efcacemente su se stesso che poi riesce a partecipare anche alle attivit pubbliche o, viceversa, coloro che decidono di mobilitarsi e di impegnarsi svolgendo funzioni di interesse collettivo riescono, in conseguenza di ci, a elaborare meglio il trauma personale? Da unattenta analisi dei resoconti biograci emerge che alla base di tali processi agisca una dialettica fatta di azioni e retroazioni, un circolo virtuoso che pu essere innescato in maniera pressoch indifferente dalluno o dallaltro polo della relazione. Non sarebbe possibile, infatti, rivolgersi allambito pubblico se si soggettivamente ancora troppo turbati e scioccati, cos come potrebbe essere proprio uno stimolo esterno, una condivisione, se non proprio sociale, quanto meno intersoggettiva dei fatti e delle difcolt a facilitare lelaborazione individuale.
3.2 LAssociazione tra i familiari delle vittime Il 17 marzo del 1985, a nemmeno tre mesi dallattentato quindi, viene co-

stituita a Napoli unassociazione privata che assume la denominazione di Associazione tra i familiari delle vittime della strage sul treno rapido 904 del 23 dicembre 1984. LAssociazione si pregge gli scopi di: 1) ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta. 2) ottenere lintegrale risarcimento dei danni materiali e morali subiti85. La struttura dellAssociazione prevede lAssemblea degli Associati e il Consiglio Direttivo, composto al massimo da sette membri ed eletto annualmente dalla suddetta Assemblea. Al Consiglio Direttivo spetta lelezione del presidente, del vicepresidente e dellamministratore. Per poter far parte dellAssociazione occorre avere un grado diretto di parentela con i deceduti (coniuge, genitore, glio, fratello/sorella) o essere un superstite della strage. Sono tre i presidenti succedutisi nora alla guida dellAssociazione: Riccardo Meschini no al 1992, Antonio Calabr uno dei superstiti rimasti pi gravemente feriti nellattentato no al 2004 e attualmente vicepresidente, e Antonio Celardo, tuttora in carica. LAssociazione napoletana deve la sua nascita a quella dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che, nel frattempo, aveva accumulato gi qualche anno di esperienza e di attivit e sulla cui scia venne costituita la prima. Anche i rispettivi statuti, infatti, sono praticamente identici in molti articoli. In particolare, forte e sentito il riconoscimento al presidente di allora dellassociazione bolognese, Torquato Secci. Gli stimoli che egli forn, le sue esortazioni, i suoi suggerimenti e i consigli pratici furono decisivi:

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C un legame con Bologna, diciamo cos, di antica memoria, anche per il ricordo di Secci che venuto a Napoli, che ci ha dato una mano per costituire lAssociazione; poi il fatto che la strage sia successa in provincia di Bologna. E quindi, insomma, ogni anno comunque noi stiamo l, assistiamo alla cerimonia commemorativa sia a Bologna, sia a S. Benedetto Val di Sambro (intervista al presidente dellAssociazione). Quando si costituita lAssociazione io ho avuto modo di conoscere quello che allora era il presidente dellAssociazione della strage di Bologna, dei familiari della strage di Bologna, Torquato Secci, il quale venne a Napoli, ci diede dei consigli su come operare con questa associazione, cos. E insomma, pure lui una persona molto provata, carica di umanit (intervista a una superstite). Con Bolognesi86 abbiamo un rapporto bellissimo, siamo in contatto, qualsiasi cosa, problema pu sorgere qua a Napoli ci sentiamo per vedere se lo stesso problema ce lhanno loro, per concordare insieme cosa vogliamo fare (intervista allamministratrice dellAssociazione).

Come mostra larticolo dello Statuto citato prima, gli scopi dellAssociazione sono chiari ed espliciti; vengono asseriti con rigore e fermezza obiettivi che nessun diretto interessato potrebbe non voler perseguire e, perci, in grado di spingere ad associarsi e di tenere pi o meno strettamente insieme un gruppo di persone che, prima di quel tragico 23 dicembre, non avevano nulla in comune. Continuano a essere persone anche molto diverse tra loro sotto tutti i punti di vista, ma allo stesso tempo continuano a condividere una drammatica esperienza, il dolore che ne conseguito e che, come abbiamo visto, non svanisce mai, la sensazione di potersi intendere pienamente solo con chi ha vissuto la stessa storia. Sono proprio tali elementi a pervadere lo stato danimo che spinge queste persone a stringersi insieme, a trovare la voglia di ricordare e di commemorare quel triste momento del loro comune passato. Questo dato trova conferma, oltre che nelle testimonianze raccolte, anche nel fatto che, mentre la partecipazione degli associati alle attivit dellAssociazione piuttosto limitata, la presenza alle varie occasioni commemorative invece nettamente pi massiccia. Insomma, nella vicenda del treno 904, sono diversi i racconti improntati, pi che altro, a una visione dellAssociazione come una seconda famiglia:
Cera la signora che ci chiedeva un aiuto, ci chiedeva di aspettare, ci chiedeva di trattenere anche il bambino pi piccolo e... cos, insomma, sai, in quei momenti, anche se tu non conosci una persona, comunque si crea in pochi minuti

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una solidariet, una... cio tu senti quella persona come se fosse veramente tuo fratello, tua sorella, anche se una perfetta sconosciuta. [] Poi, insomma... in quel momento con Antonio e con questo bambino sentii una vicinanza enorme, appunto, come se fosse stato mio fratello, sentivo proprio che ci dovevamo salvare insieme. [] Con Antonio stesso ci siamo visti un sacco di volte, lo sentivo un amico particolare, sentivo che lui era una persona particolare nella mia vita. [] Una situazione che ci accomuna anche, perch chiaramente noi tutti abbiamo qualcosa in pi, no?, qualcosa in pi che ci lega. Questo per me rappresenta lAssociazione (intervista a una superstite). come se tu, succedendo questo fatto, come se tu avessi conosciuto altre persone che prima non avevi mai visto, allora come se ci fosse una fratellanza fra di noi. Per lo meno io cos la vedo, poi gli altri non lo so. Per cui anche se tu non partecipi, per con il pensiero stai sempre rivolto a loro. vero questo, a me questo effetto mi fa (intervista a una superstite).

Un altro elemento che colpisce nel leggere gli obiettivi statutari dellAssociazione la mancanza di ogni riferimento, sia esplicito che implicito, allintento di coltivare, alimentare e trasmettere, in qualunque modo, la memoria della strage. Non fatta alcuna menzione al dovere della memoria, al ricordo dei deceduti, al valore esemplare delle rappresentazioni di certi passati, che pure tanto spazio troveranno n da subito nei discorsi ufciali, nelle comunicazioni pubbliche e nelle pratiche commemorative da parte dellAssociazione. Ma probabile che tutto ci sia stato solo dato per scontato, visto che nella pratica non sono mancate, soprattutto nei primi anni dopo levento, manifestazioni pensate e organizzate particolarmente allo scopo di coinvolgere la societ civile, di portare a conoscenza della cittadinanza la vicenda dei passeggeri del treno 904. Per cui, spesso sono state messe in atto diverse altre iniziative oltre al cerimoniale commemorativo annuale che da sempre si tiene ogni 23 dicembre o nei pressi di tale giorno in concomitanza con lanniversario o in una data diversa:
Come ulteriore attivit cercavamo appunto di mantenere ovviamente viva la memoria. Partecipavamo anche alle commemorazioni del 2 agosto che era un po il punto di incontro di tutte le varie associazioni in Italia. Partecipavamo con una delegazione, insomma. [] Varie cose, anche musicali, culturali. Perch a me poi la musica diciamo la mia seconda vita, insomma. Mi piace io stesso suonare e comporre che poi ho degli amici pure professionisti in questo campo e quindi abbiamo organizzato delle conferenze stampa pure. Qualche volta delle presentazioni di libri, pure: il libro Il terrorismo e le sue maschere,

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con lautore, Gianni Flamini di Bologna. Altre cose diciamo che altre cose coincidevano sempre con lanniversario, insomma. E qualche altra volta, qualche manifestazione collaterale, sempre col gruppo musicale nel quale sto anche io. Delle cose di un certo rilievo: al teatro Mercadante, un concerto per la pace, facemmo un bellopuscoletto pure. Ah poi, quando io ero vicepresidente ancora, organizzammo delle cose pi in grande per gli anniversari [] riuscimmo a fare delle cose in grande pure, con unorchestra di 50 elementi, un coro di voci bianche di 83 bambini, artisti, gruppo rock. Abbiamo fatto delle cose anche particolari: degli estratti da Jesus Christ Superstar addirittura, eh, eh! Pure Giorgio Carlini venne, Gragnaniello, al teatro Bellini (intervista al vicepresidente dellAssociazione).

Unaltra manifestazione, di tipo diverso, fu approntata a due anni dalla strage ed ebbe uneco profonda su tutta la stampa locale e sui principali quotidiani nazionali:
Sulla strage che insanguin il Natale dell84 non scende il silenzio. Oggi, allinterno della stazione centrale, da dove part il treno della morte, ci sar una manifestazione pubblica. Subito dopo, nel salone della biglietteria, verr inaugurata la mostra fotograca sulle stragi che hanno provocato vittime negli ultimi sette anni. Verranno esposte, no al 16 gennaio, cento fotograe che formano una sequenza agghiacciante: da piazza Fontana a piazza della Loggia, dal treno Italicus alla stazione di Bologna no al rapido 904 Napoli-Milano (la Repubblica, 23 dicembre 1986).

Alcune immagini dice Maddaluno87 possono apparire eccessivamente violente, ma nonostante ci non abbiamo voluto escluderle. Esse non riportano altro che la verit. E se sono tragiche e violente, se il sangue fa impressione bene non dimenticare che tali fotograe non sono il frutto di unaccurata messinscena ma riproduzioni oggettive di ci che avvenne e che i responsabili delle stragi bene prevedevano (Paese Sera, 23 dicembre 1986). Ma questo tipo di manifestazioni, a causa delle vicissitudini e difcolt che lAssociazione ha dovuto affrontare, diverranno poco alla volta sempre meno frequenti, senza tuttavia sparire mai del tutto. Ci si concentrer maggiormente sulle commemorazioni annuali e sul versante delle iniziative in ambito istituzionale e delle battaglie legali, primo e ben pi impegnativo fronte sul quale lAssociazione, in totale rispetto del proprio statuto, ha principalmente profuso le sue energie. Non mancano le prove che testimoniano non solo della fermezza delle intenzioni, ma anche di azioni intraprese concretamente.

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Anche dalle interviste a chi ininterrottamente impegnato e coinvolto nelle attivit condotte dallAssociazione risulta chiaro il ruolo precipuo che questultima ha, da sempre, ricoperto nel suo percorso ormai ventennale e che continua a ricoprire ancora oggi:
Allinizio quello che facevamo era un coordinamento con le parti civili, le costituzioni delle parti civili, quindi andare dal notaio per far mettere le rme a tutti quanti. Poi vedere insieme a tutte le altre associazioni cosa si poteva fare per migliorare la situazione delle vittime; anche spingere le istituzioni facendo vedere che gli stavamo col ato addosso, perch noi volevamo la verit, i processi erano ancora in corso (intervista al vicepresidente dellAssociazione).

Giustizia, verit, risarcimenti, memoria: limpegno in queste direzioni non mai mancato e, non senza fatica, come vedremo meglio tra breve, nemmeno alcuni risultati; e tutto grazie alla fermezza, alla costanza e alla pervicacia non solo dellAssociazione tra i familiari delle vittime della strage sul treno 904, ma anche dellUnione di tutte le associazioni dei familiari delle vittime di stragi, fondata nel 1983, che raccoglie i reduci delle pi sanguinose stragi terroristiche della recente storia italiana: piazza Fontana, piazza della Loggia, treno Italicus, stazione di Bologna e, successivamente, anche rapido 904 e DC9 di Ustica.
3.3 Associazione, superstiti e istituzioni: dei rapporti controversi

Se vero, come detto, che lAssociazione non mai stata inerme ma che, nei limiti delle proprie risorse, delle proprie possibilit, nonch dei vincoli e degli ostacoli incontrati, si sempre impegnata e mossa su vari fronti, vero altres che non sono state poche le difcolt presentatesi e che in alcuni momenti solo la determinazione, la voglia di non arrendersi, di lottare allo strenuo per ideali diventati, dopo lesperienza vissuta, assolutamente irrinunciabili ha permesso di non cedere alla demoralizzazione e alla rassegnazione. Un primo problema dato dallinsufcienza del numero delle persone impegnate concretamente a organizzare e realizzare le iniziative da portare avanti:
E diciamo dopo i primi anni, 1-2 anni, ci furono sempre meno adesioni come partecipazione; praticamente erano pochissime persone che si interessavano allAssociazione. [] Magari erano anche iscritti perch avevano rmato tutti il modulino discrizione [] per come vita proprio dellAssociazione cera poca gente insomma, anche se faceva le commemorazioni, per dire, ogni anno, quella era una cosa da cui non si sfuggiva, si doveva per forza fare. Allora in quel momento veniva qualcuno proprio, sai, trascinato o dal presidente o dal vicepresidente. Invece il

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momento in cui cera pi gente era quando cerano delle nuove leggi migliorative, soprattutto di soldi, allora cominciava a venire un po di gente. sempre stato un po cos lAssociazione, purtroppo! [] Io cercavo di coinvolgere altri nellAssociazione, anche se a volte proprio eravamo, non dico io solo, ma due persone, a mandare dei pacchi cos di buste, tutto un tavolo cos, pieno. Ora diverso perch per fortuna abbiamo c un consiglio direttivo pi vivo, pi pulsante e quindi si possono dividere le varie cose. Ma mi sono trovato certi anni che rappresentavo io solo lAssociazione praticamente. Per io sentivo dentro di me qualcosa che mi diceva: No, devo andare avanti, perch una cosa che io ho subito e come lho subita io la possono aver subito tanti altri, devo proseguire. E quindi non ho mai abbandonato (intervista al vicepresidente dellAssociazione). Anche se non abbiamo tanti strumenti a disposizione, non facciamo probabilmente tante di quelle iniziative, per quello che facciamo molto impegnativo. Io mi sono reso conto, da quando faccio il presidente, che non basta il tempo di uno che lavora, che ha la famiglia, cio non gli basta il tempo per seguire tutte le cose, tenere la corrispondenza con le istituzioni, perch oltre al... oltre alla questione che riguarda tutti i progetti, tutte le iniziative per mantenere viva la memoria della strage, i dibattiti, i convegni, oltre a quello c tutta una serie di attivit di tutela e assistenza delle vittime che anchessa fondamentale. [] Questanno, anche perch era il ventennale, c stata quella mostra fotograca non cera mai stata in precedenza per, ecco, non stata ben curata perch non c stata proprio la possibilit di curarla n nei minimi particolari in quanto mancato il personale, diciamo cos, che potesse approntarla; perch anche per fare queste cose c bisogno di gente che le faccia. [] Ci sarebbe stato bisogno di qualcuno che facesse quello. E questo quello che manca tuttora allAssociazione: la possibilit di poter far leva sullaiuto, diciamo, di volontari, di studenti che vicini allAssociazione (intervista al presidente dellAssociazione).

Ma gli ostacoli maggiori li ha posti una presenza istituzionale che lAssociazione ha spesso sentito come inadeguata, carente e che invece avrebbe voluto pi continua, maggiormente attiva, ovvero non limitata ad attestati di solidariet e a un patrocinio morale del proprio operato. Con diplomazia o indignazione, con toni pacati o sdegnosi, le manchevolezze delle istituzioni non solo quelle politiche sono sempre state risolutamente denunciate, anche pubblicamente, da tutte le componenti dellAssociazione:
Dopo il primo anno, cos, di lavoro, di riunioni da parte dellAssociazione, abbiamo visto che sul lato, diciamo cos dellassistenza [] abbiamo visto da

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questo lato una certa, come dire... insensibilit da parte delle istituzioni, non ci hanno messo in grado di poterci muovere, di poter operare come Associazione (intervista al presidente dellAssociazione). Mi crea rabbia. Mi crea rabbia perch per tanto tempo c stato uno Stato 88 E ancora adesso, ancora adesso abbiamo una difcolcompletamente latitante. t enorme! (intervista allamministratrice dellAssociazione). Sono manchevoli le istituzioni nei nostri confronti, sono assenti, non ci aiutano, non ci patrocinano. [] E quindi da questo punto di vista io sono abbastanza arrabbiato con le istituzioni. In particolare con alcune gure. [] Noi non possiamo ricordarci che ci sono stati dei morti e che c gente che vive con i segni visibili e non visibili di quello che successo quella volta e ce lo ricordiamo solo il 23 dicembre. Noi siamo familiari delle vittime e vittime ogni giorno dellanno e ogni giorno della nostra vita. E non sta bene, secondo me, che soltanto in un giorno le istituzioni si ricordino di noi (intervista a un superstite).

Malumori e critiche che, come detto, hanno avuto anche uneco pubblica. Particolarmente signicativi appaiono, in tal senso, i seguenti passi raccolti dalla stampa in occasione della prima commemorazione, quella del 1985, tenutasi nellAntisala dei Baroni al Maschio Angioino:
Non vogliamo vedere solo le loro facce in fotograa, vogliamo che siano processati e condannati, tutti, autori e mandanti, di tutte le stragi: ieri, alla commemorazione della strage di Natale 15 morti sul treno Napoli-Milano, il 23 dicembre 84 i familiari delle vittime, i superstiti che portano sulla carne il ricordo di quellesplosione, hanno detto poche cose, ma chiare e dure (Paese Sera, 19 dicembre 1985). Nemmeno lonesta ammissione del vice sindaco del Comune di Napoli, Francesco Gesu (Siamo consapevoli di aver fatto poco per voi), riuscita a distendere il clima. [] Dopo un anno, inne, anche il Comune di Napoli ha accolto la richiesta di concedere una sede allassociazione dei superstiti e dei feriti: avranno dei locali allinterno dellassessorato allAssistenza (Il Giornale di Napoli, 19 dicembre 1985).

Una simile rabbia montata perch queste persone percepiscono come profondamente ingiusto il fatto di dover lottare con veemenza, di dover ogni volta strepitare tanto per vedere riconosciute le proprie legittime rivendicazioni o,

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peggio ancora, semplicemente per farsi ascoltare. Esse nutrono la convinzione di avere acquisito un diritto subendo quellattentato, il diritto di porre in essere tutte le iniziative possibili per ottenere giustizia e verit, per poter parlare alla gente, comunicare con la societ civile e portare alla loro attenzione il dramma vissuto. Questo un punto che ricorre spesso nei racconti degli intervistati e sul quale c una certa unanimit non solo di giudizi, ma anche di strategie retoriche impiegate, tanto che la questione del diritto acquisito pu essere indicata come un pattern narrativo tipico di questo caso, forse quello che pi di ogni altro sia quantitativamente che qualitativamente, ovvero tanto per il numero di volte in cui viene rappresentato in pubblico e in privato, quanto per la differenziazione che consente di fare rispetto a soggetti esterni contribuisce 89 a fondare e corroborare lidentit collettiva del gruppo. Alcune delle prime affermazioni pubbliche di questo diritto sono le seguenti:
Siamo convinti che quella sera, che ha lasciato segni ancora freschi sui nostri corpi e soprattutto nelle nostre menti, lo Stato ha contratto un grosso debito nei nostri confronti. Un debito che esigiamo sia pagato no in fondo (discorso tenuto da Riccardo Meschini alla manifestazione del 27 aprile 1985 alla stazione ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro). Il governo deve assumersi le sue responsabilit. DallAssociazione dei familiari una certezza: Gli atti eversivi erano diretti a distruggere lo Stato, siamo creditori nei suoi confronti. Un debito che va saldato al pi presto (Paese Sera, 23 dicembre 1986).

E queste, invece, sono tra le pi signicative posizioni espresse dagli associati:


Io penso che bisogna anche avere un trattamento di favore per quanto riguarda queste cose. [] Dovrebbe essere tutto pi facilitato; io non avrei dovuto ringraziare proprio niente. Sono vittima, quando uno vittima di una cosa del genere posso avere avuto questo problema? Certamente non che mi sono fatta una passeggiata quella sera! (intervista a una superstite). Non sono io che devo inseguirti e chiederti la cortesia di fare qualcosa [] perch credo che fosse un nostro diritto quello di avere riconosciuta una sede, uno spazio dove poterci vedere. [] Io ho dei diritti e in una nazione civile i diritti devono essere rispettati. Non devo riuscire a far rispettare i miei diritti soltanto perch mi allineo alle posizioni delluno o dellaltro. [] Io ho un diritto acquisito, sono una vittima del terrorismo, di diritto mi devi dare la possibilit

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di farlo, non devo chiederti il favore. Io ho diritto a dire cosa ho passato e ho diritto a parlare alla gente per dire: Attenti, non ci cadete, non fate ad altri quello che hanno fatto a me. Io non voglio andare a parlare di vendetta, voglio andare a parlare di giustizia: Non lo fate. Perch poi si vive male. Fareste del male a delle persone. questo che secondo me bisognerebbe dire alle persone e che le istituzioni dovrebbero consentirmi di dire senza bisogno di chiedergli il permesso. Anzi dovrebbero essere loro a stimolarmi e dire: Oh, guarda che ti voglio dare la possibilit di farlo. Invece dobbiamo rincorrerli no! Personalmente non sono daccordo (intervista a un superstite).

Certo, non si pu dire che le lamentale espresse nel corso di molti anni non avessero un fondamento, di fronte a varie promesse disattese e a tante estenuanti battaglie combattute per obiettivi tutto sommato minimi: in realt, quella sede promessa nel 1985 lAssociazione non lha mai ottenuta! Il lungo percorso verso la sede vedr aprirsi uno spiraglio solo nel 2005, dopo ben ventuno anni di richieste e vane attese, grazie a una delibera dellattuale Consiglio Comunale di Napoli, il quale ha assegnato allAssociazione un bene conscato alla criminalit organizzata, secondo quanto previsto dalla legge n. 109 del 1996;90 un locale nel quale, per, date le precarie condizioni strutturali in cui versa, essa non si ancora potuta insediare. Comunque, negli ultimissimi anni il rapporto con le istituzioni politiche pare migliorato. I rapporti sono meno informali e pi costanti, si riscontra una maggiore disponibilit al dialogo da parte di costoro e un sostegno pi concreto alle attivit e ai progetti dellAssociazione. Coloro che invece non hanno mai fatto mancare il proprio appoggio e la propria collaborazione allAssociazione sono i sindacati; in particolare la CGIL, la quale, in occasione della commemorazione annuale si occupa di stampare i manifesti informativi, della loro graca e dellafssione. Un apporto non da poco ai ni della buona riuscita dellevento.
4. Lelaborazione collettiva della memoria e le traiettorie dellidentit

Abbiamo gi pi volte affermato il nesso che sussiste tra la memoria e lidentit, esplicitando anche la natura e le relazioni attraverso le quali tale rapporto si dispiega. Afnch la memoria possa organizzare le rappresentazioni identitarie per mezzo di totalizzazioni esistenziali, cio di narrazioni di s coerenti e signicative, necessario che la traiettoria biograca sia segnata da elementi di particolare signicativit che facciano da punti di riferimento mentali nel tempo: tali elementi possono essere denominati eventi. In questo senso, ogni memoria un coacervo pi o meno denso di eventi, a ciascuno dei quali asso-

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ciato un maggiore o minore grado di memorabilit. Il ricordo dellesperienza individuale deriva in questo modo da un processo di selezione mnemonica e simbolica di certi fatti reali o immaginari deniti come eventi che presiedono allorganizzazione cognitiva dellesperienza temporale. Sono come tanti atomi dellidentit narrativa del soggetto di cui assicurano la struttura, sempre in divenire poich essa dovr integrare gli eventi successivi91. Alcuni di questi, come, ad esempio, una strage o altri avvenimenti luttuosi che segnano in profondit sia le biograe individuali sia la coscienza collettiva, risultano pi memorabili di altri. A tali accadimenti possiamo attribuire il carattere di un turning point e denirli eventi cruciali: Durante la vita di ogni individuo, gruppo, comunit o persino societ complessiva, possono, accadere eventi che rappresentano dei veri e propri punti di svolta nel corso della vita della comunit o dellindividuo stesso. Questi eventi strutturano il usso temporale e creano una scansione tra ci che cera prima e ci che avvenne dopo. Noi possiamo cogliere intuitivamente questi processi a livello dei singoli individui. Quando si chiede ad un soggetto di narrare la propria vita (la cosiddetta autobiograa) la struttura di questa narrazione letteralmente organizzata in base a questi punti di svolta92. La conseguenza del prodursi di eventi cruciali che essi, oltre a rappresentare delle svolte, segnano anche delle fratture che generano delle discontinuit allinterno della linearit delle storie di vita. Interruzioni che individui e collettivit tendono naturalmente a ricomporre non sempre riuscendovi in favore di quella continuit cos cruciale per lidentit in quanto necessaria, ai singoli come ai gruppi, per potersi percepire sempre identici a se stessi attraverso il passato, il presente e il futuro, per poter coltivare questa illusione a dispetto di tutti i cambiamenti che il uire del tempo necessariamente comporta. La strage del treno 904 per la denizione data in precedenza sicuramente un evento cruciale. Essa lo sia a livello individuale, per i famigliari e i superstiti, sia a livello collettivo, ma limitatamente al gruppo dei membri dellAssociazione. Ora, in quanto evento cruciale, la strage uno di quegli elementi pi signicativamente coinvolti nella costruzione delle identit. Tale processo, sostiene Cavalli, si servirebbe di tre percorsi tipici: questi sono i pattern anno Zero, ricostruzione della continuit ed elaborazione collettiva della memoria. I primi due sono praticamente in opposizione, la presenza delluno esclude laltro. Infatti, se si produce un evento tale da essere assunto da un singolo o da una comunit quale nuovo punto di partenza, quale anno zero della loro storia appunto, la discontinuit rispetto a tutto ci che venuto prima sar retoricamente sovradimensionata e verranno enfatizzati tutti quegli elementi e quegli episodi biograci in grado di confermare che, dal momento in cui si vericato

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quel tale evento, tutto cambiato e mai potr tornare a essere come era prima. quanto, con un chiaro esempio e in riferimento alla storia in generale, sostiene anche Zerubavel: Lattribuzione di identit separate a periodi storici contigui, ma distinti per convenzione, spesso si palesa nel modo in cui li percepiamo in opposizione lun laltro, come dimostrato dal modo in cui tanti americani dicono di vedere il passato e il presente della loro storia a seconda che siano prima o dopo l11 settembre 2001. In nessun altro caso questi contrasti sono percepiti pi profondamente di quando cerchiamo del tutto consapevolmente di stabilire quello che speriamo sar ricordato come linizio di una nuova era, un atto sociomnemonico estremamente ambizioso che sottolinea il processo di periodizzazione della storia. Evidenziando (no allesagerazione) il contrasto percepito fra due periodi storici contigui, bench separati per convenzione, si arriva a stabilire un nuovo inizio []93. La frattura, insomma, percepita come netta: levento cruciale, non potendo essere rimosso a causa dellelevato grado di memorabilit ad esso associato, rende impossibile la ricostruzione della continuit. Da quanto detto, dunque, si evince che il secondo pattern, al contrario, si verica quando lelaborazione dellevento si basa sulla sua rimozione, quando, in altre parole, in antitesi col primo caso, il lavoro della memoria getta dei ponti mentali atti a superare le fratture e le discontinuit, a unire periodi e momenti sentiti troppo distanti e sconnessi. Il pattern elaborazione collettiva della memoria si spiega in gran parte col suo stesso nome: si tratta di una strategia fondata sullaccettazione della dimensione sociale dellevento e sulla partecipazione ai momenti e alle occasioni in cui, attraverso la comunicazione pubblica di quel tale evento, si costruiscono collettivamente la memoria e lidentit. Tornando al nostro caso, possiamo utilizzare questi strumenti concettuali per esaminare la strage del treno 904 e i relativi processi di costruzione memoriale e identitaria. Dunque, dallanalisi dei dati raccolti, emerge che tra i primi due pattern indicati sicuramente presente quello denito anno Zero, mentre, di conseguenza, appaiono scarsi e deboli i tentativi di rimozione e di ricostruzione della continuit. Da un lato, infatti, le testimonianze dei protagonisti mostrano chiaramente quanto la strage abbia inciso sulle loro vite modicandole radicalmente, quanto essa rappresenti una rottura e un nuovo inizio. Alcuni resoconti, come il seguente, sono particolarmente intensi e signicativi, perch, oltre a essere memorie, sono anche discorsi sulla memoria, cio rappresentazioni metamemoriali:

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Tutto ci che accaduto nella mia vita prima dellincidente io non lo ricordo. Cio come se avessi perso dodici anni di ricordi. Ho qualche ash, mi ricordo qualche immagine come se guardassi una fotograa, ma non ho il ricordo, non ricordo le sensazioni, non ricordo le emozioni, non ricordo le vicende, non ricordo le voci. Cio non ricordo tutto quello che invece poi ricordo perfettamente da dopo lincidente in poi. [] Posso citarti 4-5 episodi al massimo in dodici anni di vita (intervista a un superstite).

Dallaltro lato, solo a livello individuale si osservano dei tentativi di rimozione, ma comunque sempre parziali, discontinui e incompleti, mentre collettivamente, il ruolo e la dimensione pubblica dellAssociazione dei superstiti e lattivit di questultima rappresentano da sempre, anche se principalmente per se stessa e per i suoi membri, sia ostacoli alloblio e alla ricostruzione della continuit, sia segni della presenza anche del terzo pattern, in quanto momenti di elaborazione collettiva della memoria. Tale elaborazione si servita soprattutto di strategie retoriche imperniate sulle rivendicazioni di giustizia e sullaffermazione dei valori e dei diritti civili incrinati dalla violenza terroristica. Retoriche che hanno sferzato spesso anche le istituzioni e lo Stato, accusati non solo di non aver protetto i propri cittadini, ma di non averli nemmeno risarciti e ricompensati moralmente in maniera degna attraverso laccertamento della verit, il chiarimento dei tanti interrogativi sollevati dalle indagini e rimasti senza risposte, lindividuazione e la punizione esemplare dei responsabili. Uno Stato che, considerati anche i depistaggi, la mancata abolizione del segreto di Stato, alcune leggi e sentenze percepite come profondamente ingiuste, se non 94 viene ritenuto connivente, complice, corresponsabile. scandalose, Una contrapposizione, questa tra Stato e societ civile, che, sulla scia delloperato di tutte le associazioni italiane di vittime di stragi, in particolare quella bolognese, sembra essersi consolidata. Ma anche al di fuori dei nostri conni e in casi, tutto sommato, abbastanza diversi si colgono tensioni simili. Prendiamo ad esempio la strage dell11 settembre 2001: se si esclude un primo periodo, connotato dallintensit dellimpatto emotivo suscitato dallevento, in cui tutta la societ americana si stretta per fronteggiare la minaccia di un nemico esterno, non hanno tardato, da un certo punto in poi, a venir fuori ipotesi di corresponsabilit o, quantomeno, di occultamento di tutta la verit da parte del governo statunitense. Ne sono prova, per far riferimento a due indicatori molto diversi tra loro, sia il forte impatto che ha avuto sullimmaginario collettivo il lm-documentario di Michael Moore Fahrenheit 9/11, sia la costante diminuzione del consenso, da parte della societ civile americana, di cui godono le scelte dellamministrazione Bush in ambito di politica estera e militare. N, for-

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se, potrebbe essere altrimenti, visto che anche per quella strage, ad oggi, ancora non stato giudicato e punito nessuno. In denitiva, credo ipotizzabile che laddove lo Stato non riesce a garantire il conseguimento della giustizia, esso non riuscir mai a farsi guardare con occhio benevolo da chi crede che la giustizia gli spetti di diritto.
4.1 pratiche sociali del ricordo: il cerimoniale commemorativo Il 23 dicembre di ogni anno eccetto per i primi anni dopo la strage, fatti

di pellegrinaggi tra posti diversi (scuole, chiese, auditorium) e manifestazioni di vario tipo non sempre organizzate nel giorno preciso dellanniversario si tiene, nella Stazione Centrale di Napoli, trasformata in questa occasione in luogo della memoria, la cerimonia di commemorazione in ricordo della strage e delle vittime decedute nellattentato. Tale cerimonia segue in maniera molto ravvicinata la scia delle altre commemorazioni organizzate in Italia da tutte le associazioni dei famigliari di vittime per stragi che, a loro volta, si basano sul modello ormai consolidatosi a Bologna e ivi riproposto ogni 2 agosto. In altre parole, nel nostro Paese si delineato nel tempo un copione commemorativo delle stragi sia terroristiche che compiute dalla criminalit organizzata stabile che, con tutte le varianti proprie di ogni specico caso, viene seguito e riproposto un po ovunque. A tale stabilizzazione si giunti dopo alcuni anni di sperimentazioni e aggiustamenti e, soprattutto, grazie allimpulso dato in questa direzione dallassociazione bolognese, la quale, a differenza di quanto accade altrove, ha potuto giovarsi da sempre di procue sinergie col mondo istituzionale, politico e con diversi soggetti appartenenti alla societ civile pi ampia. Il caso di Bologna emblematico per la nascita di questo genere commemorativo, in quanto proprio lassociazione, insieme alle forze politiche, istituzionali e civili di Bologna, a rappresentare il suo artece fondamentale. In altri termini, se plausibile sostenere che in Italia esiste un genere commemorativo di questo tipo, esso nasce e prende forma nel contesto commemorativo di questa strage e con questi specici imprenditori della memoria. Bologna pu essere considerata in tal senso il motore commemorativo principale dello stragismo terroristico e maoso95. Riguardo alla commemorazione della strage del treno 904, le variazioni, seppur signicative in termini di svolgimento della manifestazione, non discostano pi di tanto questo caso da quel modello appena delineato, per ci che concerne soprattutto le nalit e i signicati sociali di cui entrambi sono investiti. La struttura del cerimoniale che si svolge a Napoli piuttosto snella ed essenziale. I componenti dellAssociazione dei familiari delle vittime e i rappresentanti delle varie istituzioni (la cui presenza sempre pi costante) si incontrano, in genere

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a met mattinata, direttamente alla Stazione Centrale, in unala dedicata alla manifestazione, dove viene anche allestito un palco. Su tale palco prendono posto i superstiti e i famigliari dei deceduti (non tutti per la verit, alcuni di essi non amano stare al centro dellattenzione e preferiscono assistere alla cerimonia tra la gente comune), le autorit istituzionali locali e non (sono spesso presenti delegati della Provincia di Bologna e dei Comuni di Castiglione dei Pepoli e San Benedetto Val di Sambro), i gonfaloni dei comuni che partecipano allevento. In genere, il primo a prendere la parola il presidente dellAssociazione, il cui discorso, oltre a ricordare la strage e le sue vittime un momento importante di bilancio sulle attivit svolte durante lanno, di richiesta alle istituzioni ad assumere impegni concreti e responsabilit nei confronti di una questione di indiscutibile rilevanza per la storia e il tessuto sociale locale, ma non solo, e di discussione e informazione circa i progetti e le linee dazione per limmediato futuro. Dunque, un discorso che, sia per i suoi contenuti sia per lo stile comunicativo adottato, sobrio e composto, si tiene ben lontano dalla pur minima possibilit di scivolare nella retorica o in un piagnisteo indulgente al vittimismo. A questo segue lintervento di uno o pi rappresentanti istituzionali tra il Sindaco di Napoli, i Presidenti della Provincia di Napoli e della Regione Campania, assessori vari o loro delegati e rappresentanti. Prima o dopo i diversi discorsi, c sempre un intervento di tipo canoro, per esempio a cura della banda dei carabinieri oppure del coro o dellorchestra di qualche associazione musicale. Alle 12.55 orario in cui, il 23 dicembre del 1984, part il treno 904 dal binario undici si vive il momento pi solenne e toccante: inizia un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime, suggellato dal suono allunisono delle sirene di tutte le locomotive presenti in stazione in quel momento che, spezzando lindifferenza dei tanti viaggiatori in transito, anche solo per un attimo, ne cattura lattenzione:
Il suono fragoroso, echeggia in ogni angolo della stazione, nessuno pu ignorarlo, nemmeno chi lontano dal palco, chi non sa nulla di ci che si sta svolgendo e non sta partecipando alla manifestazione. Alcuni si guardano semplicemente intorno proseguendo il loro cammino. Qualcuno si ferma, forse si sta anche chiedendo il perch di questo effetto acustico per certi versi inquietante; volge uno sguardo interrogativo alle cose, alle persone, in cerca di una spiegazione. Magari scorge anche il palco, la piccola folla l radunata con aria mesta, con gli occhi madidi per le lacrime, quanto basta per ridestarsi e tornare alle piccole faccende in cui era intento qualche attimo prima. Non si pu, non si deve, essere tristi, in fondo quasi Natale! Altri, invece, si avvicinano, chiedono, domandano, vogliono sapere; scoprendo, cos, una vicenda dolorosa, potendo

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osservare quello stesso dolore l, in quel momento, materialmente, perch dipinto sui volti delle persone che hanno di fronte. Quelle stesse persone a cui donano, cos come a chi non c pi, una parola di conforto, una preghiera, o solo un pensiero di sincera contrizione. In fondo quasi Natale! (note etnograche, 23 dicembre 2004).

Dopodich, come atto conclusivo della cerimonia, una breve processione, con i famigliari e i superstiti in testa, si porta alla testa del binario undici per deporre l una corona di ori. Dal 2003, sul pilastro antistante a tale binario apposta una targa che ricorda i nomi e let di coloro che perirono in seguito allattentato. Il 23 dicembre del 2004 ricorreva il ventesimo anniversario della strage. Per questa particolare ricorrenza96 il cerimoniale stato pi lungo, pi articolato e ricco di manifestazioni collaterali. Ci si radunati alle ore 11.00 del mattino e si proceduto subito a installare e inaugurare una mostra fotograca integrata da una rassegna stampa sullevento e la proiezione di lmati di repertorio:
Alla sinistra del palco, ponendosi di fronte ad esso, sono posti, formando una la lunga circa dieci metri, una serie di pannelli ai quali sono ssate oltre trenta fotocopie di fotograe che ritraggono i momenti pi concitati susseguenti alla strage, i feriti, i soccorsi, i resti del treno, nonch di articoli di giornale apparsi sui principali quotidiani nazionali e locali, nei giorni successivi allattentato e in corrispondenza delle principali tappe delliter giudiziario o di altre vicende di particolare risonanza pubblica. Sul lato opposto, alla destra del palco, un videoproiettore riproduce ripetutamente immagini riprese da telegiornali e da programmi televisivi dellepoca che avevano per oggetto proprio la strage del treno 904 (note etnograche, 23 dicembre 2004).

Alle ore 12.00 ha iniziato a suonare la Fanfara dei Carabinieri. Mentre circa venti minuti dopo c stato lincontro privato, in una saletta appartata, dei famigliari delle vittime e dei feriti con il Sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, che ha consegnato a tutti loro una medaglia dargento come testimonianza di vicinanza e solidariet da parte dellistituzione comunale. Dopo di ci, tutto si 97 il minuto di silenzio, la de svolto secondo i rituali tradizionali: i discorsi, posizione dei ori sotto la targa. Nel pomeriggio, dopo il momento conviviale del pranzo tra tutti i membri dellAssociazione presenti importante almeno quanto gli altri per il consolidamento dei legami e dellidentit del gruppo c stato un Reading del giornalista e scrittore Daniele Biacchessi, dal titolo La storia e la memoria.98 Inne, giunta una delegazione del Comitato di solidariet

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alle vittime delle stragi composta dal Presidente della Provincia di Bologna, dai Sindaci di San Benedetto Val di Sambro e di Castiglione dei Pepoli, la quale ha consegnato una targa in memoria delle vittime della strage agli assessori presenti in rappresentanza del Sindaco di Napoli.
4.2. Signicati e funzioni del rituale commemorativo

Uno dei momenti pi importanti del cerimoniale del 23 dicembre, un momento che rappresenta anche uno degli scopi principali della manifestazione, quello in cui, con grande commozione, vengono letti i nomi di tutte le persone decedute nellattentato. Un compito che in genere ma non una regola spetta al presidente dellAssociazione al termine del suo discorso. Abbiamo gi ricordato che la commemorazione un processo di istituzionalizzazione di un passato che riguarda eventi considerati signicativi da e per un certo gruppo; cos come il fatto che tale termine viene spesso usato per indicare le manifestazioni in ricordo di vittime di azioni violente e criminose. In questi casi, quindi, la commemorazione sia una sorta di elaborazione collettiva di un lutto, sia un modo e unoccasione attraverso cui un gruppo di persone, in un certo senso, mantiene in vita chi scomparso, trasformando cos il dolore della perdita provocato dalla morte in un esempio e un monito per chi sopravvissuto e per le nuove generazioni. Solo nella convinzione di poter dare ancora la parola a quelli che non ci sono pi si pu avere la percezione che essi non siano morti del tutto inutilmente e, di conseguenza, solo cos la sofferenza pu essere minimamente lenita e levento pu acquisire un minimo di senso. Dunque, non ci si pu accontentare di non dimenticare personalmente i morti, ma bisogna anche sforzarsi di inscriverli allinterno di unesistenza collettiva attraverso i rituali del proprio gruppo. Se noi ci vogliamo liberare del nostro debito verso i morti, dobbiamo farlo mediante gesti che almeno in potenza si inscrivono nel contesto delle pratiche collettive di una comunit: bisogna, in altri termini, che esse possano essere riprese da altre, rendendo possibile cos la trasmissione del ricordo. Se il rituale discende talvolta, quanto alla sua forma, da uno sforzo dinvenzione personale, esso poggia sempre, quanto al suo senso, sulla comprensione che una collettivit ha di se stessa, sul modo in cui essa assicura la conservazione della sua identit e la trasmissione della sua memoria99. E uno dei modi per affermare la presenza tra i vivi di chi scomparso per sempre quello di rievocare il suo nome: Inscritto sulla pietra tombale o invocato nella preghiera, il nome rappresenta la personalit del morto, la sua individualit. [] Attraverso la trasmissione del nome, la persona stessa del morto che commemorata e inscritta nella vita collettiva100. , dunque, facendo riferimento a questa serie di argomentazioni che si possono comprendere al

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meglio il senso sociale e la funzione della lettura pubblica dei nomi delle vittime e dellinscrizione di questa in un cerimoniale commemorativo collettivo; unazione reiterata con fedelt e in unatmosfera liturgica tali da conferirle le caratteristiche sociologiche di un rituale. Ma i medesimi attributi da rituale possono, a ragion veduta, essere riferiti alla cerimonia commemorativa nella sua interezza. Il rito il momento e il mezzo con cui un gruppo riattualizza un certo passato signicativo per se stesso e, in quanto tale, uno strumento della memorizzazione. Attraverso la ripetizione rituale le memorie individuali diventano pregne di un linguaggio, di un sistema simbolico, di signicati e, in denitiva, di rappresentazioni che sono comuni. La reiterazione, nel rito, di questi elementi ne favorisce la sedimentazione. Una ripetizione che, per essere efcace nella sua funzione costruttrice della memoria cos come nella funzione di spiegazione e legittimazione del presente; in questo caso il rito si riferisce ai momenti che fondano una comunit, i cosiddetti miti delle origini necessita di quella che Assmann denisce coerenza rituale101. Si tratta della fedelt con la quale bisogna eseguire la cerimonia rituale afnch non vi siano dubbi nellinterpretazione dei fatti o degli elementi rappresentati; dubbi che, altrimenti, potrebbero mettere in crisi il senso di quelle rappresentazioni e, pi in generale, della realt stessa di una comunit. Per, bisogna tener presente come ha insegnato, per primo, Halbwachs che anche la memoria collettiva, oltre che quella individuale, viene costantemente rielaborata. Anche le societ pi stabili nel tempo cambiano, e il cambiamento richiede nuove esigenze e di conseguenza una ricomposizione del passato proprio in relazione a queste nuove esigenze102. In altre parole, quegli elementi del passato che non possono pi rapportarsi in modo signicativo alla realt in via di trasformazione, vengono esclusi e, a lungo termine, dimenticati103. Ci vuol dire che la coerenza rituale non da intendersi in maniera assoluta, cio come una costrizione totale, un canone reicatosi in maniera talmente rigida da non ammettere alcuna variazione o aggiustamento. Anzi, modiche, integrazioni e adattamenti sono ammissibili e anche auspicabili, ma solo nella misura in cui essi non mettono in discussione il senso generale della liturgia o si accordano in maniera funzionale alle nuove esigenze del gruppo. I concetti di coerenza rituale anche se Assmann lo aveva elaborato per le societ a memoria orale, parlando invece di coerenza testuale per quelle che adoperavano la scrittura di ripetizione e di attualizzazione ben si prestano al caso della commemorazione della strage del treno 904. Si pu sostenere, infatti, che questo cerimoniale, a dispetto di alcune variazioni in merito, ad esempio, allordine di esecuzione dei vari eventi in programma o delle manifestazioni

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collaterali e aggiuntive, abbia mantenuto una forma e una struttura stabili e ben denite. Conferma di ci si trova anche nelle parole stesse dellattuale presidente (Il cerimoniale [] s, pi o meno ha mantenuto sempre le stesse caratteristiche). Mentre lintroduzione di elementi di innovazione pu essere vista proprio come un comportamento adattivo del gruppo rispetto alle esigenze emergenti, come, ad esempio, il bisogno di stimolare un maggior coinvolgimento della societ civile o di trovare linguaggi e codici di trasmissione della memoria pi efcaci. Dunque, i rituali non appartengono esclusivamente alle societ tradizionali, n sono solo dei residui arcaici nel pieno della modernit. Al contrario, essi continuano a soddisfare funzioni socialmente molto rilevanti: se nelle societ in cui la costruzione e la trasmissione della memoria seguivano modalit orali il rito rappresentava una forma di partecipazione lunica possibile, per la verit alla memoria culturale, nelle societ moderne esso viene congurandosi come uno strumento ancora importante per preservare e trasmettere, secondo limpostazione durkheimiana, i valori fondamentali di un gruppo o di una comunit e, quindi, per consolidarne lidentit collettiva. A differenza di altri casi come, per esempio, quello del cerimoniale del 2 agosto a Bologna, dove la commemorazione diventa piuttosto unarena conittuale nella quale si confrontano le differenti e contrapposte versioni di quanto accadde a suo tempo qui sembra emergere con molta pi evidenza la funzione di costruzione di una rappresentazione comune e consensuale dellevento. Ci che manca, infatti, rispetto a Bologna, proprio la presenza durante il cerimoniale dei rappresentanti del governo e dello Stato, cio di quelle istituzioni bersagliate dai famigliari delle vittime, nonch da tutte quelle componenti della societ civile schierate al loro anco, per non aver n saputo proteggere i propri cittadini, n saputo risarcirli arrivando alla verit e facendo giustizia, e, in denitiva, per non essere state in grado di difendere i principi della democrazia. per questo che l lo Stato considerato favoreggiatore, complice degli assassini, quando non direttamente corresponsabile104; uno Stato rispetto al quale tutto il tessuto sociale bolognese si sente portatore di una visione antagonistica dellevento in questione e, di conseguenza, di quella che pu essere denita una contro-memoria105. vero che alla commemorazione del 23 dicembre alla stazione di Napoli si spesso criticata e denunciata la latitanza, o comunque la scarsa presenza, delle istituzioni, ma si trattava di una disputa inscenata sul piano locale e che non aveva per oggetto limplicazione diretta di quelle stesse istituzioni nelle responsabilit attribuite allo Stato centrale rispetto allaccertamento della verit e al conseguimento della giustizia. Certo, anche qui non sono mancati momenti di

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dura opposizione, di critica allo Stato, come in coincidenza della condanna al pagamento delle spese processuali:
La GIUSTIZIA li sta perseguitando, tutti, uno per uno, uno alla volta: i familiari delle vittime della strage sul treno 904 e coloro che il 23 dicembre del 1984 rimasero gravemente feriti, tutti coloro che non si sono rassegnati alla sola condanna degli esecutori maosi, devono risarcire lo Stato per il ricorso in Cassazione che hanno perso. La giustizia sta pignorando i mobili nelle case di quei cittadini innocenti per i quali non si vede arrivare il giorno della pace. Eppure un accanimento di questo genere non si era mai visto. [] Di cosa si tratta, questa volta, di disattenzione delle istituzioni, di una burocrazia lenta e cieca, inesorabile, di una sorta di vendetta nei confronti di chi si ostina a chiedere ancora tutta la verit, non soltanto pezzi di verit? C un po di tutto in questa storia di unItalia ingrata. [] Il messaggio che questo tipo di giustizia sta inviando a quei cittadini colpiti dalla violenza il seguente: avete voluto insistere a conoscere la verit anche quando la prima sezione della Cassazione, presieduta dal dottor Carnevale, vi ha assicurato che non cerano mandanti e che Abbatangelo non centra, avete chiesto di andare oltre, in quella zona grigia di complicit con lo Stato la cui esistenza ormai tranquillamente ammessa da tutte le commissioni parlamentari e da tutte o quasi le procure dItalia? Vi siete ostinati ad alzare la voce del dubbio? Ebbene, vi siete sbagliati, e ora pagate [] (la Repubblica, 17 gennaio 1996).

Ma si trattato di un episodio, per quanto controverso, comunque piuttosto isolato. La dialettica, come detto, si giocata soprattutto con le istituzioni locali. Inoltre, con queste, i rapporti negli ultimi anni sono maggiormente distesi e improntati pi alla collaborazione che allo scontro. Sono questi gli anni in cui, dal Comune di Napoli e dalla Regione Campania, lAssociazione tra i familiari delle vittime ha ottenuto rispettivamente una sede e dei nanziamenti per la realizzazione di alcuni suoi progetti. per queste ragioni che non sembrano essere presenti con la dovuta intensit quegli elementi di conittualit e di contrapposizione tali da poter utilizzare anche per le rappresentazioni emergenti dal cerimoniale commemorativo napoletano il concetto di contro-memoria.
5. Una traccia invisibile: la targa alla Stazione Centrale di Napoli Durante il cerimoniale del 23 dicembre 2003 fu inaugurata la targa comme-

morativa che il Comune di Napoli, alla presenza del Sindaco, ha fatto apporre su una facciata del pilastro immediatamente antistante al binario undici quello da cui part, 19 anni prima, il treno rapido 904 per Milano. Si tratta di una

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targa di ottone, semplice ed essenziale, con una cornice di legno; vi sono incise sopra le due frasi seguenti:
LA FORZA DEL RICORDO E DELLA VERIT PERCH MAI PI AVVENGANO STRAGI. TENERE VIVA LA MEMORIA PERCH LA STORIA CHE SI DIMENTICA SI RIPETE.

A queste fanno seguito i nomi e let, divisi in due colonne, di tutte le vittime decedute nellattentato o successivamente, comunque per le ferite riportate 106 In basso, inne, la sobria dedica del Comune con la data in quella circostanza. dellapposizione. La targa situata, a unaltezza di circa due metri, sulla facciata sinistra del pilastro se ci si pone frontalmente rispetto al binario e, quindi, di spalle rispetto allingresso della stazione. Una posizione che non consente ai passanti in transito da e verso i treni di trovarcisi di fronte, ma, al pi, di passarci di anco. Inoltre, il materiale metallico di cui fatta la targa riette la luce, naturale o articiale che sia, a ogni ora del giorno o della sera, rendendo difcoltosa la lettura delle incisioni. Questo lunico artefatto della memoria della strage del treno 904 presente a Napoli esposto pubblicamente. Ebbene, per poter comprendere con quanta efcacia questo simbolo del passato assolva la sua funzione di costruzione e trasmissione della memoria, ho condotto unosservazione delle pratiche di fruizione di tale artefatto. Il risultato , per certi versi, stupefacente: dopo un numero sicuramente signicativo di 107 durante le quali sono transitati nelle immediate ore di attesa e osservazione, vicinanze della targa centinaia e centinaia di viaggiatori, soltanto due persone si sono fermate a leggerla con attenzione! Per di pi, procedendo a dei brevi colloqui-interviste con quelle due persone emerso che nessuna di loro aveva capito che cosa la targa commemorasse. Una ragazza addirittura ha dichiarato di aver pensato ad un incidente ferroviario. evidente che, in questo caso, la parola stragi a chiusura della prima frase stata interpretata come fatalit, come disastro accidentale e non violento. E, sebbene due casi non possano essere considerati rappresentativi, vero anche che loggettiva mancanza di riferimenti espliciti ai fatti storici pu dare adito, come del resto successo, a interpretazioni deviate dellaccaduto; e questo, a sua volta, nisce, paradossalmente, per limitare e ostacolare la funzione stessa per la quale la targa stata esposta pubblicamente, ovvero la funzione memoriale. Eppure il pilastro in questione situato in una posizione e tra altri elementi in grado di attirare un cospicuo usso di viaggiatori. A dispetto di ci, prevalgono le condizioni che rendono la targa quella che denirei una traccia invisibile, in quanto viene a mancare quasi del tutto la relazione tra osservatore e oggetto. evidente che, se vero che un simbolo del passato sempre un documento in

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quanto parla, racconta inevitabilmente qualcosa, vero anche che, per poterlo fare, deve essere visto. Dunque, nel caso particolare ed estremo in cui ci non accada, proprio come nella fattispecie, viene invalidata luguaglianza tra monumento e documento. Un simbolo invisibile un simbolo che parla nel nulla o anche un simbolo muto e, al limite, inesistente. Inoltre, non bisogna dimenticare che a una stazione ferroviaria applicabile la denizione di non-luogo108. Un non-luogo uno spazio a-storico, non identitario, uno spazio denito solo dalla funzionalit della relazione che instaura con gli individui in esso presenti in un dato momento. Un non-luogo , per esempio, un aeroporto, unautostrada, un centro commerciale, insomma uno spazio vissuto per ben precise nalit pratiche. Contrariamente a quanto accade nei luoghi antropologici, cio in quei luoghi dotati di storicit e, per questo, pregni di signicati identitari, qui il soggetto diventa utente, alienato dalla sua individualit poich acquisisce una specie di identit provvisoria (ad esempio, quella di viaggiatore o di consumatore) basata sul ruolo denito dal contesto, diviene una sorta di non-individuo. chiaro che, in un simile stato di cose, tutti gli elementi, gli oggetti targa compresa, dunque e gli eventi che non abbiano unimmediata relazione con le azioni che un soggetto sa di dover e poter compiere in un non-luogo, e quindi in una stazione ferroviaria, scivolano ben al di sotto della soglia dellattenzione e difcilmente vengono notati. Inne, a scapito della visibilit della targa incide anche la sua collocazione in un luogo di transito, di passaggio. Sarebbe gi diverso se essa si trovasse, ad esempio, in una sala daspetto, dove la gente staziona per un certo periodo di tempo e nellattesa, anche se distrattamente, pu volgere la propria attenzione verso i vari elementi l presenti. In denitiva, sommando le poco favorevoli caratteristiche materiali della targa e della sua ubicazione a quelle socio-antropologiche della stazione si arriva a una situazione in cui la targa stessa, in quanto artefatto della memoria, risulta notevolmente depotenziata e molto poco utile rispetto alle sue funzioni rappresentative e simboliche.
6. La memoria della strage come risorsa identitaria

Una tragedia uno di quegli eventi che, secondo Candau, contribuisce a denire il campo del memorabile, dunque, un evento cruciale. Di pari passo, la memoria di un simile evento una memoria forte, nel senso che ricordo di una sofferenza che incide sulla personalit delle vittime, che lascia sempre tracce profonde e durevoli sulla base delle quali possibile condividere a lungo esperienze e rappresentazioni, strutturare azioni e progetti per il presente e il futuro.

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Le tribolazioni comuni uniscono pi della gioia, sostiene Renan109; per questo che anche quando una comunit fonda la propria identit storica su un passato glorioso, molto spesso lo radica comunque nel ricordo delle sofferenze e delle pene che sono occorse per conseguire la gloria e il prestigio. Questo nesso inscindibile tra evento tragico e identit lo si pu cogliere con nitidezza persino maggiore nei casi in cui dei tentativi di rimuovere un ricordo troppo doloroso, attuati per poter convivere col trauma, mandano in crisi anche lidentit stessa. Per molto tempo, Magda Holander-Lafon ha inghiottito la sua memoria di deportata perch, diceva, il mondo mi ha rimandato la vergogna di essere viva, la vergogna di essere ebrea, la vergogna di essere di troppo, la vergogna di dar fastidio. Aggiunge ancora: La negazione della memoria mi ha portato alla perdita dellidentit. Io non potevo identicarmi con qualcuno o con qualunque cosa Ero, secondo il desiderio dei nazisti, diventata un niente. C in questo unopposizione tragica e paradossale tra lamnesia che permette la sopravvivenza ma annienta lidentit e la memoria che, una volta ritornata, come un cancro luminoso, arriva a divorare la vita della persona permettendogli nello stesso tempo di rinnovare i legami tra ci che e ci che stata110. Una strage terroristica, e in particolare quella qui oggetto danalisi, si inscrive perfettamente in questo quadro concettuale. Invero, vi si riscontrano un po tutti gli elementi appena tracciati: c il dolore comune che cementa i legami tra le vittime. Ci sono le occasioni come le riunioni fra gli associati e le manifestazioni commemorative in cui si costruiscono le rappresentazioni collettive del proprio passato comune. C la rifondazione delle identit singole e di quella collettiva che vengono strutturate intorno a tali rappresentazioni, le quali, a loro volta, sono incentrate sul ruolo pubblico dei superstiti in quanto vittime di un reato di particolare allarme sociale; nella fattispecie, tale ruolo pubblico imperniato sulla ricerca della verit, sulla richiesta di giustizia e, pi in generale, sullaffermazione dei principi fondamentali di una democrazia. C il dilemma che tormenta queste persone, il loro continuo oscillare tra la memoria e loblio, tra il dovere di ricordare e il bisogno di dimenticare o, quanto meno, di mettere da parte un passato talvolta inospitale e inabitabile. Insomma, con una strage con la memoria di una strage una vittima deve sempre fare i conti al di l di ci che poi decider di farne. Nel caso dellattentato al treno 904, lanalisi delle interviste realizzate mostra che per la maggior parte dei superstiti e dei famigliari delle vittime la memoria di questo evento ha rappresentato, e continua a farlo, unimportante risorsa identitaria. Per queste persone, lessere parte di unassociazione, lavere consapevolezza di essere state investite di particolari diritti e doveri sociali e di essere portatori e paladini di valori di interesse collettivo occupano molto spazio nei narratives che esse im-

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piegano nel raccontare il loro percorso biograco. Ma in alcuni casi per questo ancora pi signicativi la forza della memoria come risorsa per una ristrutturazione dellidentit emerge del tutto inconsapevolmente o, addirittura, in contraddizione con taluni contenuti della narrazione del soggetto intervistato e, quindi, con la percezione che questi ha di se stesso e della propria identit. Nel senso che anche a chi dice di non volerne sapere pi nulla di questa storia, di non essere interessato alla divulgazione dellevento e alle iniziative intraprese dallAssociazione, di voler vivere esclusivamente in forma privata il proprio lutto o il trauma, di riutare, in denitiva, la dimensione pubblica della vicenda e del proprio ruolo, capita di dedicarsi, di tanto in tanto, a manifestazioni che, nel loro piccolo, contribuiscono a costruire e trasmettere la memoria di questa strage.

Note 1 Cfr. A. Cavicchia Scalamonti, Il peso dei morti ovvero dei dilemmi di Antigone!, in E. Kattan, Il dovere della memoria, Ipermedium libri, Napoli, 2004. 2 Per il primo punto cfr. A. L. Tota, La citt ferita. Memoria e comunicazione pubblica della strage di Bologna, 2 agosto 1980, Il Mulino, Bologna, 2003. Per i punti seguenti cfr. J. Candau, La memoria e lidentit, Ipermedium libri, Napoli, 2002. 3 J. R. Searle, Sens et expression. tudes de Thorie des actes de langage, Minuit, 1979, pag. 104, cit. in. J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 13. 4 In questo paragrafo seguiremo molto da vicino le argomentazioni e le tassonomie proposte in J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pagg. 23-67. 5 H. Bergson, Materia e memoria. Saggio sulla relazione tra il corpo e lo spirito, Laterza, Roma-Bari, 1996. 6 P. Connerton, Come le societ ricordano, Armando, Roma, 1999. 7 P. Bourdieu, Il senso pratico, Armando, Roma, 1980. 8 P. Bourdieu, Meditazioni pascaliane, Feltrinelli, Milano, 1998, pag. 79. 9 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 26. 10 P. Jacob, Pourquoi les choses ont-elles un sens?, d. Odile Jacob, 1997, pag. 45. 11 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 28.

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Ivi, pag. 36. Sulla presenza e limportanza della creativit da parte dei ricercatori in campo socio-antropologico, cfr. J. Goody, Lhomme, lcriture et la mort, Les Belles Lettres, Paris, 1996. 14 F. Affergan, Critiques anthropologiques, cit. in J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit, pag. 34. 15 Questo sia perch le idee si diffondono pi facilmente in un piccolo gruppo rispetto a uno di grandi dimensioni, sia perch nel primo caso il ricercatore pu controllare pi agevolmente leffettiva esistenza di una realt condivisa. 16 A. Cavalli, Lineamenti di una sociologia della memoria, in P. Jedlowski M. Rampazi (a cura di), Il senso del passato. Per una sociologia della memoria, Franco Angeli, Milano, 1991, pagg. 31-42. 17 Interessanti parallelismi e accostamenti ad alcune delle idee espresse da Halbwachs sono stati proposti con il pensiero sul passato e sulla memoria di George Herbert Mead (cfr. P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit. Memorie e societ nel XX secolo, Franco Angeli, Milano, 2002, pag. 44) e con il concetto del self di Erving Goffman (cfr. Pier Paolo Giglioli, Introduzione a Erving Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino, Bologna, 1969). 18 A. Cavicchia Scalamonti, Maurice Halbwachs e la sociologia della memoria, in M. Halbwachs (1925), I quadri sociali della memoria, Ipermedium, Napoli-Los Angeles, 1997, pag. VII. 19 Cfr. H. Bergson, Materia e memoria. Saggio sulla relazione tra il corpo e lo spirito, op. cit. 20 M. Halbwachs, I quadri sociali della memoria, op. cit., pag. 23. 21 E. Zerubavel, Mappe del tempo. Memoria collettiva e costruzione sociale del passato, Il Mulino, Bologna, 2005, pag. 27. 22 Cfr. M. Halbwachs (1950), La memoria collettiva, Unicopli, Milano, 1987 e Id. (1941), Memorie di Terrasanta, LArsenale, Venezia, 1988. 23 In particolare da Charles Blondel e Marc Bloch che recensirono I quadri sociali della memoria rispettivamente in un numero della Revue Philosophique del 1926 e nel numero della Rvue de synthse Historique del dicembre 1925. 24 M. Halbwachs, La memoria collettiva, op. cit., pag. 70. 25 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit. Memorie e societ nel XX secolo, op. cit., pagg. 50-51. 26 E. Zerubavel, Mappe del tempo, op. cit., pagg. 29-31. 27 C da dire che questa concezione della storia di stampo positivistico che lautore ha in mente, decaduta lidea di uno sviluppo lineare e unidirezionale dei fatti storici e dellesistenza di un ne ultimo da raggiungere, oggi superata a favore di una impostazione pi sociologica: il senso della storia come disciplina va rintracciato nella sua capacit di mostrare la pluralit delle opzioni possibili, il carattere non prestabilito degli eventi, le condizioni che portano le societ a congurarsi in un determinato assetto piuttosto che in un altro, facendo cos risaltare il carattere aperto delle vicende umane e il processo di conoscenza storica come un vero e proprio atto di conoscenza creativa. Ciononostante lo iato tra fatti storici e memoria permane: i primi, privati del radicamento in un gruppo specico e della capacit di strutturare le identit, non si trasformeranno mai nella seconda. 28 Cfr. P. Nora, Les lieux de mmoire, vol. I, La Rpublique, Gallimard, Paris, 1984. 29 Cfr. J. Assmann, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identit politica nelle grandi civilt antiche, Einaudi, Torino, 1997. 30 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit. Memorie e societ nel XX secolo, op. cit., pagg. 116-117. 31 Fatta eccezione proprio per processi di identicazione generazionale, per i gruppi ristretti dei fans o degli amatori di questa o quella band musicale, tale o talaltro personaggio mediale, genere televisivo, ecc. 32 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit. Memorie e societ nel XX secolo, op. cit., pagg. 120-124. 33 Per questa denizione della sfera pubblica cfr. J. Habermas, Storia e critica dellopinione pubblica, Laterza, Roma-Bari, 2002. 34 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit. Memorie e societ nel XX secolo, op. cit., pag. 123. 35 Per un quadro aggiornato ed esaustivo, cfr. G. Pecchinenda, Dellidentit, Ipermedium libri, Napoli, 1999.

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36 B. Anderson, Comunit immaginate. Origine e diffusione dei nazionalismi, Manifesto Libri, Roma, 1996. 37 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pagg. 85-97. 38 Tralasciamo il fatto che, in questa accezione, il termine identit improprio: infatti, se esso designa la totale coincidenza e uguaglianza di due oggetti in ogni momento, come pu esserci identit tra due stati presi in momenti diversi della biograa di uno stesso individuo, se questi per denizione qualcosa in incessante divenire, cambiando di continuo sia sicamente che nei suoi stati mentali? chiaro quindi che lidentit da intendersi come percepita, ovvero come identit della coscienza, la quale possibile proprio grazie alla memoria. 39 E. Zerubavel, Mappe del tempo, op. cit., pag. 71. 40 I. Kant, Antropologia pragmatica, I parte, I, Laterza, Roma-Bari, 2001, pag. 34. 41 D. Jodelet, Memorie che si evolvono, in AA.VV., memoria e integrazione, Argo, Lecce, 1994, pag. 61. 42 G. Pecchinenda, Dellidentit, op. cit., pag. 176. 43 G. Jervis, La conquista dellidentit. Essere se stessi, essere diversi, Feltrinelli, Milano, 1997, pag. 64. 44 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 95. 45 Ogni coscienza di identit , del resto, intrinsecamente voltata allindietro, cio verso il tempo, lungo o breve, che appena trascorso. Ogni forma di autocoscienza, ogni riessione su noi stessi, riessione non gi nellattimo presente, ma subito verso il tempo trascorso: riessione su chi siamo stati, magari no a un minuto, a un attimo fa (ivi, pag. 106). 46 Casi simili impensabili in condizioni normali, ma esistenti in situazioni patologiche sono stati efcacemente documentati dalle ricerche neuro-psicologiche di Aleksandr Lurija. In particolare, cfr. A. Lurija, Un mondo perduto e ritrovato, Editori Riuniti, Roma, 2001; Id., Un piccolo libro, una grande memoria, Editori Riuniti, Roma, 1991; Id., Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla, Armando, Roma, 2004. 47 G. Pecchinenda, Dellidentit, op. cit., pag. 188. Tale preoccupazione, in realt, era gi stata espressa da Platone nel Fedro a proposito dellinvenzione della scrittura alfabetica, la quale avrebbe condotto a un indebolimento della facolt di memoria data la disponibilit di segni esterni, quindi estranei, ai quali afdare il richiamo del passato. 48 A tal proposito, un altro esempio di matrice artistico-letteraria lo ritroviamo in Samuel Beckett, Lultimo nastro di Krapp, Einaudi, Torino, 1961. 49 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pagg. 20-1. 50 Cfr. R. Azria, Ridentication communautaire du judasme, in G. Davie D. Hervieu-Lger, Identits religieuses en Europe, La Dcouverte, Paris, 1996. 51 E. Kattan, Il dovere della memoria, op. cit., pag. 82. 52 P. Berger T. Luckmann, La realt come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna, 1969. 53 Per queste si rimanda, tra le altre, alle teorie di H. Plessner e A. Gehlen riportate in P. Berger T. Luckmann, La realt come costruzione sociale, op. cit., pagg. 73-82, ma anche a quella di L. Bolk cit. in A. Cavicchia Scalamonti G. Pecchinenda, Sociologia della comunicazione. Media e processi culturali, Ipermedium libri, Napoli, 2001, pagg. 21-22. 54 Lesteriorizzazione una necessit antropologica. Luomo, da come lo conosciamo empiricamente, non pu essere concepito prescindendo dallincessante riversamento di se stesso nel mondo in cui si trova; non pu venire inteso come essere ripiegato su se stesso, chiuso in una qualche sfera di interiorit, e che poi cominci a esprimersi nel mondo che lo circonda. Lessere umano si esteriorizza nella sua essenza e n dallinizio. Questo fondamentale fatto antropologico ha molto probabilmente le sue radici nella costituzione biologica delluomo, P. Berger, La sacra volta, SugarCo, Milano, 1984, pag. 15 (corsivo mio). 55 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 131. 56 Tale espressione usata proprio da Berger e Luckmann per indicare tutti quegli elementi (le routines, le persone importanti, il coro, la conversazione) che concorrono a far s che nella coscienza soggettiva lintera realt sociale mantenga un carattere oggettivo, auto-evidente, a-problematico: La struttura di plau-

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sibilit anche la base sociale per quella particolare sospensione del dubbio senza la quale la denizione della realt in questione non pu essere mantenuta nella coscienza (Id., La realt come costruzione sociale, op. cit., pag. 212). Nel caso della memoria, allo stesso modo, essa pu essere efcacemente utilizzata per designare linsieme dei quadri sociali che, da un lato, permettono la ricostruzione del passato e, dallaltro, impediscono che tale processo di ricostruzione assuma un carattere del tutto arbitrario. 57 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit, op. cit., pag. 52. 58 A. Cavicchia Scalamonti, Maurice Halbwachs e la sociologia della memoria, in M. Halbwachs, I quadri sociali della memoria, op. cit., pag. VIII. 59 P. Ricoeur, La mmoire, lhistoire, loubli, Seuil, Paris, 2000, pag. 103. 60 B. Schwartz, The Social Context of Commemoration: A Study in Collective Memory, cit. in P. Jedlowski, memoria, esperienza e modernit, op. cit., pag. 53. 61 A. L. Tota, La citt ferita, op. cit., pag. 26. 62 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit, op. cit., pag. 50. 63 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 129. 64 Cfr. A. L. Tota, Sociologie dellarte. Dal museo tradizionale allarte multimediale, Carocci, Roma, 1999. 65 A. L. Tota, La citt ferita, op. cit., pag. 80. 66 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit, op. cit., pag. 99. 67 A. L. Tota, Sociologie dellarte, op. cit., pagg. 89-90. 68 L. Leonini, Gli oggetti del ricordo, il ricordo degli oggetti, in P. Jedlowski M. Rampazi, Il senso del passato, op. cit., pag. 55. 69 P. Jedlowski, Memoria, esperienza e modernit, op. cit., pag. 100. 70 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 158. 71 G. Pecchinenda, Dellidentit, op. cit., pag. 173. 72 Ibidem 73 F. Nietzsche, Sullutilit e il danno della storia per la vita, Adelphi, Milano, 1994. 74 E. Kattan, Il dovere della memoria, op. cit., pagg. 109-111. 75 E. Renan (1882), Che cos una nazione?, Donzelli, Roma, 1993. 76 E. Kattan, Il dovere della memoria, op. cit., pagg. 113. 77 P. Levi, Se questo un uomo, Einaudi, Torino, 1989, pagg. 57. 78 P. Jedlowski, cit. in A. L. Tota, La comunicazione pubblica del passato. Uno studio etnograco sulla commemorazione della strage di Bologna, Rassegna italiana di sociologia, n. 1, 2003, pag. 96. 79 Cfr. A. L. Tota, La citt ferita, op. cit. 80 Ivi, pag. 138. 81 Cfr. A. L. Tota (a cura di), La memoria contesa, op. cit. 82 Per la precisione 18 chilometri e 610 metri. 83 Intende con le persone insieme alle quali viaggiava sul treno, condividendo lo stesso scompartimento e i momenti drammatici della strage. 84 Si riferisce alliter processuale. 85 Articolo 3 dello Statuto dellAssociazione. 86 Paolo Bolognesi lattuale presidente dellAssociazione tra i familiari delle vittime della strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980. 87 Lallora portavoce e rappresentante dellAssociazione. 88 In maniera davvero signicativa queste parole riecheggiano quelle contenute in unintervista rilasciata dalla stessa persona ben quindici anni prima: Non provo rancore per nessuno, ma solo rabbia per lindifferenza delle istituzioni (Roma, 22 dicembre 1990). 89 noto come lidentit collettiva si basi molto sulla distinzione tra interno ed esterno, tra chi appartiene al gruppo e chi non vi appartiene: Noi e loro, in-group e out-group, da questo reciproco antagonismo noi deriviamo le nostre rispettive caratteristiche, cos come la nostra specica coloritura emotiva. Si pu dire che questo antagonismo denisce entrambi i poli dellopposizione. Si pu anche affermare che ogni

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polo derivi la sua identit proprio dal fatto che noi lo vediamo impegnato in competizione con il suo opposto. Da queste osservazioni, possiamo trarre una conclusione davvero sorprendente: un out-group precisamente quella immaginaria opposizione a se stesso di cui un in-group ha bisogno per la sua coesione, per la sua solidariet interna e anche per la sua sicurezza emotiva. Z. Bauman, Pensare sociologicamente, Ipermedium libri, Napoli, 2000, pag. 39. 90 La quale modica una legge precedente, la n. 575 del 1965, e sancisce che tutti i beni presi alle mae devono essere utilizzati per scopi collettivi; particolare rilievo dato al riutilizzo per nalit sociali. 91 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pagg. 120-1. 92 A. Cavalli, Patterns of Collective memory, cit. in A. L. Tota, La citt ferita, op. cit., pag. 75. 93 E. Zerubavel, Mappe del tempo, op. cit., pagg. 155-6. 94 Suscit molto clamore il caso della sentenza con la quale, nel 1991, la Corte di Cassazione annull la sentenza della Corte dAssise e dAppello, condannando i famigliari delle vittime e i superstiti che si erano costituiti parte civile nel processo a pagare le spese giudiziarie. 95 A. L. Tota, La citt ferita, op. cit., pag. 170. Per la descrizione di questo cerimoniale si veda in particolare il capitolo V. 96 Alla quale ho assistito direttamente, svolgendo unosservazione partecipante; cos come alla successiva, ovvero quella del 23 dicembre 2005. 97 A quelli del presidente dellAssociazione Antonio Celardo e del Sindaco Iervolino, ha fatto seguito anche un breve intervento del Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino. 98 Lo stesso autore di alcuni libri sulla strage di Bologna. Ricordiamo 10.25, Cronaca di una strage. Vite e verit spezzate dalla bomba alla stazione di Bologna, Gamberetti, Roma, 2000 e Un attimo ventanni. Storia dellAssociazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna 2 agosto 1980, Pendragon, Bologna, 2001. 99 E. Kattan, Il dovere della memoria, op. cit., pag. 49. 100 Ivi, pagg. 54-55. 101 J. Assmann, La memoria culturale, op. cit. 102 A. Cavicchia Scalamonti G. Pecchinenda, Il foglio e lo schermo. Materiali di sociologia della comunicazione, Ipermedium libri, Napoli, 2004, pag. 56. 103 J. Assmann, Mos legizio, Adelphi, Milano, 2000, pag. 285. 104 Per la ricostruzione di questa controversia si rimanda a A. L. Tota, La citt ferita, op. cit. 105 Cfr. A. L. Tota, Counter-Memories of Terror: Technologies of Remembering and Technologies of Forgetting, in M. Jacobs e N. Hanharan, Blackwell Companion to the Sociology of Culture, Oxford, Blackwell, 2003. 106 I nomi riportati sono diciassette anzich sedici. compreso, infatti, anche Giovanni Calabr morto cinque anni dopo lattentato il cui decesso non mai stato collegato ufcialmente alla strage. Solo per volont del glio di Giovanni, lex presidente dellAssociazione Antonio Calabr, il quale, invece, ritiene fondato il nesso tra i due eventi, compare anche questo nome. 107 In particolare, ho proceduto a venti sessioni di osservazione per un totale di circa venticinque ore, in un arco di tempo di tre mesi, in posizionamenti, condizioni (ad esempio, in corrispondenza della partenza o dellarrivo dei treni dal, e al, binario undici), orari e giorni diversi. 108 M. Aug, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernit, Eluthera, Milano, 1993. 109 E. Renan, Che cos una nazione?, op. cit. 110 J. Candau, La memoria e lidentit, op. cit., pag. 191.

Una ricostruzione storica


di Alexander Hbel

Premessa La vicenda delle stragi e della strategia della tensione rappresenta una delle pagine pi inquietanti ma anche pi rilevanti della storia italiana recente. Si tratta, infatti, non solo di eventi tragici che nel loro insieme costituiscono un unicum nella storia del dopoguerra in Europa, ma anche di fatti che hanno avuto pesanti ripercussioni sullevoluzione politica e sociale del Paese. Dalla strage di Portella della Ginestra (1947) a quelle del 1993, passando per le stragi di Piazza Fontana (1969), di Brescia e dellItalicus (1974), siamo di fronte a una vera e propria guerra interna, pienamente inserita nella dinamica pi complessiva della Guerra fredda, che ha causato la morte di 177 persone e il ferimento di varie centinaia; un capitolo davvero impressionante nella vicenda del doppio 1 Stato che ha segnato in profondit la storia dellItalia repubblicana. 2 Nonostante ci, a parte signicative eccezioni, la storiograa non sembra ancora aver dato un contributo adeguato in termini di ricerca, analisi, interpretazione del fenomeno. Si parlato anzi di un vero e proprio silenzio degli storici, solo in parte colmato dalla supplenza dei magistrati, delle varie commissioni parlamentari istituite ad hoc, di uomini politici e giornalisti dinchie3 sta divenuti tra i massimi esperti del settore. Rispetto a questa insufcienza generale, cui fa riscontro una scarsa consapevolezza dellopinione pubblica (e in particolare delle generazioni pi giovani) del nodo stragi-strategia della tensione, nel caso della strage del rapido 904 denita da due magistrati che se ne sono occupati uno degli episodi pi inquietanti del recente passato del nostro Paese, un vero e proprio crimine contro lumanit4, a met strada tra la vecchia strategia della tensione e le nuove stragi di maa poi proseguite negli anni successivi il vuoto di ricerca e di analisi appare addirittura impressionante, e ha prodotto (come laltro saggio di questo volume dimostra) unassenza di conoscenza e di memoria da parte della citt e della provincia cui la strage maggiormente legata (per il luogo di partenza del treno e quelli di residenza delle vittime) e del Paese nel suo complesso.

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Daltra parte, quella del 904 una vicenda molto complessa, che ha conosciuto diversi processi e vari gradi di giudizio, durante i quali sono comparsi protagonisti di vario tipo, da elementi di spicco della maa a boss della camorra, da ambienti ed esponenti della destra a personaggi di altro genere, per poi vedere condannati per strage in via denitiva solo Pippo Cal e il suo collabo5 Non facile, dunque, districarsi in tale groviglio di fatti, ratore Guido Cercola. rapporti, complicit, rivelazioni poi ritrattate, condanne seguite da assoluzioni. Col presente saggio, dunque, si cercher di dare solo un contributo a quel lavoro di scavo, ricerca e interpretazione storica, che andr proseguito e che cosa diversa rispetto al pur imprescindibile lavoro di inquirenti e magistrati.
1. Il contesto

LItalia del 1984 un Paese ancora legato alle vicende e agli equilibri di quella che si chiamer Prima Repubblica, nata dal patto costituzionale del dopoguerra, ma al tempo stesso vede prolarsi la crisi di tali equilibri e lavvio di una transizione dagli esiti incerti. Da circa un anno c un presidente del Consiglio socialista, Craxi, che guida un governo di pentapartito (DC, PSI, PSDI, PRI, PLI), anche se alle elezioni del 1983 il PSI ha ottenuto solo l11.4%, mentre la DC, pur al minimo storico, ancora il primo partito col 32.9%, e il Partito comunista il secondo col 29.9. Socialista anche il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, mentre i principali antagonisti di Craxi sono il leader comunista Berlinguer e il nemico-alleato De Mita, segretario della DC. Uno dei punti del confronto quello delle riforme istituzionali e costituzionali: Craxi, il cui stile di governo si connota per il suo decisionismo, sostiene la necessit di un governo forte, avanzando le parole dordine della stabilit e della governabilit (pi tardi si schierer apertamente per il presidenzialismo), ma il lavoro della Commissione bicamerale per le riforme non approda a nulla. Di l a poco sar eletto Capo dello Stato Francesco Cossiga, che diverr celebre per le sue picconate alla Prima Repubblica. Sul piano economico e sociale, si registrano una forte crescita della disoccupazione, soprattutto operaia e giovanile, e laumento del debito pubblico, mentre la Borsa in ripresa e si consolidano i tre principali gruppi capitalistici italiani, Ferruzzi, De Benedetti e Berlusconi. Questultimo, con la conquista di Retequattro, gi diventato Sua Emittenza, e Craxi lo favorisce con un decreto che annulla loscuramento delle reti Fininvest deciso da alcuni pretori. Altro decreto del governo che suscita dissensi quello sulla scala mobile, che prevede il taglio dei punti di contingenza sui salari, premessa per labolizione della scala mobile stessa. Ne derivano la decisa opposizione di PCI e CGIL, e un forte scontro sociale e politico, che sfocer in unaspra battaglia referendaria

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condotta in prima la da Berlinguer. Questultimo muore dopo un comizio nel pieno dello scontro, e alle elezioni europee che si tengono dopo pochi giorni il PCI diventa il primo partito italiano, ottenendo il consenso di un italiano su tre. Inne, a seguito della relazione della Commissione parlamentare sulla loggia P2, presieduta da Tina Anselmi, costretto a dimettersi il ministro del 6 Bilancio, il socialdemocratico Pietro Longo. LItalia del 1984 dunque un Paese in cui il conitto sociale ancora sostenuto ed notevole lincertezza politica. Si avvicinano scadenze importanti come le elezioni amministrative e lelezione del presidente della Repubblica, mentre lo scontro sulla scala mobile aperto. Anche la magistratura, dal canto suo, molto attiva. In primo luogo si cominciano a tirare alcune somme, sul piano giudiziario, della strategia della tensione e dellintreccio perverso di poteri occulti che ha segnato la storia repubblicana. Gi nel 1981, a seguito dello scandalo P2, con la pubblicazione degli elenchi degli afliati alla loggia massonica di Licio Gelli, nei servizi segreti era stata avviata una sorta di operazione pulizia. Alla ne del 1983, nellambito dellinchiesta sui rapporti tra la maa e il faccendiere Pazienza, era stato arrestato lex capo del SISMI, gen. Santovito; nello stesso periodo anche la Banda della Magliana, una holding politico-criminale coinvolta in molte tra le pi oscure vicende italiane, era stata decapitata di vari suoi leader. Nel settembre dell84 il col. Amos Spiazzi, gi coinvolto nella Rosa dei venti, torna in carcere per lorganizzazione di campi paramilitari in combutta con la CIA: sono i primi risultati di quel lavoro dei giudici Casson e Mastelloni che porter alla scoperta di Gladio e Stay Behind. Il mese seguente, la relazione del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, presieduta dal repubblicano Gualtieri, denuncia una gravissima degenerazione e deviazione dai compiti istituzionali dei servizi di sicurezza, coinvolti tra laltro nelle trattative con la camorra per la liberazione dellassessore dc Cirillo. Pochi giorni dopo vengono spiccati mandati darresto per il gen. Musumeci, ex capo del SISMI (anchegli nella P2), accusato di depistaggio per la strage di Bologna, i colonnelli Belmonte e DEliseo, e il faccendiere Pazienza, legato a P2 e CIA, incriminato sia per la morte di Calvi sia riguardo alla strage di Bologna. A dicembre, inne, comincia il quinto processo per la strage di piazza Fontana, che vede ancora imputati i neofascisti Freda e Ventura e il collaboratore dei servizi Giannettini (poi tutti assolti), mentre anche il processo per la strage di 7 Brescia stato riaperto. A questa ripresa diniziativa si intreccia quella nella lotta alla maa, conseguente sia al buon funzionamento della legge voluta da Pio La Torre (che denisce e sanziona il reato di associazione maosa e consente di colpire i patrimoni 8 sia allavvenuta estradizione del boss Tommaso Buscetta, il quale dei maosi),

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gi da luglio ha cominciato quella importante serie di rivelazioni, raccolte dal giudice Falcone, che produrr un ulteriore terremoto: il 29 settembre sono emessi 366 mandati di cattura per altrettante persone indicate da Buscetta come elementi appartenenti o in rapporti con la maa. Mai questultima stata colpita cos a fondo, e infatti la sua reazione non si fa attendere: il 18 ottobre, con la strage di piazza Scaffa (lesecuzione di otto persone), d un preciso segnale allo Stato. Lo stesso Buscetta, parlando con Falcone in quelle settimane, gli manifesta il timore che sarebbe successo qualcosa di grosso per lintenzione della maa di distogliere [...] lattenzione delle forze di polizia9. Qualche giorno dopo, mentre anche Totuccio Contorno sta cominciando 10 un altro segnale inquietante. Alla vigilia di una nuova maxiretata a parlare, ordinata dalla Procura di Palermo a seguito delle rivelazioni di Buscetta, un gruppo di malviventi scava un tunnel sotterraneo che li porta a pochi metri dal caveau del Banco di Roma a Messina. Ma essi non realizzano il colpo, cosicch il 30 ottobre viene ritrovata la galleria scavata, vari oggetti che riconducono alla recente presenza del gruppo, e alcune scritte sui muri: Dopo tanta fatica fatta, gli uomini doro ringraziano, Viva le camere blindate, siamo i pi forti. Il singolare episodio fa pensare a una provocazione, un secondo messaggio inviato dalla maa. Pi tardi, interrogati dal PM Vigna sulla strage del 904, il boss della camorra Giuseppe Misso, assieme a suo fratello Paolo, a Lucio Luongo e al romano Crescenzo DAmato, negheranno ogni coinvolgimento nellattentato, dichiarando che nelle settimane precedenti al dicembre 1984 essi erano appunto nel Messinese, a preparare il colpo del Banco di Roma, su cui forniranno indi11 Su questo, per, torneremo pi avanti. cazioni dettagliate. Intanto, il 3 ottobre, gli ex sindaci democristiani di Palermo Elda Pucci e Giuseppe Insalaco (gi promotori di una fase nuova del Comune di Palermo, nei mesi precedenti12), deponendo davanti alla Commissione parlamentare antimaa, hanno lanciato pesanti accuse nei confronti dei gruppi di Lima e Ciancimino, legati ad Andreotti. Questultimo, proprio il giorno dopo, si salva in extremis dallautorizzazione a procedere per i suoi rapporti con Sindona, negata dalla Camera. Ciancimino invece, accusato anche da Buscetta, sar arrestato un mese dopo, seguito ben presto dai cugini Nino e Ignazio Salvo, ricchi e potenti esattori, anchessi imputati di reati di maa. Quanto a Sindona, gli USA ne hanno concesso lestradizione per il crack della sua banca e i casi Calvi e Ambrosoli, e nellambito della stessa inchiesta sono eseguiti vari arresti, tra cui quello di Luigi Cavallo, anchegli coinvolto in varie trame: per quanto concerne i reati nanziari, il 12 luglio stata emessa una prima sentenza, con la condanna di due dirigenti dello IOR, la banca del Vaticano; il 17 Sindona rinviato a giudizio per lomicidio Ambrosoli; inne, il 3 dicembre inizia il

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processo che vede Sindona imputato di bancarotta fraudolenta per il crack 13 della Banca Privata. Anche la camorra, dal canto suo, dopo aver trovato un momento di grande fulgore e intesa col potere politico con la trattativa Cirillo e i nuovi affari della ricostruzione post-terremoto, colpita da una nuova offensiva giudiziaria. Nel giugno 1983 vi sono stati circa 400 arresti; un nuovo blitz contro la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo vede invece 850 persone fermate e 712 rinviate a giudizio, mentre nel 1984 la volta degli afliati alla Nuova Famiglia, confede14 razione di clan ormai vincente rispetto alla NCO. Si tratta, come si vede, di una fase delicata per il Paese, di una situazione senza dubbio in movimento, ma dagli sbocchi incerti. In questo contesto, da cui emergono segnali di pericolo per una serie di poteri consolidati, si muovono quelli che saranno i protagonisti della vicenda giudiziaria del rapido 904. il caso, tra gli altri, di Pippo Cal, il cosiddetto cassiere della maa, crocevia di affari che legano maa siciliana, camorra napoletana, malavita romana [...] e 15 da anni trasferitosi a Roma per gestire affari e sottobosco dellestrema destra, contatti, la cui tranquilla latitanza risulta sempre pi a rischio a seguito delle nuove attenzioni dei magistrati, e che secondo la ricostruzione di G. Flamini per rompere lassedio che lo stringe decide di inviare un segnale ultimativo al potere politico-istituzionale [...]. Si tratta della rapina alla Brinks Securmark, una nanziaria di cui socio anche Sindona (e dunque probabile che il messaggio sia destinato anche a lui), presa di mira a marzo da un commando composto da Toni Chicchiarelli, il falsario del caso Moro, e da alcuni esponenti della Banda della Magliana; prelevati 35 miliardi di lire, i rapinatori lasciano sul posto alcuni proiettili e una nta risoluzione delle Brigate Rosse, ci a cui segue linvio a un quotidiano di altri reperti riconducibili ai casi Moro e Pecorelli. Il segnale, secondo Flamini, chiarissimo: O si allenta la pressione sulla Magliana, oppure certi scabrosi segreti del sequestro Moro verranno resi pubblici16. Il legame tra Cal e la Banda della Magliana antico. Il boss di Porta Nuova, componente della Commissione, ossia della Cupola maosa, si trasferito a Roma dal 72 come rappresentante di punta della nuova maa imprenditoriale. Tra i sodali di Cal vi sono Domenico Balducci, Danilo Abbruciati, Ernesto Diotallevi, Francis Turatello e il clan dei Marsigliesi, alcuni dei quali conuiranno nella Banda della Magliana, cos come lo stesso Abbruciati, leader dei Testaccini. Nel 1980 il legame con la Banda organico, cosicch scriver il giudice Viglietta quella di Cal non solo un livello di coordinamento della malavita romana, ma anche unorganizzazione con stretti vincoli con la destra eversiva, ambienti deviati dei servizi segreti e della massoneria; unorganizzazione non priva di obiettivi politici, che sar coinvolta in molte inchieste

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17 Siamo nel pieno, cio, di quella scottanti, tra cui quella sulla strage di Bologna. che lex presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino ha denito la zona grigia fatta da elementi della P2, dei servizi, da un mondo oscuro degli affari, da criminalit organizzata, siciliana e romana, da personaggi della destra eversiva. Lo stesso Cal, dunque, non solo un uomo di maa. un uomo di frontiera; uno di quei cento uomini che ritroviamo costantemente in pi vicende occulte o sotterranee18. parte di quella zona grigia che comincia ad essere toccata in quei mesi. Nel settembre 1984, assieme a due esponenti della camorra, arrestato un altro capo della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti, che vanta 19 Anche su questo versante, dunque, la situazione varie conoscenze tra i politici. sempre meno sicura per chi ha gestito trame criminali di vario tipo. Intanto, a met ottobre, il quadro delle rivelazioni di Buscetta comincia ad essere abbastanza chiaro. Scrivono P. Calderoni e F. La Licata:

Secondo gli investigatori palermitani e romani Pippo Cal ormai luomo incaricato dalla maa di riciclare i soldi sporchi in investimenti edilizi. E per far questo con chi si va a mettere in societ? Semplice, col gruppo di Flavio Carboni e Francesco Pazienza. [...] Con Cal, Carboni e Pazienza ci sono anche due maosi come Domenico Balducci e Danilo Abbruciati e quellErnesto Diotallevi che fornisce il passapor20 to falso a Roberto Calvi in fuga. [...] Ma Cal che d gli ordini [...].

La zona grigia, insomma, comincia a diventare visibile. in tale contesto, dunque, in una situazione uida e dinamica dagli esiti incerti, che matura la strage del rapido 904.
2. La strage e le prime reazioni La strage avviene il 23 dicembre 1984, due giorni prima di Natale, sul rapido 904 Napoli-Milano, carico di persone che hanno parenti al Nord e vi si recano per trascorrere insieme le festivit. Il treno partito da Napoli alle 12.55. Alle 19.08, quando ha lasciato da mezzora la stazione di Firenze, una terribile

esplosione, partita dal quartultimo vagone di seconda classe (proprio quello centrale), lo squarcia e ne arresta la corsa. Leffetto ancora pi devastante poich lo scoppio avviene nella Grande Galleria dellAppennino, tra le stazioni di Vernio e S. Benedetto Val di Sambro, molto vicino a dove dieci anni prima era avvenuta la strage dellItalicus. Quindici persone muoiono, 267 sono i feriti; un sedicesimo viaggiatore, Gioacchino Taglialatela, perder la vita successivamente a seguito delle ferite riportate. Se il treno si fosse incendiato o fosse deragliato, o lesplosione fosse avvenuta allorch il 904 incrociava un altro treno, proveniente

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dalla direzione contraria, le conseguenze sarebbero state ancora peggiori, ma per 21 fortuna laltro convoglio non era ancora entrato in galleria. Subito si mette in moto la macchina dei soccorsi, rapida ed efcace non solo per la nota efcienza emiliana ma anche per la dura esperienza maturata nelle 22 Tuttavia il disastro immane. Giungono varie rivendicazioprecedenti stragi. ni, di cui solo due saranno ritenute attendibili. La prima, il 24, perviene allANSA con la telefonata di un uomo con accento siciliano, secondo la quale la strage non doveva essere considerata una trama politica ma un fatto di maa; inoltre la bomba non era a tempo, ma telecomandata. La seconda giunge il 25 con una telefonata al Corriere della Sera: luomo sostiene che la bomba non stata messa a Firenze ma a Roma, da parte di esponenti della maa per il fatto della droga. Lo sconosciuto telefonista d anche appuntamento al giornalista che gli ha risposto, il giorno dopo alla stazione di Firenze: qui si reca un funzionario della Digos, cui luomo conferma che la strage partita dalla maa, dalla ndrangheta e dai politici perch per i loro trafci di droga avevano avuto fastidi dalla polizia. Delluomo, poi, si perdono le tracce. Giungono anche altre rivendicazioni, tra cui una di non meglio precisati guerriglieri islamici, due di 23 palestinesi di sinistra e varie altre di organizzazioni della destra eversiva. Si registra inoltre un primo, maldestro tentativo di deviare le indagini su una pista fasulla. Una relazione di alcuni ufciali dellAccademia di Livorno afferma che lesplosione sia da attribuirsi ai fuochi articiali che una delle vittime, Abramo Vastarella, portava con s. Lipotesi sar presto giudicata del tutto 24 inattendibile sul piano tecnico e dunque scartata. Intanto giungono le prime analisi e prese di posizione. Il sostituto procuratore di Bologna, Claudio Nunziata, dichiara: La pista nera chiarissima. Basta leggere gli atti giudiziari di questi anni [...]. probabile, cio, che questa strage si inserisca nel solco delle altre, dal 1969 in poi. In particolare vi sono molte analogie con quella dellItalicus, a partire dalla scelta del luogo, dove aggiunge il giudice Imposimato nel 1983 era stato sventato un altro attenta25 Vi sarebbe dunque una continuit e la strage del 904 si inserirebbe appieno to. nella tradizionale strategia della tensione. Secondo Giorgio Bocca, invece, la strage potrebbe esser fatta risalire a quei poteri occulti, a quei centri di criminalit politica e maosa che sono stati messi negli ultimi anni con le spalle al muro26. Come si vedr, questa la lettura pi vicina alle successive conclusioni della magistratura. Il mondo politico, inizialmente, appare diviso tra due diverse analisi: da un lato, i comunisti vedono anchessi una continuit con la strategia della tensione, per cui la strage sarebbe funzionale a favorire sviluppi autoritari della situazione politica, e il segretario Natta richiama lo scenario di coinvolgimenti, di

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connivenze, di complicit, di inquinamenti e di deviazioni dei servizi segreti e di frange dellapparato dello Stato che ha caratterizzato lo stragismo in Italia; anche il repubblicano Gualtieri dichiara: Eravamo convinti che, no a quando non si fosse fatta luce sul passato, il pericolo sarebbe continuato. E cos, purtroppo, stato. Alcuni democristiani e socialisti, invece, abbracciano la pista internazionale, richiamando la minaccia di ritorsioni della Jihad islamica dopo gli arresti di alcuni libanesi in Italia: lo fa Il Popolo e lo fa Salvo And (per inciso, uno dei presunti destinatari della richiesta di aiuto di Nicoletti dopo il suo arresto), e lo stesso presidente del Consiglio Craxi afferma che non si pu escludere la mano internazionale.27 Nel dibattito che si tiene alla Camera dei Deputati il 27, il ministro dellInterno Scalfaro parla di volont di destabilizzazione e invita a seguire tutte le piste plausibili. Dal canto suo, il socialdemocratico C. Belluscio, il cui nome nellelenco degli afliati alla P2, accenna alla possibilit della pista internazionale, e pi ancora lo fa il deputato del MSI Pazzaglia, che critica lesternazione del giudice Nunziata e lancia esplicitamente lipotesi del terrorismo mediorientale. Afferma invece il comunista Zangheri:
La tesi di uneventuale componente internazionale [...] deve essere suffragata da qualche prova; e in ogni caso sarebbero colpi inutili se non si collegassero ad agenti eversivi interni [...]. Questi agenti interni esistono, e sono emersi pi volte nei processi e nelle inchieste parlamentari; [...] hanno conseguito successi, [...] hanno mietuto centinaia di vittime, e certamente hanno reso pi faticoso il cammino progressivo del nostro popolo. Perch non sono stati perseguiti a fondo, perch restano tanti sospetti nemici della democrazia nelle nostre istituzioni?

Netta anche la presa di posizione del capogruppo socialista Formica:


[...] con tempismo costante i seminatori di morte [...] invadono la scena per ricordare pesantemente al Governo [...], agli italiani e agli altri, che lItalia non pu e non deve avanzare in autonoma sovranit, non pu e non deve liberarsi dai limiti di una democrazia circoscritta [...]. [...] La fragilit dello Stato ha aperto varchi, mai chiusi, a poteri paralleli, a criminalit organizzata, ad inquinanti contaminazioni [...] nei [...] sistemi di difesa e di sicurezza. da almeno due anni che si fatta intensa una riessione collettiva intorno ai temi corposi della democrazia pi alta, [...] della presenza internazionale pi autonoma e pi autorevole. [...]

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Quando si vuole crescere in vigore democratico e in saldezza nazionale, [...] si gli oggetti del desiderio di tutte le forze di contrasto interne ed esterne. E qui noi paghiamo un grave ritardo nella [...] consapevolezza che non pu esservi crescita nazionale senza adeguato sviluppo della nostra sicurezza e della nostra 28 indipendenza.

Queste considerazioni saranno ripetute da Formica in un articolo su la Repubblica, in cui afferma che la strage del 904 un avvertimento per far comprendere allItalia che siamo e dobbiamo restare subalterni29. Nel dibattito parlamentare, invece, il democristiano Rognoni, futuro vicepresidente del CSM, a ventilare la possibilit che in un momento in cui lo Stato duramente impegnato contro la criminalit organizzata, limprovviso e studiato ritorno di un fronte terroristico possa rappresentare un tentativo di alleggerire la pressione della difcile battaglia contro i commerci, i poteri, i delitti della maa o di alte consorterie occulte30; con ci rivelandosi, assieme a Bocca, tra i pi vicini alle conclusioni cui giungeranno i magistrati. A margine del dibattito, vengono presentate varie interrogazioni. Quella di Ronchi ed altri, per Democrazia Proletaria, ipotizza che la strage sia stata pensata come fattore paradossalmente stabilizzante, volto a diffondere timore nellopinione pubblica e scongiurare il possibile insuccesso del Pentapartito alle elezioni di maggio; al tempo stesso, si sottolinea che le modalit di esecuzione, il tipo di esplosivo, di congegno a tempo di grande precisione, fanno pensare a strutture specializzate ed altamente organizzate, magari dotate di protezioni anche in apparati dello Stato. Varie interrogazioni e interpellanze del Movimento Sociale stigmatizzano invece le dichiarazioni del giudice Nunziata, chiedendo un intervento del ministro presso il CSM. Uninterpellanza Tremaglia, Almirante ed altri, sempre del MSI, avanza esplicitamente la pista mediorientale, con diverse possibili varianti: Jihad islamica, OLP e Libia. Inne, dalla parte opposta, linterpellanza Napolitano, Natta ed altri (PCI) ribadisce che la strage per le sue caratteristiche si pone nel solco di numerosi, gravissimi atti terroristici [...] di cui emersa con assoluta evidenza la matrice di eversione nera31. Dopo appena dieci giorni esplode unaltra bomba stavolta di piccolo potenziale sui binari della linea Battipaglia-Reggio Calabria: solo lallarme lanciato tempestivamente da un manovale delle ferrovie scongiura un nuovo 32 disastro.
3. Le indagini. La pista napoletana e quella romana

Una sorta di pista nera, intanto, sembra avvalorata dalle prime indagini. Queste trovano uno degli spunti iniziali nellanticipazione della strage che Car-

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mine Esposito un ex poliziotto con simpatie per lestrema destra, che aveva appena trascorso un breve periodo di detenzione aveva fatto una decina di giorni prima dellevento alla Questura di Napoli. Qui aveva parlato con vari funzionari, tra cui il dr. Argenio della Criminalpol, preannunciando un attentato ad un treno veloce in partenza da Napoli e che forse lesplosione sarebbe avvenuta in una galleria. Al dr. DAponte della Digos, Esposito disse che lattentato avrebbe dovuto avvenire su un treno con carrozze argentate, che DAponte individu in quelle dei rapidi o dei treni provenienti da Parigi, e aggiunse che esso sarebbe stato un modo per deviare le forze dellordine [...] per poi fare un rapimento di un leader politico quale Gava o Scotti. Questultima circostanza sar confermata anche da un altro funzionario, il dr. Monda, secondo cui Esposito parl di terroristi rossi, e dallo stesso Argenio che pure riferir di estremisti di sinistra, cosa invece negata dallEsposito. Questi accenn della possibile strage anche al sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli Miller, ma non fu preso molto sul serio, anche perch si pens che egli, avendo fatto richiesta di una licenza di investigatore privato, cercasse di conquistarsi i favori dei funzionari. Gi n qui la cosa singolare. Il giorno dopo la strage, inoltre, Esposito torn in Questura, enfatizzando il suo preannuncio, e venne pertanto interrogato sulla fonte che gli aveva fornito la notizia. E a questo punto la vicenda sora lincredibile, poich egli la attribu alla percezione di un cartomante (e successivamente alla moglie di questi andata in trance), cosa poi smentita dagli interessati, che anzi dichia33 rarono di aver avuto il preannuncio proprio da Esposito. Le indagini, dunque, si indirizzano verso lambiente e le frequentazioni dellex-agente, e in particolare verso il clan che fa capo a Giuseppe Misso, operante nella zona di via Duomo e della Sanit, responsabile tra laltro di una clamorosa 34 Si tratta di un gruppo camorrapina al Banco di Pegni realizzata a settembre. ristico il cui leader ha forti simpatie di tipo neo-fascista, cos come Esposito; entrambi frequentano la sezione Berta del MSI, cos come la frequenta Massimo Abbatangelo, parlamentare di quel partito, che pure conosce Esposito da 35 Sul clan Misso, peraltro, gi da ottobre il pentito Block sta fornendo tempo. interessanti informazioni, parlando della doppia valenza dellorganizzazione: comune, con riguardo allattivit delinquenziale ordinaria, e politico-ideologica; unassociazione politico-delinquenziale di destra, in cui si esplicherebbe la duplice valenza delinquenziale del Misso, camorristica ed eversiva. A tali scopi sarebbe funzionale anche lorganizzazione di ex detenuti Civilt Nuova, legata allo stesso Abbatangelo. Peraltro, proprio nel gennaio 1985, Misso parte 36 per il Brasile assieme al suo sodale Pirozzi. Le indagini, intanto, vanno avanti e le ipotesi si susseguono. Lex direttore del SISMI Lugaresi, tra i promotori della precedente operazione pulizia nei

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servizi, davanti al PM di Bologna Libero Mancuso si dice convinto che la strage stata compiuta per creare disorientamento dentro gli ufci giudiziari bolognesi [impegnati nelle nuove inchieste sulle stragi, nda], per bloccare ogni tentativo di accertare la verit [...]. In attesa che questa Repubblica ritorni nelle mani del gruppo piduista37. Negli stessi giorni il cerchio si stringe attorno alla Banda della Magliana e ai suoi alleati. A febbraio sono partite ulteriori incriminazioni, mentre lintrico degli spericolati affari di Carboni collegato al clan Cal viene ricostruito passo dopo passo, rivelando quella che il PM romano denir una cospicua associazione di malfattori operante in tutta Italia e collegata con la maa, la camorra, la delinquenza comune, lalta nanza e i terroristi di estrema destra, uno snodo tra lattivit delinquenziale pi brutale e la [...] sistemazione nanziaria degli enormi introiti dellorganizzazione. Poco dopo, 38 anche la latitanza di Pazienza nisce. Inne il 29 marzo, sempre nellambito delle indagini sulle organizzazioni criminali operanti a Roma, arrestato Guido Cercola, che listruttoria dimostrer essere il braccio destro e factotum di Pippo Cal a Roma. Il suo fermo ha conseguenze molto rilevanti per linchiesta sul 904. Ad esso infatti segue il ritrovamento, nellappartamento dellafttuario e sodale di Cercola (tale Virgilio Fiorini), di documenti che consentono di risalire allo stesso Cal, il quale viene arrestato assieme ad Antonino Rotolo e Franco Di Agostino. Nella stessa casa di Fiorini, inoltre, sono rinvenuti due congegni radioelettrici composti ciascuno di una valigia A contenente un trasmettitore [...] in grado di irradiare un segnale codicato entro qualche chilometro, di una scatola B contenente un trasmettitore [...] ed un ricevitore di conferma del comando inviato da A, e di sei scatole C (che per sono solo cinque nel secondo congegno) contenenti ciascuna due ricevitori dei segnali di A e B e un trasmettitore di conferma per B. Si tratta di un sistema pi che sufciente ad attivare un accenditore a ponte e provocare lesplosione di una carica a distanza. Interrogato sullorigine dei congegni, Fiorini dichiara che gli sono stati afdati da Cercola a gennaio, circostanza che listruttoria accrediter, attribuendola alla volont di Cercola, mentre varie inchieste erano in corso, di disfarsi di materiale compromettente.39 I congegni sono stati commissionati da Cercola a un certo Schaudinn, un cittadino tedesco su cui avremo modo di tornare, il quale riferisce di aver avuto nel settembre 1984 la richiesta di costruire unapparecchiatura idonea alla trasmissione di impulsi, nalizzata a collegare degli antifurti (sic!); solo in seguito, si sarebbe reso conto che i congegni servivano per preparare attentati, e in ogni caso li ha consegnati tra ottobre e novembre. A sua volta Cercola dice che i congegni gli sono stati chiesti da un fantomatico libanese, gura che le

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indagini accerteranno essere un personaggio inventato, dietro cui egli cerca di nascondere Cal.40 Intanto cominciano perizie e veriche tecniche riguardo al tipo di strumenti usati per la strage. Un primo esperimento su congegni analoghi a quelli Schaudinn, realizzato dal dr. Randighieri, dimostra la loro perfetta idoneit a cagionare unesplosione su un treno in corsa. I periti bolognesi, dal canto loro, giudicano improbabile luso di un sistema radiocomandato, in quanto troppo sosticato, antieconomico; e tuttavia una nuova verica sperimentale, stavolta coi congegni Schaudinn originali, conferma lipotesi dello strumento radiocomandato, che era pi sicuro per gli attentatori e, integrato da un ritardatore, dava loro la certezza dellesplosione in galleria; inoltre si dimostra che la scatola C poteva essere stata predisposta alla stazione di Firenze, mentre il segnale di attivazione dellaccenditore poteva essere stato inviato presso la stazione 41 di Vernio, prima che il treno entrasse in galleria. Nella relazione consegnata il 6 maggio, inoltre, i periti bolognesi confermano che lo scoppio stato provocato da ordigni che si trovavano in due valigie sul portapacchi, e individuano un primo componente dellesplosivo nella pentrite. In una seconda, pi precisa relazione sullesplosivo, gli esperti ne individuano i componenti nella pentrite e nel T4 (ritrovabili assieme nel Semtex H), e, in misura minore, nella nitroglicerina e nel tritolo, secondo una miscela inesistente sul mercato e realizzata ad hoc associando esplosivi completamente diversi per costituzione, impiego e provenienza, evidentemente per complicare le inda42 Inoltre, avendo gi la prima perizia confermato la testimonianza di una gini. viaggiatrice sopravvissuta, Rosaria Gallinaro, che aveva notato un uomo, salito alla stazione di Firenze, sistemare due borsoni sulla griglia portapacchi del corridoio anzich negli scompartimenti dove pure cerano posti liberi, lindagine passa alla Procura di Firenze, coordinata da Pierluigi Vigna.43 Intanto l11 maggio lindagine su Cercola provoca un nuovo ritrovamento, stavolta in un casale di Poggio S. Lorenzo, presso Rieti, acquistato dallo stesso Cercola. Qui la polizia trova, nascosti in unintercapedine, due pani di esplosivo plastico Semtex H (di cui uno ridotto di circa un chilo), sei cariche di tritolo (di cui una mancante di 40 grammi), nove detonatori e altro materiale afne. Vari quotidiani avanzano lipotesi che possa esservi un legame con la strage del 904; e in effetti, confrontando lesplosivo ritrovato con la perizia su quello utilizzato per la strage, emerge la presenza in entrambi i casi del Semtex H, e in particolare di quel tipo di Semtex H in cui la pentrite prevale rispetto al T4.44 Quanto al casale, Cercola aveva fatto unofferta dacquisto nel novembre 1984, raggiungendo presto un accordo col proprietario, che glielo aveva consegnato a met gennaio. Qui Cercola aveva fatto costruire lintercapedine, come

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dichiarato da un operaio del Di Agostino, e qui era stato nascosto lesplosivo, in epoca immediatamente successiva alla strage. Il precedente proprietario, inoltre, riconosce Cal come colui che aveva accompagnato Cercola a visionare il casale. In unagenda dello stesso Cal si trova traccia delle spese sostenute sia per lacquisto dellimmobile, sia per strumenti radio che coincidendo le cifre con quelle dichiarate da Schaudinn sono evidentemente i congegni realizzati da questultimo. Inne, anche il ritrovamento nel casale di un certo tipo di eroina e di particolari strumenti per la sua rafnazione confermano il coinvolgimento di Cal.45 Peraltro la situazione giudiziaria di questultimo si aggrava proprio in queste settimane. A giugno il giudice Viglietta emana la citata sentenza-ordinanza sulla Banda della Magliana, che conferma il ruolo del boss siciliano al suo interno. Il 3 agosto (il giorno dopo lanniversario della strage di Bologna) avviene a Firenze un altro attentato con pentrite, T4 e tritolo; ne sar poi accusato (come mandante) lo stesso Cal. Dieci giorni dopo, questultimo rinviato a giudizio con Carboni, Diotallevi e altri nellinchiesta sulla Banda della Magliana.46 Intanto gli accertamenti tecnici per il 904 proseguono. Un ulteriore esperimento con gli apparecchi Schaudinn conferma lipotesi che il congegno esplosivo sia stato predisposto a Firenze, e attivato a distanza a Vernio, prima che il treno imboccasse la galleria; e aggiunge che la mancanza di una delle scatole C, non utilizzabile al di fuori del sistema complessivo, rende plausibile che questo sia stato usato, e la scatola persa sia quella necessariamente sacricata nellesplosione. Inne, la perizia depositata il 6 novembre afferma lidoneit dei congegni a provocare lesplosione di un detonatore del tipo di quelli di Poggio S. Lorenzo. C dunque una perfetta compatibilit funzionale tra i materiali ritrovati. Del resto ammetter lo stesso Cercola solo per un motivo logistico i congegni erano ancora in casa Fiorini, ma sarebbero stati portati anchessi al casale.47 La pista romana, dunque, suffragata da numerosi elementi, dalla vocazione terroristica segnalata dalla presenza del Semtex H in possesso del gruppo, alla corrispondenza tra gli esplosivi usati per la strage e quelli di Poggio S. Lorenzo, alla compatibilit di questi ultimi coi congegni radiocomandati.48 Anche la pista napoletana, per, fa dei passi avanti. In poche settimane vengono fermati vari membri del clan Misso. Il primo il giovane Carmine Lombardi. Il 28 febbraio, il turno di Pirozzi, il cui ritorno dal Brasile segnalato da una telefonata anonima, mentre Esposito viene arrestato per reticenza. Il 5 marzo per Lombardi resta ucciso in un agguato: non potr quindi dire nulla agli inquirenti.49 Un mese dopo, linterrogatorio di un cognato di Block, Cardone, anchegli legato al clan, conferma le simpatie neo-fasciste di Misso e

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il fatto che negli ultimi mesi si tenevano riunioni riservate solo agli elementi pi dati del gruppo, per discutere argomenti che non potevano riguardare la loro normale attivit delinquenziale, ma qualcosa di diverso e di pi delicato. Si tratta di una testimonianza che pare accreditare la doppia valenza dellorganizzazione, ribadita dallo stesso Block, il quale racconta anche della presenza a Napoli, nellestate 1984 di tre latitanti di destra, diretti poi a Firenze per tornare a Napoli in dicembre, e di unofferta di collaborazione fattagli, sulla base della sua capacit di confezionare esplosivi.50 Il 10 aprile Misso, rientrato dal Brasile, viene arrestato; poco prima anche il suo sodale Galeota stato arrestato 51 per associazione camorristica. Ai ni delle indagini, per, larresto pi importante sembra quello di Luongo, anchegli organico al clan. Questi, fermato per associazione camorristica e altro, conduce gli inquirenti al deposito di armi delle Fontanelle, vero e proprio arsenale del gruppo, ci a cui seguono ventinove ordini di cattura e nove arresti.52 Quella che appare come una svolta, tuttavia, si produce il 24 luglio, allorch un altro componente della banda gi detenuto, Mario Ferraiuolo, a un anno dalla perdita del fratello in un agguato, inizia a collaborare. Egli infatti, non solo conferma che il clan, oltre allattivit di criminalit comune, si muoveva anche per nalit politiche, per le quali veniva stornata parte dei fondi; ma sostiene pure che alle riunioni di tipo politico partecipava (armato) anche il parlamentare del MSI Abbatangelo, e che questi avrebbe consegnato a Misso allinizio del dicembre 1984 armi, detonatori e un pacco chiuso contenente esplosivi, il quale sarebbe stato portato a Roma da Luongo una settimana prima di Natale. Ferraiuolo aggiunge che, pochi giorni dopo la strage, si sarebbe svolta una riunione del gruppo in cui dovevano essere distribuite medaglie e spille con simboli fascisti, ma che la cosa era stata rinviata; qui si sarebbe anche svolto un dialogo tra Misso e suo fratello Paolo: Giuseppe rivolto a lui gli disse che non aveva partecipato materialmente e baciandolo aggiunse che non credeva che si sarebbe arrivati a tanto. Tutti capimmo che si alludeva alla strage di Natale [...]53. Le dichiarazioni di Ferraiuolo sono, dunque, molto pesanti. Ad esse si aggiungono, a partire dal 3 ottobre, quelle di Salvatore Giuliano, esponente del clan omonimo, rivale di quello di Misso. Questultimo, tuttavia, conosce da tempo i Giuliano, amico (sia pure in modo conittuale) di Luigi; inoltre di recente stata siglata una tregua tra i due gruppi, cosicch per alcuni giorni Misso e Salvatore Giuliano hanno condiviso la stessa cella a Poggioreale. Giuliano dunque riferisce al direttore del carcere di Trani di aver appreso vari particolari sulla strage, per la quale si sarebbero tenute riunioni preparatorie nella sede di Misso, cui era presente anche Esposito; questultimo si sarebbe poi dissociato

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dalloperazione, ci che spiegherebbe il suo preannuncio alla Questura. La strage dunque, per Giuliano, da attribuirsi al Misso, che intenderebbe costituire unorganizzazione di tipo politico-eversivo, a partire da Roma e Napoli e dalla Sicilia, e sarebbe da intendersi come un fatto di forza, vincolamento, assoggettamento di tutti54. Nelle stesse ore, anche i fratelli Crescenzo e Francesco DAmato, ora romani amici di Misso (il primo avrebbe portato le spille di cui ha parlato Ferraiuolo), confermano la sua crescente esaltazione politica. Il giorno seguente, in ulteriore interrogatorio, Cardone aggiunge che le mire pi ambizione di Misso erano cominciate nell84, di ritorno da un viaggio in Brasile, dopo il quale aveva intensicato i rapporti con i siciliani, inaugurando anche la pratica delle 55 riunioni riservate. Intanto, dopo che il 2 ottobre Cal stato incriminato come mandante della strage, il 5 sono emessi altri ventidue ordini di cattura per Misso e i suoi nellambito delle inchieste sulla camorra (tra cui quelli per due agenti e un maresciallo di PS, ritenuto talpa della banda in Questura); tra i ricercati, Gerlando Alberti jr, nipote di un boss della maa appartenente alla stessa famiglia di Cal ed egli stesso afliato a Cosa Nostra ma trapiantato nel clan Misso da alcuni anni, cos come Franco Caccamo e Vito Lo Monaco. Misso per riceve anche una comunicazione giudiziaria per la strage del 904. Secondo la stampa, la pista napoletana ora appare con pi chiarezza56. E in effetti lemergere dei legami tra settori della camorra e della maa, anche questi non nuovi, e la 57 non risulteranno ininuenti nel presenza di alcuni siciliani nel clan Misso, prosieguo delle indagini. Queste subiscono una nuova accelerazione con gli interrogatori di ottobre di Luongo. Egli, infatti, non solo dichiara cose simili a quelle dette da Ferraiuolo sulle riunioni politiche del clan Misso, sulla vicenda delle spille, sulla consegna degli esplosivi da parte di Abbatangelo allinizio di dicembre (la Corte di I grado la dater al 4), sulla loro collocazione nel deposito delle Fontanelle (dove egli li avrebbe visti aprendo il pacco che li conteneva) e sul loro spostamento l8 dicembre dopo unaltra riunione la cui importanza sottolineata da Block (qui per Luongo nega di aver portato gli esplosivi a Roma, ma dice di averli solo messi in un furgone); ma aggiunge che la mattina della strage si trovava nel negozio di Galeota, il quale era in attesa di una telefonata di Misso (partito per Roma alcuni giorni prima della strage, dopo una riunione con alcuni padovani), giunta la quale ordin a Lombardi di partire: Luongo stesso lo avrebbe accompagnato alla stazione. Egli inoltre accenna al convincimento di Umberto 58 In un altro interrogatorio, Misso che il fratello fosse implicato nella strage. inne, Luongo aggiunge che, recatosi a Fiumicino a prendere Pirozzi di ritorno

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dal Brasile, prima dellarresto questi avrebbe riferito lindicazione di Misso di 59 guardare Lombardi. Le dichiarazioni di Luongo sugli esplosivi sono ritenute dagli inquirenti cos importanti, che un successivo interrogatorio si tiene alla presenza di alcuni periti. Luongo descrive forma e peso del pacco, e dichiara di aver visto al suo interno nove candelotti con rispettive micce, di cui pure fornisce una descrizione sommaria, comparandola con modelli che gli vengono mostrati. Lesame compiuto dai periti porter quindi ad affermare che se gli esplosivi del tipo descritto e individuato fossero stati commisti a quelli trovati a Poggio S. Lorenzo, sarebbe stata ottenuta una carica esplosiva [...] compatibile con quella usata 60 nellattentato del 904. A ne ottobre, altri arresti colpiscono il clan Misso. Seguendo le tracce di un movimento di capitali da Napoli a Ginevra, si ritiene di avere la conferma di quello che la stampa denisce un intreccio tra la vera e propria banda criminale e lassociazione sovversiva, in cui sarebbero stati coinvolti una quarantina di elementi.61 Il 5 novembre, anche Abbatangelo raggiunto da una comunicazione giudiziaria riguardo alla strage. Qualche giorno dopo, invece, arrestato il maggiore Francavilla del SISMI, che avrebbe accettato danaro per far sparire un rapporto dei carabinieri su Misso (sar poi assolto).62 Il 6 dicembre, inne, un attentato dinamitardo colpisce la casa dei genitori di Ferraiuolo, il quale di l a poco ritratter le sue affermazioni.63 Tuttavia le ipotesi emerse dalle indagini diventano di dominio pubblico. In un articolo sulla prima pagina de la Repubblica, Giuseppe DAvanzo presenta una ricostruzione dei fatti del 23 dicembre, dalla telefonata di Misso a Galeota allordine di partire dato a Lombardi, a un incontro che questi avrebbe avuto alla stazione di Roma con un altro esponente del clan (o con Misso stesso) da cui avrebbe ricevuto le valigie con lesplosivo, poi sistemate a Firenze; inne, lomicidio di Lombardi, che secondo DAvanzo gli investigatori attribuiscono a un ordine di Misso, il quale, tornato poi dal Brasile, avrebbe dato 50 milioni alla famiglia del giovane e indirizzato la vendetta verso due ragazzi uccisi il 10 marzo come capri espiatori. In realt la persona che aveva sistemato le valigie sul portapacchi, nella descrizione dalla Gallinaro, era un uomo di mezza et, il che dunque escluderebbe Lombardi. DAvanzo, per, racconta anche unaltra cosa, di grande interesse, ossia una riunione che si sarebbe tenuta nellautunno del 1984, nella casa romana di Cal, a cui avrebbe partecipato Misso. Anche questa indicazione, tuttavia, non avr seguito nel successivo iter giudiziario.64 Larticolo, comunque, fa scoppiare un caso. Gli inquirenti accusano DAvanzo di aver inquinato le prove e, con le sue rivelazioni, danneggiato lindagine. Il giornalista, dal

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canto suo, si riuta di rivelare le sue fonti, arrestato per reticenza, e dopo alcuni giorni rilasciato.65 Ormai, comunque, gli elementi raccolti sono considerati pi che sufcienti, cosicch il 9 gennaio 1986 circa un mese prima dellinizio del maxiprocesso alla maa (in cui pure Cal imputato)66 il Pubblico Ministero Vigna emette sette ordini di cattura per la strage. Egli chiede il rinvio a giudizio, per i reati di attentato per nalit di terrorismo ed eversione dellordine democratico, fabbricazione, detenzione e porto di esplosivi, e inne di banda armata, di Cal, Cercola, Di Agostino, Schaudinn e Rotolo, per il gruppo romano, e di Misso, Galeota, Pirozzi, Cardone e Abbatangelo, per il gruppo napoletano; di Luongo per la sola detenzione e porto di esplosivi, e di Esposito per favoreggia67 Secondo il PM, sono provati i legami tra la maa vincente e settori mento. della camorra facenti capo alla Nuova Famiglia, e in particolare ai Nuvoletta e a Misso, in questultimo caso attraverso i siciliani inseriti nel clan e il collegamento rappresentato da Rosario Buondonno, vicino a Cal. Il PM ritiene provato anche il legame tra congegni Schaudinn, esplosivi di Poggio S. Lorenzo e strage del 904, giudicando i candelotti visti da Luongo, che per la descrizione fatta erano probabilmente di nitroglicerina (lelemento mancante a Poggio S. Lorenzo rispetto alle sostanze ritrovate sul luogo dellattentato), come il contributo del gruppo napoletano alla strage. Questultima sarebbe dunque il frutto di un intreccio di interessi, di maa, camorra e destra eversiva, e nalizzata a distogliere limpegno della societ civile dalla lotta contro la maa, produrre effetti destabilizzanti sulla compagine statale e di blocco del paese sulla via 68 della democrazia, incidere sui precari equilibri di Napoli. Siamo gi a livelli elevati dichiara Vigna ma lindagine ne presuppone altri pi elevati; quanto allipotesi investigativa sulla strage, aggiunge: Credo [...] si tratti di una pluralit di valenze e di signicati che si sono accorpati in questi gruppi. Lipotesi su cui si basano i mandati di cattura, dunque, quella del legame organico tra settori della maa e della camorra, e tra questi e altri personaggi e poteri, dalla destra eversiva alla Banda della Magliana; di una con69 Poco dopo vergenza di progetti e interessi, che sarebbero conuiti nella strage. la Prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Carnevale, invalida lordine di cattura per associazione sovversiva, ma i sette inquisiti rimangono in carcere per gli altri reati. Linchiesta ora nelle mani dellUfcio 70 Istruzione del Tribunale di Firenze, e in particolare del G.I. Emilio Gironi. A marzo la vicenda vive un ulteriore momento drammatico. Avendo saputo in carcere dellaggressione subita dal suocero, Luongo tenta il suicidio inghiottendo lamette da barba e chiodi, spiegando poi al giudice istruttore di averlo fatto per lo sconforto per avere appreso di minacce subite dai miei familiari; di

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l a poco, riuter di rispondere ad altri interrogatori, e successivamente ritrat71 ter, denendo bugie e invenzioni i contenuti dei precedenti interrogatori. Intanto, per, emerso un altro testimone, Alborghetti, che dichiara di aver appreso da Galeota, durante la comune detenzione, che a progettare la strage furono dintesa il Misso ed il Cal. Quanto alla individuazione della zona aggiunge sarebbe stato Abbatangelo a indicare a Cardone la Toscana, in quanto zona di rossi al cento per cento; lo scopo era creare una vicenda che facesse 72 scalpore e tenesse impegnati un po tutti gli apparati. Nellagosto 1987, un altro detenuto, Lo Puzzo, dichiara di aver saputo dal suo compagno di cella Sergio Vagnoni, uomo vicino a Cal, che lattentato al 904 sia da addebitarsi a questultimo e a Misso, e che era stato voluto dalla maa palermitana per alleggerire la pressione [...] derivante dai mandati di cattura emessi in quel periodo; attraverso un attentato che avrebbe dovuto apparire come ispirato da matrice terroristica, la maa pensava di distogliere lattenzione degli inquirenti da s. La bomba sarebbe stata messa da un napoletano legato a Misso, il quale ultimo andrebbe considerato non soltanto camorrista, ma anche e soprattutto un terrorista politico73. Intanto, essendo stato Abbatangelo eletto deputato, il giudice istruttore dispone la separazione degli atti che lo riguardano. Il 29 settembre, nel corso di una perquisizione a casa sua, sono rinvenute 8 pistole e 500 proiettili. La Procura di Napoli, pertanto, emette un ordine di cattura per detenzione di armi, ma Abbatangelo irreperibile.74 La fase delle indagini, ormai, sta per chiudersi, e si avvicina il rinvio a giudizio. Altri processi, intanto, si chiudono. Nel febbraio 1987, Misso, Galeota, Pirozzi e Lo Monaco, ma anche Ferraiuolo e Luongo, sono stati condannati per associazione a delinquere. A dicembre termina il maxiprocesso di Palermo: 19 ergastoli a Michele Greco, Provenzano, Riina, Santapaola ecc., e 23 anni a Cal. La maa reagisce meno di un mese dopo, uccidendo lex sindaco di Palermo Insalaco. Inne, nel maggio 1988, Cal, Cercola, Rotolo, Di Agostino e Schaudinn sono riconosciuti colpevoli di associazione per delinquere di stampo maoso.75
4. Liter giudiziario

Il primo passo del complesso iter giudiziario che caratterizza la vicenda del 904 la sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio emessa dal G.I. di Firenze Gironi il 3 novembre 1987, che pur non dando credito alle dichiarazioni di Alborghetti e Giuliano accoglie le richieste del PM sul rinvio a giudizio di Cal, Cardone, Cercola, Di Agostino, Rotolo, Schaudinn, Misso, Galeota, Luongo ed Esposito, prosciogliendo invece Pirozzi ed escludendo per Schaudinn le imputazioni di banda armata e porto di esplosivi (questi ultimi, a seguito del

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ricorso della Procura di Firenze, saranno comunque rinviati a giudizio per tutte le imputazioni). La posizione di Abbatangelo, invece, stata stralciata. Il giudice, in sostanza, accetta le ipotesi investigative di Vigna, denuncia consistenti sospetti circa unopera di sviamento delle indagini, e chiudendo la sentenzaordinanza, scrive:
lecito prospettare la possibilit che lattentato sia stato suggerito allo scopo di distogliere lattenzione degli apparati istituzionali dalla lotta contro le centrali emergenti della criminalit organizzata [...] per rilanciare limmagine del terrorismo come lunico, reale nemico contro il quale occorreva accentrare ogni impegno di lotta dello Stato. [...] le marcate connotazioni politiche di molti degli imputati, i collegamenti con precisi ambienti della destra eversiva e il progressivo porsi dei sistemi criminali in atteggiamento di radicale antagonismo rispetto allo Stato, possono rendere ipotizzabili anche altri pi ambiziosi moventi [...].

Insomma plausibile che la strage avesse anche obiettivi politici e fosse parte di un piano comprendente una serie di gravi attentati. Il dato certo comunque lesigenza della maa di indebolire il sistema democratico del nostro Stato, distoglierne con false emergenze limpegno civile, politico e giudiziario, e determinare dunque quella situazione di incertezza e di disorientamento nei pubblici poteri, [...] indispensabili per la crescita e il consolidamento del potere maoso. Quanto al gruppo napoletano, nel quadro dei collegamenti tra organizzazioni criminali di diverse matrici e in presenza di numerosi indizi di probabili contatti tra clan Misso e Cal, il suo ruolo resta da approfondirsi.76 Intanto, alla vigilia dellinizio del processo, Schaudinn ritenuto larticiere della strage, e dunque elemento centrale della vicenda con la complicit di funzionari dellAmbasciata tedesco-occidentale di Roma, si sottrae agli arresti domiciliari e fugge in Germania. Qui, peraltro, pu circolare liberamente poich come scrive in una lettera alla Procura di Firenze le indagini svolte su di lui dalla Procura di Francoforte si sono concluse a suo favore, scagionandolo dai vari capi dimputazione. Il tedesco invia anche un memoriale, in cui affer77 La fuga di Schaudinn ma lincongruit dei suoi congegni rispetto alla strage. che viene anche intervistato in Germania dal TG2 fa ovviamente scalpore, e se ne occupa anche la Commissione Stragi presieduta dal sen. Gualtieri, che proprio in quei giorni avvia il suo lavoro. Gualtieri parla di fuga facile e improbabile, e di responsabilit da chiarirsi. Tuttavia, al di l di una richiesta di Schaudinn di essere ascoltato (altrettanto improbabile), la vicenda non avr 78 particolari sviluppi.

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Nelle settimane seguenti, peraltro, nei lavori della Commissione Stragi la vicenda del 904 torner varie volte, portata a esempio della integrazione della destra eversiva con la criminalit comune e organizzata (audizione del presidente del Consiglio De Mita) o delluso di manovalanza criminale nella nuova strategia della tensione (Gualtieri, prefetto Parisi). Parisi sottolineer anche i due livelli dellorganizzazione Misso, mentre Gualtieri denuncer anomalie nelle indagini e il deputato di Democrazia Proletaria Luigi Cipriani stigmatizzer i limiti della sorveglianza dei Carabinieri nei confronti del clan Misso, 79 venuta meno proprio pochi giorni prima della strage. Il 4 ottobre, intanto, iniziato, presso la Corte di Assise di Firenze (presidente Armando Sechi), il processo di I grado. Gli imputati sono undici: Cal, Cardone, Cercola, Di Agostino, Galeota, Misso, Pirozzi, Rotolo e Schaudinn (questultimo contumace) devono rispondere dei reati di banda armata, strage, attentato per nalit terroristiche o di eversione, e inne fabbricazione, detenzione e porto di ordigno esplosivo, in concorso tra loro e con Abbatangelo e il defunto Lombardi; Luongo invece accusato del solo reato di detenzione e porto di esplosivo, ed Esposito di favoreggiamento. Le Ferrovie dello Stato, il Ministro dellInterno, i Comuni di Vaiano e Vernio e lAssociazione dei familia80 ri delle vittime si costituiscono parti civili. Una settimana dopo, Abbatangelo (per il quale pende richiesta di autorizzazione a procedere), dopo un anno circa di irreperibilit, arrestato nella sua 81 Si avvia, dunque, casa di Napoli (da cui sosterr di non essersi mai mosso). anche listruttoria-stralcio a carico di Abbatangelo, condotta dal G.I. di Firenze Claudio Lo Curto. Nellambito di questo procedimento intervengono le dichiarazioni di un altro detenuto, Gamberale, ex-vigile, trafcante di droga, anchegli legato ad ambienti di destra, il quale fornisce ulteriori elementi sui legami tra Misso e la maa, raccontando di due viaggi che avrebbe fatto in Sicilia nel 1979-80: il primo presso la casa del maoso Antonio De Simone, nella quale avrebbe incontrato Misso, chiamato dal siciliano compare; e il secondo a Gibilrossa, in una villa dello stesso De Simone, durante il quale si sarebbe svolta una riunione con Cal e lo stesso Misso. Inne Gamberale parla di una festa tenutasi in un albergo napoletano nel 1981, cui avrebbero partecipato Misso e De Simone. Insomma le deposizioni confermerebbero lesistenza di stretti legami tra la criminalit napoletana e quella siciliana [...] ed in particolare tra [...] Misso e Cal82. Unaltra parte delle dichiarazioni di Gamberale che questi poi ritratter riguarda invece Abbatangelo, che egli avrebbe conosciuto nel 1977 (in vista di una raccomandazione per la sua assunzione come vigile urbano) tramite lavvocato Bruno e a seguito della comune appartenenza politica. Abbatangelo gli

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avrebbe quindi proposto di entrare nel suo gruppo con nalit di intimidazione nei confronti di afliati ad altri partiti, cosa accettata da Gamberale, il quale invece si sarebbe riutato di prendere parte a unattivit pi specicamente terroristica. Egli inoltre parla di un pi recente scambio di opinioni con lo stesso Bruno, allorch erano entrambi in galera, sulla responsabilit di Abbatangelo in relazione alla strage del 904; e inne racconta di un incontro che sarebbe avvenuto nel 1987 in vista della campagna elettorale che doveva assicurare la rielezione ad Abbatangelo, in cui questi avrebbe ammesso la sua partecipazione 83 alla progettazione della strage. Gamberale ribadisce le sue affermazioni al processo principale di Firenze, dove invece Luongo conferma la sua ritrattazione.84 Tra la ne di gennaio e gli inizi del febbraio 1989, Gamberale torna anche su un presunto incontro al casello autostradale di Roma Sud tra Abbatangelo e Cercola, in cui questultimo avrebbe consegnato dellesplosivo alluomo politico, e a cui avrebbe assistito tra la ne del 1979 e linizio del 1980. Egli inoltre conferma lesistenza del legame tra Misso e i Corleonesi n dal 1980, e anzi denisce il primo un uomo della maa. Nel confronto con Misso, questi nega di aver mai visto Gamberale, accusando il PM Vigna di imbeccarlo e rinunciando alla difesa dei suoi avvocati 85 in segno di protesta. Durante il dibattimento, si torna sulle perizie tecniche e sugli interrogatori svolti durante le indagini, e vengono acquisiti gli atti del procedimento Abbatangelo in corso. L11 febbraio 1989, il PM Vigna conclude la sua requisitoria, chiedendo 9 ergastoli per gli imputati principali e condanne minori per Luongo ed Esposito. Per Vigna la strage stata voluta dalla maa, che con lestensione del suo potere economico non solo allaccia rapporti con altri ambienti criminali come la camorra, ma diventa sempre pi sensibile allassetto politico dello Stato. Chi accumula entrate aggiunge non pu essere privo di progetti politici che assicurino il consolidamento e la tolleranza di queste ricchezze. La strage dunque sarebbe frutto di unorganizzazione maosa ed eversiva che aveva al tempo stesso chiari obiettivi politici. Serviva a distrarre lattenzione dellopinione pubblica dallemergenza maa che, proprio in quel periodo, si stava cominciando a combattere con vigore86. Il 25 febbraio, la sentenza. Vengono condannati allergastolo per i reati di strage, attentato per nalit terroristica ed eversiva, banda armata, e fabbricazione, detenzione e porto di ordigno esplosivo, Cal, Cercola, Misso, Galeota e Pirozzi; per gli stessi reati, ma con le attenuanti, sono condannati anche Di Agostino (28 anni) e Schaudinn (25 anni); inne la Corte condanna Esposito per favoreggiamento (4 anni) e Luongo per porto e detenzione di esplosivi (2). Rotolo e Cardone invece sono assolti per insufcienza di prove.87

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Nelle motivazioni, il presidente Sechi parte dai dati tecnici, sostenendo, in base agli accertamenti fatti, che i congegni ritrovati in casa Fiorini erano certamente destinati a provocare esplosioni a distanza, e che la scatola C mancante [...] ha avuto la sua parte nellattentato. Dai congegni si giunge al committente Cercola e a Cal, legati da un intenso rapporto di collaborazione, e connessi a loro volta al casale di Poggio S. Lorenzo in cui sono stati trovati detonatori ed esplosivi, anche questi con parti mancanti e anchessi utilizzati nellattentato. Cal in particolare giudicato il responsabile principale nellapprovvigionamento dei congegni, e dunque uno dei soggetti cui addebitare la strage88. Daltra parte, anche i rapporti maa-camorra, e in particolare quelli tra i Corleonesi cui legato Cal e boss camorristici quali Bardellino, Zaza e Nuvoletta, nella cui orbita gravitava anche Misso, appaiono provati, cos come il trapianto in Napoli di maosi, linserimento stabile nel gruppo Misso di personaggi [...] facenti parte di famiglie alleate col Cal o addirittura di quella stessa del Cal (Gerlando Alberti jr, Caccamo, Lo Monaco), la presenza in citt, per una certa fase, dello stesso Cal, il ruolo di cerniera tra siciliani e napoletani esercitato da Buondonno, legato a Cal, ma vicino anche a Misso. Ne derivano, per la Corte, sicuri collegamenti tra il gruppo siculo-romano ed il napoletano; il clan Misso sarebbe stato anzi un gruppo strumentalizzato dalla maa, e lorganicit del legame esistente avrebbe prodotto una comunanza di interessi, non ultimo quello relativo alla strage del 904, fermo restando che comunque la pista napoletana era stata avviata autonomamente, a seguito 89 La sentenza, inoltre, afferma che Lombardi, acdel preannuncio di Esposito. compagnato alla stazione di Napoli la mattina del 23 dicembre, ha certamente avuto parte nellattentato, il che confermerebbe la responsabilit di Misso.90 Quanto poi allattendibilit dei testimoni, a seguito dei riscontri fatti, la Corte ritiene credibili sia Gamberale, sia Luongo e Ferraiuolo (non dando credito alle ritrattazioni di questi ultimi, ritenendola causata da paura e ricatto e dunque 91 Inne, sempre a seguito degli accertamenti ulteriore elemento di accusa). tecnici, la Corte e questo sar lelemento su cui sar diverso il parere dei successivi gradi di giudizio sostiene che lesplosivo consegnato dallAbbatangelo al Misso sarebbe esattamente quello che, unitamente allaltro materiale rinvenuto a Poggio S. Lorenzo, ha dato luogo alla strage, e che il contributo fornito dai napoletani alla miscela esplosiva avrebbe avuto lo scopo di consolidare complicit e solidariet criminale in vista dellattentato che si stava 92 preparando. La sentenza di I grado, dunque, individua anche nel gruppo napoletano un intreccio talmente intenso di trame da non potersi dubitare [...] che proprio nella sua azione risiede una delle matrici della strage, sia per gli orientamenti

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politico-ideologici di Misso, sia per la conseguente costituzione di una organizzazione parallela [...] a carattere politico-eversivo, sia inne per gli scopi 93 N il distogliere lo Stato dalla lotta alla maa a parere concreti della strage. della Corte lunico movente dellattentato, le cui stesse caratteristiche divergono da quelle delle tradizionali azioni maose o camorristiche. Esso avrebbe dunque avuto anche una valenza politica, che a sua volta spiega la pluralit degli ambienti inquisiti. La strage insomma scrive il giudice Sechi ribadendo limpostazione di Vigna e Gironi aveva molteplici nalit:
indebolire il sistema democratico del nostro Stato; distogliere con false emergenze limpegno civile, politico e giudiziario e determinare, dunque, quella situazione di incertezza e di disorientamento dei pubblici poteri e di sducia in questi da parte dei cittadini che sono i presupposti indispensabili per la crescita ed il consolidamento del proprio potere (maoso).

La ricaduta sul piano giudiziario di questa analisi che i reati contestati, oltre a quello di banda armata, sono quelli di strage per attentare alla sicurezza dello Stato, e attentato con nalit di terrorismo o di eversione dellordine costituzionale, ossia mirante alla destabilizzazione del Paese attraverso la creazione ttizia di emergenze terroristiche94. In questo quadro si collocano le responsabilit dei singoli imputati da Cal al suo factotum Cercola, dal loro complice Di Agostino allarticiere Schaudinn, da Misso ai suoi alter ego Galeota e Pirozzi la cui partecipazione alla preparazione della strage sarebbe provata per tutti eccetto che per Luongo ed Esposito, condannati per reati minori, e per Rotolo e Cardone, assolti per insufcienza di prove, nonostante lappartenenza 95 rispettivamente ai clan Cal e Misso. Intanto anche il procedimento contro Abbatangelo va avanti. Il parlamentare, infatti, condannato gi il 28 gennaio per la detenzione delle armi trovate in casa sua, difeso dal suo partito che parla di teorema giudiziario e persecuzio96 ne, il 7 giugno rinviato a giudizio per concorso in strage dal G.I. Lo Curto. Dal canto loro, gli imputati del processo principale (compresi gli assolti, che chiedono la formula piena) ricorrono tutti in appello. Le difese di Cal e Cercola osservano che, non essendo stata ritrovata la scatola C, non provato lutilizzo dei congegni Schaudinn nellattentato, n certo luso di esplosivo Semtex H, ma ripropongono anche la gura del libanese; quella di Cal nega anche la qualit di maoso attribuita al suo cliente, oltre che qualsiasi rapporto tra questi e il clan Misso, mentre quella di Cercola rimette in discussione la data di consegna degli apparecchi a Fiorini. Le difese di Di Agostino e Schaudinn cercano invece di ridimensionare ruolo e consapevolezza dei loro assistiti. Gli

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avvocati di Misso, Galeota e Pirozzi, inne, contestano lattendibilit delle dichiarazioni di Lo Puzzo, Alborghetti, Giuliano, Luongo e Ferraiuolo, rilevando 97 in particolare alcune contraddizioni nei racconti degli ultimi due. Al processo di appello Cercola presenta una nuova versione riguardo alla scatola C mancante. Mentre in precedenza aveva parlato (smentito da Schaudinn) di una sua rottura, ora dichiara di averla usata per un attentato a un negozio di Roma. Lattentato avrebbe avuto lo scopo di mostrare al libanese il buon funzionamento dei congegni, facendo nel contempo un dispetto al fratello di un informatore della polizia. Lattentato si era effettivamente vericato, nel novembre 1984, e tuttavia emerge unincompatibilit tra i materiali ritrovati e lesplosione vericatasi al negozio, di lieve entit, per cui il fallimento dellalibi nisce per costituire un ulteriore indizio a danno di Cercola.98 Dal canto suo, in un memoriale, Gamberale ritratta le sue accuse ad Abbatangelo, riutandosi poi di deporre in aula.99 Il 15 marzo 1990, la Corte dAssise dAppello di Firenze, presieduta dal giudice Catelani, conferma lergastolo per Cal e Cercola, riduce la pena di Di Agostino a 28 anni, conferma anche la condanna di Esposito a 4 anni e riduce quella di Luongo a uno; assolve Misso, Galeota e Pirozzi dai reati di strage, attentato e banda armata, per non aver commesso il fatto, dichiarandoli colpevoli solo di detenzione e porto di esplosivo, e ordinandone la scarcerazione per espiazione della pena (Galeota e Pirozzi) e decorrenza dei termini di custodia cautelare (Misso); assolve inne Schaudinn dal reato di banda armata, riducendogli la pena a 22 anni.100 La Corte, dunque, condivide la tesi del legame tra la strage e gli esplosivi e i congegni di Cercola e dei suoi sodali. Quanto invece al gruppo napoletano, ritiene credibili le riunioni politiche del clan Misso, cos come la consegna degli esplosivi da parte di Abbatangelo (e dunque conferma lattendibilit di Luongo e Ferraiuolo), ma non sufcienti a provare il nesso con la strage, pur sostenendo che a Napoli ha agito uno dei suoi terminali organizzativi; n inne ritiene provata lesistenza di un rapporto tra i gruppi Cal e Misso allepoca del fatto (rispetto a cui le dichiarazioni di Lo Puzzo sono giudicate generiche e quelle di Alborghetti e Giuliano inafdabili). Il giudice di II grado parla di elementi indiziari che, analizzati separatamente, si presentano incerti o equivoci o incompleti, e dunque privi di quei caratteri che possono trasformarli in prove. Egli, in sostanza, attribuisce la strage alla strategia di disordine decisa dalla maa a seguito delle rivelazioni di Buscetta, ma anche concordando col giudice di I grado sulla natura dellattentato a terroristi della destra eversiva, i quali dal canto loro avrebbero mirato allinvoluzione del sistema politico101. Contro la sentenza dappello ricorrono parti civili e PM, contestando la va102 La parola quindi lutazione atomizzata e non globale degli elementi indiziari.

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passa alla Cassazione. Intanto, dopo che la Camera ha concesso lautorizzazione a procedere per Abbatangelo riguardo al 904, segue una forte polemica pubblica. Il Giornale riporta il convincimento del deputato missino di essere vittima di una macchinazione politica. Una montatura in grande stile. Sul Secolo dItalia Storace rincara la dose, attaccando i parlamentari e Vigna. Gianfranco Fini, da parte sua, afferma che il voto della Camera ha mostrato il vero volto dei cosiddetti neo comunisti di Occhetto: il solito livido volto del peggiore antifascismo e del pi ottuso stalinismo103. Circa un anno dopo, il 5 marzo 1991, la I sezione della Corte di Cassazione presieduta da Corrado Carnevale, il giudice ammazzasentenze104 respinge i ricorsi di PM e parti civili, mentre accoglie quelli degli imputati, annullando la sentenza di II grado nei confronti di Misso, Galeota, Pirozzi e Luongo per il capo relativo alla condanna per il reato di detenzione e porto desplosivo, e nei confronti di Cal, Cercola, Di Agostino e Schaudinn per i reati di banda armata, strage, attentato terroristico eversivo, rinviando il giudizio ad altra sezione della Corte dAssise dAppello di Firenze. Per la Cassazione, gli elementi indiziari emersi nel processo di cui si ritiene giusta unanalisi atomizzata e non globale sono generici ed equivoci, privi cio dei necessari requisiti di gravit, precisione e concordanza, mentre le fonti sono inafdabili, per cui non solo luso del Semtex H di Poggio S. Lorenzo e dei congegni Schaudinn nellattentato, ma anche le affermazioni relative alla consegna di esplosivi da parte di Abbatangelo sarebbero indimostrate. Carnevale parla dunque di un processo indiziario, basato su assiomi e sillogismi, nega che la disponibilit di un forte quantitativo di esplosivi da parte di Cercola fosse indice della preparazione dellattentato, e si spinge no a denire arbitrario e assiomatico denire Cal maoso e arbitrario affermare che il casale di Poggio S. Lorenzo facesse capo ad unorganizzazione maosa, o che questultima avesse interesse 105 alla strage. Qualche giorno dopo si conclude anche il processo di I grado a carico di Abbatangelo. Durante il dibattimento, Abbatangelo si difeso ribadendo la tesi della macchinazione ordita ai suoi danni da politici avversari con la complicit di magistrati e forze dellordine, affermazioni che il giudice denir tanto gravi quanto prive del bench minimo riscontro. Inoltre il parlamentare nega di aver rivisto Misso dopo la campagna elettorale del 1983, nella quale questi lo sostenne, ma contraddetto da dichiarazioni contrarie, tra cui quelle dello 106 stesso Misso. Il 28 marzo, la Corte dAssise di Firenze, presieduta dal giudice De Roberto, emette la sentenza: Abbatangelo giudicato colpevole e condannato allergastolo. Il magistrato consapevole che tale decisione si pone in contrasto con

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le sentenze di assoluzione del gruppo napoletano, e critica in particolare quella della Cassazione, denendola uno dei clamorosi annullamenti di sentenze basate in parte su testimonianze di pentiti, di cui essa si resa protagonista. De Roberto si rif invece a unaltra espressione della Suprema Corte, che ha riconosciuto valore di prova a dichiarazioni rilasciate da coimputati o imputati in procedimenti connessi, a patto che vi siano i relativi riscontri anche solo verbali, per cui non condivide il parere di Carnevale secondo cui tali testimonianze vanno suffragate da prove provenienti dallesterno. In questottica, vi sarebbe addirittura una esuberanza di materiale probatorio, posto che lattendibilit dei vari Luongo, Ferraiuolo, Block e Gamberale ha retto ad un rigoroso controllo da parte dei giudici di primo e secondo grado; quanto alla valutazione globale degli indizi, essa appare tanto pi opportuna proprio dinanzi ai limiti dei singoli elementi probatori. Riguardo poi al mancato ritrovamento della scatola C, che necessariamente doveva andare distrutta nellesplosione, la Cassazione cerca le prove da circostanze impossibili [...]. Quindi cerca una prova introvabile. Proprio lassenza di tale scatola la prova [...] dellutilizzo dei congegni. N pensabile che Cercola abbia da nascondere qualcosa di pi 107 grave della strage, tale da non fargli raccontare luso fatto di quel pezzo. Contrariamente a Carnevale, dunque, De Roberto ritiene che gli elementi emersi provano con certezza che gli strumenti trovati in casa Fiorini sono stati utilizzati per commettere la strage, cos come gli esplosivi di Poggio S. Lorenzo, per i quali i dati ricavati dalle perizie e dalla ricostruzione dei fatti sono certi precisi e concordanti. La nitroglicerina, assente nel casale, sarebbe dunque il raccordo con il gruppo napoletano, confermato dai racconti di Esposito, Giuliano, Lo Puzzo, Alborghetti, Luongo e Ferraiuolo. Tali testimonianze, dunque, fonti di ulteriori problemi giudiziari per alcuni dei citati, sono ritenute attendibili, e quella Esposito particolarmente importante poich conduce direttamente al clan Misso e allo stesso Abbatangelo.108 Il rapporto tra questi ultimi si sarebbe intensicato dopo lestate 1984, allorch iniziano le riunioni politiche del gruppo. Quanto allincontro del 4 dicembre in cui sarebbe avvenuta la consegna degli esplosivi da parte di Abbatangelo questi ha affermato che quel giorno era a Roma, ma la cosa si rivelata falsa; le indicazioni sulla sua partecipazione alla riunione appaiono invece veritiere. I candelotti descritti da Luongo, poi, sono risultati, dal punto di vista chimico e quantitativo, dello stesso tipo di quelli adoperati per commettere la strage e complementari col materiale di Poggio S. Lorenzo. Quanto alla loro destinazione, su cui divergono i racconti di Luongo e Ferraiuolo, la Corte ritiene che in ogni caso esso sia stato portato a Roma, e qui assemblato con gli altri esplosivi. Il giudice De Roberto, dunque, considerato anche il precedente cur-

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riculum di Abbatangelo, ritiene provato il suo coinvolgimento nella strage, al anco di Misso collegato a Cal.109 La condanna allergastolo comminata in primo grado ad Abbatangelo, parlamentare della Repubblica, fa ovviamente scalpore. Il suo partito lo difende, tanto da inserirlo nella segreteria nazionale pochi mesi dopo. Gli avvocati, dal canto loro, presentano due distinti appelli. Lavv. De Sanctis, che riprende la tesi del complotto, rileva che il gruppo napoletano stato assolto, e quindi la sentenza in contrasto con quella del processo principale; contesta che le perizie diano certezze sugli esplosivi usati per la strage e denisce un assioma aprioristico [...] il ritenuto collegamento, in funzione dellattentato, tra maa, crimine organizzato e MSI. Lavv. Valentino, invece, ritiene la sentenza basata su mere deduzioni, sulle manipolazioni di testimoni come Block e Gamberale o su fonti inattendibili che hanno affermato cose non provate; ma giunge no a considerare la premonizione di Esposito [...] frutto del vaticinio del 110 cartomante. Intanto, nel novembre 1991 comincia, ancora a Firenze, il processo di rinvio in appello per gli altri imputati. In primo luogo, ribadendo Cercola la versione della scatola C usata per lattentato al negozio romano, vengono realizzate una verica sperimentale e ulteriori perizie per valutarne la veridicit. Tali accertamenti confermano che la scatola C mancante non fu impiegata nellattentato al negozio, per il quale venne usato del tritolo.111 Quindi, dopo una breve fase dibattimentale, il 14 marzo due giorni dopo lomicidio di Salvo Lima che sancisce la rottura del patto maa-politica no ad allora esistito112 la Corte dAssise dAppello di Firenze, presieduta dal giudice La Cava, emette la sentenza in sede di rinvio, che in parte ribalta la decisione della Cassazione, confermando invece le risultanze del processo di II grado. La Corte dunque ribadisce lergastolo per Cal e Cercola e la condanna di Schaudinn a 22 anni, e riduce a 24 anni la pena per Di Agostino. Quanto a Misso, Galeota e Pirozzi gi assolti in via denitiva per i reati pi gravi sono confermate le condanne per la detenzione di candelotti desplosivo: tre anni per Misso, e un anno e sei mesi a 113 Galeota e Pirozzi. Inne si ribadisce la condanna di Luongo a un anno. La sentenza critica la Cassazione, parlando di indebito sconnamento del giudice di legittimit nel merito, e sottolineando che lipotesi di un uso alternativo della scatola C si scontra con la mancanza di questo tertium. Gli elementi emersi, al contrario, conducono a un giudizio di altissima probabilit [...] in ordine allavvenuto impiego nellattentato di Semtex H, del tipo di quello detenuto dagli imputati, la quale, sulla base della coordinazione logica di tutti gli indizi, porta ad una conclusione di certezza, in ordine allavvenuto impiego nellattentato del primo sistema radioelettrico costruito dallo Schau-

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dinn e del Semtex H, proveniente da un maggior quantitativo in disponibilit . Secondo la Corte, inoltre, tale quantitativo, assieme alla predegli imputati114. senza di ben sei scatole C per ogni congegno, fa pensare a un vasto e generale programma di attentati, per cui la strage del 904 si inserirebbe in una strategia terroristica di pi ampio respiro, originata dalla necessit di reagire alle rivelazioni di Buscetta:
Mai, infatti, la maa aveva dovuto subire effetti cos devastanti come quelli prodotti dalle rivelazioni del Buscetta, cui avevano fatto seguito quelle di Contorno [...]; mai la maa aveva visto talmente in pericolo i suoi segreti, i suoi santuari; mai il Cal [...] aveva visto cos in pericolo la sua posizione di maoso insospettabile [...]. Quindi, di fronte ad unemergenza nuova e destabilizzante per lorganizzazione maosa, questa dovette reagire in modo diverso da quello storico, dovette compiere un gesto clamoroso e gravissimo al ne di distogliere momentaneamente da essa limpegno repressivo ed investigativo dello Stato.

La scelta della zona tra Toscana ed Emilia era funzionale allintento di far apparire risorgente lantico disegno terroristico ed eversivo di destra. Anche il tipo di reato, dunque, quello comune di strage, non essendovi alcuna prova del contestato scopo di attentare alla sicurezza dello Stato115. Quanto poi al gruppo napoletano, la Corte (anche qui prendendo le distanze dalla Cassazione) ribadisce lattendibilit di Luongo e Ferraiuolo, e dunque la veridicit della consegna degli esplosivi da Abbatangelo a Misso, il che per non basta a provare che i candelotti fossero di nitroglicerina, n tanto meno che siano stati usati per la strage.116 La Corte dAssise dAppello di Firenze, dunque, ribaltando in parte le decisioni di Carnevale, accoglie la tesi del PM Fleury secondo cui la maa era in difcolt dopo le rivelazioni di Buscetta e rispose con lattentato per far capire che non doveva essere toccata, derubrica la strage a strage comune, ritenendo non provata la nalit eversiva117; ma al tempo stesso accenna a quel programma di attentati che in effetti sar brutalmente attuato di l a poco. Intanto, di ritorno dal processo, alluscita dellautostrada, Assunta Sarno (moglie di Misso), Galeota, Pirozzi e la moglie di questultimo restano vittime di un agguato. Galeota e la Sarno muoiono, mentre Pirozzi e la moglie si salvano per puro caso.118 Quali che siano i mandanti delleccidio, certo che un altro protagonista della vicenda non potr pi parlare. Intanto la Prima Repubblica nel pieno di una crisi strutturale. Linchiesta Mani pulite sta rivelando un sistema corruzione basato sulluso distorto

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e incontrollato del danaro pubblico, ed esponenti di vari partiti sono raggiunti da avvisi di garanzia. In questa situazione di disorientamento, il 23 maggio, la maa elimina uno dei suoi nemici pi pericolosi, il giudice Giovanni Falcone: la strage di Capaci, che conferma, per modalit e tipologia, il salto di qualit di tipo stragista della maa, ma getta anche nuove ombre sulle complicit che lo hanno consentito. Anche in questo caso, peraltro, tra i condannati come mandanti ci sar Pippo Cal. Ancora due mesi, e arriva leliminazione di Paolo Borsellino con la strage di via DAmelio. Come scrive C.G. Marino, la maa tenta di giocare il tutto per tutto [...], sfruttando la stessa imponente destabilizzazione politica in atto, mirando allattenuazione della lotta contro di essa, ma anche a favorire lascesa di un nuovo ceto politico pi malleabile rispetto a quello che ha rotto il vecchio patto.119 A settembre, intanto, scoppia un nuovo caso Schaudinn. lUnit e la Repubblica denunciano un trafco darmi dalla Croazia verso lItalia, individuandone i protagonisti proprio in Schaudinn (che nato a Zagabria) e nel siciliano Giovanbattista Licata, legato alla maa. Un rapporto della Guardia di nanza segnala il tedesco come uno dei tramiti dei trafcanti darmi che negli anni passati avevano introdotto in Italia esplosivi vari, tra cui il Semtex, per rifornire criminalit organizzata e gruppi terroristici. La stampa a sua volta denuncia appoggi e coperture da parte dei servizi segreti italiani, oltre che il sostegno delle autorit croate pi vicine ai gruppi paramilitari fascisti Ustascia, con cui i due avevano buoni rapporti. A questo punto, il procuratore Vigna apre uninchiesta per risalire ai protettori di Schaudinn, anche perch un tentativo della Guardia di nanza di arrestarlo in Friuli stato pesantemente ostacolato. Schaudinn dunque non il tecnico, pi o meno inconsapevole, che prepara i congegni per Cercola perch ha debiti di gioco e solo gradualmente ne capisce la destinazione, come aveva fatto credere a inquirenti e magistrati; invece larticiere del gruppo di Cal, e anzi scrive Gianni Cipriani lelemento di spicco di unorganizzazione internazionale a met tra maa e servizi segreti, dedita a trafci di armi ed esplosivi e allassistenza logistica per maosi e terroristi. Di Schaudinn, inne, sarebbero stati documentati inquietanti contatti con la maa catanese alla vigilia della strage di Capaci120. Si tratta di un elemento non privo di importanza, che getta ulteriori ombre sulla strage del 904. Quanto a questa, il 24 novembre la Corte di Cassazione conferma integralmente la sentenza di rinvio, il che chiude liter del processo principale.121 LAssociazione dei familiari delle vittime critica la sentenza, ritenendola in contraddizione con quanto sempre affermato sulla responsabilit collegiale della Cupola maosa, unica in grado di prendere decisioni strategiche, e giudican-

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do incompleta e riduttiva la tesi secondo cui lattentato doveva distrarre le 122 forze di polizia dalla Sicilia. Lo scontro con la maa, intanto, vive altri momenti topici. Il 15 gennaio, il giorno stesso dellinsediamento di Giancarlo Caselli alla Procura di Palermo, arrestato Tot Riina, il super-latitante; quatto mesi dopo, la volta di Nitto Santapaola. La maa risponde con altre bombe. Il 14 maggio, in via Fauro a Roma, nelle vicinanze della sede di ufci del SISMI; e il 27 maggio (a circa un anno da Capaci), prendendo di mira il patrimonio artistico del Paese, con la strage di via dei Georgoli a Firenze e gli attentati a S. Giovanni in Laterano e a S. Giorgio in 123 Velabro a Roma. Anche in questo caso, lesplosivo usato il Semtex. In Commissione Stragi e in Commissione Antimaa, sia il Capo della Polizia Parisi, sia il direttore della DIA De Gennaro sottolineano (in particolare per via Fauro) le similitudini tra queste azioni e la strage del 904 (passando per quelle di Capaci e via DAmelio) collocandole in ununica strategia di attacco, che mira a bloccare lintervento dello Stato e non esclude accordi tra potere maoso e centri di potere occulto e coinvolgimento di altre presenze crimina124 Per via dei Georgoli, peraltro, tra i sospettati da Vigna c li (De Gennaro). ancora Schaudinn, che un turista tedesco avrebbe riconosciuto a Firenze poco prima della strage, come riportato da vari quotidiani e dallon. Russo Spena in Commissione Stragi, il quale riprende anche il rapporto del colonnello Cerceo della Guardia di Finanza che deniva il tedesco larticiere della maa con forti protezioni nel nostro paese125. A luglio, intanto, anche Cal tramite i suoi avvocati, ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione Stragi a proposito del rapido 904, cosa che accade a ottobre. Cal ricostruisce la vicenda dal suo punto di vista, e si proclama innocente, indipendentemente dallessere o meno maoso. Tutti gli altri attentati possono anche essere di maa aggiunge ma quella del 904 non stata una strage fatta da me. Per Cal, insomma, si sarebbe incolpata la maa per coprire altre responsabilit, e in ci si inquadrerebbe anche la fuga di Schaudinn. Insomma afferma si operato un depistaggio126. Allinizio del 1994, inne, sempre davanti alla Corte dAssise dAppello di Firenze, presieduta da Elio Pasquariello, si apre il processo di appello per Abbatangelo. Questi rende una dichiarazione spontanea in cui rilancia la tesi del complotto, che spiega con la sua collocazione di opposizione al Pentapartito e al suo sistema di potere nel Consiglio comunale di Napoli; nega i suoi rapporti con Civilt Nuova, riconduce la sua conoscenza con Misso e Galeota alla campagna elettorale del 1983, ammette di essere stato cercato a telefono del secondo dopo il Natale 1984, ma esclude di aver visto Misso nellautunno di quellanno ed Esposito dopo il 75.127

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Dopo un breve dibattimento, il 18 febbraio la Corte emette la sentenza, che assolve Abbatangelo dalle imputazioni di strage ecc., condannandolo a sei anni per detenzione di armi ed esplosivo. Nelle motivazioni, il giudice Pasquariello critica la sentenza di I grado che riteneva Abbatangelo, Misso e Cal mandanti della strage, essendo rimasto ignoto lesecutore e indimostrato luso dellesplosivo consegnato da Abbatangelo a Misso, rispetto a cui le certezze processuali si fermano al deposito delle Fontanelle; la nitroglicerina usata per la strage potrebbe avere la stessa origine degli altri materiali e non essere stata trovata a Poggio S. Lorenzo in quanto utilizzata completamente. N il preannuncio di Esposito giudicato sufciente per giusticare la pista napoletana, potendo trattarsi di coincidenza rispetto a una previsione astratta o alla stessa divinazione, vera o falsa che sia (sic!). Quanto al presunto movente, questo non pu essere rintracciato nelle posizioni o nel costume politico dellimputato, o nei suoi rapporti con Misso e Civilt Nuova. Pasquariello inoltre ridimensiona la rilevanza del clan Misso, sostenendo che erano altri i gruppi ad avere rapporti con la maa, e denendo illazioni della difesa il legame Misso-Cal, e tanto pi quello Cal-Abbatangelo, fra i quali ultimi vede una sproporzione e una distanza immensa. Nella stessa organizzazione Civilt Nuova, pure a cavallo tra populismo e crimine comune, non c traccia di eversione oltre il livello che s nora appurato128. Inne, considerata linattendibilit di Gamberale e i limiti delle testimonianze di Luongo e Ferraiuolo (che hanno visto riunioni e scambio di esplosivi, ma non possono garantire altro), la Corte conclude che non esistono allo stato degli atti elementi di prova che Abbatangelo abbia dato un contributo materiale, per mezzo di Misso, gi assolto nel p.p. [processo principale, nda], alla strage sul rapido 904, e pertanto lo assolve dalle imputazioni pi gravi, ritenendolo invece colpevole di aver portato esplosivi a dei pericolosi camorristi129. Abbatangelo peraltro ricorre contro la condanna per porto e detenzione di esplosivo, ma la Cassazione respinge il ricorso, confermando la sentenza130: decisione questa che chiude liter giudiziario sulla strage di Natale.
5. Sviluppi recenti e ipotesi interpretative

Nella relazione che aveva concluso i lavori della Commissione Stragi presieduta da Gualtieri, redatta da Nicola Colaianni, si era sottolineato come la strage del 904 meritasse una considerazione a parte, sia per mancanza di legami sostanziali con le altre, sia perch in questo caso i responsabili, erano stati almeno in parte identicati e condannati.131 Nel dicembre 1995 la relazione del presidente Pellegrino conclude i lavori di una successiva fase della Commissione Stragi. Pellegrino si sofferma sulla strage del rapido 904, termine ad quem dellindagine della Commissione ed evento

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inizialmente ritenuto, per laccertata matrice maosa, quasi estraneo al resto degli argomenti trattati.
un giudizio scrive il presidente che la Commissione ritiene di dover riconsiderare nella diversa prospettiva di indagine che ha assunto. Vero che [...] laccertata matrice maosa dellepisodio parrebbe in qualche misura separare la strage del 904 dalle precedenti e congurarla quasi come una anticipazione degli attentati di Roma, Milano e Firenze che hanno segnato lestate del 1993 [...]. Parrebbe quindi la strage di Natale congurarsi come latto iniziale o addirittura il prodromo di una nuova strategia da parte di Cosa Nostra [...]. E tuttavia la stessa personalit del principale responsabile individuato per la strage del 904, a fornire spunti di rilievo opposto [...].

accertato, infatti, lo specico ruolo di frontiera svolto da Giuseppe Cal nellorganizzazione maosa, per i rapporti stretti n dagli anni 70 con la criminalit romana, la Banda della Magliana, personaggi del mondo politico ed economico. C dunque una
ragionevole certezza che la [...] matrice maosa nellultima delle grandi stragi che chiude il quindicennio 1969-84 offre una pista che conduce in una zona grigia caratterizzata da rapporti incrociati tra maa, servizi segreti, criminalit politica e comune, il cui ruolo appare ormai innegabile in molte delle vicende anche anteriori al 1984 [...] (si pensi ai casi Sindona e Calvi, allaffare Moro, allomicidio Pecorelli...). Emerge quindi un nodo siciliano che lungi dal chiudersi nel contesto periferico della storia dellisola, merita di essere approfonditamente scandagliato per la sua ben pi [vasta] incidenza nella storia del Paese.132

Una vasta zona grigia, dunque. E un nodo siciliano parte, a sua volta, di quel crocevia eversivo che ha trovato in Roma il suo centro. La vicenda giudiziaria del rapido 904, quindi, secondo Pellegrino, individua [...] soltanto alcuni dei responsabili, lasciando ancora nellombra una rete di complicit che indubbiamente deve ritenersi sia stata esistente, per cui restano non pienamente chiariti i contesti in cui la strage di Natale, e prima ancora quella della stazione di Bologna, si sono vericate. La conclusione dei magistrati, insomma, che giudica la strage una reazione della maa alle rivelazioni di Buscetta e alla crisi del patto col potere politico, apprezzabile ma non pienamente appagante133. Le inchieste e le sentenze sulla Banda della Magliana e sullomicidio Pecorelli, peraltro, hanno ribadito i legami tra la Banda e Cal, e il ruolo di questulti-

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134 la cui lettura dunque appare mo nel crocevia eversivo di cui parla Pellegrino, tuttaltro che peregrina. Nel novembre 2000, linchiesta sul 904 potrebbe vedere un fatto nuovo. Il governo di Bonn, infatti, ha modicato la legge che impediva lestradizione di cittadini tedeschi verso paesi dellUnione Europea. Schaudinn si fa intervistare dalla Frankfurter Rundschau, attaccando Vigna e giudicando improbabile 135 cosa che si riveler esatta. [...] che lItalia insista per lestradizione, Una nuova versione della vicenda emerge poi, alla ne del 2004, nellambito dei lavori della Commissione parlamentare Mitrokhin, ad opera del capogruppo di Alleanza Nazionale in commissione, on. Fragal, che da tempo persegue una radicale rilettura della strategia della tensione.136 A proposito del 904, egli rileva che nel quadro dellinchiesta del giudice francese Bruguiere sullorganizzazione Separat, facente capo al terrorista Carlos, sono stati acquisiti documenti della STASI, il disciolto servizio segreto dellex-DDR, che sosterrebbero il coinvolgimento di Carlos nella strage. LAssociazione dei familiari delle vittime parla di notizie strane e incredibili, criticando luso di tali documenti come se [...] fossero verit inconfutabili, oro colato, e ribadendo la tesi del connubio tra maa, banda della Magliana legata alleversione fascista emersa dalle varie sentenze, accanto a diversi tentativi di depistaggio. Fragal, dal canto suo, replica che il materiale dellinchiesta francese ltrato, controllato, riscontrato137. Otto mesi dopo, alla vigilia dellanniversario della strage di Bologna (rispetto a cui pure si sostiene il coinvolgimento di Carlos e del FPLP palestinese, riproponendo tesi avanzate da Gelli per le quali questi stato condannato per de138 Fragal e altri deputati di AN pongono nuovamente la questione pistaggio), con uninterpellanza urgente, citando il documento della STASI che attribuisce lattentato al gruppo Separat intanto acquisito dalla Commissione Mitrokhin e dallo stesso Vigna, ora procuratore azionale antimaa e chiedendo che la 139 A dicembre, avviciDirezione Nazionale Antimaa riferisca sulla vicenda. nandosi la ne dei lavori della Commissione, il suo presidente, sen. Guzzanti, rilascia unintervista in cui oltre a lanciare pesanti accuse a Prodi rispetto al caso Moro afferma che nelle carte dei paesi dellest esisterebbe addirittura 140 la certezza che stato Carlos a far saltare il treno 904. Nel marzo 2006, Guzzanti presenta la sua proposta di relazione, respinta da tutta lopposizione. Il sen. Marino, del PdCI, la denisce un assurdo, maldestro tentativo di mettere in discussione quanto acclarato dalla magistratura e le stesse sentenze denitive di condanna intervenute, sottolineando che in un documento del SISMI che ricostruiva la serie degli attentati compiuti del gruppo di Carlos non c traccia dellattentato al treno 904. La Commissione Mitro-

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khin, dunque, termina i suoi lavori senza conclusioni condivise. Se la relazione di maggioranza, presentata dal presidente Guzzanti, dedica un ampio capitolo alla questione Carlos, riprendendo parte delle tesi di Fragal, la relazione di 141 Nelle settimane successive, la minoranza rigetta invece questa impostazione. 142 Nel pista Carlos per le stragi di Bologna e del 904 nuovamente rilanciata. suo intervento alla manifestazione commemorativa del 2 agosto, il presidente dellAssociazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, la stigmatizza denendola depistaggio istituzionale, attirandosi cos la querela di un deputato di AN. Dal canto suo, il presidente dellAssociazione dei familiari delle vittime della strage di Natale, Antonio Celardo, esprime totale solidariet a Bolognesi, aggiungendo di condividere il suo giudizio sulloperato della Commissione Mitrokhin, le cui affermazioni sono giudicate strumentali e offensive anche 143 nei confronti delle vittime della strage sul treno rapido 904. Intanto, dopo che Misso stato nuovamente arrestato, stavolta con laccusa 144 col suicidio in carcere di Guido Cercola (trovato impiccato coi di omicidio, lacci delle scarpe), il 2 gennaio 2005, un altro protagonista della vicenda del 904 sparito. Il suo avvocato, che difende anche Cal, annuncia che era stata 145 La gi presentata unistanza contro la condanna denitiva dei due imputati. vicenda giudiziaria, dunque, chiusasi nora con due soli colpevoli, potrebbe riaprirsi. Ci che per qui interessa, in conclusione, una valutazione di tipo storico. certo, come ha detto Pellegrino, che anche nel caso della strage di Natale, c stata una serie di decit dindagine, per cui permangono zone di dubbio e ambiguit sulla sua natura, fermo restando che essa rappresenta uno degli eventi in cui maggiormente si intravede quella zona grigia, quella commi146 La stione di realt e gruppi diversi ma legati e convergenti, di cui si parlato. conclusione raggiunta dalla magistratura stata descritta: strage di maa, ma con addentellati e sostegni ancora non chiari. Il fatto che nellinchiesta siano stati coinvolti personaggi come Misso o Abbatangelo aveva aperto ulteriori piste. Per quanto riguarda Misso, n dagli anni 70 era in contatto con i gruppi neofascisti veneti, da sempre ritenuti tra i protagonisti attivi delle principali stragi di Stato, ma si parla anche di suoi presunti legami con settori dei servizi segreti; vi sarebbe, dunque, una sua contiguit [...] con una tta rete occulta fatta di pezzi di criminalit organizzata, eversione di destra e servizi segreti, oltre ai legami con la maa, e in particolare con le cosche facenti capo a Gerlando Alberti jr, sodale di Cal e organico al clan Misso. Afferm in proposito Vigna: sicuro che a Napoli operava la maa, cerano gruppi camorristici inseriti in Cosa nostra. Fu provato, per esempio, che nel gruppo di Misso gurava Gerlando Alberti junior, nipote di Gerlando

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Alberti senior, braccio destro di Pippo Cal. Non cera neppure bisogno di parlare di alleanza tra maa e camorra: era la maa che in un certo senso si alleava con se stessa. Alberti faceva parte del gruppo che realizz lazione dimostrativa al Banco di Roma e Messina, cui lo stesso Misso dir di aver partecipato. Il fatto poi che alla scomparsa dellagendina di Alberti sia seguito lomicidio di Graziella Campagna, la ragazza che lavorava nella lavanderia dove loggetto fu smarrito fatto per il quale Alberti stato incriminato getta ulteriori ombre su questi eventi, tanto che lassociazione e il comitato che hanno ricostruito la vicenda ipotizzano che lagendina contenesse gli elementi per individuare esecutori e 147 Quanto ai neofascisti veneti, nelle loro mandanti della strage del rapido 904. testimonianze Luongo e Ferraiuolo hanno parlato della presenza alle riunioni politiche del clan di alcuni padovani, rimasti senza volto148: un elemento, questo, forse non abbastanza approfondito, cos come il destino degli esplosivi del gruppo napoletano. Per quanto concerne invece Abbatangelo, la sua militanza nei settori pi duri della destra napoletana nota; due giorni dopo che il 18 gennaio 1984 la Camera aveva concesso lautorizzazione a procedere per un attentato compiuto contro una sezione del PCI a Napoli nel 1970, egli si era costituito, venendo poi scarcerato il 10 maggio e afdato in prova ai servizi sociali. Dei gruppi che ruotavano attorno a lui e che usavano praticare forme di violenza politica, ha parlato (poi ritrattando) Gamberale, mentre Esposito ha accennato a un appun149 Anche la presenza di Abbatangelo tamento con lui allindomani della strage. nellinchiesta, dunque, poteva far pensare a ulteriori legami e implicazioni. Tuttavia, sia Misso sia Abbatangelo sono stati assolti in via denitiva, fatta eccezione che per il reato di porto e detenzione di esplosivo, ed ovvio che su questo piano il dato giudiziario imprescindibile. C poi un altro aspetto, quello dei tentativi di depistaggio, di certe lentezze e anomalie nelle indagini, pure da pi parti denunciati, che fanno pensare a qualche tipo di protezione di cui avrebbe goduto qualche imputato in settori 150 Per la cronaca, va detto che dal canto suo lo stesso Misso dellapparato statale. ha ventilato un ruolo attivo dei servizi segreti, per a suo danno, alludendo a una possibile strumentalizzazione di Esposito e a un disegno cui non erano 151 estranei i Giuliano. Venendo al gruppo romano, la stessa gura di Schaudinn non pare sia stata valutata in tutto il suo signicato, per ci che essa comporta in termini di legami criminali, protezioni ecc. Ma sono soprattutto la gura e il ruolo di Cal, uomo di frontiera come lo ha denito Pellegrino tra la maa e vari altri poteri pi o meno occulti, e protagonista di diverse tra le vicende pi oscure della recente storia repubblicana, dal caso Calvi a quello Pecorelli, e la sua conti-

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guit a quella Banda della Magliana che pure costituiva il gruppo-simbolo della zona grigia, a rendere plausibile per la strage del 904 altri e pi complessi moventi rispetto al semplice tentativo di deviare lattenzione dalla maa. Uninterpretazione riduttiva questa ha scritto G. Cipriani dal momento che il gruppo che aveva organizzato la strage rappresentava interessi ben pi ampi di quelli della Cupola, per cui ipotizzabile che vi fosse anche un ne politico che non stato ancora completamente decifrato152. Secondo G. Flamini, si trattato di un altro e pi forte segnale al potere politico che aveva rotto il consolidato patto coi poteri criminali, dopo la provocazione della Brinks Securmark, 153 e aggiungiamo noi quella del Banco di Roma a Messina. Dal canto loro, le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi considerano lattentato al 904 una risposta non solo alla alluvione di mandati di cattura per maosi e camorristi, ma anche alla nuova attenzione dello Stato verso la vicenda della strategia della tensione, con la riapertura dei processi di piazza Fontana e di Brescia e limpegno a fare luce sulle stragi di Bologna e dellItalicus.154 Partendo da questi presupposti per giungere a conclusioni diverse, il parlamentare Luigi Cipriani, membro della Commissione Stragi, consider la strage di Natale un avvertimento da parte della struttura dei servizi segreti NATO afnch i politici interven[isser]o per bloccare tutte le inchieste; ma anche un tentativo di inuire sulla situazione politica, nel senso che elezione del presidente, revisioni costituzionali, governabilit e ordine [...] d[ovesser]o andare secondo gli obiettivi previsti dal piano di rinascita democratica di Gelli, come poi in parte avverr. In questo quadro, Cipriani ripropone la lettura della strage come strage di Stato, ipotizzando un ruolo dei servizi italiani e stranieri.155 La sua lettura, dunque, colloca la vicenda del 904 sulla scia degli altri eventi della strategia della tensione, e tuttavia appare lontana dalle risultanze giudiziarie e soprattutto carente di riscontri oggettivi. Limiti, questi ultimi, che si ritrovano ancor di pi nella pista Carlos, di cui si detto. In conclusione, probabile che la vicenda della strage di Natale debba essere ancora completamente chiarita. Certamente il suo collocarsi in una fase delicata per la politica e la societ italiana un dato signicativo. Si era sollevato il coperchio non solo sulla maa, ma anche sulla P2, le deviazioni dei servizi segreti, la destra eversiva, la Banda della Magliana ecc. Al tempo stesso la politica, mentre rendeva pi stretti i suoi legami col grande capitale (compreso quello nuovo, rampante, di Berlusconi), stava virando verso uno stile personalista e decisionista non privo di tratti autoritari, in un Paese dove il conitto sociale era ancora forte e il Partito comunista godeva del consenso di un elettore su tre.

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Lipotesi che poteri occulti maa ma non solo abbiano voluto mettere un freno allazione giudiziaria in corso, lanciare un ultimatum al potere politico, garantirsi ulteriori margini di impunit, e al tempo stesso porre una pesante ipoteca sullincipiente crisi della Prima Repubblica per orientare una transizione dagli esiti incerti verso sbocchi di tipo autoritario-affaristico, servendosi a tal ne anche del disorientamento conseguente a una strage, non appare peregrina. Come scrive lAssociazione dei familiari delle vittime, quello al 904 fu un attentato anomalo. Un attentato in cui pi chiaramente di altri si intravede lampiezza delle logiche criminali, i collegamenti tra esse, un attentato nel quale al ne eversivo fa da sfondo lombra inquietante dellelemento maoso; un nemico composito e nascosto, con molte facce e molte presenze dentro e fuori del nostro paese156.

Note
1 Un elenco delle vittime delle stragi dal 1947 al 1993 in: Associazioni di familiari vittime per stragi, Il terrorismo e le sue maschere. Luso politico delle stragi, Pendragon, Bologna 1996, pagg. 3-5. Per la nozione di doppio Stato applicata allItalia repubblicana, cfr. F. De Felice, Doppia lealt e doppio Stato, Studi storici, 1989, n. 3. 2 Si vedano tra gli altri i lavori di Giuseppe De Lutiis, Aldo Giannuli, e Francesco M. Biscione sul caso Moro. 3 P. Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato parallelo. LItalia oscura nei documenti e nelle relazioni della Commissione Stragi, Roma, Gamberetti, 1997, pagg. 369 e segg. Tra i giornalisti studiosi del fenomeno, Marco Fini, Roberto Faenza, Marco Sassano, Gianni Flamini, Gianni Cipriani, Paolo Cucchiarelli, Giorgio Boatti ecc.; nel caso del 904, Daniele Biacchessi. Tra i politici, Sergio Flamigni e Giovanni Pellegrino. Quanto al lavoro dei magistrati, le inchieste e le sentenze dei giudici Casson, Pradella, Salvini, e prima ancora del giudice Tamburino e di tanti altri, costituiscono contributi imprescindibili alla comprensione del fenomeno delle stragi e della strategia della tensione in Italia. 4 Sentenza della Corte dAssise di I grado di Firenze, presidente Sechi, 25 febbraio 1989 (dora in poi: Sentenza Sechi), pag. 54; Sentenza della Corte dAssise di I grado di Firenze, presidente M. De Roberto. 28 marzo 1991 (dora in poi: Sentenza De Roberto), pag. 15.

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P. Tramma, Rapido 904: la mancata verit, in www.reti-invisibili.net/rapido904. Per liter giudiziario, cfr. www.cedost.it. 6 Cfr. P. Craveri, La Repubblica dal 1958 al 1992, Editori Associati, Milano 1996, pagg. 893-896, 934935, 946; E. Santarelli, Storia critica della Repubblica, Feltrinelli, Milano 1996, pagg. 269-274, 288-290; Cronologia 1984, in www.strano.net/stragi/stragi/crono/crono84.htm. 7 G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, Editori Riuniti, Roma 1991, pagg. 290-298; G. Flamini, La banda della Magliana. Storia di una holding politico-criminale, Kaos, Milano 2002 [1994], pagg. 112, 116; L. Cipriani, La strage di Natale, in http://digilander.libero.it/infoprc.italicus.html. 8 G. C. Marino, Storia della maa, Newton & Compton, Roma 2002, pag. 295. 9 S. Lodato, Trentanni di maa, Rizzoli, Milano 2006, pagg. 146-154; Sentenza Sechi, cit., pag. 27. 10 Ibidem, pagg. 154-155. 11 Graziella Campagna. A 17 anni vittima di maa. Storie di trafcanti, imprenditori e giudici nella provincia dove la maa non esiste, a cura dellAssociazione Antimaa Rita Atria di Milazzo e del Comitato per la pace e il disarmo unilaterale di Messina: http://terrelibere.org/counter.php?riga=1148le=campagna.htm. Cfr. A. Mazzeo, La maa del Ponte, pure nel sito www.terrelibere.org. 12 G.C. Marino, Storia della maa, cit., pagg. 298-299; S. Lodato, Trentanni di maa, cit., pagg. 225227. 13 S. Lodato, Trentanni di maa, cit., pagg. 157-158; A. Galasso, 30 anni di maa, suppl. di Avvenimenti, 18 marzo 1992, pagg. 19-20; P. Craveri, La Repubblica dal 1958 al 1992, cit., pag. 941; Cronologia in www.fondazionecipriani.it. 14 F. Barbagallo, Napoli ne Novecento. Politici camorristi imprenditori, Einaudi, Torino 1997; G. Di Fiore, La camorra e le sue storie. La criminalit organizzata a Napoli dalle origini alle ultime guerre, UTET, Torino 2005, pagg. 185-186, 197. Cfr. anche Camorra e criminalit organizzata in Campania, a cura di F. Barbagallo, Napoli, 1988. 15 S. Lodato, op. cit., pagg. 191-192. 16 G. Flamini, La banda della Magliana. Storia di una holding politico-criminale, cit., pagg. 114-117. 17 Ivi, pagg. 10-13, 24-25, 64-65, 87; G. Cipriani, I mandanti. Il patto strategico tra massoneria, maa e poteri politici, Prefazione di G. De Lutiis, Editori Riuniti, Roma 1993, pag. 153; L. Mancuso, La struttura criminale della Banda della Magliana, intervento al convegno sulla Malaitalia, Roma, 19 ottobre 1990, in www.misteriditalia.it/banda-magliana; Sentenza-ordinanza del G.I. Gianfranco Viglietta, 25 giugno 1986. Cfr. anche Sentenza Sechi, cit., pagg. 227-240. 18 Cfr. lintervista a G. Pellegrino in P. Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato parallelo. LItalia oscura nei documenti e nelle relazioni della Commissione Stragi, cit., pagg. 362-363. 19 G. Flamini, La banda della Magliana..., cit., pagg. 112-113. 20 P. Calderoni, F. La Licata, Maa e padrini, la pista politica, LEspresso, 14 ottobre 1984. 21 Sentenza Sechi, cit., pagg. 9-10; L. Savonuzzi, Lorrore sla sul terzo binario, la Repubblica, 26 dicembre 1984; S. Acciari, Una strage contro tutti, LEspresso, 6 gennaio 1985; J. Serino, Il buio di quel tunnel maledetto mi ha inghiottito lanima. Per sempre, LArticolo, suppl. campano de lUnit, 19 dicembre 2004;. Si vedano anche i quotidiani del 24 e 25 dicembre 1984, e lintervento del ministro dellInterno Scalfaro alla Camera dei Deputati nella seduta del 27 dicembre 1984. 22 M. Boschi, Quelle maschere di sangue che uscivano dal tunnel..., lUnit, 23 dicembre 2004. 23 Sentenza Sechi, cit., pagg. 25-26; O.L. Scalfaro, Discorso alla Camera dei Deputati, 27 dicembre 1984. 24 Sentenza Sechi, cit., pagg. 61-63. 25 Interpellanza urgente Fragal ed altri, presentata alla Camera dei Deputati il 28 luglio 2005; S. Acciari, Una strage contro tutti, cit. 26 G. Bocca, La feroce risposta dei poteri in pericolo, la Repubblica, 25 dicembre 1984. 27 S. Acciari, Una strage contro tutti, cit.; Interpellanza urgente Fragal ed altri, cit. La frase di Gualtieri tratta da unintervista citata da Scalfaro nel suo discorso del 27 dicembre 1984.

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Atti parlamentari, Camera dei Deputati, IX Legislatura, Discussioni, Seduta del 27 dicembre 1984. Resoconto stenograco. 29 Formica aggiunge: I nostri servizi di sicurezza sono inefcienti perch cos li hanno voluti gli accordi internazionali. Non difendono lItalia perch non debbono difenderla. Sono funzionali alla nostra condizione di inferiorit. [...] Non puoi crescere in democrazia, non puoi accettare sde mondiali, [...] e avere dei servizi di sicurezza funzionali, nati e cresciuti per la subalternit internazionale (Col sangue lItalia stata avvertita, intervista a R. Formica, la Repubblica, 29 dicembre 1984). Ne seguiranno una polemica nella maggioranza e una rettica dello stesso Craxi (G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, cit., pagg. 303-304). 30 Atti parlamentari, Camera dei Deputati, IX Legislatura, Discussioni, Seduta del 27 dicembre 1984..., cit. 31 Interrogazioni e interpellanze sono ivi, in appendice. 32 Cronologia 1985, in www.strano.net/stragi/stragi/crono/crono85.htm. 33 Sentenza Sechi, cit., pagg. 25, 346-363; Sentenza della II Corte dAssise dAppello di Firenze, presidente La Cava, 14 marzo 1992 (dora in poi: Sentenza La Cava), pagg. 29-34. 34 G. Di Fiore, La camorra e le sue storie. La criminalit organizzata a Napoli dalle origini alle ultime guerre, cit., pagg. 259-261; G. Misso, I Leoni di Marmo, Arte Tipograca Editrice, Napoli 2003, pagg. 163-174 e passim. 35 Sentenza Sechi, cit., pagg. 366-372.
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Ivi, pagg. 391-394, 425. Secondo il pentito Luongo, Misso avrebbe deciso di partire perch le acque

erano imbrogliate. Cfr. Sentenza La Cava, cit., pagg. 34-35; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 337-338. 37 Deposizione Lugaresi al PM Mancuso del 6 febbraio 1985, citata in: Associazioni di familiari vittime per stragi, Il terrorismo e le sue maschere. Luso politico delle stragi, cit., pag. 75. 38 G. Flamini, La banda della Magliana..., cit., pagg. 122-123; Cronologia 1985, cit. Cfr. I soldi nelle stragi. 52 brani in sequenza, a cura di F. De Angeli (http://asi.telnetwork.it/quaderni/soldi_delle_stragi). 39 Sentenza La Cava, cit., pagg. 11-15; Sentenza Sechi, cit., pagg. 27-29, 109-144. In un successivo interrogatorio, Fiorini anticiper la consegna a prima del Natale 1984, tentando di scagionare Cercola (che pure sosterr questa tesi), ma poi ribadir la datazione di gennaio, confermata anche dai gli. 40 Sentenza Sechi, cit., pagg. 98-105, 154-168; Sentenza La Cava, cit., pagg. 25-28. 41 Sentenza Sechi, cit., pagg. 17-22; Sentenza La Cava, cit., pagg. 4-9, 130-132, 138-144. 42 Sentenza Sechi, cit., pagg. 10-16; Sentenza La Cava, cit., pagg. 9-11. 43 Sentenza Sechi, cit., pagg. 23-24. 44 Sentenza Sechi, cit., pagg. 29-30, 58-61. 45 Ivi, pagg. 105-108, 173-177, 221-224; Sentenza La Cava, cit., pagg. 17-19, 29-30. 46 G. Flamini, op. cit., pagg. 10-13, 123-124; Cronologia 1985, cit. 47 Sentenza Sechi, cit., pagg. 66-77; Sentenza La Cava, cit., pagg. 15-19, 124. 48 Sentenza La Cava, cit., pag. 125; Sentenza Sechi, cit., pagg. 30, 59-61. 49 Sentenza Sechi, cit., pagg. 461-462. 50 Sentenza Sechi, cit., pagg. 398-399, 392-394. 51 Gli arresti di Galeota e Misso sono descritti dallo stesso Misso (I Leoni di Marmo, cit., pagg. 186-189). In carcere egli ricever una lettera di solidariet della madre di Lombardi, che la Corte giudicher suggerita, se non proprio imposta, al ne di sviare i sospetti che sul Missi [sic] si addensavano (Sentenza Sechi, cit., pag. 629). 52 Sentenza Sechi, cit., pag. 412; Sentenza La Cava, cit., pagg. 38-39. 53 Sentenza La Cava, cit., pagg. 35-38; Sentenza Sechi, cit., pagg. 397, 428, 433-436, 486-489, 524, 550-553. 54 Sentenza Sechi, cit., pagg. 375-376, 379-382, 565; Sentenza La Cava, cit., pagg. 46-47; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 173-180.

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Sentenza De Roberto, cit., pagg. 324-327. G. Misso, I Leoni di Marmo, cit., pagg. 230-236, 242-244; Sentenza Sechi, cit., pagg. 249-262, 341. 57 Cfr. S. Lupo, Storia della maa, Donzelli, Roma 2004, pag. 279; G. Di Fiore, La camorra e le sue storie..., cit., pagg. 152-153, 185. 58 Sentenza La Cava, cit., pagg. 39-41; Sentenza Sechi, cit., pagg. 421-427, 440-442, 480-485, 509-525, 535-536, 554-556. 59 Sentenza Sechi, cit., pagg. 531-533. 60 Sentenza Sechi, cit., pagg. 492-504; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 242-250. 61 G. Misso, op. cit., pag. 250. 62 Cronologia in www.fondazionecipriani.it; G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, cit., pag. 305; G. Galli, Fra politica e servizi, Panorama, 8 dicembre 1985. Il maggiore Francavilla e il suo assistente saranno assolti dallaccusa di corruzione nel maggio 1993. 63 Sentenza Sechi, cit., pag. 464. 64 G. DAvanzo, La verit su quel Natale di sangue. Gli autori e i mandanti della strage sul rapido 904, la Repubblica, 20 dicembre 1985; G. Misso, op. cit., pagg. 254-259; Sentenza La Cava, cit., pagg. 3-4. 65 Cronologia in www.fondazionecipriani.it; G. Misso, op. cit., pag. 260; Ha pagato la verit con larresto, la Repubblica, 21 dicembre 1985. 66 S. Lodato, op. cit., pagg. 189-192 e segg. 67 Cfr. Sentenza della II Corte dAssise dAppello di Firenze, presidente Elio Pasquariello, 18 febbraio 1994 (dora in poi Sentenza Pasquariello), pag. 14. 68 Una sintesi dellordine di cattura emesso dal PM di Firenze Vigna il 9 gennaio 1986 in Sentenza Sechi, cit., pagg. 570-572, e in Sentenza La Cava, cit., pagg. 47-56. 69 Cronologia in www.fondazionecipriani.it; G. De Lutiis, op. cit., pag. 305; Il Messaggero, 13 gennaio 1986; G. Flamini, op. cit., pag. 122. 70 G. Misso, op. cit., pagg. 262-264. 71 Sentenza Sechi, cit., pagg. 444-445. 72 Sentenza Sechi, cit., pagg. 291-292, 571; Sentenza La Cava, cit., pag. 45; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 198-199. 73 Sentenza Sechi, cit., pagg. 281-282, 571; Sentenza La Cava, cit., pagg. 44-45; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 185-187. 74 Cronologia in www.fondazionecipriani.it; Audizione del prefetto A. Parisi, Capo della Polizia, presso la Commissione Stragi, 6 dicembre 1988, in: Senato della Repubblica Camera dei Deputati, X Legislatura, Commissione parlamentare dinchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, vol. I, Resoconti stenograci delle sedute. Dalla 1a alla 18a seduta (28 luglio 1988 - 23 maggio 1989), pag. 126. 75 Sentenza Sechi, cit., pagg. 262, 591, 608; S. Lodato, op. cit., pagg. 219-220, 230; G.C. Marino, Storia della maa, cit., pagg. 310-311. 76 Sentenza-ordinanza dellUfcio Istruzione del Tribunale di Firenze, G.I. Emilio Gironi, 3 novembre 1987. Stralci in: G. De Lutiis, op. cit., pagg. 305-306; Associazioni di familiari vittime per stragi, Il terrorismo e le sue maschere..., cit., pagg. 76-77; T. Baldi, Quel sodalizio con il cassiere della maa, Liberazione, 4 gennaio 2005. Cfr. anche la Repubblica, 2 ottobre 1988. 77 G. Cipriani, I mandanti. Il patto strategico tra massoneria, maa e poteri politici, cit., pagg. 152, 246; Sentenza La Cava, cit., pagg. 113-114. 78 Si vedano gli interventi del presidente L. Gualtieri nelle sedute del 4 e 6 ottobre e del 29 novembre 1988, in: Senato della Repubblica - Camera dei Deputati, X Legislatura, Commissione parlamentare dinchiesta sul terrorismo..., cit., vol. I, cit., pagg. 3, 22, 93. 79 Cfr. gli interventi di De Mita (23 novembre 1988), Gualtieri (29 novembre), Parisi (6 dicembre), L.

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Cipriani (14 dicembre), ivi, pagg. 62, 93, 125, 198. 80 Sentenza Sechi, cit., pagg. 1-8, 47-48. Cal, Cardone, Cercola, Di Agostino, Galeota, Misso, Pirozzi, Rotolo e Schaudinn sono imputati contemporaneamente nel procedimento parallelo apertosi con la morte della sedicesima vittima della strage, Gioacchino Tagliatatela, avvenuta il 24 maggio 1987. 81 Cronologia in www.fondazionecipriani.it; Audizione del prefetto A. Parisi, cit., pag. 126. 82 Sentenza Sechi, cit., pagg. 312-330; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 293-310, 318-322. 83 Sentenza Sechi, cit., pagg. 298-307, 512-514, 567-568; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 339-345. 84 Sentenza Sechi, cit., pag. 446; G. Misso, op. cit., pagg. 294-295. 85 Sentenza Sechi, cit., pagg. 297-298, 310; G. DAvanzo, Pentito accusa Misso: Organizz la strage, la Repubblica, 30 gennaio 1989; G. Misso, op. cit., pagg. 298-304. 86 Cronologia in www.fondazionecipriani.it; la Repubblica, 12 febbraio 1989; G. De Lutiis, op. cit., pag. 306. 87 Sentenza Sechi, cit., pagg. 674-686. 88 Sentenza Sechi, cit., pagg. 68, 97, 152-154, 168-195, 224-225. 89 Ivi, pagg. 241-263, 270-272, 338-341, 346. 90 Ivi, pag. 535 91 Ivi, pagg. 294, 298, 330, 410-412, 421, 432, 439-446, 478, 545. 92 Ivi, pagg. 505-509. 93 Ivi, pagg. 547-548, 557. 94 Ivi, pagg. 558-566, 573-578. 95 Per lanalisi delle posizioni individuali, cfr. ivi, pagg. 579-671. 96 Sentenza Sechi, cit., pag. 512; F.S., Un Espresso in ritardo, Il Secolo dItalia, 7 febbraio 1989; Cronologia in www.fondazionecipriani.it. 97 Sentenza La Cava, cit., pagg. 60-68. 98 Sentenza La Cava, cit., pagg. 68-70, 73-75. 99 Sentenza Pasquariello, cit., pagg. 19-20. 100 Sentenza della Corte dAssise dAppello di Firenze, presidente Catelani, 15 marzo 1990 (dora in poi: Sentenza Catelani). Cfr. Sentenza La Cava, cit., pagg. 70-71. 101 Sentenza Catelani, cit., pag. 375 e passim. Cfr. Sentenza La Cava, cit., pagg. 72, 75-82; Sentenza Pasquariello, cit., pagg. 16-17. 102 Cfr. Sentenza De Roberto, cit., pag. 44. 103 M. Ventura, Caso Abbatangelo, ultimo atto, Il Giornale, 21 marzo 1990; G. DellAquila, La Camera conferma, Abbatangelo resta libero, lUnit, 22 marzo 1990; F. Storace, Un processo ad armi pari. Caso Abbatangelo, il Parlamento condanna Vigna, Il Secolo dItalia, 23 marzo 1990. Cfr. Cronologia in www.fondazionecipriani.it. 104 Su Carnevale, lammazzasentenze, il magistrato pi amato dagli avvocati di Cosa nostra, lo specialista nellinsabbiamento dei processi, cfr. G.C. Marino, op. cit., pagg. 272-275, e S. Lodato, op. cit., pagg. 330-331. 105 Sentenza della I Sezione della Corte di Cassazione, presidente Carnevale, 5 marzo 1991 (dora in poi: Sentenza Carnevale), pagg. 36 e segg. Cfr. Sentenza La Cava, cit., pagg. 82-91, 225-226; Sentenza De Roberto, cit., pagg. 129-136. 106 Sentenza De Roberto, cit., pagg. 49-52, 197-198. Sulla campagna elettorale del 1983 e gli incontri di Misso con Abbatangelo e lo stesso segretario del MSI Almirante, cfr. G. Misso, op. cit., pagg. 102-117. 107 Sentenza De Roberto, cit., pagg. 21, 29, 33-35, 39-43, 46-47, 94-95, 148-150, 162-164. 108 Ivi, pagg. 137-139, 157-161, 165 e segg., 179-209, 351-359. 109 Ivi, pagg. 224-232, 240-241, 250-257, 278-283, 332, 359. 110 Cronologia in www.fondazionecipriani.it; Sentenza Pasquariello, cit., pagg. 24-26. 111 Sentenza La Cava, cit., pagg. 91-93, 164-165 e segg. 112 S. Lodato, op. cit., pag. 283; G.C. Marino, op. cit., pagg. 319-321.

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Sentenza La Cava, cit., pagg. 224, 250-253. Sentenza La Cava, cit., pagg. 103-109, 183-184, 190, 194-195. 115 Sentenza La Cava, cit., pagg. 128-129, 195-199, 221 116 Sentenza La Cava, cit., pagg. 224-241, 246-250. 117 F. Galati, La strage di Natale fu ordinata dalla maa, la Repubblica, 15 marzo 1992; una sentenza che sda la decisione della Cassazione, Corriere della Sera, 15 marzo 1992. 118 D. Di Fiore, La camorra e le sue storie..., cit., pagg. 261, 433; Corriere della Sera, 15 marzo 1992. Di Fiore attribuisce lagguato alla nascente cupola cittadina, un avvertimento mirante a ribadire la propria supremazia. 119 S. Lodato, op. cit., pagg. 285-309; G.C. Marino, op. cit., pagg. 314-324. 120 Cfr. G. Cipriani, I mandanti..., cit., pagg. 150-152; lUnit, 23 e 29 settembre 1992; Graziella Campagna. A 17 anni vittima di maa. Storie di trafcanti, imprenditori e giudici nella provincia dove la maa non esiste, cit. 121 Sentenza della V Sezione della Corte di Cassazione, presidente Guasco, 24 novembre 1992. 122 Cronologia, in www.fondazionecipriani.it. 123 G.C. Marino, op. cit., pag. 325; G. Cipriani, op. cit., pag. 151. 124 Cfr. le audizioni di Parisi in Commissione Stragi del 22 giugno 1993, in: Senato della Repubblica - Camera dei Deputati, XI Legislatura, Atti Parlamentari. Commissione parlamentare dinchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. Resoconti stenograci delle sedute, pag. 35; e il verbale della 45 seduta della Commissione parlamentare Antimaa, presieduta dallon. Violante, in www.liberliber.it/biblioteca/i/italia. 125 Cfr. Agenzia ANSA, 14 novembre 2000; http://almanaccodeimisteri.info/treni2000.htm. Lintervento di G. Russo Spena alla seduta del 30 giugno 1993 della Commissione Stragi in: Senato della Repubblica - Camera dei Deputati, XI Legislatura, Atti Parlamentari. Commissione parlamentare dinchiesta sul terrorismo..., cit., pagg. 137-138. 126 Audizione di Giuseppe Cal alla seduta del 21 ottobre 1993 della Commissione Stragi, ivi, pagg. 278-292. 127 Sentenza Pasquariello, cit., pagg. 27-29. 128 Ivi, pagg. 32-34, 37-40, 47, 53, 60-65, 80-82, 87. 129 Ivi, pagg. 80-82, 40, 87-107, 114 e segg., 124, 129-131. 130 Cronologia in www.fondazionecipriani.it. 131 La relazione Colaianni in: XI Legislatura, Atti della Commissione Stragi, doc. XXIII, n. 13. 132 G. Pellegrino, Il terrorismo, le stragi e il contesto storico-politico, bozza di relazione conclusiva dei lavori della Commissione Stragi, dicembre 1995, in http://clarence.supereva.com//contents/societa/memoria/ stragi, cap. I, Il nodo siciliano. Corsivo mio. 133 G. Pellegrino, Il terrorismo, le stragi e il contesto storico-politico, cit., cap. 11.3, Il crocevia eversivo e la strage del treno 904. 134 Cfr. G. Flamini, op. cit., pagg. 169-172, 218 e passim. 135 Agenzia ANSA, 14 novembre 2000; http://almanaccodeimisteri.info/treni2000.htm. 136 S. Ferrari, Strage di Bologna, la destra resuscita la pista Carlos e dei palestinesi, Liberazione, 31 luglio 2005. Nel quadro della sua iniziativa, Fragal ha riproposto, come difensore dellordinovista Giancarlo Rognoni nel processo per Piazza Fontana, la tesi della colpevolezza di Pinelli e Valpreda, e prima ancora ha avanzato il sospetto che autore della strage di Piazza della Loggia sia stato una delle vittime. 137 Agenzia ANSA, 23, 24 e 25 novembre 2004; http://almanaccodeimisteri.info/treni2004.htm. Si vedano anche i quotidiani degli stessi giorni. 138 S. Ferrari, Strage di Bologna, la destra resuscita la pista Carlos e dei palestinesi, cit.. 139 Interpellanza urgente Fragal e altri, Allegato B della Seduta n. 664 del 28 luglio 2005 della Camera dei Deputati. 140 Guzzanti: Prodi conosceva il covo di Moro, Corriere della Sera, 1 dicembre 2005.

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141 I verbali delle sedute (con lintervento del sen. L. Marino, del 7 marzo 2006) e le due relazioni, presen-

tate rispettivamente il 15 e il 23 marzo 2006, sono in: www.parlamento.it/parlam/bicam/14/Mitrokhin. 142 Cfr. ad es. M. Mazzanti, Strage di Bologna: la mano di Carlos anche nellattentato al treno 904, Il Secolo dItalia, 6 aprile 2006. 143 Il comunicato del presidente A. Celardo, del 6 agosto 2006, in www.stragetreno904.it. 144 D. Di Fiore, op. cit., pagg. 259, 431-432. 145 Il Messaggero, 3 e 5 gennaio 2005; ANSA, 4 gennaio 2005. 146 Intervista a G. Pellegrino in P. Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato parallelo..., cit., pagg. 362-363. 147 Graziella Campagna. A 17 anni vittima di maa..., cit. Cfr. A. Mazzeo, La maa del Ponte, cit. 148 Cfr. Sentenza Sechi, cit., pagg. 519, 550-551, 554. 149 Cfr. Sentenza Sechi, cit., pagg. 371-372, 509-514. 150 Ivi, pag. 403. Ha scritto il giudice Sechi: indiscutibile che a partire da un certo momento vi stata una caduta di interesse da parte dei CC nei confronti di Misso ed il suo gruppo in relazione alla strage e questa circostanza [...] collima con certe altre vicende di corruzione (poi risoltesi con assoluzioni) e con i tentativi, pi o meno larvati, di indirizzare altrove le indagini [...]. 151 G. Misso, op. cit., pagg. 286, 295. 152 G. Cipriani, op. cit., pagg. 97, 105, 153, 246 153 G. Flamini, op. cit., pag. 117. 154 Il terrorismo e le sue maschere..., cit., pagg. 74-75. 155 L. Cipriani, La strage di Natale, in www.fondazionecipriani.it. 156 Quel 23 Dicembre 1984, http://motoperpetuo.net/treno904/last.htm.

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Ipermedium libri
Collana memorabilia

Tzvetan Todorov Gli abusi della memoria Antonio Cavicchia Scalamonti, Gianfranco Pecchinenda La memoria consumata Maurice Halbwachs I quadri sociali della memoria Antonio Cavicchia Scalamonti La camera verde. Il cinema e la morte Pascal Bruckner La tentazione dellinnocenza Horst-Eberhard Richter Il complesso di Dio Jean-Jacques Lecercle Frankenstein: mito e losoa Jol Candau La memoria e lidentit Emmanuel Kattan Il dovere della memoria

Ipermedium libri
Collana societ moderna

Anthony Giddens Identit e societ moderna Gianfranco Pecchinenda Dellidentit. Analisi sociologiche Erik Davis Techgnosis. Miti magia e misticismo nellera dellinformazione Giovanni Bechelloni Svolta comunicativa. 1a ed. Alain Renaut Lindividuo. Riessioni sulla losoa del soggetto Alain Finkielkraut Nel nome dellAltro
Riessioni sullantisemitismo che viene

Jean-Jacques Wunenburger Luomo nellera della televisione Alain Finkielkraut Una voce dallaltra riva Luc Ferry, Marcel Gauchet Il religioso dopo la religione

Finito di stampare nel bese di dicembre 2006 presso la Graca Metelliana s.r.l., Cava de Tirreni (SA).

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