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DEI DOVERI

DEGLI UOMINI
DISCORSO

DI SILVIO PELLICO

EDIZIONE accentata secondo le norme della buona pronuncia italiana

DAL PROF. L. ENRICO FRANCESCHI

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MILANO CASA EDITRICE ITALIANA DI M. GUIGONI 1873

AVVERTENZA
Procaccia pure che la tua favlla sia grata per la buona scelta delle espressioni e per l'opportuna modulazione della voce. Chi parla amabilmente alltta quelli che l'ascoltano, e quindi, allorch tratterassi di persuaderli al bne o rimuoverli dal male, avr pi potenza su loro. Siamo obbligati di perfezionare tutti gli stromnti che Dio ci d per giovare a' nostri simili; e quindi anche il mdo di significare i nstri pensiri. PELLICO: Doveri

Fra i molti vizi di pronunzia della lingua italiana che odonsi di continuo in bocca d'Italiani e che andremo brevemente accennando, il pi grave di tutti, a parer nostro, si quello di non saper dare alle vocali e ed o, e alle consonanti s e z i loro giusti suoni. - Nel qual vizio mai non cadono i Toscani ammaestrati dalla balia, che in questa, come in altre cose di lingua, la sa pi lunga assai dei grammatici colle loro regole ed infinite eccezioni. Avendo infatti le due vocali e ed o un suono aperto e l'altro chiuso, e le due consonanti s e z un suono dolce ed uno gagliardo, per lo scambio di questi suoni le parole italiane di cui quelle lettere fanno parte, non solamente perdono quel grado di forza e di dolcezza che loro proprio, ma spesso ricevono un significato contrario al senso del discorso ed alla intenzione dello scrittore. In prova di ci, prendansi per esempio le parole accetta - botte - razza - fuso nelle quali entrano le quattro lettere prenotate. Se si pronunzier la e della parola accetta come suona nei monosillabi me te ecc., cio stretta, questa parola indicher lo strumento da spaccar legna; se invece sar pronunziata larga la vocale e come in spera, sfera, primavera, in tal caso la parola accetta sar la terza persona singolare del presente indicativo dal verbo accettare. Pronunziando l'o di botte come in Roma, domo ecc., vale a dire stretto, quel vocabolo vorr significare il vaso di legno cerchiato entro cui il vino si conserva; laddove se daremo alla vocale o il suono largo come in folle, molle, estolle, la parola botte sar il plurale di botta che significa percossa, e anche animale simile alla ranocchia. Se alla z della parola razza sar dato il suono dolce come in zanzara, pranzo, romanza, e come se fosse preceduta da un d e scritto dzandzara, prandzo, romandza, la parola razza che suoner come radza significher il pesce di tal nome; se poi la z sar pronunziata gagliardamente come in mazza, piazza, ragazza e come se avesse innanzi un t e fosse scritto matza, piatza, ragatza, il vocabolo tolto ad esempio indicher schiatta, generazione, specie, ecc. Riscontrasi pure doppio senso nella parola fuso, secondo che la s sar pronunziata dolce o gagliarda. Si dir pronunziata dolce la s quando suona come in sposo, vaso, ecc., e in questo modo la parola fuso sar il participio passato del verbo fondere; indicher poi quell'oggetto che serve a filare se la s sar pronunziata gagliarda come in so, sospiro, sostegno, ecc.1 A togliere adunque che nel corso di questo libro, il quale viene ristampato dalla Societ Editrice Italiana per la utilit dei giovanetti, incorrasi in tali sbagli di pronunzia, abbiamo reputato opportuno (come fece il Thouar nelle sue LETTURE) d'indicar con segni i vari suoni di cui son capaci le lettere sopraddette, ponendo cio l'accento grave (`) su tutte le e e gli o di suono largo e lasciando senza accento queste due vocali quando vanno pronunziate strette, e presentando in carattere corsivo le s e le z di suono dolce per distinguerle da quelle di suono gagliardo. E siccome i giovanetti e tutti gli stranieri che si danno allo studio della lingua italiana inciampano spesso, massime nelle parole sdrucciole, per non sapere quale sia la vocale della sillaba
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Il suono della s e della z che noi con molti chiamiamo dolce da altri chiamato sommesso, sottile e anche rozzo. 2

su cui cade l'accento, e dall'eccettuarne una piuttosto che un'altra cangia affatto il senso della parola, come in bitino e abitno, blia e bala, cntino e cantno, volino e violno, nttare e nettre, ecc.; cos a toglier ogni dubbio in questi casi abbiam posto l'accento acuto () sulla vocale su cui deve cadere l'accento, affinch sia reso il giusto significato delle parole impiegate dallo scrittore, lasciandovi per il grave ogni qual volta l'accento e il suono largo concorrano nella vocale stessa. In quanto poi agli altri vizi dei quali abbiam detto di voler far cenno, giova rammentare che non si deve pronunziare alla francese l'u italiano n scambiarlo col v o coll'o dicendo vuomo invece di uomo, pusto, punte invece di posto ponte, ecc.; dare all's il suono della z e viceversa, pronunziando contessa per contezza, ricchessa per ricchezza, ecc.; mutare il c in s nelle parole uscenti in sce sci, dicendo rincresse per rincresce, pesse per pesce, messi per mesci riessi per riesci, ecc.; oscurare il g nei vocaboli che terminano in gna, gne, gno, come bisogna, campagne, compagno, facendoli quasi suonare come se fosse scritto bisonia, campanie, companio. Sta poi anche bene il ricordare lo scambio che si fa del suono del t con quello del d, e del p con quello del b, pronunziando nobilmende, dolcemende, ecc. esembio, scembio, ecc., per nobilmente, dolcemente, esempio, scempio2. Indicati cos i principali difetti di pronunzia delle parole staccate, crederemmo mancante il nostro lavoro, se colla brevit che ci siamo imposti non dicessimo anche qualche cosa circa la pronunzia delle parole tra loro riunite nel discorso, del giusto colorito di esso, del modo insomma di leggere bene. Il ben leggere il primo scalino dell'arte del porgere, la quale pu allora trasmutarsi in bella recitazione e declamazione. Tutti leggono (dicono Larive e Lemercier), ma pochissimi sanno leggere. E ci dipende, soggiungiamo noi, dai cattivi metodi che si adoperano coi giovanetti in questa importantissima parte della educazione privata e pubblica. Imperciocch tra i vizi che si notano ordinariamente nelle scuole primeggia la cantilena o quell'uniforme alzarsi e abbassarsi della voce che un vero strazio ai ben costrutti orecchi e un indizio certo che non s'intende e non si sente bene quello che si legge. Non devono infatti i giovanetti avvezzarsi nella lettura a inflettere la voce a caso, e a modo di abito qualunque collocare gli accenti, ma invece, rispettati i segni ortografici, a porre in rilievo quelle parole che per il loro valore grammaticale e logico meritano di spiccare nelle proposizioni, nelle frasi e nei periodi, e dare in tal modo a ogni parte e all'insieme d'ogni discorso il conveniente colore. - Cos e non altrimenti si ottiene nella lettura la musica della parola parlata; e il lettore, facendo chiaramente comprendere e sentire quello che dice, rendesi gradito a chi lo ascolta. Educando in tal guisa i giovanetti nella lettura di cose adatte alla loro intelligenza, crediamo che con meno sbadigli si addestrerebbero all'analisi grammaticale e logica e alla infinita serie dei complementi dei quali hanno zeppe le grammatiche, e assai meglio di quello che non si faccia con aride regole e stecchiti esempi. Ma ad ottenere questo utile intento nella lettura fa mestieri por mente ad un'altra cosa interessantissima, vale a dire, di assuefare i giovanetti a contenersi nei giusti confini della propria voce e a non ispostarla mai; perch, oltre la spiacevolezza del suono, gli sforzi di essa possono nuocere agli organi della respirazione, i quali invece da un ben regolato esercizio ritrar debbono vigore e sviluppo. N da passarsi sotto silenzio il modo falso d'inspirare ed espirare durante la lettura, alla qual cosa tanto poco badano i maestri, sebbene arrechi danni fisici a chi legge, indebolisca la espressione della parola e produca sgradito effetto negli ascoltanti. L'inspirazione fuor di tempo o di abituali intervalli fa dei lettori tanti asmatici e rantolosi.

In questi difetti e in molti altri che riscontrarsi possono nei trattati di pronunzia, cadono specialmente i Lombardi, i Piemontesi e i Napoletani. - Infiniti poi sono i vizi di pronunzia che provengono dal raddoppiare, e dallo sdoppiare erroneamente le consonanti. 3

L'unico mezzo per evitare simile sconcio si di raccomandar sempre ai giovanetti di leggere adagio, d'inspirar poco, spesso e non mai a met parola e a senso rotto. Ecco quanto abbiam riputato opportuno di avvertire nella ristampa di questo libro; la cui utilit, se, come speriamo, verr riconosciuta ed apprezzata, ci sar sprone ad altri lavori di simil genere. L. E. FRANCESCHI.

Questo discorso dirtto ad un solo: ma lo pubblico, sperando pssa ssere utile alla giovent in generale. Non un trattato scientifico, non sono indagini recndite stai doveri. Mi pare che l'obbligazione di ssere onsto e religioso non abbia d'uopo di venir provata con ingegnosi argomenti. Chi non trva tai prve nella sua coscinza, non le trover mai in un libro. qui una pura enumerazione dei doveri che l'umo incontra nella sua vita; un invito a porvi mente ed a seguirli con generosa costanza. Mi sono proposto d'evitare ogni pompa di pensiri e di stile. Il soggtto sembravami esigere la pi schietta semplicit. Giovent della mia patria, ffro a te questo picciolo volume, con desidrio intnso che ti sia stimolo a virt e coperi a rnderti felice.

CAPO PRIMO. Necessit e pregio del dovere. All'ida del dovere l'umo non pu sottrarsi, ei non pu non sentire l'importanza di questa idea. Il dovere attaccato inevitabilmente al nstro essere; ce n'avvrte la coscienza fin da quando cominciamo appena ad avere uso di ragione; ce n'avvrte pi frte al crescere della ragione, e smpre pi frte quanto pi questo si svlge. Parimenti tutto ci ch' furi di noi ce ne avvrte, perch tutto si rgge per una legge armoniosa ed etrna: tutto ha una destinazione collegata ad esprimere la sapinza e ad eseguire la volont di quell'nte che causa e fine d'ogni csa. L'uomo pure ha una destinazione, una natura. Bisogna ch'ei sia ci ch'ei debb'ssere, o non stimato degli altri, non stimato da s medesimo, non felice. Sua natura d'aspirare alla felicit ed intendere e provare che non pu giungervi se non essndo buno, cio essndo ci che dimanda il suo bne in accrdo col sistma dell'univrso, colle mire di Dio. Se nel tmpo della passione siamo tentati di chiamare nostro bne ci che s'oppone al bne altrui all'ordine, non possiamo per persuadrcene; la coscinza grida di n. E cessata la passione, tutto ci che s'oppone al bne altrui, all'ordine, mette smpre orrore. L'adempimento del dovere talmente necessario al nstro bne che pure i dolori e la mrte, che sembrano ssere il pi immediato nstro danno, si cangiano in volutt per la mente dell'umo generoso che patisce e mure coll'intenzione di giovare al prssimo, o di conformarsi agli adorabili cenni dell'Onnipotnte. ssere l'umo ci che ei dbb'ssere, dunque ad un tmpo la definizione del dovere e quella della felicit. La religione esprime sublimemente questa verit, col dire che egli fatto ad immagine di Dio. Suo dovere e sua felicit sono d'ssere quest'immagine, di non voler ssere altra csa, di voler ssere buno, perch Dio buno e gli ha dato per destinazione d'innalzarsi a tutte le virt e diventare uno con Lui.

CAPO SECONDO. Amore della verit. Il primo de' nostri doveri si l'amore della verit, e la fede in essa. La verit Dio. Amare Dio ed amare la verit sono la stessa csa.
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Invigorisciti, o amico, a volere la verit, a non lasciarti abbagliare dalla falsa eloqunza di que' melanconici e rabbiosi sofisti che s'industriano a gettar dubbi sconfortanti sopra ogni csa. La ragione a nulla srve, e anzi nuce, quando si vlge a combattere il vero, a screditarlo, a sostenere ignobili supposizioni; quando trando disperate consegunze dai mali ond' sparsa la vita, nega la vita ssere un bne; quando, annoverti alcuni apparnti disordini nell'univrso, non vule riconoscervi un ordine; quando, colpita dalla palpabilit e dalla mrte de' crpi, abbrre dal credere un io tutto spirito e non mortale; quando chiama sogni le distinzioni tra vizio e virt; quando vul vedere nell'umo una fira e nulla di divino. Se l'umo e la natura fossero csa s abbominevole e s vile, perch prdere il tmpo a filosofare? Bisgnerbbe uccidersi: la ragione non potrbbe consigliare altro. Dacch la coscinza dice a tutti di vivere (l'eccezione di alcuni infermi d'intelltto nulla conclude); dacch viviamo per anelre al bne; dacch sentiamo che il bne dell'umo non gi d'avvilirsi e di confondersi co' vermi, ma di nobilitarsi e d'innalzarsi a Dio: chiaro non sservi altro sano uso della ragione, se non quello che fornisce all'umo un'alta ida della sua possibile dignit e che lo spinge a conseguirla. Ci riconosciuto, diamo arditamente bando allo scetticismo, al cinismo, a tutte le filosofie degradanti; imponiamoci di credere al vero, al bllo, al buno. Per credere, d'upo voler credere, d'upo amare fortemente il vero. Solo questo amore pu dare energia all'anima; chi si compiace di languire ne' dubbi la snrva. Alla fede in tutti i retti principii aggiungi il proponimento d'ssere tu medesimo smpre l'espressione della verit in tutte le tue parle ed in tutte l'pere tue. La coscinza dell'umo non ha ripso se non nella verit. Chi mnte, se anche non vine scoperto ha la punizione in s medesimo; egli snte che tradisce un dovere e si degrada. Per non prndere la vile abitudine di mentire, non v' altro mzzo che stabilire di non mentir mai. Se si fa una eccezione a questo proponimento, non vi sar ragione di non farne due, di non farne cinquanta, di non farne senza fine. E cos che tanti a grado a grado divntano orribilmente proclivi a fingere, ad esagerare e fino a calunniare. I tmpi pi corrotti sono quelli in cui pi si mnte. Allora la diffidnza generale, la diffidnza fino tra padre e figlio; allora l'intemperante moltiplicazione delle protste, de' giuramenti e delle perfidie; allora nella diversit delle opinioni politiche, religiose ed anche soltanto letterarie un continuo stimolo ad inventar fatti ed intenzioni denigranti contro l'altra parte; allora la persuasione che sia lecito deprimere in qualunque mdo gli avversarii; allora la smania di cercare testimonianze contro altrui e, trovtene di tali la cui leggerezza e falsit, manifsta l'impegnarsi a sostenerle, a magnificarle, a finger di crederle valevoli. Coloro che non hanno semplicit di cure stimano smpre doppio il cure altrui. Se uno che loro non piaccia, parla, pretndono che tutto sia detto da lui a mal fine; se uno che loro non piaccia, prga, o fa elemsina: ringraziano il cilo di non ssere ipcrita come lui. Tu, sebbn nato in secolo in cui il mentire ed il diffidare con eccsso sono csa s comune, tinti egualmente puro da que' vizi. Sii generosamente disposto a credere alla verit altrui, e s'altri non crede alla tua non adirartene; ti basti che splenda
Agli cchi di Colui che tutto vede.

CAPO TERZO. Religione.

Ponndo per fermo che l'umo dappi del bruto e ch'egli ha in s alcun che di divino, dobbiamo aver somma stima di tutti que' sentimenti che valgono a nobilitarlo: ed essndo evidnte che niun sentimento tanto lo nobilita quanto d'aspirare, malgrado le sue misrie, alla perfezione, alla felicit, a Dio, frz' riconoscere l'eccellnza della religione e coltivarla. Non ti sgomentino n i molti ipcriti n quei beffardi che avranno l'ardire di chiamarti ipcrita perch religioso. Senza frza d'animo non si possde alcuna virt, non s'adempie alcun altro dovere: anche per ssere pio, bisogna non ssere pusillanime. Meno ancra ti sgomenti l'ssere associato, come cristiano, con molti volgari ingegni, poco atti a capire tutto il sublime della religione. Perch anche il volgo pu e dbb'ssere religioso: non vero che la religione sia una volgarit. L'ignorante pure obbligato all'onest; arrossir perci l'uomo colto d'ssere onsto? I tui studi e la tua religione t'hanno recato a conoscere non sservi religione pi pura del cristianesimo, pi esnte d'errori, pi splndida di santit, pi manifestamente il carattere di divina. Non havvene altra che abbia tanto influito ad avanzare e generalizzare l'incivilimento ed abolire o mitigare la schiavit, a far sentire a tutti i mortali la loro fratellanza innanzi a Dio, la loro fratellanza con Dio stesso. Poni mente a tutto ci ed in particolare alla solidit delle sue prve striche: queste sono tali da rggere ad ogni spassionato esame. E per non andare illuso da sofismi contro il valore di quelle prve, congiungi all'esame la rimembranza del gran numero d'umini sommi che perftte le riconobbero, da alcuni dei robusti pensatori del nstro tmpo sino a Dante, sino a san Tomaso, sino a sant'Agostino, sino ai primi padri della Chisa. Ogni nazione t'ffre illustri nomi che nessun incrdulo osa sprezzare. Il clebre Bacone, tanto vantato dalla scula empirica, bn lungi dall'ssere incredulo come i pi caldi sui panegiristi, si profess smpre cristiano. Cristiano ra Grzio sebbne in alcune cse abbia errato, e scrisse un trattato Della verit della religione. Leibnizio fu uno dei pi ardnti sostenitori del cristianesimo. Newton non si vergogn di comporre un trattato Sulla concordia dei vangli. Locke scrisse Del cristianesimo ragionevole. Il nstro Vlta ra sommo fisico ed umo di vasta coltura, e fu tutta la vita virtuosissimo cattlico. Siffatte menti e tante altre valgono crto alcun che per attestare il cristianesimo ssere in perfetta armonia col senno, con quel senno, cio, ch' molteplice nelle sue cognizioni e nelle sue ricerche, non ristretto, non unilatere, non pervertito dalla libidine dello scherno e della irreligione.

CAPO QUARTO. Alcune citazioni. Fra gli umini rinomati nel mondo se ne annverano alcuni irreligiosi, e non pchi pini d'errori o di inconsegunze in punto di fede. Ma che perci? Tanto contro il cristianesimo in generale, quanto contro il cattolicismo, asserirono e nulla provarono; ed i principali tra loro non poterono evitare, in questa od in quella delle loro opre, di convenire della sapinza di quella religione che odiavano, o che s male eseguivano. Le seguenti citazioni, sebbne non abbiano pi il prgio della novit, nulla prdono della loro importanza, e giova qui ripterle: G. Giacomo Rousseau scrisse nel suo Emilio queste memorande parole: Confsso che la maest delle Scritture mi stupisce; la santit del Vangelo mi parla al cure.... Mirate i libri dei filsofi con tutta la loro pompa; quanto sono piccoli prsso questo!.... Possibile che un libro ad un tempo s sublime e s semplice sia pera d'uomini? Possibile che Colui del quale esso rca la stria non sia che umo?... I fatti di Scrate, de' quali niuno dubita, sono assai
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meno attestati di quelli di Ges Cristo. Inoltre sarbbe allontanare la difficolt e non distruggerla; sarbbe pi incomprensibile come parecchi umini concrdi avessero foggiato questo libro che non sialo che un solo abbiane fornito il soggtto... Ed il Vanglo ha caratteri di verit cos luminosi, cos perfettamente imitabili, che l'inventore di esso sarbbe pi maraviglioso dell'ere. Lo stesso Rousseau dice ancra: Fuggite quegli umini che, sotto pretsto di spiegare la natura, spargono ne' curi dottrine desolanti.... Rovesciando, struggndo, calpestando tutto ci che gli umini rispttano, tlgono agli afflitti l'ultima consolazione della loro miseria, a' potnti ed a' ricchi il solo freno delle loro passioni; strappano dal fondo de' cuori il rimrso del delitto, la speranza della virt, e vantansi d'ssere i benefattori del gnere umano. Non mai la verit (van dicndo) nociva agli umini. Cos credo pur io; ed , a parer mio, una prva che ci che insegnano non verit.... Montesquieu, bench non irreprensibile in fatto di religione, si sdegnava di coloro che attribuiscono al cristianesimo colpe che non ha. Bayle, dic'egli, dopo di aver insultato a tutte le religioni, vilipnde la cristiana. Ardisce d'asserire che veri cristiani non formerbbero uno Stato il quale potesse sussistere. Perch no? Sarbbero cittadini sommamente illuminati sui loro doveri e che avrbbero grandissimo zlo per adempirli. Sentirbbero benissimo i diritti della difesa naturale; quanto pi crederbbero di dovere alla religione, tanto pi crederbbero di dovere alla patria... Cosa mirabile! La religione cristiana, che non sembra avere per oggtto se non la felicit dell'altra vita, fa ancra la felicit nstra in questa (v. Spirito delle leggi, lib. III, cap. VI). E pi oltre: Egli un ragionare malamente contro alla religione, l'adunare in una grand'pera una lunga enumerazione de' mali che con li vennero, se non si fa pure quella dei bni da li cagionati... Chi volesse raccontare tutti i mali prodotti nel mondo dalle leggi civili, dalla monarchia, dal govrno repubblicano, dirbbe cse spaventevoli... Se ci sovvenissero le stragi continue de' re e dei capitani grci e romani, la distruzione de' ppoli e delle citt fatta da que' condottiri, le violnze di Timur e di Gengiskan che devastarono l'Asia, troveremmo che desi al cristianesimo e nel govrno un certo diritto politico, e nella gurra un crto diritto delle gnti, delle quali cse la natura umana non potrbb'ssere abbastanza grata (ivi, l. XXIV, c. II. e III). Il grande Byron, ingegno meraviglioso, che s sciaguratamente s'avvezz ad idolatrare or la virt ora il vizio, or la verit or l'errore, ma che pur ra tormentato da viva sete di verit e di virt, attest la venerazione ch'egli ra costretto d'avere pr la dottrina cattlica. Vlle che fossa educata cattolicamente una sua figlia; ed nota una lttera di lui dove, parlando di questa risoluzione, dice aver cos voluto, perch in niuna chisa gli appariva tanta luce di verit quanto nella cattolica. L'amico di Byron ed il pi alto pota che sia rimasto d'Inghilterra dopo di lui, Tomaso Moore, dopo ssere stato dubbio lunghi anni sulla scelta d'una religione, fece studi profondi sul cristianesimo, ravvis non avervi mdo di ssere cristiano e bun logico senza ssere cattlico, e scrisse le indagini da lui fatte e l'irresistibile conclusione a cui gli fu frza venire. Salute, sclama egli, salute, o Chisa una e verace! O tu che si l'unica via della vita, ed i cui tabernacoli soli non conoscono la confusione delle lingue! L'anima mia ripsi all'ombra de' tuoi santi mistri: lunge da me egualmente e l'empiet che insulta all'oscurit loro, e la fede imprudnte che vorrbbe scandagliare il loro secreto. All'una ed all'altra rivlgo il linguaggio di sant'Agostino: Tu ragiona, io ammiro; disputa, io creder; veggo l'altezza, sebbne io non pervnga a tutta la profondit3

CAPO QUINTO.
Vedi Travels of an Irish gentleman... ecc., cio i Viaggi d'un Irlandese in cerca d'una religione, con note e schiarimenti di Tomaso Moore. 8
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Proponimento sulla religione. Le accennate considerazioni e le infinite prve che stanno a favore del cristianesimo e della sola nostra Chisa ti facciano riptere simili parole: ti facciano dire risolutamente: - Vglio ssere insensibile a tutti quegli argomenti smpre speciosi ed inconcludentissimi con cui la mia religione attaccata. Vedo non ssere vero ch'ella si opponga ai lumi. Vedo non ssere vero che convenisse in tempi rozzi e non pi ora, giacch, dopo aver convenuto alla civilt romana, agli stati variatissimi del vo mdio, convenne a tutti i popoli che dopo il mdio vo tornarono ad incivilirsi, e convine pur oggi ad intelltti i quali non cdono in elevazione ad alcuno. Vedo che da' primi eresiarchi sino alla scula di Voltaire e compagni, e poi sino ai San-Simoniani de' nostri d, tutti si vantarono d'insegnar csa migliore, e nessuno pot mai. Dunque? Dunque, mentre mi glrio d'essere nemico della barbarie ed amico dei lumi, mi glrio d'ssere cattlico, e compiango chi mi deride, chi ostnta di confondermi co' superstiziosi e co' farisei. Ci veduto e protestato, sii coernte e fermo. Onora la religione quanto pi pui co' tui afftti e col tuo ingegno, e professala fra crednti e fra non crednti. Ma professala non con adempire freddamente e materialmente le pratiche del culto, bens animando l'osservanza di quelle pratiche con pensiri elevati; innalzandoti ad ammirare la sublimit de' mistri senza volerli arrogantemente spiegare; penetrandoti delle virt che ne derivano e non dimenticando mai che la sola adorazione delle preci nulla vale, se non ci proponiamo di adorar Dio in tutte le nstre pere. Alla mente d'alcuni splnde la bellezza e la verit della religione cattlica; sntono che niuna filosofia pu ssere pi di li filosofca, pi di li avvrsa ad ogni ingiustizia, pi di li amica di tutti i vantaggi dell'umo, - e nondimeno seguono la trista corrnte, vivono come se il cristianesimo fosse un affare di volgo, e l'umo gentile non dovesse parteciparvi. Quelli sono pi colpevoli dei veri increduli, e ve n'ha molti. Io, che fui di siffatti, so che non si sce di quello stato senza sfrzo. Operalo, se tu mai vi cadi. L'altrui scherno nulla pssa su te quando si tratta di confessare un degno sentimento; il pi degno de' sentimenti si quello di amar Dio. Ma nel caso che tu abbia a passare da false dottrine o da indifferenza alla sincera professione della fede, non dare agl'incrduli lo scandaloso spettacolo della ridicola bacchettoneria e de' pusillanimi scrupoli; sii umile innanzi a Dio ed innanzi ai mortali, ma non ssere mai dimentico della tua dignit di umo n apostata della sana ragione. La sola ragione di chi insuperbisce ed dia contraria al Vangelo.

CAPO SESTO. Filantropia o carit. Unicamente mediante la religione l'umo snte il dovere d'una schitta filantropia, d'una schitta carit. La parola carit stupnda voce, ma anche quella di filantropia, sebbne molti sofisti n'abbiano abusato, santa. L'Apstolo se ne serv per significare amore dell'umanit, ed anzi l'applic a quell'amore dell'umanit ch' in Dio medesimo. Leggesi nell'Epistola a Tito, c. II. 11 ( quando apparve la benignit e la filantropia del salvator nstro Iddio....). L'Onnipotnte ama gli umini e vule che ciascuno di noi gli ami. Non c' dato, come gi notammo, sser buni, sser contnti di noi, stimarci, se non a condizione d'imitare Lui in questo generoso amore: desiderare virt e felicit al nstro prssimo, beneficarlo ove possiamo.
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Quest'amore comprnde quasi ogni umano prgio ed fino parte essenzialissima dell'amore che dobbiamo a Dio, siccome da parecchi sublimi passi de' Libri Sacri e notabilmente da questo: Il re dir a coloro che saranno a sua dstra: Venite, o benedetti dal Padre mio, possedete il regno a voi preparato sin dalla costruzione del mondo. Ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui straniro, e m'accoglieste; nudo, e mi copriste; infermo, e mi visitaste; carcerato, e veniste a me. Allora gli risponderanno i giusti dicndo: Signore, e quando ti vedemmo noi famlico, e ti pascemmo? sitibondo, e ti demmo da bere? quando vedemmoti straniro, e t'accogliemmo? e nudo e ti coprimmo? e quando vedemmoti infermo od in carcere, e venimmo a te? E rispondendo il re, dir loro: S, vi dico: ogni vlta che ci faceste ad uno di questi mii fratlli, per quanto picciolo fosse, a me il faceste (Matt. c XXV). Formiamoci dell'umo un tipo elevato nella mente e procacciamo d'assomigliarci a lui. Ma che dico? il tipo ci dato dalla nstra religione; e oh di qual eccellnza! Colui ch'ella ci offre da imitare l'umo frte e mansuto in sommo grado. - il nemico irreconciliabile dell'oppressione e dell'ipocrisia, - il filantropo che tutto perdona, furch la malvagit impenitnte, - quegli che pu vendicarsi e non vuole, - quegli che s'affratlla a' pveri e non imprca a' fortunati della trra, purch si rammentino ssere fratlli de' pveri, - quegli che non valuta gli uomini dal loro grado di sapere o di prosperit, ma dagli afftti del cure o dalle azioni. Egli l'unico filosofo, in cui non si scrne la pi piccola macchia; egli la manifestazione pina di Dio in un nte della nstra specie; egli l'Umo-Dio. Chi ha nella mente s degno mdello con quanta rivernza non guarder l'umanit? l'amore smpre proporzionato alla stima. Per amar molto l'umanit, bisogna molto stimarla. Chi per lo contrario ha dell'umo un tipo meschino, ignbile, incrto; chi si compiace di considerare il genere umano qual gregge di astute e di scicche fire, nate a null'altro che cibarsi, procreare, agitarsi e tornar polvere; chi non vul vedere nulla di grande nell'incivilimento, nelle scinze, nelle arti, nella ricerca della giustizia, nella incontentabile nostra tendnza al bllo, al buno, al divino, ah! qual ragione avr costui di rispettare sinceramente il suo simile, d'amarlo, di spingerlo seco all'acquisto della virt, d'immolarsi per giovargli? Ad amare l'umanit, d'upo saper mirare, senza scandalezzarsi, le sue debolezze, i sui vizi. Laddove la veggiamo ignorante, pensiamo quale alta facolt dell'umo pur sia il potere uscire di tanta ignoranza, facndo uso dell'intelltto. Pensiamo quale alta facolt dell'umo pur sia il potere, anche in mezzo a molta ignoranza, praticare sublimi virt sociali, il coraggio, la compassione, la gratitudine, la giustizia. Quegl'individui che mai non procdono ad illuminarsi n mai si danno a praticare la virt sono individui, e non l'umanit. Se e quanto saranno scusabili, nto a Dio. Ci basti che non sar dimandato conto ad alcuno, se non della somma che avr ricevuto.

CAPO SETTIMO. Stima dell'uomo.

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Miriamo nell'umanit coloro che, attestando in s medesimi la morale grandezza di essa, c'indicano ci che dobbiamo aspirare di divenire. Non potremmo agguagliarci in fama a loro, ma non questo che imprta. Smpre possiamo a loro agguagliarci in intrno prgio, cio nella coltura dei nobili sentimenti, ogni vlta che non siamo abrti od imbecilli, ogni vlta che la nstra vita, dotata d'intelligenza, estndasi alquanto al di l dell'infanzia. Quando siamo tentati di disprezzare l'umanit, vedndo co' nostri cchi, o leggndo nella stria molte sue turpitudini, poniamo mente a quei venerandi mortali che pur nella stria splndono. L'iracondo, ma generoso Byron, mi diceva ssere questo l'unico mdo con cui potesse salvarsi dalla misantropia. - Il primo grande umo che mi ricorre alla mente, dicevami egli, smpre Mos: Mos che rialza un ppolo avvilitissimo; che lo salva dall'obbrbrio dell'idolatria e della schiavit; che gli detta una legge piena di sapinza, vincolo mirabile tra la religione de' patriarchi e la religione de' tmpi inciviliti, ch' il Vanglo, Le virt e le istituzioni di Mos sono il mzzo con cui la provvidnza produce in quel ppolo valnti umini di stato, valnti guerriri, egrgi cittadini, santi zelatori dell'equit, chiamati a profetare la caduta de' suprbi e degli ipocriti, e la futura civilt di tutte le nazioni. Considerando alcuni grandi uomini e principalmente il mio Mos, soggiungeva Byron, ripto sempre con entusiasmo quel sublime vrso di Dante:
Che di vederli in me stesso m'esalto!

e ripiglio allora bun conctto di questa carne di Adamo e degli spiriti che prta. Queste parle del sommo peta britannico mi restarono imprsse indelebilmente nell'animo, e confsso di aver tratto pi di una vlta gran giovamento dal far come lui allorch l'orribile tentazione della misantropia m'assalse. I magnanimi che furono e che sono bastano a smentire chi ha basse ide della natura dell'umo. Quanti se ne videro nella remta antichit! quanti nella barbarie del mdio vo e ne' secoli della moderna civilt! L i martiri del vero; qua i benefattori degli afflitti; altrove i padri della Chisa, mirabili per colossale filosofia e per ardnte carit; dappertutto valorosi guerriri, propugnatori di giustizia, ristoratori dei lumi, sapinti poti, sapinti scienziati, sapinti artisti! N la lontananza dell'et, o le magnifiche srti di quei personaggi ce li facciano immaginare quasi di spcie divrsa dalla nostra. No: non erano in origine pi semidi di noi. rano figli della dnna; dolorarono e piansero come noi; dovettero, come noi, lottare contro le male inclinazioni, vergognare talvlta di s, faticare per vincersi. Gli annali delle nazioni e gli altri monumenti rimasti non ci ricrdano se non piccola parte delle sublimi anime che vissero sulla trra. Ed a migliaia e migliaia sono tuttod coloro che, senza avere alcuna celebrit, onorarono co' frutti della mente e colle rtte azioni il nome d'umo, la fratellanza che hanno con tutti gli egrgi, la fratellanza, ripetiamolo, che hanno con Dio! Rammemorare l'eccellnza e la moltitudine de' buni non illudersi, non guardare il solo bllo dell'umanit, negando sservi cpia d'insensati e di pervrsi. I pervrsi e gl'insensati abbondano, s; ma ci che vuolsi rilevare si : - che l'umo pu ssere mirabile per senno, - che pu non pervertirsi, - che pu anzi in ogni tmpo, in ogni grado di coltura, in ogni fortuna, nobilitarsi con alte virt, - che, per tali considerazioni, ha diritto alla stima di qualunque intellignte creatura. Dandogli la dovuta stima, vedndolo spinto vrso la perfezione infinita, vedndolo appartenere al mondo immortale delle ide pi che non ai quattro giorni in che, simile alle piante ed alle fiere, apparisce sotto le leggi del mondo materiale, - vedndolo capace almeno d'uscire d'infra lo studio delle fiere e dire: Io sono dappi di voi tutte e d'ogni csa terrena che mi circondi! - noi sentiremo crescere i nstri palpiti di simpatia per lui. Le sue stesse miserie, i suoi stessi errori ci commoveranno a maggior piet, sovvenendoci qual nte grande egli sia. Ci affliggeremo che il re delle creature s'avvilisca; agogneremo or di velare religiosamente i suoi trti, or di prgergli la mano perch si rialzi dal fango, perch ritorni all'elevazione dond' caduto; esulteremo ogni vlta che lo
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vedremo mmore della sua dignit, mostrarsi invitto in mezzo a' dolori ed agli obbrbri, trionfare delle pi ardue pruve, approssimarsi con tutta la gloriosa pssa della volont al suo tipo divino!

CAPO OTTAVO. Amore di patria. Tutti gli afftti che stringono gli umini fra di loro e li portano alla virt sono nbili. Il cinico, che ha tanti sofismi contro ogni generoso sentimento, sule ostentare filantropia per deprimere l'amor patrio. Ei dice: - La mia patria il mondo; il cantuccio nel quale nacqui non ha diritto alla mia prefernza, dacch non pu sopravanzare in prgi tante altre trre ove si st od egualmente bne o mglio; l'amor patrio non altro che una spcie d'egoismo accomunato fra un gruppo d'umini per autorizzarsi ad odiare il rsto dell'umanit. Amico mio, non ssere ludibrio di cos vile filosofia. Suo carattere vilipndere l'umo, negare le virt di lui, chiamare illusione o stoltezza o perversit tutto ci che lo sublima. Agglomerare magnifiche parle in biasimo di qualunque ttima tendnza, di qualunque fmite al bne sociale, arte facile ma spregevole. Il cinismo tine l'umo nel fango; la vera filosofia quella che anla di trarnelo, ella religiosa ed onora l'amor patrio. Crto, anche dell'intiero mondo possiamo dire ch' nstra patria. Tutti i ppoli sono frazioni d'una vasta famiglia, la quale per la sua estensione non pu venir governata da una sola reggnza, sebbne abbia per suprmo signore Iddio. Il riguardare le creature della nstra spcie come una famiglia vale a rnderci benvoli all'umanit in generale. Ma tal veduta non ne distrugge altre parimenti giuste. Egli anche un fatto che l'umanit si divide in ppoli. Ogni ppolo quell'aggregato d'umini che religione, leggi, costumi, identit di lingua, d'origine, di glria, di compianti, di speranze, o, se non tutti, la pi parte di questi elementi, uniscono in particolare simpatia. Chiamare accomunato egoismo questa simpatia e l'accordo degli interssi fra i mmbri d'un ppolo sarbbe quanto se la mana della satira volesse vilipndere l'amor patrno e l'amor filiale, dipingndoli come una congiura tra ogni padre ed i figli sui. Ricordiamoci smpre che la virt moltilatere; che dei sentimenti virtuosi non v'ha uno il quale non dbba venir coltivato Pu alcuno d'essi, diventando esclusivo, riuscire nocevole? Non divnti esclusivo, e non sar nocevole. L'amore dell'umanit egrgio, ma non dve vietare l'amore del lugo nativo; l'amore del lugo nativo egrgio, ma non dve vietare l'amore dell'umanit. Obbrbrio all'anima vile che non applaude alla moltiplicit d'asptti e di motivi che pu prndere fra gli umini il sacro istinto d'affratellarsi, di scambiarsi onore, aiuti e gentilezza! Due viaggiatori europi s'incontrano in altra parte del globo; uno sar nato a Torino, l'altro a Londra. Sono europi; questa comunanza di nome costituisce un crto vincolo d'amore, un crto, diri quasi, patriotismo, e quindi una lodevole sollecitudine di prestarsi buni uffici. cco altrove alcune persone che stntano a capirsi; non parlano abitualmente la stessa lingua. Non credereste che potesse sservi patriotismo fra loro. V'ingannate. Sono Svizzeri, questo di cantone italiano, quello di francese, quell'altro di tedesco. L'identit del legame politico che li protgge, supplisce alla mancanza d'una lingua comune, li affeziona, li fa contribuire con generosi sacrifizi al bne d'una patria che non nazione. Vedi in Italia, od in Germania, un altro spettacolo: uomini vivnti sotto divrse leggi e divenuti quindi ppoli divrsi, talvolta costretti a guerreggiare un contro all'altro. Ma parlano, od almeno scrivono tutti la stessa lingua; onorano avi comuni, si glriano della medesima letteratura;
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hanno gusti consimili, un altrno bisogno d'amicizia, d'indulgnza, di conforti. Questi motivi li fanno tra loro pi pii, pi concitati a gare gentili. L'amor patrio, e quando si applica ad un paese vasto e quando si applica ad un piccolo, smpre sentimento nbile. Non v' parte d'una nazione che non abbia le sue prprie glrie: principi che le diedero potnza relativa, pi o meno considerevole; fatti strici memorabili; istituzioni bune; importanti citt; qualche onorevole impronta dominante nell'indole; umini illustri per coraggio, per politica, per arti e scinze. Vi sono quindi anche ad ognuno ragioni di amare con qualche predilezione la nativa provincia, la nativa citt, il nativo borgo. Ma badisi che l'amor patrio, tanto ne' pi ampli sui circoli, quanto ne' pi ristretti, non facciasi consistere nel vano insuperbire d'essere nato in quella terra, e nel covare indi dio contro altre citt, contro altre province, contro altre nazioni. Un patriotismo illiberale, invido, feroce, invece d'ssere virt, vizio.

CAPO NONO. Vero patriota. Per amare la patria con vero alto sentimento dobbiamo cominciare da darle in noi medesimi tali cittadini di cui non abbia ad arrossire, di cui abbia anzi ad onorarsi. ssere schernitori della religione e dei buoni costumi, ed amare degnamente la patria, cosa incompatibile, quanto sia incompatibile l'esser degno estimatore d'una dnna amata, e non riputare che vi sia bbligo d'ssere fedele. Se un umo vilipnde gli altari, la santit coniugale, la decnza, la probit, e grida: Patria, patria! non gli credere. Egli un ipcrita del patriotismo, egli un pessimo cittadino. Non v' bun patrita, se non l'umo virtuoso, l'umo che snte ed ama tutti i sui doveri, e si fa studio di seguirli. Ei non si confonde mai n coll'adulatore dei potnti, n coll'odiatore maligno d'ogni autorit: sser servile ed ssere irrivernte sono pari eccsso. Se egli in impighi di govrno, militari o civili, il suo scpo non la propria ricchezza, ma s l'onore e la prosperit del principe e del ppolo. S'egli cittadino privato, l'onore e la prosperit del principe e del ppolo sono egualmente suo vivissimo desiderio, e nulla che vi si opponga pera egli, ma anzi tutto pera che pu a fine di contribuirvi. Ei sa che in tutte le societ vi sono abusi, e brama che si vadano correggndo, ma abbrre dal furore di chi vorrbbe corrggerli con rapine e sanguinose vendette; perocch di tutti gli abusi questi sono i pi terribili e funsti. Ei non invca n suscita dissensioni civili, egli anzi coll'esmpio e colle parle moderatore, per quanto pu, degli esagerati e fautore d'indulgnza e di pace. Non cssa d'ssere agnllo, se non quando la patria in pericolo ha bisogno d'essere difesa. Allora divnta leone: combatte e vince, o mure.

CAPO DCIMO. Amor filiale.

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La carrira delle tue azioni comincia nella famiglia: prima palstra di virt la casa patrna. Che dire di coloro i quali pretndono di amare la patria, i quali ostntano eroismo, e mancano a s alto dovere qual la piet filiale? Non v' amor patrio, non v' il minimo grme di eroismo laddove nera ingratitudine. Appena l'intelltto del fanciullo s'apre all'ida dei doveri, natura gli grida: Ama i tuoi genitori. L'istinto dell'amor filiale s forte che sembrerbbe non sservi d'upo di cura per nutrirlo tutta la vita. Nondimeno, come gi dicemmo, a tutti i buni istinti bisogna che diamo la conferma della nstra volont, altrimenti si distruggono; bisogna che la piet vrso i parnti sia da noi esercitata con fermo propsito. Chi si prgia d'amar Dio, d'amar l'umanit, d'amar la patria, come non avrbbe somma rivernza di coloro pei quali divenuto creatura di Dio, umo, cittadino? Un padre ed una madre sono naturalmente i nstri primi amici; sono i mortali a cui dobbiamo di pi: vrso di loro siamo nel pi sacro mdo tenuti a gratitudine, a risptto, ad amore, ad indulgenza, a gentile dimostrazione di quei sentimenti. E pur troppo facile che la grande intimit in cui viviamo colle persone che pi davvicino ci appartngono, ci avvezzi a trattarle con sovrchia trascuratezza, con poco studio d'ssere amabili e d'abbellire la loro esistnza. Guardiamoci da simil trto. Chi vule ingentilirsi, dve portare in tutte le sue affezioni una crta volont d'esattezza e d'eleganza che dia loro quella perfezione che pssono avere. Aspettare a mostrarsi cortese osservatore d'ogni piacevole riguardo furi di casa, e mancare intanto d'ossquio e di soavit co' genitori, irragionevolezza e colpa. I costumi blli vanno imparati assiduamente, e cominciano dal seno della famiglia. Che male vvi, dicono taluni, di stare in tutta libert coi parenti? Gi sanno d'ssere amati da' figli, anche senza la smrfia delle graziose esteriorit, anche senza obbligar questi a dissimulare le loro noie e le loro rabbiette. - Tu che brami di non riuscire volgare, non ragionar cos. Che se stare in libert vuol dire sser villano, ella villania; non v' intrinsichezza di parentla che la giustifichi. Quella mente che non ha il coraggio di faticare in casa, come furi di casa, per ssere gradevole altrui, per acquistare ogni virt, per onorare l'umo in s stesso, per onorare Dio nell'uomo, mente pusillanime. A riposarsi dalla nbile fatica d'ssere buno, cortese, delicato, non v' altro tmpo che il sonno. L'amor filiale un dovere non solo di gratitudine, ma d'impreteribile conveninza. Nel caso raro che taluno abbia parnti poco benvoli, poco in dritto d'esigere stima, il solo ssere quelli gli autori della sua vita d loro una s rispettabile qualit ch'ei non pu senza infamia, non dir vilipnderli, ma n tampoco trattarli con noncuranza. In tal caso, i riguardi che user loro saranno un maggior mrito, ma non saranno meno un debito pagato alla natura, alla edificazione dei simili, alla prpria dignit. Tristo colui che si fa censore sevro di qualche diftto de' sui genitori! E dove comincereno noi ad esercitare la carit, se la ricusiamo ad un padre, ad una madre? Esigere, per rispettarli, che siano senza diftto, che sieno la perfezione dell'umanit, suprbia ed ingiustizia. Noi, che desideriamo per tutti d'ssere rispettati ed amati, siamo noi smpre irreprensibili? Se anche un padre od una madre fossero lontani da quell'ideale di senno e di virt che vorremmo, facciamoci industri a scusarneli, a nascondere i trti loro agli occhi altrui, ad apprezzare tutte le bune loro dti. Cos adoperando miglioreremo noi medesimi, conseguendo un'indole pia, generosa, sagace in riconoscere gli altrui mriti. Amico mio, entri spesso nell'anima tua questo pensiro msto, ma fecondo di compassione e di longanimit: Quei canuti capi che mi stanno dinanzi chi sa se fra poco non dormiranno nella tomba? - Ah! finch hai la srte di vederli, onorali e procaccia loro consolazione nei mali della vecchiaia, che sono tanti. La loro et gia troppo li inchina a mestizia; non contribuir mai ad attristarli. Le tue manire con loro e tutta la tua condotta sieno smpre cos amabili che la vista di te li rianimi, li rallegri. Ogni
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sorriso che richiamerai sulle antiche loro labbra, ogni contentezza che desterai nel loro cure, sar per loro il pi salutare dei piaceri e ridonder a tuo vantaggio. Le benedizioni di un padre e d'una madre per un figlio riconoscnte sono smpre sancite da Dio.

CAPO DECIMOPRIMO Risptto a' vcchi ed a' predecessori. Onora l'immagine de' genitori e degli avi tui in tutte le persone attempate. La vecchiaia veneranda ad ogni spirito bennato. Nell'antica Sparta ra legge che i giovani s'alzassero alla venuta d'un vcchio; che tacessero quand'ei parlava; che gli cedessero il passo incontrandolo. Ci che non fa la legge prsso noi, faccialo - e sar mglio - la decnza. In quell'ossquio evvi tanta bellezza morale che pur coloro i quali obbliano il praticarlo sono costretti ad applaudirlo in altri. Un vcchio ateniese cercava posto a' giuochi olimpici, e zeppi rano i gradini dell'anfiteatro. Alcuni giovinastri sui concittadini gli accennarono che s'accostasse, e quando, cedndo all'invito, pervenne a grande stnto sino a loro, invece d'accoglienza trov indegne risate. Respinto il pvero canuto da un lugo all' altro, giunse alla parte ove sedeano gli Spartani. Fedeli questi al costume sacro nella loro patria, s'alzano modsti e lo cllocano fra loro. Quei medesimi Ateniesi che lo avevano s svergognosamente beffato furono compresi di stima pei generosi muli, ed il pi vivo applauso si lev da tutti i lati. Grondavano le lagrime dagli cchi del vcchio, e sclamava: Conoscono gli Ateniesi ci ch' onsto, gli Spartani l'adempiono! Alessandro il Macdone - e qui gli dari volentiri il titolo di grande, - mentre le pi alte fortune cospiravano ad insuperbirlo, sapeva nondimeno umiliarsi al cosptto della vecchiaia. Fermato una vlta nelle sue trionfali msse per cpia straordinaria di neve, fece ardere alcuna legna, e seduto sul rgio scanno si scaldava. Vide fra i suoi guerriri un umo opprsso dall'et il quale tremava dal freddo. Balz a lui e, con quelle invitte mani che avevano rovesciato l'impro di Dario, prese il vcchio intirizzito e lo port sul prprio sggio. Non malvagio se non l'umo inverecondo verso la vecchiaia, le dnne e la sventura, diceva Parini. E Parini giovavasi pur molto dell'autorit che aveva sui suoi discepoli, per tenerli ossequiosi alla vecchiaia. Una vlta egli ra adirato con un giovane del quale gli ra stato riferito qualche grave trto. Avvenne che l'incontr per una strada, nell'atto che quel giovane, sostenndo un vcchio cappuccino, gridava con decro contro alcuni mascalzoni dai quali questo ra stato urtato. Parini si mise a gridare concordemente, e gettate le braccia al cllo del giovane, gli disse - Un momento fa, io ti riputava pervrso; or che son testimnio della tua piet pe' vcchi, ti ricredo capace di molte virt. La vecchiaia tanto pi da rispettarsi in coloro che sopportarono le molstie della nstra puerizia e quelle della nostra adlescenza; in coloro che contribuirono quanto mglio poterono a formarci l'ingegno ed il cure. Abbiasi indulgnza a' loro diftti, e valutiamo con generoso computo le pene che loro costammo, l'affezione che in noi posero, il dolce guiderdone che risce per loro la continuit del nstro amore. N; chi si consacra con animo gentile all'educazione della giovent non abbastanza compensato dal pane che giustamente gli si prge. Quelle cure patrne e matrne non sono da mercenario. Nobilitano colui che ne fa sua abitudine. Avvezzano ad amare e danno il diritto d'essere amato. Portiamo filiale ossquio a tutti i superiori, perch superiori. Portiamo filiale ossquio alla memoria di tutti quegli umini che furono benemriti della patria, o dell'umanit. Sacre ci sieno le loro scritture, le loro immagini, le loro tombe.
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E quando consideriamo i scoli passati e gli avanzi di barbarie che ne sono rimasti; quando gemndo su molti mali presnti, li scorgiamo consegunze delle passioni e degli errori dei tmpi andati, non cediamo alla tentazione di vituperare i nstri avi. Facciamoci coscinza di ssere pii nei nostri giudizii su di loro. Imprendevano gurre che or deploriamo; ma non rano essi giustificati da necessit, o da incolpevoli illusioni che a s gran distanza mal possiamo pesare? Invocarono intervenzioni stranire, le quali riuscirono funste; ma necessit ancra, od incolpevoli illusioni non li giustificavano? Imponevano istituzioni che non ci piacciono; ma forse vero che non fossero opportune al loro tmpo? che non fossero il mglio voluto dalla sapinza umana cogli elementi sociali che s'avevano a que' d? La critica dbb'ssere illuminata, ma non crudle vrso gli avi, non calunniatrice, non disdegnosa di rivernza a coloro che non possono sorgere dai sepolcri e dirci: La ragione della nstra condotta, o nepoti, fu questa. Clebre il detto del vcchio Catone: Difficil cosa far capire ad umini che verranno in altro scolo ci che giustifica la nstra vita.

CAPO DECIMOSECONDO. Amore fratrno. Tu hai fratlli e sorlle. Vnga da te posta ogni cura perch l'amore di cui si debitore a' tui simili, cominci in te ad effettuarsi in tutta la sua perfezione, primamente vrso i genitori, pscia vrso coloro che lega teco la pi stretta delle fratellanze, quella d'aver comuni i genitori con te. Per esercitar bne la divina scinza della carit con tutti gli uomini, bisogna farne il tirocinio in famiglia. Qual dolcezza non v' in questo pensiro: Siamo figliuli della stessa madre! Qual dolcezza nell'aver trovato, appena venuti al mondo, gli stessi oggtti da venerare con predilezione! L'identit del sangue e la somiglianza di molte abitudini tra fratlli e sorlle gnera naturalmente una frte simpatia, a distruggere la quale non ci vuol meno che un orribile egoismo. Se vuoi ssere bun fratllo, gurdati dall'egoismo; proponiti ogni giorno nelle tue fratrne relazioni d'ssere generoso. Ciascuno de' tui fratlli e delle tue sorlle vegga che i sui interessi ti sono cari quanto i tui. Se uno di loro manca, siigli indulgnte, non solo come il saresti vrso un altro, ma pi ancra. Rallgrati delle loro virt, imitale, promuvile anzi col tuo esmpio; fa che abbiano a benedire la srte d'averti fratllo. Infiniti sono i motivi di soave riconoscenza, d'affettuoso desidrio, di pietoso timore che valgono di continuo ad alimentare l'amor fratrno. Ma bisogna nondimeno riflettervi; altrimenti passano spesso inosservati. Bisogna comandarsi di sentirli. Gli squisiti sentimenti non s'acquistano se non per dilignte volont. Siccome niuno diventa fino intellignte di poesia e di pittura senza studio, cos niuno comprnde l'eccellnza dell'amor fratrno e di qualunque altro nbile afftto, senza volont assidua di comprnderla. L'intimit domstica non ti faccia mai preterire dall'ssere cortese co' fratlli. Sii pi gentile ancora colle sorlle. Il loro ssso dotato d'una grazia potnte; e si valgono ordinariamente di questo celste mzzo per asserenare tutta la casa, per bandirne i mal'umori, per rammorbidire le correzioni patrne o matrne che talvlta dono. Onora in esso la soavit delle virt femminili; gioisci dell'influnza che hanno per raddolcirti l'animo. E perch natura le ha fatte pi deboli e pi sensitive di te, sii tanto pi attnto in consolarle se sono afflitte, in non affliggerle tu medesimo, in mostrar loro costantemente risptto ed amore. Coloro che contraggono tra fratlli e sorlle abitudini di malignit e d'ineleganza, rimangono ineleganti e maligni con chicchessia. Il consrzio di famiglia sia tutto bllo, tutto amante, tutto santo; e quando l'umo uscir di casa, recher nelle sue relazioni col rsto della societ quella
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tendnza alla stima ed agli afftti gentili e quella fede nella virt che sono il frutto d'un pernne esercizio di dignitosi sentimenti.

CAPO DECIMOTERZO. Amicizia. Oltre i genitori e gli altri consanguinei che sono gli amici a te pi immediatamente dati dalla natura, ed oltre que' tui maestri che maggiormente avndo meritata la tua stima nmini pur con piacere amici, t'avverr di sentir particolare simpatia per altri, le cui virt ti saranno meno nte, massimamente per giovani d'et eguale o pco divrsa dalla tua. Quando cederai tu a questa simpatia, o quando avrai tu a reprimerla? La risposta non dubbia. Siamo debitori di benevolnza a tutti i mortali, ma non dobbiamo portare la benevolnza al grado d'amicizia, se non per siffatti che abbiano donde ssere amati da noi. L'amicizia una fratellanza, e nel suo pi alto snso il bllo ideale della fratellanza. un accrdo suprmo di due o tre anime, non mai di molte, le quali son divenute come necessarie l'una all'altra, le quali hanno trovato l'una nell'altra la massima disposizione a capirsi, a giovarsi, a nobilmente interpretarsi, a spronarsi al bne. Di tutte le societ, dice Cicerone, nessuna pi nbile, nessuna pi ferma che quando umini buni sono simili di costumi e congiunti di famigliarit. Omnium societatum nulla praestantior est, nulla firmior, quam quum viri boni moribus similes sunt, familiaritate conjuncti (De Off., l. I, c. 18). Non disonorare il sacro nome d'amico, dandolo ad umo di niuna o pca virt. Colui che dia la religione, colui che non ha somma cura della sua dignit d'umo, colui che non snte doversi onorare la patria col senno e coll'onest, colui, ch' irrivernte figlio e malvolo fratllo, foss'egli il pi maraviglioso dei vivnti per la soavit dell'asptto e delle manire, per l'eloqunte parla, per la moltiplicit delle sue cognizioni e sino per qualche brillante impeto ad azioni generose, non t'induca ad amicarti con esso. Ti mostrass'egli il pi vivo affetto, non concdergli la tua famigliarit; l'umo virtuoso solo ha tali qualit da ssere amico. Prima di conoscere taluno per virtuoso, la sola possibilit che nol sia, basti a tenerti con lui nei limiti d'una generale cortesia. Il dono del cuore trppo alta csa; affrettarsi a gettarlo colpevole imprudnza indegnit. Chi s'avvince a pervrsi compagni si pervrte od almeno fa riverberare con grande obbrbrio sopra di s l'infamia di quelli. Ma beato colui che trva un degno amico! Abbandonato alla propria frza, la sua virt languiva sovnte: l'esmpio e l'applauso dell'amico gliela raddoppiano. Forse d'apprima egli ra spaventato, scorgndosi inclinato a molti difetti e non essndo consapevole del valore che aveva, la stima dell'umo che egli ama lo rialza a' propri sguardi. Ei vergogna ancra secretamente di non possedere tutti i prgi che l'indulgnza dell'altro gli suppone, ma gli cresce l'animo per faticare a corrggersi. Si rallegra che le sue bune qualit non siano sfuggite all'amico; glie n' grato; ambisce d'acquistarne altre: ed cco, grazie all'amicizia, talvlta avanzare vigorosamente vrso la perfezione un umo che n'ra lontano, che lontano ne sarbbe rimasto. Non volerti sforzare ad avere amici. mglio non averne alcuno che doversi pentire d'averli scelti con precipitazione. Ma quando uno n'hai trovato, onoralo di elevata amicizia. Questo nbile afftto fu sancito da tutti i filsofi; sancito dalla religione. Ne incontriamo bgli esempi nella Scrittura: - L'anima di Ginata si conglutin all'anima di Davidde... Ginata l'am come l'anima sua... - Ma, quello che pi, l'amicizia fu consacrata dallo stesso Redentore. Egli tenne sul suo seno la tsta di Giovanni che dormiva, e dalla croce, avanti di
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spirare, pronunci queste divine parle, tutto amor figliale ed amicizia: - Madre, cco il figlio tuo! Discepolo, cco la madre tua! Io credo che l'amicizia (intndo l'elevata, la vera amicizia, quella ch' fondata sopra una grande stima) sia quasi necessaria all'umo per rimoverlo dalle basse tendnze. Ella d all'anima un certo che di potico, di sublimemente frte, senza di cui difficilmente si elva al di sopra del fangoso terreno dell'egoismo. Ma quando hai conceputo e promesso amicizia, stampane in cure i doveri. Sono molti! sono ninte meno che di renderti tutta la vita degno dell'amico! Taluni consigliano di non legare amicizia con alcuno, perch occupa trppo gli afftti, distrae lo spirito, produce gelosie: ma io st con un ttimo filosofo, san Francesco di Sales, il quale, nella sua Filota, chiama questo un cattivo consiglio. Ei concde che pssa bens ssere prudnza nei chistri d'impedire le affezioni parziali. Ma nel mondo necessario, dic'egli, che coloro i quali vogliono militare sotto la bandira della croce, si uniscano.... Gli uomini che vivono nel scolo, ove tanti sono gli ardui passi da varcare per giungere a Dio, sono simili a que' viaggiatori che nelle vie scoscese o sdrucciolevoli, si tengono gli uni agli altri per sostenersi, per camminare con pi sicurezza. Infatti si danno la mano i malvagi per fare il male; non avrbbero da darsi la mano i buni per fare il bne?

CAPO DECIMOQUARTO. Gli studii. Dacch il pui, t' sacro debito coltivare l'ingegno. Ti renderai pi atto ad onorare Dio, la patria, i parnti, gli amici. Il delirio di Rousseau, che il selvaggio sia il pi felice de' mortali - che l'ignoranza sia preferibile al sapere - smentito dall'esperinza. Tutti i viaggiatori hanno trovato infelicissimo il selvaggio; tutti noi vediamo che l'ignorante pu ssere buno, ma che pu sserlo egualmente e debb'sserlo anzi con pi eccellnza colui che sa. Il sapere soltanto dannoso quando vi s'unisce orgoglio. Vi s'unisca umilt, e prta l'animo ad amare pi altamente Dio ed amare pi altamente il gnere umano. Tutto ci che impri t'applica ad impararlo con quanta pi profondit possibile. Gli studi superficiali producono trppo spesso umini medicri e presuntuosi, umini in secreto conscii della loro nullit e tanto pi smaniosi a collegarsi con noiosacci a loro simili per gridare al mondo che sono grandi e che i veri grandi sono piccoli. Quindi le perptue gurre de' pedanti contro i sommi intelltti, e de' vani declamatori contro i buni filosofi. Quindi lo sbaglio che prndono talora le moltitudini, di venerare chi pi grida frte e meno sa. Il nstro scolo non manca d'uomini d'egrgio sapere, ma i superficiali sovrchiano vituperosamente. Disdegna d'ssere del loro numero. Disdegnane, non per vanit, ma per sentimento di dovere, per amore della patria, per magnanima stima della mente umana che il Creatore ti ha data. Se non pui farti profondo in pi gneri di studi, scorri pur leggermente sopra alcuni, a fine soltanto di acquistarne quelle ide che non lecito d'ignorare; ma scegli uno di tai gneri, e qui vlgi con pi vigore le tue facolt, e sopra tutto il volere, per non restare inditro ad alcuno. Ottimo inoltre questo consiglio di Sneca: - Vui che la lettura ti lasci durevoli impronte? Ti limita ad alcuni autori pini di sano ingegno, e ti ciba della loro sostanza. - ssere dappertutto val quanto non ssere in alcun lugo particolare. Una vita passata in viaggi fa conoscere molti spiti e pchi amici. Cos di que' precipitosi lettori che, senza predilezione per alcun libro, ne divorano infiniti.
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Qualunque sia lo studio cui maggiormente t'affezionerai, gurdati da un vizio assai comune: quello di divenire tale esclusivo ammiratore della tua scinza che tu sprgi quelle scinze alle quali non hai potuto applicarti. Le triviali burbanze di crti poti contro la prsa, di crti prosatori contro la poesia, de' naturalisti contro i metafisici, de' matematici contro i non matematici, e viceversa, sono puerilit. Tutte le scinze, tutte le arti, tutti i mdi di trovare e far sentire il vero ed il bllo hanno diritto all'omaggio della societ e primamente dell'umo colto. Non vero che scinze esatte e poesia s'escludano. Buffon fu grande naturalista, ed il suo stile splnde animato da stupndo colore poetico. Mascheroni ra bun pota e bun matematico. Coltivando poesia ed altre scinze del bllo, bada a non trre al tuo intelltto la capacit di posarsi freddamente sopra cmputi o lgiche meditazioni. Se l'aquila dicesse: Mia natura di volare, non psso considerare le cse se non volano, sarebbe ridicola. Ne pu benissimo considerare tante con le ale chiuse. Cos all'opposto la freddezza che da te chidono gli studi d'osservazione non ti avvezzi a credere, ssere perftto l'umo quand'ha smorzato in s ogni luce della fantasia, quando ha ucciso il sentimento potico. Questo sentimento, se bn regolato, invece d'indebolire le ragione, in certi casi la rinfrza. Negli studi, siccome in politica, diffida delle fazioni e de' loro sistmi. Esamina questi per conoscerli, compararli con altri e giudicare, non per sser loro schiavo. Che significarono le gare tra i furnti lodatori e slodatori d'Aristotile e di Platone e d'altri filsofi? Ovvero quelle tra i lodatori e slodatori d'Aristo e di Tasso? Gli idolatrti e vilipesi maestri rimasero quel ch'rano, n divinit n medicri spiriti; coloro che s'agitavano per pesarli in false bilancie furono derisi, ed il mondo che assordarono nulla impar. In tutti gli studi che fai, cerca d'unire discernimento pacato ed acume, la pazinza dell'analisi e la frza della sntesi, ma principalmente la voglia di non lasciarti abbattere dagli ostacoli e quella di non insuperbire dei trionfi; cio la vglia d'illuminarti al modo permesso da Dio, con ardire, ma senza arroganza.

CAPO DECIMOQUINTO. Scelta d'uno stato. La scelta d'uno stato di rilievo sommo. I nstri padri dicevano che, a farla buna, era d'uopo invocare l'inspirazione di Dio. Non s che dbbasi dire altrimenti neppure ggi. Rifletti con religiosa seriet al tuo presunto avvenire fra gli umini e prga. Sentita in cure la voce divina che ti dir, non un giorno solo, ma intere settimane, interi mesi, e smpre con maggior potnza di persuasione: - Ecco lo stato che devi scerre! - obbediscile con animosa e ferma volont. Entra in quella carriera e t'inoltra, ma portandovi le virt che richide. Mediante tai virt ogni stato eccellnte per chi vi inclina. Il sacerdzio, che spavnta chi l'ha abbracciato per leggerezza e con un cure avido di divertimenti, delizia e decro ad un umo pio e ritirato; la stessa vita monastica, che tanti nel mondo considerano chi intollerabile, chi fino schernevole, delizia e decro al religioso filosofo che non si crede inutile alla societ, esercitando la sua carit a pr di pchi altri monaci e di qualche pvero agricoltore. La tga, che molti portano quasi enorme peso per le pazinti cure ch'esige, grata all'umo in cui prevale lo zlo di difndere con senno i diritti del suo simile. Il nbile mestire dell'armi ha un incanto infinito per chi arde di coraggio e snte non sservi pi glorioso atto che l'esporre i sui giorni per la patria. Mirabil csa! tutti gli stati, dai pi sublimi sino a quello dell'umile artigiano, hanno la loro dolcezza ed una vera dignit. Basta voler nutrire quelle virt che in ciascuno stato son dovute. Solo perch pchi le nutrono, s'odono tanti maledire la condizione che hanno abbracciata.
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Tu quando avrai prudentemente scelto una carrira, non imitare quegli etrni lamentatori. Non lasciarti agitare da vano pentimento, da velleit di mutare. Ogni via della vita ha le sue spine. Dacch ponesti piede in una, prosegui; retrocdere fiacchezza. Il persistere smpre bne, fuorch nella colpa. E solo chi sa persistere nella sua impresa pu sperare di divenire alcun che di segnalato.

CAPO DECIMOSESTO. Freno alle inquietudini. Molti persistono nello stato che scelsero e vi si affezionano, ma smaniano, perch veggono ch'altro stato rca a taluno maggiore onori, maggior fortuna; smaniano, perch sembra loro di non ssere abbastanza stimati e rimunerati; smaniano, perch hanno trppi muli e perch non tutti consentono di star loro sotto. Scaccia da te siffatte inquietudini: chi si lascia dominare da esse, ha perduto sulla trra la sua parte di felicit; si fa suprbo e talvolta ridicolo nell'apprezzare pi del debito s medesimo, e si fa ingiusto nell'apprezzare smpre meno del debito coloro che egli invidia. Sicuramente, nella societ umana i mriti non vngono smpre premiati con que proporzioni. Chi lavora egregiamente, ha spesso tal modstia da non sapersi far conoscere, e spesso vin tenuto nascosto o denigrato da medicri audaci che in fortuna agognano superarlo. Il mondo cos, ed in ci non sperabile che muti. Ti rsta dunque di sorridere a questa necessit e rassegnarti. Imprimiti bne in mente questa frte verit: l'importante d'aver mrito, non d'avere un mrito ricompensato dagli umini. Se lo ricompnsano va ottimamente; se n, il mrito s'accresce conservandolo, bench senza prmio. La societ sarebbe meno viziosa, se ognuno attendesse a frenare le sue inquietudini, le sue ambizioni, non gi divenendo incurante d'aumentare la propria prosperit, non gi divenendo pigro od pata, che sarbbero altri eccssi; bens portando ambizioni belle e e non frenetiche, non invide; bens limitandole a que' punti oltre ai quali si vede non poter varcare; bens dicndo: Se non giunsi a quell'alto grado di cui parevami sser degno, anche in questo pi basso sono lo stesso umo ed ho quindi lo stesso intrinseco valore. Non perdonabile ad alcuno d'inquietarsi per aver mercede delle sue opere, se non quando trattasi del necessario per s e per la sua famiglia. Al di l del necessario, tutti gli aumenti di prosperit che son leciti cercare convine desiderarli con animo imperturbabile. Se vngono, sia benedetto Dio; saran mzzi per addolcire la propria vita e giovare altrui. Se non vngono, sia benedetto Dio; si pu vivere degnamente anche senza molte dolcezze; e se taluno non pu giovare altrui, la coscinza non gliene muove rimbrtto. Fa tutto cio che st in te per ssere utile cittadino e per indurre altri ad ssere tali, e poi lascia che le cse vadano come vanno. Metti qualche sospiro sulle ingiustizie e sulle sciagure che vedi, ma non cangiarti in orso perci; non cadere in misantropia, non cadere in quella falsa filantropia, ch' pggio ancra, la quale per preteso bne degli umini, si strugge di sete di sangue, e vagheggia, qual mirabile edifizio, la distruzione, come Satan vagheggia la mrte. Colui che dia la crrezione possibile degli abusi sociali uno scellerato o uno stolto; ma colui che amandola divnta crudle, parimente scellerato o stolto, ed anzi ad un grado maggiore. Senza quite d'animo, la pi parte dei giudizii umani sono bugiardi e maligni. Quite d'animo sola ti far frte nel patire, frte nel costante operare, giusto indulgnte, amabile con tutti.

CAPO DECIMOSETTIMO.
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Pentimento ed ammnda. Raccomandandoti di bandire l'inquietudine, t'ho accennato che non dvi impigrire, e principalmente non dvi impigrire nell'assunto perptuo di migliorarti. L'uomo che dica: La mia educazione morale fatta; e le pere mie l'hanno corroborata, s'inganna. Noi dobbiamo smpre imparare a regolarci pel giorno presnte e pe' venturi; dobbiamo smpre tener viva la nstra virt, producendone nuovi atti; dobbiamo smpre por mente a' nstri falli e pentircene. S, pentircene! Nulla di pi vero di ci che dice la Chisa: che la nstra vita debb'ssere tutta di pentimento e d'aspirazione ad ammendarci. Il cristianesimo non altro. E lo stesso Voltaire, in uno di que' momenti che non era divorato dal furore di schernirlo, scrisse: - La confessione csa eccellentissima, un freno alla colpa, inventato nella pi remota antichit; regnava l'uso di confessarsi nella celebrazione di tutti gli antichi mistri. Noi abbiamo imitato e santificato quella savia costumanza: ella ttima per condurre i curi ulcerati d'odio al perdono. (V. Quest. encicl., tomo III). Ci di che Voltaire os qui convenire, sarbbe vergogna che non fosse sentito da chi s'onora d'ssere cristiano. Porgiamo ascolto alla coscinza, arrossiamo delle azioni che ci rimprovera, confessiamole per purificarci o non cessiamo da questo santo lavacro sino alla fine de' nstri giorni. Se ci non s'eseguisce con volont sonnolenta; se i falli da chi li rammmora non si condannano colle sole labbra; se al pentimento va congiunto un verace desidrio d'ammnda, rida chi vule, ma nulla pu essere pi salutare, pi sublime, pi degno dell'umo. Quando conosci d'aver commesso un trto, non esitare a ripararlo. Soltanto riparandolo avrai la coscinza contnta. L'indugio della riparazione incatena l'anima al male con vincolo ogni d pi frte e l'avvezza a disistimarsi. E guai allorch l'umo internamente si disistima! Guai allorch finge stimarsi, sentndosi nella coscinza un putridume che non dovrebb'ssere! Guai allorch crede che, avendo tal putridume, non siavi pi altro a fare che dissimularlo! Ei non ha pi un grado fra i nbili nti; egli un astro caduto, una sventura della creazione. Se qualche impudnte giovine ti chiama debole perch non t'ostini, com'egli, ne' mancamenti, rispondigli, sser pi frte chi resiste al vizio che chi lasciasi da esso strascinare; rispondigli l'arroganza del peccato ssere falsa frza, dacch' certo che al letto della mrte, salvo un delirio, ei la prde; rispondigli, la forza di cui si vago ssere appunto quella di non curare lo scherno, quando abbandoni il sentiro malvagio per quello della virt. Quand'hai commesso un trto, non mentir mai per negarlo od attenuarlo. Debolezza turpe la menzogna. Concdi d'aver errato; qui vi magnanimit: e la vergogna che ti coster il concedere ti frutter la lode dei buni. Se t'avvenne d'offndere alcuno, abbi la nbile umilt di chiedergliene scusa. Siccome tutta la tua condotta mostrer che non si un vile, nessuno ti chiamer vile per ci. Ostinarsi nell'insulto, e piuttosto che onoratamente disdirsi, venire a dullo od a perptua inimicizia sono buffonate d'umini suprbi e feroci, sono infamie cui mal si sforzano d'apporre il nome brillante d'onore. Non v' onore che nella virt, e non v' virt, che a patto di continuamente pentirsi del male e proporsi l'ammenda.

CAPO DECIMOTTAVO. Celibato. Allorch tu abbia preso fra le carrire sociali quella che ti convine, e piati d'avere dato al tuo carattere tal fermezza di buone abitudini da poter ssere degnamente umo, - allora, e non prima, - se intendi aver moglie, t'adpera ad eleggerne una che mriti l'amor tuo.
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Ma avanti d'uscire dal celibato, rifltti bne se nol dovresti preferire. In caso che tu non avessi saputo domare le tue inclinazioni all'ira, alla gelosia, al sosptto, all'impazinza, al duro predominio, da poter presumere di riuscire amabile con una compagna, abbi la forza di rinunciare alle dolcezze del matrimnio. Prendndo moglie, la renderesti infelice, e renderesti infelice te medesimo. In caso che tu incontrassi tal persona che riunisse tutte quelle qualit che ti sembrassero necessarie per contentarti e perch ella ponesse in te l'amor suo, non lasciarti recare ad accettare una spsa. Il tuo dovere di rimanere clibe piuttosto che giurare un amore che non avresti. Ma sia che tu soltanto prolunghi il celibato, sia che tu vi rimanga per smpre, onoralo colle virt che prescrive, e sappine apprezzare i vantaggi. S, egli ha i suoi vantaggi. E quelli di ciascuna condizione in cui l'umo si trvi, dbbe riconoscerli ed apprezzarli, altrimenti ei si creder ivi infelice o degradato, e scemer in lui il coraggio d'operare con dignit. La mana di mostrarsi fremebondo sui disordini sociali, e l'opinione forse che giovi esagerarli affinch si corrggano, indusse spesso umini di veemnte facondia a vlgere l'attenzione altrui sugli scandali dati da molti clibi, ed a gridare il celibato ssere contro natura, ssere un'enorme calamit, ssere la causa pi potnte della depravazione dei ppoli. Non lasciarti esaltare da queste iprboli. Pur troppo gli scandali del celibato esistono. Ma anche dall'avere gli umini braccia e gambe, nasce scandolo di pugni e di calci; n ci vul per altro dire che braccia e gambe sieno pssima csa. Coloro che affastllano considerazioni sulla pretesa necessaria immoralit del celibato si facciano a computare i mali che derivano dal decidersi pel matrimnio senza inclinazione. Alle brvi follie delle nzze succde la nia, succde l'orrore di non pi essere liberi, succde l'accrgersi che la scelta fu precipitata, che le indoli sono inaccordabili. Dal rammarico reciproco, o d'una delle parti, provngono gli sgarbi, le offese, le diuturne crudelissime amarezze. La donna, l'nte pi dolce e pi generoso dei due, sul ssere vittima della sventurata disarmonia, o dolorando sino alla mrte, o - ci ch' pggio - snaturandosi, perdndo la sua bont, dando lugo ad affetti in cui le sembra di trovare un compnso alla mancanza dell'amor coniugale, e che non le fruttano se non ignominia e rimrso. Dai malaugurati matrimnii vngono figliuli i quali per prima scula hanno la indegna condotta del padre o della madre, o di ambo i genitori; figliuli quindi pco o malamente amati, poco o malamente provveduti d'educazione, senza ossquio vrso i parnti, senza tenerezza vrso i fratlli, senza nozioni di virt domestiche, - le quali sono la base delle civili virt! Tutte queste cose sono cos frequnti che basta aprire gli cchi e si vedono. Nessuno mi dir che io esageri. Non nego i mali che avvngono nel celibato, ma chiunque porr mente a quegli altri mali, non sar crto per tenerli minori e meco dir d'infiniti maritti: - Oh non avessero mai pronunciato quel fatale giuramento! Gran parte dei mortali chiamata al matrimonio, ma anche il celibato in natura. Affliggersi se tutti non s'affaticano a procreare ridicolaggine. Il celibato, quando vine eltto per buone ragioni ed osservato con onore, non ha nulla d'ignbile. Degnissimo anzi di risptto, come qualunque spcie di ragionevole sacrificio, fatto per buno scopo. Non imponndo le cure di una famiglia, lascia a quelli maggior tmpo e maggior vigore per consacrarsi ad alti studi o ad alti ministri di religione; lascia a questi pi mzzi per sostenere famiglie di consanguinei che abbisognano di aiuto; lascia ad altri pi libert d'affezione per versarla su molti pveri. E tutto ci non forse bne? Queste riflessioni non sono inutili. Per abbandonare il celibato od abbracciarlo, bisogna sapere ci che si abbraccia o si abbandona. Le parziali declinazioni travlgono il giudizio.

CAPO DECIMONONO.
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Onore alla dnna. Il vile beffardo cinismo il gnio della volgarit, il Satana, foggiante smpre calunnie al gnere umano; per trarlo a ridere della virt e calpestarla. Ei raccoglie tutti i fatti che disonorano l'altare, e dissimulando i fatti opposti, grida: - Che Dio? che influnza benfica del sacerdzio e dell'istruzione religiosa? Chimre di fanatici! - Ei raccglie tutti i fatti che disonorano la politica e grida: - Che leggi? che ordine civile? che onore? che patriotismo? tutto gurra di astuti e di frti nella parte che rgge o v'aspira, ed imbecillit in quella che obbedisce! - Ei raccglie tutti i fatti che disonorano il celibato, il matrimnio, la paternit, la maternit, lo stato di figlio, di consanguineo, d'amico, e grida con infame tripudio: - Ho scoprto essere tutto egoismo, impostura, furore di snsi, disamore e disprzzo reciproco! Frutti di questa infernale e bugiarda sapinza sono appunto egoismo, impostura, furore di snsi; disamore e disprzzo reciproco. Come mai il gnio turpe della volgarit, ch' dissacratore d'ogni egrgia cosa, non sarbbe supremamente nemico delle virt della dnna ed ansio d'avvilirla? In tutti i scoli ei s' sbracciato a dipingerla abbitta, a non riconoscere in li se non invidie, artifizii, incostanze, vanit; a negarle il sacro fuco dell'amicizia e l'incorruttibilit dell'amore. Ogni dnna di qualche prgio fu considerata un'eccezione. Ma le tendnze generose dell'umanit protssero la dnna. Il cristianesimo la rialz, vietando la poligamia e gli amori inonsti, ed offerndo, dopo l'umo-Dio, per prima creatura umana, superiore a tutti i santi ed agli angioli stessi, una dnna! La societ modrna sent l'influsso di questo spirito di gentilezza. In mzzo alla barbarie, la cavalleria fu abbellita dal culto elegante dell'amore; e noi cristiani inciviliti, noi figli della cavalleria, non teniamo per educato se non l'umo che onora il ssso della mansuetudine, delle casalinghe virt e delle grazie. Nondimeno l'antico avversario dei nbili affetti e della dnna rimasto nel mondo. Ed avesse pur seguaci le sole menti non dirozzate, i soli infimi ingegni! ma deprava talvlta ingegni splendidi, e smpre questa depravazione avvine laddove cssa religione, sola santificatrice dell'umo. Furono veduti filsofi (cos almeno si chiamavano) che in alcune ore si mostravano ardnti di zelo per la umanit, ed in altre ore, invasi da irreligione, dettavano carte oscne, smaniosi di suscitare l'ebbrezza dei snsi con vituperevoli pomi e romanzi, con ragionamenti e anddoti e finzioni d'ogni srta. Fu veduto il pi affascinante dei letterati, Voltaire (anima che dide alcune testimonianze di bune qualit, ma corrotta da basse passioni e dalla sfrenata scurrile vglia di far ridere), comporre lietamente un lungo poma a scherno del femminile onore, a scherno della pi sublime eroina ch'abbia avuto la sua patria, della magnanima ed infelice Giovanna d'Arco. Madama di Stal chiama giustamente quel libro: un delitto di lsa nazione. Da umini oscuri e da clebri, da autori vivnti e da mrti, dall'impudnza medesima di alcune dnne fattesi indegne del verecondo lor ssso, da mille parti insomma ti sorger intorno frequentemente quel gnio della volgarit che dice: - Disprezza la donna! Rigetta l'infame tentazione, o tu stesso, figlio della dnna, sarai disprezzevole. Allontana i tui passi da coloro che non onorano nella dnna la madre loro. Calpesta i libri che la vilipndono, predicando scostumatezza. Srbati degno, per la tua nobile stima della dignit femminile, di protggre coli che ti dide la vita, di protggere le tue sorelle, di protggere forse un giorno tal creatura che acquister il sacro titolo di madre de' tui figli.

CAPO VIGESIMO.
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Dignit dell'amore. Onora la dnna, ma pavnta le seduzioni della sua bellezza e pi ancora la seduzioni del tuo cure. Felice te, se non t'affezionerai ardentemente ad alcun'altra, se non a quella che vorrai e potrai scegliere per compagna di tutta la tua vita! Tini libero il cure da ogni catena d'amore piuttosto che darlo in balia a dnna di pochi prgi. Un umo di non alti sentimenti potrbb'ssere felice con essa; tu nol potresti. Tu abbisogni o di perptua libert o d'una compagna che corrisponda alla generosa idea che hai dell'umanit e particolarmente del ssso donnesco. Ella dbb'ssere una di quelle anime eltte che intndono eccelsamente il bllo della religione e dell'amore. Bada di non foggiartela tale colla tua fantasia, mentr'ella infatti sia tutt'altra. Se la trvi siffatta; se la vedi ardere indubitatamente d'amore per Dio; se la vedi capace di nbile entusiasmo per ogni virt; se la vedi intnta ad oprare tutto il bne che ella pu; se la vedi irreconciliabilmente nemica di tutte quelle azioni che sono moralmente basse; s'ella congiunge a tai mriti un ingegno colto, senza alcun'ambizione di farlo comparire; se anzi, con tanto ingegno, ell' la pi umile delle donne; se tutte le sue parle e tutti i sui atti spirano bont, elegante naturalezza, elevazione di sentimenti, frte volont ne' suoi doveri, attenzione a non affliggere alcuno, a consolare chi sta afflitto, a servirsi de' suoi incanti per nobilitare i pensiri altrui, - allora amala di grande amore, di un amore degno di li! Ti sia quasi un angelo tutelare; ti sia quasi una viva espressione del comando divino per allontanarti da ogni vilt, per sospingerti ad ogni pera gentile. In tutto ci che imprndi, pensa a meritare la sua approvazione, pnsa a fare che la sua bll'anima sia contnta d'averti per amico, pnsa ad onorarla, non innanzi agli umini - il che poco imprta, - ma innanzi all'cchio onniveggnte di Dio. Se quella dnna d'animo s alto e s fedele alla religione, il tuo grande amore per li non sar un eccsso, non sar un'idolatria. Tu l'amerai appunto perch i sui voleri saranno in perftta armonia con quelli di Dio; ammirando gli uni, ammirerai gli altri, o piuttosto saranno smpre quelli di Lui che ammirerai. A segno che, se fosse possibile che i voleri di essa diventassero contrarii a quelli di Dio, il delizioso incantesimo si sciorrbbe; tu pi non l'ameresti. Questo nobilissimo amore tenuto per chimerico da molte anime volgari, da quelle che non hanno ida di dnna elevata. Compiangi la loro bassa sapinza. Gli innamoramenti puri e fortemente eccitatori di virt sono possibili; esistono, bench rari. E gli umini dovrbbero dire: - O quelli, o nessuno.

CAPO VIGESIMOPRIMO. Amori biasimevoli. Ma bada, te lo ripto, a non immaginarti ammirabile per virt una dnna che tal non sia. Allora egli quel che chiamasi amore romanzesco; egli un amore ridicolo e pregiudicevole; egli un prodigare indegnamente il cure innanzi a vano idolo. La dnna stimabile ed anzi in sommo grado stimabile esiste, s, sulla trra; ma esistono pure, ed in gran numero, quelle che l'educazione, i mali esmpi altrui e la prpria leggerezza hanno guastate, quelle che non sppero innalzarsi fino ad apprezzare solamente i voti dell'umo virtuoso, quelle che pi gdono d'essere vagheggiate per la loro bellezza e pel brio del loro spirito che di meritare amore per la nobilt de' loro sentimenti.
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Ma dnne cos imperftte sgliono ssere pericolosissime, e pi pericolose di quelle affatto vili. Seducono non colla sola loro leggiadria e colle studiate loro arti, ma anche spesso con alcune virt, colla speranza che fanno nascere che in esse prevalga il buno al cattivo. Non accgliere questa speranza quando vedi in esse molta vanit od altri gravi diftti. Sii sevro nel giudicarle; non gi per dirne male, non gi per esagerarti i loro trti, ma per fuggirle a tmpo, se presumi che cadresti in un laccio poco degno. Quanto pi si amante per indole e disposto a venerare la dnna meritevole, tanto pi di farti un obbligarti di non appagarti di virt medicri in una dnna, per dare il titolo d'amica. I giovani scostumati e le loro pari si burleranno di te, ti appelleranno altro, selvaggio, pinzchero. Non imprta; sprzza i loro giudizii. Non ssere n altro n selvaggio n pinzochero, ma non prostituire mai i tuoi afftti; sii fermo a serbar libero il tuo cure, od a farne omaggio a tal dnna sola che abbia pino diritto alla sua stima. Chi ama egrgia dnna non prde il tmpo a corteggiarla servilmente, a pascerla d'adulazioni e di vani sospiri. Ella ci non soffrirebbe. Ella vergognerbbesi d'avere per amante un ozioso, uno sdolcinato; ella non sa apprezzare se non l'amicizia dell'umo schitto, dignitoso, meno sollecito di parlare d'amore che di piacerle con lodevoli principii e lodevoli fatti. La dnna che tllera l'umo puerilmente schiavo a' suoi pidi, piegato a soffrire con bassezza mille capricci di li, non occupato d'altro che d'affettate elegnze e d'amorose smrfie, ben d a divedere d'aver poco elevata ida di lui e di s medesima. E colui che in tal vita si compiace, colui che ama senza nbile scpo, senza lo scpo di diventar migliore rendndo omaggio ad una gran virt, colui sciupa miseramente ingegno e cure, e sar difficile che gli rsti alquanto d'energia da fare mai pi alcun che di buno nel mondo. Non parlo delle femmine di costumi pssimi: l'uomo onesto ne inorridisce; e non fuggirle grande ignominia. Quando una dnna ti sia sembrata degna del tuo amore, non abbandonarti a sospetti, a gelosie, all'indiscreta pretensione d'ssere follemente idolatrato. Scegli bne, e pi ama senza tormentar te e la tua eltta con molste smanie, senza turbarti se non cieca all'amabilit altrui, senza esigere che spasimi di tenerezza per te. Siile devoto per ssere giusto, per tributare ammirazione e gentile servit ad un merito sommo, per innalzarti ad una creatura che t'appare elevatissima; non affinch ella spinga l'amor suo per te ad un grado maggiore di quello che pu dimostrarti. I gelosi, i fremnti per la rabbia di non ssere abbastanza amati, sono veri tiranni. Piuttosto che divenir malvagio per qualunque piacere, desi rinunciare a quel piacere: piuttosto che divenir tiranno, o cadere in qualunque altra indegnit per amore, rinuncia all'amore.

CAPO VIGESIMOSECONDO. Risptto a fanciulle e mogli altrui. Sia che tu rimanga clibe o ti mariti, abbi gran rispetto dello stato virgineo o del matrimonio. Nulla di pi dilicato dell'innocnza e della riputazione d'una fanciulla: non permetterti con alcuna di esse la minima libert di manire o di parle che pssa dare alcuna profanazione a' suoi pensiri n alcun turbamento al suo cure. Non permetterti, n parlando ad una fanciulla n lontano da li, alcun detto che pssa da altrui farla presumere d'animo leggro e facile ad invaghirsi. Le pi tnui apparnze bastano a scemare ad una giovine il suo decro, a destare contro li la calunnia, a farla forse mancare un matrimonio che l'avrebbe resa felice. Se ti sentissi palpitare d'amore per una fanciulla e non potessi aspirare alla sua mano, non palesarle la tua fiamma, nascondigliela anzi con ogni cura. Sapndo d'essere amata, potrebbe accendersi per te e divenire quindi vittima d'una sventurata passione.
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Se t'accorgessi d'avere inspirato amore ad una fanciulla che tu non volessi o non potessi sposare, abbi eguale attenzione alla sua pace ed alla sua conveninza; cssa affatto di vederla. Compiacersi d'aver msso in una misera innocnte un delirio che non pu fruttarle se non afflizione e vergogna la pi scellerata delle vanit. Colle dnne maritate non ssere meno guardingo. Un tuo flle amore per alcuna d'esse, od un flle amore di alcuna d'esse per te, potrebbe trarvi a grande sventura, a grande ignominia. Tu vi perderesti meno di li, ma appunto pensando quanto maggiormente prda una dnna la quale si esponga a meritare la disistima del marito e di s medesima, appunto pensando ci, se si generoso, trma del suo pericolo, non lasciarvela un istante, tronca un amore che Dio e le leggi condannano. Il tuo cure e quello dell'amata sanguineranno dividndosi; non imprta. La virt csta sacrificii; chi non sa compirli un vile. Fra dnna maritata ed umo che non siale marito non pu sservi incolpevolmente altra intima relazione che una gara di giusta stima fondata sopra conoscimento di vere virt; fondata sulla persuasione che siavi d'ambe le parti, prima d'ogni altro amore, un amore saldo dei prpri doveri. Abbrri come somma immoralit il rapire ad uno spso gli affetti di sua moglie. S'egli degno d'essere amato da li, la tua perfidia un delitto atroce. Se non marito stimabile, le colpe di lui non t'autorizzano a degradare la infelice che gli compagna. Per la moglie d'un cattivo marito non v' scelta: ella dee rassegnarsi a tollerarlo ed ssergli fedele. Colui che, sotto il pretsto di volerla consolare, la tragge ad amore colpevole, un crudele egoista. E se la intenzione di lui fosse anche pietosa, questa piet illusoria, funsta, riprovevole. Innamorando quella dnna, aumenteresti la sua infelicit: aggiungeresti all'angscia sua d'avere un marito non amabile quella d'odiarlo smpre pi amando te ed esagerandosi i tuoi prgi: v'aggiungeresti forse tutti i tormenti della gelosia di suo marito, v'aggiungeresti la straziante consapevolezza in li d'essere ra. La dnna mal maritata non pu avere altrimenti pace, se non mantenendosi irreprensibile. Chi le promette un'altra pace, mentiste e la trascina nel dolore. Vrso le dnne che ti saranno care per le loro virt, bada, quanto vrso le fanciulle, a non far nascere ingiuriosi sosptti a cagione dell'amicizia che avrai per loro. Sii circosptto nel mdo con che di esse parlerai ad umini usi ad abbitti giudizii. Essi accrdano sempre le supposizioni colla perversit del prprio cure. Infedeli intrpreti di ci che vien loro detto, danno un cattivo snso ai discorsi pi semplici, ai fatti pi innocnti; sognano mistro ove non havvene alcuno. Niuna cura soverchia per mantenere illibata la fama d'una dnna. Questa fama, dopo l'intrinseca sua onest, il pi bl pregio di li. Chi non gelosissimo di conservargliela, chi ha la vilt di compiacersi ch'altri suppongano in una dnna qualche debolezza per lui, assolutamente un indegno che meriterebbe d'ssere espulso da ogni buna compagnia.

CAPO VIGESIMOTERZO. Matrimonio. Se l'inclinazione del tuo cure e le conveninze ti detrminano pel matrimnio, mvi all'altare con pensiri santi, con vero proponimento di rndere felice coli che t'affida la cura de' sui giorni, coli che abbandona il nome de' sui padri per prndere il tuo, coli che ti preferisce a tutto ci ch'ebbe fino allora di caro, e che spr per te dar vita a nuve creature intellignti, chiamate a possedere Iddio. Misera prva dell'incostanza umana! La pi parte dei matrimnii si stringono per amore, s'accompagnano di pensiri solnni, si sanciscono con tutta la volont di benedirli sino alla mrte e due anni di pi l'unita coppia si disama, si tollera con pena, si offnde con reciproci rimprveri, con trascurare mutuamente d'esser gentile.
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Donde ci? Prima di tutto, dall'ssersi coloro che si maritano troppo mal conosciuti prima delle nzze. Va cauto nella scelta, assicrati delle bune qualit dell'amata, o si perduto. Pscia il disamore deriva dalla vigliaccheria di cdere alle tentazioni dell'incostanza; dal non ssere attnto a dire ogni giorno a s medesimo; Il proponimento che feci ra debito, vglio ssere saldo a mantenerlo! Qui, come in ogni altra circostanza della vita, bada che la facilit a mutarsi in male grande nell'uomo; bada che ci che fa spregevole l'uomo non mai altro che la mancanza di frte volont; bada che ci che pi rnde pina di turpitudini e di sciagure la societ si il non aver carattere fermo. Un matrimnio pu solo ssere felice a questo patto; ciascun de' due spsi de prescriversi per primo dovere questa inalterabile risoluzione: Voglio amare ed onorare per smpre il cure cui ho data padronanza sul mio. Se la scelta fu buna, se un de' curi gi non ra pervrso, non vero che pssa pervertirsi e divenire ingrato allorch l'altro lo colma di soavi attenzioni e di generoso amore. Non s' mai veduto un marito non colpevole d'indegna rozzezza vrso la moglie, od almeno d'indegne neglignze, ovvero d'altri vizi, il quale, se a li fu caro una vlta, abbia cessato d'sserle tale. L'anima della dnna naturalmente dolce, riconoscnte, disposta ad amare in suprmo grado quell'umo ch' costante in amarla ed in meritare la sua stima. Ma perch'ella molto sensitiva, si sdegna agevolmente della inamabilit del marito e di tutti i torti che pssono degradarlo. E questo sdegno pu spingerla ad invincibile antipatia ed a tutti gli errori che ne conseguono. La sventurata sar grandemente ra allora, ma cagione di sue colpe sar di certo il marito. Indelbile in te sia questa persuasione: - Niuna dnna la quale ra buna il giorno delle nzze, prde la sua bnt in compagnia d'uno spso che continui ad aver diritto all'amor suo. Per avere durevolmente diritto all'amore di una spsa, bisogna non diminuire di pregi ai suoi sguardi; bisogna che l'intimit coniugale nulla tlga al marito della rivernza e della cortesia ch'ei prima di condurla all'altare le dimostrava; bisogna ch'egli n divnti a li scioccamente srvo e sia incapace di corrggerla, n le faccia sentire disptica autorit e la corrgga con asprezza; bisogna ch'ella abbia donde prendere alto conctto del senno e della rettitudine di lui; bisogna ch'ella pssa gloriarsi d'essergli consorte e dipndente; bisogna che la dipendnza in ch'ella verso lo spso non sia imposta dall'alterezza di lui, ma voluta da essa per amore, per sentimento della vera dignit di lui e di s. L'ttima scelta che potrai aver fatta d'una dnna e la certezza che avrai d'eminenti virt che l'adornino non t'inducano a riputare meno necessaria per parte sua un'incessante attenzione ad ssere amabile ai suoi sguardi; non dire: Ell' s perfetta che mi perdona tutti i miei trti; non occorre studiare di farmele caro; ella m'ama smpre egualmente. Come? perch tanta la sua bont, sarai meno industre a piacerle? Non farti illusione; appunto perch il suo animo squisito, l'incuria, l'ineleganza, lo sgarbo, le saranno cse pi affliggnti, pi disgustose. Quanto maggiore la gentilezza delle sue manire e de' sui sentimenti, tanto maggiore in lei il bisogno di ritrovarla eguale in te. Se non la trva, se ti vede passare dalla seducnte cortesia d'un innamorato all'insultante trascuratezza d'un cattivo marito, ella per virt si sforzer lungamente d'amarti malgrado la tua indegnit, ma lo sforzo sar vano. Ti perdoner, ma non ti amer pi, e sar infelice. Guai allora se la sua virt non fosse a tutta prva, ed un altr'umo le piacesse. Il suo cuore, da te non abbastanza apprezzato, da te mal custodito, potrebbe ssere preda d'una passione colpevole, d'una passione funsta alla sua pace, alla tua, a quella de' figli! Molti mariti sono in questo caso, e le mogli ch'essi maledicono rano virtuose. Le misere traviarono perch non erano amate. Dato ad una dnna il sacro titolo di spsa, tu devi consecrarti al suo bne, com'ella de consecrarsi al tuo; ma l'obbligo che a te incumbe maggiore, perch'ella creatura pi debole, e tu, siccome frte, le si maggiormente debitore d'ogni buon esempio e di ogni aiuto.
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CAPO VIGESIMOQUARTO. Amor paterno. - Amore all'infanzia e alla giovent. Far dono di buni cittadini alla patria, far dono allo stesso Iddio di spiriti degni di lui, sar il tuo incarico, se avrai figliuli. Incarico sublime! Chi l'assume e lo tradisce il maggiore nemico della patria e d'Iddio. Non occorre enumerare quali sieno le virt di un padre; tu le avrai tutte, se sarai stato buon figlio e buon marito. I cattivi padri furono tutti figli ingrati e mariti ignbili. Ma anche prima d'aver prle, anche se tu non dbba averne mai, ingentilisci l'animo tuo col dolce sentimento dell'amor patrno. Ogni umo de nutrirlo, volgndolo vrso tutti i fanciulli, vrso tutti i giovani. Guarda con qualche amore quella parte novlla della societ, guardala con grande riverenza. Ognuno che sprzzi o addolori ingiustamente l'infanzia, se non pervrso, lo divnta. L'uomo non attentissimo a rispettare l'innocenza d'un bambino, a non insegnargli il male, a vegliare ch'altri non gliel'insegni, a procacciare che s'infiammi di solo amore per la virt, pu essere la causa che quel bambino diverr un mostro. Ma perch sostituire men valide parle a quelle terribili e santissime pronunciate dall'adorabile amico de' fanciulli, il Redentore? - Chi riceve, dic'egli, un pargolo tale in nome mio, riceve me. Ma chi avr scandalezzato uno di questi piccioletti che in me credono, sarebbe mglio che gli fosse stata appesa una mcina al collo e fosse stato gettato nel profondo del mare! Coloro che ti sono di non pchi anni minore d'et, coloro sui quali per tal ragione il tuo esmpio e la tua voce pssono ssere autorevoli, considerali tutti come figliuli; trattali con quel misto d'indulgenza e di zelo ch' atto ad allontanarli dal male ed a spronarli al bne. L'infanzia di natura imitatrice; se gli adulti che circondano un fanciullo sono pii, dignitosi, amabili, il fanciullo si invaghir d'sser tale e tal sar. Se gli adulti sono irreligiosi, abbitti, malvoli, il fanciullo sar pessimo come loro. Anche co' bambini e co' giovanetti che non vedi di frequnte ed a' quali forse avrai solo occasione di parlare una vlta nella vita mstrati buno; di' loro, se t'occorre, una parla feconda di virt. Quella parla tua, quel tuo onsto sguardo potr ritrarli da un pensiro basso, potr invogliarli di meritare la stima degli umini dabbne. Se un giovine di blle speranze pone in te la sua fiducia, siigli generoso amico, soccorrigli con rtti e forti consigli, non adularlo mai, applaudi s alle sue lodevoli azioni, ma ritiralo con vigoroso biasimo dalle indegne. Se vedi un giovine vlgere al vizio, quando pure tu non avessi intrinsichezza con lui, non isdegnare, ove tu n'abbia l'opportunit, di prgergli la mano per salvarlo. Talvolta quel giovine che prnde la malvagia strada non abbisognerebbe che d'un grido, d'un cenno per vergognarsene e retrocdere alla strada buna. Qual sar l'educazione morale da darsi ai figli tuoi? Noi capiresti, se non l'acquisti egrgia tu medesimo. Acquistala, e la darai eguale.

CAPO VIGESIMOQUINTO. Delle ricchezze.

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Religione e filosofia ldano la povert quand' virtuosa, e l'antepongono grandemente all'irrequieto amore delle ricchezze. Nondimeno concdono potere un umo sser ricco ed avere egual mrito di quegli ttimi che sono pveri. Non abbisogna per ci se non ch'ei non sia schiavo delle sue ricchezze; ch'ei non le procacci n le conservi per farne mal uso; ch'egli anzi null'altro vglia, fuorch farne uso giovevole a' sui simili. Onore a tutte le onste condizioni umane e quindi ai ricchi! - purch rivlgano la loro prosperit a benefizio di molti: purch i godimenti ed il fasto non li facciano pigri e suprbi. Tu verisimilmente rimarrai nella srte in cui nascesti: funge dalla grande opulnza come dalla povert. Non appiglisi mai a te quel basso dio che rode sovnte i meno ricchi ed i pveri vrso i pi ricchi. un dio che sul prndere la gravit del linguaggio filosofico; sono calde declamazioni contro il lusso, contro l'ingiustizia delle sproporzionate fortune, contro l'arroganza de' felici potnti; una sete apparentemente magnanima d'eguaglianza, di sollivo a tante miserie dell'umanit. Tutto ci non t'illuda, sebbne t'avvnga di udirlo da gnte di qualche grido, e tu lo lgga in cnto eloquentissimi pedanti che mrcano l'applauso delle turbe, adulandole. In quei frmiti v' pi invidia, ignoranza e calunnia che zlo pel giusto. L'ineguaglianza delle fortune inevitabile, e ne derivano mali e bni. Chi tanto maledice il ricco si metterebbe volentiri al suo posto: tanto fa che rimanga nell'opulnza chi vi si trva. Pochissimi sono quei ricchi che non ispndono il loro ro; e spendndolo, divntano tutti in migliaia di guise, con pi o meno mrito, ed anche talvlta senza mrito, cooperatori del bn pubblico. Danno mto al commrcio, allo ingentilintento del gusto, alla gara delle arti, alle infinite speranze di chi vul fuggire la povert mediante l'industria. Non saper vedere in essi che zio, mollezza, inutilit stolta caricatura. Se l'ro impigrisce gli uni, spinge gli altri a degne azioni. Non v' citt colta del mondo dove i ricchi non abbiano fondato e non conservino istituti importanti di beneficnza; non v' luogo alcuno dove non sieno, e per associazioni ed individualmente, i sostenitori del misero. Guardali quindi senza ira, come senza invidia, e non ripetere le denigrazioni del volgo. Non ssere n sdegnoso n vile vrso di loro, siccome non vorresti che vrso di te fosse sdegnoso o vile chi meno ricco di te. Di que' mezzi di fortuna che hai, sii saviamente ecnomo; fuggi egualmente l'avarizia che incrudelisce il cure e mutila t'intelltto, e la prodigalit che guida a vergognosi imprestiti ed a non lodevoli stnti. Tndere ad aumentare le ricchezze lecito, ma senza turpe anlito, senza immoderate inquietudini, senza tralasciar di ricordarsi che da esse non dipnde il vero onore e la vera felicit, ma s dall'ssere nbile d'animo innanzi a Dio ed al prssimo. Se cresci di prosperit, cresci a proporzione di beneficnza. L'ssere ricco pu andare unito a tutte le virt, ma l'ssere ricco egoista vera scelleratezza. Chi ha molto, dee dar molto; non v' scampo da tal sacro dovere. Non negare aiuto al mendico, ma non sia questa la tua sola elemsina: grande ed assennata elemsina si il provvedere a' pveri pi onsto mdo di vivere che mendicando; cio il dare alle divrse arti, tanto comuni quanto gentili, lavoro e pane. Pnsa talora che impreveduti evnti potrebbero spogliarti del retaggio de' tui avi e gettarti nella misria. Troppi rovesciamenti siffatti accaddero sotto i nstri cchi; niun ricco pu dire: Non morr nell'esiglio e nella sventura. Gdi le tue ricchezze con quella generosa indipendnza da esse che i filsofi della Chisa col Vangelo chiamano: Povert di spirito. Voltaire ne' suoi momenti di scurrilit ha finto di credere che la povert di spirito raccomandata dal Vanglo fosse la sciocchezza. Ma invece la virt di mantenere, anche nelle ricchezze, uno spirito umile e non nemico della povert, non incapace di tollerarla se venisse, non incapace di rispettarla in altrui. Virt che esige tutt'altro che sciocchezza; virt che non pu scaturire se non da elevazione d'animo e sapinza
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Vui tu coltivare l'anima tua? dice Sneca; vivi pvero, o come se povero tu fossi. Nel caso che tu cadessi in miseria, non prder coraggio. Fatica per vivere e senza vergognarti. Il bisognoso pu ssere umo stimabile quanto colui che lo aiuta. Ma allora sappi rinunziare di buna grazia alle consuetudini della ricchezza: non offerite il ridicolo e misrando spettacolo d'un pvero suprbo che non vuole assumere queste virt sommamente conveninti al pvero: ma una dignitosa umilt, una stretta economia, una pazinza invitta nel lavoro, una amabile serenit di mente ad onta dell'avvrsa fortuna.

CAPO VIGESIMOSESTO. Risptto alla sventura. - Beneficnza. Onore a tutte le onste condizioni umane e quind ai pveri! purch rivolgano la loro sventura al miglioramento di s stessi, purch non presumano che il patire li autorizzi ai vizi e alla malevolnza. Tuttavia non ssere rigoroso nel giudicarli. Abbi piet anche de' pveri in cui prevalgano talora impazinza e rabbia. Pensa ssere durissima csa il patire stnti in una via od in un tugurio, mentre a pchi passi dell'addolorato passano umini egregiamente vestiti e pasciuti. Perdonagli se ha debolezza di mirarti con livore, soccorri al suo bisogno, purch umo. Abbi risptto alla sventura in tutti coloro che ne sffrono gli strali, se anche non giacciano in assoluta indignza, se anche non ti dimandino alcun aiuto. Ognuno che viva senza agi e faticando, e sia in istato d'inferiorit vrso te, vnga da te guardato con affettuosa compassione. Non fargli sentire con arroganti mdi la differnza della tua fortuna. Non umiliarlo con aspre parle, nemmeno quando ti spiaccia per qualche sua rozzezza od altro difetto. Nulla consolante per l'infelice come di vedersi trattato con amorevole riguardo da' sui superiori: il cuore gli si empie di gratitudine; ed allora ei capisce perch il ricco sia ricco, e gli perdona la prosperit perch ne lo giudica degno. I padroni sprezzanti e brutali sono tutti odiati, per quanto paghino bne i loro srvi. Farti odiare dagli inferiori grande immoralit: 1. Perch si allora malvagio tu stesso; 2. Perch, invece di sollevare le loro afflizioni, le accresci; 3. Perch li avvezzi a servirti slealmente, ad abborrire la dipendenza, a maledire tutta la classe dei pi fortunati di loro. E siccome giusto che tutti abbiano quanta pi felicit possibile, colui che non basso in grado de procacciare che gli inferiori non trovino incomportevole lo stato loro, ma anzi lo amino, perch non disprezzato, perch sparso d'onsti confrti dal ricco. Sii liberale in ogni genere di sovvenimento a chi ne abbisogna: - di danari e protezione quando puoi - di consigli negli incontri opportuni, - di bune maniere e di buoni esempi smpre. Ma principalmente se tu vedi il mrito opprsso, ti adpera con tutte le frze a rialzarlo: o se ci non pui, t'adpra almeno a consolarlo ed a rndergli onore. Arrossire di mostrare stima al disgraziato onsto la pi indegna delle vilt. La troverai pur trppo comune; sii tanto pi vigilante a non lasciarti infettare da essa mai. Quand'uno infelice, i pi propndono a dargli trto, a supporre che i sui nemici abbiano donde vilipenderlo e tormentarlo. Se quegli scagliano una calunnia per giustificar s ed infamar lui, quella calunnia, avesse pur tutte le inverisimiglianze, sul venire acclta e ripetuta crudelmente. I pchi che s'affaticano a dissiparla son di rado ascoltati. Sembra che la maggiorit degli umini sia felice quando pu credere al male. Abbi orrore di quella sciagurata tendnza. Laddove sunano accuse, non isdegnare d'ascoltare le difese. E s'anco difese non s'dano, sii tu medesimo tanto generoso da congetturarne alcuna. Non prestar fede alla colpa, se non quando manifsta; ma bada che tutti coloro che odiano,
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pretendono ssere manifesta pi di una colpa che tale non . Se vui essere giusto, non odiare: la giustizia degli odianti rabbia di farisi. Dacch la sventura ha colpito uno, fosse egli stato tuo nemico, foss' egli stato un devastatore della tua patria, guardare con suprbo trionfo la sua miseria villania. Se opportunit lo richide, parla de' suoi torti, ma con meno veemnza che nel tmpo della sua prosperit; parlane anzi con pia attenzione di non esagerarli, di non separarli dai meriti che in quel mortale pur brillarono. Blla smpre la piet vrso gli infelici; sino vrso i ri. La legge pu aver diritto di condannarli; l'umo non ha mai diritto d'esultare del lor dolore n di dipingerli con colori pi neri del vero. L'abitudine della piet ti rnder talvolta benigno a gnte ingrata. Non desumere sdegnosamente che tutti sieno ingrati; non tralasciare d'ssere benigno. Fra molti ingrati v' pur l'uomo riconoscnte, degno de' tui benefzii. Non avresti fatto cadere su lui questi benefizii, se tu non ne avessi gettato a parecchi. Le benedizioni di quell'uno ti compenseranno dell'ingratitudine d'altri dici. Inoltre, non trovassi tu mai riconoscenza, l bont del tuo cure ti sar prmio. Non v' dolcezza maggiore che nell'essere misericrde e procacciar di sollevare la sventura altrui. Ella supera di gran lunga la dolcezza di ricevere aiuto; perocch nel riceverne non v' virt, e nel darne ve n' molta. Sii delicato con tutti nel beneficare, ma pi colle persone pi rispettabili, colle dnne timide e onste, con coloro che sono novizii nel crudele tirocinio della povert e spesso divorano in secreto le loro lacrime piuttosto che pronunciar l'angosciante parola: Ho bisogno di pane! Oltre ci che privatamente darai, senza che una mano sappia ci che d l'altra, come dice il Vangelo, t'unisci anche ad altre anime generose per moltiplicare i mezzi di giovare, per fondare bune istituzioni e mantenere quelle che gi sono. Egli pure un detto della religione questo: Providentes bona non tantum coram Deo, sed etiam coram omnibus hominibus (siate prvvidi a far il bne non solo innanzi a Dio, ma anche alla vista degli umini) Paul. ad Rom. c. XII). Havvi ttime cse che l'individuo solo non pu fare e che in secreto non si pssono. Ama le societ di beneficnza e, se n'hai mdo, promuvile, scutile quando sono intorpidite, corrggile quando sono falsate, non ti disanimare per le bffe che gl'avari e gli inutili si fanno smpre di quelle anime operose le quali faticano a pro' dell'umanit.

CAPO VIGESIMOSETTIMO. Stima del sapere. Allorch il tuo impigo o le cure domstiche non ti lasciano pi gran tmpo da consacrare ai libri, difnditi da un'inclinazione volgare che sgliono prndere coloro che omai pco o nulla pi studiano: cio d'abborrire tutto quel sapere che essi non hanno acquistato; di sorridere di ognuno che tnga in molto conto la coltura dell'ingegno; di desiderare, quasi bne sociale, la ignoranza. Sprzza il sapere falso; egli malvagio: ma stima il vero sapere, che smpre utile. Stimalo, sia che tu lo possgga, sia che tu non abbia potuto giungervi. Anla anzi ognora di farvi tu medesimo qualche progrsso, o continuando a coltivare pi singolarmente una scinza, o almeno leggndo buni libri di vario gnere. Ad un umo di notevole condizione questo esercizio dell'intelltto importante, non solo per l'onsto piacere e l'istruzione che ei ne pu trarre, ma perch, avendo riputazione di colto amante dei lumi, acquister maggiore influenza per muvere gli altri a far bne. L'invidia troppo proclive a screditare l'umo rtto; se ella ha qualche ragione o pretsto di chiamarlo ignorante o fautore d'ignoranza le stesse ttime cse ch'ei fa son vedute di mal cchio dal volgo, denigrate, impedite a tutta pssa.
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La causa della religione, della patria, dell'onore richide campioni frti, prima di virtuosi intnti, pi di sapere e di gentilezza. Guai quando i malvagi possono dire con fondamento agli umini dabbne: Voi non avete studiato e site inamabili. Ma per conseguire credito di sapinte, non fingere mai cognizioni che tu non possgga. Tutte le imposture sono turpitudini, ed anche l'ostentazione di saper ci che non si sa. Inoltre non v' impostore cui non cada tosto la maschera, ed allora perduto. Tutto il prgio in che il sapere da tenersi non dve per altro farci idolatri di esso. Desideriamolo in noi e negli altri, ma se poco ci fu possibile d'acquistarne, consoliamocene e mostriamoci candidamente quali siamo. Le molte cognizioni sono bune, ma ci che finalmente pi vale nell'umo si la virt; e questa per fortuna suscettiva d'allearsi coll'ignoranza. Cos, se tu molto sai, non disprezzare perci l'ignorante. Il sapere come la ricchezza; egli desiderabile per mglio giovare altrui, ma chi non l'ha, potndo tuttavia ssere bun cittadino, ha diritto al risptto. Diffondi illuminati pensiri sulla classe poco educata. Ma quali sono dessi? Non quelli che sono atti a farne gnte sciola, sentenziosa e maligna. Non le oltrespinte declamazioni che piacciono tanto ne' drammi e nei romanzi volgari, ove smpre gl'infimi di grado sono dipinti come eri, ed i maggiori come scellerati; ove tutta la pittura della societ falsata per farla abborrire; ove il ciabattino virtuoso quello che dice insolnze al signore; ove il signore virtuoso quello che spsa la figlia del ciabattino; ove fino i masnadieri si rapprsentano ammirabili affinch paia esecrando chi non li ammira. Gl'illuminati pensiri da diffondersi sugli ignoranti della bassa classe sono quelli che li presrvano dall'errore e dall'esagerazione; quelli che, senza volerli fare vigliacchi adoratori di chi sa e pu pi di essi, imprimono in loro una nbile disposizione al rispetto, alla benevolnza ed alla gratitudine; quelli che li allontanano dalle furnti e scicche ide d'anarchia o di govrno plebo: quelli che insegnano loro ad esercitare con religiosa dignit gli oscuri ma onorevoli uffici cui la provvidnza li ha chiamati; quelli che persuadono loro ssere necessarie le disuguaglianze sociali, sebbne, se siamo virtuosi, riusciamo tutti eguli innanzi a Dio.

CAPO VIGESIMOTTAVO. Gentilezza. Con tutti coloro coi quali t'occorre trattare usa gentilezza. Essa, dettandoti manire amorevoli, dispone veramente ad amare. Chi s'atteggia burbero, sospettoso, sprezzante, dispone s a malevoli sentimenti. La scortesa produce quindi due gravi mali: quello di guastar l'animo a colui che l'esprime, e quello d'irritare od affliggere il prssimo. Ma non istudiarti soltanto d'sser gentile di manire: procura che la gentilezza sia in tutte le tue immaginazioni, in tutte le tue volont, in tutti gli afftti tuoi. L'umo che non bada a liberarsi la mente dalle ide ignobili, e spesso le accoglie, vine non di rado trascinato da esse ad azioni biasimevoli. S'dono umini anche di non vile condizione usare scherzi grossolani, a tener linguaggio inverecondo. Non imitarli. Il tuo linguaggio non abbia ricercata eleganza, ma sia puro d'ogni brutta volgarit, d'ognuna di quelle gffe esclamazioni con che gli ineducati vanno intercalando il lor favellare, d'ognuno di que' motteggi scurrili con che vulsi da trppi offndere i costumi. Ma la bellezza del favellare dvi cominciare fin da giovane a proportela. Chi non la possde prima dei venticinque anni non l'acquista pi. Non ricercata eleganza, te lo ripeto, ma parle onste, elevate, portanti negli ltri dolce allegria, consolazione, benevolnza, desidrio di virt.

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La sovrchia ineleganza nel parlare, nel lggere uno scritto, nel presentarsi, nell'atteggiarsi, sul meno provenire da incapacit di far mglio che da vergognosa pigrizia; dal non voler badare al dovuto perfezionamento di s ed al rispetto cui gli altri hanno diritto. Ma facndo a te medesimo un'obbligazione della gentilezza e sovvenndoti ch'ella un'obbligazione perch dobbiamo operare in mdo che la nstra presnza non sia una calamit per alcuno, ma anzi un piacere ed un beneficio, non adirarti tuttavia contro i rozzi. Pnsa che talvlta le gmme sono avvlte in fango. Sarbbe mglio che il fango non le lordasse, ma pure in quella umiliazione sono gmme. gran parte di gentilezza il tollerare con instancabile sorriso simil gnte non meno che la schira infinita dei noiosi e degli scicchi. Quando non v'ha occasione di giovar loro, lecito scansarli, ma non si dbbono mai scansare in guisa che s'accorgano di spiacerti. Ne sarbbero addolorti, o t'odierbbero.

CAPO VIGESIMONONO. Gratitudine. Se siamo obbligati a pii sentimenti ed a manire benvoli con tutti, quanto pi verso quei generosi che ci didero prva d'amore, di compassione, d'indulgnza! Cominciando da' nstri genitori, non siavi alcuno che, prestatoci qualche liberale aiuto in fatti od in consigli, ci trvi pco memori del benefizio. Vrso altri potremo talvlta sser rigidi nei nstri giudizii e scarsi di gentilezza senza grave colpa; vrso chi ci giov, non c' pi lecito mai di preterire da infinite attenzioni per non offnderlo, per non recargli alcuna afflizione, per non diminuire la sua fama, per mostrarci anzi prontissimi a difnderlo ed a consolarlo. Molti, quando colui che li benefic prnde o sembra prndere trppo altra opinione del prprio mrito vrso essi, s'irritano come d'imperdonabile indiscretezza e vgliono che questa gli scilga dall'obbligazione di sser grati. Molti, perch hanno la vilt d'arrossire del beneficio avuto, sono ingegnosi in supporre cha sia stato fatto per intresse, per ostentazione o per altro indegno motivo, e pnsano da ci trarre scusa alla loro ingratitudine. Molti, allorch sono in grado, s'accingono a restituire un benefizio per non aver pi il peso della riconoscnza: ci adempiuto, si credon incolpevoli dimenticando tutti i riguardi che quella impone. Tutte le astuzie per giustificare l'ingratitudine sono vane: l'ingrato un vile; e per non cadere in questa vilt, bisogna che la riconoscenza non sia scarsa, bisogna che assolutamente abbondi. Se il benefattore insuperbisce dei vantaggi che ti port, se non ha teco la delicatezza che vorresti, se non appare chiarissimo ssere stati generosi i motivi che lo spinsero a giovarti, a te non isptta il condannarlo. Stndi un velo sui veri o possibili suoi trti e mira soltanto il bne che avesti da lui. Mira questo bne, quand'anche tu lo avessi restituito a mille doppi. Talvlta lecito d'ssere riconoscnte senza pubblicare il benefizio ricevuto; ma ogni vlta che la coscinza ti dice sservi ragione per pubblicarlo, niuna bassa vergogna ti freni: confssati obbligato all'amica dstra che ti soccorse. Ringraziare senza testimonio, spesso ingratitudine, dice l'egrgio moralista Blanchard. Solamente chi grato a tutti i benefizii (anche ai minimi) buno. La gratitudine l'anima della religione, dell'amor filiale, dell'amore a quelli che ci amano, dell'amore alla societ umana, dalla quale ci vengono tanta protezione e tante dolcezze. Coltivando gratitudine per tutto ci che di buno riceviamo da Dio e dagli umini, acquistiamo maggior frza e pace per tollerare i mali della vita, e maggior disposizione all'indulgnza ed all'adoperarci in aiuto dei nstri simili.
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CAPO TRIGESIMO. Umilt, mansuetudine, perdono. La suprbia e l'ira non s'accordano colla gentilezza, e quindi non gentile chi non ha l'abitudine d'ssere umile e mansuto. Se vi sentimento che distrugga il disprzzo insultante per gli altri, l'umilt certamente. Il disprzzo nasce dal confronto con gli altri e dalla prefernza data a s stesso: ora come questo sentimento potr mai prendere radice nel cure educato a considerare e a deplorare le proprie miserie, a riconoscere da Dio ogni suo mrito, a riconoscere che, se Dio non lo rattine egli potr trascorrere ad ogni male? (Vedi Manzoni nel suo eccellente libro Sulla Morale Cattolica). Reprimi continuamente i tui sdegni, o diverrai aspro ed orgoglioso. Se una giust'ira pu ssere opportuna, ci avvine in rarissimi casi. Chi la crede giusta ad ogni tratto, cpre con maschera di zlo la prpria malignit. Questo diftto spaventevolmente comune. Parla con venti umini a tu per tu; ne troverai diciannve, ciascuno de' quali si sfogher teco a dirti i pretesi generosi sui frmiti vrso questo e quello. Tutti sembrano ardere di furore contro l'iniquit come se soli al mondo fossero rtti. Il paese ove stanno smpre il peggiore della trra; gli anni in cui vivono sono smpre i pi tristi; le istituzioni non msse da loro sono smpre le pssime; colui che dono parlare di religione e di morale smpre un impostore, se un ricco non profonde l'ro, smpre un avaro; se un pvero patisce e dimanda, smpre uno scialacquatore; se avvin loro di beneficare alcuno, questi smpre un ingrato. Maledire tutti gli individui che compongono la societ, eccettuati per buon garbo alcuni amici, pare in generale una inapprezzabile volutt. E quel ch' pggio, quest'ira, or gittata ai lontani, or rovesciata sui vicini, sul piacere a chiunque non sia l'immediato oggtto di essa. L'uomo fremnte e mordace vin volontiri preso per generoso, il quale, se reggesse il mondo, sarebbe un ere. Il mansueto invece sul ssere mirato con isprezzante piet, quasi imbecille o vigliacco. Le virt dell'umilt e della mansuetudine non sono gloriose, ma tinti ad esse, che valgono pi d'ogni gloria. Le universali manifestazioni d'ira e d'orgoglio non prvano altro che l'universale scarsit d'amore e di vera generosit, e l'universale ambizione di parer migliore degli altri. Stabilisci d'ssere umile e mansuto, ma sappi mostrare che non imbecillit n vigliaccheria. - In qual guisa? Perdndo talvlta pazinza e mostrando i dnti al malvagio? Vituperando con parle od iscritti chi con parle od iscritti calunnia te? - No; sdegna di rispondere a' tui calunniatori, ed eccettuate particolari circostanze ch' impossibile determinare, non prdere pazinza col malvagio; non minacciarlo, non vilipnderlo. La dolcezza, quando virt e non impotnza d'enrgico sentire, ha smpre ragione. Ella umilia pi l'altrui suprbia che non l'umilierbbe la pi fulminea eloqunza dell'ira e dello sprgio. Mostra nello stesso tmpo non ssere vigliacca, n imbecille la tua mansuetudine, mantenndoti dignitoso vrso i malvagi, non plaudendo alla loro iniquit, non mercando i loro suffragi, non dipartndoti dalla religione e dell'onore per tema del loro biasimo. T'avvezza all'ida d'aver nemici, ma non turbartene. Non v' alcuno per quanto viva benfico, sincro, inoffensivo, che non ne conti parecchi. Certi sciagurati hanno talmente naturata in s l'invidia che non pssono stare senza vibrare scherni o false accuse contro chi gode qualche riputazione. Abbi il coraggio d'ssere mansuto e perdona di cure a quegl'infelici che o ti nucono o ti vorrbbero nucere. Perdona non stte vlte, disse il Salvatore, ma settanta vlte stte, cio senza limite. I dulli e tutte le vendette sono indegni delirii. Il rancore un misto d'orgoglio e di bassezza. Perdonando un trto ricevuto, si pu cangiare un nemico in amico, un pervrso in umo rduce a
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nbili sentimenti. O quanto bllo e consolante questo trionfo! Quanto supera in grandezza tutte le orribili vittrie della vendetta! E se un offensore da te perdonato fosse irreconciliabile e vivesse e morisse insultandoti, che hai tu perduto coll'ssere buno? Non hai tu acquistato la maggiore delle gioie, quella di serbarti magnanimo?

CAPO TRIGESIMOPRIMO. Coraggio. Coraggio smpre! senza questa condizione, non vi virt. Coraggio per vincere il tuo egoismo e diventar benfico; coraggio per vincere la tua pigrizia e proseguire in tutti gli studi onorevoli; coraggio per difndere la patria e protggere in ogni incontro il tuo simile; coraggio per resistere al mal esmpio ed alla ingiusta derisione; coraggio per patire e malattie e stnti ed angsce d'ogni spcie senza codardi lamenti; coraggio per anelare ad una perfezione cui non possibile giungere sulla trra, ma alla quale se non aneliamo, secondo il sublime cenno del Vanglo perderemo ogni nobilt. Per quanto ti sia caro il tuo patrimonio, l'onore, la vita, sii pronto ognora a sacrificar tutto al dovere, se tai sacrifizii egli esigesse. O questa abnegazione di s, questa rinunzia ad ogni bne terrstre piuttosto che mantenerlo al patto d'ssere iniquo; o l'umo non solo non un ere, ma pu cangiarsi in mostro! Nemo enim justus esse potest qui mortem, qui dolorem, qui exilium, qui egestatem timet, aut qui ea qu his sunt contraria quitati anteponit (Cic. De Off. l. II, c. 9). Vivere col cure distaccato dalle prosperit caduche sembra a taluni un'intimazione trppo selvaggia ed ineseguibile. Nondimeno vero che senza una tempestiva indiffernza a quella prosperit non sappiamo n vivere n morire degnamente. Il coraggio dbbe innalzar l'animo per imprndere ogni virt; ma bada che non traligni in suprbia e fercia. Coloro che pnsano, o fingono pensare, il coraggio non potersi congiungere a' sentimenti miti; coloro che s'avvezzano a minacce da Rodomonte, a risse, a sete di disordini e di sangue, abusano della frza di volont e di braccio che Dio aveva loro data per ssere utili ed esmplari alla societ. E solitamente questi sono i meno arditi ne' gravi perigli: per salvare s medesimi tradirbbero padre e fratlli. I primi a disertare da un esercito sono quelli che si burlavano del pallore de' compagni ed insultavano villanamente al nemico.

CAPO TRIGESIMOSECONDO. Alta ida della vita, e frza di animo per morire. Molti libri parlano delle morali obbligazioni in mdo pi esteso e pi splendido; io non ho assunto, o giovane, se non d'offerirti un manuale che tutte brevemente te le ricrdi. Ora soggiungo: il peso di quelle obbligazioni non ci spavnti; agli infingardi soli pare incomportevole. Siamo di buona volont, e scorgeremo in ciascun dovere una misteriosa bellezza che c'inviter ad amarlo; sentiremo una potnza mirabile che aumenter le nstre frze a misura che ascenderemo nell'ardua via della virt; troveremo che l'umo assai dappi di quel che smbra ssere, purch vglia, e vglia gagliardamente, attingere l'alto scpo della sua destinazione, - ch' di purificarsi di tutte le vili tendnze, di coltivare nel massimo grado le ttime, d'elevarsi per tal guisa al posssso immortale d'Iddio.
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Ama la vita! ma amala non per volgari piaceri e per misere ambizioni. Amala perci che ha d'importante, di grande, di divino! Amala perch palstra del mrito, cara all'Onnipotnte, gloriosa a lui, gloriosa, e necessaria a noi! Amala ad onta de' sui dolori, ed anzi pe' suoi dolori, giacch son essi che la nobilitano, essi che fanno germogliare, crescere e fecondare nello spirito dell'umo i generosi pensiri e le generose volont! Questa vita, cui tanta stima tu dvi, sii memore sserti data per brve tmpo. Non dissiparla in sovrchi divertimenti. Concdi soltanto all'allegria ci che vulsi per la tua salute e pel confrto altrui. O piuttosto l'allegria sia da te posta in principal guisa nell'operare degnamente cio nel servire con magnanima fratellanza a' tuoi simili, nel servire con filiale amore ed obbedinza a Dio. E finalmente, amando cos la vita, pnsa alla tomba che t'asptta. Dissimularsi la necessit di morire debolezza che scema lo zelo del bne. Non affretterai per tua colpa quel punto solnne, ma non volerlo allontanare per vilt. Esponi i tui giorni per la salvezza altrui, s' d'upo, e massimamente per la salvezza della tua patria. Qualunque spcie di mrte ti sia destinata, sii pronto a riceverla con dignitosa forza ed a santificarla con tutta la sincerit e l'energia della fede. Tutto ci osservando, sarai umo e cittadino nel pi sublime snso di queste parle; sarai giovevole alla societ e renderai felice te stesso.

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