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I/8RARN
LA
DIVINA COMMEDIA
DANTE ALIGHIEEI
LA
DIVINA COMMEDIA
COMMENTATA
DA
G. A. SCARTAZZINI
OTTAVA EDIZIONE IN GRAN PARTE RIFUSA
DA
G. VANDELLI
col RIMARIO PERFEZIONATO
DI
L. POLACCO
E INDICE DEI NOMI PROPRII E DI COSE NOTABILI
ULRICO HOEPLI
EDITORE-LIBRAIO DELLA REAL CASA
MILANO
1920
PROPRIETÀ LETTERARIA
241 75
IL COMMENTATORE
D. D. D,
PREFAZIONE
Giuseppe Vandelli.
TAVOLA DI ABBREVIATILE
E INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Aid. — Edizioni Aldine della D. C, delle quali abbiamo sott' occhio la prima del
1502 e la 2 a Aldina del 1515.
Aia tir. — La D. C. di D. A. col commento di Raffaele Andreoli. Napoli, 1856.
jSlu.ove ediz. di Napoli del 1863, ecc.; e di Firenze, Barbèra, dal 1870 in poi.
(1 voi.).
Cam, —
La D. C. di D. A. con note tratte dai migliori commenti per cura di
Eugenio Camerini. Milano, 1868-69. (3 parti).
Campi —
La D. C. ridotta a miglior lezione con l'aiuto di ottimi manoscritti e
corredata di note edite ed inedite antiche e moderne per cura di Giuseppe
Campi. Torino, 1888-91. (3 voi.).
I>. e il suo see. — Dante e suo secolo, xiv maggio mdccclxv. Firenze, Cel-
il
I>el Lungo — Dino Compagni e la sua cronica, per Isidoro del Lungo. Fi-
renze, 1879-87. (3 voi.).
— D. ne' tempi di D. Eitratti e studi. Bologna, 1888. (1 voi.).
»e Marzo — Commento su la D. C. di D. A. di Antonio Gualberto de Marzo.
Firenze, 1864-81. (3 voi.).
I>iez, Wórt. — Etymologisches "Worterbuch der romanischen Sprachen von Frie-
drich Diez. 3 il ediz. Bonn, 1869-70. (2 voi.).
Bion. —
La D. C. di D. A. con introduz. ed aggiunta critica del can. G. I.
de' Dionisi. Parma, 1795. (3 voi.).
— Preparazione istor. e crit. alla nuova ediz. di D. A. Verona, 1806. (2 voi.).
Di Siena —
Commedia di D. A. con note di Gregorio di Siena. Inferno. Na-
poli, 1867-70. (1 voi.).
»ol. — La D. C. per Lodovico Dolce. Venezia, 1555. (1 voi.).
I>' Ovidio o J>' Ov„ Studii —
Studii sulla Divina Commedia. Milano-Paler-
mo, 1901. (1 voi.).
— N# St. I — Nuovi Studii Danteschi, I: Il Purgatorio e il suo preludio. Milano,
1906. (1 voi.).
— N. $t. II — Nuovi Studii Danteschi, II: Ugolino, Pier della Vigna, I simoniaci,
e discussioni varie. Milano, 1907. (1 voi.).
Falso Bocc. — Chiose sopra Dante. Testo inedito, ora per la prima volta pubbli-
cato da G. G. TVarren Lord Vernon. Firenze, 1846. (1 voi.).
Fani*. — Studi ed Osservazioni di Pietro Fanfani sopra
il testo delle opere di
Filai. — Dante alighieri' e Gottliche Comodie. Metrisch abertragen and mit kri-
tisclicn and aistorischen Erlautertmgen rersehen von Piiilaletiies (Ite Gio-
vanni di Sassonia). Lipsia, 1865-66. voi.). ('.'>
Foie. —
La I). C. illustrata da Ugo FOSCOLO. Londra, 1842-43. (4 voi.).
—
Frane La I). C. di D. A. con note de' più celebri commentatori per (Giovanni
FBANCE8IA. Torino, 1873. (3 voi.).
Frsmckc —
Dante Al.'s Gottliche Komodie. G-enan nach dem Veramaaae dea
Originala in dciitsclie Reime iibertragen und mit Amnerkongen veraehen von
Julius .Fkancke. Lipaia, 1883-85. (3 voi.).
Frat. — La D. C. di D. A. col com. di P. Fraticelli. Firenze, 1865. (1 voi.).
Kraus — Dante. Sein Leben und sein Werk, sein Verhaltniss zur Kunst und zur
Politili, von Franz Xaver Kraus. Berlin, 1897. (1 voi. con 3 tavole e 81 illu-
strazioni).
Xjan. —
La D. C. col commento di Jac. Della Lana per cura di L. Scarabelli.
Bologna, 1866. (3 voi.).
liaaid. —
Comedia del divino poeta Danthe Alighieri, con la dotta & leggiadra spo-
sitene di Christophoro Landino. Venezia 1536. (1 voi.).
—
Lectnra S>antis o JLeet. 1>. Così si designano le conferenze dantesche d' Or-
sanmichele pubblicate dalla Ditta Sansoni di Firenze col titolo generale di
Lectura Dantis.
lienz. —
Carlo Lenzoni, In difesa della lingua fiorentina et di Dante. Con le
regole da far bella et numerosa la prosa. Firenze, 1556. (1 voi.).
liomb. — La D. C. novamente corretta, spiegata e difesa da F. B. L. M. C.
(Fra Baldassarre Lombardi Minor Conventuale). Boma, 1791. (3 volumi, ri-
stampati molte volte. Noi ci serviamo dell' edizione di Roma, 1815-17, 4 voi.).
Lor«l Vernon Isaf. —
L'Inferno di D. A. disposto in ordine grammaticale e cor-
redato di brevi dichiarazioni da G. G. Warren Lord Vernon. Londra, 1858-65.
(3 voi. Splendida pubblicazione fuor di commercio).
lioria. — L'Italia nella D. C. del Dr. Cesare Loria. 2 a ediz. Firenze, 1872. (2 voi.).
IiUt>. —La D. C. di D. A., preceduta dalla vita e da studj preparatori illustra-
tivi, esposta e commentata da Antonio Lubin. Padova, 1881. (1 voi.).
li. Vesti. —
Le similitudini dantesche illustrate e confrontate da Luigi Venturi.
2 a ediz., Firenze, 1889. (1 voi.).
TAVOLA DELLE ABBREVIATURE XVII
Mag. — Coniente sui primi cinque canti dell' Inferno di Dante di Lorenzo Ma-
galotti. Milano, 1819. (1 voi.).
Mar. — La D. C. esposta al giovinetto da L. Mariani. 2 a ediz. Firenze, 1873.
(1 voi.).
Mari. — La D. C. dichiarata secondo principii della
i per Lorenzo Mar-
filosofìa
tini. Torino, 1840. (3 voi.).
Nannue. — Analisi critica dei verbi italiani del prof. Vino. Nannucci. Fi-
renze, 1843. (1 voi.).
— Teorica dei nomi della lingua italiana. Firenze, 1847. (1 voi.).
— Intorno voci usate da Dante secondo
alle commentatori in grazia della rima.
i
Picei —
I luoghi piti oscuri e controversi della I). C. di D. dichiarati da Giu-
seppe Picei. Brescia, 1843. (1 voi.).
l*og. —
La D. C. già ridotta miglior lezione dàgH Accademici della Crusca, ed
;i
QuaAAro Fior. —
Quattro Fiorentini. La D. C. ridotta a miglior lezione col-
l' ajuto di varj testi a penna da G. B. Niccolini, Gino Capponi, Giuseppe
Borghi e Fruttuoso Becchi. Firenze, 1837. (3 voi.).
RuAli — Studien ùber D. A. Ein Beitrag zum Verstàndniss der Gottlichen Ko-
modie von Emil Ruth. Tùbingen, 1853. (1 voi.).
Teli. —
La Commedia di D. A. con la nova espositione di Alessandro Vellu-
tello. Venezia, 1544. (1 voi.).
Vent. —
Dante con una breve e sufficiente dichiarazione del senso letterale di-
versa in più luoghi da quella degli antichi commentatori, del P. Pompeo Ven-
turi. Lucca, 1732. (3 voi.).
Tern. —
Readings on the Inferno ecc. of Dante chiefly based on the commentary
of Benv. da Imola. By the hon.hle William Warren Vernon M. A. Lon-
dra, 1889 sgg. (6 voi.).
Viv. —
Quirico Viviani. La D. C. giusta la lezione del codice Bartoliniano
Udine, 1823-28. (4 voi.).
Foc. Crus. —
Vocabolario degli Accademici della Crusca, 4 a impress. Firenze,
1729-1738. (6 voi.).
Voi. — Giov. Ant. Volpi, Indici ricchissimi che spiegano tutte le cose più dif-
ficili e tutte le erudizioni della D. C. Padova, 1727. (1 voi.).
Witte —
La D. C. di D. A. ricorretta sopra quattro dei più autorevoli testi a
penna da Carlo Witte. Berlino, 1862. (1 voi.).
— D. Al.'s Gottliche Komòdie ùbersetzt von Karl Witte. 3 a ediz. Berlino, 1876.
(2 voi.).
— Dante-Forschungen. Altes und Neues von Karl Witte. Halle und Heilbronn,
1869-79. (2 voi.).
DIVINA COMMEDIA
CANTICA PEIMA
INFERNO
PROEMIO GENERALE
V. 1-12. La Selva, D. che si figura sta vita», Oonv. IV, 24, ossia la vita pec-
- ed è figurazione antica - la vita umana caminosa, Purg. XXIII, 115-119. Cfr.
quale un viaggio, racconta che, a metà Geremia V, 6. Gli antichi interpreti
di questo, si accorse d'avere smarrita sono concordi nel credere che la selva
la via diritta e di esser dentro una selva figuri il vizio e l'ignoranza. Invece al-
oscura, selvaggia e difficile, nella quale
, cuni moderni hanno creduto che figuri
era entrato senza saper come, in un mo- la miseria di D. privato d' ogni cosa
mento di sonnolenza grave. JSTel senso più cara nell'esilio (Marchetti), o « il
allegorico personale D. viene a dire che, disordine morale e politico in generale
dopo aver vissuto un tempo vita pecca- d'Italia e più specialmente di Firenze »
minosa Dell' a. 1300 (v. n. 1) si avvide (Br. B.), od altro ancora. - oscura: «prop-
del suo stato e volle rimettersi sulla via ter ignorantiam et peccatum qnse obcce-
del bene. Nel senso allegorico univer- cant et obscurant et tenebras petunt,
sale poi vuol dire, che l'uomo si perde quia qui male agit, oditlucem»; Benv.
senza avvedersene nelle passioni e nei Cfr. Prov. II, 13-15 e anche II Pietr. II,
vizi, e vi resta, finché la divina grazia 15: « Derelinquentes rectam viam erra-
non lo illumini e risvegli. verant ».
1. Nel mezzo: La nostra vita, si legge 3. che: perchè. Al. considerano il che
nel Conv. IV, 23 (e si ripete nel 24) pronome, e spiegano in cui; ma la di-
« procede ad imagine d'arco, montando ritta via non era nella selva oscura. AL,
e discendendo... il punto sommo di que- pur giudicando il che una congiunzione,
sto arco [il mezzo del cammin di nostra spiegano talmente che ma cagione di
;
vita) ... nelli perfettamente naturati è smarrire la verace via fu il sonno del
nel 35° anno ». E già in Sai. LXXXIX, Poeta, non il buio della selva, la quale
10 « Dies annorum nostrorum septua-
: è fuori della diritta via. - diritta via :
ginta anni ». Cfr. Isaia XXXVIII, 10: vita virtuosa. « Via recta est via vir-
« Ego dixi In dimidio dierum meorum
: tutum, quse recte ducit hominem ad bea-
vadam ad portas inferi ». Nato nel 12G5, titudinem. Etnotanter dicit auctor smar-
D. nel 1300, anno del giubileo, era ap- rita, idest non perdita; nam quamvis
punto nel 35° anno di sua vita, e in esset viciosus tunc, tamen poterat re-
tale anno pone il fittizio viaggio oltre- dire ad viam rectam virtutum »; Benv.
mondano. Così, a ragione, i più. 4. E il Witte preferì leggere Eh; al-
:
dici più. antichi e autorevoli che hanno, ra, il principio del poema si libera dalla
si può
dire concordemente, la congiun- sintassi sconnessa e sospesa e perples-
zione copulativa (Et o il noto 7 et), = sa ». Mala lez. foscoliana, attraente per
pur riconoscendo che un' interiezione non ha fondamento nei codici,
sé stessa,
non sarebbe fuor di luogo in principio né apparisce necessaria.
di un periodo esclamativo in ciò sarà, ; 8. ben V. che appare nel gran diserto
:
intricata e ispida di pruni. - forte diffi- : poi ridire Beatrice, Purg. XXX, 115 sgg.
cile a superare. 11. sonno: dell'anima, il qual sonno
6. nel pensier: solo a ripensarvi. - la nel linguaggio scritturale è simbolo del
paura: provata allorché si avvide d'es- peccato; cfr. Isaia XXIX, 10; Gerem.
sere in quella selva allegoricamente è
: LI, 39 Rom. XIII, 11 Efes. V, 14.
; ;
la paura che del giusto giudizio di Dio, 12. via della pace (Isaia LIX, 8. Rom.
:
cioè delle pene temporali ed eterne, prova Ili, 17), della verità (II Pietr. II, 15) e
il peccatore, quando acquista coscienza della giustizia (ibid. v. 21); in una pa-
della propria condizione. rola, la via della virtù: cfr. v. 3.
7. amara: l'aggettivo potrebbe rife- V. 13-30. Il dilettoso monte. Spa-
rirsi a cosa, o a selva, o a paura. In fa- ventato di trovarsi in luogo sì terribile,
vore di cosa stanno in ispecie coloro che prosegue il cammino, finché, giunto a
ammettono la correlazione tra tanto e pie d' un colle, leva gli occhi in alto,
quanto. « Ma chi ebbe animo di mettersi e vedendo la parte superiore di quello
all'opera molto più dura di descriver illuminata dai raggi del sole, riconfor-
fondo a tutto V universo (Inf. XXXII, 8), tato, tenta di salire lassù. Forse è sim-
avrebbe sentito orrore e amarezza di boleggiato l'uomo che si lusinga di con-
morte del dire quale fosse la selva, pur seguire la salvezza con le sole sue forze.
avendovi trovato il bene ?»; JBusc.-O. - Cfr. però Parodi, Bull. XXIII, 5.
1
Tutti gli antichi ed i più dei moderni* 13. al pie: vede il bene, ma non lo
riferiscono a ragione amara a selva, di ha ancora conseguito. - colle il dilet- :
cui si continua a parlare nei vv. segg. toso monte, v. 77, o monte del Signore,
Né vale il dire che 1' è amara accenna come lo chiama la Scrittura (cfr. Ge-
non a una paurosa ricordanza, ma a cosa nesi XXII, 14. Sai. XV, 1 ; XXIII, 3.
effettivamente presente: se lo smarri- Gerem. XXXI, 23, ecc.) è l'opposto della
mento del Poeta è. cosa del passato, la selva, e figura qui la vita dedicata alla
selva è realtà sempre presente. Di co- virtù, e quindi umanamente felice e bea-
loro che riferiscono amara a, paura, in- ta. Grande incertezza fu tra gli antichi
terpretazione giustamente ormai messa commentatori interpretazione del
nell'
da parte, ricorderemo honoris causa il colle: cfr. Oomm. Lips, e Parodi 1. e.
Foscolo, che voleva leggere tanta e amara 14. valle : la selva oscura, cfr. Inf. XV,
osservando « Per questa lezione i due
: 59 ed anche Par. XVII, 63.
aggiunti riferendosi direttamente a pau- 15. compunto: afflitto.
[PROEMIO gener.] Inf. i. 16-30 [il dilettoso monte] 5
16. in alto: cfr. Sai. CXX, 1: Levavi 257 sg. - èi è forma arcaica per ebbi
oculos in montea, un de veniet au-
meos (Oaix, Orig., p. 224).
xilkim mihi. - spalle: parte superiore. 29. piaggia il pendìo del colle, v. la
:
per varie cagioni similmente s'accende gli antichi lirici»; Parodi, Bull. Ili, 139.
[PROEMIO GENER.] Ine. i. 47-60 [LE TRE FIERE] 7
come parentetica la terzina precedente duta, dolore che non si spande in la-
e far dipendere d' una lupa da la vista crime, ma contrista l'anima profonda-
del v. 45 quasi termine coordinato a d'un mente. E in questo senso hanno spesso
leone costrutto non impossibile, ma, per
;
usato i poeti (come qui il nostro) il ver-
la sua soverchia complessità, non pro- bo Piangere. Dante, nelle Mime "Come
:
babile. Per noi una lupa è un sogg., che, l'anima trista piange in lui (nel core)"
dopo le proposiz. relative che.... grame, [Canz. 14]. Cino da Pistoia: "Lasso! di
è ripreso col questa dal v. 52, ed ha per poi mi pianse ogni pensiero Nella mente
predicato porse. Di tale costrutto si han- dogliosa " [Bini. 16]; e Guido Cavalcan-
no esempi citeremo solo questo di
altri ; ti: "L'anima mia dolente e paurosa
Fra Giord., Pred. s. Genesi, Fir., 1830, Piange" [Bim. qual concetto
antic.]. Il
p. 40 « Santo Dìonisi, che fu discepolo
: ritorna più volte nel Cavalcanti, e sem-
di Santo Pavolo, questi ne disse degli pre con forma nuova e mestamente gen-
Angioli quasi ciò che noi sappiamo ». tile»; L. Veni., Simil., 303.
La lupa è simbolo dell' avarizia così, e : 58. tal: così triste. - bestia: lupa. -
rettamente, tutti i comment. antichi e senza pace: cfr. Is. LVII, 21. Gal.Y, 19-22.
i più fra i moderni. Per gli interpreti 60. là: nella selva oscura. - tace non
:
storico-politici la lupa sarebbe il sim- penetra e però non fa sentire la sua be-
bolo di Roma o, meglio, della Curia pa- nefica azione. Taluno vide qui, ma senza
pale. Ma questa ed altre interpretazioni fondamento, un'allusione all'antica cre-
politiche, parse accettabili quando si denza, che il moto del sole e delle sfere
preparava il risorgimento italiano, han- produca soave e« dolce armonia.
no fatto ormai il loro tempo. V. 61-99. Virgilio. Mentre retrocede
50. sembiava sembrava, essendo tanto
: verso la selva, il P. vede una figura
magra. umana, della quale lì per lì non capisce,
51. grame dolenti. Cfr. Matt. VII,
: 15. se sia uomo vivo o semplice ombra. È
Atti XX, 29. V., mandatogli in soccorso da B. Ne in-
52. mi porse tanto di gravezza: mi voca D. l'aiuto, e V. lo esorta a scegliere
sbigottì così fortemente. un'altra via per conseguire la salvazione,
53. la paura eh' uscìa di sua vista: non permettendo la lupa ad alcuno di
l'espressione paurosa del suo aspetto. procedere per quella sulla quale D. si è
54. dell'altezza: del colle; disperai di messo. V., che libera il P. dalla selva
guadagnare la cima. Cfr. i rimproveri oscura e lo guida sino al Paradiso terre-
8 [PROEMIO GK V
Inf. i. 61-74 [VIRGILIO]
la Filosofia (cfr. la n. ai vv. 112-136). Più preferiamo credere che qui il P., fissa la
ragioni indussero D. a scegliere V. quale mente al senso allegorico, non si sia trop-
guida per i regni del dolore eterno e po curato della perfetta convenienza di
delle pene temporali nel medio evo V.
: ciò eh' ei diceva al senso letterale.
fu reputato sommo scienziato, a segno 66. certo: reale; corpo ed anima.
da farne un gran mago; era creduto 68-69. lombardi qui si accenna alla re-
:
il gran cantore del Sacro Impero Ko- P. aggiunge che per patria furono man-
mano, ma cantò anche il regno de' morti, tovani; dove per 'patria' devesi inten-
avendo descritto l'andata di Enea a «se- dere il particolar luogo (città o territorio)
colo immortale ». Cfr. Comparettì, V. nel ond'uno è nativo: cfr. Inf. X, 26 e Par,
Medio Evo, 2 voi., 2 a e*., Firenze, 1896. XXI, 107. - « Virgilius Maro in pago,
61. rumava: Al. rimirava; ma D. non qui Andes (= Pietole) dicitur, band pro-
soltanto mirava verso il basso loco, ben- cul a Mantua nascitur Pompejo et Crasso
sì, impedito dalla lupa, vi ritornava-, consulibus, idibus Octobr. »; Hieronym.,
cfr. v. 76 e Par. XXXII, 138. in Euseb. Chron. noi Olymp., 177, 3.
63. fioco debole di voce. Se nel senso
: 70. sub Julio: sotto, o, meglio, ai tempi
allegorico la fiocaggine di V. è facil- di Giulio Cesare, perchè V. nacque nel
mente spiegabile, in quanto che per essa 70 a. C, prima che Cesare acquistasse
ben può essere significato come al pec- la supremazia nello stato romano. -
catore in cui ha lungamente taciuto, la tardi : Cesare, assassinato nel 44 a. C,
voce della ragione, allorché egli princi- quando V. aveva appena 26 anni e forse
pia a ravvedersi, stenta dapprima a farsi non aveva ancora veduto Roma, non
sentire, gli sembra fioca, e solo col tempo potè conoscerlo né onorarlo.
viene acquistando all' orecchio di lui 71. buon: uomo di alto valore. Cfr.
chiarezza e forza, non altrettanto bene buon Barbarossa, Purg. XVIII, 119.
ci rendiamo ragione di essa fiocaggine 72. al tempo ecc. V. morì l'anno 19 a. C.
:
nel senso letterale. Come mai, vien fatto Enea, «quo iustior alter
73. giusto:
di domandare, può uno, quando ancora nec pietate fuit nec bello maior et ar-
non ha aperto bocca, parer fioco, e fioco mis»; Virg., Aen. I, 544 sg.
[proemio gbner.] Inf. i. 75-91 [VIRGILIO] 9
79 « Or
se' tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?»
rispuos' io lui con vergognosa fronte.
82 « degli altri poeti onore e lume,
vagliami il lungo studio e '1 grande amore
che ni' ha fatto cercar lo tuo volume.
$5 Tu se' lo mio maestro e il mio autore )
della loro buona ricchezza alli veri poveri, apprese (secondo ciò che giustamente
e sono quasi fonte vivo, della cui acqua scriveva il Parodi in Atene e Poma,
sirefrigera la naturai sete»; Conv. I, 1. XVIII, 106 sgg.) «i segreti di un' arte
81. luia lui cfr. Inf. VII, 67; Purg.
: ; senza paragone più sicura di sé che
I, 52 ecc. - vergognosa perchè si trova : l' arte medievale a lui nota, senza para-
d' improvviso egli, umile discepolo, da- gone più profonda, più varia, più deli-
vanti al suo grande maestro e ci si trova cata, più soavemente e dignitosamente
inun momento, in cui, indietreggiando, composta », quale era V arte classica di ;
umile; lo stile, dunque, proprio della e così chiama in altri passi della C. il
'tragedia' virgiliana», cioè àolY Eneide-, suo V.; così Stazio in Purg. XXIII, 8;
quello stile che D. nel D. V. E. II, 4 XXVII, 69 ; XXXIII, 15 ; e come savi
assegna alle Canzoni e che, ib. II. 6, sono designati tutti insieme Omero, Vir-
afferma potersi attingere allo studio di gilio, Orazio, Ovidio e Lucano in Inf.
scrittori eccellenti antichi, di poesia e IV, 110. Cfr. V. N. XX, son. 10.
di prosa, primo dei quali è nella serie 91. altro viaggio via diversa. Quella
:
10 [PROEMIO GENEK.] INF. I. 92-103 [LA LUPA]
per cui s'era avviato il P., sarebbe stata tà, ol'arcangelo San Michele Parecchie !
104. sapienza: cfr. Inf. Ili, 5-6, dovepo- 111. là onde: nell'ant. ital. là ove e
testate è su per giù quel che qui è virtute. là onde equivalgono spessissimo ai sem-
105. tra Feltro e Feltro coloro che in- : plici ove (dove) e onde (donde) così è :
tendono di Cristo venturo, spiegano tra : qui. - invidia : laprima invidia fu del
cielo e cielo oppure « inter sceleratores
: : serpente ad Adamo ed Eva: cfr. Sap.
impios et peccatores»; Bambgl. Quei che II, 24.- dipartilla la mandò fuori. Dun-
:
intendono di* un personaggio indetermi- que la lupa uscì dall' Inf., e venne nel
nato: di parenti bassi e poveri « in quanto mondo sin dai tempi di Adamo. Anche
questa spezie di panno {feltro) è, oltre ad ciò esclude la possibilità di veder nella
ogni altra vilissima »; Bocc. Quei che in- lupa il simbolo della Curia Romana.
tendono di Can Grande scrivono Feltro V. 112-136. La via della salvazione.
e intendono: tra Feltre, città della Marca Dopo aver detto a D. che la via per cui
di Trevigi (cfr. Purg. IX, 52), e Monte s'è messo, non è la buona, V. gli di-
Feltro nella Romagna. Noi ci associamo chiara che sola via di salvazione è il
al Bocc, il quale candidamente confessa viaggio per l'Inf. e per il Purg., e gli
di non intendere, e si limita ad essere si offre a guida. Se poi vorrà salire al
« recitatore de' sentimenti altrui ». Par., un'anima beata (Beatrice) ve lo gui-
106. umile: «humilemque videmus Ita- derà. D. risponde professandosi pronto
liani » Virg., Aen. Ili, 522 sg.
; « in Ma al mistico viaggio. -L'uomo si lusinga
Virgilio si tratta di una determinazione di potere da sé giungere alla sua mèta,
adattata a quelle sponde italiane [Lazio] eh' è duplice, vale a dire la felicità ter-
che. prima videro i compagni d'Enea » rena « quae in operatione propriae vir-
non avrà certo D. « voluto
alle quali sole tutis consistit et per terrestrem Paradi-
riferirsi.Dunque, o egli ha inteso male sum figuratur», e la beatitudine celeste
humilem ; che al tempo dell' arrivo di
'
« ad quam propria virtus ascendere non
Enea era ancora in umile stato o s'è '
: potest nisi lumine divino adiuta, quao
compiaciuto di torcere T epiteto ad un per Paradisum terrestrem intelligi da-
significato non corografico ma politico ; tur ». Così nel De Mon. III, 16, dove
cfr. Bull. N. S. XII, 232, e si pensi si continua osservando che alla prima
pure alla misera Italia di Conv. IV, 9 » ; arriviamo par philosophica documenta
Parodi, Bull. XXIII, 8. [cioè con la sola umana ragione]; alla
107. Cammilla: figlia di Metabo, re dei seconda par docuìnenta spiritualia quae
Volsci vergine guerriera che morì com-
; humanam rationem transcendant [cioè
battendo contro i Troiani: v. Virg., Aen. con le verità rivelate] È chiaro che V. .
VII, 803; XI, 535 sgg. e 759-831. raffigura quelli (cfr. n. 61-99) di questi è
108. Eurialo.... e Niso giovani troiani, : simbolo B. Il P. infatti è guidato da V.
morti insieme combattendo contro i Vol- fino al Par. terrestre; da questo fino al-
sci; Aen. IX, 179 sgg. - Turno: principe l'Empireo la guida è Beatrice.
dei Rutuli, ucciso da Enea Aen. XII, ; 112. me': (=mei), meglio, eh' è la sa-
in fine. - ferute: ferite. lute del Poeta. - discerno giudico. :
così chiamata nella S. Scrittura. « Et in- per sed per accidens, in quan
se eligibile
fernus et mors missi sunt in stagnum tum scilicet est miserise terminativum »
ignis haec est mors secunda » Apocal.
; ; 118-119. contenti nel fuoco: «non credo
XX, 14; cfr. XXI, 8. E
se intendiamo che si possa trovare contentezza da com
grida per '
piange, deplora o anche solo
'
parare a quella d'un'anima del Purgato
* annunzia ad alte grida '
tale significato rio, eccetto quella de' Santi nel Paradi
biblico torna benissimo; ma' poiché gri- so » S. Cater. da Gen., Tratt. del Purg
;
dare in D. è usato con compi, oggetti C. 2 cfr. Purg. XXIII, 72. Il fuoco
;
assai varii per i quali il suo generico come purificatore per eccellenza, designa
e fondamentale significato di dire ad qui le pene tutte del Purg.
alta voce acquista speciali determina- 122. anima più-di me degna Beatrice. :
zioni (p. es. persuadere, Par. V, 79 ren- ; 123. con lei: infattiV. abbandona D.
der rinomato, Purg. Vili, 125) è possi- all' apparire di B. Purg. XXX, 43 sgg.
;
bile che D. voglia dire che i dannati 124. imperador: Dio; cfr. Par. XII,
invocano nelle loro grida l'annienta- 40; XXV, 41. - lassù: nel Paradiso.
mento dell'anima che sarebbe per essi 125. ribellante: cfr. Inf. IV, 38.
la seconda morte e insieme la totale, 126. città: il Paradiso; cfr. Ebrei XI,
desiderata estinzione del loro essere, se- 10, 16. Apocal. XXII, 14.
condo che leggiamo, p. es., in Fra Giord. 127. parti: dell' universo. -impera: go-
Pr.in., ediz.Narducci p.316: «però, e' chia- verno mediato. - regge : governo imme-
mano la morte continov amente e non la diato. « Il cielo è, il trono di Dio, e la
possono trovare.... disiderano continova- terra è lo scannello de' suoi piedi»; Isaia
mente di tornare in nulla, e non essere, LXVI, 1; cfr. HI
Beg. VIII, 27.
per campare quelli tormenti. Per molte . . . 132. questo male il male temporale. - :
(cfr. Purg. IX, 76 sgg.), il cui angelo mine del Purg., e D. gli chiede appunto
portiere è detto Vicario di San Pietro. che lo meni là dove or disse, distiguendo
Al.: La Porta del Paradiso. Al.: La poi la porta di San Pietro, e color che
porta del Purgatorio e quella del Para- tu fai (dici, nel v. 116 sg.) cotanto mesti.
diso ma D. parla di una sola porta, le
; Se questi sono i dannati, nel verso 134
cui chiavi tiene l'Angelo portiere del si parla evidentemente del solo Purg.
Purg.; cfr. Purg. IX, 117-129, il qual Del resto la porta del Purg. è, per quanti
passo esclude ogni dubbio. Y. ha detto la passano, anche porta del Par., dove
a D. di poterlo guidare sol sino al ter- tutti son certi di salire prima o poi.
CANTO SECONDO
PEOEMIO DELL'INFERNO
l' uomo ; cfr. Purg. XXIX, 138. tunque altri abbiano pensato altrimenti
3. uno: dei viventi: V. è ombra.
sol proprio il suo ingegno, di cui proclama
guerra ecc. la doppia difficoltà,
4-5. : l'altezza anche in Inf., X, 59 e di cui
del viaggio per una via aspra e forte, non meno che delle Muse (arte e scienza)
Purg. II, 65, e del far forza all'animo avea bisogno per descrivere e narrare
per non esser vinto da pietà pei dannati. degnamente il suo viaggio oltremon-
l'i [PROEMIO INF.] Inf. il. 8-27 [LO SGOMENTO]
236 sgg., V. racconta come Enea {pa- lo. divino Provvedimento quello popolo
rente, cioè padre, di Silvio, natogli da e quella città.... cioè la gloriosa Roma » ;
Lavinia) andasse vivo (corruttibile an- ibicl., 5.
cora) nel regno degli spiriti: immortale 24. successor il Pontefice. - maggior
: :
niente la cortesia usata da Dio ad Enea. tana cagione della fondazione di Roma,
20. alma: così i più. Al.: alta. futura sede del papato.
[PROEMIO INF.] Inf. li. 28-45 [IL CONFORTO] 15
28. Andovvi : ad immortale secolo, efr, 41. pensando : riflettendo sulle diffi-
v. 14. - Vas d' elezione così è chiamato : coltà, sui pericoli del viaggio propostomi
l'apostolo San Paolo, cfr. Atti, ix, 15. da V. - consumai : terminai l' impresa,
Paolo, come egli stesso ci attesta, fu in quanto rinunziai per le nuove rifles-
rapito fino al terzo cielo. « Se in corpo, o sioni a proseguirla.
fuor del corpo, io non so Iddio lo sa »; : 42. nel cominciar cotanto tosta: accet-
II Cor. XII, 2 sgg. Secondo un' antica tata prontamente e subito cominciata •
36» intendi : Al. : e intendi. - me' : cfr. 43. Se io con questa propos. dubbiosa
:
58 i
anima cortese mantovana,
di cui la fama ancor nel mondo dura,
e durerà quanto il mondo lontana,
61 1'amico mio, e non della ventura,
nella diserta piaggia è impedito
sì nel cammin, che volto è per paura ;
veduta fa tornar indietro la bestia quan- 57. con angelica voce in sua favella:
do ombra, cioè ne piglia ombra e se con voce d' angelo nel suo favellare :
sono dunque in uno stato medio tra dan- create, come è il cielo, gli angioli, gli
nazione e beatitudine. elementi, staranno eternalmente il mo- ;
Commedia B., pur non cessando di es- cognizione di Dio eleva l'uomo al disopra
sere la donna amata, è principalmente di ogni altro essere terrestre, cioè d'ogni
personaggio allegorico. Chi ne fa il sim- essere contenuto (contento), ossia cinto,
bolo della Teologia, chi dell'Intelligenza dal cielo della luna, che, per essere il
attiva, chi dell'Anima tendente a Dio più vicino alla terra, il primo dei cieli, è
colle ali dell' amore, chi della Sapienza il meno ampio di tutti. Cfr. Conv. II, 3-4.
religiosa morale e civile, chi della Vita 80. se già fosse ecc. : se già da me fosse
contemplativa, chi della Visione intima attuato, mi sembrerebbe ritardato.
dell'artista, chi della Rivelazione, ecc. 81. no' ch'aprirmi: la comune lezione
ecc. Dal Paradiso terrestre, cioè dalla è più non t' è uopo aprirmi, che il Moore
:
beatitudine di questa vita (De Mon. trovò in 77 codd., mentre trovò ch'aprir-
HI, B. guida D. al Paradiso cele-
15), mi in 140 de' codd. da lui esaminati;
ste, cioè alla beatitudine di vita eterna Crit., 273 e seg. Il Fiammazzo (Oiorn.
(ibid.) Guida a quest'ultima è per l'uomo Dani. II, 169-92) ha efficacemente difesa
l'Autorità Ecclesiastica (ibid. cfr. Gonv. la lezione uo' eh' aprirmi. Egli inter-
IV, 4-6) epperò B. sarebbe in qualche
; preta « Sappi che a te non d' altro è
:
modo simbolo di questa. Se non che do- d' uopo eh' esprimermi la tua volontà,
vendo l'Autorità Ecclesiastica drizzare come già facesti superfluo è tutt' il re-
;
l'uomo alla felicità spirituale secondo sto » e aggiunge più oltre « Quelle lodi
; :
Potrà così essere nel senso allegorico; dienza da sembrargli averla già ritar-
nel senso letterale è espressione lusin- data, dichiara quindi tosto soverchia la
ghiera per V. e forse contiene, dice bene lusinghiera perorazione di B., dichiara
il Torraca, un' arcana promessa. cioè che, per un servigio di lui, essa
85 1
Da che tu vuoi saper cotanto addentro,
dirotti brevemente mi rispuose, '
'
perdi' io non temo di venir qua entro.
88 Temer dee di sole quelle cose
si
non ha maggior bisogno che esprimerne, XXXIII, 16 sg., simbolo, secondo i più
senza blandimento vernno, il desiderio ». antichi commentatori, della Grazia pre-
La stessa scena si ha Purg. I, 78-93.- veniente. « Et hic nota quod auctor non
talento: volontà, desiderio. nominat expresse istam dominam pri-
82. che: per la quale. mam, quia ista grafia advenit homini
83. centro: l'Inferno, Fra Giord., Pred. occulte, quod non perpendit » Benv. D. ;
Ediz. del 1739, p. 22 : « La terra.... è cen- tace il nome della Vergine come quello
tro del mondo imperò ch'ella è nel mezzo di Cristo in tutto l' Inf., perchè questi
di tutti i cieli e di tutti gli elementi. nomi sacri si profanerebbero, pronun-
Ma il diritto centro si è appunto quel ziati nel regno del peccato.
miluogo della terra dentro, che è in 96. duro giudicio della divina giusti-
:
mezzo della terra come la granella è in zia: giudicio vale sentenza. - frange:
mezzo del pome. Quello è il diritto cen- spezza, ne vince la durezza.
tro, ove noi crediamo che sia il ninferno ». 97. Lucia: probabilmente la martire
84. ampio loco 1' Empireo, cfr. v. 71
: di Siracusa, sulla quale cfr. Brev. Rom.
e per ampio v. Purg. XXVI, 63. - ardi : ad 13 Decem. Allegoricamente: la Gra-
ardentemente desideri. zia illuminante. Cfr. Kraus, p. 447 sg.
90. non son paurose: non potendo far 98. fedele santa Lucia, si invoca da
:
male, non son tali da metter paura. chi soffre mal d' occhi, ed anche D. ne
92. tange: tocca; commuove. Secondo sofferse (« per affaticare lo viso molto a
gli Scolastici, il gaudio dei beati non è studio di leggere, in tanto delilitai gli
turbato dall'aspetto delle pene dei danna- spiriti visivi che ecc. »; Conv. Ili, 9) on-;
ti, che essi, non veduti, possono vedere. de le era forse particolarmente devoto.
93. fiamma: «In fiamma sua non com- 100. nimica ecc. « odiò ogni crudeltà
buret iustos » Eccles. XXVIII, 26. -
; come quella che sofferse ingiusto dolo-
esto incendio: B. parla dei dannati e re » Tom. - « Ma questo sarebbe a dirsi
;
cizio delle attività, ovvero nel riposo della dignità e decoro, eh' è di onore e a V.
contemplazione » Buti. ; stesso e a coloro che hanno ascoltato e
105. uscio ecc.: « fuggì dalla pastura fatto tesoro di tale parola: vero di V.
del vulgo » Conv. I, 1. Il P. come aveva
; poeta (cfr. Inf. I, 82); vero di V., quale
scritto ispirato dall'amor di B. mirabili simbolo della ragione.
liriche, così erasi dato tutto agli studi 116. lagrimando è riferito all' ogg.,
:
per rendersi abile a parlare degnamente come spesso in antico si faceva del ge-
di lei, V. JST., 42. rundio, e vale lagrimanti.
107. morte spirituale, per effetto delle
: 117. per che: per il che, cioè per aver-
tre fiere. mi con sue lagrime commosso.
108. fiumana grande, impetuosa cor-
: 118. volse: volle, forma tuttora vivis-
rente di un fiume, ed anche
dilagazione '
sima in bocca ai toscani.
delle acque di un fiume '. Qui fig. per la 119. fiera lupa. - ti levai D. avea te-
: :
selva oscura, più pericolosa del mare in nuto dietro a V. Inf. 1, 136; e i due P. son
,
tempesta. La frase ove il mar non ha lontani dal luogo dove si mostrò la lupa.
vanto significa che il mare non può van- 120. il corto andar: la via breve. « Chi
tare sulla selva superiorità di pericoli salirà al Monte del Signore?... L'uomo
mortali. Il Oellì intende di un fiume puro di cuore » ; Sai. XXIII, 3-4. Ma al
20 [proemio inf.] Inf. ii. 121-140 [conforto]
136 Tu m ?
hai con desiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
eh' io son tornato nel primo proposto.
139 Qr ysl,che un sol volere è d' ambedue :
P. convien tenere un'altra via, quella 128. imbianca: rischiara con la sua
assai lunga della contrizione e peni- bianca luce mattinale cfr. Purg. IX, 2, ;
tenza, finché il suo arbitrio sarà libero, Par. VII, 81. « Imbiancarsi esprime il
diritto e sano; cfr. Purg.XXYJl, 140. passaggio che fa gradatamente un colore
121. ristai : fermi, sosti.
ti da men vivo a più vivo. Qui, usato at-
122. allette: alletti, accogli in te stesso. tivamente, vale gì' illumina » L. Vent.
: ;
Cfr. Inf. IX, 93. 130. tal ecc.: io che, vinto per viltà da
125. curan di te: son tue avvocate. paura, avevo l'animo abbattuto e chiuso
126. parlar: Inf. I, 112 sgg. - ben di : alla 'fiducia nella riuscita, lo sentii ora
salire alle beate genti Inf. I, 121 sgg.
; riaprirsi e risollevarsi ardito e franco
V. 127-142. Gli effetti salutari del (cioè interamente libero: cfr. v. 123).
conforto divino. Solennemente assi- 133. colei: Beatrice. Anche le altre due
curato dell'assistenza celeste (e nei versi ebbero cura di lui, ma la sola B. discese
coi quali chiude il suo -breve discorso dal Cielo nel Limbo.
V. investe con tanta veemenza il disce- 135. Tere cfr. Par. IV, 95. Le vere pa-
:
iolo [vv. 121-23] e così efficacemente rias- role sono, quelle dei versi 61-66.
sume la privilegiata condizione di lui 136. desiderio d' intraprendere il mi-
:
sima nel senso letterale, è assai parlante lità che D. dà a V. saranno da lui spes-
anche nel senso figurato. , sissimo impiegate nel corso del poema,
[porta infernale] Inf. ii. 141-142 - ni. 1-9 [entrata] 21
ma con un' arte sopraffina \ e non met- 141. tue : fu, forma freq. nell' ant. to-
terà mai a caso una delle tre, ma sempre scano scritto, e viva tuttora in Toscana.
a ragion veduta.... E prima di dichia- 142. alto difficile Inf. II, 12 XXVI,
: ; ;
rarlo suo duca, suo signore e suo mae- 132. -Silvestro: aspro. Il P. accenna al
stro, lo ha precedentemente appellato viaggio per l'Inf., come a cammin Sil-
col semplice nome di poeta » ; Boss. vestro, anche in Inf. XXI, 83.
CANTO TERZO
chi entra di lasciare ogni speranza, rin somma.del Padre.... la somma sapienza
nova in lui lo sgomento. Ma V. lo ri del Figliuolo.... e.... la somma e ferven-
conforta, e i due P. entrano. tissima carità dello Spirito Santo ».
1. Per«me parla la porta. - città l'Inf.
: : 7. Dinanzi a prima di. - non fur l'In
: :
in generale, sebbene tal nome sia poi ferno fu creato per i diavoli, cfr. Matt
dato più specialmente alla parte più XXV, 41, quando Lucifero cadde dal eie
bassa di esso, detta città di Dite, Inf. lo, cfr. Inf. XXXIV, 121 sg., epperò pri
VIII, 68 ; città del fuoco, Inf. X, 22 e ; ma della creazione dell'uomo. Prima del
città roggia, Inf. XI,
opposizione
73, in l'Inf. furono create sol cose eterne, i
al Paradiso, che è città di Dio, Inf. I, cieli, gli angeli, la terra quanto alla sua
126 e 128 vera città, Purg. XIII, 95
; ;
materia: le cose corruttibili, quale la for-
città dei beati, Par. XXX, 130. ma della terra, piante, animali, uomi-
5-6. feceiniecc: circoscrive la SS. Tri- ni ecc., furono create dopo.
nità. Secondo la teologia, opera ad extra 8. eterno eternamente. Benv.: « idest
:
22 [PORTA infernale] Inf. III. 10-27 kata]
seterne ». Al. : eterna, lez. di molti codd. io morrò: e morendo gloriosa, alle se-
e anch'essa ottima; Cfr. Moore, Orit., 275. andrò»; Ie\ti.
grete cose dell'altra vita
10. colore oscuro scritte con tinta : V. 22-69. Ignavi ed angeli neutri.
scura. - « Le lettere in luogo chiaro po- Appena entrato nel vestibolo, il P. ode
ste, a voler essere ben vedute, conven- sospiri, pianti, lamenti e un tumulto
gono essere di colore oscuro e nero ma, ; di lingue diverse, di favelle spavente-
se sono poste in luogo oscuro, conven- mani percotenti. Qui sono i vili,
voli, di
gono essere di colore chiaro e bianco. mischiati agli angeli neutri. D. vede e
Laonde veggasi Dante come abbia fatto ravvisa uno de' primi; sicché non gli
bene a fare le lettere oscure in luogo occorrono ulteriori schiarimenti. Ignudi,
oscuro per voler col senso loro spaven- punzecchiati da mosconi e da vespe, so-
tare il lettore » ; Cast. no condannati a correr dietro a una ban-
duro: penoso, che sconforta l'ani-
12. diera che mai non si arresta un mo-
mo. Cfr. Ev. S. Giov. VI, 61 « Durus : mento. Essi, che, indolenti al male co-
est hic sermo ». Duro era riuscito spe- me al bene, si compiacquero solo del
cialmente il v. 9. dolce far niente, devono eternamente
13. accorta: perchè aveva prontamente correre senza posa dietro l'insegna.
intuito il nuovo sgomento del "discepolo. 22. guai: lamenti.
Qui nel luogo del peccato e dell'in-
14. : 23. senza stelle: è condizione comune
ganno. - sospetto timore, dubitazione. : di tutto V Inf. ma qui è rilevata la cosa
;
Cfr. Aen. VI, 261: « Nunc animis opus, forse con allusione ai vili, che non mi-
Aenea, nunc pectore firmo ». rano in alto, non avendo ideali religiosi,
16. detto nel Canto I, 114 sgg.
: morali o politici.
18. il ben dello intelletto: la visione 25. Diverse forse perchè tutti conven-
:
di Dio, del Vero assoluto. « Il Vero è il gon qui d' ogni paese (v. 123) seppure ;
Bene dello intelletto » Conv. II, 14. ; la voce non vale qui, come altrove,
19. la sua mano alla mia pose mi prese : strane; cfr. Inf. VI, 13; XXII, 10. -orri-
per mano, come in Inf. XIII, 180. bili favelle bestemmie (cfr. v. 103 sgg.),
:
perciò nei Beali di Francia si dice (lib. I, 27. suon di man: di mani percosse;
e. 44) : E
poiché veduto V avrò, allegra battono le mani disperati. - con elle :
[VESTIBOLO] Inf. ni. 28-41 [ignavi] 23
'
elio, ella, elli, elle '
furono spesso usati bassa e misera materia, che di sé non
da D. come casi obliqui uso « frequen- ; davano alcuna cagion di parlare, e per-
tissimo non solo ne' più antichi poeti, ciò si può dire che senza infamia vives-
ma anche nei tardi trecentisti » Parodi ; sero e senza lodo, cioè senza fama, per-
;
in Bull. Ili, p. 122 sg. ciocché come del loro male adoperare è
29. senza tempo tinta: in eterno oscu- detto, il simigliante dir si può, se alcun
ra, caliginosa. Invece il Ross.: « Aria bene adoperavano»; Bocc- Molti leggono
oscura senza variazion alcuna, cioè sem- senza fama, che Benv. spiega « sine vir- :
4. I più: a turbo spira: lez. dove c'è anticamente anche in prosa Bull. Ili, ;
uno spira, impersonale (= il vento spira), 119. D. l'usa soltanto qui, in rima.
di cui non si ha altro esempio. 39. fuoro: furono; non apocope ài fu-
31. d' orror: per quello spaventevole rono, ma voce intera in sé stessa. Fuoro
tumulto e le parole di colore oscuro. È (o foro) fu adoperato anticamente spesso
il Virgiliano : At me tum primum soevus anche in prosa. - Quando Lucifero si ri-
circumstetit horror', Aen. II, 559, e Arrec- bellò' contro Dio, alcuni angeli, secondo
teeque horror e cornee ibid. IV, 280 ecfr.
,-
un' antica credenza, rimasero neutrali,
VI, 559 sg. AL: d'error, che andrebbe volendo veder l' esito della lotta, prima
interpretato non « ignoranza » (cfr. Z.F., di decidersi.
14 sg.; Moore, Crit., 275 sg.), bensì « dub- 40. Cacciarli: li scacciarono. Al. càc-
bio, incertezza », come erro in Inf. cianli o cacciarli, cfr. n. a Purg. II, 45.
XXXIV, 102, ed errore in Inf. IV, 48 e I discacciarono una volta per
cieli li
X, 114; cfr. Barbi, Bull. XVIII, 11 sg. sempre « Proiectus est cìraco ille ma-
:
33. vinta: (lat. vieta dolore) abbattuta gnus,... et angeli eius cum ilio missi
dal forte dolore così da non poterne più. sunt»; Apocal. XII, 9. Mn lo profondo
35. triste: addolorate; cfr. v. 78 e IV, 84. inferno ricusa continuamente di. rice-
senza infamia ecc.: senza compiere
36. verli che, invidiosi d' ogni altra sorte,
;
azioni che li rendessero o infami o degni sarebbero sempre pronti a scender giù,
di lode. « Quantunque non buone fos- se fosse loro, concesso. - men belli se es- :
sero, erano {le azioni loro) intorno a sì seri senza carattere vi avessero albergo.
24 [VESTIBOLO] Inf. ih. 42-60 [ignavi]
47. cieca: oscura: cfr. Inf. IV, 13; costui si fosse, non si sa assai certo », e
X, 58; XXVII, 25, ecc. riferisce quindi le opinioni a lui note
d'ogni altra sorte anche di chi sta
48. : senza decidere. Benv. fa un lungo elogio
nel profondo Inf. ma questo non li riceve.
, di Celestino V, combatte la communis et
49. lassa: lascia. vulgaris opinio, ponendola tra le vance
50. misericordia: non avendo meriti, voces vulgi che non sunt audiendee, ed
liricusa (sdegna) il Par. - giustizia li : intende di Esaù, che per un piatto di
ricusano anche Inf. e Purg., non aven- minestra cedette la primogenitura a Gia-
do commesso colpe. cobbe cfr. Gen. XXV, 29 sg. Buti non
;
il fatto, che Celestino fu canonizzato l' uomo, e così da quello uso partire ò
nel 1313, poiché il relativo decreto forse partire da essere, e così è essere morto » ;
giacque per 15 anni negli archivi pa- Conv. IV, 7.
pali, non conosciuto nel mondo. E nep- 65-69. stimolati ecc. stimolati vai
:
pur vale il dire che conobbi importa co- quanto punti. - da mosconi e da vespe :
noscenza personale, quale D. certo non « haec enim ammalia generantur ex pu-
ebbe di Celestino V
anzi l'avere il P.; trefactione et superfluitate ideo bene;
nel v. precedente usato il verbo ricono- cruciant istos miseros » Benv. Di animi
;
scere e qui conoscere ci fa pensare, come bassi non sarebbero degni grandi tor-
bene nota il Parodi, eh egli voglia di- '
menti. La bassezza spregevole degli
stinguere tra il ravvisare per precedente ignavi è simboleggiata anche da' vermi
conoscenza personale (riconoscere) e un che ne raccolgono il sangue e le lagrime.
riconoscimento qualsiasi (conoscere) di li sangue di questi eroi, feriti da ne-
cui lascia del tutto indeterminati la for- mici formidabili quali mosconi e vespe,
ma e il modo mentre è certo che « le
; torna in fine a profitto de' vermi schi-
parole di D. vidi e conobbi e poi subito fosi che strisciano ai loro piedi il san- :
Incontanente intesi, esprimono una tale gue de' vili nutre altri esseri vilissimi.
intensità e freschezza di sdegno e di re- V. 70-136. U
passo dell'Acheronte,
pulsione che difficilmente potrebbero I due P. giungono alla riva di un gran
adattarsi ad altri che a un contempo- fiume, il primo dei fiumi infernali. Ivi
raneo del P., ossia proprio a Celestino » ; convengono tutte le anime dannate, per
Parodi, Bull. XXIII, 10. Certo è ad ogni essere trasportate da Caronte all'altra
modo 1° che il gran rifiuto è anteriore
: riva e andarsene « al loro luogo » (Atti,
al 1300 2° che chi lo fece era già pas-
; I, 25). Caronte tenta, come più tardi altri
satoci più nella primavera del 1300, demoni, di spaventare D. e farlo tornare
epoca fittizia del viaggio dantesco. V. a indietro; ma V. riduce al silenzioil de-
favore di Celestino F. Tocco, Quel che monio dicendo ch'essi vengono per vo-
non e' è nella D. C. Bologna, 1899, lere di Dio. Caronte sfoga V impotente
81 sgg. e Parodi, 1. e. sua ira battendo le anime dei dannati
62. cattivi vili, senso arcaico di que-
: che per avventura s' adagino entrando
sto agg. cfr. il v. 37 e Bull. XII, 255.
; nella barca; e come la barca è piena,
63. a' nemici sui ai diavoli. « dispiac-
: s' avvia verso la riva opposta. Intanto
ciono a' demonii coloro che son pigri, V. conforta D. osservandogli che l'ira
oziosi e tardi, e non si esercitano in di quel demonio gli è indizio di salva-
male adoperare » Bocc. ; zione. D' improvviso la terra è scossa da
64. sciaurati: vili, abbietti (Bull. XXV, un terremoto, a cui succede un baleno,
42). non ebber nome né per
- mai ecc. : e D. cade come chi è preso dal sonno.
buone nò per cattive opere. « A mag- 71. fiume: Acheronte, o fiume del do-
gior detrimento dico questo cotal vilis- lore, il quale, secondo le credenze dell'an-
simo essere morto, parendo vivo.... Ve- tichità classica, le anime attraversano
ramente morto il malvagio uomo dire per andare alle pene infernali; cfr. Virg.,
si può.... Vivere nell' uomo è ragione Aen. V, 99 VI, 107, 205 VII, 91, 312,
; ;
anime si affollassero gareggiando per 87. in caldo ecc.: cfr. Matt. XIII, 42:
entrare prime nella barca di Caronte. - « Et (angeli) mittent eos in caminum
fioco debole. « Come è oscura ad in-
: ignis : ibi erit fletus et stridor dentili m ».
tender la voce fioca, così si può dire lo 88. E
tu: volge la parola a D. -viva:
lume fioco, quando non è chiaro »; Bull. in senso duplice: non ancora separata
76. conte: cognite, palesi; cfr. v. 121sgg. dal corpo, e non dannata; cfr. v. 127 sgg.
78. trista : dolorosa. - Acheronte : è il 89. morti: sciolti dal corpo e dannati.
fiume del v. 71. 91-93. Per altra via ecc. dal futuro :
81. temendo no 1: temendo che: è il verrai si può inferire, che Caronte al-
lat. vereor' ne. - grave importuno. : lude alla via ed al lieve legno del. Purg.
81. di parlar ecc.: m'astenni dal parlare. II, 101 sgg. Piaggia qui vale spiaggia ', '
un vecchio il
83. : ritratto di Caronte, come in Purg. II, 50 e XVII, 78.
figliuolo dell' Èrebo
e della Notte, vec- 95. colà: in cielo; cfr. Inf. V, 23 sgg.;
chio e lordo barcaiuolo dell'Averno, è VII, 11 sgg.
ispirato da V., Aen. VI, 298 sgg. Atte- 96. e più « quasi voglia per questo dir-
:
97. lanose: barbute.Per tutto il verso - dibatterò denti cfr. Matt. XIII, 42
i : :
vada livida di Yirg., Aen. VI, 320. lastica, che i dannati inveiscono tanto
99. di fiamme rote dagli occhi di Ca-
: più contro Dio, quanto più sono colpiti
ronte, eh' eran di bragia (v. 109), pare- dalla sua giustizia. Cfr. Thom. Aq., Sum.
vano raggiar fiamme, segno di grandissi- th. II, il, 13, 4. Inoltre essi maledicono
ma ira, cagionata dalla vista dell'anima, gli antenati, i genitori, tutti gli uomini,
viva e dalle parole di V.: cfr. Aen. VI, il luogo ed il tempo in cui nacquero,
300: « stant lumina fiamma». ed il seme di cui furono generati. L' idea
100. lasse: in conseguenza della re- è tolta da Giobbe III, 3 sgg. e da Gere-
cente separazione dal corpo. - nude i : mia XX, 14 sgg. Il seme di lor semenza
« Di consiglioe di aiuto » Bocc. - « Spo- ; sono i progenitori il seme di lor nasci-
;
sione »; Barg. -« Spogliate de' corpi, o qui le bestemmie contro l'umana spezie.
veramente nude della divina grazia, nu- 106. ritrasser: AL: raccolser, che dà
de d'ogni riparo » Land. Bene il Blanc
; pure ottimo senso.
che intende nude nel suo significato 108. attende ecc.: « la riva d' Acheròn
proprio. « È da notare che Dante, per aspetta ciascun che non teme Dio. Chi
quanto pare, dà questo epiteto alle ani- non teme Iddio è dannato, et ogni dan
me quando vuol porre in -evidenza la nato è aspettato da quella riva » Buti. ;
miseria di loro condizione; per il che l'at- 109. di bragia: accesi d'ira.
tribuisce soltanto alle anime dei dannati 110. raccoglie: nella sua nave.
e non mai a quelle del Purgatorio ». Cfr. 111. s'adagia: fa adagio ad entrare
G. Vili., Cron. Vili, 70 C altri aveano nella barca. Vero è che sono tutte rjronte
figura d'anime ignude [nella rappres. a trapassare, v. 74, e che spronati dalla
delle pene infernali, fatta in Firenze sul divina giustizia, desiderano di trapassar
ponte aliai Carraia il 1° maggio ,1304]. lo rio, v. 124 sgg., ma «alla. fretta rab-
101. cangiar colore impallidirono. I
: biosa di Caronte anche un'anima meno
corpi aerei hanno non solo la forma, ma sollecita delle altre sembra lenta, e non
anche il colore del corpo d'ossa e di pol- glipar vero di poter menare il remo so-
pe. Cfr. Purg. Ili, 31 sgg.; XXV, 79-107. pra di lei; e d'altra parte è troppo na-
28 [vestibolo] Inf. hi. 112-133 [ACHERONTE]
turale che quella interna lotta fra il desìo 118. onda bruna: Virg., Aeri. V, 2:
e il terrore [v. 101 sg.] non solo del tor- «fluctusque atros aquilone secabat».
mento annunciato ma dello stesso pau- 121. Figliuol ora V. risponde alla do-
:
roso demonio, induca l'una o l'altra delle manda di D. contenuta nei vv. 72-75.
anime a mostrare meno sollecitudine del 122. nell'ira di Dio: fuor della divina
bisogno»; Parodi, Bull., XIII, 289. grazia, impenitenti sino agli estremi.
112. Come ecc.: Cfr. la n. 117. 126. si Tolge: si muta. - disio: perchè
114. Tede così il più dei codd. e
: sentono tutta V ineluttabilità della giu-
de'iComm. ant. e molte ediz. Cfr. Virg., stizia divina, e si sentono ineluttabil-
Georg. II, 81 sg.: « Exit ad coeluni ra- mente portati ad assecondarla.
mis, felicibus arbor Miraturque novas 127. anima buona anima viva, v. 88, :
soli 6 dei 240 codd. da lui esaminati. di Caronte puoi arguire che sei desti-
115. il mal seme gli empi, ora dannati.
: nato alla salvazione.
116. di quel lito dal lido nella barca.
: 130. buia: « perchè ivi non ha né sole
117. cenni di Caronte. - come augel
: : né stelle e ancora buia per la oscurità
;
Virg,, Aeri. VI, 309 sgg.: « Quam multa de' peccati»; An. Fior.
in silvis autumni frigore primo Lapsa 131. tremò: cfr. Matt. XXVIII, 2. Inf.
cadunt folia aut ad terram gurgite ab IX, 64 sgg.
alto Quam multss glomerantur aves ». - 132. mente memoria soggetto di ba-
: ;
e l' astore col pollastro, e ciascuno con spirò. Si credeva prodotto il terremoto
quel di che l' uccello è vago » Buti. ; da aria serrata nelle viscere della terra.
[CERCHIO PRIMO] INF. III. 134-136 - IV. 1-2 [RISVEGLIO] 29
134. balenò : sprigionò a guisa di ba- si parla solo di baleno e tuono ; neppur
leno. Credettero gli antichi, che le esala- uno degli attributi degli angeli. Vera-
zioni frigide della terra fossero cagione mente, sulle prime Caronte si rifiutò
del vento, e che, innalzandosi e incon- di tragittare il P., ma si acquetò poi,
trandosi nelle nubi, generassero i lampi udite le parole di V. e i vv. 97-99 po-
;
e i tuoni. Cfr. de, De divinai 1. II, 44. trebbero lasciar supporre che in fatti li
Purg. XXI, 43 sgg. Inf. IX, 67 sg. tragittasse. Se, dopo aver detto che Ca-
135. mi vinse ecc.: mi tolse i sensi. ronte si acquetò, D. avesse voluto ac-
136. caddi: V occhio riposato (IV, 4) cennare ad un passaggio, operato per
presuppone un sonno di qualche durata. mezzo di un Angelo, dovremmo vera-
Svegliatosi, D. si trova sull'altra riva del- mente aspettarci qualche cosa* di più
l' Acheronte. Come vi arrivò? Dal Buti che terremoto, vento, baleno e lo stor-
in poi è opinione comune, che durante il dimento del P. Dato il silenzio assoluto
sonno il P. fosse portato all'altra riva di D. circa il suo passaggio, tutte le ipo-
da un angelo, opinione che dicono con- tesi sono destinate a restare per sempre
fermata così dal passo tutto simile d' Inf. ipotesi. Allegoricamente, Giov. Ili, 8:
IX, 64 sgg., come da quello del Purg. « Il vento spira dove vuole e il suono
;
IX, 52 sgg. Ma nel 1° passo l'angelo ne odi, ma non sai d'onde venga, né
è menzionato espressamente; nel 2° si dove vada: così avviene a chiunque è
racconta come Lucia trasportò in alto nato di spirito ». Il P. descrive qui i
il P. durante il suo sonno, mentre qui primordi della sua nascita di spirito.
CANTO QUARTO
trigni (cfr, Thom. Aq., Sum. theol. P. Ili, Virg., Aen. Vili, 27.
Suppl., qu. LXIX, art. 1 sgg.; art. 6), 2. tuono: il rumore infernale, tuono
D. ne fa uno solo, ponendo al disopra il d' infiniti guai, v. 9. Così molti comm.
30 [cerchio primo] Inf. iv. 3-22 [la località]
Iac. Dant.: « Il trono di tutti i peccati ». lo viso, cioè gli occhi, verso il fondo.
Il Bocc. dimostra che un vero tuono non 13. cieco mondo: l' Inf., privo di luce:
può aversi giù nell'Inf.; poi continua: cfr. Inf. X, 58; XXVII, 25, ecc. Mait.
« Per che assai chiaro puote apparerò, Vili, 12; XXII, 13; XXV, 30. Sapienza
1' autore per questo tuono intendere al- XVII, 20. Giuda v. 6-13.
tro che quello che la lettera suona ». - 15. primo: «hoc dicit, quia V. pri-
Land.: « La grazia di Dio ». è poi chi V mo descripsit latine istam materiani, et
intende di un vero tuono, successo al etiam quia ratio semper debet prece-
baleno accennato in III, 134, e spiega : dere»; JBenv. V. del resto, come duca
« La campagna infernale si scuote ter- (II, 140), deve preceder l'alunno, ch'ei
ribilmente, un baleno vermiglio solca guida: anche I, 136.
cfr.
quell'aere tenebroso, il P. cade fuori 16. color: V. era tutto smorto, v. 14.
dei sensi, l'angelo discende, lo piglia 18. suoli lo aveva confortato nella di-
:
tra le sue braccia, lo porta di là dal- serta piaggia, I, 91 sgg.; quando aveva
l'Acheronte e scompare prima che il fra- temuto non fosse per lui follia l'intra-
gore del tuono lo svegli ». Così Bambgl., prendere quel viaggio, II, 43 sgg. poi,
Puccianti, Mazz., ecc. Ma, si è già os- all'entrata della porta, III, 13 sgg.
servato, di un angelo D. non dice sil- 21. quella pietà: cioè il pallore, effetto
laba e se 1' occhio suo potè riposarsi, il
;
della pietà. Questa più giù è illecita;
suo risveglio non fu certo così presto. qui no, perchè il cerchio non è abitato
5. levato: era caduto, (III, 136) ed da malvagi (cfr. Della Torre, .La pietà
aveva dormito (v. 4) tanto, che l'occhio nell'Inferno Dantesco, Mil. 1893); ep-
s' è riposato ed egli riacquista la facoltà poi qui sono i compagni di V., che ad
visiva e gli altri sensi perduti all'im- essi « anche nel Furg. non sa accennare
provviso balenare della luce vermiglia. senza turbamento»; D'Ovidio, St., 82.
7. Vero è: il fatto è. - proda: orlo, - per tema senti: stimi timore.
come Inf. XXXI, 42. 22. sospigne: ci sprona ad affrettarci.
[CERCHIO primo] Inf. iv. 23-40 [innocenti] 31
23. Così: così dicendo. - si mise: en- 36. parte: Al.: porta. Contro la lez.
trò primo. Cfr. Moore, Grit., 279. ' parte '
si è osservato che la fede cri-
V. 25-45. Gl'innocenti. Sono nel stiana non ha diverse parti al che si po-
;
Limbo, dove non soffrono pene fìsi-si trebbe rispondere col Bocc. che « gli arti-
che, positive, ma soltanto negative e coli della fede son dodici, de' quali do-
morali privazione della beatitudine,
: dici è il battesimo uno » o con Benv.
;
quindi sospiri e dolori senza martìri. che « Baptismus est articulus fidei et
Qui sono molte e grandi turbe di morti per consequens pars », se fosse davvero
senza battesimo, non per altro esclusi il battesimo compreso fra gli articoli
dal cielo, che per mancanza di fede. - della fede ; il che non è. A
favore di
Sant' Agostino « Ci creasti, o Dio, a
:
'
porta si ricorda che il battesimo è
'
di debita adorazione di Dio. - rio : reità, 53. un possente: Cristo ei non lo cono-
colpa; cfr. Purg. VII, 7 sgg., 25 sgg. sceva quando discese agi' inferi, epperò
41. e sol ecc.: afflitti sol da questo. non lo nomina. Del resto D. circoscrive
42. speme: speranza di salire al cielo. sempre nell'in/, il nome di Cristo, per
V. 46-63. Discesa di Cristo agl'in- riverenza.
feri» Fondandosi sopra passi scrittu- 54. con segno « Coronato come re,
:
rali, come I Pietro III, 18 sgg., la con palma che significa vittoria, e col
Chiesa insegna che, nell'intervallo tra gonfalone della croce che significava che
la morte e la risurrezione, Cristo di- aveva triunfato, in sulla croce, del di-
scese nel Limbo a liberare le anime monio nostro avversario » Buti, e così
;
dei pii dell' antico Patto, colà ritenute. molti altri. Ma il segno di vittoria de-
D. coglie l'occasione di farsi confer- v' essere la croce stessa. Neil' Evangelio
mare da V. la verità di tale dottrina. di Nicodemo, o meglio Descensus Christi
48. fede ecc. fede cristiana, che basta
: ad inferos (Tischendorf, Evang. Apocr.,
a distruggere ogni dubbio : tale è qui il p. 430) leggesi: « posuitque Dominus
senso di errore; cfr. n. a Inf. Ili, 31. crucem suam in medio inferni, quae est
49. uscicci: uscì di qui, del Limbo. signum victorice. » (Cfr. Barbi, Bull.
Cfr. il trasseci
'
del v. 55, che vale
'
XII, 256). E corona e croce formano tut-
'
trasse di qui ci, quale particella di
'
; t'una cosa, poiché qui si allude all'au-
luogo enei, o proci, valse in antico non reola crocifera di cui si raffigurò sem-
solo qui, ivi, ma anche di qui. Dice Fra pre cinta la testa di Cristo, come già
Giordano dei peccatori che gli andavano accennò il Oavedoni, e meglio dimostrò
a chieder consiglio senza parlar chiaro : F. Romani nel Oiorn. dant., XIV.
« Ma s' egli aprissero bene, e' n' andreb- 55. parente: padre, cioè Adamo.
bono consigliati: torti ci (qui, a me) 57. ubbidiente: benché legislatore del
vengono, torti ci (di qui, via da me) suo popolo, fu ubbidiente a Dio, onde
vanno»; Ediz. 1739, p. 33. il suo epiteto di servus Domini, cfr.
restò chiuso fino alla morte di Cristo. mità della valle d'abisso, ossia dalla pro-
V. 64-105. Emisperio luminoso e i da su cui mi trovai svegliato cfr. Alo ore, ;
forma di emisfero una parte del Limbo. infernali in quella parte. Così i più.
È la luce dell' umana ragione, che vince Z/omb. e altri' derivano vincìa dal lat.
le tenebre dell' ignoranza ma è ragione ;
vincire, abbracciare, circondare
'
e in '
;
senza fede, onde essa luce, anziché dal- questo caso emisperio dovrebbe essere
l'alto, viene dal basso. La luce dall'alto il soggetto di vincia e che l'oggetto.
simboleggia il lume della rivelazione la ; 70. Di lungi: dal fuoco. « Cognovit a
luce dal basso il lume dell'umana ra- longe praerogativam honoris, qua gau-
gione. Perciò 'tal luce non è beatificante. dent isti » Benv. ;
Quell' emisperio luminoso è occupato da 71. discernessi dal loro contegno, dal-
:
gente che lasciò nel mondo onorata no- l' aspetto, dallo stesso loro essere in di-
minanza di sé. Ed ecco venir avanti sparte.
quattro sommi poeti, che salutano V. e 72. orrevol: onorevole, -possedea ecc.:
accolgono D. fra loro. Il P. mostra aver occupava, quell' emisperio illuminato.
chiara coscienza del proprio valore. 73. onori ecc.: colla tua opera eminen-
64. perchè vale benché. - dicessi for-
: : temente scientifica, dettata in una for-
ma ant. (tuttora vivissima in bocca al ma eminentemente artistica.
popolo toscano) per dicesse '. '
74. onranza: onoranza.
65. selva: calca. li distacca dalla con-
75. li diparte:
68. dal sonno dal luogo ove
: io mi sve- dizione degli altri abitatori del Limbo.
gliai dal sonno. Così il più e il meglio 76. onrata: onorata.
77. tua Tita: mondo dei viventi. tendo sperare di essere beati. Oltre a ciò
78. gli avanza: dà loro vantaggio; li « proprio è atto di savio non si ralle-
distingue. « Isti habent mercedem suam, grare troppo delle cose prospere, nò tur-
quia potissime fecerunt opera scientise barsi delle avverse » An. Fior. ;
et virtù tis propter famam et gloriam, 86. con quella spada per aver cantato:
viene avanti agli altri tre sì. come sire suo V. l' atteggiamento d' una squisita
(v. 87). Cfr. D' Ovidio, St., 522 sgg. modestia. S'era sentito chiamare V al-
81. dipartita: cfr. Inf. II, 52 sgg. tissimo poeta, ed egli dice a D. Son :
*
96. che :il qual canto. « Sicut enim sofia (fìsica, metafìsica, etica, politica,
aquila volat altius, et videt actius inter economica [che oggi direbbesi economia] ,
aves, ita isti ascenderunt altius, et vide- matematica, sillogistica). È poi difeso da
runt sub tilius inter poetas»; Benv. un bel fiumicello, simbolo probabilmente
97. ragionato: i quattro chiedendo, e dell'eloquenza, con che le sette cose raf-
V. rendendo conto di D. figurate dalle mura s'insegnano e si
98. saluteTol cenno: come a collega. persuadono, cfr. Inf. I, 79-80. Passano
99. di tanto: di ciò, lieto dell'onore agevolmente il fiumicello (ai grandi e
fattomi da quei poeti. nobili' ingegni non occorrono eloquenti
102. sesto: loro pari: profezia avve- persuasioni), entrano per sette porte, sim-
rata. - senno: i poeti per D. e per l'età boleggianti le sette arti liberali del tri-
sua erano savi; cfr. I, 89. vio, e quadrivio (grammatica, dialettica,
103. lumiera: cfr. v. 67-9. rettorica, musica, aritmetica, geometria
104. bello: che, dicendole, uscirebbe ed astronomia) e giungono in un prato
;
dal soggetto del poema e andrebbe per verdeggiante, dimora degli spiriti magni.
le lunghe: avran parlato, poniamo, di 106. nobile: la sapienza nobilita l'uomo.
poesia: cfr. Purg. XXII, 101-105. 109. dura: asciutta.
105. era: bello. - do?' era: cioè dove 110. sette: ognuna delle sette mura
avveniva esso parlare. AL: Dove io era. aveva la sua porta.
Ma i due era è naturale che abbiano 111. prato « similiter Virgilius Aen.
:
Arrivano a pie d' un castello, simbolo 112-113. tardi e gravi ecc.: cfr. Purg.
della sapienza umana (o tempio della VI, 63. « In facie prudentis lucet sa-
gloria?). È esso cerchiato da sette giri pientia » Prov. XVII, 24.
;
d' alte mura, simboli o delle sette virtù 114. rado come si conviene al savio
:
(cioè delle morali: prudenza, giustizia, « .... le parole si deono molto discreta-
fortezza e temperanza e delle specula-
; mente sostenere e lasciare »; Oonv. TV, 2.
tive: intelligenza, scienza e sapienza), o, Cfr. Prov. XVIII, 27; XXIX, 20. -soavi:
secondo altri, delle sette parti della filo- piene di dolcezza, cfr. Eccles. X, 12.
30 [cerchio primo] Inf. IV. 115-134 ÒI l scienziati]
donde è agevole il vedere ; e lì sono mo- 128. Lucrezia: la pudica moglie di Col-
strati a D., in primo luogo, gli spiriti latino, violata da Sesto Tarquinio. - Ju-
magni che cooperarono alla fondazione lia: figlia di G. Cesare, moglie di Pom-
dell' impero romano poi anche il Sala-
;
peo. - Marzia: moglie di Catone, cfr.
dino, che se ne sta in disparte. Purg. I, 79 sgg.; Conv. IV, 28. - Corni-
118. smalto: del prato. glia Cornelia, figlia di Scipione Africano
:
120. del vedere: dello spettacolo. - e madre dei Gracchi; cfr. Par. XV, 129.
n'esalto: ne esulto. 129. solo: o perchè estraneo alla fede
121. Elettra: madre di Dardano, fon- degli altri, o forse -perchè senza prede-
datore di Troia, cfr. Vìrg., Aen. Vili, cessori né successori che gli somiglias-
134 sgg. De Mon. II, 3. - compagni: sero. - Saladino: sultano di Egitto e di
« Troiani, discendenti di lei, tra' quali Siria, n. 1137, m. 1193, celebre per le sue
Ettore ed Enea, l'uno difensore di Troia, alte virtù; cfr. Conv. IV, 11 dove il
l'altro portator dell'impero in Italia. Saladino è ricordato fra i signori più li-
Però da Enea salta a Cesare » Tom. ; berali e Bocc., Decani. I, 3 X, 9. ;
Pentesilea: regina delle Amazzoni, vinta indi quelli d' eloquenza e quelli di me-
da Achille; cfr. Virg., Aen. I, 490 sgg. dicina. D. e V. lasciano poi gli altri
125-126. Latino re del Lazio. - Lavi-
: quattro, e continuano' il loro viaggio.
na: moglie d'Enea De Mon. II, 3 « La-
; : 131. maestro ecc.: Aristotele, «il mae-
vinia.... AlbanorumRomanorumque ma- stro della umana ragione»; Oonv. IV,
ter, regis Latini fìlia pariter et heres ». 2, ecc.
127. Bruto: Lucio Giunio Bruto, primo 133. lo miran
guardano lisamente in
:
console (Oonv. IV, 5); non Marco Giu- lui : così il più dei codd. e comm. ant.
nio Bruto, l' uccisore di Cesare, che sta Al.: l' ammirali.
[CERCHIO PRIMO] INF. IV. 135-151 [SCIENZIATI E USCITA] 37
135. più presso: essendo, dopo Aristo- 143. Ippocrate: antico medico greco. -
nel Ctonv.
tele, i più. eccellenti filosofi: Avicenna: medico arabo, fiorito nel se-
IV, 6 D. nota come Arist. riducesse a colo XI. - Oalieno medico di Pergamo :
nope. - Anassagora: di'Clazomene, mae- bediente al fren dell' arte, dire proprio
stro di Pericle. - Tale Talete di Mileto. : tutto quel che ha fatto, udito, veduto nel
138. Empedoclès d'Agrigento, autore
: suo viaggio oltremondano.
d' un poema su la natura e su i principii Omero, Orazio, Ovi-
148. sesta: di sei:
delle cose. - Eraclito d'Efeso. - Zenone : : dio, Lucano, Virgilio e Dante. - in due
da Cizio, stoico. Cfr. Gonv. IV, 6. si scema si riduce a due i quattro primi
: :
diche delle erbe e delle piante. timi ne escono per continuare il viaggio
140. Dioscoride: medico greco del 1° se- verso il basso Inferno.
colo. -Orfeo: mitico poeta e musico greco. 149. altra: diversa dalla percorsa.
141. Tullio Cicerone. - Lino mitico
: : 150. che trema è l' aura del Limbo,
:
poeta greco; cfr. Virg., JEJclog. IV, 56; che, fuori del castello, trema per i con-
VI, 67. AL: Lìtìo, Aliuo; su di che cfr. tinui sospiri delle numerose turbe ivi
Moore, Crit., 282 sgg. raccolte; cfr. v. 27.
142. Tolommeo: celebre geografo ed 151. ove ecc.: dove né sono anime chia-
astronomo. re per scienza e virtù, né luce alcuna.
38 [CERCHIO SECONDO] INF. V. 1-12 [MINOSSE]
CANTO QUINTO
voragine circolare, che, restringendosi chi dell' Inf., via via più bassi e stretti,
via via a mo' d' imbuto, si sprofonda formanti come una gradinata. Cfr. Inf.
fino al centro della terra. XXVII, 124 sgg.
[CERCHIO SECONDO] INF. V. 13-32 [LUSSURIOSI] 39
(cfr, Inf. XIII, 97 e XXI, 29 sgg.). bo' donde;è or ora uscito il'P., non vi
16. doloroso ospizio: Inferno, città do- sono propriamente dolori positivi; cfr.
lente, sede dell' eterno dolore (III, 1 e 3). però Inf. IH) 43 sg., 64 sgg. - note voci. :
18. cotanto: sì elevato e terribile. 27. mi percote: cfr. Inf. Vili, 65.
come nel v. 21 gride per
19. fide: fidi, 28. muto privo cfr. Inf. IV, 151, e per
: :
cizio del suo ministero, Minosse è qui 29. mugghia « risuona questo luogo
:
soltanto il demonio, che, geloso del suo per lo ravvolgimento delle strida e
regno, non vorrebbe ch'altri vi pene- de' pianti, il suono de' quali raccolto
trasse evia' aggirasse, se non condotto insieme fa un rumore simile a quello
dai diavoli e in loro servitù. che noi diciamo, che mugghia il mare
20. l'ampiezza: cfr. Matt. VII, 13 e ne' tempi tempestosi » Boce. ;
Tirg., Aen. VI, 126 sgg. 31. non resta: cfr. però il v. 96; ma
21. pur : anche tu, come Caronte, cfr. il tacere del vento del v. 96 o ò un'ec-
22. fatale: voluto dal fato o destino; immagina, com'è probabile (v. 86), che
cfr. Inf. VII, 8 sgg. Francesca, da lui chiamata, esca dalla
V. 25-45. I
lussuriosi in generale» regione dalla parte dove più infuria il
I lussuriosi sono fra le tenebre, travolti turbine, e, solo per questo, abbia ed
di continuo da una bufera violenta, e esprima l'impressione che il vento taccia.
piangono dolorosamente. Le tenebre, 32. rapina: forza che trascina; simbolo
benché proprie di tutto l'inferno, sono della passione che trascinò l'anima.
40 [CEiicnio secondo] Inf. v. 33-47 [lussuriosi]
34. mina: per i piti è scoscendimento, l'ali: nominativo. Alcuni intendono por-
prodotto dal terremoto alla morte di Cri- tan V ali per volano, unendo poi in una
sto (cfr. Inf. XII, 31-45; XXI, 112 sgg.) sola proposizione i vv. 42-43.
e per cui i P. son calati dal Limbo 41. freddo tempo inverno: - a schie-
:
nel cerchio dei lussuriosi. AL: «Buina ra: mostra la folla grande.
dell' altro giro, dove temon di cadere». 42. flato vento. - mali malnati (v. 7),
: :
Ciò contradice alle leggi dell'inferno e travagliati da perverso male (v. 93).
dantesco. Al. « Balzo dirupato, contro
: Quel fiato porta gli spiriti, come le ali
cui vanno a percotere ». Falso: si per- portano gli stornelli.
cuotono Tun l'altro per gì' incomposti 43. di qua, di là ecc.: « coi suoni rotti
movimenti a cui li costringe la bufera. di questi avverbi, che l' un l' altro s' in-
Al. leggono de' venti alla mina, e spie-
: calzano, dipinge La bufera infernal che
gano « Alla foce onde i venti soffiano
: mai non resta, e da cui sono quegli spi-
rovinosamente ». La lez. è sprovvista di riti per ogni parte miseramente ag-
autorità, ma, anche con la lez. comune, girati»; fu. Vent., Sim., 432. -mena:
tale senso è possibile, anzi preferibile senza alcun modo ed ordine. Quadro stu-
agli altri per il Parodi (Bull. XXIII, pendo della continua irrequietezza d'ani-
13) che ammette che il turbine circolare mo de' lussuriosi.
abbia « una foce dalla quale spira, la mi- V.46-72. Lussuriosi che peccarono
na », e che ci sia « una parte in cui re- per bassa carnalità o per amore.
gna una relativa calma (v. 96) ». Par lecito argomentare dai vv. 46-49 e 85,
36. la virtù divina: «quella terribile che il P. disponga anche qui, come in
Onnipotenza che muove la bufera, onde altri gironi del suo Inferno, i dannati
sono aggirati. Dopo le strida e il lamen- in ischiere; ma nessuna determinazio-
toso ululato esce la parola disperatamen- ne ulteriore è permesso di fare. V. no-
te feroce. Così nell'atto della percossa mina e addita molti spiriti di persone
altri mette uno strido; poi bestemmia morte per amore, e D., vinto da. pietà,
ed impreca » Frane.
; n'è quasi smarrito.
37. Intesi :dalla natura della pena 46. lai canti mesti e lugubri pro-
:
;
38. enno: sono: forma frequente ne- Umbra fretis arvisque volant sonat :
gli scrittori antichi e tuttora viva in avius asther » Stat., Theb. V, 13. - ri-
;
Toscana. Cfr. Par. XIII, 97 e Moore, ga « però che vanno in ordine l' una
:
milmente hanno lunghe, e così fanno 60. tenne: pome regina. - Soldan: il
di sé lunga riga » Bocc. ; Sultano di Babilonia in Egitto, regione
49. briga,: il soffio impetuoso dei ven- su cui Nino avrebbe esteso il suo domi-
ti: cfr. v. 31; e per briga Par. Vili, 69. nio secondo antiche testimonianze, sep-
50. chi aveva già inteso esser questi
: pure D. della Babilonia assira e della
i peccatori carnali (v. 37-39) desidera : egiziana non ne fece una sola su di che ;
ora sapere i nomi dei singoli spiriti. cfr. ora Bull. XXHI, 15 sgg., dove si
51. P aura nera Al. Faer nero « è
: : ; mostra come tale confusione potè avve-
pretto sinonimo di bufera, che rende nire. - corregge governa, ora nel 1300.
:
sempre torbido il cielo, quaudo imper- 61. colei Didone cfr. Yirg., Aen. I
: ;
versa » Betti.
; e IV ; Par. Vili, 9 IX, 97. - ancise ; :
bitum, esset licitum fieret » Paul. Oros., ; guerra troiana. Cfr. Yirg., Aen. VI, 517
Hist. I, 4. Che D. avesse letto questo sgg. - 64-65. tanto reo tempo i dieci :
legge: Paolo Orosio, 1. cit.: Huic (Nino) di Priamo, il rapitore di Elena. Così i
mortuo Semiramis uxor successit, parole più. Al. intendono del cavaliere erran-
tradotte alla lettera nel v. seg. te dei romanzi medievali, amante di
42 [CERCHIO SECONDO] INF. V. 68-85 [PAOLO E FRANCESCA]
farà sentire ancor più forte al P. sicché sione; epperò non ne possono opporre
cadrà svenuto, quando avrà intesi i casi a quello del vento.
di Francesca (ofr. vv. 140-142). 78. i: i per li occorre anche altrove
V. 73-142. Francesca da Himini in D. per es., Inf. VI, 87 e VII, 53.
;
Li scongiura per l' amore che li porta, D. ricordò certo i vv. di Yirg., Aen.,
e quelli vengono subito, pronti ad udire VI, 190 e V, 213 sgg.; eppure, osserva
e parlare. Sono Francesca, da Rimini e il Parodi, la similitudine « non riesce
il suo cognato e seduttore, Paolo Mala- meno originale, sia perchè così perfet-
testa. Francesca, pregatane, racconta la tamente rende l' imagine dei due amanti,
pietosa storia de* suoi illeciti amori e che volano di pari verso il P., senza che
della sua tragica morte. È la prima nulla si scorga d'uno sforzo e d'un
anima dell' Iuf. che parla con D. Uditi i mezzo esterno che li aiuti ad uscire dal
casi dolorosi di quella coppia, il P., vinto vortice eia perchè le colombe di V. non
;
anche essere denominato male perverso, la città il Padoreno, e fra le sue mura
ma poi D. realmente ha pietà del male s' inoltrava il Padenna, due rami del
eh' egli vede, non dell' amore, che an- Po; in "prossima vicinanza il Po di Pri-
cora non conosce. maro. Quindi per quei tempi Ravenna
94. ti piace: AL: vi piace. è qui molto ben definita. - seguaci af- :
e Barbi, Bull., XXV, 44. nella canz. del' Guinizelli « Al cor gentil
97. terra: Ravenna. - nata fai: forma ripara sempre Amore » e che D. richiama
are. = nacqui. Fu Francesca figlia di nel Son. «Amore e '1 cor gentil» (V.
Guido Minore da Polenta, morto il 23 gen- N., XX).
naio 1310. L'anno della nascita di essa è 101. costui: Paolo Malatesta, fratello
ignoto. Poco dopo il 1275 andò sposa a di Gianciotto, nato verso il 1250, uomo,
44 [CERCHIO SECON1X)] INF. V. 102-113 [PAOLO E FRANCESCA]
dice 1' Ott., molto bello del corpo e ben nell' onore, si concede anche oltretomba
costumato, ma acconcio più a riposo che di stare insieme a Francesca 1... La sto-
a travaglio (cfr. n. 97). Fu Capitano del ria, oltre a farci sentire una certa com-
Popolo in Firenze nel 1282, dove rimase passione pel marito ingannato, introduce
quasi un anno intero, e potè allora es- altre pietose e ben dolenti figure nella
sere conosciuto da D. - persona corpo. : tragedia, figure che sole basterebbero a
102. il modo modo orribile; che, aven-
: farci parere più odioso l'atto dei due co-
do il tradito Gianciotto colto e trafìtto gnati. Ma
d'esse il P. non facendo ri-
nella colpa i due adulteri - il fatto se- cordo, vie più contribuì, sia. pure incon-
guì tra il 1283 e il 1286 -, essi non ebber sciamente, a rendere sensibile il dolo-
tempo di pentirsi, sicché morirono in roso passo. Oltre al marito, Francesca
peccato mortale. Il modo, adunque, onde tradiva la cognata oltre al fratello, ;
deva Francesca, morta già da un pezzo ; stare Gianciotto, brutto, aspro e vendi-
cfr. Moore, Orit., 286-90. cativo, immensamente compassionevole
103. Amor ecc.: la sentenza non è sem- oggi appare Orabile di Ghiaggiuolo,
ci
pre vera; ma Francesca, che, amata, si al cui cordoglio nessun poeta grande o
sentì come trascinata da una forza in- piccolo fece giustizia, e che pur vide ,
vincibile a riamare, considera, sente ed rapito a 3è l' amore del marito e per la
esprime quel, che è accaduto a lei, come scellerata colpa rimanere orbati di pa-
legge ineluttabile con che mira ad at- ; dre i due teneri figliuoli, mentre invano
tenuare la propria colpa. Concordia cercava le carezze materne»;
104. piacer: bellezza, fonte e cagione Ricci, o. e, 132 sg. Cfr. la n. finale a
di piacere. Cfr. p. es. Purg. XXX, 50 questo canto. *
e 52; dove piacere vale bellezza. 108. da lor Francesca parla anche in
:
la coppia d' Arimino e nemmeno una e, quando^ risponde, non volge la parola
scusa per la giusta vendetta di Gian- a V., ma parla come continuando e sin-
ciotto? Perchè condannare questo di- tetizzando ad alta voce la. sua medita-
sgraziato, che i tribunali d'oggi assol- zione. - lasso : esclamazione di pietà.
verebbero, con una frase cruda e spie- 113. dolci benché colpevoli
: dolci, !
tata ad esser fitto nel duro gelo della « Aqua3 furti vob dulciores sunt, et panis
Caina, mentre al fratello che l'oltraggiò absconditus suavior»; Prov. IX, 17.
[cerchio secondo] Inp. v. 114-133 [paolo e Francesca] 45
114. doloroso passo : alla morte vio- « Virgilio,il quale e nel principio della
lenta, cui seguì la dannazione eterna. narrazion fatta da Enea de' casi troiani
AL: Al punto di lasciarsi vincere dalla a Didone e ancora nel dolore di Didone
passione, che poi fu cagione ad essi di nella partita d'Enea, assai chiaramente
dolore. il dimostra ». Altri, primo forse il Dan.,
sospiri: di. amore tuttor celato. parla piangendo; cfr. Inf. XXXIII, 9.
119. a che: a quale indizio. 127. per diletto per mero passatempo,
:
120. dubbiosi : di esser corrisposti, per- senza cattive intenzioni e senza preve-
chè non ancora espressi. dere le conseguenze della lettura.
122. ricordarsi: «In orani adversitate 128. Lancialotto: eroe dei romanzi del-
fortunae infelicissimum est genus infor- la Tavola Rotonda, i quali erano allora
turni fuisse felicem » Boet., Gons. phil.
; in voga. D. vi allude altre volte. - amor:
II, pr. 4. - « Memoria praeteritorum bo- per la regina Ginevra, moglie di Artù.
norum.... in quantum sunt amissa, cau- 129. soli eravamo ecc.: « Francesca e
sat tristiam»; Thom. Aq., Sum. theol. Paolo erano soli e senza. alcun sospetto,
II, li, 36, 1. perchè i loro cuori si conservavano puri
123. sa: per esperienza propria. - dot- e leali, e se forse qualche pensiero di
tore « Virgilio che ricordandosi del suo
: amore vi s' era insinuato, ella, buona e
essere in lo mondo spoeta e in grande sicura di sé, non n'era neppur consa-
stato, e ora.vedersi nel limbo senza gra- pevole a sé stessa » Parodi. ;
zia e speranza di bene, non è senza do- 130. sospinse: a sguardi amorosi,
lore e gramezza»; Lan. E il Bocci 133. disiato riso: bocca sorridente tanto
46 [cerchio secondo] Txf. v. 134-142 [paolo e Francesca]
amata e desiderata. Nel romanzo : « Et la nel soavissimo verso, ecco affacciarsi im-
per il mento, et lo bacia
reina.... lo piglia provviso il precipizio che attende, e i
davanti a Galehault assai lungamente ». dolci pensieri e il disio trascinare ine-
137. Galeotto: nel romanzo di Lanci- vitabilmente al doloroso passo. Collo-
lotto Galehault, o italianamente Galeot- cata dopo le prime parole di Francesca,
to, è colui che prega Ginevra di baciar la mirabile terzina è come il sospiro
Lancialotto, che se ne sta timido e come dell'uomo saggio e pietoso, che com-
sbigottito davanti a lei. E la regina lo prende e scusa, ma giudica collocate:
bacia. Cfr. la n. precedente. Senso ciò : nel bel mezzo dell'episodio, essa ne
che per Ginevra e Lancialotto fu Galeot- esprime il profondo significato morale,
to, fu per noi il libro ed il suo autore. collegando insieme le due parti con ben
138. quel giorno ecc.: «verso di mira- altro legame che quello d' una ricerca
bile verecondia » Bull. XXILT, 29.
;
psicologica naturale e poetica senza dub-
139. l'uno spirto: di Francesca. bio, ma insufficiente e quasi- crudele.
140. V altro : di Paolo. Piange pel do- D., che conosce la fine della tragedia
lore di cui niuno è maggiore, v. 121-122 ma non il principio che alla sua inci-
;
e per il rinfrescarsi nel suo pensiero di piente esperienza, al suo urgente biso-
tutta la tragica, dolorosissima storia. gno di spingere lo sguardo ben addentro
142. caddi per effetto della pietà pro-
: nella storia dell'infelicità umana, per
vata, come ripeterà in VI, 2. recarne a tutti ammaestramento di sa-
lute, sente mancare la cognizione più
Se può a prima giunta parere che il necessaria, quella del primo passo alla
P. con V arte sua mirabile abbia troppo colpa, si rivolgerà con la commossa ma
abbellita e con particolare indulgenza ferma risoluzione di chi compie un do-
attenuata la disonesta passione de' due vere, a quelle due anime.... ed esse gli
cognati, il vero è che, insistendo su apriranno forse uno spiraglio nelle chiu-
quella tragica storia sino a chiedere se porte del pauroso mistero. Ahimè !
che glorificare ,l' amore senza freno, la riamente alla purificazione sua e dei
passione adultera, la ribellione alla legge lettori. Egli si propone ben altro che
divina e umana. Sarebbe già troppo dire risicar d' andare a finir lui dov' è Fran-
che in lui l'artista vincesse un momento cesca o risicar di farci andare qualcuno
la mano al moralista, e, pur contro la dei suoi lettori. Gli farebbe orrore d'es-
sua intenzione, lo facesse sdrucciolare ser così lui pure Galeotto a qualcuno.
in una dipintura troppo seducente del- E nell' accenno al romanziere lampeggia
l' adulterio. Nel fondo del quadro c'è alla fin fine la coscienza e il proposito
la dannazione eterna, e un colore fosco, di mettere un, abisso tra l'arte sua ma-
cupo, se ne riverbera sulla donna e sul gnanima, pensosa degli effetti dell'opera
suo compagno e la passione loro è de-
;
propria, e l'arte; sboccata che va spen-
lineata con tratti coraggiosi sì, ma so- sieratamente incontro all'immoralità e
brii e pudichi. Il moralista pensava se- a divenir lenocinlo ».
CANTO SESTO
V. 1-33. I golosi e la loro pena, rato col puzzo, la vista colle tenebre, l'u-
Riavutosi dallo svenimento, il P. si tro- dito coi latrati di Cerbero, il tatto colla
va nel 3° cerchio. Il passaggio dal 2° pioggia e coi dilaniamenti del mostro.
al 3° cerchio è da lui taciuto, come quel- 1. si chiuse perduti i sensi, la mente
:
lo dal Vestibolo al 1° cerchio. Cfr. ni, si chiude alla percezione delle cose este-
136 con V, 142 IV, 1 sgg. con VI, 1 sgg.;
; riori. « Ma tornando alla mente - Mi
IV, 7 con VI, 7 ecc. Nel 3° cerchio son volsi e posi mente »; Brun. Lat., Teso-
ret., e. 3. Cfr. Nannuc, Man. I
puniti i golosi, i-quali giacciono per ter- 2 161 sg.
,
ra, battuti da fredda e brutta pioggia 2. dinanzi: alla vista. - pietà: aspetto e
d'acqua, di neve e di grandine, e assor- atteggiamento pietoso, compassionevole.
dati e dilaniati da Cerbero, urlano come 3. tristizia; cfr. Inf. V, 117. - tutto
cani. La pena- è quadro parlantissimo di mi confuse turbò gravemente tutto il
:
10. tinta: sporca, sozza. agli occhi, facilmente rossi, de' beoni. -
11. perl'aere ecc.: «mirabile di suono atra nera. « Però che (i golosi) man-
:
neutro, senza distinzione » Del Lungo, ; 18. iscuoia: scortica. AL: ingoia. Con
1. e. - riceve: «accoglie e n'è infetta" la lezione, autorevolissima, graffia gli
appestata. Questa sozzura in forma di spiriti, ingoia ed isquatra [squarta, fa
pioggia è appropriato gastigo, quasi fe- a pezzi] sarebbero espresse qui non tre
tente reciticcio di crapula, agl'ingordi azioni che si succedano con una specie
gustatori d' ogni più raffinata squisi- di crescendo, quali il graffiare, lo scuoia-
tezza di cibi e di bevande » Del Lun- ; re, lo squartare, ma, semplicemente tre
go, o. e. maniere con cui Cerbero, oltre che colia
13. Cerbero : cane mostruoso, secondo voce, martoria le anime dei golosi.
la mitologia antica, a tre teste, guar- 19. cani cui somigliarono per voracità.
:
e in molti di poesia latina. D. -lo tra- 22. verino: chiama così anche Luci-
sforma in un'altra fiera mostruosa {di- fero, Inf. XXXIV, 108. I golosi ser-
versa) che agli elementi canini ne con- vono al ventre eh' è pasto di vermi, e un
giunge altri d'altra specie, quali barba vermo li tormenta in eterno. Nella Scritt.
e mani (v. 16 sg.). « Avete in questa il verme figura i'rimorsi della coscienza ;
descrizione d'un cagnaccio antropoide, cfr. Is. LXVI, 24; Marco IX, 43, 45, 47.
[CERCHIO TERZO] Inf. vi. 23-39 [ciacco fiorentino] 49
passarle è detto secondo un uso dell' an- nome onde costui era così chia-
di porco ;
tico italiano, più conforme al latino, di mato per la golosità sua ». Ciacco Ma
cui vedi esempi in Bull. XXIII, 18 e fa in Firenze anche nome di persona
XXV, 67, e cfr. Par. Ili, 7-8. (cfr. Fan/., An.Fior. 1, 169) e, secondo al-
42. tu fosti ecc. : nascesti prima che cuni, italianizzazione deLfranc. Iacques
io morissi. o abbreviamento di Giacomo. Certo -la
frase Voi cittadini mi chiamaste Ciacco
'
43. a lei : queir ombra. Al. a lui.
a. :
'
44. ti tira ecc.: il dolore angoscioso al- parrebbe alludere piuttosto a un sopran-
tera sì i tuoi lineamenti, che non so ri- nome, che a nomo; ma D. nei vv. 58-59
conoscerti. poteva forse rivolgere oarole di così viva
48. maggio : maggiore. Forma usita- pietà a quel dannato e dargli intanto
tissima nell'ant. toscano (dal nom. lat. qUel nomignolo di spregia? La frase
maior) e tuttor viva in Firenze nella dà senso soddisfacente anche senza che
denominazione « Via Maggio », che vale Ciacco sia soprannome.
«Via Maggiore»: cfr. Irif. XXXI, 84, 53. dannosa più d'altre colpe la gola
: :
Par. VI, 120 ecc. Più giù sono pene nuoce agli averi, al corpo, all'anima.
maggiori e più spiacenti; ma D. non le V. 58-76. Vicende politiche di Fi-
ha ancora vedute. renze dopo il 1300. Chiede D. a Ciac-
49. città: Firenze. - piena: cfr. v. 74. co : « A qual termine si ridurranno i
« Per le invidie si incominciarono tra divisi cittadini di Firenze? Vi è colà al-
cittadini le sette » G. Vili. Vili, 39. ; cun giusto ? E perchè sono sì discordi ? »
50. trabocca « avvi tanta invidia in
: Ciacco risponde vaticinando i fatti av-
Fiorenza, che già esce fuori; et vedesi venuti dopo il 1300, e però implicita-
nell' operazioni » ; An. Fior. mente l'esilio del P.; poi accenna ai fio-
paragonata colla vita tra-
51. serena: rentini giusti e ai tre vizi che hanno
vagliosa di laggiù; cfr. Inf.X.V, 49. prodotto le discordie.
52. Ciacco: fu soprannome di spregio. 59. mi pesa ecc. mi addolora.
:
[CERCHIO TERZO] Ine. vi. 61-74 [vicende di Firenze] 51
confini, in seguito alla congiura fatta da 79. Alte ecc.: i Neri insuperbiranno su
essi Neri (e detta di Santa Trinità dal i Bianchi. - lungo tempo: dunqueiD.
nome della chiesa dove si radunarono) dettò questi vv. parecchio dopo il 1302.
per cacciare i Bianchi. - offensione: offesa. 71. pesi esclusione dagli uffici pubbli-
:
67. questa: i Bianchi, parte selvaggia. ci, sbandimenti, confìsche dei beni, ecc.
68. infra tre soli: entro tre anni. Il 72. ne adonti se ne adiri cfr. Purg.
: ;
i Bianchi, e con loro D., furono sbanditi non si può sapere di chi. intendesse par-
da Firenze nei primi del 1302. Poteva lare. Bocc. « Quali questi due si sie-
:
chè le condanne dei Bianchi prosegui- Giovanni da Vespignano, ecc. Non im-
rono sino all'ottobre del 1302. Del resto probabile che uno dei due sia Dante. -
il 1302 è il « terzo. anno solare dalla prò- intesi: ascoltati.
fezia di Ciacco »; Del Lungo, Lect. Dan- 74. Superbia ecc.: Di superbia e invi-
tis. - l'altra: dei Neri. dia e avarizia parla anche G. Vili. Vili,
52 [CERCHIO terzo] Inf. vi. 75-87 [fiorentini benemeriti]
Questi versi « non contengono solamente è qui bisillabo, come, p. es., primaio in
un gruppo d'imagini ben disposto, ma Purg. XIV, -66 : fenomeno comune nel-
una storia di fatti fedele. Superbia di l'antica poesia italiana.
Grandi avea rotto il quieto vivere di Fi- 80. Rusticucci: anche costui trovere-
renze guelfa; superbia di Popolo aveva mo tra i Sodomiti, Inf. XVI, 44. - Ar-
nella repressione ecceduto: da un lato rigo di costui il P. sembra essersi poi
:
Berto Frescobaldi, dall'altro Giano della scordato, non avendone più fatto men-
Bella. Invidia e malevolenza avea fo- zione. Probabilmente, poiché è posto qui
mentati e fatti alzare cotesti bollori in- ; col Mosca, sarà uno dei Fifanti, che fu
vidia di vicini verso vicini, di nobiltà tra gli uccisori di Buondelmonte cfr. ;
vecchia contro fortune subitanee, di mer- G. Vili. V, 38. Altri credono che si parli
catanti contro mercatanti, di popolo bas- qui di Arrigo Giandonati. Cass.: «De
so contro popolo alto di là i Donati, di
; Ariguciis ». - Mosca: de' Lamberti; D.
qua i Cerchi. Avarizia e cupidigia di lo trova poi tra' seminatori di discordia
brutti guadagni aveva attizzato il fuoco nella 9 a bolgia; Inf. XXVIII, 103 sg.
per trar partito da codesti disordini, avea 81. a ben far: con queste, e con le pa-
seminato corruzione per raccoglier fio- role che fur sì degni del v. 79, è chiaro
rini; l' Aguglione, 1' Acciaiuoli, messer che D. parla sul serio, ma intende di
Fazio, i giudici. La pace della città si bontà civile, non di morale cristiana,
era, per tal guisa, perduta in un senti- poiché ei son tra le anime più nere. Al.
mento universale di malevolenza e d'o- intesero queste lodi come un' ironia ma ;
dio, che pure invidia, nel senso della l'episodio di Farinata {Inf. X), e ciò che
parola più cupo e più tristo, chiama il di Tegghiaio e di Iacopo dicesi .nel e.
Poeta»; Del Lungo, Dino Comp., 1. e. XVI, 40-51, mostrano che tale opinione
76. lagrimabil suono parole che invi-
: è «penitus falsa, quia licet sint damnati
tavano a sparger lagrime, vaticinando propter aliqua vicia enormia, tamen sunt
a Firenze casi tanto sciagurati. laudabile^ et famosi mundo » Benv. ;
D. chiede a Ciacco dove siano alcuni al- attosca avvelena, amareggia colle pene.
:
cui desidera conoscere la sorte. Ciacco 86. al fondo dell' Inf. Il peccato è se-
:
88. dolce: paragonato con quel mondo XXIV, 31. I Corìnt. XV, 52, I Testai.
amaro che è l'Inf. Così Ciacco ha nel IV, 15. Elucid. e. 70 : « Angeli crucem
v. 51 parlato di vita serena. eius ferentes praeibunt, mortuos tuba et
89. alla mente ecc.: mi richiami alla voce in occursum eius excitabunt ».
memoriale' viventi; desiderio di molti 96. podestà : podestà, giudice : è Cri-
dannati, Inf. XIII, 55 XV, 119, ecc.
; sto. «Al tempo di Dante si diceva più
91. torse : turbato ripensando al dolce comunemente la podestà e messer la po-
mondo, alla morente o già morta sua destà che non il podestà » {Barbi, Bull.
fama, alla sua miseria attuale ed eterna. XVIII, 5). Ma mentre podestà è la forma
92. chinò altro atto di dolore, di do-
: normale ital. dal lat. potestatem, la for-
lore natoi dal tacito paragone tra la sua ma podestà corrisponde al nom. lat. pò-
e la condizione di D. testas, benché a noi sia probabilmente
93. essa: testa. - a par: a livello dei venuta dal di fuori cfr. prov. podestà ;
me Ciacco è ricaduto nel fango, V. dice 97. trista tomba: è trista, rinchiu-
a D.: « Costui non si rialzerà, più sino dendo quel corpo che fu causa di per-
al dì del giudizio ». S'incamminano dun- dizione, e « dannato a pena la quale dopo
que di nuovo i P., e mentre lentamente la risurrezione s'aggrava»; Tom.
attraversano quel sozzo cerchio, D. chie- 99. quel la sentenza finale di Dio.
:
tormenti dei dannati resteranno gli stes- al fuoco eterno, che fu preparato pel
si, o si aumenteranno, o si faran minori. diavolo e pe' suoi angeli ».
«Si faranno maggiori», risponde V., e 101. ombre: sozze sia perchè già lor-
ciò secondo una dottrina aristotelica che date da sozzo vizio, sia perchè ora gia-
V. stesso accenna. Così parlando, arri- centi nel fango.
vano là dove si discende al 4° cerchio, 102. toccando ecc.: ragionando un poco
e ivi trovano Pluto, il demonio delle della vita futura. Cfr. Oonv. II, 9.
ricchezze. 103. esti: questi: cfr. I, 5.
94. desta: si alza da giacere. 104. gran sentenza : finale, che si darà
95. di qua: prima. - tromba cfr. Matt. : il dì del giudizio universale.
54 [CERCHIO TERZO] INF. VI. 105-115 [l DANN. DOPO LA RISURR.]
105. sì: così come sono ora. di essere » {Del Lungo, Lect. D.), in
106. tua scienza : la dottrina aristote- quanto si ricostituisce l'unità di corpo
lica,secondo la quale l'anima in corpo e di anima; e, insieme con le pene del-
più perfetto meglio conosce; in corpo l'anima, saranno più sensibili e pungenti
cui alcun organo manchi, manco è V in- quelle del corpo, che sarà novamente di
tendere. Per tua cfr. Inf. XI, 80, nel carne ed ossa. Anche ora, del resto, sof-
qual luogo V. parlando a D. dell' Etica frono tali pene, benché più moderate, coi
di Aristotele, dice la tua Etica, come corpo aereo di che sono provvedute. Cfr.
in Inf. XI, 101 la tua Fisica. Purg. XXV, 88 sgg. e III, 31-33.
107. perfetta: « Anima© nunc in In- 112. a tondo: in circolo, da destra a
ferno sunt separata a corpore et sunt sinistra sull' orlo interno del cerchio,
sine carne quando isti resurgent, tunc
: dopo essere trapassati per la sozza mi-
animse erunt coniunetse corporibus, et stura delle ombre e della pioggia (vv.
tunc isti erunt perfectiores quantum ad 100101).
esse essentiale, quia perfectior est com- 114. si digrada: si scende un altro
posito ex anima et corpore, quam anima gradino della gradinata infernale.
solum, vel corpus solum; et ideo post 115. Pluto il Dio delle ricchezze della
:
CANTO SETTIMO
V. 1-15. Fiuto, il custode del quar- che ha a dimostrare quella affezione del-
to cerchio. Ogni cerchio è custodito da l' animo, che è con stupore e maravi-
un essere mitologico, simbolo del vizio gliarsi; e due volte il disse, per più espri-
quivi punito. Pluto, dio della ricchezza, mere quello maravigliarsi; Satan è il
guarda avari e prodighi. Anche Pluto, grande Demonio A leppe è una dizione,
;
Satan demonio sotto voce di maravi- 3. gentil nobile. - tutto dunque, an-
: :
nio dell'avarizia; la quale di sopra, cap. Conv. IV, 17. I massi rotolati figurano
primo, chiamò lupa » JButì. ; le grosse somme di denaro che gli avari
10. cagion: una buona ragione. - al serbarono gelosamente e i prodighi sper-
cupo: nella- profondità dell' Inf. perarono. Credettero farsi un nome, gli
11-12. alto: cielo. - Michele: uno Ar- uni colle ricchezze, gli altri colla libe-
cangelo che contribuì a debellare gli an- ralità invece si resero irriconoscibili a
;
geli ribelli: cfr. Apoc. XII, 7-9, dove si segno, che non uno ne può D. nominare.
parla di un combatti mento* e di una vit- 16. lacca: fossa, ossia il quarto cer-
toria di Michele e degli angeli sul gran chio.
serpente, qui vocatur diabolus. - strupo : 17. pigliando: co' passi; inoltrandoci
metatesi di stupro violenza qui ribel-
:
;
ancora giù per la ripa, o pendio, della
lione violenta ^contro Dio. Al. spiegano cavità infernale.
schiera, derivando la voce dal basso lat. 18. dell'universo: anche degli angeli
stropus — branco di pecore ma come la ;
mali. - insacca: spregiativamente per
l a interpretazione sia per il senso e la '
raduna e contiene '
fonetica da preferirsi, mostrò il Parodi, 19. stipa: ammassa, dal lat. stipare.
Bull. Ili, 115 sg. e cfr. XXIII, 18. 20. nuove: inaudite. - travaglio: for-
14. fiacca: neutr. si spezza: fiaccare ma femminile arcaica per travagli. Fatti
in senso neutro è dell'antico italiano. di Cesare I, 5 « avete sofferto per me
:
V. 16-66. A-vari e prodighi. Scen- molte travaglie e molte pene»; dove tro-
dono nel 4° cerchio. Qui è gran molti- viamo associate, come in Dante, trava-
tudine di anime che in due opposte glie e pene. - Yiddi: forma reg. antica
schiere, a ognuna delle quali è assegnata per vidi'
nel toscano moderno veddi.
'
:
una metà del cerchio, camminano roto- 21. scipa: strazia, malmena.
[CERCHIO QUARTO] Inf. vii. 22-39 [avari e prodighi] 57
25. più : l'avarizia ed il sno contrario Bull. Ili, 150; XXIII, 18.
sono i vizi più diffusi nel mondo. - trop- 31. tornavan: giravano.- tetro: tene-
pa: molta, numerosa. broso.
26-27. d'una parte: gli avari. - d'al- 32. mano parte i prodighi dalla de-
: ;
per dissiparle, quanto per accrescerle, li 35. all'altra giostra: all'altro incon-
voltolano qui nell'inferno non solo con tro nel punto opposto. Avari e prodighi
le mani, ma, sforzandosi e protendendo- non posson mai passare gli uni nel mezzo
si, col petto come ancor tenendovi so-
: cerchio degli altri. S' incontrano e s' in-
pra il cuore»; O. Bacci, Lect. Dantis. giuriano; poi voltan faccia e ripercor-
28. incontro: quando le due schiere, rono il loro semicerchio.
degli avari a sinistra, e dei prodighi a 36. compunto: trafìtto da pietà.
destra, s'incontravano. - pur lì: sul pun- 38. gente: sorta di peccatori. - cherci :
29. voltando: i loro pesi. Qualcuno surati, aventi cherica. - alla sinistra:
ha inteso che si scambino i pesi gli uni gli avari.
58 [CERCHIO quarto] Inf. vii. 40-61 [avari e prodighi]
o troppo poco, o con troppa larghezza. 57. e questi: prodighi. - mozzi: per
43. voce: Perchè tieni? e Perchè burli? avere, secondo un proverbio italiano,
- abbaia grida, manifesta.
: dissipato fino a' capelli. <*, ..
de' papi cfr. Inf. XIX, 112 sgg. punti del cerchio.
52. aduni: accogli nella mente. 60. non ci appulcro: verbo foggiato
53. sconoscente; priva di conoscenza, da D. che vale non & aggiungo, per
'
non guidata da giusto criterio; cfr. la descrivertelo, belle parole cioè lo vedi
'
;
63. per che: per i quali beni. - rab- contro. La differenza tra Gonv. e D. C.
buffa : « Il significato di questo voca- viene dal considerare la natura e le vi-
bolo rabbuffa par eli' importi sempre al- cende de' beni mondani, là, quali sono
cuna cosa intervenuta per riotta o per sentite di fatto dagli uomini; qui, ob-
quistione, sì come è l'essersi l'uno uomo biettivamente, in sé stesse.
accapigliato con l'altro, perla qual capi- 68. tocche: tocchi, fai cenno.
glia i capelli sono rabbuffati, cioè disor- 69. che è, che: che è mai, che tiene
dinati, e ancora i vestimenti talvolta e ; così ecc. -tra branche: nelle sue mani.
però ne vuole l'autore in queste parole Termine esprimente, a torto, disprezzo;
dimostrare le quistioni, i piati, le guerre donde la riprensione di V. ne' vv. 70-71.
e molte altre male venture, le quali 70. creature « drizza qui lo sermone
:
tutto il dì gli uomini hanno insieme per a tutti li uomini »; Buti. - sciocche:
li crediti, per l'eredità, per le occupazioni poiché, nella vostra ignoranza, v' imma-
e per li mal regolati desideri » JBocc. ; ginate i beni terrestri essere della' For-
65. fu: consumato. Il tempo e i casi tuna, mentre ella n' è soltanto ministra
ne banno sottratto non poco all'uso de- e distributrice, ordinata da Dio.
gli uomini. Senso: Tutte le ricebezze 72. imbocche: imbocchi, riceva, tolta
terrestri de' tempi passati e de' presenti l'imagine dal bambino che viene im-
non varrebbero a ottenere ad una sola boccato.
di quest'anime pur un istante di requie. 73. Colui Dio. - tutto
: conoscendo :
V. 67-96. JLa Fortuna. Avendo V. non solo tutte le cose che hanno esi-
accennato alla Fortuna, D. lo prega di stenza reale, ma altresì tutte quelle che
dirgli, che sia questa potenza che tiene n' hanno una solo ideale e possibile.
i beni del mondo in sua balìa. E per 74. die : assegnò. - chi conduce le In- :
bocca di V. egli parrebbe confutar l'opi- telligenze motrici che sono «sustanze se-
nione già espressa nel Convivio, dove parate da materia, cioè Intelligenze, le
aveva detto (IV, 11) dei beni di questo quali la volgare gente chiama Angeli »;
mondo, « che la loro imperfezione pri- Oonv. II, 5 Par. XXVIII, 76 sgg. Al-
;
mamente si può notare nella indiscre- lude alla simultanea creazione de' cieli
zione del loro avvenimento, nel quale ed angeli, secondo la dottrina tomistica.
nulla distributiva giustizia risplende, 75. ogni parte del cielo immateriale. -
:
ma tutta iniquità quasi sempre ». Qui ad ogni parte del cielo materiale, ossia
:
la Fortuna è invece una intelligenza ce- delle nove sfere celesti. - splende gra- :
leste, eh' è ordinata da Dio al, governo zie al girare dei 9 cieli, eh' è opera di
dei beni mondani, e ad assegnarli via chi li conduce.
via or a questo, or a quello, senza curarsi 76. distribuendo: ogni parte del cielo
delle accuse che gli uomini le scagliano immat. - la luce : di Dio ; cfr. Par. I, 2-3.
60 [CERCHIO QUARTO] Inf. VII. 77-96 [LA FORTUNA]
77. splendor mondani: ricchezza, onori, 88. permutazion passaggio de' beni
:
Yirg., Eclog. ILI, 93: «Frigidus (o pueri, guano, succedano, mutazioni nello cose
fugite hinc) latet anguis in nerba ». di questo mondo, in conseguenza delle
85. contasto è forma comune nell'ant.
: mutazioni incessanti, necessarie, velo-
tose, .per contrasto. cissime della Fortuna. »
86. persegue : eseguisce nel regno suo 91. posta in croce: bestemmiata.
ciò e' e giudicato. «Prov-
ha provveduto 92. da color ecc. dagli uomini tutti. -
:
vede, cioè col suo sapere pensa e discer- dar lode: perchè giusta.
ne; giudica, come ha provveduto, e per- 93. mala voce: denigrandola.
segue, cioèmette in esecuzione » Buth. ; 94. non ode: non se ne cura.
87. Dei
« Intelligenze, le quali la vol-
: 95. prime creature: angeli, creati in-
gare gente chiama Angeli.... e chiamale sieme coi cieli; dunque prime creature.
Plato Idee, che tanto è a dire, quanto 96. suaquella dei beni terrestri. È
:
trina la sua ruota » ; ed' altra parte le - Stige: lat. Styx, palude che circonda
«pere celesti sono chiamate anche rote-, la città di Dite. - maligne malagevoli,
:
degli Ascetici, che nella considerazione parole e sospiri. Lo Stige figura la pas-
de' vizi non si fermi la mente di so- sione dell'ira; il percuotersi e l'adden-
verchio, ma solo quanto basta a cono- tarsi sono la continuazione del contegno
scere la bruttezza loro e pernizie » (?). terrestre di questi peccatori, e così pure
100. ricidenimo ecc.: tagliammo la cir- il gorgogliare degli intieramente som-
conferenza interna (l'altra riva) del cer- mersi. Cfr. n. 118' e 123.
chio, ossia piegammo per uscire dal 4° 109. inteso: intento; mirava attento.
e scendere nel 5° cerchio. 110. pantano: della palude Stigia.
101-102. riversa ecc.: si riversa o si 111. offeso sdegnoso e crucciato, pro-
:
volge con le sue acque giù per un fos- prio di chi è vinto dall'ira.
sato, il quale è scavato da essa fonte. 112. Questi: dannati. AL: queste, cioè
Sulla origine dei fiumi infernali v. Inf. genti. - si percotean vicendevolmente.
:
105. diversa: insolita e malagevole. però che molti irosi si percuotono e mor-
106-108. palude: cfr. Yirg., Aen.YI, 323. donsi le mani » Buti. ;
62 [cerchio quarto] Inf. vii. 115-130 [iracondi]
122. aere dolce : vita terrestre; cfr. Inf. melma, deposito di acque torbide.
VI, 88. - dal « Dal risponde qui alla
: 125. inno: così, per ironia, è chiamato
prep. a o de lat. che significa e cagione il lamento de' sommersi, a cui V acqua
sti d'ira repressa nel trattenersi dallo Solo da sezzo in Furg. XXV, 139.
« '
[CERCHIO quinto] Inf. viii. 1-10 [le due fi ammette] 63
CANTO OTTAVO
V. 1-30. U custode del quinto cer- 4. ì': ivi. Le due nammette, poste
chio. Dopo di aver girato grand' arco sulla sommità della prima torre, sono se-
di quella lorda pozza, con gli occhi volti gno del fatto straordinario, che un'ani-
a quei che ingozzano del fango, i due ma viva discende nell' Inferno. Il Bocc.
P. sono giunti a pie d'un'alta torre ma, ; paragona questi segnali di fiamme a ciò
già*molto prima, il loro sguardo è stato che « far si suole per le contrade nelle
attirato dalla cima di essa dove hanno quali è guerra, che, avvenendo di notte
visto porre due nammette, alle quali alcuna novità, il castello o il luogo, vi-
un'altra, in lontananza, ha fatto cenno cino al quale la novità avviene, incon-
come di risposta. D., nulla comprenden- tanente per un fuoco o per due, secondo-
do di quei segnali, ne domanda V., il che insieme posti si sono, il fa manifesto
quale gli risponde « Lo vedrai tra po-
: a tutte le terre e ville del paese. »
co ». Ed ecco, più veloce d'una saetta 5. da lungi onde fu poi necessaria una
:
che corre via per l'aere snella, venir per grande aggirata, v. 79. La fiammetta da
l'acqua una piccola nave, guidatacela, un lungi è nella città di Dite, probabilmente
solo nocchiere, che grida irose parole. sull'alta torre alla cima rovente, di cui
È Flegiàs, che crede di venir a pren- in Inf. IX, 36. - render cenno in ri- :
superiore invisibile, a cui non si può re- togliere, afferrare, epperò, detto dell'oc-
pugnare, i due pellegrini nella sua bar- chio, scorgere è il virgiliano « locum
; :
chetta per tragittarli all' altra riva. capies oculis »; Georg. II, 230. Cfr. Lu-
1. seguitando: continuando il racconto can., Phars. IV, 19 sg.
incominciato ed interrotto nel canto pre- 7. mar ecc.: Virgilio; cfr. Inf. VII, 3.
cedente, dove ha già toccato della colpa 8. questo fuoco delle due fìammette.
:
sta, nec excussae contorto verbere glan- cfr. Virg., Aen. VI, 618. Stat., Theb. I,
des, Nec Grortyniaco calamus le vis exit 713. Val. FI. II, 193 sgg. Alcuni lo di-
ab arcu ». cono presidente della città di Dite; i
proprio in quel momen-
16. in quella: più, a ragione, custode del 5° cerchio.
to :uso frequente. Qui nel momento
d' '
a questa volta: per questa volta.
20.
in cui V. rispondeva a me'. 21. piùper maggior tempo. - avrai
: :
17. galeoto: galeotto, come Baco per in tuo potere. - loto: fango dello Stige.
Bacco, affigge per affigge, fusi per fussì, 24. accolta repressa e rinchiusa nel-
:
sana per sanna, ecc. « Galeotti son chia- l'animo. « Concepta mente et facie » ;
mati que' marinari, i quali servono alle Benv. « Collecta fatigat edendi Ex longo
galee; ma qui, licentia poetica, nomina rabies»; Virg., Aen. IX, 63 sg.
galeotto il governatore d'una piccola 27. carca: per il peso del corpo di
barchetta » Bocc. ; D. V. è ombra.
:
ombre, persuasi che Flegiàs abbia uffi- Bambgl., An. Sei., Lan., Iac. e Pietro
cio di barcaiuolo, destiuato a traghet- da D. e Ott. apprendiamo solo che fu
tare sulla palude Stige tutte quante le della famiglia Adimari, uomo ricco, su-
anime condannate al basso Inf. Ma le perbo, iracondo. Il Bocc. ne sa qualcosa
anime, appena udita da Minosse la loro di più « Fu questo Filippo Argenti (se-
:
sentenza, son giù volte (Inf. V, 15), ca- condo che ragionar solea Coppo di Bor-'
dono (Inf. XIII, 97), piovono (Inf XXIV, ghese Domenichi) de' Cavicciuli [uno
122), minano (Inf. XXXÌII, 133), giù de' rami degli Adimari], cavaliere ric-
nel cerchio a cui son condannate, op- chissimo, tanto che esso alcuna volta
pure vengono ivi portate da un diavolo fece il cavallo, il quale usava di caval-
(Inf. XXI, 29 sgg.) dunque non sono
;
care, ferrare d'ariento, e da questo trasse
tragittate da Flegiàs. Infatti D. non ac- il soprannome. Fu uomo di persona gran-
cenna che esse si raccolgano alla riva de, bruno e nerboruto e di maravigliosa
di Stige né su quella riva, di cui i due
;
forza, e più che alcuno altro iracundo,
Poeti percorrono grand' arco, dice d'aver eziandio per qualunque menoma cagio-
veduta una sola ombra che attenda di ne né di sue opere si sanno che queste
;
essere tragittata. Dove sarebbero dun- due, assai ciascuna per se medesima bia-
que le moltitudini che incessantemente simevole». Falso Bo ce. aggiunge che fu
si radunano sulla riviera d'Acheronte « nimico di Dante, perch' era di parte
(Inf. Ili, 70-120)? Eppure uno spetta- nera e Dante era di parte bianca ». E
colo consimile dovrebbe di necessità ri- Benv.: «Habebat sùmme odio popu-
petersi qui, se Flegiàs dovesse traghet- lum florentinum habebat unum equum :
tarle. Il viaggio dei due P. è diverso da quem vocabat equum populi Fioren-
quello delle anime dannate: cfr. p. es. ti», quem promittebat omnibus peten-
Inf. XVI, 106 sgg.; XVII, 1-42 e 76-134 ;
tibus eum mutuo de mane equus erat ;
XXXI, 112, 145 (v. Cipolla, Il passo dello paratus tempestive et dabatur primo
Stige, Verona, 1891). D'altra parte V al- venienti; postea aliis supervenientibus
trui devesi pur riferire ad anime, quali dicebatur Tarde, tu fuisti praeven-
:
ch'esse siano e quale che sia la ragione tus, et sic eludebat spes multorum, et
per cui Flegiàs le accoglie nella sua bar- de hoc habebat solacium et risum ». -
chetta. Forse è da riferire a Flegiàs « Dna
volta, avendo questione con Dan-
stesso, cfr. vv. 13 sgg. te,diede uno schiaffo a Dante, perchè
V. 31-64. Filippo Argenti. Mentre erano di diverse e contrarie parti. E
passano la palude, ecco Filippo Argenti, sempre fu inimicizia massima fra loro
iroso e bizzarro fiorentino, il quale tenta due »: Anon. Laur. XLII, 14. - Avendo
di offendere D. che gli ha rivolte dure dato motivo anche a una novella (Bocc,
parole ma V. respinge il dannato, a cui
; Dee. IX, 8), dovè essersi l'Argenti se-
poi tutti gli altri spiriti, secondo che D. gnalato per il vizio dell'iracondia.
stesso desidera, danno addosso. E l'Ar- 33. anzi ora: anzi tempo, prima di es-
genti, non potendo sfogar l'ira sua contro sere morto ; cfr. v. 18.
altri, si volge coi denti contro sé stesso. rimango: come te. L'Argenti avea
34.
31. corraYam: forma comune nel tose, creduto D. un nuovo compagno di pena.
antico della l a pi. della 2 a coniug. nel- 35. brutto : lordo di fango.
l'imperf. indie.; così- s ap av am, potavam 36. un: disdegna nominarsi ; cfr. Inf.
ecc. - morta: Benv.: «idest immota». XXXII, 94.
32. un: Filippo Argenti, cfr. v. 61. Da 39. ancor : ancorché ; cfr. Purg. X, 1.
memoria di azioni degne di disprezzo, 63. in sé: non potendo offendere gli
alle quali furono trascinati dall'ira. altri, strazia sé stesso coi denti.
[CERCHIO QUINTO] Inf. viii. 64-79 [la città di dite] (>7
gli occhi guardando avanti. « È Dite » 71. certo: chiaramente. - cerno: lati-
osserva il duce. « Veggo già » risponde nismo, vedo. Chiama valle il sesto cer-
D. « le sue meschite, rosse come ferro chio, il quale sembra giacere sopra lo
rovente ». « Ciò deriva » spiega V. « dal stesso ripiano del quinto, ma ne è se-
fuoco eterno che arde là dentro ». Giunti parato da fosse, mura e meschite, ed of-
ai valli della città infernale, FI. addita fre l'aspetto di città fortificata.
l'entrata, e intima ai P. di sbarcare. 72. vermiglie : rosse infocate, come le
65. duolo: doloroso lamento, che ve- arche là dentro.
niva da Dite, e propriamente dai gravi 75. basso : puniscono i peccati
in cui si
cittadini, dalgrande stuolo, di cui V. fa mentre nell'alto
di malizia e di bestialità,
subito parola, vedendo D. guardare in Inf., fuori di Dite, sono puniti i peccati
avanti con l'occhio sbarrato per capire d'incontinenza; cfr. Inf. XI, 70-90.
donde e da chi venga esso duolo. 76. pur finalmente. - alte profonde.
: :
68. Dite: la parte inferiore dell' Inf., « VoAlo, secondo il suo proprio signifi-
che prende il nome da Dite (lat. Bis), o cato è quello palancato, il quale a' tempi
Lucifero, l'imperador del doloroso regno; di guerre si fa d' intorno alle terre, ac-
cfr. Inf. XI, 65 XII, 39; XXXIV, 20.
; ciocché siano più forti, e che noi volgar-
69. gravi di colpa e di pena. - stuolo:
: mente chiamiamo steccato e da questo ;
moltitudine. « Est enim ista civitas po- pare venga nominata ogni cosa la quale
pulosa et piena gentibus totius mundi fuor delle mura si fa per afforzamento
quae habitant in diversis vicis » Benv. ; della terra; e perciò dice l'autore che
70. mesciute: moschee (cfr. Parodi, giunse nelle fosse che vallano, aioè fan-
Bull. III, 153) così chiamansi le chiese
; no più forte quella terra » Bocc. ;
accostata all'altra riva di Stige, che D. nave piccioletta dunque percorsero un al-
comincia a vedere nelle fossato esterne tro buon tratto del cerchio;cfr.VII,127 sg.
68 [CERCHIO QUINTO] Inf. Vili. 80-97 [demoni s. porta di dite]
Gerione. L' opposizione dei demoni al- come più naturale, la l a interpretazione.
l'entrata di Dite mal s'accorda coli' idea 85. morta: di corpo e d'anima.
che Elegiàs vi entrasse, e molto meno con 87. segretamente: a parte. Poiché pa-
l'altra che ne fosse il capo, poiché Ele- revano sdegnati solo della venuta di D.
giàs sapeva già essere vana ogni opposi- e non di V., questi spera placarli più
zione. I vv. 1-18 contrastano alla ipote- facilmente, trattando con loro in segreto.
si che EL, sbarcati i P., tornasse indie- «Hic auctor ostendit quomodo V. ten-
tro. - forte come sogliono gl'iraconda
: taverit primo per se intrare, quia audie-
81. l'entrata: di Dite. Come il Pu {,
bat quod illi solummodo conquereban-
propriamente detto, così anche il basso tur de ipso qui vivens erat » Benv. ;
paura, perchè privo di aiuto ed in gran- invece: Io non ti lascerò qui. Oppure:
de pericolo. « Non pare improbabile che Riuscirà V., o no, a vincere la resistenza
disfatto qui non valga né smarrito, o di quei diavoli ? - nel capo mi tenciona si :
senza aiuto, e nò perduto o rovinato, ma combattono nella mia mente, e cfr. per
piuttosto stanco e lasso, non solo del tenciona (= tenzona) n. a VI, 64.
cammino, ma del combattimento ed ab- 112. che a lor porse: che V. disse a
battimento dell'animo suo, per aver ve- quei demoni. Non potè udire a motivo
duti tanti dannati e ora sé in sì grave della lontananza, o perchè V. parlò con
periglio. Infatti alle parole del nostro voce sommessa? V. avrà ripetuto su per
Poeta fanno risposta quelle altre del suo giù quanto avea detto a Caronte, IH, 93
Duca, v. 106-107»; Di Siena. sgg., a Minosse, V, 22 sgg., a Pluto,
101. il passar AL: l'andar. - ci è Al.
: : VII, 8 sgg.
m'è: cfr. Z. F., 55 sgg. 114. a prova a gara. I demoni si ri-
:
Deus prò nobis, quis contra nos,? » 117. rari lenti, come quegli che tor-
:
tuale dolcezza e serenità dell'animo e Hodie portas mortis et seras pariter Sal-
del volto di V., e son cagione di sospiri, vator noster dirupit.
e suggeriscono a lui le parole del v. 120 ;
126 senza ecc. «Xoctes atque dies patet
:
sospiri e parole che non indicano affatto atri ianua Ditis»; Virg., Aen. VI, 127.
quella forte irritazione ed accensione 127. Tedestù: vedesti tu. -morta: per-
dello spirito che sogliamo chiamare ira. chè annunzia morte eterna, e perchè
Questa parola e i suoi derivati occorrono morta può dirsi ogni cosa del regno della
frequentemente in antiche scritture in morte. È l'iscrizione d'Inf. HI, 1 sgg.
senso di dolore, rammarico e anche af-
'
128. di qua vi è già entrato. - lei por-
: :
5-8 del son. Amor, Fortuna del Petrar- i P.; china o scesa per colui che veniva.
CANTO NONO
V. 1-33. Zio sgomento, D., vedendo 5. a lunga lontano di lì. Non potendo
:
V., respinto dai demoni, tornarsene tur- veder lontano per l'oscurità, V. ascol-
bato indietro, si sgomenta e impallidi- tava attento se alcuno venisse.
sce. V. si sforza di mostrarsi tranquillo, 6. nebbia: il fummo d'In/. Vili, 12.
ma non sa reprimere talune vaglie pa- 7. punga: pugna; come spunga per
role indicanti un po' di dubbio, che ac- spugna, vengo per vegno, rimanga per
crescono lo sgomento del P. Il quale, per rimagna, ecc. (Parodi, Bull. Ili, 104 sg.
assicurarsi della possibilità di proseguire e XXIII, 19). Senso: ad onta dell' oppo-
il viaggio, chiede a V. se alcuno discenda sizione dei demoni, noi dovremo entrare.
mai giù dal Limbo nel profondo Inf . E 8. se non reticenza, della quale è
:
9. altri : più possente di me ; il messo in maniera che non possa andare eguale
celeste del v. 85. e diritto, onde cammini fuor della na-
10. ricoperse: moderò la frase comincia- turale positura » Bianchini.
;
ta: se non.... con la seg. Tal ne s'offerse. 19-20. questioni domanda, -incontra:
12. diverse: di'flducia, mentre le prime accade, cfr. Inf. XXII, 32; Par. XIII, 118.
parevano esprimere dubbio e timore. 23. congiurato: scongiurato. - Eriton:
13. nondimen nonostante le ultime
: Eritone, famosa maga di Tessaglia, che
parole esprimenti schietta fiducia. fece rivivere un morto pei' predire a Se-
14. parola tronca: la frase se non.... sto Pompeo l'esito della battaglia di Ear-
del v. 8, a cui D. teme aver dato senso salo, come narra Lue, Phars. VI, 508
più brutto di quel che conteneva. sgg. Ciò fu 30 anni prima della morte
16. fondo è il basso Inferno del canto
: di V. O D. errò qui nella cronologia, o
Vili, 75. -conca: la cavità dell' Inf., che piuttosto, perchè apparisse naturale la
ha forma d'imbuto, o di cono rovesciato. conoscenza che V. mostra del cammino
17. primo grado Limbo, cfr. Inf. IV,
: infernale, inventò lui che Eritone so-
42. D. vuole assicurarsi se V. sia vera- pravvivesse a V. e facesse già vecchia
mente esperto del cammino ma, invece ; rivivere un altro morto, cosa ignota alla
di chiedergli apertamente Ma sei già:
'
leggenda. Cfr. D'Ov., St. 98-101 e Bull,
stato tu altre volte quaggiù? ', domanda XXV, 19. - cruda: turbando' i sepolcri,
velatamente, per non mostrare diffidenza Fera, effera, tristis la chiama Lucano,
verso il Maestro (che anche or ora gli 25. di me: dell'anima: io era morto
ha detto parole rassicuranti, Vili, 121 da poco tempo.
sgg.): Discende mai quaggiù alcuno di 26. muro: della città di Dite.
quei che stanno nel Limbo ì La
risposta 27. cerchio di Giuda: Giudecca, una
di V. mostra ch'egli ha inteso assai bene delle zone di Cocito. Cfr. Inf. XXXIV.
con che animo è stata fatta la domanda. 29. ciel ecc.: Primo Mobile, che tutto
18. cionca: monca o storpia. «Cionco quanto ra.'pe L'altro universo seco; Par.
= che è impedito delle gambe o de' pie, XXVIII, 70-71. Cfr. Gonv. II, 15.
[PORTA DI DITE] INF. IX. 30-48 [furie] 73
31. spira . esala « sicut vallis mortila»; giormente lasciansi trasportare dal fu-
Benv. rore»; Dan.
33. sanz' ira: colle buone; e fr. sul si- 40. idre: «in orbe terrarum pulcher-
gnificato d'ira la n. a Vili, 121. rimum anguium genus est, quod in aqua
V. 34-60. Ze tre Furie, Mentre D. vivit hydri vocantur, nullis serpentium
:
infernali di aspetto spaventevole sull'al- 41. ceraste « Sono ceraste una spezie
:
to della torre. Le Furie fanno gesti di di serpenti, li quali hanno o uno o due
rabbia feroce e gridano alto, pronunzian- corniceli! in capo e da questo son di-
;
do una fiera minaccia nel vedere che un nominati ceraste,però che ceras in greco
vivente osa penetrare laggiù. V. con pron- [y.épaq\ tanto vuol dire quanto corno »;
tezza affettuosa difende l'alunno suo. Bocc. Al.r serpentelli ceraste.
34-35. non l'ho a mente ecc.: non me 43. quei: Virgilio. - meschine: ancel-
ne ricordo, perchè la mia attenzione era le, serve; prov. e frane, ant. meschine;
tutta rivolta a ciò che l'occhio aveva cfr. Diez. Etym. W'órt. I 3 p. 274 sg. ,
veduto apparire sull'alta torre; sicché 44. regina: Ecate o Proserpina, mo-
non badai più a V. glie di Plutone, re dell' Inferno, regno
36. alla cima: il punto, a cui sono in- del pianto eterno. « Sembra che D. ac-
tenti gli occhi del P. I più spiegano al- cordi a Satanno una moglie di cui que-
la = dalla, come in Inf. I, 42. st' Erine fosser le serve, il che non è af-
37. dove sulla cima rovente della tor-
: fatto; poiché una tal diavolessa Impe-
re, -ratto: subitamente. Tutte e tre si ratrice si trova per ombra nel suo
non
rizzarono in un punto. Inferno Boss. D. qui si attiene sempli-
»;
38. di sangue tinte «quia istis operan- : cemente alla mitologia; cfr. Inf. X, 80.
tibus devenitur ad sanguinis effusio- 45. Erine plur. regolare di Erina, an-
:
39. atto : « Xon solamente avevano for- nome greco delle Furie. (Cfr. Parodi,
ma di femmina, ma atti e maniere fem- Bull. Ili, 108). Le Erinni figurano i ri-
minili ancora; perciocché le femmine più morsi della coscienza.
sovente che gli uomini s'adirano e mag- 46-48. Megera: cfr. Yirg., Aen. XII,
71 [POKTA DI DITE] Inf. ix. 49-63 [furie]
846, « lanemica ». - canto lato della tor- : 59. tenne contento non fidandosi ab-
:
324. «Ab ista emanat omnis causa plan- Medusa simboleggia il dubbio, lo scet-
ctus »; Benv. - Tesifone « la vendicatri- : ticismo, cui 1' uomo non deve guardare
ce dell'omicidio »; cfr. Yirg., Georg. Ili, in faccia, se non vuole impietrare.
552. Aen. VI, 555, 571 ; X, 761. - a tanto: V. 61-103. Il Messo celeste. Un fra-
ciò detto. casso spaventoso su per la palude dello
49-50. con l'unghie: cfr. Yirg., Aen. Stige annunzia cosa straordinaria. Ar-
IV, 672-3. - a: colle. riva un Messo del cielo, che passa lo
51. sospetto: timore. Stige colle piante asciutte, apre la porta
52. Medusa: la minore delle tre Gor- di Dite/con una verghetta, sgrida i de-
goni, la cui testa convertiva in pietra moni, quindi tacito e solenne torna in-
chi la guardava. - smalto « Lo smalto : dietro per la lorda strada. Secondo tutti
è pietra, però che di pietra si fa»; Buti. gli antichi commentatori e i più dei mo-
54. Mal per noi. Mal facemmo a non
: derni, questo Messo è un angelo. Alcuni
vendicarci (vengiammo vendicammo) = pochi dicono che è Mercurio. Michelan-
dell' assalto Teseo se ne avessimo
di : gelo Caetani voleva che fosse Enea. Ma
fatto vendetta, nessun uomo avrebbe Messo da cielo non può chiamarsi che un
più osato venir vivo quaggiù. Secondo angelo; cfr. Cipolla, TI Messo celeste O.
la mitologia, Teseo discese con Piritoo IX dell'In/., Rovereto, 1894.
nell' Inf. per rapire Proserpina. Piritoo 63. strani misteriosi, allegorici. I più
:
hanno ma non, che dovrebbe, se mai, leg- sgg.; IX, 70 sgg. Par. II, 1 sgg., ecc.
gersi ma' non. Civ.Moore, Grit., 294 sg. Se la terzina a quello che se-
si riferisce
55. lo viso chiuso gli occhi coperti con
: gue, il senso potrebbe essere Mirate :
la vera fede. Il peccatore, messosi sulla 64. torbid' onde : dello Stige.
via della conversione (Dante), vuol en- 65. fracasso: «Et factus<est repente
trarvi per « considerare il fine di coloro » de ccelo sonus tamquam advenientis spi
Sai. LXXII, 17, ed arrivare mediante ritus vehementis »; Act. Apost. II, 2. Cfr.
questa considerazione alla contrizione, e Stai., Theb. VH, 65.
dalla contrizione alla conversione. V. 68. avYersi ardori : « Ad intendere que-
procura di persuadere i demoni custodi , sto si dee sapere che il vento si genera
della città, colle buone, (ragioni filoso- di vapori secchi levati dalla terra e mon-
fiche), ad aprirne l'ingresso; ma è re- tati in alto infino. alle nuvole, tanto che
spinto con beffe, poiché i miscredenti sono percossi dalli ardori dell' aere su-
hanno sempre argomenti in pronto da periore, cioè del sole, che vengono a
opporre agli argomenti, e lo scherno è quelli che montano onde sono costretti ;
e fu sempre loro» arma prediletta. Alla andare in lato e ripercuotono l' aria e
conversione del peccatore si oppone inol- l'una parte dell'aria ripercuote l'altra,
tre la mala coscienza (le Erinni), e vi e così si genera lo vento che non è al-
si oppone pure il dubbio, che ha la virtù tro che aere ripercosso e dibattuto; e
di render l'uomo insensibile come pie- quanto li ardori sono più avversi, tanto
tra. (Medusa). Per « drizzare gli uomini 10 vento è più impetuoso » Buti. ;
alla temporale felicità secondo gli am- 69. fìer: ferisce, pere note. Cfr. Ducan.,
maestramenti filosofici» (De Mon. III, Phars. I, 389 sgg. - rattento cosa che :
nelle reti del dubbio e della miscreden- un vento impetuoso, e portare non si-
za, essa autorità gli viene in soccorso gnifica auferre, se non aggiuntavi la
coll'opera (v. 58-60), cioè colle leggi con- particella ne, o l'avverbio fuori, o via.
tro* gli eretici. Ma non bastando neppur 11 passo cit. di Virg. par decisivo, e più
quella.a guidare l' uomo alla contrizione decisiva l'autorità dei codd., di cui solo
dei peccati concernenti la fede, l'auto- pochissimi e poco autorevoli leggono
rità ecclesiastica interviene (Tal ne s'of- fiori cfr. Moore, Grit., 296 sg. Buti ha
: :
1903, pp. 21-31. più molesto agli occhi, perchè più denso.
76 [porta di dite] Inf. ix. 76-93 [messo del cielo]
7fl
Come rane innanzi alla nimica
le
biscia per l'acqua si dileguali tutte,
fin eh' alla terra ciascuna s' abbica ;
sta nell'acqua, e clie inimica le rane, fumo o nebbia, esalata dallo- Stige.
siccome quella che di loro si pasce » ;
83. sinistra: nella destra portava la
Bocc. - si dileguali « Et modo tota cava
: verghetta, v. 89.
subm ergere membra palude»; Ovid., 84. angoscia del rimuovere dal volto
:
impaurita, direbbe, anche senza pensare 85. da ciel: Al.: dal o del ciel; cfr.
a D., ch'ella fa di sé una bica, o ch'ella n. a Vili, 83. Dal cielo non potea ve-
s'abbica, così solleva il dosso e si racco- nire Enea (Inf. IV, 122), né Mercurio,
glie tutta raccosciandosi e serrandosi al bensì un angelo.
petto le braccia»; Caverni. AL: si so- 86. e volsimi ecc.: come per chiedere
vrappone, s' attacca, si ammucchia. qualcosa o esprimere proprie impressioni.
79. anime distrutte iracondi « che si
: 87. stessi cheto: tacessi. - inchinassi:
struggevano, mordevano e laceravano a facessi atto di riverenza al messo celeste.
brano a branp»; Dan. Il Betti: «Av- 89. verghetta « gli angeli venivano
:
calcitrare contro il pungolo »; Atti, IX, 5. due esempi di V. si spiega come nel
95. mozzo; tronco, impedito. «Voluntati Messo di D. il pensiero di tornare al
enim eius quis resistit ?»; ad Eom. IX, 19. cielo sia ad un tempo e affetto che strin-
96. più volte: ogni qualvolta voleste ge, e acuto desiderio che morde » ; L.
opporvi ad esso. - cresciuta: secondo gli Vent., Sim. 269.
Scolastici, le pene dei dannati, e spe- V. 104-133. Jja regione degli ere-
cialmente dei demoni, sono aumentabili tici. Entrano per la porta di Dite senza
sino al dì del giudizio finale. incontrare più alcun ostacolo. I più di
97. fata: decreti fatali, immutabili di mille demoni (Vili, 82), le feroci Urine,
Dio. «Fatimi da fari = parlare, è la pa- Medusa, tutto è sparito. Guardandosi
rola dell' Ente immutabile »; Di Siena. - intorno scorge un vasto cimitero. Ovun-
«Fatum est in ipsis causis creatis, in que avelli, e fiamme cl*e li arroventano.
quantum sunt ordinatse a Deo ad ali- I coperchi di essi, sono levati, sicché si
quos effectus producendos»: Thom. Aq., odono i duri lamenti di que' che vi stan-
Sum. ih. I, 116, 2. - dar di cozzo: ur- no dentro. Richiestone, V. dichiara al
tare contro, opporre resistenza. P., ch'entro le tombe stanno i capi
99. pelato ecc.: Quando Cerbero volle delle varie eresie, ciascuno coi proprii
opporsi all' entrata di Ercole nell'Inferno, seguaci.
voluta dal Fato, Ercole gli mise una ca- 104. terra: città di Dite.
tena al collo e lo trascinò sin fuori della 105. appresso ecc.: dopo aver udito le
porta; cfr. Yirg., Aen. VI, 392 sg. parole del messo celeste, v. 91 sgg.
100. strada lorda: palude Stigia. 106. gli: particella avverb. che vale
101. non fé' ecc.: non ci disse parola. 'vi'. - guerra: opposizione.
Il Messo eseguisce quanto Dio gli ha or- 108. condizion stato e specie dei pec-
:
dinato, eh' è di aprire la porta di Dite e catori e forma delle pene. - che: accu-
sgridare i diavoli nulla ha da dire né
: sativo. - serra: rinchiude.
a V. né a D. « Non fecit verbum nobis, 110. ad ogni man: a destra e a sini-
quia nobis servi verat opere » Benv.
; stra. - grande campagna un vasto spa-
:
102. altra cura: per il Messo è la cura zio; dunque gli eretici nor sono collo-
di ritornare in cielo: cfr. Inf. II, 71, 84. cati solo lungo le mura infocate, come
- stringa « Animum patrise strinxit pie-
: alcuni supposero.
78 [porta di dite] Inf. ix. 111-125 [Eli ETICI]
leggenda su di esse nella n. al v. 115. luogo gli avelli eh' eran quivi.
- stagna: forma palude. amaro: più doloroso che ad
117. più
113. Fola: città dell'Istria, la Pietas Arli e a Pola eli è laggiù gli avelli sono
;
Iulia dei Romani. - Quarnaro Carnaro : roventi. Credettero questi dannati che
o Quarnero, golfo del mare Adriatico l'anima morisse col corpo; e le anime
fra l'Istria e la costa di Dalmazia. loro giacciono a ino' di cadaveri in avelli;
115. Taro: vario (come avversavo per ma vive e con tormento eterno di fuoco.
avversario, Purg. Vili, 95 centravo per ; 118. tra gli avelli così leggono, si
:
contrario, Purg.XVIII, 15 matera per ; può dire, tutti. Ma, osservando che nel
materia, Purg. XVIII, 37, ecc.), inegua- canto sg., v. 37 sg., D. dice che V.
le per le tombe che s' innalzano nume- lo pinse tra le sepolture a Farinata,
rose in quei piani. « La cagione per che il che non bene si comprende, se tra
ad Arli siano tanti sepolcri, si dice che, gli avelli erano sparte fiamme, Z. F.
avendo Carlo Magno combattuto quivi vuol che si legga: ch'entro agli avelli,
con infedeli et essendo morta grande osservando: «Il musaico d'alcuni codd.
quantità di Cristiani, fece prego a Dio Chetragli fu risoluto in Che tra, gli; lad-
che si potessero conoscere dagl'infedeli, dove, tenendo conto della lineetta so-
per poterli sotterrare e, fatto lo prego,
; vrapposta all'è, volea risolversi in Ch'en-
l'altra mattina si trovò grande molti- tr' agli ». Può chiedersi come potè il P.
:
tudine d' avelli et a tutti li morti una appena entrato in questo cerchio, accor-
scritta in su la fronte, che dicea lo nome gersi che entro gli avelli erano fiamme
e il soprannome e così conosciuti li sep-
; sparte? Del resto anche il Gelli Cast.,
pellirono in quelli avelli »; Buti. - «Sed Campi, leggono come Z. F.
e altri, p. es.
quidquid dicatur, credo quod hoc sit va- Poi. legge tra, ma spiega « Qui tra non :
127. eresiarche: (plurale antico di ere- alla miscredenza, non sono peccaminosi,
siarca; cfr. Bull. Ili, 121) capi di ere- che impulso primo alle eresie suol es-
sia. - « Auctor flngit quod quilibet he- sere la sete naturale di sapere. Inoltre
resiarca habet hic arcam magnani, in miscredenza e frode sono due peccati,
qua sunt simul' secum in pcena omnes le cui armi sogliono essere parole false
sequaces eius qui pertinaciter tenue- o parole- ipocrite, simulate. L'andare a
runt, defenderunt et seminaverunt opi- man destra simboleggia dirittura, sin-
nfonem eius erroneam»; Benv. cerità, schiettezza, che sono le migliori
128-129. molto ecc.: in ogni avello vi armi per combattere e miscredenza e
sono assai più anime che tu non credi ;
frode. Avrà dunque voluto il P. inse-
« poiché un altro tratto dell'eresia è che gnarci, che contro la miscredenza e la
molti la professano occultamente, onde fraudolenza, dobbiamo armarci di sin-
ciascuna ha più seguaci che non paia»; cerità e di schiettezza? Forse. Il Land.:
D'Ovidio, St. 280. «La città era mala- « Qui pone che Virgilio volse alla man
mente corrotta di resìa, intra l'altre della destra, et poi dimostra, che poco dopo
setta degli Epicurei per vizio di lussu- alquanto viaggio si volse a sinistra, il
ria e di gola, e era sì grande parte, che che dinota, che '1 viaggio prese a man
intra' cittadini si combatteva per la fede destra, perchè andavano per aver co-
con armata mano in più parti di Firenze, gnizion del peccato, e non coinquinar-
e durò questa maladizione in Firenze sene, ma purgarsene, la qual azione è
molto tempo»; G. Vili. IV, 30. virtuosa. Poi volse alla sinistra a dino-
130. Simile ecc.: ad ogni setta di ere- tar che benché l'operazion sia virtuosa,
tici è assegnato luogo speciale con spe- nondimeno la materia e il suggetto è
ciali tombe in questa regione infernale. vizio.» E VAndr.: «Di cosiffatta ecce-
131. monimenti sepolcri. - più e men
: zione io credo non si possa dare altra
caldi secondo la gravità dell'eresia.
: ragione che questa, che avendo i Poeti
132. alla man destra è un fatto nuovo,
: dovuto fare una grande aggirata (cfr.
opperò D. lo nota. jRel loro viaggio per VIII, 79) per isbarcare alla porta di Di-
l'Inf. i P. volgono sempre a man sini- te, nell" entrare poi si trovassero aver
stra solo 2 eccezioni troviamo a questa
: già percorso più della solita nona parte
regola. La prima qui, dove quelli si vol- del cerchio e perciò questa volta, per
;
gono a man
destra entrando nel cerchio trovare il punto prefìsso alla loro tra-
degli eretici la seconda, quando vanno
; versata nel cerchio seguente, invece di
verso Gerione, simbolo della frode, Inf. procedere a sinistra, avessero dovuto re-
XVII, 31. Quale senso allegorico vi si trocedere a destra. »
nasconda, non è facile indovinare. Qui 133. martìri: avelli roventi, dove so-
può darsi che il P. voglia insegnarci, no martoriati gli eretici. - spaldi parti
:
eie i primi passi sulla via, che porta superiori delle mura; Inf. X, 2.
80 [CERCHIO SESTO] Inf. x. 1-12 [eretici!
CANTO DECIMO
D. chiede a V., che gli va innanzi, di pieni di anime ree d' empietà.
poter vedere coloro che giacciono negli 5. mi volvi mi guidi per un cammino
:
cerchio dov'essi ora si trovano, sono se- 8. Già: come spesso in antico, ha ca-
polti que' che negarono in vita l'immor- lore qui puramente asseverativo Emi.
;
talità dell' anima, Epicuro co' suoi se- XXV, IX, 121
47. -levati: cfr. Inf.
guaci. Aggiunge poi, cheD. vedrà subito 9. guardia: cfr. Inf. VIII, 82 sgg
appagato e il desiderio espresso e - dice face: fa. D. vuol mostrare, con le cr-
V. che legge nell'animo di D. - anche costanze che rileva nei vv. 7-9. come ap-
un altro che il discepolo ha taciuto. paia possibile vedere i dannati deje
1. secreto: separato, distinto. Yirg., arche infocate.
Aen. VI, 443: «Secreti celant calles. » 11. Josafàt: valle presso Gerusalem-
AL: stretto: Virg., Aen. IV, 405. «Con- me, dove si terrà il ghltìizio finale. « Coi-
vectant calle angusto. » - In favore di gregabo omnes gentes, et deducam eie
questa lez. si adduce il fatto che D. e in vallem Josaphat et disceptabo cu r
:
e tu in hai 7
non pur mo a ciò disposto »,
22 « tosco che per la città del foco
vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco.
2:>
La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patria natio,
alla qual forse fui troppo molesto. »
28 Subitamente questo suono uscio
d' una dell' arche ; però m' accostai,
temendo, un poco più al duca mio.
13. SUO: loro; cfr. Inf. XXII, 144. rono suoi nemici, e si vanta di averli
Epicuro filosofo greco, fondatore
14. : scacciati due volte. D. risponde che i
della scuoia degli Epicurei. Fu di Atene, suoi ritornarono ambedue le volte, men-
e nacque nel 341 a. C. Di lui cfr. Cicer., tre i partigiani e parenti del dannato,
De Nat. Deor. I, 26. De Fin. I, 19. Oonv. una volta scacciati, non seppero ritor-
IV, 6, 22. De Mon. II, 5. nar più.
15. che l'anima ecc.: affermano morir 22. tosco toscano. - del foco cfr. Inf.
: :
narti col troppo parlare, non già per Conv. I, «....la nobiltà e grandezza
3.
tenerti celati i miei pensieri. della nostra città»; G. Vili. I, 1.
21. non pur mo: non soltanto ora: 27. forse « Questo modo dubitativo
:
cfr. Inf. Ili, 76 sgg. Mo deriva dal- di parlare si trovò qui, per usare la dot-
l' aw. latino modo ora. = trina di Cato, il quale dice Non ti lo- :
'
V. 22-51. Farinata degli Vberti, dare e non ti biasimare' [se] senza quello:
Dalla loquela uno spirito avendo rico- forse avesse detto, si biasimava forte-
nosciuto D. per Fiorentino, si alza e mente » Ott. - molesto combattendo
; :
sporge fuori del suo avello invitando il contro i Guelfi di Firenze, cfr. €r. Vili.
P. a fermarsi. D., consigliato e spinto VI, 74-88.
da V., si accosta alla tomba di quello, 30. temendo: perchè «res animos in-
che lo fissa bene in volto, e, non rico- cognita turbat»; Virg., Aen. I, 515; e
noscendolo, gli chiede chi siano stati i fors' anche per l' ambigue parole udite,
suoi antenati. Uditolo, dichiara che fu- v. 24.
31. che fai ì « quasi dicat quid fugis : per l'importanza che gli ha dato il P. e
timide illum ad quem deberes avide ac- per l'alto posto che occupa nel suo pen-
cedere?»; Benv. Il dolce rimprovero di siero. E non lo vediamo ancora e già ce
V. è naturale, poiché D. si mostra ti- lo figuriamo colossale dalle parole di V.:
moroso proprio quando sta per essere Dalla cintola in su tutto il vedrai. Vo-
soddisfatto il disio taciuto. levi vederlo: eccolo tutto innanzi a te»;
Farinata
32. della nobile famiglia
: De Sanctis.
degli Uberti, nato nei primi del Dugen- appena udite le parole Vedi
34. già: '
to, capo della sua famiglia, e per conse- là Farinata ', prima ancora che Virgilio
guenza di parte ghibellina sino dal 1239, avesse finito. - viso: occhi. - nel suo:
cooperò alla cacciata dei Guelfi nel 1248. viso, cioè negli occhi « dove il sembiante
Eitornati i Guelfi nel 1251, Farinata più ficca» Purg. XXI, 111.
si
«fidandosi troppo del riso della fortuna, 35. s'ergea: per la sua grandezza e
e volendo quasi solo governare la repub- fiera alterezza d' animo.
blica» (FU. Vili.), fu cacciato co' suoi nel 36. dispitto dispetto, disprezzo. Vivo
:
1258 (G. Vili. VI, 65) e riparò a Siena, negò la vita futura, morto la disprezza.
e di là addimandò ed ottenne aiuto dal re « Fuit enim Farinata superbus cum tota
Manfredi, onde sconfisse nel 1260 l'eser- sua stirpe»; Benv.
cito guelfo a Montaperti presso il fiume 38. pinser: spinsero. - lui: Farinata.
Arbia (G. Vill.VI, 78) e rientrò trionfante 39. conte: o dal lat. cognitus, o da
in Firenze, donde i Guelfi furono discac- comptus. I più intendono Parole chiare,
ciati. Ei solo si oppose nella dieta di Em- precise, meditate altri Parole contate,
;
poli al consiglio di disfare la città di Fi- misurate: altri Parole ornate, cortesi,
renze (G. Vili. VI, 81). Morì nel 1264. «Fu dignitose. Il Parodi, fondandosi su al-
di statura grande, faccia virile, membra cuni luoghi di F. Da Barberino, crede
forti, continenza grave, eleganza solda- che il vocabolo valga 'convenienti' (Bull.
tesca, parlare civile, di consiglio saga- Ili, 150).
cissimo, audace, pronto e industrioso in 40. Com'io al pie: Al.: Tosto ch'ai pie.
fatti d'armi. Fiorì, vacante l'imperio per 41. guardommi per riconoscermi. -
:
33. tutto : « l' inattesa comparsa di Fa- quasi che ci fa vedere come uno sforzo
rinata sulla scena è apparecchiata in nel fiero uomo di dominare un po' la
modo, eh' egli è già grande nella nostra propria natura.
immaginazione, e non l'abbiamo ancora 43. ubbidir: a V., che gli ha detto:
né veduto né udito. Farinata è già grande «Le parole tue sien conte», e a Fari-
[CERCHIO SESTO] INF. X. 44-56 [farinata] 83
D. accenna che ci vuol altro ancora. c'entra per qualcosa, sarà come antitesi
63. ebbe: il motivo del disdegno di alla religiosità dell'Eneide, alle sue de-
Guido per V. non è chiaro. Alcuni spie- scrizioni della vita futura, a quello in-
garono Perchè Guido non amava il lati-
: somma che pel mistico Dante fu una
no, cfr. Vita N.i § 30. Al.: Perchè Guido delle principali attrattive e ispirazioni »
stimava più la filosofìa che non la poesia (p. 197).
(ma non era egli stesso poeta?) Al.: Gui- 64. le sue parole che mostravano es
:
do, guelfo, ebbe in dispetto V., non come sere chi parlava padre di un amico in
poeta o filosofo, ma come cantore entu- timo e degno di D. - modo della pena
siastico dell' impero. Al. Perchè per : che Cavalcante Cavalcanti era stato no^
l'epicureo Guido, V. era troppo religio- toriamente epicureo.
so, o perchè V. rappresenta la ragione insegnato, manifestato. Al.
65. lètto :
sommessa alla fede. - Al. riferirono il detto. Cfr. Moore, Crit., 298 sg.
disdegno di Guido non a V. ma a Bea- 66. piena compiuta in ogni sua parte.
:
trice ecc. Cfr. Del Lungo, Dal secolo e 67. drizzato: in piedi; fin qui ei s'era
dal poema di Dante, pp. 3-61, e D'Ovi- soltanto levato ginocchione, v. 54; ma
dio, Studii sulla D. C., pp. 150 sgg. - quando d' improvviso gli è annunziato
Che il disdegno di Guido sia soprattutto, - così almeno egli crede o teme - che
per non dire esclusivamente, per Virgi- è morto, alla pacata tristezza sin
il figlio
lio poeta, è l'opinione ora validamente qui mostrata, sottentra un vivo, cocente
difesa dal D'Ovidio, il quale un tempo dolore e quasi terrore, che lo fa rizzare
aveva opinato altrimenti. Egli scrive, in piedi e lo porta a investir di domande
fra. l'altre, le seguenti giustissime pa- il viatore infernale intorno a quella pe-
l'epoca fittizia della visione dantesca. ser Cacciaguida » Del Lungo, Lectura
;
più grave che la stessa pena d' Inferno. Inf. IX, 44. Senso: non passeranno cin-
Vaticina poùa D. l'esilio, e gli chiede quanta plenilunii (quattro anni e. due
perchè i Fiorentini continuino ad incru- mesi), che tu sperimenterai quanto è diffi-
delire contro i suoi. D. risponde « : A cile, quanto pesa, il ritornare a Firenze a
motivo della sanguinosa battaglia di cbi ne è stato bandito. E nel giugno 1304,
Monta perti». E Farinata: questa «A epoca a cui si allude in questi versi, Dante
battaglia non fui io solo; bensì fui io lo sapeva troppo bene, vani essendo riu-
solo che salvai Firenze». sciti tutti gli sforzi dei Bianchi di rien-
73. a cui posta: «a cui richiesta»; trare in Firenze cfr. G. Vili. Vili, 60,
;
Bocc: cfr. sopra v. 24. 69, 72, ecc. D'Ovidio, St. 549 sgg.
74. non mutò: benché Guido Caval- 82. se :desiderativo così tu ecc. -
:
canti fosse suo genero. regge ritorni (da redeas) cfr. Parodi,
: ;
se a mano del Comune veniva alcuno valcante si è mostrato ignaro del pre-
di loro, decapitati si legge altresì che
: sente. Quest'è un enimma, e D. prega
alle litanie fosse aggiunto questo ver- Farinata che glielo sciolga. E il dannato
setto di nefanda preghiera a Dio, ut '
risponde « Noi, per volere di Dio, sap-
:
digneris' »; Del Lungo, o. e, 31. nulla possiamo saper più, quando le cose
86. rosso: di sangue. Allude alla bat- s'avvicinano ad essere, o sono. » Saputo
taglia di Montaperti siili' Arbia, 4 set- ciò, D. prima prega^Far. di dire al Cat
tembre 1260. Di questa scriveva un con- valcanti che il suo Guido vive ancora)
temporaneo: «tutte le strade e' poggi e poscia di nominare i suoi compagni»
ogni rigo d' acqua pareva uno grosso « Siamo qui » risponde Farinata, « pili
fiume di sangue»; Bull. XXV, 18. di mille tra gli altri e' è Federigo II e il
;
chiesa -di S. Giovanni, dove solevansi Cfr. Parodi, Bull. XIX, pp. 169-183. I
radunare i priori e i savi del popolo fio- 94. se: desiderativo: così possa ripoj
rentino. Del Lungo « tempio, forse, pro-: sare una volta la vostra discendenza !
prio la chiesa, e fors' anche con allusione 95. nodo: dubbio, difficoltà.
a quella preghiera nefanda oppure deve ; 96. sentenza: pensiero.
intendersi figuratamente La memoria di '
97-98. veggiate: va unito con dinanzi'.
Montaperti fa'esser tali i sentimenti del preveggiate. Se ben odo, cioè se ben in-*
popolo fiorentino verso di voi. » '
tendo, pare che voi prevediate le cose
88. sospirato: per il dolore nell'udire future: anche Ciacco avea predetto a
che i Fiorentini, dimentichi di Empoli, D. il futuro, Jnf. VI, 64 sgg.
serbano solo memoria di Montaperti. 99. tenete altro modo: cioè non cono-'
89. A ciò alla battaglia di Montaperti.
: scete le cose presenti.
90. cagion era esule perseguitato dai
: 100. Noi dannati in generale, sebbene
:
[CERCHIO SESTO] Inf. x. 101-120 [prescienza dei dann.] 87
per eh'
i' pregai lo spirito più avaccio
avvenire in un futuro non prossimo. cio cfr. Inf. XXXIII, 106 Par. XVI,
'
;
102. cotanto ecc.: «Iddio cotanto di 70. - con lui: nello stesso avello; cfr.
splendore ancora dà a noi dannati, che Inf. IX, 129.
noi sappiamo le cose future per le loro 119. Federico: l'imperatore Federigo H.
cagioni»; Buti. Fu accusato di grave eresia, anzi di atei-
103-104. s'appressano ecc.: quindi Ca- smo, e creduto (a torto) di essere autore
valcante non sa nulla della morte vicina del libro De tr'ibus impostoribus.
del suo Guido. - altri: dannati che ar- 120. Cardinale: il famoso Ottaviano,
rivano di fresco. - apporta novelle del : o Attaviano, degli TTbaldini il quale fu
dolce mondo, v. 82. vescovo di Bologna dal 1240 al 1244,
106. morta estinta « Scientia destrue-
: ; cardinale dal 1245, morto nel 1273. «Fu
tur»; I ad Cor. XIII, 8. un mondano uomo, lo quale ebbe tanta
107. punto: dopo il giudizio finale, cura di queste mondane cose, che non
quando non ci sarà più tempo avvenire. par ch'elli credesse che altra vita fosse
109. colpa : di avere indugiato a rispon- che questa: fu molto di parte d'imperio
dere alla dimanda di Cavalcante, v. 67-72, e fece tutto quello che seppe in suo ara-
e così dato al suo cuore di padre la tre- torio. Avvenne ch'egli, avendo bisogno
menda convinzione della morte del figlio. di- soccorso di moneta, dimandolla alla
110. quel caduto: cfr. v. 72. parte ghibellina, o vero d'imperio di To-
111. nato: figliuolo; Inf.IY, 59. Par. scana: fulli vietato; sì che costui, la-
XXII, 142 ; XXIII, 2. Cfr. la n. al v. 60. mentandosi, disse quasi conquerendo
112. dianzi : poco fa. - muto : lì per lì d'essi: 'Io posso dire, se è anima, che
non gli risposi, v. 70 sg. l' ho perduta per parte ghibellina, e un
et ssepe defendebat palam rebelles ec- 121. s'ascose: nel suo avello, non ri-
clesia}contra Papam et Cardinale^ fuit
; cadendo giù come Cavalcante, ma ripo-
magnus protector et fautor ghibelino- nendosi a giacere, sempre dignitoso.
rum, et quasi obtinebat quidquid vole- 123. parlar di Farinata, v. 79, 81 ni-
:
;
bardia: erat multum honoratus et for- circa i futuri casi, avversi a te.
midatus: ideo, quando dicebatur tunc : 129. attendi qui fa' attenzione a quello
:
'Cardinalis dixit sic: Cardinalis fecit che ora io ti voglio dire. - drizzò il dito :
dicasse tutta quella povera gente che 132. da lei: solo indirettamente. B. gli è
[in Fir.] nei misteri dei conciliaboli pa- guida nel Par. e lo esorta a interrogar
,
Farinata degli liberti e, viventi, la mo- 135. flede : ferisce, riesce all'orlo donde
glie suaMaria Adeletta e i figliuoli ». si scende nel settimo cerchio.
V. 121-136. Conforti di Virgilio. La 136. lassù dove eravamo. - lezzo puz-
:
;
CANTO DECIMOPBIMO
sta s'io. I due P. sono già sull'orlo in- puzzo: simbolo della nauseante brut-
5.
induce a raccostarsi ad un sepolcro (che cit. dal Post. Oass. Cfr. Eccl. VII, 2.
è di un papa eretico), e lì soffermarsi 6. raccostammo ritirammo. - coper-
:
per abituare il senso a tanto puzzo. chio: levato cfr. Inf. IX, 121; X, 8-9.
;
1. estremità: orlo. - ripa: per cui dal 7. grande : per poter contenere il gran
6° cerchio, degli eretici, si scende al se- numero di monofisiti (credenti che Cri-
guente, eh' è dei violenti. sto fosse solo uomo). La scritta nomina
2. che: accusativo; la quale ripa. - soltanto un papa, capo della Chiesa.
facevan formavano. - gran pietre ecc.:
: 8. Anastasio: Anastasio II, che fu
la ripa era formata di grandi pezzi di papa dal 496 al 498. Vivendo al tempo
roccia staccati, effetto di un terremoto dello scisma tra la chiesa
orientale e
violento; cfr. Inf. XII, 31 sgg. V occidentale, ed amando assai la pace,
3. stipa: congerie, ammassamento di spedì nel 497 due vescovi legati all' Im-
spiriti più crudelmente tormentati. « Que- peratore greco, pregandolo di togliere
sta voce stipa (quando ella è nome, co- dai sacri Dittici il nome di Acacio, ere-
nvella è qui) significa una massa di sterpi, tico, già vescovo di Cesarea in Pale-
come sono i pruni, ginestre e altre cose stina. Verso lo stesso tempo venne a
simili, tagliate e inviluppate insieme a Roma Fotino, diacono di Tessalonica e
caso, e fattone fastella per la comodità seguace di Acacio. Anastasio II lo ac-
del portarle, per arderle di poi nelle for- colse amorevolmente e comunicò con Ini,
naci, o adoperarle a riempire fosse o ba- il che eccitò l' ira del clero di Roma.
stioni, o altre simili macchine. Onde è Quindi la leggenda accolta anche da
presa qui questa tal voce, metaforica- Graziano, Decret. dist. XIX, 8-9, che
mente o per traslazione, dal Poeta; per Anastasio II fosse stato condannato
la moltitudine delle anime racchiuse in dalla Chiesa; e tutti gli storici eccle-
questo baratro infernale » Qelli. - Cfr.
; siastici sino al secolo XVI, lo dissero a
Inf. VII, 19; XXIV, 82. torto eretico; cfr. Doellinger, Papstfa-
90 [CERCHIO SESTO] INF. xi. 9-22 [basso inferno]
beiti, Monaco, 1863, p. 124 sgg. D. seguì a dire dei traditori, distinti alla lor volta
la tradizione erronea, a' suoi tempi cre- in 4 classi, punite in 4 distinto zone,
duta storia vera. Altri suppongono che concentriche, di esso cerchio.
il P. facesse confusione tra Anastasio II 14. Ini a lui. - tempo
: « Tutte le no- :
Milano (347) a di Sirmio (351). - dalla via come i sei già percorsi.
Tia dritta dalla via della fede cattolica.
: 19. spirti maladetti diavoli e dannati.
:
ci bisognerà più cautela, cioè continue- peccatori si trova in ogni cerchio, senza
remo franchi il nostro viaggio senza cu- più dimandarmene. Infatti non leggere-
rarci della fetida esalazione. mo più d' ora in poi dimando come Inf.
V. 13-66. Divisione del basso In- Ili, 33, 73; IV, 74 V, 50-51 VII, 37-38;
; ;
ferno. Per non passare inutilmente il IX, 124, sebbene non manchino schiari-
tempo, V. disegna a D. com' è fatto il menti e indicazioni particolari.
basso Inferno. Vi sono 3 altri cerchi il : 21. come in qual modo e secondo qual
:
1° de' violenti, distinto in 3 gironi (vio- ordine gli spiriti maladetti sono costretti,
lenti contro il prossimo, contro sé stessi cioè stretti insieme, stipati. Alcuni rife-
e contro Dio); il 2° dei frodolenti che usa- riscono costretti ai cerchietti e spiegano :
rono la frode con chi non aveva partico- Sono stretti, serrati 1' un dentro l' altro;
lar ragione di fidarsi di essi (distinti in cfr. Piane, Versuch, 103 sg.
dieci classi e puniti in dieci fossi o, bol- 22. odio: «Odisti omnes, qui operan-
ge) l'ultimo, e più profondo, de' frodo-
; tur iniquitatem » Psal. V, 7. - « Cum
;
lenti eh e .usarono la frodecon chi aveva autemduobus modis, idest vi aut fraude,
particolar ragione di fidarsi di loro, vale fìat iniuria, fraus quasi vulpeculse, vis
[cerchio sesto] Inf. xi. 23-40 [basso inferno] 91
:<7
onde omicidi e ciascun che mal fiere,
guastatori e predon, tutti 'tormenta
lo giron primo per diverse schiere.
40 Puote uomo aver in sé man violenta
zia, sono rei d' ingiustizia, o contro Dio, Nova, 30 « ciò eh' è narrato in questa
:
fendere altrui colla frode, che nasce da sto vocabolo, o in questa o nella forma
abuso dell' intelletto, di cui 1' uomo solo maltolletto, significò ruberie, estorsioni
è dotato. « Fraus magis proprie perti- ed anche balzelli posti illegalmente e
net ad executionem astutise, secundum vessatomi, e simili. Cfr. Barbi in Bull.
quod fit per facta » Thom. Aq., Sum. ; X, 4 XXV, 48. - dannose rovinose, da
; :
theol. II, il, 55, 5. mandare in rovina cfr. Inf. VI, 53. ;
denti, diviso in tre sparti menti [gironi] mente determinata al male, non per im-
tuttiad un solo livello; e i tre sparti- peto o per difesa.
menti son tre aree circolari concentri- 33. guastatori: colpevoli di devasta-
che, una dentro l'altra»; Ross, -tutto: zioni ed incendi. - predon ladri, gli au- :
nella nostra lingua un luogo nel quale usurai, così detti da Cahors (lat. Gadur-
si ritenga il giuoco, ma non così pubbli- cum), già capoluogo dell'alto Quercy, nel
camente come nelle baratterie ;• perciò medio evo nido di usurai. « Usurarii qui
che nelle baratterie va a giuocare chiun- Caursini dicuntur » Bambgl. - « Come
;
que vuole, senza esservi conosciuto e 1' uom dice d'alcuno 'egli è Gaorsino\
senza aver conoscenza di quei che vi così s'Intende cb' egli sia usuraio»; Bocc.
giuocano e nelle bische vi vanno a giuo-
;
Cfr. Todeschini, II, 301-12.
car solamente quei che vi hanno pratica 51. favella: bestemmiando e dimo-
e conoscenza » Gelli. - fonde strugge,
; : strando così il dispregio eh' egli sente
consuma. 1 prodighi del canto VII pecca- in cuor suo per Dio; cfr. v. 47.
rono di eccesso nel dare {mal dare, v. 58); 52. ogni coscienza ecc.: ogni coscienza
questi qui scialacquarono i loro beni nel si sente rimorsa, offesa. « Nella frode
giuoco, o in spese smodate e pazze. c'è sempre il concorso della ragione,
45. piange, ecc.: «ridotto alla miseria, e' è sempre la consapevolezza del male,
piange (cfr. Purg. VI, 2) nel mondo, là e perciò la coscienza riman sempre in-
dov' esser dee, dovrebbe essere lieto » ;
taccata»; Barbi, Bull. XXV, 49.
Torraca. 53. fida :ha ragione di fidarsi.
contro Dio.
46. nella deitade: 54. fidanza non imborsa non accoglie
:
47. col cor: con intimo deliberato sen- in sé, non sente particolar fiducia, man-
timento « Dixit insipiens in corde suo
: : candogliene un determinato motivo.
Non est Deus»; Psal. XIII, 1; LIT, 1. 55. Questo ecc.: l'usar frode contro
48. spregiando natura: commettendo chi non si fida. - uccida rompa, spezzi.
:
peccati contro natura, come i Sodomiti. 56. pur ecc.: solo il vincolo dell'amor
- sua: della Deitade, cfr. più sotto naturale. «Ciascun uomo a ciascun uomo
v. 95-96. è naturalmente amico»; Gonv. I, 1.
49. minor: il terzo, più stretto degli 58. lusinghe : adulazioni. - chi affat-
altri due. - suggella : imprime loro il suo tura: maghi, maliardi.
[CERCHIO SESTO] INF. XI. 59-73 [BASSO INFERNO] 93
_ _ f
,
60. baratti: baratterie; il JButi per condì, lussuriosi, golosi, avari e prodi-
altro intese « barattieri ». ghi. Peccarono d' incontinenza, rispon-
r\ a ~ a > peccatori• de V., e l'incontinenza offende meno
Quadro
x de* *
4.
T ^- e procaccia quindi a- *
minor infamia,
• •
Iddio
ricordati nei vv. 58-60 messi in corrispon-
denza delle bolgie e dei canti.
e m i uor pena5 c h e non ] a bestialità (vio-
Unm) e ^
malMa (frode) e dò in c(m . .
ipocriti (bolgia 6
1
FALSiFicAToui.
* XXIX ^
continenza, bestialità e malizia.
(bolgia 10')
. . .
\
{
» XXX 68. ragione: ragionamento, cfr. v. 33.
*
ladri (bolgia 7 ! 69, fearatr0 lat oarathrum luogo
)
* x xv^ - ;
*
profondo, oscuro e cavernoso qui per il
™L
;
s,MONIACI b °!^ a
ruffiani
<
(bolgia
2
3
l
a
»
» XVIII
basso Inferno. -Al.: che possiede (=chV
, . . .. . .
possiede). Al. che il possiede; ma non
) , . .
'
,
a
barattieri (bolgia 5 ) \
xxil sono i dannati che posseggono, pur oc-
cupandoli, i cerchi d' inferno, bensì son
Con 1' espressione generica simile lor- questi che tengono, loro malgrado, pri-
ora- si accennano dunque genericamente gioni i peccatori; e i cerchi sono consi-
i mali consiglieri (bolgia 8 a c.XXYI sg,) , derati come attivi, quasi esecutori della
e i seminatori di discordia (bolgia 9 a ,
giustizia divina, rispetto ai dannati, an-
c. XXVIII). che nei vv. 37 sgg. e 49 sgg., e cfr. Inf.
61-63. Per l'altro modo ecc.; usando XVIII, 99.
frode contro chi si fida, si rompe non 70. pingue: fangosa: Inf. VII, 106 sgg.
solo il vincolo naturale, ma anche quello 71. che mena il vento lussuriosi. - che :
fede, onde si crea, o nasce, tra gli uo- 72. che s' incontrali avari e prodighi. :
verso (cfr. Oonv. Ili, 5), dove sta con- eh' è quello del cinabro; vermiglio eh'
fitto Lucifero. del verzino e della lacca roggio eh' è del ;
66. trade: tradisce. - consunto: tor- ferro rovente e che tende al colore della
mentato. ruggine, il che manifestamente si vede
V. 67-90. I dannati fuori
della nelle pere per questo colore chiamate
città di Dite. D. chiede a V. perchè Rogge»; JBorghini. Cfr. Purg. Ili, 16,
non sian puniti nella città di Dite ira- Par. XIV, 87 e Parodi, Bull. UE, 100.
94 [CERCHIO sesto] Ini •'.
xi. 71-90 [dannati fuor di dite]
75. a tal foggia: tormentati così. 84. accatta si tira addosso. La pecca
:
76. delira:devia dalle rette norme, degl'incontinenti viene solo dal cedere
esce dal solco del vero che « Lira, Uree ; troppo, irriflessivamente, all' impulso
si è il solco il quale il bifolco arando della concupiscenza, eh' è per sé natu-
mette diritto co' suoi buoi, e quinci viene rale e necessario quindi sono minori
;
uscendo della dirittura e della ragione, della città di Dite. - sostengo»! peni-
si può dire e
dicesi delirare »; Bocc. ' '
tenza: son puniti.
dove ecc. o a quale altra cosa pensa
78. 90. vendetta: Al.: giustizia. Cfr. Moo-
ora la mente tua? AL: la mente tua al- re, Crit., 299 sg. - martelli tormenti.
:
81. disposiziou: dello spirito, viziose. tura prende il corso suo da Dio on- ;
82. incontinenza: secondo Aristotele, d' ella è un' arte da Dio, cioè suo ordine
consiste nel godimento immoderato di e processo naturale: e ciò che procede
piaceri dilettevoli per sé stessi e aventi dalla natura, e seguitala, potremo dire
a fondamento o bisogni corporali, come che sia figliuolo di natura l' arte natu-
;
mangiare, bere e piaceri carnali, o la rale procede da natura e lei come suo
propria desiderabilità, come vittoria, maestro seguita; sicché questa arte è
gloria, ricchezze, ecc.; onde la distin- quasi nipote di Dio. E da queste due,
zione di incontinenza semplice, e di in- cioè da natura e arte, conviene che l' uo-
continenza aggiunta. - malizia il vizio, : mo prenda sua vita e eh' elli s' avanzi.
che consiste nel mal uso della ragione : E perchè 1' usuriere non seguita natura,
qui vale quanto frode '. - matta bestia-
'
né arte naturale, ma tiene altra via par-
litasìe che consiste nella soddisfazione
: tita da questa, adunque dispregia elli na-
di voglie che non sono dilettevoli per tura, figliuola di Dio, e arte naturale, che
sé stesse crudeltà, antropofagia, peccati
; è nepote di Dio e pone in altro la spe-
;
in dubbio non meno del sapere, giacché tus tui vesceris pane. » - Conviene dun-
il dubbio mi procura il diletto de' tuoi que che la gente campi e progredisca
ragionamenti dichiarativi. con la natura e con 1' arte o lavoro.
94. ti rivolvi: rivolgiti. 109. altra diversa da quella prescrit-
:
CANTO DECIMOSECONDO
CERCHIO SETTIMO
GIRONE PRIMO: VIOLENTI CONTRO IL PROSSIMO
(Tuffati, pia o meno secondo la gravità della colpa,
nel Flegetonte, riviera di sangue bollente)
giunti dove per una mina si scende dal P. corrono al varco, e cominciano la no*
6° al 7° cerchio. Custode di questo è il agevole scesa per quella mina.
Minotauro, simbolo della violenza be- 2. quel: il Minotauro; v. 11 sgg.
stiale. V., vedendolo far atti di rabbia, 3. tal: sì spaventevole per causa dell*
con parole energiche e non scevre di bestia (v. 19) che vi stava a guardia.
[CERC. 7. GIR. 1] Inf. xii. 4-20 [MINOTAURO] 97
quadam quse dicitur Marcomodo ». - che ci danno invece un uomo con testa di
Il Bassermann, p. 419 sgg. e 649 sg. toro cfr. Mazzoni, Lectura Dantis, p. 14.
;
mostra quanto sia probabile che D. al- 13. falsa di legno, in cui entrò Pa-
:
luda agli Sia vini di Marco, che è l' opi- sife per unirsi al toro di cui s' era in-
nione anche di G. Mazzoni, Lectura vaghita; dalla quale unione nacque il
Danti», p. 13 e del Torraca, che cita mostro, eh' era insieme uomo e toro.
un passo molto notevole delle Meteore Cfr. Purg. XXVI, 41 sg. e 86 sg.
di Alberto Magno, autore ben noto a 14. se stesso : per la gran rabbia.
Dante (Par. X, 99 e Conv. Ili, 5, ecc.), 15. fiacca vince, togliendo l'uso della
:
quello scoglio cadute, come caggiono le a questo terremoto come alla causa per
cose che talvolta si scaricano » Bocc. ; cui la roccia qui franò.
30. carco carico, peso insolito, cioè di
: 38. colui: Cristo; cfr. Inf. IV, 53 sgg.
persona viva « non essendo solite scen- - preda di anime tratte dal Limbo.
:
dere in tal luogo, se non ombre che non 39. Dite : Lucifero, Vimperador del do-
pesano » Gelli.
; loroso regno.
V. 31-45. Xe rovine infernali. D. 40. alta: profonda, -feda: brutta, im-
cammina, pensoso. « Tu pensi » gli dice pura: latinismo (foeda).
[CERC. 7. GIR. 1] Inf. xii. 41-55 [centauri] 99
pena, si sporge fuori dal bollente san- 54. detto in Inf. XI, 28 e 34-39 e an-
:
gue più che la sua colpa non gli per- che or ora nei vv. 46-48.
metta. V., dopo avere chetato il cen- 55. essa fossa. - in traccia in schiera
: :
tauro Nesso, che con gesto e parole di (cfr. Inf. XV, 33 e XVIII, 79). AL: In
minaccia ha chiesto a che martirio ven- cerca di anime da saettare; interpre-
gano i due viaggiatori, e aver additato tazione che parrebbe confortata dai vv.
100 [CERC. 7. GIR. 1] INF. XII. 56-73 [centauri]
delle pietre rotte; v. 28 sgg. Cfr. Virg., varsi o riguadagnarsi V amore di Ercole,
Aeri. VI, 384 sg. gliela mise indosso. Com' Ercole l'ebbe
59. tre: Nesso, Chirone e Folo. indosso, ne divenne furioso e morì.
60. asticciuole frecce. - elette scelte
: : 70. al petto si mira tien china la te-
:
prima di staccarsi da' loro compagni. sta, perchè assorto in pensieri, essendosi
« Tendunt nervis melioribus arcus Cu- ; accorto che D. è vivo, v. 80 sgg.
ra fuit pharetras implere sagìttis »;
lectis 71. Chirone: figlio di Saturno e della
Lucan., Phars. VII, 141 sg. ninfa Fillira. Secondo la mitologia, fu fa-
61. l' un Nesso, v. 67. - martiro mar-
: : moso medico, indovino, astronomo e mu-
tirio, genere di pena. sico, ed educatore di Achille (cfr. Purg.
63. costinci della lingua viva del 300
: : IX, 37) « le paterne cure di queir edu-^
:
di costì, dal luogo dove siete altrimenti, ; cazione sono, quasi affettuosamente,
soggiunge, ri saetto; cfr. Purg. IX, 85. riassunte nel verbo nudrì»; Mazzoni,'
65. costà: giunti che vi saremo vicini. Lect. Dantis, p. 21.
Chirone, qui capo dei centauri, fu, se- 72. Folo: nelle nozze di Piritoo con.
condo la mitologia, il più giusto di essi ;
Ippodamia, riscaldato dal vino, volle far
epperò V. vuol parlare a lui, e come al ca- violenza alla sposa ed alle altre donne'
po, e come meno
furioso della brigata.
al dei Lapiti. - «In Nesso è figurata la cu-
66. mal: per te. -tosta: precipitosa. pidigia violenta; in Folo, il violento fu-
Cfr. la n. seg. rore»; Tom.
67. tentò toccò leggermente per ren-
: 73. vanno: i centauri.
<*«***£,
^«e,
[CBRC. 7. GIR. 1] Inf. xii. 74-94 [centauri] 101
gambe e quindi anche movenze e agi- sgg.: Purg.60 sg. -il c'induce: AL:
1,
lità di cavallo. necessità '1 conduce. - diletto piacevole :
innanzi di parlare, s' indugia questi al- : 90. ladron violento rapitore dell'altrui
:
meno non è un bestiale!»; Mazzoni. avere, quali molti dei dannati di que-
81. quel di retro Dante, -ciò che ecc.:
: sto girone, -fuia: ladra; da/ùr, fùrius
le pietre cfr. vv. 29-30.
: (cfr. Parodi, Bull. Ili, 152) cfr. Purg. ;
96. per l'aere vada: possa volare per sopra 71} si legge di Chirone, da ri-
[v.
l' aria come gli spiriti. ferirsi invece alla maestria e alla fama »;
97. poppa mammella sul destro lato
: ; ;
Mazzoni, Lectura Dantis, p. 22.
cfr. Inf. XVII, 31. 106-107. spietati: crudeli. - danni re- :
discostare. - schiera: di
99. cansar: X, 10 sgg. Benv. mostra a lungo (I, 405-
Centauri, cfr. v. 73. - v'intoppa; v'in- 408) come Alessandro Magno fosse vio-
contra. AL: s'intoppa s'imbatte in voi. : lento « in Deum, in se, in proximum,
Cfr. Inf. XXV, 24, Z. F., 75. sg. et peius in suos quam in extraneos ».
V. 100-139. Diversi violenti contro Che se D. ne parla favorevolmente al-
il prossimo. Guidati da Nesso, i P. trove, De Mon. II, 9. Gonv. IV, 11, ciò
continuano il loro viaggio lungo la ri- non significa che non lo potesse dan-
viera.Nesso addita loro prima i tiranni nare. Altri intendono di Alessandro di
immersi in quel bulicame sino al ciglio ;
Pere, che faceva vestire gli uomini di
e il centauro nomina Alessandro, Dio- pelli ferine e gettarli così ai cani, e fa-
nisio, Azzolino, Obizzo da Este (così ceva pur seppellire viva la gente; cfr.
come dall'altra parte, aggiungerà poi, Diod. Sicul. lib. XV
e XVI; Plut., Pe-
nel profondo del bulicame sono puniti lop. 27 29. Corn. Nep., Pelop., 5. ila gli
Attila, Pirro, Sesto ed i ladroni Pinier Alessandri essendo tanti, «cum dicimus,
de Corneto e Einier Pazzo). Vedono Alexander [senz'altro'] debet intelligiper
quindi gente che tiene fuori tutta la excellentiam de Alexandro Magno»;
testa, e fra questi il Centauro addita Benv., conformemente a ciò che già ave-
Guido, conte di Montfort; poi altri che va osservato col suo gran buon senso
lascian vedere testa e petto, e così via il Bocc. - E in Orosio, da lui studiato, D.
via dannati che s' elevano con una parte leggeva sul conto di Alessandro Magno;
sempre maggiore della persona fuori del III, 16 « Inde profecturus ad persicumi
:
sangue, fino a che questo è così basso bellum, omnes cognatos ac proximos suos'
da cuocere i soli piedi. Qui è il guado, interfecit». E III, 18 «No?i minor eiusl :
che i P. passano; dopo di che Nesso in suos crudelitas, quam in hostem ra- 1
torna indietro. bies fuit». E inoltre ibid.: « Humani
100. Ada sicura. - Barg.: «Con Nesso,
: sanguini» inexsaturabilis, sive hostium
alla fede del quale eravamo raccoman- sive etiam sociorum, recentem tamen ,
rirsi alla prestanza delle membra, sem- diis venenum potasset, interiit ». Nò
bra compiere quell' altro grande che ' '
meno che da Orosio è rappresentato
[CERC. 7. GIR. 1] INF. XII. 108-120 [TIRANNI H OMICIDI] 103
rato dagli antichi qual tipo de' tiranni posito più di me. Bene il Bocc. «Vuole :
gnoreggiò per sua forza e tirannia.... gli rispose: Questi ti fìa primo, ciò è,
grande tempo tutta la Marca di Trevigi Nesso ti dica testé ogni cosa innanzi a
e la città di Padova e gran parte di Lom- me, e io secondo, ciò è, poi te lo conterò
bardia e' cittadini di Padova molta gran
; io quasi voglia dire Non dubitare, che
;
:
parte consumò, e acceconne, pur de' mi- ciò che Nesso t'ha detto, è la verità ».
gliori e de' più nobili, in grande quantità, 115. s' affìsse : si fermò.
e togliendo le loro possessioni, mando meno rei dei
116. gente ecc.: omicidi,
gli mendicando per lo mondo, e molti al- tiranni, quindi meno
nel bulicame, fìtti
tri per diversi martirii e tormenti fece cioè nel fiume di sangue bollente cfr. ;
cona, morto nel 1293. - per vero : sin grembo a Dio nel tempio, e nelT ora
:
Terbi, 337. Il Casini invece con altri, 126. passo valico. « E questo fu il luo
:
fra cui Parodi, Bull. Ili, 124, intende: go dove noi valicammo il fosso»; Betti
« Versa ancora il sangue agli occhi dei 127. da questa parte dalla parte onde :
il detto Arrigo per vendetta del conte famoso corsaro cfr. Lucan., Phars. VI,
;
Simone di Monforte, suo padre, morto 113 sgg. Secondo altri, Sesto Tarquinio,
a suaxolpa per lo re d'Inghilterra.... figlio di Tarquinio, ultimo re di Roma. -
Adoardo.... il cuore del detto suo fra- munge ecc.: spreme, per mezzo del tor-
tello in una coppa d'oro fece porre in mento del sangue bollente, le lagrime.
su una colouna in capo del ponte di Lon- 137. Rinier da Corneto : ladrone fa-
dra sopra il fiume Tamigi, ecc. ». moso delle spiagge marittime di Roma
122. casso petto cfr. Inf. XX, 12 ecc.
: ;
ai tempi di Dante. -Rinier Pazzo: della
124. a piò a più di più in più. « Quanto
: nobil famiglia dei Pazzi di Valdarno,
più si andava in là, più si trovava man- fierie violenti Ghibellini (da non con-
care l'altezza del sangue nella fossa, e fondere coi Pazzi di Firenze), che si se-
[CERC. 7. GIR. 2] INF. XII. 138-139 - XIII. 1-2 [selva] 105
CANTO DEOIMOTERZO
CERCHIO SETTIMO
GIRONE SECONDO: VIOLENTI CONTRO DI SE
O CONTRO LE PROPRIE COSE
(Le anime de' suicidi, cadute nel loro girone,
germogliano e crescono in pruni di cui si pascono le Arpie e tra cui corrono ignudi
gli scialacquatori, inseguiti da nere e avide cagne che ne fanno strazio)
21. torridi ecc.: che non crederesti, sieme di paura. - mi arrestai cfr. Purg. :
incarcerate le anime dei suicidi, eudeiHo mosi ed ispidi. Dal lat. brocchus, che an-
gemiti da tutte le parti e non vedendo che trovasi scritto bronclius.
persona, s'arresta smarrito. « Cogli una 27. per noi: «a noi, rispetto a noi;
fraschetta, » gli dice V., « e vedrai come insomma gente che agli occhi nostri ri-
in realtà stanno le cose ». D. coglie un manesse nascosta»; D'Ov., o. e, 207.
picciol ramo, e dal troncone della pianta 29-30. este: queste, -si faran tutti mon-
escon sangue e parole. È l'anima di Pier chi : saranno del tutto troncati, recisi.
della Vigna, che si lagna, prima, del- 33. schiante: schianti, smembri; cfr.
l' offesa testé fattagli, e racconta poi, Virg., Aen. Ili, 37 sgg. «Però che l'Au-
cortesemente pregatane da V., della sua tore non era ministro posto dalla divina
sua fedeltà, del torto fattogli
vita, della giustizia a tormentarli, però si duole il
da avversarli invidiosi e del maggior tronco » An. Fior.
;
torto eh' ei fece a sé stesso disperandosi 35. ricominciò il tronco. - scerpi rom-
: :
4:;
sì della scheggia rotta usciva insieme
parole e sangue; ond' io lasciai la cima
cadere, e stetti come l' uom che teme.
46 « S'egli avesse potuto creder prima »
rispose il savio mio, « anima lesa,
ha veduto pur con la mia rima,
ciò e'
49 non averebbe in te la man distesa ;
43. scheggia rotta: legno rotto. - usci- era assurdo e temerario come sarebbe
Ta: uscivano. AL: uscieno. AL: uscirò. - oggi, che rima non s'era ancor circo-
Fu nell' ant. ital. tutt' altro che raro an- scritto al piccolo senso sopravvissuto,
che in scrittori toscani l'uso del verbo al e potea dire in genere ritmo, verso, poe-
singolare con un sogg. plur., e in prosa sia»; D'Ov., o. e, 209.
e in verso, specie poi se, come qui, il ver- 51. ovra di troncare qualche fraschetta
:
bo preceda e il sogg. sia da dir plurale in (v. 28 sg.). - pesa incresce, che troncare
:
quanto è fatto di più soggetti singolari. un ramoscello dava dolore allo spirito.
44. cima è il ramicel del v. 31 vetta
: ; 52-53. in vece d'alcuna ammenda: in
in tal senso è tuttora dell'uso toscano. luogo di ammenda alla lesione (v. 47)
45. teme « Non determinando ciò che
: che t' ha fatto. - rinfreschi rinnovi in :
l' idea, infiniti oggetti spaventosi, e la- cfr. Purg. XXVI, 140 sgg.
scia che il lettore immagini a suo talento 56. voi non vi sia grave.
non gravi :
non solo la cosa più atta ad incuter ti- perch'io ecc.: se mi trattengo un
57.
more, ma anche l' aspetto pallido, e la poco a ragionar con voi. Ma con l' im-
figura tremante, sbigottita di colui che magine contenuta in inveschi, Pier della
teme»-, L. Vent., Simil., 61. V. viene a dire « Per me il vostro ra
:
47. il savio mio: Virgilio. - lesa: of- gionare è una dolce pania alla quale vo
fesa, lacerata. Il ramicello era, per così lentieri mi lascio prendere » Parodi ;
nato da umili genitori sul finire del sec. tifici,et sic de aliis (« e chi dice che li
XII, studiò a Bologna, e fu poi protono- fu apposto disonestà della imperadrice»;
taro e logoteta di Federigo II impera- Buti). Imperator suspectus et credulus
tore, lungo tempo suo confidente e di fecit ipsum exoculari, et bacinari, et
grande autorità, finché, accusato, secon- tradì carceri; in quo ipse non valens
do D. e altri a torto, di tradimento, nel ferre tantam indignitatem.... se ipsum
1248 Federigo lo fé' incarcerare ed ab- interfecit ». - tenni fui padrone. - ambo
: :
bacinare. Vinto da dolore e sdegno, Piero del volere e non volere, dell' amore e
si uccise nel 1249 a Pisa o nelle sue vi-
dell'odio. Nicola della Rocca, amico di
cinanze, o, secondo altri, a S. Miniato ;
Piero, scriveva di lui: « tamquam Im-
se in carcere, o fuori, non si sa con cer- perli claviger, claudit, et meno aperit ;
tezza. Fu celebre per la sua eloquenza aperit et nemo claudit »; nella qùal frase
e per la maestria di stilista latino se- è l'eco di Isaia, XXII, 22 « dabo cla-
condo i criterii retorici allora seguiti; vem domus David super humerum eius ;
di che fanno prova le sue lettere a lungo et aperiet et non erit qui claudat; et
considerate quali insuperabili modelli claudet, et non erit qui aperiat».
del perfetto dittare. - «Lo 'mperadore 60. serrando ecc.: chiudendolo a ciò che
fece abbacinare il savio uomo maestro io non voleva, ed aprendolo a ciò che a
Piero dalle Vigne, il buon dittatore, op- me piaceva. - sì soavi: con tanta dolcezza,
ponendogli tradigione; ma ciò gli fu che egli non se ne accorgeva. Indica le
fatto per invidia di suo grande stato; fini e piacevoli maniere usate per domi-
per la qual cosa il detto savio per do- nare l'animo del monarca.
lore si lasciò tosto morire in pregione, 61. tolsi allontanai sì che io solo ero
: ;
e chi disse ch'egli medesimo si tolse la messo a parte de' suoi segreti. E pro-
vita»; G. Vili. VI, 22. - An. Sei.: «Fu babilmente fu questa la principale ca-
tanto innanzi a lo 'nperadore Federigo, gione della sua rovina.
che tutti suoi segreti sapia, e il tutto 63. li sonni e
i polsi: il riposo e la
di lui facea e disfacea. E i baroni suoi vita; forse meglio, il riposo durante
o,
di ciò ebbero invidia, e accusarono a la notte, e di giorno il vigore e le forze
torto ma furono tanti e tali, che lo 'npe-
: mentali. Al.: le vene e i polsi come in
radore lo fece abbacinare. E questi es- Inf. I, 90. AL: li sensi (o senni) e i polsi :
ratione facta, certatim accusare ipsum potea non avere ben presente, e che sta
fictis criminibus. TJnus dicebat, quod bene in bocca di Pietro il quale fu cor-
ipse era factus ditior principe; alius, rivo a richiamar luoghi e concetti bi-
quod ascribebat sibi quicquid imperator blici, e qui in tutta la terzina assume
fecerat prudentia sua; alius dicebat, biblico linguaggio » D' Ovidio, o. e, ;
quod ipse revelabat secreta romano pon- 224; dove non si esclude del tutto che
110 [CERO. 7. GIK. 2] INF. XIII. 67-78 [PIER DELLA VICINA]
morte comune sia un'espressione vigo- radici di un gran pruno. Kesta che qui
rosa per dire peccato o peste comune, nuove significhi singolari, considerata la
che realmente parrebbe « il miglior av- singolare genesi di quelle radici da un
viamento all'osservazione che l' invidia germe tutto spirituale»; D'Ov., o. e,
è vizio più particolare dei cortigiani». 161 sg. Al Parodi pare che qui « baleni
68. infiammati: animi de' cortigiani. - un pensiero da esprimere più largamente
Augusto: l'Imperatore Federigo II. cosi: 'per le radici di quest'albero che
69. tornaro si convertirono.
: è la mia terribile vita nuova'»; Bull.,
70. per disdegnoso gusto preso da
: XXIII, 31.
sdegno. 75. sì degno: come principe,
d'onor
71-72. disdegno altrui. Senso Per tur-
: : gran capitano, gran politico, cortese,
pe sottrarmi all'altrui spregio, alla fama generoso e colto, amico delle lettere,
di traditore, io, innocente, mi resi col- anzi letterato egli stesso (cfr. Vulg. Eloq.
pevole di ingiustizia contro me stesso, I, 12) ; come
cristiano no Inf. X, 119. ;
uccidendomi. Si osservi che fin qui, nelle Sulla sepoltura di Federigo (G. Vili. VI,
antitesi studiate, quali lieti onori e tri- 41) « volendo scrivere molte parole di sua
sti lutti, ingiusto me e me giusto, nel- grandezza e podere e grandi cose fatte
l'uso a brevissima distanza, o di seguito per lui, uno cherico Trottano lece questi
addirittura, di più parole derivanti da brievi versi, i quali piacquero molto a
una stessa radice, come inftammò-in- Manfredi e agli altri baroni, e fecegli in-
fiammati-infiammdr (cfr. v. 25) e disde- tagliare nella detta sepoltura, gli quali
gnoso gusto - fuggir disdegno e in altri diceano: - Si probitas, sensus, virtutum
artifici retorici facili a rilevarsi, si pa- gratia, census, Nobilitas orti possent
]
lesa il dictator famoso, che di siffatti or- resistere morti, Non foret extinctus
|
il degno signore e invocare una parola mio onore. - giace sotto l'accusa di tra-
:
che lo riabiliti agli occhi del mondo, par- ditore, eh' è il colpo datola dall' invidia.
la con semplicità e schiettezza efficacis- V. 79-108. I suicidi avanti e dopo
sime. Cfr. Parodi, Bull. VI, 154 sg. ; la risurrezione» Pier d. V. tace. « Di-
XXV, 20 sg., e D' Ov., o. e, 229 sgg. manda, se vuoi udirne di più » dice V.
73. nuoTe: recenti? Da 51 anno era al P. « La compassione m' impedisce di
morto Piero. Ora «lasciamo da parte se parlare dimanda tu » risponde questi.
: !
colo non è poco per una pianta; e ad cida, appena avuta la sentenza di Mi-
ogni modo non posson dirsi recenti le nosse, cade, senza che le sia scelto uno
[CERO. 7. GIR. 2] INF. XIII. 79-98 [LA PENA DE' SUICIDI] 111
delle cui foglie si pascono le Arpìe. Nel stro fosse così miseramente finito. »
dì del giudizio finale ciascuna ripren- 85-86. Puom: D. vivo; cfr. v. 54. Il
derà il proprio corpo e lo appiccherà al se è deprecativo od ottativo. - ciò ecc.:
suo albero ». Bene il De Sanctis : « L'ani- rinfrescare nel mondo la tua fama; e
ma separatasi violentemente dal corpo, ciò liberamente « con tutto il cuore, ex
non lo riavrà più mai, e riman chiusa in abundantia cordis, cioè non quasi per
un corpo estraneo di natura inferiore, in forza o per semplice osservanza della
una pianta, e la pianta sentirà ad ogni promessa data»; D'Ov., o. e, 287.
ora la trafittura che il suicida si fece in 87. incarcerato: in questo tronco.
vita. La separazione è eterna, la ferita è 89. nocchi tronchi nodosi. - se tu può!
: :
pp. 248-285, dimostra come Pier della 92. si convertì: il soffio diventò parola
Vigna fosse per Dante (p. 280-1) « una articolata per 1' uditore.
delle figure storiche che più lo attraevano 94. feroce : «imperò che come fiera in-
per conformità d'idee o di personali ten- crudelisce contro so medesima»; JButi.
denze. Gli pareva non solo il consigliero 96. Minòs la. manda: nel modo detto
li colui nel quale egli venerava il Cesare in Inf. V, 1 sgg. - foce: cerchio.
3 l'amico dei dotti e dei poeti, ma il 97. scelta: prestabilita.
'ore politico, lo scrittore, il corti- 98. dove ecc.: dove il caso la porta. But-
inno salito per mera virtù d'ingegno. tarono via il proprio corpo, e vengono
112 [CERO. 7. GIR. 2] INF. XIII. 99-114 [SCIALACQUATORI j
essemedesime buttate via dal fato. « Dice nemica, starà come a rinfacciarle quel-
che a caso hanno l'anime quelli luoghi, la nimistà, quella repulsa. » «....quelle
notantemente per mostrare che la despe- due voci con una vocale cupa, ciascuno
razione non ha gradi imperò che in pari
; al prun, a cui ne sussegue una terza
grado è ognuno che si dispera »; Buti. (sua), esprimono efficacemente il cupo
99. spelta: « è la spelta una biada, la dolore di Piero; e sono le ultime note
qual gittata in buona terra, cestisce mol- con cui chiude definitivamente il suo di-
to, e perciò ad essa somiglia il germo- scorso, e l'eco triste che il personaggio
gliare di queste misere piante»; Bocc. lascia, sparendo, nell' animo del letto-
100. vermena: pianticella. poi si Ma re»; D'Ovidio, o. e, 292 sgg.
impianta silvestra, albero selvatico. «Si- V. 109-129. Violenti contro sé nella
cut anima in humano corpore exercet roba: Jjano da Siena e Giacomo da
diversas potentias et virtutes per diversa Sant'Andrea. Ecco due spiriti nudi e
membra vel organa, ita nunc in arbore se graffiati fuggire inseguiti da nere, avida
resolvit per diversos ramos»; Benv. cagne! L'uno s'allontana l'altro, sfìni-i
;
X, 11.- per nostre spoglie a riprendere : pituque exterritus hsesit »; Yirg., Aen
i nostri corpi; cfr. Inf. VI, 97-98. VI, 559.
104. non però non per questo. I corpi
: 112. a colui ecc.: « a quel cacciatore
li riprendono, ma non vi rientrano. Han- appostato nella selva ad aspettare il pa
no separato violentemente cose che Dio saggio delle fiere, mentre altri uomini e
aveva congiunte, e Dio non le congiunge cani cercano la selva»; Lomb.
una seconda volta. Le anime resteran 113. porco: selvatico, cinghiale, -e
separate dai corpi in eterno. eia i cani e i cacciatori. - alla sua
:
gutini, che in cotal verso abbiasi un'en- dulum sonum provocaretur sibi som-
dìadi, che lo stormire non è anche delle nus.... Alia vice cum iret de Padua Ve-
bestie per sé stesse, ma sol delle frasche, netias per flumen Brentse in navi cum
per l'urto delle bestie»; D'Ov., o. e, 295. aliis iuvenibus sociis, quorum aliqui pul-
116. nudi: «condizione.... qui richia- sabant, aliqui cantabant, iste fatuus, ne
mante di certo l'essersi coloro nel mon- solus videretur inutilis et otiosus, coepit
do spogliati d'ogni cosa: ridursi in ca- accipere pecuniam, et denarios singula-
micia, venderebbe la camicia, diciam noi tim deiicere in aquam cum magno risu
oggi in simili casi»; id., ib., p. 194. omnium.... Cum semel esset in rure suo,
117. rompièno rompevano. - rosta:
: audivit quemdam magnatem cum comi-
« Questo vocabolo rosta usiam noi in co- tiva magna nobilium ire ad prandium
tali fraschette o ramicelli verdi d'alberi, secum et quia non erat provisus, nec po-
;
con le quali la state cacciam le mosche»; terat in brevissimo temporis spatio pro-
Bocc. vider secundum quod suaB prodigalitati
118. Quel: Lano (Arcolano Maconi'O videbatur convenire, subito egregia cau-
da Siena, il quale del resto non sembra tela usus est; nam fecit statim mitti
fosse poi un grande scialacquatore. Tro- ignem.in omnia tuguri a villse suge satis
vò la morte nella battaglia del Toppo apta incendio, quia ex paleis, stipulis et
del 1287, nella quale i Sanesi furono scon- canulis, qualia sunt communiter domi-
fìtti dagli. Aretini. Alcuna comm. anti- cilia rusticorum in territorio paduano-
chi, fra cui Bocc, dicono /che Lano
il rum et veniens obviam istis, dixit quod
;
cercò volontariamente la": morte in que- fecerat hoc ad festum et gaudium propter
sta battaglia per non vivere più oltre eorumadventum, utipsos magnificentius
nella povertà in cui s'era ridotto col honoraret»; Benv. - tardar troppo: cor-
troppo spendere; ma con le parole che rere troppo lentamente rispetto a Lano.
gli son gridate dietro (vv. 120;<sg.) è 120. sì non furo ecc.: cfr. n. 118.
chiaro che gli si vuole ironicamente rin- Pieve del Toppo si
121. giostre: alla
facciare che anche alla Pieve del Toppo combattè quasi a corpo a corpo, come
egli te' uso delle gambe per fuggire, se nelle giostre.
non che esse non furono allora così ac- 122. fallìa. la lena : mancava il fiato.
corte, cioè così destre e svelte, come ora 123. groppo: gruppo; si lasciò cadere
nell'inferno (Cfr. D'Ovidio, o. e, 299 in un cespuglio per nascondersi.
sg. e Medin, Lect. Dantis, p. 36). 125. cagne « Canes persequentes eos et
:
(l'ombra), e questo vien loro sperpera- que' molti ». Questa ragione fu poi ri-
to»; D'Ov., o. e, II, 196. petuta da Benv.
126. veltri : « Bontà propria.... nel vel- 131. cespuglio dov'erasi rifugiato Gia-
:
piange. «Chi fosti 1» domanda V. Que- to non rimedia allo strazio (Parodi) e
gli risponde solo che fu Fiorentino e perchè «il pianto si risolve in rimprover
parla della statua di Marte sul Ponte a chi s'era appiattato, e questi orania
Vecchio, aggiungendo di essersi impic- non c'era più, essendosene le cagne poi-
cato nelle proprie case. È costui, secondo tate via a brani le membra dolenti, co
i più, Lotto degli Agli, giurista, « qui, sicché non poteva udire i rimproveri »
data una sententia falsa, ivit domum, D'Ov., o. e, 306.
et statini se suspendit »; Benv. Altri di- 133. Sant'Andrea di Codiverno, a sette :
questo cotale rimasero, i quali per av- D. è vivo. - disonesto sconcio brutto : , :
ventura sono onorevoli uomini, e perciò cfr. Virg., Aeri. VI, 497 « truncas inho- :
zione mandata da Dio nella, città nostra, vanni Battista, patrono di Firenze.
più se ne impiccarono acciocché ciascun
; 144. primo Marte. - per questo per
: :
che di rifarla non s'ebbe podere, se prima 151. giubbetto: dal frane, ant. gibet
non fu ritrovata e tratta d'Arno l' inda- forca, patibolo. Ma i commentatori an
gine di marmo, consacrata per li primi
'
tichi intendono luogo del supplizio
'
edificatori pagani per nigromanzia a «Et propterea dicit: Io feci, etc. quia
Marti, la quale era stata nel fiume d'Ar- locus in quo suspenduntur homines in
no dalla distruzione di Firenze infìno a partibus Francice, vocatur Jubeth, et
quello tempo .e, ritrovatala, la puosero
; ipse idem de domo propria constituit
in su uno piliere in su la riva del detto sibi furcas » Bambgl. - Così anche
;
fiume, ov' è oggi il capo del Ponte Vec- Lan. e altri. Il nostro verso sarà perciò
chio»; G.Vill. Ili, 1. «Questa statua» da interpretare « non propriamente mi '
dice il Bocc. «era diminuita dalla -cin- servii delle travi della mia casa per im-
tola in su, senza che essa tutta era per piccarmi .... ma ' io feci della mia casa
'
l'acque e per li freddi e per li caldi molto un luogo di supplizio cioè non già una
'
,
rosa per tutto, tanto che quasi, oltre al forca, ma un luogo dove si eseguiscono
grosso de' membri, né dell'uomo né del le condanne alla forca»; D'Ov., o. e,
cavallo alcuna cosa si discernea; e per 330 S£.
116 [CEKC. 7. GIR. 3] Inf. xiv. 1-11 [LANDA INFOCATA]
CANTO DECIMOQUARTO
CERCHIO SETTIMO
GIRONE TERZO: VIOLENTI CONTRO DIO
(Supini e immobili, tormentati da una pioggia perenne di fuoco)
di violenza diretta contro Dio, costretti ro della divina giustizia. Orribile il pec-
a giacer supini e immobili sotto la tre- cato, orribile la pena.
menda pioggia; la più leggera i sodo- 7. nuove: non ancor viste; cfr. Inf.
miti, che durano la fatica del camminare, VII, 20.
ma possono schermirsi e aver qualche 8. landa campagna piana ed aperta,
:
ristoro dallo stesso moto continuo. cfr. Purg. XXVII, 97. «Landa è vo-
1. carità ecc.: amor patrio. « .... Samum cabolo fran cesco, e propriamente la via
biberimus ante dentes et Florentiam adeo che va lungo alcuno fiume » An. Fior.;
quivi fermammo
i passi a randa a randa,
12. randa: (dal ted. Band) orlo, mar- cielo contro cuiosarono scagliare, vivi,
gine a randa a randa vale vicino, ra-
;
'
le loro bestemmie. questo ardimento A
sente l' orlo di essa landa « in su la
'
: temerario fa contrapposto l'impotenza
pianura non potevano scendere, perchè presente, che non consente loro neppure
v' era fuoco » Buti. ; di muoversi, mentre dall'alto le bestem-
13. spazzo: lat. spatium lo spazio, = mie ricadono, per così dire, in forma di
il suolo di questa landa. fiamme ardenti, sulle loro persone.
14. colei l'arena della Libia, calcata
: 23. sedea: usurai. Sono qui come nel
dai piedi di Catone d' litica, quando per mondo invece
: di lavorare colle proprie
il- deserto di Libia condusse i residui del- mani, vollero vivere del frutto 'del de-
l'esercito di Pompeo al re Giuba ; cfr. naro, sedendo e conteggiando e qui sta- ;
Lucan., Phars. IX, 382 sgg. Circa l'uso ranno seduti in eterno. - raccolta: es-
dei pronomi di persona per designare sendo stata poco o punto socievole, in-
cose inanimate cfr. Bull. Ili, 123 n. tesa solo al guadagno «ma anche stretta ;
musque gradus in pulvere ponam »; Lu- domiti. Trascinati, anche loro malgrado,
cali., Phars. IX, 394. -soppressa calcata. : dalle proprie sozze passioni, sono co-
16. vendetta giustizia punitrice cfr.
: ; stretti a muoversi continuamente, come
Inf. VII, 19 sgg. - dei: devi. i peccatori carnali del e. V, ma sopra un
19. nude: tutte le anime sono nude terreno più. triste e sotto orribile piog-
XXIII, 61 sgg.);
(eccettuati gìiipocriti, e. gia: terreno e pioggia 3ono contro na-
ma P. ricorda espressamente questa
il tura, quale fu il loro peccato.
circostanza, quando vuol farci vedere © 25. Quella sodomiti. Moltissimi i so-
:
sentir meglio la loro miseria, il loro mar- domiti in numero minore gli usurai ed
;
tirio; cfr. Inf. Ili, 100; XIII, 116; ancor più scarsi i bestemmiatori.
XXIII, 118; XXIV, 92; XXX, 25. - 27. al duolo ai lamenti. Come nel mon-
:
I
[CERC. 7. GIR. 3] Inf. xiv. 47-62 [CAPANEO] 119
Stat., Theb. X, 845 sgg. Stazio lo descri- Vili, 439 sgg. (quando Vulc. ordina ai
ve gigantesco e lo chiama magnanimus suoi fabbri le armi per Enea) :
e Superimi contemptor^et x cequi. < Tollite cuncta » inquit < coeptosque auferte
47. torto: torvo, bieco. [labores,
48. maturi : ammollisca, renda mite ed JEtn&i Cyclopes, et huc advertite mentem.
umile. «Acerbi diconsi gli orgogliosi; Arma acri facienda viro. Nunc viribus usus,
Nunc manibus rapidis, omni nunc arte magi-
acerbo. è> contrario di maturo; e la'piog-
Prsecipitate moras. » [stra.
gia ammollisce le frutta cadendo »; Tom.
Al., malamente: marturi: da, martoria- 58. Flegra valle in Tessaglia, dove ac-
:
re = martoriare. Cfr. Moore, Grit., 307. cadde il combattimento fra Giove e i Gi-
51. Qual da vi-
ecc.: fiero, inflessibile ganti, i quali avevano sovrapposto monte
vo, tale io restoanche morto e dannato. a monte per dare la scalata al cielo. Il ri-
52. fabbro: Vulcano, che fabbricava cordo di Flegra si ridesta, secondo Sta-
le saette di Giove. Capaneo bestemmia zio, nell'animo di Giove vedendo e uden-
tuttora laggiù come.; un tempo quassù. do Capaneo che infuria sulle mura di
53. crucciato: perchè schernito efsfi- Tebe: anche costui è enorme di corpo
.
dato con parole superbe. Stazio ci rap- come i Giganti, né meno di essi empio.
presenta crucciati gli altri dei, non Gio- 60. non ne ecc.: non potrebbe aver mai
ve, che ride e non perde la sua serenità, la soddisfazione e la gioia di vedermi
si direbbe, neppure quando scaglia sul- umiliato.
l' empio il suo fulmine. Capaneo, Ma 61-62. di forza tanto, ecc.: con tale e
nella sua insanabile superbia, parla del tanta veemenza, quale e quanta non ave-
cruccio di Giove per Vanteria : non è va mai usato parlando ad alcuno laggiù
davvero piccolo vanto, il dire di aver nell'Inferno. La> veemenza di V. è na-
v
commosso con le sue parole e il suo con- turale e necessaria, perchè la risposta
tegno l' animo* dell' Olimpio. suoni efficace all' orecchio di Capaneo
54. l'ultimo dì di mia vita terrena.
: che ha parlato con foga e violenza inau-
55. altri suoi fabbri, cioè i Ciclopi. -
: dite. Di fatto alle parole di V., brevi ma
a muta a muta a vicenda, l' uno dopo
: recise, vigorose, vivaci, Capaneo non
l' altro, dando loro la muta. osa più replicare.
120 [ckrc. 7. gir. 3] Inf. xiv. 63-80 [CAPANEO]
fiu?ni d'inferno. Risponde V.: «In del vecchio sarebbe figura dell'umanità
Creta, dentro il monte Ida, sta ritto un corrotta e invecchiata nel peccato e le ;
gran Veglio che ha le spalle volte ver- fessure sarebbero le ferite che il peccato
so Daini ata e il volto verso Roma. Ha ha inflitte ad essa umanità ferite sem-
;
capo d'oro, braccia e petto d'argento; pre aperte e donde « scaturisce e preci-
di là sino alle cosce è di rame; cosce, pita nel baratro V onda peccaminosa »;
122 [CBRC. 7. GIR. 3] INF. XIV. 94-112 [VEGLIO DI CRETA]
natii, morale dell'Inferno. Bologna, Za- perchè quivi fiorì sotto Saturno l'età
nichelli, 1902; pp. 159 sgg. dell'oro e perchè si credeva che V isola
94. mezzo e ir. Vìrg., Aen. Ili, 104 sgg.
: giacesse proprio nel mezzo delle tre parti
- mar: Mediterraneo, detto nel Medio del mondo conosciuto, epperò fosse cen-
evo il mare per antonomasia. - guasto : tro e principio del genere umano.
rovinato. Si credeva che anticamente 104-105. inver Damiata: eh' è in Egitto,
avesse cento città, Yirg., Aen. Ili, 106. cioè verso Oriente. - guarda: essendo Ro-
96. rege Satnrno, primo re di Creta.
: ma l'unica speranza dell'avvenire della
-casto: puro, senza vizi. Fu l'età del- monarchia universale cfr. De Mon. II ;
;
100-102. Bea: Bkea o Cibele, moglie dal quale si partono le cosce terza età ;
sull'Ida per salvarlo, e perchè Saturno quello forte, questo assai fragile.
non ne udisse le grida, comandò a' Cu- 112. parte: della statua. - fuor che:
reti di fargli gran rumore attorno con gli uomirii felici non piangono, e tali
si^ade, scudi, cembali e altri strumenti. furono nell'età dell'oro (e nei tempi di
[CERC. 7. GIR. 3] Inf. xiv. 113-122 [fiumi infernali] 123
{Inf. XXXIV, 110 sg.), e oltre il quale, prende, Quant' essa versa da due parti
|
cioè salendo {Inf. XXXIV, 76-90). dall'una parte di astergere ogni memo-
119. fanno : tutte quante quelle lagri- ria delle passate colpe, dall'altra di con-
me vanno <giu a formare
Oocito, sede il ferire ogni doviziavdi beni spirituali. In
della causa prima di esse, cioè di Luci- una parola, il- primo è l'emblema della
fero; cfr. Inf. XXXII, 23, sgg. colpa, il, secondo della grazia; quello del
120. non si conta: non ne parlo. - «Le male, questo* del rimedio. » Barelli, Al-
lagrime che il Veglio, figurante l'uman leg. della Div. Oomm., 90 sgg.
genere, piove da tutte le fessure ond' è V. 121-142. ALncora i fiumi infer-
vulnerato, fuor che dal capod'oro, sono nali. « Ma se questo fiume deriva dal
l'universalità; dei peccati commessi da nostro mondo, perchè si vede sol qui, e
tutti. gli uomini- delle tre ultime (
'età vi- non nei cerchi superiori?» chiede D. E
ziate, e calanti neUgran ^baratro Ohe il V.: «Il luogo è circolare, e tu non hai
mal dell'universo tutto intacca { Zn/.VII, ancora percorsa l' intiera circonferenza;
18); e fanno dapprima' il fiume nomato la sicché non devi meravigliarti, se, t'ap-
trista riviera d'Acheronte il quale fiume ; paiono solo in un dato cerchio cose vi-
;
poi ricompare buio molto più che perso sibili manche in cerchi precedenti. <<Ma
nel cerchio degli; avari; si dilaga nella dove sono Flegetonte e Lete ? » « Il Flege-
palude Stige, ove stanno attuffati gl'ira- tonte è questo, e dovevi argomentar ciò
condi forse [certo] nella intenzione del
; dal suo bollore. Lete vedrai sulla vetta
Poeta, è il medesimo che, trasmutato in della montagna savia. Ed ora, avanti » !
sangue bollente, cruccia i violenti del pri- 121. rigagno: rigagnolo; cfr. v. 77.
mo girone, perocché rosso e bollente spic- 122. nostro: dei viventi.
124 [CERO. 7. GIR. 3] INF. XIV. 123-142 [fiumi infernali]
123. pur: solamente. -vivagno: propr. flammis ambit torrentibus amnis Tarta-
l'orlo o cimosa del panno qui per il 3° ;
reus Phlegethon », e Serv., Ad Aen. YI,
girone del settimo cerchio del quale cer- ; 265, dove è detto che V. « Phlegethonta
chio esso girone forma Vorlo interno. vocat ignem»), il bollore di questo fiume
124. il luogo: il baratro infernale. doveva farti accorto che esso è per l'ap-
126. pur: sempre a sinistra. AL: più; punto il Flegetonte. Né occorreva sa-
cfr. Moore, CriL, 307-10. pere di greco; bastava avere in mente
127. non se' ecc.: hai percorso una par- il verso di V. e conoscere la glossa di
te di ogni cerchio sempre proseguendo il Servio, o anche solo aver letta la spiega-
cammino a sinistra, ma ancora non hai zione che davano di Phlegethon i lessici
girata l'intera circonferenza. «Quasi vo- allora in uso. Cfr. Toynbee, Ricerche ecc.,
glia dire e però non ti maravigliare, se
: 2 a serie, Bologna, 1904, p. 34.
ancora veduto non hai lo scender di quo- 135. l'una: la questione: ove si trova
st' acqua, perciocché tu non eri ancora Flegetonta^ Eccolo lì.
pervenuto a quella parte del cerchio, 136. vedrai: cfr. Purg. XXVIII, 121
dalla quale ella scende»; Bocc. sgg. - fossa: cavità infernale.
129. addur ecc.: nel volto si esprime 137. là ove ecc.: nel Par. terrestre,
la meraviglia dell'animo. sulla vetta della montagna del Purg.
131. Lete: così Olimene, Par. XVII, 1. 138. pentuta: dall'ant. pentere, di cui
-dell' un: di Lete. Il fiume deH'obblìo ilcolpevole siasi pentito a tempo; cfr.
non può essere nell' Inf. cristiano (come Purg. XXXI, 85-87. - rimossa: tolta via
era nel pagano), non essendo concesso interamente, lavata dalle pene del Pur-
ai dannati di dimenticare i peccati com- gatorio.
messi e i mezzi di grazia negletti. 140. dal bosco: dalla dolorosa selva
132. T altro:Flegetonte. - piova:
il del secondo girone. - vegne: tu venga.
pioggia le lacrime del Veglio di Creta.
; 141. arsi: infocati.
134. il bollor: Flegetonte venendo a 142. vapor: fiamma; cfr. v. 35. - si
dire fiume bollente (da (pXéyco ardo, = spegne per il motivo accennato nel v. 90,
:
cfr. Virg., Aen. VI, 550 sg.: «Quae rapidus e spiegato ne' primi vv. del e. XV.
[CERC. 7. GIR. 3] INF. XV. 1-9 [SODOMITI] 125
CANTO DECIMOQUINTO
CERCHIO SETTIMO
GIRONE TERZO: VIOLENTI CONTRO NATURA
(Camminano continuamente, tormentati dalla pioggia di fuoco)
(di cui ci è fatta capire la struttura con p. 89 sgg. - Bruggia : Bruges (dal ted.
due opportune similitudini) avendo così Die Bruche) città capitale della Fiandra
a sinistra il ruscello, a destra il sab- •
occidentale. «Trovandosi Wissant verso
bione infocato. A
gran distanza dalla il confine occidentale della Fiandra Dan-
selva de' suicidi e scialacquatori vedono tesca, Bruggia verso 1' orientale, appa-
venire lungo l'argine, incontro a loro, risce che Dante con que' due nomi volle
una schiera di violenti contro natura, indicare la diga fiamminga da un capo
che fissano non senza stento i due in- all'altro del paese. La distanza de' due
soliti viandanti. luoghi è presso a 120 chilometri o-65 mi-
1. duri: pietrificati, non sabbiosi. glia geografiche italiane » Dalla Ve- ;
così dalla pioggia di fuoco acqua e ar- «Nunc rapidus (pontus) retro atquesestu
gini. Al.: salva l'acqua gli argini, le- revoluta resorbens Saxa fugit litusque
zione che dà pure un buon senso e che vado labente relinquit » Virg., Aeri. ;
parecchi, tra cui il Foscolo, hanno pre- XI, 627 sg. - Da questi versi alcuni in-
ferita. feriscono, ma è illazione non necessaria,
4. Guizzante : i più, a ragione, inten- che D. abbia visitato la Fiandra. Cfr.
dono Wissand (cfr. G.Vill. XII, 68), vil- Bass., 12-13.
laggio della Fiandra a S-O. di Calais; 7. e quale: fanno lo schermo.
altri, non bene, Cadsand, isola e città 9. Chiarentana: secondo ogni probabi-
126 [CERC. 7. GIR. 3] INF. XV. 10-21 [SODOMITI]
La Rettorica
' italiana di B. Latini
'
sus »; Benv. Per il verbo '
chinare ', cfr.
Firenze, 1912], e fece il buono e utile Inf. XXI, 100.
libro detto Tesoro e il Tesoretto e.... più 30. qui : sembra esprimere maraviglia
altri libri in filosofìa e fu; dittatore [epi- di trovarlo in tal luogo. « voler tener A
stolografo] del nostro Comune. Fu mon- conto dell'esclamazione di Dante, nel ri-
dano uomo, ma di lui avemo fatta men- conoscere in un sodomita ser Brunetto,
zione, perchè fu cominciatore e maestro e dal fatto eh' ei non richiese anche di
in digrossare i Fiorentini e fargli scorti lui, come invece fece del Rusticucci e
in bene parlare, e in sapere guidare e di Tegghiaio, a Ciacco, sembra potersi
reggere la nostra repubblica secondo la supporre o che la colpa non ne fosse
politica » G. Vili. Vili, 10. - Il Bocc.
;
generalmente: nota e il Poeta per caso
scrive che « la sua principal facultà fu la venisse a sapere qualche anno prima
notaria, nella quale fu eccellente molto, o dopoxdel 1300, o che da principio ei
e fece di sé e di questa sua facultà sì la credesse una calunnia, e solo più tar4
grande stima, che, avendo in un con- di, magari quando già il notaio era morto,
tratto fatto per lui, errato e per quello avesse modo di sincerarsi essere invece
essendo stato accusato di falsità, volle quella voce conforme alla verità » Sche- ;
volto abbrustolito (cotto) dal fuoco. cia: la comitiva di cui faceva parte e
27-28. non difese ecc.: non m'impedì che andava in direzione opposta a quella
di riconoscerlo. dei P. Cfr. Inf. XVIII, 79. Bocc. legge
29. la mano: così i più, e il gesto è e punteggia «Non ti dispiaccia Ser Bru-
:
naturalissimo. AL: lamia; e si dovrebbe netto Latini un poco teco ritorna indie- :
intendere: Chinando la mia faccia verso tro, ecc. »; cioè «non ti dispiaccia d'avere
la sua, non già per riconoscerlo meglio, me alquanto teco .... Ritorna indietro;
ma per ossequio; ma per ficcar gli occhi eragli per avventura alquanto innanzi
per lo cotto aspetto D. aveva chinata la l'autore, e però il priega che ritorni ecc. »
taccia di già. Cfr. Moore, Orit., 105 nt. 29. Ma chi ritorna indietro, è Brunetto, non
« Ut tangerem eum in fronte, quee erat D.: il Boccaccio fu tratto in inganno dalla
rnihi magis vicina, sicut ipse ceperat me lez. ser, che nel v. 32 s introdusse in
1
per infimam vestem quse erat sibi magis molti codd., falsa eco di ser del v. 30.
vicina, quia ego eram altus et ipse bas- 34. preco è il lat. precor
: prego. =
128 [CERC. 7. GIR. 3] Inf. xv. 35-51 [brunetto latini]
stui: '
se piace a costui col quale io usarono sovente il Villani e il Machia
vado », osservando e dimostrando con
'
velli. E Brunetto iLatini la usò più volte
esempi che simili costruzioni, irregolari nel senso di famiglia (Trés., p. 257,
' '
per noi, non parevano tali al tempo di 258, 333, ecc.), e '
famiglia ', nel v. 22
D. e anche poi. da D. chiamata la masnada de' sodomiti
37. greggia: compagnia. Nel nome 42. eterni danni: pene eterne.
greggia « è una sfumatura di disprezzo ;
43. non osava per paura delle fiamme :
il povero Maestro colle sue velate allu- cadenti e dell'arena infocata; cfr. Inf.
sioni vuol far comprendere al discepolo XVI, 46 sg.
eh' egli stesso è giudice ben severo della 44. par di lui: allo stesso livello di
propria vergogna»; Parodi, 1. e. lui. - chino per reverenza.
:
ischermirsi come che sia dalla pioggia flusso, o qual divina provvidenza?»; Veli.)
di fuoco. Nel Casentino dicono, p. e. : 47. anzi l'ultimo dì: prima della mor-;
« Pensa che il tu' babbo, il mi' marito, te; cfr. Virg., Aen. VI, 531 sg.
e tutti ci arrostiamo giorno e notte per 48. mostra il cammino fa da guidai :
curando di salire il dilettoso monte. cie dagli antichi commentatori, che, na-
53. questi: nell'Ini". D. non presenta scendo D., Brunetto gliene facesse l'oro-
mai V. ai dannati nominandolo, forse scopo. È vero che un astrologo non
per reverenza, come non nomina mai mette innanzi dubitatamente quali sem-
nell'Inf. nò la Vergine, né Cristo. Di plici congetture, come fa qui ser Bru-
lui fa la presentazione dicendone il no- netto, le sue predizioni, ma le spaccia
me a due sole anime a Stazio, per esor-; per infallibili se non che, ora che è lag-
;
tazione di V. stesso, Purg.XXX, 118 sgg.; giù nel settimo cerchio, Ser Brunetto
e a Forese, Purg. XXIII, 130. V. dal avrà imparato a dubitare alquanto della
canto suo non si dà a conoscere che ad propria infallibilità. - beila del mondo. :
Ulisse e a Sordello. Cfr. Parodi in Lect. 58. per tempo troppo presto rispetto :
Dantis genovese, p. 150 sg. -in quella: a D. che Brunetto morì vecchio.
;
valle con la selva oscura; cfr. Inf. I, 61. 59. veggendo Brunetto vedeva ciò co- :
al cielo che è la ca stabile, dell' uomo; 60. opera di scrittore, d' uomo e di cit-
:
motto che suona monito o lode (?). quando congiurò contro alla salute pub-
55. stella: nacque Dante quando il blica di Roma, fu per li Romani disfatta,
Sole era in Gemini, e da questi egli stesso e parte.de' suoi cittadini ne vennero ad
dichiara di riconoscerò il suo ingegno, abitare Firenze, la quale per li Romani
Par. XXII, 110 sgg. Gli astrologi del in quegli medesimi tempi si fece e fu
tempo crede vano che Gemini fosse « si- abitata primieramente di questi due po-
gnificatore di scrittura, e di scienza e di poli, cioè di Romani e di Fiesolani ». Cfr.
cognoscibilitade » Ott. Cfr. Inf. XXVI,
; a. Vili. I, 7, 9, 35 sg.; II, 2 III, 1, ecc. ;
2o sg. Brun. viene a dire così Se colti- : 63. tiene ecc.: è ancora rozzo e duro.
verai con lo studio e la meditazione l' in- « Del monte, in quanto rustico e salva-
gegno di che sei dotato, te ne verrà macigno, in quanto duro e non
tico, e del
somma gloria. Cfr. Colagrosso, La pre- pieghevole ad alcuno liberale e ci vii co-
dizione di B. L., Roma, 1896. stume » Bocc. ;
64. ben far: s'oppose alla venuta in « Ambedue le parti dei tuoi concittadini
Firenze di Carlo di Valois. Nella sen- ti odieranno a morte, ma non potranno
tenza del 27 Gennaio 1302 « Vel qnod : riuscire nel loro intento; si strazino fra
darent, si ve expenderent contra.... do- loro, ecc. » Non solo i Neri s'avvente-
minnm Karolum prò renitentia sui ad- ranno furiosi contro di te, ma gli stessi
ventus ». Ma qui, oltre che a ciò, si Bianchi, compagnia malvagia e scempia,
allude in generale alla rettitudine co- e ciò ti sarà grande onore. Cfr. Par.
stante dell'operare, che, disconosciuta XVII, 61 sgg.
dai concittadini, attirerà al P. inimici- 72. lungi ecc.: non potranno abboccarti.
zie; donde l'esiglio immeritato. 73. bestie chiama così i suoi concitta-
:
65. lazzi : di sapore aspro. I lazzi sorbi dini, che crede, nella loro grande mag-
sono Fiorentini; D. è il dolce fico.
i gioranza, discendenti dei Fiesolani cfr. ;
derono alle sue false lusinghe, ecc. ». D. « il legame e la coerenza delle imma-
Secondo un'altra tradizione, i Fiorentini gini (avranno fame di te ma Iwigifta\
si lasciarono gabbare dai Pisani, che of- dal becco l'erba) richiedono che si con-
fersero loro due colonne di porfido guaste tinui nell'idea del divorare»; Barbi,
dal fuoco e perciò coperte di scarlatto, le Bull. XVIII, 7-8.
quali i Fiorentini presero, avvedendosi 74. pianta: D. qui si gloria di essere
sol tardi dell' inganno di qui la fama di : disceso da quegli antichi Romani che
orbi. Così i più dei comm. ant. fondarono Firenze e vi rimasero insieme
68. avara ecc. cfr. Inf. VI, 74 sg.
: coi Fiesolani.
69. forbi forbisca, conservi puro.
: 76. santa: «populus ille sanctus, pius
70. fortuna che è effetto della « dispo-
: et gloriosus»; T>eM.on. II, 5. Nel Oonv.
sizione de' cieli »; An. Fior. IV, 5, Roma è la santa città, i Romani
71. l'ima parte e l'altra: Bianchi e divini cittadini; cfr. Inf. II, 22 sgg.
Neri. - fame Molti intesero desidere-
:
' 77. rimaser: ad abitarvi.
ranno averti dalla loro ma il contesto '
;
78. il nido ecc.: Firenze. « E nota, per-
rende necessario l'intendere col Todesch.: chè i Fiorentini sono sempre in guerra
[CERC. 7. GIR. 3] INF. XV. 79-92 [BRUNETTO LATINI] lol
e in dissenzione tra loro, che non è da poteva ribellarsi, questo, che un peccato
maravigliare, essendo stratti e nati di mortale, anche isolato, se non è smentito,
due popoli così contrari e nemici e di- col pentimento almeno dell' ultim' ora,
versi, come furono gli nobili Romani danna irreparabilmente anche l'uomo
virtudiosi, e' Fiesolani ruddi e aspri di più virtuoso e nobile in tutto il resto.
guerra » ; Q. Vili. I, 38. Non pensa che è anzi da ammirare la
pieno: esaudito. - dimando: pre-
79. magnanimità e la relativa spregiudica-
ghiera. Se ogni mia preghiera fosse esau- tezza di D., che senza ribellarsi, ed anzi
dita, voi sareste ancor vivo ; cfr. v. 58. facendosi banditore della divina giusti-
82. accora: commuove, perchè vedo zia verso tali uomini, mantiene però in-
l' immagine stessa deformata dalla piog- tatto il suo ossequio alle vere virtù che
gia di fuoco; cfr. vv. 26 sg. li ornarono. Né considera l'effetto mo-
84. ad ora ad ora: di quando in quando, rale che D. certo si proponeva di conse-
ad ogni propizia occasione. Se insegna- seguire dimostrando come l' uomo quasi
vate può far credere che Brunetto sia in tutto virtuoso non debba però gittarsi
stato maestro vero e proprio di D., la spensieratamente in un grosso vizio con
limitazione ad ora ad ora, dimostra che la speranza che questo resti neutraliz-
l'insegnamento fu occasionale; e D. zato dalle virtù avvertimento non inu-
:
« forse aveva appreso soprattutto » così tile al certo, in una^età selvaggia qual
il Parodi nella Lectura Dantis gen, era quella, in cui tanto facilmente il
p. 142 sg. « ad amare il sapere, presen- tratto gentile, l' alta coltura della men-
tendone l'austera dolcezza e a non di- te, il coraggio a tutta prova, si trovavan
sgiungere mai 1' attività intellettuale da uniti nella stessa persona con qualche
precisi e austeri intendimenti d' utilità abito rozzo o tristo ».
morale e civile»; con che l'uomo s'eterna, 88. corso vita avvenire, -scrivo nella
: :
nella dottrina cattolica, a cui Dante non malvagi potranno mai atterrarmi, sen-
132 [CERO, 7. Giù. 3j INF, XV. 93-107 [ALTRI SODOMlllJ
tendoini ben tetragono' ai colpi di ventu- non concede di parlare. Tutti furono che-
ra; cfr. Par. XVII, 19-24. - garra: gar- Ci sono Prisciano
rici e celebri letterati.
risca, riprenda di avere mal fatto, cfr. e Francesco d'Accorso potresti vedervi ;
Inf. XXVIII, 115 sgg. « Quanto più. l'uo- il vescovo Andrea de' Mozzi. Ma non
mo soggiace allo intelletto, tanto meno posso allungarmi di più, che viene in qua
soggiace alla Fortuna » Conv. IV, 11. ; una schiera con la quale non mi è lecito
93. presto pronto a sostenerne i colpi.
: di stare. Ti raccomando il mio Tesoro ;
propositi]»', Buti. Cfr. Yirg., Aen. V, gnità. Cfr. Par. XVII, 138. In antico il
710 « Quidquid erit, superanda omnis
: superlativo si trova abbastanza spesso,
fortuna ferendo est ». come qui sommo trattato come agg.
' '
,
detti con allusione al v. or ora citato tale]è molto più pessima cosa che la
nella n. 96. Al. Utilmente ascolta chi : morte » id., Pred., Ed. Moreni del 1831,
;
109. Priscian : Priscianus Ocesarien- e grande nel cospetto del papa, per levar
gis, celebre grammatico della la metà dinanzi dagli occhi suoi e de' suoi citta-
del 6° secolo dell' èra volgare. - « Pri- dini tanta abominazione, fu permutato
scianus ponitur hic tamqtiam clericus, dal papa di vescovo di Firenze in ve-
quia monachus fuit et apostatavi t ut scovo di Vicenza ». E di sciocchezze ci
acquireret sibi maiorem famam et glo- ha lasoiato saggi Benv. che narra come
riaui.... Ponitur etiam tamquam magnus costui (dichiarato dal commentatore ma-
literatns in genere eloquentiae, quia fuit gnus bestìonus) « saepe publice praedica-
doctor, regulator et corrector gramma- bat populo dicens multa ridiculosa. In-
tiche, vir vere excellentissirnus, princeps ter alia dicebat quod providentia Dei
in hac arte primitiva, magnus orator, hi- erat similis muri, qui stans super trabe
storicus et autorista » Benv. Prisciano ; videt quaecumque geruntur sub se in
dettò la migliore grammatica latina an- domo et nemo videt eum etc. » - potei :
tica ed altri lavori filologici di minor potevi avresti potuto. - servo de' servi
: :
nome è qui usato a designare quel sozzo 118. Gente ecc. È un' altra schiera di
peccatore. sodomiti con la quale a Brunetto non è
112. colui : Andrea de' Mozzi, fatto ca- lecito di unirsi cfr. n. 100-124 in fine.
;
nonico di Firenze nel 1272 vescovo ivi ; 119. Tesoro: titolo dell'opera princi-
nel 1287 trasferito al vescovado di Vi-
; pale di Brunetto Latini, scritta in lin-
cenza nel 1295, ove morì il28 agosto 1296. gua francese. Al. intendono, a torto, del
Dice il Bocc. che egli « per questa mi- Tesoretto, poemetto allegorico morale,
seria, nella quale forse era disonesto pec- dettato in lingua italiana. Vedi i lavori
catole, e per molte altre sue sciocchezze citati in n. ai vv. 22-54.
che di lui si raccontano nel vulgo, per 120. vivo: nella fama di quest'opera.
opera di messer Tommaso de' Mozzi, suo - cheggio chiedo; cfr. Inf. I, 130.
:
134 [cerc. 7. GIR, 3] Inf. xv. 122-124 -xvi. 1-4 [BRUNETTO latini]
122. drappo
il spettacolo popolare
: veloce per raggiungere la sua masnada,
istituito nel 1207, che eolea farsi ogni (cfr. v. 41). Si rammenta oltre a colui
anno la prima domenica di quaresima. che vince anche chi perde, perchè nella
Negli Stat. Yeron.: «Exponi debent qua- corsa de'palii (li A'erona, che « si compie-
tuor bravia, quorum primum sit VI bra- va tutta o almeno dovea finire, inori di
chi or uni panni viridis sanibugati et fini ;
città », non solo si dava al vincitore il
ad quod curretur per mulieres honestas, drappo verde, ma a chi restava ultimo un
etiam si esset ima ». gallo « ch'egli doveva portare alla sco-
124. quegli che vince tanto Br. corse : perta usque in civitatem»; Bull. VI. 217.
CANTO DEOIMOSESTO
CERCHIO SETTIMO
GIRONE TERZO: VIOLENTI CONTRO NATURA
forme più turpi. Ma di tal criterio di di- quel romore cupo e confuso che fanno
visione non c'è indizio nel poema: sem- le api. Cfr. Virg., Georg. IV, 2G0-G3:
bra piuttosto, come s' è detto, che le ma- «Tum sonus auditur gravior tractimque
snade sian distinte secondo la condizione susurrant, Frigidus ut quondam silvis
|
marsi, cfr. Inf. XV, 37 sgg. - torma: Disse, ecc. Cfr. Moore, Crit., 313 sg.
gruppo di persone. Voce usata dagli an- 15. cortese: aspettandoli ed ascoltan-
tichi anche in prosa. AL: turba. doli con deferenza.
7. venìan: dal mezzo del sabbione ve- 16-18. se non ecc.: esorterei te a cor-
ni van di fianco verso D. e V., ch'erano rere incontro a loro, uomini ragguarde-
su l'argine, gridando per attirar l'at- voli, se non fosse il fuoco che la natura
tenzione di D. di questo luogo manda sul sabbione.
8. Sostati fermati. - all' abito al ve-
: : 19. ei: eglino.
stire. «Puossi in queste parole compren- 20. l'antico verso: i soliti lamenti, in-
abiti siamo »; JBocc. Cfr. G. Vili. XII, 4, il passato non può stare col pres. nien
dove si dice che in antico il vestire dei del v. 24, eh' è lezione sicura. - campion :
Fiorentini «era il più bello e nobile e lottatori. S' allude ai campioni che com-
onesto che di niuna altra nazione, a modo battevano nei duelli giudiziarii per so-
di togati Romani ». stenere le ragioni d'altri che avesse il
9. terra: Firenze. - prava: corrotta. diritto di non combattere personalmente.
11. incese: accese dalle fiamme. Incese Cfr. Davidsohn in Bull. VII, 39 sgg. -
si riferisce a piaghe. Benv.: «Impressa© unti per dar meno presa. « Exercent
:
24. che sien ecc.: prima di venire al- brolli di richiedere di battagliai re? »;
gevoli, la nostra fama t' induca a dirci mirato, Albero e Storia della famiglia
chi tu sei. Questi che mi precede, è Guido de' conti Guidi, Fir., 1640. Fu madre
Guerra; quest'altro che mi vien dietro, è di quattro figliuoli, tra' quali il padre
Tegghiaio Aldobrandi, ed io sono Iacopo di Guido Guerra, che G. Vili. (loc. cit.)
Eusticucci. » Del 2° e del 3° Dante aveva chiama Ruggero, altri Marcovaldo, conte
chiesto notizia a Ciacco, Inf. VI, 79 sgg. di Dovadola. « Guido vecchio prese per
28. E « Se miseria ecc.: I tre non po- moglie la figliuola di Messer Bellincione
tevano ancora saperlo. Al. E se, che : Uberti de' Ravignani.... la quale ebbe
viene interpretato per anche se o per ' '
nome Gualdrada. la quale egli tolse per
'
sebbene AL: Eh, Deh, se; cfr.Z. F., 96.
'
moglie per una leggiadria, che la vidde
- sollo: cedevole, perchè arenoso. Cfr. fare nella cattedrale Chiesa di Firenze
V ingolla di Purg. V, 17 e il solla di ad una festa, alla quale era Otto IV im-
Purg. XXVII, 40. peradore. Era la fanciulla in compagnia
29. rende in dispetto: fa parer degni di donne, ed era molto bella; il Conte
di disprezzo. la motteggiò di volerla baciare la fan- ;
30. tìnto : perchè cotto ed abbruciato, ciulla disse, che né elli, né altri potrebbe
Inf. XV,
26 sgg. - brollo brullo, cioè : ciò fare, se suo marito non fosse onde il ;
dato, duce dei guelfi di Firenze che nel particolari non sappiamo se e qual fon-
1255 scacciarono i ghibellini da Arezzo damento abbiano nella realtà.
(G. Vili. VI, 61). Bandito poi da Firenze, 46-90. Corruzione di Firenze. Dan-
(G. Vili. VI, 77), capitanò i guelfi usciti te, dopo aver dichiarato il proprio do-
di Firenze, ebbe molta parte nella bat- lore davanti a quegl' infelici, risponde
taglia di Benevento e rientrò nel 1267 alla dimanda fattagli (v. 32 sgg.): «Sono
coi guelfi in Firenze. Morì nel 1272 (G. vostro concittadino ho sempre udito e
;
Vili. VII, 9. Cfr. FU. Vili., Vite, ecc.). raccontato con affetto l'opere vostre;
Del suo vizio tocca il solo Dante. - « Fra faccio questo viaggio per conseguire la
F altre cose che si narran del detto Gui- salvazione». E il dannato: «Di' un po' :
do, si dice che '1 detto re Carlo [lo d'Ari- è vero che valore e cortesia non fiori-
giò] per lo suo senno e prodezza vinse scono più in Firenze? Guglielmo Bor-
in Puglia lo re Manfredi»; Lan. siere recò testé intorno alla nostra città
40. trita: calpesta; cammina e gira novelle che ci attristano ». « Firenze è
calcando la rena. assai corrotta » replica pronto D.
! e ;
41. Tegghiaio Aldobrandi: degli Adi- l'anima: «Tu parli davvero con grande
mari, cavaliere valoroso e uomo piace- facilità e franchezza. Vedi un po' di par-
vole e savio e molto autorevole, morto lare su nel mondo di noi ». Ciò detto,
prima del 1266; cfr. G. Vili. VI, 77. i tre dannati fuggono via velocissimi.
retta, non avrebbero sofferto la sconfitta ne, e ciò per reverenza; cfr. Inf. VI, 81.
di Monta perti, poiché egli aveva sconsi- 48. credo: argomentandolo dalle pa-
gliato l' impresa contro i Sanesi termi- role di V., v. 16 sgg.
nata con quella sconfitta. 50. paura: di essere bruciato e cotto
43. posto ecc. : tormentato con essi ;
dalle fiamme e dal sabbione infocato. -
Inf. XXXIII, 87. voglia: di gittarmi di sotto ad abbrac-
ricco ed onorato ca-
44. Rusticucci : ciarli.
valiere Fiorentino, di cai si hanno ri- 52. dispetto: come voi supponete, cfr.
cordi per gli anni 1235, 1236, 1254 e che v. 28 sgg. - doglia : dolore, compassione.
viveva tuttavia nel 1266. Dicono Pietro 53. condizion: il misero vostro stato.
di D. e altri antichi .comm. che avesse - dentro mi fìsse: m'impresse in cuore.
moglie ritrosa, dalla quale si separasse 54. si dispoglia: si dilegua. La doglia
per darsi, infastidito della moglie e delle per la vostra condiziono solo dopo molto
donne, alla sodomia. Ma questo ed altri tempo si dileguerà dall'animo mio.
138 [ckrc. 7. gir. 3] Inf. xvi. 55-70 [tre fiorentini]
55-57. tosto ecc.: subito che perle pa- 64-66. Se: ottativo; così tu viva lun-
role (v. 14 sgg.) di V. compresi che voi gamente, e così splenda la tua fama dopo
che correvate verso di noi, eravate per- la tua morte. - quegli J. Rusticucci.
:
così e alle parole con cui i 3 dannati da perocché nelle corti anticamente le vir-
lontano hanno invitato D. a sostare, e tudi e li belli costumi s'usavano (sì come
in particolare alla dimanda del Rusti- oggi s'usa il contrario), si tolse questo
cucci, v. 31 sgg. vocabolo dalle corti; e fu tanto a dire cor-
59. l'ovra: opere pubbliche. tesia, quanto uso di corte »; Conv. II, 11.
60. ritrassi raccontai, cfr. Inf. II, 6;
:
- valor « avvegnaché valore intender
:
li convien vedere ogni distinzione e par- bens odio ofiicium bursarum, quibus
ticolarità di peccati, innanzi che se ne clauditur pecunia, factus est homo cu-
possa o sappia guardare, et andare alle rialis, et ccepit visitare curias domino-
virtù»; Buti. rum et domos nobilium » ; Benv.
[CERO. 7. GIR. 3] Inf. xvi. 71-85 [tre fiorentini] 139
71. per poco: da poco tempo in qua. 78. guatar: dolorosamente stupefatti.
« Par che morisse vecchissimo verso il - come come persone cbe udendo con-
:
1300»; Tom. Cfr. Inf. X, 100-108. AL: fermare un fatto che tutte prima stenta-
Per poca colpa così p. es. Bocc. - com-
;
vano a credere, ma della cui triste verità
pagni non si era separato dalla torma,
: non possono ormai dubitare, si guardano
come i tre, per avvicinarsi a D. tra loro, e con gli occhi e con l'espres-
72. cruccia: ci affligge con sue parole sione del volto paion dire l'uno all'altro :
che dipingono corrotta la nostra città. « Dunque è proprio vero !» - « Illi obsti-
73. nuova: o venuta di poco ad abitare puere silentes Gonversique oculos inter
Firenze, come i Cancellieri, trapiantativi se atque ora tenebant»; Virg., Aeri. XI,
nel 1300 da Pistoia (cfr. G. Vili. Vili, 120 sg. - « Fixosque oculos per mutua
38) o venuti su, negli ultimi tempi, da
;
paulum Ora tenent»; Stai., Theb. II,
umile stato (cfr. Par. XVI, 49 sgg.). V. 173 sg.
Del Lungo, D. ne' tempi di D., p. 1-132. 80. satisfare altrui: il rispondere alle
- sùbiti ricchezze accumulate in breve
: dimando che altri ti fa.
tempo. « E che altro cotidianamente pe- 81. posta a tuo talento. «Parendo lo-
:
mosi di fama nel mondo e si manifestano mente quello che ha nome Acquacheta. -
al P. nellasperanza che egli ne rinfre- proprio cammino: che va direttamente
schi la memoria; solo i traditori desi- al mare, poiché tutti i fiumi tra il Po ed
derano essere dimenticati, Inf. XXXII, il Montone dalla sinistra parte di Apen-
86-87. rupper ecc.: sciolsero il cerchio viso, nelle Alpi Cozie, dove nasce il Po.
che facevan di sé, v. 21, e fuggirono con 97-98. suso in alto, prima che scenda
:
tanta velocità come se le gambe fossero al basso letto, eh 'è la pianura romagnola.
state ali. « Pedibus timor addidit alas »; 99. vacante privo chiamandosi ivi
:
Virg., Aen. VIII, 224. Montone. Cfr. Turg. V, 97. V. del Te-
88. amen « In un amen usasi tuttora
: vere, Aen. Vili, 332 « Amisit verum :
giugnere la loro masnada, cfr. Inf. XV, reas nomen non pertulit undas ».
41 sg., 121 sgg. 100-101. San Benedetto dell'Alpe mo- :
90. parve: è il lat. visum est, cioè nastero sui fianchi dell'Appennino, so-
parve opportuno. pra Forlì e poco lontano dal luogo dove
V. 91-136. la corda di Dante, se- l'Acquacheta forma la cascata cui ac-
gno a Gerione. Giungono sull'orlo del- cenna il v. sg. Dipendeva allora questo
l'alta ripa, dove si ode il rumore del Fle- luogo dai conti Guidi.
getonte che si precipita giù nell'ottavo 101. per cadere perchè cade. - scesa
: :
cerchio. Quivi D. si scioglie da una corda discesa, dove il fiume precipita dal mon-
che aveva cinta intorno, e la porge rav- te giù in una valle.
volta a V., il quale la butta giù nel- 102. ove nel monastero di San Bene-
:
1' 8° cerchio. A
tal segno vien su nuo- detto dell'Alpe. - dovrìa a motivo delle :
tando per l'aere un mostro, Gerione, il sue ricche rendite (Barg.) che soltanto
custode addetto al regno dei frodolenti. pochi si godono. - « Io fui già lunga-
93. per parlar ecc.: parlando, ci sa- mente in dubbio di ciò che l'autore vo-
remmo appena uditi l' un 1' altro, tanto lesse in questo verso dire poi per ven- ;
nuto ragionamento per quelli conti, i ha, ed è essa la più antica, grande va-
quali son signori di quella Alpe, di vo- lore. Cfr. Bull. X, 85 e II, 10. Gli an-
lere assai presso di questo luogo dove tichi commentatori pensarono che D.
quest'acqua cade, siccome in luogo molto alludesse coi vv. 107 sg. all'aver voluto
comodo agli abitanti, fare un castello, « con inganno pigliare alcuna lussuria»,
e riducervi entro molte villate da torno ma '
prender
la lonza vale catturarla,
' '
di lor vassalli; poi morì colui che que- vincerla sicché la corda deve simbo-
',
sto, più che alcun degli altri, metteva leggiare una virtù o contegno virtuoso
innanzi, e così il ragionamento non ebbe che si oppone al vizio raffigurato nella
effetto: e questo è quello che l'autor lonza. E poiché qui la corda stessa ha
dice»; JBocc. Così pure Benv. Si com- potere di comando su Gerione, simbolo
prende che quell'abate non disse: La di frode, anche contro di questa deve
Badia è grande, i monaci son pochi Bas- ; valere quel che la corda simbolicamente
sermann, pp. 187-190. Altri intendono significa. O ammettere dunque un du-
che il nume ha ivi tanta copia di acque,' plice significato alla corda (p. es. di ca-
che dovrebbe essere ricetto (ricevuto) stità contro la lonza —
lussuria, e di giu-
non da una, ma da mille scese. stizia e verità contro la frode [Nardi,
104. trovammo: così i più. AL: sen- N. Giorn. Dani., II, quad. 2°]), o pen-
timmo, udimmo, ritrovammo, faceva ri- sare a qualcosa che valga contro e lonza
sonare, ecc. Cfr. Moore, Grit., 315. - e Gerione (come p. es. l'osservanza della
tinta sanguigna, cfr. Inf. XIV, 78, 134.
: legge [Torraca]). - alcuna volta: una
105. sì che ecc.: quel fracasso era tale, volta; così nel v. 9 alcuno vale uno. -
che in poc'ora ci avrebbe storditi. alla pelle: dalla pelle; cfr. Inf. I, 42.
106-108. corda: il cordone dell'ordine 111. ravvolta fattone come una matas-
:
di S. Francesco? «Dante.... fu frate mi- sa (cfr. Inf. XXXI, 90), per poterla meglio
Bore, ma non vi fece professione, nel lanciar giù nel burrato. Doveva dunque
tempo della sua fanciullezza»; Buti, I, ben essere una vera corda che vien but-
438. - « Per questo appare che '1 nostro tata giù per avvertir Gerione che salga.
autore, infine quando era garzone, s' in- 112. destro dovendo scagliare la cor-
:
97 e il canto XI); ma, per dir D. cor- 115. novità: alcun che di insolito.
digliero, la testimonianza del Buti non 116. nuovo anche qui nel senso di in-
:
142 [CERO. 7. GIR. 3] INF. XVI. 117-134 [gerione]
solito, non mai visto. È la prima e l'uni- 127-129. note parole in rima, versi che
:
ca volta che V. fa cenno col gettare un si cantano. Cfr. Inf. XIX, 118. Par.
oggetto. A
sì insolito cenno, D. si aspetta XIX, 98. - Commedia coll'accento sull'i
:
con ragione di veder cosa insolita. alla greca. Il giuramento è Possa pe-:
117. seconda: segue coll'occhio, guar- rire questo mio poema se non dico il
dando fisso giù nel burrato, dov' ha git- vero Si giura per le cose sante, oppure
!
tata la corda, per vedere se il cenno è per quelle che ci son più care. Il poe-
stato inteso. ma era a D. non pur caro, ma sacro ;
ora a D., uno deve risolversi a dire an- al fondo del mare. Cfr. Lucan., Phars.
che cose che hanno dell'incredibile. Ili, 697 sgg.
126. fa vergogna poiché altri la riter-
: 134. solver: Al. :scioglier, che è la
ranno bugia. L' incredibile è qui, che la chiosa, -aggrappa: s'attacca co' raffi a
sozza imagine di froda salga all' invito scoglio o altro, e se non ne sia prima
fattole colla corda buttata giù. staccata, la nave non può salpare.
[CERC. 7. GIR. 3] INF. XVI. 135-136 - XVII. 1-5 [gerione] 143
135. chiuso: nascosto, celato. distende verso l' alto, e le gambe ripiega
136. in su ecc.: colla parte superiore, e tira in su per nuotare così verso la
vale a dire col petto e colle braccia si superfìcie.
CANTO DECIMOSETTIMO
CERCHIO SETTIMO
GIRONE TERZO: VIOLENTI CONTRO L'ARTE
(Seggono sotto la pioggia di fuoco,
con borse pendenti dal collo, nelle quali son raffigurati i loro stemmi)
giamo néiV Apocal. IX, 7-11: «Et sinii- vagia cfr. v. 1, 23, 30, 97, 133. - a proda:
;
Htndines locustarum similes equis para- all' orlo superiore del burlato, a cui dalla
tia in prcelium, et super capita earum testa dell'argine eransi affacciati D. e V.
144 [CEKC. 7. Gin. :j] Jnf. XVII. 6-21 [gerionk]
(coda aguzza). Questa figura dunque pre- 17. mai: AL: ma' in =^= mai in onde ;
senta quasi una storia visibile del prin- la costr. sarebbe né Tartari nò Turchi,
:
cipio, mezzo e termine della Frode. E si abilissimi tessitori, fecero mai in drappo
noti che le frasi di tramare inganni, or- sommesse e soprapposte con più-colori.
dire insidie e tesser frodi, daran subito 18. per: da. - Aragne: la celebre tes-
luogo a due similitudini desunte da tes- sitrice di Lidia, che osò gareggiare in
sitori ed applicate al fusto serpentino »; quest'arte con Minerva, e da questa fu
Ross. Il Boccaccio nella Oen. deor. I, 21, vinta e mutata in ragno. Cfr. Ovid.,
dice che Gerione attirava nella sita di- Met. VI, 5 sgg. Plin. VII, 56. Purg.
mora, allettandoli con cortesie e blan- XII, 43. - imposte: abbozzate. « Dise-
dizie, amici e juirenti; poi li uccideva. gnando l'abbozzo, il che alcuni chia-
11. la pelle: « La prima apparenzia mano imporre » Vasari. Il Barbi in-
;
dell' astuzia par buona, e pare procedere tende composte e richiama V imposta =*
con semplicità, ma sempre va con ma- scolpita di Purg. X, 52 (Bull. XVIII, 8).
lizia e callidità » Buti. ; 19. burchi: burchielli, piccole barche
12. serpente « serpens est astutissimum o zattere a remi. « La specie per il ge-
animalium» osservacene., e sotto forma nere, cioè i burchi per ogni naviglio »;
di serpente è raffigurato l'ingannatore Dan.
del genere umano; cfr. Genes. III, 1. 21. lurchi: «lurcos, idest gulosos »;
II Cor. XI, 3. - V altro fusto il resto : Pietr. Dani. Dei Germani già scriveva
del corpo. Tacito : Dediti sommo ciboque.
[CKRC. 7. GIR. 3] Inf. xvii. 22-33 [gerione] 145
22. bivero: castoro. « Dicitur de bi- consueto cammino significa che « per
vero animali, quod cum cauda piscatur vincere il torto procedere dalla frode,
inittendo ipsani in aquam et ipsam agi- non sempre può battersi la via regolare ».
tando, ex cuius pinguedine resultant 32. lo stremo: l'orlo interno del 7°
guttse ad moduin olei, et dum pisces ad cerchio.
eas veniunt, tunc se revolvendo eoa ca- 33. cessar: causare; cfr. Par. XXY,
pit »; Petr. Dani. Tale, conforme la 133. - rena : perchè infocata - fiammella :
condo la promessa « Ecce dedi vobis : tasca mostra uno stemma, dal quale si
potestatem calcandi supra serpentes et può riconoscere la famiglia a cui appar-
scorpiones, et supra omnem virtutem ini- tenne il peccatore. Lo stemma è dipinto
mici, et nihil vobis noeebit »; Lue. X, 19. sulla tasca degli usurai dannati, affin-
28. torca « Non si potea per diritto
: chè veggano lì insieme tutto ciò che ap-
calle andare alla frode, anzi per tortuo- prezzarono in vita ed abbiano sott' oc-
so; nulla via mena a lei diritto » Ott-. ; chio il contrasto tra lo stemma, segno
30. si corca: è coricata, giace. di nobiltà, ed il loro ignobile operare.
81. destra : nell' Inf. vanno sempre a Un Padovano parla al P. di due famosi
sinistra. Due sole eccezioni, in Inf. IX, usurai viventi, il cui posto laggiù è già
132 e qui ; v. nella nota a quel verso, pronto. Non può essere casuale che, dopo
le spiegazioni che si danno di tali ec- aver cominciato a parlar della frode (. e- :
43
Così ancor su per la strema testa
di quel settimo cerchio, tutto solo
andai, ove sedea la gente mesta.
4 fi
Per gli occhi fuori scoppiava lor duolo :
come la bestemmia e la sodomia, mani- sue spalle e ci porti giù nell'altro cer-
festazione energica e passionata, ma as- chio. - forti « quia totus mundus est
:
della frode » Porena, o. e. ; 43. ancor: dopo i dieci passi fatti su.
34. a lei alla bestia malvagia, del
: quello stremo (v. 32) che qui chiama
v. 30. - senio siamo. : strema testa, come già orlo nel v. 24.
35. rena: del 3° girone. 46. scoppiava: in lagrime.
36. seder: come fecero
in vita, facendo 47. soccorrìen : soccorrevano per farsi
lavorare il denaro, invece di lavorar essi. schermo.
- scemo dove la roccia era tagliata e co-
: 48. vapori: fiamme che piovono. -
minciava la parete del burrato in fondo caldo suolo: sabbione infocato.
a cui è Malabolge. 49-51. Non ecc.: La similitudine, sin-
39. mena: condizione, stato, modo di golarmente vivace e colorita, e tolta da
essere, eh' è il senso in cui trovasi più un fatto da tutti osservato, completa ef-
volte usata nell' antico italiano questa ficacemente la descrizione degli usurai.
parola. Cfr. Inf. XXIV, 83. 52. porsi: drizzai.
Perciocché conosciuto che
40. corti : « 54. conobbi pel motivo, forse, addotto
:
abbiamo la natura dell' usura, ci dob- in Inf. VII, 53 sg., e anche perchè de-
biamo di subito partire da tal conside- formati dal fuoco.
razione » Land. ; 55. tasca: borsa, v. 59; sacchetto, v. 65.
41. questa: bestia malvagia. D. si reca I prestatori, come rilevò il Salvemini
solo ad osservare gli usurai, e durante dagli Stài, dell'arte del Cambio (in Fi-
la sua assenza V. parla a Gerione per ;
renze) del 1299, solevano stare « ad ta-
[CEJRC. 7. GIR. 3] Inf. xvn. 56-70 [usurai] 147
bulam si ve banchum cum tascha et li- 62. altra borsa. L' oca bianca in cam-
:
bro » ; Bull., XII, 115 n. po rosso era l'arme degli Ubriachi,, nobili
56. colore : ogni tasca mostra i colori ghibellini di Firenze, cfr. 67. Vili. Y, 39;
e l'arnie della famiglia, alla quale il suo VI, 33, 65. «Questi ch'avia l'oca bianca
possessore appartenne «Ingegnoso per nel rosso, è Ciappo Ebriachi di Firenze,
dare a conoscere que' dannati senza lun- grande usuraio » in. Sei. ;
go discorso, e per portare in Inf. lo 63. più che burro: Al.: più eh' ebur-
scherno della sudicia nobiltà » Tom. ; ro, cioè più che avorio cfr. Z. F., 101 ;
tur oculi ehis divitiis »; Eccles. IV, 8. campo bianco era l'arme degli Scrovegni
58. riguardando il colore e il segno
: di Padova. Alcuni credono che Dante
delle tasche. parli qui di Reginaldo Scrovegni, usu-
60. faccia e contegno: forma e atteg- raio famigerato. « Fu Padovano, padre
giamento. L'arme dei Gianfìgliazzi di di messer Arrigo Scofrigni, anche gran-
Firenze era un leone azzurro in campo de usuraio » An. Sei.
;
giallo o d'oro. I Gianfìgliazzi, ch'erano 66. Che fai ecc.: È una domanda che
guelfi, furono esigliati dopo la battaglia il dannato fa rabbiosamente a Dante
di Montaperti (67. Vili. V, 29; VI, 33, che (v. 67) egli ha capito esser vivo e
79), ed erano più tardi tutti di parte della cui presenza e curiosità farebbe vo-
nera (07. Vili. Vili, 29) «li quali sono; lentieri a meno. Così si spiega il ruvido
grandissimi usurarli »; Lan. #0?io? Fiori- invito '
Or te ne va '.
vano ancora a Firenze, quando il Laneo 68. vicin: concittadino. Cfr. Purg. XI,
scriveva? Cfr. Q. Vili. XII, 3. -«Uno 140. - Vitaliano: gli antichi dico- comm.
ne pone per tutti loro acquistò d'usura
; ;
no, pressoché unanimi, che costui fosse
dice alcuno ch'egli intende chi questi Vitaliano del Dente, fiorentino, eletto
sia»; Ott. Chi è questo alcuno? Fu mes- podestà nel 1307. Al.: Vitaliano di Iaco-
cer Catello di Eosso Gianfìgliazzi, che po Vitaliani; Dante e Pad., p. 213 sgg.
col fratello Gianfigliazzo e con un cugi- 69. sinistro come più colpevole di me.
:
61. curro: carro (lat. currus): il pro- luce il primato poco lusinghieroche le due
cedere del curro dello sguardo è guardar '
città vantano in queir epoca sulle sorelle
oltre '
della penisola»; o. e, 205.
I
148 [< ERO. 7. GIR. 3] INF. XVII. 71-85 [DlS<
71. m'intronali: questi Fiorentini. p. 34): «Per la molta usanza, gli usurai
72. cavaliér sovrano il fiorentino Gio-
: iquali in altre parti sono avuti per peg-
vanni Buiamonte che sedè Gonfaloniere gio che saracini e sono mostrati a dito
di giustizia nel 1293, ed ebbe poi le case come cani, qui per la molta usanza
distrutte nel famoso incendio suscitato paiono mercatanti ».
dalla perfidia di Neri Abati nel 1304. V. 76-136. Discesa all'ottavo cer-
'
Cavaliér sovrano significa il grande,
'
chio. Ritornato indietro, D. trova V.,
il sommo dei cavalieri; e il poeta dà che, salito sulla groppa di Gerione, lo
tanto rilievo a questo titolo perchè « è invita a montar dinanzi, esortandolo ad
ben più vergognosa l' usura in tale che essere forte ed ardito. Monta D. spa-
si teneva o era tenuto primo dei cava- ventato e con ribrezzo. Gerione nuota
lieri, coni' è, d'altra parte, vergogna dar e discende lentamente. Giunto al fondo,
l' onore della cavalleria a siffatta gen- vi depone i P. e si dilegua.
te » ; Barbi (Bull. XXV, 52). no '1 non il temendo che il mio
76. : :
73. becchi: capri o rostri d'uccello? fermarmi più lungamente presso gli usu-
Secondo Iacopo e Pietro di Dante e al- rai non cruciasse V.; cfr. Inf. Ili, 80.
tri autorevoli commentatori antichi, tre ammonito: v. 40. Al.: monito: dif-
77.
capri neri in campo d'oro; ma, secondo fìcile risolvere con tutta sicurezza come
altri (e così qualche moderno priorista) si debba leggere.
tre teste d'aquila (o d'altro uccello). 81. sie: sii, « Che gioverebbe essere
74. distorse atto sconcio di scherno.
: forte e non avere ardire? »; Fra Giord.,
- faccia: Al.: bocca, lezione che pur dà Pred., Ed. 1831, II, 252.
un buon senso, ma
nata forse dal desi- 82. Ornai: qui, sulla groppa di Gerione;
derio di usar parola che fosse in più dall' 8° ài 9° cerchio, calati da Anteo,
stretto accordo con lingua '. '
Inf. XXXI, 130 sgg.; e finalmente ar-
75. la lingua: come per leccare; « atto rampicandosi giù e su pel corpo di Lu-
che fanno i mariuoli dopo aver altrui lo- cifero, Inf. XXXIV, 73' sg.
dato per beffa » Ges. - « Super quern lu-
; 83. mezzo: fra te e la coda velenosa
sistis ? Super quem dilatastis os et eieci- di Gerione. Tom.: « Fra l'uomo e la
stis linguam ? Xumquid non vos fìlli sce- frode pone la scienza onesta ». - Benv.:
si
lesti, semen mendax?»; Isaia LVII, 4. « Per hoc tacite auctor dat intelligi quod
Lo Scrovegni fu quest'anno di scherno vir sapiens dicit illi cui habet consulere:
contro i Fiorentini suoi compagni e con- Fili mi, tu debes semper prsecavere frau-
tro l' aspettato cavaliér sovrano. Circa dulentum finein, quando habes facere
1' usura in Firenze è da ricordare quel cum Gerione vulpone, fellone ».
che Fra Giordano diceva, predicando in 84. far male: a te.
Firenze il 20 die. del 1304, (ediz. del 1739 85. colui : il febbricitante. - riprezzo:
JElìC. 7. GIK. 3] Inf. xvii. 86-101 [discesa] 149
fresco: cfr. Diez, W'órt. I 3 39. «Chia- , alto, forte, unendo forte a m' avvinse.
masi in Toscana, e credo per tutto, rezzo Al. : ad altro forse, cioè, ad altro punto
ove non batte sole, e stare al rezzo, ove o momento o caso dubbio, periglioso.
non sia sole » Borghini. - « Il freddo,
; Oltremodo difficile è qui lo stabilire la
ogui cosa gelata »; An. Fior. - Cfr. Inf. lezione primitiva. Moore, Crit., 315 sg.
XXXII, 75. Il senso in ogni modo resta questo: V.,
88. pòrte dettemi da Virgilio, v. 83.
: che già altre volte mi aveva sovvenuto,
Cfr. Inf. II, 135; V, 108; Vili, 112. mi abbracciò e sostenne colle sue brac-
89-90. vergogna mi fé' di solito si : cia, subito che fui montato sulle spalle
legge vergogna mi fer, e come minac- di Gerione.
ce 8' intendono o le parole stimolanti, 98. le rote ecc. i giri, le spirali che
:
dette già da V. (v. 81-82), o altre parole farai, siano larghe, e scendi lento. « Qua-
di minaccia vera e propria dette da lui, si incedendum, cum
dicat: est .... lente
e che i commentatori s' immaginano e magna circa istum pri-
deliberatione,
determinano ciascuno a modo suo. Ma mum introitum fraudium »; JBenv.
poiché molti codici de' più antichi ed 99. nuova: insolita, cioè di un uomo
autorevoli hanno fé e non fer, sarà da vivo. Da questo verso si potrebbe infe-
leggere, senza più fantasticare di mi- rire, essere Gerione solito a portar giù
nacce virgiliane al P., fé'; e intendere- le anime dei dannati se non che i Poeti
;
quel guizzo con che si muovono le an- vicinanza del sole si liquefece le ali si ;
105. raccolse : come fa chi nuota. Ge- Ovid., Met. Vili, 203, sgg.
rione nuota nell' aria con gli stessi mo- 111. gridando: in Ovidio, a cui per la
vimenti che servono a nuotar nell'acqua. favola d'Icaro certo D. pensava, il pa-
107. Fetòn: Fetonte, personaggio mito- dre « Icare, dixit, Icare, dixit, ubi es?
logico. Figlio del Sole e di Olimene, ot- qua te regione requiram, Icare ? dice-
tenne di guidare i cavalli paterni ma ; bat » Metam. Vili, 231-33. Più umane;
;
logia, secondo la quale la Galassia ap- cioè si muove dall'alto al basso l'aria, :
[CERC. 7. GIR. 3] INF. XVII. 118-133 [DISCESA] 151
127 Come 7
1 falcon eh è stato assai
7
siili
7
ali,
rotta dal primo movimento, soffia sul 123. raccoscio: ristringo ler cosce, ser-
viso; rotta dal secondo, soffia dal di randole alle spallacce di Gerione.
sotto. Dante intuì quel che gli aeronauti 124. vidi: non s'era accorto del suo
hanno poi sperimentato esser vero, ed girare e calare se non da ciò eh 'è detto
espresse il fatto con la consueta perspi- nel v. 116 sg. adesso se ne accorge, dal
;
« Arno veniva giù allato o molto vicino d' uccello, legate insieme, con un filo
alla Porta alla Croce, ove faceva, nella pendente, che al capo estremo porta un
volta, rigirando, com' è la natura del- uncinello di corno » Filai. Col far gi- ;
l' acque, gran fondo, che noi sogliamo rare questo strumento, che somiglia a un
dire gorgo, e si chiamava, per una croce uccello, il falconiere soleva richiamare
che vi era posta, la Croce a gorgo ». il falcone. Qui si parla del falcone che
go, come ne' v. 58-62 da vegno a vidi. Pas- cali : Io mi dolgo che tu
« quasi dica :
saggi frequenti in Virgilio » ; Tom. cali; questo non è sanza cagione, od' in-
121. allo scoscio: all'aspetto del pre- fermità, o di stanchezza, o desdegno per ;
cipizio.Così i più. Meglio: Più pau- le quali cose si guasta il falcone e l'uccel-
roso ad allargare le cosce, come doveva latore niente piglia poi quel di» Buti. ;
qualche poco aver fatto per guardare 130. onde: il falcone discende stanco a
in giù (v. 120) sporgendosi verso destra quel luogo donde tutto pronto e veloce
(v. 118), per non cader di sella. « Scoscio si è mosso, -si move: AL: si mosse.
viene da coscia, ed è il sostantivo fatto 131. ruote: appunto come era disceso
da scosciarsi. Neil' uso toscano, di una Gerione.
ballerina si dice che ha bello scoscio, 132. maestro falconiere. - fello
: : cor-
quando allarga e stende molto le gam- rucciato, perchè senza preda.
be nel far 1' arte sua »; Marino in Fer- 133. così : disdegnoso e fello, perchè
razzi, V. 334. Cfr. anche Parodi, Bull. i due, D. e V., non erano sua preda. -
Ili, 155. ne pose: ci depose.
152 [cerchio 8] Inf. xvii. 134-136 - xvni. 1-4 [malebolge]
134. a piò a piò: Al : a piede a pie: oità di una freccia scagliata dall'arco. -
ci depose nel fondo rasente rasento
giti cocca : propriamente la tacca della frec-
la stagliata ròcca, cioè accosto alla ripa cia, nella quale entra la corda dell'arco;
che ò tagliata a picco. qui \hìt freccia: la parte per il tutto. Cfr-
136. si dileguò si allontanò colla velo-
: Inf. XII, 77.
CANTO DECIMOTTAVO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA PRIMA: RUFFIANI E SEDUTTORI
(Sono divisi in due file che girano in senso opposto,
con passo veloce, sorvegliati e anche sferzati da numerosi diavoli)
bolge,che tanto vuole dire quanto Male mezzo. - campo maligno: l'8° cerchio,
sacca, o veramente Male valige»; An. detto maligno, perchè dimora di maligni.
[CERCHIO 8] Inf. xviii. 5-18 [malebolgeJ 153
tra '1 pozzo e il pie dell' esterna parete fino alla ripa esterna {ripa di fuor) della
peri-osa (ripa dura) adunque è tonda, e più esterna di esse, così laggiù si par-
ha distinto il fondo in dieci bolge (valli). tivano (movìen) dal piede della petrosa
8. alta ripa della stagliata rocca (Inf.
: parete (da imo della roccia), dove Ge-
XV II, 134) che accerchia Malebolge. rione aveva scaricati me e V., ponti for-
9. distinto scompartito. - Talli non
: : mati dalla rupe stessa (scogli) che at-
è il plur. di vallo ( Vent., Lomb., ecc.) traversavano (ricidean cfr. Inf. VII,;
ma di valle : ognuna delle dieci bolge è 100) gli argini che separano le bolge e
una valle, e gli argini, che veramente le bolge stesse (gli argini e i fossi) ar-
potrebbero dirsi va Ili plur. divallo, erano rivando fino all' orlo del pozzo dove re-
nove, non dieci. Cfr. v. 98 (dove la prima stano quasi troncati e raccolti (che i
bolgia è detta valle), e XIX, 133 XX, 7; ; tronca e raccogli) come raggi di ruota
XXIII, 135 XXV, 137 ; 9 ; XXIX , ;
nel mozzo. - i: li; cfr. Inf. VII, 53.
XXXI, 7. Monti, Prop. III, n, 184. - raccogli è :
dano a ragione Gonv. IV, 7 « Ne- : dell' ogg. deve maravigliarci, essendo
vato è sì, che tutto cuopre la neve, e molto frequente tale omissione nell'ital.
rende una figura in ogni parte, sicché antico, quando, come qui, l'ogg. è lo
d' alcuno sentiero vestigio non si vede ». stesso di un altro verbo che preceda
Costruisci e intendi: Quale figura offre coordinato: cfr. Barbi, Bull., XXV, 45.
(rende) il luogo (parte) dove più e più Certo è possibile, ma men probabile, che
fossi cingono i castelli per guardia delle raccogli sia un racco' = raccoglie, unito
mura, tale figura (imìnagine) facevan col pron. enei. gli.
154 [cerc. 8. bolo. 1] Inf. xviii. 19-36 [ruffiani]
tori di donne per conto altrui, che gi- noi nella stessa direzione nostra, ma gli*
:
vita fecero correre donne e fanciulle che D. l' anno del Giubbileo andasse a
nella via del disonore. Roma, è provato da questi vv.; cfr. Pass.
22. destra i P., avendo piegato a si-
: 10 sg. - ponte: di Castel Sant'Angelo.
nistra (v. 21), avevano la bolgia a de- 30. colto: trovato; cfr. Inf. XXVII, 16.'
stra. - nuova pietà: compassionevole spet- Lungo il mezzo del ponte fu posto un
tacolo non mai veduto. tramezzo, affinchè la gran moltitudine,'
23. frustatori: diavoli. divisa in due file, avesse al camminare
24. repleta: ripiena: latinismo usato meno d' impaccio, e andassero gli uni*
anche dal Bocc. e da altri antichi. Cfr. per un lato a San Pietro, e tornassero
Purg. XXV, 72. Par. XII, 58. gli altri volgendo il viso verso il monte\
v. l'osservaz. del Piane
25. ignudi: Giordano, che sorge a pochi passi da esso,
nella n. a Inf., Ili, 100. ponte. Altri (non bene per chi rammenti
26-27. dal mezzo ecc. dalla metà del
: : la reciproca positura dei luoghi qui vi-)
fondo verso noi. Questa bolgia ò divisa cordati), intesero del monte Gianicolo.
in due zone concentriche nella zona di : 32. castello: Castel S.Angelo, o mole-
qua, cioè dalla parte della riva esterna Adriana.
sopra la quale camminano i P., si aggi- 34. Di qua, di là in ambedue le zone
:
rano i mezzani con la faccia volta ai nelle quali questa bolgia è divisa. - sas-
due osservatori; nella' zona di là, vicina so: fondo della bolgia, cfr. v. 2.
all'argine interno, che divide la l a dalla 35. ferze: sferze, flagelli.
[CERC. 8. BOLG. 1] INF. XVIII. 37-47 [CACCIANIMICO] 155
37. levar le berze: correre, che berze vale Bononia Marchioni Aczoni da. Este. »
calcagna, (dalted. Ferse, cfr. Diez, W'órt. Ghisolabella fu veramente moglie di Nic-
I 3 442). «Le gambe e le calcagna» Lan.
,
; colò da Fontana, ferrarese, col quale,
- « Calcaneos, quasi dicat, faciebant eos andato in esiglio, ella per più anni non
tam velociter currere, quod non vide- convisse. Della sconcia novella i docu-
bantur tangere terram » Beni). - « Le ; menti non parlano. Della donna, che te-
gambe a correre » Buti. - « Le berze,
; stò nel 1286, abbiamo notizie sino al 1295.
vocabolo antico et volgare, et vuol dire La ricca e potente famiglia
de Cacciani-
le calcagna » An. Fior, e gambe o cal-
;
mici stava a capo della fazione de' Ge-
cagna intesero gli altri comm. ant. fino remei o Guelfi di Bologna, contrp i
al Dan. che interpreta : « Le bolle et le Lambertazzi o Ghibellini. Venedico, n.
vesciche per su le carni, battendoli forte circa il 1228, ebbe in più luoghi alti uf-
et crudelmente. In alcun testo antico si fici. Fu podestà d'Imola (1264), di Mila-
legge non berze, ma lerze (?) cioè le gam- no (1275 e 1286) e di Pistoia (1283), cap.
be. » E
anche il Borghìni (Bull., VII, del pop. a Modena nel 1273-74. Sbandito
253): « berza vuol dire quel segno e li- dalla patria nel 1287 e poi nel 1289, vi ri-
vidura che rimane d' una scuriata o fer- tornò, e nel 1294 Lambertino, suo figlio,
za, non gamba, ed è voce usitatissima». stipulava le nozze con Costanza, figlia di
Noi seguiamo gli antichi commentatori Azzo VIII d'Este, nozze celebrate solo
e propendiamo a intendere calcagna, at- nel 1305. Pare che Venefico favorisse le
tenendoci alla chiara dichiarazione del- mire di Azzo su Bologna, il che spie-
An. Fior. In qualche luogo della Li-
l' gherebbe i favori del marchese al bolo-
guria (Bull., XXIII, 23) berze usasi tut- gnese il quale morì solo sulla fine del
;
tora per gambe in certe locuzioni. 1302: cfr. Zaccagnini, Personaggi dant.
V. 40-66. Venedico Caccimi hnico. in Boi. in Oiorn. stor. d. lett. itaL, LXIV,
Il P. vede laggiù tra i ruffiani un tale 27 sgg. e cfr. LXV, p. 51 sg.
eh' ei crede di conoscere e che abbassa il 41. dissi: a V., affinchè si fermasse
viso per nascondersi. « Perchè, o Vene- un momento.
dico Caccianimico, sei qui? » chiede il 42. Già di veder; AL: Di già veder:
P. «Per aver condotto la Ghisolabella a Vuol dire Non è questa certo (già) la
:
far la voglia del marchese [da Este]. prima volta che io veggo costui (cfr.
E noi Bolognesi siamo qui in gran nu- Inf. XXVIII. 87).
mero.» Mentre parla ancora, un diavolo 43. i mi fermai. Al. gli
piedi affissi : :
so tal peccato e di trovarsi a tal pena. del trecento, dove sono ripetutamente
- poco gli valse « per quod notat quod
: chiamate salse ì tormenti che ricchezze,
quis non potest uti tanta arte, quod non signoria e matrimonio procurano all'uo-
cognoscatur tale vitium, quia cito infa- mo. A vere e proprie salse, del resto,
mia laborat contra autorem talis fraudis, meglio che a luogo si addice l'epiteto
et est maxima pars suse poeiiEO »; Benv. pungenti. La l a delle interpretazioni qui
48. gette: getti, volgi. riferite è la più semplice e naturale.
49. fazion: fattezze del volto. - false: che D. mostra colle
53. chiara: precisa,
ingannevoli, in quanto siano molto so- sue parole di ravvisare, e però di aver
miglianti a quelle di Venedico. conosciuto da vivo il peccatore.
51. che: il fatto, che D. ammette av- 54. antico: terreno, per me passato.
venuto, non era riconosciuto per vero 55. Io fui Al. Io son
: cfr. Moore,
:
;
a favore di quest'ultima interpretazione gnesi qui che lassù nel mondo. « Univer-
parrebbe stare la dichiarazione di Ve- salmente i Bolognesi sono caritatevoli
nedico, esser egli dalla chiara favella di di tali doni, cioè di rofnanare parenti e
D. tratto a ripensare al mondo antico, cognoscenti, chi meglio meglio»; Lan.
che sarebbe la sua Bologna ma, (Barbi, ;
61. sipa: forma del dial. bolognese per
Bull. XVIII, 8), « basta il riconosci- sia; vive ancora nella campagna, men-
mento così chiaramente affermato da tre in città è divenuto sépa: cfr. Tas-
Daute (vv. 48-50) a volgere il pensiero soni, Secchia ra.p. XIT, 50. D' Ov., Saggi
del Caccianemici alla vita terrena, o, se crit., 365, n. 2. - Savena e Reno: tra que-
si vuole, al luogo dov'essi si saranno sti due fiumi siede Bologna con parte
conosciuti ». E il Barbicita un assai del suo territorio: cfr. Bass., 208-217.
significativo passo di un sermone sacro 63. recati a mente ecc. ricordati del- :
[CERC. 8. BOLG. 1] Inf. xviii. 64-74 [seduttori] 157
gnesi.«Bononiensis naturaliter et corn- oltre di che bene sta che ai ruffiani, con-
muniter non est avarus in retinendo, sed siderati e puniti dal P. come fraudo-
in capiendo tantum. Illi enim, qni sunt lenti (nel desiderio del danaro non sta,
vitiosi, ibi prodigaliter expendunt ultra per D., l'essenza della loro colpa, bensì
vires facultatis vel lucri: ideo faciunt nelle subdole arti con che irretiscono
turpia lucra, aliquando cum ludis, ali- le donne e le inducono a peccare) si
quando cum furtis, aliquando cum le- sentano laggiù ricordare dai diavoli e
nociniis,exponentes Alias, sorores et rinfacciare quel procedere fraudolento
uxores libidini»; Benv. che li ha portati nella l a bolgia infer-
65. scuriada : frusta, lat. scutica; pro- nale. Alcuni infine accettando essen-
priamente la sferza di cuoio, colla quale zialmente quest'ultima interpretazione
si sogliono frustare i cavalli. e ricordando il senso dell'antico frane.
conio
60. (lat. cuneus, frane, ant.
: Coigner, vedono nella frase una sconcia
quin) è il pezzo d' acciaio nel quale è allusione non indegna in bocca a un de-
intagliata la figura che si ha da impri- monio. Così Mazzoni-Toselli, Fanf., ecc.
mere nella moneta, o in una medaglia ;
Ma che necessità, o opportunità, di una
Punzone epperò i più intendono Fem-
; : tale sconcezza?
mine da prostituire per danaro. Così V. 67-81. I seduttori» D. e V. arri-
Lari. « Conio, cioè moneta quasi a
: ;
vano ad uno di quegli scogli, o ponti,
dire Tu non eri da altro se non da rof-
: che accavalciano le bolgie. Lo salgono,
fianare femine per moneta. » - Oass. : e come sono giunti sulla sommità del-
« Apte ad emendum. » Così anche altri l'arco del ponte, D. vede laggiù coloro
antichi e moderni. Se non che madonna che sedussero donne per conto proprio ;
Ghisolabella non era femmina da far i quali, sferzati essi pure dai demoni,
'
per ingannatore
tore (e coniellatore) l' Inferno.
'
ciurmatore furono dell'uso fìorent. e
'
73. ei: lo scoglio che fa da ponte. -
pisano e senese del 300, come mostrò vaneggia lascia sotto di sé un vano per
:
I. Del Lungo in Peripezie d'una frase dar passo ai frustati giù nella bolgia.
158 [CEllC. 8. BOLO. 1] I.VK. XVIII. 75-90 [GIASONE]
76-78. altri ecc. : quei che sedussero degno preludio fisico dell'atteggiamento
donne per proprio conto, e che cammi- morale; le proporzioni maestose desti-
nano nello stesso senso in cui erano an- nate a ricevere tosto l' espressiva mae-
dati i P. sino allo scoglio. stà del sentimento, che lo ravvicina più
79. vecchio : cfr. Inf. Ili, 7 e XII, 44. a Farinata che a Capaneo»: D'Ov.,
- la traccia: la schiera, v. 27. N. St., II, 166.
81. similmente: nello stesso modo che 84. per dolor: per grande che sia il
i ruffiani - scaccia AL: schiaccia. I de-
: dolor suo. Non piange per fierezza e ma-
moni cacciano quei miseri, facendo loro gnanimità di cuore. Alcuni intendono :
levar le berze, v. 37, onde fuggono senza INon piange per eccesso di dolore. Ma
aspettar le seconde né le terze percosse, l' esaltazione dell' aspetto reale, e l' elo-
v. 39. « Il vocabolo schiacciare e il suo gio del core e del senno escludono tale
significato paiono fredde caricature della interpretazione
pittura.... Bensì da scacciare scoppia il 85. ancor: anche quaggiù tra le pene
disprezzo meritato da que' ribaldi, e nel eterne. - ritiene conserva.
:
vedersi disprezzati anche dal diavolo 86. Quelli: quegli, come elli -per egli.
sta il più acuto dolore della loro puni- - core coraggio e valore. - senno sa-
: :
zione » FOSC.
; viezza e prudenza.
V. 82-99. Giasone* Ecco Giasone, 87. monton: dal vello d'oro. - fene:
figlio di Esone redi Tessaglia, il glorioso fé', come ene per è, hane per ha, fané
duce degli Argonauti, seduttore di Isi- per fa, vane per va, ecc. Cfr. Inf. XI, 31
file, figlia di Toante, re di Lenno, e re- e Bull. HI, 116.
gina di Lenno dopo l' uccisione dei ma- 89. spietate: non avendo risparmiato
schi; e seduttore altresì di Medea, la né padri, né fratelli, né sposi, né figli.
bella figlia del re dei Colchi. Cfr. Par. Irata contro le donne di Lenno perchè
II, 18. Qui paga il fio delle sue sedu- non la veneravano più, Venere le punì
zioni ma l'eroe si mostra anche nell'In-
; con un odor hircinus, per il quale ma-
ferno altero ed impassibile. riti ed amanti, nauseati, le evitavano.
83. quel grande: Cfr. Inf. XIV, 46. Perciò le donne congiurarono insieme,
Giasone qui è detto grande, come già Ca- ( d uccisero tutti i maschi dell' isola.
paneo, « di certo corporalmente.... La Cfr. Stai., Theb., V, 335 sgg.
tC. 8. BOLG. 1] Inf. xviii. 91-104 [GIASONE] 159
91. segni: da innamorato. - ornate: 100. calle: dello scoglio che fa da ponte.
studiatamente adorne perchè fossero lu- «Il ponte sul fosso s'incrocicchia col-
singhevoli; cfr. Inf. II, 67. l'argine, perchè il medesimo scoglio tra-
92. Isifìle: figlia di Toante, regina di versa gli argini tutti, e fa sovr 'essi.tanti
Lenno dopo l' uccisione de' maschi. Cfr. archi. L'argine è spalla che regge gli ar-
Ovid., Met. XIII, 399. Conv. Ili, 11. chi » ; Tom.
93. ingannate: facendo loro credere di 103. Quindi : da questo luogo, dal cro-
avere ucciso il re Toante, suo padre, cicchio, -si nicchia: più spiegano: Si i
zione: Giasone, dopo aver promesso a gurata. Dicono che in alcuni luoghi si
Isifìle di sposarla, la abbandonò sleal- usa pure nicchiare per puzzare, specie
mente dopo alquanti mesi, quando già dei cadaveri. D. dice che sentì il nic-
era gravida di lui. Cfr. Purg. XXII, chiare di quella gente, non che lo vide
112; XXVI, 95. od odorò. «Nicchiare significa nella lin-
96. Medea: che, innamorata di Gia- gua nostra quel cominciarsi a ramma-
sone e da lui riamata, lo ammaestrò ed ricar pianamente, che fanno le donne
aiutò a conquistare il vello d' oro, e più gravide quando incominciano loro le pri-
tardi fu da lui abbandonata per un' altra me doglie onde si dice di loro, quando
;
donna, Creusa. Cfr. Ov., Met. XII, 1-158. giungon a tal termine elle incominciono :
cendo le donne per proprio conto con 104. muso usa questa voce perchè gli
:
lusinghe, con false promesse, ecc. adulatori leccano a mo' di cani. - scuffa :
98. valle: bolgia; cfr. v. 9. così leggiamo con i più antichi e autore-
99. assanna: prende colle sanne, o zan- voli codici. Scuffiare era ed è nell' uso
ne; qui, con efficace metafora, è detto toscano per mangiare rapidamente e
'
della bolgia che, una volta avuti i dan- con ingordigia ', ma più propriamente
nati, li tiene e terrà sempre fra' tormenti. dovè significare il soffiare rumoroso e
V. 100-114. Gli adulatori. I P. sono affannoso che con la bocca e con le na-
arrivati sull'argine che separa la l a dalla rici fa di necessità chi mangia in tal
2 a bolgia. In questa è una gente che si modo, per respirare. Di certi monaci che
duole e si percuote, tuffata in uno sterco si mettono a mangiare con straordinaria
che sembra umano, simbolo dell'abbietto ingordigia, Pulci (Morg. I, 67) dice
il
bene si conviene ai peccatori che, som- « Ove è peccato mortale, pute piue a Dio
mersi (v. 110) nello sterco, sollevano tut- che nullo privato.... il tuo peccato abo-
tavia tratto tratto il capo, e allora scuf- minevole più li pute che nullo turbido
fiano col muso (non colla bocca, che più si privado ». - mosso derivato.
:
del dialetto lucchese. dell'uso popo- È dant., 25 sgg., opina che D., attingesse
lare anche non lucchese, dicendosi zucca piuttosto a Cicerone, De Amicit., 26:
pelata, zucca vuota, ecc. Certo la voce « Nulla est igitur hsec amicitia, cum
è qui usata per dispregio, e non manca alter verum audire non vult, alter ad
di certo tono beffardo. mentiendum paratus est. Nec parasito-
126. stucca: sazia, stanca, annoiata; rum in comeediis assentatio nobis faceta
voce ancor vivissima in Toscana. videtur, nisi essent milites gloriosi Ma- :
V. 127-136. ia
meretrice Taide. gnas vere agere gratias Thais mihi ? Satis
V. mostra a D. un'altra di quelle scia- erat respondere magnas-, ingentes inquit.
gurate creature, Taide, la meretrice rap- Semper auget assentator id quod is,
presentata da Terenzio nell'atto III del- cuius ad voluntatem dicitur, vult esse
l' Eunuco, tipo di quelle donne che con magnum. » E il Betti osserva « Usò :
127. p'mglie: pinga, spinga; guarda chiaro, nominativo Thais per un voca-
il
Cfr. Terenz., Eun. A. Ili, se. 1. Chiede D. uomo sentiva per tali peccatori, e an-
Trasone al parassita Gnatone : « Magnas che « del disagio che sentiva fra essi la
vero agere gratias Thais mihi ? » E Gna- poesia » ; Parodi, Bull. XXIII, 32.
S5S
162 [CKRC. 8. BOLG. 3] Inf. xix. 1-S [SIMONIACI I
CANTO DECIMONONO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA TERZA: SIMONIACI
(Confìtti, col capo in giù, dentro fori non larghi, lasciano sporgere i piedi,
con le piante accese, e parte delle gambe)
V. 1-30. La bolgia dei simoniaci. 3. deono : le cose sacre come gli uffizi
Nella terza bolgia sono puniti i simo- ecclesiastici,devono essere congiunte
niaci o trafficatori delle cose sacre. Stan- alla bontà, date ai buoni; cfr. I Tim. Ili,
no capovolti, dentro fori circolari sca- 2-12. TU. I, 5-9. - voi Al. e voi voi
: : :
vati nel fondo e ne' fianchi della bolgia al contrario. Moore, Critic, 323 sg.).
con fuori le gambe fino a' polpacci e con 4. adulterate: fate vostre od altrui, com-
le piante accese ma, al sopraggiungere
; perandole e vendendole come una merco
di nuovi dannati, cadono giù nelle fes- qualsiasi, sicché esse si trovano con-
sure della pietra. Capovolsero l' ordine giunte non già, come dovrebbero, a chi,
stabilito da Dio, e qui sono essi mede- essendone degno, può legittimamente
simi capovolti anzi che ai beni del cielo,
; possederle, ma a chi, pur essendone in-
ebbero la mira solo alla potenza e alla degno, ha potuto pagarle la quale unio- ;
talli che la terra nasconde nel suo seno, suon di tromba bandiva le sentenze dei
furono il loro idolo, e dentro e sotto la giudici.
terra essi devono andare e restare in 7. tomba anziché intendere per tom-
:
portar bambini, essendo allora consue- ed. Vern., 1848, pag. 148 n. - Bambgl.,
tudine battezzare, di regola, solo nei ed altri non raccontano in proposito
giorni della vigilia di Pasqua e di Pen- nulla di positivo. Ma JBenv. « Qui ca- :
tecoste. L'antico fonte di S. Giovanni sus fuit talis cum in ecclesia prsedicta
:
-a
164 [CERC. 8. BOLO. 3] Inf. XIX. 21.-33 [simoniaci]
involvit membra sua, quod nulla arte, Gelli «Ritorte son quei legamenti de' ra-
:
nullo ingenio poterat inde retrahi. Cla- mi d'arbori attorti, con che i villani le-
mantibus ergo pueris, qui illuni iuvare gano le fastella della stipa strambe son ;
non poterant, factus est in parva hora quelle fune, fatte d'erbe secche e ner-
magnus concursus populi; et breviter, vose, con le quali vengon legate le cuoia
nullo sciente aut potente succurrere pue- di verso la Barberia ».
ro periclitanti, super venit Dantes, qui 28. (Jual ecc.: Il Venturi cita questi
tunc erat de Prioribus regentibus [va due passi Ecce levis summo de
latini : «
però ricordato che ai priori per tutta la vertice visus Iuli Fundere lumen apex
durata del loro ufficio, non era permesso tactuque innoxia mollis Lambere fiam-
di uscire dal palagio, se non per parti- ma comas et circum tempora pasci » ;
colare ragione d'esso ufficio od altro mo- Yirg., Aen. II, 682-4. - « Nec cum subsi-
tivo speciale preveduto e determinato dalla liunt ignes ad tecta domorum Et celeri
legge; cfr. Barbi, Bull. XVIII, 9]. Qui fiamma degustant tigna trabesque »; Lu-
subito, viso puero, clamare coepit: Ah, cret., Jìer. nat. II, 191-2. Pur non negan-
quid facitis, gens ignara? Porte tur una do qualche somiglianza tra V. e D. {Lu-
securis. Et continuo portata securi, Dan- crezio non fu noto a D.) è chiaro che il
tes manibus propriis percussit lapidem, P. trasse l'immagine delle cose unte,
qui de marmore erat, et faciliter fregit: eh' è sua, dalla osservazione della realtà.
ex quo puer quasi reviviscens a mortuis 29. pur solamente. - strema buccia
: :
più forte legame. - ritorte e strambe. Il ma di cose unte, quale era questa, pare
[CERC. 8. BOLG. 3] INF. XIX. 34-46 [NICCOLÒ III] 165
quasi non ardere la materia soggetta, ombre, incoerenze (si cfr., p. es., col
ma suggere la tintura fuori della detta fatto di cui si parla qui ciò che si narra
materia » Barg. ;
in Purg. II, 77 sgg.) ma di queste le
;
il quarto [v. 40] di tutto Malebolge. Poi- 42. foracchiato come le ripe, pieno di
:
ché tutto il cerchio ottavo scende [Inf. fori con entro vi un dannato capovolto ;
XXIV, 37 sgg.] verso il nono, con una cfr. v. 13 sgg. - arto: stretto non nel
discesa di cui le dieci bolge saran come suo insieme, ma per chi vi deve cam-
altrettanti scalini, il secondo argine della minare, essendo il fondo «stivato di gam-
bolgia vien ad esser più basso, più de- be accese e guizzanti »; D' Ov., o. e, 359.
presso (più giace), che non è il primo 44. sì: Al. sin, essendosi creduto ne-
:
37. m'è bel: mi è grato; cfr. Purg. di colui che più degli altri si dibatteva.
XXVI, 140. « All' indulgente offerta del 45. piangeva con la zanca: su questa
maestro l'alunno risponde, accettando frase « bizzarramente energica e canzo-
con effusione»; D'Ovidio, 1. e. natoria », che ribadisce il concetto già
38. tu se' signore ecc. : cfr. Inf. II, espresso col si cruccia guizzando (v. 31
140. « Tu maior ; tibi me est sequum sg.), vedasi D'Ov., o. e, 371, dove ò data
parere » Virg., Eclog. V, 4. - ini parto
; : la preferenza alla lez. si in luogo di sì. -
m' allontano. zanca: gamba, ilsing. per il plur. Inf.
39. quel ecc.: ciò che io penso e non XXXIV, 79. È voce ancor viva in To-
dico; cfr. Inf. X, 18; XVI, 118 sgg. scana e altrove ma è « una di quelle
;
*
Non son colui, non son colui che credi '
par dubitare che in quella strana posi- cfr. Q. Vili. Vili, 6, 64.
tura possa il disgraziato far ciò dubbio : 56. a inganno si racconta che Bonifa-
:
tauto naturale lì presso al foro dove zio Vili inducesse con inganno Celesti-
quello apparisce '
commesso come palo ', no Y a rinunziare al papato (cfr. Murat.,
che non ha nulla di irriverente rispetto Ann. d'It. all' a. 1294) e con inganno si
al maestro. facesse quindi eleggere papa (cfr. G Vili. .
stabilivano anche gli statuti fiorentini]. lumbamea, perfecta mea», Cani. VI, 8,
E veramente li simoniaci sono simili alli riferendole alla Chiesa. -strazio: simo-
assassini imperò che, come li simoniaci
;
neggiando. «Nullo maggiore strazio puo-
vendono la grazia, così li assassini ven- te uomo fare della sua donna, ch'egli ha
dono lo vincolo dell' amor naturale per sposata, che sottometterla per moneta a
danari, quando uccidono li uomini per chi più ne dà»; Ott. Di Bonifazio VIII
danari » ; Buti. -La propagginazione era Tolomeo da Lucca, Rist. eccl. XXIII,
pena comune nel medio evo. « Aliquando e. 36: « Factus est fastuosus et arro-
contingit. quod unus pessimus sicarius
. . . gans, ac omnium contemtivus » cfr. ;
dicat sibi aliquid de novo. Tunc confes- prendendo ciò che gli è risposto, resta lì
sor necessario inclinat aurem suam ad come scornato, né sa che replicare.
terram et attente auscultat illuni »; Benv. 62. Non son: come Niccolò, preso da
51. cessa allontana da sé per un po', la
: maraviglia ha ripetuto la domanda: Sé*
ritarda; cfr. le parole di Benv. nella n. tu, ecc. v. 52 sg., così D. deve energi-
precedente. camente ribattere « Non son colui, non
54. scritto nel libro del futuro, dove
: son colui », con che farà subito cessare
i dannati leggono l'avvenire (cfr. Inf. X, la maraviglia del dannato.
[CERC. 8. BOLG. 3] INF. XIX. 63-80 [NICCOLÒ III] 167
ad intendere, che l'uomo non dee es- palese simonia per gli suoi parenti per ;
sere presuntuoso a dire male d'altrui »; la qual cosa gli aggrandì molto di pos-
Ott. - « in signum irse et doloris. Do- sessioni e di castella e di moneta sopra
luit enim quod iste non esset Bonifa- tutti i Romani, in poco tempo eh' egli
cius, quia in adventu eius erat coope- vi vette. »
riendus ab eo »; Benv. Così altri. Lo 73. Di sotto: giù per le fessure della
storcere de' piedi è segno d'ira e dispetto pietra. - altri papi. « Et neniinem no-
:
82. verrà: quaggiù, per starvi aneli 'egli Comprò il pontificato dal re Antioco, in-
piantato capovolto e coi pie rossi e far ca- trodusse nella santa città costumi pa-
scar giù Bonifazio Vili. Benedetto XI, gani, ecc. cfr. II Maccab. IV, 7-2G V,
; ;
« tutte le decime del reame per cinque sto in versi » Buti. Cfr. Inf. VII, 33.
;
anni» (cfr. G. Vili., Vili, 80) fissola ; 90. di' dimmi un po' quanto denaro
: :
84.ini: Bonifazio Vili. -ricuopra: qui, sero al Fosc. pare lez. « più calzante,
'
ll ^
re : statti costì ; che tu sei punito a 103. userei ecc. : e le usa veramente
dovere. nei versi seguenti, in cui dal rimpro-
98-99. guarda: custodisci. Amara iro- vero a Niccolò III si eleva al rimpro-
nia. « Pecunia tua tecum sit in perditio- vero contro la corruttela del papato.
nem » Ad. Vili, 20. - moneta ecc.: Non
;
104. vostra: di voi pastori. «Il «m, fuo-
e' è d' intendere, come molti
bisogno ri d'ogni continuità grammaticale, ma
fanno, dell'oro bizantino recato nel 1280 con procedimento psicologico naturalis-
da Giovanni di Procida a Niccolò III simo, diventa voi, il papa diventa il pa-
per comperarne l'assentimento nella pato corrotto, l'odio per l'uomo odio per
leggendaria (tale si crede che fosse) con- il vizio»; Porena citato dalD'Ov., o. e,
dito contro Carlo pria del 1280.... L'avea Inf. I, 51. - attrista « e che altro co- :
tosto si deve intendere di questi fatti della santa Chiesa fanno tristo il mondo,
certi, che del supposto disegno della con- perdi' ellino calcano i buoni non accet-
giura, che per certo non ebbe effetto dal- tandoli a' benefìci, perchè non hanno
la parte di Niccolò, trapassato nel 1280. che dare; et inalzano li rei per danari,
E le parole mal tolta moneta, meglio si ri- accettandoli a' benefìci e così danno ;
feriscono alla non dubbia appropriazione materia a' eh eri ci d'essere tristi, e non
delle decime ecclesiastiche, e del ritratto curare se non d'avere danajgf, sperando
degli Stati della Chiesa, che alla barat- per quelli d'ottenere ogni grazia»; Buti.
teria » Amari, Vesp. Sic. 5 a ediz., Tor.,
;
- sollevando Al. su levando, lez. difesa
: :
con sicurezza che I). prestasse fede alle S. Giovanni nell' Apocalisse XVII, il qual
leggende su Giovanni da Procida, alle capitolo vuol esser letto per intendere
quali nello stesso torno di tempo mo- questi versi di Dante. Il Vangelista parla
strò credere il Villani sicché resta dub- ; di Soma pagana D., con molti altri e
;
bio, e resterà, a che si riferisca pro- anteriori e posteriori a Itti, intese di Ro-
priamente la « mal tolta moneta » con ma cristiana, papale. '
cipio a cavallo della bestia dalle sette te- tò di idolo d'oro unico (Esod. XXXII,
un
ste e dieci corna ìbid., 3. Secondo alcuni
; Sai. CV, 19), mentre voi
4, 8, 19, 20, 24.
la bestia e la donna sono in sostanza la fate deità d'ogni pezzo d'oro e d'argen-
stessacosa. «Onde il Poeta, confondendo to. » - Serrav.: «Quot florenos habetis,
insieme la donna e la bestia, scorse nel tot Deos honoratis. » Fosc: A%noi pare
loro complesso una figura della Chiesa che il senso possa essere: Per un Dio
ai re prostituita » ; Ross. che adorano gì' idolatri, voi ne adorate
110. corna: dieci re, Apoc. XVII, 12. cento dunque il cento per uno e voi,
:
;
Così interpreta V Apocalisse sé stessa. che vi dite credenti nel vero Dio, siete
D. intese diversamente. Bambgl. vede cento volte peggiori di essi. Cfr. D'Ovi-
nella meretrice la vanità mondana nelle ; dio, o. e, p. 4.15 sgg.
sette teste i sette peccati mortali nelle ; 115. matre: madre, cagione.
dieci corna dieci prevaricationes, o tra- 116. conversion: al cristianesimo. -
sgressioni dei dieci precetti del deca- dote la famosa donazione di Costantino
:
ebbe argomento »? Meglio Petr. Dant.: 13; in, 10. Inf. XXVII, 94 sgg. Purg.
« Meretrix gubernatio ecclesia est; be- XXXII, 124 sgg. Par. XX, 55 sgg.
stia corpus ecclesia est septem capita, ; 117. patre : padre papa Silvestro,
: i cui
septem virtutes, seu septem dona Spi- predecessori non possedevano nulla. Giu-
ritus sancti [per altri, i sette sacramen- stamente il Porena osserva (v. n. 104)
ti]-, decem cornila, decem prsecepta legis che a questo punto per Dante «lo spet-
Mosaicae.... A
quibus cornibus pastor tacolo del danno universale e irrepara-
Ecclesiae habuit argumentum, id est nor- bile che la mala condotta dei papi pro-
mam et modum gubernandi? donec pla- duce nel mondo, è così grandioso e tre-
cuit ei virtus. » E press' a paco così è mendo, che pur lo sdegno, per quanto
verisimile che intendesse il P. teste e nobile, non è più sentimento adeguato
corna. - argomento: vigore. ad esso. E lo sdegno infatti cessa, e
112. Dio: « Simulacra gentium argen- muore in una profonda malinconia il ;
Altri leggono: sprintava. Cfr. Blanc, bracciato. Non si stancò di tenermi stret-
Versuch I, 181 sg. - piote: piante dei to al suo petto, ma mi portò fin sul col-
piedi, o piedi. In questo senso il voca- mo, ecc. - sì: cfr. la nota al v. 44. - tra-
bolo non fu né è propriamente toscano, getto: passaggio.
e D., « donde clie lo togliesse, lo mise 130. Quivi sul colmo dell'arco. - spuo-
:
qui con malizia e con ischerno » come se: depose. AL: pose; cfr. Z. F., 114 sg.
già nel v. 45 zanca, e v. la osservazione Fan/., Stud. Ibi sg.
del D'Ov., nella nota a zanca. Così è 131. soave avv. o agg. ? Secondo al-
:
anche di spingava (spingare è forma ita- cuni, il P. vuol dire che V. depose il
lianamente addolcita di springare, dal carico della persona di D. soavemente
tedesco springen [saltare]), con cui, se perchè lo scoglio era sconcio ed erto ;
guardiamo ai sensi del verbo stesso e secondo altri, soave è qui aggettivo (il
alle parole affini cosi di qua come di là soave carico della mia persona), e le pa-
dalle Alpi, dire che D. «volle
dobbiam role per lo scoglio sconcio ed erto, sono
dir qualcosa più che il semplice saltare una spiegazione del quivi con cui co-
scalciare, e di ciò è riprova il quali- mincia la terzina, come a dire mi de-
:
ficar ch'ei fa come musica [cantava co- pose quivi, proprio sul colmo dell'arco,
tai note] il discorso suo che aveva stiz- mi portò fin lì « in causa del cammin
zito Niccolò e del quale i salti di Nic- Silvestro, che sarebbe stato malagevole
colò erano stati l'accompagnamento.... non che a me, che meco avea di quel
Insomma glie come se un di noi dicesse: d'Adamo, ma alla più svelta e snella
1
mentre io gli cantavo quella musica, capra montana»; Bertoldi, LecturaDan-
lui rinforzava la sua tarantella »; D' Ov., '
tis, 40. Meglio, forse, intendere con la
CANTO VENTESIMO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA QUARTA: INDOVINI
(Hanno il capo stravolto e camminano all' indietro)
V. 1-30. Jja 'pena de gì' indovini. collo gl'indovini sembrano aver perduto
Laggiù nella 4 a bolgia è una gente che, la facoltà della favella certo nessuno
:
vini che, avendo voluto in vita spingere di dolore per quell'acerba pena.
lo sguardo troppo in avanti (nel futu- 9. letane: gr. Xiràveiai, lat. litanice,
ro), sono ora dannati a guardar sempre oggi comunemente litanie Supplicazio- :
indietro. D. a tal vista si commuove e ni; Espiazioni; qui, come in altri testi
piange di compassione; ma V. con viva- antichi, per Processioni. Vuol dire che
cità ed impeto insoliti gliene fa acerbo camminavano lentamente come si suole
rimprovero. nelle processioni sacre. «Questo loro an-
1. nuoya pena: singolare castigo. dare piccino.... è per opposi to del trascor-
3. canzon: la la cantica che tratta dei rere ch'eglino feciono collo intelletto in
sommersi nella voragine infernale. giudicare le cose di lungi et lontane, et
4. era già disposto m' era già posto : in questo modo perderono et non sep-
a riguardare colla massima attenzione. pono le presenti»; An. Fior.
5. scoperto: visibile a'P., ch'eran sul 10. viso occhi. - più basso sarà da in-
: :
colmo dell'arco, cfr. Inf. XIX, 128 e il v. tendere col Cesari e col D'Ovidio (Espo-
133 « Indi un altro vallon mi fu scoperto ». siz. del e. XX dell'In/., Palermo, San-
bagnava ecc. tanto son copiose
6. si : dron, 1902) che « sulle prime li aveva
le lagrime degl'indovini qui dannati. guardati in faccia poi discese cogli oc-
;
11. mirabilmente in guisa da produr: lenon ecceda una certa lunghezza, spic-
maraviglia, come cosa non mai veduta. cato dal tronco, e di figura che tiri al cilin-
12. tra '1 mento e '1 AL: dal mento al ; drico»; -Fan/. Qui intende di uno dei massi
- casso busto, petto cfr. Inf. XII, 122.
: ; prominenti da quello scoglio sul quale
Tra il mento e il principio del casso '
'
erano i due Poeti; cfr. Inf. XXVI, 17.
è il collo, e in questo il meato della voce 27. Ancor ecc. non anche tu sei', ma
:
'
13. dalle reni: dalla parte delle reni. Matt. XV, 16: « Adhuc et vos sine in-
-tornato: stravolto, girato; cfr. Purg. teliectu estis ? »
XXVIII, 148. 28. Qui ecc. : Inferno (cfr.
cioè, nell'
14. gli:a ciascuno, v. 12. però la n. seg.) è pietoso il mostrarsi
15. tolto: impedito, proibito. « Nox spietato. Giuoco di parole, come in Par.
vobis prò visione erit, et tenebri» vobis IV, 105. D. però mostrò compassione
prò divinatione » Mieli. III, 6. ;
di Ciacco, di Francesca, di Pier della
16. parlasìa: paralisia, che contorce le Vigna, ecc., né V. glie ne fé' rimprove-
membra umane e ne impedisce il retto ro; anzi egli stesso apparve commosso,
uso. Parlasìa è forma ant. come parie- Inf. IV, 19 sg. Que'che peccarono per
tico per 'paralitico'. incontinenza, si è detto, possono esser
18. né credo che sia non credo che : degni di compassione; gli altri no. Ma
alcuno mai si travolgesse così. Secondo non soggiacciono anche i primi al giut
Filai., tali travolgimenti la paralisi li sto giudizio di Dio ? Né Pier d. V. è fra
può veramente produrre. gì' incontinenti. « L' anime de' beati sono
19. prender frutto: trar profitto. « Fru- concorde alla volontà di Dio, altrimenti
ctus huius lectionis est, quod lector di- non sarebbono beate; et pertanto con-
scat, expensis istorum, non inquirere va- viene che in quel grado che Iddio le
ne futura, et dicere multa mendacia cum pone, o basso o aito che '1 grado sia, in
perditioneanimgeet ini sione sui»; JBenv. quello sieno contente. Onde seguita che
20. lezione lettura del poema.
: di quelle anime che la giustizia di Dio
22. nostra: umana,
in quei dannati. condanna allo Inferno, ci) e ciascheduno
24. fesso: fessura tra le natiche. debba essere contento di tale giustizia;
25. rocchi plur. di rocchio « pezzo di
: et chi contradicesse coli' animo, discor-
legno, o di sasso, o di simil materia, il qua- derebbe dal volere di Dio»; An. Fior.
174 [CERO. 8. BOLO. 4] I\i\ XX. 29-39 [indovini antichi]
giudizio di Dio, in quanto mirano, colla Anfiarao, Stazio non dice questo parti- :
Tebe, e padre di Manto. Tra molte al- Pass. 345 sg. Par. XVI, 73. - ronca:
tre cose la mitologia racconta di lui, coltiva.
che, avendo voluto separare colla sua 49. tra i bianchi marmi: le cave del
verga due serpenti amorosamente con Carrarese.
giunti, divenne femmina, e non potè tor 50. le stelle : cfr. Lucan., Phars. I,
nar maschio, se non sette anni* dopo 582 sgg.
quando potè con la stessa verga ribat 51. tronca troncata, impedita. Dal-
:
tere i due soliti serpenti che gli si of l'altoluogo dove abitava, poteva libe-
fersero dinanzi azzuffati, mentre pas ramente vedere lo stelle ed il mare per
lava; cfr. Ovid., Met. Ili, 324 sg le sue speculazioni e divinazioni, ed ò
40. sembiante: apparenza e figura. detto « non senza una lieve ironia » ;
tica e ormai scomparsa città presso la Inf. XXI, 124. Fuggita da Tebe, vagò
foce della Magra (cfr. O. Vili. I, 50), per molti paesi prima di fermare la sua
che diede ilnome alla Lunigiana; cfr. dimora in Lombardia.
17G [CERC. 8. BOLG. 4] Inf. XX. 56-67 [MANTOVA]
56. là: nel territorio di Mantova. Y. pag. 55 nt., e ciò che il Rambaldi stesso
nacque ad Andes presso Mantova. ivi dirittamente osserva e ragiona.
V. 58-99. Origine di Mantova. La 62. La Magna: l'Allemagna, detta an-
menzione di Manto induce V. (che, dopo che La Magna o Lamagna. Il lamagna
aver cominciato a parlare con sì sdegno- dei codd. si può leggere in ambi i modi.
sa fierezza, si è via via calmato, e ora, 63. Tiralli: Tirolo, o piuttosto il ca-
al ricordo della cara patria, assume un stello di Tiralli. Alcuni vogliono che si
tono quanto mai placido e dolce), a fare scriva Tirolìo, trovandosi in documenti
una digressione per raccontare le ori- del medio evo Tirolis o Tirollu. Ma Ti-
gini di Mantova. Descritto il lago di ralli (o Tirallo) è lezione dei più. dei codd.,
Garda, dice come ne derivi il Mincio, e e Tirollo prima del Dan. non si trova
come questo formi poi una palude. In un nei commentatori. - Benaco Benacus, :
pantano disabitato, che sorgevain mezzo nome antico del lago di Garda.
alla palude, si fermò a far sue arti Man- 64. si bagna: Apennino, le Alpes Poe-
to, dopo essere fuggita da Tebe ed an- noe di Tolomeo, uno di quei monti della
data errando in più parti del mondo e ; catena tra Garda e Val Camonica, al cui
ivi morì e fu sepolta. In quello stesso piede scorre il Toscolano.
luogo fu poi fondata la città che da 65. una delle maggiori
Val Camonica :
(il perchè vedremo al v. 93) quel che di 50 miglia dai gioghi di Tonale e da
aveva accennato nell' Eneide (X, 198 quello dei monti a mezzodì di Bormio
sgg.) intorno alle origini di Mantova, fino al lago d' Iseo. La formano due
che sarebbe stata fondata da Ocno, figlio bracci delle ramificazioni delle Alpi Ee-
della fatidica Manto e del fiume Tosco tiche, e dal suo fondo scorre il fiume
(=Tevere), « qui muros matrisque dedit Oglio, che scende a formare il lago
tibi, Mantua, nomen »; e di elementi tri- d'Iseo. Bass., 404 sgg.; Lorenzi, La leg-
plici sarebbe stata formata la popolazio- genda di Dante, Trento, 1897, p. 13 sg.
ne, de' quali uno, il prevalente, sarebbe - Apennino Alpi Pennine, da non con-
:
etato il Tusco (Tusco de sanguine vires). fondersi, con Benv. ed altri, colla catena
58. padre: Tiresia. degli Appennini che divide per il lungo
59. serva: del tiranno Creonte. - Ba- l'Italia, né con quelle che noi chiamiamo
co Bachus era la forma comunemente
: Alpi Pennine; cfr. n. 64.
usata nel M. E. e così scrisse anche il 67. Loco l' isola dei Erati, ora isola
:
era sacra a Bacco, ivi partorito da Se- no altri; mentre c'è pur chi crede che
mele. il punto comune sia Peschiera, oppure
60. questa: costei, Manto, andò lungo un punto (quale?) nel lago; Bass., 409
tempo errando per il mondo. sg.; Rambaldi, p. 55. - « Comunque sia,
61. laco: lago preco per prego, ecc.),
(cfr. il Poeta ha voluto descrivere il lago
il lago di Garda. Circa i versi 61 sgg., nella sua lunghezza dall'Alpe al Mincio
cfr. le mem. citate dal Rambaldi, o. e. in cui sbocca, e accennare per quella
[CERC. 8. BOLG. 4] Inf. xx. 68-89 [MANTOVA] 177
via le principali città tramezzo alle quali 77-78. Mencio forma arcaica per Min-
:
'
ei giace » Br. B.
;
cio ', fiume che, col nome di Sarca o
il
91. sovra quell'ossa : sul terreno in cui che mai non tornò in primo stato » ;
erano state sepolte le ossa di Manto. An. Sei. - « Ad quod sciendum est
93. senz'altra sorte: «anticamente si quod Casalodi est castellum in territo-
usava, quando si doveva ponere nome ad rio brixiensi, unde fuerunt nobiles co-
alcuno luogo, di gittarne sorte, e se- mites, olim dominatores civitatis man-
condo quello che le sorti diceano, così tuanEe, quos Pinamonte de Bonacosis,
avevano nome » Lan. Y. ci tiene a mo-
; ci vis mantuanus, fallaciter et sagaci ter
strare che Mantova, pur essendo sorta seduxit. Erat siquidem Pinamonte ma-
làdove s'era fermata una maga, né dalla gnus et audax, habens .magnani seque-
maga né dal figlio di lei fu costruita, lam in populo. Et cum Mantuse esset
giacché il pensiero e il fatto della co- multa nobilitas odiosa et infesta populo,
struzione fu degli uomini vissuti poi Pinamonte persuasit corniti Alberto tunc
(v. 88), né si ricorse a sortilegi per darle regenti, ut mitteret certos nobiles, prse-
il nome (cfr. Eambaldi, p. 59). E il de- cipue suspectos, extra per castella ad
siderio di purificare le origini di Man- certum tempus, et ipse interim placaret
tova da ogni macchia o contaminazione furiam plebeiorum iratorum. Quo facto
di magia, apparisce la ragione per cui cum magno tumultu et plausu populi,
V., che qui ha preso e mantiene posi- ipse invasit dominium MantusB; et con-
zione di aperta e vivace ostilità contro tinue crudeliter exterminavit quasi om-
le arti magiche, è indotto da D. a rin- nes familias nobiles et famosas ferro et
negare ciò che aveva scritto nell'Eneide igne, domos evertens, viros mactans et
(cfr. n. 58-99). In ciò che qui mette in relegans»-, Benv. Così, in sostanza, an-
bocca a V., il P. combina a modo suo che gli altri comm. ant. Cfr. Murat.
ed accomoda al suo scopo, come mostrò Script. XX, 722 sg.
specialmente il Rambaldi, elementi va- 97. t'assenno: ti ammonisco.
rii di tradizioni e racconti medievali. 98. originar ecc. : raccontar diversa-
94. più spesse: più numerose. mente Mantova.
l'origine di
95. mattìa: mattezza, balordaggine. - 99. la verità ecc. nessuna menzogna
:
barone del paese che si chiamava Pina- presto fede assoluta; ma adesso parlami
monte, e presero la signoria, e molti ne di quella gente laggiù, se ci vedi alcun
cacciarono e uccisone E poco stante altro degno di esser nominato che io ;
Pinamonte cacciò anche loro con molti in questo momento non penso ad altro. »
altri, e rimase la signoria tutta a Pina- E Y. gli addita un'altro indovino del-
monte. Questi menomò molto la città sì l'antichità, Euri pilo.
[CEIIC. 8. BOLG. 4] INF. XX. 101-116 [euripilo] 179
in latino parecchi libri dello Stagirita e tolo di principe degli astrologhi. G. Vili.
un compendio aristotelico di Avicenna), VII, 81 lo dice « ri copritore di tetti ».
d'astrologia e d'alchimia. Ebbe fama di « Usava costui di stare nel campanile
grande stregone, e come tale il nome della mastra chiesa, e facea armare tutta
suo si è conservato nella bocca del po- la gente del conte da Montefeltro, poi
polo in Iscozia. - « Fu di Scozia grande quando era l' ora, e questi dava alla cam-
maestro d'arte magica, e insegnonne pana, e tutti saliano a cavallo e uscìano
tanto agli Scotti, che anche non fanno verso li nemici »;Lan. Così pure OM.,ecc.
passo che arte magica non seguiscano. V. Guerri, in Bull., XXII, 200 sgg. -
E insegnò loro portare calze bianche e Asdente « il calzolaio di Parma »; Gonv.
:
gonelle con maniche cuscite insieme»; IV, 16. - « Dimissa arte sua, dedit se
An. Sei. - « Si ragiona eh' essendo in totum divinationi, et ssepe multa ven-
Bologna, e usando con gentili uomini e tura prsedixit quse ventura erant, cum
cavalieri, e mangiando come s'usa tra magna liominum admiratione credo ego ;
essi in brigata a casa l'uno dell'altro, potius a natura, quam a literatura, cum
quando venia la volta a lui d'apparec- esset literarum ignarus » Benv. ;
chiare, mai non faceva fare alcuna cosa pente troppo tardi di
120. tardi ecc. : si
di cucina in casa, ma
avea spiriti a suo non aver seguitato a fare il ciabattino.
comandamento, che li facea levare lo 121-122. triste ecc. : fattucchiere. Non
lesso dalla cucina dello re di Francia, ne nomina nessuna particolarmente. -
lo robto da quella del re d' Inghilterra, l'ago, ecc. : l'opere muliebri del cucire
le tramesse di quella del re di Cicilia, (ago), tessere (spola), filare (fuso).
lo pane d' un luogo, e '1 vino d'un altro, 123. con erbe ecc. con estratti di :
confetti e frutta là onde li piacea ; e que- certe erbe e conimagini di cera. «Puossi
ste vivande dava alla sua brigata, poi fare malìe per virtù di certe erbe me-
dopo pasto li contava: del lesso lo re dianti alcune parole, o per imagine di
di Francia fu nostro oste, del rosto quel cera o d' altro fatte in certi punti, et
d' Inghilterra, ecc. » : Lan. Lo stesso per certo modo, che, tenendo queste iina-
raccontano pure Buti ed altri. Cfr. G. gini al fuoco, o ficcando loro spilletti
Vili., X, 104, 140; XII, 19, 92. Bocc, nel capo, così pare che senta colui a cui
Dee. Vili, 9 e Bambaldi, o. e, 69. imagine elle sono fatte, come imagine
117. gioco : vana « magicarum
arte : che si strugga al fuoco»; An. Fior.
artium ludi»; Arnob., Adv. geni. I. Cfr. 124-125. confine ecc. : cioè sta sull'oriz-
Tertul, Apol., e. 23. zonte che divide idue emisferi, sui colmi
118. Bonatti da Forlì celebre astro-
: ; de' quali sono rispettivamente il Pur-
logo e molto affezionato al conte Guido gatorio e Gerusalemme, e propriamente
da Montefeltro di cui stette al servigio, nella parte ovest (sotto Siviglia) di tale
come già prima era stato con Guido No- orizzonte rispetto a Gerusalemme.
vello, che diceva di avere aiutato con 126. Caino e le spine la luna. Il volgo :
l'arte sua nella battaglia di Montaperti. credeva, le macchie della luna essere
Morì vecchissimo verso la fine del se- Caino che innalza una forcata di spine;
colo XIII. Scrisse « Decem tractatus cfr. Par. II, 50. Gonv. II, 14.
astronomi» », che gli acquistarono' il ti- 127. tonda: piena. - « Vuol dire che
$** --
[CBRC 8. BOLG. 5] INF. XX. 128-130 - XXI. 1-2 [BARATTIERI] 181
la luna si trova al zenit di Gade (così taglia tutte le funi incontanente »; Fra
Dante appella Cadice, Par. XXVII, 82). Qior., Pred., Ediz. 1831, II, 249. Introc-
È Uado il punto [sotto Sibilia] ove fini- que è il lat. inter hoc. Nel De Yulg. EX.
sce [verso ovest] l'emisfero
terrestre che D. cita questa voce come esempio di
r centro Ierusalem, e
comincia l'e- brutto parlare fiorentino (I, 13). « Post
ro acqueo che ha per centro il Pur- hoc veniamus ad Tuscos, qui, propter
gai orlo. Il punto opposto a Gade è il
amentiam suam infroniti, titulum sibi
re (Purg. II, 15). Se la luna fosse vulgaris illustris arrogare videntur; et
piena, avremmo: in hoc non solum plebea dementat in-
tentio, sed famosos quamplures viros
Mezzodì in Gange . . ore 18
hoc tenuisse comperimus.... Etquoniam
Mattino in Ierusalem ore 12
Tusci pre aliis in hac ebrietate baccan-
Mezzanotte in Gade . ore 6
tur.... dignum utileque videtur munici-
Sera in Purgatorio . . ore 24
palia vulgaria Tuscanorum singulatim
Ma avendola luna ritardata circa un'ora, in aliquo depompare. Locuntur Fioren-
poiché si trova al sedicesimo giorno, bi- tini et dicunt: Manichiamo introque etc. »
sogna a quelle ore aggiungere quest' al- Ma nella Commedia il P. usa non poche
tra ora. Onde segue che in Ierusalem so- voci che in altre circostanze avrebbe
no ore 13 [= 7 antim.] » Nociti. ; condannate. Il linguaggio è adattato alla
128. non ti nocque ti giovò. : materia eppoi « mano mano che la com-
;
CANTO VENTESIMOPRIMO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA QUINTA: BARATTIERI
(Sommersi nella pece bollente)
così nascosti da non poter esser veduti. tre cose che qui non importa riferire.
182 [CERO* 8. BOLO. 5] INF. XXL 3-22 [liAKATTlERl]
tempi del P. come uno dei più impor- IY, 26. Nella pece vedeva solo le bolle
tanti dell'Europa. levate dall' interno bollore sulla superfì-
9. a l'impalmar: per rimpeciare i na- cie, e vedeva essa pece gonfiarsi tutta,
vigli malconci. poi riabbassarsi allo scoppiar delle bolle.
10. che perchè d' inverno i Veneziani
: 21. gonfiar.... e riseder: «TJnde tremor
non possono navigare. Al. che senza : terris, qua vi maria alta tumescant Obi-
accento, cioè « i quali (=i legni lor non cibus ruptis rursusque in se ipsa resi-
sani) non ponno navicare », lezione che dant » Virg., Georg. II, 479-480.
;
implica una inutile ripetizione di ciò eh' V. 22-57. Ti 9 anzian di Santa Zita.
stato detto con legni lor non sani. - in Arriva un diavolo, che ha sulle spalle
quella vece: invece che navigare. un barattiere lucchese e lo butta giù dal
11-12. ristoppa ecc. calafata; ritura : ponte nel lago di pece. Attufìàtosi, il
colla stoppale fessure apertesi nelle co- barattiere torna su convolto, e i diavoli
ste, ossia nei fianchi della nave. lo addentano coi loro raffi aggiungendo
13. ribatte con chiodi e martelli.
: all' atto parole di scherno. Nel Buti leg-
e concorse con Bonturo Dati e con altri ghioni ne' nerbi che sono sopra' piedi,
uomini di bassa mano, che reggevano al- tra' piedi e legambe » An. Fior. - Ad ;
lora Lucca ». Autorità tarda è il Buti; onta di quanto ha detto altrove, Inf.
ma probabilmente, come mostrò il Barbi, Ili, 122 sg., D. si attiene qui (e Inf.
Bull. VI, 214, egli trasse la notizia da XXVII, 121 sgg.) alla comune credenza
Guido da Pisa, testimone più antico e de' tempi suoi, secondo la quale talvolta
per cose lucchesi autorevole, sicché la le anime malvage sono portate via dai
identifìcaz. è probabilmente giusta. diavoli, e qualche volta anche i corpi.
Guarda, guarda!: Era grido d'in-
23. 37. Del nostro ecc.: dal, o meglio, d'in
vito a star all' erta» Così nel Fiore 32, sul ponte dove eravamo io e Virgilio, il
Malaboeca, posto a guardia del castello demonio punteggiano « Bel
disse. Altri :
;
cioè dalla proda ov' eravamo V. ed io e ;
Ovid., Reroid. XIV, 132. cfr. Fura. VII, 88. - Malebranche: nome
28. che ecc. il quale, pur seguitando
: generico dei demoni di questa bolgia,
a guardare, non rista di fuggire, ina così chiamati dai loro unghioni ed un-
guarda e fugge nello stesso tempo, ob- cini, e fors' anche dall' esser custodi di
bedendo a curiosità e a paura. q uè' che abbrancarono con branche male,
33. aperte per volare, -leggiero cam-
: : cioè ingiuste.
minando o volando insieme. Questo de- 38. anzian : «In lingua tuscia rectores
monio è dipinto quale il diavolo è figu- et gubernatores populares anziani vo-
rato in infinite opere d' arte del M. E. cantur, ut est Pisis, Pistorii, Luce » ;
Cfr. Graf, Demonologia di Dante, p.20 sg. così Guido da Pisa, cit. dal Barbi in
34. L'omero accusativo. - acuto e su-
: Bull. VI, 214. - di Santa Zita di Lucca :
4:;
Laggiù il buttò, e per lo scoglio duro
si volse ) e mai non fu inastino sciolto
con tanta fretta a seguitar lo furo.
40 Quel s' attuffò, e tornò su con volto ;
uno pauvre servante que son maire vou- 45. furo: ladro; anticamente anche in
laitséduire » Ampère. - « La famiglia
; prosa. Costr.: Can mastino disciolto noii
dei Fatinelli, nella quale avea vissuto con fu mai sì veloce ad inseguire il ladro,
officio di fantesca, ne conservò il corpo come fu veloce quel diavolo a tornare
nella cappella gentilizia che possedeva indietro. E fu uso antico di aizzare con-
nella chiesa di S. Frediano a Lucca »; tro i ladri e i falliti fuggenti un can ma-
Vernon, Inf voi. Ili, p. 153 e tav. LXIII. stino; cfr. Bull. XII, 262.
39. por anche: ancora, daccapo, a pren- 46. convolto: « con la schiena in su, sì
dere altri barattieri da portar qui. che testa e gambe restarono nella pece.
40. terra: città, cioè Lucca. - ch'io Tale atteggiamento, che pare in parte
n'ho: «io sono per addurtene assai di d' uno che adori, stuzzica i demoni al sar-
tal vizio, imperò eh' ho ben fornita quella casmo Non giova qui 1' adorazione del
:
terra di tal condizione » Lan. Questo ; Santo Volto, cui tanto avete in pregio voi
linguaggio fa sentire l' arroganza di po- altri Lucchesi; gli è troppo tardi »; Blanc.
tere e la gioia maligna de' diavoli. Al.: Meglio intendere col Del Lungo (Dal se-
che n'è ben fornita. colo e dal poema
di D., 451), convolto,
41. Bonturo Bonturo Dati, capo della
: come spesso in antico, per tutto lordato ;
parte popolare di Lucca, uomo assai au- lordato, si capisce, dalla pece. Basti que-
torevole. Di lui cfr. Minutoli in D. e il sto esempio di Bono Giamboni « Ma- :
suo sec, 212 sgg. I più de' commentatori rio.... nelle paludi di Minturnese si na-
lo dicono il peggiore tra' barattieri luc- scose, dalle quali.... del fango lutto con-
chesi del tempo, sicché le parole di D. volto (lat. luto oblitus) tratto etc. ».
intorno a lui suonano amara ironia. - 47. del ponte ecc.: stavan sotto il ponte,
« Essendo ricco mercatante, per guada- il quale era loro cover chio.
gnare nel presente modo in comune, 48. non ha loco « non si fa l'osten-
:
l'esser mercatatesco dimise »; Iac. Dant. sione del Santo Volto, qui non si mette
- « Fu lo maggior barattieri di palagio fuori il viso » ; Barbi. Santo Tolto fa- :
dice ita » ; e « et non vale dir no al suo Lucca. « La state comunemente ogni
dir ita ». Lucchese vi si bagna entro »; Lan.
[CBRC. 8. BOLO. 5] Inf. xxi. 50-67 [malebk anche] 185
50. graiiì : graffiature de' nostri uncini. per terra, e cfr. la n. 89. D. suppone
non far ecc. non soperchiare non
51. ;
-, che né le Malebranche sotto il ponte,
venire a galla sì da star sovra alla pece. né il diavolo nero avessero ancora scorto
52. poi poiché. - raffi strumenti di
: : i due P.
ferro con denti uncinati, detti rampini 60. dopo : dietro, lat. post, come Par.
o uncini. II, 100, ecc. Cfr. Virg., Bel. Ili, 19-20.
53. Coverto sotto la pece. - balli
: :
- che ecc. sicché tu abbia nello scheg-
:
« per derisione appellano que' demoni gio uno schermo, una difesa che ti na-
ballo il dimenarsi di quegli sciagurati sconda alla vista dei demoni. - àia ab- :
55. vassalli: fanti, guatteri. 62. conte: cognite: V. era già sceso
57. galli: galleggi, venga a galla. Da fino al Cocito cfr. Inf. IX, 22 sgg.
;
gallare —
galleggiare. Cfr. Purg. X, 127. 63. baratta baruffa, contesa cfr. Pa-
: :
tale contrasto. Infatti i demoni, appena Ili, 128. Par. Ili, 96. Già in un atto
vedutolo, corrono minacciosi verso V. fiorentino del 1237 incontriamo fra i te-
coi loro raffi ; ma egli impone loro, con stimoni un *
Truffa de Co de Ponte '
69. chiede: domanda senz'altro l'ele- si ha in Purg. XIII, 67. Altri intendo-
mosina. « Accenna il Poeta cosa che per no « Che lo conduce qui ? » fiuti,
:
Putì. Cfr. Inf. XVII, 132 ; XXVIII, 81. Chi t'approda? (come sei qui capitato?);
Par. IV, 15. Ch' egli approda (che c'è di nuovo?), ecc.
75. si consigli : si deliberi tra voi se 81. schermi: ostacoli, impedimenti. I
io sia da afferrar co' roncigli. demoni non hanno il potere di offendere
V. 76-87. Virgilio e Malacoda, V., il quale non è giudicato da Minosse ;
loumilia dicendogli ch'egli viene perchè cutore, egli ha già vinte opposizioni di
così vuole Iddio. demoni ; cfr. Inf. Ili, 94 sgg.; V, 21 sgg.;
Malacoda: taluno crede che sotto
76. VII, 10 sgg. I guardiani del cerchio
soli
questo nome Dante abbia nascosto qual- degli eretici non cedono, Inf. VIII, 82
che suo nemico, Carlo di Valois o Corso sgg., quali rappresentanti di miscre-
Donati. Soverchiamente ingegnoso. « Il denti.
nome è presagio che la cosa uscirebbe 82. destro: propizio, favorevole; cfr.
a mal fine »; Tom. Yirg., Aen. V, 56 sg. Altre volte V. ram-
78. Che gii approda?: qual prò gli fa, menta ai diavoli il voler divino ;
qui vi
che gli giova parlare con uno di noi? aggiunge secondo la mi-
il fato, al quale,
Le quali parole Malacoda dice ai dia- tologia classica, soggiacevano gli stessi
voli mentre pur s'avvia, secondo il loro Dei cfr. Ovid., Met. IX, 429 sg.
;
87. feruto: ferito. Cfr. Inf. I, 108. rono 400 cavalieri di cavallate e 2000
V. 88-105. Spavento di Dante. Spen- pedoni di Firenze e la taglia di loro e
ta colle sue franche e risolute x>arole la dell'altre terre di parte guelfa di To-
tracotanza dei diavoli, V. chiama a sé scana e.... presono il castello di Capro-
D. Ma come questi s'è mosso e ha rag- na, e guastarlo. >> Il castello di Caprona
giunto il maestro, i demoni si fanno era stato conquistato da Guido da Mon-
avanti, e con parole schernevoli si ecci- tefeltro, capitano del popolo e di guerra
tano l'un l'altro ad offenderlo. D. ne è e poi anche podestà dei Pisani dal mar-
epaventato. Malacoda impone ai diavoli zo 1289 al 1293 (cfr. Vili. VII, 128 Vili, ;
quia raro vel numquam isti baratarii ser- 99. sembianza ecc. espressione loro :
bene: temetti non tenesser, costrutto cor- chiedeva all' altro « Vuoi tu eh' io lo
:
toli, Letter. ìtal. V, 94 sg.), non è punto farda per designare la schiena.
probabile. 102. gliele: invariabilmente, nell'an-
95. patteggiati: sotto fede di capito- tico toscano, anche per glielo, gliela,
lazione. - Caprona castello dei Pisani,
: glieli. - accocchi « accoccarla a uno,
:
preso dai Fiorentini e Lucchesi nell' ago- modo basso. Fargli qualche danno, di-
sto del 1289 cfr. G. Vili. VII, 137 «Nel
; : spiacere o beffa: onde l'adagio: Tal ti
detto anno 1289 del mese d'agosto, i Luc- ride in tocca, che dietro te l'accocca,
chesi feciono oste sopra la città di Pisa cioè : Ti fa l' amico in faccia, e dietro
colla forza de' Fiorentini, che v'anda- t' inganna e opera contro di te »; Fan/.
188 [cero. 8. i*ol<;. 5] Inf. xxi. 103-117 [iìugib di malac<
viaggio, essendo l'arco sesto tutto rovi- cfr. I, Agnelli, Topo- Cronografia del
nato [il che era vero]. Ieri cinque ore viaggio Dantesco, Mil., 1891. Angelittì,
più tardi di adesso, si compierono 1266 Sulla data del viaggio dantesco, Napoli,
anni dacché lo scoglio rovinò [e anche 1897, p. 16 sgg., ecc. Sulla lez. cfr.
questo era vero] Se dunque volete con-
. Moore, Crit., 331. sg. - otta: ora; (al-
tinuare il vostro viaggio, andate oltre lotta =
allora). Cfr. Inf. XX, 127.
su per questo argine, e non lungi tro- V. 115-139. La
compagnia dei de-
verete un altro scoglio che fa via ». Que- moni. Malacoda, mentre inganna con
st'ultima era una bugia, poiché tutti i una falsa notizia, vuole apparire molto
ponti di quella 6 a bolgia erano rovinati, generoso verso i P. « Mando colà, verso
cfr. Inf. XXIII, 123 sgg. quello scoglio che via face [echein real-
' '
107. iscoglio non si può :la lezione tà non alcuni di questi demoni
esiste], :
scoglio non si può, che è data da molti, andate con loro, che non vi faranno del
anche ottimi codici imporrebbe di fare male. » E ne chiama dieci per nome, e
scoglio trisillabo, cosa inammissibile; cfr. parla loro in modo ambiguo, da bugiar-
E. Ciafardini, Dieresi e sineresi nella do. D., vedendo i versacci che i diavoli
D. O. (Riv. d'It., giugno 1910), p. 913. fanno, dubita d'inganno, e ne avverte
Altri leggono scoglio non si potrà, ma il V. ma questi lo conforta a star di buon
;
118-123. Alleluilo etc: Sui nomi, che grigno o sghignazzo. Farfarello {Parodi,
D. attribuisce ai diavoli di questa bol- 1. e.)« è possibile che fosse nell'uso col
gia molto si sbizzarrirono commenta- senso di folletto '
si confronti il fr.
'
:
tori antichi e moderni per chiarirne l'eti- farfadet e inoltre il toscano farfanic-
mologia e il preciso significato. Inge- chio », e lo troviamo in testi italiani
gnosa ipotesi, anzi troppo ingegnosa, fu posteriori, forse indipendenti da Dante.
quella del Rossetti che questi nomi « siano Più oscuri ci restano i nomi Ciriatto e
parte alterazioni e storpiature, e parte Libicocco ma il nome di Ciriatto che è
;
anagrammatici stravolgimenti de' nomi sannuto (e cfr. Iìif. XXII, 55-56) pro-
stessi de' Priori e de' Sindaci Neri» ch'e- babilmente si riconnette a x°ip o (porco), <?
rano in Ufficio quando nel 1303 venne pronunziato ciros il 2° « con quel suo
;
in Firenze il Cardinal da Prato. Più ve- aspetto tra bizzarro e grottesco» è stato
risimile la ipotesi del Torraca che D. to- derivato da libicus =
libeccio, ch'è vento
gliesse parte di tali « o così come nomi violentissimo, con forse la desinenza di
sono, o leggermente modificandoli, da scirocco (Parodi). Certo è che o li abbia
nomi, cognomi, soprannomi de' suoi con- D. solamente trascelti e adottati tra co-
temporanei », specialmente fiorentini ;
gnomi o soprannomi esistenti, o, com'è
ma difficile è poi determinare il quanto più probabile, li abbia in gran parte fog-
e il quale di tali imprestiti. Certo è che giati e. rifoggiati da sé, questi nomi ci
di buona parte di tali nomi sono evi- appariscono stupendamente adatti agli
denti e il tipo su cui sono foggiati, co- '
angioli neri ', e contribuiscono essi
mune a molti altri soprannomi, e il senso stessi alla comicità che nei canti de' ba-
letterale: non evidente invece, e tutt'al- rattieri è così grande e varia.
tro che sicuro, se e a quali speciali poteri pane: per panie, come letane per
124.
o caratteri personali de' diavoli abbia letanie, matera per materia, ecc. Cfr.
con ciascuno dei nomi o nomignoli inteso Bull. Ili, 99. La pece è attaccaticcia
di alludere il P. Tale è il caso di Bar- come la pania, o vischio ; cfr. v. 18.
bariccia, Cagnazzo, Calcabrina, Graffia- 125-126. scheggio ecc. scoglio forman- :
cane, Malacoda (cfr. n. 76), JRubicante te una catena di ponti che attraversa
(non Babicante), Scarmiglione (cfr. n. tutte le bolge (tane).
105). Quanto ai rimanenti, Alichino non 128. sa' ir : sai andare, cioè se conosci
è se non il nome demoniaco
Helle- ' la via, come già mi dicesti, Inf. IX, 30.
quin '
di leggende diffuse in Francia e Ma l'altra volta
che V. era sceso laggiù,
fra noi Draghignazzo vorrà dire, come
: lo scoglio non era ancora spezzato al
osservava gV&Benv., quasi magnus draco; fondo (cfr. Inf. XII, 37-45); la via per
ma il normale dragonaccio o drago- l
' ' scendere al fondo dell' Inf. era dunque,
nazzo sarà stato reso (così il Parodi,
'
questa volta, diversa. - per me non la
Bull. XXIII, 25 sg.) più efficace acco- cheggio dal canto mio non chiedo scorta
:
modandolo con elementi di ghigno o di- siffatta; mi basta l'aver te per guida.
190 [CKRC. 8. BOLG. 5] Inf.xxl 131-139 -XXII. 1-3 [sconcio segnale]
135. lessi: lessati nella pece. E lessi imita in modo sconcio per sé stesso, ma
han tutti i codici più antichi. Cfr. per conveniente alla qualità ed al carattere
l'imagine, ch'è la stessa, i v. 55-57. AL: di questi demoni, il trombettiere; e i suoi
lesi ; ma i barattieri non sono lesi, cioè demoni si muovono al segnale dato da
offesi a torto, ma giustamente puniti. questa degna tromba. Linguaggio e stile
Ancor piti errate le lez. lassi, illesi, ecc. corrispondono'pienamente albi materia.
CANTO VENTESIMOSECONDO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA QUINTA: BARATTIERI
1289. Cfr.gtf. Vili. VII, 131. O in altra 12. di terra: che si scopra da lungi. -
occasione? Cfr. Kraus, 35. di stella che si mostri in cielo. « Nec
:
na,;: si col nato, e che aveva presso a gono notando sopra l'acqua del mare,
poco la forma di un clarinetto. AL: ceni- appressandosi alle navi, significano che
102 [CBBC. 8. BOLO. 5] INP. \\U. 20-37 [CIAMPOLO]
tosto dee venire tempesta » Pass avanti ; dà il P. Kè altro saporiamo di lui. Filai.:
(cfr. Bull. XVIII, 9). « Se la tradizione non lo chiamasse Ciani-
21. s'argomentili ecc.: s' ingegnili di polo, io supporrei che costui fosse il sini-
salvare la nave dalla minacciante tem- scalco Goffredo di Beaumont, cui Te-
pesta, di cui essi danno l'annunzio. baldo durante la sua assenza affidò il
22. alleggiar: alleviare, alleggerire. governo di ISavarra ».
24. ìiascoiideya : esso dosso, rituffan- 33. rimane: col mnso fuor dell'acqua.
dosi nella pece. - spiccia si ritira veloce sott' acqua.
:
26. pur : solo ; cfr. Inf. XXXII, 31 sg. « Iuvat esse sub undis, Et modo tota
27. celano: nell' acqua. - 1' altro gros- cava submergere membra palude, Kunc
so : il resto del corpo, tozzo e relativa- proferre caput, summo modo gurgite na-
mente grosso. re, Saepe super ripam stagni consistere,
30. così: in men che non balena, v. 24. ssepe In gelidos resilire lacus »; così delle
- bollori della pece.
: rane dice Ovid., Met. VI, 370 sgg.
V. 31-75. Ciambolo Navarrese. 34. di contra: dirimpetto, di fronte;
Uno, che si era sporto col capo, non es- cfr. Par. XXXII, 133.
sendo stato lesto a nascondersi sotto la 35. arroncigliò: prese col ronciglio.
pece, è acchiappato dai demoni, che ne 36. lontra lutra « animale tutto pi-
: ;
fauno strazio. Richiestone da V. per de- loso e nero hae quattro piedi ed è lungo,
;
siderio di D., ei dà contezza di sé, dicen- ed ha una lunga coda; vive e fa sua
dosi Navarrese, già servitore del re Te- pausa la maggior parte del tempo in
baldo, ma non si nomina. Barbariccia acqua » Lan. - « Chi abbia veduto que-
;
poi lo stringe fra le braccia, facendo sto animale, conoscerà quanto viva sia
scostar gli altri diavoli, e dicendo a V. la similitudine tra il dannato tratto su
di chiedere al dannato quel che gli piac- dalla pece, e la lontra, la quale ha pelle
cia. V. chiede se sotto la pece sianvi untuosa e color quasi nero, e che cavata
1
latini '. Ma i diavoli impazienti rico- fuori dell' acqua con le gambe spenzo-
minciano a straziarlo. Di costui gli an- late e grondanti presenta forme appro-
tichi commentatori o non danno notizia, priate all' atto che il Poeta descrive » ;
38. sì: così bene. - eletti: cfr. Inf. monio da distruggere), ma perchè me-
XXI, 118-123. nava vita da ribaldo, in ciò che aveva
39. attesi come feci attenzione ai
: di meno umiliante, ma di più vizioso,
nomi con che si chiamavano l'un l'altro. cioè giocare, gozzovigliare e stare in bor-
41. unghioni artigli. - scuoi scorti-
: : dello. » Scrive Benv. I, 104 « iste vilis-
chi: da scuoiare strappare il cuoio.= simus ribaldus tot bona consumpsit in
a man in potere. - avversari « Ad-
45. : : putanariis, in ribaldariis. »
versarius vester diabolus tamquam leo 51. distruggitor ecc. dissipatore dei :
ant. per nacqui (cfr. Inf. V, 97); ma se so che famiglio, come pure altri leg-
qui fui nato valesse nacqui, bisogne- gono; Fanfani, Studi ed oss., 67.
cfr.
e non - Tebaldo Tebaldo II, conte di Sciam-
l
rebbe leggere nel regno del ' '
:
regno ', come ci danno i codici. pagna, che nel 1253 succedette nel re-
50. che perciocché. Adduce il motivo
: gno di Navarra a Tebaldo I, e morì
per cui sua madre fu costretta a met- nel '70 in Sicilia di ritorno dalla spedi-
terlo al servizio del re Tebaldo. - ri- zione contro Tunisi fatta dal re Luigi IX
baldo Fra Giord., Fred. ined. ed. Nar-
: di Francia è citato da D. come poeta nel
;
rono coloro che senz' arte onesta vives- saune. - sdruscia stracciava; da sdru-
:
sero alla giornata di giuoco, di rapina scire o sdrucire: scucire, aprire, fendere,
e di mestieri vili e turpi e il padre di ; spaccare, ecc.
Ciampolo è detto ribaldo « non perchè 58. sorco: sorcio, topo. Sorco usò l'Ario-
tale di condizione sociale (ha un patri- sto fuor di rima (cfr. Bull. Ili, 155).
59-60. chiuse : circondò e strinse. - e 73. i volle ecc. : gli volle metter ad-
disse : « tamquam dux superior eorum, dosso gli uncini.
qui poterat eis praecipere » Benv. ; 74. giuso : volle prendergli le gambe
60. mentre finché. - inforco lo tengo
: : col ronciglio per l'appunto come Libi-
stretto tra le braccia. Cfr. la frase in- cocco gli aveva preso il braccio. - decu-
forcar gli arcioni, Purg. VI, 99. AL: Fin- rio: decurione, capo della decina, cioè
ché non lo piglio io coli' uncino. Ma Bar- Barbariccia; cfr. Inf. XXI, 120.
bariccia non lo pigliò con l' uncino. 75. con mal piglio: con volto crucciato
63. altri altri demoni, bramosi di di-
: e minaccioso.
sfarlo, cioè lacerarlo, co' loro uncini. V. 76-90. Fra Gomita e Michel
64. dunque: allora; significato tempo- Zanche. Sedata un po' la crudele furia
rale originario che adunque (dal lat. ' '
dei diavoli, Cianrpolo, richiestone da V.,
ad tunc) conservava tuttavia nell'ital. parla di certi suoi compagni laggiù nella
antico accanto a quello conclusivo che pece, nominando frate Gomita e Michel
solo gli è poi rimasto cfr. Inf. XXIII, : Zanche. Il primo fu di nazione sardo,
133 e XXXIII, 118. frate non si sa di qual ordine. Di lui,
65. latino: italiano; così anche Inf. d' accordo con Bambgl., An. Sei., lac.
XXVII, 27 e 33; XXIX, 88, 91, ecc. Dant., e altri antichi, il Veli. « Fu ap- :
~9
« Olii fu colui da cui mala partita
di' che facesti per venire a proda ? » 1
Michel Zanche dicesi che fu siniscalco 83. donno: signore; cioè, secondo an-
di Enzo re e governatore di Logodoro, tiche chiose, Ugolino o Mno, figliuolo
una delle quattro Giudicature della Sar- di Giovanni de' Visconti di Pisa cfr. ;
lasia (Petr. Dant., ecc.). «Essendo fat- trattamento, che ciascun di loro se ne
tore della madre del re Enzo, figliolo chiama contento: li lasciò infatti fuggire.
dello 'mperadore Federigo, per sua ri- 85. di piano: di solito si spiega pia- '
venderla in tanta ricchezza divenne, che namente '. Meglio: Senza processo, o,
dietro alla morte della detta donna Giu- piuttosto, con procedimento sommario
dice, cioè signore, del detto paese si « sine strepitu et figura iudicii » Bull. ;
Giudicati di Sardegna, nella parte nord- davvero » - negli altri offici da lui te-
! :
est dell'isola. Quando i Pisani nel 1117 nuti, oltre che nell' affare della libera-
ebbero conquistata la Sardegna, toglien- zione dei prigionieri.
dola ai Saraceni, la divisero in quattro 88. usa: pratica. - donno : Don, Mes-
Giudicature: di Logodoro (o delle Tor- sere, cfr. v. 83.
ri), di Caluri (o Cagliari), di Gallura e 89-90. a dir ecc. : non si stancano mai
L96 |< br< Inf. xxii. 91-10H [michkl zanohbJ
di parlare della Sardegna, non per amor 96. uccello: avendo ali; cfr. v. 115,
di patria, ma per raccontarsi le barat- 127, 144; XXIII, 35.
terie e ribalderie colà fatte, « quia qui- 98. spaurato : impaurito. A torto altri
libet libenter confert de arte sua »; Benv. hanno inteso: tolto di paura, rassicu-
E poiché non potevano parlare sotto la rato, senso che la parola non può avere
bollente pece, Ciampolo alluderà ai di- e che qui non è conveniente.
scorsi clie fanno, quando riesce loro di 99. Toschi ecc.: altri latini, cfr. v. 65.
stare pur col muso fuori, v. 26. 100. le Malebranche nomignolo generi- :
V. 91-132. 1 diavoli ingannati. Par- co dei diavoli. AL: male branche ma cfr. ;
lando ai P., 1' astuto Navarrese ha esco- XXI, 37, XXIII, 142. -in
23, XXXIII,
gitato un modo di liberarsi dai demoni cesso: in disparte; cfr. Bull. Ili, 134.
che daccapo fanno cenni di minaccia. 101. ei: quei Toschi e Lombardi che
Purché questi si scostino un poco e si Ciampolo dice che farà venire. - non
nascondano per un momento, ei pro- teman ecc. sperino di potere impune-
:
mette di far uscire molti dannati fuor mente sporgere un po' fuor della pece.
della pegola, facendo un certo fischio 102. seguendo: promessa ingannevole
convenzionale. Nonostante l'opposizione per indurre i diavoli a ritirarsi e poter
di Cagnazzo, che ha subito indovinata, con un rapido salto rituffarsi.
l'astuzia del Navarrese, i diavoli, su pro- 103. sette: molti; il numero determi-
tirano, e Ciampolo lesto e pronto salta giù. 104. nostr'uso i più credono che Ciam-
:
Alichino volando tenta arrivarlo, ma il polo parli sul serio, e che veramente,
dannato è ormai scomparso sotto la pece quando alcuno de' sommersi, mettendo
91. l' altro demonio Farfarello, v. 94.
: ; fuori il muso, s' accorge che non vi sono
92. anche ancora. - elio
: egli, cioè : demoni lì vicino, avverta gli altri com-
V altro. pagni con un fischio, affinchè si mettali
grattarmi la tigna: Grattare la ti-
93. fuori anch'essi. Ma
è più probabile che
gna è modo basso, anche nell'uso vivo, per Ciampolo dica qui una menzogna, avente
esprimere il percuotere o picchiare senza carattere di verisimiglianza, per ingan-
misericordia. - tigna cfr. Inf. XV, 111.
: nare i diavoli e liberarsi da loro.
94. proposto: propositus; Barbariccia. 109. lacciuoli: astuzie frodolente.
[CERC. 8. BOLG. 5] INF. XXII. 110-126 [DIAVOLI INGANNATI] 197
polo fìnge di aver inteso per malvagità, scun rilievo chiamatela collo e il pen-
e risponde « È vero, sono molto malva-
: dìo chiamatelo ripa subito allora com- ;
gio, se per dare spasso a voi mi faccio prenderete che vuol dire: Lascisi il collo,
traditore dei miei compagni di pena. » e la ripa ci sia di scudo, sì che chi sorge
111. maggior: che non hanno laggiù, dal lago non veda noi che ci acquattiamo
sotto la pegola. - tristizia tormento, of- : al pendìo esterno » Boss. Lo stesso ri-
;
129. quei: Alienino drizzò il petto, vo- nel giardino di messere Stricca e lo
lando di nuovo su verso F argine. sparviere si ghermì con lei ».
130. di botto: di colpo, d'un subito. 139. l'altro: Alichino. - bene: vera-
Paragona Ciampolo anitra che in un
all' mente. - grifagno atto ad afferrare. :
e tentano di uscire dalla pece, ma non dunque partitore, separatore de' due con-
possono, essendosi in essa invischiate le tendenti che si erano artigliati. Senso:
ali. Gli altri demoni vanno giù a libe- Il caldo della pece sghermì, separò subito
rarli coi loro uncini. Comica diabolica, que' due diavoli che s' erano ghermiti.
degna del luogo e dei personaggi. 143. di levarsi era neente: non era loro
133. Irato: contro Alichino. - buffa: possibile di levarsi di lì e rivolare in
beffa, inganno (Parodi, Bull. Ili, 149). su; per la frase cfr. Inf. IX, 57.
135. quei :Ciampolo. - aver la zuffa : 144. sue loro, come Inf. X, 13. Purg.
:
145. gli altri: sette, spettatori della 149. impaniati presi nella pania, cioè
:
CANTO VENTESIMOTERZO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA SESTA IPOCRITI :
compagnia
Taciti, soli e sanza
n'andavam, l'nn dinanzi e l'altro dopo,
V. Ftiga dei Poeti* Mentre i
1-57. quel punto dell'argine di dove i Poeti
diavoli sono intenti ai lorodue compagni si sono calati; ma ivi s'arrestano, non
invischiati nella pece, D. e Y. si allonta- essendo concesso ai demoni di uscire
nano da essi, e continuano a camminare dalla loro bolgia.
sopra 1' argine. D., non a torto pauroso 1. Taciti essendo assorti in gravi pen-
:
d'essere assalito dai diavoli stizziti, pre- sieri. - soli i demoni sono rimasti in-
:
ga Y. che trovi modo di sottrarsi da es- dietro dannati non se ne vedono. - com-
;
ri.... andare 1' nno innanzi, quello di più (troncamento di modo). - issa voce del- :
autorità, l'altro dirietro et seguitarlo » ; l' uso lucchese, che pur vale 'ora':
An. Fior. - « Anche nei Moretti di cfr. Parodi, Bull. Ili, 133.
S. Francesco.... se due frati hanno da 8. l' un con l'altro l'una cosa con l'al- :
camminare insieme, 1' uno precede l'al- tra. Qui uno ed altro sono usati quali
tro »; Della Giovanna in Lectura Dan- pronomi di genere neutro, uso non raro
tis, p. 12. « Il quale costume ei dove- nell'antico ital. {Bull. XVIII, 10). - s'ac-
vnno avere in quei tempi, perchè oggi coppia: si confrontano principio e fine
usano eglino di andare al pari » Gelli. ; dell'avventura della rana e del topo con
4. d'Isopo: la favola non è di Esopo, quelli del caso di Alienino e Calcabrina.
ma passava per tale in quei tempi. 9. principio: la rana vuol nuocere al
« Isopo è uno libello che si legge a' fan- topo, come Calcabrina ad Alichino. -
ciulli che imparano grammatica [è una fine rana e topo preda del nibbio Cal-
:
;
raccolta dì favole in distici latini], tra cabrina ed Alichino preda della pece. -
le quali ve n'è una che dice, che., an- fissa : attenta.
dando lo topo per lo contado, pervenne vien fuori, nasce.
10. scoppia:
a una fossa d'acqua o v'erano molti ra- 11. di quello: dal
pensiero volto alla
nocchi, e stando il topo alla riva e du- favola ed al caso dei due diavoli.
bitando di passare, uno ranocchio lo 12. prima: cfr. Inf. XXI. 127-132.
venne a vedere con animo di farlo af- « Pensa Dante a una cosa paurosa av-
fogare in quella fossa, mostrando di vo- venuta, e corre col pensiero ad altra,
lerlo aiutare, e dubitando il topo del- paurosa non meno, che poteva avveni-
l'acqua, disse il ranocchio Lega il tuo : re»; L. Vent., Sim. 325.
piede col mio e non potrai cadere. E 13. per noi per cagion nostra, avendo
:
fidatosi il topo del ranocchio, si legò con alla sfida tra Alichino e Ciampolo, finita
lui e montato in su le spalle del ra-
; con la peggio pei diavoli, data occasione
nocchio, il ranocchio il portò insino al l'aver trattenuto Ciampolo perchè appa-
mezzo dell'acqua, e poi cominciò a ire gasse la curiosità dei Poeti.
sotto per tirarsi il topo dietro lo topo : 15. nói : rechi noia, offenda; da noiare.
s' argomentava con le branche di stare 16. s'ag'gueffa: si aggiunge; cfr. Inf.
a galla. In questo mezzo uno nibbio, XXXI, 56. Purg. V,
112. « Aggueffare
volando per l'aere, vide il topo nell'ac- è filo aggiungere, come si fa po-
a filo
qua, e calossi, ghermillo e portollo via e ; nendo lo filo dal gomito alla mano, o in-
perchè lo ranocchio era legato con lui, naspando con l' aspo » Buti. ;
HRC. 8. BOLG. 6] INF. XXIII. 17-39 [FUGA DEI POETI] 201
18. acceffa: afferra col ceffo; addenta. sione de' miei; e capii che, al pari di
20. dalla paura: per la paura. - indie- me, tu pensavi impaurito alla necessità
tro intento: guardavo alle mie spalle, di sottrarci a un assalto dei diavoli.
se mai quei diavoli ci corressero dietro. 30. d'entrambi i tuoi pensieri e i miei
:
25. di piombato vetro uno specchio, : 31-32. S' egli è che dato che. - giac-
:
non riceverei la tua immagine esterna 33. l' imaginata caccia la caccia che :
li)
che prende il fugge e non s'arresta,
figlio e
sen fugge via con esso senza indugiare la velocità, e quindi la forza, dell' ac-
neppur tanto tempo, quanto basta a met- qua cresce a misura che essa avvi- si
tersi indosso una camicia. L'uso di dor- cina all'estremità inferiore della doccia
mir senza camicia era molto diffuso in stessa, oltre e presso la quale stanno le
antico L'uso della camì-
(cfr. Scherillo, pale della ruota.
cia etc. in La
Lettura II, 4) - a romore : 49. vivagno: orlo o ripa della sesta
locuz. avverb. che vale scompigliata- '
bolgia. Cfr. Inf. XIV, 123, Purg. XXIV,
mente, tumultuariamente '. AL: al ro- 127. Par. IX, 135.
more delle fiamme o di grida d'allarme.
: 51. non come « Socius enim in tali
:
Nota il Tom.: « La fiera anima del P. timore non iuvat socinm in fuga nisi
nelle scene d'amore più vogliosamente verbis.... Vel si iuvat eum, non levat
si posa. » ipsum supra se nec cum tanta affec-
prende: cfr. Virg., Aen. XI, 544 sg.
40. tione > Benv.
v
;
44. si diede: locuzione latina e virgi- 54. sovresso noi per l'appunto sopra:
liana, se dedit-, cfr. Virg., Aen. XI, 565; noi. - gli (al. li) particella avverbiale
:
XII, 227, ecc. V. « si adattò con tutta la = vi non vi era più nulla da aver so-
;
deretana parte del corpo, alla pendente spetto, ossia timore. Cfr. Inf. XXXIII, 9.
roccia, rupe (cfr. Inf. VII/6), per scen- 57.poder potere, facoltà. - indi dal-
: :
dere sdrucciolando a quel modo nel fon- l'argine che separa la 5 a dalla 6 a bolgia.
do, portando me sopra il petto » Lomb. ;
- tolle: toglie; dal lat. tollere. La Prov-
45. Pun: il superiore. - altra: sesta. - videnza, che pose quei diavoli come ese-
tura: chiude. cutori di giustizia nella 5 a bolgia, non
46. doccia canale (cfr. Inf. XIV, 117)
: permette loro di lasciare il proprio posto.
che da un fiume deriva e porta l'acqua V. 58-72. Pena degli ipocriti. Nella
al molin terragno, cioè al molino di ter- 6 a bolgia i P. trovano gl'ipocriti, che
ra, diverso dai molini pensili (come bene vanno attorno lenti lenti e tristamente
rilevò il Torraca), posti su le navi nel- piangendo, vestiti e oppressi da pesan-
l'Arno e in altri fiumi al tempo di Dante. tissime cappe e cappucci di piombo, che
48. approccia: si avvicina; cfr. Inf. di fuori è dorato pittura stupenda del-
:
XII, 46. -Per la pendenza della doccia l' ipocrisia. Il camminare a capo chino,
ERC. 8. BOLG. 6] Inf. xxiii. 58-66 [pena d. ipocriti] 203
mente di sodisfare tendenze e voglie dinali col Papa, vedendo questa arro-
peccaminose. Vien fatto di pensare a ciò ganza, comandaro che portassero sempre
che Cristo dice dei Farisei, Matt. XXIII, cappe di panno non gualcato, vilissimo,
27 sg. : « Similes estis sepulchris deal- albagio, e sì corti, che non toccassono
batis, qua} aforis parent hominibus spe- terra, e tanto panno per uno in cappuc-
ciosa, intus vero piena sunt ossibus mor- cio, quanto coprisse il capo di quello
tuorum et omni spurcitia. Sic et vos medesimo panuo. E
così fu loro fatto
aforis quidem paretis hominibus iusti, per la loro ipocresia » in. Sei. e così ;
intus autem pieni estis hypocrisi et ini- su per giù Dan., Buti, An. Fior., ecc.
quitate. » Probabilmente poi, come os- Invece VOtt.: «Dice ch'erano della ta-
serva il Della Giovanna, Lect. Dantis, glia delle cappe che si fanno in Cologna
p. 19, la doratura delle cappe fu sug- per li monaci, le quali sono smisuratis-
gerita al P. dall'etimologia che allora sime di larghezza e di lunghezza, e quasi
si dava di ipocrita. « Dicitur ypocrita » nel cappuccio ha una gonnella: questo
così Uguccione da Pisa nelle Magnce lo fanno per onestade. » Il Della Gio-
derivationes « ab yper, quod est super, vanna, op. cit., p. 16, opina che D. al-
et crisis, quod est aurum, quasi supe- luda a una foggia d' abito « prescritto
rauratus, qnia in superficie et extrin- dalla Regola, che i monaci tedeschi os-
secus vidfetur esse bonus, cum interius servavano assai rigidamente. »
sit malus vel dicitur ypocrita ab ypo,
; 64. sì ch'egli abbaglia: che il sènso
quod est sub, et crisis, quod est aurum sia '
in modo da abbagliare '
è certo ;
derigo II usava di far fare giustizia a dere un vivo laggiù e chiedono a D. chi
quelli che sommo peccato commetteano egli sia. H
P. sodisfa con parole gene-
contro la corona, in questo modo: elli riche il loro desiderio poi con modi cor- ;
facea fare di piombo una coverta al giu- tesi e compassionevoli domanda ad essi
dicato, la qual tutto lo covria, e questa chi siano e quelli si nominano. Sono i
:
lia lo piombo e '1 giudicato insieme. » nome. Cfr. Z. F., 138 sg.
E questo, con qualche varietà nei par- 75. sì andando mentre proseguiamo
:
ant. Sembra però esaere questa una ca- Inf. XXVII, 129. Virg., Ecìog. IX, 24.
lunnia inventata dai nemici dell' Impe- 76. parola tosca: il parlare, o l'accento
ratore. (Vigo, D. e la Sicilia, Palermo, toscano di Dante tosca per toscana, co- :
1870, p. 19 sg.); ma l'accordo dei com- me in Inf. X, 22; XXII, 99, ecc.
ment. antichi prova che il fatto era ge- 77. Tenete i piedi: fermatevi.
neralmente creduto, e lo credette vero 78. correte: cfr. v. 70 sgg. Agl'ipocriti
anche I). che camminano sì lentamente, e sono
68. ancor pure: ancor sempre, come abituati a fare ed a vedere sol questo
di solito. lento moto, pareva che D. e V. corres-
69. con loro insieme nella stessa di-
: sero veloci. - fosca senza tempo tinta, :
gì' ipocriti qualche persona nota, un e come colui che ha parlato ti sarà giunto
dannato, che ha udito ciò, prega D. di al fianco, cammina lentamente al pari
fermarsi il che egli fa. Esso dannato e
; di lui.
fCBRC. 8. BOLO. 6] Inf. xxiii. 82-99 [i frati godenti] 205
che, dolenti ed invidiosi di veder altri fosse già accorto che le cappe erano di
andar senza cappa per la loro bolgia ;
piombo, non poteva ancora saper nulla
ma non è punto necessario attribuire dell'enorme peso di esse. Ma probabil-
alla parola di D. questi sensi riposti. mente D. ci vuol dire che non si era
87. in sé: l'uno all'altro. - seco: fra. ancora accorto della natura di quelle
di loro. cappe. Né vale l'opporre i versi 64 sgg.
88. all'atto: al moto della gola pro- nei quali le cappe già son descritte;
dotto dalla respirazione cfr. Purg. II, ; quei versi son parole di D. narratore,
67 sg. non di D. viatore e raccontando la cosa, ;
90. stola: cappa di piombo. Stola ^er era naturale che facesse suo prò delle
'
veste '
dissero gli antichi : cfr. Toc. Or. cognizioni acquistate e a prima vista e
e Purg. XXXII, 81. Par. XXY, 95. dopo. - sfavilla « Si riferisce al v. 64,
:
91. me: a me. Al.: dissenni : Al.: mi in che, parlandosi delle cappe di co-
<Hss<»r.- collegio adunanza, luogo dove
: storo, si dice Di fuor dorate son sì,
:
sono raccolti (collecti) gli ipocriti, -tri- ch'egli abbaglia. Pare che lo indichi an-
sti: « nolite fieri sicut hypocritae tri- cora la risposta, che fa qui Catalano,
sta » Matt. VI, 16.
; quasi voglia dire, che le cappe sono
93. non avere ecc. non disdegnare di : fuori sfavillanti d'oro (rance) ma den- ;
100
E V un rispose, a me : « Le cappe lance
sdii di piombo sì grosse, che li pesi
fan così cigolar le ior bilance.
103 Prati Godenti fummo, e bolognesi ;
100. rance: gialle (cfr. Purg. II, 9), Della Giovanna V opera dei due bolo-
essendo di fuor dorate, v. 64. gnesi in Firenze: « Dopo la battaglia
101. pesi: questi peccatori sono con- di Benevento, i Ghibellini, già padroni
siderati come bilance su cui, quali pesi, di Firenze, vedendosi ridotti a mal par-
sono messe le cappe di piombo pesi ;
tito etemendo guai maggiori, si mostra-
tanto gravi che le bilance ne cigolano, rono propensi a far pace coi Guellì ne ;
cioè i peccatori ne soffrono e piangono. seguì infatti una specie di tregua che
103. Frati Godenti frati e cavalieri
: rese possibile la nomina a Podestà [1266]
dell'ordine, religioso e cavalleresco in- dei due frati bolognesi, uno Guelfo, l'al-
sieme, di Maria Vergine Gloriosa, isti- tro Ghibellino,; i quali per il loro diverso
tuito in Bologna nel 1261 (e riconosciuto colore politico dovevano costituire un
da Urbano IV), allo scopo di comporre governo di coalizione e per l'istituto dei
discordie civili e famigliari e proteggere loro Ordine, inteso alla pace, un governo
i deboli dalle soperchierie dei potenti. di conciliazione ». Ma
pur avendo dato
Furono soprannominati dal popolo Go- «nuovi e savii ordinamenti, furono ac-
denti (ed anche Capponi di Cristo) per- cusati di parzialità la discordia tornò
;
Bologna, nel 1266 di quello di Firenze, parole sono da unire al presi del v. 105 ;
nel 1267 nuovamente di quello di Bolo- - tali conservatori della pace ironico.
: :
gna. Morì nel convento deh_ Frati Gau- 108. si pare appare, si vede. - Gar-
:
denti a Ronzano presso Bologna nel 1285. dingo località di Firenze « di costa alla
:
di rimprovero, gli muore sulle labbra alla 118. Attraversato posto a traverso, un
:
vista di uno, che con tre pali è croci- intoppo agli altri. « Posuisti ut terrarn
fisso in terra, e su cui tutti gì' ipocriti corpus tuum et quasi viam transeun-
devon passare costui sente il peso del-
: tibus»; Isaia LI, 23. -nudo: di solito
l' ipocrisia di tutto il mondo. È Caifasso, D., come s' è altrove osservato, rileva
che col suo consiglio ipocrita a' Giudei che son nude le anime, quando vuol porre
favorì l' uccisione di Cristo. Fra Cata- in evidenza la miseria di loro condizione.
lano lo nomina, aggiungendo che così Ma in questa bolgia i dannati vestono
sono puniti in quella bolgia Anna, suo- pesanti cappe; soltanto Caifasso ed i
cero di Caifasso, e gli altri colleglli del suoi colleghi non le hanno, ma devono
gran sinedrio giudaico che con ipocrito sentire in eterno il peso di quelle di tutti
procedere ottennero che Cristo fosse cro- gli altri ipocriti.
cifisso. mostra meravigliato.
V. si 119-120. ed è mestierecc: poiché chiun-
109. mali: colpe o pene? Chi intende que passa di qua, deve calpestarlo.
'colpe', crede che D. lasciasse inter- 121. suocero: Anna, pontefice ; cfr. Ioh.
rotto un rimprovero chi intende pene', ;
'
XVIII, 13. - si stenta : ò tormentato.
suppone che D. volesse esprimere pietà. 122. concilio: de' Pontefici e Farisei,
Più probabile la la
interpretazione. che condannò Cristo cfr. Joh. XI, 47.
;
bene del suo popolo: « Expedit vobis golarità del supplizio, da lui l'altra volta
ut unus moriatur homo prò populo et non veduto; tanto più che, come ben
non tota gens pereat»; loh. XI, 50. nota il Della Giovanna, « questa della
208 [CBRC. 8. BOLO. 6] INF. xxiii. 125-1 11 [USCITA i
crocifissione è l'unica pena che sia stata testé degli angeli neri, preferisce farne
aggiunta all' Inf. dopo che V. discese la senza.
prima volta nella Giudecca, scongiurato 133. Rispose : Catalano. - adunque : al-
dalla maga Eritone »,
e « questo è 1' uni- lora: cfr. Inf. XXII, 64.
co luogo dell' Inf. in cui egli dimostri 134. sasso: uno di quegli scogli che
la sua maraviglia. » ricidono gli argini e le bolgie. - cerchia :
126. vilmente: calpestato da tutti quan- che circonda tutto Malebolge cfr. Inf. ;
hominum, et abiectio plebi s »; Psal. XXI, sasso, cioè lo scoglio; tutto spezzato al fon-
7. 1 SS. Padri videro in queste parole una do, come l'altro cfr. Inf. XXI, 106 sgg.
;
profezia di Cristo dinanzi ai suoi giu- - noi coperchia non vi fa ponte sopra.
:
dici. Caifasso sarebbe così divenuto lui 138. che: la qual ruina. - in costa: su
in eterno ciò che volle fare di Cristo. per il pendìo dell' argine i sassi giac-
- esilio: luogo d'esilio, l'Inf., dove le ciono, e si alzano giù nel fondo della
anime sono esuli in eterno dalla patria bolgia, formando quasi una scala per cui
celeste cfr. Purg. XXI, 18.
; si può salire sull'argine là dov'è la spalla
V. 127-148. Uscita dalla 6a bolgia. del ponte che sovrasta all' altra bolgia.
Richiestone da V., Catalano risponde ai 139. china: pensando alle false parole
due P., essere lì vicina la mina di uno di Malacoda (Inf. XXI, 109 sgg. 125 sgg. ),,
dei ponti, su per la quale potranno mon- a cui aveva ingenuamente creduto.
tare ed uscire così dalla bolgia degl'ipo- 140. contava: raccontava, esponeva. -
criti. V. si accorge allora delle parole la bisogna: la faccenda, la cosa.
ingannevoli di Malacoda, e, seguito da 141. colui: Malacoda. Cfr. Inf. XXI,
D. e non senza qualche parola ironica 106 sgg. - di qua; così i codici più anti-
del frate, si avvia verso quella ruina, chi e più autorevoli, invece del di là
un po' crucciato dalla ingenuità con cui della vulgata. E di qua torna bene in
aveva creduto a quel diavolo. bocca a V. che parla mentre è ancor
129. destra i P. si erano volti a si-
: presso l'argine che divide dalla 5a la
nistra, v. 68 epperò avevano alla loro
; bolgia 6 a in cui egli si trova, e che, nel
destra l'argine tra la 6 e la 7 a bolgia.
;1
pronunziar queste parole, accenna l'ar-
- giace: cfr. v. 31. -foce: varco. gine vicino. Così parlando presso un
131. costringer: ricordando loro il vo- muro noi possiamo indicare con di qua
ler di Dio. Ma, dopo il timore avuto lo spazio ch'è di là dal muro stesso.
[CERC 8. BOLG. 6] Inp. XXIII. 142-148 - XXIV. 1-2 [sgomento] 203
dere all'Inf. a far l'esperienza di quel passo lentissimo de' due frati; v. 81 sg.
che sono i diavoli, esperienza che tu do- 146. d'ira per l'inganno di Malacoda,
:
vresti avere ormai fatta. - a Bologna:/ a cui ora s' aggiunge la canzonatura del
cfr. v. 103. « Argumentum est a loco, frate, fatta in forma velata con la cita-
quia Bononia in Italia est mater studii, zione delle cose udite a Bologna.
et nutrix omnium scientiarum » Benv. ; 147. incarcati : caricati delle cappe di
144. bugiardo: sentenza tolta di peso piombo.
ila (Jiov. Vili, 44: «Il diavolo è men- 148. poste orme, pedate. - delle care
:
dace e padre della menzogna. » piante: de' piedi del «caro duca mio»,
145. Appresso dopo ciò. - a gran pas-
: Inf. Vili, 97.
CANTO VENTESIMOQUARTO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA SETTIMA: LADRI
(Morsi da serpenti inceneriscono e ridiventano uomini,
poi tornano a tramutarsi)
VANNI FUCCI
poi incamminarsi con volto turbato D. ne , Ma ben presto la brina, che il villanello
è sbigottito sospetta che il turbamento
: ha creduta neve, si scioglie, ed egli,
di V. derivi da timore di non poter uscire tutto racconsolato, conduce fuori al pa-
da quella bolgia. Vedendo peròV., ap- scolo le pecorelle.
pena son giunti dov' è lo scoglio franato, 1. giovinetto ancor novello; tra il
:
foraggio pel bestiame, e che, desto un « Crinem temperat »; Stat. Silv. lib. I, %
non dura. La brina presto si liquefa ai Petr., Trionfo della fama, II, 129. Ario-
raggi del sole. « Urebant montana ni- sto, Ori. VI, 4G. « Traslazione presa da'ri-
ves, camposque iacentes Non duratura^ pari che si fanno a' luoghi dove sia do-
conspecto sole pruinse » Lucan., Phars. ; lore, per ciò che impiastro significa pro-
IV, 52-53. - penna: «personificando la priamente quei ripari lenitivi, che si usa-
brina, il Poeta le attribuisce una penna no porre ne' luoghi ov'è dolore » Gelli. ;
vagno ', cioè nella cesta o nel paniere. 22-24. Le braccia ecc. costr. Riguar-:
Gavagno o Cavagno è dell' uso vivente, dando prima ben la mina, dopo eletto
non soltanto in qualche dialetto toscano, seco alcun consiglio (dopo aver scelto
IRC. 8. BOLO. G] INF. XXIV. 23-41 [salita] 211
riguardando prima
eletto seco,
ben la ruma; e dìedemi di piglio.
E come quei che adopera ed estima,
che sempre par che innanzi si provveggia;
così, levando me su vèr la cima
d'un ronchione, avvisava un'altra scheggia,
dicendo « Sovra quella poi t aggrappa
:
7
;
un partito, tra i varii che gli si offri- « Chiappa est pars tegula3 culmae, qua
vano, circa il modo di salire su per teguntur tecta domorum. Sicut enim qui
quelle pietre), aperse le braccia e dìede- vadit per tecta domorum vadit valde len- ,
estima: mentre eseguisce una parte di 34. precinto argine che cinge interna-
:
qualche lavoro pondera e valuta quel mente la bolgia 6a ed esternamente la7 a '.
et de futuris cestimat»-, Sapient. Vili, 8. 36. vinto dalla fatica, onde non avrei
:
2G. par elio innanzi ecc. mostra che : potuto salire. Sarei vìnto per sarei stato
provvede fin d' ora al poi. vinto, come nel v. 34 fosse per fosse stato,
28. ronchion grosso rocchio, cfr. Inf.
: 37. porta: apertura, bocca; cfr. Inf.
XX, 25 XXVI, 17 cioè un grosso pezzo
; ; XXXIV, 85.
di pietra sporgente. Senso: Mentre V. 39. porta : richiede, è di tal natura cho,
mi aiutava, spingendomi, a salire e a ecc. ; lat. feri ut. Se il piano, o parto
posarmi su di un prominente e grosso superiore di Malebolge forma un pendio,
. cercava coll'occhio qualche altro la costa o ripa inferiore (interna) di ogni
grosso sasso, e me l'additava dicendo- bolgia è tanto meno
alta della superiore
mi « Prova prima colle mani se quel
: (esterna), quanto è per la detta pendenza
è tanto saldo da sostenerti, e poi
»
il dislivello tra le sommità dei due ar-
afferrati ad esso e montavi su ». gini cui appartengono esse coste. Cfr.
30. reggia regga, sostenga; come^rov-
: le fig. 6, 7, 8 del Commonto grafico alla
•-'ftper provvegga, v. 26. D. C. di M. Porena, Palermo, 1902.
31. cappa: degl'ipocriti, XXIII, 61 sgg. Fiammazzo, Sul Piano di Malebolge,
32. lieve: perchè spirito. - sospinto: Lonigo, 1890.
dal maestro. 40. l'una: l'esterna -surge è più alta. :
33. di chiappa in chiappa: di pietra -l'altra l' interna, -scende è più bassa.
: :
43. munta: esausta; non avevo quasi qua© a procella dispergitur »; Sapient.
più fiato (lena). V, 15. - « Quasi spumam super faciem
nella prima giunta: appena fui
45. aquse » ; Osee X, 7.
giunto sulla sommità dell'argine. 52. ambascia difficoltà di respirare,
:
il vivere tra gli agi e nell' ozio. taglia ostacolo cfr. Purg. XVI, 75-78.
: ;
48. sotto coltre : dormendo. Costr. : 54. s' accascia « Chiamasi una per- :
Non si fama
seggendo in piu-
viene in sona accasciata, quando per vecchiezza
ma né stando sotto coltre. Cfr. Horat., o infermità è molto mal condotta e quasi
Ars poet., 412 sg.: Qui studet optatam non si regge » Borghini. ;
di quella proprietà su cui si regge l'edi- adirato, anziché con espressione di do-
sembra che in pena sentano
lìzio sociale, lore o d'altro sentimento. Al. ad ire, :
venir loro sottraendosi ogni proprietà, lez. accettata e difesa da Fosc. (II, 245
perfino la più intima a noi, quella del sg.), Z. F. (145 sg.) e da altri, ma che
nostro corpo, e corrano in disperate fu- il Betti, chiama « lezione stolta, siccome
ghe con la paura di perdere la radice quella ch'è contraria a ciò che in seguito
stessa della proprietà, cioè la persona- si dice ». E il Betti ha ragione.
lità umana, ch'è il vero fondamento del 70. era vòlto in giù: guardavo giù nella
me e del sé, del mio e del suo, e perciò bolgia. - vivi corporali. Gli occhi di
:
d'ogni proprietà, il cui diritto non si persona vivente non discernevano nulla
può concepire là dove non è individua- laggiù; cfr. Inf. XXIX, 54.
lità e persona intelligente » Perez. ; 73. dall'altro all' altro. - cinghio ar-
: :
P. erano venuti fino alla 6a bolgia. Dun- molto e ripidamente (cfr. v. 63), è, ri-
que più ordini di ponti, ma non eguali. spetto agli argini, quasi un muro.
64. andava: io. - fievole abbattuto, : 75. affiguro : raffiguro, discerno. Odo
debole, timido. un suono intendo pa-
di voci, ma non
65. onde una ecc. opperò, cioè per-
: rola guardo e vedo qualcosa laggiù, ma
;
66. disconvenevole: non atta. Perchè ? ciò che vuoi, perchè, quando la dimanda
« Eo quia latrones cum sunt ad furan- è giusta, convien rispondere non con pa-
«es»
214 [CERC. 8. BOLG. 7| Ixk. XMV. 77-87 \ DEJ LADRI]
role, ma facendo subito quel elio ci ò 86. che se così il più e il meglio dei
:
stato chiesto. - si doe seguir « forse si : codd. e coni. ant. AL: chersi, chelidri,
de' eseguir »; Betti. I più de'codd., o iaculi e farèe Producer, concri, ec<
veramente quasi tutti, hanno si dee se- tale lezione, preferita da taluni, per-
guir, lez. che dà un senso ottimo. chè la serie dei serpenti è così più con-
79. lesta estremità. «Da quella parte
: forme a quella che si ha nel passo di
del ponte che si aggiunge con l'ottava Lucano che D. qui imitò, non ha auto-
ripa, cioè con quella che cinge intorno rità sufficiente di codici. - chelidri, ser-
l'ottava bolgia » Dan. ; penti velenosi che stanno in terra ed in
81. e poi: quando fummo giunti piti acqua. « Sed quis erit nobis lucri pu-
in basso, in luogo da cui si poteva di- dor ? inde petuntur Huc Libycse mortes,
stinguere ciò eh' era nella bolgia. Al. : et fecimus aspida mercem. At non stare
E poi scendendo per queir argine. Ma smini miserie passura cruorern, Squami-
i P. non discesero giù in questa bolgia, feros ingens Hsemorrhois explicat orbes;
brulicante tutta di serpenti rimasero ; Natus et ambiguse coleret qui Syrtidos
bensì a guardare non lungi dal capo del arva Chersydros, tractique via fumante
ponte, in una sporgenza della ripa - così Chelydri; Et seniper recto lapsurus li-
dobbiamo figurarci - su cui discesero, mite Oenchris-, Pluribus ille notis va-
per mezzo di pietre prominenti, che il riatalo pingitur alvum, Quam pai vis
P. chiamerà più tardi (Inf. (XXVI, 14) tinctus maculis Thebanus Ophites Con- ;
ogni cosa che è calcata et ristretta insie 1 Cerasta^; Et Scytale sparsis etiam nane
me, et questo è detto stipato »: An. Fior. sola pruinis Exuvias positura suas; et
83. serpenti: « Caput aspidum suget, torrida Dipsas et gravis in geminimi
;
et occidet eum lingua viperai» Iob XX, ; surgens caput Amphisboena Et Natrix ;
cruentai, Quas humus exceptas varios put geminum, quorum alterum in loco
animavit in angues Unde frequens illa
: suo est, alterum in ea parte qua cauda »,-
est infestaque terra colubris. » Solino, 40; Plin. Vili, 23.
[CKRC. 8. BOLO. 7] Inf. XXIV. 88-105 [PENA BEI LADRI] 215
ciole rosse, alla quale si attribuivano sta della bolgia dove noi eravamo »; Dan.
virtù miracolose contro i veleni, e spe- 99. là ecc. nella gola. :
cialmente contro il morso dei serpenti; 100. Ne ': « queste due lettere
'
o et ' '
sopra di sé, mentre la tiene, non è da alcu- pertanto si scrivono più velocemente che
na persona veduto »; Bocc., Dee. Vili, 3. l'altre, che con più tratti di penna è dato
94. legate: perchè non se le lasciaron loro forma » An. Fior. - « Mostra la
;
in Purg. XVII, 40, dove la par. butto è 113. di demon: se ossesso; cfr. Marc,
pure in rima; in Inf. XXII, 130 si ha I, 26 ; « Et discerpens eum spiritus im-
di botto. Virg., Georg. IV, 440 sg. « Ille : mundus.... » Cfr. IX, 16 sgg. - Lue. IV,
[Proteus] suae contra non immemor ar- 35; « Et cum proiecisset illud daemo-
tis Omnia transformat sese in miracula nium in medium.... »
rerum, Ignemque horribilemque feram 114. oppilazion rituramento e riserra-
:
fluviumque liquentem. Verum ubi nulla mento de' meati del corpo. « Oppilare è
fugam reperit fallacia, victus In sese redit uno verbo latino, che significa serrare
atque hominis tandem ore locutus ecc. » e chiudere laonde son chiamati dai me-
;
tini, Tes. volg. da Bono Giam., VI, 26; tritiva non posson passare e andare per
e forse D. allude ad
altri ancora che le parti del corpo dove fa di bisogno
parlarono della Fenice; sebbene egli si loro. E se si fa per sorte tale oppilazione
attenga particolarmente ad Ovidio. - si in quelle vie che hanno a passare gli spi-
confessa: si dichiara. Cfr. Ovidio, 1. e: riti che vanno dal cuore al cervello, 1' uo-
« Una est quse reparet seque ipsa rese- mo cade subitamente senza sentirsi in
minet, ales Assyrii pheenica vocant.
: terra e da questo nasce il mal caduco e
;
Nonfruge neque herbis, Sed turis lacri- le sincope, chiamate da noi venirsi meno,
mis et succo vivit amomi. Hcec ubi quin- e altri accidenti simili»; Gelli. - lega:
que suce complevit scecula vitee, Ilicis in « parola solenne, trattandosi di magìa o
ramis treni ulaeque cacumine palmae Un- d'altra forza straordinaria » Tom. ;
guibus et puro nidum sibi con3truit ore. 119. se'Yera: AL: quant'è severa. Cfr.
Quo simul ac casias et nardi lenis ari- Z. F. 150 sg.
t La subita trasformazione
stas Quassaque cum fulva substravit cin- di quel dannato mostra sì la giustizia di
nama myrrha, Se super imponit, fìnitque Dio, ma forse più ancora la sua potenza:
in odoribus sevum. » la divina giustizia appare veramente in
110. lagrime: gocce dell'incenso. - ed tutte quante le pene dell' Inf. E questa
amomo Al. e d'amomo. Ma l'amomo
: : potenza di Dio è senza dubbio severa,
non lagrima « Sed turis lacrimis et suc-
: ma è anche vera, cioè giusta, castigando
co vivit amomi
» Ovid., Met. XV, 394.
; ognuno secondo i suoi meriti. Con la
111. fasce nido. « Accenna alla vita
: var. è severa (e mettendo punto ammi-
novella a cui la Fenice rinasce » Tom. ; rativo dopo Dio) si toglierebbe però la
112. corno: come (lat. quomodo), for- stonatura tra la 2a persona del v. 119
ma frequente presso i nostri antichi. D. e la 3a del v. 120.
l'usa qui e in Purg. XXIII, 36 (in rima). 120. per vendetta: per castigo. - ero-
[CERC. 8. BOLG. 7] INF. XXIV. 121-132 [VANNI FUCCl] 217
scia: scarica, vibra. « Metafora tolta da cabolo fu od è in più dialetti così del-
le pioggie e da l'acque, che si dicono l'Italia centrale come della settentrio-
crosciare, quando piovono e si versano nale; cfr. Parodi, Bull. III, 153.
abbondantissimamente » Gelli. ; 128. dimanda Al. dimandai. - qual
: :
122. piovvi: caddi, piombai; cfr. Inf. colpa la domanda suppone che il furto
:
Vili, 83; XXX, 95. commesso dal Fucci non fosse notorio ;
123. poco tempo è: era dunque morto onde non può essere eh' ei fosse impic-
da poco. cato, come affermano alcuni antichi. An-
125. mul: perchè bastardo. AL: Per- zi dal fatto che il P. mostrasi ignaro ò
chè ostinato come il mulo. Del Fucci dubbioso della colpa del Fucci, e induce
1 Ma. Sei.: «Fu uomo molto arrogante e lui a confessarla, par lecito argomentare
superbo e dileggiato [re]. E ratinato con che solo alla recente (v. 123) morte di
altri di sua compagnia, in una chiesa che Vanni si venisse a saper con certezza la
si chiama s. Iacopo, imbolarono tutt'i complicità di lui nel furto famoso.
paramenti, calici, reliquie, e ciò che vi 129. di sangue e di crucci sanguina- :
e V. Fucci secondo una tradizione ignota potè conoscerlo durante la guerra contro
p. 15, la « sorgente prima ove attinsero Pisa (1289-93) nella quale anche Vanni
tutti i chiosatori di Dante » è certo era fra i soldati di Firenze e a cui D.
racconto che di su un antico codice ci stesso partecipò (Bull. VI, 210). Cfr. Inf.
ripubblica e che abbiamo riassunto in XXI, 94 sgg.
ciò che ha di essenziale nella n. 97-139. 130. non s' infìnse : non fìnse di non
avendo chiamato sé stesso
126. tana: aver bene inteso la mia domanda; oppu-
bestia, V abitazione è tana e la dice de- ; re 'non esitò ', nel qual senso (cfr. l'ant.
gna, perchè vi sono molti uomini come frane, se feindre) infìngersi fu usato
' '
il Fucci; cfr. Inf. XXV, 10 sgg. nell' ital. ant. (Parodi, Bull. XXIII, 27).
127. mucci scappi. «Dicesi smucciare
: 131. drizzò ecc.: attenta- mi guardò
di una cosa che per la liscezza esce di mente. «Convertere animos acres oculo-
mano, e che non si può tenere forte, anzi sque tulere Cuncti ad reginam »; Virg.,
quanto piti si stringe, più. sguscia e scap- Aen. XI, 800 sg.
pa, e fugge di mano»; Buonanni. Il vo- 132. trista diversa da quella « che fa
:
l'I* [OERC. 8. BOLG. 7] INI'. XXIV. L33-14Ì |
VANNI KUCCI"
136. non posso: poiché mi trovi qui da Firenze e il governo passò dalle mani
;
nella bolgia dei ladri. dei Bianchi a quelle dei Neri (G. Vili.
138. de' belli arredi chiama la sagre-
: Vili, 49-50).
stia della cappella di Sant' Iacopo di Pi- 145-150. Marte caso retto. - vapor
: :
stoia (cfr. n. 97-139), sacrestia de' belli accusativo. Così è designato Moroello
arredi, risolvendo in questa perifrasi il Mal aspina, marchese di Giovagallo in
nome di Tesoro che essa sagrestia aveva. Lunigiana, che veramente fu il capitano
Al. costruiscono : Fui ladro de' belli ar- dei Lucchesi, unitisi ai Neri di Firenze
redi alla sacrestia. nella guerra contro Pistoia, cittadella
139. altrui: a Eampino di Ranuccio dei Bianchi e dei Ghibellini (Del Lun-
Foresi. go, da Bonifazio Vili ad Arrigo VII,
V. 140-151. Sventtira dei Bianchi. Milano, Hoepli, 1899, p. 381), ma che
A sfogo del suo sdegno e dolore per es- ebbe indubbiamente « parte principale
sere stato veduto laggiù da D. il Fucci ed energica » {Del Lungo, o. e, p. 385)
predice al P. le calamità dei Bianchi in tutta la guerra; sicché al finire di
di Firenze dal 1300 al 1306, con l' in- questa era eletto Capitano della Taglia
tento maligno, e malignamente espres- Guelfa, e ne riceveva l' investitura pro-
so, di addolorare il troppo curioso pel- prio in Pistoia pochi giorni dopo che
legrino. questa era caduta in mano dei nemici.
140. tu: Bianco, con tutti quelli della - Val di Magra nella Lunigiana. - Cam-
:
Inf. Vili, 93; XII, 86; XVII, 82. neamente coll'agro pistoiese: cfr. Bass.,
143. dimagra: spoglia, spopola. Nel 55-69 e nel Giorn. dant., II, 390 sgg.
1300 avvenne la divisione di Pistoia in « Picenus appellatus est campus apud
Bianchi e Neri; cfr. G. Vili. VIII, 38. Pistorium, in quo olim fui debellatus
Quindi nel maggio 1301 « la parte bian- Catilina » Benv. e cfr. Bull. XVIII,
;
ca di Pistoia coli' aiuto e favore de' Bian- 285. Meglio che alla spedizione dei Neri
0. 8. BOLG. 7] INF. XXIV. 146-150 [VANNI FUCCl] 219
pa- assono una imposta per capo d'uomo luoco, rompe lo vapore acqueo dal lato
com'era tassato, la quale si chiamò la più debole, e corre entro per esso en-
tega. jSTel detto assedio ebbe molti as- fiambandose e facendo fuoco; e, fug-
salti e badalucchi a cavallo e a pie, e gendo, va facendo rumore entro per lo
dammaggio dell' una parte e dell'altra, vapore acqueo, come lo ferro enfìambato
perocché dentro avea franche masnade ;
che va facendo rumore entro per l'ac-
e chiunque era preso che n' uscisse, al- qua, ecc. » Interpreteremo dunque le pa-
l' uomo era tagliatoil pie e alla femmina role di Vanni Fucci così Marte trae
:
'
il naso, e ripinto dentro nella città per fuori di Valdimagra un vapore [vapor
uno ser Laudo d' Agobbio, crudele e di- igneo cfr. Inf. XIV, 142 e Par. XXVII,
;
spietato ufficiale, il quale per gli Fio- 71] il quale viene a trovarsi avvolto da
,
così stette e durò la detta oste tutta la batterà fra esso e i nuvoli molto aspra-
vernata, non lasciando per nevi né per mente; e in tale combattimento il va-
piove né per ghiacci. Alla fine vegnendo pore con molta vigoria [repente) romperà
a que' dentro meno la vivanda, e sen- la nebbia che lo avvolge e gli resiste.'
tendo che di Bologna era cacciata la A questo punto però Vanni Fucci, quasi
parte bianca, avendo perduta ogni spe- tema che le sue parole figurate possano
ranza di soccorso, sì s'arrenderò, salve non essere ben intese e non feriscano
le persone, e tennonsi insino a tanto che abbastanza nel vivo, com'egli vuole, D.
nulla vi rimase a mangiare, avendo man- che le ascolta, afferma apertamente che
giati i cavalli, e pane di saggina e di se- di questi avvenimenti, (accennati sin
mola, nero come mora e duro comeismal- qui solo in modo coperto e immaginoso
to, e quello ancora fallito. » Per effetto ch'era il modo proprio delle profezie), i
poi di questa guerra veramente ogni Bianchi (cioè i nuvoli o nebbia spezzati
Bianco fu « feruto », giacché, come dal vapore venuto di Valdimagra) risen-
scrive VAn. Fior., «allora fu quasi, et tiranno tutti il dolore e il danno. Dia-
ivi et altrove, al tutto la parte Bianca mo, col Barbi, a repente il senso di con *
220 [CERO. 8. BOLO. 7j INF. XXIV. 151- XXV. 1-9 (
BESTEMMIA]
molta vigoria", con venifUtiRsiino qui, 151. debbia: debba; e ti «levo dolere,
e proprio in aulico di questo vocabolo, Danto, «quia tu oh Albus»; Iienv.
(Bull. XVIII, 10). Ter debbia v. Nann., Verbi, 598.
CANTO VENTESIMOQUINTO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA SETTIMA: LADRI
V. 1-9. .Bestemmia di Vanni Fuc- Prato chiunque ficas fecerit vel monstra-
ci punita. Appena terminato il suo va- verit nates versus coelwin vel versus figu-
Vanni Eucci si volge contro Dio
ticinio, rartiDei o della Vergine, paga dieci lire
stesso con un atto e parole sconce di per ogni volta se no, frustato » Tom.
; ;
gendo il pugno così chiuso verso chi si ora già legato prima di incenerirsi per
vuol ingiuriare. « In su la rocca di Car- ridiventar uomo; e Ir. Inf. XXIV, 94.
mignano [castello del territorio Pistoiese, 8. ribadendo: aggruppando insieme
preso dai Fiorentini nel 1228] avea una coda e testa sul dinanzi del dannato, sì
torre alta settanta braccia, e ivi su due da tenerlo meglio legato e fermo. Una
braccia di marmo, che faceano le mani serpe gli stringe il collo, perchè più
le fiche a Firenze»; G. Vili. VI, 5. non erutti insulti un' altra gli rilega le
;
3. togli: prendi, -le squadro: le mo- braccia, perchè più. non possa fare gesti
stro a te, le indirizzo a te. Il ladro con sconci.
questa dichiarazione irriverente si vanta 9. esse: braccia. - dare un crollo: faro
del gesto sacrilego. « Nello statuto di il menomo movimento.
[CKHC. 8. BOLG. 7] INF. XXV. 10-26 [CACO] 221
D. occasione a inveire contro Pistoia, cfr. Virg., Aen. Vili, 193-267.. Caco figu-
degna tana di esso Fucci, la quale do- ra il ladroneccio eseguito, più che colla
vrebbe ridursi in cenere, come per suo forza colla frode (cfr. v. 29). V. lo disse
gastigo vien ridotto il Fucci nell'Inf., mezzo uomo; D. ne fa un orrido Centauro
piuttosto che sussistere per dar vita 16. El egli Vanni Fucci. - fuggì ve
: ; :
ad uomini sì bestiali, ebe nemmeno nel- dendo da lungi venir correndo l'arrab
l'Inf. banno cbi
li agguagli. biato Centauro. - che non parlò etc.
10. perebè. - stanzi determini,
che : : senza più dir parola.
risolvi; da stanziare =
deliberare. Cosi* 18. chi ani and o gridando. - l'acerbo
:
tutti, o quasi tutti, i codd. e com. ant. Perfino il Centauro rileva, pieno di rab
12. seme: secondo la tradizione, Pistoia bia, V acerbità straordinaria del conte
fu fondata dagli avanzi dell'esercito di gno e delle parole di Vanni Fucci, e vor
Catilina. Cfr. G. Vili. I, 32. Benv. ed al- rebbe anch' egli contribuire a castigar
tri osservano questa essere una favola ; nelo. «Tunc pater JUneas procedere lon-
ma ai tempi di D. a tale favola si pre- gius iras Et saevire animis Entellum haud
stava fede, -avanzi superi, vinci. « iEtas
: passus acerbis»', Virg., Aen. V, 461 sg.
parentum, peior avis, tulit Nos nequio- 19. Maremma: cfr. Inf. XIII, 9 n.
res, mox daturos Progeniem vitiosio- « Questa è una contrada di Pisa (?), po-
rem»; Horat., Od. Ili, vi, 46 sgg. sta presso al mare, ove abbondano molte
14. in Dio in Deum, contro Dio. -
: serpi, intanto che a Vada è un monasterio
tanto: quanto Vanni Fucci. bellissimo, lo quale per le serpi si dice es-
lo. non quel: vai quanto il lat. ne ille sere disabitato » ; Buti.
quìdem, nemmeno colui, cioè Capaneo ;
21. infìn ecc. : fino al punto, in cui
cfr. Inf. XIV, 46 sgg. finisce la forma di cavallo ed incomin-
V. 16-33. Caco. Ecco un Centauro mo- cia quella di uomo. - nostra labbia:
struoso, tutto coperto di serpenti, ebe la forma nostra, vale a dire l'aspetto
corre dietro al Fucci, affocando cbiunque umano.
in lui si abbatte. È Caco, figlio di Vul- 22. coppa: occipite, nuca.
cano, uomo-satiro che abitava in una 24. quello: drago, -affoca: abbrucia.
grotta del monte Aventino e ebe con astu- s' intoppa imbatte in esso. - « Caci
: s'
zia rubò 4 buoi e 4 vacche della greggia Speluncam adiciunt spirantemque igni-
di Ercole. I muggiti delle vacche ru- bus ipsum »; Virg., Aen. VIII, 303 sg.
222 [cinte. 8. BOLO. 7] INF. XXV. 27-45 [LADRI fiorentini i
con frode le bestie di Ercole. Gli altri so. Appena compiuta questa trasforma-
Centauri (/ratei) usarono soltanto forza zione, ecco arrivare Francesco Cavalcan-
e violenza. - frodolente tirando il be- : te in forma di serpentello, che in modo
stiame rubato per la coda, lo fece cam- maraviglioso scambia natura con Buoso.
minare all' indietro, affinchè Ercole non 34-35. parlava: Virgilio. - ei: Caco. -
potesse, seguendo le orme, scoprire il trascorse: passò oltre. - tre: Agnello,
furto. - Si osservi che, a pronunziar bene Buoso e Puccio. - sotto noi sotto quel :
questo verso occorre posar un po' la voce punto dell'argine, ove eravamo V. ed
sulla l a sillaba di frodolento, con che si io. L' ed del v. 34 e l'è del v. 35 sono
mette in bel rilievo ciò che dà il carat- correlativi.
tere alla colpa di Caco la frode. Al. : : 36. s'accorse: il verbo ò grammatical-
Perdo furar chefrod.f., verso che corre mente accordato col sogg. più vicino,
piti spedito, ma che riesce assai meno ma si riferisce anche ad io.
espressivo. 38. novella : il discorso tra noi duo.
armento che Ercole, ucciso Ge-
30. : 39. pur: solo.
rione, aveva condotto dalla Spagna. 40. seguette: seguì, avvenne.
onde per il qual furto, per cui
31. : 41. seguitar: avvenire.
Ercole 1' uccise. - fciece bieche prave, :
;
43. Cianfa: della nobile famiglia dei
ingiuste. Cfr. Nannunc, Verbi, 289, n. 1. Donati (Pelr. Dant. lo dice degli Abati).
33. cento: percosse. - non sentì le die- « Eu grande ladro di bestiame, e ronrpia
ce essendo morto sotto quei colpi tre-
: botteghe e votava le cassette » Ari. Sei. ;
mendi prima di averne ricevuti pur dieci. 44. Per ch'io: udendo chiedere di Cian-
V. 34-151. Ladri Fiorentini e loro fa, argomenta costoro essere Fiorentini ;
chiede silenzio. « Premit vocein digito- 63. l'altro: colore. D. dà agli spiriti
quesilentia suadet»; Ovid., Mei. IX, 692. dannati e la forma e il colore del corpo
48. il mi consento: mi piego a cre- umano. « Eglino si mischiarono sì i co-
iferlo io che pur l'ho veduto. lori, il serpente collo spirito e lo spirito
49. Coni' io ecc.: mentre io ero tutto col serpente, che feciono un terzo colo-
uto a riguardare quegli spiriti. re » ; An. Fior.
50. e: non copulativa, ma rafforzati- 64-66. procede ecc.: non altrimenti su
Mi, quasi ed ecco, -serpente: il trasfor- per la carta, alla quale siasi appiccato
(Man fa.
• il fuoco, un color bruno eh' è qualcosa
de' 2 piedi anteriori del serpente. La con- ecco i ladri di cose private, che rubano
fusione dei due in uno comincia dal capo dove e ciò che possono Altri, specie fra !
umane in pubbliche e private. Sembra 81. folgore par ecc. attraversa la via
:
che D. si sia tenuto a questa partizione. con velocità di folgore. Cfr. i vv. «Ttum-
[CERC. 8. BOLG. 7] INF. XXV. 82-100 [LADRI FIORENTINI] 225
pat et serpens iter institutum, Si per zione reciproca misteriosa per la quale
obliquimi similis sagittse Terrai t nian- un dannato trasfonde nell'altro la sua
nos»; Horat., Od. Ili, xxvn. 5 sgg. natura e assume quella di lui.
82. l'epe: le pance. 94. là: Phars. IX, 761 sgg., dove Lu-
83. serpentello Francesco Guercio
: cano racconta di due soldati dell'eser-
Cavalcanti, v. 151.- acceso: d'ira, in- cito di Catone, che nei deserti della Li-
furiato. bia furono morsi da serpenti Sabello
:
85. parte:l'ombelico, per cui il feto dal serpente Seps, il cui morso lo ri-
riceve dapprima, cioè mentre è nel seno dusse in cenere (1. e. 761-788) Nassidio
;
alla roba altrui. Ma, anche a prescin- coscienza d'artista che per opera sua la
dere da ogni allegoria, questa delle due poesia nuova ha ormai superato l'anti-
Gorrenti di fummo è, insieme con quella ca»; A. Tomaselli, Il e. XXV
dell'In/.,
del guardarsi l' un l'altro così fisamente, Cividale del Friuli, 1912.
immaginazione quanto mai opportuna ed 100. due l'umana e la serpentina. « Già
:
efficace ad esprimere concretamente l'a- s'intende che forma nel linguaggio sco*
lastico non significa l' esteriore contorno compiuta piedi, gani'oe e cosce nanno
:
e rilievo e apparenza de' corpi, ina l'in- già la figura della coda del serpente, e
tima sostanza che fa essere gli oggetti la giuntura delle gambe non si distingue
materiali e gli oggetti spirituali, ciasche- più, non si discerne più che essa coda
duno nella sua specie, qnello appunto è formata di due liste. - in poco in un :
forma, per esempio l'anima vivente del- e cosce d' uomo, che l'altro perdeva per
l' uomo, prende la materia d' animale o formare la coda serpentina. - là nel- :
di pianta; ma qui la forma del serpente l'uomo. - sua: del serpentello.- molle:
piglia il corpo dell' uomo, e a vicenda la come l'umana. - quella di là la pelle del-
:
forma dell' uomo piglia il corpo della ser- l'uomo. - dura: dura, e scagliosa, come
pe. Cotesto baratto subitaneo, cotesta quella de' serpenti.
confusione dalla quale riesce un distacco 112-114. le braccia dell' uomo, che si
:
diventare gambe e piedi d' uomo. La cauda est mutatis addita membris » ;
sti altri due dalla coda e dai piedi. dietro del serpente si uniscono e attor-
105. feruto: ferito (cfr. Inf. XXIV, cono, prendendo figura di membro viri-
150), nell'ombelico, v. 85 sg. - l'orme: le; nello stesso tempo il membro del-
i piedi, l'effetto per la causa, come i Lat. l'uomo si fende in due parti, che si tra-
dissero vestigia per pedes. sformano nei piedi di dietro del rettile.
106- 108. Le gambe ecc. : unitisi i piedi, - porti: messi fuori, prodotti.
1' unione continua nelle gambe e nelle
si 118. fummo cfr. v. 93. «Il fumo, ema-
:
il colore del serpe all'uomo, dell'uomo faccia: Al. : la faccia, che sarebbe sog-
al serpe » Tom. ; getto di fé' naso e di ingrossò.
119. pel: umano; capelli, barba, ecc. 130. Quel: l'uomo già quasi del tutto
121. l'un : il serpente divenuto uomo. trasformato in serpente.
- 1* uomo divenuto serpente.
altro : l' 132. face: fa. Cfr. Nannuc, Verbi, 605
122. non torcendo ecc. non cessando : sg. - lumaccia: lumaca. Questa simili-
tuttavia di riguardar fissamente 1' un tudine « rianima la descrizione esattis-
l'altro (cfr. v. 91) « con una specie, se sima, ma un po' faticosa perii lettore....
sia lecito il neologismo, di suggestione Si tratta di un fatto comunissimo. Dan- . . .
verso le tempie.
125. in là: IV, 586 sgg.
gote serpentine non
12G. scempie: le 135. nell'altro: nel serpente trasfor-
avevano orecchie. Al. riferendo scempie mato in uomo. - sì richiudo si riunisce.
:
a orecchie intendono divise dalle gote, : - resta: rista, cessa, essendo ormai com-
sporte in fuori, come sono le umane. piuta la duplice metamorfosi, in cui il
127-128. ciò ecc.: della troppa mate- fummo ha avuto parte attiva.
ria del muso serpentino quel tanto che 137, sùfolando: fischiando come fanno
non eorse indietro a formare le orecchie, i serpenti. E fischiando i ladri sogliono
»' naso umano alla novella faccia. -alla darsi tra loro segnali e avvisi.
228 [ckko. 8. bolu. 7] Inf. XXV. L38-148 [ladri fiorentini]
tenersi alla proprietà del serpente che sacca '. Bene il Gelli: « La settima za-
sufolando fugge, e a quella dell'uomo vorra, cioè quegli spiriti che sono in
che parlando sputa, caratterizza e di- questa settima bolgia; i quali ei chiama
pinge con due semplicissimi tocchi la zavorra, perchè ei sono il ripieno del
natura dell' uno e dell' altro ». fondo di questa settima bolgia, e perchè
139. novelle: testé formate. la zavorra di che si riempiono le navi, è
140. all'altro: al terzo de' tre, Puccio sempre quella mercanzia, della quale non
Sciancato, chenon abbiam visto trasfor- è fatto mai troppa stima, e i ladri sono
mato. - Buoso dei comm. antichi che si
: sempre in obrobrio a ciascuno ».
fermano a parlare di Buoso gli uni lo 143. mutare: è detto delle mutazioni
dicono degli Abati, gli altri dei Donati, di Vanni Fucci e di Agnolo Brunelle-
entrambe famiglie fiorentine. I moderni schi. - trasmutare: è lo scambiarsi di
propendono a dirlo degli Abati, altri- forme tra due dannati, ch'è il caso di
menti ignoto, supponendo che gli anti- Buoso e del Cavalcanti.
chi scambiassero questo Buoso con quel 144. fior: un poco ; cfr. Purg. Ili, 135.
Buoso di Vinciguerra Donati, che fu - abborra: abborraccia, confonde (cfr.
falsato da Gianni Schicchi cfr. Inf. ; Inf. XXXI, 24) verbo ricavato da borra.
XXX, 32 nt. Ma anche un altro Buoso « Questa spiegazione.... è.... la sola che
Donati ci fu, figliuolo di un fratello del ci dia pienamente ragione del verbo dan-
predetto, e fratello di Simone, padre di tesco e del suo significato e che non ci ;
messer Francesco, chiamato Guercio, dando La mente in tante cose non ab-
de 'Cavalcanti» (An. Fior.); il qual Guer- borri Dittam. H, 31, cioè: se non fai
'
cio è colui che, di serpente divenuto uo- nella tua mente una confusione di tante
mo, vuole che Buoso corra ora carpone cose disparate »; Parodi, Bull. Ili, 140.
laggiù.: cfr. v. 151. Per le altre interpretaz. date di questo
141. carpon da serpente. « Super pe-
: verbo v. il Comm. lips.
ctus tuum gradieris » Gerì. Ili, 14 -; . 145. confusi : per la vista di cose sì
calle: il fondo della bolgia. strane e spaventevoli.
142. zavorra ghiaia mescolata con
: 146. smagato smarrito, scemato di at-
:
rena, od altra materia pesante che si tività; cfr. Purg. X, 106 XXVII, 104. ;
mette nella sentina della nave, perchè 147. quei : due rimasti. - chiusi : oc-
questa s'immerga quanto è necessario culti, nascosti.
nell' acqua, e sia più stabile. Qui Gr. e 148. Puccio Sciancato de' Galigai da :
molti altri intendono zavorra nel senso Firenze. « Fu cortese furo.... i suoi furti
[CERC. 8. BOLG. 7] INF. XXV. 149-151 -XXVI 1-6 [CONTRO FIR.] 229
erano di die e non di notte, e se era ve- di Firenze, ed avendo odio verso quelli
duto, sì si gabbava »; God. Haglìab. I, di quello luogo, elli trasseno a lui, e sì
Non erat bene aptus ad fugien-
. l'anciseno; per la qual morte tutti i Ca-
dwn. quando ibat curii aliis ad furandum valcanti hanno odio a tutti i Gavillesi,
quia erat claudus»; Benv. cioè quei di quello luogo, e funne morti
151 l'altro il serpentello che ferìBuo-
. : infiniti, ed ancora non è stagnata tale
ro e eli tolse la figura umana, cioè Fran- onta »; Lan. - Le stesse cose dicono
Cavalcanti. - « Gaville è uno
ge' altri comm. antichi. - piagni « non per :
CANTO VENTESIMOSESTO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA OTTAVA: CONSIGLIERI FRODOLENTI
(Camminano interamente avvolti e chiusi in una fiamma)
7. del ver: credettero gli antichi clic ilbello ovile ov' ei dormì agnello, il P.
i sogni presso al mattino annunziassero non nasconde l'amarezza dolorosa che
«Nainque sub
infallibilmente l'avvenire. ne prova il suo animo, e che quanto
auroram iam dormitante Lucina, Tem- più va innanzi con gli anni (com' più
pore quo cerni somnia vera solont »; m'attempo), tanto più gli si farà sentire
Ovid., Heroid. XIX,
195 sg. « Venit ad (più mi
graverà).
me tali voce Quirinus, Post mediam noc- .V. 13-48. La
pena dei consiglieri'
tem visus, quuin somnia vera » Horat., ; frodolentù Per la medesima via onde
Sat. I, X, 32 sg. Cfr. Purg. IX, 13 sgg. discesero, i P. risalgono sullo scoglio,
8. tu sentirai: proverai. - di qua da e, proseguendo su questo il cammino,
picciol tempo : in breve, tra non molto. giungono sopra 1' 8a bolgia. Questa ri-
9. quel: male. -Prato: i più intendono splende di fiamme che si aggirano, av-
dei Pratesi, allora sudditi dei Fiorentini volgendo ciascuna di esse, cóme V. dice
e malcontenti del loro governo altri (ma ;
aD., un malvagio consigliere. I consigli
l'espressione di D. sarebbe singolar- di costoro furono scintille che produs-
mente strana) del cardinale Niccolò di sero più o meno grandi incendi. Le fiam-
Prato che, mandato dal papa a metter me, acute in punta, figurano le loro lin-
pace tra i Fiorentini nel 1304, non vi gue che produssero tali scintille. « Ecce
riuscì e lasciò Firenze lanciando su di quantus ignis quam magnani silvani in-
essa la maledizione di Dio e quella della cendit Et lingua ignis est »; Ep. S. Iac.
!
ma con ferma fiducia, profetato ai Fio- V. rimontò, e trasse seco' me, su per le
rentini il Parodi ravvisa una prima ma- scalee che ci avevano formate, oda cui ci
nifestazione dei sentimenti di D., quando avevano servito, allo scendere di prima,
si cominciava a sperare che Arrigo di- i pezzi sporgenti dello scoglio. Così con-
scendesse in Italia » Bull. XV, 26. - ; cordemente i moderni non così gli an- ;
sarcasmo con cui si apre il canto se- sto così che il fouior it' area fatto scender
:
guono parole che esprimono un senso pria. Cfr. il Comm. Lips. e la nota del
di pena e quasi di accoramento al pen- : Campi nell' ediz. torinese. - mec me è
:
;
siero de' mali che sovrastano alla città la epitesi stessa che già s' è trovata in èe
sua, colpevole e viziosa ma pur sempre pere, Inf. XXIV, 90; cfr. Bull. Ili, 116.
[CERC. 8. BOLG. 8] INF. XXVI. 17-34 [CONSIGL. FHODOL.] 231
e ad avanzare senza 1' aiuto delle mani. splendere in tutta l'ottava bolgia, sic-
Sempre più erti e malagevoli gli scogli, come io mi accorsi, tosto che fui alla
quanto più vicini al centro; cfr. Inf. sommità del ponte, da dove il fondo era
XVIII, 70 XIX, 131 sg.; XXIV, 61 sgg.
;
visibile. Ma per dir ciò si vale il Poeta
19. mi dolsi alla vista. - mi ridoglio
: : di vaghe perifrasi. Ecco le sostituzioni:
ricordandomene. in tempo di state: nel tempo che colui
21. affreno tengo in freno più del so-
: che il mondo schiara (il sole) la faccia
lito, avendo veduto come sono puniti co- sua a noi tien meno ascosa. - Come fa
loro che abusarono dell'ingegno dando sera: Come la mosca cede alla zanza-
pravi consigli. Siffatta dichiarazione a ra; perchè in quell'ora quest'insetto
proposito de' mali consiglieri D. è in- sbuca e quello si ritira. - Ove ha forse
dotto a farla da una ragione tutta sua, la sua vigna e il suo campo -.forse colà
come notò ilD' Ov. (Studii,-p. 89); cioè dal- dove vendemmia ed ara perchè dai re-
;
l'esser egli nell'esilio divenuto «un uomo sidui della trebbia e della vendemmia,
di corte, un negoziatore politico, un con- impinguati di umidità, sogliono svilup-
il consigliar frodi
sigliere di principi, e parsi molte lucciole » Boss.
;
e ordire inganni sarebbe potuto divenir 26-27. nel tempo ecc.: nell'estate; nel
in lui un peccato professionale, un vizio qual tempo il sole resta sull'orizzonte
del mestiere ». più a lungo che nell' altre stagioni.
23. stella: influenza de' pianeti, -mi- 29. vallea: vallata.
glior cosa: la grazia divina. 30. vendemmia ed ara: due delle princi-
24. ben ingegno. - m' invidi
: renda : pali opere del contadino: cfr. Inf. XX, 47.
abusando del mio ingegno, i buoni,
flutti, 31. risplendea :luceva. « Cetera con-
i sani effetti che da esso possono deri- fusseque ingentem csedis acervum ISTec
vare. « Qui sibi invidet, nihil est ilio numero nec honore cremant; tunc un-
nequius, et hsec redditio est malitise il- dique vasti Certatim crébris conlucent
lius » ; Eccl. XIV, 6. ignibus agri»-, Virg., Aen. XI, 207 sgg.
23. Quante ecc. : « Il sentimento qui 33. là: sull'arco del ponte. - fondo:
espresso è il seguente Quante lucciole : dell' ottava bolgia. - parea appariva.
:
vede il villano in tempo di state, e sul 34. colui: il profeta Eliseo. « Cumque
far della sera, dal colle in cui si riposa, ascenderei per viam, pueri parvi egressi
232 [CBRC. 8. JìOLG. 8] Inf. xxvi.35-48 [pena m-:i consigl. frod.Y
sunt de civitate, et illudebant ei, dicen- mentre Eliseo invano s'ingegna di se-
tes: Ascende, calve! Ascende, calve! guirlo con gli occhi.
Qui cum respexisset, vidit eos, et male- 43-45. surto ecc.: ritto sui piedi e sporto
dixit eis in nomine Domini egressique : colla persona in su la bolgia; sicché, se
sunt duo arsi de saltu, et laceraverunt non mi ad un masso dello
fossi tenuto
ex eis quadraginta duos pueros»; IV scoglio, sarei cascato giù, senza esser
Eeg. II, 23-24. -vengiò: vendicò. urto, cioè urtato, da altri; cfr. v. 09.
34-35. qual: va riferito a 'carro', -carro: 46. atteso: attento a mirare quei fuo-
« Ecce currus igneus, et equi ignei divi- chi; cfr. Tnf. XIII, 109; Par. I, 77.
serunt utrumque; et ascendit Elias per 48. si fascia ecc. : ciascuno degli spi-
turbinem in ccelum. Eliseus autem vi- riti è fasciato da quella fiamma da cui
debat et clamabat Pater mi, pater mi,: è arso {Inceso).
currus Israel et auriga eius. Et non vi- V. 49-75. Ulisse e Diomede. Una
dit eum amplius»; IV Beg. II, 11-12. fiamma a due punte desta la curiosità
36. levòrsi si levorono
: si levarono. = di D. Dentro di essa, gli dichiara V.,
37. seguire « Oculisque sequunturVul-
: sono puniti due eroi greci Ulisse, re
veream nubem »; Virg., Aen. Vili, 592 sg. d' Itaca, e Diomede, figliuolo di Tideo.
« Perlegere animis oculisque sequacibus D. è preso da forte desiderio di fermarsi
auras»; Stat., Theb. Ili, 500. e udirli parlare e V. lo accontenta, anzi
;
39. nuvoletta: cfr. Vita N., 23. Canz. dice che interrogherà lui i due greci su
II, 57 sgg. ciò di cui egli ha già intuito essere cu-
40. tal: quale il carro veduto da Eli- rioso il discepolo. Quei due sono in una
seo, -ciascuna: di quelle fiamme, v. 31. sola fiamma, « perchè uniti all'agguato
41. il furto: il peccatore che essa ruba e alla strage di Reso (Virg., Aen. I), e
o sottrae alla vista altrui. Colla prima al furto del Palladio, violento insieme e
similitudine (vv. 2Ì5-30) vuol mostrare sacrilego e frodolento (ibid., II). Mala
quanto grande fosse il numero delle fiam- fiamma va divisa in due punte, siccome
me; colla seconda (vv. 34-38) come gli ap- quella che arse i cadaveri de' due fra-
parivano. Come Eliseo vedeva la fiamma telli per il regno nemici e questo, per- ;
sola, v. 38, così il P. vedeva solo fiam- chè gli uomini acuti al male si dividono
me ; e come la fiamma veduta da Eli- tosto o tardi in sé stessi, e, se forzati
seo nascondeva entro di sé Elia, così le a star pure insieme, cotesto è continuo
fiamme che D. vedeva, nascondevano tormento. Il corno della fiamma ove ge-
ognuna un peccatore. Il confronto del me Ulisse è maggiore, perchè Diomede
testo biblico coi vv. 35-38 mostra come più violento partecipò a talune delle tra-
D. abbia anche qui superato il suo esem- me di quello ma Ulisse, che da Virgilio
;
plare, mettendo una precisione e un'evi- è pur chiamato clirus e scevus, ordiva le
denza tutta sua di particolari nella scena trame e altre ne ha di sue proprie, come
;
di Elia che si dilegua in alto tra il fuoco, la morte di Palamede (Virg., Aen. II), e
[CERC. 8. BOLG. 8] INF. XXVI. 49-65 [ULISSE E DIOMEDE] 233
52 '
Chi è in quel fuoco che vien sì diviso
di sopra, che par surger della pira
dov' Eteòcle col fratel fa miso? »
55 Rispuose a me « Là dentro si ni arti r a
:
l'inganno con cni scoperse Achille, ve- antichi anche in prosa; cfr. Nannuc,
stitoda donna, e lo tolse all'amore di Dei- Terbi, 391 nt. 7. Voci, 57 sg.
daraia per condurlo alla guerra » Tom, ; 57. vendetta: divina; alla pena. - al-
49. per udirti perchè odo te affermare
: l' ira :divina. Come uniti andarono in-
la cosa. contro all'ira di Dio, così uniti ora ne
50. m'era avviso lat. mihi visumerat;
: subiscono la giusta vendetta. Altri, non
m'era già immaginato. bene, intendono dell' ira dei due, a sfo-
52-54. diviso di sopra biforcuto nella
: gare la quale corsero insieme.
estremità superiore; la fiamma è una, 58. si geme si piange. « Amyci ca-
:
ma la sua punta è scissa in due. - fratel : sum gemit»; Virg., Aen. I, 221.
Polinice. Figli del re Tebano Edipo e 59-60. cavaidi legno, per cui i Greci
:
di Giocasta, Eteòcle e Polinice costrin- entrarono in Troia; cfr. Virg., Aen. II.
sero Edipo ad esulare da Tebe, ed ei li - la porta onde ecc. Non e' è bisogno di
:
maledisse, augurando loro nimicizia eter- credere che D. supponga Enea [de' Ro-
na. I due s'accordarono di regnare vicen- mani il gentil seme] uscito di Troia pro-
devolmente ciascuno per un anno; ma, prio per quella breccia ch'era stata aperta
scorso il primo anno, Eteòcle non volle nelle mura per introdurre in città il ca-
cedere il regno al fratello. Polinice si vallo di legno il P. vuol dir « solo che
;
recò allora nell'Argolide, vi sposò Ar- questa [breccia] fu causa della caduta
gia, figlia del re Adrasto, e ritornò con di Troia, quindi della fuga di Enea, e
altri re greci ad assediare Tebe. Quivi quindi di tutte le conseguenze anche in-
s'incontrò col fratello e si uccisero l'un dirette di tal fuga, come la fondazion di
l'altro. I loro cadaveri furono posti sullo Roma»; D'Ov., JV. St. II, 486 n.
stesso rogo, ma la fiamma si divise 62. Deidamìa: figlia di Licomede, re di
subito in due. « Ecce iterum fratres : Sciro, sposa di Achille, che, in seguito
primus ut contigit artus Ignis edax, astuzia di. Ulisse e Diomede, la ab-
all'
tremuere rogi, et novus advena bustis bandonò per prender parte alla guerra
Pellitur; exundant diviso vertice flam- di Troia. Cfr. Purg. XXII, 114.
mee, Alternosque apices abrupta luce 63. Palladio statua di Pallade Atena,
:
coruscant»; Stat., Theb. XII, 439 sgg. - gelosamente conservata in Troia e dalla
« Scinditur in partes, geminoque cacu- cui custodia si credeva dipendere la sa-
mine surgit, Thebanos imitata rogos » ;
lute della città, rapita poi con astuzia
Lucan., Phars. I, 551 sg. -miso: messo, da Ulisse e Diomede; cfr. Virg., Aen.
collocato. Miso per messo, usarono gli II, 165 sgg.
iì:;i [ci iolg. 8] ixi'. xxvi. 66 [ulisse e dìomedm
e riprego, che
prego vaglia mille, il
66. riprego ecc.: lat. etiam atque etiam grande stato nel mondo; forse c h di-
rogo. Si osservi la ripetizione prego -'
spregerebbeno te, però mai non ebbeno
riprego - prego ' , efficace ad esprimere ragione alcuna d'esserti domestici: ma
quale e quanta fosse la curiosità di D. - io, che scrissi nel mio volume di loro,
greci dotti ed altieri, avrebbero forse 78. audivi: udii; forma antica, usata
sdegnato di rispondere e soddisfare al- anche fuor di rima Nann., Verbi, 161 sg.
:
l' interrogazioni fatte da D., uomo allora 81. meritai ecc.: mi acquistai qualche
né per letteratura uè per altro pregio fa- merito presso di voi. È il virgiliano « Si :
moso. » Così anche Lomb. e altri mo- bene quid de te merui » A en. IV, 317. -
;
multimi meruerit »; Benv. - « Xon sem- tre forti affetti di natura; amor
più
pre Virgilio parla odiosamente di loro ;
amor coniugale, amor paterno.
figliale,
ad ogni inodori rese immortali » Tom. ; « Nec niiki iam patriam antiquam spes
82. gli alti Tersi: V Eneide (detta alta ulta videndi Nec dulces natos exopta-
tragedia in Inf. XX, 113), dove di Ulisse tumque parentem »; Yirg., Aen. II,
e Diomede si parla degnamente. 137, sg.; cfr. ibid.IV, 32. Da questi
83. Puh : Ulisse. La dimanda non am- vv. (91-100) appare che D. o ignorava
metteva equivoco. pensatamente rifiutò di ammettere
84. per lui : da lui ; cfr. Inf. I, 12G : do- che Ulisse fosse tornato in patria. -
andò a finire i suoi dì.
v' egli, smarritosi, pietà: la pietà. « Quid est pietas, nisi
maggior corno: Ulisse, più fa-
85. lo voluntas grata in parentes? » Gicer., Pro
moso di Diomede. - antica i due si : Piando. - debito amore la dolcezza che:
trovavano là da oltre ventiquattro secoli. dà il tìglio all' animo del padre, la pie-
80. crollarsi ad agitarsi mandando un
: tosa tenerezza per il vecchio padre sono
rumore o suono confuso. sentimenti naturali l'amor coniugale è
:
87. affatica: agita; come se soffiando anche un dovere che 1' uomo volontaria-
ilvento la affaticasse. « Aquilonibus mente s'impone. E Penelope ne aveva
Querceta Gargani laborant»; Hor., Od. tanto maggior diritto, quanto più a lun-
11, ix, 6 sg. go Ulisse era stato lontano da lei. « Ma-
91. Circe: figlia del Sole e di Persa, gia fìliis, inde patri, postea uxori incli-
maga, presso la quale Ulisse si fermò a namur » ; Pietro di Dante.
lungo; cfr. Virg., Aen. VII, 10 sgg., Ov., 97. l'ardore: l'ardente brama di cono-
Met. XIV, 308. Hor., Epod. XAT II, 15 sg. scere per propria esperienza il mondo,
Purg. XIV, 42. - sottrasse nascose. : gli uomini, i loro vizi e le loro virtù.
92. là: monte Circeio.
presso il 1 due primi versi dell' Odissea, che D.
93. prima ecc.: Enea la chiamò Gaeta leggeva tradotti nell'Arte poet. di Ora-
dalla sua nutrice Caìeta, quivi morta e zio « Die mihi, Musa, virum captae post
sepolta. « Tu quoque litoribus nostris tempora Troise Qui mores hominum
{
requor, Dum sibi, duni sociis reditum ed Ercole come « sapientes invictos la-
parat, aspera multa Pertulit, adversis boribus et contemptores voluptatis et
rerum immersabilis undis » e sopra ; victores omnium terrorum (cfr. Parodi,
tutto, forse, un passo àelDefinibus di Bull., XXV, 28).
Cicerone (V, 18) dove si adduce l'esem- compagna: compagnia; forma in
101.
pio di Ulisse a dimostrare quanto il de- antico usitatissima cfr. Purg. Ili, 4;
;
sici e medievali, elementi per l'episodio nella Spagna, dall'altra fino al Marocco.
di Ulisse; ma la rappresentazione del- - Morrocco forma antica di Marocco. -
:
timento ignoto a' suoi contemporanei, forse anche accennare che, impiegarono
ma non a lui uè agli uomini del sec, XIX più anni nel viaggio pel Mediterraneo.
e del XX, cioè « una brama di scienza « Steterant enim per viginti annos, de-
così ardente e tirannica da soffocare nel cem in bello troiano et decem in pere-
cuore ogni altro sentimento umano, an- grinatione»; Benv. - tardi: negli atti,
che il desiderio della vita »; Parodi, per effetto dell'età attempata.
Bull. Vili, 286. 107. foce: lo stretto di Gibilterra.
100. alto mare aperto il Mediterraneo,
: 108. riguardi: segni; le colonne d'Er-
più aperto, cioè più spazioso, del mare cole (Calpe in Europa, Abila in Africa)
Ionio; cfr. Yirg., Georg. IV, 527 sg. oltre cui non si doveva passare.
« Quseris, Ulixes ubi erraverit, potius 110 Slbilia: Siviglia; cfr. Inf. XX, 126.
quam efficias, ne no3 semper erremus? 111. Setta: la Septa dei Romani, oggi
jSTonvacat audire utrum inter Italiani Ceuta, città e fortezza d'Africa, dirim-
et Siciliam iactatus sit, an extra notum petto a Gibilterra. Setta è meno occiden-
nobis orbem»; Senec, Ep. LXXXVIII, tale di Siviglia.
6 sg. (citato dallo Scherillo, Alcuni ca- 112. frati: fratelli. Cfr. Yirg., Aen. I,
pitoli e te, 482) Nel De constantia sa- 198 sg. Lucan., Phars. I, 299 sgg. Rorat.,
pientis II, 1 Seneca stesso cita Ulisse Od. I, vii, 25 sg. - milia: lat. millia-,
[CERC. 8. BOLG. 8] Inf. xxvi. 113-128 [Ulisse] 237
forma antica; oggi mila. Cfr. Nannue., 124. nel mattino: a levante; dunque
Terbi, 375 n. 1. la prora a ponente, viaggiando essi verso
113. occidente : estremo occidentale del occidente, come ha detto nel v. 117.
mondo allora conosciuto. 125. ali: movemmoremi velocemen-
i
114. vigilia: il poco vivere che ancora vi te come ali al volo. Virg., Aen. Ili, 520:
resta; la vita sensitiva; cfr. Conv. Ili, 2. « Temptamusque viam et velorum pan-
115. eh' e del rimanente: che ancor dimus alas. » - Proper. IV, 6 «Chassis :
vi rimane; quee de reliquo est. AL: ch'è centenis remiget alis. » - al folle volo :
guitando a navigare verso occidente. - mato ale i remi cfr. Par. XXVII, 8£.
;
sanza gente: D. e nella Comm. e nel 126. sempre acquistando ecc.: «Il Poeta
Conv. Ili, 5 seguì l'opinione allora cor- facendo giungere Ulisse alle viste del
rente che l' altro emisfero fosse tutto co- monte del Purgatorio, supposto sotto il
perto d'acqua; sebbene neppur allora meridiano di Gerusalemme, bisognava
mancasse chi affermava l'esistenza di sempre tener movesse da
la sinistra, chi
terre abitate agli antipodi. Gibilterra, cioè appoggiar sempre a le-
118. la vostra semenza: la dignità del- vante, quanto comportavano le coste oc-
l'umana natura (cfr. Conv. ILI, 2), il che cidentali dell'Africa, per riguadagnar
è chiarito nel v. sg. la distanza che separa le colonne d'Er-
120. canoscenza : forma are. per '
co- cole da Gerusalemme. E così viene a
noscenza (Barbi, V. JV., CCLXV), cioè
' dirci anco la direzione di ostro levante,
scienza, che è « l'ultima perfezione della che dovevano aver quelle coste, accioc-
nostra anima, nella quale sta la nostra ul- ché, secondandole, si avanzasse sempre
tima felicità »; Conv. 1, 1. - « Homo, cum a mancina. Quante cose in un verso »; !
mente bramosi di continuare il viaggio. dosi, avrebbe ambedue i poli della sfera
'
siili' orizzonte. Così ci descrive le par- nale fu messo lì anche col fine recon-
venze astronomi eli e che dovrebbe incon- dito di rispondere preventivamente a
trare chi da' nostri paesi s' indirizzasse questa domanda: se il Purgatorio non
agli antipodi nostri, in virtù di quella è che una montagna nell' Oceano, non
situazione della sfera che appellasi ret- vi potrebbero un giorno, a furia di
ta»; Antonelli. buoni remi e di coraggio, approdare i
129. marin suolo: superfìcie del mare. viventi?» D'Ov. Stuclii, p. 36 sg. - alta
;
alla parte lunare ove ha luogo il raccen- guntur remi, tum prora avertit et undis
dimento, cioè la parte che il nostro Sa- Dat latus »; Virg., Aen. I, 104.
tellite tien sempre volta alla terra. Senza 139. con tutte Tacque: la violenza del
tale determinazione non poteva stare turbine fece girar tre volte, oltre la nave,
l'imagine del riaccendersi, giacché ri- le acque, sì da generare un vortice che
spetto al Sole che sempre la illumina, travolge e sprofonda la nave stessa. «In-
la luna è sempre accesa, tranne i casi gens a vertice pontus In puppini ferit :
seo, per uno di quei suoi lampi fugaci, Ulisse dà prova di animo nobile anche
ha sospettato che la geografìa antartica in questo, che, non che scagliarsi contro
d' Ulisse serva a disporre V immagina- Dio, comeYanni Fucci (Iw/.XXY,1 sgg.),
zione del lettore alla geografìa del Pur- ne tace riverente il nome nel momento
gatorio. Ma credo si debba andar più stesso in cui ricorda la terribile morte
oltre, ed affermare che l' episodio infer- eh' Egli inflisse a lui e a' suoi compagni.
[CERC. 8. BOLG. 8] INF. XXVII. 1-13 [CONSIGL. FRODOL.] 239
CANTO VENTESIMOSETTIMO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA OTTAVA: CONSIGLIERI FRODOLENTI
Ulisse non aveva più che dire, e V., con onde il toro mugghiò la prima volta, e
parole riferite più oltre (v. 21), gli dà ben a diritto, coi pianto di colui che lo
licenza d' andarsene. aveva costruito coli' arte sua.
ne fece: cfr. Inf. VIII, 3 sg.
5. 8. dritto: giusto. « Neqae enim lex
per un confuso suon a motivo di un
8. : sequior ulla, Quam necis artitìces arte
suono confuso. La voce umana de' dan- perire sua»; Ovid., Art. am. I, 655 sg.
nati rinchiusi nelle fiamme si fa sentire 10. mugghiava: Perillo a Fai aride: «Pro
all'esterno da principio come un bor- tinus inclusum lentis carbonibus ure:
bottìo simile a quel delle fiamme agitate Mugiet, et veri vox erit illa bovis » ;
dal vento; ma quando il moto della lin- Ovid., Trist. XI, III, 47 sg.
24G [CERC. 8. BOLG. 6] lSY. XXVII. 14-30 [GUIDO DA MONTEFELTRQJ
'S2
perdi' io sia giunto forse alquanto tardo,
non t' incresca restare a parlar meco :
14. dal principio nel foco: così le pa- XXIII, 7 e Purg. XXIV, 55). - t'adizzo :
il guizzo dato dalla lingua nel proferirle. genti del Tevere, che scaturisce appiè
20. mo: or ora. - lombardo: tale es- del Monte Coronaro, sono i monti che
sendo V. ed avendo usato il lombardismo formano la contea di Montefeltro.
istra per adesso ; cfr. Inf. I, 68. Al. pren- 30. giogo dell'Appennino. - si diserra
: :
1
[CERC. 8. BOLG. 8] INF. XXVII. 31-44 [ROMAGNA NEL 1300] 241
disegnando in pochi vv. un quadro ma- vermiglia in campo giallo. Invece Benv.:
gistrale delle condizioni politiche della « Ilii de Polenta portant prò insignio
Romagna nel 1300. Cfr. F. Torraca, Lee- aquilani, cuius medietas est alba in cam-
tura Dantis, pp. 18 sgg. po azzurro, et alia medietas est rubea
31. in giuso verso la sottostante bol-
: in campo aureo. » Circa gli stemmi dei
gia; Inf. XXVI, 43 sgg. Polentani, stemmi varii, ma che hanno
32. tentò di costa: toccò col gomito però tutti 1' aquila, vedi Ricci, Vlt. rif.
leggermente nel fianco; cfr. Inf. XII, di D. A., p. 134 sgg. Signore di Ra-
67. - « - Nonne vides - aliquis cubito venna era nel 1300 Guido il Vecchio da
stantem prope tangens Inquiet etc. » ; Polenta, figlio di Ostasio e padre di Fran-
Horat., Sat. II, V, 42 sg. cesca da Rimini, il quale se n' era insi-
33. latino: italiano: cfr. v. 27. gnorito nel 1275 e morì nel 1310. - la si
34. pronta: appena udita la dimanda, cova se la cova, la tiene sotto la sua pro-
:
v. 28, aveva subito pensato alle condi- tezione, e cara, come la femmina d' ogni
zioni della Romagna, epperò aveva già uccello le uova che essa cova.
pronta la risposta. 42. Cervia borgata sulla costa adriati-
:
36. se' ecc.: sei, sotto il ponte della ca, a sud di Ravenna, importante già nel
bolgia, nascosta nella fiamma. M. E. per la produzione del sale, sotto la
37. tua tua patria. - mai « postquam
: : giurisdizione dei Polentani. - vanni ale. :
meno due partiti: a Bologna Lamber- sedio, dal 1281 al 1283, quando Mar-
tazzi e Geremei a Forlì Ordelafifi e Cai-
;
tino IV papa spedì contro i ghibellini
boli a Imola Alidosi e Cordoli a Faenza
; ; della Romagna un esercito di francesi
Zambrasi e Manfredi a Rimini Parcitati ; e di guelfi italiani, comandato dal fran-
e Malatesta, e così via. E nel 1300 guerre cese Giovanni d'Appia, che fu piena-
palesi nella Romagna non c'erano c'era- ;
mente sconfìtto dalle milizie di Guido
no bensì, e dissensioni, inimi-
fieri, odii, da Montefeltro. Ricci, Il sanguinoso muc-
cizie che si nutrivano in segreto ne' cuori chio in lettere e Arti, anno II, ]ST. 49-50.
dei capi, spadroneggianti come tiranni 44. mucchio: « nam.... comes Johan-
ne' singoli paesi. nes habuit in isto proalio circa octingen-
40. molti anni era in potere dei si-
: tos equites, de quibusfacta est miseranda
gnori di Polenta dal 1270, e rimase sog- strages » Benv. - « Dante, fìngendo di
;
una lusinga per l'anima del celebre ca- mone Imola, presso il Santerno. - con-
;
fatto signore di Riniini nel 1295, dopo 52. quella ecc. Cesena, bagnata dal
:
57. tegna fronte: faccia contrasto al- consiglio (cfr. il come e quare del
* '
58. rugghiato : fatto il solito romore di cui solo volle e seppe penetrare con la
quelle fiamme, dimenando la punta qua sua potente, divinatoria fantasia l'Ali-
e là, segno della voce che cercava la via ghieri, trovando in quelle la causa della
di uscire; cfr. v. 13-18; Inf. XXVI, 85-90. dannazione di Guido; e la dannazione
espresse tali parole. « Lin-
60. die ecc.: seguì contro l'aspettazione sua ed altrui
guaque vix tales icto dedit aere voces » ; e persino di San Francesco; il quale,
Ovid., Mei. IX, 584. venuto - mirabile immaginazione e tutta
61. S' i' credessi ecc. : Guido da Mon- dantesca anche questa- a prender l'ani-
tefeltro,chiuso entro la fiamma, non si ma delMontefeltrano, morto umile frate,
accorge, come si sono accorti altri dan- dovè andarsene a mani vuote, vinto dalla
nati (cfr. Inf. VI, 40, 88 Vili, 33; X, ; serrata logica di un nero cherubino
' '
58; XV, 24, 46; XVI, 32; XVII, 67; che di pien diritto se la portò seco giù
XXIII, 88), cheD. è vivo. Questo stesso nell' Inferno. Cfr. Massèra, Bull. XXII,
verso però fa pensare che gliene nasces- 168 sgg. e specialmente 191-193; e an-
se, fosse pur lieve, il sospetto. che Parodi, Bull. XVIII, 265 sgg.
63. più: oltre quelle già datele, v. 19 67. d'arnie: guerriero. È questi, come
sgg. non parlerei di più.
; dicemmo, il ghibellino Guido, conte di
65. yìvo: morti sì, poiché si credeva Monte feltro, «invictusCapitaneus Com-
ad apparizioni di anime dannate. - odo : munis Forlivii, et generalis guerrse prò
da' compagni che abitavano già da secoli parte dicti Comunis » (Murat., Script,
quella bolgia, in cui Guido è piovuto due XXII, 141). Lo dissero nato nel 1250 (cfr.
anni prima. Arrivabene, Sec. di Z>., 361) ma se nel
;
66. tema ecc.: paura di procacciarmi 1296 era già vecchio, v. 79 sgg., è proba-
infamia su nel mondo. Parla dunque bile fosse nato parecchi anni prima del
Guido di cose ignote al mondo, come, 1250. Nel 1274 fu fatto capitano dei
poniamo, delle sofferenze e della morte Ghibellini o Lambertazzi di Romagna
sua e dei figli il conte Ugolino nel e. (Murat. o. e. XXII, 137). Il 13 giugno
XXXIII? Che le cose esposte dall'ani- 1275 sconfisse al ponte a San Procolo*
ma di Guido a D., cioè il malo consiglio i Guelfi e Bolognesi (67. Vili. VII, 48.
dato a Bonifazio Vili e le sue conse- Murat., o. e. IX, 140, 718, 788; XVIII,
guenze fossero tutte invenzioni del P., 125; XXII, 136, ecc.), e di nuovo nel
molti credettero e sostennero con argo- settembre dello stesso anno a Reversa-
menti anche validi ma ulteriori e più
; no (Murat., o. e. XXII, 138), e s'impa-
larghe indagini di questi ultimi anni dronì di Cesena Murat., o. e. XIV, 1104).
hanno chiarito che il fatto del consiglio Nel 1275 assediò e conquistò Bagnaca-
e il consiglio stesso - veri o falsi che vallo (Murai., o. e. XXII, 139). Nel 1282
fossero -erano notizie divulgate ai tempi sconfìsse Giovanni de Appia, detto Gian-
del I\, il quale forse le apprese dalle ni de'Pà, a Forlì (Murat., o. e. XIV, 151,
opere del cronista Riccobaldo da Fer- 152, 1105 XXII, 149 sg. G. Vili. VII,
;
1294). Si riconciliò colla Chiesa nel 1283 70. il gran prete ecc.: Bonifacio VIII,
(Murat., o. e. XIV,
1106 XXII, 153), o,
; a cui venga il malanno !
secondo altri, nel 1286 (G. ViZZ. VII, 108) e 71. mi rimise fece ricadere
ecc. : mi
fu confinato ad Àsti. Eletto dai Pisani a ne' vecchi peccati, de' quali mi ero già
loro capitano nel 1288 (Murat., o. e. XI, pentito (cfr. v. 83). « Sempre è più grave
1297 sg.), o 1289 (Murat., o. e. XV, 980), ilpeccato dopo la penitenzia che prima. . .
« ruppe i confini che avea per la Chiesa, tutti i peccati de' quali facesti peniten-
se la bontà del detto conte non fusse che mativo '. « Qual è la forma del corpo del-
la liberò » (Murat., o. e. XI, 299, 980 sg. l'uomo? Dicono i santi eh' è 1' anima ra-
G.Vill. VII, 128). Nel 1292 s'impadronì zionale »; Fra Giord., Pred., Ediz. Mo-
d'Urbino (Murat., o. e. XXII, 162), che relli, 1830, I, 219.
nel 1294 egli difese contro l' esercito di 75. non furon ecc.: non d'uomo forte
Malatestino, podestà di Cesena (Murat., (leone), ma d'uomo frodolento (volpe).
o. e. XIV, 1109). Nello stesso anno 1294 Guido fu però uno dei più valenti guer-
fu scacciato da Pisa (Murat., o. e. XI, rieri del suo tempo (cfr. n. 67), ma qui
299 XV, 983. G. Vili. Vili, 2) e si ri-
; è naturale che il dannato ripensi a quella
conciliò di nuovo colla Chiesa (Murat., delle qualità sue per la quale fu richie-
o. e. XIV, 1110). Entrò nell' Ordine sto di consiglio da Bonifazio e per la
de' Francescani nel 1296 (Murat., o. e. quale si guadagnò la dannazione eterna.
IX, 144, 743 sg. XI, 189 XIV, 1114
; ; ;
77-78. seppi ecc. conobbi ogni sorta
:
XV, 983. G.Vill. Vili, 23) e morì nel di frode e d' inganno, e ne feci tal uso
1298, alcuni dicono a Venezia (Murat., da rendermi famoso in tutto il mondo. -
o. e. XI, 189), altri ad Ancona (Murat., o. al fine ecc. la fama si estese sino ai
:
conio esso appropinqua al porto, cala le 89. Acri: San Giovanni d'Acri, città
sue vele, e soavemente con debile con- della Siria, ultimo possesso dei Cristiani
ducimento entra in quello così noi do- ; in Palestina, presa dai Saraceni nel 1291.
venio calare lo vele delle nostre mon- Senso nessuno dei nemici di Bonifazio
:
dane operazioni, e tornare a Dio con Vili era stato, 6 anni prima, coi Sara-
tutto nostro intendimento e cuore; sic- ceni conquistatori di Acri, o aveva -
ché a quello porto si vegna con tutta contro il divieto di papi e concilii -
soavità e con tutta pace» Conv. IV, 28, ; mercanteggiato in paesi di Maometta-
dove tra coloro cbe « calaron le vele delle ni; erano anzi tutti cristiani.
mondane operazioni» è per l'appunto ri- 91-92. uè sommo ecc. non ebbe ri-
:
bene pentuto. » Secondo altri, mi rendei Francescani eran più magri per di-
vale: mi feci frate ', senso cbe vera-
'
giuni e astinenze; cfr. Par. XII, 112 sgg.
in onte in antico ebbe rendersi ', usato '
94. come ecc. allude alla leggenda
:
racconta come, sedotto con parole fal- t'Oreste, nella Sabina, non lungi da Ro-
laci da papa Bonifacio Vili, ricadesse ma, dove San Silvestro, secondo la leg-
nel vecchio peccato, dando al pontefice genda, si teneva nascosto. -lebbre leb- :
ilmalvagio consiglio circa il modo di bra, come ale, fortune, tempre, ecc. per
gettare a terra Prenestino promettere e : ala, fortuna, tempra. Cfr. Bull. Ili, 117.
non mantenere la promessa: cfr. n. 66. 96. maestro: era il titolo che si dava
85. Lo prencipe: Bonifazio Vili. - Fa- ai medici, e qui il nome par scelto a
risei cardinali e oberici cristiani.
: bella posta per il suo duplice senso.
guerra: nel 1297 coiColonnesi, cbe
86. 97. 'superba febbre: brama ardente e
abitavano presso San Giovanni in Late- superba di abbassare i Colonnesi. Di Bo-
rano cfr. G. Vili. Vili, 21.
; nifazio YIII G. Vili. Vili, 64: « Molto fu
87. Saracin Saraceni cioè, non guer-
:
; altiero, e superbo,e crudele contro a'
va per zelo di religione.
i
suoi nemici e avversari. »
246 [CBRC S. BOLG. 8] lOT, XXVII. 98-113
nel mese di settembre, essendo trattato 110. lunga ecc.: promettendo molto e
d' accordo da Papa Bonifazio a' Colon- mantenendo poco, trionferai de' tuoi ne-
nesi, i detti Colonnesi oberici e laici mici. E in realtà Bonifazio Vili agì
vennero a Rieti ov'era la corte, e git- precisamente in questo modo (cfr. n. 102).
tàrsi a pie del detto papa alla miseri- 111. seggio : nel pontificato, giacché
cordia, il quale perdonò loro, e assol- « per Bonifazio la guerra coi Colonnesi
vetegli della scomunicazione, e volle gli era questione di vita o di morte, di ri-
rendessono la città di Pilestrino e così ; manere o no pontefice»; D'Ov., Studiì,
feciono, promettendo loro di restituirgli p. 30. Sui varii sensi in cui è stata in-
in loro stato e dignità, la qual cosa non tesa la parola seggio v. ib., pp. 27 sgg.
' '
dolente fece il papa per consiglio del un diavolo, che dichiarò quell'anima es-
conte da Montefeltro, allora frate mi- ser sua, e provò questo con logico rigore;
nore, ove gli disse la mala parola lun- : dopo di che la portò giù a Minosse, che
ga promessa coIPattender corto » Q. Vili. ; la condannò all' 8a bolgia. Un contrasto
Vili, 23, ove suona l'eco de'vv. di D. simile per l' anima di Bonconte, figlio di
103. serrare cfr. Matt. XVI, 19 «tibi
: : Guido, è narrato in Purg. Y, 103 sgg.
dabo claves regni coelorum ». 112. venne le anime sogliono andare
:
gli disse:
k
Non portar; non mi far torto !
gioii sono nove, et di ciascuno ordine fatto ammenda dell altre colpe colla vita
cadde in Inferno; et ciascuno ordine umile e devota di Francescano.
ha la sua proprietà. Questi cherubini, 125. otto: cfr. Inf. V, 4 sgg. -duro:
che tengono il secondo grado degli an- non piegandosi mai per alcuno.
gioli, sanno per natura tutto '1 senso 126. morso: Minosse è simbolo della
delle Scritture, bench'egli abbino per- coscienza il mordersi la coda figura i ri-
:
duta la scienza, onde non senza cagione morsi di essa, tormento principale dei
l'autore tolse uno cherubino a disputa- dannati la rabbia simboleggia forse l'ira
;
zione»; An. Fior. Cfr. Par. XI, 39. di essi contro chi, seducendoli, fu causa
114. Non portar: simili formule d'im- della loro dannazione.
perativo senza l' oggetto sono comuni 127. disse: coli' attorcersi 8 volte la co-
nell'ant. ital.: cfr. Purg. XXI, 132. da al dorso, lo condannò all' 8° cerchio ;
l'ho tenuto, per così dire, pei capelli, af- dono gli spiriti ; cfr. Inf. XXYI, 41 sg.
finchè non mi scappasse. 128. per che: cioè per la mia colpa e
119. pentére: dal lat. pcenitere, è for- il conseguente giudizio di Minosse.
ma arcaica usitatissima. Non si può dir 129. sì vestito: naturale che il dannato
pentito di un peccato chi pur lo vuole accenni al singoiar modo in cui è vestito:
commettere e però 1' assoluzione anti-
; la veste, cioè la fiamma, è la sua eterna
cipata data da Bonifazio non ha valore, pena. - andando mi rancuro mi ramma- :
mancandole la condizione necessaria, rico (cfr. Purg. X, 133), della pena e de'
il pentimento. Ma con che mirabile, ser- peccati con che me la sono procurata.
rata stringatezza dice tutto questo il 131-132. dolorandodolendosi ed espri- :
nero cherubino, logico rigoroso! mendo dolore non con parole, ma col
il
121. mi riscossi: a quella logica stringen- torcere e dibattere il corno aguto., cioè la
te a un tratto mi risvegliai (Inf. IV, 2) e punta di essa fiamma: cfr. v. 16 sgg.;
m'avvidi della dolorosa, terribile realtà. Inf. XXVI, 85-88. - partìo partì. :
Finora s'era adagiato e cullato nella illu- V. 133-136. Passaggio alla 9a boi-
sione di essere stato assolto da Bonifa- già. Terminato il colloquio con Guido,
zio VITI per il cattivo consiglio e di aver i P. continuano il loro cammino su per
248 [CBltO. 8. BOLG. 9] Inf. xxvii. 133-136- xxvin. 1-G [scismatici]
lo scoglio, tinello si trovano sul ponto ritata per qualche colpa ; cfr. ì'urg.
Che attraversa la 9 :l bolgia, nella quale XI, 88.
nono puniti i seminatori di discordie ci- 136. a queia qui vale da, come in
:
vili e religiose, pubbliche e private. Inf. XIX, Purg. I, 24, ecc. - scom-
108 ;
135. fio: feudo, tributo. Pagare il fio cfr. Toc. Or. ad. v. - carco: carico di
vale tuttora soffrire danno o pena me- colpevolezza, e quindi di pena.
CANTO VENTESIMOTTAVO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA NONA: SEMINATORI DI DISCORDIE
(Girano in tondo la bolgia, e a un certo punto sono da un diavolo feriti di spada,
ma le ferite si rimarginano, prima eh' essi ripassino davanti a lui)
V. 1-21. Pena dei seminatori di di' per narrar più volte: 'per' indica
3.
scordie. Dal ponte della 9 a bolgia i P. il mezzo anche:col ripetere, rinnovale il
osservano lo strazio degli scismatici e dei racconto, tentando di rendere sempre
seminatori di scandali come vivi ruppe- : più perfetta la esposizione.
ro unità e concordia tra gli uomini, così 4. Ogni lingua: «Non, mihi si lingua©
ora ciascuno ha rotta l' unità di sua per- centum sint oraque centum, Ferrea vox,
sona dalla tagliente spada d' un diavolo. omnis scelerum comprendere formas,
1. poria : potrìa, potrebbe. - parole Omnia posnarnm percurrere nomina pos-
sciolte non obbligate alle leggi del me-
: sim»; Virg., Aen. VI, 625 sgg.
tro e della rima in prosa. « Verba soluta
; 5-6. per lo nostro sermone ecc. a mo- :
la niente a concepirle e la parola a espri- 13-14. quella ecc. con tutta la gente :
merle adeguatamente. Tale insufficienza uccisa nelle guerre combattute per sog-
è espressa convoco seno, che vale scarsa '
giogar la Puglia da Roberto Griiiscar-
icità '. Cfr. ciò die D. nel Conv. Ili, 4 do, fratello di Ricciardo, duca di ISTor-
il ice «Iella « debilitàdeH'intelletto» e della mandia (1059-1084). - contastare comune :
;
in battaglia nell'Italia meridionale (Pu- delle guerre angioine dal 1266 al 126H.
cfr. n. 16) nelle guerre sanniticbe 16. a Ceperan : importante punto stra-
-puniche e nelle guerre normanne ed tegico sul confine fra lo stato romano e il
|
augurine, si adunassero insieme a far regno di Napoli. Qui probabilmente, in
mostra di loro ferite e mutilazioni, non modo indiretto, s'alluderà alla battaglia
offrirebbero uno spettacolo pareggiante di Benevento, conseguenza, come a torto
quello della 9 a bolgia. si credeva da molti ai tempi di D., del
8. fortunata fortunosa, soggetta alle
: tradimento dei Pugliesi (cioè dei sudditi
vicende della fortuna; cfr. Inf. XXXI, napoletani, che Puglia dice vasi allora
1
115. Dion., Aned. II, Verona, 1786, p. 12. tutta la parte conti nentale del regno) che ,
che i Romani discendessero dai Troia- rano, se i Pugliesi furono bugiardi, cioè
Ini venuti con Enea in Italia, ed anche traditori, o non avvenne alcun fatto d'ar-
|
nelle sue opere in prosa chiama alcune me, o non fu così sanguinoso da giustifi-
Croiani i Romani cfr. Moore, Crit.,; care il v. 15.
,340-43. Allude alle guerre sannitiche e 17. Tag-liacozzo castello nell'Abruzzo
:
alle puniche, nelle quali perirono mi- Aquilano, presso il quale il 23 agosto 1268
gliaia d'uomini cfr. TU. Liv. X, 9 sgg. -
; Corradino fu sconfitto e distrutta la po-
Unga: la seconda guerra punica durò tenza degli Svevi.
adici anni, dal 218 al 202va. C. 18. Alardo: di Valéry, consigliere di
11. anella: tratte dalle dita de' Ro- Carlo d'Angiò e che co' suoi consigli fu
Canne, e
uccisi nella battaglia di cagione della vittoria, sicché egli vinse
quali Annibale raccolse tre mog- senz'arme; cfr. G. Vili. VII, 26 e 27.
cfr. TU. Liv. XXII, 6; XXIII, 7 20-21. d'aequar ecc. cfr. Vir Aen. :
|e 12, ed anche Conv. IV, 5. II, 362. Intendi: non sarebbe possibile
250 [CHRC. S. B0L6. 9] Im'. XXVIII. 22-32 [MAOMETT(
cfr. Inf. XXII, 143 (di levarsi era neen- descrizione.... copiosa e precisa di parti-
te) e Inf. IX, 57 {nulla sarebbe del tor- colarità nauseabonde, nauseabonda essa
nar mai suso). - sozzo «rare, e non ozio- : stessa di parole basse, aspra di proposi-
se, in Dante le trasposizioni. Questa è zioni che si squarciano anch'esse e s'in-
delle più potenti che V epiteto sozzo se-
; trecciano, rilevata dal suono cupo d'inso-
parato da modo e posto alla fine del verso lite rime [-ùlla, -ugia, -dcco], e introdot-
chiude l'immagine, raccogliendo quasi ta dalla volgarissima similitudine della
in un sol tratto di pennello tutte le de- botte, che s' apre perchè ha perduto una
formità dell' orribile scena » L. Yent., ; doga. La qual
similitudine non ci lascia
Simil., 463. immaginare quella laida spaccatura, se
Y. 22-51. Maometto. Ecco uno che è non nella mole corporea d'un omaccio-
spaccato dal mento sino al basso ven- ne panciuto » V. Mossi in Nuova Ant.,
;
[non è bucata] così, come ecc. - veggia : 31. storpiato: guasto, impedito nelle
botte; voce d'origine ignota. Vozza e membra. - Maometto il fondatore del- :
vezzia per botte vivono nel Bergamasco. - l' Islamismo n. a Mecca nel 560, m. a
mezzut « li fondi delle botti sono di tre
: Medina nel 633. Ha il corpo fesso per
pezzi: quello di mezzo è detto mezule, aver seminato scisma nei popoli; e ciò
e li estremi hanno nome lulle » Lan. E ; eh' è di schifoso nella figura di lui, pro-
Benv. dice, con più precisione, che mez- babilmente raffigura la « fedita, di che
zul è la doga media del fondo della botte, parevan putidi a' cristiani la dottrina e il
dove è il buco per la cannella e lulla costume de' musulmani » Crescini, o. e. ;
« pars fundi vegetia iuxta extreraa ad 32. Ali: Ali Ebn Abi Talid, cognomi-
modum lunae ». nato Assad Ollah el Ahalib, cioè Leone
24. rotto: pertugiato, fesso. - trulla: del Dio vincitore, e Murtadhi, cioè Grato
Benv. « ab ore usque ad anum ». Cfr.
: a Dio, cugino e genero di Maometto, ed
Nannucd, Nomi, 313 e 757. uno de' primi suoi seguaci, nato nel 597,
25. minugia interiora, budella da mi-
: ; ucciso nel 660. Discordando in alcuni
nutia. punti dalla dottrina di Maometto, fece
26. corata: cuore, fegato e milza. - una setta da sé ondo egli ha fessa ap- ;
pareva: appariva. - tristo: lurido, fe- punto quella parte del corpo che Mao-
tente. - sacco dello stomaco.
: metto ha ancora intiera.
T BOLO. Inf. xxviii. 33-51 [maometto] 251
(.ERO. 8. 9]
capelli sulla fronte; qui per fronte. più o meno squarciati si rin-
dell' essere
35. scandalo: discordia civile, scissu- nova e perpetua.
ra, inimicizia. - scisma: separazione dal 43. muse: musi, da musare tenere il =
corpo o dalla comunione della Chiesa muso (per viso, cfr. Purg. XIV, 48) fìsso
cattolica; da c*xitfu.ci divisione ', e que-
'
su qualcosa, opperò anche indugiarsi ozio-
sto da axi^EiY 'scindere, dividere'. samente a guardare « ed è contrario a
;
37. qua dietro: in un punto della bol- tempo scioccamente»; Crescini, o. e, 23.
gia, il quale, essendo essa circolare, Cfr. Parodi, Bull. Ili, 153. Maometto
viene a stare di dietro, rispetto al luogo non s' è accorto che è ancor vivo.
I).
in cui si trovano quei dannati; in un 45. eh' è giudicata: che ti è stata as-
punto, perciò, che D. e V. non possono segnata dalla sentenza di Minosse, se-
vedere. - accisma: acconcia, o, in certo condo le colpe delle quali ti confessasti
'modo, adorna, abbiglia, cfr. Parodi, reo dinanzi a lui; cfr. Inf. V, 7 sgg.
Bull. Ili, 95 e Crescini, o. e, 21 sg. 46-47. Ne morte ecc.: Non lo colse
'AL: Divide e taglia; oppure Piaga; ma ancora la morte, nò colpe commesse lo
sono spiegazioni del senso metaforico mandano ora ad un tormento.
che qui acquista accisma dall'unione con 48. lui a lui. - esperienza piena piena
: :
38-39. al taglio ecc. sottoponendo di : tano nell' Inferno chi vive e muore nel
nuovo ciascuno di noi al taglio della peccato.
spada, ogni volta che, compiuto il giro 50. di giro in giro di cerchio in cer-
:
della bolgia, gli ripassiam vicino. - ri- chio; cfr. Inf. X, 4; XVI, 2.
sma: qui per ciurma, turba, ecc. Si dice 51. com' io com' è vero eh' io ti parlo.
:
te medium»; Daniele XIII, 55. che già aveva alzato un piede per ri
40. volta: percorso tutto a tondo il giro prendere il suo cammino, parla di nuo-
della bolgia (strada). vo per mandare a un altro eretico e
252 [CERO. 8. BOLG. 9] In XXVIII, 2-63 [FRA DOL( Ino
deva sicuro Maometto della sconfitta role, avendo già alzato un piede per an-
finale di quell'eretico. Il quale è il fa- darsene oltre, e, appena ebbe finito di
moso Dolcino Tornielli di Novara, di- parlare, compiè l'incominciato passo.
scepolo di Gerardo Segarelli di Parma, 62. està: questa. Qui parola ha sen-
clie sin dal 1260 aveva fondato la setta so collettivo, come altrove, p. es. Purg.
degli Apostoli o fratelli apostolici, della IV, 97.
quale Dolcino divenne il capo, dopo che V. 64-90. Pier da Medicina. Parla ora
il Segarelli fu arso vivo nel 1296. Dol- un altro, che ha la gola forata e recisi il'
cino si spacciava per apostolo e profeta, naso e un orecchio, predicendo un tra-
predicava la carità e la comunanza di dimento di Malatestino e dandosi a cono-
tutte le cose, anche delle donne. A Trento scere per Pier da Medicina. Chi è co-
si guadagnò a compagna una Tridentina, stui? Forse fu della famiglia dei cattani
giovane, bella e ricca, di nome Marghe- di Medicina, grossa terra matildica nel
rita, che fece sua concubina, chiaman- piano tra Bologna e la bassa Romagna,
dola sorella in Cristo. Nel 1305 o 1306 uomo « valde nialedicus » (Postil. Cass.)
si ridusse con cinquemila seguaci sopra e « morditor » (Petr. Dant.). « Fu del
il monte Zebello nel Vercellese e vi si contado di Bologna, e commise la guerra
fortificò in modo, che la crociata, ban- da Fiorenza a Bologna, e da Bologna agli
ditagli contro da Clemente V, sarebbe Ubaldini ;
poi per sue male opere fu
andata a vuoto, se la fame non lo avesse cacciato e stette in Fano, e commise la
costretto ad arrendersi (26 marzo 1307). guerra tra que' di Fano e i Malatesti » ;
Il 2 giugno 1307 fu arso vivo a Novara An. Sei. - « Fu molto corrotto in quel
con Margherita e più altri della sua vizio, sì di seminare scandalo tra li no-
setta. Cfr. Crescini, o. e, 25 sg. e 58. bili bolognesi, come eziandio tra li ro-
52-54. Più ecc. cfr. Inf. XII, 80 sgg.
: magnoli e' bolognesi » Pan. - « Fuit
;
Purg. II, 67-75. Non avevano fino ad pessimus seminator scandali, in tantum
ora veduto mai un vivente laggiù. quod se aliquandiu magnifìcavit et di-
56. forse: sembra che non presti in- tavit dolose ista arte infami » Benv., il
;
tera fede a ciò che V. gli ha detto. Se quale illustra la sua sentenza con esempi
però il '
forse '
si unisce a in breve, parlantissimi, ma fantastici e che si leg-
Maometto sarebbe « solamente dubbioso gono anche nelVAn. Fior. Forse è da
del tosto o del tardi » ; Cast. identificare con un Pier da Medicina
58. di vivanda: va unito a si armi, (nipote di altro Piero, più famoso, già
cioè si provvegga di vettovaglie. - stret- morto nel 1271) della ricordata famiglia
ta: quasi assedio o blocco. dei cattani-, del quale abbiamo notizie
59. al Noarese: ai Novaresi e ai loro sicure per gli anni 1271, 1272 e 1277
compagni in quella crociata. (Giorn. st. d. leti, ital., LXIV, 10 sgg.).
jìolg. 9] Inf. xxviii. 64-80 [pier da medicina] 253
-.7
ristato a riguardar per maraviglia
con gli altri, innanzi agli altri aprì la canna,
ch'era di fuor d'ogni parte vermiglia;
70 e disse: « tu, cui colpa non condanna
e cui io vidi su in terra latina,
se troppa somiglianza non m'inganna,
73 rimembriti di Pier da Medicina,
se mai torni a veder lo dolce piano
che da Vercelli a Marcabò dichina.
re E fa' sapere a' due miglior da Fano,
a messer Guido e anche ad An gioiello,
che se l' antiveder qui non è vano,
ro frittati saran fuor di lor vasello
me tutto il naso. - ma' che : più che ; cfr. parlano in modo da accertarci che ai loro
Inf. IV, 26. tempi tal nome era vivo nella memoria.
67. restato: sostato coi più di cento 76. miglior : più nobili e valorosi. -
lei v. 52. Fano : città sull'Adriatico, distante nove
canna: della gola; cioè parlò.
68. aprì la miglia da Pesaro e trenta da Rimini.
69. vermiglia: rossa di sangue. 77. Guido: del Cassero. - Angiolello:
71. Yidi: « Ad domimi istorum perve- da Carignano. Ambedue nobili di Pano.
lit semel Dantes, ubi fuit egregie ho- Invitati da Malatestino Malatesta a ve-
uoratus. Et interrogatus quid sibi vide- nire a parlamento con lui alla Cattolica,
iretur de curia illa, respondit, se non vi- borgo sull'Adriatico tra Rimini e Pe-
iisse pulcriorera in Roniandiola, si ibi saro, sarebbero stati annegati da' mari-
dsset medie um ordinis »; JBenv. - terra nari, per ordine di Malatestino. (Del
latina: Italia; cfr. Inf. XXVII, 26-27. Lungo, D. nei tempi di JD., p. 426); ma
72. se troppa ecc. : se tu non somigli del fatto qui narrato dal P. nessun'al-
troppo ad altra persona da me veduta tra attestazione storica ci resta; tanto
un dì su in terra latina. « Si nunquam che V. Rossi, (o. e), suppone sia un'in-
falli t imago » Virg., Eclog. II, 27. Cfr.
; venzione che D. metta in bocca a Piero
Inf. XVIII, 49-50. perchè egli sia anche nell'in/, semina-
74. se mai non è pienamente persua-
: tore di scandalo, non potendo ciò ch'ei
o neanche lui della verità di quanto dice se non seminare odio nel cuore di
ha detto V. (cfr. v. 56 sgg.), disposi- Guido e d' Angiolello contro il tiranno.
z ione d' animo degna di gente, per cui 78. qui: come suol essere su nel mondo.
linguaggio è principalmente stromento
il - vano: fallace. Cfr. Inf. X, 100 sgg.
d'inganno. - piano la Lombardia dolce, :
; Virg., Aen. I, 392: «M
frustra augurium
paragonato col luogo dove sta ora. vani docuere parentes. »
73. Marcabò castello costruito dai Ve-
: 79. vasello: nave; cfr. Purg. II, 41.
neziani nel territorio di Ravenna, non 80. mazzerati « mazzeraré è gittare
:
254 [CERO. 8. BOLG. 9] Inf. XXVIII. 81-96 [PIER DA medicina]'
l' uomo in mare in un sacco legato con no bisogno di far voti e pregare che Dio
nna pietra grande o legate le mani et
; li scampi dal vento di Focara, perchè
i piedi, et uno grande sasso al collo »; uccisi prima di arrivarvi. Passando pres-
Buti. so Focara, i naviganti si votavano e pre-
81. fello: iniquo, sleale. Cfr. però Mu- gavano. JBenv. ci ha conservato il motto
rat., Script. XV, 896, dove si dice che proverbiale « Custodiat te Deus a veuto
:
molto virtuoso »; Murat., Script. XV, 896. 91. Dimostrami ecc. fammi vedere :
86-87. tien ecc.: signoreggia Rimini, colui al quale l'aver veduto Rimini è
che uno qui vicino a me vorrebbe non riuscito così amaro, e dammi qualche
avere mai veduta, avendovi commesso spiegazione (dichiara) intorno a lui.
la colpa che lo dannò: cfr. v. 91 sgg. 96. non favella : avendo tagliata nella
89-90. Focara: monte presso il mare strozza quella sua lingua venale (v. 101).
tra Cattolica e Pesaro. - preco: prego, « Audax venali comi tatur Curio lingua »,•
preghiera (cfr. Inf. XV, 34). Non avran- Lucan., Phars. I, 269.
BOLG. 9] INF. XXVIII. 97-111 [curio] 255
JERC. 8.
io;
1
»
E un ch'avea una e l'altra man mozza, 1'
per nocuit differre pdratis»; Lucan., fu in pari tempo la rovina della tua
Phars. I, 280 sg. schiatta così dice D. senza intenzione
:
101. strozza : gorgozzule, canna della crudele o maligna, ma solo come natu-
gola. rale compimento di ciò che Mosca ha
V. 103-111. Mosca dei Lamberti. detto da ultimo e con un senso di schietta
Ecco il Mosca, che D. aveva desiderato pietà. Crudeltà o malignità non pote-
di vedere, Inf. VI, 80 quel Mosca, che ;
vano essere in D. verso Mosca, pel quale
fece risolvere gli Amidei ed i loro pa- ha già dichiarato la sua stima ( ìnf. VI,
renti ed amici a vendicarsi di Buondel- 79-81), e che qui si mostra dolente di
nionte uccidendolo (cfr. Par. XVI, 136 ciò che disse e fece (v. 107 sg.). Cfr.
sgg.). - « E stando tra loro in consiglio Bossi, o. e, p. 10. I Lamberti furono
in che modo dovessero offendere, o di cacciati da Firenze nel 1258; cfr. G. Vili.
batterlo o di ferirlo, il Mosca de' Lam- VI, 65. Nel 1266 furono dei primi che
berti disse la mala parola: cosa fatta, cominciarono a levarsi contro i trenta-
capo ha, cioè che fosse morto e così fu : sei ; cfr. G. Vili. VII, 14. Nel 1268 fu-
fatto » G. Vili. V, 38 cfr. Yillari, I
; ; rono tutti dichiarati ribelli, senza di-
primi due secoli della Storia di Firenze, stinzione di sesso e di età, il qual bando
Fir., 1893; II, 233 sg. di ribellione fu confermato nel 1280.
103. mozza mozzata. : Quindi essi scompaiono quasi del tutto
107. €apo ha cosa fatta « Cosa fatta : dalla storia fiorentina.
non può disfarsi; riesce ad un capo, 110. duol con duolo al dolore della
:
108. seme: «Di tal morte [di Buon- di sé per l'eccesso del dolore.
256 [CERO. 8. BOLO. 9] I.NK. XXVIII. 112-lL; 5 [BBRTEAM DAL BOliNlo]
V. 112-142. Bertram dal Bornio. A pura di offese al vero, m' accerta che si
D. si offre ora uno spettacolo spavente- crederà a ciò che io dico d' aver veduto.
vole. Vede avanzarsi uno che ha il capo 116. francheggia: rende franco, facen-
reciso, ina lo porta seco tenendolo con dogli sentire ch'ò scevro di colpa. «Con-
una mano sospeso per i capelli, a mo' di scia mens ut cuique sua est, ita conci-
lanterna, e il capo parla. Il dannato si pit intra Pectora prò facto spemque me-
nomina, e dice qual colpa lo condusse a tumque suo »; Ovid., Fast. I, 485 sg.
tal pena. Questi è il trovatore Bertran- « Hic murus aheneus esto Nil conscire :
do de Bora, visconte nel Perigord, si- sibi, nulla pallescere culpa »; Horat.,
gnore del castello di Hautefort (cfr. Inf. Epist. I, i, 60 sg.
XXIX, 29), lodato da Dante, come can- 118 certo: riprende qui il racconto poo-
.
tore delle armi nel De Vulg. El. II, 2 tico, interrotto dai vv. 113-117. Avendo
e posto fra gli nomini famosi per libe- detto che l'aura laggiù era fosca, v. 104,
ralità in Conv. IV, 11. Fiorì nella a metà ed essendo ciò che qui descrive cosa stra-
del sec. xn e fu come dice l'antica bio- na ed incredibile, il Poeta dice Io vidi :
grafia provenzale «buon cavaliere e buon certo, per acquistar fede al suo racconto,
guerriero e buon donneatore, e buon tro- come se volesse dire Non mi par ce sol- :
giovane nel 1183, Enrico assediò Ber- camminando al buio, altri porta, tenen-
trando a Hautefort; ma poi, presolo, gli dola innanzi a sé, una lanterna per ri-
restituì castello e dominio. Bertr. se- schiararsi la via.
minò anche altre discordie, e sul finir 123. quel il capo tronco. - oh me
: :
de' suoi giorni si fé' monaco. Cfr. Sche- ohimè ; rima composta come già in Inf.
rillo,B. dal B., Roma, 1897, e Crescini, VII, 28, e come altrove.
o. e, 44-48 e 61. 124. Di sé: propriamente d'una par-
112. stuolo schiera dei dannati.
: te di sé, del capo. - lucerna « cogli oc- :
114. sauza più prova: cioè senz'averne chi del capo, il quale egli aveva in ma-
e poterne addurre altra prova e que-
; no, guidava i suoi proprii passi »; Tom.
st'altra prova consiste qui nell'avere il 125. due erano due, il capo essendo
:
P. vista la cosa co' suoi occhi, -solo avv. : diviso dal busto ma era pure uno solo, ;
solamente; non ardirebbe di solamente poiché le parti separate vivevano una uni -
raccontarla, se non avesse la prova te- ca vita come se fossero congiunte. Un solo
sté detta. individuo, vivo emoventesi, in due par-
115. coscienza mi assicura: sapendosi ti separate: ecco la novità prodigiosa.
CERC. 8. BOLG. 9] INF. XXVIII. 126-1 12 [BERTE. D. BORNIO] 257
126. quei ecc.: Dio che usa siffatto nome proprio, si mutò già forse nelle
trattamento. prime copie del poema, giovane nel so-
127. diritto avv,.; precisamente, pro-
: migliantissimo Giovanili, ch'era pur il
132. vedi: «0 vos omnes, qui transitis provenzale; Crescini, o. e, 62. -in se:
per viam, attendite, et videte si est do- fra \oto. - ribelli: nemici.
lor sicut dolor meus » Lament. Jer. I, ; 137. Achitòfel: (= fratello della stol-
12 cfr. Vita Nova, VII, son. 2°.
;
tizia),da Gilo nelle regioni meridionali
133. porti su nel mondo.
: della tribù di Giuda, onde è detto il Gì-
135. giovane: tutti, si può dire, i co- lonita, famoso consigliere di David, re
dici e i più dei comm. antichi leggono d'Israele, favorì la ribellione di Absa-
Giovanili ma non tra Giovanni, quarto
; lone, cui dette consiglio di uccidere
il
i'urono le discordie cui qui si al- sg.; XVI, 15 sg.; XVII, 1 Rgg.
lude, ma tra il primogenito Enrico, det- 138. punzelli: o pungelli, vale stimoli,
to dal corto mantello', e solitamente
'
consigli. Achitòfel non seminò co' 'mal-
iato come il re giovane, avendolo vagi punzelli tra padre e figlio discor-
'
il padre associato nel regno (cfr. Xov. dia peggiore di quella che tra padre e
A uTiche XXIII), e così chiamato da Ber- figlio seminai io coi ma' conforti '. '
1
stesso nelle sue poesie, ben note 139. partii divisi. - giunte congiunte.
: :
a Dante. Il quale perciò dovè scrivere 140. cerebro lat. cerebrum, cervello.
:
cessario accanto all' appellativo re un questa jmrola si accenna alla legge pe-
CANTO VENTESIMONONO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA NONA: SEMINATORI DI DISCORDIE
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA DECIMA: FALSARI D' OGNI GENERE
1° FALSATORI DI METALLI
(Coperti di lebbra, puzzolenti, seduti per terra, si grattano ferocemente con
le unghie, e sono morsicati da altri spiriti)
GRIFFOLINO E CAPOCCHIO
cora tutto intento a guardare giù nella lagrime per il dolore cagionato da quella
9 a bolgia, quando V., in tono paterna- vista miseranda. «Inebriabo te lacryma
mente dolce e pacato, lo rimprovera, ma mea» Isaia XVI, 9. - «Ebrietate et do-
;
non già del sentir pietà come nella bol- lore repleberis»; Ezech. XXIII, 33. Cfr.
gia degl' indovini (XX, 22 sgg.), pei dan- Conv. IV, 27.
nati, sì dell'indugiarsi soverchiamente 4. Che: perchè. AL: Che cosa? -pur
in quel luogo. « Poco tempo » dice il guate: seguiti a guatare, a mirare con
maestro « abbiamo ancora a nostra di- tanta attenzione.
sposizione, e parecchie cose ci restano 5. si soffolge dal lat. suffulcire : s'ap-
:
ancor da vedere: andiamo adunque. » poggia, si posa; cfr. Par. XXIII, 130.
1 molta cfr. Inf. XXVIII, 7-21. -
: Al. derivano soffolge da subfulget, e in-
diverse: strane, inaudite. tendono sì risplende, ossia volge i suoi
'
[CERO. 8. BOLG. 9] INF. XXIX. 6-15 [AMMONIZIONE] 25^
raggi, il suo acume visivo '. Cfr. Parodi, mente narrata dagli antichi commenta-
Bull. Ili, 103 n.4e 155. tori: brutta ad ogni modo. Uccisore a
6. smozzicate mutilate in questa o
: tradimento, e dopo avere con una men-
quella parte della persona. zogna fatto posar l'arme ai suo avver-
7. non hai fatto sì: non hai mostrato sario, egli stesso è poi ucciso a Eucec-
sì vivo desiderio di fermarti ad osservare chio da un parente di questo che fami- :
8. se se tu pensi di contare
tu ecc. : Geri aveva ucciso, dicendo all'altro,
tutte le ombre di questa bolgia. Tale '
Messere, ecco la famiglia del Potestà,
ipotesi, a cui certo V. stesso non crede, riponete l'arme e 1' uccisore suo fa la
'
:
siili' orizzonte, a mezzanotte nello zenit, violenta morte, non ancora vendicata,
il mezzodì seguente al nadir, cioè per quando D. finge di scendere all'Inferno,
l'appunto sotto i piedi di chi è posto nel lo fu più tardi da un nipote dell'ucciso,
mezzo della terra. che dell'onta era consorte. Quando Fi-
poco ornai: dovendo compiere il
11. renze si divise nelle fazioni Bianca e
viaggio per l' Inferno in 24 ore, quindi Nera, i del Bello aderirono alla prima:
uscirne la sera di questo stesso giorno laonde furono costretti ad abbandonare
(cfr. Inf. XXXIV, 68), gli rimanevano la patria. Il loro esilio durava tuttavia
circa 5 ore per arrivare al fondo. nel 1311, quando fu confermato per sem-
V. 13-39. Geri del Bello. D. si scusa pre nella famosa riforma degli Ordinam.
a V. dell'indugio, dicendo di aver guar- di giustizia, fatta per opera di Baldo
dato tanto attentamente giù nella bol- d'Aguglione. Era allora questa casa rap-
gia, perchè crede che in essa ci sia un presentata da Lapo e dagli altri figli di
suo parente. V. gli risponde che questo inesser Cione, nei quali probabilmente
suo parente è già passato oltre sotto il rimase estinta »; Vernon, In/., voi. II,
ponte, e che lo udì nominare Geri del p. 225. Tra i Sacchetti e gli Alighieri fu
Bello. Questi fu figlio di Bello, che fu fatta pace nel 1342 Bull. II, 65-70.
:
fratello di Bellincione, nonno di Dante. 15. dimesso: dal lat. dimittere: per-
« La storia di Gerì del Bello è varia- messo di fermarmi ancora un poco.
260 [CERO. 9] TXF. XXIX. 1 [GERÌ DEL BELLO]
16-18. Parte ecc.: parte vale intanto, tri intese, non bene, che sogg. di fu par-
'
pensiero non rompa il corso suo per fer- Ashb. 841) afferma che la vendetta fu
marsi ancora su di lui. Altri intendono: comxn uta, che i « nepotes dicti Gerii in
non si commuova o intenerisca per lui. eius ultione quemdam de dictis Saechet-
Altri pensano che si parli del pensiero tis [cfr. la n. 13-39] occiderunt ».
come della luco che si rinfrange o ri- 33. per ecc.: da alcuno che, come pa-
flette sulle cose. Il senso sostanziale è rente, è partecipe dell'ingiuria. La ven-
ad ogni modo uno solo: cessa di pen- detta privata, permessa dalla legge mo-
sare a lui. - « Non te frangat ista res »; laica (cfr. Num. XXXV, 19 sg. II Reg.
II Reg. XI, 25. XIV, 5 sg.) era ai tempi di Dante un
20. mostrarti ecc. additarti con ge-
: diritto legalmente riconosciuto, e si ri te-
che quei possa badare a lui, non volendo 44. di pietà ecc. gli strali, con che
:
30. m'ha el fatto: mi ha egli fatto. Il D., ferito da essi, era ferito o tocco da
ciò devesi riferire alla cosa ultima detta, pietà.
cioè al contegno di Gerì epperò il senso
;
45. copersi : all' udire que' lamenti stra-
è allontanandosi disdegnoso senza dir-
:
zianti si tura le orecchie con movimento
mi parola, ha fatto sì eh' io senta più istintivo.
compassione di lui, sapendolo e tormen- 46-50. dolor: duolo, la causa dei la-
tato come gli altri seminatori di scan- menti. - fora: sarebbe; cfr. Nannuc,
dali, ed anche crucciato per non essere Terbi, 475 sg. Il dolore quivi raccolto
stato ancora vendicato da alcuno del suo era tale, quale sarebbe, se in un sol
parentado. Cfr. Bull. Vili, 84 sg. luogo fossero riuniti tutti quanti i morbi
37-39. parlammo ecc. andammo par-
: che infestano nell' estate le regioni pa-
lando fino a quel luogo che. primo, dallo ludose della Valdichiana, della Maremma
8coglio lascerebbe vedere e vi fosse e della Sardegna. A
questo paragone cfr.
taaggior lume, sino al fondo (tutto ad quello à'Inf. XXVIII, 7 sgg. - Yaldi-
imo) la 10 a bolgia (l'altra valle). chiana: la valle della Chiana, tra Arez-
V. 40-51. la decima bolgia. Come zo, Cortona, Chiusi e Montepulciano,
sono sul x>oute della 10 a bolgia, D. ode ai tempi di D. era paludosa e malsana.
salir di laggiù strani, pietosissimi la- « Iuxta autem vallem istam erat ilio
menti, come di molti e gravi malati, e tempore h ospitale de Altopassu, ubi so-
sente insieme un puzzo insoffribile. Lag- lebant esse multi pauperes infirmantes,
giù sono tormentati i falsatori di cose, et per consequens magnus dolor » Benv ;
della bolgia, per aver detta la bolgia anticamente usato anche fuor di rima.
chiostra, che vale anche monastero. Cfr. Parodi, Bull. Ili, 134 sg.
262 [CERO. 8. BOLG. 10] [NF. XXIX. 50-6f> [VALSATOKI \)\ MBTALlJi
51. delle: dalle. - membre: membra. cia, pregò Giove di ridonare all'isola
Così anche in Purg. VI, 147 e altri neu- ; tanti abitanti, quante formiche vedeva
tri pi. in -e sono vestige per vestigia, Par. a' suoi piedi. Giove lo esaudì, ed i nuovi
XXXI, 81, e calcagne per calcagna Purg. abitanti dell' isola furono denominati, da
XII, 21 e XIX, 61 (Bull. Ili, 122). myrmex, nome greco di formica, Myr-
V. 52-72. Falsatori di metalli e loro midones. Di. questa leggenda tocca D.
pena. La la classe è dei falsari in cose, anche nel Conv. IV, 27 con frasi uguali
in metalli (alchimisti), ricoperti di leb- o simili a talune di quelle ch'egli usa qui.
bra o di scabbia, o paralitici, e gia- 60. l'aere « Letiferis calidi spirarunt
:
Apocal. XX, 12. e Par. XIX, 113 sg. tanti di Egina morti di peste, e recenti
58. Non credo ecc. : costr. : Non credo quelli novellamente creati, ibid. 652 sg.
che a vedere in Egina il popolo tutto in- 63. i poeti: Ovidio non fu il solo a
formo.. fosse maggiore tristizia di quella
. . raccontare questa favola ma D. qui non ;
ch'era a veder ecc. La similitudine è tolta attinse ad altri che ad Ovidio, abbrevian-
da Ovid. Met. VII, 523-660. do e condensando sapientemente l'am-
59. Egina: isoletta vicina ad Atene. plissima descrizione del poeta latino.
La favola è questa: Giunone, adirata 64. si ristorar : si rinnovarono, rinac-
perchè la ninfa Egina (che diede il nome quero; Ovid., ibid., 654 sgg.
cfr.
all'isola) erasi lasciata amare da Giove, 66. languir: cfr. Ovid., ibid., 547. -di-
mandò nell' isola la peste, che fece mo- verse biche: quattro classi o gruppi. -
rireprima gli animali, quindi gli uomini. Piche sono propr. i covoni del grano qui ;
Eaco, figlio di Egina e signore dell'isola, per gruppi di languenti '. « Omnia lan-
'
rimasto solo vivo, assiso sotto una quer- guor habet; silvisque agrisque viisque
[CERO. 8. BOLG. 10] Tnf. xxix. 67-80 [GRIFFOLINO] 263
Corpora foeda i acent » ; Ovid., ibid., de' Paterini di certi peccati contro a
547 8g. Fede ». Secondo Iac. Dani. « riputan-
67. Qual ecc. : gli alchimisti, tutti leb- dosi il detto Alberto da lui ingannato,
brosi o scabbiosi o paralitici, sono distesi a un certo inquisitore de' Paterini in
col ventre a terra (cfr. Ovid., Ifet. VII, Firenze ardere lo fece, il quale inquisi-
559), o addossati l'uno alle spalle del- tore padre del detto Alberto certamente
l' nitro, o camminano carponi. da molti era tenuto. » Che il fatto suc-
69. si trasmutava: si trascinava qua cedesse al tempo di Bonfiglio, vescovo
e là: cfr. Ovid., ibid., 574. di SienartJal 1216 al 1252, come s' ò detto,
Passo passo ecc. noi andavamo
70-72. : non può essere, perchè Griffolino nel 1259
lenti e tacitisu per 1' argine, guardando era ascritto alla matricola dei Toschi in
e ascoltando i peccatori di laggiù, i qua- Bologna. Nel 1272 era già morto. Di Al-
li, oppressi da sì gravi morbi, non pote- bero si hanno notizie fino al 1294. Cfr.
vano levarsi ritti. Giorn. st. della lett. ital., LXIV, 20 sg.
V. 73-120. Griffolino d'Arezzo. D. 73. a sé: l'uno a ridosso dell'altro.
vede due dannati seduti l' uno contro le 74. tegghia: teglia, due teglie sul for-
spalle dell' altro, da capo a pie coperti di nello si sostengono l' una 1' altra.
schianze e che si grattan la scabbia con 75. di schianze maculati: macchiati
le unghie. V. chiede loro se vi sia alcun dalle croste, dette schianze (cfr. Vocab.),
italiano laggiù. Sono italiani ambedue. che sulla pelle forma la scabbia.
Il primo che si manifesta, è Griffolino 76. stregghia: striglia.
d'Arezzo, il quale racconta le sue colpe. 77. ragazzo fu usato particolarmente
:
« Iste Aretinus vocabatur Bai, magnus per mozzo di stalla '. - signorso: signo-
'
le schianze della scabbia, come coltello di rat unus se substinere sine adhassione
cuoco leva, raschiando, le squame della alterili s socii » (Benv.), ed anche per lo
scardo va o d'altro pesce che l'abbia ancor sbigottimento che li coglie alla subita
più larghe; cfr. S'orai., J^pis^.I, xn, 12 sg. vista di un vivente (Torraca) né forse ;
87. fai: ti servi delle dita come di ta- avendo V. parlato ad essi; ma in antico
naglie, per afferrare e staccare le croste. questa locuz. avv. significò per caso. '
'
88. latino : italiano ; cfr. Inf. XXII, « Dio hae provedenza, che provede a
65; XXVII, 27, 33. tutte le cose, e non vegnono a lui di
89-90. quinc' entro dentro la bolgia; : rimbalzo, come a noi »; Fra Giord.,
cfr. Inf. X, -se l'unghia: se (è il solito
17. Pred., ed. Manni, 217. «Pensate voi
se ottativo) l'unghia ti duri (in tale senso forse che [il fatto del vino alle nozze di
fu ed è in Toscana usato il verbo ba- '
Gana] fosse opera d' abbattimento ? che
stare ') in eterno a grattarti, senza mai sì avvenisse di rimbalzo? Iso.... tutto fu
smussarsi. ordine e disposizione divina » id. Pred. ; ,
poggio; I due stavano appoggiati l' uno premuroso a me, per invitarmi a par-
ali altro, v. 73 ma, all' udire che l' uno
; lare liberamente e subito. - Tolse volle. :
[CEKC. 8. BOLO. 10] INF. XXIX. 101-123 [GRIFFOLINO] 265
103. imboli: involi. Il se è ottativo. 117. a tal ecc. : da tale, cioè a quanto
104. nel primo mondo in terra, dove : dice il JBambgl. (cfr. n. 73-120), dal ve-
l'uomo vive la sua prima vita. scovo di Siena.
105. sotto molti soli per molti anni :
;
119. alchimia: arte d' estrarre l'oro:
cir. Inf. VI, 68. dall'arabo al-Kimià. Qui intende del-
106. di che gentidi quali cittadinanze,
: l'alchimia illecita, che falsa i metalli;
o popolo d'Italia; cfr. v. 91. cfr. Thom. Aq., Sum. theol. IJ, 2, 77 e
107-108. sconcia e fastidiosa: tale è a l'introd. del Lari, a questo canto.
vedere la scabbia; e l'essere così nau- 120. fallar non lece: Minosse, giudi-
seabonda, umiliante la pena può rendere cando e condannando, non può fallare,
i dannati riluttanti a farsi conoscere. - come fallò chi mi condannò quale eretico.
spaventi : distolga : cfr. il lat. deterrere. V. 121-132. Tallita dei Sanesi. Il
109. Albero: o Alberto: cfr. n. 73-120. ricordo della fatuità d'Albero da Siena
111. quel ecc.: non sono dannato per induce D. ad un'invettiva contro la va-
la colpa d'eresia che mi fu imputata e nità dei Sanesi, maggiore della stessa
per la quale fui arso, ma per altra, cioè vanità francese. Capocchio lo seconda
per essere stato alchimista, v. 119. con amara ironia, nominando alcuni Sa-
112. a gioco « per sollazzo »
: Ott. ; nesi, famosi per la loro vanità.
114. vaghezza curiosità di cose nuove.
: 123. francesca : francese, cfr. Inf.
« Dicesi che quello Alberto era molto va- XXXII, 115. « Galli sunt genus vanis-
go di cotali truffe, e aveavi consumato simuni omnium ab antiquo, sicut patet
del suo, e però avea poco senno » Ott. ; ssepe apud Iulium Csesarem et hodie
115. l'arte: di volare. patet de facto »; Henri. - sì d'assai :
116. Dedalo: che sapeva volare; cfr. intendi: non è sì vana d'assai, cioè è
Inf. XVII, 109 sgg. molto meno vana (Bull. XXV, 57).
. XXIX. 121-132
sistentem mundare sibi gariofilum, sed - proferse mise fuori, dimostrò ironia.
: :
istud est vanius dicere, quani fuerit fa- V. 133-139. Capocchio. Dopo aver par-
cere. Alii dicunt quod faciebat poni ga- il dannato
lato della brigatasperidereccia,
rionlos in assatis sed ista non fuisset
; si nomina. È costui Capocchio da Siena,
nova inventio, nec expensa magna. Alii (o da Firenze, secondo Iac. Dant., Petr.
dicunt, quod faciebat assari phasianos Dant., ecc.), arso vivo a Siena nell' e-
et capones ad pruinas factas exgariofilis; state del 1293. « Questo Capocchio fu
et hoc credo veruni; quod ista fuit fiorentino, e molto falsò i metalli con
expensa maxima vanissima, novissime alchimia, e però fu arso in Siena; e aia
adinventa »; Benv. Nel 1311 Niccolò che intendia in arte magica » An. Sei. ;
dereccia, di 12 giovani Sanesi ricchis- An. Fior. - « Semel die quodam Yene-
simi, formatasi in Siena nella 2 a metà ris santicum staret solus abstractus in
del sec. xm coli' intento di vivere lieta- quodam claustro, effigiavit sibi totum
mente in conviti e feste. Cfr. D'Anco- processum passionis Domini in ungui-
na, Studi di crit. e stor. letter. 2 a ediz. bus mira artificiositate; et cum Dante»
p. 243 sgg. e Rocca, Lect. Dantis, pp. 33 superveniens quaereret: '
Quid est hoc
sgg. - disperse dissipò. « Habebat iste
: quod fecisti? ', iste subito cum lingua
pulcerrimam et prseclaram possessio- delevit quidquid cum tanto labore in-
nem, quam vendidit et consumpsit in genii fabricaverat. De quo Dantes mui-
ista brigata fatua»; Benv. Lo stesso com- tum arguit eum, ecc. » Benv. ;
[CERC. 8. bolg. 10] Inf. XXIX. 133-139 - XXX. 1-2 [atamanteJ 267
CANTO TRENTESIMO
CERCHIO OTTAVO
BOLGIA DECIMA: FALSARI D'OGNI GENERE
2° FALSATORI DI PERSONE
(Corrono disperati e rabbiosi, mordendo gli altri)
3° FALSATORI DI MONETE
(Affetti da idropisia, sono tormentati da sete continua)
MAESTRO ADAMO, CONTI DI ROMENA
4° FALSATORI DI PAROLE
(Sono consumati da continua acuta febbre)
LA MOGLIE DI PUTIFARRE, SINONE DA TROIA
Y. 1-21. Atamante furioso. Ter dare Melicerta, da uno scoglio giù nel mare
un' idea del furore pazzo dei falsatori di (Ovid., Met. IY, 416-562). Il 2° è il fatto
persone, D. ricorre a fatti mitologici. Il di Ecuba, moglie di Priamo re di Troia,
1° è di Atamante, re di Tebe, che, im- che, fatta schiava dai Greci, dopo aver
pazzito per opera di Giunone, fece ten- veduto uccidere la figlia Polissena sulla
dere le reti per prendere la moglie Ino tomba di Achille e trovato il cadavere
e i due figlioletti, parsi a lui una leonessa del figlio Polidoro sul lido della Tracia,
coi leoncini; poi, afferrato il figlio Lear- impazzì e fu mutata in cagna (Ovid.,
co, lo sbatto contro un sasso ; onde Ino, Met. XIII, 399-575).
disperata, si precipitò coli' altro, figlio, 2. Semelè figlia di Cadmo, primo re
:
268 [CERO. 8. BOLG. 10] IlS . 3-21 [ecuba]
1' uso medievale era di accentare le pa- - re Priamo. - casso spento, ucciso.
: :
astratto, ma designar persone alle quali, cato, entrò nel letto del defunto e dettò
nel 2° termine della similitudine ben a un notaio un regolare testamento a
corrispondono le due ombre, si dovrà favore del detto Simone e di sé, asse-
convenire che la lez. vidi due è prefe- gnandosi, fra 1' altro, certa bellissima
ribile. Non si videro mai dice D. fu-
' ' '
e famosa cavalla, o mula, posseduta da
rie tebane o troiane tanto crude contro Buoso (la donna della torma del v. 43).
alcuno, - o pungessero {ferissero) bestie, Chi erano questi Simone e Buoso Do-
(»me credette fare Atamante, o persone, nati? Simone dev'essere il padre di Corso
come fece Ecuba che accecò Polinestore Donati, e figlio di Forese di Vinciguerra
uccisore di Polidoro - quanto crude io Donati : il qual Simone ebbe un fratello
vidi due ombre, ecc. '. di nome Buoso, morto con moglie e figli
20-27. di quel modo ecc.: come il maiale circa uno zio paterno, pur chia-
il 1285-, e
all'amato, cui sia aperto il porcile, si get- mato Buoso, già vedovo nel 1214, e, per
ta fuori assonnando ogni cosa che trova. quanto ò dato di argomentare dai docu-
28. L'una: Gianni Schicchi. - Capoc- menti, morto senza figli verso il mezzo
XXIX, 136.- nodo: vertebre
chio: cfr. Inf. del sec. xin. Questo secondo Buoso de-
cervicali,che uniscono il capo al busto. v' essere colui che dicesi falsificato dallo
29. l'assannò: «lo prese.... con le san - Schicchi ce ne persuadono le ragioni cro-
:
D'altra parte commentatori antichi e, per 41. falsificando ecc. spacciandosi per
:
cose fiorentine, autorevoli, quali, p. es., altra donna; cfr. Ovid., 1. e, 439. La
i tìgli di I). e l'Ottimo, dicono Buoso zio falsificazione, come frode, è colpa più
di Simone : l'errore di quelli tra i com- grave dell'amore pelpadre.
mentatori, che affermano Buoso padre 42. l'altro: lo Schicchi. - sostenne.-
di Simone, è spiegabile con la facilissima ardì.
sostituzione di pater (=padre) apatruus 43. la donna: la signora, quella che
(= z io), quale è designato esso Buoso, guida la torma o armento è la mula o :
p. es., da Piotro di I). Si capisce come lo cavalla di Buoso Donati, ilquale dicono
strano fatto andasse per novella e come la chiamasse madonna Tonina.
potesse e dovesse essere adorno di fran- 45. testando ecc.: sapendo fare sì bene
ge fantastiche, che è il caso della piace- la parte di Buoso, che il notaio ne fu
vole narrazione che ci offre VAn. Fior. ingannato, e il testamento fu a norma
(cfr. Comm. Lips.). Tutto ciò fu chiarito di legge compilato e approvato.
da M. Barbi in Bull., XXIII, 126-142. Vt 46-90. Falsatori di moneta: Mae-
33. conciando: maltrattando. stro A.danio e i conti di Itomena.
34. se il solito se desiderativo. - l'al-
: Perchè mescolarono immondizia, cioè
tro: folletto dei due menzionati al v. 15. metalli ignobili, al metallo prezioso della
36. si spicchi : si allontani. moneta, questi falsari hanno immondi-
37. antica: vissuta molti secoli prima zia nella propria persona, essendo gra-
degli altri attori comparsi sin qui su vati dall'idropisia. Ed hanno recato la
questa spaventevole scena cfr. Inf.
; loro insaziabile seteanche nel mondo di
XXVI, Pare che D. non potesse
85. là, sicché immondizia e sete sono loro
nemmeno distinguere il sesso delle due terribile tormento. Tipo di questa classe
ombre, deformate dal loro furore. di falsari è l'idropico Maestro Adamo,
38. Mirra: figlia di Cinira, re di Ci- fatto a guisa di liuto, che maledice i
pro, arse di violento amore per il pro- conti di Romena, suoi seduttori.
prio padre, e coli' aiuto della nutrice e 46. due : Gianni Schicchi e Mirra.
delle tenebre le riuscì .di soddisfare le 47. tenuto: guardandoli attentamente.
sue voglie, fingendosi altra: giovane don- 48. mal nati : cfr. Jn/.V, 7; XVIH, 76.
na. Scoperta, volendo il padre ucciderla, un: Maestro Adamo, v. 61. -
49-51.
fuggì in Arabia, dove fu trasformata in fatto ecc.: dal ventre rigonfiato in modo,
mirra- cfr. Ovid., Met. X, 298-502. che, pur che gli fosse stata, dove si bi-
39. dritto: retto e lecito; qui figliale. forcan le gambe, troncata V anguinaia
[CKRC. 8. BOLG. 10] Inf. xxx. 50-G3 [maestro adamo] 271
(« è quella parte del corpo umano che è labbro in su, l'altro in giù. Al.: rin verte:
tra la coscia e il ventre, allato alle parti cfr. Z. J\, 183 sg.
vergognose »; Or.) sarebbe parso un 58. voi cfr. Gerem., Lament. I, 12.
:
lento (così dice vasi nell' ant. tose, per Inf. XXVIII, 132; V. JV. VII. - sanza ecc.:
liuto), poiché la ventraia sarebbe stata Maestro Adamo non doveva aver udito
come la cassa dello strumento ; e la te- ciò che V. avea detto a Griffolino, Inf.
sta, il collo e il come
manico di
petto il XXIX, 94 sg. o, pur avendolo udito,
;
esso. Alcuno vorrebbe che il languì- giudicava inesplicabile che là dove egli
naia de' codici si leggesse la 'ngtil- ed altri tanto soffrivano, potesse alcun
naia, lat. inguen; ma gli esempi ad- uomo essere libero da patimenti.
dotti dalla Gr.mostrano che gli antichi 59. gramo dolente, cioè l' Inferno,
:
verò, ita ut moveri non possit » Benv. ; e cfr. Zaccagnini in Giorn. st. d. leti,
- dispaia: in quanto disforma con la ital. LXIV, pp. 2-8. Falsificò il fiorino
Unta non elaborata le membra in tal d'oro fiorentino, battendone « sotto il co-
modo, che alcune intumidiscono e altre nio del comune di Firenze, ch'erano buo-
dimagrano, onde il volto dimagrato non ni di peso ma non di lega.... Di questi
è più proporzionato alla gonfiezza del fiorini se ne spesono assai »; An. Fior. -
ventre. « L'idropico, quanto più man- « Già l' iniqua moneta lordava la Tosca-
gia e bee, quegli omori si corrompono na, quando l' incendio della casa degli
tutti e convertonsi in mali omori flem- Anchioni a Borgo San Lorenzo fece sco-
matici e però piti bee, e mangia, più
; prire grosso numero di quei fiorini. Co-
enfia e cresce il male e più ha sete»; Fra nosciuto l'autóre fu arso vivo »; Troya,
Giord., Fred., Ed. Narducci, p. 303. Veltro alleg. di F>., 25. Il fatto accadde
55. aperte: per aspirare l'aria e rin- nel 1281 in Firenze.
frescare le ardenti sue fauci. 63. un gocciol una gocciola confr.
: ;
ruscelletti
64. « magia conqueritur
: del giglio, e dall'altro il San Giovanni » ;
etpunitur de memoria quorundam ri- G. Vili. VI, 53. S' incominciò a coniarli
volorum aque discurrentium per Casen- nel 1252. - suggellata improntata del-
:
tinum qnod ;
sitiebat siti inextinguibili, l' immagine 8an Giovanni Battista.
di
aquam affectabat iusatiabiH siti. Et hoc 77. Guido: secondo di questo nome,
dignissimum erat; quod, sicutpeccaverat figlio di Guido I, conte di Romena. -
in loco ilio, per illius loci memoriam be- Alessandro: primo di questo nome, fra-
nemerite torquebatur »; Bambgl. Cfr. tello di Guido II e marito di Caterina
Bass., p. 105. dei Fantolini di Faenza ancor vivente;
6G. freddi: freschi; «Hic gelidi fontes, nel 1316. - frate: Aghinolfo, fratello
hic mollia prata » Yirg., Ed. X, 42.
;
dei due suddetti, marito di Idana di
68. asciuga quindi mi asseta. « Et sic
: Ruggero da Bagnacavallo, cugina di Ca-
in isto veriflcatur illud dictum Nessun : terina, moglie di Guido Novello da Po-
.maggior dolore\ che ricordarsi del tempo lenta che ospitò D. a Ravenna. Testò
felice nella miseria » Benv.
|
nel 1338. Cfr. Todeschinì, Scritti Dant. I,
G9. male: l'idropisia. - mi discanto: 211-59. Del Lungo, Dino Gomp. II, 593.
perdo la carne, dimagro. Branda: di Romena, ora ina-
78. fonte
70-72. rigida: severa. -giustizia: di Dio. ridita, da non confondersi con Fonte-
-fruga: punge e tormenta; cfr. Purg. branda di Siena, come fecero i comment.
Ili, 3. - La divina giustizia trova modo antichi incominciando dal Bambgl., e
di farmi sospirare ancor più, cioè di parecchi moderni: cfr. Bass., 81 sg. Il
aumentare la mia pena, col ricordo e furore e l' odio di Maestro Adamo con-
l'immagine viva del luogo, dove io, pec- tro i Romena son così grandi e
conti di
cando, la offesi, poiché questo mi torna ardente e fiera è in lui la
terribili, così
avanti con la frescura, col verde, cou brama di vendetta, che, ad onta della
1' acqua onde è ricco e di cui così sento sua sete, preferirebbe la vista de' suoi
più dolorosa la mancanza. seduttori nello stesso tormento al sol-
73. Ivi: nel loco ov'io peccai, cioè nel lievo e al piacere, pur desideratissimi
Casentino. -Eoniena: castello dei conti ed immensi, di sedare il tormento della
Guidi da Modigliana, dal quale s'inti- sete ad una fonte.
tolarono. Dentro a questa bolgia. - 1' una:
79. :
87. e men
e la larghezza non sia
ecc. : questa bolgia, ve li trovai e non si mos-
minore d'un mezzo miglio. - non ci ha : sero più (volta non dierno), né credo che
non ci è. La rima si ha leggendo non- si moveranno in eterno. - dierno diero-
:
eia; licenza quale si ha in Inf. VII, 28. no, diedero. - greppo pendio brullo, pie-
:
Purg. XX, 4: cfr. Bull. IH, 140. troso e scosceso e tale per il fondo sòdo
;
tanati per mare nascondendosi dietro - croia: dura, non arrendevole, quasi in-
l'isola di Tenedo, riuscì colle sue bugie a cuoita, da corium — cuoio ; cfr. Galvani,
persuadere i Troiani ad introdurre nella Arch. stor. ital., XIV, 343. Parodi, Bull.
città il cavallo di legno cfr. Virg., Aen.
; III, 151.
II, 57-194. Inf. XXVI, 59. Era noto pel 105. braccio: Al.: pugno: ma e i co-
suo tradimento; e, sebbene greco, vien dici e 108 attestano a favore di
il v.
designato col nome del luogo dove lo braccio. - nien duro del pugno di Si- :
è intra vasa, dentro alle veni, nel san- 110. al foco ecc. al rogo, per essere :
gue, or questa è la mala febbre: que- arso vivo, tu non avevi le braccia così
sta è detta febbre aguta »; Fra Oior- spedite, avendole legate. - avéi avevi; :
dano, Ediz. Carducci, p. 238. Antonio cfr. Par. XXXI, 87 e Nannuc, Verbi,
Pucci scrive (Son. I fra Predicato?') : 494 sg. - presto: agile.
« mostrandosi d'aver la febbre aguta si | 111. masi ecc.: ma avevi il braccio così
mangian de' capponi e delle starne ». - spedito, e più ancora, quando battevi i
leppo « è puzza d'arso unto, come quan-
: fiorini falsi. « Et sic vide quomodo iste
do lo fuoco s'appiglia alla pentola o alla graecus loquacissimus retorquet in infa-
padella; e così dice che putivano costo- miam iìlud de quo ille videbatur gloria-
ro, come putono alcuna volta coloro che ri, scilicet motum brachiorum ad vin-
sostengono sì fatta passione » Buti. ; dictam » ; Benv.
100. l'un: Sinone. - si recò a noia: si 114. là 've ecc.: quando Priamo ti ri-
ebbe a male, s'indispettì. chiese di manifestargli il vero circa il ca-
101. sì oscuro sì poco onorevolmente
: vallo di legno; cfr. Virg., Aen. II, 150 sgg.
per averlo Adamo detto falso, v. 98, e 115. $' io ognuno dei due miserabili
:
anche per averlo detto da Troia, e fatto s' ingegna di attenuare la gravezza del
così riconoscere come il perfido inganna- proprio fallo aggravando quello dell'av-
tore de' Troiani. versario. Questo vilissimo procedere si
ERG. 8. BOLG. 10] IlsF. XXX. 116-131 [sinone] 275
confà assai bene alla viltà delle persone. parte la vista. « D'idropico o di donna
Per la struttura di tutta la frase il Car- gravida i Toscani dicono che ha la pan-
ducci, Studi leti., 163, ricorda a propo- cia agli occhi » Tom. ;
ne succhi il lardo. » - il conio dei fio- : Prov. XX, 19. - bocca tua per tuo mal si :
rini d'oro. « Quasi dica: Peggio è a fal- noti l' insistenza maligna con la quale è ri-
sare, che a dire il falso ma questo non ; petuto tua.... tuo e il costrutto chiastico.
è vero imperò che s' attende a quello
;
126. rinfarcia riempie ed ingrossa,
:
dire la falsità che disse Simone » Buti. ; rigonfiamento d' umori, tu hai stordita
Così su per giù anche il Tom. ed altri. e dolente la testa, né ti faresti pregar
116. per un fallo per una sola bugia
: molto per bere, anche tu, dell' acqua.
frodolenta, quella del cavallo. Ma i pec- 128. specchio ecc. acqua, in cui si:
cati non si contano, si pesano. specchiò Narciso cfr. Ovid., Met. Ili,
;
falli che qualsiasi diavolo. e specchio d' acqua limpida egli che sa ;
;
139 tal mi fec'io, non possendo parlare,
che disiava scusarmi e scusava
me tuttavia, e noi mi credea fare.
142 « Maggior difetto men vergogna lava »
disse il maestro, « che 1 tuo non è stato ; 7
132. per poco è ecc.: poco manca che stata la tua nel dilettarti della baruffa
io non venga a rissa teco per codesto e delle sconcezze di que' due sciagurati.
tuo interessarti a una rissa sì ignobile. 144. tristizia: dolore, mestizia. - ti
134. vergogna d'essersi dilettato delle
: disgrava alleggerisciti « Tristitiam lon-
:
141. noi mi credea fare io non credeva : contrastino con parole e modi abbietti.
che il mio mostrarmi così pieno di ver- 148. bassa voglia: « gusto indegno d'una
gogna per il fallo commesso fosse scusa mente elevata e d'un mio seguace » Br. ;
sufficiente agli occhi del mio duce. Pu- B. Cfr. Prov. XX, 3: «Honor est nomini,
dore culpa oninuitur. qui separat se a contentionibus onmes ;
scusare, colpa maggiore che non sia se rixis, et os eius iurgia provocat ».
[DISCESA AL CERO. 9] Ine. xxxi. 1-8 [giganti] 277
CANTO TRENTESIMOPRIMO
così con parole affettuose la piaga fat- strano linguaggio « che a nullo è noto ».
tagli nell'animo col rimprovero. Sono i giganti della mitologia pagana,
1. lingua: di Virgilio. - morse: «Un ma con essi è anche il gigante biblico,
rimprovero mordente è piti che uno pun- Nembrot; rei gli uni e l'altro di su-
gente ma lingua e morde non hanno fra
: perba ribellione a Dio, così come Luci-
loro piena corrispondenza » L. Vent, ; fero che sta confìtto laggiù nel centro
Simil. 574. Vero, ma sono espressioni di quel fondo infernale e a cui essi fan-
usuali lingua mordace, parole mordaci no degna corona. Sui giganti della mi-
2. tinse di rossore (Inf. XXX, 134 sg.)
: tologia cfr. Ovid., Metani. I, 151 sgg.;
3. la medicina: «Ego occidam, et ego Fast, V, 35 e il dotto capitolo di
; M
vivere faciain: percutiam, et ego sana Scherillo, I Giganti nella Commedia, in
bo » Deuter. XXXII, 39. « Tu flagellas
; Alcuni capitoli ecc., pp. 396-447.
et salvas»; Toh. XIII, 2. 7. demmo ecc.: voltammo le spalle alla
6. trista: ferendo. - buona: risanali decima bolgia (misero vallone).
do. - mancia offerta, regalo. « Una ma
: 8 su ecc per poter vedere la condizione
. :
nus vobis vulnus opemque feret»; Ovid dell'ultima bolgia, i P. erano scesi per la
Rem. am., 44. Cfr. Par. V, 66. scarpa dell'argine che la separa dal nono
V. 7-45. I giganti in generale. La cerchio, Inf. XXIX, 52 sgg. Ora tornano
sciano i P. l' ultima bolgia e s' avviano in su e attraversano taciti (come Inf.
verso il gran pozzo, il cui fondo forma XXIII, 1) esso argine che dobbiamo
27S [discesa al CERO. 9] Im". XXXI. 9-23 VNTI]
supporre assai largo (cfr. vv. 22-24) av- cfr. La Chansoìi de Roland. Eginard,
viandosi verso il pozzo centrale, -che '1 : Annal, ad a. 778. Vita Caroli M., e. IX,
Al. eh' el e veramente dell' ultimo mi-
;
'
D. dice dopo la rotta, perchè, secondo
sero vallone ben si può dire che ab-
'
che narra la Chans. de R., Orlando s'in-
braccia o cinge questa ripa. dusse a sonare il suo corno per dar av-
9. attraversando: la parte superiore del- viso a Carlo, già lontano, sol quando vide
l'argine dal l' orlo esterno a quello interno ridotti appena a 60 i combattenti suoi.
10. men ecc.: un barlume simile alla 17. gesta nell'antico ital. gesta più che
:
più rumoroso tuono, fece volgere ad un anche non di sangue '. E qui santa ge-
sol punto tutta l'attenzione de' miei oc- sta « sono chiamati cogli altri baroni i
chi, che spingevano, così, il loro sguardo paladini, i quali erano stretti da fratel-
in direzione contraria a quella del suono. lanza d'armi e però formavano quasi
- alto corno che aveva alto, forte suono.
: una sola famiglia » e la schiera o gesta ;
giore lo suono del corno che quel del tuo- pugni. Ili, 384-6, e cfr. Del Lungo, Dal
no, che il tuono sarebbe parato fioco » ;
tee. e dal poema di D., pp. 487 sgg.
Buti. - « Cornuque recurvo Tartaream 18. sonò « Tunc tanta virtute tanta-
:
intendit vocem, qua protinus omne Con- que fortitudine tuba sua eburnea sonuit,
tremuit nemus et silvse insonuere pro- quod vento oris eius tuba illa per me-
fundse »; Virg., Aen. VII, 513 sgg. - dium scissa et vense colli eius et nervi
fatto fioco reso, al paragone, fioco.
: fuisse referuntur, ita ut vox tunc usque
14. seguitando seguitanti. Qui, come
: ad Caroli aures, qui erat hospitatus cum
altrove, il gerundio, secondo un uso an- proprio exercitu in valle Caroli.... an-
ticamente comune, equivale a un par- gelico ductu pervenit » Turpin., Ohron. ;
guardare troppo lontano {dalla lungi) cresce'mi cresceami: cfr. Nannuc, Ter-
:
in quest' aria tenebrosa, ti figuri di ve- bi, 140 sg. AL: fuggiami errore e crescea-
dere quel che non è. mi paura. Al.: fuggintmi errore e cre-
24. maginar immaginare, qui per giu-
: scemmi paura. AL: fuggenti errore e
dicare, estimare, ecc.; cfr. Gherardini, crescenti (gingnemi) paura. L'erronea
Voci e man. II, 358. - abborri ; confon- opinione che quelle fossero torri si di-
di; cfr. la n. a Inf. XXV, 144. leguava; ma la paura cagionata dal-
25. la ti congiungi; ti accosti a quel l'udire le parole di V., si aumentava
luogo. alla vista dei giganti sempre più vicini.
27. te stesso pungi: ad affrettare il 41. Montereggion : castrum Montis re-
passo. Il desiderio di veder chiaro ciò gionis, castello senese in Val d'Elsa,
che di qui mal discerni, ti stimoli ad costruito nel 1213 e durato piazza forte
accelerare il passo. importante fino a mezzo il sec. XVI. Ele-
28. mi prese: «ad fìrmandum se du- vasi su un colle isolato, che ha forma di
bium, vel contra timorem nasciturum ex pan di zucchero la sua cinta circolare,
;
quasi con succhiello là forava»; Ces. l' uso transitivo di tal verbo dubita forte
38. più o più ecc.: via via che io pro- il Parodi {Bull. IX, 101), che propone
cedeva verso la sponda del pozzo. o di mettere una forte interpunzione in
39. foggienti fuggiami, fuggivami. -
: fondo al v. 42, con che torreggiavan
280 [DISCESA AL CEHC. 0] INF. XXXI. 13-59 [NKMBROTTO]
Al torreggiava!] di mezza
persona la
nò nei campi di Flegra; cfr. Inf. XIV, 58. tologia greca, secondo cui i giganti fu-
Y. 46-81. Nembrotto, Il primo dei gi- rono figli della terra. Secondo la Bibbia,
ganti nominati è il biblico Nembrotto essi nacquero dall' unione degli Angioli'
(= fermo, forte), capo dei discendenti di « colle figliuole degli uomini » cfr. Gerì. ;
corde suo incurabilis homo sub persua- audaci, che osarono dar l'assalto al cielo.
sione gigantis, arte sua, non solum su- 53. pente: AL: pentì, pente. Cfr. Z. F.,
perare Naturam, sed etiam ipsum Na- 191. « Pcenituit Deum quod hominem
turantem, qui Deus est, et cepit hedi- fecisset in terra »; Genes. VI, 6.
fìcare turrim in Senneàr, que postea 54. più discreta essendo prova di di-
:
dieta est Babel, hoc est confusio, per screzione V aver compreso la differenza
quaru ccelum sperabat adscendere: in- tra i giganti e questi animali; i quali,
tendens, inscius, non equare, sed suum benché grandissimi di corpo e forze, non
superare Factorem » De Vulg. DI. I, 7.
; riescono nocivi come quei colossi umani.
Nembrotto parla un linguaggio strano, 55. l' argomento della mente lo stro- :
palmi (=* braccia 3 Va); ma sembra che dotti della D. C, Città di Castello, 1908,
ai tempi di Dante fosse più alta. Il Ma- 19 sgg., non ci persuadono. Ben dice il
netti e Gal. Galilei la dicono alta brac- JD'Ov. (St., p. 497) che D. dovè «infil-
cia 5 1 /2, Land. 5 2 /s, Te II. 6 « prima che zare sillabe che non facessero senso e
ne la sua cima fosse rotta ». JBass. 13 sg. non costituissero parole di nessuna lin-
60. a sua proporzion proporzionate
: gua, per dare così concretezza poetica
alla faccia. L' altezza di ISTembrotto è se- al concetto babelico, e compiere con
condo il Man. e Gal. braccia 44 ; Land. 43 drammatica convenienza la figura dello
«opiù»; Veli. 54; Filai. 54 piedi di Parigi. strano personaggio », e ciò quand' anche
Altri 20 metri, ecc. Questa varietà di ci- si riconosca « non so che di semitico....
fre dimostra l' incertezza del calcolo. nelle dizioni componenti
verso. » il
61. ripa: sponda del pozzo. - perizo- 69. salmi: discorsi; dettoper ironia,
ma: greco jrepi'^03(Lirt = grembiale. D. pre- come inno in Inf. VII, 125. Nel Fiore,
se la voce dalla Gen. Ili, 7 (fecerunt sibi 45 dice Ragione «ancor non vo' t' incre-
:
perizomata), dove essa indica i grembiali sca d'ascoltarmi alquanti motti eh' i' vo-
|
di foglie che si fecero Adamo ed Eva. glio ancor dire.... che non potresti ap-
62. ne: di lui, della sua persona. prender miglior salmi». chi fu causa A
64. Frison « tre uomini di Frisia (che
: principale della confusione delle lingue,
in quel paese hae grandi uomini) V uno v. 77 sg., si conveniva un vociare indi-
posto sopra l'altro, non avriono aggiunto stinto, inintelligibile.
alla chioma»; An. Fior. 70. sciocca: tale si mostra sfogando
65. gran: trenta palmi abbondanti. l'irasubitamente (Frov. XII, 16 Fatuus :
« Dicendo Dante trenta gran palmi.... statim indicat iram suam), e parlando
conviene prendere il palmo architetto- un linguaggio che ninno intende.
nico e ponendo che dalla clavicola, do-
; 71. tienti ecc.: suona pure il tuo corno,
v' uom s' affibbia il manto, al vertice del e sfoga le tue passioni con esso.
capo corra uno spazio che sia circa l lt del- 73. soga: coreggia, cigna. Vive in pa-
l'umana statura, si trova che Nembrotto recchi dialetti settentrionali.
sarebbe di braccia florent. 45 9 /io alto, os- 74. confusa: si allude alla confusione
sia di m. 26 e mm.
806 »; Antonelli. babelica.
vv. 81 e 101 risulta che
67. llafel: dai 75. lui: il corno. Al.: vedi lei, cioè la
queste voci non sono né possono essere soga. La soga è al collo; al petto, è il
282 [DISCESA al CÉRO. 9] INF. XXXI. 7B-86 MBROTTO]
corno. Cfr. Moore, Orit., 354 sg. - ti 79. Lasciamlo: AL: Lascialo, errata ri-
doga: ti segna d'una lista o striscia, duz. di Lasciallo— lasciamlo; cfr. Inf. Ili,
quasi doga; « quia tenebat cornu per 51. - a yoto: invano; cfr. Inf. Vili, 19.
transversum pectoris»; Benv. Abbiamo 80. è a lui non lo intende. Ma perchè
:
esempi antichi di addogato nel senso di V. parlò a lui, se sapeva di non essere
listato in desci'izioni di vesti ed armi inteso? In realtà sotto forma di rimpro-
gentilizie, e, per vesti, anche di dogato. vero a Nembi-otte, V. dà spiegazioni atte
V. il Yocab., An. Fior. « Fa ivi una
: a rassicurare D. Cfr. Bull. IX, 100 s<r.
doga, ciò è una lista ». 81. a nullo: a nessun uomo.
76. s'accusa: mostra coli' inintelligi- V. 82-111. Fialte. Continuano il loro
bile linguaggio chi sia e quale la sua viaggio, volgendo, come di solito, a sini-
colpa. stra. A
un tiro di balestra trovano un
77. mal
coto: cattivo pensiero d' inal- altro gigante, più fiero e più grande di
zare la torre di Babele. Coto, usato an- Nembrotto, legato con una catena. È
che in Par. Ili, 26, è « il deverbale di Fialte, o Efialte, figlio di Nettuno e di Ifi-
cotare, che si disse regolarmente nel fio- media, di smisurata grandezza, uno dei
rentino, invece di coitare, lat. cogitare, più forti ed arditi nella pugna contro
per la nota tendenza di codesto dialetto Giove; cfr. BLorat., Od. Ili, iv, 49 sg.
a scempiare i dittonghi discendenti » ; D. esprime il desiderio di veder anche
Parodi, Bull. Ili, 151. Cfr. tracotanza, Briareo ma V. gli dice che questi è trop-
;
innalzare la torre « tanta confusione ce- - « Hoc non est aliud dicere, nisi quod
litus percussi sunt, ut qui omnes una fuitDeus incognoscibilis, incomprehen-
eademque loquela deserviebant ad opus, sibilis artifex»; Benv.- « Tu Deus de-
ab opere, inultis diversificati loquelis, de- duces eos in puteum interitus » Psal. ;
le elessee seguitolle » (?) Buti. Secondo ; reus»; e X, 365 sgg. «iEgreon (=Bria-
altri, il modo concui è legato accenna reus) qualis centum cui bracchia dicunt
all'abuso clie Fialte fece della forza. Centenasque manus, quinquaginta ori-
89. scoperto nella parte del corpo non
: bus ignem Pectoribusque arsisse, Iovis
coperta dalla ripa, cioè dall' umbilico cum fulmina contra Tot paribus stre-
in su, si vedevano 5 giri di catena. peret clipeis, tot stringeret enses. » E
91. sperto esperto volle far esperi-
: : Stat., Theb. II, 595 sg. « Non aliter
:
mento di sua forza contro Giove. Geticse, si fas est credere, Phlegrae Ar-
92. sommo Giove: in Purg. VI, 118, matimi immensus (smisurato) Briareus
sommo Giove è chiamato il Dio vero. stetit aethera contra. » Cfr. n. 10-1.
Qui Giove, pur essendo il Dio de' Pa- 99. esperienza ecc. vederlo co' miei
:
illa terrorem intulerat lovi Fidens iu- 443 Lue, Phars. V, 591 sgg.
;
perchè costringeva
105. feroce: forse 113. alle « alla è una misura in Fian-
:
gli stranieri che capitavano nel sno re- dra, come noi diciamo qui canna, ch'è
gno a lottare con lai, e poi li trucidava ;
intorno di braccia 2 1 J2 » An. Fior. Così
;
cfr.Lucan.,Phars. IV, 596. -par: appare. pure Benv., ecc. « Alla è nome di mi-
106-108. già: anziché mai (e in mai ' '
sura inglese, di due braccia alla fioren-
fu mutato ben presto), già potrebbe qui tina»; Land, e con lui Tom., Filai., ecc.
intendersi in senso asseverativo certo, '
« È impossibile determinare qual dimen-
di sicuro '. - rubesto quasi robusto
:
— sione D. dia a questa misura » Bl. ;
rabbia per la quale Fialte scuote sì misura del capo. - grotta roccia for- :
100 n.), ch'ebbe la sua spelonca nella La Terra « cesio pepercit Quod non Phle-
valle di Bagrada presso Zama (cfr. Lu- grseis Antseum sustulit arvis »; Lucan.,
cati., Phars. IV, 590 sgg. 656 sgg.) e ; Phars. IV, 596 sg.
fu poi ucciso da Ercole. preghiera diA 120. fratelli: essendo i giganti figli
V., Anteo piglia i due P. colle sue mani, della terra. - ancor par ecc. è ancora :
si china e li posa giù nel fondo del poz- opinione di alcuno cfr. Inf. XII, 42
; ;
122. non ten Tenga schifo non avere : troviamo tener a schifo la gente, appa-
a sdegno di renderci questo servigio, iato a torcere il grifo. Il P. forse im-
« licet tu videaris tam magnus, et iste maginò che il gigante torcesse vera-
tam parvus » ; Benv. mente il volto con fare sdegnoso all'udir
123. Oocito : accus.; calaci al fondo del V., sicché questi a persuadere Anteo,
pozzo, dove il freddo congela (serra) le fosse indotto ad aggiungere alle lodi e
acque di Cocito; cfr. Inf. XXXII, 22 sgg. lusinghe deivv. 115-121 ancora una pa-
124-125. Non ci far ecc.: sii tu colui che rola circa il possibile avvivamento del-
ci metta giù, e non volere che andiamo la bella fama del gigante su in terra per
a richiedere di questo servigio alcuno opera di D., ancor* vivo. non tor- Ma '
degli altri giganti che stanno intorno al cer lo grifo può essere solo un' altra
'
Tizio: gigante folgorato da Apollo per teo avesse fatto alcun gesto sdegnoso.
aver tentato Latona cfr. Virg., Aen.
; 128. lunga: altri 35 anni; cfr. Inf.
VI, 595 sgg. Ovid., Met. IV, 457 sgg. I, 1. Conv. IV, 23-24.
Lacan., Phars. IV, 595 sgg. - Tifo Ti- : 129. innanzi tempo prima del termine:
feo (cfr. Par. Vili, 70), gigante fulmi- naturale della vita; cfr. Conv. IV, 23.
nato da Giove e sepolto nell'Etna; cfr. -grazia: divina: cfr. Conv. IV, 28.
Ovid., Met. V, 346 sgg. Lue, l. e, no- 132. ond'Ercole dalle quali mani Er-
:
mina Tifeo insieme con Tizio, aggiun- cole si sentì fortemente afferrare quando
gendo che Anteo era più forte di loro. lottò con Anteo. «Conserueremanus et
Onde V. ricorda questi due per lusin- multo brachia nexu. Colla din gravibus
gare l'orgoglio di Anteo. - quel che si frusta tentata lacertis, Immotumque ca-
brama fama su nel mondo. - qui nel-
: : put fìxa cum fronte tenentur Mirantur- ;
P Inferno; cfr. Inf. VI, 89; XIII, 76 que habuisse parem»; Lucan., Phars.
Sgg.; XV, 119 Sg.; XVI, 82 Sgg.; IV, 617 sgg.
XXVIII, 106, ecc. È questa l'ultima 135. fece : mi abbracciò sì, che erava-
volta che tale lusinga produce il voluto mo come legati insieme in un solo fascio.
effetto i traditori vedremo che non bra-
: 136. Carisenda: una
due famose delle
mano fama, sì l'oblio; Inf. XXXII, 94. torri di Bologna, edificata nel 1110 da
126. non torcer lo grifo per disde- : Filippo e Odo dei Garisendi. Ora ha un' al-
gno. - grifo volto.
: Grifo non doveva
' '
tezza di metri 47,51, e verso levante uno
sonare come parola di spregio; se tale strapiombo di m. 2,37 ma fu assai più ;
fosse, V. non l'avrebbe qui usata. An- alta, essendo stata mozzata verso il 1355
eli e in Br. Latini, Tesoretto 2591-2593 per ordine del tiranno Giovanni Visconti
286 [discesa al cebo. 9] Ink. xxxi. L37-145 [ANI
za. Quello clie ne rimase e rimane, ha ra: tiene dentro suo ghiaccio, epperò
il
tuttavia la pendenza che s'è detta. Cfr. quasi ingoia e divora i traditori e Lu-
Vernon, Inf. voi. Ili, pag. 219 ed ivi cifero.
tav. 98. « Quando le nuvole vanno al- 143. ci sposò: ci depose, da sposare, che
l'opposita parte del piegare della torre, è posare con una * prostetica.
a chi vi guarda par ch'ella si chini»; 144-145. ne ecc. e non rimase a lungo
:
Lan. E D. dovè provare egli stesso que- così chinato, ma si affrettò a rialzarsi
st' impressione, e tanto più viva, quanto « con quella altezza e gravezza che si
più la torre allora era alta. Alla Cari- rizza albero in nave » Land. - come
;
140-141. e fu ecc.": e fu quello un mo- ti sul primo e vibrati siili' ultimo, per
mento così spaventevole per me, che mostrare l' ampiezza dell' arco descritto
avrei voluto fare qualsiasi altro cam- dal corpo d'Anteo e la fermezza in
mino piuttosto che esser messo laggiù cui questi tornò appena fu diritto, ag-
per mano d'Anteo. Al.: che avrei voluto giungono all'arte quel che il pennello
andar; cfr. Z. F., 195. non può ».
[CKRC. 9. GIRO 1] INF. XXXII. 1-8 [ESORDIO] 287
CANTO TRENTESIMOSECONDO
V. 1-15. Esordio. Prima di trattare 4-5. premerei ecc.: esprimerei più com-
dell' ultima regione infernale, la più pro- piutamente. Premere qui = spremere ;
jfonda e la più tremenda di tutte, D., cfr. Par. IV, 112. - il suco la sostanza.
:
(temendo che la sua lingua non basti a -abbo: ho (lat. habeo); Nannuec, Yer-
tanto, invoca (come Purg. XXIX, 37 bi, 480 sg.; non ho rime tanto aspre e
l'aiuto delleMuse, e prorompe in chiocce, quanto l'argomento vorrebbe.
isclamazione contro i traditori che 7. a gabbo: a giuoco.
sono dannati in quel luogo. 8. fondo: il fondo
; omesso l'articolo,
aspre: « quanto al suono del dettato
1. come usarono assai più spesso di noi gli
die a tanta materia non conviene esser antichi. Giuste considerazioni fa il D' Ov.
; Conv. IV, 2. - chiocce : rauche ;
(St., 514) sul falso senso che si suol dare
cfr. Inf. VII, 2. a questo verso, uno de' più citati, « cioè
2. buco : nono cerchio, detto buco per di descriver da cima a fondo o in lungo
rispetto agli altri cerchi, e
per rispetto e in largo tutto V universo » ;senso a
ai fondo dove è Lucifero; cfr. Inf. cui si lasciarono trascinare i lettori per
XXXIV, 131. Par. XXIX, 56 sg. poca attenzione, ma un po' anche per-
3. pontan s'appoggiano come su base
: chè non si vede bene perchè D. giudi-
comune « ad centrum terree tendunt
: casse particolarmente difficile il descri-
omnia pondera gravitatimi »; Benv. vere « un pozzo ghiacciato, sol perchè
288 [CBRC. ì). GIKO 1] Im'. xxxii. 9-20 |
esordio]
questo era al fondo, ossia al centro della V. 16-39. Caina, la regione dei tra*
terra, e quindi, secondo il sistema to- ditori de' congiunti» Come i P. sono
lemaico, al centro di tutto l' universo », giù in fondo al pozzo, D., pur cammi-
sia pure ch'egli, come poeta, volesse nando col maestro, tiene gli occhi all'al-
« naturalmente associare a quell'oscuro ta ripa da cuiAnteo li ha calati, quando
fondo tutti i fantasmi degni della sua da una voce che risuona a' suoi piedi,
situazione cosmica e della sua qualità si sente ammonire di camminare guar-
di sede dei più tristi dannati e di Luci- dingo per non pestare le teste de' mi-
fero, e la rappresentazione di Lucifero seri dannati. China allora gli occhi e
stesso, non già rimanersi a una descri- guarda il piano su cui si trova (9° e ul-
zione volgare o meramente geometrica ». timo cerchio dell'Inferno), e vede ch'è
9. lingua ecc. : non lingua dell' uso un amplissimo lago di ghiaccio (Cocito).
comune ', cioè volgare, nella quale è det- E lì dov'ei cammina (è la Caina, la pri-
tato il poema (cfr. Vulg. El. n, 7. Ep. ma delle 4 zone concentriche in cui Co-
Kani, 10), ma lingua da bimbo, inter- cito si divide, assegnata ai traditori dei
pretazione propugnata anche dal D'Ov., parenti e che ha nome dal primo fratri-
8t., p. 516 sgg. AL: 'Lingua ancor bam- cida, Caino), scorge dannati che, fìtti
bina, come allora era il volgare ma '
; nel ghiaccio sino al collo e lividi, bat-
tale non era per D. il volgar nostro. tono i denti e piangono con le faccie
10. quelle donne: le Muse, già invo- volte in giù. (Il ghiaccio simboleggia la
cate in Inf. II, 7. fredda durezza di cuore de' traditori).
11. Annone figlio di Giove e di An-
: 17. assai più bassi avendoli Anteo de-
:
tiope. Sonava maestrevolmente la cetra; posti lungi dalla parete del pozzo, il
e volendo cingere di mura la città di cui fondo va torno torno digradando e
Tebe, né avendo a ciò altro mezzo, sonò restringendosi, come imbuto, verso il
la sua cetra, e, allettate dal suono, le buco centrale, dove sta Lucifero.
pietre scesero da sé dal monte Citerone, 18. mirava: cfr. Inf. I, 26. - muro:
e da sé formarono il muro cfr. Horat., ; onde Anteo li aveva calati.
Ars Poet., 394 sg. Proper. Ili, 2, 2. Va'si: Al.: Fa'si. Si è quell'om-
20.
12. sì che ecc. così che le mie parole sie-
: bra accorta che D. è ancor vivo? O te-
no adeguate al soggetto; cfr. Inf. IV, 147. me di essere calpestata da un'ombra?
13. mal: per tua sventura. Anche ciò sarebbe possibile. « Etiam
14. duro: difficile. La condizione dei miseria aniniae derivabitur ad corpora
traditori è sì orrida, che descriverla è damnatorum.... Erunt igitur corpora
difficile assai. damnatorum integra in sui natura, nor.
15. me'
meglio per voi
: cfr. Matt. ; tamen illas conditiones habebunt, qua
XXVI, « vae homini illi per quem
24 : pertinent ad gloriam beatorum non ;
Filius hominis tradetur bonum erat ei : enim erunt subtilia et impassibilia, sed
si natus non fuisset homo ille ». - qui : magis in sua grossitie et passibilitatf
nel mondo, -zebe: capre; voce tuttora remanebunt, et augebuntur in eis noi ;
bilia;non erunt clara sed obscura, ut nicch nella Carniola, o dello Iavornik
obscuritas animaB in corporibus demon- (= Monte degli àceri) presso Adelsberg
stretur»; Thovn. Aq., Comp. theol.,V. nella stessa Carniola; cfr. Bass., 464 sgg.
I, e. 176. 29. Pietrapana: montagna delle Alpi
di noi due, che fummo
21. de' fratei : apuane tra il Serchio e la Magra oggi ;
senso confermato dal guardar che fa D. meno all' orlo esteriore dove era meno
tutt'attorno, prima di volgersi a' piedi grosso, fatto rumore screpolando. - cric-
(vv. 22-41). chi « Far cricche si dice anche
: nell'uso
23. lago: Cocito, sulla cui origine v. comune per significare suono di cosa
Inf. XIV, 103 sgg. dura che si rompa, ed anche l'atto del
24. avea ecc.: pareva vetro, non acqua ;
rompersi essa » Fanf. ;
cfr. Canz. «Io son venuto », vv. 59 sg.: 32. quando: nell'estate. « Iuvat esse
« E l' acqua morta si converte in vetro sub undis.... Nunc proferre caput » dice
Per la freddura ». Ovid., Met. VI, 370 sgg.
25. Telo crosta di ghiaccio che vela le
: 34. livide le ombre livide e dolenti
:
acque che scorrono sotto. « Concrescunt erano fìtte nella ghiaccia (anticamente =
subita} currenti in liumine crustse » ;
ghiaccio) sino al viso, dove si mostra la
Yirg., Georg. Ili, 360. vergogna col rossore. Questa interpre-
26. Danoia così fu in antico chiamato
: tazione è certa per la precedente simi-
spesso il Danubio. - Osterlicchi: Austria. litudine delle rane. Per altre interpre-
Al.: Austerrich, Isterlicchi etc, forme tazioni cfr. il Comm. Lips.
italiane simili alla tedesca; Bull. Ili, 143. 36. mettendo ecc.: battendo i denti per
27. Tanaì: Tana; lat. Tanais, oggi Don, il freddo e facendoli sonare al modo che
fiume della Russia. crepita il becco della cicogna. « Ibi erit
28. Tambernicchi AL: Tabernicchi, È
: fletus et stridor dentium »; Matt. XIII,
incerto di qual monte D. intenda par- 42. - «Ipsa sibi plaudat crepitante cico-
lare. I più degli antichi intendono di nia rostro»', Ovid., Met. VI, 97.
un monte della Schiavonia; Buti di un 37. in giù: non volendo esser veduti
monte altissimo nell'Armenia; Veli, di e riconosciuti cfr. v. 94.
;
un monte in Dalmazia; Al. del Taber- 38. da bocca ecc. : col batter de' denti
55
Se vuoi saper chi son cotesti due,
la valle onde Bisenzo si dichina,
do a quel piano di ghiaccio, si china dere delle palpebre, labbra degli occhi
verso il luogo donde è venuta la voce {Lomb., Pogg., ecc.), che le palpebre
ammonitrice (vv. 19 sgg.), e scorge due non si chiamano mai labbra e 1' equi-
ombre così strettamente unite, che le voco sarebbe qui troppo forte e tutt'al-
loro chiome sono insieme confuse. Do- tro che dantesco.
manda loro chi sono; e i due alzano il 48. essi occhi. Come si furono pie-
:
viso per guardarlo, ma lo abbassano di gati per mirare il P. col capo indietro e
nuovo subito, e cozzano insieme rabbio- con gli occhi aperti lagrime, pur goc- ;
si, perchè le lagrime, congelandosi, bau ciolandone qualcuna giù per il volto, si
richiusi loro gli occhi. altro dannato Un congelarono subito e richiusero gli occhi.
allora li fa conoscere a D. senza pro- 49-50. Con legno ecc.: Spranga di ferro
priamente nominarli, e ricorda insieme non tenne mai due pezzi di legno stretti
tre altri compagni di pena, e finalmente insieme così forte, come il ghiaccio tene-
sé stesso, aggiungendo che aspetta un va chiusi gli occhi di quei due.
altro della sua famiglia, traditore più 51. cozzaro «Inter se adversis luctan-
:
avea indirizzata la parola, v. 19 sgg. - essersi le loro lagrime subito gelate e ri-
stretti « non credas hoc ex affectione
: chiusi gli occhi.
vel dilectione.... sed ex amaritudine et 53. pur ecc.: senza alzar gli occhi per
acerbitate odii, quia sic se invicem strin- non sentirseli richiudere dal gelo come
xerunt, quando se mutuis vulneribus in- era avvenuto agli altri due. -giùe: la
terfecerunt » Benv. E anche per puni-
; solita -e epitetica come in èe, sue, ecc.
zione dell'essere stati, essi congiunti 54. ti specchi : figgi gli occhi a lungo
per natura, separati in vita dall'odio. e intenti in questo ghiaccio dove noi
43. stringete i petti: quasi amici che siamo, come in uno specchio.
si abbracciano (cfr. n. precedente). 56. Bisenzo JBisenzio, fìuraicello che
:
[CKRC. 9. GIRO 1] Inf. xxxii. 57-68 [camicion de'pazzi] 291
'
Latino, legato di messer lo papa, fece m'ingombra ecc.: mi sta innanzi e m'im-
fare, del mese d' ottobre, la pace tra '1 pedisce sì, ch'io non posso veder oltre.
conte Alessandro e '1 conte Napoleone 65. Sàssol Mascheroni de' Toschi da
:
61. quegli : Mordrèc, figlio o nipote del tore Se tu se' di Toscana, tu il dei sa-
:
e vena sempre, de 1
gelati guazzi.
73 E mentre ch'andavamo inver lo mezzo,
al quale ogni gravezza si ratina,
e io treni va nell'eterno rezzo;
ì
o della parte loro). Bocca degli 71. riprezzo: qui in senso traslato per
Abati. Passano i P. nel secondo giro orrore, che prova ripensando a ciò che
di Cocito, denominato Anteuora, da An- vide e alla freddura che sentì laggiù.
tenore, principe Troiano che se nei poemi 72. gelati guazzi: guadi congelatale
omerici è descritto come uomo savio ed acque stagnanti e ghiacciate di Cocito.
eloquente, il quale consigliava di resti- 74. al quale; cfr. Inf. XXXIV, 111.
tuire Elena ai Greci, è altrove rappre- 75. tremava: di freddo, v. 71. -eterno
sentato come (Som., II. Ili, 148 sgg., rezzo luogo eternamente scuro e freddo.
:
203 sg., 262 sg.; VII, 345 sg.) un traditore 76-78. destino: decreto del fato. - for-
che consegnò ai Greci il Palladio (cfr. tuna: caso. - non so: non ricordo. - nel
Serv., Ad Aen. I, 242), e diede loro il se- yiso: AL: nel capo.
gno mediante una lanterna, ed aperse il 80. a crescer: ad aumentare contro
cavallo di legno cfr. Tzetz., ad Lycophr.
; di me.
340 Strab. XIII, 1, 53. Paus. X, 27. Xel-
; 81. Montaperti villaggio nella Val
:
l' Anteuora stanno i traditori della patria d' Arbia vicino a Siena, ove il 4 sett. 1260
o della propria parte hauno parte della
: fu la celebre battaglia tra i Ghibellini di
testa fuori del ghiaccio e il viso volto in Siena ed i Guelfi di Firenze e di Lucca;
su. D. urta col piede uno di questi visi, e cfr. n. 70-111 e Inf. X, 85 sgg.
colto da un sospetto per certe parole che 83. dubbio: se, come sospetto, costui
irritata l'ombra gli ha rivolte, vorrebbe sia il traditore Bocca degli Abati.
[CERC. 9. GIRO 2] Inf. xxxii. 84-105 [bocca degli abati] 293
84. mi farai ecc. : mi farai fretta, 95. levati quinci: vattene di qui. - la-
quanto (quantunque) ti piacerà. gna: motivo di lagnarmi, molestia. Bocca,
86. bestemmiava cfr. Apocal. XVI,
: 9, stizzito dalla presenza e dalla domanda
11. - duramente: rabbiosamente. di quel vivo, risponde ruvido e sgarbato.
87. così: come risulta dai vv. 79-81 e 86. 96. mal sai : per questa lama invano
88. Or tu: alla domanda di D., il tra- usi la lusinga del prometter fama: noi
ditore risponde con un' altra domanda, bramiamo l'obblìo. - lama cfr. Inf. XX, :
e-proprio per le rime. Al Qual se' tu? ri- 79 Purg. VII, 90 e D. chiama così il
; :
sponde con un Or tu chi se' ? al rampo- ; piano gelato di Oocito, perchè, pendendo
gni altrui, risponde con vai percotendo verso il mezzo, ha aspetto di un avval-
altrui le gote, che è assai peggio, par lamento; cfr. v. 16 sg.
voglia dire, del rampognare. 97. cuticagna la cotenna del capo sul-
:
91. Vivo son io: B., a cui sta a cuore non levando in su il
te lo farò vedere
che il dannato sappia eh' egli è vivo, af- viso, anche se tu mille volte mi dia sul
finchè meglio s'induca a palesarsi, nel capo con le mani e coi piedi. - moster-
rispondere usa per prima la parola vivo, rolti inosterrò per mostrerò è forma
:
' ' ' '
con un costrutto, nella apparente irre- comune nell'antico toscano Nann., Ter- ;
golarità, efficacissimo, anche perchè dà bi, 241 e D' Ovidio-Meyer Lubke (Milano,
risalto ad non meno che a vivo.
io Hoepli) p. 156. - mi tomi propriam. mi :
93. note: della mia commedia: cfr. cada; cfr. Inf. XVI, 63.
Inf. XVI, 127. 105. latrando ecc.: continuando egli a
Del contrario dell' obblìo 1' essere
94. : : gridare irosamente, a mo' di cane, cogli
ricordato nel mondo è per lui infamia. occhi sempre bassi per non esser rico-
Per il costrutto cfr. la n. al v. 91. nosciuto alzando il volto.
294 [CBRC. 9. GIRO 2] Inf. XXXII. 106-121 [BUOSO DA DULIU]
107. sonar: battere i denti per il fred- i Ghibellini da Firenze nel 1258, « del me-
do, cfr. v. 36. se di settembre prossimo del detto anno}
108. qual diayol pare che quest'altro : il popolo di Firenze fece pigliare l'abate
non avesse udito il colloquio tra D. e di Vallombrosa, il quale era gentile uomo
Bocca, ma solo i latrati di quest'ultimo de' signori di Beccheria di Pavia in Lom-
e figurasse che e' fosse tormentato da
si bardia, essendoli apposto che a petizione
qualche diavolo. de' Ghibellini usciti di Firenze trattava
110. alla tua onta: per tua infamia. tradimento, e quello per martiro gli fe-
Y. 112-123. Buoso «*'« Duera ed al- cero confessare, e scelleratamente nella
tri traditori. Bocca si vendica d'essere Piazza di Santo Apollinare gli feeiono a
stato rivelato a D., dicendo prima il grido di popolo tagliare il capo, non guar-
nome di chi lo ha rivelato, poi quello dando a sua dignità, né a ordine sacro;
di altri suoi compagni di pena. Il primo per la qual cosa il comune di Firenze
è Buoso, della famiglia di Duera, o di e' Fiorentini dal papa furono scomuni-
Do vara, che col marchese Uberto Pal- cati; e dal comune di Pavia, ond'era il
lavicini tenne lungo tempo la signoria detto abate, e da' suoi parenti i Fioren-
di Cremona e che nel 1265 dai Ghibel-
;
tini che passavano per Lombardia, rice-
lini di Lombardia posto con buon eser- vevano molto danno e molestia. E di vero
cito ne' luoghi verso Parma per impe- si disse che '1 religioso uomo nulla colpa
dire passaggio dell'esercito francese
il avea, con tutto che di suo legna ggio fos-
di Carlo I d'Angiò, non oppose resisten- se grande ghibellino»; G. Vili. VI, 65.
za, e lasciò passare liberamente i Fran- Se non che, d' accordo con Dante, tutti
cesi, corrotto da essi con denaro cfr. : gli antichi commentatori credettero che
G. Vili. VII, 4. Murat., Script. IX, 709. 1' abate fosse veramente colpevole.
ora dimoranti in Firenze»; Vernon, Inf. mondo tali ragioni. Il rodente è il conte
voi. II, p. 586. Ugolino della Gherardesca; il roso è
Gano (Guenes e lat. Ga-
122. Ganellone: Ruggieri degli Ubaldini, arcivescovo di
ncio), è tipo del traditore nei romanzi
il Pisa, come si dirà nel canto seguente.
cavallereschi del ciclo carolingio il tra- : 124. da elio: da lui, Bocca. - eh' io:
dimento di Gano fu cagione della rotta quando io.
a tradimento la sua patria ai Geremei rant plebem meam sicut escam panis » ;
porta una mattina all'alba, per vendi- 129. là '?e: didietro; cfr. Inf. XXXIH,
carsi di una burla fattagli dai Lamber- 3. -s'aggiugne. Al.: si giunge.
tazzi (ghibellini) di Bologna, che nel 1274 130. Tideo: re di Caledonia, uno dei
si erano rifugiati in Faenza. Per i par- sette re che assediarono Tebe. Ferito a
ticolari del fatto cfr. F. Pellegrini, Il morte dal tebano Menalippo, essendogli
serventese dei Geremei e dei Lamber- riuscito di uccidere il feritore, pregò i
tazzi, Bologna, 1892. I codici, anche i compagni di recargliene il capo, e, come
più antichi, della _D. G. leggono di solito l'ebbe avuto, cominciò, moribondo, a ro-
Tribaldello. derlo furiosamente coi denti; cfr. Stat.,
123. aprì: ai Bolognesi, -quando: sul- Theb. Vili, 749 sgg.
l' alba. « Et nota, quod iste proditor in 132. l' altre cose il cervello e le parti
:
appreso da Bocca degli Abati che il lu- quella tota die gli sta sotto a' denti, che
singale 1 aggi ìi promettendo fama non non dà un grido, dove ogni espressione di
vale, promette qui solo vendetta. vita è cancellata, l' ideale più perfetto del-
139. quella la lingua. - si secca mo-
: : l' uomo petriheato. U. è il tradito che la
CANTO TRENTESIMOTERZO
CERCHIO NONO: FRODE IN CHI SI FIDA, O TRADITORI
rode il teschio; poi racconta i racca- levavit»; Lucan., Phars. VI, 719.
[CERC. 9. GIRO 2] INF. XXXIII. 3-13 [MORTE 1)1 UGOLINO] 297
4-5. vuoi ecc. : «Infandum, Regina, iu- mìlia, Gherardesca, ecc. Il primogenito
bes renovare dolorerà.... quamquam ani- Guelfo II sposò Elena, figlia naturale
mus meminisse horret, luctuque refu- del re Enzo, e n' ebbe Lapo, Enrico,
git » ;
Aen. II, 3 e 11 ma D., pur
Virg., ;
Nino, detto il Brigata, ed Ansel-
ricordando le frasi virgiliane, le rinnova muccio, i tre primi dei quali ereditarono
fondendole in una sola, più potente per i diritti materni sulla Sardegna, la Lu-
la sua stessa unità e perchè ai generici nigiana ed altri paesi. Curatore de' suoi
1
infandum e animus meminisse ecc.'
' ' nipoti, Ugolino andò nel 1274 nella Sar-
'
sostituisce il forte aggettivo disperato '
degna, e s'accordò con Giovanni Viscon-
e la frase il cor mi preme
'
che ci mette '
, ti, suo genero, e coi conti di Capraia per
innanzi in forma viva tutto il peso e tor- tramutare a guelfo il reggimento ghibel-
mento di quel dolore. - l'innovelli : fac- lino di Pisa. Il disegno andò fallito :
cia rivivere nella mia memoria. È il con- Giovanni Visconti fu scacciato da Pisa
trario d'in/. V, 121 sgg.- disperato: sen- (e morì esule nel '75); Ugolino imprigio-
za alcuna speranza di conforto il dolore ;
nato. Questi, liberato, si rifugiò a Lucca,
stesso ch'ei provò quando ebbe certezza si collegò coi guelfi di Toscana, combattè
della orribile morte che attendeva lui e nel 1276 contro i Pisani, li sconfìsse e fu
i figli e vide compiersi nel buio carcere riammesso in Pisa col nipote Nino Vi-
tutto il tragico evento. sconti, figlio del defunto Giovanni: rieb-
6.pur pensando: al solo pensarvi. be allora i suoi domini i di Sardegna così
7. dien denno, devono (Naìinuc, Ver-
: come Mno Visconti il giudicato di Gal-
bi, 592), giusta la promessa fatta Inf. lura e seppe cattivarsi la stima dei suoi
;
XXXII, 135 sgg. - seme «le parole sono : concittadini permodo, che a lui fu affidato
quasi seme d' operazione » Conv. IV, 2. ; il supremo comando della fiotta armata
9. vedrai: Cfr. Inf, V, 126. a difesa contro Genova. Sconfìtto nella
10. Io non so Ugolino non si cura di
: sanguinosa battaglia navale alla Melo-
chiedere a D. chi egli sia: ha un solo ria, il 6 agosto 1284, Ugolino ritornò a
pensiero, quello della sua sventura una ; Pisa, minacciata dai Guelfi, assunse con
sola brama, infamare il traditore ch'ei titolo di podestà, il governo della città
rode. (18 ottobre 1284) e la salvò accortamente
11. Fiorentino: tale lo riconobbe alla dividendo i nemici col cedere ai Luc-
favella, cfr. Inf. X, 25 sgg. XXXII, 138 n. ; chesi e ai Fiorentini alcuni castelli. Con
13. dei devi. - fui nell'altra vita non
: : Nino Visconti, suo nipote, si fece quindi
vi sono conti; cfr. Par. VI, 10. - Ugoli- signore quasi assoluto di Pisa. Ma l'u-
no : conte di Donoratico, figlio di Guelfo nione col nipote non durò a lungo. Es-
della Gherardesca, nato nella prima metà sendo avo e nipote quasi di continuo in
del sec. xm, signore di molte terre nei discordia (quegli cercò disfarsi di questo),
piani della Maremma di Pisa, vicario di i Ghibellini, guidati dall' arcivescovo
re Enzo in Sardegna e signore di terre Ruggieri degli Ubaldini, ripresero animo
nel cagliaritano. Dalla moglie Marghe- e nel giugno del 1288 sconfissero Ugolino,
rita de'Pannocchieschi contessa di Mon- , lo fecero prigione, lo gettarono con due
tingegnoli, ebbe più figliuoli: Guelfo, figliuoli e due nipoti nella torre de' Gua-
Lotto, Matteo, Gadda, Uguccione, E- landi alle Sette Vie, e ve li lasciarono
298 [OEBC. 9. GIRO 2] INF. XWIII. 14-27 [MORTE DI UGOLINO]
morir di fame, mentre l'arcivescovo Rug- le tetre mura di quella Torre dal mo-
gieri, che per riuscire ne' suoi disegni mento che fu chiavato l'uscio di sotto,
erasi fìnto amico di Ugolino (sicché, dòpo morte di quegl' infelici. La poe-
fino alla
aver d'accordo col conte, assalito e co- sia cosìcompie la storia e ne riempie e
stretto Nino a fuggire, aveva richiamato adorna le pagine bianche con le sue vi-
Ugolino dal castello di Settimo e avviate sioni meravigliose » F. Romani, Lect. ;
mento per la detta cessione di castella carcere. - muda : la torre de' Gualandi
ai nemici, fu gridato signore, rettore e alle Sette Vie, dove le infelici vittime,
governatore del Comune. Cfr. G. Vili. incarceratevi nel luglio del 1288 (dopo
VII, 98, 121, 128. Sforza, Dante, e i Pi- essere state tenute venti e più giorni
sani, 85-132. nel palazzo del popolo) morirono nel
14. e questi che io rodo. - Ruggieri:
: maggio del 1289. Sorgeva sull'odierna
degli Ubaldini di Mugello, eletto arci- piazza dei Cavalieri. « Muda è luogo
vescovo di Pisa nel 1278, m. nel 1295, chiuso ove si tengono li uccelli a mu-
(cfr. n. prec). dare; muda chiama l'autore quella torre,
15. gli, a lui. Ora ti dirò perchè
i : o forse perchè così era chiamata [come
gli sono vicino siffatto (tal), cioè non affermano Bambgl., Ott., An. Fior., ecc.]
amico - ch'è la prima idea suscitata (De perchè vi si tenessono 1' aquile del Co-
Sanctis) dalla parola vicino -, ma spieta- mune a mudare, o per transunzione che
tamente crudele. vi fu rinchiuso il conte e li figliuoli
16-17. ma': mali, malvagi, (cfr. n. 13). come li muda » Buti.
uccelli nella ;
restarsi davanti alla porta inchiodata da più mesi. AL: più lume più lieve. ;
della Torre.... solo il poeta ci potrà dire, Moore, Crii., 357-62. - feci il mal sonno
per averlo sentito dalla bocca stessa del ecc. vidi in sogno
: la sorte spaventevole
Conte, il dramma che si svolse dentro che mi aspettava.
[CEKC. 9. GIRO 2] Inf. xxxiii. 28-38 [morte di Ugolino] 2IW
drebbe l'altra»; Buti. cane, ch'elli ha da ogni lato coi quali elii
31. cagne i Pisani seguaci dell'Arci-
: afferra » Buti. - lor al padre ed ai figli,
; :
Q u lfo= Wulf, lupo). Al. diversamente: tina '; v. Bull. Ili, 151. Dunque un sogno
« Per canes macilente* significatur fa- presso il mattino; cfr. Inf. XXVI, 7..
mes qua perierunt» Bambgl. Così pure ; 38. fra il sonno: piangono e doman-
Benv. ed altri. « Questi sono lo popolo dan pane sognando. Non dice che tutti
minuto che comunemente è magro e po- facessero lo stesso sogno; ma tutti so-
vero » Buti. Certo è però che nel senso
;
gnarono in quella notte, e a ciasche-
letterale la magrezza, segno di denu- duno il suo sogno annunziava morte, e
trizione e di fame, esprime la bramosia morte di fame. - figliuoli due, Gaddo
:
con che le cagne cacciano, confermata e Uguccione, erano suoi figli : il Bri-
da studiose, che dice come intentamente gata ed Anselmuccio erano suoi nepoti,
mirassero alla preda. - conto avvezze a : figli del suo primogenito Guelfo II; cfr.
simili caccio. Murat., Script. VI, 595; XXIV, 665. Vili.
32. Gualandi ecc. « Queste sono tre: VII, 121, ecc. Che il nonno chiami suoi
case di gentiluomini della città di Pisa, figliuoli i nipoti, figli del suo primoge-
di grande onore e di grande potenzia nel- nito, è cosa assai naturale; seppure la
l'antico » (Buti), casate Ghibelline e ami- realtà storica non era già stata alterata
che dell'Arcivescovo. ne' racconti che D. aveva uditi dell'av-
33. s' avea ecc.: l'Are, gli aveva posti venimento. Il Buti, che leggeva il suo
innanzi agli altri. « Di loro avea fatto commento a Pisa nel 1375, chiosa «pre- :
bolcione contro il conte»; Buti. - « Aà. sono il detto conte con quattro suoi figliuo-
exciisationem sui tamquam fautores et li, e rinchiusonli in una torre che oggi si
chiesa di San Francesco » Murai., ; num » ; Benv. Giov. Vili. VII, 128 :
Script. XV, 979; cfr. Romani, o. e, 19. « Feciono chiavare la porta della detta
39. dimandar: «Parvuli petierimt pa- torre e le chiavi gittare in Arno. » Se
nem, et non erat qni frangeret eis » ; questa notizia è storica, si può pensare
Lam. Jer. IV, 4. che « inchiodata la porta, già prima
40. già: sin da ora prima d'ndire la chiusa a chiave, que' feroci le chiavi git-
parte più terribile e dolorosa del mio tassero in Arno per ultimo sfogo di ven-
racconto, cioè come morimmo di fame. detta, a significare che Ugolino e i suoi
41-42. che '1 mio cor: « sentimento vero, di là non sarebbero usciti più mai » Poi. ;
profondo del cuore che annunzia a sé i 47. guardai: «Vorrebbe dire: Poveri
suoi dolori » Fosc, il quale per altro ac- figli! E noi dice: lo dice il suo sguardo.
cettava la var. eh' al m. e, perchè «qui Lo strazio è tale che gli toglie la parola
richiedesi semplicità di discorso ». Ma eie lagrime. Tutta la sua vita è raccolta
se che 'l è conforme a un sentimento in quello sguardo » De Sanctis.
;
vero e profondo, apparisce espressione 49. dentro: « Emortuum est cor eius
semplice e naturale, mentre poi ha per intrinsecus, et factus est quasi lapis » ;
sé la testimonianza de' codici. - D., pur I Reg., XXV, 37. - impetrai una frase :
Ugolino, che si esprime non solo con petrato nel core di papa Bonifazio ». E
parole, ma con lagrime (v. 9), tale con- nell' Aiolfo del Bar.bicone II, 78: « gli
tegno par così freddo e duro, che egli abbracciò e benedisse, e tanto impetrò
prorompe nell'acerbo rimprovero conte- dentro per tenerezza, eh' ella non parlò
nuto ne' vv. 40-42; Cfr. Romani, o. e, 30. guari più ».
43. eran i quattro figliuoli. AL: eram
: 50-51. Anselmuccio: è il più giovane
desti. Al. era desto. Nel v. 37 Ugo-
: di tutti. - sì così atterrito e disperato.
:
lino ha detto che egli, già desto, sentì i « Anselmuccio non sa definire né spie-
figliuoli dormendo dimandar con pianto gare quel modo di guardare quel sì si- :
serrare con chiave-, come se solo allora 52. Perciò: nonostante il loro pianto e
l'uscio fosse chiuso a chiave. «Intellige la loro domanda. Più terribile del pian-
cum clavis ferreis, ut amplius non ape- gere, è l' impetrare più terribile che
;
riretur. Nam
iam clavatum fuerat cum non lo sfogare il dolore con parole è il
clavibus, quse abiectae fuerant in Ar- restar silenzioso.
[CKRC. 9. GIRO 2] Inf. xxxiii. 53-67 [morte di Ugolino] 301
54. infili ecc.: fino all'alba del giorno stavano a terra esausti per fame.
essi che
seguente. Eesta dunque per ventiquattro Quel grido, quel levarsi in piò ha virtù
ore in cupo silenzio, impetrato dall' in- di arrestare il padre, di restituirgli la
57. per quattro: dai volti trasfigurati l'inchiodamento della porta. - l'altro:
de' quattro giovinetti comprese, anzi il terzo. - tutti muti anche i figli, che :
vide come in uno specchio quale dovesse nel primo giorno non erano stati muti,
essere il volto suo. vv. 50 sg. Silenzio spaventevole « Que- !
alle sue mani, è già in anticipazione co- Nel padre è un silenzio di compressione,
lui che nell'Inferno è fissato ed eternato ne' figli è un silenzio di agonia » De ;
62. di noi: della nostra carne. «Il pa- tito chiavar l'uscio della torre, egli serba
dre che per fame si mangia le mani è tal un cupo silenzio, mentre i figli piango-
cosa, li percuote di tale spavento, che no ed Anselmuccio gli fa la straziante
ad un attore intelligente farebbe com- domanda (v. 49-54). La mattina del 2°
prendere tutto ciò che si chiude in quel giorno Ugolino si morde mani, quindi
le
grido: Padre! accompagnato col subi- l'offerta dei figli (v. 55-63) il rimanente
;
e disse:
i
Padre mio, che Don m'aiuti?'
Quivi morì; e come tu mi vedi,
vid' io cascar li tre ad uno ad uno,
tra '1 quinto dì e '1 sesto ond' io mi diedi, ;
tutti un tremendo silenzio, (v. 65). Nel fagia di Ugolino si fa cenno in un' an-
4° giorno muore Gaddo, (v. 67-70) nel ;
tica cronaca (Villari, I primi due se-
5° e nel 6° muoiono gli altri 3 (v. 70-72) ;
coli della storia di Fir., II, p. 250), ma
neir 8° giorno il conte (v. 73-75). Il 9° ilcenno ha carattere di leggenda. Dopo
giorno la torre fu riaperta e tutti furono otto giorni di digiuno, un uomo non
trovati morti. « Dopo li otto dì [dunque può, anche volendo, addentar cadaveri
il nono] ne furono cavati e portati invi- per cibarsene. Circa la controversia sul-
luppati nelle stuoie al luogo de' Frati la tecnofagia del conte cfr. G. Sforza,
minori a San Francesco e sotterrati nel Dante e i Pisani, 75 sg. e D'Ov., St.,
monimento che è allato alli scaloni a 25 e 571; e N. St. II, 64 sgg. Per il
montare in chiesa alla porta del chiostro, Poi., Ugolino vuol dire « non già che
coi ferri in gamba-, li quali ferri vid' io, abbia mangiato la carne de' suoi, ma
cavati dal detto monimento»; Buti. che, tratto dall'istinto e come fuor di
68-70. Gaddo : il figlio maggiore d'Ugo- sé, n'abbia fatto come un tentativo. »
lino.- come ecc. insiste sulla verità e
: ISTo:Ugolino vuol raccontare come la
realtà del martirio che il suo cuore di morte sua fu cruda-, epperò, descritte le
padre dovè soffrire. tragiche sofferenze degli ultimi giorni,
71. li tre: Uguccione, Brigata ed An- tocca del momento supremo di vita di-
selmuccio. - ad uno ad uno « quello : cendo che più potente del dolore, da
spettacolo di morte si ripete quattro cui attingeva la forza di muoversi e gri-
volte, e a lunghi intervalli, entro tre dare (D'Ovidio, N. St. II, 115), e che
giorni, e fu possibile che un padre ve- quasi lo nutriva, fu su di lui il digiuno :
desse questo, e starsi quieto, tener chiuso questo solo ebbe forza d' ucciderlo.
in sé il suo martirio, snaturarsi, disu- 76-78. torti : biechi. Il ricordo della ter-
manarsi » De Sanctis. « Come tu vedi
; ribile morte sua e de' suoi rinnova in lui
me qui, così io li ho veduti, capisci, ildisperato dolore e riaccende più che mai
con questi occhi cadere uno alla volta. contro chi n'è stato l'autore.
l'ira e l'odio
E quel vid' io, proprio io, è un grido - misero « ch'egli avea diretro guasto »,
:
acuto di spasimo»; D'Ov., A". St. II, 53. v. 3. Misere le carni de' figli, v. 63; ma
73. cieco: indebolito e già moribondo. misero anche il teschio perpetuamente
-brancolar: andare a tastone; cfr. Ovid., roso. -che furo ecc.: « Asr>ra, vigorosa,
Met. VI, 277 sg., dove si dice che Niobe, possente è tutta la terzina, ma in ispecie
mortile i figli, « corporibus gelidis in- l'ultimo verso. L'energia dell'atto è mi-
cumbit et ordine nullo Oscula dispen- rabilmente espressa dal ritmo, spezzato
sat natos suprema per omnes ». in mezzo con il paragone canino da ;
Conv. IV,
88. novella: giovanile; cfr. Tolomeo, re d' Egitto, l' uccisore di Pom I
19, 24. « Di questa crudeltà furono i Pi- peo. Questi traditori de' commensali e<
sani per lo universo mondo, ove si seppe, amici sono confitti nel ghiaccio, ma stan
forte biasimati, non tanto per lo conte, no distesi supinamente di modo che devo
che per li suoi difetti e tradimenti era no guardare in alto; e non hanno neppure
per avventura degno di sì fatta morte, ma il conforto delle lagrime, poiché, conge
per li figliuoli e nipoti, ch'erano giovani latesi all' uscire le prime lagrime, le al
garzoni e innocenti»; G. Vili. VII, 128. tre ritornano in dentro ad accrescere i
89. Tebe « Assomiglia Pisa alla città
: tormento. Qui D. comincia a sentir*
di Tebe la quale nel tempo de' Poeti ebbe il vento mosso dalle ali di Lucifero.
tra dalli suoi concittadini ed altri di fuori 91. oltre dall' Antenora nella Tolomea.
:
Tebe contro la schiatta di Cadmo. Cfr. materiale, quello di altre lagrime gelate.
Inf. XXVI, 53 sg.: XXX, 4 sgg. - Uguc- 97. prime: primieramente formatesi.
cione: figlio di Ugolino, ancor giovane - groppo come un nodo di ghiaccio.
:
nel 1288. -Brigata: Ugolino o Nino, figlio 98. visiere: visiera è la parte ante-
' '
di Guelfo II, e nipote di Ugolino che, in ; riore e mobile dell' elmo, la quale serve
realtà, non era più tanto giovane nel 1288. a riparare il viso e specialmente gii oc-
90. due: Gaddo e Anselmuccio, il quale chi; e con lo stesso nome fu chiamata
non aveva forse più di 15 anni. - suso : in antico anche la buffa o cappuccio
' '
vv. 50 e 68. - appella : nomina. chiuso che ricopre col capo tutto il viso.
V. 91-108. Tolomea, la regione dei Qui, per facile traslato, è così chiamato
traditori de cornine risali,!] terzo giro
}
' il velo di ghiaccio (cfr. V. 112) che si
dell' ultimo cerchio si denomina Tolomea, forma sugli occhi di questi dannati e
probabilmente da quel Tolomeo ebreo, impedisce loro di vedere.
che a splendido convito uccise prodito- 99. coppo: la cavità dell' occhiaia.
riamente il suocero e due cognati (I, « Coppo, in Toscana, è vaso di terra
Macoab. XVI, 11-16). Secondo altri, da cotta da riporvi liquidi. La cavità del-
[CERC. 9. GIRO 3] Inf. xxxiii. 100-117 [tolomea] o05
l'occhio è come un coppo o una coppa, « Oh, sei tu già morto ? » « Del mio corpo
che tien dentro di sé e conserva gli non so nulla. Appena compiuto un tra-
umori dell'occhio»; Caverni. dimento quale compiei io, l'anima piom-
100-103. E avvegna che ecc. e quan- : ba quaggiù, e il corpo, che nel mondo
tunque per il freddo il mio viso avesse per- pare ancor vivo, è animato da un diavolo.
duto ogni sensibilità, come se fosse stato Così qui vicino a me è da più anni Branca
una parte callosa, tuttavia già mi pareva d' Oria, nel cui corpo su nel mondo sta
di sentire alquanto vento. - stallo dal : intanto un diavolo. » Lo spirito rinnova
basso làt. stallimi, luogo d' abitazione. quindi la preghiera di aprirgli gli occhi ;
Cessare stallo =
cessare di stare in un ma D. non lo esaudisce.
luogo; vale a dire, si fosse allontanato 109. crosta: è la crosta ghiacciata di
dal mio volto. - alquanto vento è il vento : Cocito cfr. Inf. XXXIV, 75.
;
che viene dalle ali sempre mosse di Lu- 110-111. O anime: O anime, crudeli
cifero; cfr. Inf. XXXIV, 51. (scellerate) di traditori, sì crudeli che
104. questo: vento, caso accusativo. siete condannate alla più profonda re-
105. quaggiù: come può essere vento gione dell' Inferno. - l' ultima posta la :
106. Avaccio : in breve, tosto ; cfr. Inf. dette « invetriate lagrime » nel v. 128
X, 116. Par. XVI, 70. e paragonate a « visiere di cristallo »
107. ti tuo occhio ti mostre-
farà ecc. il nel v. 98.
rà, onde questo vento derivi, e darà così 113-114. sfoghi col pianto. - m' impre-
:
quelle ipocrite scappatoie, non sempre Murai., Script. XVIII, 131. In Rime
riprovate neppur dalla legge religiosa; ant. senesi (Misceli, della Soc. Filol.
e D. si crede di poterla usare con Rom. I, 19) leggesi : « Se ci stai, avrai
un malvagio traditore »; F. Romani, del frutto D'Alberigo di Romagna ». La
o. e, p. 8. poesia è del 1321. - mal orto: cresciute
118. adunque: allora; cfr. Inf. XXIII, nell' orto del male, perchè furono il se-
133. - Alberigo: figlio di Ugolino dei gnale del tradimento. Altri intendono di
Manfredi, frate gaudente sin dal 1267, Faenza, che produce gente sì perversa.
uno dei capi di parte guelfa a Faenza. 120. riprendo ecc. mi è reso pan per
:
« È fama che frate Alberico de' Manfre- focaccia frutta per frutta ossia ricevo
; ;
di, cavaliere gaudente, ardentissimo par- qui la degna pena del mio tradimento.
tigiano di Chiesa, ed uno de' più. spetta- - figo: fico; cfr. Parodi, Bull. Ili, 103.
bili di sua famiglia, venuto a contesa per 121. Oh: nel marzo del 1300 Fra Albe-
gara di dominio col consanguineo Man- rigo viveva ancora; quindi la meravi-
fredo, nel calore di quella riportasse dal glia di D. -ancor: di già.
costui figliuolo, nomato Alberghetto, una non so affatto.
123. nulla scienza porto:
solenne ceffata. Concepì Alberico per I dannati ignorano cose presenti (Inf.
le
quell'onta odio sì mortale contro l'offen- X, 103 sgg.); e, come del suo, nulla sa
sore, che, malgrado degli uffici adoperati Alberigo del corpo di Branca d' Oria.
dagli amici, giammai s' indusse nel cuor 124. vantaggio: prerogativa; gli altri
sno a perdonargli, e solo scorso alcun cerchi infernali accolgono le anime sol
tempo fé' mostra di arrendersi e di pie- dopo la loro separazione dal corpo.
garsi a' consigli di pace, mentre a meglio 125. ci cade: quaggiù nella Tolomea.
colorire 1' iniquo disegno, che anda vagli « Descendant in Infernum viventes » ;
per la mente, invitò Manfredo e Alber- Psal. LIV, 16.
ghetto ad un pranzo che seguì a' 2 mag- la Parca che recidendo
126. Atropòs :
gio del 1285 nella villa o castello di Fran- lostame della vita dà la mossa all'ani-
cesco Manfredi, posto nella pieve di Cesa- ma perchè esca dal corpo.
to, e detto la Castellina ove, secondochè
; 127. rafie: rada, tolga.
Alberico erasi indettato con alcuni sica- forma comune nell' ant.
129. sappie :
ri, quando il convito fu in sul terminare, tose, per sappi. - trade: tradisce; cfr.
disse Vengano le frutta ed ecco in un
: ; Inf. XI, 66.
subito Ugolino, figliuolo di lui, e il pre- 130. come fec' io: cioè in una delle
nominato Francesco, ad una coi nascosi forme più abbiette del tradimento pu-
scherani, scagliarsi co' pugnali addosso nito nella Tolomea non sempre, ma solo
;
a que' due miseri e barbaramente uc- spesse volte le anime (v. 125) di tali tra-
:ERC. 9. GIRO 3] Inf. xxxiii. 131-146 [branca d' Oria] 307
e, sostituitosiad essa, compia egli l'uf- giare, bere e vestirsi sono operazioni di
ficio di reggere il corpo (il governa). persona viva e non colpita da malattia.
132. mentre ecc.: finché sia passato Ma la frase dovette essere dell'uso co-
(volto) tutto quel tempo che il corpo* mune. Dice Fra Giord. (Fred. s. Genesi,
deve vivere. «Breves dies hominis sunt, p. 99) « Come fu queir apparizione del-
:
constituisti terminos eius, qui praeteriri e mangiò e bebbe e dormì efavelloe? Con-
non poterunt » : Job, XIV, 5. ciossiacosaché l'angiolo non mangi, ne
133. in sì fatta cisterna: in questo poz- bea, ne dorma, nò cotali cose che s'ap-
zo infernale, fatto così come tu vedi. partengono a' sensi corporali? » E la frase
134. forse: cfr. v. 123 n. - pare: ap- è ripetuta anche poco dopo. E altrove
pare. - suso: nel mondo. scrive lo stesso Fra Giord. (Fred. Ediz.
135. verna: sverna, sta nel verno in- Carducci, p. 10) « Se [l'usuraio] man-
:
fernale, cioè nel ghiaccio di Oocito. gia o bee o dorme o veste, tutto è pec-
130. pur mo: in questo momento, solo cato ».
ora: cfr. Inf. X, 21; XXVII, 20. 142. fosso bolgia de' barattieri, Inf.
:
Logodoro, invitò a mangiare seco a uno te, An. Fior., Benv.; o cugino, Ott.) fece
suo castello questo suo suocero, et ivi lo stesso, lasciò un diavolo in sua vece
finalmente il fé' tagliare per pezzi lui et nel corpo suo.
308 [cune. 9. GIRO 3] Ixr. xxxin. 117-157 [invettiva]
« Questo si intende, che il non far cor- nei ad ogni buono, onesto costume. « A
tesia a frate Alberigo fu cortesia im- : lieni ab omnibus aliis hominibus in mo
però che non si dee fare villania al mag- ribus, praecipue in cupiditate quaerendi
giore per fare cortesia al minore che et parcitate servandi. Nulli enim italici
non la merita aprir li occhi a colui era,
: vivunt miserius, licet in apparatu et or
secondo la finzione di Dante, fare contro natu exteriori sint splendidi »; Penv
alla giustizia di Dio, la qual cosa sarebbe - magagna: vizio. « Uno Noffo Dei...
stato grande villania, e però non farlo pieno d'ogni magagna »; G. Vili. Vili,
fu cortesia » Putì. Bene mostrò con
; 92; cfr. Purg. VI, 110.
più esempi il Torraca essere stata in 153. del mondo spersi: dispersi, ster-
antico diffusa opinione che fosse cosa minati dal mondo, voi che per tutto il
buona, anzi doverosa, mancar di lealtà mondo siete disseminati poiché come
:
coi traditori. Fatti di Aless., 90: « An- dice l'antico rimatore genovese, citato
che nostri antichi dicono che a tra-
li molto a proposito dal Torraca, ....tanti
ditore non si de' tenere leanza. » - lui : Ison li Zenoesi, |
E per lo mondo si de-
a^lui, cioè verso di lui; AL: in lui. - stesi Che unde li van o stan, Un'al-
| |
da ogni buon costume quell'annienta- 155. di voi un tal: Branca d' Oria. -
mento che già ha imprecato a Pistoia in per sua opra: opera di traditore.
Inf. XXV, 10 sgg. e a Pisa ne' vv. 79 156. si bagna là dove i peccatori stan-
:
sgg. di questo canto stesso. Dello stato no freschi, Inf. XXXII, 117. Non senza
e dei costumi di Genova verso il 1300 ironia si accenna così alla pena di chi
Iacopo d'Oria scrive: « Quamvis his è confìtto nello stagno gelato di Cocito.
temporibus civitas lanuse in tanta es- 157. par: appare. - di sopra: nel mon-
set sublimitate, potentia, divitiis et ho- do (vv. 140 sg).
[CERC. 9. GIRO 4] Inf. xxxiv. 1-9 [lucifero] 309
CANTO TRENTESIMOQUARTO
CERCHIO NONO: FRODE IN CHI SI FIDA, O TRADITORI
Mentre passano nell' ultimo giro di Ooci- «approprialo spirare che è dell'aria alla
to, V. avverte D. che oramai si avvici- nebbia, perciocché è dall'aria portata e
nano a Dite, e usa, adattandole al caso, mossa » ; Lomb.
le prime parole dell' inno della Passione, 5. annotta: scende la notte.
scritto da Fortunato di Ceneda, vescovo 6. par: appare. - molin ecc.: mulino
di Poitiers, nel vi secolo : « Vexilla re- a vento.
gis prodeunt, Fulget crucis mysterium». 7. dificio: ordigno, macchina e spe-
D. fìssa gli occhi in avanti e la grande, mo- cialm. macchina da guerra: parola spes-
struosa figura di Lucifero fa su lui l' im- so usata nell'ant. ital. e ancora viva sul-
pressione d' un mulino a vento, visto da la bocca de' volghi toscani. - allotta al- :
muove il vento che aggela Oocito. gli= vi, Inf. XXIII, 54. Purg. Vili,
3. se tu il discerni se, non ostante
: 69; XIII, 7. - grotta: schermo con che
l'oscurità, riesci a distinguerlo. ripararmi dal vento cfr. Inf. XXI, 110.
;
310 [CERO. &. GIRO 4] Inf. XXXIV. 10-23 [lucifero
V. 10-54. Ghidecca, la regione dei che 1' usano contra minori che sono
li
Nell'ultimo giro le anime sono intera- li sudditi, e questi stanno col capo in
mente confìtte sotto il ghiaccio in quat- su e co' piedi in giù et altri sono che;
D. veda il demonio. Questi esce fuori versi, cioè rovescio, perchè sfacciatamen-
del ghiaccio da mezzo il petto, ed è te sanza alcuno ricopri men to h anno usato
più che smisuratissimo gigante. La sua lo tradimento » Buti. - inverte rivolta
; :
;
figura è orribile. Ha tre facce: una ver- « come fa un arco, che l'una cima si pie-
miglia, una gialliccia, la terza nera. ga verso l'altra, così il capo d'uno pecca-
Sótto ciascuna faccia escono due grandi tore si piegava et tornava sotto i piedi,
ali, simili a quelle del pixnstrello, e que- faccendo arco di sé » An. Fior. ;
ste, agitandosi, fanno il vento onde Oo- 18. bel sembiante: prima della sua ca-
cito s' aggela. Piange con sei occhi, e duta, Lucifero era statò il più bello e
le lagrime colanti giù pei tre volti, si perfetto degli angeli cfr. Purg. XII,
;
mescolano colla sanguinosa bava, ch'e- 25. Par. XIX, 47. Thom. Aq., Sum. theol.
sce dalle tre bocche. Cfr. Graf. Demo- I, LXIII, 7.
nologia di D., 22 sg. 19. dinanzi cfr. v. 8 sg. -fé' restarmi:
:
nefattori suoi pari, e questi finge che che per la paura manca il caldo naturale,
stiano parimente a giacere et altri sono
; et pertanto divengono le membra gelate ;
che l'usano contra li maggiori benefat- chè'l sangue è corso verso il cuore. Fioco
tori tanto, come sono i signori e mag- diviene, perchè lo spirito che sospigne
giori e maestri e qualunque altro grado fuori la voce, diviene debole, sì che man-
di maggioria, e questi stanno col capo cando viene meno la voce, et non è così
in giù e co' piedi ili su; et altri son^ chiara et così sonante »; An. Fior.
[CERC. 9. GIRO 4] Inf. xxxiv. 24-38 [lucifero] 311
24. poco : insufficiente ad esprimere 34. fu prima della sua ribellione e ca-
:
32. quel tutto: l'intiero corpo. . sta triplicità nell' unità, Lucifero è con-
33. parte: braccia. - si confaccia: sia trapposto a Dio uno e trino. Ma per alcu-
proporzionato. Il P. non fornisce dati ni le tre faccie simboleggiano Ignoranza,
bastevoli ad nn computo esatto, quale Odio ed Impotenza; per altri Avarizia,
più d'uno ha tentato di fare: tentativo Invidia ed Ignoranza; oppure Ira, Ava-
inutile, anzi dannoso all'effetto poetico; rizia ed Invidia o anche Concupiscen-
;
giacché il poeta coli 'invito al lettore a za, Ignoranza, Impotenza, ecc. ecc. Qual-
figurarsi da sé la vasta paurosa mole cuno ha pensato persino alle tre parti del
di. Satana, significa ch'egli stesso non sa mondo allora conosciute, o a Roma, Fi-
né vuole determinarla, ma si limita con renze e Francia (!) Ma se questo Luci-
parole e confronti suggestivi a stimolare fero dalle tre facce è l'antitesi della Tri-
ed aiutare i lettori a rappresentarsi en- nità divina, essendo questa Podestate,
tro di sé, come meglio ciascuno possa, Sapienza e Amore {Inf. III, 5-6), le
l'enorme mostro. tre facce figureranno il contrario, cioè
312 [ceuc. 9. GIRO 4] Int. nxxiv. 39-56 [TESTA i; ali di LUCIF.J
boleggia l' Odio. Ili, 202 sg. -«Ecce autem duro fumans
40-42. s'aggiugnieno ecc.: si ergevano sub vomere taurus Con ci di t et mixtum
ciascuna sopra una delle spalle, e tutte spumis vomit ore cruorem » ibid., 515 sg. ;
tre si congiungevano per quella parte -bava: che usciva dalla bocca e diveniva
in cui i galli hanno la cresta. - cresta : sanguinosa del sangue dei tre peccatori
forse, dicendo cresta, il P. accenna alla eh' ei dirompea co' denti.
superbia di Lucifero. V. 55-67. I traditori della Maestà
43. destra: faccia. - tra bianca e gialla: divina ed umana : Giuda Iscariot-
gialliccia; denota l'Impotenza. to f Cassio e Unito. Da ognuna delle sue
44. tal: nera, come gli Etiopi; figura tre ampie bocche Lucifero dirompe coi
l' Ignoranza. denti un peccatore da quella di mezzo
:
fiare delle mani. Gli altri due soltanto le alisono sollevate, e, appigliatosi alle
dirotti co' denti; Giuda, in più, è ter- vellute coste di Lucifero, scende di vello
ribilmente graffiato colle ungbie. Il tra- in vello, finché giunto a mezzo il corpo,
ditore della Maestà divina è più seve- cioè al centro della terra, si capovolge,
ramente punito che non i traditori della e comincia a salire su per la parte in-
Maestà umana. Per il senso di verso '
'
feriore del corpo di Lucifero. Così arri-
cfr. Purg. ITI, 51 VI, 142 XXVIII, 30. : ; vano all'emisfero australe.
- talvolta ma poi rimette di nuovo la
: 68. risurge ritorna, «ruitnox»; Virg.,
:
pelle, e in tal modo il tormento si rinno- Aen. II, 250. A percorrere i nove cerchi
va in eterno, come Inf. XXVIII, 37 sgg. infernali D. e V. impiegarono 24 ore. -
60. brulla: spogliata; cfr. Inf. XVI, 30. « Ma la notte risurge vuol dire La notte
:
Longino, il traditore di Cesare, era pal- moto dell'ale. V. s'apposta in modo che,
lido, magro e di gracile corpo cfr. Plut., ; mentre Lucifero le solleva e le abbassa,
Brut., 29 Ges., 62, ecc. Torse D. confuse
; e' possa scendere per le coste di lui »;
i due personaggi. Tom.
314 [USCITA dall'inf.] Inf. xxxiv. 74-91 [centro dell'univi
74. vello: flocco di pelo. tali: Al.: sì fatte. - scale: qui in senso
75. tra il tra i pelosi
folto pelo ecc. : traslato per qualsiasi mezzo onde si sal-
fianchi di Lucifero e le incrostature di ga o scenda, cfr. Inf. XVII, 82 XXIV,
:
ghiaccio, che cingono la cavità in cui 55. Come già sul principio del viaggio
sta Satana. infernale, Inf. V, 20, anche qui, alla fine
76-77. là ecc. :dove la coscia di Lu- di esso, par di udire un'eco di quanto
cifero si piega sporgendo in fuori dai si legge in Virgilio, Aen. VI, 126 sgg.:
fianchi. Costr.: Quando noi fummo ap- « Facilis descensus Averno; Noctes at-
punto in sul grosso dell'anche (fianchi), que dies patet atri ianua Ditis; Sed revo-
là dove la coscia si volge. care gradum superasque evadere ad auras
78. con fatica e con angoscia essendo : Hoc opus, hìclaborest. Fauci, quosaequus
arrivato in questo momento al centro amavit Iuppiter aut ardens evexit ad
della terra e dell' universo, dove la forza eethera virtus, Dis geniti potuere. »
centripeta è massima e però più faticoso 86. pose me ecc. mi depose sull'orlo
:
ficile ed affannoso (Purg. IV, 115 sg.). dov' era io. - accorto : passo avveduta-
79. volse ecc.: si capovolse. - zanche: mente fatto.
gambe; cfr. Inf. XIX, 45. V. 88-93. Lucifero capovolto. Dal-
80-81. com'uom che sale : in atto di sa- l'orlo, ove V. lo ha deposto, D. alza gli
lire spingendo innanzi le mani per ar- occhi, e mentre crede di vedere ancora
rampicarsi su su per il corpo di Luci- Satana come lo aveva visto testé, v. 28
fero. Saliva infatti su per l'altro emisfe- sgg., ne vede invece le gambe e i piedi;
ro, giacché, passato il punto centrale, di che si maraviglia molto.
chi voglia proseguire verso gli antipodi 90. in su Satana, terribile a chi gli si
:
non discende più, ma deve ricominciare avvicina, v. 22 sgg., diviene una figura
a salire; ciò che D. finge di non avere comica per chi da lui si allontana, come
lì per lì compreso, tanto che crede tor- fanno adesso i P.
nare di nuovo (anche) su nell' Inferno. 91. travagliato: turbato, perplesso, non
82. Attienti: al mio collo, v. 70. -co- sapendomi spiegare il fatto.
[SALITA AL PURGATORIO] INF. XXXIV. 92-100 [CENTRO DKLl/UNIV.] 315
mento) che avevo passato il centro della e 12 della notte, quanto che '1 dì sia gran-
terra, e però io non poteva più discende- de o piccolo e queste ore si fanno pic-
:
re, ma salire verso la pai-te opposta dopo ciolo e grandi nel dì e nella notte, se-
ilcapovolgimento descritto ne' vv. 78 sg. condo che '1 dì e la notte cresce e scema.
93. punto: « al qual si traggon d'ogni E queste ore usa la Chiesa, quando dice
parte i pesi»; v. 111. Prima, Terza, Sesta e Nona, e chiaman-
V. 94 -126. Caduta di Lucifero ed si ore temporali » Conv., Ili, 6. « E
;
e spiega la positura di Lucifero, dando terza parte e della quarta si dice nelli
notizia del modo in cui esso cadde giù principii. E però si dice mezza terza
dal cielo ed ebbe origine l'Inferno. prima che suoni per quella parte » ;
« Dante imagina che dalle acque emer- Conv. IV, 23. Si indicherà perciò con
gesse in prima la terra abitabile dalla mezza terza un'ora e mezzo temporale
parte del nuovo emisfero sulla quale era di giorno poco dopo, dunque, le 7 1 /-2 del
;
centrale dalla parte del nuovo emisfero, stretto e tenebroso. « Da vasi questo nome
per fuggire il verino reo che il inondo specialmente ai sotterranei dell'anfitea-
fora, si sollevasse nell' emisfero mede tro fiorentino, dove si custodivano le fie-
simo, così lasciando il vuoto ch'ò adito re per gli spettacoli » Cr. Questi sotter- ;
ai due Poeti per il quale ritornare alla ranei servirono come prigione; onde il
luce, e formando queir altura eh' è il nome burella passò a significare altresì
monte della espiazione»; Antonelli. 4
prigione ingenerale; cfr. Toynbee, o. e,
'
110-111.il punto ecc. il centro della : attuale. - pecca: per peccato usato già
terra, quale, secondo le opinioni del
il in Inf. XXXII, 137. È parola tuttora
tempo, è pure il centro della gravita- viva e fu già anche nella lingua pro-
zione; cfr. Inf. XXXII, 73 sg. Arist., De venzale cfr. Bartsch., Ghrcst. prov.,
;
Godo IV, 1, p. 307 sg.«Ea, quse est me- 179 « major pecca. »
:
dia et novatellus, neque movetur, et in- 116. picciola: essendo pross. al centro.
fima in eamferuntur omnia suo
est, et 117. fa: corrisponde allo spazio cir-
nutu pondera » Oic, iSomn. Scip., 17.
; colare che nell' altro emisfero forma la
112. l'emisperio: l'emisfero australe. Giudecca.
113-114. quel: emisfero boreale. - la 118. Qui: nell' emisfero australe; cfr.
gran secca : nominativo : la terra. « Vo- Par. 1, 43 sg.-dilà: nell' emisfero bore ale.
cavit Deus aridam, Terram »; Genes. 119. questi : Lucifero. - scala : cfr. v.
I, 10. - colmo: punto culminante del- 73 sgg., 82.
[SALITA AL PURGATORIO] INF. XXXIV. 120-132 [USCITA ALL APER.] 317
7
127-128. Belzebù : (Deus averruncus e Virgilio arrivano guidati non dalla vi-
sta, ma dall'udito, cioè dal suono d'un
3
muscarum, il Zeùq Anó\xvioc, dei Greci)
nome dato nel Nuovo Testamento al ruscelletto che quivi, a quel punto, di- '
Marco III, 22. LucaXI, 15, 18. - rimoto ha roso e quella buca così ascosa,
'
;
per virtti dell'orecchio, è il loro cam- del tempo eh' è loro occorso a percor-
mino per tornare nel mondo. » Che tom- rere l' Inferno.
ba valesse anche caverna, sotterraneo, 137. cose bolle anche in Inf. I, 37
:
burella, è provato chiaramente dal Barbi sole e stelle sono chiamate cose belle.
con esempi del Boccaccio e di altri an- « Anche prima d'essere in cima del sot-
tichi scrittori. terraneo ascendente cammino, vide il
133. ascoso privo di luce e trovato da
: Poeta all' apertura del sasso scintillar
pochi cfr. Matt. VII, 14.
; qualche stella. E dicendo eh' egli uscì
134. mondo: emisfero australe. a riveder le stelle, dice insieme che al-
135. senza cura ecc. senza riposare,
: lora era notte, e ben prepara alla letizia
tanto è il desiderio di tornare nel chiaro della luce»; Antonelli.
mondo e vedere il 2° regno, benché la 139. quindi: da quel pertugio tondo.
via fosse lunga e malagevole. I P. im- - stelle tutte e tre le cantiche finiscono
:
DIVINA COMMEDIA
CANTICA SECONDA
PURGATORIO
CANTO PRIMO
timone della ragione all'ora del mio de- la sua parte inferiore, con sporgenze, in-
siderio, entro in pelago con isperanza di senature e pendii varii, costituisce l'An-
dolce cammino e di salutevole porto e tipurgatorio, dove certe anime devono
Ecce etenim nunc magni
laudabile. » - « trattenersi prima di cominciare la espia-
maris tiuctibns quatior, atque in navi zione da un certo punto in su - e qui
;
terra consigliava a Dante di mettere il menissima pianura, non altro che il Pa-
Purg. la teologia più autorevole, sotterra radiso torrestre, dove le anime, termi-
l' Eneide, sotterra le più e le maggiori nate le sofferenze loro, passano a perfe-
visioni, ma egli lo volle all'aria aperta » zionare la propria purificazione con le
e togliendo materiali da « leggende, tra- acque di Lete ed Eunoè, e di dove spic-
dizioni, superstizioni, rivelazióni niisti- cano il volo all' Empireo.
tic anche in prosa; cfr. D'Ov., N. St. I, fortezza e temperanza (cfr. Purg. XXXI ,
dizionari del M. E. spiegano - una bella della speranza; cfr. Innocent. Ili, Fp.3.
voce. Cfr. D'Ov., o. e, 10 sg. -alquanto - orientai « sono due specie di zaffiri
:
;
questo senso non mancano altri esempi 16. diletto: non più gustato dopo es
presso gli antichi ; cfr. Betti II, 8. sere entrato nell' Inferno.
V. 13-27. JOe quattro stelle. Usciti 17. morta: oscura, propria dell' Inf.
dall'aura morta, D. e V. si dilettano del- eh' è il regno della morte.
l'aspetto che loro si offre: il cielo se- 18. gli occhi i sensi. - il petto: l'anime
:
reno e color di zaffiro; il pianeta d'a- 19. Lo bel pianeta: Venere; e non, ce
more e quattro stelle non viste mai da me vollero altri, il Sole; cfr. D'Ov., o. e
[PROEMIO] PURG. I. 20-31 [LE QUATTRO STELLE] 323
19 sg. Nell'emisfero ove i P. sono giunti, di Eoma. Come pagano dovrebbe, tut-
circa le 4 1 /a antim. del 4° giorno del loro t'al più, essere nelLimbo come suicida,
;
Venere precedeva i Pesci, che perciò Non volle dunque metterlo nell'Ini*.,
erano in sua scorta, sotto la sua guida. non soft'erendolo il cuor suo né passarlo
;
praticarono le virtù cardinali ma forse : nato a star lì, all' ingresso del Purga-
che dopo tali età non si conobbero e torio, sino al giudizio finale, e solo al-
praticarono nel mondo esse virtù? lora, ripreso il corpo, potrà salire alla
di propia mano nel 46 a. Cr., 1' inflessi- la vecchiezza sol perchè l' ha esaltata e
bile difensore della libertà repubblicana l' ha atteggiata in maniera che il lettore
324 [PROEMIO] PURG. I. 32-48 [catone]
34
Lunga la barba e di pel bianco mista
portava, ai suoi capelli si mi gli ante,
de' quai cadeva ài petto doppia lista.
37 Li raggi delle quattro luci sante
fregia van sì la sua faccia di lume,
ch'io'l vedea come il sol fosse davante,
40 « Chi siete voi, che contro al cieco fiume
fuggito avete la pregione eterna? »
diss'ei movendo quelle oneste piume.
43
« Chi v'ha guidati? o che vi fu lucerna,
uscendo fuor della profonda notte
che sempre nera fa la valle inferna?
46 Son le leggi d'abisso così rotte ?
o è mutato in ciel nuovo consiglio,
che, dannati, venite alle mie grotte?»
inclina da sé ad esagerarla. Anzi deve 39. come ecc. come se il sole gli bat-
:
dirsi colpa del lettore se non considera tesse in faccia; cioè le 4 stelle lo illu-
che la barba è solo mista di bianco »; minavano come se fosse illuminato dal
D'Ov., o. e, 36. sòie e «simboleggiando le stelle le virtù
;
32. in vista: all'aspetto; cfr. v. 79. cardinali, il testo viene a dire che in Ca-
33. più ecc.: cfr. Lucan., Phars. IX, tone le quattro virtù giunsero a tal gra-
601. De Mon. Ili, 3. « Facendo sé pic- do, a tale splendore, che quasi egli parve
cino piccino il poeta dà più risalto alla illuminato dal vero Dio; di cui il sole
maestà di Catone » D'Ov. ;
può esser simbolo »; D'Ov., o. e, 9 sg.
34. di pel bianco mista: brizzolata; 40. Chi: non conoscendo i P., Catone
cfr. Dan. VII, 9. Secondo Lucano (Phars. li crede dannati (v. 48), fuggiti dall'Info
II, 373 sg.), dal tempo che scoppiò la e parla tra sdegnoso e maravigliato. -
guerra civile, Catone non si rase più la contro: risalendo il corso del ruscelletto
barba, né si tagliò i capelli « Intonsos
: già descritto, Inf. XXXIV, 130.
rigidam in frontem descendere canos 41. la pregione eterna: l' Inf. Appena
Passus erat, incestamene genis succre- fuor dell'aura morta, i due P. si fer-
scere barbavi. » Perchè D. dice mista mano a guardare le quattro stelle-, quindi,
di pel bianco, anziché bianca la barba volgendosi all'altro polo, T>. vede il ve-
di C, pur attenendosi a Lucano per glio presso di sé. Si può quindi supporre
tutto il resto di questa figura? Osserva che Cat. fosse non molto lungi dal per-
il D'Ov. che, invece di moestam o me- tugio tondo, per il quale D. e V. usci-
stavi, D. potè leggere mistam nel suo rono a riveder le stelle, epperò li vedesse
ms.; di qui deriverebbe la barba (e quin- uscire e si accostasse loro.
di la capigliatura) brizzolata e non bian- 42. oneste piume: barba che accresce
ca di Catone, seppure non diremo che onestà, dignità all'espressione. « Inspe-
D. « si sia lui risoluto a mutare il me- rata tuae quum veniet piuma super-
stavi in mista.... cambiando a modo suo bis© » ecc. Horat., Od. IV, x, 2 sg.
;
un epiteto che il testo gli teneva pre- 43-44. vi fu lucerna ecc.: vi servì da
sente e che non più conveniva al nuovo lume nell' uscire fuori ecc.
stato d'animo di Catone. » 46. leggi d'abisso: che vietano ai dan-
36. doppia lista due lunghe ciocche
: nati di uscire mai dall' Inf. cfr. Inf.
;
di capelli grigi, cadenti sul petto. III, 9. Matt. V, 26. - rotte: da voi.
37. luci: stelle, cfr. v. 23. -sante: per- 47-48. o è mutato o forse in cielo is
:
dopo aver per riverenza a Catone fatto a figura.... Vaga di sé medesma andar mi
I). piegar le ginocchia e chinare il capo, fané Colà, dov'ella è vera. »
risponde a Catone dichiarandogli la con- 57. il mio ecc. : non può essere che il
dizione loro e spiegando la cagione del mio volere si neghi a te ; che io voglia
viaggio e chi lo vuole. Rammentatagli negarti le dichiarazioni domandate.
quindi la sua già diletta Marzia, che 58. non vide ecc. non è ancor morto:
sta nel limbo, prega il vegliardo di la- « Litteralmente dice della morte corpo-
sciarli salire su peri gironi del Purg., rale, et allegoricamente s' intende della
promettendogli di lodarsi di lui con Mar- morte spirituale » (fiuti), alla quale ci
zia, come sarà tornato nel Limbo. obbligano particolarmente a pensare i
49. mi die (li piglio: mi afferrò; cfr. vv. sgg. Cfr. Conv. IV, 7.
Inf. IX, 85 sgg. XXIV, 24. ; 59-60. follia: abbandonando
la verace
50. e con parole ecc. il v. « con l'ac- : via, partendosi dall' uso della ragione e
cento di 4 a e di 7 a e con l'incalzarsi non considerando né il fine della sua
dei tre e con, ci fa sentire l'ansia e la vita né il cammino che doveva fare cfr. ;
fretta di Virgilio»; JD'Ov., o. e-, 54. Conv. IV, 7. Inf. I, 1 sgg. - molto poco
51. reverenti ecc. facendomi inginoc- : ecc.: in breve tempo e' sarebbe stato
chiare e chinare gli occhi, segni di re- perduto; cfr. Inf. I, 61; 11,61-66.
verenza; cfr. v. 109. 61. dissi: v. 52-54. -mandato: da Bea-
52. Da me: di mio arbitrio. AL: Per trice cfr. Inf. II, 58 sgg.
;
virtù mia, colle mie sole forze. 62-63. non v'era altra via : per salvarlo,
53.donna: Beatrice; cfr. Inf. II, 52 112 sgg.
cfr. Inf. I, 91 sgg.,
sgg. XII, 88 sg. Anziché rispondere
; 64. tutta: tutte le diverse classi di
alla la domanda: chi siete voi? ', V.,
'
dannati. - Rio per reo anticamente an-
per placare lo sdegno e la maraviglia di che in prosa.
Catone, risponde all' altra dimanda di 65-66. quegli spirti ecc. le anime del :
68. alto: cielo. Non avrei potuto gui- 76. Non son ecc.: risponde alla doman-
darlo sin qui senza aiuto del cielo. da del v. 46. Essendo costui ancor vivo,
69. udirti In verità V. non aveva
: né essendo tra' dannati soggetti a Mi-
io
condotto I}. fin là per vedere e udir Ca- nosse, non è per noi guasta, cioè violata,
tone. « Ma era materialmente vero che alcuna delle leggi eterne.
l'aveva condotto fino a vederlo e udirlo, 77. Minòs cfr. Inf. V, 4 sgg. -me non
:
e con garbata malizia oratoria si espri- lega: non sono sotto la sua giurisdizio-
me come se quell'incontro per poco non ne, che comincia al 2° cerchio dell 'Inf.
fosse il vero fine del viaggio. E l'adii- 78. cerchio ecc. Limbo, cfr. Inf. IV,:
lazioncella non è che l'esordio d'una se- 39. -occhi ecc. per sempre meglio cat-
:
evita liber decedere maluit quam sine che. Mori Ortensio; e Marzia, vedova
liberiate manere in illa ». Che in questi fatta, tornò dal principio del suo vedo-
w. « che sono il centro della D. C. e vaggio a Catone, e richiese lui e pregollo
il suo più alto significato.... si confonda che la dovesse riprendere. E dice Marzia:
insieme la libertà cercata da Catone il Dammi li patti degli antichi letti, dammi
quale non volle sottoporsi alla servitù lo nome solo del maritaggio. Due ragioni
politica di Cesare e quella cercata da mi muovono a dire questo l'una si è, che :
D. ch'è la libertà dell'arbitrio, cioè il dopo me si dica ch'io sia morta moglie di
pieno dominio della volontà razionale Catone ; l'altra si è, che dopo me si dica
sugli appetiti, non è confusione né equi- che tu non mi scacciasti, ma di buon ani-
voco, ma fusione appositamente cercata mo mi maritasti»; Gonv. IV, 28 dove il
e voluta dal poeta, per il quale il mas- P. si attiene siLucan., Phars. IT, 341 sgg.
simo equilibrio spirituale umano doveva - in vista col sembiante e negli atti cfr.
: ;
V. 85-111. Risposta di Catone. Ca- quella legge che fu fatta, quando egli
tone risponde che amò Marzia teneramen- uscì dal Limbo; e la legge è quella
te, finché visse; ma ora ch'essa dimora di detta nella n. prec. Molti intesero inve-
là dal mal fiume (V Acheronte, cfr. Inf. ce Quando morii. Ma quale nuova legge
:
il viso, perchè egli non sia indegno di 94-95. Va' dunque: «Et quia, iftait Se-
mostrarsi all'angelo portiere del Purg. neca, virtù» sine fructu sui esse non pò-
86. di là nella vita terrestre, cfr. Inf.
: test, introducit auctor iste nunc se a Ca-
XXVIII, 70 sgg. Gonv. TV, 28. tone, ut a virtute et honestate, instrui
89. più muover non può più piegarmi
: ad id quod scribit Bernardus dicens :
a farle alcuna grazia. - legge che separa : primum opus virtutis est doceri, et cum
così rigidamente i non salvati dai salva- humilitate et cum labore queeri, et cum
ti, che questi non devono commuoversi amore haberi. Ideo dirigitur per eum ad
Runto per quelli; cfr. Bull. XIX, 225. ascensum montis, ubi est labor item ad ;
Dice Abramo dall' alto al ricco Epulone lavandum et cingendum ipsum a Vir-
dannato « Inter nos et vos chaos ma-
: gilio, idest a ratione, de iunco, idest
gnimi urmatum est » Lue. XVI, 26. ; de humilitate » Petr. Dant. - ricinghe
; :
Catone morì circa 80 anni prima della ricinga; cfr. richegge e stinghe dei vv, 93
328 [PROEMIO] PURG. I. 96-112 [CATONBI
come abbiamo udito da Pietro di D., cosse delle onde, v. 101. - seconda cede,
: :
ripriso detto a Belacqua (IV, 126); ma al- forme toscane, usate spesso in antico,
lora l' influsso della recente poesia sveva per mostrerò ecc.: cfr. Inf. I, 18. 1 P. de-
siculo-pugliese e V esempio francese e vono salire il monte girando da levante
provenzale rendevano accetto o accet-
lo a ponente secondo il giro del sole. - sur-
tabile nella rima»; D'Ov., o. e, 67 sg. ge cfr. v. 19 sgg. « La contemplazione
:
perbo che mostri per le frondi, ciò è per V. 112-136. JD. ricinto d'un giunco
le sue operazioni, o dimostrazioni la sua e lavato da V. Scompare Catone, i due
superbia di fuori, o che di quella su- P. secondo ch'egli ha imposto, vanno
[PROEMIO] PURG. I. 113-127 [DANTE E VIRGILIO] 329
giù verso la spiaggia; e V. stesso lava tile, finché non sia giunto sulla buona
con la rugiada onde è molle l'erba, la via. « La similitudine, con tanto sem-
faccia di D. e lo cinge con un giunco plice immagine, simboleggia il profondo
schietto,scelto con cura. Il giunco ri- desiderio d'un bene lungamente impe-
nasce subito là di dove V. l' ha divelto. dito, e fatto dai contrasti più prezióso » :
nale; cfr. v. 19 sgg.; 29 sgg. - dichina : ai raggi del sole. - col sole, e per essere :
mattutino. Secondo altri, ora starebbe rezza ', sia preferibile leggere per la sin-
per aura. « L' alba cacciava davanti a tassi e per il senso sole e per e adorezza
sé quel venterello che suol muoversi in- anziché sole per e ad orezza. - si dirada:
nanzi al sole, e che increspando la ma- dilegua.
rina, la faceva tremolare » Ges. Secondo ; 124. sparte distese, per bagnarle della
:
lo Strocchi, D. avrebbe usato per ora rugiada, e lavare il viso di ~D. (v. 95).
ombra (tale è il senso di óra nella Ro- • '
125. soavemente: cfr. Inf. XIX, 130.
magna e nell' Emilia) onde il senso sa-
; « L'avverbio dice il garbo che dovè usa-
rebbe V ombra mattutina, o dell' ultima
: re con cose tanto lievi come son la ru-
parte della notte, fuggiva davanti al- giada e l' erbetta, e insieme forse rivela
l' alba, che vittoriosa l'incalzava; cfr. la compiacenza della sua premura pa-
Virg., Aeri. Ili, 589; IV, 7. t>'Ov., q. c, terna»; D'Ov., o. e, 138.
134 sg. 126. arte : ciò che si accingeva a fare ;
trice, Purg. XXX, 145; XXXI, 20, 34. lui, cioè a Virgilio ».
128-129. mi foce ecc.: « mi rendè, la- 135. rinacque: « Primo avulso [il quale
vandomi, naturai colore, che fino al-
il avulso rende ragione della lez. avelae nel
lora era rimasto coperto sotto la infornai v. 136] non deficit alter Aureus et si-
fuligine » Br. B. Taluno pensò avere
; mili frondescit virga metallo»; Virg.,
V. lavato I). da ogni terrena sozzura; Aen. VI, 143 sg. « Il pronto rinascere
ma ciò renderebbe inutile il viaggio per significherà quel che v' è d'inesauribile
il Purg. cfr. Purg. XXXIII, 142 sgg.
; in codesta disposizione dell'animo, per
130. diserto: cfr. v. 118. cui un primo atto d' umiltà agevola gli
132. sia ecc.: abbia esperimentato il ri- altri,ovvero [forse meglio ed anche] che
:
CANTO SECONDO
ANTIPURGATORIO : ISOLETTA
no* Sono circa le 6 1 /a di mattina del sole tramontava (' vale alla
all'orizz. ' '
4° giorno del mistico viaggio. Spunta il parte occid. di esso '), nel Purg. nasceva.
sole: i P. sono ancora presso il mare. 2-3. coYerchia ecc.: lo zenit o punto più
1. orizzonte di Gerusalemme, eh' è lo
: alto del circolo meridiano del detto oriz-
stesso del Purg., i due luoghi essendo zonte sta sopra alla città di Gerusalemme
[ANTIP. JSOLETTAJ Purg. II. 4-14 [IL MATTINO] 331
gira per la volta celeste diametralmente V aurora e le guance rance, cioè il colore
;
opposta al sole, e però non vi si trova giallo-aureo, che si vede all'apparire del
ad un tempo in tutti i punti, sebbene sole. Qui «tra l'immagine poetica e il
influenzi e copra più o meno tutti i punti vero c'è qualcosa che stride, a tutto sca-
dell'emisfero, in cui domina, col suo velo pito dell'immagine. Questa infatti ci
ombroso. Il P. la fa uscir fuori dal Gange, presenta l'Aurora che, invecchiando, di
perchè colà egli pone l'orizzonte orien- bianca e rossa si fa gialla, mutamento
tale di Gerusalemme. Ciò posto, se ella non bello e non desiderabile la realtà in-
:
tiene in mano le bilancie, ciò è perchè vece al bianco del crepuscolo e al rosso
si trova nel segno delle bilancie o della dell'aurora fa seguire l'oro scintillante
Libra; e le tiene un mese, perchè sta del sole, che non può farci in nessun
un mese nella Libra, come anche vi sta modo pensare a un viso ingiallito per
il sole nell' equinozio di autunno. Ed è vecchiezza, mentr' è tutt' insieme e im-
appunto in quest'intervallo di tempo magine e causa e fonte di forza, di vita
ch'essa viene di mano in mano allun- piena e vigorosa»; Pistelli, o. e, p. 10.
gandosi, o soverchiando il giorno. Ma V. 10-51. L'angelo nocchiero. Men-
questo allungamento, e eccesso sopra il tre i P. sono ancora presso la marina,
giorno, non diviene gran fatto sensibile, appare di lontano, sul mare, un lume
finché il sole non passa, o non è vicino che rapido si avvicina, e che mostra
a passare nel segno dello Scorpione. E qualcosa di bianco a destra, a sinistra
qui si noti bene, che il P., quando dice e sotto di sé. È un angelo, che dalla foce
che la notte soverchia, suppone, come del Tevere dove si radunano le anime
tra parentesi, che il sole non sia già che devono purgarsi nella sacra mon-
nell'Ariete, come si era allora, ma nella tagna, le trasporta fino a questa in una
Libra; e se non lo dice espressamente, barca, servendosi dell'ali come di vele
lo lascia però sottintendere, allorché dice e di remi per far procedere velocissima
quando soverchia »;DellaValle, Senso,35, la barca stessa. In questa son più di
cfr. Suppl., 36 sg. D. si lascia qui andare a cento spiriti che cantano un salmo di
uno « sfoggio d'erudizione scientifica », ringraziamento. Come la barca ha toc-
non necessaria al senso, né altrimenti cato la riva, V angelo la alle anime il se-
opportuna; cfr. E. Pistelli, Il canto di gno della croce quelle sbarcano ed egli
:
Casella, Firenze, 1907, pp. 8-9. torna via veloce com'è venuto.
5. di Gange: si credeva, che, quanto alla 11. come gente ecc.: coli' incertezza di
longitudine, Gerusalemme fosse equidi- chi brama andare, ma, ignaro del luogo,
stante dalle sorgenti dell' Ebro e dalle non sa qual via prendere, e se ne sta
foci del Gange, e che tra questi due immobile e pensoso. Cfr. YitaN., XIII:
punti della terra fosse una distanza di « mi facea stare quasi come colui che non
180 gradi, onde l' orizzonte orientale di sa per qual via pigli suo cammino, e che
Gerusalemme fosse una stessa cosa col vuole andare e non sa onde se ne vada ».
meridiano delle foci del Gange. 13-15. ed ecco ecc.: mi apparve subito
7-8. bianche ecc.: accenna ai tre colori uno splendore luminoso, come quello del
332 [antip. [soletta] Puro. h. 15-30 [angelo nocchiere
pianeta Marte, quando nell'aurora ap- 17. un lume: per la distanza D. non
pare rosseggiante, giù verso occidente, può ancor discernere che è un angelo.
per i densi vapori che lo circondano. - 18. il muover ecc.: il suo moto è più
presso: sul sull' avvicinarsi. Al.: sor- veloce che il volo di qualsiasi uccello;
preso, soppresso, ecc. Al.: suol presso: lez. cfr. Inf. Vili, 13 sgg.
dubbia. Cfr. Moore, Crit., 369 sg. - vapor : 20. dimandar: che lume fosse quello.
Eccles. L, 6-7 « quasi stella matutina
: 21. rividil ecc.: lo rividi più lucente
in medio nebuke.... lucet. Et quasi sol e più grande, perchè grazie alla straor-
refulgens sic ille effulsit in tempio Dei ». dinaria velocità erasi in quei pochi mo-
- rosseggia questo verbo fu erronea-
: menti già avvicinato di molto.
mente considerato come infinito tronco 22-24. d'ogni lato ecc. a destra e a si-
:
dell'ultima sillaba da chi lesse suol ' nistra del lume mi apparve un non so
presso '
e a giustificazione della strana
; che di bianco (le ali dell'angelo) e di
forma si rimandò a Gherardini, Voci e sotto a quel bianco si mostrò a poco a po-
Maniere I, 661 sg. Nannuc, Terbi, ; co un altro bianco (la veste dell'angelo).
357 sg.; ma gli esempi addotti da questi 26. mentre ecc.: finché i primi bianchi
due non fanno davvero al caso nostro. non apparvero essere ali, e Y. non ebbe
Cfr. Beccaria, Di alcuni luoghi ecc. Sa- così capito trattarsi di un angelo. Al. :
vona, 1889, p. 101 sgg. La voce rosseg- aperser l'ali, lezione di molti codd. ed
gia non può essere se non 3 a persona ediz. Ma se i primi bianchi erano le ali del-
singolare dell' indie, pres. « Marte dis- l'angelo, si verrebbe a dire « le ali aper-:
secca e arde le cose, perchè il suo calo- sero le ali » La lez. dunque è errore di
!
re è simile a quello del fuoco e questo ; copisti sbadati. Cfr. Moore, Crit., 371 sg.
è quello per che esso appare affocato di 27. galeotto: il celestial nocchiero, v.
colore, quando più e quando meno, se- 43; cfr. Inf. VILI, 17.
condo la spessezza e rarità delli vapori 28. Fa', fa': la ripetizione indica la pre-
che '1 seguono; li quali per loro mede- mura di V., affinchè D. si atteggi in mo-
simi molte volte s'accendono, siccome do degno innanzi all'angelico galeotto.
nel primo della Meteora è determinato » ;
- cali a terra, cioè inginocchiati cfr.
: ;
Gonv. II, 14. - giù nel ponente nelle : Purg. I, 51; e anche Apoc. XIX, 10.
parti occidentali. « Attalante abitò in 29. piega le mani giungi le mani in
:
Africa giù nel ponente, quasi di contro atto di preghiera. L' inginocchiarsi è se-
alla Spagna » G. Vili. I, 7.
; gno di riverenza il giunger le mani, di
;
tuo mistico viaggio, vedrai molti di questi più lieve legno di che aveva parlato
ministri di Dio; con che non è naturalmen- Caronte, ìnf. Ili, 93. - snelletto « snel- :
te detto che questo fosse il primo angelo lo dice la forma e il ratto moto leggiero il ;
veduto dal P.; cfr. Inf. IX, 85 sgg. non toccar le acque, tuttoché tanti fossero
31. sdegna ecc.: ricusa d' usare alcuno i naviganti sovra esso » Tom. Le acque
;
di quelli strumenti {argomenti) di cui gli le sfiora appena, come se non fosse ca-
uomini si servono per navigare e gover- rico (cfr. Inf. Vili, 29 sgg.).
nare le navi, come remi e vele. 43. il celestial nocchiero : quest'angelo
33. l'ali che gli servono di remi e di
: è l'antitesi di Caronte, il nocchier della
vele; cfr. « Remigium alarum»; Virg., livida palude. L' uno mena le anime alla
Aen. VI, 19. - lontani dall'uno all'altro
: salvazione, l'altro alla dannazione; l'uno
emisfero, dalla foce del Tevere all' isola naviga colle ali dritte verso il cielo, l'al-
del Purg., v. 100 sgg. tro batte col remo qualunque si adagia ;
del diafano, che diventano sì raggianti, - sediero imperf per sedieno sedevano
: .
;
che vincono l'armonia dell'occhio, e non cfr. Parodi, Bull. Ili, 129 e IX, 103 sg.
si lasciano vedere senza fatica del viso »; 46. In exitu ecc.: è il Salmo CXIII :
ond 7
ei si gittàr tutti in su la piaggia ;
re, ecc. » Il Salino solevasi cantare dai si sale il monte. V. risponde che neppur
preti nel trasporto dei cadaveri alla chie- loro la sanno, essendo anch' essi appena
sa. Spiegando il senso anagogico di que- arrivati, sebbene per altra via. Intanto
sto salmo D. dice (Conv. II, 1) che nella gli spiriti, accortisi che D. è vivo, gli
santificazione e liberazione degl'israe- si affollano intorno mirandolo compresi
liti uscenti d' Egitto « spiritualmente di stupore.
s' intende che nell' uscita dell' anima del 52. selvaggia: non pratica, inesperta.
peccato, essa si è fatta santa e libera in « Ardita estensione del senso proprio ;
sua podestate»; cfr. Epist., Eani, § 7. - ma efficace e giusta, in quanto l' idea che
iEgyptO: AL: jEgytto o Egitto, quindi si unisce alla voce selvaggio va congiun-
anche descritto, scritto. Ma
in lat. si ta con quella d' ignoranza » L. Yent., ;
dice jEgypto-, e descripto, scripto, ecc. Simil., 294. Cfr. Fr. da Barò., lieggim.
sono grafie latineggianti, comunissime 162 « [la sposa novella] non dee mo-
:
in ant. di cui si sarà D. valso perchè strar d' esser troppo maestra, anzi sel- |
tornasse all' occhio la rima con JEgypto: vaggia enova, sé ritrovando nell'ovre
|
cie dopo la prep. lat. de. Tutto ciò non lo loco dove fosse ', Inf. IV, 6, e scoprire
avrà impedito che si pronunziasse Egitto qual via dovesse prendere per salire il
così come -itto, pur con la grafia pt, si monte, v. 59 sg.
sarà pronunziata l'uscita dei vv. 44 e 48. 54. nuove cose assaggia: « fa saggio di
49. fece ecc. benedicendoli nell' atto
: nuove cose »; Betti.
di licenziarli ;cfr. Inf. XX, 69. 55-56. Da tutte parti ecc. il sole dif-
:
51. el sen gì ecc. : Il v. anche col ritmo conte « esperte, che sanno (cognite), per-
:
anapestico di el sen gi come venne velóce ciò infallibili » Torraca. E questo senso
;
(cfr. v. 41)esprime la rapidità con che è in fondo quello del Buti che spiega:
l'angelo s'allontana. Quest'angelo nel cui « certe.... perchè sempre percuotono in
silenzio e ne' cui atti è tutta la maestà certo luogo». Cfr. Inf. XXXIII, 31 dove
della sua natura e del suo uffìzio divino, conte è detto delle cagne cacciatrici.
rammenta il messo del cielo che, aperta 57. di mezzo il sole aveva già spiuto
:
parola i due P. (Inf. IX, 100 sgg.). pertanto era salito 9 gradi sopra V oriz-
V. 52-75. JLe anime novamente ar- zonte. Era dunque poco più di mezz'ora
rivate. Gli spiriti or ora giunti, ignari che il sole era spuntato nel Purg. Cfr.
del luogo, chiedono ai P. la via per cui Agnelli, Topo-Cron., Ili sg.
àNTIP. ISOLETTA] Pukg. il. 61-78 [anime] 335
62-63. esperti d'esto loco piatici di que- : 75. obliando cir. Inf. XXVIII, 52 sgg.
:
gola»; Inf. XXIII, 88. cemente, che tutti ne sono presi e quasi
69. maravigliando: maravigliandosi di ammaliati, uè pensano più ad altro. Di
vedere un nomo vivo. - smorte le ani- : questo Casella si hanno poche notizie.
me del giudizio universale,
fino al dì Nella Vaticana (cod. 3214) è un madri-
quando riprenderanno i corpi avuti in gale di Lemmo da Pistoia, che fiori circa
prima vita, animano un nuovo corpo il 1300, con questa indicazione « Casella :
aereo, col quale possono sentire e ope- diede il suono », cioè musicò le parole di
rare; cfr. la teoria esposta nel XXV Lemmo cfr. Quadrio, Poesia, III, 321.
;
Ute*., Theb. II, 389; ai tempi di D. per « Eue Casella da Pistoia [Postili. Cass.,
segno di buone novelle in generale cfr. ;
Benv., Buti, ecc., lo dicono invece fio-
G. Vili. XII, 105. Murat., Script. IX, 128; rentino] grandissimo musico, et massi-
XVni, 462. mamente nell'arte dello 'ntonare: et fu
71-72. tragge: accorre pronta. - di cal- molto dimestico dell'Autore, però che in
car ecc. nessuno rifugge dal mescolarsi
: sua giovinezza fece Dante molte canzo-
alla folla e pigiare i vicini
per accostarsi ne et ballate, che questi intonò et a ;
74. fortunate: perchè sicure «di ve- 76. trarresi avante tarmisi incontro.
:
nire, quando che sia, alle beate genti »; 78. a far lo simigiiante: a muoverle
Taf. I, 119 sg. incontro ed abbracciarla.
336 fAN'iii\ esolbtta] Purg. il 79-93 |
CASELLA.]
79. vane: hanno corpo visibile, ma, viaggio per tornare dove sono ora (la
perchè aereo, inconsistente cfr. la n. 69. ; dove=dove, come in molti altri luoghi),
80. tre ecc.: « Ter conatus ibi collo cioè in questo luogo di salute, altra
dare bracchia circum, Ter frustra coin- volta, cioè dopo la mia morte.
prensa uianus effugit imago, Par levibus 93. a te com'è ecc. perchè mai arrivi
:
ventis volucrique simillima somno » ; soltanto ora nel Purg., essendo morto già
Yirg., Aen. VI, 700 sgg. - « Nell'In- da parecchio tempo? Come mai perdesti
ferno non aveva tentato d'abbracciar un tempo tanto prezioso per ire a farti
ombre; ma V., ombra anch'esso, l'ave- bella? AL: com'era tanta terra tolta:
va portato in ispalla. Or perchè que- cioè, come mai ti era impedita, sino a
sta differenza di V., di Bocca al qua- poco fa, sì gran terra e maravigliosa,
le e' strappa i capegli, e dell'Argenti quanto è questa di Purg.? L'-àn. Fior.
ch'ei respinge nel fango, da Casella e conosce le due lezioni e non sa decidersi.
dagli altri ? Forse perchè qui, come piti Ma la lez. primitiva par quella da noi
pure, le ombre son meno gravate della adottata. Moore, Grit., 373 sg. Circa le
mole terrena, hanno più. sottili apparen- possibili ragioni del ritardo di Casella,
ze. Matelda però trae Dante e Stazio cfr. Bull. XVI, 146; XVII, 233 XXIII, ;
per l'onda di Lete, é Virgilio con Sor- 38 ma sono tutte ragioni congetturali. Xei
delio s'abbracciano. Il Poeta, a quel che vv. 94 sgg. a Casella sono messe in bocca
pare, fa l'ombre de' non probi (?) ora pal- parole che paiono intese a dichiarar mi-
pabili, ora no, come Cristo risorto: l'om- steriose, impenetrabili tali ragioni, pur
bre de' dannati, palpabili sempre »; Tom. essendo esse di certo giuste, avendo ra-
82. mi dipinsi «Lo viso mostra lo co-
: dice nella volontà di Dio. Se non che
lor del core, Che, tramortendo, ovunque Casella non pure ha aspettato perchè
può s'appoia»; Vita Nuova, § 15. respinto dall'Angelo nocchiero, ministro
83. sorrise della mia maraviglia. - si
: della giustizia divina, ma ha tardato al-
ritrasse: si tirò indietro. tri tremesi (vv. 28 sgg.), quantunque
84. mi pinsi: mi spinsi, Purg. cfr. ormai l'Angelo accogliesse nel vasello
XII, 126; mi avanzai accostandomi a lei. chiunque ci voleva entrare. Come mai ?
85. posasse posassi, mi fermassi senza
: Certo ci furono per D. « due spinte ef-
ripetere il vano tentativo d'abbracciarla. ficaci: la suggestione dell'Eneide [dov'è
86. allor dalla voce e dal tono soave.
: l'episodio di Talinuro non tragittato da
89. nel mortai corpo quando vivevo. : Caronte, perchè il suo corpo è rimasto
-sciolta: anima separata dal corpo. insepolto, III, 201 sgg., V, 835 sgg.; e
perchè vai l
90. perchè fai questo
: cfr. anche VI, 316 e 229, dove si parla
viaggio, che suol farsi solo da' morti? dell'anime che Caronte respinge e devono
91-92. per tornar ecc. faccio questo : restare più o men lungamente di qua
[antip. isoletta] PURG. II. 94-112 [casella] 337
9i Ed elli a me
« Nessun m' è fatto oltraggio,:
dall'Acheronte] e l'utilità di essa a ren- propria alla tua nuova condizione (cfr.
der possibile 1' episodio di Casella, morto Purg. I, 85-90) non ti priva della memo-
da più tempo»; D'Ovidio, N. St. I, 388 ria dell' arte tua, o non ti vieta in tale
e cfr. Pìstelli, o. e., 33 sg. condizione di usarne.
94. oltraggio torto. : 108. quetar: «la musica trae a sé gli
95. quei ecc. l'angelo nocchiero. -le-
: spiriti umani, che sono quasi principal-
va: prende le anime per portarle al Purg. mente vapori del cuore, sicché quasi ces-
96. più Tolte: « erano passati più mesi sano da ogni operazione sì è l'anima in-
;
ch'egli era morto » An. Fior. ; tera quando l'ode, e la virtù di tutti (gli
97. giusto Toler divino. - suo del-
: : spiriti) quasi corre allo spirito sensibile
l'angelo. L'angelo vuole ciò che vuol Dio. che riceve il suono»; Gonv. II, 14. Il
98. veramente: nondimeno, per altro. JBocc. nella Vita di D. « Sommamente
:
-da era
tre mesi: dal natale 1299, in cui si dilettò in suoni e in canti nella sua
cominciato il Giubileo di Bonifacio VILI, giovanezza; e a ciascuno che a que' tem-
secondo la cui Bolla anche le anime dei pi era ottimo cantatore o sonatore, fu
defunti partecipavano per modum suf- amico ed ebbe sua usanza, e assai cose,
fraga alle indulgenze del Giubileo cfr. ; da questo diletto tirato, compose, le quali
Boehmer, Corp.jur. ean. II, 1192. Baur, di piacevole e maestrevole nota a que-
Kirchengesch. Ili, 446 sg. sti cotali facea rivestire. »
99. con tutta pace senza opporre al- : 109. di ciò: del tuo canto amoroso.
cuna difficoltà. 110. con la sua persona ecc.: '
perso-
100. era.... yòlto : stava attendendo na è il corpo, che con la sua gravità
'
cominciò
dolcemente, egli ailor sì
che la dolcezza ancor dentro mi suona.
115 Lo mio maestro e io e quella gente
ch'eran con Ini, parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente.
118 Noi eravam tutti fissi ed attenti
alle sue note ed ecco il veglio onesto, ;
4
vivio. Affermano antichi commentatori scorza v. Vocab. Qui è detto dell' in-
'
;
che Casella stesso l' aveva messa in tegumento del peccato. « Expoliantes
musica. vos veterem hominem cum actibus eius,
114. ancor cfr. Par. XXIII, 128 sg.
: : et induentes novum, eum qui renovatur
« .... cantando sì dolce, Che mai da me in agnitionem secundum imaginem eius
non si partì il diletto ». qui creavit illum »; Coloss. Ili, 9-10.
115. quella gente : gli spiriti or ora ar- 123. esser non lascia ecc. non vi con-
:
rivati insieme con Casella ; cfr. v. 45. sente di avere la visione di Dio. « Ini-
117. come a ecc. come se a nessuno
: quitates vestrse diviserunt inter vos et
stesse a cuore altro che ascoltare e gu- Deuin vestrum, et peccata vostra abscon-
stare il dolce canto. Le anime dimenti- derunt faciem eius a vobis ne exaudi-
cano d' ire a farsi belle; i P. il loro viag- ret »; Isaia, LIX, 2.
gio. Cfr. il passo del Conv. nella n. 108. 124-129. Come ecc.: costr. e intendi:
V. 118-133. Hiapparizione di Ca- come i colombi, adunati alla pastura,
tone. Mentre tutti sono intenti al canto mentre stanno beccando granelli di bia-
di Casella, riappare d'improvviso Cato- da o di loglio, queti, senza roteare, nò
ne, che rampogna severamente le anime mormorare, né incedere pettoruti e, si
del loro indugiarsi e le stimola ad affret- direbbe, superbi (come sogliono quando
tarsi alla parificazione per il che subito ;
non beccano), se appare cosa che li spa-
tutte si sparpagliano rapidamente av- venti, lasciano subito il cibo (esca) per-
viandosi, senza precisa direzione, verso chè sono presi e dominati tutti dal desi-
il monte. Altrettanto fanno D. e il suo derio (cura) di mettersi in salvo desi-
maestro. derio maggiore, più forte che quello del
118. erayam: così molti codd. e comm. cibo; così ecc.
Ma anche molti e autorevoli codd.: an- 130. masnada: famiglia. Masnada, pro-
davamo cfr. Moore, Orit., 375. priamente la famiglia di un manso o po-
119. il veglio: Catone. - onesto: pieno dere, concesso da un signore, non aveva
di dignità; cfr. Purg. I, 42. anticamente il senso odioso che ha og-
122. Correte « Festinate, viri
: nam ; gidì; cfr. Inf. XV, 41. - fresca: da poco
quaì tam sera moratur Segnities? »; Virg., arrivata, la nuova gente, v. 58.
Aen. II, 373 sg. lo scoglio nel senso di : 131. la costa: l'erta del monte.
;»/.'.*.» •- ,:
-,--
[
ANTIP. isolbtta] Puhg. II. 132-133 - III. 1-7 [dante e virg.] 339
CANTO TERZO
ANTIPURGATORIO ISOLETTA :
IL RE MANFREDI
V. 1-33. Corpi che non fanno om- coi tormenti esterni, quanto coli 'interno
tra. Mentre i P. vanno verso il monte, dolore per i peccati commessi : cfr. In/.
V. mostra di sentire rimorso per il breve XXX, 70.
indugio. Splende il sole o D., vedendo
; 4. mi ristrinsi mi accostai di più. -
:
dinanzi a sé la sola sua ombra, si volge compagna V., mia fedele compagnia.
:
per timore che V. lo abbia abbandonato. Per Compagna compagnia cfr. In/.=
Il maestro pronto lo istruisce sulla na- XXVI, 101. Purg. XXIII, 127.
tura dei corpi che Dio concede alle anime 5. corso per quella piaggia a
: me igno-
dei morti. ta. Come gli spiriti, D. e V., dopo la
Avvegna ecc.: sebbene per i rim-
1-3. rampogna di Catone, corrono ; cfr. v. 10.
proveri di Catone gli spiriti si fossero di- 7. da sé: indipendentemente dai rim-
spersi per la campagna dell' isoletta di- proveri di Catone, Purg. II, 120 sgg.,
monte della purgazione, io invece
retti al fatti non ai P., ma ai soli spiriti. -ri-
mi accostai più presso a V. - subitana : morso per il breve indugio (Purg. II,
:
repentina; cfr. Purg. II, 124 sgg. -ra- 115 sgg.), da lui tollerato e gradito, con-
gion la divina giustizia. AL: La ragione
: tro il rigido dovere di guida e di mae-
umana. - ne fruga ci punge non tanto
: stro, per gustare il canto di Casella.
340 [AN11P. ISOLETTA] PURG. III. 8-24 [CORPI SKNZ* OM
lo
Quando li piedi suoi lasciar la fretta,
che l'onestade ad ogni atto dismaga,
la mente mia, che prima era ristretta,
18 lo intento raliargò, sì come vaga;
8. dignitosa e netta: che per serbare giava dietro » Nociti. - roggio rosso ;
; :
tutta la sua dignità si mantiene pura da Inf. XI, 73. Era rosso come suol es-
colpe. sere al primo suo levarsi sull' orizzonte.
9. amaro morso « la rimorsione del
: È passata circa un'ora dal sorgere del
peccato è riprender sé medesimo del pec- sole cfr. Della Valle, Senso, 38 sg.
;
cato fatto, e dolersi d'averlo fatto»; Buti. 17-18. rotto: dall'ombra. - alla figura:
10. Quando ecc.: quando V. ebbe ral- « Lo sole mi era rotto dinanzi con figura
lentato il passo e ripresa la normale an- simile alla figura che l'appoggio de' suoi
datura; cfr. la n. al v. 5. raggi aveva in me »; Biag.-, ma anzi-
- dismaga
11. l'onestate: la dignità. : ché in questo modo, eh' è stiracchiato e
toglie. Cfr. Purg. XIX, 29 e XXVII contorto, è più semplice intendere figu- '
superbo si diletta dello svariato anda- era sotto davanti alla mia persona, per-
re 1' uomo disonesto nell' andare si mo-
; chè aveva in me 1' appoggio de' suoi
stra » Bart. da S. Conc, Amm. VII,
; raggi, cioè 1' ostacolo che impediva ai
I, 5, 16, 18. raggi di spingersi ed illuminare più ol-
12. ristretta tutta raccolta in un solo
: tre ». Bull., XXV, 58. Così intesero an-
pensiero, cioè di Casella e de' rimproveri che Benv. e Buti.
di Catone e a ristretta corrisponde egre-
;
19-21. mi volsi ecc. vede solo l' om- :
giamente il rallargò del verso seguente. bra sua e non riflettendo lì per lì che
;
Cfr. Purg. XVII, 22 e Par. VII, 52. V. è spirito, opperò non fa ombra, teme
13. lo intento raliargò: riprese a pen- che Maestro lo abbia abbandonato,
il
sare ad altre cose, cioè al luogo, agli abi- e volge istintivamente a destra per
si
tatori ed al viaggio, desiderosa {vaga) di vedere se ancora l' amorosa guida gli
vedere e conoscere nuove cose e persone. sia vicina. »
14. diedi ecc.: alzai gli occhi al monte. 22. conforto Virgilio; cfr. Purg. IX,
:
15. si dislaga: si alza di mezzo al gran 43. - pur diffidi seguiti a diffidare.
:
lago, al mare, più alto di qualsiasi altro 23. tutto rivolto rivoltosi a me con :
monte; cfr. Par. XXVI, 139. tutta la sua persona, per farmi certo che
16. dietro: alle nostre spalle. «Il sole non mi aveva abbandonato. È atto di
in Purgatorio spunta in Gade. Dante amorosa, paterna premura ; cfr. Inf,
camminava verso il Gange che a
ivi è XXIX, 100.
ponente. Ecco perchè il sole gli fiammeg- 24. me teco : ch'io sia ancora teco.
[ANTIP. ISOLBTTA] PURO. III. 25-37 |V UMANA RAGIONE] 341
25. Vespero : « supposto che il tempo sunt iudicia eius et investigabiles vise
del vespero sia un'ora prima del tra- eius » Bom. XI, 33.
! ;
40
e disiar vedeste sanza frutto
tai, che sarebbe lor disio quotato,
eli' eternai mente è dato lor per lutto:
43 io dico d'Aristotile e di Plato
e di molt' altri » ; e qui chinò la fronte,
non disse, e rimase turbato.
e più
40 Noi divenimmo intanto a pie del monte :
et scientiam acquisitam cognoscere di- 49. Lerici antico castello sulla costa
:
vinitatem et ordinem illius in creaturis, tirrenica, ad un' estremità del golfo della
certe maxime novissent hsec et alia an- Spezia, presso la destra del fiume Ma-
tiqui excellentissimi philosophi sed nos; gra. - Turbìa villaggio nel territorio di
:
videmus quod Aristoteles et Plato, qui Nizza a poca distanza dalla costa. Il
noverunt plus cseteris illud quod sciri tratto di j>aese che si estende tra Lerici
potest per intellectum humanum, non e Turbìa (riviera ligure) è coperto di
noverunt omnia etiam in puris natura- monti aspri e scoscesi, e ai tempi di D.
libus, et multo minus in divinis, quia il camminare per tali monti era certa-
non intellexerunt creationem, non incar- mente, per difetto di vie, difficilissimo,
nationem, non resurrectionCm » JBenv. ; se il P. ne trasse questo paragone; cfr.
43. Aristotile: cfr. Inf. IV, 131. - Pla- Bass., 346 sg.
to Platone cfr. Inf. IV, 134.
: ; 51. verso in : confronto, come Inf.
45. turbato ricordandosi ch'egli stes-
: XXXIV, 59. Purg. VI, 142 ; XXYILT,
so è uno dei molti altri, si turba e tace 30. - quella: roccia erta. - agevole ed
e china pensoso la fronte. aperta: comoda a salire perchè di gra-
V. 46-102. Schiera di anime. Arri- dini regolari e non alti, e larga.
vati appiè dell' erta montagna, i P., ve- 52. chi sa: V. per il Purg. non è an-
dendo impossibile il montare su quel ri- cora stato. - da qual man se a destra :
pidissimo pendio, sostano incerti. Ve- o a sinistra. - cala: scende men ripida.
ANTIP. ISOLETTA] Purg. in. 54-76 [schiera di anime] 343
58-59. gente d'anime: schiera di ani- 1° quanto egli e V. erano già andati,
me sono le anime che uscirono dal
: quando furono dalle anime osservati 2° ;
corpo riconciliate con Dio, ma non colla quanto le anime in quel momento erano
Chiesa; cfr. v. 136 sgg. ancor lontane da loro. - quanto « quan- :
e quel fare franchi e sicuri che son pro- zia di Dio. - già.... eletti: all'eterna sa-
prii di chi si sente finalmente libero da lute; cfr. Inf. I, 120.
un' incertezza penosa. 74-75. per quella pace: vi prego per
65. in là: verso quelle anime che ven- la pace eterna, per la eterna beatitudi-
gono tanto lente, che perderemmo gran ne, che tutti aspettate. Cfr. Purg. V, 61.
tempo, fermandoci qui ad aspettarle. 76. giace: cala, v. 52, è meno erta, e
314 [ANTir. isoletta] Purg. ni. 77-9-1 [SGHIKRA ,
valore. « Tutte le nostre brighe, se bene verso di noi. - la testa: la prima linea,
venimo a cercare li loro principii, pro- i primi di quella schiera.
cedono quasi dal non conoscere 1' uso 86. mandria gregge voce biblica, Gè-
: ;
del tempo»; Con. IV, 2. Cfr. Virg., Aen. rem. XIII, 17. Lue. XII, 32. Giov. X,
X, 467 sg. 1-18. Atti XX, 28. I Petr. V, 2, 3, ecc.
79. chiuso: luogo circondato e serra- Paragona il P. le anime a pecore, così
to. « Chiuso nel Valdarno significa uno come Cristo chiamò sue pecore i suoi
spazio cinto di palizzata, ove si tiene fedeli. (Giov. X, 3, 4, 15, ecc.); epperò è
raccolto a cielo scoperto il bestiame, e mandria la compagna di esse anime. -
giaccio chiamano l' area del chiuso » ;
fortunata: cfr. Purg. II, 74. - allotta:
Caverni. allora.
81. atterrando ecc.: abbassando e ac- 87. pudica : cfr. semplici e quete del v.
costando alla terra, ecc. 84. - onesta: dignitosamente>composta.
82. l'altre fanno « se una pecora
: si 88. color dinanzi i primi, la testa, v.
:
te che il pastore, piangendo e gridando, 93. non sappiendo il perchè erano die- :
colle braccia e col petto dinanzi si para- tro,- e per questo non avendo potuto ve-
va » Conv. I, 11.
; dere l'ombra del corpo di D., non capi-
83. addossandosi « Concurrunt, hseret
: vano il perchè di quella fermata. - fenno
pede pes densusque viro vir » Virg., ; altrettanto: cioè si fermarono anch'esse
Aen. X, 361. - « Densum humeris bibit e si ritirarono un po' indietro, appunto
aure vulgus » Rorat., Od. II, xm, 32.
; come le pecorelle dei vv.* 82-84.
[antip. isoletta] Puro. ih. 95-106 [MANFREDI] 345
con attenzione e gli dichiara che non lo molto di ricchezze e in podere per mare
conosce; e quei si manifesta, pregando e per terra. »
il P. di annunziare a sua figlia che egli 104. così andando: senza fermarti e
è in luogo di salvazione, e di esortarla perdere tempo.
a pregare per lui. È il re Manfredi, figlio 105. di là nel mondo. - unque lat. un-
: :
naturale, ma poi legittimato, dell'impe- quanti, mai. D., nato un anno prima della
ratore Federigo II e di Bianca, figlia del morte di Manfredi, non poteva natural-
conte Bonifacio Lancia, nato in Sicilia mente averlo mai veduto. ~Nè la finzione
nel 1231, morto nella battaglia di Bene- poetica vorrà dire, o che D. sembrasse
vento il 26 febbraio 1266. D. lo ricorda assai più vecchio che non fosse, o che
con lode anche altrove, De Vulg. El. Manfredi si scordasse di essere morto
I, 12 « illustres heroes Federicus Ce-
: già da 34 anni; bensì che la distanza
sar et benegenitus eius Manfredus, no- (così S. Ferrari in Lect. Dantis, 21 sg.)
bilitatem ac rectitudinem sue forme pan- « tra i due poeti e la schiera d' anime
dentes, donec fortuna permansit, hu- dovè trarre in inganno Manfredi, o che
mana secuti sunt, brutalia dedignantes : il poeta era al riparo di Y. Il fatto
propter quod corde nobiles atque gra- sta che Manfredi non aveva prima ba-
tiarum dotati inherere tantorum prin- dato a D. »; il quale, del resto, quando
cipimi maiestati conati sunt. » Di lui Manfredi gli parla, ha a lui volte le
Q. Vili. VI, 46: « Il re Manfredi fu nato spalle, e per osservarlo si volge, v. 106.
346 [antip. isolktta] Pukg. ih. 107-120 [MANFREDI]
109. disdetto: ebbi negato di averlo che accenna a' suoi nipoti che tennero la
mai veduto. Disdire nel senso di negare Sicilia contro gli Angioini. Altri vogliono
usò D. anche in Conv. IV, 8 « disdire : che D. intenda del giovinetto Alfonso;
l' uomo
sé essere del tutto mortale, è ne- altri della conquista di Pietro d'Arago-
gare, propriamente parlando. » na, che fece salire il regno in onore, ma,
111. piaga: l'altra delle due punte di questa, Costanza non fu la genitrice ;
« Perchè fu figliuolo naturale, non volle eh' io, morto scomunicato, sia dannato.
tórre il sopranome del padre, ma fassi 118-119. rotta ecc. ferito il corpo di
:
nipote di sua ava » ; Lan. due ferite (punte) mortali; cfr. v. 108-111.
114. riedi ritorni nel mondo de' vi-
: 120. quei che volentier perdona : cfr.
venti. Isaia XLV, 22. Ezech. XXXIII, 11.
115-116. figlia ecc. si chiamava essa pu-
: V. 121-135.La misericordia divina
re Costanza e fu l'ultima del sangue degli e la scomunica. Confessa Manfredi di
Svevi, come l'ava di Manfredi fu l'ulti- essere stato gran peccatore; ma l'im-
ma del sangue dei Normanni. Costanza, mensa bontà di Dio accoglie chiunque,
figlia di Manfredi, fu moglie di Pietro III pentito, a lei si rivolge. « I sacerdoti »
re d'Aragona e di Sicilia, dal quale ebbe dice M. « mi maledissero e dispersero le
tre figli: Alfonso, morto giovane nel 1291, mie ossa; ma la loro maledizione non
Federigo che fu poi re di Sicilia, e Ia- può impedire che Dio amorosamente per-
copo che successe al padre nel regno doni al peccatore prima ch'ei muoia».
[ANTIP. ISOLBTTA] Purg. in. 121-135 [MANFREDI] 347
121. Qrribil: cfr. il passo del Villani oggi Garigliano, nella Campania. Altri,
riportato nella n. ai vv. 103-120. non bene, intesero d' un ruscello che
124. pastor di Cosenza: Bartolommeo sbocca nel Tronto in vicinanza di Asco-
Pignatelli, cardinale e arcivescovo di Co- li; altri del piccolo Canneto, o Marino,
senza dal 1254 al 1266, o forse, il sno o S. Magno; ma cfr. Par. VIII, 63;
successore, se il disseppellimento delle Bass. 269 sg.
ossa di Manfredi non era avvenuto an- 132. a lume spento: «Candelis extinctis
cora, quando già il Pignatelli era dive- et campanis pulsatis more Ecclesia^ dic-
nuto vescovo di Messina. Manfredi fu tus Episcopus dieta ossa tamquam hasre-
sepolto « appiè del ponte di Benevento, tici anathematizati fecit proici iuxta
e sopra la sua fossa per ciascuno del- flumen Verdi » ; Petr. Dani.
l'oste gittatauna pietra; onde si fece 133. lor: dei pastori: per le scomu-
grande mora di sassi. Ma per alcuni si niche ecclesiastiche non si perde il di-
disse, che poi per mandato del papa il vino amore in modo tale da non poterlo
vescovo di Cosenza il trasse di quella mai più ricuperare. «La scomunicazione
sepoltura, e mandollo fuori del regno, dà pur pene temporali, non altro; non
ch'era terra di Chiesa, e fu sepolto lungo lega a ninferno, e non ti può tórre Para-
il fiume del Verde a' confini del Regno diso »; Fra Giord., Fred., ed. Manni, p. 3.
e di Campagna » G. Vili. Vili, 9.
; 135. ha fior del verde: verdeggia an-
125. per da. - Clemente Clemente IV.
: : cora un poco, mentre l'uomo vive ed
126. in Dio nella parola di Dio. - fac-
: ha ancora tempo di convertirsi a Dio.
cia: quella pagina del Vangelo, ove si Fior vale qui, come anche Inf. XXV, 144
legge che la bontà divina prende chi si e XXXIV, 26 un poco, alcun che '.
'
rivolge a lei; « eum qui venit ad me, V. 136-145. Pena dei contumaci,
non eiciam foras»; Johan. VI, 37. « Ecclesia exeomunicationem ad mede-
128. in co: in capo; cfr. Inf. XX, 76. lam, non ad iudicium inducit», insegna-
129. grave mora la « grande mora di
: rono i teologi. Ma se la scomunica non
sassi » di che parla il Villani. Mora è un priva della grazia, non per ciò, secondo
mucchio di pietre (spagn. moron sca- = D., i contumaci hanno, anche se perdo-
rico di sassi); cfr. Diez, W'òrt. I 3 , 281. nati in extremis da Dio, a restare impu-
La voce mora è « di uso appresso
Se- i niti. Per l'audacia che mostrarono contro
nesi » Fan/. Cfr. Caverni, Voci e modi,
; la Chiesa, indugiano l'entrata nel Purg.
83 e Bass., p. 267. restando a piò della montagna (v. 138),
130. le bagna: dunque insepolte. per un periodo che dura trenta volte il
131. fuor fuori dei confini del regno
: tempo che han passato in loro presun-
di Napoli segnati dal Liri e dal Tronto. - zione ma le preghiere dei vivi possono
;
Su quel che da V. derivò Dante nell' epi- istato di salvazione. - divieto la proibi-:
sodio di Manfredi, vedasi D'Ov., N. St. zione di salire nel Purg. a cominciar col-
I, 391 sgg. Questi giustamente osserva la pena la purificazione, prima che sia
che «l'episodio di Manfredi appar sì trascorso il tempo decretato dalla divi-
spontaneo; è così bene organato in sé, na giustizia, se questo « più corto per
così pieno d' ispirazioni storiche e poli- buon preghi non diventi. »
tiche, così passionato, sembra così d'un 145. qui in Purg. si guadagna molto
:
getto, che l'additarne le scaturigini la- per le preghiere de' viventi cfr. Purg.
:
tine pare una profanazione, una pedan- IV, 133-134; VI, 26 sg., ecc. « Suffragia
teria » ma D. « s' era reso così familiari
; vivorum mortuis dupliciter prosunt, si-
e così trasformate in succo e in sangue cut et vivis, et propter charitatis unio-
le reminiscenze letterarie, da esser que- nem, et propter intentionem in eos di-
ste tanto vive nel suo animo quanto rectam. Non tamen sic eis valere cre-
le impressioni della realtà, i ricordi della denda sunt vivorum suffragia, ut status
vita, le passioni contemporanee, i rim- eorum mutetur de miseria ad felicitatela
pianti o i rancori pei grandi uomini o vel e converso sed valent ad diminutio-
;
pei grandi fatti della storia, le fervide nempoencevel aliquid huiu smodi, quod
speranze dell' avvenire. » statum mortui non trasmutat » Thom. ;
CANTO QUARTO
ANTIPURGATORIO
BALZO PRIMO: NEGLIGENTI
(Stanno nell'Antipurgatorio tanto tempo, quanto vissero sulla terra)
BELACQUA
10
ch'altra potenza è quella che l'ascolta,
già passate più che 3 ore dalla levata IV, 7. - comprenda riceva in sé provan-
:
del sole, e i P. sono arrivati al punto done le forti impressioni, -ad essa: virtù.
ove si apre il sentiero che dal piano del- - si raccoglie concentra tutta sé stessa.
:
l' isoletta sale al 1° balzo, punto che gli 5-6. quello error ecc.: de' Platonici,
spiriti indicano loro con grido unanime. che insegnano l'anima umana essere tri-
dilettanze: diletti, piaceri; voce
1-4. plice: vegetativa, sensitiva ed intellet-
antiquata. Il senso del passo è Quando : tiva (cfr. Aristot., De An. Ili), e dei Ma-
per effetto di alcuna piacevole o dolo- nichei, che ammettevano l' esistenza di
rosa impressione che operi sopra una due anime. Onde 1' 8° concilio ecume-
delle facoltà dell'anima, l'anima stessa nico, can. XI « Apparet quosdam in
:
tenza è quella che avverte il tempo mettendo quel luogo verso mattina e in
(V ascolta), e altra è quella a cui s' è rac- linea retta tra il punto dove approdano
colta V anima intera l' anima è legata a
: le anime e la porta del Purg. Stando
quel vedere e a quell'udire (v. 7), e non cosi le cose, i P., scostandosi dalla linea
presta quindi ascolto alla potenza che da oriente a ponente circa mezzo miglio
avverte il tempo questa potenza opera
;
verso mezzodì, rifanno poscia altrettanto
sciolta dall' anima e non è quindi avver- cammino, ma un poco più in alto, insieme
tita da essa » Barbi, in Bull. XII, 270
; alle anime, nella direzione di nord. Sa-
e cfr. Parodi, Bull. XXIII, 39. Scrive lito faticosamente un tratto dell'erta, i P.
Ristoro d'Arezzo II, 1 « stando uomo : arrivano ad un balzo, dove si mettono a
attento a udire non vede e se 1' uomo ;
riposare e ad orientarsi, colla faccia volta
mira ben fiso come '1 dipintore, suona a levante »; Agnelli, Top.-Cron., 82 sg.
la campana e non l' ode, e non se ne ad- 19-20. aperta: apertura nelle siepi. -
dae ». Cfr. A. Bertoldi, Il Canto di Be- imprima: tura con pruni. - forcatella:
lacqua, in Giorn. dant., XV, 6. piccola forcata. - spine: cfr. Prov. XV, 19.
14. spirto: Manfredi. - ammirando: 21. imbruna incomincia a farsi bruna,
:
stesso nome. Nel medio evo su questa era ché V. è conduttore di D., non di qual-
un forte castello che dominava il circo- siasi uomo. Cfr. Parodi, Bull. XXIII, 40.
stante paese ed ebbe proprii signori ora : Il senso dunque è condotto, tirato die-
:
'
non appare vestigio del castello, ma solo tro a colui, V., che mi dava speranza
un nudo immenso sasso, detto Pietra di e mi era guida '.
Bismantova, che ergesi sopra tutti i 30. facea lume « Lucerna pedibus
:
monti vicini; cfr. Bass., 197 sgg. -Cac- meis verbum tuum, et lumen semitis
cume è nei « Monti Lepini che corrono
: meis»; Psal. CXVIII, 105.
fra il Sacco e le paludi Pontine da U.-O. 31-32. sasso rotto viottolo scavato nel
:
a S.-E. circa tre ore a S.-O. di Prosi- sasso. - lo stremo: le sponde di quel
none ». AL: in cacume o e in cacume: cavo sentiero, sì stretto, che i P. toc-
proprio sulla vetta. Cfr. Bass., p. 621 cavano le sponde, e sì erto, che dove-
sgg.; Bossi in Bull. V, 41 sgg. e VI, 219 ;
vano arrampicarsi con mani e piedi.
B'Ov., St., 5G3 sgg. irBertoldi, o. e, 34. orlo supremo: « Per orlo supre-
è toraato col Bassermann e col Torraca, mo, di sopra, devesi intendere la circon-
alla lez. cacume ma le ragioni in favor
; ferenza del piano parallelo a quel della
di Caccume ci paiono pur sempre così base, che sarebbe l'orlo inferiore o di
forti, che conserviamo tale lezione. sotto. Chiama poi alta ripa l' imbasa-
27. con esso i pie: senz'altro aiuto mento della montagna che s' eleva un
che dei piedi. - voli « questo poggio : buon tratto perpendicolarmente sul pia-
primo a volerlo salire, conviene che uo- no, quasi un gran muro, e in capo al quale
mo abbi ali, idest delle virtù»; in. Fior. i P. son giunti per un'incavatura noi
28. ali « colla fede et colla speranza,
: masso alquanto inclinata » ; Br. B.
che sono l' ali che portono i virtuosi et 35. scoperta piaggia: il pendio della
fedeli » An. Fior.
; montagna, coperto
'
per essi, mentre
'
salendo via via dietro a ine. - saggia : V. spiega che questo avviene, perchè
gli
che sappia dirci la via da prendere. si trovano nell' emisfero australe. D.,
40. Lo sommo ecc.: la sommità del grato, dichiara di aver ottimamente com-
monte era tanto alta, che l'occhio non preso la lucida spiegazione,
arrivava a discernerla; cfr. v. 86 sg. 53. ond[e]: dalla quale parte.
41. costa : fianco del monte. - super- 54. suole ecc.: il riguardare la via per-
ba: erta, ritta; cfr. Inf. XXI, 34. corsa suole dilettare e incoraggiare il
42. che da mezzo ecc. la costa era: viaggiatore. « Fatta la fatica dello stu-
assai più ripida che una lista la quale dio e della virtù, giova poi riguardare
da mezzo quadrante vada al centro, la via percorsa » Tom. - « State super
;
CO. ove ecc.: mentre di quadaltrop. luoghi hanno un solo orizzonte e diversi
del Cancro il sole si avanza tra noi e emisferi, ossia sono antipodi l'uno al-
Austro. « Ad noe etiam dictus poeta l'altro. Ma
queste condizioni non basta-
Lnoanus (Phars. IX, 538 sg.) Et Ubi, : no alla detta veduta, perchè se i due
qucecumqus es Libyco gens igne direrata luoghi fossero dentro i due Tropici o
in Noton umbra cadit, quee nobis exit nel giro dell'eclittica, potrebbero essere
in Arcton » Fetr. Dant.
; antipodi, senza che l'uno vedesse il sole
61. Castore e Polluce i Dioscuri, figli : sempre dalla parte del Nord, e l'altro
di Giove e di Leda qui la costella-
;
= da quella del Sud. Bisogna dunque che
zione dei Gemini. siano anche fuori dei Tropici o dell'e-
62. specchio il sole, :detto specchio, clittica. D. non esprime una tale con-
perchè «riflette a noi la luce della in- dizione, ma la sottintende, supponendo
telligenza angelica che lo muove » Ber- ; che il lettore sappia che Gerusalemme
toldi, o. e, 20 sg.; e cfr. Gonv. ITI, 14. è di qua dal Trop. del Cancro ed il
63. conduce rischiara a vicenda l'uno
: Purg. di là dal Trop. del Capricorno.
e l'altro emisfero. Se il sole, o la parte Cfr. Della Valle, Senso ft 40 sg.
rosseggiante dello Zodiaco dov' è il sole, 68. raccolto in te stesso con interno
: ;
al polo Nord, perchè il segno dei Ge- pure l'Ariosto fuor di rima, Ori. Fur.,
melli è più a Nord dell' Ariete, dove al- XXXI, 22.
lora era il sole. « In sostanza V. ha vo- 71. strada : il cammino annuo del sole,
luto dire se fossimo a giugno, tu ve-
: cioè l'eclittica. I). vuol dire che l'eclit-
dresti il sole anche più lontano da te a tica va da un fianco al monte del Pur-
sinistra» ; Andr. gatorio (a costui, v. 73), e dal fianco
AL: veder est i. -rubeccliio
64. vedresti: : opposto al monte Sion (a colui, v. 74).
rosseggiante (lat. rubeus) cfr. Virg., ; E difatto l'annuo cammino del sole, va
Georg. I, 234 sg. Così i più. Altri dicono per noi da sinistra a destra, e pei nostri
che qui rubeccliio è sostantivo e signi- antipodi da destra a sinistra, come pro-
fica rota dentata di mulino sicché Zo- ; cedono appunto i segni dello Zodiaco ;
diaco rubecchio significherebbe ruota zo- cfr. Della Valle, Senso. 43.
diacale. 72. mal per lui, cfr. Inf. IX, 54. Ho-
:
66. cammin : l'eclittica, suo corso abi- rat., Od. IV, vi, 14. Al.: che mai non;
tuale. che male seppe, lezioni che si devono al-
67. Come ecc.: J). vuol qui mostrare l'ignoranza dei copisti cfr. Moore, Crit.,
;
perchè nel Purg. si vegg-a procedere 376 sg. - carreggiar percorrere col carro
:
il sole a sinistra, dalla parte di setten- di suo padre, il Sole. - Fetòn circa l'ac- :
lungano nel latino, o per natura o per verno è nei nostri climi, il Sole si trova
posizione, la penultima sillaba dei casi di là dall' Equatore nel Tropico di Ca-
obliqui, avessero il nominativo ossi to- pricorno, o vicino a questo Tropico on- ;
75. ben chiaro bada: sta attento in 1'Equatore rimane ancora tra il Sole e
modo da veder chiaramente tutto ciò. i nostri antipodi o anteci, che hanno
76. unquanco: mai sino ad ora; cfr. l'inverno. Cfr. Della Valle, Senso, 45 sg.
Parodi in Bull. Ili, 133. 82. per la ragion perchè il monte del
:
77-78. non yid'io ecc. sinora non in- : Purg. è antipode a Sion, v. 68 sgg. -
tesi mai così chiaramente cosa che prima quinci da questo monte. - parte scosta.
: :
mi paresse oltrepassare i limiti della mia 83. quanto :Al. quando. Con quanto
:
capacità mentale, come ora per i tuoi in- si viene a dire che gli Ebrei, allorché
segnamenti comprendo che 1' equatore è erano in Palestina, vedevano verso il
tanto distante, nella direzione del nord, Sud (la calda parte) l'Equatore lontano
dal Purg. quanto è da Sion, o Gerusa- tanto da loro, quanto è lontano, nella
lemme, nella direzione del sud. - man- direzione del nord, dal Purg. Si deter-
co: manchevole, insufficiente. mina così la precisa posizione dell' Equa-
79. mezzo cerchio Circulus medius
: : tore rispetto ai due luoghi antipodi. Con
4
mezzo cerchio in senso di equatore
'
la lez. quando D. non verrebbe a dire
occorre 2 volte anche in Conv. Ili, 5. - se non che l'Equatore si allontana dal
del moto superno del più alto (1' 8°) dei
: Purg. verso nord, mentre (= quando)
cieli che girano; del cielo stellato. gli Ebrei lo vedevano dalla parte di sud.
80. arte astronomia. « È da sapere
:
V. 85-96. Natura del sacro monte»
che ciascuno cielo, di sotto del Cristal- D. desidera di sapere quanto dovranno
lino, ha due poli fermi quanto a sé e lo ; ancora salire, essendo il monte tanto al-
nono gli ha fermi e fissi e non mutabili, to, che l'occhio suo non riesce a scor-
secondo alcuno rispetto e ciascuno, sì ; gerne la vetta, V. gli risponde che la
lo nono come gli altri, hanno un cer- montagna è tale, che il salire è faticoso
chio, che si puote chiamare equatore da principio, ma si fa poi via via sem-
del suo cielo proprio il quale egual-
; pre più facile. Sulle prime il salire è
mente in ciascuna parte della sua ri- grave, perchè l'anima è ancora aggra-
voluzione è rimoto dall'un polo e dal- vata dal peso delle sue colpe « Iniqui-:
l'altro, come può sensibilmente vedere tates mese supergressae sunt caput me-
chi volge un pomo, od altra cosa ton- um; et sicut onus grave gravata© sunt
da »; Conv. II, 4. super me »; Psal. XXXVII, 5. Ma a
81. sempre riman ecc.: Infatti, se l'in- misura che l' anima va di balzo in balzo
AN TIP. BALZO l] PURG. IV. 86-103 [IL SACRO MONTE] 355
quae tendit ad ccelum » Benv. ; citur sapiens. Di che l'Auttore gli ri-
'
90. fa male: affatica, dà molestia. spose Per certo, se per sedere si diven-
: •
91-92. soave ecc.: piacevole, dolce, sic- ta savio, niuno fu mai più savio di te. » '
ché il salire non ti costerà più alcuna Il Postili. Cass. dice che fu pigiassimo
fatica. Cfr. Par. I, 97-141. « in operibus mundi sicut in operibus ani-
93. aseconda: nel senso della corrente. ma3. » Benv. aggiunge che Belacqua « cum
95. riposar ecc.: riposarti dall'affanno magna cura sculpebat et incidebat colla
cagionato dal faticoso salire. et capita cithararum, et aliquando etiam
96. più perchè « io per me più oltre
: pulsabat. Ideo Dantes familiariter nove-
non discerno»; Purg. XXVII, 129. rat eum, quia delectatus est in sono ».
V. 97-126. Belacqua. Appena V. ha Il De Benedetti con documenti archivi-
finito la sua dichiarazione circa la na- stici ha potuto con molta probabilità
tura della montagna, s'ode a sinistra una identificare Belacqua con un tal Duccio
voce. Si volgono, e, veduto un gran pe- di Bonavia, fiorentino del popolo di San
trone nel punto di dove parca venuta Procolo, marito di una certa Lapa, vivo
la voce, vanno fin presso ad esso. Tra ancora il 2 luglio 1299; Bull. XIII,
una compagnia di negligenti, raccolti al- 252 sgg.
l'ombra dietro al petrone, sta Belacqua, 99. in prima avanti di arrivare lassù,
:
pigro nel mondo di là, come era stato dove riposerai il corpo stanco. - di-
nel mondo di qua. Di costui Lan. e Ott. stretta: necessità. Già in queste prime
non sanno nulla. An. Fior. « Questo : parole di Belacqua il tono è evidente-
Belacqua fu uno cittadino di Firenze, mente ironico.
artefice, et facea cotai colli di liuti e di 101. a mancina: a
sinistra.
chitarre, et era il più pigro uomo che 102. prima: di udir quella voce. Il petro-
l'osse mai; et si dice di lui, ch'egli ve- ne, ogran masso, era lì vicino; ma D. e
nia la mattina a bottega, et j)onevasi a V. non se n'erano accorti, perchè, arri-
sedere, et mai non si levava se non vati lassù, si erano volti a levante.
quando egli voleva ire a desinare et a 103. persone: anime di negligenti che
356 [anth\ balzo iJ Pukg. iv. 104-122 [BELACQUA]
notata soprattutto da ciò ch'è rilevato grande per un pari suo, d' alzare un po'
nel v. 108. tutto il capo. Sempre lo stesso poltrone !
108. giù: chino a terra tra le ginocchia. 119. Hai ecc. Belacqua continua il
:
124. oiuai: sapendoti salvo. buoni sospiri, quelli del pentimento, sino
125. quiritta: appunto qui; cfr. Purg. agli estremi della mia vita.
CVII, 86. 133. orazione: dei viventi; cfr. Purg.
126. usato nel mondo la tua vecchia
: ; Ili, 140 sgg.
joltroneria. - t'ha Al.: t'hai. - ripriso
: : 134. in grazia: nella grazia di Dio;
ipreso. Ti ha la pigrizia ripreso dacca- cfr. Epist. lacob. V, 16 : « Multum va-
>o, come ti ebbe nel mondo? let deprecatio justi ».
V. 127-139. I negligenti del primo 135. udita ascoltata, quindi esaudita.
:
ìdlzo. All'ultima dimanda di D., Be- « Scimus autem quia peccatores Deus
acqua risponde che tentar di salire il non audit, sed si qui Dei cultor est et
nonte nulla gli gioverebbe, dovendo i voiuntatem eius facit, hunc exaudit»;
tegligenti restare nell'Antipurg., prima Giov. IX, 31. Cfr. Giobbe XXVII, 9;
li passare alle pene purganti, per un XXXV, 13. Psalm. LXV, 18. Prov. XV,
empo uguale a quello passato nel mon- 29; XXVIII, 9. Isaia I, 15.
lo, se i suffragi dei vivi non abbreviino 137-139. Vienne: Al.: Vieni. -è tocco:
oro questo periodo d' aspettazione. « Annunziandosi con queste parole es-
127. Frate: fratello. - porta: giova. ser già l'ora del mezzogiorno, segue che
128. a' martìri : alle pene dei 7 cerchi. tutto quell'emisfero era rischiarato dai
129. uccel: l'angelo portiere, cfr.
l' raggi del sole; e però su tutto l'oppo-
\irg. IX, 78 sgg. Uccel o Augel hanno sto, che è quello di Gerusalemme, re-
lolla gran maggioranza dei codd. An. gnava la notte. Questa adunque aveva
?ior., Buti, Land., Teli., ecc. JSenv. e steso i suoi passi fino agli estremi con-
bltri, con pochi codd.: Pan gel. Dicono fini a occidente, segnati qui col regno
:he sedere non sia atto di uccello ma ; o città di Marocco, che occupava una
edere ha qui, come altrove, il senso di delle parti più occidentali di terra fer-
stare, avere il suo posto '. - porta: per ma, allora conosciute » Antonelli. -
;
CANTO QUINTO
ANTIPURGATORIO
BALZO SECONDO : NEGHITTOSI MORTI VIOLENTEMENTE
V. 1-21. Partenza dai negligenti. JSuti. - « Par che si muova in modo come
Mentre i allontanano da Belacqua
P. s' se vivo fosse dando, a cagion d' esem-
;
e da' suoi compagni, uno di questi si ac- pio, segno di gravezza col rumore che nel
corge, dall' ombra che la porsona di D. camminare facevano i piedi percotendo
produce, essere questi vivo, e ne esprime il suolo, diversamente da quello faces-
ad alta voce la sua maraviglia. D. si sero le ombre » ; Lomb.
volta indietro a guardare di che V. gli ; 8. vidile : vidi quelle ombre dalle quali
fa rimprovero, ed egli arrossisce. Cfr. eravamo già partiti.
Gerì. XIX, 17, 26. Lue. XVII, 32. 9.pur me, pur me ecc. soltanto me :
Virgilio, che era aereo, non faceva om- Preci., ed. Manni, p. 28 « E' sono come
bra, et in ciò apparea che era morto » ;
monti fermi immobili quelli che si con-
[ANTIP. BALZO 2] PURG. V. 15-29 [SCHIERA D ANIME] ?
359
fidano in Dio»; id.,ib.,p. 111. «Gli amici Due messaggeri. Ecco, po-
V. 22-42.
di Dio stanno fermi come monti e come una gente che procede cantando
co oltre,
colonna fermissima»; id., ib., p. 22. un salmo penitenziale. Sono anime di
« nie velut rupes, vastum quse prodit persone morte violentemente e pentitesi
in sequor, Obvia ventorum furiis expo- solo in punto di morte, escluse anch'esse
staque ponto, Vim cunctam atque minas dal vero Purg. per un certo tempo. Dal-
peri'ert caelique marisque, Ipsa immota l'ombra ch'egli fa, argomentano pur
nianens»; Virg., Aen., X, 693 sgg. - esse che D. è vivo; e, lasciato il can-
« Quemadmodum proiecti in altum sco- tare, prorompono in un grido di mara-
pali mare frangunt, ita sapientis animus viglia e si fermano, mentre due di essi
solidus est » Senec, De Oonst. 3. - « Il
;
corrono a mo' di messi incontro ai P.
cominciamento del canto è tirato un po'al- per chieder loro chi siano. V. risponde ai
la lunga, per farsi da Virgilio consigliare due anime che
di tornare e dire alle altre
la noncuranza delle dicerie » Tom. ; D. è ancora vivo; messi ritornano e i
perchè a loro si conviene di guardare da 25-26. non dava loco ecc.: impedivo il
quelle cose che a vergogna gli inducono. passaggio de' raggi solari attraverso al
Alli giovani e alle donne non è tanto ri- mio corpo.
chiesto.... Buono
e ottimo segno di no- 27. roco: la sorpresa, come ogni af-
biltà è nelli pargoli e imperfetti d'etade, fetto subitaneo, suole alterare la voce.
quando, dopo il fallo, nel viso loro ver- 28. a due la scena rammenta quella
:
gogna si dipigne » Conv. IV, 19. ; dei Centauri, Inf. XII, 58 sgg,
360 [ANTIP. BALZO 2] PURG. V. 30-48 [DUE MESSAGGERI]
34-35. Se ecc. : se, come penso, si sono sol calando le nuvole, ecc.) ma non se
;
37. Vapori accesi ecc.: sia le così dette 42. scorre: Al.: corre. - sanza fieno:
stelle cadenti, sia i frequenti e silenziosi quanto mai può correre.
lampeggiamenti in seno alle nuvole sul V. 43-63. Schiera di anime. V. fa
tramonto di calda giornata estiva, si cre- notare a D., che tutte quelle anime ven-
deva che provenissero ugualmente da ac- gono a pregarlo di suffragi; e poiché
censione di vapori, sicché l'espressione essi perderebbero troppo tempo, ferman-
vapori accesi può esprimere ambi i fe- dosi ad ascoltarle, lo ammonisce di con-
nomeni; v. Ristoro d'Arezzo, Lib. II, tinuare il cammino e ascoltarle andando.
sez. VII, cap. 2 e 5, e cfr. Yirg., Georg. Le anime, dopo aver invano pregato D.
I, 365 sg. Brunetto Lat., Tris. II, 37. di fermarsi, manifestano la loro condi-
Il P. per dipingere la velocità con che i zione, pregando il P. di guardare se ne
due messaggi tornarono a riferire ai loro conosce alcuna, di cui riportar novelle
compagni la novità udita, dice Corsero : nel mondo. D. non ne riconosce alcuna,
veloci più che baleni e che stelle cadenti. ma promette di far ciò di che lo preghe-
38. di prima notte sul cominciar della
: ranno.
notte; espressione ancora viva in To- 43-45. preme: fa pressa per arrivare a
scana. - sereno il cielo sereno.
: noi. - pur va' :seguita a camminare.
39. uè ecc.: e non vidi mai vapori ac- 46. per esser lieta per purificarti e sa-
:
ceài, cioè lampi, fendere così presta- lire poi dov' è letizia vera.
mente nuvole nel mese di agosto sul 47. membra: corporee; in carne ed ossa.
far della sera, mentre il sole cala. - Al- 48. il passo queta: fermati.
ANTIP. BALZO 2] PURG. V. 49-64 [SCHIERA DI ANIME] 361
49. inique: mai; cfr. Purg. Ili, 105. Par. Paradiso (dov'è vita intera di amore e
Vili, 29. - vedesti in prima vita. : di pace, Par. XXX, 102) che io vo cer-
51. deh, perchè ecc.: Seguendo il con- cando di mondo in mondo sotto la scor-
siglio di V., D. non si ferma a dar udien- ta di siffatta guida (Virgilio).
za alle anime, ma le ascolta camminan- V. 64-84. Iacopo del Cassero da Fa-
do. Perciò quelle gridano: Deh, ecc., mo- no. Udito l'invito e la promessa di D.,
strando quanto grande sia il loro desi- quelle anime lo pregano a gara di ri-
derio di parlargli e raccomandarglisi. cordarle su nel mondo e di procacciar
52. per forza morti: uccisi violente- loro suffragi, manifestandosi e raccon-
mente, come meglio si vedrà in seguito ;
tando della loro vita e morte. Parla per
cfr. Inf. XI, 34. primo il fanese Iacopo, dell'antica fa-
signore di Trevigi (cfr. Trist. Calchi, 76. là dov' io: dov' io mi credeva spe-
Mediol. Ùist. XVIII, 401). Il suo corpo, cialmente sicuro, « quia inter Venetias
portato a Fano, fu sepolto nella chiesa et Paduam.... ubi solet iter esse tutis-
di S. Domenico, dove si legge tuttora la simum » (Benv.) ed anche « per la po-
;
lunga iscrizione sepolcrale per lui. Cfr. tenzia de' Padovani » (Buti), e per es-
Del Lungo, D. ne' tempi di D., 423 sgg. sere lontano dal territorio di Azzo.
e L. Rocca in Lect. Uantis, p. 16 sgg. 77. Quel: Azzo Vili, figlio di Obiz-
65. del beneficio tuo beneficio de' suf- : zo II da Este (qui Usti come in G. Vili.
fragi che tu ci procurerai. - ganza giurar- IX, 85, 212, 275, 325 X, 19, ecc.), signo-
;
lo: anche senza giuramento per parte tua. re di Ferrara, Modena e Reggio, morto
66. nonpossa difetto di potere
: così ;
nel 1308. Cfr. Inf. XII, 112. Purg. XX,
noncuranza, e nonusanza, ecc. - ricida : 80. Vulg. JEloq. I, 12; II, 6.
tronchi, renda inefficace la buona volon- 78. assai più là ecc. oltre i limiti del
:
tà: «Velie adi acetmihi; perficere autem giusto. L'odio non era del tutto imme-
bonum non invenio »; Boni. VII, 18. ritato,perchè Iacopo aveva sparlato di
68. paese la Marca anconitana posta
: Azzo con eccessiva licenza, accusandolo
tra la Romagna e il regno di Napoli, pubblicamente di tradimento e fors' an-
governato nel 1300 da Carlo II d' Angiò. che di parricidio, nell'intento di abbat-
71. ben per me s'adori: si preghi per terlo nell' opinione dei Bolognesi cfr. :
me bene, cioè da anime che siano in ciò che dice in proposito il Lana.
grazia di Dio cfr. Purg. IV, 133 sgg.
; 79. Mira borgo tra Padova e Oriago
:
Padova, fondata, secondo la tradizione, Venezia dalla parte delle lagune. Fino
da Antenore troiano cfr. TU. Liv. I, 1.
; a questi ultimi anni la strada princi-
Tac. Ann. XVI, 21. Pompeo Mela II, 4. pale che conduce a Venezia, passava
« Par quasi che D. voglia qui accusare i per la Mira vicino ad Oriago, posta fra
Padovani d'essersi intesi proditoriamen- settentrione ed occidente della laguna.
te con Azzo, e che per questo li chiami Iacopo fuggendo dagli assalitori, non
Antenori dal traditore Antenore » Fi- ; tenne la via che doveva; e, impiglia-
lai. Cfr. la n. 70-111 a Inf. XXXII. tosi nelle canne e nel limo, fu soprag-
[ANTIP. BALZO 2] Purg. v. 81-92 [buonconte] 363
giunto ed ucciso. « Et dice che, s' ivi Boncontes respondit: Si veneriti» quo
fosse fuggito, come egli fuggì verso il ego, numquam revertemini. Et sic fuit
padule, ch'egli sarebbe campato, però de facto, quia uterque probiter pugnans
ch'egli era bene accompagnato, et arebbe remansit in campo»; JBenv.
sostenuto tanto, che sarebbe stato atato 85. se particella desiderativa. - disio
: :
tro. Un altro spirito prega D. di ricor- 13. - sonperchè la persona rimane, cfr.
:
darlo alla moglie e agli altri congiunti Par. VI, 10. Alcuni codici hanno fui
che di lui si sono scordati. Interrogato Buonconte invece di son Buonconte cfr. ;
per averne l'anima, e narra come il dia- te. «La contessa Giovanna dopo la morte
volo, non avendo potuto aver l'anima, sua mai non mostrò curarsi di lui, né
sfogò la sua rabbia sul corpo. È costui non fece mai volgere prete ad altare » ;
Buonconte, figlio di quel conte Guido An. Fior. - altri: de' miei consangui-
Montefeltro, che D. trovò tra' consi- nei. Il Conte Galassio di Montefeltro fu
glieri fraudolenti; cfr. Inf. XX VII, 67 podestà di Arezzo nel 1290, e Federigo
sgg. Nel 1287 Buonconte ebbe parte alla di Montefeltro, fratello di Buonconte,
cacciata de' Guelfi d'Arezzo, per la quale vi era podestà per l'appunto nel 1300;
si cominciò la guerra tra i Fiorentini e cfr. Murat., Script. XXIV, 862.
gli Aretini; cfr. G. Vili. VII, 115. Nel 90. con bassa fronte: vergognandomi
1288 fu de' capitani che posero l'agguato d'essere negletto da' miei congiunti, co-
ai Senesi nel valico della Pieve del Top- me non sono i miei compagni di qui.
po, dove i Senesi furono sconfitti; cfr. 92. Campaldino: piccola pianura nel
G. Vili. VII, 120. Nel 1289 capitanò i Casentino, tra Poppi e Bibbiena, dove i
Ghibellini d'Arezzo nella loro guerra Ghibellini d'orezzo furono sconfitti dai
contro i Fiorentini e fu ucciso nella bat- Guelfi di Firenze 1' 11 giugno 1289 ;
taglia dì Campaldino 1' 11 giugno 1289 ; cfr. G. Vili. VII, 131. D. poteva cono-
cfr. G. Vili. VII, 131. - « Iuvenis stre- scere assai bene i fatti, avendo» militato
nuissimus armorum, qui in confiictu nell'esercito fiorentino, come nella Vita
Aretinorum apud Bibenam missus a di D. attesta Leonardo Bruni, fondan-
Guillelmino episcopo aretino ad consi- dosi su l' esplicita affermazione conte-
derandum statum hostium, retulit, quod nuta in una epistola di D. eh' egli ebbe
nullo modo erat pugnandum. Tunc epi- soft' occhio. Sui dubbi che altri ha mani-
scopus, velut nimium animosus, dixit: festati in proposito, cfr. Del Lungo, D.
Tu numquam fuisti de domo illa. Cui ne' tempi di D., 133-95. Bass., 101 sgg.
364 (ani IP. BALZO 2) PuBG. v. 93-109 [buon conte].
Inf. XXX, Purg. XIV, 43. 65. sappia cho io uscii di vita pacificato con
95. acqua fiume per metonimia. -
:
;
Dio, e si preghi per me.
Àrchiano oggi Ar chiana, fiume che for-
: 104. quel: l'angelo d'Inferno, il de-
ma il confine tra Casentino e Bibbiena. monio. Un contrasto consimile si ha in
Circa l'esattezza dell'espressione traver- Inf. XXVII, 112 sgg. per l'anima del pa-
sa cfr. le osservazioni del Pass., p. 102. dre di Buonconte. Una tenzone tra l'ar-
96. Ermo: è l'Eremo o convento di cangelo Michele ed il diavolo per il cor-
Camaldoli, fondato da S. Romualdo sul po di Mosè è accennata in Ep. di Giuda,
principio del secolo XI in un luogo ele- v. 9. Le leggende del M. E. son ricche di
vato e boscoso presso il giogo della Fal- simili contrasti, i quali ordinariamente
terona; cfr. Par. XXII, 49. si svolgono intorno al possesso dell' ani-
97. Là 've « a circa due miglia e mez-
: ma, di rado intorno a quello del corpo.
zo da Campaldino, dove vien meno il 105-107. del elei AL: dal ciel. - mi pri-
:
rebbe poco naturale che, appena detto po, sul quale sfogherò la mia rabbia.
che perde la parola, ritornasse addietro 109. Ben sai descrive scientificamente
:
[antip. balzo Purg. V. 110-122 [buonconte] 365
però vuol essere meglio punteggiato, e perto, denso di vapori. « Horrida tem
dopo chiede va punto e virgola. Con lo pestas ccelum contraxit, et imbres Ni
intelletto e' mosse il fumo e il vento, vesque deducunt Jbvem »; Horat.,Epod
(cioè coli' atto dellasua volontà) secondo XIII, 1 sg. - « Obtenta densantur noci e
la virtù della natura sua. Giunse allora tenebrai»; Virg., Georg. I, 248.
si dee spiegare per arrivò. Ed infatti 118. pregno: di vapori. Il giorno della
con che altro modo, se non coli' intel- battaglia di Campaldino « l'aria era co-
letto, potrebbe uno spirito muovere una perta di nugoli »; Bino Oomp. I, 10.
tempesta ? » Il Torraca interpreta Quel : 119. fossati: i rivoli minori.
mal volere, che chiede pur il male, unì 120. ciò ecc. la parte della pioggia
:
con l'intelletto (che sostituì alle intel- non direttamente assorbita dalla terra.
ligenze che conducono le stelle, la cui 121. e come ecc. e quando quell'acqua
:
influenza suole ingenerare pioggia, ven- si raccolse nei torrenti che affluiscono al-
to, grandine ecc.) e mosse il fummo (la l'^ rno.
nebbia) e il vento. - Il senso complessivo 122. fiume real senza dubbio l'Arno,
:
è, in ogni modo, che l'angelo d'inferno, che è detto fiume reale anche da G. Vili.
usando di tutte le sue potenze, suscitò una I, 43, e non l'Archiano, per quante ra-
tempesta di vento e di acqua per fare stra- gioni si vogliano escogitare e addurre
366 [ANTIP. BALZO 2] PURG. V. 123-136 [LA pia^
a favore di questo. Fiumi reali sono, co- testamento. Questa Pia non è da confon-
me ben dice il Buti, « quelli che fanno dersi con Pia Guastelloni vedova di Bal-
capo in mare, come fa l'Arno; altri no ». do Tolomei, viva nel 1318. Nello, o che
Cfr. Barbi in Bull. XVIII, 14. la moglie avesse veramente commesso
125. rubesto : impetuoso, gonfio per la alcun fallo, o che la sospettasse soltanto
pioggia; cfr. Inf. XXXI, 166. d'infedeltà, o più verisimilmente per de-
127. il dolor: il dolore che sentii de' siderio di sposare la bella Margherita
miei peccati nell' imminenza della morte de' conti Aldobrandeschi, vedova di Gui-
e che, come mi fece invocare Maria, così do Montfort (Inf. XII, 118 sg. e cfr.
m' indusse a far devotamente croce delle Bull. XVII, 125), condusse la Pia nel
braccia sul petto; ma questa croce fu suo castello della Pietra in Maremma e
onde dell' Archiano
sciolta dalle violenti la fece quivi morire, « et seppelo fare sì
che avvolsero e travolsero il mio cada- segretamente, che non si sa come moris-
vere secondo il desiderio del diavolo. se»; Lan.', e così molti altri. Invece VAn.
128. voltoinini : il soggetto è, natural- Fior.: «Essendo ella alle finestre d'uno
mente, l' Archiano del v. 125. suo palagio sopra a una valle in Marem-
129. preda: «sassi, rena o ghiara, che ma, messer Nello mandò uno suo fante
scorrendo per la terra et innondando che la prese pe' piedi dirietro, et cac-
quella, come i soldati la preda, se ne ciolla a terra delle finestre in quella valle
portan con loro i numi » Dan. - co- ;
profondissima, che mai di lei non si sep-
perse e cinse mi ricoperse di sopra e
: pe novelle. » Lo stesso racconta pure
d' intorno dandomi così sepoltura, quella Benv.; e l'uccisore sarebbe stato un cer-
sepoltura che niuno naturalmente potè to Magliata di Piombino. Dicono che la
poi sapere e rinvenire (v. 93). tradizione indichi tuttavia una parte del
V. 130-136. ria de' Tolomei. Una dirupo nel quale sorge il castello, col
della famiglia dei Tolomei, sposa a Nello cordato a Costanza, e Iacopo ai suoi
q Paganello, figlio d' Inghiramo de' Pan- Eanesi, affinchè preghino per lui. La
nocchieschi, signore del castello della povera Pia non ha alcun nome nel suo
Pietra a nove miglia a levante da Massa santuario domestico, e prega il P. che si
Marittima, e di molti altri castelli di mi- ricordi egli stesso di lei.
nor conto, podestà di Volterra nel 1277, 134. Siena mi fé' ecc. : nacqui in Siena,
di Lucca nel 1313, capitano della taglia morii in Maremma.
guelfa di Toscana nel 1284, vissuto al- 135-136. colui : Nello, mio marito. Egli
meno sino al 1322, nel qual anno fece lo sa; altri no. Dunque anche D. non
JANTIP. BALZO 2] PURG. VI. 1-2 [GARA DI ANIME] 367
sapeva forse nulla di preciso, come di- cisore. Altri lessero disposata, spiegan-
cono Lan., Ott., ecc. - innanellata che : do: Che m'aveva disposata dopo essere
mi diede l'anello nuziale celebrando il prima stata innanellata, cioè: che mi
matrimonio, ossia disposandomi: con aveva sposata in seconde nozze. Ma tale
ohe si accenna ai due «atti simultanei, interpretazione reggerebbe solo colla
e 1' uno compimento dell' altro » (JQel identificazione, che s'è vista impossibile,
\o,e dal poema di D., p. 441
Dal sec. di Pia con la vedova Pia Guastelloni;
sgg.) del dare l'anello e della promessa né la lez. disposata ha per so l'autorità
di prendere e tenere per moglie. Pia vuol de' codici e de' commentatori antichi.
dire die fu legittima moglie del suo uc- Cfr. Barbi, Bull. I, 60 e XXV, 60.
CANTO SESTO
ANTIPURGATORIO
BALZO SECONDO : NEGHITTOSI MORTI VIOLENTEMENTE
V. 1-24. Gara di anime nel racco- di Bologna, morto nel 1265, che scrive
mandarsi a Dante, Le anime s'af- (Super tribus libris codicis, Lugd., 1550,
follano attorno a D., pregandolo di ri- p. 31) « Item sicut videmus in lusori-
:
cordarsi d'esse e procurar loro i suf- bus ad taxillas vel similem luduin, nam
fragi de' viventi. La ressa è tale, che multi stare solent ad videndum ludum,
il P. paragona sé al vincitore nel giuo- et quando unus lusorum obtinet in ludo,
co della zara, intorno al quale, a giuoco illiinstantes solent petere aliquid sibi
finito,s'accalcano quei che desiderano dari de lucro ilio in ludo habito, et illi
da lui doni e mance. lusores dare solent, et si de suo patri-
1. si parte: finisce e i giocatori si se- monio aliquis ab eis peteret alias si in
parano; cfr. Purg. XXVI; 37. -zara: ludo, reputarent eum fatuum. » Del resto
prov. azar, forse dall' ebr. zar ah, arab. il Tarn, stesso osserva « Odofredo rife-
:
volg. zehar e per contraz. zar dado. = risce esempi, aneddoti, detti, ecc., di
« Nota che questo gioco si chiama zara parecchi suoi predecessori. Può darsi
per punti divietati che sono in tre dadi
li quindi che questo esempio de' giocatori,
da sette in giù e da quattordici in su : circondati da gente che aspetta il mo-
e però quando vegnano quelli punti di- mento buono per chiedere, fosse un esem-
cono li giocatori Zara, quasi dica, Nulla,
: pio tradizionale, scolastico, che si soleva
come zero nell'Abbaco » Buti. La zara ; adoperare dai dottori. E allora D. avrebbe
fu nel medio evo il tipo dei molti giuo- tratto la materia prima della sua simi-
chi di azzardo fatti coi dadi. Cfr. Zde- litudine delle tradizioni scolastiche bolo-
kaner, Giuoco in Italia, 7 sgg. Secondo gnesi. » Ma
la similitudine, piena di vi-
il Tamassia (Oiorn. stor. della Leti. it. vaci e precisi particolari, par piuttosto
XXI, 456 sgg.), D. avrebbe preso que- dedotta « dall'immediata osservazione
st' imagine da Odofredo, famoso dottore del vero »; Novati, Lect. Dantis, 8 sgg.
368 Iantii'. BALZO 2] PtJRG. vi. 3-17 [gara di anime'
Roma ufficiale giudiziario, Ghino andò negò fuggendo; e potrebb' essere perchè
a sorprenderlo e lo uccise « sulla sala caccia(Bull. XVIII, 14) valse anchefuga.
dove si tiene la ragione » (Lari.) poi ;
Aiol/o del Barbicone II, 33: « .... fuggi-
se ne venne a salvamento con la testa, rono verso il mare.... e.... n'andarono su
che gli aveva tagliata. Cfr. Gigli, Diario per la marina in tanta caccia, che in cin-
Sanese II, 312 sg. Bocc, Decam. II, 8 ;
que giornate giunsono in Trebisonda ».
X, 2. - Ghia di Tacco gentiluomo senese
: 17-18. Federigo: figlio di Guido Novello
dei nobili della Fratta o de' Pecorai da da Bagno dei Conti Guidi del Casentino.
VN TIP. BALZO 2] PURG. VI. 18-24 [GARA DI ANIME] 369
Fu ucciso nel 1289 o 1291da uno de' Bo- i sentimenti naturali di sdegno e d'odio
stoli d'Arezzo presso Bibbiena, mentre che la uccisione del figlio doveva pur
guerreggiava co' suoi parenti guelfi. - suscitargli nell'animo e nel resistere fer-
quel da Pisa: « questi fu Farinata figliuolo mamente a' suoi consorti eccitanti alla
di Messer Marzucco de li Scomigiani da vendetta; della qual fortezza un'eco si-
Pisa; lo quale messer Marzucco fu ca- cura, sebben varia, ci hanno conservato
valiere e dottore di legge, et essendo i più antichi commentatori. Marzucco A
in Maremma, cavalcando da Suvereto a scrive la lett. 17 a Gruittone d'Arezzo.
Schei-lino, ne la via si fermò lo cavallo 19. Orso: della famiglia degli Alberti,
per uno ismisurato serpente, che cor- conti di Prato, Vernio, Cerbaia, Mango-
rendo attraversò la strada, del quale lo na, ecc. Orso fu figlio del conte Napo-
detto messer Marzucco ebbe grandissima leone (Inf. XXXII, 57), e venne ucciso
paura et avvotossi di farsi frate minore,
;
dal conte Alberto da Mangona, suo cu-
e così fece poi che fu campato del peri- gino (Barbi, Bull. XVIII, 14).
culo.... Fatto frate lo detto messer Mar- 20. inveggia: invidia, dal prov. en-
zucco, avvenne caso che Farinata sopra veja; cfr. Parodi, Bull. Ili, 100.
detto, suo filli uolo, fu morto da un cit- 21. commisa: commessa; cfr. Nannuc,
tadino di Pisa (Boccio [o JBeccio] da Ca- Verbi, 391, 400 sg.
prona, Petr. Dant., An. Fior.) unde lo ; 22. PierPierre de la Brosse, di bassi
:
detto messer Marzucco colli altri frati natali, chirurgo, si guadagnò il favore
di S. Francesco andati per lo corpo del di Luigi IX, poi di Filippo l' Ardito
detto suo fìlliuolo, come usanza è, fece (cfr. Purg. VII, 103), re di Francia, che
la predica nel capitolo a tutti consorti, lo fece gran ciambellano. Quando nel 1276
mostrando con bellissime autoritadi e Luigi, figlio maggiore di Filippo, morì
verissime ragioni che nel caso avvenuto d'improvviso, Pietro accusò Maria, figlia
non era nessuno milliore rimedio che pa- di Arrigo VI duca di Brabante e 2 a mo-
cificarsi col nimico loro; e così ordinò glie di Filippo (la donna di Brabante
poi, che si fece la pace, et egli volse ba- del v. sg.), d'aver fatto avvelenare Luigi
ciare quella mano che aveva morto lo per assicurare al proprio figlio la succes-
suo fìlliuolo » Buti. Così incirca anche
; sione sul trono. Scolpatasi la regina più
altri comm. ant. Ma il Luiso, fondandosi o men giustamente, essa e i suoi fautori
su documenti del tempo e vagliando con cominciarono a odiar fieramente Pietro,
acume le testimonianze de' commenta- che andò man mano perdendo il favore
tori antichi (Bull. XIV,
44 sgg.), ha di- del re. Quando poi Filippo guerreggiava
mostrato che I). allude di certo a un con Alfonso X di Castiglia, codesti ne-
altro tìglio dello Scomigiani, che si chia- mioi di Pietro lo accusarono di tradi-
mò Gano e fu fatto uccidere in Pisa dal mento, e fecero consegnare a Filippo let-
conte Ugolino nel 1287, quando lo buon tere segrete che Pietro avrebbe scritte
Marzucco, uomo già di valore e fama ad Alfonso onde Filippo lo fece impic-
;
non comune (di cui si hanno notizie certe care. D. lo crede innocente, -provveggia :
dal 1253 al 1298 e che nell' ottobre 1301 provveda colla penitenza.
ora già morto) erasi fatto frate; e poi- 24. però: per aver calunniato un in-
ché egli stette nell'ultimo decennio di nocente, -peggior greggia de' falsi accu-
:
sua vita nel convento di S. Croce, non satori nella 10 a bolgia, dov' è « la falsa
è improbabile che D. lo abbia conosciuto che accusò Giuseppo », Inf. XXX, 97.
frequentando in Firenze « le scuole dei V. 25-57. Efficacia della preghiera.
religiósi» (Muggini, Bull. XVII, 123 sg.). Tutte quelle anime si raccomandano a
La fortezza poi, tutta cristiana, di lui D. perchè si preghi per loro nel mondo*
dovè consistere nel dominare e far tacere Ma V. neìVAen. (VI, 373-376) sembra ne-
24. — Div. Comm., 8a ediz.
370 [ANTIP. BALZO 2] PUKG. VI. 25-45 [LA PREGHIERA]
ù\
e questa gente prega pur di questo :
gare efficacia alla preghiera aiccliè D. ; 33. non m'è ecc. o non ho io forse
:
27. s'avacci ecc.: s'affretti, accorciata dore di carità onde i vivi pregano Dio
la permanenza nel monte del Purg. per per i morti, dia in un momento solo alla
le orazioni dei viventi, il loro passaggio giustizia divina la debita sodisfazione,
al Par. che l' anime darebbero da sé, con le sole
29. espresso espressamente. - in alcun
: pene espiatorie, in più lungo tempo.
testo in un passo del tuo poema allu-
: ; 39. s' astalla: ha stallo (Inf. XXXIII,
sione a Eneide, VI, 373 sgg., dove si dice 102), cioè dimora.
che a Palinuro, il quale pregava la Si- dove dissi che fata deùm non
40. là:
billa di portarlo, ancorché insepolto, di si piegano per preghiere; cfr. v. 29 n.
là dall'Acheronte, questa rispose: « De- 42. disgiunto chi pregava, come pa-
:
sine fata deumjlecti sperare precando ». gano, non era nella grazia di Dio, e la
30. che ecc. che la preghiera possa
: sua preghiera non era udita nel cielo ;
mutare ciò che in cielo fu stabilito. cfr. Purg. IV, 133 sgg.
pur solamente, come nel v. 26.
31. : 43. Veramente: ma. - alto sospetto:
speme: che « s'avacci lor divenir
32. « profondo e sottil dubbio » Veli. ;
sante » (v. 27) per preghiere de' viventi. 45. lume: «che farà sì che l' intelletto
[ANTIP. balzo 2] Pukg. vi. 46-57 Ila preghiera] 371
tuo arrivi a conoscere il vero, come il nobile, ma povero cattano di Goito, gio-
lume che V occhio vegga V oggetto
fa vane, prode, ricco di bellezza e d' in-
com'è»; Lomb. Secondo il sistema dan- gegno, Sordello fu dapprima al servizio
tesco (De Mori. Ili, 16), V., ossia la ra- di Eizzardo conte di S. Bonifazio in Ve-
gione umana non basta a sciogliere que- rona, di cui celebrò ne' suoi versi la mo-
stioni trascendenti essa ragione per ;
glie, Cunizza da Romano, sorella del fa-
queste occorre la sapienza divina, cioè moso Ezzelino (cfr. Par. IX). Si novellò
Beatrice. di amori fra questa e il trovatore, e la
48. ridere Al. ridente, lezione otti-
: : novella (cfr. Benv.) si compiacque di de-
ma per la regolarità della sintassi, ma scrivere bizzarre e ridicole avventure
cui manca l'autorità dei codici antichi. toccate al giovane amante. Checche sia
49-51. andiamo: « Al nome di B., D. di ciò, è certo che Sordello aiutò la fuga
si sente rinvigorito dal desiderio e già di Cunizza dalla casa maritale, per isti-
ascende coll'anima le altezze del monte; gazione dei fratelli di lei, inimicatisi col
perchè il desiderio di vedere lei si con- conte Rizzardo, e che, lasciata Verona,
fonde col bisogno di conoscere la verità »; Sordello passò nella Marca trivigiana.
Tom. - e vedi sono circa le 3 poni, e il
: Ma di nuovo, per le inimicizie ivi susci-
solere ormai occultato dalla costa a de- tategli specialmente dall'amore e dal ma-
stra de'P., i quali salgono nella dire- trimonio segreto tra lui e Otta di Strasso,
zione di prima, sì che essi rimangono dovè mutar paese. Stette così presso al-
nell'ombra, né D. rompe più col suo cor- tri signori dell'Italia settentrionale e
po i raggi solari. Cfr. Nociti. Orar., 13. d'Oltralpe, finché non trovò durevole e
54. stanzi « pensi, stabilisci in pen-
: onorevole ospitalità presso il conte di
siero » ; XXV, 10 stanzi
Tom. In Inf. '
'
Provenza, Raimondo Berlinghieri IV.
vale invece deliberi '. Anche il lat. sta-
'
Morto costui, restò ai servigi del genero
tuo ebbe questo duplice significato. e successore di esso, Carlo I d'Angiò;
56. colui: il sole. Vedrai sorgere an- e in documenti angioini degli anni 1248-
cora il sole. 1265 il nome di Sordello appare sempre
V. 58 75. Sordello. Ecco un' anima col titolo di dominus. Con Carlo parte-
sola, che, in atteggiamento altero e di- cipò alla spedizione in Italia contro Man-
sdegnoso, guarda due P. e non dice
i fredi; e se nella 2 a metà del 1266 languiva
loro parola. V. le chiede per dove la sa- in carcere a Novara, forse come prigio-
lita sia migliore, e l'anima altera, in- niero di guerra, e il Papa rimproverava
vece di rispondere, domanda « Di che : Carlo di non riscattare chi gli aveva resi
paese e chi siete voi? » V. incomincia notevoli servigi, nel '69 (lo sappiamo da
nominando Mantova, sua patria e quel- ;
documenti) Sordello, già avanti negli
l'anima, vinta da subita commozione, si anni, otteneva in feudo dall' Angioino al-
rizza e dice: « Son Sordello, Mantovano cuni castelli negli Abruzzi. Eli verseg-
anch'io! » E i due si abbracciano. È giatore di gran fama, e coltivò di pre-
l'anima del celebre trovatore Sordello, ferenza la poesia politica e civile dicen-
che fiorì nel secolo XIII. Nato da un do aperto e franco il proprio pensiero
372 [ani li-. BALZO 2] Puro. vi. 58-75 [bordello]
sopra tutto, per questa nerezza di senti- tempus aptum. Homo sapiens tacebit
menti, di giudizio e di parola, che si am- usque ad tempus » Eccles. XX, 6-7. -
;
mira specialmente nel compianto in mor- « Che differenza tra la curiosità e il ci-
te di sef Blacas su di che cfr. n. a
; caleccio degli altri spiriti e questo mae-
Purg. VII, 42. Cfr. Novati, Leti. Dan- stoso silenzio di Sordello! »; Gioberti.
tis, p. 21 sgg. G. Bertoni, I trovatori sguardando
65-66. seguendo gollo
:
I). che scrivendo vede ancora il grave accorto che D. è vivo cfr. Purg. Vili, ;
Jerem. I, 1. -bordello luogo di corru-: Alcuni degli antichi, non bene, intesero
zione e di turpitudini. dei sudditi o della gente italica, e non
81. quivi: nei monte del Purg., dove pochi moderni dei Guelfi. - esser devota:
tutte le anime sono cittadine d' una sola attendere solo alle cose della religione.
città, Purg. XIII, 94 sg., e dove per- 92. lasciar ecc. lasciare all' impera-
:
ciò non ci sarebbe da aspettarsi partico- tore l'esercizio dell'autorità civile. « Ee-
lare amore tra compaesani. gemque dedit qui feedere certo Et pre-
84. fossa fosso che per maggior dife-
: mere et laxas sciret dare iussus habe-
sa gira, come le mura, intorno alle città. nas » ; Yirg., Aen. I, 62 sg.
85-87. Cerca ecc. : considera le regioni 93. ti nota: nel Vangelo, Matt. XXII,
374 [antip. balzo 2j Pu&G. vi. 94-108 [CONTRO 1/ ITALIA]
21: «Reddito quse sunt Csesaris, Cassali; dobbiamo vedere nei fatti accennati nella
et qii89 sunt Dei Deo»; e cfr. Luca, XXII,
, n. 97, era già compiuta. Non già che il P.
25-26. Giov. XVIII, 36, ecc. voglia far credere di scagliar la sua in-
94. guarda: tutti i moderni intendono vettiva al momento dell'incontro di V.
che queste parole siano dirette agli ec- e Sord.; invettiva prorompe dall'animo
l'
avendo anche troppo da fare a casa sua. terre e ricchezze costà in G ermania cfr. ;
Cfr. Conv. IV, 3. Le parole di D. suonano G. Vili. VII, 146. - distretti ritenuti nei:
forse, quando la vendetta, se questa a vedere a che sono ridotti in Italia i fau-
[ANTIP. BALZO 2] Pukg. VI. 109-126 [CONTRO \J ITALIA] 375
fa. Per i particolari, cfr. Com. Lips. II, cfr. Inf. XXXI, 92. - altrove a motivo :
letti nella D. C, Bologna, 1 893. - uom san- XXXVII, 17. Deuter. XXXI, 17-18);
za cura: uomo negligente, si^ensierato. ma nella tua misericordia infinita non
109. pressura tribolazione, che è il
: dovresti guardare anche all'Italia?
senso del hit. pressura nella Bibbia
' '
;
121. O è preparazion ecc. o ci prepari :
cfr. Barbi, Bull. XXV, 61. tu forse con queste calamità alcun fu-
110. gentili « conti, marchesi ed al-
: turo bene, che noi non ancora non pos-
tri gentili omini e signori d' Italia » ; siamo scorgere, perchè nascosto nell' in-
Buti. - magagne piuttosto che vizi (Bu-
: finita profondità del tuo consiglio ì
ti, ecc.), intendiamo danni, guasti '. '
123. scisso: separato.
111. Santafìor contea nella Maremma
: 124. le città: AL: le terre.
senese. I conti di Santafìora, appunto 125. un Marcel: un uomo di grande
verso il 1300, soffersero gravi perdite di autorità politica. Alcuni intendono di
possessi e diminuzione di potenza per M. Claudio Marcello, vincitore di Siracu-
opera dei Sanesi cfr. Bass. p. 329 sg.
; sa, qui ricordato come grande cittadino
112. tua Eoma è la città dell'impero.
: e capitano altri di C. Claudio Marcello,
;
ancora la somma volubilità ed incostanza dano a verità queste lodi, si vede dagli
negli ordinamenti civili e politici. L' in- effetti.
vettiva è qui tanto più amara, quanto 139-140. Atene e Lacedemona: Atene
più grande e vivo è l'affetto del P. per e Sparta, che ebbero sì eccellenti ordi-
la sua città e il dolore per la corru- namenti politici per le costituzioni di
zione di essa. Licurgo e di Solone, dettero un saggio
127. mia: «oh misera, misera patria ben piccolo di buon ordine civile al con-
mia! Quanta pietà mi stringe per te, fronto {verso) di te. D. ebbe probabil-
qual volta leggo, qual volta scrivo cosa mente presente questo passo delle In-
che a reggimento civile abbiarispetto »; ! stitutiones di Giustiniano I, 2, 10: «ori-
Conv. IV, 27. go eius [iuris civilis] ab institutis dua-
non ti tocca: Firenze era per D.
128. rum civitatium, Athenarum Scilicet et
il centro dei disordini sin qui rinfac- Lacedaemonis, fluxisse videtur ». - ci-
ciati all'Italia in generale. Cfr. Epist. vili : « Grascia capta ferum victorem
ad Henr. VII, § 7. cepit, et artes Intulit agresti Latio » ;
130-131. scocca ecc.: si manifesta in pa- l'agg. suona propriamente fini, escogi- '
role, per non scagliare inconsideratamen- tati con acuto ingegno ma il tono iro- '
;
te strali che non si possano più ritirare. nico del contesto vuole che s'intenda
132. in sommo della bocca sulle lab- : sottili nel senso suo più materiale di
bra; cfr. Prov. XXIX, 20. Eccles. IV, 34. '
deboli, inetti a resistere e durare '.
133. comune incaico: i pubblici uffici. 143. novembre: « tutto giorno si face-
135. sanza chiamare: senza chiamata vano nuove leggi e si correggevano le
o invito d' alcuno, il popol tuo si esi- vecchie.... Della quale varietà credo che
bisce pronto a sostenere il peso degli sia nato quello che vulgarmente, con
[ANTIP. BALZO 2] PUKG. VI. 144-151 [CONTRO FIRENZE] 377
vembre, alludendo quasi di certo alle cagne in Purg. XII, 21 vestige in Par.
;
mutazioni avvenute, in Firenze dall'ot- XXXI, 81 cfr. Parodi, Bull. Ili, 122.
;
tobre al novembre del 1301 (cfr. G. Vili. 148. vedi lume ti è rimasto un po' di
:
dal 1248 al 1307 è in Coni. Lips. II, 82 sg. di rimediare a' suoi mali, mutando ogni
146. officio « quia nunc consules, nunc
: momento legge, moneta, officio e costume.
antianos, nunc priores babuerunt, et « Et fessum quotiens mutet latus »; Virg.,
multa nova officia adinvenerunt; e co- Aen. III, 581. - scherma: da schermare,
stume: mores mutantur ibi de die in (ted. schirmen) per fare schermo a ',
'
diem, quia fiorentini discurrentes per (cfr. Purg. XV, 20 e il lat. defenderc
mundum reportant varios mores alieni- nel senso di schermirsi: « Defendere
genarum in patriam, ut potes videro in frigus » ÈXorat., Sai. I, in, 14. - « De-
;
mulieribus eorum » Benv. ; fendere sitim »; SU. Ital., Pun. VII, 170).
378 [antip. valletta] Puro. vii. 1-12 [BORDELLO] x 1
CANTO SETTIMO
ANTIPUBGATORIO : AMENA
LA VALLETTA
PRINCIPI INTENTI A GLORIA TERRENA
nosciuto V., lo riabbraccia riverente- e della vita (Purg. VI, 70) ora del nome. ;
mente, e gli chiede poi onde e come e 4. Anzi ecc. « Innanti che 1' anime
:
perchè venga. V. con pronta cortesia de' insti andasseno al Purgatorio, cioè
espone le ragioni del suo viaggio e, in- innanti a la passione di Cristo imperò ;
sieme, descrive, senza dirne il nome, il che innanti a quella tuttel'anime de' iusti
luogo dov' è stato messo dalla giustizia andavano al Buti. Cfr. Thom.
Limbo»;
di Dio, accennando chi siano ivi i suoi Aq., Sum. theol. Ili, 52, 5 sg. Inf. I, 70.
compagni infine domanda a Sordello
; Purg. Ili, 27. V. morì nel 19 av. Cristo.
quale sia la via più breve per giungere 6. per Ottavian: da Ott., cioè per ordi-
alla porta del Purg. ne suo. « Ossa eius iussu Augusti Nea-
2. tre e quattro volte più volte il nu-
: ; polim translata sunt tuniuloque condita,
mero determinato per l'indeterminato, qui est in via puteolana » Donai., Vita ;
vedendo d' improvviso cosa che ha del- rem locutionem.... quam sine omni re-
l' inverosimile, maravigliato, dubita se gula, nutrices imitantes accipimus » e' è
essa, sia veramente tale quale gli appa- per gl'Italiani « alia locutio secundaria
risce. - crede : Petrarca
I, Son. 116 (135), quam Romani gramaticam vocaverunt »;
7 sg. : « Non creda, e vi vomì
so s' il e '
gramatica '
si sa che vale k
lingna
intra due N"è sì né no nel cor mi sona
; latina '.
intero ». Cfr. Iìif. Vili, 111. 18. locoond'io fui: Mantova.
13. e poi ecc. certo ormai della cosa,
: 19.merito: mio. -grazia: divina.
abbassò gli occhi in segno di reverenza. 21. d'Inferno: V. gli ha detto d'aver
14. ritornò gli si avvicinò di nuovo,
: perduto il cielo, v. 8 e Sordello gli do- ;
lo avesse ripreso un po' della sua abi- sato per tutte le chiostre d'Inferno, mos-
tuale disdegnosa alterezza; ma, come so, ravvalorato da celeste virtù (Inf. II,
sente il nome di V. nell'animo di Sor- 52 sgg. Purg. I, 52 sgg.).
delio non trovan più posto se non rive- 25. Non per far ecc. non per colpa po- :
rente ammirazione ed umiltà sincera sitiva, ma per colpa negativa, cioè per
15. ove: chi intese dal petto in gin '
mancanza di fede; cfr. v. 7 sg., 34 sgg.
sotto le braccia chi alle coscie
'
; chi ' '
; 26. sol: Dio; Par. IX, 8; X, 53;
cfr.
1
alle ginocchia chi ai piedi '. Il passo
'
;
'
XVIII, 105 ; XXV, Conv. Ili, 7, 12.
54.
Purg. XXI, 130 scioglierebbe ogni dub- 27. tardi : dopo morte, quando, già da
bio, se dell'essersi Sord elio prostrato si più anni nel Limbo, vide scendervi Cri-
facesse qui menzione, mentre si accenna sto: cfr. Inf. IV, 52.
solo al chinar delle ciglia e ad un ab- 28. Loco ecc.: il Limbo, Inf. IV, 25 sgg.
bracciamento come di inferiore a supe- 29. tenebre « nel IV dell' Jn/. il luogo
:
riore. La l a interpr. apparisce perciò la luminoso è pe' soli spiriti illustri e buoni,
più naturai e. Cfr. D' Ovidio, Studii, p. 12. non già per gli altri. V., che era pure
16. per cui: per opera del quale. di quelli, dopo accennato alle tenebre,
17. lingua nostra la latina, che tutti
: dice: Quivi sto io: quella luce alla ce-
gli Italiani ben possono dir lingua loro. leste era tenebre » Tom. Cfr. Thom. ;
Cfr. De V. E. I, 1, 2-3 oltre la « vulga- : Aq., Sum. theol. III, Suppl. LXIX, 5.
1
380 [anUP. valletta] Pukg. vii. 30-15 [legge del purgatorio]
30. guai: cfr. Inf. TV, 25 sgg. quo vadat ») e si offre guida a V., che
;
31. coi parvoli : I). ha fatto un limbo mostra gradire l'offerta, per andare in
solo dei due limbi, patrum e pnsrorum, un luogo ove passar bene la notte.
che i teologi distinguono. « Limbus pa- 40. certo fisso. - posto assegnato. - È
: :
ca la salita, Sordello espone la legge che non può essere fortuita. Cfr. D'Ovi-
secondo la quale nella sacra montagna, dio, Studii, p. 6 sgg. e 10 sgg. e D'An-
tramontato il Sole, non è possibile sa- cona, Deci. D., 25-27.
lire (conforme a/.la sentenza di Cristo, 43. dicliina: sono circa le 4 1 /a pom.
Giov. XII, 35 « Ambulate dum lucem
: 45. di bel soggiorno: ad un luogo pia-
habetis, ut non vos tenebra© comprehen- cevole dove restare o soggiornare, du-
dant; et qui ambulat in tenebris, nescit rante la notte.
[antip. valletta] Purg. vii. 46-63 [legge del purg.] 381
oppure i colori e le fragranze simboleg- segna limite esterno del piano della
il
quali gli Stati sono atti. Quale, che sia lacca là dove più che a mezzo muore il
j
il senso figurato, certo è che cotesta val- lembo della lacca stessa, sarà un punto
'
letta come già osservava Pietro di D., dell'orlo superiore laterale, che sia più
fa ripensare all' Eliso virgiliano, riser- basso del punto mediano dell'orlo stes-
vato alle anime dei virtuosi e dove « pa- so, e dove la parete è alta meno della
ter Anchises penitus convalle virenti metà di quel eh' è nello sfondo della
Inclusas animas superumque ad lumen valle. Cfr. F. Romani, L' Vili e. del
ituras Lustrabat studio recolens»; Virg., Purg., Fir., Olscliln, 1891, pp. 7 e 17, dove
Aen. VI, 679 sgg. Cfr. B' Ovidio, N. St. è anche un utile disegno schematico.
I, 413 sgg., dove è acutamente rilevato 73. cocco lat. coccum, grana di scar-
:
dal basso, tutta di una altezza; ma ne' tiamo, giallino o d'avorio» Bull., XXV, ;
fianchi, mentre l'orlo inferiore della pa- 42. << Così si hanno (cfr. n. prec.) tutti i
rete è orizzontale o poco inclinato gia- colori di un campo fiorito» scrive il D'An.
cendo nel piano della valletta, l' orlo Lect. Dantis, che anche osserva, e non a
superiore segue il pendio del monte, torto, che « un po' troppo particolareg-
epperò la parete dall'interno all'ester- giato e trito può forge parere l'enumera-
no si fa via via più bassa, fino a che re che fa il poeta, adducendo esempi dal-
muore del tutto, dove 1' orlo superiore la natura vegetale e minerale, tanto va-
s'incontra con l'estremo della linea che rio sfoggiar di colori ».
L
ANTIP. VALLETTA] PlJKG. VII. 75-91 [principi] 383
75. fresco ecc.: «lo smeraldo è verde, e 85. poco sole : il sole era vicino al tra-
quando si fiacca, o rompe, si. dimostra in monto. - s'annidi si corichi. :
tal rottura di molto più vivo ed acceso 86. Mantovan Sordello. - volti
: : gui-
colore che non fa in superfìcie, per avere dati pel cammino schembo, v. 70.
in questa già perduto alquanto della sua 88-90. Di : da. - lama
la valletta cfr. : ;
l'odore di tutti, et non avea di veruno, voluto passare in Italia, senza contrasto
a modo di una confezione che si fa di n'era signore. E mandocci suo ambascia-
molte cose buone, et diviene di molti uno dorè l'arcivescovo di Trievi, e fu in Fi-
sapore solo». renze negli anni di Cristo 1280, signifi-
82. Salve ecc.: è la preghiera che si cando sua venuta, onde i Fiorentini non
suole recitare dopo i vespri, chiedendo sapeano che si fare, e se fosse passato,
a Maria protezione in questa valle di la- di certo l' avrebbono ubbidito. E lo re
grime e la grazia di farci degni di veder Carlo, ch'era sì possente signore, il te-
Cristo. Anche la valletta è per quelle mette forte.... Sempre intese a crescere
anime luogo d' esilio e valle di lagrime. suo stato e signoria in Alamagna, lascian-
83. quindi dall'orlo della valletta su
: do le imprese d'Italia per accrescere terra
cui ci eravamo fermati ad osservare. e podere a' figliuoli » G. Vili. VII, 55,;
84. non parean: non si vedevano dal MG. Cfr. Par. Vili, 73. Conv. IV, 3.
di fuori per la cavità della valle. 91. sembianti : sembiante. È nome
[ANTIP. VALLETTA] PuRG. Vii. 92-106 [principi]
Quell'altro che all'apparenza mostra di setto, non Nasuto, come alcuni leggono.
confortare Rodolfo al quale in vita fu L'altro è Enrico di Xavarra, detto il
fieramente avverso, eletto re di Boemia Grasso, fratello del « buon re Tebaldo »,
nel 1253, morì nella battaglia presso Inf. XXII, 52, suocero di Filippo il Bello,
Vienna il 26 agosto 1278. Fu valente cui aveva dato Giovanna, sua figlia eredi-
guerriero e crudele tiranno, accusato, taria morì nel 1274 a Pamplona, soffo-
;
forse non a torto, di aver consigliato cato nel grasso del proprio corpo. Fu di
l'assassinio di Corradino. D., che pro- natura tutt'altro che benigna; ma D.
babilmente conosceva Ottocaro solo per parla solo dell' apparenza esteriore, come
la fama di valente guerriero, forse lo per Gerione, Inf. XVII, 10 sgg.
pone qui quale nemico di Rodolfo, per 105. fuggendo: nella guerra di Filip-
mostrare che i già nemici sono lì amici. po III con Pietro III d'Aragona (1285)
98. terra: la Boemia, dove nascono le Ruggero di Lauria, ammiraglio di Pie-
acque chela Molta (Moldava) raccoglie e tro, disfece la fiotta francese. Filippo, che
porta a\V Albia (Elba) e questa nel mare. aveva già occupata la Catalogna, quan-
100. nelle fasce Ottocaro da fanciullo
: do vide perduta la fiotta e preclusa ogni
valeva più di quel che vale ora Vence- via a vettovagliare l'esercito, che in par-
slao, suo figlio, in età matura. te perì di fame, morì di crepacuore in
101. Vincislao Venceslao IV, detto il
: Perpignano. - disfiorando vituperando :
Pio o il Buono, nato nel 1270, successo al l' insegna della casa di Francia tre gi-:
padre nel regno di Boemia nel 1278, elet- gli d'oro in campo azzurro.
to nel 1300 re di Polonia, genero di Ro- 10G. batte addolorato della viziata e
:
[antip. valletta] Purg. vii. 107-119 [principi] 385
giudizio del guelfo Giov. Vili. IX, 66. salvazione non tanto forse per la osser-
110. lorda di Filippp il Bello scrive
: vanza costante e ostentata delle prati-
ilMontfaucon (citato da De Bom., Ed. che religiose, quanto per la morte che fu
Pad., Tom. ed «Il était vindicatif
altri): quella di un buon cristiano, che, pentito
jusqu'à l'excès, dur et impitoyable à ses de' suoi peccati, ne chiede perdono a
sujets. Pendant le cours de son règne, il Dio, come racconta Q. Vili. VII, 95. Qui
y eut plus d'impóts, de taxes, et de maltó- stesso, del resto, D. rileva (vv. 128 sg.)
tes que dans tous le règnes précédents. » la inferiorità diluì rispetto a Pietro III
111. lancia: da lanciare colpire con d'Aragona, al quale solo è diretta l'aitai
lancia, o come lancia-, trafiggere: cfr. lode contenuta nel v. 114.
saettare e saetta. 114. portò ecc. fu adorno d'ogni più
:
V. 112 129. Pietro III d'Aragona bella virtù. L'immagine della cintura è
e Carlo d'Angiò. Bordello addita ora a biblica: « Et eritjustitia cingulum lum-
I). e a V. due altri personaggi che can- borum eius, et fìdes cinctorium renum
tano insieme l'inno alla Vergine, e ne eius » : Isaia, XI, 5 ; « Accinxit forti-
prende occasione a deplorare la degene- tudine lumbos suos » Prov. XXXI, 17. ;
razione de' loro discendenti. L'uno, che 116. giovinetto: Alfonso III, detto il
anche nel mondo di là appare assai Magnifico, primogenito di'Pietro III, al
membruto, è Pietro III d'Aragona, detto quale successe nel regno d'Aragona nel
il Grande, n. 1236, marito di Costanza 12S5 e morì senza prole nel 1291. Altri
figlia di Manfredi, incoronato re d'Ara- {D'Ancona, o. e, 32) nel giovinetto rav-
gona il 16 ag. 1276, e re di Sicilia il 3 set- visano Pietro, ultimogenito di Pietro III,
tembre 1282 dopo i Vespri, m. a Villafran- morto giovine, considerando che, sia
ca il 10 nov. 1285. « Fu valente signore pure per poco, Alfonso rimase re dopo il
e prò' in arme, e bene avventuroso e sa- padre, e che, quando morì, non era giovi
vio, e ridottato da' cristiani e da' sara- netto e s'era acquistata fama d' iniquità.
cini altrettanto o più, come nullo re che 117. di vaso in vaso di padre in figlio :
;
cia e fratello di Luigi IX, il conquista- Purg. XIV, 90 XVIII, 135, ecc. ;
tore iniquo del regno di Napoli e Sici- 119. Jacomo Giacomo II d'Aragona,
:
la morte di Sancho IV, ecc. Cfr. Purg. 127 sgg. Q. Vili. Vili, 108. « Degenere
Ili, 115 sg. Par. XIX, 130 sg. - Fede- del padre, ch'è quanto dire, osò venire
rigo Federigo II re di Sicilia, terzoge-
: a navale battaglia con Ruggiero Lau-
nito di Pietro III, n. 1272, proclamato ria, e fu disfatto e imprigionato coi suoi
re di Sicilia nel 1296, m. nel 1337 prin- ;
capitani, e fu chiuso dapprima nella Roc-
cipe che forse non meritava i forti bia- ca Guelfonia di Messina, poi in questo e
simi di D.; cfr. Par. XIX, 130 sg.; XX, in quel fortilizio... Fu cotanto ipocrita da
63. Oonv. IV, 6. De
Vul. El. I, 12. vestirsi canonico e cantare in coro 1' uffi-
120. del retaggio ecc.: né l'uno né l'al- cio; sì vile, che per danaro vendè la figlia
tro possiede il valore paterno. Beatrice al vecchio Azzo VI, marchese
121. risurge :
1' umana probità, o virtù d'Este » Vigo, D. e la Sìcil., 41 sg.
;
beri genealogici si andò per lungo tempo tunata ne' suoi discendenti che i due
di sotto in su, mentre ora nel figurarli, testé ricordati. È Arrigo o Enrico III,
si comincia dall'alto » D'Anc, Lect. D. ; re d'Inghilterra, figlio di Giovanni Sen-
123. Quei ecc.: Dio che la dà (« Omne zaterra, n. 1 ottobre 1206, succeduto al
datum optimum et omne donum per- padre 18 ottobre 1216, m. 16 novembre
fectum desursum est descendens a patre 1272. Uomo inabile al governo, debole,
luminum » ; JEJp. Giac. I, 17), affinchè si poltrone, senza carattere, semplice stru-
chieda a lui, riconoscendola suo dono. mento nelle mani altrui, avrebbe forse
124. al Nasuto a Carlo d' Angiò cfr.
: ; meritato un posto tra gli « sciaurati che
v. 113. - parole sui figli degenerati.
: mai non fur vivi. » Ma sembra che di
126 onde : per la quale degenerazione lui anche D. non sapesse più che il Vil-
dei figli gli stati già di Carlo I, cioè Pu- lani, il quale si contenta di osservare
glia e Provenza, sin d' ora si dolgono. (V, 4) che « fu semplice uomo e di
127-129. Tant'è ecc.: Carlo II è tanto buona fé' e di poco valore ».
[antip. valletta] Purg.vii. 132-136 -vm. 1-2 [preghiera] 387
grado e potenza, sta Guglielmo VII, zione (Benv.) o forse guardando su per
detto Spadalnnga, marchese di Monfer- la valletta dove sono gli altri principi.
rato dal 1254 al 1292. Essendo vicario 136. Monferrato: Mons Ferratile, re-
imperiale, epperò capo di tutti i Ghi- gione che alla destra del Po si estende
bellini, le città guelfe si collegarono fino agii Appennini liguri e fa ora parte
contro di lui. Nel 1290 la repubblica del Piemonte. - Canavese parte dell'an- :
d'Asti volle ritórgli la città d'Alessan- tica contea del Monferrato in sinistra
dria e vi suscitò una ribellione. Gu- del Po, fra le due Dorè. Monferrato e
glielmo vi accorse per sedarla e far ven- Canavese costituivano il marchesato di
detta; ma. sollevatosi tutto il popolo, fu Gaglielmo VII.
CANTO OTTAVO
anime le fanno coro. L'inno è: «Te lu- clito regnans per omne saeculum. »
|
quale ora, come volge il desìo dei na- onore .... adora dove vuoi che in ogni
| |
viganti alla patria e intenerisce loro il parte e loco trovi Idio. Dunqua qui ti |
cuore nel giorno stesso della partenza, prego io che non ti curi più de l'orien-
|
del loro distacco dai dolci amici, così al te che inver l'occidente far le tue
| |
XIV, 22. Esod. XVII, 11. Deut. XXXII, e non ti sfugga la importante verità
40. Psal. LXn, 5. Virg., Aen. X, 844 sg. adombrata della scena che sto per nar-
11. l'oriente: secondo ilcostume de' cri- rarti che il velo della allegoria è così
;
stiani i quali, pregando, guardavano ver- sottile e trasparente, che è facile pene-
so oriente cfr. le attestazioni di antichi
; trarlo e comprendere il vero che si na-
nostri scrittori addotte dal Barbi, Bull. sconde sotto di esso. Così tutti gli an-
XII, 270 e XVHI, 13. Caratteristica fra tichi e molti dei moderni. Primo il Veli.,
tutte quella di Francesco da Barberino, spiegò : « Il senso letterale è ora tanto
Docum. d'ani., p. I, doc. 24: «Vedi un difficile a poterlo allegoricamente inter-
ch'ai sol si segna e leva su e falli certo
|
pretare, che trapassarlo senza trarne esso
[antip. valletta] Puro. vili. 20-37 [i due angeli] 389
pure della giustizia, ma anche della mi- 118 sgg. « Figurando Dante la magion
sericordia di Dio. Secondo altri, perchè de' beati in Paradiso a modo di candida
l'assistenza degli angeli è a difesa, non rosa {Par. XXXI, 1), le foglie della quale
o<J0 [a&tip. valletta] P0rg. Vili. 38-51 [NINO VISCONTI]
sieno le sedie de' beati, in guisa dispo- a punire frate Gomita, suo vicario noi
ste, che dal mezzo verso la circonferenza giudicato di Gallura. Morì nel 1296. Cfr.
della rosa vadano d'ordine in ordine Del Lungo, D. ne' tempi di D.,pp. 271-369.
rialzandosi, quasi di valle andando a Fu probabilmente compagno d' arme di
monte (ivi, v. 121), e facendovi in nna D. all'assedio di Caprona (Inf. XXI, 95);
delle più alte sedie, poste alla circonfe- ma D. potè anche conoscerlo in Firenze,
renza, assisa Maria Vergine, e festeg- dove Nino fu più volte per gli affari della
giata dagli angeli perchè non intende-
: lega guelfa tra il 1288 e il '93. I comin.
remo che come grembo appella il Poeta la ant. lo dicono gentile d' animo e di co-
cavità dove siedono quest'anime (Purg. stumi, forte ed ardito.
VII, 68), così grembo di Maria appelli la 43. Or avvalliamo ecc. scendiamo ora- :
cavità stessa della celeste rosa, a cui Ma- mai giù nella valletta.
ria presiede, e per cui quasi in grembo 44. grandi ombre ombre di uomini che
:
tiensi tutte le anime de' beati? » Lomb. furono grandi nel mondo.
39. via via: incontanente, eh' è il senso 45. grazioso.... assai: molto gradito.
di via via nell'ant. ital.; Bull. XVIII, 15. Poiché Sordello conosce già V., ma non
40 -42. per qual calle dovesse giungere
: sa ancora che D. è vivo, né chi egli sia,
il serpente. - intorno per vedere se da
: si dovrà intendere per il piacere di
:
'
qualche parte giungesse. - tutto gelato: vedere e udire sì gran poeta come V.'
di paura: cfr. Inf. XXXIV, 22. - Mate 46. tre passi: la valletta era dunque
spalle spalle del fido V.
: poco profonda; Purg. VII, 72. Vuol
cfr.
V. 43-84. Nino Visconti, Discesi giù forse il P., come credono molti, alludere
nella valle fiorita, D. riconosce Nino, alla facilità con cui 1' uomo si allontana
cioè Ugolino Visconti, il quale si ma- dal suo scopo? Ma, scendendo nella valle,
raviglia udendo che D. è ancor vivo, D. non si allontana dal suo scopo. Che
e lo prega di raccomandarlo a Giovanna un senso allegorico abbiano i 3 passi, è
sua figlia, lagnandosi della sua vedova, quasi certo; ma non è facile determi-
già passata a seconde nozze. Questi, figlio narlo. Cfr. Romani, L' Villo canto del
di Giovanni Visconti e di una figlia del Purg., Firenze, 1901, pag. 18.
conte Ugolino della Gherardesca, fu Giu- 48. pur me: me solamente.
dice di Gallura in Sardegna ed ebbe 49. l'aere s'annerava: si faceva buio.
grande autorità in Pisa insieme col po- 51. dichiarisse: faceva notte, ma l'aria
destà conte Ugolino, suo avo, che lo fece non era ancor tanto buia, che non ren-
scacciare da Pisa nel 12é8. - Fu poi anima desse chiaro, non permettesse di scor-
della lega guelfa contro Pisa, e nel '93 gere bene ciò ci. e, per la lontananza,
capitano della Taglia guelfa. Bitornò a prima non lasciava discernere, epperò
Pisa nel 1293, in seguito alla pace di Fu- in certo qual modo serrava, da me a
cecchio ma poi se ne andò in Sardegna
; lui e da lui a me.
[ANTIP. VALLETTA] Purg. Vili. 52-72 [NINO VISCONTI] 391
52. si fece: colui che mirava pur me curato gran che di D., nò si era accorto
per riconoscermi, v. 47 sg. ch'egli fosse vivo, perchè il fenomeno
54. rei: dannati. Da queste parole che dell'om&ra prodotta dal corpo di D. in
suonano viva soddisfazione e quasi libe- quell'ora e in quel luogo non si avve-
razione da uno stato di pena e d' incer- rava; Purg. VI, 56 sg.
cfr.
tezza, si direbbe che D. aveva esitato uno Sordello. - 1' altro Nino. -
64. l' : :
prima di risolversi a salvar Nino, cono- ad un a Corrado cfr. v. 109 sgg. Mol-
: ;
scendone bene la vita e le opere non tissimi codd., Ott., Veli. ecc. hanno:
tutte lodevoli. Cfr. Romani, o. e, p. 22. l'altro a me si volse, lez. mostrata falsa
55. Nullo ecc. non tralasciammo al-
: dal verso seg. cfr. Moore, Grit., 384.
;
cuna forma di cordiale e lieto saluto : 66. volse volle (cfr. Inf. H, 118); ciò
:
•
salutar '
è infinito sostantivato. che Dio, per sua speciale grazia, ha vo-
Quant' è ecc.: da quanto tempo
56-57. luto fare, concedendo ad un vivo di per-
venisti al Purg., percorrendo il lungo correre i regni della morta gente.
tratto di mare dalla foce del Tevere sin 67-68. grado gratitudine. - dei devi.
: :
58-59. i lochi tristi : l' Inf. La via per 69. lo suo primo perchè: le prime ca-
cui son venuto qui, non è l'ordinaria gioni del suo operare. - non gli è gua-
delle anime ci son venuto attraver-
; do non
: e' è via per cui da noi si possa
sando regioni infernali, e son giunto
le arrivarvi: cfr. Purg. in, 34-36. Gli è
stamani. - in prima vita vivo ancora. : partic. avv. =
vi. Cfr. Inf. XXIH, 54.
60. l'altra: la vita eterna del Par., 70. di là ecc. di là dal mare che è
:
quella di cui Nino è ormai sicuro. - sì tra questa montagna e la terra; cioè
andando con siffatto viaggio.
: sarai tornato al mondo.
62. si raccolse si ritirarono ambedue
: 71-72. Giovanna: figlia unica di Mno.
un po' indietro, colti da stupore. Sor- Aveva nel 1300 circa nove anni. Boni-
dello, tutto compreso di letizia per tro- fazio VIII la raccomandò con sua bolla
varsi in compagnia di V., non si era del 26 sett.1296 aiVoltercani, quale figlia
!92 [axtij\ valle ri a) PubG. viii. 73-82 [NINO VISCONTI]
Ti!
Non credo die la sua madre più m'ami,
poscia che trasmutò le bianche bende,
le quai eonvien che, misera, ancor brami.
7(5
Per lei assai di lieve si comprende,
quanto in femmina foco d'amor dura,
se l'occhio o '1 tatto spesso non l'accende,
71)
Non le farà sì bella sepultura
la vipera che i Melanesi accampa,
com' avrìa fatto il gallo di Gallura. »
82 Così dicea, segnato della stampa,
et quivi morì assai poveramente »; (An. l'arme dei Visconti di Milano era una
Fior.); e nel 1308 il comune fiorentino vipera, o biscione, che divora un fan-
prometteva onorevole accoglienza a lei ciullo. Sui sepolcri usavasi scolpire l'ar-
e alla figlia per gratitudine dei servigi me della rispettiva famiglia. - accampa :
guarda attentamente al cielo, contem- diano, cioè dalla parte del levante, più
plando 3 stelle di splendore insolito le ; presso 1' orizzonte.
4 viste la mattina, non si vedono più. V. 94-108. Il serpente. Mentre V.
85. ghiotti avidi di veder cose nuove.
: parla delle stelle, Sordello richiama la
86-87. là : verso il polo (antartico), sua attenzione sul serpente che viene e
dove il moto delle stelle è piti tardo, ch'è subito fugato dagli angeli. Il ser-
dovendo descrivere nello stesso tempo pente è tolto dalla Bibbia, dove il dia-
(24 ore) un cerchio assai minore che le volo è chiamato « il serpente antico »
stelle più prossime all'equatore, così co- (Apocal. XII, 9), e figura qui il tenta-
me accade nella ruota, de' cui raggi le tore, o la tentazione. Le anime del Purg.
parti più vicine al perno si muovono non sono assalite da nessuna mala tenta-
più lente dell'altre per analoga ragione. zione (cfr. Purg. XI, 22 sg. XXVI, ;
89. tre facelle: virtù teologali: Fede, 132) ma qui non siamo ancora nel vero
;
Speranza e Carità. « Coli' allegoria delle Purg., e, benché sicure di vincerlo con
tre virtù teologali il P. ha voluto anche l'aiuto celeste, le anime debbono tut-
indicarci che dalla parte del meridiano, tavia ogni sera presentire, vedere e te-
d'onde era stato colpito dalla chiarezza mere il tentativo del demonio su loro.
delle quattro stelle della mattina di quel 94. Com'ei: Virgilio. AL: coni' io, le-
dì, nell'ora vespertina presente se ne zione evidentemente falsa e derivata dal-
vedevano tre di minor lucidezza (?) e più l' essersi sentito in Cornei (così seri ve va-
distanti tra loro che non fossero le pri- si) un Come i'
no che erano \ ed ce della Nave con a 97. non Isa riparo è aperta. La tenta-
:
dell' Eridano, note al Poeta per l'Alma- zione assale l' uomo dal lato più debole.
gesto » Antonelli. Ma, pur alludendo,
; 99. qual: della stessa forma e nello
nel significato letterale, a stelle reali, stesso modo in cui ecc. : cfr. Genesi ILI,
394 [antip. valletta] Purg. vm. 100-112 [fuga della serpe]
1 sgg- - cibo amaro: il frutto vietato, va diretta la parola, vv. 64 sgg., prega
la cui degustazione fu sorgente prima D. di darle novelle della Lunigiana, do-
di tutte le amarezze del mondo. ve fu già potente signore. Le anime del
100. Tra l'erba e i fior figura dei pia- : Purgatorio non sono, come i dannati,
ceri del mondo, tra' quali la tentazione ignare del presente ma sembra che quel-
;
suole avvicinarsi all'uomo. - mala stri- le della valle fiorita si trovino per questa
scia è descritto efficacemente con duo
: parte in una condizione eccezionale, forse
sole parole l' aspetto del serpente che in pena del non aver badato in vita che
•
striscia '
fra l'erba. alle cose presenti. Questi che fa la do-
101. ad or ad or : di tanto in tanto. manda, è il marchese Corrado Malaspina
Cfr. Inf. XV, 84. - al: Al.: e il. il giovane, figlio di Federigo I marchese
in cielo, il Poeta non dice sembra anzi ; di dosso a D. neppure durante l'assalto
che abbiano l' ufficio di custodire la valle degli angeli contro la serpe, la fissità era
durante l'intiera notte. - iguali: per davvero straordinaria, e acutissimo quin-
'uguali', forma in antico comunissima. di desiderio di conoscere quel vivente.
il
L'altra ombra, a cui Nino Visconti ave- minante, cheti mena verso il cielo, possa
[ANTIP. VALLETTA] PURG. Vili. 113-131 [CORRADO MALASP.] 395
trovare tanta cooperazione nel tuo libero infino al sommo smalto, v. 114. Cfr.
arbitrio, quanta è necessaria per arri- Purg. VI, 47 sg., il quale passo dice
vare al Paradiso terrestre (sommo smal- chiaramente che con l'espressione di so-
to). Di là in su la cooperazione della pra D. allude al Par. terrestre.
propria volontà è spontanea, natnrale ;
128-129. vostra gente ecc. che quelli :
cfr.Purg. XXVII, 140-142. -cera: ali- di casa vostra, sempre onorati, non hanno
mento. «In omnibus habentibus gratiam cessato di fregiarsi delle antiche lodi di
necesse est esse rectitudinem volunta- liberalità e di prodezza. Prodezza in
tis»; Thom. Aq., Sum. theol. II, n, 8, 4. guerra e liberalità nell' uso delle ric-
- al sommo smalto anziché il Paradiso : chezze erano supreme virtù cavallere-
terrestre vi fu chi intese per sommo sche. - borsa « Altri avrebbe sfuggito
:
127. s'io ecc.: così io possa andare do, altri Bonifazio Vili ; altri Eoma,
39() [ANTI1'. VALLETTA] PURG. Vili. 132-139 [CORRADO MALASPINA]
segno dell'Ariete, nel quale è ora, cioè Ti sarà confermata dalla esperienza, che
non passeranno sette anni dalla prima-
; a rinsaldarci in una opinione vale assai
vera 1300 all'ottobre 1306. « Quest'ani- più che ogni discorso altrui.
male è da remotissimi tempi nelle carte 139. se corso ecc. se la divina sen-
:
CANTO NONO
L'ANGELO PORTIERE
V. 1-12. JLa concubina di Titano, come pensa il Torraca, non sia chiamata
Il P. incomincia con una descrizione, perchè egli 1' aveva rapita.
tanto immaginosa quanto oscura, del- 2. s' imbiancava erajlluminata. L'on-
:
l' ora in cui fu preso dal sonno. È chiaro da marina è opaca per sua natura; quindi
che D. intende di un' ora della notte già se venga investita da raggi lucidi, essa
avanzata (forse le 9 di sera). I più leg- s'imbianca per effetto di quelli; cfr.
gono Titone invece di Titano (Titan è Virg., Aen. VII, 8 sg., 25 sg., Purg.
del Vat., e così lesse fra gli altri, come I, 115 sg. -balco: balcone.
pare, Petr. Dant.) e intendono chi del- 3. fuor: se l'astro sorgente, per cui
l' aurora lunare, chi dell'aurora solare l'onda marina s' imbianca, non è il Sole,
al Purg., e chi dell' aurora solare al no- allora Teti s' imbianca fuori delle brac-
stro emisfero. Cfr. la dissertazione e la cia di lui, le quali sono evidentemente i
bibliografia, che ora dovrebbe essere no- raggi che da lui stesso procedono. E vi-
tevolmente accresciuta, che si leggono ceversa, volendo indicare il sorgere di un
nel Comm. Lipg. II, 148-161 e che lo astro diverso dal Sole, e capace di illumi-
spazio non ci permette di riprodurre in nare e rendere parvente 1' onda marina,
questo luogo. Gli argomenti in contrario come nel nostro caso la Luna, è egre-
non avendoci per anco ben persuasi, ri- giamente detto che s'imbianca Fuor de Ile
petiamo la interpretaz. data nel Oomm. braccia del suo dolce amico. Titano, cioè
Lips. e nelle prec. ediz. di questo, senza il Sole, può ben dirsi dolce amico rispetto
presumere menomamente di aver colto alla gran mole delle acque, che vengono
nel vero. da lui e illuminate e riscaldate, e in qual-
1. concubina: Tetis, moglie dell'Ocea- che modo fecondate coi dolcissimi e non
no, ossia l'onda marina cfr. Virg.? Ed.
; meno delicati amplessi delle prodigiose
IV, 32. Lucan., Phars. I, 414, 554 sgg., sue braccia, che sono i rilucenti e riscal-
X, 204. Ovid., Fast. V, 8. Al.: L'Aurora danti suoi raggi. Dicendo poi che la con-
(quale?). - Titan: il Sole; cfr. Virg., cubina s'imbiancava fuor delle braccia
Georg. II, 481 III, 357 sg. Aen. I, 475
; ;
del suo dolce amico, il Poeta viene anche
IV, 480. Ovid., Fast. II, 73 sg. VI, ; ad insinuare esser questo fatto una specie
71T sg. Metam. XV, 30. Lucan., Phars. d'eccezione, e che generalmente e ordi-
VII, 1 sg. Al.: Titone, figlio di Lao- nariamente e meglio s' imbiancasse fra le
medonte, marito dell'Aurora. È una braccia dell'amico medesimo; il che torna
moglie concubina? Se pure concubina, a maraviglia con Teti Mare e Titano Sole.
398 [ANTIP. valletta] Pubg. ix. 4-15 LOOXCUBINA DI TITANO]
personificata; il suo corso si considera tiene di veruno altro metallo quando egli
come il corso delle stelle; essa sale da è affinato, et è il più nobile metallo, et
oriente sino allo zenit, poi scende sino ancora quanto più si mette nel fuoco in-
all'orizzonte occidentale. Al tempo del- fìno a sua perfezione, più affina, dice
l' equinozio la notte compie il suo corso quest'aquila avere le penne dell'oro a di-
in circa 12 ore per sei ore ella sale, per
: mostrare che i doni della grazia, quanto
sei discende. Dunque i passi con che la più s'accendono dell'amore et della ca-
notte sale, sono le prime sei ore di notte, rità divina, più affìnono, et sono ancora
cioè dalle 6 pom. sino a mezzanotte; e più cari, et sopra a tutti altri doni, et non
se ne aveva fatti due ed era in procinto di tengono et non procedono negli uomini
compiere il terzo, al Purg. erano circa le per veruno loro merito, ma solo per la
9 di sera. Così i più. volontà assoluta di Dio » ;'An. Fior. Nel
8. loco: nell'orizzonte del Purg. suo sogno, D. vede ciò che realmente poi
9. chinava la terza ora della notte già
: gli avviene (vv. 52 sgg.) l'aquila è Lu-
:
volgeva al suo fine. - l'ale finge alati i : cia, la quale ( Inf. II, 97 sgg.) è appunto
passi della notte, come alata si suol fìn- simbolo della Grazia illuminante.
gere la notte stessa « Nox ruit et fu- : 13. Nell'ora ecc.: poco prima dello
scis tellurem amplectitur alis »; Yirg., spuntare del sole. - tristi lai il lamen-
:
tramutata in uccello. Allude alla nota erit illicita divinatio» ; Thom. Aq., Sum,
favola (Ovid., Met. VI, 412 sgg.) delle theol. II, il, 95, 6.
sorelle Progne e Filomena, di Tereo, ma- 19-20. sospesa : librata sulle ali e volan-
rito di Progne ed Iti. Avendo Filomela te in basso verso di me. - aguglia: aquila.
subito violenza dal cognato Tereo e ri- 22. là eco.; sul M. Ida nella Frigia, di-
velato l' onta sofferta a Progne, questa, verso dal M. Ida Cretese d' Inf. XIV, 98.
per vendicarsi, uccise il figlioletto Iti, e 23. Ganimede: figlio di Troo, re di
ne imbandì d'accordo con Filomela le Troia, più bello dei mortali (cfr. Hom.,
il
membra cotte a Tereo. Il quale, dopo 17. XX, 232sg.),il quale, mentr' era a cac-
averne mangiato, risaputa l'orribile real- cia sul monte Ida, fu rapito da un'aquila,
tà, volle uccidere moglie e cognata ma ; mandata da Giove, o da Giove stesso che
Progne fu mutata in rondine, Filomela prese forma di aquila, e portato su in
in usignolo (e così chiamasi 1' usignolo cielo a far da coppiere agli dèi (Ovid.,
in greco), Tereo in upupa. D. però, come Met. X, 155 sgg.).
appare da Purg. XVII, 19 sg., crede che 24. ratto: rapito. - sommo consisterò:
mutata in usignolo fosse l'empia Progne, concilio degli dèi; cfr. Virg., Georg. I, 24.
e Filomela in rondine. Ovidio non si espri- 25. questa: l'aquila. - flede ferisce. :
tium animi maxime declarant divinita- voli circolari. « Namque volans rubra
tem suam: multa enim, quum remissi fulvus Iovis ales in rethra Litoreas agi-
et liberi sunt, futura prospiciunt » Cic., ; tabat aves turbamque sonantem Agnii-
De Senect 81 ; cfr. Conv. IV, 9 dove
, nis aligeri, subito cum lapsus ad undas
« nelle divinazioni de' nostri sogni » D. Cycnum excellentem pedibus rapit im-
ravvisa la prova che in noi è « alcuna probus uneis»; Virg., Aen. XII, 247 sgg.
parte immortale ». « Si quis utatur som- 29. come folgor: «Videbam Satanam, si-
niis ad pnecognoscendum futura, secun cutfulgur decoelo cadentem»;Luca,3£.,18.
dum quod somnia procedunt ex reve- 30. al fuoco: alla sfera del fuoco che,
latione divina, vel ex causa naturali secondo le dottrine cosmografiche del
intriseca si ve extrinseca, quantum po- tempo, stava in mezzo tra la sfera del-
teat se virtus talis causse extendere, non l' aria e il cielo della luna.
400 [antop. v allatta] Pdrg. ix. 31-4 7 [RISVEGLIO]
timore per più motivi: si trova in una sunt custodes, et facti sunt velut mor-
regione nuova, donde vede innanzi a sé tui»; MatU XXVIII, 4. - « Gelidus for-
la distesa del mare, che dalla valletta midine sanguis diriguit » Virg., Aen.
;
detto eh' egli avrebbe trovata la morte, V. 46-69. Interpretazione del so-
tolse il figlio al centauro Chirone (Inf. gno, A
conforto diD., che forse teme,
XII, 71), alle cure del quale era affida- trovandosi in quel luogo nuovo, d'una
to in Tessaglia, e lo trafugò dormente interruzione o modificazione del viaggio
all'isola di Sciro, dove il giovinetto di- suo, V., che -del sogno di D. non sem-
morò vestito da donna, finché, scoperto bra saper nulla, gli racconta tutto ciò
[ ANTIP. VALLETTA] Purg. ix. 48-68 [lucia] 401
che è accaduto, e che è per D. piena 59. fu chiaro la legge del Purg. (Purg.
:
dichiarazione del sogno all' alba è ve- : VII 44 sgg.) vieta di salire di notte.
T
e Corrado, son rimasti dov' erano, non e cfr. 74 sg.); si vedeva come un'aper-
potendo essi accedere ancora al vero tura. E D. non si accorge che la porta
Purg. All' udir ciò, D. si riconforta. è chiusa, se non dopo essersi avvici-
48. non stringer ecc.: non diminuire, nato al rotto, o fesso, cfr. v. 76. Del
ma accresci la tua fiducia animosa, rin- resto di porte e finestre diciamo che si '
vigorisci tutte le forze tue. aprono in un dato punto j)er designare '
L'avv. laggiù è qui adoperato come so- che, per ignoranza della realtà vera delle
stantivo. cose, dubita e teme, non appena il vero
57. sì: pigliandolo e portandolo io. gli è manifesto, passa dal timore e dal
58. forme : anime. « Anima est forma dubbio alla certezza, e si conforta, ecc.
corporis.... non enim forma corporis ac- 67. cura dubbio e paura (v. 41 sg.).
:
V. 70-138. Alla porta del Purga- guardata da un angelo l'una mena ; alla
torlo. Accingendosi a trattare più alta vita, l'altra alla perdizione.
materia, cioè come le anime si purgano 78. portier « Questo portonaio, che
:
nei 7 cerchi del vero Purg. per farsi l'autore fìnge qui secondo la lettera che
degne di salire a Dio, D. richiama l'at- sia un angelo, posto a guardia del Purga-
tenzione del lettore sull'inalzarsi del suo torio, significa allegoricamente lo sacer-
stile. Descrive quindi la porta del Purg. dote, lo quale è portonaio de la peniten-
e l' angelo portiere che sta seduto sulla zia.... Finge che non facea motto; imperò
soglia; racconta quel che, consigliato che il sacerdote non de' assolvere chi noi
dall'angelo e poi da V., fa per essere dimanda; ma s'elli è richiesto, de' esser
ammesso nel regno della purgazione, ed presto ed apparecchiato » ; Buti e così
;
e lasciasse entrare i P., esortandoli a non così fulgido in viso, che ne fui abba-
riguardare indietro. gliato; cfr. Purg. II, 39; Dan. X, 6:
71. più arte: essendo ora più elevata, « facies eius velut species fulguris » ;
e nobile la materia anche l'arte dello Marco XXVIII, 3 « erat aspectus eius :
74-75. prima: essendone ancor lontani. quod est verbum Dei »; Efes., VI, 17;
-rotto una rottura pari alla fessura che
: e l'uso che ne fa l'angelo (vv. 112 sgg.)
divide un muro. « Quam angusta porta sembra comprovarlo. Per la lucentezza
et arcta via est, quse ducit ad vitani; cfr. Gene». Ili, 24 « [Deus] colloca vit
:
ta, senza custodia; quella stretta, chiusa, 85. costinci: di costì; cfr. Inf. XII, fi3.
[antip. valletta] Purg. ix. 86-105 [angelo portiere] 403
dato qui voi due che non siete anime debbe avere ciascun fedele prima che
del Purg.? Cfr. Purg. I, 43. Benv. pensa venga alla confessione, che, esaminato
che la scorta sia Lucia Biag. e altri che ; in sé medesimo e specchiatosi nel cuore
un angelo guidi le anime alla porta del suo, recasi a mente tutti i suoi peccati,
Purg. Ma se l'angelo ha capito che i e di quelli pentesi interamente e con
due non sono anime purganti, basta buona contrizione; et in quel punto ri-
questo a darci ragione della sua doman- mane bianco come il marmo, senza ve-
da. Cfr. D'Ov., N. St. I, 322 sgg. runa macchia o oscurità di peccati »; A n.
Guardate: cfr. Inf. V, 20. - nói:
87. Fior.
annoi, vi sia cagione di dispiacere; cfr. 97-99. perso cfr. Inf. V, 89 VII, 103.
: ;
90. digse : col cenno degli occhi di cui fessione orale rompe la durezza del cuore
si tocca nei vv. 61 sg. svelando i peccati in tutta la loro esten-
primaio primo, cioè l' inferiore.
94. : sione.
Nell'entrata del Purg. è simboleggiato 101. porfido è la satisfactio operis.
:
9. Matt. XVI,
18. Secondo il Lombardi natura risospingono al peccato »; Berar-
e altri, diamante è immagine del so-
il dinelli, Concetto della D. C, 137.
lido fondamento su cui posa la Chiesa, 114. piaghe: i P. sono incisi con la^j
che ha ricevuto da Cristo stesso l'au- punta della spada, e piaghe è il termine
torità di assolvere dai peccati. scritturale per indicare i peccati cfr. ;
{
106. voglia: mia; trasse me «pronto Salm. XXXVLII, 11. Isaia, I, 6, ecc.*
e libente » {Par., XXV, 65). 115. Cenere: la veste dell'angelo eh' è:
108. umilemente: cfr. Purg. I, 94 sg. color di cenere e di terra secca, dunque
- scioglia apra cioè che ti assolva.
: ; non vivace ma dimessa, può simboleg-
110. chiesi implorai da lui la miseri-
: giare l'umiltà con che il sacerdote, mi-
cordia di aprirmi la porta del Purg. Al.: nistro e servo di Dio, dee procedere nel
misericordia chiesi e che (o eh' e') m'a- suo ufficio di confessore. Secondo altri,
prisse: lectio facilior. quella veste di quel colore figura l'auto-
111. pria nel petto ecc. prima di pre- : rità di assolvere, data all'uomo vestito
garlo che mi aprisse la porta, umilmente di polvere e cenere, cioè della carne. Al-
contrito e devoto, mi battei tre volte il tri ancora diversamente. Certo il color ci-
petto. «Percutiebat pectus suum » Lue.
; nereo è simbolo di penitenza, e il mi-
XVIII, 13. nistero di quest'angelo è di penitenza.
i segni dei 7 peccati mor-
112. Sette JP: 117. chiavi le « chiavi del regno dei
:
parola Peccato. «Ondel'angelo che scrive 104. « Disti nguuntur duse claves; quaruni
sette volte su la fronte del P. la parola una pertinet ad iudicium de idoneitate
Peccato, e poi gì' ingiunge che si con- eius qui absolvendus est; et alia ad ipsain
duca pe' sette gironi, sicché richiuda absolutionem. Et hae duse claves non di-
quelle marche della fronte, chiaramente stinguuntur in essentia auctoritatis, quia
fa intendere che dopo la remissione ot- utrumque ex officio eis competit sed ex ;
autorità, oppure egli non usi di queste ai vecchi peccati cfr. Matt. XII, 43-45.
;
debitamente, non e' è assoluzione. Lue. IX, 62 ; XI, 24-26 ; XVII, 32.
123. calla apertura, ingresso
: cfr.
; 133-134. fur distorti: girarono. -spigoli:
Purg. IV, 22. Matt. VII, 13, 14. « Le gran porte non si collegano a' gan-
124-126. Più cara è l'una: la chiave gheri con le bandelle ma in cambio di
;
d'oro, essendo l'autorità sacerdotale ac- bandelle hanno certi pontoni e in luogo di
quistata col sangue prezioso di Cristo. gangheri hanno un concavo in che entra-
Ma l'altra, d'argento, benché meno pre- no questi pontoni, e in su quegli si bilica la
ziosa, richiede molta arte ed ingegno nel porta in forma che s'apre e serra »; Land.
sacerdote che deve distinguere le diver- -regge porta: cfr. Barbi, Bull. XII, 271.
:
di lui. - nodo digroppa: apre e penetra che fece la porta nell' aprirsi, fu maggiore
la coscienza inviluppata del peccatore, di quello che fece la rupe Tarpeia. - aera:
e ne svolge e spiega e mette in chiaro resistente ad aprirsi come quella che si
le colpe, per farne giudizio e concedere apre di rado cfr. Matt. XX, 10 e Purg.
;
Ph. Ili, 154 sgg. che Tunc rupes Tarpeia dall'angelo aperta e mentre con V. egli
sonat, magnoque reclusas Testatur stri- sta tuttora al di fuori, dovendo, per en-
dore fores tunc conditus imo Eruitur
; | trare, attendere che essa porta sia finita
tempio, niultis intactus ab annis, Ro- |
d'aprire. In quella ode il Te Deum « in
mani census populi, etc. - inaerà: spo- voce mista al dolce suòno » e questo ;
siano, il Te Deum. Con questo, che suona sendo suono forte, come rugghio di leone,
rendimento di grazie, si dà come il ben- è armonioso e durevole, perchè la porta
venuto ai nuovi arrivati. Probabile che non si apre speditamente, ma è resistente
siano le anime purganti che cantano al (« né si mostrò sì aera »). Se si leggesse
rugghiar della porta, che si suole udire « a dolce suono », si potrebbe « inten- I
ogni volta che un'anima entra nel Purg.; dere che al canto s' accompagnava una
ma potrebbe anche essere un canto di dolce armonia che al poeta non riuscì
angeli, come Xmc.II, 13 sgg. Cfr. D'Ov., capire onde uscisse »; ma poiché la lez.~
N. St. I, 271 sgg. giusta è al suono, il suono accennato
139-141. Io mi rivolsi ecc.: delle varie quale cosa determinata e nota, dev' es-
interpretazioni date di questi la più pro- sere quel della porta.
babile ci par quella che fu con lucida 142. mi rendea: mi dava la stessa im-
argomentazione difesa dal Barbi, Bull. pressione che, ecc.
XII, 272 e XVIII, 15. Il primo tuono, 143-145. prender: ricevere. - stea: stia.
chi ben guardi, deve riferirsi al rumore « Stando a cantar cogli organi, alcune
della porta, unico suono che D. ha detto volte il suono scolpisce le parole del
di aver udito, ed unico, perciò, di cui canto, e quando l' offusca col tuono » ;
con le parole primo tuono possa ragio- An. Fior. Cfr. Lite. XV, 7, 10.
[GIRONE PRIMO] PURG. X. 1-13 [SALITA AL 1° GIRONE] 407
CANTO DECIMO
GIRONE PRIMO: SUPERBIA
(Camminare rannicchiati sotto pesi piti o meno gravi)
richiusa, ma non osa guardarsi indietro, mente scusarmi, essendone stato pream-
memore di quel che l'angelo gli ha det- monito cfr. Purg. IX, 131 sg.
;
to, Purg. IX, 131 sg. I P. salgono poi 7. pietra fessa: la viuzza per cui sal-
per una via strettissima e tortuosa al gono, è scavata e incassata nella roccia
1° girone del Purg. ma, giuntivi, si
; e sì stretta da potersi dire uno spacco
fermano, e per la stanchezza di D., e della roccia stessa.
perchè incerti entrambi circa la via da 8-9. si moveva: la roccia sui due lati
prendere. dello spacco sporgeva via via e si riti-
1. Poi poiché qui e Purg. XIV, 130,
: : rava a mo' di onda. Alcuni pochi stra-
ecc. con valor temporale; altrove, p. es. namente intesero che il sasso si movesse
Purg. X, 128, con valore causale. realmente !
14. Io scemo della luna: la luna, sce- V. 28-45. Zia Tergine Maria, primo
ma, perchè quasi nell'ultimo quarto, era esempio di umiltà. Nel Purg. scopò
già tramontata. Erano circa le ore 11 an- delle pene è la purgazione o correzione,
tim. AL: stremo cfr. Moore, Critic, 386.
: con che 1' umano spirito diventa degno
15. letto: orizzonte. di salire al cielo. Or come si compie tale
16. cruna adito angusto chiama così,
: ;
miglioramento degli spiriti? Con l'eser-
secondo Matt. XIX, 24; Marc. X, 25; cizio e con la meditazione. Non basta
Lue. XVIII, 25, quella stretta via per deporre il vizio conviene anche eserci-
;
21. solingo ecc.: più solitario che stra- getto le laidezze ed i tristi effetti dei
da nel deserto, « quiapaucissimi gradiun- peccati commessi, dall'altro le bellezze
tur per istum viam peoni tentiae, et maxi- e i dolci frutti delle opposte virtù. Que-
me superbi, qui primo inveniuntur in sti oggetti sono offerti alla meditazione
ista via »; Benv. - « Post eum solitudo delle anime purganti per mezzo di esem-
deserti » ; Ioel. II, 3. pi; e perciò in ogni cerchio del Purg.
sponda: orlo esterno. -
22. il vano: il o si vedono coli' occhio, o sono gridati,
vuoto: cfr. Purg. XIII, 80. o si contemplano in interna visione ecc.
23. sale: s'innalza. esempi di belle virtù e di vizii con le loro
24. misurrebbe misurerebbe:: cfr. Nan- conseguenze. D. toglie tali esempi dalla
nuc., Verbi, 332 sg. Dall'orlo esterno alla Sacra Scrittura, dalla mitologia pagana
costa il ripiano era largo tre volte la lun- e dalla storia. Nel girone de' superbi si
ghezza di un uomo; un cinque metri. vedono rappresentati sulla roccia che '
25. trar d'ale: arrivare quasi volan- pur saleumiltà di Maria, di Davide
'
l'
do quanto
;
la mia veduta poteva disten- e di Traiano; e sul pavimento l'orgo-
dersi a destra o a sinistra, il ripiano mi glio punito di Lucifero, dei Giganti, di
appariva ovunque della medesima lar- Niobe, di Saul, di Aracne, di Roboamo,
ghezza. di Almeone, di Sennacherib, di Ciro, di
27. cornice così chiama D. i cerchi del
: Oloferne, dei Troiani. Come qui, anche
Purg. (cfr. Purg. XI, 29; XIII, 4 ecc.), nei gironi superiori il primo esempio di
perchè cingono torno torno il monte virtù è sempre Maria negli altri esempi
;
D. sceglie liberamente.
[GIRONE PRIMO] Purg. x. 28-43 [la vergine maria] 409
ha per sé l' autorità di moltissimi codici Lue. I, 26-38. - lagrimata: implorata con
e edizioni, ma della quale a noi pare lagrime. - pace dell' uomo con Dio.
:
non si sia peranco data un' interpreta- 36. aperse ecc. la quale pace aprì agli
:
zione che soddisfaccia interamente. Cfr. uomini il cielo, stato loro chiuso, per la
Moore, Crii., 386-88. Il Poi. afferma che colpa di Adamo, sino alla morte di Cri-
dritto è lezione « della quasi totalità » dei sto: cfr. Inf. IV, 62-63. «Per peccatum
codd., che è dir troppo, poiché' il Moore prsecludebatur homini aditus regni cce-
trovò dritta in non meno di 52 dei codd. lestis.... Ante passionem Christi nullus
da lui esaminati ma è certo che i più
; intrare poterat regnum cceleste» Thom. ;
colossale, fatta pel tempio d'Argo, e per 41-42. imaginata ecc. effigiata Maria :
una statua modello, detta il Canone, Vergine. - volse ecc. mosse l' amor di- :
nella quale aveva riunite tutte le per- vino ad aver pietà degli uomini.
fezioni del corpo umano. Dettò pure 43. està: questa.
410 [girone primo] Pi i ±-63 [IL RE DAVIDE]
44-45. Ecce ecc. : la risposta di Maria 51. mi movea m'incitava colla sua am-
:
all'angelo Gabriele « Ecce ancilla do- : monizione, v. 46, a muovere gli occhi.
mini; fiat secundum verbum tuum»; 52. imposta: scolpita.
Lue. I, 38. - propriamente come, pro- 53. varcai passai alla destra di V.
:
prio nello stesso modo, con la stessa 54. disposta: dispiegata, manifesta.
evidenza e nitidezza con cni ecc. - in 55. lì: nello stesso marmo in cui era
cera « Ut Hymettia sole Cera remolle-
: intagliata la scultura antecedente.
sci t,tractataque pollice multas Flectitur 57. siteme di arrogarsi ufficio non af-
:
in facies »; Ovìd., Met. X, 284 sgg.-«Ut- fidato da Dio. « Oza stese la mano verso
que no vis facilis signatur cera figuria»; l'Arca di Dio, e la ritenne; perciocché i
ibid. XV, 169. V. Purg. XXXIII, 79 sgg. buoi l'aveano smossa. E l'ira del Signore
Y. Il re Davide, 2° esem-
46-69. si accese contro ad Oza e Iddio lo per- ;
pio di umiltà. Il 2° esempio di umiltà, cosse quivi per la sua temerità; ed egli
scolpito in quella parete, è Davide, re morì quivi presso all'Arca di Dio»; II
d'Israele, che fa condurre l'Arca del Reg. VI, 6-7.
Patto a Sion e danza « di tutta forza
; 58. parea: appariva, si vedeva.
davanti al Signore, essendo cinto d' un 59. sette cori « Et erant cum David
:
Efod di lino »; cfr. II Reg. (II Salm.) septem cuori »; II Reg. VI, 2. -due sensi:
VI, 1-23. I Parai. XIII, 1-14; XV; XVI. vista e udito. L'orecchio non udiva canti:
46. Non tener ecc. non fermarti a os- : ma la scultura raffigurava l'atto del can-
servare una sola di queste rappresen- tare sì perfettamente che dava all'oc-
tazioni. chio l'impressione di gente che cantasse
48. parte ecc. sinistra. Nel Purg. gi-
: davvero.
rano sempre a destra, e V. si tiene dalla 61. al fummo degl'incensi: «e quan-
parte esterna per proteggere D., che così do quelli che portavano l'Arca del Si-
gli è a sinistra, contro il pericolo di ca- gnore erano camminati sei passi, David
dere; cfr. Purg. XI, 49; XIX, 81, ecc. sacrificava un bue e un montone » II ;
49. col yìso: con gli occhi. Reg. VI, 13. Ma di fumo e d' incensi
50. da quella costa ecc.: alla mia destra, la Bibbia non parla.
dietro la scultura rappresentante Maria. 63. fensi si fenno (fecero) in quanto
: :
[GIRONE PRIMO] PURG. X. 64-73 [IL RE DAVIDE] 411
gli occhi affermavano quello essere real- ai racconta così: «Lo 'mperadore Traia-
mente fumo d' incenso, mentre il naso no fu molto giustissimo signore. Andan-
negava, non sentendone l'odore. do un giorno con la sua grande cavalleria
64. vaso: l'Arca del Signore. contra suoi nemici, una femina vedova
65. trescando: quasi ballando il tre- gli si fece dinanzi, e preselo per la staffa
scone, un rozzo ballo cfr. Inf. XIV, 40. -
; e disse Messere, fammi diritto di quelli
:
alzato: succinto, con la veste tirata su. m'hanno morto lo mio figliuolo
eh' a torto
Infatti Micol fece a David il rimprovero : E 'mperadore rispuose et disse Io ti
lo :
« Quant' è egli stato oggi onorevole al re sodisfarò quand'io tornerò. Et ella disse
d' Israele d' essersi oggi scoperto davanti Se tu non torni? Et elli rispuose: Sodi
agli occhi delle serventi de' suoi servi- sfaratti lo mio successore. Et ella disse
tori, non altrimenti chescoprirebbe si E se 'l tuo successore mi vien meno, tu
nn buffone»; II Reg. VI, 20. - umile: min se' debitore. E pogniamo eh' e' pure
Davide disse a Micol « Mi avvilirò per- : mi soddisfacessi, V altrui giustizia non
ciò ancora più. di questo e mi terrò più liberrà la tua colpa. Bene avverrae al
basso » II Reg. VI, 22.
; tuo successore, s'egli liberrà se mede-
66. più: avendo indosso abito pontifica- simo. Allora lo 'mperadore smontò da
le, come era 1' Efod cfr. Esod. XXVIII,
; cavallo, e fece giustizia di coloro ch'ave-
6 sg. - men ballando a quel modo, cosa,
: vano morto il figliuolo di colei. E poi ca-
per sé stessa, poco degna d' un re. Al. : valcò e sconfisse i suoi nemici. E dopo
Più che re a Dio, men che re ai superbi. - non molto tempo, dopo la sua morte,
in quel caso in queir occasione.
: venne il beato santo Gregorio papa, e
67. Di contra: nello stesso bassori- trovando la sua giustizia andò alla sta-
lievo, dirimpetto a Davide. - vista fine- : tua sua, e con lagrime l'onorò di gran
stra. « Comel'Arca del Signore entrò lode, e fecelo dissoppellire. Trovaro che
nella città di Davide, Micol, figliuola di tutto era tornato alla terra, salvo che
Saul le, riguardò dalla finestra, e vide l' ossa e la lingua e ciò dimostrava co-
;
Davide che saltava di forza in presenza ni' era suto giustissimo uomo, e giusta-
del Signore; e lo sprezzò nel cor suo»; mente avea parlato. E santo Gregorio
II Reg. VI, 16. Cfr. Inf. X, 52. Vista orò per lui a Dio, e dicesi per evidente
valeva anticamente apertura in genere
'
miracolo che, per li prieghi di questo
per la quale si vede '. santo papa, l'anima di questo imperadore
68. Micòl: figlia di Saulle, primo re di fu liberata dalle pene dell'Inferno, e
Israele, la prima delle mogli di Davide ;
andonne in vita eterna ed era stato pa-
:
che fu punita della sua superbia con la gano. » Cfr. Barbi, Per Nozze Flamini-
sterilità; cfr. II Reg. VI, 23. - ammi- Fanelli, Firenze, 1895. D. pur attenen-
rava: guardava maravigliata. dosi alla tradizione aggiunge tocchi tutti
V. 70-96. Zi* imperatore Traiano , suoi e nell' atteggiamento delle figure e
3o esempio di umiltà, ISTel M. E. era nelle parole del dialogo.
assai diffusa una leggenda, la cui sor- 71. avvisar: osservare, vedere.
gente sembra fosse un aneddoto raccon- 72. mi biancheggiava: mi si mostrava
tato da Dione Cassio, XIX, 5. Nel No- scolpita nel marmo candido, v. 31, dopo
vellino, 69, con cui vanno essenzialmente Micol, seguitando sempre a* destra.
d'accordo gli antichi comm., la leggenda 73-74. gloria: il fatto glorioso. - prin-
112 [GIRONE PRIMO] 1VRG. X. 74-95 [TRAI kNO]
8.')
Ed « Ora aspetta
egli a lei rispondere :
mi ritiene ».
giustizia vuole e pietà
94 Colui che mai non vide cosa nova
produsse esto visibile parlare,
75. Tittoria: sopra l'Inferno. La leg- 81. soyr' essi : sembrava che, agitate
genda della liberazione Traiano dal- di dal vento, si movessero sopra
il capo di
suo, de Defunct., narrat quod Gregorius ziente di chi sente un assillante dolore
prò Traiano orationem fundens, audivit 89. L'altrui bene ecc.: che gioverà a
vocem sibi divinitus dicentem Vocem : te il bene fatto da altri, se tu dimen
tuam audivi, et veniam Inaiano do: cuius tichi e trascuri quello a cui sei oboli
rei, ut Damascenus dicit in dicto sermone, gato dal tuo stesso ufficio?
testis est Oriens omnis et Occìdens. Sed 92-93. eh' io solva ecc. che, prima di :
Aq., Sum. theol. Ili, Suppl. 71. 5. Par. nuovo, vedendo Egli ab ceterno simul-
XX, 44 sgg., 106 sgg. taneamente tutte le cose passate, pre-
79. Intorno il luogo intorno a Traia-
: senti, future. « Ad opus novum sempi-
no; Vìrg., Ed. I, 11-12: « undique to- ternimi adhibet Deus consilium»; Aug.,
tis Usque adeo turbatur agris. » De Oiv. Dei XXII, 22.
80. l'aguglie nell'oro : le aquile romane 95-96. visibile: il parlare è veramente
[GIRONE PRIMO] Purg. X. 96-110 [pena dei superbi] 413
udibile; « ma però che l'Auttore vedea cioè da sinistra, poiché D. sta ora (v. 53)
questo parlare atteggiato et scolpito, alla destra di V.
anche v. 105.
; cfr.
dice et chiamalo visibile parlare »; An. 102. ne 'nvieranno ecc.: ci mostreranno
Fior. - « E così si scusa dell'aver posto la salita ai cerchi superiori del Purg.
che una con l'atto,
effigie possa esprimere *
Inviare vale '
avviare cfr. Purg.
' '
;
non un solo ma
più effetti consecutivi. XII, 83 e XXII, 64.
L'artista potrà benissimo giungere a im- 103-104. a mirar: le sculture descritte.
primere negli atteggiamenti e nel volto eran contenti ecc.: erano, nel mirare con-
delle sue figure la domanda e la risposta, tenti, perchè vedevano cose nuove, di
ma non mai un dialogo continuato, per- che essi sono desiderosi. Al. intenti. :
chè l' attitudine delle figure intagliate V ha chi fa di per veder ecc. il compierti,
e dipinte è una e permanente »; Giusti. di fine da unire al v. 105 nel qual caso ;
Per questo afferma D. che è cosa novella, tornerebbe bene la lezione lor in luogo
cioè insolita, straordinaria per noi. di lui; ma tale lez. non ha buon fonda-
V. 97-139. Espiazione della super- mento ne' codici.
bia. La vista di una schiera di anime 106-7. ti smaghi di : ti distolga da cfr. ;
che procedono lente, quasi rannicchiate Purg. XXVII, 104. Tom. « Non tanto
:
a terra, cariche. le spalle di grandi sassi, al lettore volge l' avvertimento, quanto
induce D. a gridare contro la super- a sé stesso, pensando che, come non li-
bia degli uomini, che dovrebbero, consi- bero da superbia, anch'egli dovrà sotto
derando quel che sono, serbarsi umili quella soma curvarsi. »
di cuore. I superbi ch'ebbero animo e 103. il debito: con quale pena Dio vuole
persone troppo erette per baldanza, van- che renda
si la debita sodisfazione alla
no qui curvi sotto enormi massi, e pian- Giustizia peri peccati commessi e si fac-
più perfetto artefice, Dio. gio dei casi martire durerà fino alla
il
bassato in modo tale, che, un po' da 121. superbi: all' aspetto della pena
lontano, non si distingue nemmeno se dei superbi, il P. si chiede con istupore
sia persona od altro. come 1' uomo possa dimenticare nel suo
114. e non so che ecc. e non saprei
: orgoglio che la vita e i suoi beni son
dire che cosa possano essere, tanto poco, cose transitorie e che l'anima sola dovrà
guardando, mi riesce discernere, tanto comparire dinanzi al giudice eterno senza
torna vana la mia vista. alcuna difesa di che dunque può legitti-
:
115 116. condizione di lor tormento: mamente andar altero? - miseri lassi la :
qualità di loro pena. - a terra ecc. li : stessa locuzione in Inf. XXXII, 21.
curva sotto i gravi pesi in modo, che 122. della vista ecc.: ciechi della mente.
anch' io, al primo vederli, non seppi di- 123. retrosi: retrogradi. Siete sì ciechi
scernere se fossero persone od altro. di mente, che vi illudete di andar avanti
117. tencione: tenzone, contesa; ora e pervenire a lieto fine, mentre cammi-
mi parevano persone, ora no; cfr. Inf. nate all' indietro.
Vili, 111 « che sì e no nel capo mi ten- 124. « Pilius hominis vermis »
vermi :
;
distinguere. La metafora, ardita, esprime 125. angelica: incorporea come gli an-
maravigliosamente lo sforzo degli occhi geli. - farfalla: è negli antichi monu-
per disceruere l'ombre, oppresse e tutte menti, accanto alla fanciulla alata, sim-
rannicchiate a terra sotto la grave soma. bolo dell' anima.
120. si picchia si batte il petto renden-
: 126. che ecc. la quale farfalla, cioè
:
dosi in colpa. Cfr. Purg. IX, 111 e Par. l' anima, deposta la materia del corpo
XXII, 108. Al. si rammarica, geme,
: e ogni condizione della vita terrena, va
trae guai. AL: È battuto e castigato. Ci dinanzi alGiudice eterno ignuda, senza
atteniamo all'interpr. si batte il petto ',
'
schermo o difesa alcuna, sicché nulla le
considerando, contro chi trova strana giovano ricchezze, onori, potenza, in una
l' indicazione di questo particolare men- parola tutto ciò di che l' uomo è superbo.
GIRONE PRIMO] Purg. x. 127-139 [pena dei superbi] 415
delle donne di Caria, ricorda nel senso mostrava di patire più che gli altri,
allegorico la schiavitù dovuta a chi in- piangendo parea che dicesse Non ne :
superbì e si levò sopra i fratelli, imma- posso più Con che si viene a dire che
!
gine conforme alla biblica: Supra dor- la pena toccava per taluni l' estremo
miri meum fabricaverunt peccatores (Ps. limite tollerabile; eh' è il complemento
CXXVIII, 3); e nel senso letterale mette del cenno fatto ne' vv. 136 sg. circa il
in atto con robuste pennellate la pe- vario grado della pena inflitta ai superbi
41G [GIRONE PRIMO] PURO. XI. ì-\) [PREGHIERA i
ERBl]
CANTO DECIMOPRIMO
GIRONE PKIMO: SUPERBIA
volontà, richiedendo a lui, quasi umili « Colui che da nulla è limitato, cioè la
mendichi, il pane quotidiano della gra- prima Bontà eh' è Iddio, che solo colla
zia, erinunciando al superbo diletto del- infinita capacità l'infinito comprende»;
la vendetta col perdonare ogni offesa. Conv. IV, 9. -«Deus nullo corporali loco
L' ultima preghiera, lo scampo dalla ten- clauditur» Thom.Aq., Sum. theol. I, il,
;
tazione dell' antico avversavo, essi la ri- non alicubi est; quod enim
102, 4. - « Deus
volgono a Dio per coloro che han lasciati alicubi est, continetur loco; quod loco
su in terra; ed è bella carità, inimica a continetur, corpus est. IsTon igitur ali-
superbia, il pensare a que' bisogni al- cubi est, et tamen quia est et in loco
trui, che non sono né possono più essere non est, in ilio sunt potius omnia, quam
nostri. Se non che, invece del Pater no- ipse alicubi » Aug. De Civ. Dei XI, 20.
;
ster, D. mette in bocca alle anime una 3. effetti: creature, come Conv. Ili,
parafrasi di esso, indulgendo al gusto 8 «Intra gli effetti della divina Sapienza
:
del M. E., che del parafrasare le piti l'uomo è mirabilissimo». I primi effetti
note orazioni fece « un genere lettera- sono i cieli e gli angeli. Cfr. Thom. Aq.,
rio tra dottrinale e rettorico » (Parodi, Sum. theol. I, 61, 3.
Bull., XXV, 43) ; e nella parafrasi, come 4. potenza.
valore :
sublime candore dell'orazione domeni- est virtutis Dei » Sap. VII, 25. AL: la;
cale scapita non poco per le interpola- bontà divina. AL: l'amore, che sarebbe
zioni della troppo sapiente musa dan- lo Spir. Santo, mentre il nome indiche-
tesca ». E bene rincalza il Parodi (Bull. rebbe il Figlio, e il valore il Padre. M
XIV, 172) osservando che « una pre- 8-9. non potem da noi ecc. da n<rif :
non possiamo pervenire alla pace del tuo non potendo piti peccare (Purg. XXVI,
regno, se essa non ci è spontaneamente 131 sg.), le anime del Purg. non sono più
da te concessa e mandata. esposte alle tentazioni.
10. suo: loro, come Inf. X, 13 ecc. 24. color ecc. viventi, che restarono
:
11. osanna: parola ebraica che vale: dietro a noi nel mondo. Così i più. Al-
salva, aiuta, dunque! Ps. CXVII, 25. tri intendono e dei viventi e delle anime
Nel gr. *
CJaavvà, nel senso di Salve ! Cfr. della valletta. Ma
queste son difese da
Matt. XXI, 9, 15. Marc. XI, 9, 10. Joan. due angeli, né possono più peccare; e
XII, 13. Enel senso di Salve l'usa sempre il noi del v. 25, riferentesi ai viventi e
14-15. la qual: manna, cioè grazia di- - « Buona felicità del nostro viaggio e
vina. - diserto: chiama così il Purg. per nel loro ramogna è proprio seguir nel
;
aver chiamato la grazia divina manna ' ' viaggio»; Buti. Così anche Land.,
nome del cibo che Dio mandò agi' Israe- Teli., ecc. AL: Buon augurio. Al.: Buon
liti nel deserto cfr. Etod. XVI, 4 sg. - a
; avvenimento, prospero successo ecc. ;
affatica di andare avanti, va indietro; gna ni un seppe che voglia dire, ma ti-
cfr. Purg. VII, 53 sgg. rando in arcata, e standosi sulle gene-
17. e tu ecc. anche tu perdona a noi,
: rali, dee certo essere buon, avviamen-
ma solo per tua benignità, non perchè to, o altro di siffatto bene, che quelle
lo meritiamo. anime pregavano a so ed a noi. » E
19. s' adona : resta abbattuta ; Inf. VAndr.: «Buon viaggio; locuzione co-
VI, 34. mune agli antichi, che la estesero an-
20-21. non spermentar : non mettere che a significare buono augurio in ge-
a cimento. - avversaro: avversario, il dia- nere. » In Bull. Ili, 154, e VI, 198, il Pa-
volo cfr. Purg. VIII, 95. I Petr. V, 8. rodi dimostrò quanto sia incerta l' eti-
- libera ecc. liberala dall' avversario,
: mologia di questo sostantivo, ma come
che tanto la stimola al male. probabilmente il significato suo debba
22. ultima la preghiera di liberare
: essere stato press' a poco quello di
dalle tentazioni o cimenti diabolici. 1
augurio. '
23. già: veramente. - non bisogna: 2G. pondo peso della soma.
:
preghiera, così altruistica, delle anime, Un' anima risponde « Venite con noi
:
D. è tratto a osservare che se nel Purg. destra, e troverete un passo per cui ui
le anime pregano sempre anche per i può salire anche col peso del corpo
viventi, viventi che sono in grazia di
i 37. giustizia e pietà di Dio che è sei
:
qua© ex charitate fiunt prò defunctis, eis apparet iustitia, dum cnlpas relaxa
valere credenda sint»; Thom.Aq.,Sum. propter dilectionem, quam tamen ips
theol. Ili, JSuppl., 71, 9. misericorditer, infundit»; Thom. Aq.
33. buona radice la grazia divina :
; cfr. Sum. theol., I, 24, 4.
Purg. IV, 135. Thom. Aq., 1. e, 71, 3. 39. yì lievi v' innalzi là dove tende
:
presto alla scala del 2° girone prendendo (Murat., Script. XV, 28) che fu affogato
a destra o a sinistra; e, se c'è più d'un nel letto da sicarii prezzolati dal comu-
passo, insegnateci il meno ripido. ne di Siena (Bassermann, 327 sgg); in-
carne il corpo cfr. Purg. IX, 10.
44. : : vece, secondo Benvenuto da Imola, Om-
45. contra sua voglia cfr. Purg. VI, 49.
: berto sarebbe morto combattendo pres-
- parco lento ha lo spirito pronto, ma
: : so Campagnatico « cum exivisset pro-
la carne inferma. biter contra inimicos ». Il racconto di
46-48. Le lor parole ecc. non si potò : Benv. è stato confermato dal Davidsohn
distinguere da chi fossero proferite le (Forschungen, IV, 141 e cfr. Bull. XVII,
parole di risposta, essendo l' anime ran- 127), che da una cronaca senese del
nicchiate e quasi ascose sotto i loro pesi. sec. xv, che attinge a fonti antiche, ri-
Chi risponde a V., dirà egli stesso eh' pubblicò un'animata e bella descrizione
il conte Omberto Aldobrandeschi di della morte del conte in battaglia pro-
Santafìore. prio a Campagnatico nel 1259; morte
51. possibile: tale che possa salire per degna di forte uomo e stato sempre fie-
e.sso chi ha tuttora il peso del corpo; ramente orgoglioso (cfr. n. ai vv. 65-66).
cfr. Purg. XII. 106 sgg. 53. cervice: dura cervice è voce scrit-
V. 52-72. Omberto Aldobrandeschi turale per indicare la superbia ostina-
conte di Santafìore. L'anima che ha ta; Esod. XXXII, 9; XXXIII, 3, 5;
risposto a V., continua a parlare, espri- XXXIV, 9. Deut. IX, 6, 13; XXXI
mendo il suo desiderio di vedere D. e 27. II Parai. XXX, 8. Is. XLVIII, 4.
indurlo a pregare e far pregare per lei. Atti VII, 51. Cfr. Horat., Ep. I, ni, 34 :
glia. È l'anima di Omberto, figlio di Gu- nato. L'anima vorrebbe dunque sapere
glielmo Aldobrandeschi dei conti di San- chi sia il vivente che va pel Purg.
tafiore (cfr. Purg. VI, 111), famiglia as- 57. farlo pietoso ecc. indurlo a pre-
:
sai potente nella Maremma Sanese, di gare per me e procurarmi anche pre-
parte ghibellina (cfr. G.Vill. VI, 81 IX, ; ghiere di altri vivi, quando sarà ritor-
47, 71, 301), in lotta con Siena. Di Om- nato nel mondo. - soma « Ego ad nihi-:
berto, ch'è nominato in un documento lum redactus sum. ... Ut iumentum factus
del 1256, si hanno scarse notizie. I cornm. suin apud te »; Psal. LXXII, 22, 23.
ant. lo dicono uomo assai superbo. Il 58. Latino italiano cfr. Inf. XXII,
: ;
cronista senese Angelo Dei racconta 65; XXVII, 33; XXIX, 88, 91, ecc.
420 [gironi: primo] Pukg. zi. 59-74 [omb. aldobrandeschi]
CO. vosco: con voi: se lo udiste nuii. che li ha fatti periculare e morire in-
Quel nome doveva essere allora notissi- nanti ora, e sì nell'altra, che li ha posti
mo ma Omberto parla così per umiltà.
; in pena » Buti.
;
perbum Nobilitas dabat, incertum de pa- faccia: sia data la debita sodisfazione.
treferebat»; Yirg. Aen. XI, 340 sg. - 72. noi fei: non soddisfeci vivendo.
leggiadre: nobili, generose. V
.73-QQ. Oderisi d' Agobbio e Fran-
comune madre: la terra. «Usque
63. co bolognese. Conscio della propria su-
in diem sepulturae, in matrem omnium»; perbia e temendo quindi della stessa pena
Ucci. XL, 1. - « Non iam mater alit tellus (Purg. XIII, 136 sgg.), D. china la fac-
viresqueministrat»; Virg., Aen. XI, 71. cia. Un' altr'anima si torce e lo mira fis-
64. ogni uomo: « fu sì superbo, che samente. D. la riconosce. « Oh, non sei
ogni uno dispregiò, e massimamente li tu Oderisi da Gubbio, il celeberrimo mi-
Sanesi » Bufi. - avante oltre misura.
; : niatore? » «Fratello, la mia fama è già
65-66. ne mori' ecc. perchè indusse i : oscurata da Eranco bolognese. In vita
Sanesi ad attaccarlo nel suo castello di non l'avrei riconosciuto per il superbo
campagnatico e quanto egli fosse odia-
; desiderio di soprastare agli altri, del qual
to, si vide nella battaglia che ne seguì vizio in questo girone si paga il fio. »
(secondo la cronaca ricordata nella n. 52- Oderisi da Gubbio, nel ducato d'Urbi-
72), dal feroce accanimento con cui egli, no, fu celebre miniatore della 2a metà
che a cavallo e facendo strage de' ne- del secolo xni. Di lui scrive il Vasari,
mici « corriva per la Piazza di Campa- Vite, ediz. Milanesi 1, 384 « Eu in questo
:
gnatico com' un drago », fu accerchiato tempo in Roma Oderigi d' A gobbio, ec-
e finito « fugli tanta gente adosso, che
: cellente miniatore in que' tempi, il qua-
non potè scampare, e fa ferito con una le, condotto perciò dal papa, miniò molti
mazza di ferro in sulla testa, e mana- libri per la Libreria di palazzo, che sono
resi e falcioni gli furo addosso per tal in gran parte oggi consumati dal tempo.
modo, che gli fecero lassare questo mon- E nel mio libro de' disegni antichi sono
do ». Campagnatico era un forte castel- alcune reliquie di man propria d* costui,
lo sulla sommità d'un poggio nella valle che in vero fu valent'uomo. » Nel 1268
[GIRONE PKIMO] PUKG. XI. 75-91 [ODERISI d'aGOBBIO] 421
w « Frate » diss 7
elli, « più ri don le carte
'che pennelleggia Franco bolognese :
e 1271 era a Bologna; andò nel 1295 a Land. Così in sostanza anche Lan.,
Roma, dove dicesi morisse nel 1299. Dne Ott., ecc. Dopo il Veli, molti intesero:
Messali miniati, di gran valore, nella ca- Io ho solo 1' onore di essergli stato mae-
nonica di S. Pietro in lloina, si credono stro. Ma che Franco fosse scolaro d' Ode-
opera sua. Cfr. Bass., 214. risi, non ci è provato da alcuna testi-
o nulla. Il Vasari, 1. e: «Fu molto mi- miniatori del mio tempo, al qual pri-
ti i
e perla stessa Libreria ne' medesimi tem- qui nel 1° cerchio, ma tuttora nell'Anti-
pi lavorò assai cose eccellentemente in purgatorio tra' negligenti, se possendo
quella maniera, come si può vedere nel (= potendo) peccare, cioè quando mi re-
detto libro, dove ho di sua mano dise- stava da vivere per del tempo ancora,
gni di pitture e di minio, e fra essi un'a- e ancora potevo cader in peccato, non
quila molto ben fatta, ed un leone che mi fossi reso in penitenza a Dio.
rompe un albero, bellissimo. » V. 91-96. Cimabue e Giotto. Oderisi
75. impaccia: ne rende diffìcili i mo- continua mostrando la vanità della glo-
vimenti. ria mondana. Com' egli, primo miniatore
80. Agobbio :lat. Iguvium ed Eugu- dell' età sua, fu poi superato da Franco
bium, ora Gubbio, città dell'Umbria. bolognese, così Cimabue credette già di
81. alluminare: frane, enluminer; it. occupare, e occupò, nella pittura il pri-
miniare. - Parisi lat. Parisii, oggi Pa-
: mo posto ma venne Giotto e ne oscurò
;
ch'egli venisse buon maestro, io tenevo ra, corresse in parte il rettilineo del di-
il primo luogo, nò era chi a compara- segno, animò le teste, piegò i panni, e
zion di me fosse in alcun prezzo ma ; cominciò a collocare le figure con arti-
dopo fui vinto da costui, in forma che fizio. « Fu sì arrogante e sì sdegnoso,
l'onore è tutto suo; nondimeno perchè che, se per alcuno gli fosse a sua opera
dopo lui io ero dinanzi agli altri, non son posto alcun difetto, o egli da so l'avesse
rimaso senza alcuna parte d' onore » ;
veduto,... immantanente quella cosa di-
422 [GIRONE PRIMO] PURG. XI. 92-102 [CIMABUK E GIOTTO]
serta va, fosse cara quanto si volesse » ; perbia, come ci dirà egli stesso (Purg.
Ott. Cfr. Vasari, ed. Milanesi, I, 247 sgg. XIII, 136 sgg.); ma che pecchi di su-
Giotto, figlio di Bondone dal Colle, n. a perbia proprio nel cerchio dei superbi,
Vospignano presso Firenze verso il 1266, non è verisimile, ancorché le parole sia-
m. a Firenze 8 gennaio 1337, fu il più no messe in bocca a Odorisi. D. par-
celebre artista dei tempi di D., con cui lerà dunque in generale, col pensiero
lo dicono stretto di amicizia. Fu scul- alla legge, che le glorie nuove oscurano
tore ed architetto, ma anzi tutto uno quelle del passato. Però « che nello scri-
dei sommi pittori italiani. « Tanta fuit ver quel verso balenasse a D. il pensiero
excellentia ingenii et artis huius nobilis come quel terzo potess' esser proprio lui
pictoris, quod nullamrem rerum natura e come i lettori potessero forse pensare
produxit, quam iste non reprassentaret a lui » non è da escludere « ma egli ;
tam propriam, ut oculus intuentium non ci si. sarà fermato sopra, e avrà pen-
saspe falleretur accipiens rem pictam prò sato: io parlo in generale, la cosa sa-
vera »; Benv. Cfr. Vasari, I, 369 sgg. rebbe vera anche se io non esistessi,
92-93. coni' come, anticam. anclie in
: nessuno ha il diritto di dire eh' io parli di
prosa. Per quanto breve tempo si man- me »; D' Ov., St., 568. Cfr. Bull. Vili, 329.
tiene viva e vigorosa la gloria delle fa- 99. del nido: «Me libertino natumpatre
coltà e delle opere dell' ornano ingegno et in tenui reMaiores pennas nido exten-
se non seguono etati grosse, cioè tempi disse loqueris » Horat., Ep.I, xx, 20 sg.
;
chi la toglierà al Cavalcanti. Molti sup- Aen. VII, 144. - flato di vento soffio di :
pongono che D. alluda a so stesso, nella vento. « Ad nos vix tenuis farnse perla-
poesia in lingua volgare tanto superiore bitur aura»; Virg., Aen. VII, 646.
al Cavalcanti. D. ebbe piena coscienza 102. muta ecc. anche la gloria passa
:
del proprio valore, né fu esente da su- da uomo ad uomo mutando così nome.
[GIRONE PRIMO] Purg. xi. 103-117 [fama mondana] 423
103- voce: Al.: fama. - scindi separi : di Siena, quando i Fiorentini furono
da deponi la carne, ossia muori.
te, sconfìtti a Mont' Aperti (4 sett. 1260).
105. il pappo ' e il ' dindi ' voci
l
: Ma quando i Fiorentini sconfìssero i Sa-
infantili, pappo per pane, dìndi per nesi a Colle di Valdelsa (11 giugno 1269)
denari. Provenzan o « fu preso, e tagliatogli il
107. «all'eterno : in paragone dell' eter- capo e per tutto il campo portato fìtto in
nità. « Mille anni ante oculos tuos tam- su una lancia »; G. Vili. VII, 31. Riavuto
qnam dies hesterna, quae praeteriit, et poi il reggimento di Siena,i Guelfi distrus-
custodia in nocte » Psal. LXXXIX, 4.
; sero le case ed ogni altra memoria del
108. al cerchio: in paragone del cer- Salvani. Aquarone, D.in Siena, 112 sgg.
chio ecc. la n. ai vv. 100-108 in fine.
: 109-110. Colui caso obliquo. - del cam-
:
ulteriore conferma della breve dorata e lento passo. - Toscana sonò tutta tutta :
della nominanza mondana, Odorisi ad- Toscana risonò del nome di colui, ecc.
duce un esempio, tolto dalla storia po- « Fu grande uomo in Siena al suo tempo
litica del tempo. « Mira colui che di- dopo la vittoria eh' ebbe a Montaperti, e
nanzi a me va così lento per il grave guidava tutta la città, e tutta parte ghi-
peso che porta Tutta Toscana lo cele-
! bellina di Toscana facea capo di lui, e
brava un dì; ed ora egli è appena menzio- era molto presuntuoso di sua volontà » ;
incresciosissimo all'animo suo altero, Isaia LI, 12. Psal. LXXXIX, 6; ecc.
Dio in premio gli condonò il soggiorno 116-117. quei ecc.: il sole che col suo
nell'Antipurg. » - « Humilia te in omni- calore fa uscire dalla terra l' erba te-
bus, et coram Deo invenies gratiam » ;
nera e verde, la dissecca poi e discolora.
Eccl. Ili, 20. - Provenzan Salvani da Così il tempo fa nascere la fama, e poi
Siena, ghibellino, valente nelle cose di la distrugge. - discolora « Decolorava :
dito (oso da ausus colui che osa). = menti elli intendea di farlo morire. Venne
127-128. attende ecc.: differisce la pe- la novella al detto messer Provenzano,
nitenza sino agli estremi della vita. ed avendo temenza dell'amico suo, fece
129. quaggiù: nelF Antipurg.: ctc.Purg. ponere uno banco con uno tappeto sulla
IV, 127 sgg. Così ci portano a leggere i piazza di Siena, e puosevisi a seder suso,
codd. e non laggiù. E bene sta quaggiù, e domandava ai senesi vergognosamente,
che ci dobbiamo figurare accompagnato ch'elli lo dovessino aiutare in questa sua
da un cenno della mano verso il basso : bisogna di alcuna moneta, non sforzando
così dal 1° piano di una casa diciamo persona, ma umilemente domandando
1
quaggiù per designare il pianterreno.
'
aiuto e veggendo li Senesi il signore
;
130. buona: cfr. Purg. ILI, 145; IV, 134. loro, che solea esser superbo, dimandare
132. la venuta: l'entrata nel veroPurg.- così graziosamente, si commossero a pie-
largita: concessa con evidente larghezza. tade, e ciascuno secondo suo podere gli
133. Quando ecc. quando era al colmo
: dava aiuto lo re Cai-Io ebbe li
; X mila fio-
della potenza e della gloria ecc. rini e '1 prigioniero fuor di carcere, libe-
134. liberamente: spontaneamente (cfr. rato dalla iniquità dal re predetto. » E
Par. XXXIII, 18) però l' atto è merito-
;
così, sostanzialmente, gli altri antichi.
rio. - Campo la piazza maggiore di Siena.
: 138. si condusse: s'indusse; cfr. Jn/.
135. s'affisse: si mise e stette. XXXII, 6. - a tremar effetto del peno-
:
CANTO DECIMOSECONDO
GIRONE PRIMO : SUPERBIA
V. 1-9. Il passo accelerato. Sin qui In senso opposto Stazio (Theb.1, 131 sgg.):
D. camminava chino accanto a Odorisi, « Sic, ubi delectos per torva armenta
e i due procedevano insieme a passo iuvencos Agricola imposito sodare af-
lento e eguale, quasi buoi sotto lo stesso fectat aratro; Illi indignantes.... Indi-
giogo. Ma V. dice a D. di lasciare Ode- versa trahunt. »
risi, ammonendolo che nella regione della 2. carca: caricata del pesante masso.
spediti. - leggieri: mentre le anime de' su- 20. per la puntura ecc.: «per la ricor-
perbi lì vicine erano aggravate dai sassi. danza che dà dolore a chi li amava »; Buti.
Volgi ecc. il peso che le curva,
13. : 21. che solo ecc.: la qual ricordanza ad-
costringe le anime a guardar continua- dolora soltanto le anime pietose. L' im-
mente gli esempi di superbia punita figu- magine dar delle calcagne è tolta dal ca-
rati nel piano sul quale camminano D. ; valiere che colle calcagna suole dar di
lo fa, invece, dietro l'ammonizione di V. sprone al destriero.
14. tranquillar la via: camminar più 22-23. di miglior ecc. : di più belle
sicuro. Il guardare il luogo in cui po- apparenza quanto ad esecuzione arti
[GIKONE PRIMO] Purg. xii. 24-36 [bs. di superbia] 427
stica (secondo l'artificio) essendo opera ; saetta di Giove e fu sepolto sotto il monte
divina; cfr. Purg. X, 31 sgg. Etna,- cfr. Inf. XXXI, 98.
24. quanto ecc. tutto quel 1° ripiano
: 29. dall'altra parte: vedea giacer Bria-
del Purg., che dalla « ripa che pur sale » rèo dal lato opposto a quello dove si ve-
(Purg. X, 23) sporge come via battuta deva Lucifero.
dai penitenti. 30. grave: pesante, perchè già morto;
V. 25-27. Lucifero, lo esempio di Veli., ecc.; ma, morto o vivo, pesava lo
superbia punita. 3 esempi di umiltà stesso. - Doloroso, perchè morto, alla ter-
esaltata (Purg. X, 28-96), e invece 13 ra, sua madre; Dan., Vent., Lomb., ecc.;
(10 + 3) di superbia punita. Il 1° è di ma poiché, Inf. XXXI, 98, Briareo è
Lucifero, creato più nobile degli altri « smisurato », ben si può serbare a grave
angeli che cade dal cielo come folgore, il senso di '
pesante ', in quanto lo smi-
essendosi insuperbito contro il Creatore ;
surato cadavere giacente a terra appa-
cfr. Lue. X, 18. Inf. XXXIV, 121 sgg. riva in tutta la sua enorme gravezza.
Si noti l'artifizio di questo passo, dal V. 31-33. I giganti vinti da Pai-
v. 25 al 63 le 4 prime terzine comin-
: lade, 3o esempio di superbia pu-
ciano con Vedea; le 4 seguenti con O, nita. Apollo, Minerva e Marte, tutti e
e le altre 4 con Mostrava l' ultima poi ; tre ancora in armi, sono raffigurati in-
ci offre le tre parole nel principio dei torno a Giove, in atto di mirare le sparse
tre versi. - Per alcuni l'esempio di Troia, membra dei giganti, vinti nella pugna
eh' è nell'ultima terzina, sarebbe sug- di Flegra; cfr. Ovid., Met. X, 150 sg.
gello e sintesi di tutte le punizioni toc- Stai., Theb. II, 597 sgg.
cate ne' 12 casi precedenti, cioè di super- 31-32. Timbrèo: Apollo, così detto da
bia punita da gli Dei (come nei casi 1-4), Timbra, nella Troade,dove aveva un tem-
da sé stessa (come nei casi 5-8) e dagli pio; cfr. Virg., Georg. IV, 323. Aen. Ili,
uomini (come nei casi 9-12) ; mentre la 85. - Pallade: Minerva. - padre: Giove.
T, l'O e 1' M iniziali dei tre versi for- 33. sparte: «Cecini pleciro graviore
merebbero la parola Tom,, ossia TTom, Gigantas Sparsaque Phlegraeis victricia
nome di quell'essere ch'è «vasello d'ogni fulmina campis » Ovid., Met. X, 150 sg.
;
4rt
Koboam, già non par che minacci
quivi il tuo segno ma pien di spavento
;
listei, per non cader vivo nelle mani dei 46. minacci Koboamo così aveva mi-
:
nemici, si lasciò cadere su la propria nacciato « Pater meus posnit super vos
:
spada e morì insieme co' suoi tre figliuo- iugum grave, ego autem addam super
li; cfr. I Reg. XXXI. I Parai. X, 4. iugum vestrum; pater meus cecidit vos
41. Gelboè (sorgente gorgogliante),
: flagellis, ego autem caedam vos scorpio-
Gilbóa, montagna della Palestina a po- nibns»; III Reg. XII, 11.
nente di Scitopoli, su cui gì' Israeliti 47. segno: lat. sigillivi; imagine.
furono vinti. 48. carro: «Porro rex Koboam testi -
42. che poi non sentì ecc. secondo: nus ascendit currum, et fugit in Ieru-
l' imprecazione di Davide, dopo la morte salem » III Reg. XII, 18.
;
di Saul (II Reg. I, 21): « Montes Gel- Y. 49-51. Erifile, 9° esempio di su-
boe, nec ros, nec pluvia veniant super perbia ptmita. Anfìarao, che (cfr. Inf.
vos, neque sint agri primitiarum » la ; XX; 34) sapeva, come indovino, che sa-
quale imprecazione I). suppone avverata. rebbe morto alla guerra contro Tebe, si
V. 43-45. Aragne, 7° esempio di nascose in un luogo noto solo alla mo-
superbia punita. Aragne, superba tes- glie Erifile. Regalandole una collana,
sitrice di Lidia (cfr. Inf. XVII, 18), aven- Polinice indusse Erifile a scoprire il na-
do osato sfidar Minerva nell'arte sua ed scondiglio. Almeone, figlio di Anfìarao
essendo stata vinta e percossa dalla Dea, e di Erifile, vendicò il padre, morto a
[GIRONE PRIMO] Puro. xii. 51-63 [es. di superbia] 429
ti, sdegnata contro Ciro, re dei Persiani, e l'incendio di Troia è l'ultimo esempio
che le aveva ucciso il figliuolo disprez- di superbia depressa. Troia è la città,
zando superbamente le rimostranze di Ilion l'alta rocca di Troia.
lei, com'ebbe sconfìtti i Persiani, fece 61. caverne: ammassi di macerie sot-
tagliare al cadavere di Ciro il capo e to e fra le quali restano vani a mo'di
gettar questo in un
otre pieno di san- grotte o caverne.
gue umano, dicendo: Saziati ormai di 63. il segno ecc. la figurazione che si
:
sangue, del quale avesti in vita tanta vede colà; cfr. v. 47.
sete! Fonte di D. per questo racconto V. 64-72. eccellenza artistica delle
è Orosio, II, 7, 6. sculture. Come le figurazioni di umiltà
55. la ruina ecc. : ruina e scempio delle (Purg. X, 31 sgg.), anche quelle di su-
forze persiane. perbia punita sono eseguite con sovru-
57. sangue sitisti: Sitire, che par cru- mana maestria. Rilevata la quale, D.
do latinismo, per aver sete usarono an- aj>ostrofa con amara ironia i mortali che,
che altri nostri scrittori antichi. dominati dalla superbia, non vedono il
V. 58-60. Oloferne, 12° esempio di male che fanno.
430 [GIRONE PRIMO] PURG. XII. 64-81 [E8EMPII DI SUPERBIA]
(J4
Qua! di pennel fu maestro o di stile,
clie ritraesse l'ombre e,i tratti oh* ivi
mirar (alieno ogn' ingegno sottile?
G7 Morti li morti, e i vivi parean vivi:
non vide ino' di me ehi vide il vero
quant'io calcai, fin che chinato givi.
70 Or superbite; e via col viso altiero,
d'Eva, e non chinate il volto,
figliuoli
sì che veggiate il vostro mal sentero !
che volle « essere come dii »; Gen. Ili, 5, 6; Purg. IV, 1-16.
o per ricordar loro che, figli tutti della 76. atteso: attento alle cose dinanzi,
stessa madre, non hanno motivo d' in- a ciò che appariva; cfr. Inf. XIII, 109.
superbire gli uni sopra gli altri. - non 77. Drizza la testa « Respicite et le-
:
chinate il volto: non abbassate gli oc- vate capita vestra, quoniam appropin-
chi per vedere quanto sia malo il sen- quat redemptio vestra»; Lue. XXI, 28.
tiero pel quale vi mena la superbia. 78. sospeso assorto nella contempla-
:
V. 73-99. f
Z
angelo dell'umiltà. I zione di queste immagini. « Non hoc ista
ripiani del Purg., divisi l'uno dall'altro sibi tempus spectacula poscit»; Yirg.,
da tratti del ripido pendio del monte, Aen. VI, 37.
comunicano fra loro per mezzo di scale 81. l'ancella sesta: l'ora 6a cioè mez-
scavate nel pendio stesso. Presso al pri- zogiorno. Chiama le ore ancelle, come
mo gradino di ogni scala sta un angelo ministre del giorno che nasce e muore
[GIRONE PRIMO] Purg. xii. 82-100 [ang. dell' umiltà] 431
85-87. Io era ben ecc. ero abituato (toso) questo ternario possono essere etdell'an
al suo ammonimento di non perder tem- gelo et del Poeta. »
po sicché in tal materia e' non poteva
; 95. volar su: salire in Paradiso. «Oni
più parlarmi oscuramente. Cfr. Purg. nes homines conveniunt in appetendo ul
Ili, 78. Yirg., Aeri. VI, 538 sg. - chiuso: timnm finem, qui est beatitudo»; Aug.,
oscuro. Cfr. Par. XI, 73. De Trin. IV in princ.
88. lacreatura bella: l'angelo. 9G. vento: tentazioni dei vizii, e qui
89. biancovestito vestito di bianco; il
: particolarmente della superbia. - cadi
masch. riferito a creatura è un caso
' '
ti lasci abbattere.
di constructio ad sensum ; cfr. Purg. II, 97. tagliata: la costa del monte, ta
23. Anche nella Scrittura gli angeli sono gliata o scavata a mo' di scala ] r ren
vestiti di bianco; cfr. Matt. XXVIII, 3. dere possibile il salire cfr. Purg. I V, 31
;
cui salgono, alla gradinata per cai si per messer Mccola Acciaioli, il porche
ascende al MonteCroci presso Fi-
alle noi condannò; e funne fatto nota. Sen-
renze. « Uscendo dalla porta per andare tendolo, messer Niccola ebbe paura non
a santo Miniato si sale alquanto per una si palesasse più ; ebbene consiglio con
sola via. Dapoi si divide in due vie. Et messer Baldo Aguglioni, giudice saga-
quella che rimane a man destra a chi cissimo e suo avvocato, il quale die modo
sale, ha le scalee » ; Land. di aver gli atti dal notaio per vederli, e
101. la chiesa ecc. San Miniato a : rasene quella parte venia contro a Mes-
Monte, il più antico tempio di Firenze ser Niccola. E dubitando il notaio degli
(1018), che sovrasta alla città da quella atti avea prestati se erano tocchi, trovò
parte in cui è il ponte di Rubaconte, ora il raso fatto e accusòlli. Fu preso messer
vano inganni e frodi. - il quaderno « i : dal Comune, il riceveva collo staio di-
pessimi cittadini per loro sicurtà chiama- ritto quando il dava al popolo, ne trasse
;
rono per loro podestà messer Monfiorito una doga picciola dello staio, onde gros-
da Padova, povero gentiluomo, acciò che samente ne venia a guadagnare. Sco-
come tiranno ponisse, e facesse della ra- persesi il fatto et saputa la verità, que-
;
gione torto e del torto ragione, come a sto cittadino fu condennato et grave-
loro paresse. Il quale prestamente in- mente et vituperevolmente, onde poi i
tese la volontà loro, e quella seguì; che discendenti suoi, che sono antichi uomi-
assolvea e condannava senza ragione, ni, essendo loro ricordato, arrossono et
come a loro parea e tanta baldanza; vergognonsi et fessi in ciò in lor ver-
;
prese, che palesemente lui e la sua fa- gogna una canzoncella che dicea Egli è :
miglia vendevano la giustizia, e non ne tratta una doga del sale Et gli uffici son
schifavano prezzo, per piccolo o grande tutti salviati, ecc. » ; An. Fior. Così pure
che fusse. E venne in tanto abbominio, Ott., ecc. Cfr. Par. XVI, 105.
che i cittadini noi poterono sostenere, 106. così ecc. : grazie a simili gradini
e feciono pigliar lui e due suoi famigli, si agevola la salita al 2° cerchio, da cui
e feciòllo collare; e per sua confessione la ripa cade nel 1° assai ripida.
seppono delle cose, che a molti cittadini 108. quinci e quindi ecc. da ambe le :
ne seguì vergogna assai e pericolo: e ven- parti le pareti di pietre strofinano chi
nono in discordia, che l'uno volea fusse sale. Virg., Aen. V, 169 sgg., dice della
più collato, e l'altro no. Uno di loro, che nave di Cloante: « Ille inter navemque
avea nome Piero Manzuolo, il fé' un'al- Gya3 scopulosque sonantis Radit iter la3-
tra volta tirar su il perchè confessò
;
vum interior subitoque priorem Prseterit
avere ricevuta una testimonianza falsa et metis tenet oequora tuta relictis. »
[GIRONE PKIMO] PURG. XII. 109-124 [CANTO ANGELICO] 433
ad conteniptuni divitiarum, vel ad con- saranno cancellati del tutto anche gli
temptum honorum, quod fit per humi- altri P
(segni dei peccati), incisi sulla
litatem »; Thom. Aq., Sum. theol. I, il, tua fronte dall' angelo portiere (Purg.
69. 3. Il canto non procede da anime né IX, 112) e già quasi spenti, - poiché,
da quelle dei superbi, nò da quelle de- avendo l'angelo dell'umiltà coll'ala sua
gl'invidiosi e nemmeno da più angeli,
; cancellato il P
della superbia, radice di
come pensarono questo e quello de' ogni peccato (Eccl. X, 15 ; cfr. Thom.
corniti, ant. e mod., ma, come in tutti Aq., Sum. theol. I, il, 84, 1, 2. II, il,
gli altri cerchi (cfr. Purg. XV, 37 ; 117, 2 ; anche gli altri Psi sono
162, 7),
XVII, 67; XIX, 49; XXJI, 4 XXIV,
; attenuati di molto -, tu salirai non solo
151; XXVII, 7) chi canta la Beatitudine senza fatica, ma con diletto» (cfr. Purg.
è il D. già ha fatto
solo angelo, di cui XXVII, 121 sgg.). All'udir ciò, D. che
parola. Nò
a ciò osta il plur. tocì can- non s'era accorto che uno dei sette P
taron. Sarà « un plurale meramente sti- fosse già cancellato dalla sua fronte,
listico, come ne abbonda la poesia spe- maravigliato, porta subito a questa la
cialmente latina » D' Ovidio, N. St. I,
; mano destra con le dita aperte, e trova,
276. Per tocì cfr. Purg. XXII, 5. tastando, che in realtà vi restano sol-
109.Noi Tolgendo ecc. costrutto equi-
: tanto 6 P. V. sorride dell'ingenua ma-
valente a un ablat. assol. latino men- : raviglia e della mossa dell'alunno; sor-
tre noi ivi ci volgevamo, per incammi- riso, maraviglia, mossa naturalissimi.
narci su per la scala. 116. troppo: molto.
111. sì ecc.: con tanta soavità da non 117. che per lo pian ecc. che non mi :
potersi esprimere con parole. pareva d' essere dianzi (davanti) nel
112. foci: aditi, bocche: cfr. Inf. camminare per il piano del 1° girone.
XXIII, 129. «Inde ubi venere ad /an- 118-120. qual cosa grere ecc. qual :
ce* grave olentis Averni»; Virg., Aen. peso mi è stato tolto, che nell'andare
VI, 201. Nel Purg. il passaggio da un non è da me sentita più quasi nessuna
cerchio all'altro è accompagnato da dol- fatica?
ci canti, nell'Inf. da fieri lamenti; cfr. 123. come l'un ecc.: saranno cancellati
Inf. Ili, 22; IV, 26; V, 25; VI, 14 ecc. (stinti) del tutto, come il primo.
stando, e trova quello perchè altri si dell' ignoranza di D. come intesero Buti,
movea, che prima non vedea » liuti ; : Land., Veli., cosa non degna del Mae-
cfr. L. 'Venturi, SimiL, 285. - sospecciar: stro, ma per le ragioni accennate nella
sospettare; cfr. Inf. X, 57. - la mano: n. 115-135.
CANTO DECIMOTERZO
GIRONE SECONDO: INVIDIA
(Stare seduti in circolo colla schiena appoggiata alla costa del monte, e sì vicini l'uno
all' altro, da reggersi scambievolmente con le spalle, avendo in dosso un manto di
cilicio e le palpebre cucite da un filo di ferro).
un altro ripiano, circolare come il primo, ta. - si risega : è come tagliato, rfsegato
ma di minor diametro. Piano e ripa in torno torno, in modo da formare il ri-
questo girone sono di pietra liscia e di piano circolare. Al. si rilega: Cfr. Moo-
:
3.dismala: libera dal male, purifica frigoria, et quae Igne vacet semper, ca-
altri che salga: salendo è uno de' so- ' '
ligine semper abundet»; Ovid., Met. II,
liti gerundi con valore di partic. pres., 760 sgg. « Pallor in ore sedet, macies in
da unire ad altrui '. '
corpore toto, Nusquam recta acies, li-
4. così come nel primo girone. - le-
: vent rubigine dentes, Pectora felle vi-
ga: circonda. rent, lingua est suffusa veneno»; ibid.,
5. la primola la prima cornice, che è
: 775 sgg.
de' superbi cfr. Inf. V, 1 Purg. IX, 94.
; ; V. 10-21. Apostrofe al sole, « Con
6. piega: i cerchi del Purg., concentri- la ragione V. prevede che gì' invidi non
ci, sono via via più piccoli quanto più devono, come i superbi, girare; perchè
si sale, e sempre più sensibile è perciò la l'invidiaha astio dell' andare altrui, ma
curvatura loro. non va» (Tom.), onde dice: Se aspet-
7. Ombra ecc.: non vi è figura né al- tiamo gente per dimandare qual via dob-
tro segno cioè nulla di ciò che abbia-
; biamo prendere, temo che tarderemo un
mo veduto nella l a cornice. Altri inte- po' troppo la nostra scelta. Si volge dun-
sero ombreggiatura né linee
'
altri al- '
; que a destra verso il sole che li ferisce
trimenti. Cfr. Purg. XII, 65. L' inter- da quella parte, e gli rivolge un apostro-
pret. precisa letterale lascia qualche fe, come a lume e guida da seguire, se
dubbio pur essendo sostanzialmente si- non vi siano ragioni valide in contrario.
curo il senso di tutto il verso. - gli : 12. eletta: elezione, scelta; cfr. Ario-
vi; cfr. Inf. XXIII, 54, Purg. Vili, 69. sto, Ori. XIX, 92.
Al. lì; lez. impossibile, giacché non po- 14. fece essendo
: passato mezzodì,
tendosi far sinalefe tra Zi ed è, sillabe to- Purg. XII, 81, i fermi al sommo
P.,
niche entrambe, il v. diventerebbe dode- della scala, avevano il sole a destra;
casillabo. - si paia apparisca, si veda. : V. si volse dunque a destra; e, per vol-
8-9. parsi apparisce. - schietta liscia,
: : gersi, tenne fermo il pie destro, e, di
nuda; XIII, 5. Ptrg. I, 95. -
cfr. Inf. questo facendo centro, mosse in giro
livido: colore conveniente all'invidia. (torte) la parte sinistra della persona.
«Protinus Invidia© nigro squalentia tabo 16. a cai fidanza per fiducia nel quale.
:
Tecta petit. Domus est imis in vallibus 18. dicea: V., parlando al sole, -si vuol :
antri Abdita, sole carens, non ulli per- bisogna. - quinc'entro in questo girone. :
via vento, Tristis et ignavi pienissima 20. ragione: Al. cagione.- non pron-
:
436 [GIRONE SECONDO] PUEG, XIII. 21-36 [ESBMPII DI CARITI
ITA]
31
e prima che del tutto non s' udisse
per allungarsi, un'altra « Io sono Oreste »
passò gridando, e anco non s'affisse.
34 « Oli ! » diss' io, « padre, che voci son queste? »
E coni' io domandai, ecco la terza
dicendo : « Amate da cui male aveste ! »
ta: non eccita, non spinge. Cfr. Bull. Ili, s'ode un'altra voce che grida: Io sono
136. Se altra ragiona non induce a te- e' Oreste, e come la prima, passa oltre. Di
nere altra via, noi dobbiamo muoverci Oreste, figlio di Agamennone e Cliten-
guardando a' tuoi raggi, epperò qui ver- nestra, fu celebre la generosa amicizia
so destra; cfr. Purg. XXII, 123. con Pilade. Quando Pilade erasi spac-
V. 22-30. Maria, lo esempio di ciato per Oreste, volendo morire in sua
bella carità. Fatto un miglio (migliaio, vece, questi, sopravvenuto, gridò: Io sono
lat. milliarium) odono voci passanti per
, Oreste ! e allora si vide tra i due amici
;
V aria, che gridano belli esempi di ca- una generosa gara di carità; cfr. Ovid.,
rità. Il primo è quello di Maria, che JEpist. exPonto III, 2, 69 sgg. Cic, De
presente alle nozze di Cana, sollecita amicitia VII, 24 De fin. I 20 V, 22. ; ;
Purg. XII, 118 sgg. faci te bis qui oderunt vos, et orate prò
26-27. spiriti: invisibili; forse angeli. persequentibus et calumniantibus vos '».
- parlando ecc. parlanti, pronunzianti
: E questo è veramente il sommo e più
gentili inviti alla mensa d' amore, cioè difficile e meritorio grado della carità e
eccitanti le anime già invidiose a carita- dell'amore.
tevole amore, virtù opposta all' invidia. 35. domandai: Al.: dimandava.
30. reiterando: dopo avere oltrepas- 36. da cui quelli da cui, cfr. il testo
:
le spalle, e sono coperti da aspri e lividi 51. gridar « Il Poeta attribuisce la ca-
:
mantelli (colore dell' invidia e simbolo gione invidia all' appuntarsi de' no-
dell'
di penitenza), e hanno le palpebre cu- stri desiderii in beni angustissimi, che
cite da filo di ferro, essi che tennero gli non si possono godere dall'uno senza
occhi troppo aperti sulla condizione al- essere tolti, almeno in parte, all' altro ;
trui sì da affliggersi nel vedere il bene, e laddove, se s' appuntassero in que' beni
rallegrarsi nel vedere il male degli altri. eterni, che quanto più han posseditori,
Cantano le litanie dei Santi, preghiera tanto più fanno ricchi, non sarebbe in-
che maggiormente sa di carità, come vidia in terra (cfr. Purg. XV, 49-51).
quella che ricorda la comunione tra la Perciò le anime che qui piangono l'in-
Chiesa militante e la trionfante. vidia, hanno in dispregio i miseri spar-
37-39. sferza: questo cerchio punisce timenti delle eredità terrene, pensando
l'invidia, e però gli esempi per incitare alla celeste eredità partecipata, e non
al bene (che con immagine potente son diminuita, da' figliuoli di Dio, e a tutti
chiamati le corde della ferza) sono tratti, i posseditori di quella eredità si racco-
tolti, dalla carità eh' è la virtù opposta mandano amorosamente colle Litanie
all'invidia. de' Santi. Larga e generale preghiera,
40. Lo fren ecc.: gli esempi {Purg. XIV, che lancia i loro pensieri quando a que-
130 sgg.) atti a frenare l'invidia non sone- sto, quando a quel cittadino del regno
ranno amore, ma invidioso odio, di cui mo- a cui sospirano; e li rallegra in quella
streranno i pessimi effetti (Conv. IV, 26). beata comunione di anime e di beni ce-
42. passo del perdono: il luogo ove prin- lesti, che accresce senza termine le gioie
cipia la scala portante al cerchio supe- della carità, mentre l'invidia, pur col
riore e ove sta l'angelo che cancella dal- sospetto di un solo partecipe a' propri
la fronte di D.un?; cfr. Purg. XII, 98. beni terreni, ogni gioia avvelena ed uc-
43. gli occhi: Al.: il tìso. cide » Perez, Cerchi, 146 sg.
;
45. lungo la grotta: presso la roccia-, 52-54. Non credo ecc. non credo che
:
cfr. Inf. XXI, 110. viva oggi in terra uomo sì duro di cuore,
48. al color ecc. lividi come la pietra
: che non sarebbe punto da dolore e com-
del ripiano e della ripa cfr. v. 9. « Nec
; passione alla vista della pena degli invi-
lapis albus erat, sua mens infecerat il- diosi, -ancoi oggi, forse dal provenzale
:
;
fìl
così li ciechi a cui la roba falla,
stanno perdoni a chieder lor bisogna,
a'
e l'uno capo sovra l'altro avvalla,
il
Italia ed anche in Toscana. Cfr. Parodi, 68. così ecc. così quivi, nel 2° girone,
:
Bull. Ili, 133 e 145. alle ombre di cui ora parlo ecc.
55-56. quando fui ecc. come fui sì vi-
: 69. di se largir: esser larga di sé, farsi
cino a quelle ombre da ben distinguere vedere. « Invidia facit, quod non videatur
i loro atti, il dolore mi fece piangere. quod expedit videre, et ideo dicitur invi-
59. sofferia: sosteneva; reggeva. «Al- dia, quasi non visio »; Petr. Dant. -«Lu-
ter alterius onera portate, et sic adim- ce del cielo non fa copia di sé a cotesti
plebitis legem Christi»; Gal. Vi, 2. ciechi, perchè i loro occhi furono anneb-
61. falla manca; gente che non ha di
: biati dalle caligini dell'invidia »;L. Yent.,
che vivere; cfr. Inf. XXIV, 7. Simil., 239.
presso allechiese nei gior-
62. a'perdoni: 70. a tutti: agi invidiosi sono cuciti
ni di festa e d'indulgenza solenne: tali gli occhi con fìl di ferro, come si usava
solennità si dissero perdoni e perdonarne. fare (e dicevasi cigliare) agli sparvieri
63. avvalla: china, abbassa; cfr. Purg. (falconi) selvaggi, cioè non addomesti-
VT, 37. « Li orbi, che sono in istato di cati, perchè stessero quieti tali non sa-
:
povertà, stanno alle chiese e alle perdo- rebbero stati avendo gli occhi aperti e
nanze, e domandano elimosine, e molte vedendo l' uomo cfr. Federico TI, De
:
fiate stanno travolti e appoggiati l' uno arte venandi cum avibus, II, 53.
all' altro, perchè di sua disconcia vita e V. 73-99. Colloquio con anime d'in-
tenebrosa vegna agli uomini compas- vidiosi. D., cui sembra quasi far oltrag-
sione, e faccianli bene»; Lan. gio a quelle anime col camminare per il
pogna: si ponga, entri.
64. si loro cerchio e vederle senza ch'esse pos-
65-66. non pur ecc. non solo per le la-
: sano veder lui, vorrebbe dir loro qual-
mentevoli parole con le quali chiedono che parola; opperò si volge a V. per
l'elemosina, ma anche per l'aspetto, che, chiedergliil permesso di far ciò; ma V.,
non meno delle parole, agogna, cioè che legge i suoi pensieri, prima ancora
esprime desiderio vivo ed angoscioso. che D. apra bocca, lo esorta a parlare. D.
67. approda: giova; cfr. Inf. XXI, 78. dimanda subito agi' invidiosi se tra loro
AL: arriva, giunge a farsi vedere. sia qualche latino. Gli vien da un' ani-
[GIRONE SECONDO] PURG. XIII. 75-94 [colloquio] 439
ma risposto che tutte sono ormai cit- soltanto aspira il vostro desiderio. « Siti-
tadine dell'unica vera città, la celeste vit anima mea ad Deum fortem vivum :
dirgli, sebbene non parlassi ; cfr. Inf. rità dell' acqua, così la pone qui per la
XVI, 119 sg. impurità de la coscienza » Butì. - per ;
78. sii ecc. : usa poche ma espressive essa: coscienza. - mente: memoria {Inf.
parole; cfr. Inf. X, 39. II, 8; III, 132; VI, 44, 89 X, 127, ecc.), ;
79-80. da quella banda ecc. : dalla parte dalla quale le acque di Lete rimuovono
di fuori, alla mia destra. ogni ricordanza dei peccati commessi ;
86. alto lume Dio : (cfr. Purg. VII, 26), de' viventi. - lei a lei. - V apparo lo
: :
tes et advense, sed estis cives sanctorum aveva fatto costruire un ospizio pe'pas-
et domestici Dei »; Efes. II, 19. Vita seggieri a Castiglioncello di Montereg-
Nuova, 35 : « Questa era fatta de' citta- gioni, ch'era di sua dominazione, del
dini di vita etterna ». quale nel 1265 poneva la prima pietra
95. d'una vera città: del cielo; cfr. il Vescovo di Volterra, e che poi fu pri-
Ebrei XI, 10-16; XIII, 14. vilegiato dal pontefice Clemente IV.
96. peregrina fuori della sua vera pa-
: Morto il marito Ghinibaldo, i fratelli di
tria, eh' è il cielo; cfr. I Petr., II, 11. lui,Niccolò, Nuccio e Cino, nel 1269 ri-
Purg. II, 63. « La vita di questo mondo nunciavano le loro ragioni su Castiglion
non è se non peregrinazione, ed ecci dato Ghinibaldi e dopo la vittoria di Colle e
;
per peregrinare; onde ci stiamo pere- morto Provenzano, quasi fosse per esul-
grini, e tosto ci siamo cacciati fuori.... tanza, d'accordo con donna Diambra,
E perocché in questo luogo non potemo Ramerà e Baldena, eredi di Ghinibaldo,
stare, è ragione che questo mondo non essa cedeva quel castello alla repubblica
è nostro luogo, ma la nostra cittade è (1269), che v' inviava un giusdicente sot-
il cielo, vita eterna »; Fra Giordano, to la dipendenza del podestà di Siena,
Prediche, Ediz. Moreni, II, p. 147. e riuniva all'amministrazione del grande
98. più innanzi: Al. più là; ma que- Ospedale della Scala anche l'ospizio fon-
sta variante dev'essere nata dall'essere dato da Sapia per i passeggieri. » Era
parso necessario, che non è, aver qui la già morta, quando Pier Pettinagno an-
stessa espressione che si ha nel v. 99, cor viveva (v. 127), e questi morì il 5
(più là sentire). decembre 1289.
V. 100-129. Sapia da Siena. Una di 101-102. in vista: per quel che si ve-
quelle ombre leva in su il mento a guisa deva. - e se ecc. e se mi si volesse
:
d'orbo, e, interrogata da D., gli risponde chiedere in che modo ella si atteggiava,
che fu Sapia, e racconta della feroce sua sì che a me paresse ch'ella aspettasse,
invidia. Fu essa una gentildonna di Sie- rispondo che teneva levato il mento
na, zia paterna di Provenzan Sa] vani in su, come sogliono fare i ciechi che
(A. Zenatti, Lect. J>., p. 37) e moglie attendono. « La maniera d' esprimersi
di Ghinibaldo Saracini, signore di Ca- per supposta interrogazione o contradi-
stiglioncello presso Montereggioni (Inf. zione è cosa usuale nell'antico volgare,
XXXI, 41) « Audivi, quod ista ma-
; col rispondo sia espresso, sia (e forse più
ledicta mulier erat ita infuriata mente, spesso, come qui)sottinteso.» Cosìil J5ar-
quod conceperat et prsedixerat se prae- bi, Bull.XVIII, 16-17 dov' egli adduce
cipitaturam desperanter de fenestra, si numerosi esempi di tale costrutto, che
Senenses fuissent illa vice victores » ;
fu davvero molto usuale.
Benv. Aquarone, D. in Siena, 127 sg. : 103. dome: domi, mortifichi, per pur-
« Meno forse che negli astii partigiani, garti e farti degno di salire al cielo.
pare fosse una buona donna, e unita- 105. conto: cognito, noto.
mente al marito Ghinibaldo Saracini 107-108. rimondo ecc.: mi purifico delle
[GIRONE SECONDO] PURG. XIII. 108-123 [SAPIA DA SIENA] 441
mie colpe, pregando con lagrime Iddio non fece Firenze a quella di Montaperti,
che ne conceda la sna visione che è la ; e lasciarvi tutto loro arnese. Per la
il
consistit»; Thom. Aq., Sum. theol. I, 1, 4. 31. Cfr. Bass. 317 sg.
109-110. avvegna ecc. quantunque
: il 116. giunti alle prese, -avversari Fio-
: :
rum. Cfr. Parodi, Bull., XXIII, 57-60. torre {del suo castello, cfr. n. 100-129], e
112. credi creda. - t' inganni esage-
: : dice che pregò Iddio che i Sanesi fos-
rando la cosa col dirti che io fui invi- sero sconfìtti; la qual cosa Iddio volle,
diosa a segno da rallegrarmi piti del poi eh' elli la permise » Ott.
male altrui che del mio bene. 119. la caccia: l'inseguimento.
114. già discendendo ecc. avendo io: 120. dispari perchè maggiore; ne «ro-
:
\
già oltrepassato da un pezzo il mezzo vai una gioia di cui non sentii mai
della vita, cioèi 35 anni (Inf. I, 1. Conv. 1' uguale.
TV, 23). In realtà, quando avvenne la 121-122. volsi ecc. Nella gioia di ve-
battaglia di- Colle, Sapia era presso la dere sconfitti i miei concittadini - e fra
sessantina (A. Zenatti, Lect. D., 37). essi era anche il nipote suo Provenzano
115. Colle borgo della Toscana, su di
: - guardai arditamente verso il cielo
una collina in Valdelsa. Ivi i Fiorentini gridando: «Fa' ora, o Dio, di me quanto
disfecero 1' 11 giugno del 1269 i Sanesi vuoi non temo più la tua ira i miei
: ;
e gli altri Ghibellini, guidati da Pro- voti sono pieni e muoio contenta » !
venzan Salvani (cfr. Purg. XI, 109 sgg.) 123. come fé' Al. fa. - il merlo « que-
: :
e da Guido Novello. « E furo morti in sto è uno uccello che teme molto lo
questa battaglia più di mille Senesi, e freddo e mal tempo, e quando è mal
presi 1500»; Murai., Script. XV, 36.- tempo, sta appiattato e come ritorna lo
;
« Onde la città di Siena, a comparazione bono tempo, esce fuora e par che faccia
del suo popolo, ricevette maggiore danno beffo di tutti li altri, come si finge che
de' suoi cittadini in questa sconfìtta, che dicesse ne la faula di lui composta : Non
442 [GIRONE SECONDO] PURO. XIII. 124-136 [CONFESSIONE DI D^
Terno»; JButi. Ed era ed è leggenda andare veruno colla famiglia de' Ret-
diffusa che così dicesse il merlo in una tori alla giustizia, s' inginocchiava et di-
giornata bella d'inverno (poca bonac- ceva: Iddio, laudato sia tu, che m'hai
'
cia) illudendosi che fosse già primavera. guardato da questo pericolo. Et per que- '
Cfr. Sacchetti, Nov. 149. sti così fatti modi et simiglianti, i Sanesi,
125-126. non sarebbe ecc. : non sarebbe che sono gente molto maravigliosa, di-
ancora, per mezzo della penitenza in ceano eh' egli fu santo, e per santo il
questo girone del Purg., scemato il mio riputorono et adorarono » .
di Siena, II, 238. L'An. Fior, racconta: pia per capire che D. respira, parlando,
« Pietro Pettignano fece in Caraollia di com'è proprio dei vivi.
Siena una bottega di pettini, et elli fu 133. mi fieno.... tolti: con V orribile
cittadino sanese, et dicesi ch'egli an- costura mi sarà tolto 1' uso degli occhi.
dava a Pisa a comperare pettini, et com- 135. fatta ecc. l'offesa da me fatta a
:
presso i suoi parenti, dicendo loro di fama. « Sciebat ista domina infamiam
averla trovata in luogo di salvazione remansisse de se in patria de odio magno
(cfr. Purg. Ili, 117); e soggiunge, con- quod gesserat contra cives suos »; Benv.
chiudendo, che i suoi parenti apparten- 152. Talamone :castello e porto sulla
gono alla vana cittadinanza sanese (cfr. costa meridionale della Toscana presso
Inf. XXIX, 121 sgg.), che spera nel pos- Orbetello. I Sanesi lo comprarono nel 1303
sesso di Talamone, e vi perderà più di « dall'Abate di San Salvatore (del Mon-
speranza che non n' abbia perduto nel tamiata) e costò fiorini otto mila d' oro,
cercare l'acqua della Diana. e possedevanlo i Conti di Santa Fiore,
140. giù nel 1° balzo, avendo il P.
: e per loro lo tenevano » Murat., Script.
;
detto di temere la pena dei superbi. XV, 44 cfr. Cron. Sanesi ed. Maconi I,
;
143-144. eletto: a salire quando che mare, sopra lo quale ò uno castello,
sia alle beate genti cfr. Inf. I, 118 sgg.
; nome Talamone, il quale è in Maremma,
Purg. I, 6. - mova ecc. io faccia qual- : e per l'aere inferma più volte è abban-
che passo in tuo servigio di là, cioè nel donato dagli abitanti. È il castello ru-
mondo dei viventi. vinato a parte a parte e perocché il
;
145-146. questa ecc.: che un vivo vada porto è profondo e sarebbe di grande
per i regni della morta gente, è cosa utile, se fosse abitato da genti, li Sanesi
tanto inaudita che, dimostra essere tu v' hanno consumato molta moneta in ri-
particolarmente amato da Dio e goder farlo più volte e mettervi abitanti poco
:
della sua grazia. giova, però che aere inferma non vi la-
147. però ecc. perciò, ossia poiché tu
: scia nmltiplicare gente. » - perderàgli :
sei sì nella grazia di Dio (Purg. IV, 133 vi perderà; cfr. Inf. XXIII, 54.
sg.), pregalo tu stesso qualche volta 153. Diana: fiume sotterraneo che si
per me. credeva scorresse sotto la città e terri-
148. quel ecc. : la tua salute eterna. torio di Siena, e a cercare il quale i comm.
149. se mai se mai tocchi la To-
ecc. : ant. dicono che si fecero spese tanto gran-
scana. Sapia conosce soltanto che Dante di, quanto inutili. In realtà abbiamo an-
è ancor vivo e di terra latina, v. 92 sg.; che qui un frizzo fiorentino. Siena, po-
che sia Fiorentino, l' ignora. vera d'acqua, cercava di raccogliere e
150. propinqui parenti, e specie i Sai-
: regolare quante più sorgenti si trova-
444 [GIR. SECONDO] PURG. XIII. 154 - XIV. 1-6 [DUE SPIRITI]
CANTO DECIMOQUARTO
142) colui che ha parlato a Sapia, chiede che rilevino la cosa essi che sono puniti
al vicino chi questo vivo sia, e il vicino con l' orribile costura (Purg. XIII, 83)
e), e per via di ragionamenti strani su tenzia e romitaggio, e poi passa per la
colo = colon, segno di punteggiatura do- contrada di Casentino presso a Bibbiena
ve un senso finisce, spiegarono a per- '
e a pie di Poppi, e poi si rivolge verso le-
fezione o altrimenti.
'
vante vegnendo presso alla città d'Arez-
9. fèr ecc.: per parlarmi alzarono i visi, zo a tre miglia, e poi corre per lo nostro
come già Sapia, Purg. XIII, 102. Yaldarno di sopra, scendendo per lo no-
V.10-2Ì. Domanda e risposta. L'uno stro piano, e quasi passa per lo mezzo
dei due, Guido del Duca (v. 81), si ri- della nostra città di Firenze. E poi uscito
volge a D., pregandolo per carità di ' '
per corso del nostro piano, passa tra Mon-
dir loro onde venga e chi egli sia. D. ri- telupo e Capraia presso a Empoli per la
sponde alla la domanda, che viene dalla contrada di Greti e di Valdarno di sotto
valle dell'Arno, ma designa questo con a pie di Fucecchio, e poi per lo contado
una circonlocuzione, che Guido, per al- di Lucca e di Pisa, raccogliendo in sé
tro,comprende. Alla 2 a risponde umil- molti fiumi, passando poi quasi per mez-
mente essere inutile eh' egli si nomini, zo la città di Pisa ove assai è grosso, sic-
perchè il suo nome è ancora poco cono- ché porta galee e grossi legni e presso ;
di quella medesima montagna di Falte- noto solo come poeta lirico: ancor al-
446 [GIRONE SECONDO] PUBG. XIV. 22-35 [CORSO DELL' ARNO]
lude copertamente alla fama posteriore. 31. dal principio ecc.: dalla sorgente
« Nam neque adhuc Vario videor nec di- dell'Arno alla sua foce, -pregno: pan-
cere Cinna Digna, sed argutoa inter stre- ciuto, quindi alto. Tale crediamo il senso
pere anserolores »; Virg.,Eclog. IX, 35 sg. di pregno ', ancorché, inesattezza per-
'
V. 25-54. Il corso dell'Amo. Einieri donabile, non siano pochi i punti del-
' '
da Calboli (lo spirito che parlava con l'Appennino più alti della Falterona. Gli
Guido del Buca) si maraviglia che D. altri significati di grosso in quanto nodo
•
abbia indicato l'Arno con una perifrasi, orografico ', o ricco di acque ci paiono
' '
quasi cosa orribile che ripugni nominare, non eoo sentiti dalla frase passa oltre '
26. vocabol ecc. : nome; cfr. Purg. V, di Lue. al pregno di D. è breve il passo.
97; Par. Vili, 11. 32. monte: l'Appennino, dal quale è
27. pur: proprio. - uom fa: si fa. - tronco, cioè staccato Peloro, capo Earo,
dell' orribili cose « nam res inhonestae
: in Sicilia di fronte alla Calabria. Geo-
et infames solent velari sub alia forma logicamente i monti della Sicilia sono
verborum » ; Benv. una continuazione dell' Appennino. D.
29. si sdebitò : pagò il debito della ri- si esprime conforme la tradizione che
sposta. - Non so : perchè questo vivente anticamente la Sicilia fosse congiunta
abbia voluto tacere il nome della riviera. coli' Italia. « Haec loca vi quondam et
30. pera perisca. « Memoria illius pe-
: vasta convulsa ruina.... Dissiluisse fe-
reto de terra, et non celebretur nomen runt, cum protinus utraque tellus Una
eius in plateis » Job XVIII, 17. - « Pe-
; foret; venit medio vi pontus et undis
riitmemoria eorum cum sonitu » Psal. ; Hesperium Siculo latus abscidit arva-
IX, 7. - « Vultus Domini super facientes que et urbes Litore diductas angusto in-
mala, ut perdat de terra memoriam eo- terluit sestu» ;Yirg., Aen. Ili, 411 sgg. -
rum » ibid. XXXIII, 17. - « Questa forte
; « Et postquam gemino tellus elisa prò*
espressione non si dee già prendere quasi fundo est, Estremi colles Siculo cessere
che desideri D. la ruina della patria; ma Peloro»; Lucan., Phars. II, 437 sg.
bensì come un lampo di eloquenza de- 34-36. si rende ecc. « il P. espone in
:
mostenica diretto a far uscire la neghit- questa terzina la magnifica teoria, o me-
tosa dal fango » Gioberti. ; glio lo stupendo fatto, che il cielo, median-
[GIRONE SECONDO] Purg. xiv. 36-49 [corso dell'arno] 447
ond hanno 7
i fiumi ciò che va con loro,
37 virtù così per nimica fuga si
pioggie alimentano i numi, o porgono abitanti della valle dell'Arno paiono mu-
loro l'acqua, la quale è ciò che va con tati in bestie.
essi e questi infine la rendono al mare
;
43. Tra brutti ecc. 1' Arno volge dap- :
per ristoro delle perdite fatte da lui con prima il suo corso tra gli abitanti del-
la evaporazione » Antonelli. ;
l' alto Casentino, finché, tra Porciano e
provano con ottimi esempi che in antico 76 sg.), «forte castello quest' ultimo ai
4
fugare ebbe in Tose, e fuori anche il
'
piedi della Falterona, il quale col suo
senso di sfuggire '. Il Barbi nota altresì
'
nome di un fondo gentilizio romano ha,
che « le serpi per naturale orrore si fug- forse, suggerito al poeta l'imagine dei
gono più che si caccino in fuga ». que- A porci » Casini. Gli antichi comm. ve-
;
sta interpretazione ci atteniamo noi pure, dono in porci un' allusione alla lussuria
anche per quel che dinanzi alla nimica dei conti Guidi. - galle ghiande. :
biscia -c'è nemica e biscia come qui - 45. povero: di piccolo letto e scarso
D. ricorda che fanno le rane, Inf. IX, 77 di acque.
(fuggono e si dileguano), ed anche per- 46. Botoli «Botoli sono cani picculi da
:
chè in verità si può ben dire che il vizio- abbaiare più che da altro » Buti. I). dà ;
so, mentre si lascia adescare dai facili al- questo nome agli Aretini « perchè hanno
lettamenti dei vizii, rifugge dalla virtù maggiore 1' animo che non si richiede
per la sua austerità e difficoltà, non già alla forza loro et ancora perchè è scol-
;
che la affronti e la scacci. Negli altri pito nel segno loro cane non magno : A
tre luoghi però in cui D. usa fugare, ssepe tenetur aper»; An. Fior.
questo verbo vale scacciare ' '
47. ringhiosi ecc.: ringhiano minac-
38-39. per sventura ecc.: o perchè il ciosi per sembrare forti quanto non sono.
luogo stesso, per mali influssi celesti, 48. disdegnosa: la detta riviera, v. 24,
dispone gli uomini al vizio, o perchè, cioè l'Arno, che « recedit ab Aretio....
contratto l' uso del vizio, da tal uso sono itaquod videtur ad modum indignantis
ora frugati, cioè stimolati a male operare. dicere Nolo ad te venire » Benv.
: ;
42. Circe: la famosa maga che tramu- 49. caggendo cadendo cfr. caggia in
: ;
tava con suoi veleni gli uomini in bruti ; Inf. VI, 67 ecc. caggiono in Inf. VII, ;
cfr. Inf. XXVI, 91. « Quos hominum 14, ecc. (Parodi, Bull. III, 130). -• in-
;
448 [GIRONE SECONDO] PURG. XIV. 50-59 [FULCIERI DA OALBOLl]
I
tanto più trova di can farsi lupi
la maladetta e sveni mata fossa.
52 Discesa poi per più pelaghi cupi,
trova le volpi, sì piene di froda,
che non temono ingegno che Le occupi.
55 Ne lascerò di dir perdi' altri m'oda :
ogni modo con violenza, rubando o sotto- tello, de' Finiguerra da Sammartino, e
mettendo l' uno 1' altro li loro vicini » ; Nuccio Coderini de' Gali gai, il quale
liuti. «Eleggi ornai, se la fraterna pace era quasi uno mentecatto, e Tignoso
Fa più per te, o '1 star lupa rapace » ;
de' Macci, e a petizione di messer Ma
Canz. O patria, degna ecc. IV, 14-15. sciatto Franzesi, ch'era de' signori della
51. fossa: il letto dell'Arno: qui per terra, vollero esser presi certi caporali
disprezzo il fiume stesso. di casa gli Abati suoi nimici, i quali,
52. per più pelaghi cupi: siamo nel sentendo fuggirò e partirò di Fi-
ciò, si
Valdarno inferiore; e D. può parlare renze, e mai poi non ne furono citta-
di più pelaghi, perchè, come bene os- dini; e uno massaio delle Calze fu de' pre-
serva il Bass., p. 72 sg., dopo Signa, il si. Opponendo loro che trattavano tradi-
corso dell'Arno è incassato e tortuoso mento nella città co 'bianchi usciti, o colpa
(stretto della Pietra Golfolina), e i suoi o non colpa, per martorio gli fece con-
avvolgimenti paiono rompere lo stretto fessare che doveano tradire la terra e
corso del fiume in più punti. dare certe porte a' Bianchi e Ghibellini ;
60. fiero fiume: Arno. - sgomenta: at- do e riflettutovi sopra. « Accipe nunc
terrisce. Danaum insidias»; Virg., Aen. II, 65.
61. Tende ecc. : strumento alle feroci V. 73-87. Guido del Duca. All'udire
vendette dei Neri, Fulcieri ebbe da loro, l' infausto vaticinio dell' uno e al vedere
di podestà per altri sei mesi. sapere chi siano quei due spiriti, e ne
ancide uccide. « Come fa l'antica
62. : fa loro domanda e insieme preghiera.
bestia, che intra ne la mandra, strossa Colui che ha parlato sin qui, risponde
or l' uno or l'altro dei castroni, così fece ch'egli è Guido del Duca, e confessa
questo messei Fulcieri dei Fiorentini, es- d'esser stato invidiosissimo. Di Guido
sendo già antico » Buti. ; del Duca si hanno scarse notizie: an-
63. sé di pregio priva si rende infame. : che i comra. ant. non ne sanno nulla.
64. Sanguinoso come antica belva do-
: È ricordato in un documento del 12 giu-
po il pasto. - trista selva Firenze. Ful- : gno 1202 per un giuramento di vassal-
cieri lascia il suo ufficio e Firenze colle laggio all'arcivescovo di Kavenna fatto
mani ancora tinte nel sangue cittadino. in castro Brettenorii. Figlio di Giovanni
65. tal : sì disfatta e guasta. Le cru- degli Onesti da Kavenna, lasciò nel 1218
deli persecuzioni di Fulcieri, asservito Brettinoro, dove era andato a star col
ai Neri, resero ancor più difficile la ri- padre, e ritornò col figlio e colla fami-
conciliazione d'essi coi Bianchi. glia a Ravenna. ISTel 1249 era di nuovo
66. non si rinselva non torna nel flo- : a Brettinoro, e visse molt'anni ancora.
rido suo stato primiero. 77-81. mi deduca condiscenda. Cfr.
:
67-69. dogliosi danni fatti dannosi e : Inf. XXXII, 6. Senso: Tu vuoi che io
dolorosi. - da qual che ecc.: da qualunque m' induca a rivelarti il mio nome, men-
parte il pericolo lo addenti, lo colga. tre tu non vuoi dirmi il tuo. Potrei ren-
derti la pariglia, ma avendoti Dio con- 90. reda: erede; cfr. Inf. XXXI, llf
cesso tanta grazia, che, vivo, percorri le - poi ecc. cfr. Purg. VII, 121 sgg.
;
seminaverit homo, hsec et metet » Gta- ; suo complem. è del ben del v. 93.
lat. VI, 8. Semente è l' invidia paglia ;
92 monte: l'Appennino. Ai tempi di
la pena del Purg. D. la Romagna era limitata a nord dal
86-87. perchè poni ecc.: perchè rivolgi Po, a sud dall'Appennino, a est dal-
i tuoi desiderii ai beni terreni, i quali l'Adriatico, a ovest dal Reno.
di lor natura, se posseduti e goduti da 93. del ben ecc.: delle virtù, delle qm
uno, non possono essere insieme posse- lità buone (ch'ò il senso di bene nel 4
'
seduti e goduti da un altro? È divie- passo analogo, Purg. XXIV, 80), che si
tato nel fruire di essi ogni compagno richiedono per fare sia ciò che soltant
(consorte); cfr. Purg. XV, 44 sg. adorna e rallegra la vita nostra (tale
V. 88-90. Minieri da Calboli. Dopo il senso di trastullo '; e che non sem-
'
di sé Guido presenta il suo compagno. pre questa parola valesse diletto vano '
È Rinieri dei Paolucci da Calboli di è provato da Par. IX, 76), sia ciò ch<
Forlì, nobile famiglia guelfa. Fu uomo forma veramente la vita, vale a dire h
di costumi gentili e valoroso, pregio ed parte seria e strettamente doverosa di
onore della sua casa, le cui virtù, nes- essa. Altri ha voluto spiegare virtù '
suno de' suoi discendenti aveva eredi- cavalleresche e civili o specificare al- '
tate. Kinieri fu podestà di Parma nel trimenti a noi pare che D. usi qui
;
1252 e in altri anni altrove. Nel 1294 un' espressione, quale è nel v. 90 va- '
fu scacciato da Forlì per motivi politici. lore generica e comprensiva più oltre
'
, ;
dio di un castello de' Calboli stessi ma, ; 95-96. venenosi sterpi: gente di pes-
al ritorno, queste milizie assalirono Ri- simi costumi; cfr. Inf. XIII, 7. - per
meri, che rimase ucciso. coltivare : per mezzo della coltivazione.
[GIRONE SECONDO] Puro. xiv. 97-106 [ROMAGNA] 451
quam vixit, sed dicatis prò novo quod Faenza un cittadino come Bernardin di
sepultus sit » Petr. Dant. Viveva an-
; Fosco « venuto su con alti e nobili spi-
cora nel 1279. - Arrigo Manardi: o Mai- riti, sebbene di cittadinanza borghese»
nardi, della famiglia dei signori di Bret- (Casini) ? È messere Bernardo da Faen-
tinoro (Bertinoro) « savio, largo e pru- za, uno de' più valenti difensori della
dentissima persona » Juan. - « Cavaliere
; sua città contro Federico II nel 1240 e
pieno di cortesia e d' onore, volentieri podestà di Siena (1249) e di Pisa (1248).
mise tavola, donò robe e cavalli, pregiò 104. Guido da Prata: della terra di
livalentuomini, e sua vita tutta fu data Prata, o Prada, nel Faentino, presso
a larghezza e a bello vivere » Ott. Fu ; Russi, vissuto sulla fine del sec. xu e
intimo di Guido del Duca, morto il quale, ne' primi decenni del xin, amicissimo
« secari fecit lignum ubi cum dicto Gui- di Ugolino d' Azzo entrambi « di basso
:
done consueverat sedere, allegando ibi luogo nati, si trassero a tanta orrevo-
similem non habere » Petr. Dant. ; lezza di vivere, che, abbandonato li luo-
98. Pier Traversaro: fiorì ai tempi di ghi di loro nativitade, conversarono con-
Federigo II imperatore. S' impadronì di tinuo con li predetti nobili » Ott. ;
Ravenna nel 1218 e ne rimase signore 105. Ugolin d'Azzo della famiglia to-
:
sino al 1255, nel quale anno morì. An- scana degli TJbaldini, fiorito nella 2 a
ch' egli fu largo e ospitale. Cfr. v. 107. metà del secolo xn (cfr. Ferraz. V. 396
- Guido di Carpigna: tìglio di Ranieri sg.), oppure V Ugolino che fu console di
de' conti del Miratoio di Carpegna nel Faenza nel 1170 e rappresentante di
Montefeltro, fiorì intorno al mezzo e an- questo comune a Costanza, quando nel
che nella 2 a metà del sec. xm. Morì poco 1183 vi si stipulò la famosa pace, -no-
dopo il 1280. È lodato dai coram. ant. sco : con noi, a' nostri tempi.
per liberalità e altezza d' animo. 106. Federigo Tignoso: probabilm. di
99. tornati in bastardi mutati in ba- : Rimini dove fu fiorente tal casato, o da
stardi, cioè tralignati dalle antiche virtù Longino (cfr. Brigidi, Fed. Tignoso e la
e fatti malvagi e codardi. Per tornati '
'
sua brigata, Rimini, 1854). « Fu da Ri-
= mutati ', cfr. Inf. XIII, 69; Purg.
'
mino, valente uomo; ma sua vita fu in
XXX, 54. Brettinoro il più fuggì la città quanto
;
tazzi, che « stato al governo dei più im- vola fu come bandita » Ott. La sua casa ;
portanti comuni italiani fu capo del « erat domicilium liberalitatis, nulli ho-
452 [GIRONK SECONDO] PURO. XIV. 107-123 [ROMAGNA]
nesto clausa; conversabatur lsete cum glia « I Mainardi furono costi signori,
:
omnibus bonis.... Habebàt pulcerrinmm e quella famiglia de' Mainardi che ten-
caput capillorum flavorum ideo per an- ; nono Bertinoro, è spenta e venuta me-
tiphrasim sic d'ictus est » JBenv. ; no » An. Fior. - e molta gente molti
; :
di d'Imilia, sua moglie; molte storie e figli maschi. Nel 1300 infatti de' Mal vi-
novellieri ricordano infine gli Anastagi cini restavan solo donne, una delle quali,
che appaiono nel sec. xn. Quando Dan- Caterina, era moglie di Guido da Po-
te andò a Ravenna, la famiglia Anastagi lenta, che doveva più tardi accogliere e
era spenta da buon tempo, e di quella onorare D. in Ravenna.
dei Traversari non rimanevano più che 116. Castrocaro: forte castello nella
alcune femmine»; Ricci, Rifugio, 121 sg. valle del Montone. - Conio: Gunio, ca-
108. dìretata: estinta, senza eredi. stello della Romagna presso Imola, oggi
109-110. le donne ecc. abbiamo « in
: distrutto, che ai tempi d B. aveva, come
due versi che saranno poi felicemente Castrocaro, i suoi propri conti, detti i
adattati dall'Ariosto alla proposizione conti da Barbiano.
del Furioso, una felice sintesi del lieto 117. di figliar ecc.: si prende briga di
vivere signorile d'una volta » Torraca. ; mettere al mondo conti sì degeneri.
- affanni: militari, o di guerra. - che Ben faranno non rifiglian-
118-120. :
'
frignano, in quel di Faenza, uomo se- amorevoli tanto, quanto furono invidiose
gnalato per bontà e prudenza e valore ; in prima vita, ne li avvertirebbero.
morì nel 1278, lasciando due figli ma- 130. Poi ecc.: Poiché avemmo oltre-
schi, Fantolino e Tano ma, morti que- ; passato la fila delle anime.
sti assai presto, nel 1286 non restavano 131. parve: risonò di contro a noi una
che due figliuole: sicché ben si com- voce forte come scoppio di fulmine.
prende l'asserzione di Guido del Duca. «Qualiter expressum ventis pernubila
124-125. mi diletta ecc. mi piace più : fulmen iEtheris impulsi sonitu, mundi-
piangere che parlare. que fragore Emicuit, rupitque diem » ;
126. nostra ragion: il nostro ragiona- Lucan., Phars. I, 151 sgg.
mento ; cfr. Inf. XI, 33, 68 ; cfr. Moore, 133. Anciderammi ecc.: «mi ucciderà
Crit., 390 sg. - stretta di dolore. « Atque
: chiunque mi troverà »; parole di Caino a
animum patrise strinxit pietatis imago »; Dio, Gen. IV, 14. - m'apprende mi coglie. :
Virg., Aen. IX, 294. 134-135. come tuon che si dilegua ecc.:
V. 127-151. Esempi d'invidia pu- rapidamente come suono forte e secco
nita. Licenziati da Guido del Duca D. di tuono che squarci (scosceìida) d' im-
e V. continuano taciti il loro cammino. provviso la nube cfr. Par., XXIII, 99
;
Così andando, odono per l'aria voci di e la n. a Inf. XXIV, 145-50, dov'è spie-
spiriti invisibili, che gridano esempi gato il tuono secondo le antiche teorie.
d'invidia punita. Primo è quel di Caino, 136. da lei ecc. la voce non s'udì più.
:
che, mosso da invidia (cfr. I Ep. di S. 138. segua: subito succeda a tuono
Giov. Ili, 12), uccise Abele secondo ; precedente.
quel di Aglauro, che, invidiosa della so- 139. Aglauro figlia di Cecrope, re
:
rella Erse, amata da Mercurio, fu per- d'Atene invidiando la sorella Erse, che
;
ciò dal dio convertita in sasso. Com- era amata da Mercurio, si oppose ai pia-
preso di spavento all'udir tali voci, D. ceri del Nume, il quale la punì conver-
si ristringe al maestro, il quale gli spie- tendola in sasso cfr. Ovid., Met. II,
;
ga la ragione e lo scopo degli esempi 708-832. «E così era esemplo questa voce
gridati dalle misteriose voci. a D. di fuggire la invidia, pensando lo
127. sapavam: sapevam; cfr. D'Ovidio, danno che ne riceve chi è invidioso, che
Meyer Lilbke, Gramm. stor., § 88. diventa sasso, cioè freddo e duro, privato
128-129. tacendo ecc.: dal silenzio delle d' ogni carità » Buti.
;
anime argomentano d'essere sulla buona 140. e allor ecc.: D. ha paura, non aven-
via : se così non fosse, quel!' anime, ora do ancor udito nel Purg. sì terribili voci.
454 [GIBONE SECONDO] PURG. XIV. 141-151 [ES. D' INVIDIA PUNITA]
141. in destro : perchè V. cammina alla l'omo, si è lo peccato; l'esca sono li beni
destra di D. Ma poiché il P. soggiunge apparenti mondani e non esistenti, coi
il termine negativo non innanzi, e non quali ci tira ad ogni male » Buti. La ;
codici ottimi. Cfr. Barbi, Bull. XVIII, 17. Vili, 95 XI, 20. I Petr. V, 8.
;
142. Paura d'ogni parte queta: non si 147. freno: esempi di vizii puniti.
udivano più voci. richiamo: esempi di virtù premiate.
143. Quel: gli esempii uditi, -camo: 148. il cielo « ad praemium paratura
:
proximant ad te»; Psal. XXXI, 9. stra mente è rivolta solo alle cose ter-
144. che ecc. gli esempi delle fune-
: rene. « Qua© sursum sunt sapite, non
ste conseguenze dell'invidia dovrebbe- quaa super terram » Coloss., Ili, 2. -
;
ro tener 1' uomo dentro i termini suoi, « Pronaque cum spectent ammalia ce-
sì che non invidiasse il bene altrui. tera terram, Os homini sublime dedit
145. voi : viventi. «Parla l'autore se- coelumque tueri Iussit et erectos ad si
condo figura, dimostrando che li omini dera tollero vultus»; Ovid., Met. I, 84 sg
sono ingannati dal dimonio, come lo pe- Cfr. Conv. Ili, 5 in fine, e anche Purg
scio dal pescatore lo pescatore pone
; XIX, 62 sg. e 118 sg. dove si parla de
l'esca nell'amo e così inganna lo pescio, gli avari.
sicché '1 pilli a; e così fa lo dimonio al- 151. onde ecc. perciò Iddio, che tutto
:
CANTO DECIMOQUINTO
arco di eclittica, la quale è nella spera horas»; Horat., Ars poet., 160.
del sole, sta per la spera medesima, e 4. tanto spazio 45 gradi quanti il sole
: ;
all' orizzonte e al meridiano di un dato al Purg.; quindi 3 ore avanti giorno a Ge-
luogo, così variamente e continuamente rusalemme, e qui, in Italia, mezzanotte.
da risvegliare l' idea di un fanciullo che 7. e i raggi e avendo noi girato circa
:
stia vivamente scherzando e non trovi la 4 a parte del monte da levante a po-
mai posa. I primi versi dicono dunque : nente Purg. I, 107 III, 16) e man-
(cfr. ;
quanto è 1' arco d' eclittica, che si rende cando tramonto i raggi del sole
3 ore al
parvente tra il principio del dì e l'ul- ci ferivano proprio per mezzo la faccia.
timare dell' ora terza, tanto ornai appa- Y. 10-39. L'angelo dell' amor fra-
riva esser rimasto al sole del suo corso temo. Un nuovo splendore s' aggiunge
verso la sera » Antonelli.
; a quello del sole, e tanta luce abbaglia
2. par: apparisce, si vede; cfr. Inf. D. È, come spiega a D. maravigliato il
XXXIII, 134. - spera: il cielo del sole, maestro, lo splendore dell'angelo che sta
o la sfera contenente l' Eclittica, in un sul principio della salita dal 2° al 3° gi-
luogo della quale trovasi ad ogni mo- rone, e che viene a invitare i P. a sa-
mento il grande astro diurno. lire, poi canta una delle beatitudini.
456 [GIRONE SECONDO] PURG. XV. 10-22 [ANGELO]
10
quand'io senti' a me gravar la fronte
allo splendore ass;ii pia clic di prima,
e stupor m'eran le cose non conte;
13 onci' io levai le mani invér la cima
delle mie ciglia, e fecimi il solecchio,
che del soverchio visibile lima.
16 Come quando dall' acqua o dallo specchio
salta lo raggio all'opposita parte,
salendo su per lo modo parecchio
19 a quel che scende, e tanto si diparte
dal cader della pietra in igual tratta,
sì come mostra esperienza ed arte ;
di prima: prima, per i raggi del sole. a dire, che se il raggio si supponga di-
12. ignote. Nulla sapendo
non conte : scendere dall'altezza, p. e., di un miglio
dell' angelo, il motivo di quel-
ignora e salire altrettanto, le sue estremità sa-
F aumento di luce, e ne stupisce. ranno da una parte e dall' altra egual-
13. levai le inani ecc.: «Opposuitque mente distanti dalla perpendicolare sic-
manum fronti »; Ovid., Met. II, 276. - come dimostra artificiosa esperienza ;
« Ante oculos opposuit manum» Ovid., ; così mi parve etc. » Torelli. V. anche
;
non può sostenerlo, piccolo, che la vista Virg., Aen. Vili, 22-25. -parecchio: pari,
lo sostegna ». eguale a quello con cui discende, forman-
15. del soverchio ecc.: toglie un po' del- do l'angolo di riflessione uguale a quello
l'eccessiva luce offerta alla vista, come d' incidenza. Parecchio per pari si usò
la lima toglie via parte del metallo. anticamente anche in prosa. - in igual
16-21. Come ecc. « : A
bene intendere tratta per eguale spazio al raggio inci-
:
a me esser percosso ;
ivi dinanzi
per che a fuggir la mia vista fu ratta.
25 « Che è quel, dolce padre, a che non posso
schermar lo viso tanto che mi vaglia »
diss' io, « e pare invèr noi esser mosso *? »
28 « Non ti maravigliar se ancor t abbaglia 7
da acqua o da spec-
la luce solare riflessa che a quinci e a quindi. Cfr. pure da
chio né, aggiungono, la petraia livida
; quinci, Par. XXXIII, 55. Al. monta- :
era atta a far da riflettore. vamo.... linci. Cfr. per queste forme ar-
24. a fuggir ecc.: gli occhi furono lesti caiche di avv. di luogo Parodi, Bull.
a sottrarsi a quell'abbagliante splen- Ili, 133 e il Vocab.
dore chinandosi o volgendosi dal lato 38 Beati è la quinta beatitudine evan-
:
25-27. Che è ecc.: che luce è questa, di essi troveranno misericordia»; Matt. V,7.
contro alla quale non posso fare alla mia - « Invidia opponitur misericordia) di-
vista schermo bastante ? - pare non ne : recte, secundum contrarietatem princi-
è certo, non avendo potuto tener fermo palis obiecti invidus enim tristatur de
;
o angelo, che viene ad invitare che si Aq., Sum. theol. II, n, 36, 3.
salga (uom saglia). 39. cantato : dall' angelo rimasto in-
31-33. Tosto ecc.: come sarai purificato, dietro al suo posto. - Godi « al vincente :
l'aspetto di questi splendori non ti sarà darò a mangiare dell' albero della vita,
più gravoso, anzi ti recherà il maggior che è in mezzo al Paradiso del mio Dio » ;
diletto di cui la tua natura sia capace. Apocal. II, 7. Altri rammentano Bom.
35. lieta « Gaudium erit coram angelis
: XII, 21 « Noli vinci a malo, sed vince
:
Dei super uno peccatore pcenitentiam in bono malum ». Altri Matt. V, 12:
agente » Lue. XV, 10. - quinci per di
; : « Gaudete et exultate, quoniam merces
qui, dove è una gradinata (scalèo) meno vostra copiosa est in coelis. » - vinci sei :
ripida delle altre due che avete salite. vittorioso, e quindi puro dei vizii, che
36. ad un non è un' osservazione del
: rendono l' uomo indegno del godimento
P., che sintatticamente vada congiunta celestiale.
col v. 37, ma dell' angelo, come inte- V. 40-81. Il consorzio del bene.
sero i più dei comm. ant. e mod. Mentre salgono dal 2° al 3° girone, D.
37. linci lat. illinc di lì (cioè dal
: = ripensa a certe parole di Guido del Due»
luogo dove l'angelo ci apparve). Il di, sulla possibile comunanza dei beni, riu-
come qui a linci, si trova preposto an- scitegli oscure, Purg. XIV, 87, e ne
[GIRONE SECONDO] PURO. XV. 41-56 [CONSORZIO DEL BENEj
Romagna,
« Glie volle dir lo spirto di
e divieto e consorto
'
menzonando?
'
l
'
>>
chiede spiegazione a V. Questi gli espone follar del casso (lat. follis mantice)
'
=
la differenza sostanziale eh' è tra i beni in Purg. XXIV, 72.
materiali e gli spirituali: i primi, se go- 52-54. spera suprema: l'Empireo, ul-
duti dagli uni, restan vietati o scemati tima delle sfere, vera sede dei beni spi-
agli altri, ne' quali destano perciò invi- rituali.Senso Se 1' amore delle cose ce-
:
dia; ma gli spirituali, al contrario, quanti lesti drizzasse i vostri desiderii al cielo,
piti sono i posseditori, tanto più fanno voi non avreste nel cuore la paura che
ricco ognuno di essi. l'altrui partecipazione potesse punto sce-
42.prode dal
: lat. prodesse = giovare, mare il godimento vostro. Cfr. Coloss.
vidia vi tormenta e vi fa sospirare, ac- ragione vorrei che ogni uomo avesse
cendendo la vostra cupidità a volere per quelli diletti [spirituali], che quanti più
voi anche quel tanto di bene di cui altri fossero quelli che n'avessero, più diletto
gode o può godere. - maniaco comune : avrei, cioè che avrei diletto di tutto il
in antico per mantice.' Vi fa muover il
'
diletto degli altri.... Tra i Santi di Par.
mantice del petto a sospirare cfr. V af- ;
4
non può esser discordia o tencione nulla,
[GIRONE SECONDO] PUKG. XV. 57-71 [CONSORZIO D. BENE] 459
abolendolo io, non lo scemo agli altri, Benv. Il Tasso « Che si trovi una tal
:
né gli altri a me, anzi ne cresce quello bellezza che, compartita, invece di sce-
di catuno per lo bene e' hanno tutti e ;
mare, moltiplichi e che possa tutti gli
però genera pace e dà amore di carità uomini render felici, non se ne dee nò
al prossimo. » - Nullo enim modo fìt mi- se ne può dubitare. Tale è la bellezza
nor, accedente seu permanente consorte, delle scienze, che, perchè interamente
poseessio bonitatis imo possessio boni-
;
sia da alcuno goduta, non per questo gli
tatis tanto fìt latior, quanto concordior altri ne restano privi. Tale è più propria-
eam individua sociorum possidet cha- mente Dio, che non è bello, ma V istessa
ritas. Non habebit denique istam pos- bellezza. » Cfr. Conv. Ili, 11; IV, 13.
sessionem qui eam noluerit habere co- 64-65. riflcchi ecc. fissi daccapo. :
munem, et tanto eam reperiet amplio- 66. di vera luce dal mio verace par-
:
rem, quanto amplius ibi poterit amare lare atto a illuminare il tuo intelletto.
consortem» S. Aug., Civ. Dei XV, 15. -
;
- dispicchi cogli come frutto.
:
« Qui ergo livoris peste carere desiderat, 67. bene Dio « il quale è nostra bea-
:
illam hsereditatem diligat, quam cohaere- titudine somma » (Conv. IV, 22), ed è
dum numerus non angustat, quse ©t om- ineffabile, inesprimibile con parole, per-
nibus una est, et singulis tota: quse chè infinito.
tanto largior esse ostenditur, quanto ad 68. corre ecc. :comunica sé stesso all'ani-
hanc percipiendam multitudo dilatatur »; ma che lo ama, come i raggi del sole si co-
S. Greg., Moral. IV, 31. Ciò che dice qui municano che riflettono la luce.
ai corpi
D., eran dunque concetti comuni e dif- 69. raggio: iEraque fulgent Sole la
«
fusi; se non che egli dà loro efficacia cessita et lucem sub nubila iactant » ;
nuova con la forma serrata e immagi- Virg., Aen. VII, 526 sg. - «Arnia rubent
nosa. - lì nella spera suprema.
: una, clypeoque incenditur ignis »; Stat.,
57. chiostro: cfr. Purg. XXVI, 128. Theb. X, 844. - « li sole, discendendo lo
Par. XXV, 127. raggio suo quaggiù, riduce le cose a sua
58. d'esser contento più digiuno ecc.: similitudine di lume quanto esse per loro
sono meno soddisfatto (contento) di pri- disposizione possono dalla virtù lume ri-
ma, sentendomi per la tua risposta, in- cevere. Così dico che Dio questo Amore a
viluppato in un dubbio ancor più forte. sua similitudine riduce, quanto per esso è
60. aduno: accolgo; cfr. Inf. VII, 52. possibile somigliarsi a Lui»; <7onv.III,14.
61. Contesser ecc.: com'è possibile che 70. Tanto: cfr. Par. XIV, 40 sgg.-sidà:
un bene, distribuito tra un maggior nu- si comunica all'anima. -ardore: di carità.
mero di posseditori, li faccia più ricchi di 71. sì che : di modo che Iddio, l' eterno
sé, che se distribuito tra pochi ? « Kes per valore, si comunica tanto più all'ani-
460 [GIRONE SECONDO] TURG. XV. 72-85 [CONSORZIO DEL BINKJ I
cresce sovr' essa l' eterno valore ;
ma, quanto più essa è ardente di carità. 78. ti torrà ecc. : contenterà ogni tuo
« La disuguaglianza della gloria nel cielo desideri!) di precise dichiarazioni circa
è qui con filosofica teologia fatta deriva- questa e ogni altra cosa di lassù, dove
re dalla disuguaglianza di carità de' bea- la ragione sola non può tutto vedere e
ti, in proporzione della quale si comparto comprendere.
loro lume di gloria » Gioberti. ;
79. spente cancellate dalla tua fronte.
:
73-75. s'intende: ama; Tom., Andr., ecc. 80. due: superbia ed invidia. - cin-
Altri intesero aspira a quel bene di'
que ira, accidia, avarizia, gola e lussu-
:
provenzale e nell' antica lirica nostra per mezzo sì del dolore che, pentito e
'
essere innamorato ', e il senso di sen- '
contrito, l' uomo sente delle proprie col-
tir amore è il solo che si accordi con
'
pe, e sì del dolore che nel Purg. gli dan-
ciò che si dice nel v. sg. - più tì s' ama : no le pene inflitte da Dio.
« li Santi non hanno tra loro invidia pe- : V. 82-93. Maria, primo esempio di
rocché ciascuno aggiunge il fine del suo mansuetudine* Appena arrivato nel
desiderio, il quale desiderio è colla natu- 3° girone, D., rapito in estasi, ha visioni
ra della bontà misurato »; Conv. Ili, 15. di mitezza. «Le salutifere visioni soprag-
- come ecc.: Dio è il sole delle anime (cfr. giungono al P. prima che appaia la gente
Conv. Ili, quali sono tanti spec-
12), le ed il fumo, forse a significare che dobbiam
chi, sui quali cade e dai quali si riflette provvederci contro l'ira innanzi che ci av-
la sua luce. Quanto maggiore è il nu- venga di provar gli effetti di essa» Pe- ;
mero degli specchi, cioè delle anime ar- rez. Il 1° esempio è anche qui Maria, la
denti di carità, tanto più largamente con- quale, avendo trovato il fanciullo Gesù
cederà di sua luce beatifica Iddio che nel tempio di Gerusalemme, dopo averlo
tanto si dà, quanto trova d'ardore (v. 70); cercato tre giorni sempre in gran tra-
e per giunta ogni anima, come specchio, vaglio, non si adira con lui, né gli fa rim-
rifletterà sulle altre il proprio lume. Dun- proveri ma si contenta di dirgli con af-
;
que quanto maggiore è il numero delle fetto materno: «Figlio, perchè ci hai tu
anime che di quello infinito ed ineffabil fatto questo? Ecco che tuo padre ed io,
bene dicono è nostro ', tanto più cia-
'
addolorati, andavamo in cerca di te » ;
da D. (v. 58) nel chiedere. - vedrai cfr. : ci vaghe) di veder cose nuove, mi fecero
Furg. VI, 43 sgg. XVHI, 46 sgg. ; ammutolire.
! [girone terzo] Puro. xv. 86-107 [es. di mansuetud.] 461
V. 94-105. Pisistràto, 2<> esempio chiamata Atene cfr. Ovid., Met. VI, 70
;
mitezza è quel di Pisistràto, famoso ti- ne) si diffonde ogni lume di scienza,
ranno di Atene (n. verso il 605, m. il 102. il signor: Pisistràto.
528 o 527 a: C), parente di Solone. Rac- 103. temperato esprimente
: la modera-
conta Valerio Massimo (Facto, et dieta zione dell'animo.
meni. VI, 1) che un giovine, innamora- V. 106-114. S. Stefano, terso esem-
tosi di una figlia di Pisistràto, la baciò pio di manstietudine. Nella 3a visio-
ni pubblico, e che, chiedendo la moglie ne D. vede il protomartire S. Stefano,
di Pisistràto vendetta di tanto oltraggio, che, lapidato dai furibondi Giudei, anzi-
egli le rispose dolcemente: « Si nos, qui che adirarsi e inveire contro i suoi ucci-
nos amant, interfìcimus, quid iis facie- sori, invoca per loro il perdono da Dio.
mus, quibus odio sumus?» Il giovine re- 106. genti: i Giudei che lapidarono
sto quindi impunito, ed ebbe in isposa la santo Stefano. - accese in foco d' ira così :
cendo Valerio Massimo quasi alla lettera. « Si rodevano nei loro cuori, e digrigna-
94-96. un'altra la moglie diPisistrato.
: vano i denti contro di lui ... e tutti d'ac-
;
te non era un giovinetto, quando fu la- 56. - in tanta guerra essendo incessan-
:
pidato; cfr. Atti VI, 5, 8, 10, 13. Si po- temente colpito dalle pietre lanciate con-
trebbe supporre che D., o per un lapsus tro di lui. « Positis autem genibus, cla-
della sua memoria, o per avere sott'oc- mavit voce magna dicens: Domine, ne
chio un testo corrotto, confondesse santo statua* UH* hoc peccatum » Atti, 1. e. ;
Stefano con Saulo, che fu poi Paolo, pre- 114. pietà diserra : apre i cuori alla
sente alla lapidazione e di cui si legge in pietà. Così molti. Meglio « apre o spri-
:
forse per la prima volta, fece di santo P. distingue qui argutamente tra ogget-
Stefano un giovane, scrivendo eh' egli tività e soggettività. Ciò che egli aveva
« in ipso iuventutis flore decorem cetatis veduto nelle sue visioni, erano verità sog-
suce sanguine purpuràvit » ; Bull. IX, gettive, cose che, vere nell'anima, tali non
110 sg. sono fuor di lei. Ma l'uomo, assuefatto a
108. gridando a se pur: dicendosi ad percepire cose esistenti fuori di sé, fa-
alta voce l' un l' altro ripetutamente cilmente s'illude che sussistano fuori di
queste parole Martira! Martira! cioè
: : sé anche cose reali solo nell' interno suo.
ammazza ammazza
! dagli dagli Di ! ; ! ! Così, durante la sua estasi, D. avea cre-
queste parole il testo biblico non fa duto che quanto egli vedeva e udiva,
cenno. Sono una deduzione del P. Quan- fossero cose oggettivamente vere e que- ;
to al pur, che taluno vorrebbe unire a sto è l'errore di cui si accorge, non ap-
Martira, cfr. YitaN., Ed. Barbi, p. 61 pena cessa l'estasi. Ma
egli osserva che
nota. Pur vale qui '
ripetutamente, con- i suoi errori erano non fal*i, avendo la
tinuamente '
come in Purg. XVI, 15. coscienza di non essersi ingannato, di ave-
110. già : Al. : giù. « E piegate le gi- re realmente A^eduto, dentro di sé, tutto
nocchia, gridò, ecc. »; Atti VII, 59. ciò che gli era apparso. L'occhio corpo-
111. facea ecc. teneva gli occhi sem-
: rale non avea veduto nulla; l'occhio dello
pre rivolti al cielo la cui immagine en- spirito aveva veduto tutto.
trava per essi. Infatti «egli, essendo pie- 115-116. tornò: si risvegliò dell'estasi,
no di Spirito santo, mirando fiso il cielo, nella quale l'anima, tutta occupata delle
vide la gloria di Dio ; e Gesù stante alla visioni interne, non percepisce più le
destra di Dio»; Atti VII, 55. cose esterne. - di fuori alla percezione :
112-113. alto sire: Dio; cfr. Inf. XXIX, delle cose esterne, vere fuori di lei.
GIRONE TERZO] Purg. xv. 117-138 [ammaestramento] 463
117. non falsi : cfr. n. 115-138. timento della pace questa Egli vuole
;
:
vis titubare videtur, Vixque sequi »; cere come morto in terra. Se due vanno
Ovid., Met. Ili, 608 sg. insieme, e l' uno cade in terra tramortito
126. tolte: impedite. o incomincia a camminar barcollando,
127. larve maschere Par. XXX, 91.
: ; come nel nostro caso aveva fatto D.,
128. chiuse: nascoste. v. 121 sgg., il compagno, il cui occhio
129. cogitazion: lat. cogitationes, pen- corporeo non penetra nell' interno a ve-
sieri. - quantunque parve: per quanto der la ragione della cosa, chiederà su-
piccole. Cfr. Inf. XVI, 118 sgg. bito spaventato o maravigliato Che hai?
:
prendere la loro attività, allorché ai « Il Poeta viene a dirci, che il giro del
risvegliano dal sonno e ricuperano l'uso monte, anco a queir altezza del terzo
delle loro forze fisiche e spirituali. - balzo, era molto ampio perchè la vista :
vera da sé per meglio scaldare e schia- piegare ben poco la cornice se mante-
rare, è cosa che non dà né forza di ca- neva i nostri viaggiatori nella direzione
lore, né dolcezza di lume, ma solo con- dell' occaso, nonostante quel lungo cam-
trista ed acceca. Onde giusto è che in mino e quindi essa doveva avere un
;
mezzo a densissimo fumo ripensino al gran raggio, e il monte una bella gros-
proprio peccato coloro che un giorno dal sezza. In quanto poi dice che andavano
fuoco dell'ira trassero fumo a spegnere per lo vespero, sembra che debba inten-
o a illanguidire co' pensieri della ven- dersi che camminavano durante l'ora di
detta il fuoco della carità, e ad anneb- vespro » ; Antonelli.
biare con fosche immagini il lume della 140-141. quanto ecc. per quanto agli :
verità. Come nel secondo cerchio tutti occhi concedevano di spingersi (allun-
erano avvolti in livida veste e sedevano garsi) i vividi raggi del sole morente,
sopra lividi seggi a ridolersi degli anti- che, essendo bassi, erano direttamente
chi livori, qui tutti s'aggirano avvolti opposti al nostro sguardo.
nel fìtto fumo, e si ridolgono delle ce- 143. oscuro: cfr. Purg. XVI, 1 sg.
cità e delle turbolenze .dell' ira antica, 144. ne ecc. e non vi era alcuna parte,
:
né tra il fumo possono vedere, ma solo dove potessimo evitare quel fumo.
parlare ed essere uditi » Perez, Sette cer-
; 145. ne tolse ecc. : ci tolse l'uso degli
chi, 151 sg. occhi e l'aria pura. « Caligavit ab indi-
139. per lo vespero: durante il vespro. gnatone oculus meus »; Job. XVII, 7.
[GIROJS'B TERZO] PURG. XVI. 1-13 [fumo] 465
CANTO DEOIMOSESTO
V. 1-15. Cammino attraverso il fu- ne della notte buia. Cfr. Barbi, Bulli
mo. Volendo dare un'idea della forte XII, 275.
oscurità che lo avvolse nel 3° girone del 4-5. non fece ecc. non velò mai tanto
:
Purg., D. la dice maggiore del buio così con la sua spessezza la mia vista, quanto
d'inferno, come di una notte terrestre il fumo che ci avvolse nel 3° cerchio.
ima gola stretta e profonda. Altri altri- que implevit amaro » Virg., Aen. XII,
;
V. gli risponde che sì, e, più precisa- marca trevigiana (alcuni lo fecero vene-
mente, che sono anime le quali si pur- ziano; cfr. n. al v. 46), uomo di corte?
gano dall' ira. del secolo un. Su di lui abbiamo parec- 1
19. Agnus Dei: « Cantavano li tre Agnus chie novelle, ma di certo sappiamo assai I
Dei che si cantano a lamessa; cioè Agnus poco, per non dir nulla addirittura. Pro- 1
Dei, qui tollis peccata mundi, misererò babilmento è quello stesso Marco del
nobis ; Agnus Dei, qui tollis peccata quale il Villani (VII, 121) racconta che
mundi, misererò nobis Agnus Dei, qui ; predisse al conte Ugolino la sua sven-
tollis peccata mundi, dona nobis pacem ; tura quello stesso di cui parla il Novel-
;
sicché li due primi dimandano miseri- lino (nov. 46 ed. Biagi, p. 221). Dai
:
cordia, e lo terzo pace» Buti. - esordia ; : comm. antichi risulta che Marco nonj
è il latino «zordia =
principii i principii : fu buffone o cortigiano volgare, ma uomo
delle preghiere eran sempre Agnus Dei. d'animo nobile e grande; morditore pron-
20-21. una parola
ecc. cantavano tutti : to ed arguto dignitosissimo, ma insieme
;
spesso altrove, considerato quale un le- dessi ancora il tempo per mesi mentre ;
game che, assicurato con forte nodo, nessuna divisione del tempo ha luogo
stringe il peccatore. nei regni dell'eternità.
"GIRONE TERZO] PUliG. XVI. 29-51 [MARCO LOMBARDO] 407
30. quiiici ecc.: da questa parte è la dandosi di ciò che ha udito, Purg. XIII,
scala per salire al 4° girone. 94 sgg. - dilmi dillomi, dimmelo. - al
:
33. maraviglia : che un vivo vada per tus est Lombardus, quia familiariter
i regni dei morti. - mi secondi : mi ac- conversabatur cum dominis Lombardia
compagni: forse gli spiriti cammina- tempore suo, inter quos tractabat saspe
vano in direzione opposta a quella de' P. concordias, paces, affinitates et confeede-
34. quanto mi lece alle anime degl'ira-
: rationes » Benv. Secondo altri, questo
;
condi non è lecito uscire dal fumo ; cfr. Marco fu della famiglia dei Lombardi di
i vv. 142-145. Venezia. Potrebbe anche darsi ma il v. ;
poi; cfr. Inf. II, 13 sgg. cielo dove D. ha detto (v. 37 e 41) di
43-45. chi fosti non dice chi sei, ricor-
: essere diretto andando in su.
iùS [GIRONI-: TERZO] PURG. XVI. 52-65 [CORRUZIONE DEL MONDO
V. 52-63. Della corruzione del se- male coverto il suo eterno rampollare e
;
che in Toscana tutti osteggiano la virtù 63. che nel ecc. poiché taluni ammet-
:
(Purg. XIV, 37 sgg.); e Marco gli ha tono essere cagione di questa generale
detto ora che nessuno nel mondo ama malizia la mala influenza de' cieli (de-
più quel valore che da lui fu amato. terminismo, fatalismo, astrologia giudi-
Il fatto della corruzione umana è quindi ziaria) altri dicono che la cagione è
;
G6. cieco : il mondo ha cbiusi gli occhi (cfr. Par. XIII, 64), e dalle stelle sono,
alla verità ; e la ignoranza tua dimostra almeno in parte, destati in noi gli appe-
che tu vieni di là. titi. D. non nega tale azione dei corpi
67. cagion: voi uomini attribuite so- celesti, ma solo la necessità di obbedirle.
lamente alle stelle ogni cagione del bene All' uomo è stato concesso un lume,
e del male. In Omero (Odyss. I, 33 sg.) il lume dell' intelletto o ragione e della
Giove dice « Oh, come gli uomini mor-
: rivelazione, con cui discernere il bene
tali incolpano gli Dei! Che da noi di- dal male, e libero volere, mediante
cono venire i mali, mentr'essi vanno sog- il quale può frenare gli appetiti e diri-
getti ad affanni, non per destino, ma per gerli al solo bene. « Corpora ccelestia
le proprie loro stoltezze. » D. potè leg- non sunt voluntatum nostrarum neque
gere questa sentenza omerica in Geli., electionum causa. Voluntas enim in parte
Noct. Att. VI, 2. intellectiva animse est.... Si igitnr cor-
68. così come Al. pur come come
: : ; pora ccelestia non possunt imprimere di-
se tutto ciò che avviene quaggiù, anche recte in intellectum nostrum, ut osten-
le azioni morali, fossero mosse, cagio- sum est, neque etiam in volnntatem
nate dal cielo. nostram directe imprimere poterunt » ;
poreis organis alligata nam illud quod ; Thom. Aq., Sum. theol. II, li, 95, 5.
fit in istis inferioribus ex impressione 77. col ciel: con le male inclinazioni,
corporum coelestium, naturaliter agi tur ;
effetto d'influssi celesti.
et ita sequeretur quod homo non esset 78. Tince tutto riporta intera vittoria.
:
liberi arbitrii, sed haberet actiones de- « Voluntas non ex necessitate sequitur
terminatas, sicut et cceterae res natura- inclinationem appetitus inferioris. Licet
les quse manifeste sunt falsa » Thom.
; ; enimpassiones....habeantquamdamvim
Aq., Stim. theol. I, 115, 4 cfr. ìbid. I, 73, ; ad inclinandam voluntatem remanet se- ;
maxime in communi, non antem in spe- laci loro apparenze, dietro ad essi, se
ciali, quia nihil prohibet aliquem homi- una guida non la indirizzi al bene vero
nem per liberum arbitrium passionibus od un freno non la trattenga dal correr
resistere»; Thom. Aq., Sum. theol. I, dietro a quelli. Furono pertanto neces-
115, 4. - « Nihil prohibet per volunta- sarie le leggi quale freno agli uomini,
riam actionem impediri effectum ccele- e necessario qualcuno che li guidasse.
stium corporum, non solimi in ipso no- Ma le leggisono ora inefficaci, e il pa-
mine, sed etiam in aliis rebus ad quas store,che va innanzi, dà il cattivo esem-
hominum operatio se extendit » ibid. ; pio, mostrandosi cupido de' beni mon-
I, 115, 6. - « Contra inclinationem ccele- dani. Questo mal governo del mondo,
stium corporum homo potest per ratio- non già mala influenza de' cieli, né per-
nem operari»; ibid. II, ri, 95, 5. -ben vertimento dell'umana natura, è cagio-
sinutrica si nutrisce, si educa in modo
: ne della umana corruzione. »
da essere forte « se l' omo s' alleva ad-
; 83. si cheggia : si chieda, si cerchi.
dottrinato et adusato a le virtù e buoni 84. vera spia: verace indicatore; te lo
costumi; però che si dice: Sapiens do- dimostrerò chiaramente.
minabìtur astris » JButi. ; 85. Esce ecc.: l'anima umana è creata
79. A maggior ecc.: a Dio. immediatamente da Dio, che l'ha e la
80-81. cria ecc.: crea l'anima ragio- vagheggia nella sua idea ab ceterno.
nevole (intelletto e volontà), su cui nulla « Anima rationalis non potest produci
possono movimenti ed influssi de' cieli. nisi a Deo immediate» Thom. Aq., Sum. ;
tere civile collo spirituale cagione 88. semplicetta « quia est tamquam
:
della corruzione. Continuando il suo tabula rasa, in qua nihil est depictum,
discorso, Marco dice « È dunque vo-
: apra nata recipere omnem impressionem,
stra, o uomini, tutta la colpa, se il mon- formam et figuram imprimendam sibi »;
do dei viventi esce dalla diritta via. Benv. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, 84.
L'anima umana infatti esce innocente 89. salvo che ecc. se non che proce- :
dalle mani
del Creatore, e si volge in- dendo da Dio, eh 'è letizia perfetta, si vol-
stintivamente a tutto ciò che le sembra ge istintivamente a tutto, ciò che le sem-
atto a darle piacere e letizia. E come bra doverla allietare. Cfr. Conv. IY, 12.
ha incominciato a gustare il piacere dei 91. picciol: limitato, com'è ogni bene
beni mondani, corre, ingannata dalle fal- terreno. - sente : gusta.
[GIRONE TERZO] PURG. XVI. 92-106 [CORRUZ. DEL MONDO] 471
sarie le leggi (Purg. VI, 88) come freno. tefice è bensì sapiente nelle Scritture,
95. rege :« A
perfezione della umana ma non è di lui, distinguendo nella vita
spezie conviene essere uno quasi noc- civile il bene e il male, esercitare, con
chiere, che considerando le diverse con- l'applicazione delle leggi che su quella
dizioni del mondo, e li diversi e neces- distinzione sono fondate, la giustizia:
sari uffizi ordinando, abbia del tutto questo è ufficio dell' Imperatore. Cfr. i
universale e irrepugnabile ufficio di co- vv. 107-112 e 127-129*
mandare. E questo ufficio è per eccel- 101. fedire: ferire, tendere soltanto
lenza Imperio chiamato.... e chi a que- a quel bene mondano, di che essa è
sto ufficio è posto, è chiamato Impera- ghiotta, avida (Inf. XIX, 104-112).
dorè » ; Gonv. IV, 4. Cfr. De Mon. I, 12, 102. di quel del bene mondano, senza
:
Purg. XIII, 95. - la torre se discerne : ho detto, puoi comprendere che cagio-
la torre, può condurre chi è affidato alla ne della generale corruttela è il mal go-
sua guida, verso la città cui la torre ap- verno dell'umanità, non già l' influenza
partiene. Il linguaggio è quale si con- delle stelle che abbia corrotta la natura
verrebbe a città terrene. La torre è ' '
degli uomini (come aveva lasciato sup-
la giustizia. porre Guido del Duca Purg. XIV, 37
97. leggi divine e umane, ecclesiasti-
: sgg.). « Ipsi pastores ignoraverunt in-
che e politiche cfr. Purg. VI, 88 sg. -
; telligentiam; omnes in viam suam de-
pon mano ad esse per farle osservare.
: clinaverunt, unusquisque ad avaritiam
98. Nullo ecc. nessuno, giacché l'im-
: suam a summo usque ad novissimum»;
pero è vacante, Purg. VI, 89. - il pa- Isaia LVI, 11. - « Grex perditus factus
stor il papa. - precede
: va innanzi a : est populus meus; pastores eorum se-
mo' di guida. duxerunt eos, feceruntque vagari » ;
lopreparò ad accogliere la fede cristia- suo cognoscitur »; Luca, VI, 44, e cfr.
na; cfr. Conv. IV, 5. Inf. II, 22 sgg. Matt. VII, 16 sgg.
107. due Soli le due somme autorità,
: V. 115-129. La corruzione presen-
imperiale e papale, che illuminavano, te e la virtìi antica nella Lombar-
questa con le verità rivelate agli uomini dia. A
conferma di quanto ha sin qui
la via della beatitudine eterna, quella dimostrato, Marco adduce l'esempio del-
1
per philosophica documenta la via '
le condizioni morali della società lom-
della felicità di questa vita; De Mon. barda. Colà dove, prima che comincias-
Ili, 16. Conv. IV, 4. sero le lotte tra Federigo II e i papi,
109-112. L'un ecc. l' autorità papale
: a cui seguì la deplorata confusione dei
ha spento, in Roma, l'autorità imperia- poteri, si trovavano uomini pieni di va-
le. - giunta congiunta. Il potere tem-
: lore e cortesia (cfr. Inf. XVI, 67), non
porale (spada) è congiunto col potere vivono ora se non viziosi, se si eccet-
spirituale (pasturale) e uniti nella stes-
; tuino tre vecchi, che desiderano esser
sa persona, non hanno più soggezione toltida un mondo sì guasto e chiamati
l'uno dell' altro, e viene così a mancare da Dio alla sua pace. In che vile condi-
il freno precipuo che impediva a ciascu- zione la Chiesa di Roma riduce sé e ciò
no di tralignare. Buti « Quando li che-
: che a lei è affidato!
rici non aveano se non lo spirituale, te- Lombardia, nel qual
115. paese ecc.: la
mevano di fallire e di vivere disonesta- nome comprendeva la più gran parte
si
mente, se non per l'amore di Dio, almeno dell'Italia superiore, compresa la Marca
per paura de' seculari che, vedendo la Trevigiana e l'Emilia.
loro mala vita, non denegassero loro le 117. prima die ecc. nei tempi ante-
:
loro elimosine; e così li seculari teme- riori alle lotte di Federigo II coi pon-
vano di fallire e vivere male, conside- tefici.
rando Lo prelato è sì diritto, che non
:
' 118-120. or può ecc.: amara ironia. Ogni
m'assolverà'. Ora, vedendo lo cherico tristo, che si vergognasse di appressarsi
dato allo cose temporali, dice Così pos-
:
'
ai buoni e di ragionare con loro, può ora
so fare io com' elli '. » passare tranquillamente per quei paesi,
113. alla spiga: al frutto. Se tu non certo di non incontrarvi persona buona,
credi alle mie parole, guarda agli effetti davanti a cui vergognarsi.
di questa confusione dei due supremi po- 121-122. èn: enno =
sono.-in cui ecc.:
teri « unaquaeque enim arbor de fructu
; ne' quali l'antica età riprende la nuova.
[GIRONE TERZO] Puro. xvi. 124-134 [vecchi integri] 473
Guido da Castel: dell'uno dei tre rami reggimento circa le delettazioni amoro-
del casato de' Koberti da Reggio. Dicono se, il suo nome per tutta
che era notorio
che, cacciato dalla patria come ghibelli- Italia. » E
Benv.: « Ista enim erat fa-
no, riparasse nel 1318*a Verona. «Stu- mosissima in tota Lombardia, ita quod
diò in onorare valenti uomini che pas-
li ubique dicebatur de ea Mulier quidem
:
savano per lo cammino francesco, e molti vere gaia et vana et ut brevi tur dicam,
;
ne rimise in cavalli ed armi che di Fran- , Tarvisina tota amorosa quse dicebat
;
Guido D. encomia la nobiltà nel Conv. tum mihi iuvenes procos amorosos, et
IV, 16. - che me' ecc. che è meglio : ego procurabo tibi puellas. formosas.
conosciuto col nome di semplice Lom- Multa jocosa sciens prsetereo de feemina
bardo, datogli al modo francese, cioè ista, quee dicere pudor prohibet. » Altri
nel senso buono che ha simple per i la dicono invece celebre per bellezza^ed
Francesi schietto e modesto cfr. Purg.
: ; onestà. Con quelli che- sentono nell'al-
VII, 130. Su altre interpr. di questa fra- lusione a Gaia una rampogna per essa.
se cfr. A. Zenatti, o. e, pp. 36 e 55. è P. Eajna, Bull. XI, 349 sg.
127. Di' conchiudi dunque che la
: 131-132. discerno ecc. vedo chiara-
:
nel fango ed imbratta sé ed il suo carico, esclusi dall'eredità dei beni temporali;
cioè l'uno e l'altro governo che presu- cfr. Num. XVIII, 20. Giosuè XIII, 14 ;
della generazione odierna, priva di va- non vegno vosco: non essen-
141. più
lore e cortesia, epperò selvaggia. Leg- domi lecito di uscire da questo fumo,
gendo rimprovero, anziché rimproverio, non posso venire più oltre con voi.
oltre al tener fede a un'ottima tradiz. il chiarore dell'angelo
142. l'albór:
di codici, s' ha il vantaggio di dar ri- che sta passo del perdono e splende
al
lievo non pure a secol e a selvaggio, ma più del sole cfr. Purg. XV, 10 sg. - raia
; :
altre cose sul conto del buon Gherardo. cfr. Inf. XV,
121 sgg. Al. Così parlò
: :
mino era notissimo in Toscana cfr. ; volle dirmi Marco non soltanto non vol-
:
CANTO DECIMOSETTIMO
V. 1-12. Uscita dal fumo. Con una un piccolo foro, attraverso il quale la tal-
similitudine, alquanto involuta nella lo- pa ci vede. - i vapori : la nebbia, che è co-
cuzione, ma evidentissima e appropriata stituita di vaporiumidi e spessi. « Veluti
nell'immagine, il P. descrive com'egli cum flumina natasExhalantnebulas,nec
e V. uscirono dal fumo che avvolge gli sol admittitur infra » Ovid., Met. XIII, ;
iracondi e rividero il sole già vicino al 602 sg. - la spera il disco del sole pene-
:
tramonto. Cfr. L. Vent., Simil., 117. tra co' suoi raggi solo debolmente attra-
1-6. Ricorditi ecc.: «costruisci Se mai, : verso alla nebbia cfr. Voc. Cr. s. v. spera.
;
o lettore, sull'alpe ti colse nebbia, per cui 7. imagine: immaginativa; cfr. v.21. -
tu non potessi vedere se non come vede leggiera agevolata: leggero valse e age-
:
'
zoologia antica, l' occhio della talpa è co- sul punto di coricarsi, di tramontare.
perto d'una sottile pellicola (cfr. Aristot., 10-12. Sì: così, cioè a questa scarsa
Hist. animai. I, 9), onde non può vedere; luce solare. - ai raggi « Per prima cosa, :
rivide il sole presso il tramonto, il quale nisce tutti coloro che della patria e della
per conseguenza pare seguitasse a es- religione fanno istrumento d'ire e di ven-
sergli in faccia perciocché procedendo
;
dette superbe » Perez, Sette cerchi, 164.
;
diretti verso l'occaso, conferma quanto 6. - « Imaginatio est quidem altior po-
concludemmo in ordine alla grande esten- tentia quam sensus exterior » ibid. Ili, ;
sione che doveva attribuirsi al raggio di 30, 3. - ne rube ci rubi, ci distogli dal
:
questa cornice, e molto più a quello delle di fuori, dalle impressioni esterne cfr. ;
due precedenti » Antonelli. ; Purg. IV, 1 sgg. Bocc, Vita diD., 8. Pa-
V. 13-39. Visioni di esempi d'ira- canti, D. secondo la trad., p. 28, n. 5.
condia punita. « Alle tre visioni di 15. perchè ecc. per quanto ci risuo-
:
dolci mitezze [Purg. XV, 85 sgg.] si nino d'intorno mille tube, cioè trombe;
contrappongono altrettante visioni di cfr. Par. VI, 72; XXX, 35.
crude iracondie. Progne uccide il figlio 16. chi muore ecc.: che cosa mai ti sti-
per gustare la dolcezza della vendetta, e mola e fa operare, se i sensi non ti por-
perde la facoltà de' pensieri, la ragione ; gono nulla, non ti offrono le forme sen-
Amano vuol uccidere, ed è ucciso vo- ; sibili da fissare in te? Cfr. Conv. Ili, 9.
lendo perdere altrui, perde sé stesso ;
17-18. nel ciel s'informa: prende sua
Amata si uccide per non perder Lavinia, forma, deriva dal cielo. - per se per na- :
Così il volto di due regie donne, orribil- non già Filomela, ma Progne, trasfor-
mente dall' ira trasformato, mette in or- mata in usignolo come T>. mostrò di cre-
rore al sesso gentile una passione che dere: cfr. Purg. IX, 15.
cancella dalle sembianze umane ogni 21. imagine: immaginativa; cfr. v. 7.-
traccia di bellezza; e l'ira di un regio l'orma: l'impronta, la rappresentazione.
ministro che cade nei lacci tesi ad altrui, 22-24. sì ristretta dentro da se ecc.: rac-
ira politica e religiosa insieme, ammo- colta in sé medesima, tutta intesa a que-
[GIRONE TERZO] Purg. xvn. 23-39 [es. d'iracondia] 477
sta immaginazione d' origine celeste per 35. regina: Amata, madre di Lavinia,
tal modo che nessuna impressione di che s'impiccò perirà disperata, credendo
cose sensibili esterne poteva essere ri- Turno già ucciso da Enea e che Lavi-
cevuta {ricetta —
lat. recepta) da lei. nia andasse sposa a Enea anzi che a
25. alta fantasia: staccata dalle cose Turno; cfr. Virg., Aen. XII, 601 sgg.
terrene; cfr. Par. XXXHI, 142. « Nell'ira d'Amata pare che l'Alighieri
un Amano, l'onnipotente ministro
26. : voglia ritrarre l' ira di coloro, che, fitti
del re di Persia Assuero; il quale Ama- in qualche affetto singolare e privato,
no, adirato contro il giudeo Mardocheo, non san levarsi ad affetti universali, e
zio della regina Ester, perchè non presta- vanissimamente si sdegnano contro i de-
va ad esso tutta la riverenza che egli pre- creti d' una provvidenza che scompiglia
tendeva, disegnò di distruggere lui e tutti i loro disegni per edificar cose ben mag-
i Giudei ma fu poi crocifisso a quello
; giori»; Perez, 163.
stesso legno che aveva fatto apprestare 36. nulla:il suicida crede annullarsi.
per Mardocheo; cfr. Ester III- VII. 37. per non perder Lavina: per non
27. cotal dispettoso e fiero, quale non
: vederla andare sposa all' odiato Enea.
è raffigurato nella Bibbia che dice essersi 38. or ecc. uccidendoti ni' hai perduta
:
egli umiliato a pregare Ester « prò anima davvero. - lutto piango, sono in lutto
:
30. intero : integro in parole e in fatti. Giamboni, Tratt. mor„ Fir., 1836, p. 232:
31-33. rompeo se ecc. si ruppe e svanì : « luttando con guai e con sospiri. »
da sé a guisa di bolla (bulla) che si rom- V. 40-69. L'angelo della pace. Ap-
pa, venendole meno l' acqua ond' è com- piè della scala che dal 3<> porta al 4° gi-
posto il sottilissimo velo che chiude l'aria rone, sta un altro angelo il cui fulgore
interna. « Crassior offensaB bulla tume- scuote D. e lo richiama dalle contempla-
scit aqus© »; Martial,, Epigr. Vili, 33. zioni estatiche degli esempi d'ira punita
34. fanciulla Lavinia o Lavina, unica
: alla realtà. L'angelo, che D. non può fis-
figlia di Latino, re del Lazio (cfr. Inf. IV, sare, dopo aver detto ai due viandanti
125-126), e di Amata, dopo essere stata « qui si monta », con un colpo d' ala can-
promessa a Turno, re dei Rutuli, andò cella dalla fronte di D. un altro P e canta
sposa ad Enea; cfr. Virg., Aen. XII, TU. la beatitudine « Beati i pacifici ! », men-
Liv. I, 1, 2. Ovid., Met. XITI. tre i P. b' avviano su per la scala.
478 [girone terzo] Pun<;. xvii. 40-59 [angelo della pace]
40. di butto : di botto ( Inf. XXII, 130; 52-54. Ma come ecc. ma la mia virtù
:
44. lume: fulgore dell'angelo lì vicino. Oonv. I, 8. La carità non aspetta pre-
45. quel ecc. il lume del sole.
: ghiere, ma soccorre spontanea.
47. voce : dell'angelo ch'invita a salire. 57. col suo ecc. cfr. v. 53. « Amictus
:
dal pensare, dall' intendere ad altro. 58. sego: seco. Circa lo scambio nel
50. chi era: «quia vox non sonabat toscano tra e e g, cfr. Bull. Ili, 102.
humana » Benv. ; L' uomo non attende preghiere altrui per
51. si raffronta: «Nota qui in gene- far ciò che a lui è caro o necessario. D. pa-
rale il carattere d'una voglia intensa. reggia l'amore dell'angelo per gli uomini
E il concetto del ternario è il seguente : all'amore che l'uomo ha per sé, alludendo
Fece la mia voglia tanto pronta, tanto al precetto evangelico « Diliges proxi-
:
sollecita e impaziente, di vedere chi era mum tuum tamquam te ipsum » ; Marc.
quegli che parlava, che quando la voglia XII, 31.
è a tal segno, non posa mai, non s'acquie- 59. quale ecc. : l' uomo che, vedendo
ta, se non si raffronta, se non viene a fron- ilbisogno altrui, aspetta di essere pre-
te colla cosa o persona bramata »; Br.B. gato del suo aiuto, si prepara già mali-
[GIRONE QUARTO] PURG. XVII. 60-79 [SALITA AL 4° GIRONE] 479
63. poi: dopo il tramonto; cfr. Purg. troviamo sopra notevoli alture, e il sole,
VII, 44-60. occultato al nostr'occhio nonché ai bassi
67-68. senti* mi ecc. sentii qualcosa
: piani, indora soltanto, e leggermente, le
vicino a me, come un muover d' ali. - più elevate cime delle montagne, ad aria
Tentarmi un soffiar di vento nel viso.
: limpida e pura cominciano a vedersi in
Col vento mosso dalle sue ali l' angelo più punti del cielo le stelle di prima
gli cancella dalla fronte il 3° (vestigio P grandezza, alle quali non fa grave osta-
dell'ira). - Beati ecc.: è l'evangelico: colo quel candido velo, che dalla luce
« Beati i pacifici perchè saranno chia-
;
crepuscolare ancora rimane» Antonelli. ;
mati figliuoli di Dio » Matt. V, 9. ; 73. Yirtù mia forza di muovermi. Que-
:
69. mala: peccaminosa. C'è anche un'ira sta virtù si dilegua non per stanchezza,
lodevole cfr. Psalm. IV, 5. Efes. IV, 26.
; ma perchè annotta {Purg. VII, 52 sgg.).
Oreg.Magn.,Moral. V, 30.-«Potestma- 75. posta in triegue solo temporanea- :
lum in ira inveniri, quando scilicet ali- mente sospesa, non distrutta.
quis irascitur plus, vel minus prseter 76. dove ecc. al sommo della scala.
:
rationem rectam. Si autem aliquis ira- 77-78. affissi ecc. fermi su l'orlo del
:
scitur secundum rationem rectam, tunc 4° girone, come nave che giunge e si
irasci est laudabile.... Ira non semper ferma presso la riva. Non possono fare
est mala.... Hsec ira est bona, quae di- un passo in su, e non vogliono farne
citur ira per zelum.... Si aliquis appetat in giù; quindi restano lì immobili.
quod secundum ordinem fìat vindicta, V. 79-139. Zia teoria dell'amore»
480 [GIRONE QUARTO] PURG. XVII. 80-90 [TEORICA DELL AMORE] 7
Dopo essere stato per un poco attento voler male ad altri che al prossimo; e
se udisse alcun che di nuovo, D. do- questo o per superbia abbassando altrui
manda a V. « Che peccato si purga qui? » a fine d'innalzare sé: o per invidia, at-
E V. « L'amore troppo tiepido del be-
: tristandosi dell'altrui potere ed onoro,
ne ». Poi, perchè D. meglio comprenda per tema di perdere quant' altri ne ac-
ciò, gli spiega come da amore nasca quista, o per ira di male patito o te-
ogni virtù ed ogni vizio. - « Dio, le sue muto. Questi tre abusi dell'amore pur-
creature, e ragionevoli e no, hanno amo- gansi ne' giri di sotto, perchè più gra-
re; che ne' corpi è impulso di moto, ne' vi. Ora resta dell' amore inordinato, o
bruti istinto, negli uomini o negli spi- per tiepidezza, e dicesi accidia; o per
riti superiori movimento di libera vo- troppo ardore, e può spingersi a volere
lontà. Dire amore anche 1' attrazione oro, cibo, piaceri. Avarizia, come più
de' corpi, non è semplice traslato aristo- rea, sta sotto a gola gola sotto a lussu-
;
telico, ma si reca a quella dottrina e ria, che è men lontano alla cima» Tom.; ;
da Dante, comprende tutte le nature non cessi per questo il tuo parlare.
degli enti; anco al bruto e alla pietra. scemo ecc. mancante in parte di
85. :
In quanto gli enti inferiori tendono ai ciò che dovrebbe avere cioè non avente ;
queste misurato con le proporzioni de- diligente sollecitudine (con l'ardore della
bite, non è mai colpa; è colpa quando mente) ciò che si è perduto per negli-
si torce al male, o cerca il bene con più gente trascuratezza (cfr. Purg. XVII,
o meno cura di quello che deve. Amore 105), come il navigante affrettando il
è dunque sementa d'ogni virtù e d'ogni battere del remo deve riguadagnare il
vizio. E perchè l'ente non può non volere tempo perduto colla precedente lentez-
l'essere proprio, però gli è impossibile za, col mal tardato remo » Poi. - mal ; :
odiare sé stesso. E perchè ogni ente di- con danno del rematore.
pende necessariamente da Dio causa pri- 90. dimora: indugio. Come nel e. XI
ma, è impossibile odiare Dio in quanto dell' Inf. la struttura morale dell'Inf.,
causa dell'essere. Non si può dunque così qui è esposta quella del Purg.
[GIRONE QUARTO; Purg. XVII. 91-105 [teor. dell' AMOIiE] 481
Varchi, Lez. su Dante, I, 117-166. e sommo Bene meno del dovere, mo-
naturale: innato, istintivo, di cui
93. strandosi cioè tiepido a raggiungerlo ed
1' essere amante non è responsabile. - acquistarlo (accidia): 3° Amando beni
d'animo amore inteso e voluto, giac-
: secondarli più del dovere, eccessiva-
ché intelligenza e volontà son proprie mente ; il che avviene bramino
a) se si
dell'animo [« s'intende animo solamente troppo le ricchezze, o se ne abusi (ava-
quello che spetta alla parte razionale, rizia e prodigalità) ; b) se soverchiamen-
cioè la Volontà e lo Intelletto » ; Conv. te si appetiscano e gustino i piaceri del
Ili, 22] in altri termini amore di ele-
: mangiare e del bere (gola) ; e) se si as-
zione, di cui l'essere amante è responsa- secondi troppo la concupiscenza della
bile. « Om
ne a gens quodeumque sit, agit carne (lussuria). Cfr. D'Ov. N. St. I,
quameumque actionem ex aliquo amo- 191 sgg.
re»; Thom. Aq., Sum. theol. I, il, 28, 97. egli:l'amore di libera elezione. -
6. - il sai : per istudio e per esperienza; primi ben: i beni veri, spirituali, pri-
cfr. Conv. in, 3. missimo Dio. -Al.: primo ben, cioè Dio,
sanza errore
94. 1' amore naturale,
: lezione che dà pure un ottimo senso.
istintivo, per sé stesso non erra mai ; e 98. secondi: nei beni materiali, caduchi.
se nell'uomo sembra errare non può es- - misura: modera, tiene nei giusti limiti.
sere se non perchè l'istinto naturale sia 99. mal diletto: piacere peccaminoso.
impedito dalla volontà comune di eserci- 100-101. al mal ecc. quando questo :
tare la sua forza. Cfr. Thom. Aq., Siwn. amore si volge al male, o si mostra sol-
theol. I, 60, 1. lecito dei beni secondi più che non con-
95. l'altro: l'amore di elezione, può venga, ovvero ama i beni primi meno
errare in tre modi: 1° Essendo diretto del dovere, esso opera contro il Crea-
al male, ch'è sempre il male altrui, a) tore, e l' amore diviene peccaminoso. -
o in quanto si cerchi di conculcare il con men ecc. : cfr. Marco XII, 30.
prossimo (superbia) per potergli sopra- 102. adovra: adopera = opera: l'uomo
stare; b) o in quanto ci si strugga in- opera contro Dio.
ternamente per tema di essere abbas- 103-105. Quinci ecc.: dal sin qui detto
sati se altri è fortunato (invidia), e si puoi comprendere che l'amore è in voi
voglia e si cerchi perciò che cessi il bene uomini principio d'ogni virtù, ed anche
di cui altri gode e che gì' incolga il ma- di ogni opera che merita pena, cioè d'o-
le; e) o in quanto si consideri grave of- gni vizio e peccato. È la dottrina stessa
fesa ogni piccola ingiuria, e, adontan- di San Tommaso, Sum. theol. I, 20, 1; 60,
dosene eccessivamente (ira), si cerchi 1; I, II, 27, 4; 28, 6; 41, 2; 70, 3.
Thom. Aq., Sum. theol. I, il, 29, 4. - 115-117. È chi ecc. vi sono tali che :
duo o essere in cui l'amore risiede. - vol- dicitur esse Amor proprice excellentice,
ger viso distoglier gli occhi, -le cose: su-
: in quantum ex amore causatur inordi-
scettive d'amore.- tute: sicure. «Nessuno nata pra?sumptio alios superandi; quod
odiò mai la propria carne » Efes. V, 29.
; proprie pertinet ad superbiam » Thom. ;
109-111. e perchè ecc.: inoltre, non po- Aq., Sum. theol. II, il, 162, 3. - soppres-
tendosi ammettere che un essere sia di- so : calcato. - eccellenza : superiorità ;
viso dall' Essere Primo, da Dio (cfr. «nam superbire non est aliud, quam su-
Isaia XLI, 4 e XLIV, 6) e sussistente per alios velie ire »; Benv. - el: egli, il
e conservantesi da sé solo (stante per se), suo vicino. - Per l'ambizione « eh' è uno
ne segue che ogni suo affetto è natural- vizio di superbia. » .... 1' uomo vuole si-
mente alieno dall'odiare quello, l'Essere gnoreggiare gli altri ed essere sopra il
Primo, pel quale vive ed esiste odiando : vicino suo; Fra Giord., Pred. sul Gene-
questo, odierebbe sé. « In Dio viviamo, si, p. 128 e 130.
e ci moviamo e siamo »; Atti, XVII, 28. 118-120. è chi ecc. vi sono tali che te-
:
Cfr. Conv. Ili, 2. - deciso: dal lat. deci- mono di perdere potere, grazia, onore e
dere =tagliar via; dunque 'tagliato via, fama, se altri in queste cose sormonti-
allontanato '.
no, cioè li sorpassino; onde si attristano
112. resta: lat. restat, termine delle per modo, che desiderano l'abbassamen-
scuole. Se l'uomo non può odiare né sé to di essi. Costoro sono gli invidiosi.
medesimo, né suo Creatore, resta che
il « Invidia est tristitia de alieni s bonis....
possa odiare solo il prossimo, che di que- Obiectum fcristitiae est malum pro-
sto solo possa amare il male. - dividendo : prium.... et secundum hoc de bono alie-
nella mia dimostrazione, che procede per no potest esse tristitia.... Bonum alte-
via di distinzioni. - stimo: giudico. rius sestimatur ut malum proprium in
113. il mal che s'ama: anche l'odio si quantum est diminutivum propria? glo-
risolve in amore, amore del male. ria? vel excellentia? : et hoc modo de
fcONE QUARTO] Purg. xvii. Ì21-135 [tkor; dkll'amore] 483
diosi e superbi, senza guardare alla sim- dano, che, essendo bene imperfetto, non
metria delle 3 terzine principianti con basta a render 1' uomo felice.
È chi, ognuna delle quali riguarda un 134-135. la buona essenza Dio « Solus
:
124. triforme: tre forme di amore' er- Thom. Aq., Sum. theol. I, 6, 3. - d'ogni
rante per malo obietto, v. 95. - di sotto : ben ecc.: «unumquodque dicitur bonum
nei tre primi cerchi del Purg. bonitate divina, sicut primo principio
125. dell' altro : dell' amore che erra exemplari effectivo et finali totius bo-
per poco, o per troppo di vigore (v. 96 nitatis »; Thom. Aq., Suìn. theol. 1,6,
e 100 sg.). 4. Dio creatoreè cagione e principio {ra-
con ordine corrotto: disordinata-
126. dice) di ogni bene, ed è insieme effetto
mente, senza osservare la giusta misura. {frutto) di esso, perchè la visione di Dio,
127-129. Ciascun ecc. ogni uomo si : in che sta la beatitudine eterna, è il
forma un' idea vaga, indistinta di un premio che tocca ai buoni. Al. d'ogni :
3 cerchi che sono sopra di noi. quello che detto è, punte vedere eli i In
138. come tripartito si ragiona: ragio- nobile ingegno, al quale è bello un po(
nando, viene a distinguersi in tre. di fatica lasciare »; Conv. Ili 5.
CANTO DECIMOTTAVO
GIRONE QUARTO: ACCIDIA
(Correre di continuo sollecitandosi con gran fervore 1' un l' altro)
gato da D. d' insegnargli che mai sia chi bene la mira.... Di nulla [passione]
quell'amore a cui si riduce (secondo che puote l'anima umana essere passionata,
è stato dichiarato nel e. precedente) ogni che alla finestra degli occhi non vegna la
buono e ogni cattivo operare umano, V. sembianza »; Conv. Ili, 8.
spiega la natura dell'amore, il quale è mo- 4. sete: desiderio di sapere, -frugava:
vimento dell'animo verso cosa che piace. pungeva; cfr. Purg. XV, 137.
1-3. Posto ecc. V. aveva terminato
: 5. tacea per timore di tediare il mae-
:
il suo ragionamento sopra l'amore come stro. Cfr. Inf. ni, 80, ecc.
principio d'ogni bene e d'ogni male, e 6. grava: pesa, è molesto.
mi guardava attentamente negli occhi 8. non s'apriva: non si manifestava,
per vedere se del suo ragionamento ero appunto perchè timido.
sodisfatto. - vista: « [l'anima] dimostra- 9. parlando ecc. volgendomi primo
: la
si negli occhi tanto manifesta, che cono- parola, mi die ardire di parlargli.
[GIRONE QUARTO] PURG. XVIII. 10-27 [amore] 485
10-12. il mio veder ecc.: la vista del di potenza all'alio. Questi primi 3 vv.
mio per virtù
intelletto si rischiara sì (19-21) sono introduzione sintetica a ciò
della tua luminosa dottrina, che discer- che viene più specificatamente esposto
no chiaro ogni vero che ne' tuoi ragiona- nelle terzine che seguono.
menti tu formuli, o partitamente dichiari. 22-23. Vostra ecc. la vostra virtù ap-
14. riduci cfr. Purg. XVII, 103 sgg.
: prensiva [conoscitiva; senso e intellet-
15. conlraro: contrario (cfr. avversavo, to] ritrae Vintenzione da cosa reale ester-
Purg. Vili, 95), cioè il mal operare. na (esser verace) e, svolgendola dentro
16-17. luci delio intelletto: occhi della di voi, fa sì che l'animo si rivolga ad essa
mente: cfr. il v. 10 e Purg. X, 122. intenzione, -intenzione: è quel che noi
18. dei ciechi : di mente,
quali inse- i potremmo dire immagine. Conv. Ili, 9 :
gnano ogni amore essere in laudabil sé «queste cose visibili.... in quanto sono
cosa, v. 36; cfr. Conv. 1, 11. -duci: mae- visibili, vengono dentro all'occhio, non
stri. « Caecus autem si caeco ducatum dico le cose, ma le forme loro, per lo
pra>stet, ambo in foveam cadunt»; Matt. mezzo diafano, non realmente ma interi-
XV, 14. zionalinente, si come quasi in vetro tra-
L'animo ecc.: l'anima umana,
19-21. sparente». Più esattamente intentio è la
creata colla disposizione {presto qui vale species e ognos cibili s (tanto la sensibilis,
pronto e disposto, come, p. es., in Par. quanto la intelligibilis) distinta dalla spe-
X, 57 e XXIX, 60) ad amare, è pronta cie* realis: questa ha il suo, esse in re;
a volgersi ad ogni cosa che piace (cfr. quella lo ha in anima tantum, ma, es-
Purg. XVII, 95 sg.), ossia ad ogni ap- sendo tratta dalla species o /orina reale,
parenza di bene, subito che è messa in è ciò per mezzo di cui il reale si cono-
movimento dal piacere. - in atto è de- sce da noi. Cfr. B. Nardi, Nuovo Giorn.
sto « qui dimostra che questa naturale
: Dant., anno II, quad. 2°, Osservaz. in-
potenza d'amare stassi cheta nell'ani- torno al nuovo Gomm. di G. L. Passe-
mo e non si produce in atto se non pro- rini ; e si vedano i passi di S. Tomm.
vocata dal piacere » Buti, e con lui i ; citati a proposito di questi vv.
più. Al. accordano in atto con piacere 25-26. ese ecc.: e se l'animo rivolto
e spiegano Dal piacere attuale, il quale
: a quell' intenzione, si piega, inclina a
desta l'amore in potenza. Ma V. vuole lei, questo piegarsi, questo inclinare è
evidentemente dimostrare come il pia- amore, l'amor naturale.
cere faccia passare l'amore dallo stato 27. natura: amore effetto di sola na-
1:86 [gè ctarto] Puri wiii I AMI
tura, di una naturale tendenza o poten- 37. matera materia, anticamente, an-
:
con che è stata accolta dall'animo la 'in- sg. « La materia d'amore, ossia la na-
tenzione '. - di «uovo primieramente : : turai disposizione ad amare » (Br. B.h
tale è il senso che questa locuz. avverb. in quanto tende sempre al bene (sia pure
ebbe nell'ant. ital. - si lega: si fissa solo apparente) è per sé buona.
attuandosi : cfr. Inf. XIII, 88 : Par. 38. segno il suggello (segno)
: non è
II, 141. sempre buono; e anche buona cera può
28-30. in altura: verso l'alto. « Alta ricevere cattivo suggello. Così, quan-
petunt aer atque aere purior ignis » ;
tunque l' amore in potenza, fondamento
Ovid., Met. XV, 243. - per la sua forma : o substrato comune ai singoli amori, sia
Nel linguaggio scolastico forma è ciò da dir buono, può divenire non buono in
che dà l' essere ciascuna cosa, quello atto, cioè quando s' individua, si deter-
per cui le cose sono ciò che sono. Forma mina in questo o quel modo ; e ciò per le
del fuoco è quindi la sua intima natura, ragioni toccate in Purg. XVII, 95 sgg.
ciò che lo fa essere fuoco. Ora gli antichi V. 40-75. Ti'amove iti relazione col
credettero che il fuoco andasse in alto, lìbero arbitrio. Più sopra, Purg. XVI,
in quanto per natura portato alla sua 64-81, fu discussa la questione se gli in-
sfera, quella del fuoco, ch'era sopra l'a- flussi celesti nocciano alla libertà del-
ria. Cfr. Par. IV, 77 sg. « Ciascuna l'umano volere; dall' idea dell'amore, il
cosa ha il suo speziale amore, come le cui soggetto vien offerto dal di fuori al-
corpora semplici hanno amore naturato l'uomo, sorge un nuovo dubbio, se cioè
in sé al loro loco proprio.... il fuoco alla l'azione prepotente inevitabile degli og-
circonferenza di sopra lungo il Cielo getti esteriori su la nostra potenza d'a-
della Luna, e però sempre sale a quello »; mare, non renda noi irresponsabili della
Gonv. Ili, 3. - là ecc. nella sfera del : bontà o non bontà dei nostri amori, non
fuoco, dove, essendo nel suo elemento, essendoci luogo qui al libero arbitrio. D.
dura più a lungo che sulla terra. muove tal dubbio, e V. argomenta: L'a-
31. preso ecc. preso d'amore per V esse-
: nima umana « ha in sé una potenza in-
re verace, di cui l'apprensiva gli ha porta sita, quasi d'istinto, che si dimostra ne-
1' 'intenzione ', sente deì-iderio di quello. gli atti, ed è sensibile solamente per
32. spiritale: spirituale, dell'animo. essi, e nella quale è il germe delle prime
33. fin che ecc. finché non giunge a
: nozioni e delle prime tendenze, delle
possedere la cosa amata, nel quale pos- quali l'origine non è conosciuta, o non
sesso sta la vera gioia. « Amore non è è, per meglio dire, avvertita. In queste
altro che unimento spirituale dell'anima prime nozioni e tendenze, che sono fa-
e della cosa amata»; Gonv. Ili, 2. coltà e moti di natura, non c'è merito
35-36. gente ecc. epicurei. - avvera
: : né- demerito; ma il merito o demerito
afferma come vero e indiscutibile che incomincia nell'uso di quella facoltà, che
ogni amore sia per sé stesso cosa lo- non è men naturale dell'origine delle
devole. prime nozioni o tendenze, dico la fa-
[GIRONE QUARTO] Puro, xviii. 40-56 [libero arbitrio] 487
colta dello eleggere tra due veri o tra degli accidenti » (Parodi). Ogni forma '
due beni, qual de' due si voglia più at- sostanziale setta (lat. seda tagliata),
'
tentamente col pensiero o eoi desiderio distinta dalla materia, ma con essa (cor-
seguire. E questa facoltà di elezione e po materiale) unita, ha una virtù spe-
di consiglio è un assentimento interno, cifica che la differenzia dalle altre forme.
il quale deve precedere all'atto dell'as- Dell' uomo è forma sostanziale l'anima:
senso e il libero arbitrio è riposto in
; cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, 76, 4.
essa. Necessario è che l'uomo senta la 50. unita : « Anima intellectiva unitur
tendenza al vero ed al bene ma libero ; corpori ut forma substantialis » Thom. ;
affermò nei vv. 103-105 del e. prec. più che, se non che, fuorché; cfr. Inf.
46-48. Quanto ecc. io ti posso dire in : IV, 26; XXI, 20; XXVIII, 66. « [Ciò
proposito tutto quel che l'umana ragione che ha ragione di principio] non si può
è di per sé capace di conoscere ciò che ; notificare per cose prime, ma per poste-
oltrepassa i limiti dell'umana ragione ed riori » Conv. IV, 10.
;
è materia di fede, ti potrà essere di- 56-60. sape sa. - uè de' primi Al. e
: : :
chiarato da B. Cfr. Conv. II, 3 De ; de' p. Buti, Land., ecc.: e del primo; cioè
Mon. Ili, 16. del Sommo Bene. - affetto desiderio o :
za; 2° l'effetto de' primi appetibili, cioè - 'tener la soglia dell'assenso' è frase
quelle primitive inclinazioni, quegli ap- immaginosa e qualche po' strana, ma
petiti primi genii, da cui nuli' uomo va molto espressiva, in quanto ci rap-
esente; come l'amor del vero, della fe- presenta, personificandola, la Prudenza
licità, del bello, del bene, la curiosità, in atto di far la guardia sulla soglia di
la simpatia, e tutti i movimenti, gli af- dove può uscire l' assenso, e intenta a
fetti estetici o morali, che formano la impedire che questo esca fuori e si con-
parte affettiva dell'anima, come le prime ceda per amori che essa, la vigile e ac-
notizie dell'intelletto, gli assiomi, le for- corta guardiana che sa con tutta sicu-
me logiche, ecc., ne costituiscono la par- rezza discernere il bene dal male, non
te intellettiva» (Gioberti). E l'intelletto abbia giudicati ibuoni.
delle prime notizie e l'affetto de' primi 04-00. Quest'eli principio ecc.: dall'es-
appetibili (primi beni desiderabili) for- serci questa virtù che giudica e consi-
mando specifica dell' anima
la virtude glia e che può e deve liberamente dare
umana non sentendosi perciò né di-
e o negare il proprio assenso ai singoli
mostrandosi se non per effetto (vv. 51-53), amori, deriva che l'uomo merita lode e
stanno naturalmente nell' anima senza premio per gli amori buoni, biasimo e
ch'ella sia conscia di loro origine (que- pena per gli amori Cfr. Conv.
cattivi.
sta potranno indagarla filosofi e teologi), IV, 9; De Mon. - viglia: sceglie,
I, 12.
proprio come nell'ape inconscia è la ten- distingue ; da vigliare « verbum rustico-
denza (studio) a fare il miele e natural-
; rum purgantium frumentum in area » ;
mente questa prima voglia, questo pri- Benv. La parola è tuttora viva nelle
mo affetto, ragiona il P. (che trattando campagne toscane.
dell'amore tralascia di considerare l'ele- 07. Color ecc. i filosofi che ragiona-
:
che dà consiglio e che deve vigilare, tenerlo ecc. avete per altro libero pote-
:
affinchè non assentiate a mali affetti. re di non assecondare, di frenare l' amo-
[GIRONE QUARTO] PURG. XVIII. 73-90 [SONNOLENZA] 489
d'Adamo, si sente preso dal sonno. colto e compreso il chiaro e facile ragio-
76. tarda: tardasi riferisce alla luna, namento di V. sopra le mie questioni.
e s' intende tardante sin quasi a mez-
'
87. vana: vaneggia; da vanare deri-
zanotte a sorgere '. Cfr. Comm. Lips. II, vato probabilmente dal provenzale va-
325 sg. Galanti, Lettere, Ser. II, lett. 24. nar, e già usato da altri rimatori antichi:
78. fatta ecc. essendo allora calante, e
: cfr. Parodi, Bull. Ili, 140.
solo da una parte presentandosi tonda V. 88-98. Schiera di accidiosi. La
ed illuminata, la luna rendeva figura di sonnolenza è tolta al P. da una schiera
una secchia ardente. - secchione Al. : : incamminata verso il luogo dov'egli e V.
scheggio» si trovano. Sono spiriti di accidiosi che
79-81. correa: saliva da ponente a le- corron frettolosi intorno al girone, pian-
vante, quindi a rovescio dell'apparente gendo ed esortandosi fra loro a non per-
moto del cielo, che sembra volgersi da der tempo, per iscontare con tal fervore
levante a ponente. - strade: per quelle la freddezza e quasi indifferenza al bene,
regioni del cielo che il sole percorre verso di che si resero colpevoli in vita.
il solstizio invernale, quando l'abitante 89-90. dopo: dietro. « Corrono sempre
490 [GIRONE QUARTO] PlTRG, XVIII. 91-105 [accidiosi]
zia, lungo i quali grandi turbe di Tebani di Giulio Cesare, che con velocità ful-
correvano di notte con faci accese, invo- minea represse i tumulti di Marsiglia e
cando 1' aiuto di Bacco, loro patrono. In soggiogò le Spagne sollecitudine spiri- :
Stat., Theb. IX, 434 sgg., l'Ismeno dice: ti! temporale l'altra.
ale l'una,
« 111 e ego, clamatus sacris ululatibus 101. Ilerda: oggi Lerida, città della
amnis, Qui molles tbyrsos Baccbeaque Spagna sul fiume Segre, presso cui Ce-
cornua puro Fonte lavare feror.... Fra- sare sbaragliò Afranio e Petreo. luogo-
ter tacitas Asopus eunti Conciliat vi- tenenti di Pompeo.
res. » Cfr. Yirg., Eclog. VI, 82 sg. 102. punse Marsilia ecc.
lasciandovi :
lere e giusto amore sprona - torce e pie- lite negligere, nolite cessare » Jud. ! ;
bene ancora docili al freno o dei più dono rinverda comeind. della la coniug.
generosi. L'immagine è tolta dall' inar- e del che fanno una cong. caus.
care che fanno la schiena e le gambe, a V. 106-120. L'Abate di San Zeno.
modo di falce. Così falca la persona e la V. prega quelle anime di dire dove sia
gambe anche l'uomo, quando si dà la la scala per salire al 5° girone. Una di
spinta a una corsa veloce » Cavernì. - ; esse risponde « Seguiteci e troverete
:
Abate di San Zeno in Verona, ossia del 117. se villania ecc.: se mai giudichi
monastero annesso alla chiesa di San Ze- scortesia il seguitar che facciamo la no-
none, ai tempi di Federigo Barbarossa stra corsa; ma così facendo obbediamo
imperatore (1152-1190) fu un Gherardo li, alla giustizia di Dio.
morto nel 1187 (cfr. Biancolini, Notizie 119. buon « quia fuit virtuosus, stre-
:
stor. della Chiesa di Verona, li b. V, § 1). nuus, largus iriumphator et corpor© pul-
I comm. ant. lo dicono assai accidioso, cer » Benv. Fece valere vigorosamente i
;
della Scala. Il Belviglieri (Albo Dantesco 120. di cui del quale Milano, distratto*
:
questi spiriti è tanta, che non si fanno Scala era vecchio, e morì nel 1301.
neppur caso di udire che c'è un vivo. 122. piangerà: l'anima predice il pianto
114. diretro da sinistra a destra. - la
: di Alberto nell'altra vita per l'ingiuria
buca il pertugio del v. 111.
: recata a quel monastero, col porvi abate
116. ristar ecc. : non possiam fermarci. il suo figlio bastardo, pessimo uomo.
492 [GIRONE QUARTO] PURO. XVIII. 124-141 [scaligeri]
ad villani eorum, quse insula Comitum 130. quei ecc. V., sempre pronto a
:
primo, postea vocata est insula de la Sca- soccorrermi in ogni mio bisogno.
la.... Eratpravus animo.... lupus raptor; 132. dando ecc.: mordendo, biasimando
fuit enim homo violentus, de nocte discur- l' accidia con esempi di accidiosi puniti.
rens per suburbia cum armatis, rapiens 134. il mar: il mar Busso.
multa, et replens raeretricibus locum il- 135.. Gionìau: fiume principale della
luni » JBenv. - mal nacque perchè gene-
; : Palestina, posto qui a designare la Pa-
rato d'adulterio. lestina, da Dio promessa e poi data in
126. in luogo ecc. : invece di un abate eredità ai figli d' Abramo. - rede: cfr.
degno e legittimo. Inf. XXXI, 116. Purg. VII, 118.
V. 127-138. Esempi di accidia pu- V. 139-145. Sonno di Dante. La
nita. La schiera passa oltre correndo, schiera delle anime è passata oltre; e i
sicché D. non sa dire se l'Abate di due P. non vedono né odono più. nulla.
San Zeno si tacesse, o continuasse a par- D., già prima sonnolento (v. 87), non
lare. Chiudono la schiera due anime che avendo ora più ragione di dominarsi per
gridano esempi di accidia punita. Il 1° è star attento a cosa alcuna, s' addormen-
degli Ebrei, che, lenti e ribelli a seguir ta. Con grande verità d' osservazione
Mosè, perirono nel deserto e non tocca- ed efficace proprietà di parola è descritto
rono la terra promessa (cfr. Num. XIV, il passaggio dalla veglia al sonno.
1-39. Deuter. I, 26-3G) il 2° è dei com-
; 139. divise: allontanate.
[GIRONE QUARTO] PtJKG. XVIII. 142-145- XIX» 1-2 [SOGNO SIMBOL.] 493
che a tutti gli altri spiriti, forse per indivoti e l'agiato sedere è forza scontare
indicare il suo disprezzo per le anime col silenzio della pia meditazione e col
fiacche. In questo solo cerchio del Purg. disagio del correre senza riposo » Perez.
;
CANTO DEOIMONONO
GIRONE QUARTO: ACCIDIA
gno una femmina balba, guercia, coi IX, 16 sgg. - il calor diurno ecc. il ca-
:
pie distorti, le mani monche, di colore lore, che nelle ore diurne il sole ha co-
scialba. Come D. la mira, ella si dirizza, municato e, per così dire, accumulato sul
si colora, e canta eh'
eli' è dolce sirena. suolo terrestre e nell' aria, non vale più,
Mentre canta tuttora, appare un' altra sul far del giorno, a temperare come
donna, santa e presta, che la prende, le nelle ore precedenti il freddo della notte,
apre la veste e ne mette a nudo il ven- essendosi già irradiato e disperso.
tre questo col suo puzzo risveglia il P.
: 2. il freddo « la luna non è fredda in
:
494 [GIRONE QUARtO] Puro. XIX. o-l(j [SOGNO SIMBOLICO]
sé, ma è effettiva di freddo coi raggi del mente presi, siano simboleggiati - eh'
sole che percuotono in essa, et ella li ri- un sottilizzare assai malfido - sarà più
flette giuso e la refiessione che viene di
; giudizioso contentarsi di dire col Ro-
su giù, cagiona freddo, come quella che è mani (Lect. Danti8, 14 sg.) che con la
di giù su, cagiona caldo, e però la luna la figura della femmina difettosa nella fa-
notte raffredda l'aire e la terra»; Buti. vella e nel resto D. ha voluto significare
Erronea opinione, durata a lungo. che « l'amore delle false immagini di be-
3. vinto: estinto, cioè il color diurno. ne, facendo percorrere all'uomo una via
- da terra dalla frigidezza naturale della
: del tutto opposta a quella a cui Iddio lo
terra, o a volte (che questo pianeta non chiama, gì' impedisce (sempre, intendia-
sempre è sull'orizzonte) da Saturno, della moci, nel senso morale), il retto guar-
cui freddura contrapposta al calore di dare, il retto camminare e il retto ope-
Marte tocca D. anche in Oonv. Il, 14. Cfr. rare; ed è scialba [la femminal come chi
Virg., Georg. I, 336. è malato, perchè il detto amore impe-
4. geomanti: indovini che facevano loro disce, in generale, il retto vivere ».
predizioni mediante certi punti segnati a 10. e come ecc.: cornei raggi del sole rin-
caso sulla terra o su carta, dai quali tratte francano le membra intirizzite dal freddo
più linee, formavansi figure simili alle notturno, così il mio sguardo faceva spe-
geometriche. - maggior fortuna: « La geo- dita a quella femmina la lingua, le driz-
mantica Maggior Fortuna coesisteva in zava la persona e le colorava il volto di un
una punteggiatura fatta a caso ed alla roseo pallido, colore proprio dell'amore.
cieca, e riuscente nondimeno simigliante Allegoricamente ai beni vagheggiati
:
alla disposizione delle stelle della secon- l'avaro, il goloso e il lussurioso colla
da metà dell'uà quario e della prima metà immaginativa appassionata conferiscono
dei Pesci » Nociti, Orar., 17. D. vuol
; attrattive e pregi che quelli in realtà non
dunque dire che è l' ora in cui verso hanno. - conforta « il sole tutte le cose
:
Oriente è già salito sopra l'orizzonte col suo calore vivifica » Gonv. III, 12. ;
L' idea di questa femmina sembra tolta - colorava « Avenne poi che là ovunque
:
da Prov. VII, 10-12. - balba ecc. anzi- : questa donna mi vedea, sì si facea d' una
ché, come fece qualche commentatore, vista pietosa e d' un colore palido, quasi
per es. Benv., pretendere d'indicare in come d'amore»; Vita Nuova, § 36.
ciascuno dei difetti della femmina quali 16. il parlar la lingua. - così per ef-
: :
18. intento: attenzione ; Purg. Ili, 13. note a D., in più di un luogo si ricorda
19-20. serena: così spesso in ant. per come Ulisse salvasse sé e i compagni
•sirena'. -in mezzo mar: cfr. Inf. XIV, dalle Sirene. - del suo cammin vago bra- :
XII); invece fu preso ne' lacci della maga naturale che mostra all' uomo la fallacia
Circe (cfr. Inf. XXVI, 90 sgg.), che, pur dei beni mondani e delle loro lusinghe.
non essendo una Sirena, potò dal P. es- L'immaginativa addobba di vezzi at-
sere così chiamata, o perchè ei la cre- traenti la femmina balba la ragione ci ;
tale (« fu ricevuto per una delle fa vedere sotto questi vezzi la sozza fem-
sopradette Sirene, chiamata Circe » scri- mina quale è in realtà. Il Romani rav-
ve V Ott.), o solo per traslato come Purg. visa in questa donna Beatrice; il Tor-
XXXI, 45. Par. XII, 8. Se non che Gic. raca la carità come virtù opposta alla
nel De fin. V, 18 sgg. - opera nota a D. - cupidigia in cui si assommano avarizia,
« osserva che Omero aveva fatto sì che gola e lussuria raffigurati nella alleva-
le Sirene promettessero all' eroe d' Itaca trice sirena (vv. 58 sg.). -lunghesso: ac-
ilsapere, perchè non sarebbe stato ve- canto, presso. « Vidi Mingo me uomini » ;
che Ulisse rimanesse veramente vinto neva gli occhi fìssi solamente alla don-
dalla dolcezza di quel canto » Romani, ; na santa.
Lect. D., 11. Ma d'altra parte le parole 31. prendeva non V., come alcuni pen-
:
Io volsi ecc. possono anche significare sarono, che guardava solo la donna one-
solo che la Sirena ha « messo Ulisse in sta, ma questa prendeva la femmina
tentazione e in pericolo. La sua frase balba.
è ambigua,: naturale, poiché vuol ingan- 32. mostravami : « Nudabo ignominiam
nare e sedurre altri ». Così il Parodi tuam corani eis, et videbunt omnem tur-
(Bull. XXIII, quale osserva che
45), il pitudinem tuam»; Ezech. XVI, 37; cfr.
nelle Epistole di Seneca a Lucilio, ben id. XXTII, 10, 26, 29.
496 [G1ROH RTO] Pi j:<;. xix. 33 51 [ANI,
ove con voce benigna ha invitato il P. : ali e drizzandole dov' era la scala.
angelo che direbbesi tutto ali per salire 48. tra' due ecc. nel duro macigno
:
Pnrg. erano già illuminati dal sole. piangono, perchè essi saranno consola-
39. nuOTO: testò levato. Procedendo ti » Matt. V, 5. Beatitudine conveniente
;
sempre a destra, i P. guardavano ora agli accidiosi, che ora, pur correndo, me-
verso ovest e volgevano le spalle a est. ditano e piangono; cfr. Purg. XVIII, 99.
41. come ecc. cfr. v. 52. « E sospirando 51. donne: padrone, posseditrici di con-
pensoso venia, per non veder la gente, a
|
solazione, in quanto beate consolar è :
quale mi ha fatto tale impressione, che mo sulla pertica o sulla mano del falco-
non posso non pensare ad essa ». V., che niere, si guarda ai piedi, quasi per de-
già conosce il sogno del suo discepolo, siderio di liberarsi, indi, udito il grido
gliene dichiara il senso. del falconiere, si protende per volar die-
52. Che hai: cfr. Purg. XV, 120, 133 tro alla preda ; prima an-
così io, che
sgg. - invér cfr. v. 40 sgg.
: dava curvo, mi rialzai rinfrancato dalle
54. sormontati essendo ambedue mon-
: parole di V. ecc. Dalla caccia col fal-
tati poco più su del luogo dove stava cone, molto in voga nel medio evo, D.
l'angelo. Sormontare è intransitivo, co- derivò parecchie similitudini; cfr. Inf.
me già in Inf. VI, 68. XVII, 127 sgg.; XXII, 130 sgg. Par.
55. sospeccion sospetto, o piuttosto
: XIX, 34 sgg. - del pasto il falcone ri- :
alcuna volta si pone per 1' altro » Buti. ; franco camminai per tutto il resto di
58-59. antica strega: antica, perchè la quella salita eh' è (v. 48) incassata nella
cupidigia o amore smodato de' beni im- roccia. - infìn ecc. sino al ripiano del
:
all' anima che parla, e con uno sguardo ve è la scala per salire al 6 U cerchio.
chiede e ottiene da V. il permesso di 79. sicuri: liberi dal peccato che qui
fermarsi a discorrere un po' con lei. si purga, e perciò esenti dalla pena
70. dischiuso: uscito all'aperto, fuori di giacere bocconi per terra. Chi parla
dell'incassata via; cfr. Purg. IV, 35. (Adriano V) crede di parlare ad anime.
72. in giuso: boccone; cfr. v. US sgg. 81. di furi: di fuori, verso l'esterno,
73. Adhfesit ecc.: a queste parole seguo- andate sempre a destra. Circa la tosca-
no nel Salmo citato le altre: « Vivifica me nità e legittimità di furi per fuori, co-
secundum verbum tuum.» Così la pre- me di fuco, lago, ecc. per fuoco, luo-
ghiera «pone in bel raffronto le ricchezze go, ecc., cfr. Parodi, Bull. Ili, 98.
della terra e quelle del cielo la morte e ; 84. nel parlare: mentre la voce par-
la vita dell' anima, la ruggine del basso lava, io, badando alla direzione di essa,
metallo e la luce del Verbo divino. L'ade- guardai verso la parte nascosta donde
rire dell anima esprime acconciamente
1
usciva l'altro nascosto è la parte ante-
:
la sede del peccato, che è nell'affetto e riore, non visibile, di quelle anime gia-
non già nella ricchezza; e insieme ac- centi boccone a terra - e nella parte an-
cenna la quasi materiale tenacità di quel- teriore è la bocca -, in confronto dei vi-
l'affetto. Pavimento pare ivi parola ancor sibili diretri (v. 97).
più. bella che terra, se si riguardi alla sua 85. volsi gli occhi ecc. fissando i miei
:
origine dal verbo pavire o calpestare; che negli occhi di V., che mi sapeva per
veramente cosa degna d'essere calpe- gli occhi leggere nell' anima, chiesi
stata s' offre adesso a que' contriti il te- licenza di fermarmi un momento a di-
soro ove posero il cuore » Perez. ; scorrere con quello spirito.
74. alti profondi per l' intenso dolore
:
;
86. cenno: degli occhi; neppure V.
cfr. Purg. XVI, 64. apre bocca.
76-77. eletti : alla beatitudine del cielo. 87. la vista del disio: il desiderio espres-
-soffriri: sofferenze: inf. sostantivato e so con lo sguardo.
[GIRONE QUINTO] PURG. XIX. 88-106 [PAPA ADRIANO V] 499
dei conti di Lavagna, genovese, nepote 69. Adriano V, per dichiarare ch'è stato
di papa Innocenzo IV. Fu nel 1264 le- papa, usa la lingua della Chiesa, come
gato di Clemente IV in Inghilterra. fanno i papi nei loro atti ufficiali.
Eletto papa l'il luglio 1276, si chiamò 100. Siestri: Sestri di Levante, pic-
Adriano V, ma papato solo 38
tenne il cola città marittima della Liguria a le-
giorni, essendo morto a Viterbo il 18 vante di Genova. - Chiaveri Chiavari, :
93. sosta: sospendi. - cura: quella di miglia prende da questo fiume l'origine
piangere per purificarti (cfr. vv. 140 sg.). sua. Ma l'origine è radice, non cima.
94-96. Chi ecc. D. fa a quell'anima
: 103. un mese e poco più : trentotto
tre domande chi ella fosse nel mondo
:
; giorni; cfr. n. 88-144.
perchè gli spiriti di questo girone giac- 104. manto papale;: cfr. Inf. XIX, 69.
ciano così col volto a terra; se desideri - dal fango Purg. XVI, 128. Provai
: cfr.
ch'ei gli ottenga cosa alcuna dai viven- quanto grave sia il manto papale a chi si
ti, dai quali è venuto e fra i quali tor- studia di non lordarlo con opere indegne.
nerà. Alla l a Adriano risponde coi vv. 105. che piuma: che, a petto della pon-
97-114; alla 2 a coi vv. 115-126; alla 3 a tificale, qualunque altra più grave di-
coi vv. 142-145. gnità sembra leggiera come piuma.
97-98. Perchè ecc. ti dirò poi perchè
: 106. fu tarda: essendosi convertito sol
500 [gibonb quinto] Puro. xix. 107-1 ih [pena degli avari]
te unafelicità che non può dare. Delle è costretto a guardare al suolo e impe-
ricchezze Conv. IV, 12: «Promettono le dito di mirare in alto. Xon si mossero
false traditrici, se bensì guarda, di tórre ad operare il bene; e la divina gì
ogni sete e ogni mancanza, e apportar zia tiene qui legati nelle inani e nei
li
refrigerio, danno e recano sete di casso nate per pentimento a Dio. Così i più.
febricante intollerabile e in loco di ba- ;
Al. Capovolte, col dosso in su. Ma
:
stanza, recano nuovo termine, cioè mag- « oltreché questa idea verrebbe ripetuta
gior quantitate a desiderio e con questo : tosto qui sotto, le due parole purgazione
paura e sollecitudine grar.de sopra l'ac- e converse starebbero l'ima nell'altra » ;
rialzò a Dio. - merse abbassò. «Ille gra- : mia voce ora più che prima vicina a lui,
ves oculos languentiaque ora cornanti s'accorse che io mi era inginocchiato,
Mergit humo »; Stat., Theb. V, 502 sg. atto di riverenza.
121. bene verace, infiammandolo solo
: 132. dritto: la mia coscienza mi ri-
per i beni falsi. morse dello star dritto dinanzi a voi,
122. perdési si perde cessò ogni buo-
: ;
a motivo della vostra dignità. Al.: drit-
na opera. Il peccato mortale « non ti ta. Cfr. Móore, Crii., 394 sg.
lascia operare né acquistare nullo me- 133. frate: fratello. Xel mondo di là
rito » Fra Giord., Preci., Ed. Narducci,
; anche un papa non chiama più figli i fe-
p. 209. deli: tutti sono figli del padre celeste,
123. giustizia : divina'. - stretti : stret- tutti fratelli. Le parole che D. pone in
tamente avvinti e forzatamente inerti. bocca ad Adriano, sono conformi a quel-
124. legati « tu qui putas manum ha-
: le dette dall' angelo a San Giovanni,
beretesanam, cave ne avari tia contra- Apocal. 3QX, 10 «Vide ne feceris con-
: :
bili e distesi tanto tempo, quanto piacerà qui non hanno più ragion d 'essere.
a Dio. - giusto sire: cfr. Inf. XXIX, 56. 136-137. quel santo ecc. quelle sante
:
Purg. XV, 112. Par. XIII, 54; XXIX, 28. parole del Vangelo. - Neque nubent ecc.:
V. 127-141. Umiltà papale. All'udi- parole dette da Cristo ai Sadducei che
re che quegli con cui parla, fu succes- gli chiedevano di chi sarebbe stata mo-
sore di S. Pietro (v. 99), D. si è inginoc- glie nell'altra vita certa donna che ave-
chiato. Adriano se n'accorge e gliene va sposati l'un dopo l'altro 7 fratelli :
140-141. la tna stanza ecc.: il tuo star 143. da sé: d'indole. - casa: i Fieschi.
qui impedisce il mio pianger, col quale 144. por esemplo: per mezzo dell'esem-
maturo la purificazione; cfr. v. 91 sg. pio.- malvagi a: « idest lubricano, et im-
V. 142-145. Alagia de*
FiescJii. In pudicam. Et vide quod iste sacerdos lo-
risposta ai vv. 95-90, Adriano dice an- quitur honeste et caute dicit enim quod
:
cora che nel mondo ha ora solo una ne- neptis est bona, nisi imitetur exemplum
pote virtuosa, Alagia. - Eu costei figlia aliarum de domo sua. Per hoc cairn dat
di Niccolò di Tedisio di Ugone de' Zie- inteiligi caute, quod mulieres illorum de
schi e sposa di Moroello Malaspina, mar- Fliseo fuerunt nobiles meretrices; qua-
chese di Gio vagai lo. « Ebbe nome la li s, si fama non mentitur, fui uxor Petri
CANTO VENTESIMO
GIRONE QUINTO: AVARIZIA E PRODIGALITÀ
V. 1-15. Cammino per il 5<> giro- 1-3. miglior voler di Adriano, che non
:
do,mi tacqui per far piacere ad Adriano XVI, 67 sgg. « Della generazione sustan-
(per piacerli) chem'avea detto d'andar- ziale tutti i filosofi concordano che li
mene {Purg. XIX, 139 sgg.), quantunque cieli sono cagione » ; Conv. II, 14.
non fossi ancora pienamente soddisfatto. 15. quando ecc.: cfr. Inf. I, 101 sgg.
« Fa qui similitudine, cioè che la volontà - per cui: colui per opera del quale. -
sua era come una spugna e che li desi- disceda lat. discedat
: parta, cioè esca =
deri, ch'elli avea di sapere altre cose da del mondo.
quello spirito, rimaseno non sazi, come V. 16-33. Esempi di povertà e di li-
rimane la spugna quando si cava dall'ac- beralità. Camminando, D. ode una di
qua, inanti che sia tutta piena»; Bufi. quelle anime, ricordare esempi delle vir-
5. spediti: non impediti dalle anime tù opposte all' avarizia: Maria, che, po-
distese a terra. - pur lungo la roccia: vera, partorì in una stalla Fabrizio, che ;
solamente lungo la parete del monte per dispregiò le ricchezze San Niccolò di ;
la ragione esposta nei vv. 7-9. Mira, che dotò tre donzelle. « Prostese e
6. per muro: sul muro di cinta, che chiuse in sé, queste anime propongono
non può essere molto largo, di un luogo a sé medesime i tipi da meditare, e nella
fortificato. - stretti rasente ai merli
: meditazione cotanto s'infiammano, che
del muro stesso. già veggono e odono i personaggi me-
7-9. fonde ecc. versa espia con le la-
: ; ditati, e con essi parlando, benedicono
grime l'avarizia. Le anime giacenti al durante il giorno in dolci parole ai buoni
suolo si avvicinano troppo all'orlo este- e nella notte maledicono a' rei. Così col-
riore, e i Poeti non possono perciò cam- l'aurora si vien rinfrescando il dolce sen-
minare lungo questo. - mal avarizia. : timento della virtù, e col sorger dell'om-
10. antica: cfr. Inf. I, 111. -lupa: cfr. bre cresce V orrore al vizio » Perez. ;
ce il bambino, non si ricorda più del- Licia, santo comune alle chiese greca
l'affanno a motivo dell'allegrezza: per- e latina, che si dice vissuto fra il 3° e
dio è nato al mondo un uomo »; Giov. il 4° secolo. Si racconta che, non po-
XVI, 21. La similitudine della donna tendo un suo concittadino povero far
partoriente occorre più volte nella Scrit- la dote a tre figliuole per maritarle, e già
tura: cfr. Isaia XXVI, 17, ecc. pensando di permettere che divenissero
23. quell'ospizio la stalla di Betlem-
:
•'
peccatrici ', il santo uomo in tre notti
me ; cfr. Lue. II, 7. buttò per le finestre nella casa di quello
deponesti cfr. Inf. XIX,
24. sponesti : ; le somme occorrenti a dotarle tutt' e tre ;
console l'anno 282 a. Cr., rifiutò i doni V. 34-60. Ugo Capeto. Accostatosi al-
dei Sanniti, ai quali avea fatto accor- l'anima che propone esempi di povertà
dare la pace. Due anni dopo, inviato a e di larghezza, D. le domanda chi sia e
Pirro per trattare dello scambio de' pri- perchè sola fra tutte venga ripetendo ad
gionieri, ricusò i presenti di questo re, alta voce que' fatti degni di lode; in
che ne ammirò il singolare disinteresse. compenso le promette di giovarle, quando
Eletto novamente console nel 278, la sua sarà tornato al mondo. E quella « Sono :
generosità indusse Pirro a dar liberi Ugo Capeto, capostipite degli scellerati
tutti i prigionieri ed abbandonare V I- re Francesi». Cfr. n. al v. 52.
talia. Censore nel 275, scacciò dal. Se- 34. ben sostantivo, cfr. v. 121 tanto
: :
nato P. Cornelio Rufino per il suo lusso ben è accus. retto da favelle (= favelli).
e la sua prodigalità. Morì così povero, 35. sola non era sola a far ciò, ma
:
28. piaciute: perchè esaltavano l'one- non sarà senza ricompensa, se io ritorno,
sta povertà, mentre nel mondo si pregia- come ne ho certa speranza, nel mondo
no soltanto le ricchezze, anche se viziose. a compiervi il breve cammino della vita
che fece Niccolao ecc. il famoso
32. : terrestre, potendo io là far pregare o
protettore di Bari, vescovo di Mira nella pregare io stesso per te.
[di MONE QUINTO] Pukg. xx. 38-52 [UGO CAPETO] 505
me
son nati i Filippi e i Luigi
di
per cui novellamente Francia è retta.
52 Figliuol fu' io d'un beccaio di Parigi :
40. non ecc.: non già perchè io speri 50. i Filippi ecc.: dal 1000 al 1322 regna-
suffragi da' viventi. Con ciò D. vuol rono in Erancia cinque Filippi e cinque
forse indicare che la purificazione di Luigi, discendenti di Ugo Capeto, come
Ugo Capeto pressoché compiuta (dopo
ò si vede da questo specchietto cronologico,
«S
:
p :
™
> 1285
» 1322
a Napoli e nella Spagna, aduggiando
quasi tutta la terra latina. 51. novellamente: ne' tempi recenti e
46. Doagio nomina le quattro princi-
: anche ora.
pali città della Fiandra (Doagio=Do\\ai, 52. Figliuol ecc. Veramente Ugo Ca- :
cfr. Nannucc, Verbi, 148, Bull. Ili, 145. narrazione molto affine è già nel Pan-
49. di là: nel mondo. - Ciapetta così : theon, poema latino di Goffredo da Vi-
fn reso in italiano il frane. Ghapet oggi : terbo del sec. xn, e la leggenda del bec-
si usa Capeto. caio la incontriamo nel poema francese
506 [GIRONE quinto] '
Pujrg. XX. 53-64 CAPETO]
1
Hugues Capet ', composto, come pare, fece coronare re suo figlio Roberto nel
intorno al 1317, vale a dire contempo- 988, l'anno dopo la propria elezione. -
raneo alla D. C. Zingarelli, 1. e. cominciar ecc. incominciò la serie dei
:
53. li regi antichi : i Carolingi. - Yeiiner re Capetingi, le cui persone sono dette
meno: finirono. sacrate ossa, j»erchò i re di Francia si
54. un ecc.: morto senza prole Luigi V, consacravano con santa unzione, ammi-
detto il Neghittoso (987), e proclamato nistrata dall'arcivescovo nella cattedra-
re Ugo Ciapetta, rimaneva un solo ram- le di Reims. Così giustamente i più. Se-
pollo della dinastia Carolingia, Carlo, condo altri sacrate varrebbe in questo
duca di Lorena, secondogenito di Lui- luogo esecrande. Manò di sacrate per
gi IV; il quale, volendo conquistare il esecrande si hanno altri esempi, uè D.
trono de' suoi maggiori, fu tradito e con- potè pensare e dire che le ossa di tutti
segnato nelle mani di Ugo Capeto (989) i successoli di Ugo Capeto, compreso
che lo gettò in una prigione, dove morì San Luigi, fossero maledette, nò ciò s'ac-
poco dopo il 992. Ottone, figlio di Carlo, corda con quel che Ugo Capeto dice nei
morì nel 1005 senza prole; due altri figli yv. che immediatamente seguono, 61-63.
di Carlo si rifugiarono in Alemagna, dó- Cfr. Purg. IX, 130. Par. XXIIL 62.
ve morirono nell'oscurità. La leggenda, V. 61 -69. I Capetingi sino al 1300.
dunque, seguita da D., la quale dice l'ul- Continua Ugo Capeto parlando de' suoi
timo carolingio renduto in panni bigi ',
'
discendenti. Sino alla morte di Luigi IX
altera la storia, attribuendo forse a Carlo erano uomini di poco valore, ma almeno
di Lorena, ultimo dei Carolingi, vicende non facevano del male. Da Carlo d'An-
analoghe a quelle dell'ultimo dei mero- giò e Filippo l'Ardito incominciò la se-
vingi, Chilperico III, che fu deposto e rie dei tradimenti e delle rapine, poi-
chiuso in un convento da Pipino di He- ché la gran dote Provenzale tolse ai
ristall. (Cfr. Zingarelli, Lect. D. 20-23). Capetingi ogni rossore di mal fare.
Nelì'ant. ital. renduto significò mo-
' ' ' 61-64. Mentre che ecc. i miei discen-
:
naco '. Fiore, CXXIX, 1-4 « Astinenza- : denti non valevano gran cosa, ma alme-
Costretta la primiera sì si vestì di roba |
no non compirono male azioni da Ro-
di renduta-, velata, che non fosse cono-
|
berto la Luigi IX (m. 1270), cioè finché
sciuta, con un saltero in man facea
|
non mirarono ad ottenere la gran dote
preghiera». E nel Bestiario toscano (Stu- Provenzale, ossia le ricchezze e gli stati
di romanzi Vili, 82) «Questo leone re- : di Raimondo Berlinghieri, conte di Pro-
mase e finìo quie [nel convento] come venza, di cui la figlia Margherita avea
se fosse uno converso renduto della ca- sposato nel 1234 Luigi IX, e Beatrice,
sa ». Cfr. Inf. XXVII, 83. morto il padre, fu sposata nel 1245 a
55-60. trova' mi ecc.: mi trovai colle re- Carlo d'Angiò, che potè avere come dote
dini del governo in mano, e in tanta po- della moglie la contea di Provenza. -
tenza per nuovi acquisti e per numero non tolse ecc.: non lo rese incapace di
di amici, che al trono vacante fu pro- quella vergogna che trattiene dal mal
mosso mio figlio. In realtà Ugo Capeto operare. - Li quando riuscì ad ottenere
:
[GIRONE QUINTO] Puro. xx. 65-72 [CAPETINGI] 507
Tempo Yegg 1
io, non molto dopo ancoi,
che tragge un altro Carlo fuor di Francia,
per far conoscer meglio e sé e i suoi,
trimonio di Beatrice di Provenza con che Carlo d' Angiò lo facesse avvelena-
Carlo d' Angiò (essa era stata promessa a re; cfr. G. Vili. IX, 218 sg., ma pare
Raimondo di Tolosa), non avvenne senza che la voce di tale delitto non risponda
violenza e raggiri. al vero; cfr. Zingarelli, Lect. D., p. 27.
65-66. per ammenda: amarissima iro- Tolommeo, discepolo di S. Tommaso,
nia per far ammenda della rapina com-
: racconta (Marat., Script., XI, 1168 sg.):
messa, si commisero rapine ancor peg- « Vocatus ad Concilium [di Lione] per
giori. E nella ripetizione della frase per Doininuni Gregorium, ac recedens de
ammenda non si sa se sia « maggiore Neapoli, ubi degebat, et veniens in Cam-
la tristezza o lo scherno » (Zingarelli). paniam, ibidem graviter infirmatili*. Et
D. mostra anche qui di avere secondo quia prope locum illum nullus coUven-
lo Zingarelli, « notizia piuttosto confu- tus Ordinis PraBdicatorum habebatur,
sa » dei fatti, specie di quelli anteriori a declinavit ad unam solemnem Abba-
Carlo d' Angiò giacché se la contea del
;
ttami, qua} dicitur Fossanova, et quae
Ponthieu (Ponti) fa tolta da 7 Filippo il ; ordinis erat Cisterciensis, in qua sui
Bello al re d'Inghilterra e così la Gua- consanguinei Domini de Ceccano erant
scogna (1294), la Normandia era stata patroni ibique sua aggravata est segri-
;
presa da Filippo Augusto fino dai primi tudo. Unde cum multa devotione et
anni del sec. xiii e riconosciutavi la so- mentis puritate et corporis, qua sem-
vranità francese già nel 1206 nella tre- per fioruit et in Ordine viguit, quemque
gua tra Filippo Augusto e Giovanni ego probavi inter homines, quos um-
Senzaterra. Vero è che i re d'Inghilterra quam novi, qui suam ssepe confessionem
non rinunziarono del tutto ai loro dirit- audivi, et cum ipso multo tempore con-
ti ;e solo dopo lunghe lotte e vicende versati^ sum familiari ministerio, ac ip-
varie solo, nel 1450, 1' annessione alla sius auditor fui, ex hac luce transiit ad
Francia fu definitiva. Si vedano per altro Christum. »
le osservazioni del Parodi (Bull.XII, 322) V. 70-96. I Gapetingi dopo il 1300.
circa questa sintesi storica che « non è In forma di vaticinio, Ugo Capeto con-
una placida esposizione, ma una lirica tinua a parlare de' suoi discendenti e
impetuosa, dove i fatti s'aggruppano se- delle loro malvagità: di Carlo di Valois,
condo concetti generali, quasi di filosofìa che tradisce Firenze, e va poi a guada-
della storia, cosicché la precisione delle gnarsi vergogna in Sicilia-, del Ciotto
date non possiamo, anzi non dobbiamo di Gerusalemme (Par. XIX, 127), che
richiedergliela ». cede per guadagno la propria figlia; di
67. Carlo: d' Angiò, venuto in Italia Filippo il Bello, che fa catturare Boni-
nel 1265 a impadronirsi del regno di Na- fazio VIII e danna al fuoco i Templari
poli, ciò che gli riuscì per il tradimento per rapirne le ricchezze. Invoca poscia
del conte di Caserta e d6i Pugliesi. Cfr. da Dio vendetta, di tante scelleraggini.
Inf. XXVIII, 16. Purg. VII, 113. 70-72. ancoi : oggi, oggidì cfr. Purg.
;
cosa tanto più dannosa per lui, in quan- verno puoi ormai fare de' miei discen-
to egli, non contandola per nulla, non denti"? La risposta è nei vv. 85 sgg.
se ne pentirà. 85-87. Perchè men paia ecc. affinchè
:
[GIRONE QUINTO] Puro. xx. 88-95 [ÒAPETiNGl] 509
facio Vili; cfr. Par. XXX, 148. - fior- rono come i duev ladroni tra' quali Cristo
daliso: (fleur de lis) il giglio, l'insegna fu crocifisso. - anciso ucciso. « Per la
:
della Casa di Francia cfr. Purg. VII, ; ingiuria ricevuta gli surse, giunto in
105. Par. VI, 100, 111. Sulle contese tra Roma, diversa [strana] malattia, che
Filippo il Bello e Bonifacio Vili, cfr. tutto si rodea come rabbioso, e in que-
Comm. Lips. II, 376 sg. « Sciarra della sto stato passò di questa vita» (12 ot-
Colonna, in sabato a dì vii di settem- tobre 1303); G. Vili. 63.
bre 1303 entrò in Alagna, terra di Roma, 91. nuovo Pilato: Filippo il Bello, che
con gente assai e con quelli da Ceccano consegnò Bonifacio Vili ai Colonna, suoi
e con uno cavaliere eh' era quivi per lo nemici mortali, come Pilato dette Cristo
re di Francia [Guglielmo Nogaret, can- ai Giudei; cfr. Lue. XXIII, 25.
celliere di Filippo il Bello] e con la sua 92.senza decreto: senza aver prima
insegna (fiordaliso) e con quella del Pa- chiarito giuridicamente se i Templari
trimonio, cioè delle Chiavi. E ruppono fossero davvero colpevoli di eresia, come
la sagrestia e la tesoreria del papa e tol- il re li accusava.
sonli molto tesoro. Il papa, abbandonato 93. porta: sfoga la sua insaziabile ava-
dalla sua famiglia [dalla sua corte] ri- rizia contro l'ordine dei Templari. Que-
mase preso.... e tennesi fusse congiura sto fu soppresso per opera di Filippo il
fatta col re di Francia, perchè il papa Bello nel 1312 da Clemente V
nel con-
s' ingegnava d' abbassarlo » Dino Com- ; cilio di Vienna, dopo che già nel 1307
pagni, II, 35. - nel vicario nella persona : Filippo aveva fatti arrestare d' improv-
di Bonifacio VIII, tutt' altro che santo viso i templari, accusandoli di eresia, e li
(cfr. Inf. XIX, 53 sg. ; XXVII, 70-111), aveva consegnati all' Inquisizione, men-
ma pure papa; cfr. Lue. X, 16. -catto: tre s'impossessava dei beni e dei denari
lat. captus, fatto prigione. Pur odiando di quelli, « E per molti si disse che [i Tem-
Bonifazio, usurpatore del seggio papale, plari] furono morti e distrutti a torto e a
D., da schietto credente, condanna fie- peccato, e per occupare i loro beni.... E
ramente l'offesa alla dignità pontificia. lo re di Francia e' suoi figliuoli ebbono
88-90. Veggioio ecc. vedo Cristo de-
: poi molte vergogne e avversitadi, e per
riso e maltrattato nel suo Vicario così questo peccato, e per quello della presura
come fu egli da quei che lo martirizza- di papa Bonifacio » G. Vili. Vili, 92.
;
giunto a lui (Bonifacio Vili) Sciarra e rit vindictam » Salm. LVII, 11. - « San-
;
gli altri suoi nimici, con villane parole cti de pcenis irapiorum gaudebunt, con-
lo schernirò e arrestaron lui e la sua fa- siderando in eis divinai iustitiae ordinem
miglia che con lui eran rimasi: intra gli et suam liberationem de qua gaudebunt
altri lo schernì inesser Guglielmo di Lun- .... In viatore est laudabile si delectetur
ghereto [Nogaret] che per lo re di Francia de aliorum pcenis in quantum habent
aveva menato il trattato donde era preso, aliquidboniannexum»; Thom. Aq., Suiti,
e minacciollo, dicendo d; menarlo legato theol. Ili, Suppl., 94, 3.
a Leone sopra Rodano, e quivi in gene- 95. vendetta: punizione. -nascosa: preor-
rale concilio il farebbe diporre e condan- dinata nel segreto della tua volontà. «Vin-
nare»; G. Vili. Vili, 63. -vivi: AL: dicta sicut leo insidiabitur illi » : Eccles.
nuovi cfr. 2loore, Crii. 395 sg. -ladroni
: : XXVTI, 31.
510 [gironi: Quinto] Purg. \x. 96-113 [bsbmpi di avarizia]
V. 97-123. Esempidi avarizia pu- rito di essa. - ladro: dei tesori di Sicheo. -
nita. Finalmente Ugo Capeto dice che parricida : (come già
nell' ant. ital. valse
in quel girone le anime gridano di giorno anche il parricida)
lat. uccisore di '
(ma questi D. non li udirà, perchè, arri- ra di poter trasformare in oro tutto ciò
vato lì la mattina, lascerà in giornata che toccasse, fu esaudita, cosicché egli
quel girone), esempi d'avarizia punita: non aveva più di che cibarsi; cfr. Ovid.,
Mida, Acam, Anania e Saura, Eliodoro, Metam. XI, 85-145.
Poline3tore e Crasso e aggiunge che gli
;
109. Acam Giudeo che rubò alcuni og-
:
spiriti parlano a voce alta o bassa a se- getti preziosi delle spoglie di Gerico : on-
conda dell'intensità del sentimento, e de, scoperto il furto, fu lapidato con tutta
che, quando D. udì lui, solo per caso lì la sua famiglia nella valle di Acor; cfr.
presso niun altro alzava la voce: con Giosuè VI, 17-19; VII, 1-126.
che Ugo Capeto risponde alla 2 a do- 112. col marito Safìra: Anania e Sa-
manda, contenuta nei vv. 35 sg. ura, sua moglie, per avarizia vollero
97. dicea: v. 19 sgg. -sposa: Maria. frodare gli apostoli, e caddero morti alle
99. per alcuna chiosa: per averne una parole colle quali S. Pietro rimproverò
spiegazione. loro la frode; cfr. Atti V, 1-11.
100. tanto è gli esempi di virtù se-
: 113. Eliodoro: inviato da Seleuco, re
guitano, quasi responsorio liturgico, a di Siria, a Gerusalemme, volle derubarne
tutte le nostre preghiere finché dura il il tempio, ma ne fu impedito da un ca-
giorno ma quando viene la notte, gri-
; vallo misterioso, che, improvvisamente
diamo esempi di avarizia punita. - ri- apparso, lo cominciò a tempestare di
sposta: Al.: risposto, o disposto. calci; cfr. II Maccabei III, 7-40.
[GIRONE QUINTO] PUKG. XX. 114-131 [Terremotò] 511
ultimamente ci si grida :
;
Crasso,
dilci, che '1 sai : di che sapore è Poro? '
per ordine di Surena, generale di Orode, diavamo di andare con la maggior velo
re dei Parti. Dicesi che il capo troncato cita possibile, per giunger presto al varco
di Crasso fosse portato al re Orode, il 126. al poder ricordiamo che dovevano
:
quale gli fece versare in bocca oro lique- per la strettezza del sentiero (vv. 4-6) an
fatto, dicendo «Fosti assetato d'oro be-
: ; dare coi passi lenti e scarsi (v. 16).
vine dunque». Cfr. Ole, De off. I, 30 II, ;
127. quand'io senti' ecc.: quando sentii
18, 57. Justin. XLII, 4 ecc. scuotersi iì monte, come se rovinasse.
118. alto ad alta voce. - basso a voce
: : 128. tremar: cfr. Purg. XXI, 40-72
bassa; cfr. Purg. XXV, 128 sgg. Si paragoni questo terremoto con quello
119. ch'a dir: Al.: ch'ad ir. Ma non si accennato in Inf. Ili, 130 sgg. Vedi pure
può parlar di andare, per anime che non Yirg., Georg. IV, 493 Aen. VI, 255 sg. - ;
si muovono (cfr. Purg. XIX, 124), bensì un gelo di spavento cfr. Purg. IX, 42.
: ;
dei codd. deve sciogliersi in ch'a dir. è colto chi è condotto al supplizio. « Ulani
120. a maggiore [passo] ad alta voce. -
: inter csedes pallentem morte futura » ;
[del Purg. j fosse non radicata nel fondo memoria mia non erra, nessuna igno-
delle acque, ma oscillante in balia dei ranza mi fece mai desideroso di sapere
venti e del tempestoso mare, coni' a' suoi con tanta guerra (=== interna puntura che
tempi Delo»; Parodi, Bull. XXIII, 46. non dà pace), quanta mi pareva di avere
132. occhi del cielo Apollo e Diana
:
;
allora, pensando quale fosse la ragione
il sole e la luna; cfr. Par. X, 67; XXIX, 1. del canto e del terremoto.
134-135. tal ecc. sì forte, che V., per-
: 149. fretta: dell'andare, voluta da V.,
chè non mi sgomentassi, subito mi s' ac- che non permetteva di far domande,
costò e disse: Non temere ecc. necessariamente rallentatici. - oso ar- :
136-138. Gloria: l'anime, come gli dito; cfr. Purg. XI, 126.
angeli alla nascita di Cristo, cantano : 150. ne per me ecc. e da me non riu- :
« Gloria a Dio nel più alto de' cieli, e pace scivo lì, cioè in quei fatti a cui pensavo,
in terra agli uomini di buona volontà »; a capire alcunché delle loro ragioni.
Lucali, 14.- viein: anime vicine a me. 151. timido ecc. timoroso di doman-
:
CANTO VBNTESIMOPRIMO
gione del terremoto e del giubilo uni- pulis] ibant ipsa die in castellum.... no-
versale delle anime purganti, appare mine Emmans. Et ipsi loquebantur ad
un' ombra che li saluta cortesemente e invicem de his omnibus quse acciderant.
alla quale V. rende il saluto, accennando Et factum est, dura fabularentur et se-
com' egli sia escluso dalla beatitudine cum quaererent, et ipse Jesus appropin-
eterna. Di che l'ombra si meraviglia, e quans ibat cum illis »; Lue. XX"IV,
chiede chi mai li abbia scorti sin lì. E 13 sgg.
V. risponde essere il suo compagno an- 9. sepulcral buca: il corpo di Cristo
cor vivo e destinato a salvazione, e fu sepolto « in monumento, quod erat
eh' egli è stato tratto d' Inferno per far- excisum de petra » Marco XV, 46.
;
gli, fin dove potrà, da guida su per il 10. ombra: del poeta Stazio, v. 91.
monte della purificazione. 11. dal pie ecc. guardando va riferito
:
di quella»; Conv. IV, 12. ci accorgemmo di lei; beìisì ella per pri-
2. acqua la Verità Suprema. - femmi-
: ma parlò a noi. Al. Non ci accorgemmo
:
quidem t'aeri t domus illa digna, veniet Purg. IX, 112), tre dei quali gli rima-
pax vestra super eam; si autem non nevano ancora.
fuerit digna, pax vestra revertetnr ad 23. profila: disegna sulla fronte di
vos » ; Man. X, 12-13. chi entra nel vero Purg.
15-18. rendéli: Al. rendè lui. -il con-
: 24. coi buon cogli eletti del Par. -
:
no: secondo più corani, ant. e mod. sa- regni: « Possidete paratum vobis re-
rebbero le parole saluto E collo spirito gnum » ; Matt. XXV, 34. - « Si sustine-
tuo, che rispondono al Pace con voi ma ; binius, et conregnabimus » ; II Timot.
altri intendono un cenno del capo o altro II, 12.
gesto di saluto cortese come si conve- Parca Lachesi, che fila
25-27. lei: la
niva. Al Dio vi dia pace senza dubbio lo stame della vita umana. Vuol dire:
si conface assai bene aneli e la risposta Perchè costui non avea ancor finito il
E collo spirito tuo ma cenno, usato così
; corso della sua vita, non era ancor morto.
assolutamente, non può significar saluto Sulle varie lez. di questo v. cfr. Moore,
di parole, e il poi cominciò e l' augurio Crii., 399 sg. - tratta finito di filare, :
di pace che è nelle prime parole qui ri- o trarre giti la conocchia (dal lat. barb.
ferite di V. confermano che un altro pri coincida, diminut. di colus rocca), che =
mo saluto di parole non ci è stato. V. poi canapa ecc..
significa la quantità di lino,
che la pace vera l'eterna non avrà mai, che mette volta per volta sulla rocca
si
è naturale che al Dio vi dea pace che a per filare: il pennecchio (Par. XV, 117).
tal pace allude, risponda con lo stesso - Cloto la più giovane delle Parche, che
:
augurio, ma insieme soggiunga ch'egli da al nascere d' ogni uomo pone su la rocca
tal pace è eternamente escluso dalla corte di Lachesi quella porzione di stame la
di Dio, giudice supremo «a cui fallar non filatura del quale dura quanto deve du-
lece ». - eterno esilio cfr. Inf. XXIII,
: rare la vita di quello; cfr. Ovid., 2let.
126. È esilio dalla vera città (Purg. XIII, VIII, 452 sg. - compila posto il pennec- :
ascendere su alla verace corte. 28. sirocchia: sorella (cfr. Purg. IV,
'girone quinto] PURG. XXI. 29-45 [sriEGAZ. D.TERREM.] 515
, .11), perchè uscita di mano allo stesso 37-39. mi die ecc. con tale domanda
:
|| Creatore; cfr. Purg. XVI, 85 sgg. colse nel mio desiderio così bene, che la
29. su per questo monte. - sola
: : sola speranza d' aver le spiegazioni de-
lenza guida; cfr. De Mori. Ili, 16. Gonv. siderate scemò 1' ardore di quello.
Ij.V, 4. 40-42. Cosa non è.-... d' usanza JSTon e' è
:
lì 30. al nostro modo ecc. :impedita dal cosa alcuna che il santo monte senta
[porpo, non vede chiaro il vero come noi, disordinatamente o che sia fuori della
lì mime sciolte da esso corpo. consuetudine, cioè nuova. Religione d. ni.
•
11. ampia gola: il Limbo, il primo ep- ricorda Virg., Aen. Vili, 349: « Iam tum
uro il più ampio de'cerchi dell'Ini*. relligio pavidos terrebat agrestis Dira
52. mosterrolli: gli mostrerò il cam- loci»; « iEtheris alti Relligio»; ibid.
I illino. XII, 181 sg.
33. mia scuola: gli ammaestramenti 43-45. Libero è qui ecc. questo luogo
:
Iftlosofici o della sola ragione; cfr. Inf. è esente da tutte le alterazioni, che ve-
t 112-129. Purg. XVIII, 46 sg. diamo solitamente seguire là dove sono
'
V. 34-75. Hagione del terremoto e gli elementi e loro misture (Par. VII,
lei canto. V. domanda poi perchè il 124 sgg.) qui, fuori e al di sopra della
;
tnonte testé si è scosso e le anime hanno regione degli elementi, può esserci e
cantato. Stazio risponde che il terremoto farsi sentire 1' efficacia causale (cagione)
pon è, né potrebh' essere, per cagioni na- solo di forze e di fatti proprii del cielo ;
turali; ma die, quando un'anima pur- di quelle forze e di quei fatti con che
gante ha scontata la sua pena (e Stazio l'una parte del cielo opera sull'altra,
ppiega come ella di ciò s'avveda) e sale ma che, comunque, non possono per
al Par., tutto il monte trema e tutte le la nota eterna immutabilità e incor-
altre anime purganti intuonano il Gloria. ruttibilità del cielo produrre altera-
Aggiunge essere egli l' anima che or ora zione alcuna; e ogni alterazione, come
ha terminata la sua penitenza e si è sen- bene spiega VOtt., è sempre mutazione,
tita libera di salire in* cielo. quando non è altresì corruzione. An-
36. parver: i P. non potevano natu- che quei fenomeni dunque di questa re-
ralmente essere sicuri che proprio tutte gione che nelle apparenze somiglino alle
le anime, anche de' cerchi inferiori e su- alterazioni proprie della regione eie-
'
loro parso. - pie molli i piedi del monte,: to), sono tutt' altra cosa e hanno tut-
bagnati dal mare. t'altro motivo che quelle. Tale il pen-
516 [GHIGNE QUINTO] PlJRG. XXI. 16-59 [SPIKGAZ. D. terremoto")!
i'j
nuvole spesse non paion, né rade,
né corruscar, uè figlia di Tau mante,
che di là cangia sovente contrade.
52 Secco vapor non surge più avante
ch'ai sommo dei tre gradi ch'io parlai,
dov'ha il vicario di Pietro le piante.
55 Trema forse più giù poco o assai ;
a prima giunta non perspicui per essersi vapori non possono però elevarsi oltre
il poeta espresso molto sinteticamente e la terza delle regioni dell' aria, che dal
con singolare concisione ma convien : cielo della luna al centro della terra
dire che i particolari esplicativi, da lui sono 4 la calda, la fredda, la fredda e
;
tore colto del suo tempo. pori non salgono, più in su che i tre gradi
46-48. per che ecc. : essendo il luogo della porta del vero Purg., il P. vien
libero da ogni alterazione, non vi può dunque a dire che la detta porta è sita
essere né. pioggia, né grandine (grando, per 1' appunto al confine superiore della
latinismo), nò néve, né rugiada, né brina 3 a regione dell'aria, ossia della regione
più. in su che la porta del Purg., a cui fredda. Cfr. Purg. XXVIII, 97-102.
si accede per la scaletta di soli 3 gra- 53 eh' io parlai: di che io parlai (v. 48) :
dini; cfr. Purg. IX, 76 sgg. parlare è più volte usato dal P. con l'ac-
49. spesse dense. - non paion
: non : cus. Inf. IV, 104 XXI, 1 ecc.
: ;
che sale e discende per l'arcobaleno, quassù, nel vero Purg., che pur sorge
e con questo fu identificata: cfr. Ovid., su base terrestre, soggetta a terremoti,
Metam. I, 270; XI, 585-632; XIV, 85, il terremoto non si sentì mai.
tentrione, se il sole è in mezzodì; ecc. spetto alle anime di* quel girone le quali
52. Secco vapor ecc.: secondo Aristotele giaceno volte in gi«, perchè il primo lor
(Met. II) il vapore sorgente dalla terra movimento, quando si sentono purgate,
si distingue in umido e secco dal primo : si è di levarsi su dal giacere. O che si
son generate la pioggia, la neve, la gran- mova per salir su, e questo rispetto alle
dine, la rugiada e la brina dal vapore : anime degli altri gironi che non giaceno,
secco e sottile il vento, dal secco e grosso, quando similmente si sentono purgate » ;
che resta nelle cavità interne della terra Veli. Così anche altri e crediamo que- ;
1
[GIRONE QUINTO] PURG. XXI. 60-73 [SPIEGÀZ. DEL CANTO] 517
sta la interpretaz. giusta, quando sicom- bis accrescat, tamen sinepcena ad bonum
pleti riferendo il surga anche alle anime pervenire non possumus, sicut patet de
dei superbi, rannicchiate sotto i pesi, e morte naturali; et tunc voluntas non
a quelle degl' invidiosi, sedute. assumit pcenam, et vellet ab ea liberari ;
401 sg. - Invece di tutto libero altri leg- quanto è cosa necessaria a tal fine, essa
gono tutta libera, che andrebbe accor- lo vuole così come impone la giustizia
dato con alma ma la lez. volere.... tutto
;
'
divina. Matale volontà condizionata, o
libero è suffragata dalla libera volontà
'
talento; di pena cessa, tosto che l'anima
del v. 69. - convento: consorzio d'anime. - si sente monda; la volontà assoluta,
le giova le piace ne è contenta.
: ; che mira alla beatitudine, diviene allora
64. Prima che la sua purificazione sia
: interamente libera di agire; e l'anima
compiuta. - vuol sente la volontà di sa-
: sale al cielo.
lire. - iltalento: la volontà relativa, o 67. doglia: dolorosa pena del quinto
condizionata. « Aliquid dicitur volunta- cerchio.
rium dupliciter. Uno modo voluntate ab- 68. cinquecento anni e più: Stazio,
soluta; et sic nulla poena est voluntaria, morto verso l'anno 96 dell'era volgare,
quia ex hoc est ratio pcense, quod volun- passò 12 secoli nel Purg. 5 e più nel :
tj|ti contrariatur. Alio modo dicitur ali- cerchio degli avari, 4 e più in quello
quid voluntarium voluntate conditionata; degli accidiosi (Purg. XXII, 92 sg.) il ;
ch'io tanto ardentemente desideravo; cio. « Expandit rete pedibus meis, con-
cfr. Purg. XV, 42. vertit me retrorsum »; Lament. di Gè-
V. 76-102. Vita di Stazio, Dopo avere rem. I, 13. -« Extendam rete meum su-
ringraziato Stazio de' suoi insegnamen- per eum, et capietur in sagena mea »;
ti, V. lo prega di manifestargiisi. E Sta- Ezech. XII, 13, e cfr. XXXIII, 3. Osea
zio risponde « Al tempo di Vespasiano
: VII, 12.
imperatore (69-79 d. C.) ero già famoso 78. per che: per che ragione qui (ci)
poeta, ma non ancora cristiano. Per la avviene il terremoto, e di che voi vi ral-
fama di poeta fui chiamato da Tolosa legrate tutti insieme cantando il Gloria.
a Roma, e ivi reputato degno di mirto. 81. mi cappia: sia incluso, sia conte-
Mi chiamai Stazio. Cantai di Tebe e di nuto per me; da capere (Par. III. 76).
Achille, ma morii prima di aver ter- «L'uno toglie la terra al vicino suo e
minato VAchilleide. D' essere divenuto la casa e dice: Fatti in là, eh' io non '
mondo, quando era vivo V. » me, l'a. 70 d. Cr. - le fora: i fori delle
Publio Papinio Stazio (n. circa 45, m. mani, de' piedi e del costato di Cristo,
circa 96 d. C), figlio di un grammatico per i quali uscì il sangue venduto da Giu-
e poeta omonimo, fu napoletano, come da il traditore cfr. Matt. XXVI, 14-15.
;
risulta da parecchi passi delle sue Sel- nome ecc. di poeta. « O sacer, et
85. :
ve. Ma D. coi suoi contemporanei, che magnus vatum labor, omnia fato Eripis,
non conoscevano le Selve, lo confuse col et populisdonas mortalibus sevuni! »;
retore tolosano Lucio Stazio TJrsolo, Lucan., Phars. IX, 980 sg.
vissuto al tempo di Nerone. Stazio, uno 87. con fede cristiana cfr. Purg. : ;
chilleide, altro poema epico rimasto in- captos Afficit ille animos»; Juvenal.,
compiuto. Sat. VII, 82 sgg. Nel Gonv. IV, 25 Sta-
76. la rete : la volontà di subire il tor- zio è detto « il dolce poeta ».
mento ; il talento de' vv. 64 sgg. 89. che tolosano: che, essendo io di
[GIRONE QUINTO] PURG. XXI. 90-105 [VITA E OP. DI ST.] 519
Tolosa, fui chiamato a Roma ma ; cfr. Cr., circa 60 anni avanti la nascita di
la n. 76-102. Stazio.
90. mortai : meritai. « Che Stazio aves- 101. un sole :un giro di sole, un anno.
se meritato più volte la corona, non è Acconsentirei di rimanere ancora un
dubbio (cfr. Selve III, 5), ma come lo anno, ossia un anno più di quel che
seppe D. se non lesse le Selve? Ebbe devo, in bando del Paradiso. Quale mag-
innanzi un'antica biografìa del poeta la- gior prova di ammirazione, di venera-
tino o altra fonte a noi sinora ignota? » : zione, di amore, di gratitudine impareg-
Torraca. giabili, che l'esser pronto a ritardare, sia
91. Stazio ecc. mostra di sapere che
: pur di poco, il principio della vita beata?
l'opere sue sono tuttora note nel mondo. V. 103-129. Imbarazzo di Dante,
93. caddi ecc. morii, mentre attendevo
: Mentre Stazio dice le ultime parole, V.
alla composizione dell'Achilleide e pre- con un pronto cenno degli occhi, ingiun-
cisamente del 2° libro. ge a D. di non dire a Stazio che l'amato
94-96. ardor poetico. -seme: principio
: V. ò lì. Ma D., pur avendo compreso
ed incitamento. Costr.: Furono seme al il tacito ordine del maestro, non può
della fiamma divina, dalla quale sono Stazio, accortosene, tace: poi, fissando
accesi alla poesia piti di mille cfr. Stat., ; in viso il P., gli chiede il motivo di quel
Theb. XII, 816 sg. - più di mille cfr. : sorriso. D. è imbarazzato non potendo
Inf. I, 82 sgg. ubbidire all'uno dei due poeti senza di-
97-98. mamma.... nutrice: madre, in subbidire all'altro ma il buon V. lo to-
;
ma
più d'ammirazion vo' che ti pigli.
124 Questi che guida in alto gli occhi miei,
è quel Virgilio, dal qual tu togliesti
forza a cantar degli uomini e di Dei.
pianto al dolore; cfr. Thom. Aq., Sum. 113. testeso: testé, or ora; cfr. Par.
theol. I, li, 17, 9. - si spicca: deriva. XIX, Anticamente anche in prosa.
7.
108. che menessendo il riso e il
ecc. : un lampeggiar di riso un sorriso
114. :
riesce di frenare e regolare con la volon- sapendo a che risolvermi: tacere? par-
tà anche il riso e il pianto. Più facil- lare il vero? dire una bugia? Ma V. in-
mente riescono a ciò i meno veraci, che terviene e leva tutti d'imbarazzo.
si son formati l'abito di simulare e dis- 120. quel ecc. il motivo del tuo sor-
:
altri con gli occhi, movimento istan- nel Purg. - ma più ecc. ma ti pren- :
127-128. altra: diversa da quella che za, dicendo a V. « Vedi ? tanto grande è
:
ora ti ho detto. Se attribuisti a diversa l'amore che per te m'infiamma, che di-
cagione il mio ridere, lasciala come non mentico persino che siamo ombre im-
vera e credi vera cagione di quello es-
;
palpabili, e tratto le ombre come corpi
sere le parole con che, alla presenza di solidi. »
V., dopo averne fatte le più alte lodi, 131. e' gli : Al. : egli.
ti rammaricasti di non averlo potuto co- non far: « Et cecidi ante pedes
132.
noscere di persona. eius, ut adorarem eum. Et dicit mihi:
V. 130-136. Stazio e Virgilio. Al- '
Vide ne feceris »; Apocal. XIX, 10.
'
cordandogli che ambedue sono « ombre Del verbo dùmentare (contrario di am-
vane fuor che nell'aspetto »; cfr. Purg. mentare, cfr. Purg. XIV, 56) non si co-
II, 79 sgg. [Però Sordello e V. si ab- nosce altro esempio che questo. - vani-
bracciano, Purg. VI, 75; VII, 15: ra- tate: cfr. Inf. VI, 36. Purg. II, 79. -
gioni di convenienza artistica giustifi- salda: consistente e resistente; l'oppo-
cano la contraddizione]. E Stazio si al- sto di vana.
522 (salita) PDRG. XXII. 1-8 [ANGELO DELLA GIUSTIZI]
CANTO VENTESIMOSECONI )0
dono '
(cfr. Purg. XIII, 42), dove l'an- siro a giustizia.» Alla sete dell'oro si
gelo della giustizia li ha indirizzati al oppone qui la sete della giustizia cfr. :
hanno sete della giustizia, perchè sa- è « Beati qui esuriunt et sitiunt iusti-
:
sioni, anzi vere incisioni, fatte dall'An- rone del Purg. cfr. Purg. XII, 112.
;
gelo portiere col puntone della spada. 8. labore: fatica; cfr. Purg. XXI, 112.
[salita] Puro. XXII. 9-27 [PECCATO DI STAZIO] 523
« Come mai avarizia potè trovar luogo con soverchia libertà e franchezza.
in uomo d'alto senno come te? » E Sta- 21. come ecc.: parlami con disinvolta
zio sorridendo « Ma io sono stato in
: schiettezza d'amico, non con peritante
questo girone per prodigalità ». reverenza d' ammiratore e discepolo.
11. da virtù: «Il buono amore dicono 23. tra cotanto senno cfr. Inf. IV,
:
i savi ch'incende e trae.... Bene è vero 102. L'avarizia è vizio così basso e vile
che talora l'uno amerà l'altro e non sarà che non si può accompagnare a sapien-
amato egli da lui, però l'orse che noi sa- za: come mai, dunque, potè essere avaro
prà, che '1 cuore non si può vedere; ma Stazio, uomo tanto savio?
se interverrà che nullo segno d' amore 24. per tua cura per istudio, per de-
:
40 1
Perchè non reggi tu, o sacra fame
dell'oro, l'appetito de' mortali 1
? ',
28-30. Veramente ecc.: spesse volte ap- dove tu, quasi sdegnato contro la cor-
pariscono cose che fanno a torto du-
ci ruzione dell' umana natura, esclami. -
bitare, sol perchè non ne conosciamo le chiame: lat. (clamas) chiami, gridi; cfr.
cause vere. - matera: materia, sogget- Purg. Vili, 61.
to. Matera, come Purg. XVIII, 37, an- 40-41. Perchè ecc. delle parole di
:
31-33. m'aYTera ecc.: mi dà per certo anri sacra fames è qui rovesciato il
'
essere tua credenza che nel mondo io senso. V. le pone in bocca ad Enea al-
fossi avaro, forse (ne è certo, ma dice lorché questi racconta come Polinestore
1
forse per riguardo rispettoso al mae-
'
uccidesse, per impossessarsi de' suoi te-
stro nell'atto di rilevarne un errato giu- sori, il giovane Polidoro, affidato a lui
dizio) per avermi trovato nel cerchio de- come a genero e amico da Priamo sic- ;
gliavari e avere udito che ivi ho di- ché il senso della frase, che esprime l'or-'
morato per più di 5 secoli; cfr. Purg. rore e il dolore di Enea di fronte a tanta
XXI, 67 sg. iniquità, è evidentemente questo: « A
34. partita : divisa, lontana da me. che non spingi tu, o esecrabile fame, cioè
35. troppo: sino alla prodigalità. - di- brama, dell'oro gli animi umani? » In D.
smisura: eccesso; cfr. Inf. VII. 42. invece, se le parole che stiamo conside-
« Virtus est medium vitiorum et utrim- rando devono essere per Stazio un moni-
quereductum »; Rorat., Epist. I, xvm, 9. to che gli fa intendere essere colpa anche
36. migliaia: più di 500 anni, sono ol- lo spender troppo, e doversi perciò, sia
tre sei mila mesi (lunari lunazioni). = pure in certi limiti, desiderare e conser-
V. 37-54. Il pentimento di Stazio. var l'oro, è altrettanto evidente che
Stazio espone come debba a V. d'es- esse significano proprio quel che suo-
sersi pentito della sua prodigalità. Rien- nano: « Perchè non guidi (o freni), o
trò in sé e si ravvide, leggendo la sen- brama santa dell'oro, 1' ax>petito degli
tenza di V.: « Quid non mortalia pectora uomini? » Dove è chiaro che quid, co-
cogis, A uri sacra fames? » in Aen. Ili, gis e sacra sono tirati ad altro senso da
56 sg. Si accorse allora (cfr. la n. ai vv. quel che hanno nel testo latino. Essendo
40-41) che anche la prodigalità è vizio, duro ad ammettere tale fraintendimento
e si pentì di questo come degli altri suoi per parte di D., si è molto sottilizzato,
peccati. E a quanti, soggiunge, sarà fa- e sul lat., e sull'ital., per escogitare un
tale il non credere peccato la prodiga- senso unico, comportabile per ambi i con-
lità! La quale si purga nel 5° girone testi; ma sono escogitazioni tutte più
insieme con l'avarizia, suo contrario. o men fini e ingeguose, nessuna per-
37. drizzai: feci dritta, di torta che era. suasiva. Conviene riconoscere che il te-
Senso se non mi
: fossi corretto. sto di V. è davvero interpretato ne'
38. intesi: posi mento a quel luogo, vv. 40 41 in un senso che non è il suo.
[salita] Purg. XXII. 42-51 [PENT1M. DI STAZIO] 525
Supporremo che ciò sia accaduto per es- pevole perchè di cosa che l' uomo ben
sere balenata alla mente del P. la sen- potrebbe e dovrebbe sapere, se non fosse
tenza di V. indipendentemente dal con- trascurato e poco riflessivo. « Propter ne-
testo in cui essa occorre? Anche a frasi gligentiamignorantiaeorum quse aliquis
di I). è toccata questa sorte p. es., al : scire tenetur, est peccatum non auteni ;
a Stazio una interpretazione tutta per- ignorantia autem vincibilis est pecca-
sonale delle parole virgiliane, per ac- tum»; Thom.Aq., Sum. theol. I, il, 76, 2.
crescere la benemerenza di V. verso di 49-50. rimbecca per d. o. : è diametral-
quello e fare del sommo maestro di poe- mente opposta.
sia, anche l'ammonitore sapiente che ri- 51. con esso insieme qui nello stesso :
traeva Stazio da un grave peccato, e lo luogo e modo. - suo verde secca è es- :
metteva sulla via del pentimento di ogni siccata, cioè spenta del tutto.
sua colpa? Certo è che sacra fame qui 54. per lo contrario per la prodiga-
:
sto desiderio delle ricchezze che D. stes- V. 55-93. Stazio cristiano occulto.
so approva (Conv. II, 13) « in quanto Udito il racconto del pentimento di Sta-
ad alcuno necessario servizio sono ordi- zio, V. chiede :« E chi e come ti illu-
nate », e che ci deve dissuadere dalla pro- minò circa la fede cristiana? Che, scri-
digalità senza farci cadere nell'avarizia. vendo la Tebaide, eri ancora pagano. » E
42. voltando: «pesi per forza di pop- Stazio « Tu stesso colle parole tue, an-
:
pa, » nel 4° cerchio infernale ( Inf. VII, corché inconsciamente. E avendo preso
27). - giostre: urti, scontri de' prodighi a praticare i cristiani, di loro santa vi-
cogli avari (Inf. VII, 35). - grame: tri- ta, mi compiacqui tanto, che n'ebbi pietà
sti, dolorose. e li sovvenni, quando Domiziano li per-
43. aprir l'ali : allargarsi; altrove han- seguitò; e prima di terminar la Te-
no ali gli occhi, Purg. X, 25 qui ;
le mani. baide, ebbi battesimo. Se non che, per
45. di quel ecc.: della prodigalità, come paura, fui cristiano occulto e mi fìnsi
delle altre mie colpe. pagano, la qual tiepidezza dovetti scon-
scemi cfr. Inf. VII, 56 sg.
46. : tare correndo per oltre quattrocento anni
per ignoranza
47. ignorando che la
: nel girone degli accidiosi. » Il Cristiane-
prodigalità sia peccato, non se ne pen- simo di Stazio è una finzione poetica
tono molti né nel corso della vita, né alla quale 1). potè essere indotto dal-
in punto di morte. Ed è ignoranza col- l'opportunità di Stazio cristiano per far
52f> [salita] PURG. XXII. 55-07 [CON\ ERfilONE DI STAZIO]
sto a traverso il regno della pena', cosa re della Bucolica, « fa contrasto cogli
abituale nelle visioni medievali dell'ol- orrori della Tebaide; e accenna forse al-
tretomba; mentre stimoli e ragioni per l' oraziano Molle atque facetum Yergi-
:
far cristiano lo scrittore latino D. li potè lio annuerunt gaudentes rure Camence
trovare sì in certi spunti tra leggendarii (Sat. I, x, 44-45). Accenna fors'anco alla
e storici, che non mancavano, e sì in maggiore varietà dell' ingegno varietà ;
certi passi della Tebaide (e specie in che è segno insieme di fecondità e ve-
quello sul tempio della Clemenza nel li- rità. Fors'anco egli ha in mente la quarta
bro XII « senza simulacri, senza sacri- egloga, di cui poi » Tom. ;
562 sgg.). Soprattutto però il cristiane- 60. fede : cristiana. - non basta : cfr.
simo di Stazio - e proprio per merito Inf. IV, 34 sg. « Sine fide impossibile
di quel V. di cui egli era stato ferven- est piacere Deo » Ebrei XI, 6. ;
tissimo ammiratore e imitatore - dovè 61-63. 'Se così ecc.: se quando dettavi
parere a D. un'ottima occasione per « in- la Tebaide, eri ancora pagano, qual lu-
serire nel suo poema queir apoteosi di me soprannaturale (sole), o quali inse-
V. che la sua riconoscenza e ammira- gnamenti umani (candele) dissiparono
zione di poeta sentiva necessaria e di cui in te le tenebre del paganesimo, per modo
finora non s'erano avuti che troppo brevi che ti facesti seguace del pescatore, cioè
spunti » Parodi, Bull. XX, 193. Si ve-
;
dì San Pietro? (Cfr. Par. XVIII, 136).
dano anche i cospicui studii di M. Sche- 65. Parnaso: monte della Focide, sa-
rzilo (Stazio nella D. C.) e di G. Laudi cro ad Apollo e alle Muse. - grotte:
(Sulla leggenda del cristianesimo di Sta- « a ber nel-fonte Pegaseo, il qual è finto
zio), donde prende le mosse il Parodi, da' Poeti eh' esca ;de le grotte di questo
nell'art, ora citato. monte, ed abbia proprietà d infonder in !
55. cantasti: nella Tebaide. - le crude loro la eloquenza, mediante la quale or-
armi: la guerra fratricida. natamente scrivono in poesia»-, Veli.
56. doppia tristizia: de' due figli di 66. e prima ecc. appresso a Dio, cioè :
Giocasta, Eteocle e Polinice; cfr. Inf. dopo Dio (sole), Stazio riconosce iu V.
XXVI, 54. -Iocasta: figliuola di Creon- chi primo fra gli uomini lo illuminò
te re di Tebe, moglie di Laio, madre e (candele) rispetto alla fede.
poi moglie di Edipo, al quale partorì 67. quei : servo che, accompagnando di
Eteocle e Polinice, Antigone ed Ismene. notte il padrone, lo precede portandosi
[salita] Purg. XXII. 68-88 [CONVERS. DI stazio] 527
la lanterna dietro, sicché egli cammina 78. li messaggi ecc.: gli Apostoli di
nel buio. Una similitudine poco diversa Cristo messaggeri del regno dei cieli.
ci offre antico rimatore Paolo Zoppo
1
'
79-80. la parola ecc.: il passo accen-
da Castello « Sì come quel che porta
: nato della 4 a Egloga era conforme alle
la lumiera La notte quando passa per predicazioni de' seguaci di Cristo.
la via, Alluma assai più gente della 81. usata: usanza.
spera Che sé medesmo, che 1' ha in ba- 82. Vennermi ecc.: quanto più li pra-
lìa » ; Rime Palermo, 1817, I, 129.
ant., ticai, tanto più santa mi parve la- vita
69. dopo dietro. Usa qui dopo a bella
: de' nuovi predicanti. Già i SS. Padri
posta, perchè V. illuminò i posteri. - addussero là santità di vita dei cristiani
dotte: scorte, istruite del cammino. in prova della divinità del cristianesimo.
70. dicesti nella quarta Egloga, v. 5-7:
: 83. Domizian: Tito Flavio Domiziano,
« Magnus ab integro sseclorum nasci- secondogenito di Vespasiano, succedette
tur ordo. Iam redit et Virgo, redeunt
|
al fratello Tito nell'impero, che tenne
Saturnia regna; Iam nova progenies |
dall'a. 81 al 96. Fu accusato dagli an-
Crelo deni itti tur alto. » Con tutto il M. E. tichi scrittoli ecclesiastici di aver per-
il P. vide in questi vv. una profezia seguitato fieramente i cristiani, il che
inconscia di Cristo e del Cristianesimo storicamente è assai esagerato.
{DeMoìi. 1, 11), alla quale interpretazio- 84. sanza mìo lagrimar ecc. non fui :
stiana era diffusa per tutto il mondo. Prima che io scrivessi « quel!' episodio
528 [SALITA] Pria;. X.\II. 89-106 [ANIME ILL. DEL LIMBO]
1)4
Tu dunque che levato hai il coperchio
che ni' ascondeva quanto bene io dico,
mentre che del salire avera soverchio,
<>7
dimmi dov' è Terenzio nostro antico,
Cecilio, Plauto e Vario, se lo sai :
96. mentre che ecc.: mentre che ci satirico latino da Volterra, n. 34, in. 62
avanza da salire e possiamo stare ancora d. C,del quale abbiamo sei satire.
insieme e conversare. 101. quel greco ecc.: Omero, l'allievo
97. Terenzio: Publio Terenzio Afro., prediletto del le Muse; cfr. Inf.IY, 86 sgg.
poeta comico latino, n. a Cartagine l'an- 103. cinghio cerchio; cfr. Inf. XVIII,
:
no 192, m. verso il 159 a. C, del quale 7. - carcere cieco cfr. Inf. X, 58 sg. An-
:
ci restano sei commedie, -antico: AL: che il Limbo è detto carcere, I Pietro III,
amico cfr. Moore, Orit., 140 sg.
: 19, come l'Inf. Apocal.XX, 7.
98. CecilioStazio Cecilio, scrittore di
: 104. monte: Parnaso, v. 65.
commedie latino, m. l'anno 167 a. C. 105. nutrici: dimora delle Muse, che
Cfr. Horat., Epist. II, i, 59. -Flauto: allattano i poeti (v. 102), era il Parnaso.
Titus Maccius Plautus, altro commedio- 106. Euripide: il celebre tragico greco
[salita] PURG. XXII. 107-115 [AN. ILL. DEL LIMBO] 529
559, m. 469 a. C, di cui si hanno epi- nulla; altrimenti non avrebbe detto la
grammi e liriche. - Agatone tragico gre- : figlia senza più, e la sola Manto è men-
co da Atene, n. 448, m. circa 401 a. C, zionata, e più volte, da Stazio ne' suoi
delle cui opere nulla ci resta. poemi de' cui personaggi (genti tue) sol-
108. di lauro ornar la fronte: furono tanto qui si fa cenno. Altri poi opina-
poeti. no che D. si dimenticasse di aver posto
109. Quivi : nel primo cinghio. Altri, Manto nella bolgia degl'indovini: di-
invece, vollero riferire il quivi al car- menticanza strana, giacché a Manto in
cere cieco ; ma ciò sarebbe strano, perchè Inf. XXè dedicato un rilevantissimo
nei versi che immediatamente procedo- episodio. Dissero altri, specie fra i comm.
no, è evidente (Euripide v' è nosco) che ant., che evvi, come già il quivi, si rife-
siparla del solo Limbo. - tue da te can- : risca a carcere cieco, cosa^ impossibile:
tate nelle tue opere. Si osservi che nei cfr. la nota 109. P. A. Rambaldi (Il can-
versi che seguono V. intende menzio- to XX dell' Inf., Mantova, 1904, p. 62 sg.
nare solo personaggi cantati da Stazio. e cfr. Bull. 1, 140) suppone, con altri, che
110. Antigone: figlia di Edipo e di i vv. su Manto nell'in/. XX possa il P.
Giocasta, accompagnò l'infelice padre averli aggiunti nel correggere l'Inf. dopo
nell'Attica, rimase presso di lui" sino alla la composizione del Purg., scordando il
sua morte, quindi ritornò* a Tebe, dove fuggevole cenno qui fatto della figlia di
Creonte la fece chiudere e morire in una Tiresia e certo una dimenticanza siffat-
;
caverna sotterranea, per aver dato se- ta sarebbe meglio ammissibile che quella
poltura al corpo del fratello Polinice. - di un intero episodio. Il Torraca, a cui
Deifìlè: figlia di Adrasto, reòdegli Ar- s'accosta ora il Parodi (Bull. XXIII, 46
givi, moglie di Tideo (cfr. Inf. XXXII, e XXIV, 170) propose la lez. conget-
130) e madre di Diomede. - Argia : so- turale 'figlia di Nereo, Teti \ - Teti:
rella di Deifìlè e sposa di Polinice. Ad dea marina, moglie di Peleo e madre
essa apparteneva « lo sventurato ador- di Achille.
namento » di cui in Purg. XII, 51. 114. suore: sorelle. - Deidamìa: figlia
111. Ismene: figlia di Edipo e di Gio- di Licomede, re di Sciro, amata da Achil-
casta, sorella di Antigone. - trista per : le; cfr. Inf. XXVI, 62. Teti, Deidamìa
le molte e gravi sue sventure vide mo- : e le sue sorelle sono donne cantate da
rire tutti i congiunti e il fidanzato Cir- Stazio nell' Achillèide.
reo, e fu da Creonte condannata a morte V. 115-129. JLrrivo al sesto girone.
con Antigone. Sono circa le ore 11 antim. I 3 P. sono
112. quella ecc.: Isifile, cfr. Inf. XVIII, arrivati al sommo della scala, e si tro-
92,che mostrò agli eroi che guerreggia- vano/ nel cerchio 6°. « L'esperienza ci
rono contro Tebe, il fonte Langìa presso ha insegnato » dice V. « che salendo su
Nemea cfr. Purg. XXVI, 94 sgg.
; per la montagna del Purg. convien te-
nere sempre a destra: così faremo an- specie dopo che i « signor dell' altissi-
che qui ». Stazio acconsente, e tutti e mo canto » lo avevano fatto « della loro
tre s'avviano in tale direzione. Stazio schiera » (Inf. IV, 94-102); ma è anche,
e V. camminano avanti, discorrendo in- forse, sentimento del proprio valore, in
sieme, e D. dietro, ascoltando i loro ra- quanto D. sente di esser solo tra' con-
gionamenti. temporanei a seguire le orme gloriose
116. dì nuoTO attenti ecc. principian- : di V. e di Stazio. - sermoni i loro ra-
:
diano. - l'ardente corno: la punta estre- stra poi dei P. cade dall' alta roccia
ma, infiammata, del timone del carro un' acqua limpida che si sparge su per
solare: ardente, perchè è prossimo il le foglie dell' albero. Allorché V. e Sta-
mezzogiorno. zio si sono avvicinati, di mezzo alle
121. allo stremo: all'orlo esterno; cfr. fronde una voce grida: « Di questo cibo
Purg. XIX, 81. avrete penuria ». Più in là i P. trove-
123. solerne: sogliamo. ranno un altro albero consimile, del
124-126. insegna: indicazione: ci in- quale si dirà che fu levato da quello
dicò come incamminarci cfr. Purg. Ili, ;
della scienza del bene e del male, fatto
102. - e prendemmo ecc.: e ci mettemmo germogliare da Dio nel Par. terrestre,
in via con minor esitanza che altrove, Purg. XXIV, 116 sgg. cfr. Gen. II, 9.
perchè Stazio, eh' era mosso da celeste Nulla vieta, di supporre anche questo
istinto, aveva acconsentito. levato del pari da esso, avendo 1' uno e
127. Elli: V. e Stazio. l'altro unostesso ufficio.
128-129. diretro: questo tener dietro 130. dolci ragioni cari ragionamenti
:
133. e come ecc. cfr. n. 130-141. XIII, 28-30 in questo siccome esempio
;
143. nozze: di Cana in Galilea; cfr. grTDei; cfr. Ovid., 1. e, 111-112. JBoet.
II, 1-11. « Maria che siede alla Cons. II. 5.
mensa di Cana, vien proposta siccome 151. Mèle e locuste: di S. Giovanni
esempio di due virtù che sono stretta- Battista Matt. Ili, 4 « Suo cibo erano
:
153-154. tanto grande ecc.; « Non sur- natos mnlierum propheta Ioanue Bapti-
rexit inter natos mulierum maior Ioanue sta nemo est »; Lue. VII, 28. - per da. :
CANTO VENTESIMOTEB,ZO
V. 1-36. JLa pena dei golosi. An- utile a nulla la vita dell' uccellatore se
dando avanti, i P. incontrano una schiera non a la gola ; e però meritevolmente la
di golosi, spaventevolmente magri, che riprende qui » Buti. ;
rico di frutti e spruzzato da fresche ac- V. padre e dolce padre; qui, per mag-
que, senza poter gustare né quelli nò gior affetto, a proposito dell'ammoni-
queste. Già intemperanti nel mangiare zione di non perder tempo, più che pa-
e nel bere, soffrono ora la pena di Tan- dre. - figliuole: figliuolo;forma di vo-
'
sua lode le labbra e la bocca che in vita 9. che l'andar ecc. che mi rendevano
:
gravità d' atti è bella soddisfazione a un - « Adhsesit cutis eoruni ossibus » La- ;
il decoro al passo e a tutta la persona » ; sulle ossa che la pelle sola sola.
Perez. 26. Erisitone fosse: AL: Erisiton si
giugnendo quando per via rag-
17. : fosse. Erisitone, figlio di Triopa, re di
giungono gente sconosciuta. Le anime Tessaglia, avendo voluto abbattere una
camminavano nello stesso senso che i P. selva sacra a Cerere, fu punito con una
19. mota: mossa, cioè camminando fame insaziabile. Consumò prima ogni
con passo più veloce del nostro. sua sostanza, poi vendette sua figlia, o
21. tacita: o si supponga, come fanno finalmente cominciò a mangiar sé stesso ;
27. quando più ecc. : quando la fame d'un' acqua, generando brama (di man-
gli fecepiù paura, perchè non gli restava giare e di bere) sì governasse (cioè fa-
più altro a mangiare che il proprio corpo. cesse talgoverno di quelle anime, le con-
« Vis tamen illa mali postquam consump- ciasse in modo sì spaventoso) ì - sap«i
serat omnem Materiam, dederatque gra- piendo dell' uso antico per sapendo k
'
:
;
vi nova pabula morbo, Ipse suos artus cfr. Nannuc.) Verbi, 417 sg. - conio:
morsu Ccepit, efc infelix
lacero divellere come (dal lat. quomodo), usato dagli!
minuendo corpus alebat Ovid., 1. e. >> ; ant. anche in prosa: D. però usa questa
29. lagente ecc.: i Giudei che du- forma solo in rima, cfr. Inf. XXIV, 112.
rante Tassodio di Gerusalemme (70 d. C.) V. 37-57. Forese Donati. Un'anima,
soffersero la fame a tal segno, che una riconosce D. e manda un grido di gioia.
nobil donna, di nome Maria, uccise e D. riconosce lei alla voce; è il già suo
cosse il suo figliuoletto per cibarsi; cfr. amico e parente e concittadino Forese
Joseph. Flav., Bell. Jud. VI, 3. Donati, soprannominato Bicci Novellai
31. V occhiaie le cavità degli occhi so-
: figlio di Simone e fratello del famoso
migliavano ad anelli dal cui castone fos- Corso (cfr. Purg. XXIV, 82 sgg.) e di
sero state tolte le gemme, essendo le pu- Piccarda (cfr. Purg. XXIV, 10 sgg. Par.
pille sì fonde da non potersi discernere. III, 34 sgg.), morto il 28 luglio 1296. Fu
32-33. chi ecc. fu opinione di molti nel
: rimatore, come si ha dalla nota tenzone
M. E., potersi nel volto dell'uomo leg- di sei sonetti, cattivelli e scapestrati anzi
gere la parola omo o homo '; « nam »
' ' *
che no, scambiati tra' due amici (cfr.
scrive Pietro di 13. « unus oculus est O; Del Lungo, D. nei tempi di D., 435 sgg.)V
supercilia cura naso faciunt dictam lite- Già in questi sonetti D. rinfaccia al-
ram M; alius oculus O, et sic habes l'amico la golosità.
OMO »: alla quale spiega z. le Chiose 37-39. Già era ecc. non -conoscendo la
:
edite dal Luiso (Fir.. 1904, p. 106) aggiun- cagione della magrezza e della pelle
gono " h vero non ponitur, quia non est
: squamosa di quelle anime, io stava già
litera, set aspiracionis nota ". Qualcuno pensando^ pieno di maraviglia,' qual mai
però ci trovava anche l' Ti, e non mancò potesse essere; cfr. Furg. XXV, 20 ^g^,. -
chi credette di potervi leggere addirittu- squama: la pelle dei golosi è a squame,
ra homo di —
homo dei cfr. VAn. Fior, e
; quasi croste asciutte di scabbia (v. 49,
le parole di un francescano tedesco, con- e cfr. anche v. 58 e Inf. XXIX, 82).
tempor. di D., riferite in Oomm. Lips. 40. del profondo della testa: cfr. v.
34-36. Chi ecc.: Costruisci: Chi, non 22 e 31. Dipinge con tutta evidenza gli
sappiendo corno (come il fatto avvenga), occhi affossati co' quali 1' anima guarda.
crederebbe che V odor d' un pomo e quel 42. questa: di vederti qui.
[GIRONE SESTO] Puhg. xxiii. 43-59 [forese donati] 535
conquiso: Nel son. 'Voi, donne lagrima! già morta piansi quando
1
45. 55. :
e la figura sua mi par sì spenta ecc. ». terpretazione che a chi ricordi Purg. IV,
Conquisa vale qui trasformata o defor-
'
123 sg., potrebbe parer preferibile, se il
mata ', in quanto il conquidere importa veggendola sì torta del v. sg. non par-
1
guasto e rovina. Il v. nostro signifi-
'
lasse chiaro in favore della lez. comune.
cherà dunque: ciò che le sembianze ave-
'
La faccia così trasmutata dalla secchezza
vano in se stesse deformato e guasto', non è raen dolorosa a vedere che quella
cioè l' impronta personale. Cfr. cambiata d'un cadavere.
labbia del v. 47. V. 58-75. Magione del dimagrare
46-47. favilla: la voce. Il suono della delle anime. Estremamente maravi-
voce fu la favilla che riaccese in me tutta gliato della deformante magrezza delle
la conoscenza di quel viso (labbia) cam- anime e punto da tormentosa curiosità,
biato dalla magrezza. - alla: rispetto D., invece di rispondere alla domanda
alla, circa la: cfr. Cinon., Pari. II. 2. di Forese, chiede a lui la cagione del
48. ravvisai: raffigurai, riconobbi. dimagramento. Forese gli risponde che
non badare alla mia
49-51. contendere: egli e i suoi compagni, girando in quel
pelle secca scabbiosa. Di contendere per cinghio, si fermano, invano, desiosi di
Ipor mente, badare si hanno altri esem-'
gustarne, ogni volta che giungono in
pi « le donne amministravano le neces-
: vista de' bei frutti e della fresca vena ;
sitadi degli Apostoli, i quali non poteano e dalla fragranza degli uni e dell' altra
contendere alle cose mondane »; Fra spira una segreta virtù che sempre più
Giord., Fred., Ed. Manni, p. 59. -scabbia: accende in essi la fame e la sete, che
cfr. v. 39. - difetto di carne: mancanza dolorosamente li scemano e struggono.
di carne, cioè magrezza estrema. rendendovi
58. vi sfoglia: vi dissecca
52. il ver: come mai sei venuto qui squamosa. Al. danno a sfogliare
la pelle
vivo. Forese e gli altri spiriti si sono già semplicemente il senso di disseccare o
accorti che D: è vivo; cfr. vv. 112-114. dimagrare, presa l'immagine dall'al-
54. non rimaner ecc. : non tenerti dal bero che disseccandosi perde le foglie.
favellarmi. 59, dir: parlare; non farmi parlare
536 [GIRONE SESTO] PuRG. XXIII. 60-74 [forese donati]
fin che sono pieno di maraviglia, che mal non pur due, ma più alberi consimili.
può ragionare di una cosa
chi ha l' animo Come questo sia « un eccesso d' argo-
preoccupato dal pensiero d'un' altra che mentazione », ha dimostrato il D'Ov.,
brama conoscere. N. St. I, p. 206.
61. Dell' eterno consiglio ecc. dal di- : 72. sollazzo: leanime purganti sop-
vino volere è infusa nell' acqua e nell'al- portano le loro pene non solo con calma
bero virtù che mi dimagra a tal segno. e con decoro, ma le desiderano e ne
63. rimasa: erano già passati oltre, gioiscono, conoscendone lo scopo ed es-
v. 4 sg. -m'assottiglio: dimagro. sendo il loro conforme al volere di Dio.
64. està: questa. - piangendo canta: « Gloriamur in tribulationibus »; Pam.
cfr. v. 10 e la n. al v. 21. V, 3. « Illi qui sunt in Purgatorio,
65. per "seguitar per aver seguitato
: sciunt se non posse pervenire ad glo-
vivendo: - oltra misura « Hoc solum : riam, nisi prius puniantur ergo volunt :
pertinet ad gulam quod aliquis propter puniri »; Thom. Aq., Sum. theol. III,
concupiscentiam cibi delectabilis scien- Suppl., App. 2, 2. « Non credo che si
ter excedat mensuram in edendo »; Thom. possa trovare contentezza da comparare
Aq., Sum. theol. II, n, 148, 1. a quella d'un'anima del Purg., eccetto
66. si rifa santa: soffrendo fame e sete quella de' santi nel Par. » S. Oat. di ;
torna pura e santa quale Iddio la creò. Gerì., Tratt. del Purg., e. 2.
67. cura: desiderio: cfr. n. 58-75. 73. voglia: di subire, così come vuole
68. pomo: cfr. Inf. XVI, 61. Purg. la giustizia di Dio, la pena purificatri-
XXVII, 115 sgg. ; 73 sgg. -
XXXII, ce. Ilpatimento delle anime purganti
sprazzo: l'acqua cadente dall'alta roc- è volontario, perchè voluto ed amato
cia; Purg. XXII, 137 sg. da esse, ma insieme è necessario, per-
69. si distende ecc. : si sparge su per chè imposto da Dio.
tutte le verdi foglie dell' albero, ma, 74. a dire Eli a soffrire per la sal-
' '
:
ahimè, non giunge, sembra voler dire vezza degli uomini la crocifissione e la
Forese, alle nostre labbra riarse; cfr. morte e sentirsi abbandonato da Dio;
Purg. XXII, 138. cfr. Matt. XXVII, 46. Marco XV, 34.
70. spazzo: suolo; cfr. Inf. XIV, 13. Salm. XXI, 2. Eli significa 'Dio mio '.
Borghini, Studi, Ed. Gigli, 248. Di bocca a Cristo in croce uscirono le
71. si rinfresca: si rinnova. Le anime note parole « Eli, Eli, lamma sabac-
:
girano senza requie, e quante volte essa thani hoc est, Deus meus, Deus meus,
;
Piange la madre, c'ha più d'una doglia, quegli che, per amore che aveva in lui
dicendo « Lassa, che per fichi secchi
:
Pnrg. Oltre quello della gola, D. rin- gorio, al tempo del quale soltanto si con-
faccia a Forese, ne' sonetti menzionati, vertirono al cristianesimo, ebbe a dire
anche altri difetti. (Ep. Ili, 26, 27) che vivevano tutti come
91-93. Tant'è ecc. : la vedova mia clie animali insensati. E fama de' costumi
amai tanto, è tanto più. cara e diletta a barbari di queste popolazioni doveva du-
Dio, quanto più per le sue belle virtù rare anche ai tempi di D., come atte-
ella è solitaria in Firenze, -molto amai. sterebbero gli antichi comm., se in que-
D. dice qui il contrario di quanto aveva sti non avessimo poco più che parafrasi
detto nel sonetto testò riferito ; nuova di quel che dice il P. Infatti, osserva il
prova che abbiamo qui una meditata Torraca, che il freddo clima di quei paesi
ritrattazione anche dei sonetti contro montani non avrebbe consentito alle
Forese. donne di andar eccessivamente scollac-
V. 94-111. Il rovescio della meda- ciate,come afferma lìenv., o addirittura
glia: le donne fiorentine. Alle deli- nude, come dice Pietro di D. Cfr. JBass.
cate lodi date a Nella, segue una fiera 127 e Trabalza,o. e, 54 sg.
invettiva contro le donne fiorentine, più Barbagia: Firenze, novella Bar-
96. la
sfacciate e impudiche delle donne della bagia, dove io morendo lasciai la Nella
Barbagia, a segno da costringer le au- mia. lu'An. Fior, intende della casa dei
torità ad interdir loro certe mode lascive Donati ma i versi 100 102 provano
;
ma è pure cosa certa, che egli generalizza nella mia mente prevedo già.
;
un po' troppo, e che le dorine fiorentine 99. cui non sarà ecc. poco lontano
:
;
del 1300 non erano poi tutte quante cor- cfr. Purg. XX, 70. Par. XVII, 118-120.
rotte ad eccezione della vedova di Fo- 100. interdetto : proibito in pubblico
rese. Non è credibile che in questi versi dal pulpito. Dalla terzina seg. risulta
il P. prendesse di mira anche la moglie che non accenna qui solo a prediche,
sua Gemma Donati, la cui età, per ta- come credettero ant. comm., contro lo
cer d'altro, nel tempo che D. dettava scandaloso vestir delle femmine ma al-
questi versi, aveva già provveduto a che tresì a decreti vescovili e pene canoni-
non incorresse più nel biasimo qui espres- che, bandite anch'esse dal pulpito, con-
so; cfr. Proleg., 48 sgg. Eppure non è tro le stacciate usanze, oppure a provvi-
mancato chi affermasse, senza addurne sioni della Signoria (quali, per es., gli
alcuna prova, che la moglie di D. fu ordini fatti nel 1324; cfr. G. Vili, IX,
« una donnaccia fredda di cuore, avara, 245). A che speciali ordinanze però D.
gelosa e lussuriosa»; Notiti, Orar., 17. qui alluda, noi non sappiamo.
94. Barbagia regione alpestre della
: 103-105. Quai barbare ecc. « questo :
Sardegna centrale dei cui abitanti S. Gre- dice in infamia e vituperio delle dette
[GHIGNE SESTO] PURG. XXIII. 104-114 [DONNE FIOJRENT.] 539
del .Diocesano [vescovo], ma ancora che fanciullini, ora (nel 1300) lattanti, comin-
il Comune faccia sua legge proibitiva»; cino ammetter la barba; la quale indi-
Oit., fiorentino contemporaneo del P., cazione non disconverrebbe, se si allu-
che è per ciò autorevole testimone così desse a fatti del 1311 o che, scrivendo
delle sfacciate costumanze muliebri come nel 1311, D. fermamente credeva pros-
delle discipline spirituali e delle altre. simi ad avverarsi. - nanna: la ninna
107-111. di quel ecc.: delle sventure nanna che si canta per chetare e addor-
che il cielo prepara loro in tempi pros- mentare i bambini.
simi. Dopo 1300 Firenze fu colpita
il V. 112-133. Confessione e presen-
da molte sciagure ruberie, incendii ed
: tazione di V. e di Stazio. liipregato
omicidii che tennero dietro alla venuta da Forese di dirgli oramai il vero di sé
di Carlo di Valois (67. Vili. Vili, 49); le (cfr. v. 52), D. prima richiama alla me-
uccisioni per opera di Folcieri da Calvoli moria di quello il poco edificante modo di
nel 1303 (GÌ Vili. Vili, 59) l'infausta
; vivere che essi tennero un tempo insie-
guerra cittadina del 1303 (67. Vili. Vili, me; quindi narra coui6 V. lo traesse da t
68), accompagnata da grave carestia; la tal vita, lo guidasse attraverso l'Inf. sin
caduta del ponte alla Carraia con morte qui, e prometta guidarlo oltre, finché E.
di molta gente e con gran pianto e do- gliverrà incontro. Fatta così la presen-
lore di tutta la città (67. Vili. XIII, 70); tazione di V., presenta anche Stazio.
l'incendio del 1304, per cui furono di- 112. or fa' ecc.: ora che t'ho soddi-
strutti tra palazzi e torri e case più di sfatto, non indugiar più a dichiararmi
millesettecento (G. Vili. Vili, 71); la per quale nuova concessione tu, vivo,
sconfìtta a Montecatini, agosto 1315, sei venuto qui nel regno della morta
nella quale « di Firenze vi rim asono gente; cfr. v. 52 sg.
quasi di tutte le grandi case e ui grandi 113-114. non pur io ecc.: non solo io
popolari»; 67. Vili. IX, 72. Notevole però ma anche tutti quest'altri spiriti ; i qua-
540 [girone SESTO] Purg. xxm. 115-132 [CONFESSIONE]
li sembra avessero allentato il passo, 124-125. Indi m'han ecc. : di là, dalla
stupefatti di vedere colà nn vivente. profonda notte, confortato da V.,
il i\ è
dotta da entrambi insieme è provato dal le vostre storture, vi purifica dalle mac-
v. 118 Di quella vita ecc.
'
E docu- :
'
chie della vita terrena.
mento di vita viziosa è realmente la ten- 127-129. dice: cfr. Tnf. 1, 112 123. Purg.
zone fra D. e Forese. VI, 46-48. - compagna: compagnia'; cfr.
117. ancor fia grave ecc.: riuscirà mo- Inf. XXVI, 101. ^Purg. III, 4. Consi-
lesto il richiamo che io ora te ne faccio. derar qui compagna come il femminile
queUa vita che I).
118. vita: viziosa, di compagno e farne un predicato del-
identifica qui colla selva oscura, dal l'oggetto mi in quanto è l'anima di I).
tornar nella quale V. lo salvò condu- che parla e distingue da sé la vera carne ;
119. l'aìtr'ier: cinque giorni fa.- ton- né farmi sarebbe il verbo più proprio.
' '
da : cfr. Inf. XX, 127. - quivi convien: cfr. Purg. XXX, 43-54.
120. la suora: la luna (Diana), sorella 130-132. Virgilio ecc. D. risponde al-
:
del sole (Apollo) ; cfr. Purg. XX, 130 sg. la domanda di Forese « Chi son quelle
:
zione - era del tutto inutile. Opportuna 133. regno: il Purg. cfr. Purg. I, 4.
;
invece ò l' indicazione, essere egli l'ani- -sgombra: allontana, dovendo or che ha
ma testé liberata. compiuta la purgazione, salire in cielo.
CANTO VENTESIMOQUARTO
Par., e addita e nomina 5 golosi nota- tanto erano pallide e squallide. È il bibli-
bili; un poeta, un papa, il fratello di co «alberi morti due volte»; Giuda, 12.
:
un cardinale e padre d'un arcivescovo, per le fosse degli occhi nei loro oc-
5. :
tenersi il più che può, e anche per ca- lustris arrogare videntur », anzi fra i
gione di I)., che, aggravato dal corpo, famosos viros ....quorum dieta» sono
cammina di necessità lento rispetto alla « non curiali a sed municipalia tantum ».
possibile velocità delle anime. « Fuit vir honorabilis, lnculentus orator
13. tra bella ecc. « alla domanda sa-
: in lingua materna, et facilis inventor
tisfacendo, dice Forese che Piccarda, la rhythmorum, sed facilior vinorum, qui
quale fu molto bella del corpo e molto noverat autorem in vita, et aliquando
intera dell'anima, e sì che non sa se la scripserat sibi » Benv. ;
bontade avanzò la bellezza, o la bellezza 20. quella faccia: non dice Quegli di
la bontade, già della sua vittoria ch'ebbe là da lui, ma quella faccia, per tener
contro al mondo, trionfa nel cielo » Ott.; chi legge più affissato nella emaciazione,
Piccarda, fattasi suora di S. Chiara nel che appare specialmente nel volto « ed
convento di Monticelli presso Firenze, anche perchè le fattezze che contrad-
ne fu tratta violentemente e data in mo- distinguono uno dall'altro, dimorano in
glie a Rossellino della Tosa; cfr. Par. ispezieltà nella faccia » Ces. ;
conosciuta, il qui di Forese si riferisce di cui trapunta viene a darci una con-
al solo cerchio dei golosi, dove il nomi- ferma. Le squame sono come il ricamo
nare è più che mai necessario, perchè ond'è trapùnta la pelle.
la loro sembianza (oggi si direbbe fìso- 22. in le sue braccia come sposo della
:
nomia) è così munta via (==attenuata e Chiesa; cfr. Inf. XIX, 57. È Martino
quasi svanita) per il digiuno (dieta), che IV, papa dal 22 febbr. 1281 al 29 marzo
al volto non possono essere riconosciuti; 1285, che lasciò fama di « magnammo
cfr. Purg. XXIII, 43 sgg. e di gran cuore nei fatti della Chiesa »
19. Bonagiunta: figlio di Riccomo di (G. Vili. VII, 58, e anche 106); anzi di
Bonagiunta Orbicciani degli O vera idi sant'uomo benché troppo ligio a Carlo,
da Lucca, morto poco dopo il 1296, nel re di Xapoli. « Fu molto vizioso nel vi-
decembre del qual anno si trova men- zio della gola, e fra l'altre ghiottornie
zionato come operaio della Chiesa di nel mangiare ch'elli usava, facea tórre
San Michele. Si hanno di lui molte poe- l'anguille del lago Bolsena, e quelle iacea
sie che lo mostrano servile imitatore dei annegare e morire nel vino della ver-
provenzali e rozzo nella lingua e nello naccia, poi fatte arrosto le mangiava;
stile. D. lo menziona uel De Yulg. El. I, ed era tanto sollicito a quel boccone., che
[GIRONE SESTO] Puro. xxiv. 23-31 [alcuni golosi] 543
continuo ne volea, e faceale curare e an- 30. rocco pastorale o bastone, che
:
negare nella sua camera. E circa lo fatto sarebbe stato proprio degli arcivescovi
del ventre non ebbe né uso né misura ravennati, avente in cima una piccola
alcuna, e quando elli era bene incerato, torre simile al rocco degli scacchi con
dicea O sanctus Deus, quanta mala pa-
:
'
su la croce. Cfr. per altre interpretazioni
timur prò Ecclesia sancta Dei » Lan.~ !
'
; e congetture Bull. XII, 279. - molte
« Super eius sepulcro fertur quod sunt genti che nella sua dignità di arcive-
:
Exercetque cibo delusum guttur inani semper sitio? »; Benv. - ebbe spazio:
'
Proque epulis tenues nequicqnam devo ebbe, vivendo, agio di bere a Forlì con
rat auras»; Ovid., Met.YIII, 827-830 minor sete che non abbia in questo luo-
Ubaldi»: del ramo della nobile fa
29. go eppure fu così avido bevitore, che
;
do era già sulla cinquantina, il far par- femmina veramente ». - non porta ecc.:
lar D. di un amore siffatto nel regno è ancora zitella. Soltanto le donne ma-
della purificazione sarebbe assurdo. D'al- ritate e le vedove portavan bende.
tronde in questi vv. nessuna parola ac- 45. città: Lucca. - uom D. ci ha pre- :
cenna ad amore né platonico né non pla- sentata Lucca quale un covo di barat-
tonico tutto quel che vi si dice di Lucca
: tieri, Inf. XXI, 41 sgg. « Li Lucchesi
e della donna lucchese torna benissimo, sono ripresi di loro costumi e del loro
anche se ella abbia dimostrato a D. solo parlare » ; Buti.
cortesia ed amicizia, o concessa la pro- 46. con questo antivedere con que- :
tezione ospitale di cui egli aveva biso- sta mia profezia cfr. Purg. XXIII, 109.
:
gno. Questo è veramente ciò che poteva 47. se ecc. se traesti dalle parole
:
nome diGentucca mormorato fra' denti. 50. nuove: rime diverse non solo da
43. Femmina: donna. D. chiama così quelle della scuola siciliana provenzaleg-
[GIRONE SESTO] PURG. XXIV. 51-65 [DOLCE STIL NUOVO] 545
1
Donne ch'avete intelletto d'Amore '. »
52 E io a lui : « Io mi son un che quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
che ditta dentro, vo significando ».
5» *« frate, issa vegg io » diss'elli « il nodo 1
lo stil novo. Cfr. Il dolce stil novo diF. ' ' '
Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Dino
Mossi in Lect. D., Le opere minori, pp. 34 Frescobaldi, Gianni Alfani e degli altri
sgg., e in particolare pp. 47-51. poeti dello stil novo '.
'
timenti del cuore e i pensieri tutti della dell'animo e noi larghi»; Buti. Sulle va-
mente proprio così come li suscita den- rie lez. di questo v. cfr. Moore, Crii., 413
tro di me l'amore: le parole mie sono sg., ecc.
specchio dello spirito. « La mia lingua 63. contentato: dellaspiegazione avuta.
parlò quasi per sé stessa mossa » Vita ; V. 64-81. D.
e Forese. Bonagiunta
Nuova, § 19. - «Parole che il core mi e gli altri spiriti purganti vanno fret-
disse con la lingua d'amore.... Parvenu tolosi avanti soltanto Forese prosegue
;
che Amore mi parlasse nel core, e mi di- il cammino con passo un po' men veloce
cesse, ecc. » ibid., § 24. per conversare ancora coli 'amico, e gli
55. issa adesso cfr. Inf.
: ; XXIII, 7 ;
domanda quando lo rivedrà. «Non so»
XXVII, 21. - il nodo : V impedimento. risponde D. « ma desidero che sia pre-
;
56. il RotarO: così, per antonomasia, sto, perchè Firenze si corrompe ogni
fu chiamato il notaro siciliano Iacopo giorno più, e par disposta a rovina. »
da Lentini, rimatore provenzaleggiante 64. gli augei le gru, che passano l'in-
:
della prima metà del sec. XIII, morto verno lungo il Nilo. « Aves, ubi frigidus
verso il 1250 civ.Vulg. El. I, 12. - Guit-
; annus Trans pontum fugat et terris in-
tone d'Arezzo, capo della scuola poetica
: mittit apricis»; Virg., Aen. VI, 311 sg.
dottrinale, fiorì dopo il 1250 e morì a - «Strymona sic gelidum, bruma pellen-
Firenze nel 1294 cfr. Purg. XXVI, 124. ; te, relinquunt Poturse te, Nile, grues,
57. di qua addietro. - dolce stil novo:
: primoque volatu Effìngunt varias, casu
lo stile di cui D. ci ha data la caratte- monstrante, fìguras »; Lucan., Phars.
ristica nei vv. 52-54 quanto sentita vi- : V, 711 sgg. - lungo: AL: verso.
vamente e compresa nitidamente la so- 65. in aere: AL: di se (o dì lor).
66. in filo: 1' uno dopo l'altro, in riga, V. 82-93.Corso Donati, Per conso-
cfr. Inf. V, 47. Par. XVIII, 73-75. lar D., Forese predice, in maniera un
68. volgendo
nella direzione del loro
: po' oscura, la tragica fine del proprio
cammino; qui avevano tenuto roc-
fin fratello Corso, capo dei Neri e princi-
chio a D., v. 4-6. - raffrettò « per risto- : pale causa dei mali di Firenze cfr. G.
;
rare lo stallo ch'aveano fatto »; Buti. Vili. Vili, 8, 39, 42, 68. Il Villani,
69. voler desiderio di penitenza e pu-
: che dovea pur essere bene informato,
rificazione. racconta (Vili, 96) che nel 1308 Corso
70. trottare: per correre si dice tut-* '
fu accusato di tradimento e senz' altro
tora anche dell'uomo; cfr. Bocc., Dee. II, condannato come ribelle e traditore della
2. Davanzati, Annali I, 19: « Il figliuolo patria. Corso si difese valentemente,
del legato trottato a difenderli.» fidandosi di aver aiuto da Uguccione
71. sì passeggia: se ne va di passo. della Faggiuola. Deluso in questa spe-
72. si sfogni: cessi la foga del petto ranza, si vide finalmente costretto a darsi
ansante. - affollar dsbfollis mantice
: = ;
alla fuga. E «tutto solo andandosene, fu
l'ansare cfr. Purg. XV, 51. « Aridus e
; giunto e preso sopra a Rovezzano da
lasso veniebat anhelitus ore »; Ovid., certi Catalani a cavallo e, menandolne
;
Met. X, 663. - casso: petto, che nell'an- preso a Firenze, come fu di costa a
sare, alternamente, a mo' di mantice, si San Salvi, pregando quegli che '1 mena-
alza e gonfia, eppoi si abbassa e ristringe. vano, e promettendo loro molta moneta
Cfr. Inf. XII, 122; XX, 12; XXV, 74. se lo scampassono, i detti, volendolo
73. trapassar ecc.: passar oltre, -santa: pure menare a Firenze, siccom' era loro
perchè di anime buone e sicure del Par. imposto da' Signori, inesser Corso per
75. Quando fìa ecc.: quando ti rivedrò? paura di venire alle mani de' suoi ne
Certo sol quando D. sarà morto; ma mici e d' esser giustiziato dal popolo, es
l'accennare alla morte sarebbe stato o sendo compreso forte di gotte nelle mani
almeno sarebbe parso un parlare poco e ne' piedi, si lasciò cadere da cavallo
affettuoso, mentre da affetto vero ò ispi- I detti Catalani veggendolo in terra
rato il desiderio di riveder l'amico. 1' uno di loro gli diede d' una lancia per
77-78. già non fìa il tornar ecc. D. è : la gola d'un colpo mortale, e lascia
desideroso di morir presto, per non ve- ronlo per morto i monaci del detto mo
:
der più a lungo i mali della sua patria. - nistero il ne portaro nella badia, e chi
non sia col voler ecc. : non ci arrivi pri- disse che innanzi che morisse si rimise
ma col desiderio. nelle mani di loro in luogo di penitenzia,
80. si spolpa: si priva; ma spolparsi è e chi disse che il trovar morto, e l' altra
immagine molto espressiva e convenien- mattina fu seppellito in San Salvi con
te per significare il perdersi del bene. piccolo onore e poca gente, per tema del
[GIRONE SESTO] Purg. xxiv. 81-98 [corso donati] 547
non lo aggiunse egli stesso con la pro- tro da me coi tuoi due compagni qui :
micidiale, che sia legato alla coda d' uno dalla schiera di galoppo incontro al ne-
cavallo et istrascinato per terra in fino mico per aver egli V onore della prima '
alle forche, e ivi sia di subito impiccato giostra (Ott.), cioè del primo scontro,
'
passo più veloce, accrescendo via via lena sincope da valichi qui per passi.
:
al precipitoso suo corso, finché lo percuo- 98. con esso i due: V. e Stazio; cfr.
te e lo lascia ignominiosamente ucciso. Purg. IV, 27.
548 [GIRONE SESTO ] PURG. XXIV. !)!*-! L8 [ALBERO MISTICO]
99. maliscalchi : marescalchi, donde 112. quella ecc.: quella gente si partì
marescialli-, qui vale sommi maestri. È come disingannata, essendosi persuasa
parola d'origine tedesca, che significò, da esser vano ogni sforzo di coglier frutti,
principio, maestro nel curare i cavalli, 113. adesso: subito; cfr. Voc. Or. s. v.
poi allargò ed elevò il proprio significato. 114. rifiuta: non esaudisce.
100-102. E quando ecc. e allorché Fo- : 115. Trapassate ecc. come dal 1°, esce
:
rese si fu tanto dilungato da noi, che io lo anche da questo 2° albero una voce che
vedeva solo confusamente, così come la esorta alla temperanza. Là la voce in-
mia mente aveva inteso solo confusa- cominciava dal gridare: «Di questo cibo
mente le parole su Corso Donati ecc. avrete caro » Purg. XXII, 141 qui la
; ;
la curva del monte oltre la quale si pò- del monte, nel Par. terrestre. - morso :
teva veder l'albero. - làci: lat. illac, là. gustato. Il 1° albero esaltava anzi tutto
106. gente: anime purganti. - alzar le la temparanza di Maria, Purg. XXII,
mani : per prendere, se fosse stato pos- 142 sgg. il 2° ricorda la perniciosa go-
;
sibile, alcuno di quei pomi. losità di Eva. Anche i SS. Padri ama-
108. quasi ecc. : come piccoli fanciulli rono opporre in più modi Maria a Eva.
impotenti ad ottenere la cosa che deside- 117. si levò questa pianta è un pollone
:
119. per che: per la qual cosa, cioè deone « omnem reliquam multitudinem
per il monito uscito di tra le frasche, abire prcecepit in tabernacula sua»; e
di non accostarci all'albero. - ristretti: questa multitudo è di coloro che al ber '
s' inginocchiarono per bere, onde furono tirono al largo della via » Ces. - sola ; :
rimandati a casa e non ebbero parte alla solitaria, essendo già le anime purganti
vittoria di Gedeone sui Madianiti (cfr. tanto innanzi, che non si vedevano più.
Giudici VI, 11-VII, 25) Al. credono che la strada sia detta sola,
122. nei nuvoli i Centauri erano figli
: perchè non più occupata dall'albero che
di Iasione e della Nuvola. prima la divideva in due; al. che sola
123. doppi: d'uomo e di cavallo. significhi unica, non essendovi lì altra
125. no i volle non li volle. Al. non li
: via oltre questa.
ebbe, lez. preferita, perchè, si dice, Dio 131. ci portar cfr. Purg. XXVIII, 22.
:
deone volle quel che volle Dio, e D. dovè rima composta, Inf. VII, 28. Purg. XX, 4.
avere in mente il passo della Bibbia dove 134. subita : improvvisa. - voce del- :
135. poltre: «giovincelli» (Lan.), vale stessa parte si son volti i suoi dottori
a dire bestie ancor poledre, non dome e dietro cui camminava: che seguisse il
facili perciò a risentir forti impressioni suono delle parole di questi, non si può
d'ogni improvvisa novità; e dalla voce in dire, posto che i 3 P. tacevano (v. 132).
quanto è subita, cioè improvvisa è scosso 145. degli albóri: dell'alba; cfr. Tarn
D. Non altrettanto conveniente ci pare so, Ger. Ili, 1. «Vuole
dire che, innanzi
il senso di pigre, poltrone che altri dà
' '
che si lievi l'alba, comincia a trarre uno
a questa parola. Foltracchio e polir ac- venticello, che si chiama aura, et questa
chiello usò il Sacchetti per poledruccio aura, ciò è questo venticello, chesilieva
più di una volta. Cfr. Arios., Ori. Fur. da' fiori et dall'erbe odorifere, rende odo-
XXIII, 90. Caro, Eneide I, 6. re et soavità » An. Fior. ;
136. fossi: fosse; cfr. Inf. IV, 04; de- muovesi ed olezza ecc. spira odo-
146. :
splendore; cfr. Furg. II, 39; IX, 81; I, 402 sgg. - « Quis mine non videat
XV, 25 sgg., ecc. quantum similitudo sit propria? Quia
143-144. dietro a' miei dottori ecc. : angelus nunc ventilando propinat cce-
D. si volge verso la parte donde aveva lestem escam autori, qua pasceretur ali-
udito venire il suono delle parole rife- ter quam isti gulosi odore pomi et aqua3,
rite nei vv. 139-141, sicuro che verso la quo ita cruciantur amare » JBenv. ;
[SALITA] Purg. xxiv. 151-154 - xxv. 1-3 [l ? ora] 551
152-153. l'amor del gusto: l'amore di cundum iustitiam ', e ne ricava in tal
ciò che appaga senso del gusto. - non
il modo il senso « Beati coloro che osser-
:
fuma: non suscita, non fa nascere. vano misura nel cibo, evitando
la giusta
154. esuriendo ecc.: (lat. esurire a ver = l il peccato della gola » La fame della
!
fame) sentendo fame, desiderando cibo giustiziane! vangelo è antitesi della fame
sol quanto è giusto, quanto basta al materiale D. si allontana dunque dalla
:
sostentamento della vita. D., nelle pa- sentenza del sacro testo, perchè la bea-
role messe in bocca all'angelo, inten- titudine sia adatta ai golosi.
CANTO VENTESIMOQUINTO
SALITA AL SETTIMO GIRONE
ESEMPI DI CASTITÀ
dell'uomo. Curioso di sapere come mai bra, proprio di chi vuole parlare.
corpi aerei, che non abbisognano di nu- 16. per Tandar ecc. per il fatto che
:
dimagramento in corpi aerei quali son 28. dentro: nell'animo suo. - a tuo vo-
quelli concessi alleanime dei morti, e ler : a tua posta. - t'adage ti queti.
:
possa consumarsi anche per tutt' altra non c'è nulla di così specificamente teo-
cagione che la mancanza del nutrimen- logico e cristiano in ciò che Stazio espo-
to. Come una potenza misteriosa con- ne, che non potesse esser detto anche
sumò Meleagro, così una forza arcana da V. « Il divario fra lui e Stazio è che
dimagra i corpi aerei dei golosi. questi non ha le peritanze di quello,
consumar « Crescunt ignisque
23. al : non fa le riserve che l'altro suol fare,
dolorque, Languescuntqueiterum, simul non termina col rimettersene a B. e il ;
24. agro: difficile a intendere, quasi 30. plage: piaghe. Il dubbio è piaga
repugnante come al palato cibi agri. dell'intelletto, che è sanata dalla verità.
25. guizzo rapido movimento
: cfr. ; 31. la veduta eterna ciò che si vede
:
Canz.: « Così nel mio parlar voglio es- in questi luoghi eterni, cioè il maravi-
ser aspro » v. 43. Il corpo aereo delle
; glioso fenomeno del dimagrarsi delle
anime purganti è quasi lo specchio di anime purganti. AL: la vendetta eterna:
esse come lo specchio ritrae fedel-
: cioè la pena inflitta dall'Eterno a quelle
mente ogni moto di chi vi si specchia, anime. Moore, Orit., 418 sg. - dislego :
il corpo aereo, non meno del corpo mor- dichiaro. Dislegare corrisponde al latino
tale, ritrae al di fuori i moti dell'anima. explìcare.
26. guizza si muove. - image imagine.
: : 32. là dove tu sie: in presenza di te,
27. vizzo molle, cioè facile a intendere.
: maestro sapientissimo (Inf. VII, 3).
554 [salita] PURG. XXV. 33-49 [GENERAZ. DELL' UOMO]
mente e accoglie. « Si susceperis ser- e fatto sperma, scende nei vasi semina-
mones, nieos,.... tunc intelliges.... » ;
li.- quindi: dai vasi seminali. - geme:
Prov. II, 1, 5. stilla,gocciola; cfr. Inf. XIII, 41.
36. lume ecc. : ti chiariranno del dub- 45. altrui della femmina. -
: vasello :
bio da te mosso, come possano dimagrare matrice. Cfr. Gonv. IV, 21. « Ecemina
corpi che non hanno bisogno di ali- ad conceptionem prolis materiam mini-
mento. - fiero: fieno, saranno. - die: strat (quse est sanguis menstruus), ex
= di' = dici. (Bull. Ili, 126). qua naturaliter corpus prolis formatur»;
Sangue perfetto: «Sanguis, qui di-
37. Thom. Aq., Sum. theol. Ili, 32, 4. - «Ad
gestione quadam est prseparatus ad con- formationem corporis.... requirebatur
ceptum, est purior et perfectior alio san- motus localis quo sanguines.... ad locum
guine»; Thom.Aq., Sum. theol. Ili, 31, 5. generationi congruum pervenirent » ;
dute, elleno non ne succiano più, non quale è materia che l'azione
'
patisce '
altrimenti che un modesto uomo e tem- dell'acro, cioè del sangue perfetto ancor
perato, preso il bisogno del suo cibo, la- digesto che ad essa fa sentire la sua vir-
scia il rimanente e però disse e sì rima-
; tù informativa. « In generatione distin-
ne, cioè resta e avanza, quasi alimento, guitur opera tio agentis et patientis.
non altramente che il cibo » Varchi. ; Unde reliquintur quod tota virtus activa
39. leve: tu levi. sit ex parte maris, passio autem ex parte
41-42. virtute informativa potenza di : feeminse»; Thom. Aq., Sum. theol. Ili,
dar essenza e natura a tutte le membra 32, 4.
umane, -come non altrimenti che quello
: 48. loco : il cuore (cfr. v. 40), dal quale
che va per le vene a diventare esse il sangue dell'uomo si preme, cioè esce
membra. - vane va, come fané per fa : quasi spremuto.
(Par. XXVII, 33), ecc. Cfr. Bull. Ili, 49. giunto: congiunto, riunito, -lui:
Alimentum convertitur in verita-
110. « a lui all'uno, cioè al sangue femmineo,
tem huinanse naturai, in quantum vere comincia ad operare^ a formar l' em-
accipit speciem carnis et ossis, et huiu- brione.
[SALITA] PURG. XXV. 50-60 [GENER. DELL' UOMO] 555
tivam, non eius qui generatur, sedipsius stato la virtù attiva del germe incomin-
generantis, ex semine, in quo operatur cia a formare gli organi de' cinque sensi,
vis formativa ab anima patris derivata»; de' quali essa è produttrice.
Thom. Aq., Sum. theol. Ili, 33, 1: cfr. 58. Or si spiega ecc. la virtù infor-
:
32, 4. Aristot., Phys. II, 25. mante ora si allarga, spiega, e si allun-
Anima: vegetativa. - virtute
52-54. ga, distende, secondo il bisogno che la
attiva: delseme paterno; cfr. Thom. Aq., muove per la formazione delle membra.
Sum. theol., I, 118, 1. - qual ecc. come : 59-60. ch'è dal cuor che deriva dal
:
l'anima d' una pianta, cioè vegetativa, cuore del generante, nel quale è la vir-
con questa differenza, però, che l'anima tù postavi da Dio, diretta a formare
della pianta è già a riva, è arrivata alla tutte le membra (vv. 40 sg.).
sua perfezione, mentre nell'uman feto la V. 61-78. Inftisione dell'anima ra-
vita vegetativa è solo un avviamento, do- zionale nel corpo. L'origine dell'anima
vendo passare alla vita sensitiva, e quindi umana è problema sì arduo, che, per
Thom. Aq., Sum. theol.
alla razionale; cfr. tacere dei filosofi antichi, anche i SS. Pa-
- « Se bene pare che Dante in
I, 118, 2. dri tentarono tre diverse vie per iscio-
queste parole non voglia che tra l'ani- glierlo. Origene e i suoi seguaci, accet-
ma vegetativa delle piante e quella de- tando la dottrina platonica della preesi-
gli uomini sia altra differenza, se non stenza, insegnarono che tutte le anime,
che quella delle piante è compita e for- create da Dio al principio del mondo,
mata, non aspettando altra anima, né sono confinate nei corpi in punizione di
sensitiva, come i bruti, né razionale, peccati commessi prima dell' infusione
come gli uomini non devemo però cre-
; nei medesimi dottrina condannata dalla
;
dere, che egli volesse dire questo solo, Chiesa. Tertulliano e i suoi seguaci pro-
e che non sapesse che l'anima vegeta- pugnarono il traducianismo. secondo il
tiva delle piante e delle fiere e degli quale, nel momento stesso che il corpo
uomini sono di diverse spezie » Varchi.
; del generante genera un nuovo corpo,
Cfr. Oonv. IV, 7. l'anima sua genera una nuova anima ;
556 [salita] PURG. XXV. 61-70 [INFUSIONE DELL' ANIMA]
Con Lattanzio e S. Agostino gli Scola- secondo gli Scolastici, una Intelligenza
stici insegnarono invece il creazionismo. universale che si comunica all' anima
cioè la dottrina che ogni anima è creata senza farne parte e senza essere addetta
immediatamente da Dio ed infusa nel ad alcun organo particolare del corpo ;
corpo. « AnimsB non sunt creat® ante cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, 76, 1; 79,
corpora sed siinul creantnr, cum cor-
; 10 87, 1 88, 1 I, li, 50, 4, 5, ecc. D. di-
; ; ;
poribus infunduntur; Thom. Aq., Sum. stingue cogli Scolastici l'intelletto pos-
theol. I, 118, 3 e 2. E a questa opinio- sibile dall'intelletto agente. Il primo, che
ne si attiene D., ammettendo che a un non sarebbe in fondo se non la generica
dato momento Dio crei ed infonda nel capacità nostra d'intendere, è propria-
feto uno spirito pieno di virtù, il quale mente « id per quod homo intelligit »
tira in sé l'anima già esistente, vegeta- (Thom. Aq., Comp. theol., cap. 80); ma
tiva e sensitiva, e ne fa un'anima sola esso si limita a ricevere « formas intelligi-
che, nella sua unità, è tutt' insieme ve- biles a rebus sensibilibus» (ibid. cap. 81),
getativa, sensitiva e razionale. e ciò mediante le facoltà sensitive (ibid
61. animai :il feto umano, prima che cap. 82). Se non che, essendo tali forme
il Creatore gli abbia infuso l'anima razio- « particulares », ne segu« che « non sunt
nale; cfr. Conv. IV, 7. Aristot., De ari. intelligibiles actu sed potentia tantum,
II, 3. - fante: ente che può ragionare intellectus enim nonnisi universalia in-
e parlare, da fari = parlare, che è pro- telligit. Quod autem est in potentia, non
prio dell'uomo solo; cfr. Vul. Eloq. I, 2. reducitur in actum nisi ab ali quo agen-
62. tal: sì diffìcile a spiegare. te »; e poiché ciò non può esser fatto
63. più savio Averroe (cfr. Inf. IV,
: dall' intellectus possibilis che « magis est
144), il quale nel suo commento sopra in potentia ad intelligibilia, quam intel-
Aristotele (De An. 1. Ili) insegna esservi ligibilium activus,... necesse est ponere
due principii intellettuali, l'uno passivo, alium intellectum qui species intelli-
l' altro attivo. L' attivo è impersonale, gibiles in potentia faciat intelligibiles
eterno, disgiunto dagli individui, che tut- actu. ... et hunc dicimus intellectum agen-
tavia ne diventano partecipi- Il passivo è tem. » (Ibid. cap. 83).
transitorio e dipende dall'attivo, il quale, 66. da lui: dall'intelletto possibile. -
perciò, unito coli 'individuo quanto alla assunto alla sua operazione. « Non vid-
:
forma, è, quanto all'essenza, disgiunto de che nel corpo umano fusse nessuno
da esso, ed è uno solo per tutti gli uomini. organo deputato propriamente a lo in-
«Distrutta per tal modo » dice l' Ozanam telletto, come è l'orecchio ad udire, li
« la diversità dell' intelletto possibile, occhi a vedere, e così del li altri senti-
che solo è immortale, dopo la morte non menti » Buti. ;
rimane delle anime umane altro che 67. Apri ecc. disponi la tua mente a
:
l'unità dell'intelletto, e così restan sop- ricevere la verità che su questo argo-
presse le pene, e le ricompense della vita mento sto per comunicarti.
eterna non possono più aver luogo. » 69. l'articular: l'organizzazione.
Contro questa dottrina Thom. Aq., Sum. 70. motor primo Dio cfr. Thom. Aq.,
: ;
contra Oent. II, 73. Sum. theol. I, 76, 2; Sum. a lui: al feto. -
theot. I, 105, 2. -
79, 5; 117, 1; 118, 2; I, il, 50, 4, ecc. lieto : « Laetabitur Dominus in operibus
65. possibile :
1' intelletto possibile era suis»; Psl. CHI, 31 ; Cfr. Purg. XVI, 89.
[salita] Purg. xxv. 71-85 [anima d. la morte] 557
71. arte: il corpo umano, capo d'opera dopo la morte. Ma, continua Stazio,
cheè«quoddam instrumen-
della natura, quando 1' anima
sveste dell' involucro
si
tum Dei moventis»; Thom. Aq., Sum. corporeo, le facoltà organiche relative
theol. I, il, 6, 1. -spira: « Inspira vit in all' umano composto, quelle cioè della
faciem eius spiraculum vitae » Genes. ; vita e del senso, restano spente in quanto
II, 7; cfr. Sap. XV, 11. all'atto, e solo sussistono nell'anima
72. spirito nuovo l'anima razionale al-
: virtualmente; il contrario avviene delle
lora creata. - repleto repletus, ripieno.
: . facoltà intellettuali, parte divina del-
73-75. ciò che trova: l'anima vegetativa l' uomo; le quali, non risedendo negli
e sensitiva. - quivi: nel feto. L'anima organi ma in lei sola, non pure sono at-
intellettiva, novellamente creata, tira, tualmente superstiti, ma acquistano mag-
attrae nella propria sostanza l' anima giore energia per la separazione dal corpo
vegetativa e sensitiva, e forma di sé e ch'era loro d'inciampo. L'anima va im-
di quella un' anima sola (cfr. Purg. IV, mediatamente al proprio destino.
1-6), che vive (in quanto è vegetativa), e 79, Lachesìs: la Parca che fila lo sta-
sente (in quanto è sensitiva), e (in quanto me della vita; cfr. Purg. XXI, 25. Vuol
è intellettiva) se in sé rigira, cioè si ri- dire: quando V uomo è pervenuto al ter-
piega su se stessa, ha coscienza della mine della sua vita, l'anima si scioglie
propria esistenza. « Quae (anima) cum dal corpo, portando seco virtualmente
secta duos motum glomeravit in orbes, le potenze corporali e spirituali. Cfr.
In semet reditura meat mentemque pro- Virg., Aen. IV, 694 sg.
fundam Circuit et simili convertit ima- 82. l'altre potenze ecc. : le facoltà sen-
giunto (unito) all'umor acqueo della vite, « Haec igitur triamemoria, intelligentia,
lo converte in vino, cosi lo spirito novel- voluntas, quoniam non sunt tres vitae, sed
lamente da Dio creato e spirato, unito una vita, non tres mentes, sed una mens,
all'anima vegetativa e sensitiva, ne fa consequenter utique nec tres substantiae
un' anima sola, che vive, sente e pensa. sunt sed una substantia»: S. Aug., Trinit.
Dell'uva Cicer., De Senect. XV, 53: « Qua3 X, 11; cfr. Thom. Aq., Sum. theol. 1, 77, 8.
et succo terree et calore solis augescens, 85-86. sanza ecc. appena sciolta dal:
prima est peracerba gustatu, deinde ma- corpo, l'anima cade subito per sé stessa,
turata dulcescit ». mirabilmente, cioè per interno divino
v 79-87. Inesistenza dell'anima impulso, o alla riva dell'Acheronte, Inf.
558 [salita] Purg. xxv. 86-102 [CORPI AEREI]
91
e come l'aere, quand'è ben pi orno,
per l'altrui raggio che in se si riflette,
di diversi color diventa adorno )
Ili, 122 sgg., o alla foce del Tevere, 92. altrui: del sole. Il corpo aereo si
Purg. II, 100-105. forma sotto l'azione dell'anima, come
87. quivi: all'una delle due rive, -le l'arcobaleno sotto l'azione del sole.
sue strade il suo destino, se vada nel-
: 94-96. cosi: in egual modo l'aere cir-
V Inf. o nel Purg. costante al luogo in cui 1' anima si è fer-
Y. 88-108. I corpi aerei. Stazio con- mata, s'atteggia, quasi materia, in quella
chiude suo ragionamento dicendo co-
il forma di corpo umano che in esso im-
me appena l'anima è giunta all'una delle prime 1' anima con la virtù informativa
due rive (v. 86), la potenza, inerente al- (cfr. v. 40 sgg.) ch'ella ha conservata.
l' anima per sé stessa, d' organare un - ristette si fermò. Dando un corpo alle
:
sta intorno, nella medesima forma e mi- bra nel senso che pur ebbe e che s' è già
:
sura che nel corpo materiale. veduto altrove, di figura - e quindi ecc.
:
'
. :
ri. « Velut aspectum arcus cum fuerit so, sino a quello della vista, il più com-
in nube in die pluviae»; Ezech. I, 28. plesso di tutti.
[GIRONE SETTIMO] PlTRG. XXV. 103-120 ["LUSSURIOSI] 559
gione del dimagrar delle ombre, del quale torturam » JBenv. Secondo molti, invece,
;
ghiera a Dio per ottenere purezza di co- 116-117. ad uno ad uno ecc. uno dopo :
stume; e tra l'uno e l'altro canto del- l' altro, e da sinistra io temeva d' abbru-
D. ricorda, eh' è di castità, è di Maria che gare cogli occhi, ma badare da un lato
rispose a Gabriele « Virum non eogno- al fuoco, dall'altro al precipizio.
sco » {Luca I, 34) il 2° della ninfa Elice,
: 120. per poco: per una momentanea
che fa scacciata da Diana per aver per- disattenzione o distrazione.
560 [girone settimo] Pukg. xxv. 121-i:;8 [lussuriosi]
Chiesa recita nel mattutino del sabato, Angelum: Virum non cognosco »; S. Bo- '
nel quale sono le parole: «Lumbos, je- navent., Spec. J?. Virg., lez. IV.
curque morbidum Elammis adure con- 129. bassi sommessamente, essendo
:
sguardo ora all'una, ora all'altra cosa. 138. con tal ecc. « Con così fatto sti-
:
con la parola cura le fiamme, che sono 139. la piaga: il peccato della lussuria.
il rimedio vero e proprio contro il pec- - da sezzo da ultimo, alla fine ; cfr. Inf.
:
i
o male delle anime; e che pasti sian VII, 130. - si ricucia: « sicut medicus
chiamati e l' inno che sempre si ricanta e suit plagam magnam, et aliquàndo urit
le grida fra cantata e cantata, che gio- illam igne, ne putrescat, ita seternus me-
vano, l'uno e le altre, a mantener le dicus peccatum luxuriae hic purgat per
anime nella loro buona disposizione. ignem, ne pariat saniem»; Benv.
CANTO VENTESIMOSESTO
GIRONE SETTIMO: LUSSURIA
bra del corpo suo fa parere più rovente 7. con 1' ombra che il mio corpo get-
:
la fiamma; e l'anime, avendo posto at- tava a sinistra, - rovente rossa. Il sole
:
tenzione a questo indizio di corpo mate- reude colla sua luce men rossa la fiam-
riale, si maravigliano, e alcune si avan- ma ma presso il luogo dove è questa
;
zano verso il P., chiedendogli come mai luce intercettata dal corpo di D., la fiam-
col corpo suo egli faccia ostacolo alla ma apparisce di un rosso più acceso.
luce del sole, quasi fosse ancor vivo. 8-9. epur ecc.: e a così piccolo indi-
1. sì come è stato detto nel canto
: zio,quale era quello del color rosso più
precedente, vv. 115 sg. vivo che la fiamma prendeva a causa
3. Guarda ecc. bada dove metti i pie-
: dell'ombra mia, vidi guardare insisten-
di, e ti giovi il fatto che io ti faccio ac- temente le anime, mentre camminavano
corto del pericolo. per la fiamma stessa.
4-6. feriami ecc.: il sole che co' suoi 10. iuizio: prima spinta.
11-12. cominciarsi a dir: si comincia- Ili, 88 sg. - rete: mors enim piscatur
rono a dire tra loro. - fittizio solo ap- : in magno mari mortaliuin, et omnia ge-
parente, aereo, quale hanno le ombre e nera animanti uni capit»; Benv.
che non impedisce il passaggio ai raggi V. 25-36. Incontro delle due schiette
solari; cfr. Purg. Ili, 26 V, 34. ; di lussuriosi. Mentre D. è per rispon-
13-15. quanto potevan farsi ecc. cer- : dere e manifestarsi, ecco un'altra schie-
tuni si accostarono a me quanto pote- ra di anime (lussuriosi contro natura)
vano, con scrupolosa cura di non uscire venire in direzione opposta a quella
dalle fiamme per non interrompere la della schiecfc a cui appartiene lo spirito
pena purificatrice. che ha parlato. Incontrandosi, le anime
16-17. tu che vai ecc.: cammini die- delle due schiere si baciano scambievol-
tro {dopo) i tuoi compagni, non per len- mente, secondo il precetto apostolico :
derio di sapere se tu sei veramente vi- Il Cor. XIII, 12. 1 Thessal. V, 26. I Pie-
vo, come sembri. - in foco: in questa tro V, 14. Questo bacio ravviva nelle
fiamma. « Mitte Lazarum ut intingat anime il ricordo de' baci voluttuosi d' un
extremum digiti sui in aquam ut refri- tempo, che esse ora espiano.
geretlinguam meam, quia crucior in hac 25-26. un: è, come si dirà ne' vv. 91
fiamma » ; Luca XVI, 24. sgg., Guido Guinizelli. - mi fora mani-
20. questimiei compagni.»*" sete
: : festo:mi sarei manifestato; cfr. Nan-
brama ardente [« Sitivit in te anima nuc, Terbi, 403. - non fossi atteso: non
jnea » Psal. LXII, 2] « aviditatem bi-
; avessi badato.
bendi verba tua » Benv. ; 28. del cammino acceso : della via oc-
21. che ecc.: « che non bramino 1 acqua cupata dalla fiamma.
fresca i popoli dell'India e dell'Etiopia, 29. a questa alla gente eh' andava nel-
:
regioni dal sole riarse »; Lomb. la stessa direzione dei P. e s' era loro av-
22-24. com'è ecc.: com'è che tu fai col vicinata, v. 13. Cfr. Inf. XVIII, 26 sg.
tuo corpo ostacolo {parete) ai raggi del 30. mi fece ecc. mi rese tutto assorto
:
sole, come se fossi ancor vivo. Cfr. Purg. (cfr. Purg. XII, 78) nell'osservarla.
[GIRONE SETTIMO] PURG. XXVI. 31-45 [ES. DI LUSSURIA] 563
31. Lì: al punto dell'incontro. - farsi piovere fuoco e zolfo in pena di quei
presta: affrettarsi. peccati contro natura onde gli spiriti
32. ciascun'omfora: delle due schiere. - di questa schiera furono rei; l'altra no-
una con una ad una ad una « in impro-
: ; mina Pasife, la madre dell' « infamia di
perium nefaria3 conimi ctionis, quam in Creti » (Inf. XII, 12 sgg.), esempio di
sseculo peregerunt » Benv. ; bestiale tralignamento del naturale amo-
33. senza restar: senza fermarsi dopo re tra maschio e femmina cfr. Horat., ;
il bacio, paghe di questo rapido, ma cor- Od. II, v, 1 sg. Ovid., Beroid. V, 17 sg.
diale e festoso saluto. Dopo di che le due schiere si separano.
34-36. schiera bruna : fila bruna delle 37-38. Tosto che parton ecc. appena, :
localo atque percontatio ? » Plin.,Hist. nizelli. - entra: Al.: entrò: cfr. Moore,
nat. II. Cfr. L.Yent., Simil., 453. Per Crit., 420 sg. - Pasife: figlia di Apollo
spiare nel sensom domandare, cfr. Bar- e della ninfa Perseide, moglie di Mi-
bi, Bull. XVIII, 18. Le descrizioni che nosse e madre del Minotauro cfr. Inf. ;
delle operose schiere delle formiche fe- XII, 12 sgg. Ovid., Ars. Am. I, 2,
cero Yirg., Aeri. IV, 404 sgg. e Ov., 295 sgg.
Met. VII, 624 sgg. ancorché mirabili per
, 43-45. grue: un'altra similitudine trat-
evidenza e verità di particolari, non han- ta dalle gru si ha nell' Inf. V, 46. ciò Ma
no i due tocchi dell' ammusare e del- che si dice stavolta delle gru, è cosa ipo-
V espiare, che umanizzano le formiche e tetica, non potendo darsi che di questi
rendono in qualche modo drammatico il uccelli contemporaneamente vada una
loro incontrarsi e soffermarsi per via. parte, schiva dal sole, cioè del caldo,
V. 37-48. Esempi di lussuria. Su- al nord, e altra, schiva del gelo, al
bito che quelle anime si sono baciate, sud: o vanno tutte nell'una direzione,
nell'atto di allontanarsi, gridano a chi o tutte nel! altra. - Rife Kifee, come
:
più può, esempi di lussuria. La schiera Tifo per Tifeo in Inf. XXXI, 124. I
ultima venuta rammenta le città di Sod- Greci collocavano vagamente i monti
doma e Gomorra, sulle quali Dio fece Ilifei, detti anche Iperborei, nelle re-
f><>l [GIRONE SETTIMO] PLUG. XXVI. 4G-60 [RISPOSTA RITARDATA]
fiche più estese e sicure. Sembra che persone attente per ascoltare.
D. li nomini qui come monti del Set- 52. due volte: ora e prima dell'incon-
tentrione in genere cfr. Virg., Georg.
; tro con la nuova gente. - lor grato il :
XXIV, 85. Tirg., Aeri. X, 264 sg. La cfr. Purg. XXI, 67 sg.
similitudine riesce un po' faticosa, e non 55-56. non son rimase ecc. io non sono :
di virtù e di vizio più convenienti alla Inf. II, 94-96. Secondo altri, sarebbe
condizione e alla colpa di ciascuno; cfr. Beatrice cfr. Par. XXXI, 79 sgg.
;
Purg. XXV, 128 sgg. 60. per che: per la quale grazia, im-
V. 49-60. Risposta ritardata» Dopo petratami dalla celeste Donna. - il mor-
che le due schiere si sono separate, quei tai la parte mortale, il corpo cfr. Purg.
: ;
medesimi che prima lo avevan pregato V, 106. - pel vostro mondo per lo « se- :
(vv. 16 sgg.), gli si riavvicinano composti colo immortale » ; Inf. II, 15 sg.
a grande attenzione per ascoltarlo. Ed V. 61-66. Preghiera di D.
alle ani-
egli risponde « Sono ancor vivo, e sal-
: me. Appagato il D. pre-
loro desiderio,
go in alto per illuminare la mente mia ga le anime di manifestarglisi e dirgli
sì che io non abbia più ad errare. Alla altresì chi sono quelle altre che cammi-
intercessione di una donna del cielo io nano nella fiamma in direzione opposta
devo la grazia di recar qui dal mondo a loro, promettendo di scriverne a me-
il mio corpo mortale. » moria degli uomini.
[GIRONE SETTIMO] PURG. XXVI. 61-75 [lussuriosi] 565
61-63. se ecc. : così sia presto soddi- quel modo ombroso e quasi selvaggio,
sfatto il maggior vostro desiderio, quello onde pare ch'egli eviti il consorzio de-
della beatitudine celeste, -pien d'amore: gli uomini civili » L. Yent. Sim., 297.
;
per essere la sede dei beati, pieni di ca- - s'inurba entra in città (in urbem) per
:
rità. « Nota che D. augura a queste ani- la prima volta. « Specialiter poeta intel-
me, già ree di colpe amorose, d'andare ligit de montano habitante in alpibus
appunto a quella parte del cielo eh' è Florentiae, qui prima vice qua venit Flo-
tutta amore, come si dice Par. XXX, rentiam, videns excelsa palatia, homi-
40, 52 » Betti. - più ampio
; essendo so- : nes civiles, mirabiles sirenes, non satia-
pra tutti gli altri cieli e contenendoli tur visu, et videns tot numquam visa
tutti in sé cfr. Gonv. II, 4. Thom. Aq.,
; obstupescit hunc actum viderat poeta
:
Bum. theol. I, 66, 3; I, 102, 2; I, 112, 1. aliquando in ipsa patria sua » Benv. ;
V. 67-93. Zie due schiere ed il loro sa; AL: si muta; cfr. Moore, Grit., 421 sg.
peccato. Dopo un momento di generale 73. marche: contrade, regioni; cfr.
stupore, prodotto dal vedere colà chi è an- Purg. XIX, 45.
cora in prima vita, 1' anima che aveva 74. colei : l'ombra del Guinizelli, cfr.
già rivolto la parola a D., risponde :\ v. 16-25.
« Quei che vanno in direzione opposta 75. per morir : Al. : per viver, giacché,
a noi, furono sodomiti. Noi peccammo si dice, D. stesso afferma che « va su
di lussuria conforme a natura ma, per ; per non esser più cieco » (v. 58), dun-
avere ecceduto bestialmente nell' asse- que per viver meglio. Se non che la tra-
condare l' istintivo appetito, gridiamo diz. dei mss. ci porta a morir; e se ap-
in nostro obbrobrio il nome di Pasifae. punto dal parere meglio armonizzante
Io non ho tempo di dire, né saprei, i col v. 58 la lez. viver potè venire la spin-
nomi di tutti i miei compagni ti dirò : ta a cambiare morir in viver, non ve-
solo che io sono Guido Guinizelli. » diamo quale impulso, né donde, ci po-
67. stupido stupito; cfr. Conv. IV, 25.
: tesse essere a mutare, se primitiva, la
- si turba: si confonde. lez. viver. Del resto il modo della morte
68. ammuta: ammutolisce, guarda a ha importanza decisiva per la vita eter-
bocca aperta. na oltremondana: può rimediare a una
rozzo e salvatico: « rozzo, quanto
69. vita rea e può compromettere il premio
alle parole e agli atti; selvatico, per di una vita buona. Cfr. Moore, Grit.,
566 [GIRONE SETTIMO] PURG. XXVI. 76-90 [LUSSURIOSI]
ma
perchè non servammo umana legge,
seguendo come bestie l'appetito,
85 in obbrobrio di noi, per noi si legge,
quando partiamei, il nome di colei
che s' imbestiò nelle 'mbestiate schegge,
8S Or sai nostri atti e di che fummo rei :
422 sg. - imbarche metti nella tua bar-: rectam rationem delectatione venerea
ca, raccogli cfr. « la navicella del mio
: utitur. Quod quidem contingi t duplici-
ingegno » Purg. I, 2. ter: uno modo secundum materiam in
76. offese: peccò. qua huiu smodi delectationem quaerit;
77. di ciò di sodomia. - Cesar a mo-
: : alio modo secundum quod, materia de-
tivo della sua amicizia con Nicomede, bita existente, non observantur aliae de-
re di Bitinia, Cesare fu salutato in una bitae conditiones » Thom. Aq., Sum. ;
49. D. unisce in uno i due fatti proba- gione e non si assecondi senza freno
bilmente attingendo dalle Magnce Deri- alcuno il talento, l'appetito, come fanno
vationes di TTguccione da Pisa, dove si le bestie. « Chi dalla ragione si parte,
narra che regina di Bitinia fu aj>o-
' '
.... non vive uomo, ma vive bestia »:
mia, -si parton: da uoi (vv. 37 sgg.). schiera, -colei Pasifae. Per gli uomini
:
avente i due sessi; cfr. Ovid., Met. IV, nala in Inf. XII, 13.
288-388. « Peccatum luxurias consistit 90. tempo ecc.: essendo già sera. - non
in hoc, quod aliquis non secunaum saprei perchè non li conosco tutti.
:
[GIRONE SETTIMO] PURG. XXVI. 91-102 [GUINIZELLI] 567
figliale i suoi servigi. - « Perchè mi mo- me cari. - Al. Degli altri migliori ita-
:
questi eh' io ti addito, fu miglior poeta dolci e leggiadri di stile, di formain piena
di me. Egli superò tutti gli altri poeti e degna rispondenza col contenuto giac- ;
volgari, checché dicano gli stolti che gli ché, come ben dice il Rossi, nelle rime
antepongono il Lemosino. Così altri predi- del Guinizelli la novità sola davvero
carono già sommo poeta Guittone d'Arez- importante quanto all' arte, è « la vivace
zo, finché la verità fu riconosciuta da intuizione dell' alto e puro sentimento
molti. Ora, giacché la grazia divina ti che a quel concetto [di Amore insepa-
concede di andare in Paradiso, giunto ribile da cuor ge?itile] lo aveva condotto
lassù, prega Cristo per me. » Detto ciò, e che, rotte alfine le pastoie dell'imita-
il Guinizelli dispare nel fuoco, forse per zione, egli espresse con immediatezza,
dar luogo a quell' altro da lui additato. con eleganza, con efficacia sino allora
94. tristizia: dolore per la morte del inusate » Let. D., Le opere min. di
;
strare ai 7 che andavano a Tebe il fonte un pezzo a nuli' altro badando che a
Langia (Purg. XXII, 112), e peri morso guardarlo cfr. Giobbe II, 13.
:
105. con raffermar ecc.: con giura- 117. fabbro: poetò meglio nel suo vol-
mento, v. 109. gar provenzale che io non facessi nel mio.
106. vestigio ecc.: traccia, impronta «Materno sta qui in opposizione al latino
nella mia memoria. in cui molti componevano a quel tempo,
107. odo: della grazia a te concessa, ma che non era più lingua popolare o ma-
v. 55-60; cfr. v. 73 e 75. terna»; Br. B. « Vulgarem locutionem as-
108. Lete: le acque del fiume della di- serimus, quam sino omni regula, n^ricem
menticanza; cfr. Purg. XXVIII, 130; imitantes, accipimus» \DeYulg.Eloq.\.l.
XXXI, 91 sgg. XXXIII, 91 sgg. - tor-
: 118.Versi d' amore poesie erotiche
:
numero oV anni passato che apparirono dus de Bornello », De Yulg. El. II, 2, 6),
prima questi poete volgari. celebre poeta provenzale, nativo di Es-
114. faranno ecc. saranno sempre letti
: sidueil nel Limosino; fiorì dal 1175 sin
con gran piacere; cfr. Purg. XI, 97-99, verso il 1220. D. nel De V. E. lo chiama
dove D. sembra dire il contrario. cantore della rettitudine e 1' antica bio-
;
115. O frate: cfr. Purg. XI, 82 sgg. - grafia provenzale lo dichiara «miglior
questi: Arnaldo Daniello, v. 142. - scor- trovatore che alcun altro di quelli ch'era-
no : segnalo e distinguo di fra gli altri. no stati prima e che furono dopo di lui;
[GIRONE SETTIMO] PURG. XXVI. 121-134 [GUINIZELLl] 569
per che fu chiamato maestro dei trova- l' eccessivo provenzaleggiare, la oscu-
tori ». Qui pospone ad Arnaldo
t>. lo rità della frase, la contorsione studiata
Daniello, forse perchè agli occhi di lui le de' costrutti e i crudi dialettalismi anche
poesie di Giraldo erano troppo schive di quando pensiero e sentimento sono ele-
meditati artifìci di stile e d'espressione. vati e vigorosi e l'espressione ha pure nel-
Cfr. Canello, Vita ed op. del trov. Arri. l' insieme una sua particolare potenza.
Daniello. Halle, 1883, 38 sgg. - Lemosì: 125. di grido in grido: gridando ciò che
lat. Lemovices si può intendere della
: altri gridavano. - per lui solo a lui. « Q u el-
:
citta di Lemoges, oppure del Lemogino li eh' è cieco del lume della discrezione
ad faciendum malum nec in iudicio ; 126. con più persone: con un numero
idurimorum acquiesces sententise, ut a di persone maggiore di quei molti an-
vero devies »; Exod, XXIII, 2. - driz- tichi che dettero il pregio al solo Guit-
zan gli stolti, v. 119, danno retta alle
: tone. Al. col merito maggiore di parec-
:
voci dal mondo più che guardare e giu- chi poeti successivi che scrissero meglio
dicare da sé la verità. di lui, fra i quati il Guinizelli stesso.
122. sua : loro. Ligi all' opinione cor- Il v. non è de' più perspicui.
rente, fermano, seguendo questa, la opi- 128-129. al chiostro ecc. al Par. « lo
: :
nione loro, senza interrogare le leggi quale è chiusura de' beati, come lo chio-
arte e della ragione. « Plures enim
dell' stro è de' religiosi chiusura consolatoria
magnum saepe nomen falsis vulgi opi- e refrigeratoria » (Bufi) sicché Cristo, ;
nionibus abstulerunt»; Boet., Gons. phil. signore dei beati, è in tale chiostro
Ili, pr. 6. 1' abate del collegio, della comunità.
dunque spiaceva in Guittone a D., né luogo all'altro che avea presso di sé,
poteva essere altrimenti, dato lo stile cioè ad Arnaldo. Torraca « per far po- :
« rozzo insieme e affettato » delle scrit- sto più adatto a un' altra ombra che gli
ture di Guittone, dove ci disgusta spesso era vicina ».
570 [GIRONE SETTIMO] PU11G. XXVI. 135-148 [ARNALDO DANIELLO].
136 Io mi mostrato
feci al innanzi un poco,
e dissi eli' al suo nome il mio desire
apparecchiava grazioso loco.
139 El cominciò liberamente a dire :
sue orazioni. Fu costui un trovatore pro- sata follìa, e veggo giubilando il giorno
venzale (perigordino) che si compiacque che spero, dinanzi (a me). Ora vi prego
ne' suoi versi di forme complicate e dif- per quel valore che vi guida al sommo
ficili e quanto a strutture ritmiche e della scala (del Purg.), sovvengavi a
quanto alle rime (inventò la complica- tempo del mio dolore ! ». Per la lezione
tissima e difficile sestina), e forse ebbe ma,
di questi versi, di facile intelligenza
più celebrità da questi vv. di D. che che furono guasti da amanuensi ed edi-
non da' suoi componimenti giunti a noi. tori ignari del x>rovenzale, cfr. R. Re-
Fiorì nella 2 a metà del secolo xn, e pare nier in Giorn. stor. d. lett. ital., voi.
vivesse sin verso od oltre il 1200. Della XXV, pag. 315 sg. e noi ci atteniamo
;
sua vita sappiamo pochissimo, e de' suoi quasi interamente alla lez. del Renier. -
versi pòchi sono giunti a noi: cfr. Ca- plor ecc. piango lagrime di penitenza
:
;
137-138. disire : animo desideroso. «Gli sovenha ecc. la frase vi sovvenga del
:
'
dissi, eh'era sì vivo il mio desiderio di mio dolore vai quanto pregate per me '.
' '
sapere Chi si fosse, che avrei accolto 148. affina: purifica delle loro colpe;
con ispeciale amore il suo nome»; Poi. cfr. Purg. Vili, 120. « Arnaldo Daniel-
L' espressione apparisce finamente pen- lo.... nel suo bel sermone nativo deplora
sata e studiata nella sua gentilezza com- la sua passata follia e si dilegua lascian-
plimentosa, quasi D. creda riuscire, così doci in cuore una nota dolce e malinco-
parlando, meglio accetto al ricercatis- nica, per cui la chiusa di questo canto ci
simo trovatore a cui si rivolge. ricorda (lo. notò bene lo Zingarelli) quel
139. liberamente: senza farsi tanto della Pia »; D' Ovidio, N. St. I, 551.
[G IH ONE SETTIMO] PURG. XXVII. 1-6 [ANGELO] 571
CANTO VENTESIMOSETTIMO
V.1-15. L'angelo della castità. Sono mento si trova al meridiano insieme con
le ore 5 a /s di seva. I P. scorgono sul- la Notte vale a dire mentre sull' Ebro
;
l'orlo esterno della cornice un angelo che è mezzanotte. -Ibero: lat. Iberus, l'Ebro,
li invita a entrare nella fiamma. Negli fiume della Spagna, il quale nasce dai
altri cerchi del Purg. si fa menzione di Pirenei, percorre l'Aragona e la Catalo-
un solo angelo guardiano; in questo gna, e si getta nel mare Mediterraneo. -
sono due: l'uno di qua, l'altro di là Libra: segno dello zodiaco nel quale il
dalle fiamme. Il 1° è l'angelo della ca- sole entra il 21 settembre, nell'equinozio
stità, vero e proprio custode del settimo d'autunno; perciò nell'equinozio di pri-
girone il 2° sembra essere guardiano
;
mavera in esso trovasi, e con esso muovesi
dell' eutrata nel Par. terrestre, e fa ri- laNotte cfr. Par. XXIX, 2. Conv. III, 5.
;
2. fattore : Cristo, per cui tutte le cose quali si divide l' uffizio divino, recitata
furono create. « Omnia per ipsum facta a mezzodì cfr. Conv. TV, 23, dove si
;
sunt, et sine ipso factum est nihil quod legge: « E però sappia ciascuno che la
factum est » Giov. I, 3. - « Creare con-
; diritta Nona sempre dee sonare nel co-
venit Deo secundum suum esse, quod est minciamento della settima ora del dì. »
eius essentia, qua3 est communi s tribus Nona vale qui 7nezzodì. Al. da nova, di :
personis. Unde creare non est proprium novo, ecc. cfr. Moore, Crit., 423 sg.
alieni personae, sed commune toti Tri- 5. onde per la qual condizione di tem-
:
nitati »; Thom. Aq., Sum. theol. I, 45, 6. po nel Purg. si faceva sera.
3. cadendo: mentre l'Ebro, eh' è al- 6. lieto o di vedere anime sante, v. 11,
:
l' estremo confine occidentale, a 90° da cfr. Luca XV, 10 oppure in aspetto lieto
;
Gerusalemme, cade, cioè scende, scorre per far ben confidare i viandanti del re-
in giù, sotto la Libra, che in quel mo- stante cammino.
572 [GIRONE SETTIMO] PURG. XXVII. 7-26 [esitazione]
7. in sulla riva: sul sentiero, per il quale 16. commesse congiunte. : - mi protesi :
all'udir ciò, D. si risolve ed entra in esse. 25. dentro all'alvo: nel seno, nel mezzo.
[GIRONE SETTIMO] PlJRG. XXVII. 27-43 [esitazione] 573
lus de capite vostro non peribit ». Cfr. giovinetta babilonese, amava Piramo
Atti XXVII, 34. che abitava una casa attigua alla sua
29. fatti ver lei
appressati alla fiam-
: e con lui parlava per un buco del mu-
ma. - credenza fatti assicu-
e fatti far : ro di confine, contro il volere dei geni-
rare, che la fiamma non consuma, dal tori. I due amanti si dettero convegno
lembo di tua veste mettendolo in essa. sotto un gelso presso la tomba di Nino.
Far la credenza si diceva in antico di chi Tisbe vi arrivò la prima; ma un leone
pregustava le vivande de' principi per la costrinse a fuggire, e ne insanguinò
accertarli che non erano avvelenate. il velo, cadutole dal capo mentre fug-
mene lì immobile, sordo anche alla voce bondo in terra e lo chiamò per nome,
della coscienza che mi diceva di obbe- pregandolo di rispondere alla sua Tisbe ;
dire alla fidata guida assicurandomi che e al nome di lei il moribondo riaperse
non poteva non esser vero quel eh' egli gli occhi, riguardò un momento la sua
asseriva circa la natura di quella fiamma. diletta e spirò. Tisbe si uccise accanto
34. fermo e duro: Fermo si riferisce all'amante. Il gelso intanto, le cui radici
al corpo immobile, duro all' ostinazione erano state intrise del sangue di Piramo
dell' animo. « Ille qui in suo sensu per- e che aveva già fatte rosse le bacche
severa^ rigidus et durus per similitudi- sue, tali le conservò secondoil desiderio
nem vocatur»; Thom. Aq., Sum. theol. espresso da Tisbe stessa prima di mo-
III, Suz>pl. I, 1. rire; cfr. Ovid. Met. IV, 55-166.
35. turbato: della mia strana ostina- 38. in su la morte: in punto di morte.
zione, -un poco: «more sapientis»; Benv. 40. solla: cedevole, arrendevole; cfr.
36. tra Beatrice e te ecc.: questa fiamma Inf. XVI, 28. Purg. V, 18.
è il muro che solo ti separa da B. V. cono- 41. il nome: di Beatrice.
sceva già l'effetto sicuro di parole siffatte 42. mi rampolla mi risorge, mi rinasce
:
dicono meglio di ogni parola quanto egli 7 Sg.; 119; XXV, 8 sg.
XXIV,
abbia sentito la potenza di queir ultimo 49. dentro: nella fiamma. - Dogliente
argomento, V. chiede con bonaria ironia vetro: vetro liquefatto, « quod est summe
e simulata ingenuità: «Vogliamo dunque calidum» {Benv.), parrebbe acqua fresca
rimanerci di qua dalle fiamme?» E alla alparagone di quelle ardentissime fiam-
domanda il maestro fa seguire un signifi- me. Cfr. Ariost., Ori. Vili, 20.
cativo, benevolo sorriso. - come ecc.: nel 51. sanza metro: senza misura: indi-
modo che si sorride a un fanciullo, il cibilmente intenso.
quale dalla promessa di un pomo si la- 53. pur: solo, opperò di continuo.
scia indurre a far cosa che prima non 54. Gli occhi « Gli occhi di Beatrice
:
questa scena è davvero maggiore che quel II, 16 ma nel senso letterale sono i cari
;
d'una fiamma»; D'Ovidio, N. St. I, 551. occhi della donna amata, il ricordo de'
V- 46-63. Il passaggio attraverso quali accortamente il maestro ravviva
la fiamma. Vedendo D. risoluto ad ub- nell'animo del discepolo insieme con la
bidire, V. entra primo nel fuoco e prega sicura speranza di presto rivederli, per
Stazio di venire ultimo tra essi due è : accrescergli animo a proseguire il breve
D. Il calore dentro la fiamma è indici- ma tormentosissimo cammino.
bile. Per confortare D., V. gli vien par- 55-57. Guidavaci ecc. tra le fiamme
:
lando di Beatrice. Intanto fuor della i P. non,, possono esser certi di tenere
fiamma, là dov'è la scala per montare la giusta direzione ma seguono il suono
;
al Par. terrestre, un angelo invita con della voce e riescono al luogo desidera-
le parole '
Venite, benedetti del Padre to. È la voce dell'angelo, il quale però
mio! ', ed esorta i viandanti ad affret- non si dice che cancellasse dalla fronte
tare il passo prima che annotti. di D. l'ultimo dei 7 P; fu questo forse
46. innanzi: per far coraggio a D. e tolto via dalla fiamma ? - pur a lei solo :
luogo dove cominciava la scala, -tal ecc.: rimento, salendoli. Erano saliti pochi
cfr. Purg. II, 39; IX, 81; XV, 10-30. scaglioni, quando si accorsero del tra-
63.mentre ecc. finché non tramonti
: montare del sole, vedendo mancare l'om-
il sole vige anche lassù la legge espo-
: bra del corpo di D. Si noti il rimare di
sta in Purg. VII, 44 sgg. saggi con saggi, ma la parola ha diverso
V. 64-93. Principio della salita e significato ne' due luoghi.
riposo. Mancano pochi minuti alle 6 69. sentimmo ci accorgemmo. - saggi:
:
fa suo letto d'uno scalino. Il modo con avesse diffuse dappertutto le sue tene-
cui si adagiano, aspettando il nuovo so- bre. Il senso letterale non è ben sicuro :
le*, è descritto con due similitudini D. : forse dispensa qui vale ciò che si as- '
come capra custodita dal pastore, Vir- segna, parte assegnata', e D. vuol dire:
gilio e Stazio come mandriani che ve- '
prima che la notte avesse occupate e
gliano attendendo al gregge. Dall'angu- rese ugualmente scure tutte le parti del
sta scala dove riposa, si mostrano a D. cielo, ormai sue '.
lo stelle più lucenti e più grandi del 73. d'un grado fece letto: si coricò so-
solito. Mentre D. guarda le stelle e me- pra un gradino.
dita fra sé, si addormenta. 74. la natura : tale, che, tramontato
64-66. Dritta: « dice che quest'ultima il sole, non si può salire ; cfr. Purg.
via, scavata essa pure nel masso vivo, VII, 44 sg. - affranse : annientò, tolse.
era dritta; che era battuta dai raggi 75. il diletto: il piacere.
solari prossimi a estinguersi ; che, sa- 76. manse : mansuete, addomesticate.
576 [salita] Pukg. xxvn. 77-93 [iìiposo'
in tal modo serve loro di guardia. Al. quella fenditura del monte entro la quale
e lor di posa serve: lez. non facile a es- era la scala. - d'alta: Al. dalla. Che :
sere interpretata in modo che sodisfac- la grotta (rupe; cfr. Purg. XIII, 45 ecc.)
cia, eppur data da ottimi codici. Cfr. fosse alta, risulta chiaro dal v. sg.
Moore, Grit., 425 sg. 88. Poco le pareti essendo alte e la via
:
-fuori: di casa sua, in campagna. «Ipse 90. di lor solere del loro solito. - mag-
:
Yesper ubi e pastu vitulos ad tecta re- coll'aumentata purità e finezza dell'aria
ducit Auditisque lupos acuunt balatibus in quell'alta regione; e quanto alla par-
agni,Considit scopulo medius numerum- venza di più grande volume, bisogna
que recenset » Virg., Georg. IV, 433 sg.
; dire che il P. credesse di aver salito
83. lungo : presso. - peculio : in senso tanto, da essersi avvicinato in modo ap-
di gregge, ma riferitometaforicamente prezzabile alla sfera stellata, sì che le
ad uomini, si ha anche in Par. XI, 124. stelle dovessero comparire più grandi;
84. sperga: disperga, distrugga. concetto che per la dottrina di quel tempo
85. allotta: allora; cfr. Inf. V, 53; sulla distanza di questi astri niente ha
XXXI, 112, ecc. di assurdo » Antonelli.
;
dar per un prato cogliendo fiori per in- per exemplum ad imitationem suam pro-
ghirlandarsene il capo. Essa canta, e nel ximos accendit, multos in opere bono fi-
suo canto dice che è Lia, la quale si di- lios generat»; Greg. Magn., Rom. 14 in
letta dell'operosità, mentre Rachele, sua Ezecìi. - « Quid per Liam nisi activa vita
sorella, si diletta di contemplarsi di con- signatur? Quid per Rachelem nisi con-
tinuo nello specchio. Come l'aquila del- templativa? In contemplatione princi-
l'altro sogno (Purg. IX, 19 sgg.) signi- pium, quod Deus est, quaeritur in opera- ;
ticava Lucia, così la bella donna prean- tone autem sub gravi necessitatum fasce
nunzia Matelda che D. vedrà nel Par. laboratur » Id., Moral. VII, 28. « Vita
;
terrestre. E per i SS. Padri e per gli Sco- hominis convenienter dividitur per acti-
lastici (cfr. la n. 101), Lia e Rachele, figlie vam et contemplativam »; Thom. Aq.,
di Laban e mogli del patriarca Giacobbe, Sum. theol. II, n, 179, 1. -«Iskb duse
figurano la l a la vita attiva, la 2 a la vita vitse significantur per duas uxores Ia-
contemplativa. Come Lia preannunzia cob activa quidem per Liam, contem-
:
dee compiere infra a uno anno, o sei tio, quod pertinet ad intellectum prac-
mesi, o tre, o infra '1 termine di dieci ticum sive activum » ibid. II, il, 179, ;
dì. E
questi sogni, che si fanno intorno 2. - « Deum diligere secundum se est
all'alba del dì, secondo che dicono, sono magis meritorium quam diligere proxi-
i più veri sogni che si facciano, e che mum.... Vita autem contemplativa di-
meglio si possano interpretare le loro recte et immediate pertinet ad dilectio-
significazioni»; Passavanti, Specchio di nem Dei.... Vita autem activa directius
pen., Fir., 1843, p. 407. ordinaturaddilectionem proximi» ibid. ;
Div. Comm., 8 a ed
578 [salita] PtTRG. xxvii. 103-116 [risvegli!
telletto » ; Futi. Cfr. Conv. IV, 22. De 109. antelucani : precedenti la luce de
Mon. I, 4. sole. Cfr. Purg. I, 115 sg. « Tamqnar
103. Per piacermi : io mi adorno qui gutta roris antelucani, quae descendit i:
colle opere (fiorì) per piacere a me stessa, terram»; Sapien. XI, 23.
quando mi specchierò in Dio, specchio 110. più grati perchè annunziano sem
:
ca; cfr. Purg. X, 106. «Santo Bartolo già. » Veramente più lontani è lezion
fu iscorticato.... e non si smagò dalla di molti codd. ma l' altra contiene
; m
volontà di Dio»; Fra Giord., Fred., Ed. concetto famigliare a D. e il solo qu
Moreni, I, 125. conveniente. « Quanto la cosa desiderati
105. miraglio dal suo specchio, che è
: più s' appropinqua al desiderante, tant<
Iddio. Per miraglio, prov. miralh, usato il desiderio è maggiore » Conv. Ili, 10 ;
dagli antichi nel senso di specchio, cfr. - « Omne diligibile tanto magis diligitur
Biez, W'òrt. II 3 37 8. Nannuc, Verbi, 749.
,
quanto propinquius est diligenti»; B
- siede : « Sedens secus pedes Domini Mon. I, 11. E poi, se si leggesse più, D
audiebat verbum illius » ; Luca X, 39. implicitamente verrebbe a dire che l'au
106-107. de' suoi ecc.: ella è deside- rora è tanto men grata al pellegrino
rosa di vedere i suoi begli occhi nello quanto meno è lontano da casa sua, eh»
specchio, come io dell' adornarmi co' fiori è falso. D' altra parte D. non era più
trascelti colle mie mani ella si bea nella
; ma men lontano e dal Paradiso terre
contemplazione, io nell'operare. stre, destinato già per patria terrena al
V. 109-123. Salita al Paradiso ter- 1' uomo, e dal Paradiso celeste, vera pa
restre. Sono le ore 6 J /2 di mattina. D. tria di lui. Cfr. Moore, Crit., 426 sg
si sveglia, e vede V. e Stazio già levati. 113. leva' mi : mi levai.
V. gli dice: «Questa felicità che gli V. e Stazio « del mon
114. gran maestri:
uomini vanno cercando per tante e sì do sì gran maliscalchi »; Purg. XXIV, 99
diverse vie, appagherà oggi nel terre- 115-116 pome: pomo, cfr. v. 45. Conv
stre Paradiso le tue brame ». Oltremodo IV, 12. Il pomo che la cura dei mortai
lieto di sì fausto annunzio, D. sente rad- va cercando per tanti rami, per tanti,
doppiato il volere di giungere sulla som- e diverse vie, è il vero bene, quello ch<i
mità del sacro monte, così che sale il rende l'uomo veramente felice. « Omniì
rimanente della scala quasi volando. mortalium cura quam multiplicium stu
[salita] PURG. XXVII. 117-131 [CONGEDO DI VIRG.] 579
diorum labor exercet, diverso quidem soglia del Par. terrestre, V. guarda fiso il
calle precedit, sed ad unum tamen bea- suo alunno e si congeda da lui, dicendo-
tìtudinis finem nititur pervenire. Id au gli « Tu hai già vedute le pene dell' Inf.
:
tem est bonum, quo quis adepto nihil e del Purg. e sei giunto in luogo, dove io
,
ulterius desiderare queat»; Boet., Cons, non so più quel che occorre £er esserti
phil. 2. - la cura: nominativo.
Ili pr. guida. Ti guidi pertanto il tuo volere
Senso mortali con tanta cura e in
: che i sino all' apparizione di B. £)a me non
sì varii modi vanno cercando. aspettar più parole o cenni; tu sei or
117. porrà in pace ecc. appagherà : mai pienamente padrone di te. »
acqueterà i tuoi desiderii. 125. grado superno : lo scalino più alto,
119-120. strenne; I comm. ant. spie soglia del Par. terrestre.
gano strenna o mancia, cioè dono o
' '
; 126. ficcò: mi guardò fisamente; cfr.
novella, annunzio. Certo strenna valse Inf. XII, 46 ; XV, 26. Purg. XIII, 43, ecc.
*
mancia o dono ', ma più precisam. se- 127. il temporal fuoco: del Purg. -
condo che scrive Pietro di D., « mancia T'eterno: dell' Inf. Per il senso di 'fuo-
qua e datur in principio calendarum ». co', conche si designano tutte sinteti-
Il Cavalca poi (Specchio dei peccati, Fi- camente le pene dell'altra vita, cfr. le
renze, 1828, p. 79 e cfr. Simbolo degli osservazioni del D' Ovidio, N. St. I, p. 208
Apost., Koma, 1763, pag. 95) parla del sgg. e 370 sg.
« dare o ricevere strenne in calendi gen- 128. in parte nel Par. terrestre, figura
:
naio o in altre calendi per segno o prin- della beatitudine di questa vita, alla
cipio di buon fatto » e Fra Giordano ; quale 1' uomo perviene per gli ammae-
'
(Ed. Manni, pag. 86) usa farle strenne '
stramenti filosofici, operando secondo
per auspicare '. Probabile è perciò che
'
le virtù morali ed intellettuali e sotto la
in D. strenne valga dono lietamente
' ' '
guida dell'autorità imperiale; cfr. De
e sicuramente augurale ', o addirittura Mon. Ili, 15.
'
annunzio ', e magari annunzio di cosa '
129. per me: senza illume della ri-
lieta '. Le parole V. a D. sono pronun-
di velazione; cfr. Purg. XVIII, 46 sgg.
ziate al principio del mattino, appena D. 130. con ingegno trovando quanto era
:
si è svegliato. Cfr. Barbi, Bull. XXV, 65. mestieri al tuo campare, cfr. Inf. II,
penne: la forza e la facilità a
123. le 67 sgg. - con arte studiando quanto ti
:
132. erte: ripide, -arte: strette; cfr. hoc totum in bonuni hominis cedebat » ;
Inf. XIX, 42. Par. XXVIII, 33. Thom. Aq., Sum. theol. I, 102, 3.
133. in fronte :« se i Poeti avevano il 136-137. Mentre che: finché, -lieti:
sole alle spalle, quando la sera precedente della tua salvazione, gli ocelli belli di
cominciarono a salire la scala, giunti in B., che già lagrimarono (Inf. II, 110),
cima ad essa poco dopo il sorgere di quel- quando, addolorata del tuo smarrimento,
1' astro, doveva questo esser loro in pro- ella scese a pregarmi di soccorrerti, v. 54.
spetto, sebbene un poco a sinistra »; An- 138. seder: vita contemplativa, v. 105.
tonelli. - Dio è il sole spirituale e intelli- - andar vita attiva, v. 101. - elli l' er-
: :
« Poiché la somma Deità, cioè Iddio, 145 sgg. XXIX, 55 sgg.: XXX, 43 sgg.
:
vede apparecchiata la sua creatura a ri- ma fin da questo momento non gli parla
cevere del suo benefìcio, tanto largamente più, né gli fa alcun cenno è compagno:
era anzi diletto. « Xec tamen ilia opera- chiaro pienamente padrone di te stesso ;
CANTO VENTESIMOTTAVO
PARADISO TERRESTRE
V. 1-21. Entrata nella divina fo- luptatis a principio » ; Gen. II, 8. - spes-
resta, È la mattina del 7° giorno del sa folta (v. 108) di piante. - viva sempre
: :
altissimo nelle parti orientali della terra. quella campagna pian piano giacché ;
« Cum autem oriens sit dextera eoeli, voleva osservare tutto e assaporare il
dextera autem est nobilior quam sini- piacere di tanta bellezza.
stra; conveniens fuit ut in orientali parte 6. oliva: olezzava essendo tutto fiori,
paradisus terrenus insti tu eretur a Deo. . . erbetta e arboscelli cfr. Purg. XXVII,
;
22 Già m 7
avean trasportato i lenti passi
tina gettava la sua ombra, cioè verso vento di S.-E. « Quando lo Scirocco spi-
occidente. ra, di tra levante e mezzogiorno, tutte
13-15. non però ecc.: senza per questo le fronde del pineto ravennate, posto sul-
essere fatte divergere tanto dalla loro l'orlo dell'Adriatico, si piegano.... mor-
posizione naturale, che gli uccelletti do- morando con dolcezza e con ima specie
vessero, spauriti, tralasciare ogni arte di ritmo e di fremito uguale e costante
loro, cioè di volare di ramo in ramo e che è proprio de' pini, per la loro forma
di cantare. quasi piana al di sopra e per la qualità
16-17. l'ore prime: le primo aure, le della chioma a steli rigidi ed acuti. Così
aurette mattutine; cfr. Petrarca, Son. gli uccelli, non impauriti da stormire
I, 143 :Parmi d' udirla, udendo i rami e improvviso né da troppo ondeggiamento
l'ore, -ricevieno: riceveano, respiravano. dei tronchi schietti e forti, cantano per
18. tenevan bordone ecc.: facevano co- le cime senza interruzione come raccolti
me un suono di continuo contrabbasso, in dilettoso convegno o in viva gara di
col loro moderato ma incessante stormi- voci e di canti»; Ricci, o. e, 115.
re, alle sue rime, al loro canto. V. 22-33. ZI fiume Lete. Addentra-
19-21. tal, qual ecc. tale bordone, tale
: tosi nella divina foresta D. giunge alla
accompagnamento, quale si forma [« il sponda di un fiume, il Lete, dalle acque
raccogliere ritrae e quasi computa i pic- limpidissime, e lì si ferma. Il P. tolse
coli elementi del suono, che poi si fa dalla Genesi II, 10 sg., l'idea dei fiumi
tutto con rumore » Tom.] nella pineta
; del Par. terrestre, che nascono da una
di Ravenna, quando spira lo Scirocco. sola sorgente e scorrono in direzione op-
« Qualia succinctis, ubi trux insibilat posta; ma i nomi, i nomi soli, prese dalla
Eurus, Muratura pinetis fìunt, aut qualia mitologia classica. Il Lete dantesco non è
fiuctus ^Equorei faciunt, si quis procul il Lete mitologico, che, spegnendo la me-
audiat illos»; Ovid., Met: XV, 603 sgg. - moria di tutto il passato, rende le anime
Chiassi oggi Classe, già castello o città
: de' defunti, immemori interamente di sé
sul celebre porto di Ravenna, cui era e d' altrui, spoglie d' ogni coscienza e cie-
unito da una via, detta Cesarea. Ne che d' ogni lume di cognizione distinta.
rimane oggi la splendida basilica di Le acque del Lete dantesco, all' anima
S. Apollinare in Classe, presso cui sorse che se ne bagna e ne beve a purgazione
anticamente un' abbazia abitata dai Cas- compiuta, fanno dimenticare solo i pec-
sinesi, ai quali nel 1138 succedettero cati, e quindi la liberano di tutta 1' ama-
i Camaldolesi cfr. Ricci, Ultimo rifugio
; rezza dolorosa e della vergogna che alla
di D., 117. - Eolo: il dio dei venti, che coscienza hanno date e darebbero ancora,
li tiene chiusi in una grotta e li spri- se il ricordo ne durasse, i peccati; con-
giona a suo beneplacito. « iEoliam ve- corrono perciò alla perfezione della bea-
nit.Hic vasto rex JEolus antro Luctan- titudine a cui salgono le anime uscenti
tes ventos tempestatesque sonoras Im- dal purgatorio. Cfr. Perez, Delle fra-
perio premit ac vinclis et carcere fre- granze ecc., 25 sgg.
nat»; Virg., Aen. I, 52 sgg. - Scirocco : 22-24. Già ecc. m' ero già pian piano
:
[paradiso terrestre] Purg. XXVIII. 23-33 [il fiume lete] 583
addentrato tanto nella selva, eh' io non la riconoscesse subito ; cfr. Gìov. XXI,
vedeva più il luogo ond'ero entrato; cfr. 12. Equando più tardi ne ode il nome,
Inf. XV, 13 sgg. Matelda (Purg. XXXIII, 119), egli non
25. tolse: impedì, -rio: Lete, v. 130. chiede chi sia questa Matelda mo- ;
27. piegava: «Tenuis fugiens per gra- stra anzi di sapere assai bene tale essere
mina rivus»; Virg., Georg. IV, 19.- uscio: il nome della donna soletta. Se dunque
rio, che lascia vedere ogni più picciola trebbe essere storicamente, secondo che
cosa sino al fondo, tanto è limpida. variamente opinarono gli interpreti, né
31. avvegna che sebbene scorra in luo-
: la contessa Matilde di Toscana, né la
go del tutto ombreggiato. D. aveva da- moglie di Arrigo I imperatore, né una
vanti alla mente i limpidi canali della monaca tedesca ma una giovine donna
;
cose non avviene senza alcuno discorri- sco d'Enna, dove, al dire di Ov., 1. e,
mento d' animo » Conv. II, 11, (v. Boet.
'
; v. 391 è primavera perpetua. Primavera
Cons. phil. II, pr. 1. Cfr. Petrarca I, per fiori, o piuttosto fioritura primave-
Son. 136). rile, troviamo in Par. XXX, 63. La 2a in-
42. pinta: dipinta, smaltata. terpretaz. è preferibile poiché 1' espres-
44. s' io vo' ecc. se voglio credere alla
: sione nel tempo che non par convenire
espressione del tuo aspetto. a un momento breve quale fu quello del
45. testini on: «lo viso mostra lo co- lasciar cader i fiori, ma a un fatto o con-
lor del core»; Vita Nova, lo. Cfr. Conv. dizione durevole e se ben si guarda, in
;
di avanzarti verso il fiume (rivera). il primo atto o momento del perder pri-
;>s
e fece i prieghi miei esser contenti,
57. avvalli: chini, abbassi; cfr. Purg. nere, allorché, ferita acaso da Cupido suo
XIII, 63. Il Graf, Lectura Dantis, p.16, figlio, si sentì presa d'amore per Adone,
nota che «il poeta volle adornata questa nel qual momento gli occhi della dea do-
sua dolce creatura di quante grazie e vettero rifulgere di lume straordinario.
vaghezze possono in donna apparire più « Pharetratus dum dat puer oscula ma-
seducenti ». Ella è bellissima come Pro- tri, Inscius exstanti distrinxit arundine
serpina (v. 49), anzi come Venere (v. 64) ; pectus, etc. » Ovid., Met. X, 525 sgg.
;
ella ha il riso « che la fa più gioconda» -fuor ecc.: a caso, ciò che Cupido non
e il pudore « che la fa più cara » ella ; soleva mai fare.
canta, e « quale attrattiva conferisca il 67. altra riva dritta: dritta si riferi-
canto alla donna, dice il mito delle si- sce non a riva, ma a Matelda: ella ri-
rene »; ella coglie fiori, « e bella donna deva stando ritta in su l'opposta riva.
che coglie fiori ponesi a un paragone d 68. trattando tenendo fra le mani, e
:
cui rimane a lei la vittoria » ella balla ; forse intrecciando fiori di varii colori
e « non è mai la donna così seducente che già aveva colti. E questo senso biso-
come nelle movenze del ballo » e final ; gnerebbe dare a traendo ', eh 'è var. as-
'
mente un fascino maggiore di tutti gì sai diffusa, non essendo possibile che
altri e che a tutti gli altri accresce vir trarre significhi qui, come si è voluto,
tu : Matelda da a divedere d'essere in '
cogliere ', se si rifletta che Matelda
namorata. » sta dritta sulla riva di Lete.
59-60. suono: del canto di lei. - co 69. alta è al sommo della montagna,
:
to sì chiare, che ne intendevo il signi cfr. Purg. XXVII, erataeter- 135. «Ver
ficato. num, placidique tepentibus auris Mul-
margine erboso del fiume
61. là: sul cebant Zophyri natos sine semine flo-
Matelda si avvicinò al P. fin
62. già: res»; Ovid., Met. I, 107 sg. -«Questa
là dove le onde già piegavano le erbe elevatissima regione terrestre conserva,
dunque quanto più avanti potè senza giusta l'opinione del Poeta, la proprietà
bagnarsi. che il Signore dette alla terra primitiva,
63. ocelli: sin qui avvallati per ve-
' '
di produrre da sé erba verdeggiante che
recondia, v. 57. -dono: grazia; cfr. Inf. facesse il seme a seconda della sua spe-
VI, 78. cie e piante fruttifere»; Antonellì.
64-66. Non credo ecc. : per dar un'idea 70. Tre passi: cfr. Purg. IX, 106.
586 [par. terrestre] Purg. xxviii. 71-87 [la bella donna]
71-72. Ellesponto: lo stretto dei Dar- delle meraviglie che Iddio creò, e di che
danelli. - là 've passò Serse Serse, figlio : è pieno il Par. terrestre.
di Dario re di Persia, cui successe nel 81. disnebbiar: schiarire; cfr. v. 90.
regno l'anno 485 a. C, passò nel 480 con 82. dinanzi: a V. e a Stazio.
un grande esercito sopra due ponti di 83-84. di' s'altro ecc.: parla liberamen-
navi lo stretto de' Dardanelli, per por- te, se vuoi sapere altra cosa da me, che
tar guerra alla Grecia. Sconfitto presso io sono venuta qui pronta a rispondere
Salamina, ripassò fuggendo l'Ellespon- ad ogni tua domanda tanto quanto basti
to, lasciando così ai pòsteri un severo a sodisfarti: cfr. v. 134 sg.
esempio delle funeste conseguenze del- V. 85-108. Causa del vento nel Pa-
l' orgoglio umano; cfr. De Mon. II, 9. radiso terrestre. Da Stazio D. aveva
73. più odio ecc. l'Ellesponto non fu
: udito, non aver luogo, dalla porta del
più odiato da Leandro che Lete da me. Purg. in su, nessuno de' fenomeni pro-
Leandro, giovane greco di Abido, città prii dell'atmosfera terrestre cfr. Purg. ;
sull'Ellesponto, per visitare la sua aman- XXI, 43 sgg. Questa verità sembra ora
te Ero, che abitava a Sesto sulla riva op- contradetta dal fatto, che lassù, in vetta
posta, traversava ogni notte a nuoto l'El- allamontagna, e' è acqua corrente e ri-
lesponto, finché una volta vi annegò; suona la foresta per soffiare di vento.
cfr. Ovid., Ep. XIX; Heroid. XVII. « Come mai avviene ciò ? » domanda il P.
74. per mareggiare per l'ondeggiare: Matelda risponde che causa del vento
impetuoso delle sue acque. lassù non è, come quaggiù, alcuna alte-
75. quel Lete. - non s'aperse: a me,
: razione atmosferica, bensì il movimento
come il Mar Rosso e il Giordano agli dei cieli, la cui sottile sostanza, girando,
Israeliti ; cfr. Purg. XVIII, 134. muove Vaere vivo (immune da esalazioni
76-78. nuovi: arrivati ora; cfr. Inf. d'acqua o di terra), in che si eleva la
IV, 52. - nido sede naturale.
: selva, e il moto dell' aere vivo percuote,
79. maravigliando: «quia creditis quod come vento, e fa piegare e rumoreggiare
sim philocapta [innamorata] ut tu dice- le piante della selva.
bas paulo ante [vv. 43 sg.] mini»; Benv. 85. L'acqua del Lete. - il suon della
:
88. coinè procede ecc.: come l'acqua e quanto può, va dietro al calore, cioè dal
il vento di che ti maravigli, siano effetto calore dipende, giusta leggi opportune.
d'una loro speciale causa. Acciocché, quel turbamento non
poi,
purgherò ecc.: ti libererò dall'igno-
90. molestasse uomo, che doveva, inno-
1'
ranza che t' annebbia, ti vela la mente; cente, esser felice anche su questa terra,
« ignorantise nebula eluetur »; De Mon. suppone il P. che l'abitazione ai nostri
II, 1. Cfr. v. 81 e Inf. VII, 71. progenitori' destinata, salisse così gran-
91. sommo ben ecc.: Dio, che solo piace demente verso il cielo, tanto da non vi
veramente a so, non potendogli piacere esser possibili quei turbamenti »; Anto-
nulla che sia impuro e imperfetto, quali nelli. Circa le materiali condizioni del
sono tutti gli altri esseri. « In angelis Par. terrestre, cfr. Thom. Aq., Sum.
suis reperit pravitatem »; Job IY, 18. - theol. I,102 sg. -sotto: nelle parti più
« Coeli non sunt mundi in conspectu basse, dalla porta del Purg. in giù. -
eius »; id. XV, 15. - « Luna etiam non tanto quanto hai potuto vedere salendo-
:
92. buono: «E Iddio vide tutte le cose bes non posse conscendere, quod tam
ch'egli avea fatte; ed erano buone as- sublimis quam ccelum sit, ut non ibi sit
sai»; Genes. I, 31. - a bene: atto a ope- aer iste crassior, ubi venti, nebulse im-
rare e a conseguire il bene. bresque gignuntur, nec attendunt om-
93. arra: pegno della celeste beatitudi- nium elementorum crassissimam terram
ne. Arra, = caparra; cfr. Inf. XV, 94. ibi esse potuisse ». - libero n'è ecc. il :
94. diffalta: fallo, peccato,colpa (da monte è libero dal turbamento dell' esala-
fallire), -poco cfr. Par. XXVI, 139 sgg.
: zioni acquee e terrestri dalla linea della
96. onesto riso: « qualis erat risus porta del Purg. in su; cfr. Purg. IX, 76, 130.
Mathildis paulo ante», dignitosa espres- 103. Or ecc.: sin qui Matelda ha con-
sione di letizia, Benv. -dolce gioco: pia- fermato ciò che D. aveva udito da Sta-
cevole trastullo. Cfr. Genes. III, 16-19. zio, Purg. XXI, 43 sgg.; ora passa a
Riso è opposto a pianto gioco ad affanno.
;
dichiarar la causa dell'aura che muove
97-102. il turbar: «Il turbamento che Secondo le opinioni
le foglie, e dell'acqua.
nelle basse regioni della tejra avviene del tempo, la terra giace immobile nelcen-
per le meteore acquose e ventose, attri- tro dell'universo. L'aria si volge in giro,
buiscesi ottimamente dal P. all' esala- si gira,con la prima volta, cioècolPrimo
zione dell'acqua e della terra, cioè al- Mobile, e cogli altri cieli a quello sotto-
l'evaporazione; la quale ben dice che, posti, da est a ovest? ossia girando col
588 [par. terrestre] Puug. xxvni. 104-120 [virtù seminali]
primo Mobile i cieli, è fatta girare anche piante. E poiché, continua Matelda, gli
1'aria sottoposta eh' è a contatto col più alberi quassù sono pieni di ogni virtù se-
basso di essi, quel della Luna. I vapori minale, percossi, impregnano di queste
che fanno il vento, quaggiù, danno molte Varia e l'aria le porta su la nostra ter-
;
volte all'aria altro moto che non quello ra, dove fa nascere piante, di cui niuno
da oriente ad occidente ma lassù i va-
;
ha perciò visto o piantato il seme. E
pori non salgono e l'aria vi gira sem- tutta la campagna quassù è piena di ogni
pre nello stesso senso e con moto uni- semen za e dà frutti così buoni quali nella
,
,
forme, se non è in qualche parte rotto terra abitata dagli uomini non si hanno.
il movimento da qualche ostacolo. Orbe- 110-114. della sua virtute ecc. le pian- :
ne : l'aria trova lassù una resistenza nella te percosse e mosse impregnano l'aura
spessezza della selva, il che produce il di loro virtù, e l'aura impregnata, men-
moto delle fronde e quindi quel suono che tre gira, com'è stato detto, con la prima
D. ha udito e di cui ha chiesto la causa. volta, scuote codeste virtù e le diffonde
104. la prima vòlta: il Primo Mobile. per gli strati sottostanti dell'aria; e V al-
L' Antonella intende invece della sfera tra terra, quella abitata dagli uomini,
del fuoco, « la quale succedeva imme- secondo eh' è acconcia {degna) per se
diatamente all'oceano aereo o fluido » (?). stessa, cioè per sua natura, per il clima
Al. nella prima vòlta vede la concavità {cielo) ad accogliere codeste differenti
del cielo della luna. virtù, concepisce e produce piante dif-
105. cerchio: moto circolare. ferenti {diverse legna).
106. che tutta ecc. che si slancia
: li- 115. di là: nel vostro mondo.
bera nell'aria pura. 116. udito questo: quando si fosse udita,
107. vivo libero dalle esalazioni di
: intesa la spiegazione ch'io ho data a te.
laggiù. - moto: dell'aria, v. 103 sg. 117. s'appiglia: germoglia, senza che
108. sonar ecc. « la ragione che il P.
: alcuno ne abbia veduto il seme.
assegna al suonar della selva dimostra 119. d'ogni semenza: d'ogni specie di
che egli conosceva la riflessione e la con- piante. « Produxit Dominus Deus de
centrazione del suono per mezzo delle humo omne lignum pulchrum visu et ad
piante effetti che si producono dagli al-
; vescendum suave; lignum etiam vitae
beri quanto più sono fìtti, e quanto per in medio paradisi lignumque scientiae
questa loro spessezza così forman quasi boni et mali»; Qen. II, 9.
delle pareti riflettenti » Antonelli. ; 120. di là: cfr. v. 115. - si schianta :
V. 109-120. Viriti seminali delle si coglie; cfr. Purg. XX, 45. Taluni in-
[PAR. terrestre] Purg. XXVIII. 121-131 [acqua d. par. terr.] 589
pare vento della foresta, Matelda chia- cfr. Inf. XXXIV, 130 sgg. Purg. I, 40.
risce come possa esserci lassù acqua 131-132. Eunoè: buona memoria o ri
corrente. Questa non deriva già, come cordanza del bene ed è voce formata di
;
ne' fiumi terrestri, da sorgente alimen- parole greche ben note alla cultura me-
tata dalle piogge, ma da una fontana pe- dievale. - non adopra ecc. 1' acqua non
:
rennemente fornita di acque da Dio. Da opera, non produce il suo effetto, eh' è
questa scaturiscono due rivi scorrenti di renderei' uomo degno di salire al cielo,
in direzioni opposte Lete, che fa dimen-
: se non gustata da ambedue i rivi, da
ticare le colpe; Eunoè, che avviva la ambe le parti {quinci e quindi); vale a
memoria delle buone opere fatte: di dire le anime, per salire al cielo, devono
entrambi devono bere le anime. non pure essere monde de' peccati, ma
122. converta: allude alla dottrina espo- anche del ricordo di essi (gustare Lete)
sta altrove, Purg.V, 109 sgg., che il freddo e ravvivare in sé la memoria del bene
sia generativo dell'acqua; cfr. Conv. IV, (gustare Eunoè), ora che al solo bene
18. Senso Quest'acqua non nasce da sor-
: devono essere intente, e del solo bene
gente alimentata da vapori che il freddo devono aver F abito.
muti, cioè condensi, in acqua. 133. esto questo sapore, ossia di Eu-
:
t' acqua, quanta ne riversa per i 2 rivi. nocenti qui si hanno sempre fiori e frutti,
;
Il Lete di D. che nasce sulla vetta della rivolge di nuovo gli occhi a Matelda.
590 [par. terrestre] Po bì ; . xxv 1 1 1 . i :»r>- 1 1 s [età dell' oro]
non li scopra.
la sete tua, perdi' io più
13G darotti un corollario ancor per grazia;
né credo che '1 mio dir ti sia men caro,
se oltre promission teco si spazia.
139 Quelli che anticamente poetaro
V età dell' oro e suo stato felice,
forse in Parnaso esto loro sognaro.
142 Qui fu innocente 1' umana radice;
qui primavera sempre e ogni frutto ;
135. sete: desiderio di sapere; cfr. Purg. intravvidero forse come in sogno lo stato
XXI, 1. - perch'io ecc.: anche se io non felice dell'uomo durante la sua breve di-
ti riveli altra cosa. mora nel Par. terrestre, giacché in que-
136. una giunta al pre-
corollario: sto sono cosa reale le condizioni che i
cedente ragionamento; cfr. Par. Vili, poeti antichi favoleggiarono essere sulla
138. « Igitur voluti geometra© solent de- terra in quella età.
monstratis prepositis aliquid inferre quce 142. umana radice; Adamo ed Eva, pro-
porismata ipsi vocant, ita ego quoque genitori degli uomini ; cfr. Purg. XX, 43.
tibi voluti corollarium dabo »; Boet., 143. primavera sempre ecc. qui è sem- :
Gons. phil. Ili, pr. 10. - « Corollarium pre nello stesso tempo stagione de' fiori
appellatur ultima conclusio, quse datur e stagione de' frutti. «Ver erat aMer-
post alias quasi conclusio conclusionum, num » Ovid., Met. I, 107.
;
sic dictum a corolla idest, parva corona, 144. nettare: cfr. Purg. XXII, 150.
quasi coronarium, quia datur disputan- - ciascun di quelli che anticamente
:
'
Boet., Cons. phil. II, metr. 5. 146-147. con riso ecc. : mostrando così
141. Parnaso; monte della Focide, sa- d'aver compreso bene V ultimo construtto
cro ad Apollo ed alle Muse cfr. Purg. ; cioè l'ultime parole, di Matelda, e di
XXII, 65 sognare in Parnaso significa
; avere accolta bonariamente la garbata
1
vedere poetando nella propria fantasia, puntura per essi contenuta in quello.
quasi in sogno '. Dice dunque che quando 148. torna' il viso: rivolsi nuovamente
gli antichi poeti cantarono l' età dell' oro, gli occhi.
j
] [PARADISO TERRESTRE] PURG. XXIX. 1-12 [MATELDA] 591
CANTO VENTESIMONONO
PARADISO TERRESTRE
donna ritorna al canto, e così cantando, aprico luogo per vedere il sole, le altre in
a' avvia a passi lenti su per la riva in cerca di più spesse ombre per fuggirlo.
direzione opposta alla corrente, mentre 7. contra il fiume: in direzione oppo-
lungo l'altra riva, di pari passo con lei, sta a quella della corrente.
cammina il P., seguito da V. e da Sta- 9. picciol ecc. secondando il corto
:
zio. Fatti un 50 passi, il corso del fiume passo di lei con passo altrettanto corto,
li costringe a volgersi verso oriente. cfr. Purg. XXVIII, 54.
1. Cantando ecc. è lieve variante del
: 10. tra' suoi ecc.: sommati insieme;
v. di Guido Cavalcanti, Ball. IX « Can- : dunque cinquanta per uno.
tando come fosse innamorata. » 11-12. igualmente: rimanendo equidi-
2. col fin appena finite le parole a me
: stanti. - dièr vòlta mutarono direzione,
:
melodia vsì dolce e soave, che D. non mo. « Et Adam non est seductus : ma-
può trattenersi dai riprendere in cuor iler autem seducta in prsevaricatione
suo la madre Eva, che col suo ardi- fuit » ; I Timot. II. 14. - « Peccatum mu-
mento privò l'umanità di tante delizie. lieris fuit gravius quam peccatum viri » ;
Il lustro intanto di vien quasi fuoco, e Thom. Aq., Sum. theol. II, il, 163, 4.
la melodia canto. Sulla visione finale del 25. là dove ecc. mentre tutto il creato,
:
Purg. ai tanti ricordati nel Comm. Lips. terra e cielo, era ubbidiente al creatore.
si sono aggiunti in questi ultimi anni nu- 26. femmina
onde avrebbe dovuto
:
16. lustro subito: un lume subitaneo, Ili, 5. Taluno intese invece del velo
proveniente dai sette candelabri, v. 50. dell'ubbidienza; ma Eva disobbedì per-
18. mi mise in forse mi fece dubitare
: chè non volle star sotto il velo dell' igno-
che balenasse. ranza del bene e del male. « In statu pri-
19. come vien, resta cessa subitamen-
: mae conditi onis hominis vel angeli non
te, come subitamente è apparso. erat obscuritas culpse vel pcense inerat ;
20. quel: il lustro durava e cresceva. tamen intellectui hominis et angeli qui-
21. nel mio pensar: fra me stesso. Il dam obscuritas naturalis»; Thom. Aq.,
pensare è nn parlare interno. Sum. theol. II, ir, 5, 1. Questa obscuritas
22. melodia: il canto de' 24 seniori, naturalis è il velo di che parla D.
v. 85 sg. 28-30. devota: sommessa di buona vo-
23. buon zelo: giusto zelo o sdegno. glia a Dio. Senso della terzina: Senza
Cfr. Purg. Vili, 83 Par. XXII, 9. ; la colpa d'Eva avrei gustato tali deli-
riprender: biasimare, s'intende,
24. zie nascendo e per tutta la mia vita,
col cuore. - d'Eva: più colpevole d'Ada- giacché il Par. terrestre sarebbe stato la
[paradiso terrestre] Purg. xxix. 31-46 [invocazione] 593
dimora dell' umanità. - lunga fiata: lun- fonti di Aganippe e d' Ippocrene che ne
gamente; Purg. XXVr, 101 e XXX, 27. sgorgano, volendo dire: Ora conviene
31-32. primizie dell'eterno piac^: pri- che Elicona mi sia largo delle acque che
mi saggi delle ineffabili delizie del Par. da «Pandite nunc He-
lui scaturiscono. -
- sospeso: incerto e pieno di stupore. cantusque movete » Virg.,
licona, deae, ;
« Lo stupore è uno stordimento d' animo, Aen. VII, 641. Cfr. ibid. X, 163.
per grandi e meravigliose cose vedere o 41. Urania la Musa che presiede alle
:
figura d' alberi. Gonv. IV, 8 « il sen- : 57. con vista ecc. con uno sguardo non
suale parere.... è molte volte falsissimo, meno stupefatto del mio. V. non sa e
massimamente nelli -sensibili comuni, là non può dare le spiegazioni chieste con
dove il senso spesse volte è ingannato ». quello sguardo, essendo in parte dove
48. atto: particolare qualità. per sé più non discerne, secondo eh' egli
«la estimativa, come
49-51. la virtù: stesso ha già detto, Purg. XXVII, 129.
lachiama nel Par. XXVI, 75, che ap- 58-60. rendei ecc. volsi ancora lo sguar-
:
prendendo la verità delle cose prepara do alle alte cose, cioè alla parte di sopra,
alla ragione la materia del discorrere, (cfr. v. 62) luminosa, del bell'arnese, che
cioè del dedurre e del giudicare» Tom. ; si avanzavano più lente che spose novelle.
Grazie a tale virtù, dice D., vidi distin- V. 61-81. JOe sette liste. Matelda esorta
tamente che quelli era candelabri, ed in- D. a guardare non soltanto alle luci, ma
tesi che si cantava Osanna (== oh, salva!) , anche a ciò che vien loro dietro. Il P.
cioè le parole colle quali fu salutato Cri- obbedisce; e vede dietro ai candelabri
sto la domenica delle Palme : « Osanna al procedere genti vestite di candidissimi
Figliuolo di Davide Benedetto colui che
! abiti, mentre nell' acqua di Lete egli
viene nel nome del Signore Osanna ! scorge riflessa la propria immagine. Le
ne' luoghi altissimi ! » ; Matt. XXI, 9 7 luci dei candelabri lasciano dietro di
cfr. Salm. CXVII, 25, 26 ecc. sé, nell'aria, 7 striscie che hanno i colori
52. Di sopra nella sua parte superiore
: dell'arcobaleno, tanto lunghe, che l' oc-
- arnese il bell'ordine dei sette candela
: chio non arriva a vederne la fine: la
bri. Parlando dei 7 candelabri col singo distanza tra le due estreme è di circa
lare, D. accenna all'unità loro; cfr dieci passi. Le 7 liste di 7 differenti co-
Esod. XXV,31 sg. lori figurano, probabilmente, i 7 doni
53-54. più chiaro ecc. « in due versi : dello Spirito Santo « sapienza, intel-
:
dava, come specchio, l'immagine del nata in Delo; qui sta per Luna.
mio fianco sinistro, ch'erarivoltoadessa. 79-81. ostendali: stendardi, cioè le li-
70-71. posta: luogo. Quando fui giunto ste o striscie colorate dipinte per V aria
a tal luogo che da me i candelabri dista- dalle fiammelle. « Ostendali a enim ap-
vano sol quanto era largo il Leto cioè : pellantur in mundo signa imperatoris,
quando io e i candelabri ci trovammo in quae ostenduntur quando vadit in expe-
punti delle due rive l'uno perfettamente ditionem, et ista sunt signa summi impe-
di fronte all' altro ecc. ratoris qui veniebat cum suo exercitu » ;
a nessuno di conoscere; cfr. Matt. XXIY, trina del Vecchio Testamento, e fors' an-
36. -quanto ecc.: e, secondo il mio parere, che la fede nel Messia venturo.
le due estreme liste luminose e colorate, 85-87. Benedetta ecc. sono le parole
:
distavano tra loro un dieci passi. Dieci di saluto a Maria dell'angelo Gabriele
è il numero compiuto, perfetto, « con- e di Elisabetta (cfr. Luca I, 28, 42) ma ;
ciossiacosaché dal dieci in su non si vada ad esse D. aggiunge le lodi della divina
se non esso dieoi alternando cogli altri bellezza.
nove, e con sé stesso »; Oonv. II, 15. V. 88-105. I 4 animali. Appresso
I 10 passi possono quindi figurare la ai 24 seniori vengono 4 animali, quali
compiutezza e perfezione della illumi- li descrive il profeta Ezechiele, I, 4-14
nazione e santificazione accordata alla e X, 1-22, salvo che, invece di 4, han-
Chiesa dallo Spirito Santo. Secondo i no 6 ali, conforme la descrizione di S. Gio-
più, invece, i 10 passi figurerebbero i vanni, Apocal. IV, 6-8 e l'ali sole son pie-
10 comandamenti della legge di Dio e ; ne d' occhi, mentre in Ezech. X, 12 e in
il P. vorrebbe farci comprendere come Apoc. IV, 8 gli occhi sono anche nel resto
non sia possibile divenire partecipi dei del corpo e sono poi tutti e quattro coro-
;
doni dello Spirito Santo, se non con la nati di fronda verde, di che né Ez. né
stretta osservanza di essi comanda- Giov. fanno parola. 1 4 animali che D. non
menti, col tenersi costantemente nei descrive, pago di rimandare ai testi sacri
limiti loro. citati (e in verità oscura e confusa riesce
Y. 82-87. I 24 seniori. Sotto le sette la figurazione di Ezechiele in confronto
liste colorate delle quali non si vede la di quella più precisa di Giovanni Bocca, ;
fine vengono 24 seniori a due a due, coro- Leti. D. di Roma, p. 29 sg.) sono le per-
nati di fiordaliso e cantanti le parole di sonificazioni dei quattro Evangeli.
lode con le quali fu salutata Maria da 90. genti elette i 24 seniori, che pas-
:
84. fiordaliso: giglio; frane. Jleur de 93. verde fronda: lauro, sempre ver-
IÌ8. I gigli figurano la purità della dot- deggiante come il Vangelo.
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXIX. 94-111 [QUATTRO ANIMALI] 597
i tre tempi : passato, presente e futuro, figurata la sola Cattedra Pontifìcia). Nel-
o l'altezza del volo, o la prontezza ed le 2 ruote i più vedono figurati i 2 Testa-
ubbidienza alla voce di Dio. menti altri la vita attiva e la contem-
;
95. Argo: il custode di Io, pieno d'occhi, plativa; altri i due ordini di S. Dome-
ingannato e ucciso da Mercurio cfr. ; nico e di S. Erancesco altri la Sacra;
Ovid., Met. 1, 568-747 e Purg. XXXIT, 65. Scrittura e la tradizione altri la Chiesa
;
96. se fosser: erano come gli occhi di greca e la latina altri ì due ordini del
;
In mezzo ai 4 animali s' avanza, più bello do egli l' una e l' altra dell' ale all' insù,
non pur del più magnifico che Roma mai occupava con esse i due spazi laterali alla
vedesse, ma di quello stesso del Sole, un detta lista mezzana, di maniera che fen-
598 [PAR. teburestbe] Purg. XXIX. 112-129 [grifone]
dendo quegli spazi, anullafacea male, 119. l'orazion: per l'orazione della de-
cioè non intersecava nessuna delle colo- vota Terra; cfr. Ovid., Met. II, 278-300.
rate liste » Br. B.
; Al. uniscono devota a orazion.
112. Tanto salivan ecc. : pur essendo 120. arcanamente in modo imperscru-
:
in terra, Cristo è in pari tempo anche tabile, avendo punito nel figlio la colpa
in cielo [« Neino aseendit in ccelum nisi del padre, dicono alcuni. Al. misterio- :
qui descendit de ccelo, Filius hominis, samente, volendo insegnare agli uomini
qui est in ccelo »; Giov. Ili, 13], dove quanto la presunzione torni finalmente
l'occhio mortale non arriva. in danno de' presuntuosi.
113. d'oro: « Caput eius aurum opti- V. 121-129. Le 3 Virtù Teologali.
mum »; Cant. Cantic. V, 11. -quanto ecc.: Dalla destra ruota del bellissimo carro
nella sua parte anteriore di aquila, figu- vengono danzando in giro, facendo cioè
ra della natura divina. ballo tondo, 3 donne, personificazioni
114. l'altre le membra inferiori di
: delle Virtù teologali. L' una la Carità,
leone, figura della natura umana, e bian- è sì rossa, che a fatica si distinguerebbe
che e vermiglie come la carne. Cfr. Cant. nel fuoco; la Speranza è verde come se
Oantic. V, 10. avesse carne e ossa di smeraldo {Purg.
116. Àftricano Publio Cornelio Sci-
: VII, 75); la Fede è bianca come neve
pione, il vincitore di Annibale. - Augu- appena caduta. Ora la Fede, ora la Ca-
sto « Curules triumphos tres egit, Dal-
: rità (che la Speranza non può mai an-
maticum, Actiacum,Alexandrinuru;con- dare innanzi ad esse due), guida la dan-
tinuo triduo omnes»; Svet.,Vit. Aug-, 22. za, ch'è ora tarda, ora veloce secondo
- « At Csesar triplici invectus Romana il canto della Carità, radice, madre e
triumphoMcenia»; Virg., Aen. Vili, 714. forma di tutte le altre virtù. Cfr. I Cor.
117. quel del Solcarro cfr, Inf. XVII,
: ; XIII, 2 e 13. Thom. Aq., Sum. theol. I, li,
106 sg. Purg. IV, 72. - con elio in para- : 62, 4 ; 65, 5 ; 71, 4. II, li, 23, 6, 8, ecc.
gone di quello tirato dal Grifone. 128. testé mòssa: caduta or ora dall'al-
118. sviando per opera di Fetonte
:
; to; cfr. Inf.XVIII, 114. « Albo rara
cfr. Inf. XVII, 107. Ovid., Met. I, 751; fìdes velatapanno »; Horat., Od. I,
II, 328.- fu combusto; « Ferventesque xxxv, 21 sg. « Quippe color nivis est,
auras velut e fornace profunda Ore tra- quam nec vestigia duri Calcavere pedis,
hit, currusque suos candescere sentit»; nec solvit aquaticus Auster » Ovid., ;
V. 130-132. JLe quattro Virtù Car- 134. in abito dispari : diversi quanto
dinali. Dalla ruota sinistra del carro alla foggia dell'abito.
fanno festa 4 altre donne, vestite di por- 135. pari ecc. uguali nel portamento
:
quattro virtù cardinali: Giustizia, For- sto e sodo,- e con istato sodo.
tezza, Temperanza e Prudenza. La por- 136. L'un quegli che personifica i fatti
:
pora di che sono vestite, è l' emblema di degli Apostoli, dettati, come si crede, da
carità. Sono poi guidate dalla Prudenza, San Luca. Si mostra famigliare di Ip-
eh' è fondamento e regola delle altre tre pocràte, il famoso medico greco, (470-
in quanto conosce e giudica essa il bene 356 a. C.) padre della medicina, essendo
ed ha tre occhi, essendo suo ufficio di ri- Luca il « medico carissimo », come lo
cordarsi delle cose passate, ordinare le chiama l'amico suo S. Paolo, CqIoss. IV,
presenti e prevedere le future. Cfr. Thom. 14. E S. Girolamo nella, Epistola ad Pauli-
Aq., Sum. the'ol. I, II, 58, 4; 60, 1; 64, 3; num osserva che « si noverimus scripto-
65, 2 66, 3. Ili, 85, 3. Conv. IV, 17, 27.
;
rem eorum [degli Atti] esse medicum....
V. 133.154. La retroguardia. Chiu- animadvertemus pari ter omnia verba il-
dono la processione 7 personaggi, vestiti lius animae languentis esse medicinam ».
di bianco come i 24 seniori, salvo che 138. animali ecc. uomini; cfr. Inf.
: gli
essi non sono coronati di gigli, ma di V, 88. Conv. II, 9 IV, 27.
; ITI, 2 ;
rose e d'altri fiori vermigli. Primi ven- 139. contraria il medico risana le pia-
:
gono 2 vecchi, personificazioni dei Fatti ghe; chi porta la spada, le fa. Con la
degli Appostoli e delle Epistole di San spada si suole rappresentare S. Paolo
Paolo. Seguono 4 d'umile aspetto, per- delle cui Epistole è simbolo il vec- '
133. nodo: dopo tutto il gruppo che tore dell'Apocalisse morì decrepito. -so-
sta intorno al carro, e del quale si è fin lo l' Apocalisse è 1' ultimo libro e il solo
:
qui trattato. Cfr. Inf. XI, 80. profetico del Nuovo Testamento.
600 [par. terrestre] Purg. xxix. 144-154 [retroguardia]
144. dormendo: tutto visioni è V Apo- quel rosso delle ghirlande giurato che
calisse. - con la faccia arguta l'Apoca- : quei sette ultimi avessero fiamme di so-
lisse con le visioni vuole « far conoscere pra dai cigli. - ardesser: « Ardet apex
lo cose che debbon tosto accadere » ;
capiti cristisque a vertice fiamma Fundi-
Apocal. I, 1. tur »; Virg., Aen. X, 270 sg.
145-146. col primato stuolo erano abi- 152. un tuon che dà alla mistica pro-
:
landa di fiori, e siepe fiorita che chiuda seniori a due a due, che fanno il resto del
un orto, son venuti i nomi a molte ville primo leguo sino all'altro che s'incrocia ;
della Toscana, come Brollo, Brolio e si- e qui ha posto in luogo di essa incrocia-
mili » Cavemi.
; tura il nodo, cioè il carro tirato dal Gri-
148. vermigli il color vermiglio dino-
: fone in mezzo a' quattro animali, et in
ta l'ardore della carità, che informa i li- luogo della parte destra del legno ha
bri del Nuovo Testamento, destinati a posto le tre, e in luogo della sinistra le
spargere ovunque il fuoco d'amore che quattro donne in giro. Poi in luogo della
Cristo portò sulla terra cfr. Lue.
; parte di sopra ha posto i sette abituati
XII, 49. col primaio stuolo » Veli. ;
(= vista) un po' lontano, cioè chi non li 154. insegne : i sette candelabri che a
avesse veduti, come me, da vicino, non mo' di insegne, o gonfaloni, aprivano la
potendo distinguere i fiori, avrebbe per processione.
[paradiso terrestre] Puro. xxx. 1-12 [PRELUDIOj 601
CANTO TRENTESIMO
PARADISO TERRESTRE
V. 1 21. Preludio dell'apparizione accorto del suo dovere, cioè avverte dei
di B, Fermatasi la processione, i 24 se- movimenti che deve fare, chiunque gira
niori si volgono al carro e uno di essi, ;
timone pervenire al porto, scopo d'ogni
quasi deputato a ciò dal cielo, grida 3 navigazione. - il più basso il settentrio- :
giare colei che sta per apparire, e canta, e 7. fermo formò; cfr. Inf.
s'affisse: si
a piene mani gitta fiori sopra e dintorno. XII, 115. - gente 24 seniori.
: i
stro cielo. - primo cielo: l'Empireo: al- fece nel vecchio testamento, si fece a
tri intesero a torto Iddio o il Par. terre- fine di costituire la S. Chiesa, e Cristo a
stre; cfr. n. 4-6 in fine. quel fine venne » Bufi. ;
trione del nostro emisfero, cioè V orsa sponsa inea; veni de Libano, veni ». -
minore, di cui fa parte la stella polare, fa gli altri: seniori.
602 [rAR. terrestre] Puro. xxx. 13-28 [preludio]
13. novissimo: ultimo; all'invito che venire, v. 11, ora sta per giungere D. e :
sarà gridato dagli angeli il dì del giudi- il Grifone sono già lì, fermi.
zio finale. 21. Manibus ecc.: oh, spargete gigli a
14. caverna: tomba. piene mani! Son parole che Yirg., Aen.
15. la rivestita voce alleluiando: spe- VI, 883 mette in bocca ad Anchise, quan-
cie di abl. ass.; mentre canterà alleluia do parla in onore di Marcello.
la viva voce da essi beati ripresa insieme V. 22-33. Apparizione di JB. Den
coi corpi. « Et sic vide quantum compa- tro la nuvola di fiori che gli angeli spar-
ratio sit propria ex omni parte, de bea- gono sopra e intorno al carro, appare B.
tis ad angelos, de basterna ad cavernam, coronata di fronde d'ulivo sopra il can-
de voce angeli ad vocem Salomonis » ;
dido velo che ha in testa, e vestita di un
Benv. ÀI. la rivestita carne alleviando.
-.
abito rosso con mantello verde ella si :
sulla quale var. cfr. Moore, Orit., 429 sg. presenta adunque coi colori stessi (bian-
16. basterna: voce latina: sorta di carro co, rosso e verde) delle Virtù teologa-
coperto o lettiga, che presso i Romani li ; cfr. Purg. XXTX, 122 sgg.
serviva specialmente alle matrone. Qui, 22-27. Io vidi ecc.: « Dalla circostanza
per similitudine, il carro mistico. meteorologica, per la quale vediamo non
17. cento: un gran numero di angeli; di rado esser sereno tutto il cielo, fuor
cfr.vv. 29, 82. Il mistico carro è dunque che a ponente o a levante, ove uno stra-
pieno di angeli rimasti sin qui invisibili, to poco denso di vapori s' infiamma ai
non avendone ancor fatto alcun cenno. - raggi solari, prende una tinta rosata, e
ad vocem tanti senis alla voce di : fa velo al grand'astro diurno per modo,
tanto vecchio, di colui che aveva gri- da permetterci di rimirarlo senza offesa;
dato « Veni, sponsa, de Libano ! »
: leva il Poeta l' imagine di una delle più
18. ministri : denominazione scrittura- soavi e felici pitture, ch'egli abbia sa-
le degli angeli ; cfr. Salm. CU, 20 sg. puto ideare e che noi possiamo ammi-
Ebrei, I, 7, 14. rare»; Antonelli. Cfr. anche L. Veni.,
Benedictus ecc.: benedetto tu che vie-
19. Siimi., 5. -rosata: del colore della rosa;
ni. Sono
le parole [salvo venis sostituito « Ut solet aer Purpureus fieri, cum pri-
a venit] colle quali Cristo, entrando in mum aurora movetur»; Ovid., Met. VI,
Gerusalemme la domenica delle Palme 47 sg. - l'altro ciel: il resto del cielo.
fu salutato dai Giudei cfr. Hatt. XXI, ;
- per temperanza di vapori per i vapori
:
9, ecc. Le parole non sono dirette a D. temperanti la faccia, lucente, del sole.
né al Grifone come opinarono molti in- 28. nuvola: consuona all'immagine
terpreti, ma a B., che, prima invitata a della nebbia che vela il sole.
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXX. 29-48 [BEATRICE] 603
30. dentro e di fuori: dentro e intorno 37. sanza ecc.: senza che dagli occhi,
alla divina basterna, cioè al carro. cioè col guardarla, potessi avere più pre-
31-33. candido ecc. : i tre colori, come cisa conoscenza di lei, velata dalla nube
s'è detto, della Fede, della Speranza e di fiori e dal velo candido,
della Carità. L' olivo è simbolo di sa- 38. occulta virtù virtù arcana, già dal
:
fatto di pensare al tremore e allo smar- vestigia flammee » Yirg., Aen. IV, 23
;
rimento da cui D. nei §§ e XIV XXIV dove queste parole son dette alla sorella
della V. N. racconta d'essere stato preso Anna da Didone che le rivela d' avere,
per la vicinanza di B., prima che avesse nell' amore per Enea, sentito ciò eh' ella
avvertita la presenza di lei. altra volta sentì per Sicheo.
604 [par. terrestre] Puro. xxx. 49-63 [scomparsa di Virgilio]
cen toto referebant fiumine ripse » Vìrg., ; è un tratto di sublimissima poesia. Con-
Georg. IV. 525-527. veniva ricondur tosto a B. il lettore;
52-53. quantunque: tutto ciò che; cfr. ed ecco fa ella stessa l'uffizio»; Oes.
Inf. V, 12. Purg. XV, 71. - madre: Eva. 57. per altra spada per ben altro do-
:
da V. con la rugiada: cfr. Purg. I, 95 dine, con la dignità dell' ufficio e del per-
segg., 124 sgg. sonaggio, accenna alla dignitosa nobiltà
54. adre: atre, oscnre di pianto. di B. e toccando le cure e le parole
;
si purgano via via nei sette gironi del ratem conto subigit velisque ministrai »;
sacro monte, e V. ha dichiarato il suo Vìrg., Aen. VI, 302.
arbitrio libero, diritto e sano {Purg. 61. sponda: «parola che conviene sì
XXVII, 140). Ciò nonostante B. lo ac- all' idea di carro, sì a quella di nave » ;
coglie con parole aspre. « Non piangere, L. Vent., 1. e. - sinistra: alla sinistra
o D., per la dipartita di V.: per ben del mistico carro era D. cfr. Purg. ;
79
Così la madre al figlio par superba,
ckè convenne che la donna il chiamasse tore, sidee riservare di dietro perocché ;
per nome, per due cagioni 1' una, per- : quello che ultimamente si dice, più ri-
chè certa fosse la persona, intra tante, mane nell'animo dell'uditore »; Conv.11,9.
alla quale dirizzava il suo sermone 1' al- ; 73. sem siamo. Beatrice parla col plu-
:
tra, però che come più addolcisce nello rale della maestà. Al. Guardami ben l :
umano parlare il nomare la persona per Ben son, ben son Moore, Orit., 431 sg. ;
lo proprio nome, in ciò che più d'affe- Per tutto l' insieme cfr. JBoet., Cons.
zione si mostra; così più pugne il re- phil. I, pr. 2.
prensivo, quando la persona ripresa dalla 74. Come degnasti : « Chi salirà al
riprendente è nomata » Ott. È questo ; Monte Signore ì O chi starà nel
del
il solo luogo del poema in cui il P. re- luogo suo santo? L'uomo innocente di
gistri il nome suo altrove, anche essen-
; mani e puro di cuore, il quale non eleva
done apertamente richiesto, egli lo tace ;
l' animo a vanità » Salm. XXIII, 3, 4. ;
cfr. Purg. XIV, 20 sg. D. aveva elevato 1' animo suo a va-
64. donna: Beatrice. - pria: cfr. v. 32. nità (Purg. XXX, 131 sg. XXXI, 34, ;
suasioni ancora non intendea e disde- ; deli e 1' autorità ecclesiastica è la rappre-
gnosa, che non mi volgea l' occhio, cioè sentatrice della Chiesa. Quindi Beatrice
eh' io non potea vedere le sue dimostra- è paragonata più volte ad una madre ;
animate, ma dal modo in cui si espri- sempre pietà. La madre pare superba,
me, le fa già presentire. « Sempre quello mentre è amorevole. B. pareva, ma non
che massimamente dire intende lo dici- era proterva (v. 70).
606 [par. terrestre] Puro. xxx. 80-91 [angeli]
parecchi codd. andrà letto sent' il sente = piedi. » E qui gli angeli si fermano, per-
il e non senti' l (= sentì il). La pietà chè buona parte dei concetti de' versetti
acerba, che castiga, sente, cioè sa sem- seguenti qui non tornerebbe a proposito.
pre di amaro per il castigato. Acerba per 85. vile travi: alberi verdeggianti; cfr.
sé di sapore, riesce amara al gusto. Virg., Aen. VI, 181. Ovid., Mei. VIII,
V. 82-99. Compassione angelica. 329; X, 372 seg. XI, 361; XIV, 360.
;
B. tace; e gli angeli sulla divina ba- 86. lo dosso d' Italia Y Appennino,:
sterna cantano, quasi in nome di D., un quasi spina dorsale deli' Italia.
salmo eh' esprime la speranza in Dio. E 87. soffiata e stretta ecc.: sotto il freddo
D., prima gelato e come impietrito per soffio, che ha forza di addensarla, dei ven-
il dolore, tocco da quell' amore degli an- ti che vengono di Sehiavonia (di X-E.).
geli, che lo compatiscono e par diman- 88. in se stessa trapela quella di sopra,
:
83. In te: cantano i primi nove ver- prietà delle regioni tropicali, o della zona
setti del salmo XXX: «Signore io ho torrida, ove due volte all' anno a mezzo-
sperato in te fa' che io non sia giammai
;
giorno il sole tocca lo zenit di ciascun
confuso; liberami per la tua giustizia. punto ; e quindi 1' ombra di un corpo
Piega a me le tue orecchie, affrettati a opaco, in situazione verticale, cade sulla
liberarmi. Sii tu a me Dio protettore e sua base, onde non comparisce da alcun
casa di asilo, per farmi salvo. Perocché lato » ; Antonelli.
tu sei mia fortezza e rifugio e, pel tuo ;
90.par foco « Sicut fluit cera a facie
:
neve, le parole severe di B. ai venti schia- marlo sulla buona via per mezzo di sogni
vi, quelle pietose degli angeli a caldo e divisioni. Cadde tanto in basso, che, per
svento affricano. salvarlo, non c'era più che un sol mezzo:
92. quei: angeli. - notan cantano. : mostrargli i dannati e le loro pene. Ora,
| 93. dietro ecc.: assecondando l'armo- prima di passare il Lete e gustarne le
nia delle sfere celesti cfr. Par. 1, 76 sgg.
; acque, che tolgono memoria dei peccati,
\ 94. nelle dolci tempre nelle parole del
: la divina Giustizia esige ch'ei senta vivo
salmo cantate con dolce modulazione ;
pentimento di questi, e, pentito, versi
?cfr. Par. X, 146 sg. lagrime. »
I 95. compatire: «Peccatores.... quam- 100. in su la detta sulla sponda sini-
:
tiiu sunt in hoc mundo, in tali statu stra del carro, com'è detto nel v. 61. Al.:
snnt, quod sine praeiudicio divinae iusti- in su la destra coscia. Ma B. stava pur
tiae possunt in beatitudineni transferri ferma dunque non si era volta a destra.
;
/de statu miserise et peccati. Et ideo com- 101. alle sustanzie pie: agli angeli pie-
^passio ad eos locum habet et secundum tosi e compassionevoli; cfr. Thom. Aq.,
electionem voluntatis (prout Deus, an- Sum. theol. I, 50, 5 ; 56, 1, 2. Pie, perchè
geli et beati eis compatì dicuntur, eorum sante e perchè hanno pietà di D.
salutoni volendo), et secundum passio- 102. poscia: come gli angeli si tacquero.
nem, sicut compatiuntur eis homines 103. vigilate: vegliate di continuo. -
boni»; Thom. Aq., Sum. theol. Ili, Sup- die giorno « in diem seteraitatis »; II
: ;
viamenti. « Natura e Grazia » ella dice ciono al tempo, prendesi ancora il se-
«gli furono larghe di loro doni; ma di colo per il mondo, ed il mondo per gli
questi ei non usò come doveva. Finché uomini in esso contenuti»; Dan.
vissi, io gli fui guida al bene vero morta ; 104. fura: ruba, sottrae alla vostra vi-
me, egli si sviò e corse dietro a beni falla- sta e conoscenza.
ci. Né valse ch'io m'adoperassi a richia- 105. passo ecc.: cosa chenelmondo sue-
608 [PAH. TERRESTRE] PURG. XXX. 106-121 \ I AMENI
ceda. «Sicut Deus per suam essentiam cognitione mysteria gratise angeli cogno
materialia cognoscit, ita angeli ea co- scere non possunt.... Licet angeli beoti
gnoscunt per hoc quod [hcec] sunt in eis divinam sapientiam contemplentur, non
per suas intelligibiles species » Thom. ; tamen eam comprehendunt; et ideo non
Aq., Sum. theol. I, 57, 1. - « Angelus oportet quod cognoscant quid quid in ea
per un ani intellectivam virtutem utra- latet» Tho7n. Aq., Sum. theol. I, 57, 5.
;
que [cioè tanto universalia et immate- 115. vita nuova: età giovanile.
rialia, quanto singularia et corporalia] 116. virtualmente in potenza, per vir
:
XV, 55 sgg. Purg. XVI, 73 sg. Le sfere - « Scientia vel virtus : nani scientia est
celesti (rote magne) danno a ciascun es- habitus conclusionis dernonstratse, et
sere che nasce, inclinazione ad un qual- virtus est habitus electivus»; Benv.
che fine, buono o cattivo, secondo la 118. Ma tanto ecc.: « quanto una terra
virtù del pianeta o delle stelle sotto cui ha più di naturale vigoria, tanto più essa
egli è generato. diventa maligna, se si butta in essa
113-114. che sì alti ecc. che piovono,
: cattiva semenza e la si lascia incolta.
derivano da vapori tanto alti, che le no- Una terra priva di vigore è incapace di
stre viste « nonché raggiungere, neppure dare buone piante o cattive.... Uomini
s'avvicinano » (Tom.) a tanta altezza. di alto ingegno non diretti al bene e
In altri termini a discernere le ragioni viziati hanno
fatto danni stragrandi a
per le quali Iddio infonde la sua grazia sé stessi ed alla società. Gli stupidi sono
negli esseri, non giunge neppure 1' in- incapaci di far gran male e gran bene»;
telletto angelico o de' beati (nostre vi- Corn.
ste!); cfr. Par. XX, 118 sg. « Secun- 121. Alcun tempo: circa sedici anni. -
dum naturalem cognitionem angeli co- ilsostenni circa gli effetti benefici di Bea-
:
gnoscunt res tum per essentiam suam, trice, tale di nome e eli fatto, sull'animo
tum etiam per species innatas; et hac di D. cfr. Vita Nuova, 11, 19, 21, 27, ecc.
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXX. 122-136 [TRAVIAMENTI] 609
mento avvenne un po' più tardi, più di no mai del tutto le loro promesse. « Non
un anno dopo cfr. Vita N., 35, 30, Conv. ; igitur dubium
est, quin ha3 ad beatitu-
II, 2, 14 ma qui B. parla appassionata,
; dinem devia qusedam sint, nec per-
viae
e la lieve inesattezza dell' affermazione ducere quemquam valeant ad quod se
non ha nulla di strano. - soglia in prin- : perducturas esse promittunt » Boet., ;
cipio della mia gioventù. « La umana Gons. phil. Ili, pr. 8. « Hsec igitur vel
vita si parte per quattro etadi. La prima imagines veri boni vel imperfecta quse-
si chiama adolescenza, cioè accresci- dam bona dare mortalibus videntur ve- ;
mento di vita; la seconda si chiama gio- runi autem atque perfectum bonum con-
ventù.... Della prima nullo dubita, ma ferre non possnnt » ibid. Ili, pr. 9. ;
ciascuno savio s'accorda, ch'ella dura in- 133. impetrare da Dio di mandare a
:
v'è gentile»; V. N., XXXIII. -virtù ecc.: presentato dalla « selva oscura » di cui
« quia anima beata separata a corpore D. parla in principio dell' Inf. - argo-
est liberior in voluntate, ratione et me- menti rimedii, senso che argomenti ebbe
:
141. piangendo : cfr. Inf. II, 115 sgg. Boet., Oons. phil. IV, pr. 6. - rotto
142. fato di Dio: legge o ordinamento violato.
voluto da Dio. « Fatum est ordinatio 143. vivanda: le acque del Lete, che, be
secundarum causarum ad effectus divi- vute, fanno dimenticare le colpe comraes
nitus provisos. Qusecumque igitur cau- se, e perfezionano così la purificazione
sis secundie subduntur, ea subduntur 144. alcuno uno. - scotto pagamento
: :
et fato.... Fatum refertur ad volunta- per quel che si mangia; parola in armonia
tem et potestatem Dei sicut ad primum con vivanda e con gustare
' '
l
Non si '
.
principium »; Thom. Aq., Sum. theol. gustano le acque di Lete, se non a prezzo
I, 116, 4. - « Ipsa Dei voluntas, vel po- di sincero pentimento, eiìbndentesi in
testas, fati nomine appellatur»; Aug., lagrime. -
•ARADISO TERRESTRE] PURG. XXXI. 1-14 [CONFESSIONE] 611
CANTO TRENTESIMOPBIMO
PARADISO TERRESTRE
accuse eh' ella gli ha mosse stando volta 7. nel senso stesso di Purg.
virtù :
agli angeli. Ma
D. è sì turbato e sgo- XI, 19. - confusa: peri rimproveri uditi,
^nento, che si prova ma non riesce a prof- ravvivanti il triste ricordo delle colpe,
•ferir parola. Esortato di nuovo a rispon- 8. la voce si mosse volli, ma non potei
:
dere, mormora a fatica un si più percet- articolar parola. - si spense: mi morì sulle
tibile all' occhio per il moto delle labbra labbra. Cfr. Inf. XVII, 92 sg.
che all'udito; e subito, oppresso dal 9. organi suoi: la gola e la bocca, organi
grave carico che gli pesa sul cuore, scop- della voce. « Vox faucibus hsesit »; Virg.,
pia in lagrime e sospiri. Aen. II, 774; III, 48; IV, 280 ecc.
1. fiume sacro Lete. : 10. Poco sofferse B. pazientò per un
:
2. per punta: direttamente, volgendo,, momento. -pense: pensi; cfr. Jn/.V, 111.
la parola a D., di cui fin qui aveva par- 11. memorie
triste: de' traviamenti,
lato in 3» persona. Per la metafora della acqua; di Lete. - offense offese;
12. :
acro acerbo.
: paura che procedea da la pena che me-
4. cunta: indugio, dal lat. cunctari— rita la colpa del peccato»; JButì.
Indugiare. 14-15. mi pinsero ecc. mi spinsero,
:
con tale stento e con voce sì fioca, che, 24. non è a che-, non c'è cosa alla
a intenderlo, fn necessario vedere il mo- quale. Quando l' uomo ha
conseguito i]
vimento delle labbra. - al quale intender : sommo bene, che è Dio, nulla più pu£
a intendere quale.il desiderare. « Chi è per me in cielo f uoi
16-18. Come balestro « come il bale- : che te ? Io non voglio altri che te in ter- :
stro, quando egli è troppo teso, scoc- ra » Salm. LXXII, 25. - « Veram bea-
;
cando rompe et spezza l' arco e la corda, titudinem in summo Deo sitam esse ne-
onde lo strale vola più. lento a toccare cesse est»- JBoet., Gons.phil. Ili, pr. 10.
il destinato segno così ecc. » Dan. -
; ;
25-27. attraversate poste attraverso. -
:
tesa: tensione, -l'asta: della freccia. catene: all'entrata delle fortezze, dei
19. grave carco: il pesante carico della ponti, dei porti e anche delle vie. Quali
confusione e della paura (v. 13). gravi impedimenti, quali forti ostacol:
21. allentò: il verbo qui è intrans, come attraversarono la buona via sulla quale
in Par. XXXI, 129 è trans, in Purg. V,
;
ti eri messo, sì che tu dovessi lasciar*
11 e Par. XV, 6. - Io sno varco delle : ogni speranza (spene) di passar oltre (in-
labbra; cfr. Virg., Aen. XI, 150 sg.: «ha> nanzi) e proseguire il tuo cammino?
ret lacrimansque gemensque Et via vix 28. agevolezze: comodità. -avanzi: van-
tandem voci laxata dolore est. » taggi. « Quali stati, quali meriti, quah
V. 22-36. La seconda confessione, avanzi avrebbon fatto Gisippo non cu-
Richiesto ora della cagione de' suoi tra- rar di perdere i suoi parenti e quei d:
viamenti, Dante amaramente sospira, e Sofronia?»; Bocc., Dee. X, 8.
risponde, sempre lagrimando, d' essersi 29. degli altri: beni, in confronto col be-
lasciato sedurre dal falso piacere delle ne del v. 23. La var. delle altre è sprovvi-
cose presentì (terrene), quando la morte sta di autorità; cfr. Moore, Crit., 433. Al
gli ebbe tolta B., che lo teneva sulla cuni (cfr. anche Bull. XVIII, 302) rife
diritta via. riscono altri a desiri, v. 22, intendende
22. Per entro ecc. : nel seguire i buoni dei desiderii di beni temporali; mal'uomc
desiderii da me inspirati. corre dietro all'aspetto dei beni mondani
23. menavano: « vita del mio core so- e D. confessa subito di essere corso die
lca essere un pensiero soave; e questo tro alle cose presenti, cioè ai beni terreni
pensiero se ne già spesse volte a' pie non ai disiri; v. 34 sg.
d'Iddio, ciò è a dire, ch'io pensando 30. passeggiare anzi questa, e anche
:
cem»; Virg., Aen. I, 371. spada della divina giustizia non tagli più,
34. Le presenti cose cioè i beni visibili,
: ma che Dio misericordiosamente perdoni.
tangibili di questo mondo, ricchezze, ono- 43. mo ora. - vergogna fin qui D. ha
: :
ri, gloria, diletti, scienza mondana, ecc. provato confusione e paura; il dolore
35. falso: è il piacere con cui ci allet- lo ba fatto sospirare e piangere; e se ha
tano le false imagini di bene {Purg. provato vergogna (Purg. XXX| 78), non
XXX, 131 sg.) mera apparenza l' uno
: è stata proprio quella vergogna del suo
come le altre. errore, che B. vuole eh' egli porti in sé.
36. tosto che ecc. : dopo la morte di 45. sirene: cfr. Purg. XIX, 19 sgg.
Beatrice; cfr. Vii. N. e. 35 e 36. Purg. Per sirene intende qui tutti i falsi beni
XXX, 124 sgg. -si nascose: si tolse, perla che allettano con le loro belle*apparenze
morte vostra, agli occhi miei: non aven- e conducono a perdizione.
do più. presente il bel viso di B., il P. si 46. pon giù deponi. - il seme il grave
: :
lasciò fuorviare da altri beni presenti. carco della confusione, della paura e del
V. 37 -63. Nuovi rimproveri di bea- dolore che ti fa piangere, sicché non puoi
trice. Avuta daD. la nuova confessione, seguire attentamente il mio discorso.
B., affinchè egli senta vergogna di sue 47. sì: così, -in contraria parte: op-
colpe e sia più forte nell' avvenire, gli posta a quella, verso cui volgesti i tuoi
mostra tutta la vanità e stoltezza de' suoi passi.
traviamenti, scusabili in giovanetto ine- 48. carne sepolta: corpo morto e sepolto.
sj)erto, non in uomo fatto come lui. 49-51. t'appresentò: ti mostrò. Distin-
89. da tal giudice da Dio, giudice che
: gue due bellezze: della natura e del-
vede e sa tutto da sé. l'arte, come Oonv. I, 5 « Pare l' uomo
:
quello, secondo il debito dell'arte, sono derà giammai. Cfr. Bull. XII, 327. - sì
intra sé rispondenti». - piacer: bellezza breve: « come fu V uso del sommo piacer
piacente. - rinchiusa: alla morte corpo- che tu avesti di me » Buti. - Panini ;
rale pare all' anima di « uscire dell' al- durat omnis gloria humana etiam quie
bergo e ritornare alla propria magione » ;
videtur durabilior»; Benv.
Conv. IV, 28. - sparte: sono ora disciolte 61. Nuovo tenero, piccino. - (lue
: tre :
in terra; cfr. Genes. Ili, 19. « Numquam sono i colpi accennati nel v. 59 pur col
natura.... vel ars.... praesentavit tibi ali- verbo aspettare. - aspetta prima di di- :
viso loro vergogna si dipigne»; Conv. 74. chiese: che io alzassi la barba (v. 68)
IV, 19. - se riconoscendo ecc. ricono- : per chiedere ch'io alzassi il viso.
scendo i falli loro rimproverati e peren- 75. velen: « ben m'avvidi ch'ella ar-
dosene. « A
questa età è necessario d'es- gomentava sottilmente e latentemente,
sere penitente del fallo, sicché non s'ausi come corre lo veleno al cuore tu non se' :
a fallare»; Conv. IV, 25. fanciullo che tu ti possi scusare per non
67. Quando giacché, quandoquidem.
: cognoscereperpogo tempo; imperò che tu
68. la barba il viso, v. 74. D. s' è pa-
: se' barbuto » Buti. ;
il viso, B. gli rinfaccia ch'egli non è VII, 95. Purg. XI. 3. « Quidam dicunt
più bambino, sicché certi atteggiamenti quod ante omnem creationem geniti sunt
troppo timidi e pudibondi non sono tol- angeli »; Ioh, Damasc, De orthod. Fid.
lerabili in lui abbia il coraggio di guar-
: II, 3 ; cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, 61, 3.
da^ lei con fronte alta! - da loro ecc.: come alzai il viso, l'occhio
69. prenderai ecc.: il guardar me ti comprese che gli angeli avean cessato di
crescerà il dolore, poiché vedrai qua! spargere fiori; cfr. Purg. XXX, 20 sg.,
bellezza vera, celestiale fu da te negletta 28 sgg. Le altre lez. sono materiali de-
per amore di falsi beni terrestri. formazioni o facili fraintendimenti della
70-72. Con men feci così grande
ecc. : vera apersion; operazion; apparsion;
sforzo a vincere me
stesso © levare il apprension ecc.
mento, che minore è quello con che una 79. le mie luci gli occhi miei. - poco si-
:
quercia robusta è diradicata dal vento cure sì per aver pianto, e sì per la vergo-
:
di tramontana o dall' australe. - si di- gna, il timore e la riverenza ond' era pos-
barba si sbarbica, si sradica. La simi-
: seduta l'anima sua, gli occhi non sape-
litudine esprime efficacemente quanto vano ancora fissarsi con franchezza su B.
sentita e profonda fosse in lui la vergo- 80. fiera: il Grifone; cfr. v. 122 Purg.
gna. - nostral vento: Borea «che vien da XXIX, 108 ; XXXII, 26 e 96.
tramontana, verso la qual parte è 1' Eu- due nature leone e aquila, natura
81. :
ropa, ove noi siamo »; Veli. - a quel ecc. : umana e divina (di Cristo).
al vento australe che spira dall' Affrica, 82-84. Sotto ecc.benché velata e un :
detta qui terra di Iarba dal re di Libia po' lontanada me, perchè di là dal fiu-
di questo nome, protettore e innamorato me, B. mi pareva che superasse in bel-
di Bidone; efr Yirg., Aeri. IV, 196 sg. lezza sé stessa antica, cioè quale era
616 [PAR. TERRESTRE] PURG. XXXI. 84-96 [LETE]
stata in altro tempo, mentre viveva nel V, 135) colei, Beatrice, che coi suoi rim-
mondo (cfr. V. N. 26), più di quanto proveri mi ridusse a tale stato.
aveva superato quaggiù tutte le altre V. 91-102. Immersione nel Lete.
donne. - In luogo di vincer, nel v. 83, Riacquistati i D. vede sopra di
sensi,
altri leggono verde, da unirsi a riviera, sé Matelda che già lo ha tuffato nel-
var. che dà un buon senso, ma eviden- l' acqua di Lete sino alla gola, e lo esorta
temente introdotta per togliere la ripe- a tenersi bene stretto a lei, e, cammi-
tizione poco gradevole di vincer. nando leggiera come spola sovra l'acqua,
85-87. pentér: pentire =
pentimento; se lo trae dietro. Come sono presso la
cfr. Purg. XVII, 132. - ivi: allora, in riva destra, si ode cantare un versetto
quel momento. Altri intesero « in quel latino; poi Matelda allarga le braccia,
luogo » altri « in quel termine di co-
; prende D. per il capo e lo sommerge nel-
se ». Anoi par preferibile la l a interpre- l'acqua costringendolo a berne.
tazione. - l'ortica: il pungente dolore 91. cuor: caso retto. - virtù: accu-
il
« la cosa che lo torse nel suo amore, cioè Purg. XXVIII, 40.
il bene minore che attrae Dante a sé, è 93. soprame D. era immerso nel fiu-
:
qui modo ambiguo; ma il torcersi nel- me sino alla gola, Matelda andava sul-
l'amore non degno, ha pure potenza, e l' acqua lieve come spola dunque era so-;
dice in uno perversione e sforzo » Tom. ; pra D. - Tienimi tienimi, attienti a me.
:
88-90. Tanta riconoscenza ecc. così : 96. come spola « scorrendo sopra l' ac-
:
grande, così pieno, e però così grave e qua con quella leggerezza con cui la
doloroso fu il riconoscimento che allora spola delle tessitrici corre da una ban-
mi morse il cuore - riconoscimento della da all'altra dell'ordita tela»; Br. B.
bruttura e vanità delle cose che mi ave- « Ferret iter celeris nec tingueret sequore
vano torto nel loro amore e della colpa gra- plantas »; Yirg., Aen. VII, 811. - « Sum-
vissima d'avere per esse posta in non cale maque decurrit pedibus super gequora
la bellezza sola degna di amore, quella siccis »; Ovidio, Met. XIV, 50. Molti co-
di Beatrice, proprio quando per la morte dici antichi hanno scola, lez. per sé ec-
del corpo tale bellezza era divenuta mag- cellente, poiché scola significò barchetta
giore - eh' io caddi vinto, cioè smarrii i o gondola (Bull. IX, 292), e in Toscana
sensi e caddi e quale io mi fei, divenni
; fu (v. Diz.) ed è (Giuliani, Delizie del
allora, ben sa (salsi =
se lo sa Purg. ; pari. tose. I, 6) usata per spola.
[paradiso terrestre] Purg. xxxi. 97-114 [ancelle di b.] 617
Ott. E intera liberazione o assoluzione 106. stelle: cfr. le quattro stelle che
delle sue colpe ottiene D., peccatore or- illuminano la faccia di Catone in Purg.
mai pentito, confesso e contrito, per I, 23, 37 sgg. Vili, 91. Le Virtù car-
;
mezzo dell' acqua di Lete, in cui Ma- dinali splendono in cielo quali luci che
terna lo ha tratto acqua che prima col
; illuminano il mondo, e sono in terra fide
bagno lo purifica e monda poi, bevuta, ;
consigliere degli uomini.
gli toglie anche il ricordo de' peccati. 107. discendesse: B. pareva a D. « cosa
99. non che lo scriva e tanto meno
: venuta Di cielo in terra a miracol mo-
saprei descrivere sì grande dolcezza. strare », Vita N., 26; dunque: Prima
101-102. la testa D. era nell'acqua sino
: che B. nascesse. Allegoricamente: Le
alla gola ora Matelda gli fa immergere
; Virtù cardinali prepararono già nel gen-
anche il capo (sede della memoria), sicché tilesimo la via al cristianesimo; furono
egli debba inghiottire l'acqua dell'oblìo» dunque ordinate per ancelle all'autorità
V. 103-117. Xe ancelle di Beatrice. ecclesiastica già prima della fondazione
Trattolo fuori dal fiume, Matelda offre della Chiesa.
D. dentro la danza delle quattro Virtù 109. Merrenti per merrenoti
: — merre-
cardinali {Purg. XXIX, 130 sgg.), che moti, cioè ti meneremo.
lo abbracciano e lo menano al petto del 110. dentro: agli occhi di B.
Grifone, e però dinanzi a B. « Poi che la 111. le tre: le Virtù teologali (cfr.
dottrina et autorità sacerdotale [Matelda] Purg. XXIX, 121 sgg.) « per le quali tre
hae mundificato e lavato l'omo da l'atto e virtù si sale a filosofare a quella Atene
dal fomite del peccato sì, che l' ha ren- celestiale, dove gli Stoici e Peripatetici
duto innocente, così lavato lo mette den- ed Epicurei, per l' arte della Verità eter-
tro da la dansa de le quattro Virtù car- na, in un volere concordevolmente con-
dinali, acciò eh' elli vegga lo tripudio corrono »; Gonv. Ili, 14, e cfr. il cap. 15.
e l' allegressa loro, e come elle serveno 114. volta stando sul carro, B. erasi
:
Secondo il Biadene, Var. lett., Pad., 1896, e apparisce, riflessa da lei, la luce eter-
caribo valse più precisamente « aria di na: splendore, come è spiegato in Conv.
ballo accompagnata col canto », e quindi Ili, 14, è lume riverberato. D. né de-
anche « canto che si faceva danzando scrive l'atto nò la seconda bellezza della
coli' accompagnamento della musica ». sua Donna, ma prorompe in un'esclama-
Su altre interpretazioni cfr. Comm. Lips. zione, più sublime ed efficace di qualsiasi
II, 710-712. Per * canzone a ballo sem- '
descrizione. « Candor est enim lucis ceter-
bra che, già prima di D., usasse questo nce, et speculum sine macula Dei maie-
vocabolo Giacomo Pugliese; cfr. D'An- statis, et imago bonitatis illius » JSap. ;
cona e Comparetti, Ani. rime volg. I, VII, 26. Cfr. Vita N., 2, 26, 30, ecc.
388 V, 351. La voce doveva essere ben
; 140. chi palido ecc. chi mai si affaticò
:
nota nel Trecento, non essendosi alcuno e logorò tanto nello studio della poe-
de' più ant. comm., sino a Benv., cu- sia, ecc.
rato di darne spiegazione. 141.0 bevve: iVfarsi palido all'ombra
134. fedele così le tre Virtù chiamano
: di Parnaso si riferisce agli studi, il bevere
D. ad onta dei rimproveri fattigli da B.; alla sua fonte si riferisce al dono natu-
cfr. Inf. II, 61. « Fedele d'amore e di rale dell'immaginazione e delle altre fa-
desiderio se non d'opera » Tom. ; coltà necessarie al poeta. 11 senso è dun-
136. noi a noi. : que: Nessuno si affaticò e logorò mai
138. la seconda bellezza la bocca, in , tanto negli studi, o fu dotato d' imma-
cui balena il santo riso da cui D. dirà ginazione e virtù di parola sì potenti,
d'essere come ammaliato, Purg. XXXII, che non sembrasse avere la mente offu-
5 sg. La prima bellezza di B. sono gli scata {ingombra) tentando di descriver
occhi davanti a cui già hanno le Virtù te quale apparisti svelata.
cardinali menato il P., ma che le teolo- 144. t'adombra: ti simboleggia, ti rap-
gali vogliono che B. rivolga a D., v. 133. presenta,' ancorché imperfettamente; « là
Conv. Ili, 8 « Dimostrasi [l'anima] ne-
: dove il cielo, armonizzando con la terra
620 [PAR. TERR.] Pukg. XXXI. 145 - XXXII. 1-8 [troppo fiso]
dell'innocenza [il Parodi intende invece nioso delle sue ruote, effigia e rappre-
1
con te ', Bull., XXII r, 49] appena con senta tutto il corpo della scienza, della
la sua bellezza rende imagi ne di tue bel- quale tu sei il simbolo ». Il verso è in-
lezze divine » A ntonellì. Altri diver-
! ; dubbiamente oscuro, e i commentatori
samente: « Là dove le sfere, risonando nell'interpretarlo vanno tutti, più o me-
colle loro usate armonie, ti facevano co- no, tentoni.
perchio, ticircondavano »; - « Là dove 145. nell'aere ecc.: quando ti mostra-
gli angeli, cantando, ti coprono di fiori»; sti nell'aere aperto, in tutta la tua bel-
- « Là dove il cielo, col volgere armo- lezza sovrumana.
CANTO TRENTESIMOSECONDO
PARADISO TERRESTRE
con l'occhio abbagliato come se avesse tù teologali, le quali erano alla destra
guardato nel sole, nulla discerne. del carro (Purg. XXIX, 121); quindi alla
2. decenne dal 1290 al 1300 cfr. Purg.
: ; sinistra di D., volto verso la parte ante-
XXX, 34 sgg. - sete di veder B.
: riore del carro (Purg. XXXI, 113 sg.).
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXXII. 9-27 [PROCESSIONE] 621
10
e la disposizion ch'a veder èe
negli occhi pur testé dal sol percossi,
sanza la vista alquanto esser mi fée.
13 Ma poi che al poco il viso riformossi
- poco per rispetto al molto
io dico '
al '
9. Troppo fiso : tu guardi B. troppo 18. le sette fiamme quelle de' 7 can-
:
sposizióne a vedere negli occhi di fresco scudi per salvarsi, mentre gira per tor-
percossi dai raggi solari è nulla, perchè nare addietro, dalle offese nemiche, -col
essi sono abbagliati; essendo in quel segno: con la bandiera in testa.
momento tale la disposizione a vedere 21. mutarsi cambiar direzioue di mar-
:
di D., egli rimane per un poco senza cia. Quando una colonna, fermatasi, si
la vista. La bellezza di B. è fulgida co- rimette in marcia in direzione opposta a
me sole; cfr. Par. Ili, 1; XXX, 75. quella di prima, nella nuova direzione
V. 13-33. Il ritorno della processio- si muove prima « la fronte col segno, la
ne, Riacquistata la virtù visiva, D. ve- bandiera poi a grado a grado il corpo,
;
destra, ritornare indietro verso oriente. prima i candelabri che precedono, poi
Matelda, D. e Stazio si avviano dietro la schiera de' santi [seniori] e ultimo il
la ruota destra del carro. carro»; L. Vent., Simil., 354.
13. il viso: la vista. - al poco: è tanto 22. quella milizia i 24 seniori, Purg.
:
guida la Chiesa non con mezzi esterni, 36. scese lo scendere di B. dal carro
:
ma con la parola e lo spirito, né, in far trionfale par figurare l'omaggio dell'au-
ciò, ei s' affatica o turba menomamente. torità ecclesiastica alla civile, giusta il
28. La bella ecc.: Matelda, che mi fece precetto apostolico « Omnis anima po-
:
rato sul posto o quasi, opperò descritto biasimo, perchè Adamo, disubbidendo per
un arco minore che la sinistra. superbia alla suprema autorità, trasmi-
31-33. Sì: nell'ordine descritto. - YÒta: se al genere umano il peccato originale.
di aiutatori. - colpa ecc.: per colpa di 38-39. pianta: cfr. Gen. II, 9, 17; III,
Eva che credette alle false promesse del 3. Daniele IV, 7 sg. Molti videro in que-
serpente il che ebbe per effetto il bando
; sta pianta raffigurata 1' Ubbidienza (e
dell'uomo dal Par. terrestre; cfr. Genes. potrebbe stare in quanto l'impero esige
ìli, 5. Purg. XXIX, 23 sgg. -crese cre- : ubbidienza) altri la Croce altri Roma;
; ;
dette; forma dell'uso ant. tose, e tut- altri la Morale; altri la Chiesa; altri
tora viva nell'Umbria; Bull. Ili, 132. altro. Non è questo luogo opportuno,
-temprava ecc.: un canto (nota; cfr. Par. discutere di siffatti argomenti, molto
XIX, 98) angelico regolava la marcia. oscuri e difficili. Noi stiamo con chi vede
V. 34-63. L'albero mistico. A tre nella pianta figurato l' impero (impero
tiri di saetta dal luogo onde si erano romano), in quanto, più precisamente,
partiti, B. scende dal carro. Sono giunti la pianta stessa simboleggia la legge o
presso un albero brullo (l'albero della iut naturale, che (De Mon. II, 2) è tut-
scienza del bene e del male); e tutti t'una cosa con la divina voluntas, e di
mormorano « Adamo ! », e si dispongono cui l'Impero è sulla terra l'espressione
in cerchio attorno a quello; poi lodano concreta e viva e insieme lo strumento
il Grifone che non discinde di quel le- indispensabile, voluto da Dio per la sua
gno. E il Grifone, risposte adeguate pa- attuazione; la quale consiste nella giu-
role alle lodi, tira il carro e ne lega il stizia.La pianta poi, in quanto è dispo-
timone all'albero, il quale tosto rifiori- gliata, significherà che, prima di Cristo
sce. S'intona allora da tutte quelle fi- redentore quell'autorità universale e la
gure sovrumane un inno sovrumano. giustizia, causa il primo peccato ch'era
34. Toli: tiri di saetta. « Tantum abe- stato violazione della pianta e aveva
rant summo, quantum semel ire sagitta rotta la concordia fra 1' uomo e Dio,
Missa potest»; Ovid., Met. VIII, 698 non potevano prosperare. Così si capi-
sg. - « Quale quater iaculo spatium, ter sce perchè tutti mormorino al vedere la
arundine vincas » Stat., Theb. VI, 354.
; pianta dispogliata: Adamo - Cfr. Bull.
4
'
.
133 sgg.). La sua forma e l'altezza figu- 48. Sì ecc. parafrasi della parola di
:
reranno la intangibilità e l'origine di- Cristo al Battista « Sic enim decet nos
:
vina e del ius e dell'impero. - dagl'Indi : implere omnem justitiam » Matt. Ili, ;
che nelle loro selve hanno alberi sì alti, 15. Così, cioè non discindendo d' esto
che saetta scagliata dall' arco non arriva legno, ma rispettandolo, si mantiene il
sino alla cima di essi, come dice Yirg., fondamento di ogni giustizia. Cfr. De
Georg. II, 122 sgg. Dell'albero della Mo- Mon. I, 13.
narchia scrive Dan. IV, 7 sg. (e D. dovè 49. al temo: timone che raffigura
al
ricordare e questo e il passo biblico del- la croce, così come
il carro è simbolo
bor, et fortis ; et proceritas eius contin- fiori, v. 38 sg. Cfv.Purg. VI, 113, XX, 58.
genscoelom aspectns illius erat usque
; 51. e quel ecc. alla frasca lo legò con
:
ad terminos universa teme. » la frasca stessa; di lei vale con lei. In-
43. discindi : laceri, strappi. È lo «scin- tendere quel di lei come quel legno 4
dere Impellimi » del De Mon. Ili, 10, fatto di essa pianta ', in quanto il ti-
ed è evidente insieme l'allusione al di- mone è la croce, e questa, secondo una
i scindere, di cui si resero colpevoli i primi nota leggenda, fu fatta col legno d'una
parenti. Cristo {Grifone) non solo incul- pianta sviluppatasi da un ramo dell'al-
cò 1' ubbidienza all' impero (cfr. Matt. bero edenico portato fuori dal Par. terr.
XXII, 21 « rèddito, qua© sunt Caesa-
: da Seth, è un far violenza alla lingua
ris, »), ma gli fu soggetto ed ub-
Cacari italiana senza necessità. L'atto del Gri-
bidiente egli stesso che « sub edicto Ro- fone indica l'unione ristabilita da Cri-
mansB auctoritatis, nasci voluit de Vir- sto tra l'nmano e il divino, l'unione del-
gine Matre, ut in illa singulari generis l' impero alla chiesa e se quello tiene
;
gemme. Della verga d'Aronne: « Turgen- forme dell'uso antico, oggi dismesse, fog-
tibus gemmis eruperant flores » Num. ; giate su neutri pi. lat. del tipo tempora ;
XVII, 8. - « Iam lento turgent in palmite cfr. Nannucci, Nomi, 360 sg. - sole spo- :
71. splendor: del Grifone e degli altri 82-84. tal: così io mi risvegliai alle
della processione che tornavano al cielo parole Surgi che fai ? - quella Ma-
: : :
qui sunt Christi, qui in adventu eius durante la processione s' erano mossi da
crediderunt » I Cor. XV, 23. - suso al
; : sé, partito il Grifone e gli altri, mentre
cielo, ond' erano venuti. D. dormiva, erano stati presi in mano
90. più dolce canzone e più profonda : dalle 7 virtù.
che non fu l' inno che tu udisti e la cui 99. son sicuri ecc, non sono spenti
:
gio che la nuda terra. I primitivi ve- degli uomini che vivono in malo modo.
scovi di Roma, depositari dell' autorità Subito D. volge obbediente gli sguardi
della Chiesa erano poveri e umili, senza e la mente al carro.
corteggio alcuno, ma con sé avevano 100. Qui: nel Par., terrestre. - silvano:
tutte le virtù e i doni dello Spirito Santo abitante di questa selva cfr. ; Purg.
(vv. 97-99). Secondo altri, vera, cioè ve- XXVIII, 23; XXXII, 31, 158.
race, sarebbe la terra del Par. terrestre, 101. cive: lat. civis, cittadino. « Iair
perchè « vera, cioè verace e ubbidiente non estis hospites et advense, sed estù
al suo Fattore » ; Ott. cives sanctorum et domestici Dei »; Efes
95-96. plaustro: carro della Chiesa. II, 19. Cfr.Pura. XIII. 94 seg.
[paradiso terrestre] Purg. XXXII. 102-116 [aquila] 627
102. Eoma: celeste-, il Par. - Eomano: sg. - spessa: condensata. « Fertur ut ex-
« cittadino in quanto omo, et in quanto cussis elisus nubibus ignis »; Ovid., Met.
Iddio re e signore » JButi. ; Vili, 339. - « Ocyor et patrio venit igne
105. di là nel mondo dei viventi, con-
: suisque sagittis »; Stat., Theb. VI, 386.
trapposto al qui del v. 100. - scrive: 111. remoto: « quando piove dalle più
scriva; cfr. Bull. Ili, 125. Apocal. I, remote regioni pluviali, e però vengono
11, 19; XXI, 5. ivi a formarsi nuvole, queste si trovano
106-107. che tutto ecc.: che era piena- nel massimo avvicinamento alla suppo-
mente disposto ad ubbidire a' suoi co- sta sfera del fuoco, la quale credevasi
mandi. L'espressione « piedi de' coman- potesse influire su quelle, nel far loro
damenti » ha qualcosa di secentesco ; concepire e concentrare maggior copia
ma, a mostrare che non è singolarità di calore il perchè il divampare di que-
;
efficace a dirci l' umile e completa de- tonella Cfr. Par. XXIII, 40 sgg.
dizione del P. a B. 112. l' uccel di Giove: '
Jovis ales '
;
108. la mente ecc.: rivolso i pensieri e Yirg., Aen. I, 394. Cfr. Par. VI, 4.
glisguardi al carro cfr. Purg. III, 14.
; 113. rompendo ecc. :
1' aquila fa più
V. 109-117. L' aquila nemica del danno all' albero che non al carro e con
;
carro. Più veloce del fulmine scende ciò il P. vuol forse dire che le persecuzioni
un'aquila giù per l'albero, rompendo del- contro i Cristiani danneggiarono più
la scorza non che de' fiori e delle nuove l'Impero romano stesso che non la gio-
foglie, e colpisce il carro di tutta forza, vane Chiesa. Il D' Ancona però opina
sicché esso si piega barcollando. La vi- - opinione molto sensata - che D. abbia
sione dell'aquila è tolta da Ezechiele voluto accennare con le rotture subite
XVII, 3 sg., dove 1' aquila figura il re smembramento dell' im-
dall' albero allo
di Babilonia, persecutore della Chiesa pero in orientale e occidentale e che il
;
dell' antico Patto. Qui l' aquila figura colpo al carro alluda alle persecuzioni
gl'imperatori romani persecutori della ultime dell'impero alla Chiesa, e spe-
Chiesa di Cristo, da Nerone a Diocle- cialmente a quella di Diocleziano, il
ziano, e il ferire il carro simboleggia le quale primo smembrò l'impero; o. e.
persecuzioni. Cfr. Bull. XVI, 281 sg. pp. 255 sg.
110. foco: fulmine; cfr. Purg. IX, 28 116. in fortuna: in tempesta.
628 [PAR. TERRESTRE] PlJRG. XXXII. 117-132 [VOLPE, AQUILA, DRAGO]
117. Tinta: spinta. « Iam validam Ilio- imperatori; le penne, i beni temporali do-
nei navera, iam fortis Achati, Etquavec- nati da essi alla Chiesa In ispecie si al-
tus Abas et qua grandasvus Aletes, Vicit lude alla donazione di Costantino, Inf.
hiem8 » Virg., Aen. I, 120 sgg. - or da
; XIX, 115 sgg. Par. XX, 55 sgg.
poggia, or da orza ora sul fianco destro,
: 124. per indi giù per 1' albero, v. 113,
:
ora sul sinistro. Poggia è la corda che sul quale l'aquila ha sua stanza.
lega 1' antenna dal lato destro della na- 127. e qual ecc.: e dal cielo venne una
ve, orza quella che la lega dal lato si- voce dolente, quale esce di cuore afflitto.
nistro; cfr. Frezzi, Quadr. IV, 3. Dopo la donazione di Costantino la leg-
V. 118-123. la volpe. Una volpe af- genda narrava che si udì dal cielo una
famata s'avventa alla cuna del carro, voce gridare « Hodie diffusum est ve-
:
ma B. la volge in fuga. La volpe figura nenum in Ecclesia Dei», delle quali pa-
l'eresia i cui attacchi furono validamente role è espresso qui con altra immagine
respinti dai Padri della Chiesa forse più ; il concetto, quando il P. dice « O na- :
particolarmente l' eresia di Ario. vicella (= Chiesa) mia, come sei mal
118. cuna: fondo del carro. carica (= carica di mala merce) » !
120. d'ogni pasto buon ecc.: digiuna V. 130-141. LI drago. Tra le due ruote
d'ogni sana dottrina; cfr. I Cor. Ili, 2. del carro si apre la terra, e dall' apertura
Ebrei V, 14. esce un drago che ficca la coda su per il
121. ma riprendendo ecc. : i Padri della carro, e, ritirandola, si trae dietro parte
Chiesa, difensori della fede vera, vinsero del fondo, poi s'allontana. Il rimanente
gli eretici mettendo in chiaro la brut- del carro si copre allora tutto delle penne
tezza di loro dottrine. L' eresia ariana, lasciategli dall' aquila. EL drago è tolto
in particolare, fu solennemente condan- dalV Apocalisse (XII, 3, 4), dove è detto
nata nel concilio di Nicea del 325. essere «quell'antico serpente, che chia-
122. futa: fuga; forma popolare del- masi Diavolo o Satana, il quale seduce
l' uso ant. e viva tuttora in qualche dia- tutta la terra » (Apocal. XII, 9 XX, 2). ;
letto; cfr. Parodi, Bull. HI, 152. Anche nella visione dantesca il drago è
123. quanto ecc.: per quanto potè la Satana, spirito maligno di cupidigia, che
magri ssima bestia, estremamente debole. toglie alla Chiesa lo spirito di umiltà e
V. 124-129. Il regalo dell'aquila. povertà, virtù fondamentale a cui essa
L' aquila scende una seconda volta dal- doveva la sua prosperità primitiva. Altri
l'albero nel carro e vi lascia sue penne : nel drago ravvisarono, senza buon fon-
in quel momento s' ode dal cielo un grido damento, Maometto.
di dolore. L' aquila figura anche qui gli 132. la coda: vien fatto di pensare al
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXXII. 133-147 [CARRO-MOSTRO] 629
L. Vent., Sim., 139. - piuma: beni tem- bia, Ira, Avarizia, Invidia, Lussuria,
porali. - offerta dagli imperatori, degni
: Accidia e Gola. E perchè li primi 3 pec-
di scusa, perchè forse animati nel donare cati offendono doppio, cioè a Dio e al
alla Chiesa da intenzioni buone (cfr. Par. prossimo, sì li figura per quelle 3 teste
XX, 55-57); ma questi beni temporali, del timone che aveano ciascuna 2 corna.
furono mal seme che die presto copioso E perchè li altri 4 sono pure diretti con-
e mal frutto. Perduto lo spirito primitivo tra lo prossimo, sì pone a ciascuno pure
di umiltà e povertà, la Chiesa, forte del- uno corno » Lan. Così, con lievi mo-
;
e nella flagellazione saranno da ravvisare 153. insieme: «notala mutua voi ontade
particolarmente le ingiurìe di Filippo il la quale denota colpa da ciascuna parte»;
Bello a Bonifazio Vili, e piìl che altro Lan. Alcune volte Bonifazio Vili e Fi-
l'orse la famosa scena di Anagni, cfr. lippo il Bello rjarvero essere d'accordo.
Purg. XX, 86 sgg. mentre il trascinare
; 154. vagante: mobile, « quia Bonifa-
il carro per la selva figurerà il trasferi- cius nolebat amplius pati servitutem
mento della Sede papale in Avignone Philippi »; Benv.
nell'elezione di Clemente V
(1304). D. 158. a me: D. rappresenta qui il po-
attinse anche per questa parte, valen- polo cristiano, « forse più particolar-
dosene però, come sempre, liberamente, mente il cristiano d' Italia » ; W Ancona.
all' Apocalisse XVII, 1-18; XVIII, 2 sgg.; 157. di sospetto: che la donna gli fosse
ma insieme con essa, come dimostrò il tolta, o eh' ella si desse altrui. - iraper :
Tocco (Lect. D.), ricordò e seguì anche i aver la donna volto l'occhio al P.
commenti fattine dall'abate Gioacchino 158. disciolse dall' albero a cui il Gri-
:
monte : Non
« potest civitas abscondi 159-160. tanto che ecc.: si addentrò
supra montem posita»; Matt. Y, 14. - tanto nella selva, che questa sola di-
« Fabricasti lupanar tuum in capite om- venne riparo (scudo) che m'impediva di
nia viso, et excelsum tuum fecisti in omni scorgere la meretrice e il carro, dive-
platea»; Ezech. XVI, 31. nuto belva nuova, cioè mai più veduta.
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXXIII. 1-10 [CANTO E SOSPIRI] 631
CANTO TRENTESIMOTERZO
PARADISO TERRESTRE
'
Deus venerimi gentes ', alternando
or tre or quattro dolce salmodia,
le donne incominciaro, e lagrimando )
V. 1-12. Canto e sospiro. Nel vedere cambiò di colore e d' espressione, allor-
:
lo strazio del Carro- Chiesa, le 7 ninfe, ché vide il Figliuolo patire e morir sulla
figuranti le virtù teologali e cardinali, croce. « Quomodo.... mutatus est color
cominciano a cantare alternamente i ver- optimus » Lament. Jer. IV, 1.
;
setti di un salmo con espressione dolce, 7-8. l'altre le tre e le quattro ninfe. -
:
ma non senza lagrime di dolore; e B. diér loco a lei di dir: avendo finito di
le ascolta sospirosa, col volto atteggiato cantare il salmo.
a pietà; divampando di zelo, ri-
poi, 9. come foco: rossa in viso, perchè
sponde annunziando vicino il soccorso. accesa, nell'atto di farsi profetessa, non
1. Deus: «Deus, venerunt gentes in pure di santo zelo, ma anche di santa ira
hereditatem tuam polluerunt templum
;
per le offese e i danni recati alla Chiesa
sanctum tuum posuerunt Jerusalem in
;
di Cristo di cui ella è guardiana; cfr.
pomorum custodiam »; Ps. LXXVIII, 1. Purg. XXXII, 95. « Cui plurimus ignem
D. opportunamente applica questo Sal- Subiecit rubor et calefacta per ora cu-
mo, in cui si piange la distruzione di currit»; Virg., Aen. XII, 65.
Gerusalemme e del suo Tempio per opera 10. Modicum parole di Cristo ai disce-
:
dei Caldei e s'invoca la vendetta divina poli per annunziar loro la sua morte e
sui colpevoli, alle vicende dolorose della la sua resurrezione « poco, e non : Un
Chiesa, adombrate nelle figurazioni ul- mi vedrete ; e di nuovo un poco, e mi ve-
time del e. XXXII. drete»; Oiov. XVI, 16. Questi versi an-
2. or tre ecc. « le tre [virtudi] diceano
: nunziano, nel 1300, in forma di profezia,
l' uno verso, e le quattro diceano l' altro probabilmente questo che tra poco (1305) :
verso con pianto e con canto » Ott. - ; la Chiesa sarà allontanata dalla sua sede,
dolce salmodia « cantum psalmi dulceni,
: ma di 11 a un altro poco ricomparirà nel
licet esset de materia amara » Benv. ; posto suo, cioè quando verrà chi ne ot-
4. sospirosa e pia: per compassione del- terrà la liberazioue materiale e morale,
la Chiesa straziata. secondo cheD. fermamente sperava, anzi
5-6. sì fatta: così mutata in volto. - si considerava come certo (vv. 34-45).
632 [>ar. terrestre] Purg. XXXIII. 11-28 [dante e beatrice]
volere di B. tutti s' allontanano dall' al- XV, 35 sg. e XVI, 282.
bero, con ordine simile a quello della 18. quando ecc.: allorché, guardandomi
processione: precedono le 7 ninfe coi in viso, percosse (cfr. Purg. XXX, 40
candelabri; poi viene B. nltimi Dante,
; sgg.), gli occhi miei con lo splendore
Matelda e Stazio. Eatti appena dieci de' suoi. « Modo
efficacissimo a signifi-
passi, B. invita amorevolmente D. a far- care la gran forza d'uno sguardo di Bea-
sele più vicino per intender bene ciò trice » Betti.
;
eli' ella gli dirà. Quindi gli chiede perchè 19-21. con tranquillo aspetto: non più
egli non le faccia alcuna domanda; al severo e duro, come quando gli rinfac-
che D., tutto compreso di timida reve- ciava i suoi traviamenti, Purg. XXX, 70
renza e di vergogna, risponde « senza sgg., né più sospirosa e pia come testé,
intero suono » che ella conosce da sé ciò quando deplorava i mali della Chiesa ;
che a lui giova sapere. B. lo esorta a non e neppure accesa di santo sdegno, come
temere e a non vergognarsi ormai più. quando s' era or ora drizzata in piedi a
14. solo accennando: con solo un cenno, profetare Modicum etc.
'
oramai si '
:
zio. - ristette: rimase con noi, quando a paro, sicché, se io ti parlo, tu possa
V. allontanò cfr. Purg. XXX, 49 sgg.
s' ; udirmi bene.
17. decimo i 10 passi hanno certo un
: 22. doveva: per ubbidire all'invito.
senso allegorico; ma quale? cfr. Purg. seco :di fianco a Beatrice,
XXIX, 81. 6. Manni ci vede un accen- 23-24 non ti attenti non ardisci.
:
vanza, opportuno nel momento in cui sta che confessione di debita suggezione per
per essere profetato « quanto castigo è manifesto segno»; Gonv. IV, 8.
serbato a chi da quella osservanza allon- 26-27. maggior: «sicutdiscipuluscoram
tanandosi, rovinò il carro »; Lectura Dan- magistro » Benv. - viva forte, distinta.
; :
tu, p. 11 ;
più verisimilmente, forse, 28. sanza intero suono sommessamen-
:
sono figura dei 10 anni di esilio che non te e poco distintamente, cioè non con
finiranno di passare prima che la Chiesa tutta la forza e chiarezza della voce mia
torni al posto suo, secondo le previsioni naturale.
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXXIII. 29-43 [CHIESA E IMPERO] 633
29-30. mia bisogna ecc. : ciò che mi oc- una usanza eh' era anticamente nelle
corre e pnò essermi utile sapere. parti di Grecia in questo modo se uno :
la avrà presto un erede, un imperatore, pret. cfr. Comm.Lips., Bull. X.II, 282, ecc.
il Messo di Dio, ucciderà così la
quale, 37. reda: erede: cfr. Inf. XXXI, 116.
meretrice come quel gigante che pecca Purg. VII, 118. L' impero non sarà sem-
con lei. Sa, e lo dichiara, di parlare pre vacante. D. lo considerò tale dalla
oscuro; mai fatti che avverranno tra bre- morte di Federigo II fino all'elezione
ve, daranno dell'enimma.
la spiegazione di Arrigo VII; cfr. Conv. IV, 3.
34. il vaso: il carro. - serpente:
il drago, 38. aguglia: aquila. - le penne: cfr.
cfr. Purg. XXXII, 130 sgg. - ruppe fic- : Purg. XXXII, 124 sgg.
cando la sua coda su per il carro, e con 39. per che per le quali penne (= beni
:
pare che l'espressione numerica valga IX, 75 e Bull. Ili, 152. Chiama così la
4
duce, capitano in quanto le lettere che
'
meretrice, come si è detto or ora, quale
formano il numero DXV sono le stesse usurpatrice de' diritti imperiali.
della parola latina DVX = duce. Il P. 45. delinque pecca, prima coll'esserle
:
esprime pertanto, così si è pensato, la drudo (Purg. XXXII, 153, e cfr. Inf.
speranza in un duce venturo, che sarà XIX, 108), poi col flagellarla « del capo
reda dell' aquila, cioè imperatore, e che, insin le piante » Purg. XXXII, 156. ;
come dice il Manni, « fiaccherà l'orgoglio 46. narrazioni esposizione di fatti futu-
sia della Curia, /uva, ladra dei diritti im- ri. - buia: oscura, di difficile intelligenza.
periali, e del re francese, gigante, che 47. Temi: lat. Themis, Temide, perso-
pecca con lei ». E poiché D. mostra di naggio mitologico, figlia di Urano e della
avere in mente un personaggio determi- Terra, celebre per l' oscurità de' suoi ora-
nato, questi non può essere se non Arrigo coli; cfr. Ovid., Met. I, 347-415. -Sfinge:
VII, e la profezia ben potè essere scritta, è la favolosa figlia di Tifone e della Chi-
lui vivo; quell'Arrigo, a cui D. scriveva: mera, dalla faccia muliebre e di natura
« Rompi gli indugi, confida nel Dio Sa- feroce, che abitava sul monte Fino presso
baoth alla cui presenza tu operi, e con la Tebe e uccideva i viandanti che non sa-
fionda della tua sapienza e con la pietra pevano sciogliere certo sno enimma ;
delle tue forze abbatti questo Golia [il questo alla fine fu sciolto da Edipo. « Si
re di Francia], morto il quale ne' Filistei Sphingos inique© Callidus ambages, te
entrerà la paura, in Israele la libertà ». pra3monstrante, resolvi »; Stat,, Theb. I,
La profezia purtroppo non si avverò; 66-67. Cfr. Ovid., Met. VII, 759 sgg.
ma ci fu un tempo in cui Arrigo parve 48. perch' a lor modo ecc. perchè la :
veramente colui che avrebbe compiuto mia narrazione oscura e offusca il tuo
quel che D. desiderava. - Molti identifi- intelletto, come gli oracoli di Temide e
carono il DXVcol Veltro (cfr. Inf. I, l'enimma della Sfinge. - attuia: Gli an-
100-111), e dal Veli, in poi si è opinato tichi comm. o non spiegano, o danno di-
da parecchi che il DXV sia Cangrande chiarazioni che mostrano come davanti
della Scala. Buggero della Torre dettò al vocabolo inusitato pendessero incerti.
un grosso volume per dimostrare che Si escogitò perciò la var. accuia\ intesa '
Dante Xristì Vertagus. Ma D. scrisse Quadriregio II, 79 vale ottura (ogn'uo- ' '
un cinquecento diece e cinque, non già mo.... s' attuia gli occhi per non vederla).
D, X, V. Lo stesso è da osservare a chi Il senso qui dev' essere che la narrazione
vuol leggere Dominus Xristus Victor, o buia non permette all'intelletto di pe-
Vltor (ultor), o Vindex, ed intendere netrarne il senso dunque essa impe- ;
'
II, 801-817; e inoltre Moore, The DXV D. e quello del Prezzi, suo imitatore,
prophecy in Studies in Dante, Third Se- non si sono fin qui citati altri esempi.
rie*, pp. 253-83 (Oxford, 1903) (cfr. Bull. Cfr. Parodi, Bull. Ili, 137 e XXIII, 49.
[PARADISO TERRESTRE] PURG. XXXIII. 49-62 [PIANTA SACRA] 635
49. ma tosto ecc. : ma i fatti espliche- che ad essa fosse legato il trionfale car-
ranno ben presto la mia predizione. - ro »(Lomb) e il suo posteriore rinverdire
Naiade: ninfe fatidiche, con allusione ad e rifiorire.
Ovid., Met. VII, 759 sg., dove si legge 57. due volte: chi intende dall'aquila '
Laiades, cioè Edipo, figlio di Laio; ma e dal gigante chi da Adamo e dal
'
;
'
D. nel testo suo di Ovidio dovè leggere gigante '; chi da Adamo e dall'Aquila ';
'
Naiades, eh' è la lezione de'codd. delle chi altrimenti l' or ci fa propendere alla
;
che è una corsa verso la morte; cfr. Oonv. 61. Per morder per aver mangiato del
:
IV, 28 e Purg. XX, 39. frutto della pianta. - in pena delia pri- :
55. aggi: abbi; cfr. Bull. HI, 129. vazione di Dio. - in disio di salvazione;:
Par. XXVI, 118 sgg. D. si attiene alla dèi gelso, che di bianchi divennero rossi ;
cronologia di Eusebio, secondo il quale cfr. Ovid., Metam. IV, 55-166. Purg.
Cristo nacque l'anno 5200 dopo la creazio- XXVII, 37, sgg. - gelsa: il frutto del
ne del mondo, -l'anima prima: Adamo.
63. colui ecc.: Cristo, morto per espiare 70-72. per tante ecc.: anche solo «per
il peccato di Adamo. queste circostanze [della straordinaria
64. Dorme: è assopito, epperò inerte, sua altezza e dell'essere travolta nella
incapace di pensare e comprendere. - cima] riconosceresti all'albero, cioè dal-
istima: giudica. l'albero .... moralmente, nel suo signifi-
65. eccelsa: alta; Purg. XXXII, 40 cato morale, la Giustizia di Dio che proi-
sgg. e la nota. bì di toccarlo » Marini, Lect. JD., 39. -
;
L'Elsa è un
fìumicello della Toscana XXXVI, 26. - e impietrato, tinto: e
che esce dal fianco occidentale della mon- non solo indurito, ma anche oscurato
tagna di Siena, bagna parte del terri- nell' intelletto « impietrato, e la pietra
:
torio Sanese e parte del Fiorentino, co- è tinta di bruno, sicché non se' atto a
steggia la strada volterrana e si scarica ricevere la luce fulgida del mio mistico
nell'Arno a pochi chilometri da Empoli parlare » Ott.
;
e da Ponte d' Elsa. - intorno alla tua 76-78. foglio anco ecc. : voglio che se
mente se i pensieri vani non sono nera-
: anche non porti entro di te tutto nitida-
mente, ma intorno ad essa, è chiaro che mente scritto, impresso il detto mio, giac-
t). con pensier vani intende dire la *
ché l'attuale indurimento e offuscamento
vanità delle cose a cui pensavi ': così del tuo intelletto non lo consentirebbe,
torna, del resto, ottimamente il para- almeno ne porti in te una qualche im-
gone tra acqua oV Elsa e pensier vani magine, per la ragione stessa per cui i
per quanto riguarda i loro effetti. pellegrini tornanti dalla Palestina por-
69. il piacer ecc. e se il piacere che
: tano il bordone, cioè il bastone, ornato
ti davano quelle vane cose, non avesse di foglie di palma, eh' è per essi ricordo
macchiata, offuscata la tua mente, come e prova dell' essere stati in Terra Santa.
Piramo col suo sangue macchiò i frutti Cfr. Vita N., § 41.
[paradiso terrestre] Puro, xxxiii. 79-90 [ultimo rimprov.] 637
V. 79-102. X,' ultimo rimprovero. come essa non sappia e non possa sol-
Il P. assicura prima B. che le parole di levarsi alla contemplazione delle verità
Ipi gli sono impresse in modo indelebile superiori. - «Non cognovit mundus per
nella mente ma poi le domanda, perchè
; sapientiam Deum » ; I Cor. I, 21 ; e cfr.
il parlare di essa s' innalzi tanto al di- ibid. II, 14. -vostra: umana e mondana.
sopra del suo intendimento. « Perchè - si discorda: è distante. « Non enim
tu conosca » gli risponde B. « 1' in- cogitationes mese, cogitationes vestrse;
sufficienza di quella scuola alla qnale neque vice vestree, vice mece, dicit Do-
tutto ti desti, e per farti comprendere, minus. Quia sicut exaltantur codi a ter-
quanto inferiore è la sua alla mia dot- ra, sic exaltatce sunt vice mece a viis ve-
trina. » - « Ma io non mi ricordo di es- stris, etcogitationes mese a cogitationi-
sermi mai straniato da voi. » - « È natu- bus vestris »; Isaia LV, 8-9. - « Sidera
rale, avendo tu oggi bevuto l'acqua di terra Ut distant, et fiamma mari, sic
Lete, che cancella la memoria del male; utile recto» Lucati., Phars. Vili, 487.
;
della tua colpa. Ma da ora in poi le mie che più velocemente ruota è il Primo
parole saranno chiare quanto è neces- mobile, secondo il sistema di Tolomeo.
sario, perchè siano prontamente com- Per impulso di questo tutti i cieli infe-
prese dalla vista del tuo intelletto, im- riori movendosi insieme uniformemente,
perfetta perchè non educata a dovere. » è chiaro che il più alto o più remoto dal
79. Sì come cera: cfr. Purg. X, 45. Gonv. centro comune sarà il più veloce » An- ;
menti della scienza umana, -come ecc.: viene dalle necessità drammatiche della
638 [par. terrestre] Purg. xxxiii. 91-106 [ultimo rimprovero]
91
Ond' io rispuosi lei : « Non mi ricorda
ch'io straniassi me giammai
da voi,
né honne coscienza che rimorda ».
94
« E se tu ricordar non te ne puoi »
sorridendo rispuose, « or ti rammenta
come bevesti di Lete ancoi ;
91. Onde: per avere udito l'ultimo di che ordina alla bella donna di con-
rimprovero. durlo all'Eunoè e di ravvivare conl'acqua
92. straniassi ecc.: mi allontanassi mai di questo la tramortita virtù di lui. Ma-
da voi per seguitare un'altra scuola. telda eseguisce 1' ordine, e D. beve di
93. che rimorda: che mi rimproveri quell'acqua, così dolce che egli non se.
d'avervi lasciata. ne sentirebbe mai sazio. Per l'efficacia
96. ancoi: oggi, quest'oggi; cfr. Purg. di quest'acqua egli finalmente si sente
XIII, 52 XX, 70.
; rifatto, perfettamente puro, e però di-
97. E se ecc. « qui esemplifica a si-
: sposto a salire dal terrestre al Par. ce-
mile Beatrice, che, sì come quando si leste, o, com'ei dice, alle stelle.
vede fummo, egli è notorio che quivi è 103. corrusco: fiammeggiante, splen-
fuoco, così quando l'uomo per la detta dente. - passi più lento nel suo corso;
:
ad altro che a me, fu colpa, giacché delle no; cfr. Purg. XXV, 2.
sole colpe il Lete toglie la memoria. 105. che qua ecc. « il qual mezzo-
:
come quei ch'io ti ho fatto, alte verità. sto e nell'altro emisfero secondo le re-
V. 103-145. La dolce bevanda del-r lazioni di posizione » oppure «E il sole
; :
gente comune del Lete e dell' Eunoè. D., l'altro emisfero si fa (avviene) secondo
maravigliato, chiede spiegazioni su quei le relazioni di posizione. » Altri tenta-
due fiumi, e B. commette l'incarico di rono altre spiegazioni più sottili, ma non
spiegare a Matelda, che osserva subito perciò più persuasive.
d'aver già fornito a D. le dichiarazioni 106-108. quando s'affisser ecc. : quando
[PARADISO TERRESTRE] PURO. XXXIII. 107-122 [eunoè] 639
le sette ninfe fei fermarono come chi va amici «que' due fiumi mostravano d'an-
:
innanzi a una' compagnia per guida, si dar lenti per il dispiacere di doversi di-
ferma se incontra qualche novità sulla videre, come sogliono gli amici. Con-
strada, ch'ei tiene. - vestigge orme, pas- : cetto affettuosamente gentile » (L. Vent.,
si. Al. o sue v.
: —
o vestigia di novità. Simil., 182) che D. aggiunse a ciò che
109-111. al fin ecc. : là dove finiva gli offriva Boezio.
l'ombra della selva, bruna come quella 115. luco: cfr. Inf. II, 76 sg. «Lucerna
che l'Alpe porta sopra i suoi rivi scor- pedibus meis verbum tuum, et lumen
renti sotto verdi foglie. - qual: ombra; semitis meis » Psalm. ; Vili, 105. - CX
accusativo. - nigri neri per antichità.
: « Ego sum lux mundi » Giov. Vili, 12. ;
« Si-cubi nigrum Hicibus crebris sacra - « Ego lux in mundum veni, ut omnis
nemus accubet umbra » Virg., Georg. ;
qui credit in me, in tenebris non ma-
Ili, 333 sg. - « Nigra3 feraci frondis in neat » ibid. XII, 46. Ciò che qui il P.
;
Algido»; Horat., Od. IV, iv, 58. -«Ob- dice di B. è vero di lei, considerata nel
scurum cingens connexis aera ramis, Et suo valore simbolico.
gelidas alte submotis solibus umbras »; 116-117. si dispiega ecc : scaturita da
Lucan., Phars. III, 399 sg. una sola fonte, si dirama in due rivi,
112-114. Eufratès e Tigri: sono 2 dei allontanando così sé da so stessa, cioè
4 fiumi del Par. terrestre, secondo Gè- una sua parte dall'altra.
nes. II, 10 sg., derivantida una mede- 118. Per cotal ecc.
per aver fatto io:
uno se fonte resolvunt Et mox abiunctia restre, ma anche circa il vento di lassù,
dissociantar aquis»; delle quali parole le condizioni del luogo e i suoi primi abi-
udiamo come un'eco nel v. 114. - quasi tatori; cfr. Purg. XXVIII, 88-144.
640 [par. terrestre] Ptjbg. xxxiii. 123-139 [purific. finale J
123. non gliel nascose : non gliene tolse 135.donnescamente con grazia gen-
:
il ricordo, togliendo essa solo la memo- tile di donna. Il Buti legge, con qual-
ria del male commesso, non delle cose che cod., onestamente =
con dignità.
buone o indifferenti. 136. S'io avessi ecc.: « Atque equid em,
124. maggior cura quella delle tante : extremo ni iam sub fine laborum Vela
e singolarissime cose che D. ha vedute traham et terris festinem ad vertere pro-
e udite dopo le spiegazioni di Matelda. ram, Eorsitan et pinguis hortos quse cura
125. che nominativo. - la memoria
:
;
colendi Ornaret, canerem »; Virg., Georg.
accusativo. - priva: di sua virtù. IV, 116 sgg.
126. fatt'ha ecc.: ha, col togliergli il 137. in parte: per quanto è possibile
ricordo di tue parole, offuscato gli occhi ad ingegno e lingua mortale, che intera-
della sua mente, sicché non vede, non mente nessuna lingua e nessun ingegno
capisce essere questa la fonte di cui tu potrebbe ridire quella dolcezza. - pur....
gli parlasti. in parte anche solo in parte.
:
128-129. e come tu se' usa: e, come 138. ber: dell'acqua di Eunoè. I più
suoli, ridestagli con l'acqua dell' Eunoè affermano che vi si tuffasse come nel
la virtù, cioè la memoria, tramortita. Lete. Di una immersione anche nell'Eu-
La frase come tu se' usa ci fa capire
' '
noè il P. non fa parola possiamo bensì ;
che, come fa con D., Matelda deve rav- supporla per analogia con ciò che accade
vivare in tutte le anime in generale che per il Lete, e perchè, così, della assistenza
salgono al cielo, la memoria del bene ed aiuto di Matelda (vv. 128 sg.) vedia-
con le acque dell' Eunoè. mo meglio la ragione.
130-132. non fa scusa: non adduce scuse 139. piene ecc. compiuti i 33 canti
:
per negar di fare ciò che altri le chie- destinati a questa 2 a cantica. Nel suo
de ma conforma la sua alla volontà del
; poema, D. osserva rigorosamente le leg-
richiedente, cioè si apparecchia volon- gi della simmetria: ogni cantica ha 33
terosa ad appagarlo. - per segno fuor canti (il 1° dell' Inf. è proemio generale
dischiusa: in qualsiasi modo espressa: a tutta l'opera) ; il poema ha 14,233 ver-
'
segno si può dire qualunque forma
'
si cioè l'In/. 4720, il Purg. 4755, il Par.
;
spatiis coni ecimus sequor, Et iam tem- 205 sg. Cfr. Purg. XXXII, 52 sgg.
pus equum fuinantia solvere colla » ;
145. stelle: con questa parola (come
Virg., Georg. II, 541 sg. notammo già per Inf. XXXIV, 130) fini-
142. ritornailà dove B. era rimasta.
: scono tutte e tre le cantiche del poema,
143. rifatto« collectum robur vire-
: forse ad accennare il luogo a cui l'oc-
sque refectce»; Virg., Georg. Ili, 235. chio dell'uomo dovrebbe sempre mirare,
- « Armis auimisque referti»: Virg., Aen. cfr. Purg. XIV, 148 sgg. e dove sol-
XII, 788. tanto egli trova l'ultima pace e la vera
144. rinnovellate ecc.: ravvivate e ri- beatitudine.
DIVINA COMMEDIA
CANTICA TBEZA
PARADISO
CANTO PRIMO
cielo o regione dell' universo splende la gnaché questa bontà si muova da sem-
luce di Lui. Lassù fui io e vidi cose che plicissimo principio, diversamente si ri-
non so, né posso ridire, perchè, appres- ceve, secondo più o meno, dalle cose ri-
sandosi al fine di tutti i suoi desiderii, ceventi»; Conv. III, 7. Cfr. De Yulg.
il nostro intelletto si profonda tanto, che EX. I, 16. Thom,. Aq., Sum. theol. I, 8, 1.
la memoria non può seguirlo. Dirò del S. Bern., Medit., 1: « Deus in creaturis
celeste regno solo quel tanto di che ho mirabilis, in hominibus amabilis, in an-
potuto far tesoro nella memoria. gelis desiderabilis, in se ipso incompre-
1. colui che tutto more: Dio, il quale hensibilis, in reprobis intol arabili s, item
è « movens non motum»; Thom. Aq., in damnatis ut terror et horror. »
Sum. theol. I, 105, 2. - « O qui perpe- 4. ciel ecc. empireo, st- Je della Divi-
:
tua mundum ratione gùbernas Terra- nità; cfr. Conv. II, 4. Ep. Kani, 24-26.
rum ccelique sator, qui tempus ab sevo 6. ne sa: non ricordandosene. - ne
Ire iube> stabilisque manens das cuncta può: essendo quelle cose tanto sublimi,
moveri»', Boet., Cons. phil. Ili, metr. 9. - che la parola umana non è sufficiente ad
«Con Lei [la Sapienza] Iddio cominciò il esprimerle. « Nescit, quia oblitus nequit ;
mortai vita, è tuttora mortale (i beati non dere l'alloro, -amato alloro amato da te, :
lo può seguire. Cfr. Oonv. Ili, 4. Ep. cfr. Ovid., Met. I, 316 sg. II, 221. Fast. ;
Aq., Sum. theol. I, 79, 9. - far tesoro : petto con la potenza e dolcezza che tu
tesoreggiare, cioè accogliere e conserva- spiegasti, allorché, sfidato dal satiro Mar-
re come cosa preziosa cfr. Ep. Kani, 19. ;
sia a chi meglio sonasse, lo vincesti e
V. 13-36. Invocazione. Nelle altre lo scorticasti. La favola di Marsia leg-
due cantiche ha invocate le Muse; qui in- gesi in Ovid., Met. VI, 382-400: se non
voca Apollo, Dio della poesia, e capo che, osserva giustamente G. Mazzoni
e duce delle Muse; cfr. Boccacc, Gen. (Lectura D., 18-19), Ovidio « narrava
Deor. I, 2, 5, e. 3. « Et dividitur ista il fatto con abbondanza di particolari
pars in partes duas in prima invocando: evidenti il Satiro urlare, Apollo segui-
:
petit, in secunda suadet Apollini petitio- tare a tirargli via la pelle è ormai tutto :
« Extremum hunc Arethusa, mihi con- visceri, rosseggiare ogni libra. Un ma-
cede laborem») Yirg., Ed. X, 1. cello!... Altra cosa è in D. Non la pelle
14-15. fammi infondimi tanto del
ecc. : è tratta al Satiro, ma il Satiro dal tocco
valor tuo, quanto tu ne esigi per conce- onnipotente del Dio è tratto egli fuor
[proemio] Par. i. 22-36 [invocazione] 647
della pelle, d' un sol colpo fu come sfo- : Apollo (lieto dell'arte sua, del suo al-
derare una spada il trarlo dalla vagina loro), quand'essa in alcuno mette desi-
delle sue membra. E il suono del verso, derio di sé ossia il veder che altri brama
;
con Marna allungato di dieresi, fa sen- 1' alloro a lui caro dovrebbe
rendere an-
tire quell'agevole sfoderamento. » Come cor più lieto il dio. Questa interpreta-
qui il castigo di Marsia, così nell' invoca- zione è, per il senso, soddisfacente; e
zione del Purg. 1, 10-12 è ricordato quello ancorché sia sintatticamente un po' stra-
audaci Piche dalle Muse.
inflitto alle no che, dopo essersi rivolto ad Apollo
22. se mi
presti se ti doni a me, se
ti : col vocativo padre, il P. parli di lui
mi concedi la tua forza, il tuo valore. nello stesso periodo in 3 a persona con
23-24. l'ombra ecc. : quella tenue, im- le parole delfica deità, ci pare interpre-
perfettaimmagine del beato regno, eh' è tazione preferibile ad altre troppo lam-
rimasta nella mia memoria. - segnata : biccate e sottili. - delfica: in Delfo era
impressa, quasi impronta di sigillo ; cfr. il tempio principale di Apollo. « Mihi
tevole e l' intrinseca eccellenza dell' ar- loro, perchè Dafne, trasmutata in lauro
gomento e la forma non indegna in che (vv. 14-15) era figlia del fiume Peneo.
lo esporrò ma che solo da un po' della 34. favilla: accusativo. - fiamma: no-
divina virtù di te, Dio della poesia e minativo, -seconda: segue. È l'antico
dell' arte, io posso sperare. adagio « Parva ssepe scintilla magnum
:
28. padre: Apollo era venerato come excitavit incendium. » Cfr. Par. XXIV,
padre degli eroi, dei veggenti e dei poeti. 145 sg. Conv. III, 1.
29. per trionfare ecc. per il trionfo di : 35. dietro da me dopo di me, seguendo
:
quali era data la corona d' alloro « cui ; poeti più degni forse dall' esempio mio
:
geminae florent vatumque ducumque più nobili e potenti ingegni avranno in-
Certatim laurus»; Stai., Ach. I, 14-45. citamento a poetare, e dalla mi a opera te-
Cfr. Petr. I, son. 225. nue verrà così stimolo ad opere grandi.
30. colpa ecc.: per colpa ed a vergo- 36. Cirra: il giogo del Parnaso, sacro
gna delle pervertite volontà degli uomini; ad Apollo, è preso qui per lo stesso nume.
cfr. Purg. VI, 97 sgg. Gonv. IV, 12. Eclog. Tutto il v. vuol dire : altri pregherà più
I, 36 sg. efficacemente di me Apollo, e, ottenen-
31-33. partorir ecc. : la fronda peneia done un maggiore aiuto, riuscirà a far
dovrebbe accrescer letizia al già lieto opera più bella e grande della mia.
648 [proemio] Par. i. 37-46 [ascensione]
al luogo di lì poco discosto, dove si trova te, od anche {Mazzoni, Lect. D., 21 sg.)
B., questa si volge a sinistra e fìssa il che alla salvazione e beatitudine del cri-
sole. D. fa lo stesso; quindi volge gli stiano occorre la cooperazione di tutte e
occhi su B. e si sente trasumanato. Su- sette le virtù. - giunge: congiunge.
bito entrambi ascendono colla velocità 40. con miglior corso: perchè, giunto
del lampo verso la luna. Di Stazio, di in Ariete, il sole incomincia a portar gior-
Matelda e delle sette ninfe non si fa più ni sempre più lieti e più belli. - con
menzione. Tutto assorto nella contem- migliore stella: con l'Ariete, che eser-
plazione di B., D. non si cura più d'altro. cita sulla terra benigni influssi, e (Inf.
Circa il tempo della salita molti lian cre- 1, 38 sgg.) in cui si trovava il sole quando
duto e credono che fosse il mattino del Dio cominciò a muovere i cieli.
giorno seguente a quello nel cui meriggio 41. cera: materia. Paragona l'influen-
D. bevve dell'acqua dell'Eunoè ma non ; za del cielo sulla terra all'impressione
sanno poi render conto del come fossero del suggello nella cera. La cera è la ma-
spese le 18 ore intermedie. Meglio è in- teria, informa è la feconda attività del-
tendere - e cfr. i vv. 139 sg. - che D. e la terra, procedente dal sole. - tempera
B. salirono, appena egli fu tornato dalla e suggella: dispone e segna della pro-
santissim'onda, cioè sul mezzodì di quello pria impronta.
stesso giorno. Cfr. Agnelli, Topo- Crono- 43. di là: nell'emisfero del Purg. -
è probabilissimo che i quattro cerchi e che l'equinozio era passato di più giorni.
le tre croci raffigurino le quattro virtù 46. sinistro prima guardava verso le-
:
cardinali e le tre teologali, onde il senso vante, ora si volge verso settentrione;
allegorico sarebbe che Iddio, il Sole spi- cfr. Agnelli, 151, sg.
[proemio] Par. i. 47-68 [ascensione] 649
flessione segue a quello diretto o d'in- 58-60. Io noi soffersi ecc. io non so- :
cidenza, e risale, a guisa di pellegrino stenni per lungo tempo la vista del sole,
che, giunto alla mèta del suo viaggio, ma neppure per un tempo tanto breve,
vuol tornare indietro; così D., vedendo che io non potessi discernere ch'esso sfa-
B. volgere gli occhi in alto e guardare villava tutt'intorno come ferro arroven-
nel sole, fa lo stesso cfr. Purg. XV, 16.
; tato. - qual ferro : cfr. Inf. IX, 118 sgg.
Prezzi, Quadr. IV, 2. - suole: qui in- Purg. XXÌV, 138. Par. XIV, 76 sgg. ;
tro raggio che D. qui chiama secondo del dì si fosse raddoppiato; cfr. Arios.,
(luca rifratta in Purg. XV, 22) ed i fisici Ori. X, 109. Tasso, Ger. Uh. XIV, 6.
di riflessione, o riflesso. 62-63. come Quei ecc.: come se Dio,
pur: proprio. - tornar in patria,
51. : avesse ornato il cielo di un altro sole.
cfr. Gonv. IV, 12. 64. eterne rote i cieli, detti altrove
:
52. atto suo: di riguardare il sole. - « eterni giri » Purg. XXX, 93.
;
nella mia immaginativa (imagine, cfr. volto di lei, rimovendoli dal sole.
Purg. XVII, 7 e 21). 67. Nel suo aspetto ecc.: guardando lei
54. oltre nostr' uso sopra l'uso umauo,
: mi trasumanai cfr. Par. XXXI, 37.
;
essendo tale lo splendore del sole, « che Glauco pescatore di Àntedone nel-
68. :
l'occhio noi può mirare»; Conv. II, 14. la Beozia, il quale, vedendo che i pesci da
650 [proemio] PAR. i. 69-80 [ascensione]
lui presi rivivevano mangiando certa giosi che falsamente assume la sua com-
erba, e saltavano di nuovo nel mare, as- pagna Costretta- Astinenza, dice: « Iddio
saggiò di quell'erba e diventò Dio ma- sa ben sed ella è spiritale » che vai quan-
rino. Cfr. Ovid., Met. XIII, 898-968. to: « comi' ellanon sia spiritale». Qui
70. Trasumanar
diventare più che
: dunque D. vuol dire « Sa Iddio, che
:
umano; elevarsi, oltre i limiti dell'uma- bosì volle, come io non fossi solo anima,
nità, in una condizione che ha qualcosa ma anima e corpo ». Quanto a Par. II, 37
del divino. « Facultas videndi Deum non v. la nota relativa. - Amor Dio « ccelo :
competìt intellectui creato secundum imperi taus amor»; Boet., Cons.phil. II,
suam naturam, sed per lumen glorise, metr. 8, 15.
quod intellectum in guadarti deiformi- 75. lume riflesso dagli occhi di B.,
:
tate costituit»; Thom. Aq., Sum. theol. vv. 64 sgg. - levasti al cielo.
:
sole, che pioggia caduta o fiume non 84. di cotanto acume tanto acuto,
: tan-
fecero mai lago sì ampio. Sin qui il P. to pungente e vivo.
aveva tenuto lo sguardo fisso in B. : 85. me sì coni' io: dunque anche i se-
tratto dall'armonia delle sfere, guarda greti pensieri e sentimenti.
a queste, e gli pare di veder© come un 86. commosso: dallo stupore, che « è
immenso lago d'intensa luce Non c'è uno stordimento d'animo per grandi e
bisogno d' intendere che D. accenni qui maravigliose cose vedere, o udire, o per
alla sfera del fuoco se così fosse, ce lo
: alcun modo sentire »; Conv. IV, 25.
avrebbe di certo fatto comprendere con 88. grosso: grossolano, ottuso di mente;
parole più esplicite. Il P. descrive solo cfr. Inf. XXXIV, 9ì. Purg. XV, 64 sgg.
Vaer vivo o etere che gli sta sopra, ac- 89. iniaginar : d'essere tuttora interra.
ceso dal sole, il quale al luogo dov'egli rimosso da
90. l'avessi scosso: avessi
ora è asceso volando, è assai più. vicino te tuo falso immaginare.
il
che a quello in cui prima si trovava. Con 92. il proprio sito la sfera del fuoco
:
;
che non s' esclude eh' egli e B. abbiano cfr. Par. XXIII, 40 sgg. « Fulminis ocior
attraversata la sfera del fuoco. Per altri alis »; Yirg., Aen. V, 319. - « Non ocius
il lago di luce sarebbe la luna (Bonito, alti In terras cadit ira Io vis »; Stat.,
La sfera del fuoco ecc., Venezia, 1902); Theo. Ili, 317 sg.
o il sole (Torraca) o « la diffusa chia-
; 93. ad esso : al tuo proprio sito, cioè
rità e luminosità dei cieli, non visibile al cielo. - riedi : ritorni. L'anima umana,
ad occhi terreni »; Nardi, Nuovo Giom. ch'è uscita dalle mani di Dio, sospira
Dant., Anno 2°, pag. 101. sempre di tornare a Dio; cfr. Purg. XVI,
V. 82-93. Un dubbio sciolto. Non es- 85 sgg. Conv. IV, 12. « [La nobile anima]
sendosi accorto del velocissimo suo volo ritorna a Dio, siccome a quello porto, on-
in alto, ma credendo di essere tuttora sul- d'ella si partìo quando venne a entrare
la sommità del Monte Sacro, il P. non sa nel mare di questa vita»; Conv. IV, 28.
darsi ragione della dolce armonia ch'egli V. 94-142. L'ordine dell'universo.
ode, né di quell'aumento di luce. Allo- All'udire che non è più in terra, il. P.
ra B., che gli legge nel cuore, gli dice che resta sorpreso, non potendo compren-
non è più in terra, ma che, veloce più dere come un corpo materiale possa vo-
del lampo, ascende conlei verso i cieli. lare in alto. Ma B. scioglie il suo nuovo
suono delle sfere suono del tutto
82. : ; dubbio con un ragionamento arguto e
nuovo, perchè in terra non si ode. profondamente filosofico, nel quale si
83. di lor camion di conoscerne la ca-
: espone succintamente l'ordine dell'uni-
gione. Le cose grandi e maravigliose «in verso. « Tutte le cose sono ordinate tra
quanto paiono mirabili, fanno voglioso loro; e quest'ordine informante 1' uni-
di sapere di quelle quello che le sente » ;
versolo rende simile a Dio, fine ultimo di
Conv. IV, 25. - « Ad faciem causse non tutto il creato. In quest' ordine tutte le
pertingentes, novum effectum communi- differenti nature, inanimate ed animate,
ter admiramur »: De Mon. II, 1. tendono naturalmente a differenti por- '
652 [proemio] Pah. i. 91-105 [ordine dell'universo]
ti, per lo gran mar dell'essere ', gui- due, certo perchè D. invecchiando ebbe
data ciascuna e portata da una forza intorno a sé di sì fatti spettacoli nella
istintiva. E una forza siffatta porta te, famiglia di suo figlio Piero, ed anche
o D., e me su verso l'Empireo, al luogo perchè l'età virile e senile induce sem-
della beatitudine eterna, fine ultimo e pre più a riguardare ed ammirare an-
vero dell'uomo. Può bensì la creatura che gli uffici materni nella donna, che
talvolta sviarsi dalla propria strada sot- l'età giovanile riguarda e ammira invece
to l'azione d'impulsi fallaci ma tu, o ; quasi soltanto per la innamoran te e inna-
D., ormai purificato e rinnovellato, non morata bellezza »\Mazzoni,Lect. D., 25 sg.
potresti non salire come fai, allo stesso delirante, che sia fuori di
102. deliro :
modo che il fuoco, libero da impedimen- sé; cfr. Par. XXII, 4-6.
ti, non può non tendere all'insti verso 103. Le cose: «Beatrice fa un discorso
la propria sfera. » tanto dotto e tanto sottile, che a me pare
94. primo dubbio: circa il suono eia impossibile che tante cose e sì grandi si
luce. - disvestito : liberato. potessero ristringere in tanto pochi versi
95. sorrise: profferite sorridendo. e così leggiadre parole » ; Varchi.
avviluppato. « Irretivit
96. irretito : 104. ordine une rispetto alle altre
: le
eummultis sermonibus» Prov. VII, 21. ;
sì da formare un tutto ben armonico.
97-98. requievi di grande ammirazion Cfr. De Mon. I, 6. - « Est autem duplex
ecc.:mi sento l'animo sodisfatto e quieto ordo considerandus in rebus unus quo :
rispetto alla luce e al suono che mi erano aliquid creatum ordinatur ad aliud crea-
cagione testé di tanta maraviglia ma ;
tum, sicut partes ordinantur ad totum,
ora mi maraviglio ecc. Requievi (= ripo- et accidentia ad substantias, et unaquae-
sai) è perfetto del latino requiescere. que res ad suum tìnem; alius ordo, quo
99. corpi lievi : gli elementi più leg- omnia creata ordinantur in Deum » j
Thom. Aq., Sum. theol. I, 45, 7. Boet., secondo le diverse loro condizioni. « Nel-
Cons. phil. Ili, metr. 8. l'ordine intellettuale dell' universo si sa-
107. fine « omnia appetunt Deum ut
: le e discende per gradi quasi continui
finem»; Thom. Aq., Sum. theol. I, 44, 4. dall' infima forma all' altissima, e dal-
Prov. XVI, 4. l' altissima all'infima, siccome vederne
108. la toccata norma l'ordine soprac-
: nell' ordine sensibile »; Gonv. Ili, 7. Cfr.
cennato, che hanno tra loro le cose tutte. Thom. Aq., Sum. theol. I, 19, 1; I, 50,
109. accline inclinate hanno le loro
: ; 1. Boet., Cons. phil. IV, pr. 6.
inclinazioni « Cum
omuia procedant ex 112. porti: fini. «Appetitus uniuscu-
voluntate divina, omnia suo modo per iusque rei naturaliter movetur et tendit
appetitum inclinantur in bonum, sed in finem sibi connaturalem »; Thom. Aq.,
diversimode. Quaedarn enim incliuantur Sum. theol. I, il, 62, 3; cfr. II. il, 102,
in bonum per solam naturalem habitu- 2. Gonv. IV, 28. Salm. CVI, 30.
dinem absque cognitione, sicut piante© 113. mar: «Vanno tutte le cose, non
et corpora inanimata; et talis inclina- già errando come materia bruta in balìa
tio ad bonum vocatur appetitus natu- delle onde, sì invece come navi che ve-
ralis. Quaedam vero ad bonum inclinan- leggino sapientemente a porti diversi
tur aliqua cognitione; non quidem sic pel gran mare dell'essere»; Mazzoni,
quod cognoscant ipsam rationem boni, Lectura D., 28 sg.
sed cognoscunt aliquod bonum particu- 114. porti: spinga (v. 132) e conduca.
lare; sicut sensus, qui cognoscit dulce 115. Questi questo istinto
: « il fuoco
:
qua cognoscunt ipsam boni rationem, Purg. XVII, 91 sgg. XVIII, 28 sgg. ;
quod est pròprium intellectus et haec ; 116. ne' cor mortali: negli animali bru-
perfettissime inclinantur in bonum non ; ti, senza intelligenza e razionalità, sen-
quidem quasi ab alio solummodo directa z' anima immortale.
in bonum, sicut ea quse cognitione ca- aduna: « tiene in sé unita e ser-
117.
rent neque in bonum particulariter tan-
; rata la terra per le forze di attrazione,
tum, sicut ea quibus est sola sensitiva di coesione, ecc. »; Br. B. -« Ciascuna
cognitio; sed quasi inclinata in ipsum cosa.... ha il suo speziale amore, come le
universale bonum. Et haec inclinatio di- corpora semplici hanno amore naturato
citur voluntas.... Inclinatio ad aliquid in sé al loro luogo proprio; e però la
extrinsecum est per aliquid essentiae su- terra discende al centro; il fuoco alla
654 [proemio] Par. i. 118-134 [ordine deli/ universo]
circonferenza di sopra lungo '1 cielo della scocca, ognitendenza che manda e mette
luna e però sempre sale a quello»; Conv.
; nelle creature,sempre a segno lieto, cioè
Ili, 3. Cfr. De Mon. I, 15. al fine proprio in cui giocondamente si
118-120. fore ecc, : prive d'intendi- acqueti. « Ad illud autem ad quod non
mento; animali irrazionali. Questo
gli potest aliquid virtute suae natura per-
naturale istinto colpisce e spinge al fine venire, oportet quod ab alio trans ni itta-
loro anche le creature dotate d'intel- tur, sicut sagitta a sagittante mittitur
letto e di volontà, cioè angeli e uomini. - ad signum»; Thom, Aq., Sum. theol.
arco: questo istinto naturale. - saetta: I, 23, 1.
manda e spinge a viva forza verso il pro- 127-132. Vero è ecc. come avviene che
:
di quella Somma Deità che sé sola com- l'arca venire, se la materia cioè lo legno,
piutamente vede. Questo è lo luogo de- non è prima disposta e apparecchiata ».
gli spiriti beati.... Questo è il sovrano - sorda non arrendevole. Ea bel riscon-
:
turale eh' è verso il bene supremo, verso non solo la sede dell'anima, ma « eziandio
Iddio, è volta alla terra dal falso pia- il luogo del corpo è nel cielo » e che nella
cere de' beni mondani. « Est mentibus resurrezione dei corpi « la lievitade sua
hominum veri boni naturaliter inserta che sì perde per lo peccato e altre cose
cupiditas. sed ad falsa devius error abdu- si ristoreranno », e « bene potremo vo-
cit»; Boet., Cons. phil. Ili, pr. 2. - a lare»; Fred., Ed. Narduccì, p. 401
terra è torto: Al.: l'atterra, torto, lez. di e 403.
ottimi codd.; cfr. Moore Crii., 436 sg. 141. come a terra come sulla terra lo
:
136. se bene stimo: se il mio ragio- star quieta sarebbe cosa che ci mara vi-
namento è giusto, il tuo salire al cielo, gilerebbe in una fiamma viva, che per sua
ora che sei libero d'ogni impedimento di natura tende a salire verso Ja sfera del
colpa, è cosa tanto naturale, quanto lo fuoco (cfr. Purg. XVIII, 28 sgg. ; qui
scendere d'un ruscello da monte a valle. sopra, il v. 115 e anche Par. IV, 76 sgg.)
Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. II, il, 175, 1. AL: come a terra quieto foco vivo con la
:
139. in te: nel caso tuo. quale lezione il senso rimane lo stesso.
140. impedimento: morale, cioè dei Cfr. Moore, Grit., 439. sg. « Perfectio
peccati e dei torti appetiti. È ciò che è ignis est, secundum quod in loco suo
-già detto con l' ultimo v. del Purg. quiescit »; Thom. Aq., Sum. theol. I,
« Puro e disposto a salire alle stelle ». 6, 3. - « Ignis non semper movetur sur-
- giù ti fossi assiso fossi rimasto fermo
: sum, sed quando est extra locum suum »;
corpo « per gravezza, anzi per legge- mento, È., che aveva volto, con espres-
rezza dell'anima acciocché ne fosse più sione di madre amorosa, lo sguardo al
leggera come l'uccello per la piuma. P., v. 101, lo volge di nuovo verso il
Ma questo corpo si è aggravato per lo cielo. Se durante il dialogo B. e D. rima-
peccato »; Fred., Ed. Manni, p. 10. E al- nessero fermi, o continuassero il volo
trove lo stesso Fra Oiord. dimostra che verso il cielo, non è detto.
t)5ti [CIELO PRIMO] Par. ii. 1-9 [ammonimento]
CANTO SECONDO
canto. Seguitemi solamente voi pochi fermar ciò ? Non mancano descrizioni in
che vi dedicaste di buon'ora allo studio versi del Par.prima di D.; ma se pure ei
di quella sapienza, e troverete cagione e le conosceva, non avevano agli occhi suoi
argomento di grande maraviglia nel leg- valore e certo nessuno aveva fatto del-
;
gere e comprendere ciò che io verrò can- l' argomento una trattazione ad un tem-
ad altre acque » ; Giul. col suo soffio gonfia le vele, è il vento che
4. tornate ecc. contentatevi della let-
: mi spinge; Apollo è mio timoniere; le
tura delle due prime cantiche. « Procul, Muse, cioè le Arti, sono la mia bussola.
[CIELO PRIMO] Par. ii. 10-21 [ammonimento] 657
In altri termini: tento il mio supremo nave. Allude alla forte e continua at-
sforzo poetico e scientifico, e devo met- tenzione necessaria ai lettori del Par.
tere in opera tutti i mezzi, giovarmi di 15. dinanzi ecc. prima che la super-
:
tutti gli aiuti di che poeti e scienziati ficie dell'acque siasi riappianata.
possano mai disporre. - spira cfr. Ovid., : 16. Quei ecc. gli Argonauti, che an-
:
Metam. I, 2-3. -nove: tante essendo le darono in Colchide per il Vello d' oro.
Muse. Secondo altri, nove sarebbe il plur. 17-18 s' ammiraron si meravigliarono.
:
no sa altrimenti specificare. Ma non è na- conquistare il Vello d' oro, Giasone do-
turale che, come Minerva e Apollo, così vette arare un campo con due buoi da
anche le Muse siano qui le note divi- lui domati aventi corna di ferro e pie
nità dell' antica mitologia, intese come di bronzo, e che spiravano fiamme dalle
personificazioni di virtù e qualità scien- narici; cfr. Ovid., Met. VII, 104 sgg.
tifiche ed artistiche ? Si cfr. e. I, vv. 13-18.
1
« Oh beati que' pochi che seggono a quel- le. La luna riceve D. e B. come l'acqua
la mensa ove il pane degli Angeli si man- un raggio di luce, cioè senz' alterare la
gia e miseri quelli che colle pecore hanno compattezza di sua materia: fatto ve-
comune cibo ! » ramente miracoloso, perchè D. è corpo.
del qual pane il savio
12. vivesi ecc. : 19. concreata; innata all'umana natu-
vive in terra, ma non può saziarsene a ra; cfr. Purg. XXI, 1; XXXI, 128 sg. Gonv.
voglia sua, conoscendo ben poco di ciò IV, 12. Eccl. XXIV, 29. - perpetua: non
che vorrebbe, rispetto a Dio cfr. Gonv. ; potendo l'uomo saziarla mai; cfr. v. 12.
IV, 22. Salm. XVI, 15. II Gor. V, 7. 20. deiforme: chiama così l'Empireo,
13. sale: lat. sai e salum, il mare; che più prende della luce di Dio, (I, 4)
cfr. Horat., Epod. XVII. 54 sg. e « non è in luogo, ma formato fu solo
14. navigio « non disse barchetta, ma
: nella prima Mente.... Questo è quella
navigio, per dimostrare che, essendo in magnificenza della quale parlò il Salmi-
gran legno e saldo, cioè usati a speco- sta, quando dice a Dio Levata è la
:
'
lare, non portano pericolo di rimanere magnificenza tua sopra li cieli '. » Gonv.
indietro e smarrirsi come quei primi»; II, 4. «Deiformes, id est Deo similes»;
Varchi. Cfr. Virg., Aen. II, 711, 753. - Thom. Aq., Sum. theol. I, 12, 5; 4, 3.
servando attenendovi al solco della mia
:
21. quasi come ecc, quasi con quella
:
velocità, colla quale vedete muoversi il ragone di quella poco prima veduta;
cielo stellato, 84000 miglia
cioè circa I, 79 sgg.
al minuto secondo. Della Valle, Senso, 26-27 quella ecc.: B., a cui non po-
147 sg. Ejusd., Nuove illustrazioni, 98 sg. teva rimaner nascosto alcun atto mio,
« Assidua rapitur vertigine cceluni, Si- esterno od interno. - ovra: Al.: cura.
deraque alta trahit celeri que volli mine 28. volta dopo aver sin qui guardato
:
487, dove si fa giustamente Dotare che cioè il più. vicino, dei corpi celesti che
qui, come in Par. XXII, 109 sg., è in- si aggirano intorno alla terra.
vertito l'ordine in cui avvengono gli nube ne coprisse essendo entrati,
31. :
atti che si accennano, per significare ch'è e quindi trovandosi chiusi ed avvolti nel
sì rapido il loro succedersi che quasi corpo della luna.
« il prima e il poi sono un punto solo ». 32. lucida ecc. : « Il P s' attiene
Al. invece (non bene, perchè la simili- alle opinioni delsuo tempo.... I tre pri-
tudine è fatta per il rapido giungere, mi attributi sono convenienti il quarto ;
35. recepe: riceve: lat. recìpit. «L'im- due volte, dice l'Aquinate, in quanto
magine del raggio di luce che penetra « corpus pueri exiens claustra pudoris
una massa d'acqua senza disunirla, è non fregi t », e in quanto Cristo risorto
felicissima, e 1' unica che la Fisica ci « ad discipulos intra vit clausis januis ».
somministri per vedere come sensibil- - repe s' insinua; dal lat. repere
: stri- =
mente possa venire un' eccezione ad una sciare. - e Dio: Al. in Dio. Al.
: a Dio. :
delle leggi della natura, la impenetrabi- Cfr. Moore, Grit., 422 sg.
lità de' corpi. Con quella immagine viene 43. Lì: nel cielo vedremo co' nostri oc-
a ritrarci, meglio che con lunga disser- chi ciò che in terra crediamo, ma non
tazione filosonca. la felice trasformazione possiamo vedere. « La cosa che tu vedi,
avvenuta nel corpo suo. E da questa non è fede com' è quella e' hanno i Santi
specie di miracolo, del penetrare la so- in vita eterna, che non hanno fede, anzi
stanza di quel pianeta senza disunirla, hanno la visione»; Fra Giord., Pred.,
si fa strada a contemplazione di più alti Firenze, 1831, II, 286. « Deus per es-
misteri, e al desiderio di conoscere quel sentiam videbitur a sanctis in patria » ;
che concerne l'ineffabile incarnazione Thom. Aq., Sum. theol. Ili, suppl.92, l.
del Verbo divino»; Antonelli. '
Cfr. I, Gor. XIII, 12, Gonv. II, 9.
37-42 corpo: cfr. Par. I, 73. - qui: 44. non dimostrato, ma ecc. non per :
in questo mondo. Se io era, ed era ve- via di raziocinio, ma per evidenza intuiti-
ramente, corpo, e se, tale essendo io, va, poiché la ragione umana, finita com'è,
non si comprende dagli uomini come non può comprendere il come e il perchè
due dimensioni potessero compenetrarsi dei misteri divini.
in una, il che è inevitabile se un corpo 45. ver primo: assiomi, verità fonda-
penetra in un altro senza romperne punto mentali, non dimostrabili, ma che pur
la compattezza, questo dovrebbe acuire sono a tutti certe e vere: cfr. Purg.
il nostro desiderio di salire al cielo, dove, XVIII, 56.
non che questo fatto miracoloso del si- V. 46-105. ie macchie Itmari, Nel
multaneo stare di due corpi nello stesso Gonv. II, 14, D. aveva attribuito, se-
spazio, vedremo quell'essenza, Cristo, guendo Averroè, la diversità di splen-
in cui si unirono, cosa ancor piti mi- dore che si scorge nelle diverse parti
racolosa, in una sola persona la na- della superficie lunare a varia densità
tura divina e l'umana; Par. XXXIII, di materia. Qui il P. fa confutar a B.
127 sgg. « Virtute divina fieri potest, tale opinione mostrando come, se così
et ea sola, quod corpori remaneat esse fosse, ne deriverebbe anzitutto una con-
distinetnm ab alio corpore, quamvis eius seguenza d'ordine generale, la quale è
materia non sit distincta in situ ab al- inammissibile (vv. 67-72) e per quel che
;
47-48. lui ecc. : Dio, che mi ha allon- 60. rari e densi la maggiore o minor
:
tanato dal mondo dei mortali. densità de' corpi. Era questa l'opinione
49. segni bui : le macchie dalla luna. di Averroè, che ai tempi di D. si cre-
51. fan di Cain ecc. : cfr. Inf. XX. 126. deva essere anche d'Aristotele, e che
sorrise: della favola di Caino e
52. D. stesso aveva mostrato di tenere cfr. ;
trar le quali il senso non basta. - chiave fìsse, dette qui lumi. Cfr. Conv. II, 3,4.
dì senso: la forza sola dei sensi. «Dai 65. nel quale e nel quanto nella qualità
:
sto tropo dipinta » poi ecc. poi-; Tom. - : tanto '. Cfr. Bull. Ili, 135.
ché vedi che dietro ai sensi la ragione 6S. in tutti: i lumi, ossia in tutte le
dipende dalla densità, e come questa non l'uno sull'altro uno strato denso e uno
può variare se non per essere, da stella a rado, come grasso e magro di un corpo
stella, maggiore o minore, anche quella, o come carte di un volume. - bruno :
la virtù, non potrebbe differire da stella macchie, -sì digiuno: non privo del tutto,
a stella se non per essere maggiore o ma sì scarseggiante di materia da riu-
minore, cioè per quantità laddove sap-
; scir 'raro'. Cfr. Par. XII, 121 sgg.
piamo essere le virtù delle stelle anche 79-81, Se il primo ecc.: nel primo caso,
qualitativamente diverse. se cioè il corpo della luna fosse là dove
70-72. principii formali : la scolastica vediamo le macchie, raro per tutta la
distingue ne' corpi il principio materiale sua grossezza o spessore, ciò apparirebbe
(materia prima) eh' è in tutti i corpi lo chiaramente quando, per venirsi a tro-
stesso, e il formale (forma sostanziale), vare la luna tra noi e il sole, e' è eclissi
che costituisce le varie specie e virtù di sole che attraverso quelle parti rare
;
de' corpi. «Obiectum movet determinan- dovremmo vedere il lume solare, come lo
do actum ad modum principii formalis, a vediamo attraverso ad altri corpi rari di
quo in rebus naturalibus actio specifica- materia. - ingesto introdotto, intromes-
:
tur, sicvt calefactio a calore. Trimurti au- so; lat. ingestus: accorda con lume '.
'
tem principium formale est ens, et verum 82. Questo non è non avviene « che lo
:
universale, quod est obiectum intelle- lume dei raggi solari passi per lo corpo
ctus»; Thom. Aq., Sum. theol. I, II, 9, 1. lunare; dunqua seguita che sia falso l'an-
-seguiterìeno: sarebbero conseguente- tecedente, cioè che il corpo della luna
mente. - Virtù qualitativamente diverse abbia rarità penetranti da 1' una super-
conviene che siano prodotte da diversi fìcie a 1' altra » Buti.
;
modo di vedere (a tua ragione), derive- dilemma, cioè che il raro sia a strati col
rebbe come conseguenza necessaria che denso. - cassi annulli, confuti.
:
stingueva tra riflessione e rifrazione della sebbene la luce del sole si ribattesse da
luce; cfr. Purg. XV, 22. - più a retro: alcune parti più remote dalla superficie
da più indietro, cioè non dalla superficie della luna, ciò non basterebbe a produrre
della luna, come nei tratti dove già la in essa luna quelle macchie che vi si veg-
superficie è densa. gono » Br. B. ;
[CIELO PRIMO] Par. ii. 106-117 [influen. dei cieli] 663
V. 106-148. Xe influenze de' cieli. (Bull. XXIII, 52) soggetto è propria- ' '
Dopo avere confutata l'erronea opinione mente una potenzialità rispetto a forme
di D. circa le macchie della luna, B. pro- accidentali, e forme accidentali sono qui
cede alla dimostrazione del vero, che è colore (bianco) e freddo, per i quali
questo La varia luminosità de' corpi ce-
: l' acquasi fa e apparisce neve. B. vuol
lesti (e quindi anche di varie parti di dunque dire che, distrutta dagli argo-
alcuno di essi, come è il caso della luna, menti suoi la opinione ch'era nell'in-
ma di questo caso speciale B. non fa pa- telletto di D., così come dai caldi raggi
rola, limitandosi a una dimostrazione solari viene distrutto il bianco e il freddo
generale e lasciando a D. di tirar la de- della neve, l'intelletto è rimasto nudo
bita conclusione riguardo alla luna) non di verità, come nudo del bianco e del
è se non il modo in cai si concreta e freddo resta il suggetto della neve
' '
;
nosa delle idee divine dall' alto verso il cfr. Conv. II, 4, 15. JEp. Kani, 24.
basso, compiendo con questi due mo- 113-114. un corpo: il Primo Mobile o
menti, che ne formano uno solo, la prima 9° cielo. Cfr. Conv. II, 1. - contento:
e più generale sintesi deli' Universo » ;
contenuto; cfr. Inf. II. 77. Nella virtù
Parodi, Bull. XXIII, 53. del Primo Mobile, comunicatagli dal-
106-111. ai colpi: cfr. Purg. XXX, 85 l'Empireo, ha fondamento l'essere di
sgg. Ovid., Metam. II, 808. Arios., Òri. tutte le cose che dentro il suo giro sono
XIX, 29. « Ecco la costruzione del ter- contenute e « esse est actualitas sub-
;
zetto: Or come ai colpi de'caldi rai il sug- stantiae vel essentice » Thom., Sum. ;
semenae che in queste sono, al conse- tello sono cagioni efficienti del coltello,
guimento dei loro fini cfr. Gonv. II, 7, ; avvegnaché massimamente è il fabbro ».
14 IV, 21. - fini effetti. - semenze cau-
; : : Conv. IV, 4 « i colpi del martello sono
:
se effettive. Cfr. Virg. Aen. VI, 6, 730 sg. cagione strumentale del coltello, e l'ani-
121. Questi organi del mondo: i cieli, ma del fabbro è cagione efficiente e mo-
membra od organi del corpo dell'uni- vente ». Cfr. anche Brun. Lat., Tes. II,
verso, cfr. Conv. Ili, 6. De Mon. II, 2. 30. -, Quanto ai beati motori cfr. Inf.
' '
123. di su prendono ecc. ricevono l'in- : VII, 74. Conv. II, 5, 6. Thom. Aq., Sum.
fluenza del cielo superiore e la comuni- theol. I, 110, 3; I, 70, 3; I, II, 6, 5 ecc.
cano all'inferiore; cfr. Ep. Kani, 21, e 130. il ciel ecc.: il cielo stellato; cfr.
Par. XIII, 52 sgg. Boet., Cons. phil. Ili, metr. 9.
124. a me: Al.: ornai; cfr. Hoore, 131. mente: anziché della mente di-
Crii., 444 sg. Conv. IV, 15. De Mon. I, 2. vina, dalla quale il cielo stellato riceva
125. per questo loco: per questo mio la sua forza e la imprima nei cieli infe-
ragionamento. Al. per questo lago, alla : riori, come parecchi intesero, crediamo
quale lezione s'accorderebbe la metafora che, in armonia con la terz. prec. dove
del guado del v. sg. si parla dei beati motori, si debba in-
126. sol per te stesso, senza bisogno
: tendere di quella intelligenza angelica,
di scorta, -tener lo guado: passar oltre, da cui il cielo stellato è mosso interpre- ;
del guado cfr. Purg. Vili, 69. pronta, che poi imprime nelle stelle; im-
127. la virtù: l'influenza. - giri: cie- pronta che, per il tramite degli angeli,
li; cfr. Purg. XXX, 93. Par. Ili, 76; viene da Dio e per quanto limitatamente
XXVIII, 139. e parzialmente, lo rispecchia donde la ;
128-129. come dal fabbro ecc. come il : proprietà della parola immagine '; •
.martello non opera da sé, non produce da cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, 106, 13.
[CIELO PRIMO] Par. ii. 133-148 [lume stellare] 665
telligenza aopera sua boutade per suoi divina, di Dio ma benché sia vero che
;
organi, li quali sono le spere e le stelle»; agli angeli la letizia viene da Dio, di
Ott. Cfr. Virg., Aen. VI, 726 sg. Dio qui non parla il P., ma solo di In-
134. conformate ordinate e disposte.
: telligenze e di beati motori, cioè di an-
135 potenze: ai diversi sensi, del tat- geli.
to, della vista, dell'udito, del gusto, ecc. 143. la virtù mista: virtù dell'angelo
- si risolve si spiega.
: com penetrata nel corpo celeste.
136-138. così ecc.: l'intelligenza mo- 144. come ecc. : come brilla la letizia
trice del cielo stellato spiega la sua bou- dell'anima per viva pupilla.
tade, ch'è una, nelle varie stelle in varii 145. Da essa virtù diversa, v. 139, e
:
modi, che corrispondono alle varie parti, mista, v. 143, cioè dalla virtù diversa-
©particolari virtù, formanti essa bontà; mente influita dall'Intelligenza motrice
appunto come l'anima dell'uomo, una, nasce la differenza di luminosità ne'corpi
manifesta le varie virtù che ha in sé, nei celesti, e non solo tra stella e stella e
varii organi del corpo, che ella informa. tra pianeta e pianeta, ma anche tra parte
- girando se ecc. cfr. Purg. XXV, 74
: e parte di uno stesso pianeta, come ap-
sg. un'alma sola che vive e sente e
: | punto (ecco la conclusione a cui D. deve
sé in se rigira. In ambi i luoghi il girare e può ora arrivar da solo, v. 126) come
su se stesso vale 'intendere sé'; cfr. Conv. appunto avviene per la luna.
HI, 12 dove, parlandosi di Dio, si af- 147-148. essa ecc. : questa virtù, comu-
ferma che suo girare è suo intendere. nicata dall'Intelligenza motrice, è for-
Per la pluralità nell'unità del valore di- mai principio, cioè principio attivo, ca-
vino cfr. Par. XIII, 55-60. gione intrinseca e sostanziale, che pro-
.140. corpo: celeste, detto prezioso per- duce l'oscuro e il chiaro secondo la sua
chè incorruttibile. - ch'ella avviva Al. : : particolar potenza e qualità. Il principio
che l'avviva ma è l'Intelligenza che av-
; formale è attivo, il materiale è passivo.
viva la stella, non la stella l'Intelligenza. - turbo: lat. turbidus: il torbo, l'oscuro.
666 [CIELO primo] Par. ih. 1-9 [VISIONE]
CANTO TERZO
DELLA LUNA
CIELO PRIMO o
MANCANTI AI VOTI DI CASTITÀ
V. 1-33. Visione di spiriti. Nel mo- do la opinione mia; cfr. Conv. IV, 2:
mento stesso in cui il P. leva la fronte « In questo proemio prima si promette
col proposito di dichiararsi a E. con- di trattare lo vero, e poi di riprovare il
vinto del proprio errore e persuaso della falso; e nel trattato.... prima si riprova
nuova verità dimostratagli, una visione il falso, e poi si tratta il vero »; il quale
attira l'attenzione di lui per modo, ch'e- ultimo ordine è quello seguito da B. nel
gli dimentica il proposito di quella di- e. prec, ed è anche l'ordine, come pro-
chiarazione. Gli appariscono anime di seguendo osserva D. nel 1. e, tenuto
beati; ma gli appariscono quali ombre sempre da Aristotile.
tenui, a ino' d'immagini riflesse in vetri corretto: del mio errore. - certo:
4.
trasparenti o in acque nitide sicché D.,
-, della verità che B. mi aveva dimostrata.
credendole davvero immagini riflesse, si 5-6. tanto ecc. alzai più di prima il
:
volge indietro per guardare dove siano i capo, non però troppo, che sarebbe parso
reali spiriti, ma non vede nulla. Guarda atto poco riverente, ma solo quanto era
allora dubbioso B., la quale, dopo un necessario e naturale per profferere, cioè
sorriso, lo trae d' inganno, insegnan- per fare a B. la mia confessione. -Prof-
dogli che quelle che vede, sono vere so- ferere (dal lat. proferr e) proferire. —
stanze; poi lo esorta a parlar loro. Cfr. 7. Ma visione apparve ecc. Una scena :
Thom. Aq., Sum. theol. Ili, Suppl., 85, 2. consimile si ha in Purg. XV, 82 sg.
1. Quel sol Beatrice ; cfr. Par. XXX,
: 8. tanto stretto tanto fisso ed attento.
:
75.- pria: sin dalla mia puerizia; cfr. Virg., Aen. I, 495: « Duna stupet obtu-
Purg. XXX, 42. tuque hseret defixus in uno ». Cfr. Purg.
'
2. bella verità: intorno alle macchie XIV, 126; XVII, 22 sg. - per vedersi:
lunari e alle influenze dei cieli. Cfr. per vederla cfr. « A raccontarsi [
; a =
Conv. IV, 2, 8. Thom. Aq., Sum. theol. raccontarla] mi tira una novella di cose
II, II, 15, 1. cattoliche »; Bocc, Decam. II, 2. Per
3.provando: la opinione sua, la vera. questo costrutto dell'ant. ital. cfr. n. a
-riprovando: disapprovando, confutan- Inf. VI, 38-39 e anche Bull., XXV, 67.
CIELO PRIMO] Par. hi. 10-28 [visione] 667
10. Quali per vetri ecc.: cfr. Virg., Aeri. 18. a quel ecc.: all'errore di Narciso,
Vn, 759. Conv. Ili, 9. che credette viso reale l'immagine sua,
11. per acque : cfr. Prov. XXVII, 19. - riflessa dall'acqua (cfr. Ovid., Met. III,
nitide: cfr. Ovid. Mett. Ili, 407. Horat., 407-510. Inf. XXX, 128), laddove D.
Od IH, xiu, 1 .Stat Theb. IV, 817. - tran- , crede mere immagini visi reali.
quille Lucan., Phars. IX, 352.
: cfr. 19. di lor: delle dette facce.
12. persi perdati per la vista (cfr. vv.
: 20. specchiati sembianti immagini di :
è quella immagine nostra, che ci si rap- 7) nota essere questo « uno di quei versi
presenta in acqua o in ispecchio, o altro comprensivi ed intensi, ov' è tutta la
corpo trapassante, o vuoli l'immagine bellezza de' cieli: sorriso, ardore di ca-
della cosa specchiata della materia » ; rità, lume divino. »
Ott. - La parola postilla fu forse tratta 26. appresso il: in seguito al. - coto:
a questo significato in quanto « quelle pensiero; cfr. Inf. XXXI, 77.
deboli immagini sono all'immagine per- 27-28. poi ecc. poiché il tuo pensiero
:
fetta riflessa in uno specchio ciò che le ancora non ha saldo fondamento nella
note succinte (postille) sono al testo d'un verità, ma ti fa vaneggiare. « Tu se' usato
libro »; Blanc. Altri pensa che postille di ricorrere alla fìsica per le cagioni delle
sia diminutivo di poste nel senso di pic- '
cose naturali, e così vi ricorri ora per
cole impronte od orme'. cagione delle cose sopra natura, et a
14. perla ecc. bianca perla è : difficile questo non è sufficiente la fisica, ma la
a discernere in fronte bianca. Cfr. Ario- teologia » Buti. - suole come pensiero
; :
16. tali: così indistinte. - pronte: la XXXI, 79, dove, come qui, è in rima
voglia di parlare si leggeva loro in viso. con coto.
668 [cielo primo] Par. ih. 29-40 [P1CCARDA DONATI]
29. vere sustanzie: esseri reali. delle suore e badessa del monisterio, la
30. rilegate : confinate. Appariscono grado la diede al detto
trasse, e contra suo
qui, ma hanno, come tutti i beati, la loro marito la quale iminan tato ente infermò,
;
volge all'anima, che si mostra più de- Ball., I, 3 sg. - smaga: fa smarrire o
siosa di parlare, e la prega di manife- sviar l'animo, turba; cfr. Inf. XXV, 146.
stargli il suo nome e d'istruirlo sulla con- 37-39. O ben creato ecc. o spirito crea-
:
dizione dei beati di questo cielo. E l'ani- to per la vera felicità, e che di questa
ma « Sono Piccarda, e io e questi altri
: senti nel lume della vita eterna la dol-
spiriti siamo in questo infimo cielo, per- cezza, incomprensibile a chi non la gu-
chè non attuammo interamente i voti fat- sti ecc. - a' rai illuminato da Dio, sole
:
ti ».- Piccarda fu figlia di Simone (cfr. degli angeli, luce eterna e nostro sommo
Inf. XXX, 32) e sorella di Forese (Purg. bene; cfr. v. 32; Par. X, 53; XI, 20;
XXIII, 48) e del famoso Corso Donati XIV, 47. - non s' intende mai « dà per :
(Purg. XXIY, 82 sgg.). « È da sapere gli occhi una dolcezza al core, Ohe in-
che la detta Piccarda essendo bel- tender non la può chi non la prova » ;
lissima fanciulla, dirizzò l'animo suo a Vita N., § 26, son. 15. « È una simili-
Dio e feceli professione della sua virgi- tudine in cui i due termini si sono in-
nitade e però entro nel monisterio di sieme unificati ma il minore, a volerlo
;
sto nell'animo e però che li suoi fratelli di fonti vitali, di ombre, di riposi idea :
appaghi il mio desiderio di sapere chi sei 48. non mi ti celerà ecc. : « l' esser io
e in che condizione siete qui. « Questa di- divenuta più bella non impedirà che tu
manda semplice, senza alcuna promessa mi riconosca.
di fama nel mondo e d' aiuto d' orazioni, 50/posta qui: per il momento, come
è conveniente al Par. dove la carità non si chiarirà in Par. 28-42 ma, non di- ;
vuole tutto il regno dei beati simile a sé, quelle intorno la terra, ma si muove più.
epperò ardente della stessa carità eh 'Egli tarda compiendo nello stesso tempo di
è in essenza; cfr. Ep. I S. Giov. IV, 16. quelle un giro minore.
suora vergine.
46. vergine sorella: 52. affetti sentimenti. Risponde alla
:
stessa dimostra per con vene voi modo tudine che a Dio piace che noi abbiamo,
l' atto del ricordarsi, o richiamare alla perchè amiamo il solo piacere di lui »; Ces.
memoria alcuna immagine di cosa altre 54. letizian si rallegrano, prendono
:
volte caduta sotto i sensi o pensieri » ; diletto, -del suo ordine formati in quan- :
Poi chiede se queste anime, poste tra i 64. dimmi : « Dicite, felices animae tu-
beati sì in basso, non sentano desiderio que optime vates »; Virg., Aen. VI, 669.
di salire a più alto grado. Piccarda ri- La domanda sembra a prima giunta su-
sponde che no i beati non hanno altro
: perflua, avendo Piccarda già detto che
volere che il volere di Dio, e ciò che da è beata e lieta (v. 51 e 54); ma non po-
Dio è voluto, li appaga appieno. D. si trebbe essere, pensa D., che, pur essendo
conforma anche qui pienamente alle dot- beati e lieti, nel confronto della loro con
trine dei SS. Padri; cfr. Aug., Deciv. la beatitudine maggiore di altri spiriti,
Dei XXII, 30, 2. Hieron., Adv. lov., 2ecc. abbiano a sentire il desiderio di salire
I beati « sono contenti di quella gloria che più in su di dove sono, per godere di
Iddio ha data loro e non ne addimandano una dolcezza maggiore?
di più.... ed hanno ciò che vogliono e 66. per più ecc. Desiderate voi di es- :
non vanno più cercando, e ciascheduno sere in luogo più alto per mirare più da
si chiama contento del suo bene e della presso la Divinità e godere di più della
sua grandezza, e non ci ha niuno mor- sua visione, o per farvi più amici a Dio,
morio»; Fra Giord., Pred. sul Genesi, quindi amarlo di più e di più esserne
Firenze, 1830, p. 26. E il medesimo in amati? «La nuova domanda.... è un dub-
Pred., Firenze, 1831, 1, 124: «La volontà bio rimastogli: Voi che siete qui felici,
de' Santi si ò unita con la volontà di Dio, avete desiderio di più alto luogo non per
sicché non possono volere se non quel godere soltanto, ma per amare di più
che vuole Iddio: ciò che vuole Iddio, Iddio? La contentezza presente com-
vogliono ciò che Iddio non vuole, ed
; porta l'aspirazione ad un amore più vivo,
e' non vogliono, però che sono uniti con a una letizia nata da fiamma di carità
la volontà di Dio ». più accesa? Dubbio da mortale;... dub-
58-59. Nei mirabili aspetti vostri nelle : bio che le brevi parole di Piccarda non
vostre meravigliose sembianze. hanno chiarito del tutto » Capetti, o. e, ;
61. festino: veloce, pronto; lat. festi- pisce perciò come siasi potuto, per quan-
'
nus-, cfr. Par. Vili, 23. to poco felicemente, intendere amici '
voce in tale significato è vivo latinare, il 'più', nel senso di 'più numerosi'.
eh' è detto da' conciatori per togliere con 67. sorrise « de simpiicitate quseren-
:
ci asseta: non
rende bramosi.
ci miti del volere divino.
73. più superne: in luogo più alto; 81. una ecc.: le nostre volontà, del tutto
cfr. v. 65. conformi a quella di Dio, formano con
75. qui ne cerne: ci aggiudica questo essa una sola voglia. « Sola divina vo-
luogo, e ci distingue così dagli altri beati: luntas, quse semper est recta, est regula
cfr. Par. XXXII, 30 e 34. Ma
il ne si può humanse actionis.... Divina voluntas est
riferire anche a tutti i beati, de' quali prima regula qua regulantur omnes ra-
tutti parla evidentemente Piccarda nei tionales voluntates»; Thom. Aq., Sum.
vv. che seguono e de' quali ben può par- theol. II, li, 104, 1. Cfr. Par. XX, 138.
lare già qui; e il qui a tutto il cielo, 82. seni di soglia in soglia: siamo distri-
come il qui del v. 77 e il senso sarebbe
; : buiti in varii gradi; cfr. Par. XXXII, 13.
'quassù in cielo ci divide', secondo, si 84. re Dio. - a suo voler Al. in suo
: : :
essere contenuto. Il non conformarsi alla 85. nostra pace: nostro acquetamento,
volontà di Dio non può aver luogo in nostra beatitudine. Unificate le volontà
Cielo, dove è necessario (necesse) che dei beati nella volontà di Dio, non ci è
domini assoluta la carità, e tale questa più luogo a desiderii inquieti nelle sin-
non è, se non si conforma interamente gole anime, né a discordia tra di loro.
al volere divino. Cfr. Thom. Aq., Sum. 86-87. quel mare ecc. come le acque
:
theol. I, il, 17, 6; 65, 5; 109, 3; II, II, 23, 2. dei fiumi tendono tutte al mare che è
Necesse è parola latina dell' uso scolasti- così il termine loro, ma che fu già anche
672 [CIELO PRIMO] Par. ih. 87-100 [VOTO di piccarda]
tamente creò ex nihilo per un atto della pregai di dirmi un'altra cosa, quale fosse
sua volontà, o che la natura (con che stato il voto che ella non avea condotto
si designa il complesso delle cause se- a compimento; cfr. v. 56 sg.
conde) generò conforme al volere di Lui. 95-96. onde: di cui.- trasse: gittò.
La volontà di Dio è dunque insieme prin- CO: capo, termine; cfr. Inf. XX, 76;
cipio e fine di quanto esiste, come il XXI, 64. Purg. Ili, 128, Costruisci e
mare de' fiumi. intendi :fino al termine della quale non
'
88. ogni dove: ogni luogo. seguitò a gittare la spola '. « Questa
89. etsi: cong. lat. che vale benché, spola è lo instrumento con che si tesse
e che perciò torna qui ottimamente. La e gittasi lo filo per la tela » Buti. ;
var. e sì, che pure era scritta et si, (tanto 97-98. Perfetta vita ecc.: contempla-
che è da considerare sì e no come vera tiva. « Perfectio hominis est ut, con-
e propria variante), non è se non lettura temptis temporalibus, spiritualibus in-
ital. della parola, che non fu sentita e haereat » Thom. Aq., Sum. theol. I, n,
:
intesa dai copisti come parola latina. 99, 6. Cfr. ibid. H, II, 184, 5 ; II, II, 186, 7.
Del crudo latinismo, specie nel Par., non - merto : meritum virtuosi actus con-
«
c'è da maravigliarsi. Cfr. Bull. XXV, 68. sistit inhocquodhomo, contemptisbonis
90. d' un modo dove più, dove meno,
: creatis, Deo inhaeret sicut fini »; Thom.
secondo i meriti beati e felici tutti, ben-
; Aq., Sum. theol. II, n, 104, 3. - incie-
ché la beatitudine sia loro dispensata in la.... più su: colloca più in alto nel cie-
differente grado e misura. Cfr. Thom. Aq., lo. - donna: S. Chiara d'Assisi, nata
Sum. theol. Ili, Suppl., 93, 2, 3. nel 1194, si chiamò nel secolo Chiara
V. 91-108. TI voto inadempiuto di Sciffì, e fu donna ricca e bellissima.
Piccarda. Pienamente soddisfatto circa Amante sino dalla sua fanciullezza del
la questione proposta ne' vv. 64-66, D. ritiro e della penitenza, e presa d'am-
vuole ora sapere da Piccarda quale sia mirazione per le virtù del suo concitta-
stato il voto da lei negletto e Piccarda ; dino S. Francesco, Chiara si pose sotto la
racconta come entrasse nell' ordine di S. direzione di lui, e, incoraggiata da' suoi
Chiara ma, trattane poi violentemente,
; consigli, fondò nel 1212 un monastero per
non potesse compiere i voti monacali. le vergini, e una regola che in breve si
92. la gola: la brama. diffuse per tutta l'Italia. Cessò di vivere
93. quel: delquale rimane il desiderio. l'undici agosto 1253. - alla cui norma:
-si chiere: Cherere (dal lat. qucerere), secondo la cui regola.
si disse anticamente per chiedere. - e di 99. si veste e vela si prende l'abito
:
giorno e notte in compagnia di Gesù Cri- versus sororem virginem ira percitus,
sto. -sposo così è chiamato Cristo nel
: assumpto secum Farinata sicario famo-
Nuovo Testamento, cfr. Afatt. IX, 15 ; so, et aliis duodecim perditissimis sy-
XXV, 1,5. MarcoII, 19. Luca V, 34. cophantis, admotisque parietibns scha-
Giov. UE, V, 25. - accetta cui
29. Efes. : lis, ingressus est saspta monasterii : cap-
è accetto ogni voto formato con spirito tamque per vim sororem ad paternam
di vero amore {cavitate) sicché sia tale domum secum .abduxit, et, sacris discis-
che a Lui piaccia. « Votum est promis- sis vestibus, mundanis iudutam ad nu-
sio Deo facta. Promissio autem est ali- ptias coegit. Antequam sponsa Christi
cuius quod quis prò aliquo voluntarie fa- cum viro conveniret, anteimaginem Cru-
cit.... Vana esset promissio si quis alicui cifìxivirginitatem suam sponso Christo
proinitteret id non esset accep-
quod ei commendavit. Mox totum corpus eius
tum. Et ideo cum omne peccatum sit leprà percussum fuit, ut cernentibus
contra Deum, nec aliquod opus sit Deo dolorem incuteret et honorem itaque,
;
accepturn nisi sit virtuosum, consequens Deo disponente, post aliquot dies cum
est, quod de nullo illicito, nec de ali- palma virginitatis migravit ad Domi-
quo indifferenti debeat fieri votum, sed nimi »; Bod. da Tossignano, Hist. Se-
solum de aliquo actu virtutis.... Vota raph. Belig. I, 138. Taluni particolari,
qua} sunt de rebus vanis et inutilibus, specie quello della subita malattia, han-
sunt magis deridenda quam servanda » ;
no sapore di leggenda; come d'un si '
Thom. Aq., Sum. theol. II, ri, 88, 2. dice ', ne fa cenno Pietro di Dante (Bull.
103. giovinetta: «idest puella adultse VI, 216). E in verità il v. 108 contrasta
SBtatis » Benv. Normalmente, secondo
; a codesto fatto col parlarci di vita ella :
che insegna anche Thom. Aq., Sum. « con pietà di santa chiama il suo Dio
theol. II, il, 89, 9 non si possono fare i in testimonio della lotta, dello strazio
voti religiosi r>rima della pubertà. di quella nuova vita in mezzo a cui fu
104. fuggirmi ecc.: mi fuggii e presi ricacciata»; Capetti, o. e, 16. Il quale
l'abito di Santa Chiara mi feci monaca. ; non a torto osserva che, se si ammetta
105. promisi feci voto di vivere nella
: vero il fatto della malattia « oltreché si
regola di S. Chiara. - via :-il modo di vi- contraddice al P., il verso misterioso e
vere, la regola; cfr. Atti IX, 2. -setta: potente si cambia in una esclamazione
compagnia, ordine (lat. secta a sedando). poco men che volgare »; ib., 18.
Setta usavasi anticamente anche in buo- V. 109-120. Costanza imperatrice.
na parte; cfr. Purg. XXII, 87. « Ha Piccarda parla poi di un altro spirito bea-
questa voce il significato innocente, che to che le sta alla destra e eh 'è raggian-
le viene dalla origine, anche nel pro- te di tutto il lume di quella sfera. È
verbio toscano: Una pecora infetta ne Costanza, figlia postuma di Buggero I,
ammorba una setta » ; Caverni. l'ultima erede dei Normanni e regina
106. Uomini ecc. : il fratello Corso ed delle Due Sicilie, moglie di Arrigo VI
altri dellafamiglia eh' ella per spirito di imperatore, figlio del Barbarossa, e ma-
bontà e carità non nomina. « Della casa dre di Federigo II, nata nel 1154, spo-
de' Donati era capo messer Corso Donati, sata nel 1185, morta nel 1198. Qui D.
e egli e quegli di sua casa erano gentili segue una favola, a' suoi tempi creduta
uomini e guerrieri, e di non soperchia fatto storico, che Costanza si fosse mo-
ricchezza, ma per motto erano chiamati nacata, e dall'arcivescovo di Palermo,
Male/ami »; G. Vili. Vili, 39. Gualtieri Offiamilio, venisse tolta dal
107-108. rapiron « Cursus frater ad-
: chiostro. Cfr. Comm. Lips. HI, 77-79.
109. splendor ; cfr. Gonv. Ili, 14. Thom. preta vento per venuto, cioè venuto dalla
Aq.. Sum. theol. Ili, Suppl. 85, 1-3. casa di Svevia. Meglio il Blanc: « la po-
111. di tutto ecc « secundum quod : tenza impetuosa e passeggiera dei prin-
anima erit maioris claritatis secundum cipi della casa di Svevia, paragonata ac-
maius meritum, ita etiam erit differenza conciamente ad un vento impetuoso. »
claritatis in corpore» Thom. Aq., ibid., ;
- Soave: dal ted. Schwaben, la Svevia;
85, 1. In paragone di quella diPiccarda cfr. Parodi, Bull. Ili, 143.
« la virtù di Costanza era stata più gran- 120. il terzo: Federigo II. - ultima:
de. Piccarda, gentile di sangue, ma umile nel Oonv. IV, 3 D. chiama Federigo II
fanciulla, era fuggita da una casa feroce « ultimo Imperatore dei Romani » nes- :
e mondana, da una città divisa. Un desi- suno della casa di Svevia fu imperatore
derio, un bisogno di pace le aveva fatto dopo Federigo II, e dal 1250 al 1312
cercare la verde solitudine di Monticelli. l'impero per D. vacò, non essendo stato
Costanza preferì il chiostro agli splen- incoronato mai alcun imperatole in Ro-
dori del trono: la sua volontà iniziale ma. Osserva finamente il Capetti, o. e,
doveva essere stata più forte perchè più p. 22, che « in tutto il discorso tre volte
combattuta »; Capetti, o. e. ripigliato di Piccarda è ritratta la in-
112-114. intende : lo intende detto an- genua, candida anima sua la vergine
;
116. contra ecc.: violentemente, e con- detti ricorrono le parole carità, piacer
tro il buon uso, che non permette a mo- di Dio, pace, volontà divina che quieta
nache professe di ritornare al secolo. ogni volere dei giusti, tornano qui e pa-
117. non fu dal vel ecc.: rimase sempre role e imagini che dipingono i gaudi
monaca nel cuore, serbando quivi sem- claustrali: dal mondo fuggi mi, vel suo
1
pre vivo l'affetto allo stato monacale. abito mi chiusi, dolce chiostra, sorella
« Avvegna che fosse in privazione del- fu, l'ombra delle sacre bende, il velo del
l' abito estrinseco, sempre lo suo cuore cuore, legame soave e perpetuo, come il
fue chiuso e velato dalle sopradette sa- giogo della carità. Il mondo, i regnanti
cre bende, quasi a dire che sempre ebbe i due Svevi per l'anima quasi spaurita
l'animo e la voglia alla vita promessa ancora, per 1' anima che letizia nell' e-
per suo voto » Lan. ; terno, sono vento, vento, ultima pos-
119. secondo vento di Soave Arrigo VI : sanza, grandezza rapidamente passata
imperatore, figlio di Federigo I, n. 1165, sulla terra, rapidamente scomparsa. »
m. 1197. - vento Fn inteso o come gloria
: V. 121-130. Il canto d'addio. Giunta
umana, o come onore degli Svevi, o co- alla fine del suo discorso, Piccarda in-
me superbia, per essere stato Arrigo VI tuona un' Av emaria, e cantando dispa-
superbo ed altiero né manca chi inter-
; risce colle altre anime beate sue compa-
[CIELO PRIMO] Par. ih. 122-130 [fulgore di b.] 675
gne. D. guarda loro dietro e quando ; di nuovo e dell'e che affievolisce, smorza
non le può più vedere, rivolge lo sguardo e precipita.... Così ai nostri occhi le soavi
alla sua Beatrice ma il fulgore di questa
; figure lontanando dileguano nelle pro-
lo sopraffa per modo, ch'ei rimane come fondità azzurramente cupe dei cieli, e le
stordito, ed è costretto a sospendere per note del canto a mano a mano, benché
alcuni momenti il parlare. presto, si attenuano, e si perdono gli ul-
122. vanìo: svanì, disparve cfr. Virg., ; timi echi vibranti negli ultimi candori
Aen. II, 791 IV, 278 IX, 658.
; ; evanescenti per gli spazi infiniti » Ca- ;
l'ultimo verso la similitudine, coll'idea po, così come per breve tempo seguitia-
di cosa grave che in acqua cupa si la- mo a scorgere un oggetto grave che scen-
sci cadere, sarebbe per sé stessa, nel de per un'acqua profonda. - perse « poi :
contenuto suo, manchevole, perchè rap- che la mia vista perdette lei, che non la
presenterebbe solo e inefficacemente l'ef- potetti più vedere » Buti. Cfr. v. 12.
;
che obbligano la voce, pure scorrendo, de, che suppone, tra lo splendore delle
a dividerli : colle variazioni vocaliche anime della Luna e quello di B. »; Lomb.
dell'a e dell'w mediane succedute all'o 129. il viso ecc. la mia forza visiva
:
iniziale (caduta del grave), e poi dell 'ci sulle prime non resse a tanto fulgore.
676 [CIELO P1UMO] Pak. iv. 1-10 [dubbi di dante]
CANTO QUARTO
V. 1-9. Dubbi di Dante. Udito il dubius Perseus »; Ovid., Met. V, 164 sgg.
ragionamento di Piccarda, D. è com- - sì: così immobile, senza gittarsi su
battuto tra due dubbi ugualmente gravi l'una o l'altra dama '. - dame: dam-
'
e a lui ugualmente tormentosi, di guisa me, lat. dama o damma daino. « Cum=
che non sa quale abbia ad esprimere per canibus timidi venient ad pocula daru-
primo, e tace: silenzio naturale e che ma3»; Virg., Eclog. Vili, 28. -« Timidi
perciò non merita né biasimo uè lode. damma© cervique fugaces Nunc interqne
1-3. Intra due ecc. « si aliqua duo
: canes et circum tecta vagantur » Virg., ;
sunt penitus aeqnalia, non magis mo- Georg. Ili, 539 sg.
vetur homo ad unum quam ad aliud; 7-9. Per che ecc. per la qual cosa,
:
sicut famelicus si habet cibum sequali- il mio tacere non meritava nò biasimo
ter appetibilem in diversis partibus, et né lode essendo io egualmente stimo-
:
secundum sequalein distantiam, non ma- lato dai due dubbi, dovevo necessaria-
gis movetur ad unum quam ad alterum »; mente tacere e solo a ciò che l' uomo fa
;
Thom. Aq., Sum. theol. I, il, 13, 6. - mo- liberamente si può dar lode o biasimo.
venti d' un modo 1* appetito, sì « che non
: V. 10-27. 1 dubbi di D. indovinati
ci fosse motivo più per l'uno che per l'al- ed esposti da J5. D. tace, ma sul suo
tro » ; Tom. - liber dotato di libero arbi-
: volto è espressa la domanda che le lab-
trio. - recasse: Al. uom l'un si recasse.
: bra non proferiscono e B. (che d' al-
;
violenza altrui un bene che egli ha pur le anime già esistevano nelle stelle, e
voluto e seguita entro di sé a volere che alla morte .dell' uomo tornavano alle
anche sotto la violenza. stelle medesime; cfr. Plat., Tim. ree.
11. con elio: col desiderio. Elio per lui Hermann, p. 41 A; e meglio, poiché di
vive nel linguaggio del popolo. qui probabilmente D. derivò quel che
13-15. Fé' sì ecc. Beatrice fece cosi
: dice della opinione platonica, Aug., Oiv.
coline (qual) fece il profeta Daniele, che Bei XIII, 19 opinione riprovata da D.
;
indovinò il sogno del quale il Re di Ba- per bocca di Beatrice, ma che a lui, à
bilonia si era dimenticato, e ne dette prima giunta, poteva sembrar confer-
l'interpretazione, calmando così l'ira di mata dal fatto di ritrovar ora le anime
Nabuccodonosor, che aveva ingiusta- nella Luna e nelle altre stelle.
mente comandato di uccidere tutti i suoi 25. velie termine latino, d' uso nel lin-
:
indovini, perchè non gli sapevano rac- guaggio scolastico == il volere, la volon-
contare il sogno da lui dimenticato (cfr. tà cfr. necesse e esse in Par. III, 77 e 79.
;
Daniele, II, 1-45) B. indovina i dubbi 26. pontano premono sulla tua vo-
:
sfere solo per significare in modo con- luogo e nell'eternità loro è differenza,
creto, sensibile il loro diverso grado ma nella beatitudine » Land. ;
di beatitudine. Così conviene parlare al- 34-36. il primo giro l'Empireo, in cui
:
l' umano ingegno, perchè solo da sen- vivranno senza fine tutti i beati. La loro
sato apprende ciò che poscia fa degno vita però ha un diverso grado di dol-
d'intelletto. Per questo anche la Scrit- cezza, perchè sentono diversamente lo
tura Sacra parla delle mani e d'altre spirare di Dio, quella beatitudine che
membra di Dio, accomodandosi così al- Dio diffonde intorno a sé. Cfr. Thom.
l' umana capacità per questo la Chiesa
;
Aq., Sum,. theol. ILI, Suppl. 93, 2-3.
rappresenta gli angeli con aspetto uma- assegnata loro in sorte.
37. sortita:
no. Forse però il vero concetto di Pla- 38-39.per far segno: per significare
tone è diverso da quel che suonano le sensibilmente la sfera celestiale che ha
sue parole: si può infatti supporre ch'egli men salita, cioè l'infimo dei gradi nella
intenda parlare dell' influenza esercitata sfera stessa, nell'Empireo. - celestial:
dalle stelle sull'uomo; che è un fatto Al. spiritual: e in favore di spiritual,
:
il massimo dei profeti, Deuter. XXXIV, ma cfr. Busnelli, Il conc. e l'ord. del Par.
10, al quale accoppia Samuele, secondo • dant. II, Città di Castello, 1912, p. 22 sg.
Gerem. XV, 1; quindi i due Giovanni, 40. Così per mezzo materiale e sensibi-
:
l' Evangelista, il discepolo che Gesù pre- le cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I. 84, 1, 6.
;
Battista, il maggiore tra i nati di donna, apprende quel che poi diviene intelligi-
Watt. XI, 11; finalmente la Vergine bile»; Tom. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol.
Madre, felta più. che creatura, Par. I, ir, 3, 3: « Operatio intellectus prseexi-
XXXIII, 2. Vuol dunque dire: I sommi git operationeni sensus ».
fra angeli e i santi del Par. non hanno 43-45. condiscende ecc. parlando del
:
la loro sede in un cielo diverso da quello braccio e dei piedi di Dio, la Sacra Scrit-
in cui l'hanno gli spiriti che or ora tura usa traslati tolti da cose corporee,
ti apparvero. - non Maria: non eccet- per adattarsi al modo umano d'intendere.
tuata neppure Maria. Thom. Aq., Sum. theol. I, 1, 9. « Con-
33. anni: « tutti sono eterni; non nel veniens est Sacrse Scripturas divina et
[CIELO PRIMO] Par. iv. 44-60 [sede dei beati] 679
spiritualia sub similitudinem corpora- 53. quindi : di qui, dalla stella. - de-
li ani tradere. Deus enim omnibus pro- cisa: staccata; cfr. Purg. XVII, 111.
videt secundum quod competit eorum 54. per forma la diede: al corpo, come
natura}. Est autem naturale homini ut forma vitale. « Forma hominis est anima
per sensibilia ad intelligibilia veniat, rationalis; materia autem homini est cor-
quia omnis nostra cognitio a sensu ini- pus »; Thom.Aq., Sum. theol.TL il, 164, y
tium habet. Unde convenienter in Sa- I. « Anima rationalis est forma sui cor-
cra Scriptura traduntur nobis spiritua- poris » ; ibid. I, 76, 1, 7, 8; cfr. ibid. I,
lia sub metaphoris corporalium. » Cfr. 90, 4; 91, 4, ecc.
Tertull., Adv. Marc. II, 16. S. Aug., In 55-57. forse ecc. può essere che l'opi-
:
Gen. XVII, ecc. - altro: da quel che nione di Platone sia diversa da quel che
suonano le parole. « Attributi immate- dicono, intese alla lettera, le parole di
rialidivini simboleggiati nelle mani e lui e che l'intendimento vero di essa
nei piedi » Gorn. ; non sia da deridere. Così nel Gonv. IV,
47-48. Gabriel : cfr. Purg X, 34; Par. 21 D. scrive: « Plato e altri vollero che
XXXII, 103 sgg. - Michel: cfr. Inf. esse [anime] procedessero delle stelle e
VII. 11; Purg. XIII, 51. - l'altro ecc.: fossero nobili più o meno secondo la no-
l' arcangelo Raffaele che rese la vista al biltà della stella. Pittagora volle che
vecchio Tobia; cfr. Toh. Ili, 25; VI, 16. tutte fossero d' una nobiltà.... Se cia-
Tutti e tre sono arcangeli. scuno fosse a difendere la sua opinione,
49. Timeo Piatone nel suo dialogo in-
: potrebbe essere che la verità si vedrebbe
titolato Timeo. - argomenta : circa la di- essere in tutte. »
scesa delle anime dalle stelle ed il loro 58-60. rote: i cieli, rotanti. Se Platone
risalire ad esse. Cfr. Oonv. IV, 21 e la intende, non già che le anime discen-
n. 55-57. dano dal cielo e ci ritornino, ma che
non è simile ecc. non è, come
50-51. : dalle stelle discendano influssi buoni o
ciò che vede qui nella luna, una figu-
si cattivi, per i quali le anime possano di-
razione o apparenza che adombri una venir virtuose o prave, ci sarebbe un
realtà differente, poiché par eh' egli cre- po' di vero nella sua sentenza, giacché
da {senta) realmente così come suonano * dai cieli discendono veramente influssi
le sue parole. siffatti, i quali, per altro, non ledono la
52. Dice: cfr. Tini., ed. cit., 41 A ; il libertà umana cfr. Purg. XVI, 73. Par.
;
CI
Questo principio, male inteso, tòrse
già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
Mercurio e Marte a nominar trascorse.
64 L'altra dubitaziou che ti commove
ha men velen, però che sua malizia
non ti porìa menar da me altrove.
67 Parere ingiusta la nostra giustizia
negli occhi de' mortali è argomento
di fede, e non d'eretica nequizia.
70 Ma perchè può te vostro accorgimento
ben penetrare a questa ventate,
come disiri, ti farò contento.
hae che fare, però eh' è libera la volon- no. Che se Piccarda ha affermato che
tà»; Fra Oiord., Fred., Ed. Marmi, Costanza « non fu dal vel del cor giam-
p. 105. - onor: dogi' influssi buoni. - mai disciolta », che parrebbe afferma-
bi asm o: degl'influssi cattivi. zione di una volontà incroUabile, ciò va
61-63. Questo principio .... quasi: L'opi- inteso della volontà assoluta ma la vo- ;
che le anime di uomini insigni, quali suna forza esteriore può piegare o de-
Giove, Mercurio e Marte, tornassero ad viare un'anima che con salda-mente vo-
abitare certe stelle e fossero poi degne glia conseguire uno scopo. Cfr. Thom.
di ricevere onori dovuti alla sola divi- Aq., Sum. theol I, 81 e 82 I, li, 6-21; ;
l'altrui violenza, perchè scema il merito? il credente deve sapere (Rom. XI, 33
B. argomenta: È vero che le anime di sgg.) che i giudizii di Dio sono incom-
Piccarda, di Costanza, ecc. non con- prensibili, e perciò non deve presumere
sentirono al male ma neppure vi si op-
; d'indagarne e scoprirne le ragioni. Po-
posero colla dovuta energia, né lo rime- trei dunque non farti alcuna dichiara-
diarono, ritornando, quando potevano, zione circa il caso speciale di giustizia
al chiostro. Volontà non s'ammorza, se divina avente apparenza d' ingiustizia,
non vuole. Esse non ebbero la volontà per il quale ti è sorto nell'animo un dub-
incrollabile che tenne S. Lorenzo fermo bio (cfr. vv. 19 21); ma giacché in que-
su la grata e che fece Muzio severo alla sto caso trattasi di verità a cui anche
sua mano però il loro merito non è pie-
;
l'umano intelletto può penetrare, sodi-
[CIELO PRIMO] Par. iv. 73-85 [voti infranti] 681
sferò il tuo desiderio. Questa fra le molte desima al luogo suo ; ad altro luogo non
interpretazioni date dei vv. 67-72 pare inclina, se per violenza noi fa ; e se vi
a noi, come già all'Albini (Lect. D., 23) pur va, sì vi sta poco, se per. forza non
la preferibile ma non vogliamo tacere
; è tenuta » ; Fra Giord., Pred., Ed. Mo-
essere in realtà i vv. 67-69 tutt'altro clie relli, II, 145.
facili a intendersi e in sé stessi e nel 79. s'ella si piega ecc. se la volontà :
collegamento con ciò che precede e con cede assai o poco, essa accondiscende
ciò che segue. - Argomento qui vale ar- poco o tanto, alla violenza, e concorre
gomentazione che porta a una certa con- cosi alla riuscita dell'atto violento.
clusione. - accorgimento: l' intelletto. 81. al santo loco: al monastero, onde
73. paté patisce, soffre cfr. Par. XX,
:
;
erano state tratte con violenza. Costan-
31, 94. Parodi, Ball. Ili, 124. Se perchè za, rimasta vedova nel 1197, vi sarebbe
sia vera ed intera la violenza, bisogna che potuta rientrare; ma Riccarda? D. potè
lo sforzatonon contribuisca punto colla conoscere della vita di lei qualche par-
sua volontà al violentatore, le anime di ticolare a noi ignoto, per il quale le con-
cui parliamo, non ebbero in tutto scusa venisse ciò che qui B. afferma.
di vera violenza; anzi in qualche modo 82. intero sempre nella pienezza del
:
chiostro. Cfr. Aristot.,Eth. Ili, 1. Thorn. soffrì il martirio ai tempi di Valer iano
Aq., Sum.
theol. II, n, 175, 1. (258). Impostogli dal prefetto di Eoma
niente conferisce: non dà alcun
74. di consegnare il tesoro della Chiesa, gli
contributo o aiuto, non favorisce. menò i poveri ed infelici, dicendo questi
76. volontà ecc.: « coactionis necessitas essere il tesoro di essa. Fu straziato a
omnino repugnat voluntati»; Thom. Aq., colpi di frusta e di bastone per mano del
Sum. theol. I, 82, 1 cfr.I, n, 6, 4-5. - non
; carnefice, quindi posto sopra una grati-
s'ammorza non cessa metaforicamente
: ; cola (grada), sotto la quale erano carboni
dal cessare che fa il fuoco smorzandosi. accesi. Soffrì questo supplizio con ammi-
77-78. in foco: che ad onta di ogni rabile costanza, deridendo i carnefici e
violenza torna pur sempre, appena la pregandoli di rivoltarlo sulla gratella,
violenza cessi, per naturale, indomabile perchè tutte le parti del suo corpo fos-
impulso, a tendere all'alto verso la sua sero egualmente arrostite cfr. Breviar. ;
Met. XV, 242 sg. - torza torca violen- : il giovine romano, che si arse quella
temente. « La forma toscana sarebbe mano che aveva errato a ferire, quando
torcia da un indie, tordo di tipo pisano- egli aveva voluto uccidere Porsenna che
lucchese »; Parodi, Bull. Ili, 102. - «Di- assediava Roma. Cfr. Tit. Liv. II, 12 sg.
cono che ogne cosa la quale è fuori del Conv. IV, 5. De Mon. II, 5.
suo luogo naturale, sì ritorna per se me- 85-86. così ecc. : così se era '
intera ',
682 [CIELO primo] l'Ali, iv. 86-105 [voti infranti]
88-89. se ricolte ecc.: se le hai ascoltate Summa cont. gent. IV, 92.
con la debita attenzione e ben comprese. 96. alprimo vero a Dio, fonte del vero.
:
generali nei vv. 67 sg. - casso: cancel- nacale, epperò ebbe sempre la volontà
lato, distrutto cfr. Par. H, 83. Ben dice
; d' esser monaca.
V Albini, Lect. P>., p. 24 che i vv. 73-89, 99. ella : Piccarda. - contradire aven- :
dove la forza e la saldezza logica son lu- doti io detto che queste don uè aderirono
meggiate da similitudini vive e potenti, al volere de' loro rapitori. Ora se la con
sono « un beli' esempio dello scrivere tradizione fosse reale, l'ima o l'altra di
insegnativo dantesco, fatto di numerate noi due si scosterebbe dal vero, cioè men-
e precise espressioni e sparso di poesia, tirebbe.
schiettissimo acciaio con riflessi e river- 101. contr' a grato a malgrado, di :
stancheresti. - non usciresti: « Non è dire al padre uccise la madre Eri file ;
cosa nulla sì vile, che si ne possa ren- cfr. Purg. XII, 49 sg. - padre Anfia- :
dere sufficiente ragione, che io non vi rao, cfr. Puf. XX, 31 sgg.
facessi mille questioni, e non ne sapresti 105. pietà: verso il padre. - spietato :
uscire, tanto abisso ha Iddio posto di verso la madre. « Ultusque parente na-
[CIELO PRIMO] Par. iv. 106-117 [voti infranti] 683
rentem Natus erit facto pius et scelera- sono miste, ed anzi volontarie che in-
tue Ovid., Met. IX, 407 sg.
eodem » ;
volontarie ». E S. Tomm. 1. e. : « Id
106. A questo punto in questo fatto
: quod per metum agitur in se conside-
del cedere alla violenza « per fuggir pe- ratum non est voluntarium, sed fìt vo-
Dob-
riglio ». - pense: pensi, rifletta. « luntarium in casu, scilicet ad vitandum
biamo sapere che sono due volontà : malum quod timetur. »
l'una assoluta, la quale non può volere 112. espreme: esprime; cfr. Parodi,
lo male e l' altra respettiva, la quale
;
Bull. Ili, 151. Quando Piccarda dice di
vuole minor male per cessare lo mag- Costanza, ch'ella non consentì mai alla
giore e così può l'uomo volere con vo-
;
sofferta violenza, ella intende della vo-
lontà respettiva quel che non vorrebbe lontà assoluta (del volere simpliciter), io
secondo la volontà assoluta. Ma può es- della volontà relativa, o mista, o con-
sere che l'uomo s'inganni nel discernere dizionata (del volere secundum quid) ;
qual sia maggior male e qua! minore, e epperò ambedue diciamo il vero.
allora si fa quello che non si de', come 115-117. Cotal fu l'ondeggiar ecc. tale :
avesse seguitato lo maggior bene. E però solum in ipso [Deo] sit veritas, sed quod
ò vero che Gostanza colla volontà asso- ipse sit ipsa summa et prima veritas....
luta sempre tenne la religione ma colla;
Omnis apprehensio intellectus a Beo est »;
respettiva no; e però vero dico io Bea- Thom. Aq., Sum. theol. I, 16, 5 e cfr. I, ;
trice che intendo della volontà respet- il, 3, 7. - tal ecc.: siffatto ondeggiare del
tiva, e vero disse Piccarda che intese santo rio, siffatto ragionamento di Bea-
della volontà assoluta. E così è soluto trice sciolse i miei dubbi, appagò i due
lo dubbio»; Buti. Cfr. Aristot., Eth. Ili, desiderii (v. 17). « Presa l'imagine che
1. Thom. Aq., Sum. theol. I, li, 6, 4-6. la verace sapienza scorre come ruscello
107-108. si mischia ecc.: forza e vo- dalla sorgente immensa, imagine schiet-
lontà si uniscono, e uniti, per quel tanto tamente dantesca (e ricordiam pure con
che c'è di volontà, le offense (offese a Pietro Alighieri i due gliconèi iniziali
Dio, peccati) che si hanno in ciò che ne d'uno de' metri di Boezio, Be consol.
consegue, non si possono scusare. « Ad phil. Ili, 12 Felix qui potuit boni fon- j
id quod agitur per metum, voluntas ti- tem visere lucidum), V ondeggiar dice
mentis aliquid confert »; Thom. Aq., convenientemente e vivamente il venire
Sum. theol. I, n, 6, 6. di quella sapienza a irrigare l'anima de-
109. Yoglia ecc.: la volontà, in tali casi, siderosa »; Albini, Bect. B., p. 29.
non acconsente al male in modo asso- V. 118-142. Un nuovo dubbio. D. si
luto, ma vi acconsente in modo relati- dichiara gradissimo a B. degli insegna-
vo, in quanto, se non acconsentisse, te- menti ricevuti; ma soggiunge subito
me mali maggiori. Già Aristot., 1. e. : che, come in generale avviene che dalla
« Quelle cose che si fanno per timore cognizione di un vero nascano nuovi
684 [CIELO PRIMO] Par. iv. 118-131 [nuovo dubbio]
dubbi, così nella mente di lui, dopo che titatem. Et sic licet plures sint essentiae
le sono state chiarite alcune verità, è vel formae rerum, tamen una est veritas
sorto il desiderio di vedersene chiarita divini intellectus, secundum quam om-
un'altra, cioè se l'uomo possa soddisfare nes res denominantur verae » Thom. ;
con altre opere buone ai voti da lui non Aq., Sum. theol. I, 16, 6.
adempiuti. Beatrice si mostra lietissima 127. lustra: tana, covile; lat. lustrum.
di soddisfare la nuova curiosità di D. ; Come la belva si riposa nella sua tana,
ma la risposta sua è nel canto successivo. raggiunta che l'abbia, così l'intelletto
118. amanza ecc. donna amata da Dio,
: umano si riposa in Dio. «La divina scien-
donna celeste, divina. za, che piena è di tutta pace.... perfet-
119. m'inonda : « applica al parlar di tamente ne fa il Vero vedere, nel quale
Beatrice, riguardo a sé medesimo, l' ef- si cheta l'anima nostra»; Conv. II, 15.
ficacia dell'acque e del Sole ad avvivare Cfr. Par. XXVIII, 108. Thom. Aq., Sum.
piante ed erbe: dell'acqua colVinnonda- theol. I, 19, 1.
re, coli' innaffiare, e del Sole col riscal- 129. frustra: avverbio latino inva- =
dare»', Lomb. no. « Si intellectus rationalis creatura}
121-123. non è ecc. non sono atto a
: pertingere non possit ad primam cau-
rendervi grazie degna della grazia che santi rerum, remanebit inane desiderium
voi mi fate, perchè la forza affettiva naturai»; Thom. Aq., Sum. theol. 1, 12, 1.
con che io sento la gratitudine è grande, La frase sarebbe frustra non è se non
' '
ma pur sempre inadeguata ad essa gra- una semivolgarizzazione della frase sco-
zia; cfr. Virg., Aen. I, 600 sgg. - pro- lastica esset frustra '.
'
fonda: « sufficiens et digna»; Benv. - voi: 130. per quello per il detto desiderio
:
cundum quod est in rebus, sic omnes ai piedi degli alberi nascono i rampolli.
sunt verao una prima ventate, cui unum- 131. natura impulso naturale. « Natu-
:
quodque assimilatur secundum suam en- raliteraccidit, quod, cognito uno vero per
[CIELO PRIMO] Par. iv. 132-142 [nuovo dubbio] 685
intellectum, oriatur dubium aliquod pe- 136-137. Io vo' saper ecc. desidero di :
Cons. phil. IV, pr. 6. mia virtù, diedi. Ma non è forse ridicolo,
133-135. Questo ecc. : questo, cioè la o poco meno, un D. che, non pago di
possibilità, anzi la necessità impellente, chinar gli occhi, bruscamente voltasse
che l'uomo sente, di elevarsi via via, le spalle alla celeste guida? Eppoi anche
attraverso a sempre nuovi dubbi, da ve- nei primi 3 vv. del e. sg., B. indicherà
rità a verità fino a giungere alla Verità quale effetto del proprio fulgore sul P.,
Prima, m'invita, anzi m'incoraggia a solo l' aver ella vinto il valore degli oc-
farvi ancora, senza mancarvi di reve- chi di lui, non altro.
renza, una domanda circa un'altra verità 142. quasi mi perdei ecc. dovei abbas- :
che non vedo chiara. sar gli occhi e mi sentii come smarrito.
6Xti [CIELO I'JtIMO] l'Alt. V. 1-11 [amor divino]
CANTO QUINTO
CIELO PRIMO o DELLA LUNA
MANCANTI AI VOTI DI CASTITÀ
GIUSTINIANO IMPERATORE
V. 1-15. La fiamma dell'amor di- della mia vista, che quanto più percepi-
vino. B. spiega a D. perchè ella si mo- sce della divina luce, tanto più vi si ad-
stri più sfavillante del solito. Il suo è dentra, e ne diviene sfolgorante. Questa
splendore di celeste letizia e carità; è interpretazione è confermata dai passi
gioia del vedere e apprendere il bene biblici concernenti lo splendore della
supremo, Iddio; ed ora ella esulta ac- faccia di Mosè cfr. Esod. XXXIV,
;
corgendosi che la divina luce penetra già 28 sg. Deut. XXXIV, 10. II Cor. in,
anche nella mente di D. e la innamora 7. Thom. Aq., Sum. theol. III, Suppl.
di sé. Dopo di che B. ripete la domanda 85, 1. Eju8d., Comp. th., 165. AL, non
propostale dal P. coi vv. 136-8 del e. IV. bene, riferiscono il perfetto vedere a D.
1-2. S'io ti ecc.: s'io mi mostro a te 8-9. l' eterna luce ecc. il lume del vero
:
splendente ne' raggi dell' amor divino ol- e del bene eterni, supremi (il lume di
tre 1' uso e la condizione umana. Cfr. V. Dio) il quale, una volta veduto, come
;
N., § 21, son. 11 e §26, son.l5.(7onv.III,15. è proprio del vero e del bene, accende
3. degli occhi tuoi.... il valore: la forza amore di sé; amore di necessità per-
del tuo sguardo, che non può reggere a petuo, essendo il vero e il bene stessi
tanto splendore ; cfr. Par. IV, 139 sgg. perfettissimi e immutabili.
5. da perfetto veder: dalla perfezione 11-12. di quella: dell'eterna luce. -
[CIELO PRIMO] Par. v. 12-27 [santità bel voto] 687
quivi: nell'altra cosa, cioè nei fallaci beni 17. non spezza: non interrompe. In
della terra. L' anima deU' uomo desidera senso inverso Virg., Aeri. IV, 388 « His :
Aq., Sum. theol. I, 60, 2 ; I, il, 78, 1. dono più conforme alla divina bontà, per-
Arist., De An., 3. Purg. XVI, 85-93. chè veramente il poter peccare è insieme
Tu vuoi saper ecc. tu desideri
13-15. : la facoltà diben meritare, la possibilità
sapere se 1' uomo può compensare con del dolore è la possibilità della gioia » ;
altra offerta, eh' è servigio reso a Dio, il Tom. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, 83.
voto non adempiuto (manco), sì che renda 23. creature intelligenti: angeli e uo-
l'anima sicura, libera da ogni contrasto mini. « Neque enim fuerit ulla rationa-
colla divina giustizia; se pure, conte altri lis creatura, quin eidem libertas adsit
vuole, non si accenni qui ai contrasti che arbitrii»; Boet., Cons. phil. V, pr. 2.
alla morte dell' uomo sono suscitati dai 24. tutte e sole tutte le creature intel-
:
demoni, come si narra in Inf. XXVII, ligenti, ma soltanto esse, le altre no. -
e Purg. V
(cfr. Bull. Vili, 117). fuoro e son furono dotate, quando Dio
:
è patto o convenzione tra 1' uomo e Dio. teria rispetto alla quale si sacrifica la
29. di questo tesoro della libera volon-
: volontà. La convenenza è intangibile la ;
tà. « ISTel voto s'obliga la volontà dell'ar- "materia si può mutare con altra, purché
bitrio a Dio imperò che la promissione
; questa superi la prima di valore di che ;
oris, et iterum testimonium aliorum » ; quei pochi che seggono a quella mensa
Thom. Aq., Sum. theol. II, li, 88, 1. dove il pane degli angeli si mangia » !
;
cioè in altra opera che sia da dir buo- finchè tu possa pienamente intendere.
na, la libertà del volere offerta a Dio, « Quasi dicat indiget adhuc declara-
:
tu vuoi fare buon lavoro, buona opera, tione circa dispensationem voti » Benv. ;
di cosa malamente tolta e rubata altrui 41. fermalvi entro fissalo bene dentro
:
(per mal tolletto cfr. Inf. XI, 36). la mente. - non fa ecc.: sentenza platoni-
V. 34-63. Dispensazione e permu- ca sapere non è altro che ritenere le noti-
:
tazione. Eppure, soggiunge B., la Chie- zie ricevute di cosa alcuna. «Più suol far
sa concede dispensa dai voti, che sembra prode, se tu ritieni in memoria pochi co-
contradire a ciò che s' è ora dimostrato. mandamenti di sapere, ed averli in pron-
Come mai? Due sono gli elementi o le to e in uso, che se tu impari molto e non
parti essenziali che costituiscono il voto : tenessi a mente niente »; Albertano I, 50.
[CIELO PRIMO] Par. v. 44-60 [permutazione] 689
44. sacrificio: del libero arbitrio, sa- deve mai compierla di suo arbitrio, bensì
crificio che si compie col voto, vv. 28 sg. con la licenza delle potestà ecclesiasti-
45. di che si fa: il soggetto, la ma- che. Il legame del voto è considerato
teria del voto, come la verginità, il digiu- come un obbligo che V uomo si è impo-
no, ecc. - la convenenza la convenzione, : sto verso Iddio e al cui adempimento
o patto che l'uomo fa con Dio, promet- egli è tenuto, sempre che chi rappresen-
tendogli ,di rinunziare al piti grande dei ta l'autorità di Dio, non gli faccia qual-
doni di Lui, che è la libera volontà. che concessione. « Votum est promissio
46. non si cancella rimane sempre. La
: Deo facta de aliquo quod sit Deo accep-
convenzione, il patto bisogna adempirlo. tum [cfr. i vv. 25-26]. Quid sit ante ì
care: cfr. Oonv. IV, 25: « un pentimen- matematico, se la nuova non supera no-
to.... il quale ha in sé un'amaritudine, tevolmente per valore la prima. - «li-
eh' è gastigamento a più non fallire ». messa: lasciata. - sorpresa: j>resa dopo.
55-60. non trasmuti ecc. la permuta- : Cfr. Levit. XXVII, 13, 15, 19, 31. - rac-
zione è lecita in certi casi, ma niuno colta: contenuta. Sacrificando cosa di
prezzo minore, si perde il merito che si ne gli oggetti perciò bieci vale qui
: in- '
tra, da non aver, cioè, equivalente, la le (Giudici XI, 1 XII, 7) fé' voto che,
permutazione resta esclusa. E tale, per se fosse tornato vincitore degli Ammo-
esempio, è il voto di continentìa di chi niti, avrebbe sacrificato al Signore ciò
entra nella vita monacale. Anche S. che prima uscirebbe dall'uscio di casa
Tommaso crede non soggetti a dispense sua. Prima ad uscirne fu l'unica sua
o permutazioni il voto monacale della figlia, alla quale egli, benché addolora-
continentìa o castità, ma solo per la ra- tissimo, « fece secondo il voto eh' egli
gione che « quod semel santificatimi est avea fatto », cioè, come era comune opi-
domino, non potest in alios usus com- nione ai tempi di Dante, la uccise. « Ipse
mutali » sicché neppure « Papa potest
;
fìliam innocentem occidit propter vo-
facere quod ille qui est professus religi o- tum»; Thom. Aq., Sum. theol. II, u,
nem [come homo Deo consecratus, quanti- 88, 2. - mancia: dono, promesso a Dio.
diu vivit] non sit religiosus » est autem
; La dice prima con allusione alle parole
debitum continenti ae essentiale statui del testo sacro « Quicumque primus
:
religionis»; Sum. theol. II, il, 88, 11. fuerit egressus de foribus domus mese,
V. 64 84. Serietà dei voti. Conside- mihique occurrerit re vertenti cum pace
rata la gravità e l' indissolubilità del a fìliis Ammon, eum holocaustum offe-
voto, si esortano i Cristiani a prendere ram Domino»; Giudici XI, 31. Sulle
molto sul serio tutto ciò che lo concerne, interpretazioni di questa locuzione cfr.
a non assere imprudenti e leggieri nel Comm. Lips. Ili, 118 sg.
far voti, che molti altri sono i mezzi che 67. Mal feci facendo un voto incon-
:
conducono a salvamento, né ogni sorta siderato, che Dio non poteva gradire
d' acqua, cioè di voto e d' offerta, è ba- (cfr. v. 27).
stante a ottenerci il perdono, a toglierci 68. servando : il voto fatto, immolando,
le macchie dei peccati. Qui D. si scosta Thom. Aq., Sum. th. Il,
cioè, la figlia; cfr.
alquanto dall' Aquinate, per il quale « fa- II, 88, 2. - peggio: « In vovendo fuit stul-
cere idem opus cum voto est melius et tus, quia discretionem non habnit, et in
magis meritori um quam facere sine vo- reddendo impins »; Hieron. cit. dall' Aq.
to »; Thom. Aq., Sum. theol. H, il, 88, 6. 69. duca: Agamennone, che sacrificò
64. a ciancia: alla leggera; cfr. Inf. sua per ottenere dagli Dei
figlia Ifigenia
XXXII, 7. « Non prendan li signor le im- favorevole vento al viaggio della flotta
il
in più dialetti, coinè per es. nel milanese: 80. pecore matte: privi di discerni-
«G-he voruu i savii e i niatt a fàghela mento come le pecore che agiscono, ma
capì » ; cfr. Ronchetti, Appunti, 139. « lo 'mperchè non sanno »; Purg. III. 84.
72. cóltoculto religioso. È forma di
: Cfr. Conv. I, 11. II Petr. II, 12 : « velut
stampo popolare, ma è probabile che irrationabilia pecora. »
l'abbia coniata D. stesso. Cfr. Bull, III, 81. Giudeo qui nominato per averpiù
il :
è necessario procedere nell' argomentare dona V autorità della Chiesa e dei libri
e concludere di certe difficili materie. sacri, è come agnello che lascia il latte
74. come penna: sì leggieri. « Non ven- e, imbizzarrito, qua e là saltellando, nuo-
tuantes et circumferamur omni vento ficherà che vivace, a suo capriccio corre
'
gnare dalla misericordia di lui il per- danno. « Et sic cadit in os lupi et ita vos ;
Mercurio del tutto simile a quello te- di letizia si risolve ne' beati in accre-
nuto per salire alla sfera della Luna. scimento di fulgore cfr. più sotto i
;
Dunque B. avrà riguardato nel sole (cfr. vv. 137 sg. e Par. IX, 70.
Par. I, 47), il quale era allora sull'Equa- 97. si cambiò: per effetto dell'accre-
tore, sicché, per guardare nel sole, ella sciuta letizia e fulgidezza di B. - rise :
dine della freccia [come Par. II, 23 sg.] epiteti tranquilla e pura rispondono alla
ma con varietà d'immagine. La saetta quiete somma e alla serenità della sfera
ha già colto nel segno, e la corda del- celeste; e l'immagine dei pesci, che si
l'arco tremola ancora » L. Vent., Sim.il.,
; volgono a ciò che stimano cosa di lor
488, dove si cita Virg., Georg. IV, 313 sg. pastura, concorda col desiderio che han-
93. nel secondo regno nel cielo di Mer-: no quelle anime di pascersi di carità. Di
[CIELO SECONDO] Par. v. 101-118 [spiriti operanti] 693
così quei beati via via si fanno più ri- Par. Vili, 54»; Ronchetti, Appunti, 140.
splendenti per la carità che gl'infiamma, 109-111. Pensa, lettor, ecc. se, dopo :
e che nell' avvicinarsi a Dante va cre- averti dato questo cenno, io tacessi, ti
scendo » L. Vent., JSimil., 419.
;
sarebbe tormento ed angoscia la man-
101. traggono accorrono. : canza di ulteriori notizie circa quei mille
103. splendori: anime risplendenti. e più splendori. - carizia carestia, pe- :
menterà la virtù della carità in noi, per- 141 e Parodi, Bull. VI, 16. Soli Buti e
chè di quella nel solvere i suoi dubbi Land., attribuiscono alla voce il senso
k
potremo usare»; Veli. Cfr. Virg., Bel. di desiderio '.
X, 53 sg. Su altre interpretazioni di 112. da questi: da questi splendori
questo v. cfr. Comm. Lips. Ili, 125 sg. che ci venivano incontro dipende da :
lettore di spiegare nel senso che si ve- 115-116. O bene nato: cfr. Purg. V, 60;
desse la figura dell'ombra distinta den- Par. Ili, 37. - troni del trionfo eternai:
tro del fulgore che in segno della sua i seggi gloriosi dei beati trionfanti nel-
letizia essa emanava, e allora potrà ca- l'empireo cfr. Purg. XXIV, 13-15.
;
pire il successivo contrapposto: Per più 117. milizia la vita terrestre, detta
:
letizia sì ini si nascose, v. 136. È poi milizia anche nel linguaggio scritturale ;
ben naturale che in segno di un minor cfr. Giobbe VII, 1; « Militia est vita
grado di gloria così queste anime come hominis super terram ». « Nota che il
le già viste del primo cielo siano meno vivere qui è uno militare e però dicesi ;
rischiarate delle altre, in cui la figura militante Ecclesia questa qua giù etriun-
sarà tutt'affatto celata dalla luce che le fante quella del Cielo » Ott. ;
differenza sia da Dante avvertita anche za e carità, diffusa per tutte le regioni
con similitudine per gli spiriti del cielo celesti. -si spazia: cfr. Purg. XXVI, 63.
694 [cielo secondo] Pah. v. 119-135 [spiriti operanti]
Dio e siamo accesi d'ardente carità di- quasi sgorgare dagli occhi »; Tom. -
vina. perch'ei corruscan Al. perchè (o per- : :
appagare ogni tuo desiderio. 129. altrui: del sole, poiché Mercurio
121. un Giustiniano Par. VI, 10.
: ; è la stella che «più va velata de' raggi
122. Di', di' : parla, parla. Cfr. per la del sole, che null'altra stella » Conv. ;
pr. 10. Osserva S. Tommaso (Sum. theol. citare la sua carità, rispondendo a D.
I, 12, 5), che i beati per quel lume in- 133. Sì come il sol ecc. « quando i :
tellettuale che vien concesso loro per vapori, fatti parventi per abbassamento
grazia divina acciocché possano veder di temperatura, s'interpongono tra l'oc-
l'essenza di Dio, « effìciuntur deiformes, chio nostro e il sole, ci velano quest'astro
idest, Deo similes »• e possono essere e talvolta ci permettono di guardarlo;
chiamati Dii, perchè (Sum. theol. I, 13, ma se avvenga che il calore promosso
9) «est communicabile hoc nomen, Deus, perla presenza del sole istesso, rarefac-
non secundum suam totam significatio- ela questi vapori a poco a poco, quasi
nem, sed secundum aliquid ejus per li roda e li consumi e li renda quanto
124-126. Io veggio ecc.: Senso: vedo esso stesso. Stessi per stesso fu in antico
che tu derivi dagli occhi lo splendore di forma popolare (cfr. Inf. IX, 58) come
cui t' ammanti, perchè come tu ridi, mostrò il Parodi, Bull. Ili, 123.
essi brillano, risplendono di vivido lume. 135. le temperanze ecc. il velo di va- :
- t'annidi : te ne stai nel tuo splendore, pori densi temperante all'occhio nostro
quasi uccello nel suo nido. «Amictus lu- il fulgore del sole; cfr. Purg. XXX,
CANTO SESTO
CIELO SECONDO o DI MERCURIO
SPIRITI ATTIVI E BENEFICI
5. nello stremo d'Europa: a Bisanzio, ficato colui che, dopo e più di Carlo Ma-
ossia Costantinopoli, città posta a un'e- gno, gli apparve - nella trepida aspet-
stremità dell'Europa. tazione dell' a Wo Arrigo - impersonare
6. monti della Troade presso l'Elle-
: il concetto ideale dell'Impero ordinato
sponto, donde l'aquila s'era primamente nelle leggi, ricco e sicuro nel dominio ».
mossa dietro ad Enea per venire in oc- 11. per voler ecc.: per ispirazione dello
cidente. « Vicinanza relativa » osserva Spirito Santo v. 23 cfr. Inf. HI, 6.
; ;
no più. Cesari, come non ci sono più pa- eutichiana, o monofìsitica, condannata
pi Purg. XIX, 133 sgg. - son il nome
; : nel sinodo di Calcedonia, che in Cristo
personale resta. - Giustiniano primo di : fosse soltanto una natura, la divina,
questo nome, n. 482, m. 565, celebre per unendosi colla quale l'umana n'era ri-
le guerre fortunate contro i Vandali in masta come assorbita e annientata. È
Africa e gli Ostrogoti in Italia più ce- ; qui un errore storico. È vero che Giusti-
lebre per la raccolta e l'ordinamento di niano soggiaceva all' influenza di Teo-
tutti gli elementi del Diritto romano, dora, sua moglie, zelantissima della dot-
fatto per suo incarico da una schiera di trina monofìsitica; ma egli non la pro-
giuristi, diretta da Triboniano dal 528 fessò mai. Se non che l'errore di cre-
al 534. « D. pone qui in cielo Giusti- dere Giustiniano un tempo monofìsita,
niano, principe scelleratissimo, eli' Era- era comune nel M. E. Cfr. Brun. Lat.,
pio nel lib. V, pone a tormento nell'In- Tes. II, 25.
ferno. Se Dante avesse più conosciuta 16. Agapito : Agapito I, romano, papa
la storia bizantina, e non si fosse la- dal 533 al 536, m. a Costantinopoli dove
sciato illudere da ciance curiali, avrebbe era andato per trattar pace tra Giusti-
riputato rettitudine il cacciar questo ti- niano e Teodato, re degli Ostrogoti. Cfr.
ranno in una delle bolge » Betti. Ma, ; Anelli, Stor. della Chiesa I, 456 sg.
[CIELO SECONDO] Pah. vi. 19-33 [GIUSTINIANO] 697
li»
Io gli credettie ciò che in sua fede era,
;
ché quando Agapito divenne papa, il della mia risposta (in cui ho parlato del-
lavoro giuridico era al termine ma D. ; l' aquila come dell' uccel di Dio, e come
D. come al Villani, non conoscendo essi meno dei Guelfi. - sacrosanto essendo
:
le opere di Procopio. Sembra inoltre che l' aquila simbolo dell' autorità imperiale,
tenza di Cristo : lleddite ergo quee sunt rabile giustizia di Torquato, nella rigida
Ccesaris Ccesari, quee sunt Dei Beo ;
et povertà di Quinzio, nel nobile sacrificio
dunque contra ragione fa chi sei piglia di dei Decii, nelle militari grandezze dei
sua autorità e chi lo disobbedisce»; Buti. Fabii, nelle vittorie di Scipione, di Pom-
34. virtù: degli eroi romani; cfr. De peo, di Cesare, nelT opera militare e po-
Mon. II. litica di Augusto, nella morte di Cristo
35-36. e cominciò ecc. e questa virtù
: e nella distruzione di Gerusalemme.
dell'aquila cominciò a rivelarsi e a ren- Da Tito il P. salta a Carlo Magno, che
der degna l'aquila di riverenza «da sotto quell'insegna soccorse la chiesa
quando Pallante figliuolo di Evandro, contro i Longobardi. Anche in Oonv. IV
re del Lazio, [Pallante è celebrato nel- e De Mon. Ili si enumerano press'a poco
V Eneide] morì combattendo contro Tur- gli stessi fatti e personaggi della storia
no in soccorso di Enea morì per acqui-
; romana accennati qui.
star regno all' aquila, poiché Enea, vit- 37. el: il sacrosanto segno, 1' aquila. -
torioso di Turno, ereditò ì diritti di Alba Alba Longa nel Lazio, citta fon-
:
Pallante e fu dell' alma Roma e di suo data da Ascanio, figlio di Enea, conside-
impero Nell'empireo cìelper padre eletto »; rata come la madre di Roma. I discen-
Bacci, Lect. D., p. 16. Alcuni considera- denti di Enea vi regnarono per oltre tre
rono queste parole {e cominciò.... regno) secoli cfr. Liv. I, 3 e 29. G. Vili. I, 24 sg.
;
come un'osservazione, con cui D., in- 38-39. infìno al fine ecc. sino al ter-
:
potenza degli Albani. Il santo segno si latino, che si uccise, addolorata per la
rese poi più rispettabile nei paesi circo- violenza fattale da Sesto Tarquinio; cfr."
stanti dalla pugna degli Orazii o Cu- Inf. IV, 128. Conv. IV, 5. G. Vili. I, 28.
riazii e dal ratto delle Sabine sino alla 43-44. egregi « Huic progeniem vii-
:
morte di Lucrezia e alla cacciata dei re. tute futuram Egregiam et totum qua»
Glorioso divenne quindi nelle guerre viribus occupetorbem»;^'^., Aen. VII,
contro i Galli e gli Epiroti, nella ineso- 257 sg. Tu sai pure come il sacrosanto
[CIELO SECONDO] Par. vi. 45-53 [aquila romana] 699
segno dell' aquila vinse Brenno coi suoi 48. Tolentier che in cielo non può tro-
:
Galli, e Pirro co' suoi confederati. var luogo alcuna invidia. - mirro « qui :
45. collegi: piuttosto che come plur. è da sapere che gli antichi usavano di
di collega, con la quale interpretazione ungere di mirra gli corpi morti ch'egli
« non s' avrebbe che una zeppa », col- volevono che si conservassero, sì come
legi sarà da considerare forma plurale di gli moderni usono di balsimare; onde
collegio, nel senso di repubbliche, o '
l'Auttore, volendo conservare tal fama
stati d' ogni genere ', e il senso « rimane di romano impero, sì la descrive nello
pieno e naturale: contro principi e re- presente capitolo, e dice la faìna eh' io
pubbliche »; Parodi, Bull. Ili, 150. volentier mirro, ciò ò ungo di tal mirra,
:
Liv. VII, 3-12. Cic, De off. Ili, 31. Sal- con mirra, rendere omaggio cfr. Bull. '
;
ini., Oat., 31. Yirg,, Aeri. VI, 824 sg. Ili, 111. Il Buti invece, stranamente
Oonv. IV, 5. - Quinzio il celebre dittato- : (eppure fa seguito da parecchi) « mir- :
re romano tolto dall' aratro, e detto Cin- ro, cioè miro, cioè lodo, ma è scritto per
cinnato dall' aver sempre arruffati i ca- due r per la consonanzia della rima».
pelli (in lat. cirrus e cìneìnnus signifi- 49. Àrabi: Cartaginesi. «Il nome Arabi
cano ricciolo, ciuffo) cfr. Liv. IV, 25 sg.
; s' adopera dal Poeta, coro' era in uso an-
Conv. IV, 5. De Mori, U, 5. Par. XV, 129. tico, ed è pur oggi, qual nome generico
47. Deci cittadini romani. D. intende
: a significare qualsivoglia abitatore del-
dei tre seguenti 1° P. Decius Mus, tri-
: l' Africa settentrionale»; Biag. Con ugua-
Fior. I, 18, 21. Conv. IV, 5. DeMon. II, 5. netti: P. Cornelio Scipione Affricano
- Fabi : D. intende dei
patrizii romani. maggiore combattè a diciassette anni
trecento, e diFabio Massimo Rullano, il contro Annibale al Ticino (Liv. XXI,
vincitore dei Sanniti (cfr. Liv. Vili, 30 ;
46. Fior. II, 6) e a diciannove anni a
IX, 35 sg. X, 15, 27-29), di Ceso Fabio
; Canne (Liv. XXII, 53) a venti anni ;
Vibulano e de' suoi fratelli Quinto e Mar- conquistò la Spagna, a trentatrè anni ri-
co, come pure de' suoi nepoti Quinto Fa- portò la vittoria decisiva sopra Annibale
bio Vibulano, Marco, Nunierio, ecc. (Liv. (Liv. XXIX, 1 sgg.). - Gn. Pompeo Ma-
Il, 43 sg.) e sopra tutto di Quinto Fa- gno combattè da giovine per Siila con-
bio Massimo Verrucoso, il Temporeggia- tro Mario e ottenne il trionfo a venti-
tore, che colla sua prudenza pose fine cinque anni. G. Villani I, 36 nomina
ai trionfi di Annibale; cfr. Liv. XXI, Pompeo tra i duci romani che assedia-
18; XXIII, 32, 39: XXVII, 11; Vili, XX rono e distrussero Fiesole.
40 sg.; XXIX, 37. Cic, Gaio Major IV, 53. colle: di Fiesole, sotto il quale è
10. Brut. XIV, 57. situata Firenze.
700 [CIELO secondo] Par. vi. 54-69 [aquila romana]
dell' aquila; cfr.G. Vili. I, 37 sgg., dove tra Ravenna e Rimini, antico confine tra
si riferiscono le favole relative al lun- la Gallia cisalpina e l'Italia; cfr. Plin.
ghissimo assedio di Fiesole per parte dei Ili, 115. - di tal volo di tanta rapidità :
;
Romani e alla distruzione che ne seguì. cfr. Pur<j. XVIII, 101 sg.
55-57. tutto: si riferisce a lo mondo. 64. invèr la Spagna: contro Petreio,
Vicino a quel tempo (avanti la venuta di Afranio e Varrone, legati di Pompeo. -
Cristo) in cui il cielo volle che tutto il rivolse lo stuolo; l'aquila guidò l'eser-
mondo fosse sereno e pacifico come esso cito (stuolo; cfr. Inf. 32) di Ce- XIV,
stesso è (a suo modo) Cesare per volere sare. Sotto il segno
aquila romana, dell'
del popolo romano impugnò il sacrosanto per altro, combattevano anche i seguaci
segno contro lo Gallia. Cfr. Conv. TV, 5. di Pompeo.
De Mon. I, 16. - il tolle lo toglie cfr. : ; Durazzo l'antico Epidamnus, poi
65. :
Inf. XXIII, 57. Par. XVII, 33. Dyrrhachium, città marittima dell' Illi-
58-60. E quel ecc. Isara, Era, Senna : ria, dove Cesare fu assediato dai Pom-
e ogni valle da cui il Rodano riceve i peiani; cfr. Cces., Bell. civ. III. 13 sg.
fiumi che lo ingrossano, videro ciò che - Farsaglia Pharsalus, città della Tes-
:
il segno dell' aquila fece dal Varo insino saglia, presso la quale Cesare sconfìsse
al Reno, cioè nella Gallia transalpina. Pompeo; cfr. Cces., Bell. civ. Ili, 90-99.
Il teatro delle guerre combattute da AL: sentissi. Sin presso
66. si sentì:
Giulio Cesare nella Gallia, è indicato al caldo Nilo si sentì dolore per quella
secondo Lucan., Phars. I, 399 sgg. - sconfitta, essendovi Pompeo stato uc-
Varo : il fiume Varo formava confine tra ciso proditoriamente.
la Gallia transalpina e la cisalpina. Cfr. 67. Antandro : città marittima della
Petr., Lett. Fam.
V, 3. -Isara: Il, 7; Frigia minore, donde Enea fece vela per
Isère, fiume francese, che sbocca nel Ro- venire in Italia; cfr. Yirg., Aen. Ili, 6.
dano. - Era lat. Liger, la Loire (non già
: -Simoenta: S'imois, ora Mendes, piccolo
VArar = Saóne) ; cfr. Bull. XV, 52. - fiume della Troade. Cfr. Lucan., Phars.
Senna : lat. Sequana, il fiume che passa IX, 950 sgg., dove si narra come Ce-
per Parigi. sare dopo la morte di Pompeo volle visi-
61. Quel che fé' ciò che il segno del-: tare i luoghi in cui era stata Troia.
l' aquila fece, dacché uscì di Ravenna 68. là: a Troia. - si cuba: riposa, è
con G. Cesare, che, di ritorno dalle Gal- sepolto; cfr. Yirg., Aen. I, 99; V, 371.
lio, vi si era fermato qualche tempo cfr. ; 69. e mal ecc. e l' aquila si riscosse
:
Tolomeo, al quale Cesare tolse il regno rugia assediò e prese il fratello Lucio
d'Egitto, dandolo a Cleopatra, sorella Antonio e Fulvia, sua moglie (41 a. C),
di lui; cfr. Sueton, lui. Cces., 35. e dopo la vittoria vi commise stragi e
70. Da indi scese dall' Egitto l' aquila
: barbarie, di che la città si risentì a
piombò come folgore sopra Iubao Giuba, lungo. Cfr. Lucan., Phars. I, 41.
re della Mauritania, fautore dei pom- Piangene: piange di ciò che il se-
76.
peiani. gno aquila fé' con Augusto. - Cleo-
dell'
71-72. nel vostro occidente: alla Spa- patra cfr. Inf. V, 63. Dopo la battaglia
:
gna, dove i figli e seguaci di Pompeo, di Azio, non essendole riuscito di se-
che vi s' erano afforzati, furono sconfitti durre il vincitore, si uccise col veleno
a Munda il 17 marzo dell'anno 45 a. C. - di un aspide. Cfr. Suet., Aug. 17. Veli.
tuba: tromba; cfr. Purg. XVII, 15. Pat. II, 87.
73. baiulo lat. baìulus
: =
il portatore. 77. innanzi: all'aquila. - colubro lat. :
Chiama così Ottaviano Augusto «perchè coluber, serDe; cfr. Virg., Aen. Vili, 695
portò la detta insegna, e bali e governò sgg. Horat., Od. I, xxxvn, 25 sg.
lo imperio di Roma » Buti. Nel Gonv.
; 78. subitana: subita. - atra: orribile,
IV, 5, i primi sette re di Roma sono detti atroce.
« quasi balii e tutori della sua puerizia ». 79. Con costui con Augusto, che con-
:
74. latra: Di Bruto e Cassio il P. non quistò l'Egitto, l'aquila corse sino al
ci ha detto, Inf. XXXIV, 64-67, che Mar Rosso (lito rubro) cfr. Virg., Aen.
latrino ; anzi di Bruto ha asserito espres- Vili, 686.
samente che « non fa motto ». Ma poiché pace cfr. De Mon. I, 4 III, 16.
80. : ;
il penzolare fuori della bocca di Lucifero Thom Aq., Sum. theol. Ili, 35, 8.
col capo in giù e il torcersi di cui, per 81. delubro: tempio; lat. delubrum.
Bruto, fa parola il P., non sono cose che Il tempio di Giano si serrava sol quando
possano significare la lotta e la vittoria Roma non avesse guerra con alcuno.
di Ottaviano sopra quei due, il latra 82. mi face: cfr. v. 29 sg.
andrà inteso alla lettera, come spregia- prima, e poi prima e dopo il terzo
83. :
tivo di gridare', e D. aggiungerà qui sul Cesare. - era fatturo era per fare lat. : ;
D. li vide. Cfr. però Bull. XXIII, 54. segnato all' aquila, al popolo romano.
75. Modena: presso Modena Ottaviano 85. diventa in apparenza poco e scuro:
Augusto disfece Marco Antonio in Pe- ; apparisce come cosa assai dappoco.
7013 [CIELO secondo] Par. VI. 86-98 [aquila romana]
8G. terzo Cesare: Tiberio, sotto il cui 93. antico del primo uomo. La morte
:
dell' impero romano, riconoscendo col Secondo la mente di D., 1' impero di
sottoporsi alla giurisdizione romana l'au- Roma non cessò mai di esistere de jure,
torità dell'impero. Cfr. De Mon. II, 13, benché cessasse temporaneamente di esi-
Per altreinterpretazioni cfr. Comm. stere de facto.
Lips. Ili, 148 sg. V. 97-111. Invettiva contro i Guelfi
91. t' ammira: maravigliati. La morte e i Ghibellini. Dal sin qui detto D.
di Cristo fu giusta, necessaria e voluta deduce per bocca di Giustiniano la con-
da Dio per la redenzione del genere uma- clusione, eh' è già stata preannunziata nei
no; ma quella morte fu in pari tempo vv. 31-33 contro le parti de' Guelfi e dei
il più gran peccato commesso dagli uo- Ghibellini, e per ragion della quale Giu-
mini. Ora, come era stata, con sua gloria, stiniano si è indugiato ad esporrele fatali
V aquila romana ministra e strumento vicende secolari dell' aquila, cioè del-
della divina giustizia, cooperando al sa- l' Impero. I Guelfi peccano contro il Sa-
crifìcio di Cristo che placava l'ira di- cro Romano Impero, volendone infran-
vina contro il genere umano, così ebbe ciosare la plenipotenza; i Ghibellini,
la gloria di vendicare, in quanto era facendo servire il sacrosanto segno, sim-
stato un peccato, la crocifissione di Cri- bolo della g ustizia, ai loro ingiusti in-
sto. D. tenterà 1' ardua conciliazione di teressi di parte.
queste due cose in Par. VII, 19 sgg. 98. di sopra: v. 31 sgg.
[CIELO SECONDO] Par. vi. 99-116 '
[aquila romana] 703
100. L'uno: il Guelfo oppone all'aquila, 111. l'arme: l'aquila, uccel di Dio, v. 4,
insegna dell' impero universale, epperò che anche in avvenire rimarrà sempre
pubblico segno e non segno di una parte, insegna dell'autorità imperiale univer-
i gigli d' oro, insegna della Casa di Eran- sale, voluta da Dio, e non può essere
cia, quindi di Carlo II, re di Puglia, al- •soppiantata dai gigli di Carlo, dall'in-
lora capo dei Guelfi. - segna (cfr. v. 100) della casa di Erancia.
101. l' altro il Ghibellino vuol far ser-
: V. 112-12G. Qualità e condizione
vire il pub b lieo segno ai soli interessi del- degli spiriti beati nel cielo di Mer-
la sua parte. curio. Dopo la lunga digressione, volta
102. forte: difficile; cfr. Purg. XXIX, a dimostrare con la storia dell' aquila i
42; XXXIII, 50. torti de' Guelfi e de' Ghibellini, Giusti-
103. Faccian ecc.: cfr. Inf. XV, 73sgg. niano risponde alla 2a domanda di D.,
(dove abbiamo contro i Fiorentini una Par. V, 127 sg. JSTel cielo di Mercurio
frase parallela: Facciali le bestie deso- sono le anime di coloro che operarono
lane ecc.) e Par. XVII, 61 sgg. il bene principalmente per amore di
104-105 quello: il pubblico segno del- fama mondana; per questo sono in un
l'aquila imperiale. - sempre chi ecc.: grado di gloria alquanto basso. L' am-
chi fa dell'aquila, eh' è insegna dell' Im- bizione, la cupidigia di onori mondani,
pero, solo depositario e amministratore diminuisce il merito pur dell'opere buo-
in terra della giustizia (De Mon. I, 11), ne che compirono. « Importat enim ani-
la insegna per imprese tutte ingiuste. bitio cupidi tatem honoris.... Illi qui so-
106. esto: questo. - Carlo: re di Pu- limi propter honorem vel bona faciunt,
glia, figlio di Carlo I d' Angiò. - novello: vel mala vitant, non sunt virtuosi » ;
più forte di Carlo. - trasser lo Tello: si correda: s' adorna. - gli succeda: suc-
strapparono il pelo. ceda loro cfr. Nannuc, Verbi, 129.
;
117. vero amore divino. - in su: poggili di Provenza. Morto il conte nel 1245, Ro-
men vivi : s
1
innalzino più deboli a Dio. meo rimase amministratore della Pro-
118. nel commensurar ecc. parte della : venza e tutore di Beatrice, quarta figlia
gioia di noi beati consiste appunto nel di Raimondo, la quale Romeo maritò a
vedere adeguato il premio al merito. - Carlo d'Angiò. Morì in Provenza nel
gaggi premi parola di origine tedesca,
: : 1250. Invece, secondo la leggenda qui
ma entrata anche nell'uso popolare Pa- ; seguita da D. e a' suoi tempi creduta
rodi, Bull. HI, 145. «Sono rimasti al storia, Romeo sarebbe stato un umile
popolo i gaggi militari, d'onde s' è fatto pellegrino, che, tornando da S. Giacomo
il verbo ingaggiarsi » Caverni. ; di Galizia, capitò in Provenza; dove,
120. maggi maggiori cfr. Inf.YI, 48
: : ; acconciatosi in casa del conte Raimondo,
XXXI, 84. Par. XIV, 97 : XXVI, 29 ecc. ne amministrò e accrebbe i beni, e ne
121-123. Quindi ecc.: «Per questa corri- maritò le figlie a quattro re; quindi,
spondenza [tra merito e premio] che Egli reso dagl'invidiosi baroni e cortigiani
ci concede di scorgere, Dio smorza e pu- sospetto a Raimondo, si partì da lui e
rifica nostri affetti sì, che essi non pos-
i finì mendicando la sua vita. Cfr. G. Vili.
sono essere mai traviati a nessuna cosa VI, 90. Bacci, Lect. D., p. 3G sg. e 50 sg.
mala, come l'invidia»; Bacci, o.c, p. 34. 127. margarita: Mercurio; cfr., perii
124-126. Diverse ecc. Senso della ter- : nome margarita, Par. II, 34.
zina: Come diverse voci fanno dolce ar- 128. la luce ecc.: l'anima chiara di
monia, così diversi gradi di gloria for- Romeo.
mano qui in cielo un tutto armonico 129. l'opra: del riordinamento degli
-per la perfetta concordia che regna tra affari del conte Raimondo e dell ingran-
i beati de' varii scanni armonia celeste. : dimento della famiglia con quattro ma-
-scanni gradi di beatitudine: cfr. Giov.
: ritaggi reali. - mal gradita che il conte, :
XVI, 2. - « Domus est una, quia unum col credere alle voci degl'invidiosi, mo-
est Summum Bonum, id est Deus ipse; strò di non averla degnamente apprez-
sed diversitas mansionum ibi erit » ;
zata e gradita.
Petr. Lomb., Seni. IV. 130. fér contra lui lo accusarono e
:
do che nel cielo di Mercurio trovasi anche verunt, et saepe suspiraverunt Romeum;
l' anima di Romeo, del quale narra suc- nani officiales regis Francise et Caroli
cintamente la storia. Romeo (Pomée, Po- [1° d'Angiò] non fuerunt postea ita be-
micu) di Villanova, nato verso il 1170, fu nigni et gratiosi erga eos, sicut fuerat
primo ministro, connestabile e gran sini- Raymundus comes et Romeus viceco-
scalco di Raimondo Berengario IV, conte mes » ; Benv.
[CIELO SECONDO] Pah. vi. 132-142 [ROMEO] 705
e se '1 mondo
cuor eh' egli ebbe
sapesse il
132. qnal ecc. :chiunque volge a suo ma perdita grande ! »; Fra Giord. Pred.,
danno le altrui buone opere, facendosi Ed. Moreni, II, 97 sg. E nel voi. I, 207 sg.
colpevole d' invidia e calunnia. Al. : troviamo assegnare (o anche rassegnare)
Chiunque reputa danno suo il ben fare ragione, detto dei fattori che rendon
con che altri si segnala, ossia è invi- conto ai padroni. - sette e cinque ecc. :
dioso (Purg. XVII, 118-120). dodici per dieci, cioè notevole guadagno.
133. Quattro figlie: Margherit a(m. 1295), 139. vetusto vecchio epperò tanto più
: ;
eletto nel 1257 re di Germania Beatri- ; più che non fa, quando sapesse formarsi
ce, erede della Provenza e moglie di un' idea della magnanimità e fortezza di
Carlo I d'Angiò, divenuto poi re di Si- cuore con che Romeo, già vecchio, si ras-
cilia, Cfr. G. Vili. VI, 89. segnò a mendicare il suo pane a tozzo a
135. amile e peregrina: quest'umile tozzo pur di non rendersi infedele od av-
straniero fece «quod non fecisset Ray- vilirsi.In queste ultime terzine, dove
mundus simplicitate sua, nec aulici ma- la parola di Giustiniano si fa singolar-
lignitate sua » Benv.; mente calda e diviene altissima lirica,
136. biece: bieche, ingiuste (cfr. Inf. D. evidentemente rappresenta ed esalta
XXV, 31. Par. V, 65): cioè le calun- sé stesso, esule immeritevole, che andò
niose parole degl'invidiosi. (Gonv. I, 3) « per le parti quasi tutte
137. ragione: i conti. alle quali questa lingua si stende quasi
138. assegnò: era, come pare, verbo mendicando, .... mostrando contro a sua
tecnico per la resa dei conti. « Se Iddio voglia la piaga della fortuna », simile
punisce chi non guadagna coll'avere suo a « legno sanza vele a sanza governo,
[i beni da Lui dati] e sta ozioso, quanto portato a diversi porti e foci e liti dal
maggiormente punirà coloro che non so- vento secco che vapora la dolorosa po-
lamente non gli assegnano il capitale, vertà ».
CANTO SETTIMO
lodi al Dio degli eserciti; e subito egli ve; cfr. Virg., Aen. I, 326; II, 773, ecc.
e gli altri beati s' allontanano come ve- - essa sustanza Giustiniano.
:
locissime faville. L' inno è in latino, con 6. doppio lume: espressione indeter-
mescolanza di voci ebraiche {Osanna, sà- minata, e perciò d'interpretazione non
baòth, malachòth): le lingue della Chiesa, sicura. O si allude alla clarita* di Dio
antica o giudaica, e della nuova o cri- che s' accoppia al lume proprio dell'irli*
stiana. felix con che D. ribadirebbe per Giusti-
;
pure fai più risplendenti) colla tua chia- leggi e dell' impero, secondo la sentenza
ra luce i beati fuochi di questi regni » ! di Giustiniano (Proemio delle Istitu-
Osanna è voce ebraica —
salva! invoca- zioni):« Imperatoriam maiestatem non
zione superflua in bocca ai beati. Ma, solum armis decoratam, sed etiam egi- 1
degli Ebrei, e con essa era stato salu- al lume consueto, della beatitudine, e al
tato il Redentore (cfr. Matt. XXI, 9, 15. nuovo, della carità usata &D.(Giovan-
Marc. XI, 9. Oiov. XII, 13). - sàbaòth: nozzi, Lect. D., p. Altri altrimenti;
8).
degli eserciti. - felices ignes angeli e : ma la più ci pare
semplice e probabile
beati; cfr. Par. IX, 77 XXII, 46, ecc. - ; la prima interpretazione, bene difesa dal
malachòth: avrebbe dovuto dire mam- Torraca. - s'addua: si accoppia; neolo-
lachòth —
regnorum ma, non sapendo ; gismo di D.; cfr. Bull. Ili, 139.
di ebraico, D. di certo prese la voce dal mossero ecc.: si partirono con mo-
7-9.
Prologus galeatus di S. Girolamo, dove vimento di danza, e in un batter d'oc-
leggeva « malachòth, idest regnorum ».
: chio si fecero per distanza invisibili,
La forma malachòth, che ai nostri tempi come faville velocissime. « Iusti fulge-
è stata corretta, al tempo di D. era co- bimt, et tamquam scintili» in arundi-
mune a tutti i codici della Volgata. neto discurrent » Sap. Ili, 7.
;
[CIELO SECONDO] Par. vii. 10-24 [dubbio di dante] 707
riso beatificante si offre spontanea a scio- sus), antico participio passato di mettere,
gliergli il dubbio. messo; cfr. Inf. XXVI, 54.
10-12. dubitava ecc.: io, tutto dubbioso, 22. ti solverò: dal nodo del dubbio, j
20-21. come ecc. : cfr. Par. VI, 88-93. .... ebbono mala intenzione pessima e
708 [cielo SECONDO] Pah. mi. 25-45 [morte di cristo]
cfr. Purg. XXI, 105; XXIX, 27. dove la natura umana erasi allontanata
26. a suo prode: ad utilità sua, che {allungata) da Dio per il peccato, -in'
il tollerare il freno gii avrebbe giovato. - persona in unità di persona. « Unio est
:
uom che non nacque: Adamo non nacque, facta in Verbi persona, non autem in
ma fu creato da Dio. « Vir sine matre, natura»; Thom. Aq., Sum. theol. Ili,
Vir sine lacte, qui neque pupillarem seta- 2, 2. -con l'atto ecc. per sola virtù ed
:
tem, nec viditadultain »; De Vulg. Eloq. opera dello Spirito Santo s' incarnò il
I, 6 cfr. Thom. Aq., Sum. theol. 1, 105, 1.
;
Verbo in Maria; atto di amore verso
27. sua prole: i suoi discendenti, os- l'umanità, che ne fu redenta. Cfr. Thom.
sia tutto il genere umano. Aq., Sum. theol, III, 32, 1, 2.
28. inferma in istato di peccato cfr.
: ; 35. natura: umana, assunta dal Verbo.
Isaia, I, 5 sg. 37. per se stessa per tutta e sola sua
:
2. « Volendo la smisurabile Bontà di- la quale per sé stessa era degna di pena.
vina l'umana natura a sé riconforma- 42. morse: colpì.
re, che per lo peccato della prevarica- 43-45. ingiura: ingiuria, ingiustizia;
zione del primo uomo da Dio era par- come pane per panie, Inf. XXI, 124;
tita e disformata, eletto fu in quell'altis- varo per vario, Inf. IX, 115 matera ;
volti nell'ombra, è inutile aguzzare in fuori di sé parte delle sue eterne bel-
essi con crescente sforzo lo sguardo me- : lezze, e di queste fa belle le sue crea-
glio è illuminarli con la luce intellet-
* ture. Dico parte, perchè la creatura finita
tual piena d'amore ', che piove dall'al- non è capace dell'infinito »; G. Giovan-
to » (Giovannozzi, Lect. D., 18) e che nozzi, o. e, p. 20.
sola ci aiuta a comprenderli. 67. sanza mezzo: senza il concorso di
61-62 Veramente ecc.: « ma perchè mol- cause seconde, -distilla: deriva, è creato.
ti in ciò studiano e pochi intendono, e si 69. imprenta: impronta; cfr. Purg.
può pure intendere e devesi » Tom. - ;
XXXIII, 79 sgg. Ciò che è creato da
a questo segno alla ragione per cui Dio
: Dio immediatamente, dura in eterno,
volle che la redenzione del genere uma- perchè l'impronta della mano di Lui
no si ottenesse con la incarnazione e la non può giammai cancellare. « Signa-
si
morte di Cristo. « Questa cosa » dice tum est super nos lumen vultus tui, Do-
Fra Giord. del modo tenuto da Dio per mine « ; Salm. IV, 7. - Didici quod om-
redimerci, Fred. Ediz. Narducci, p. 122 nia opera, quse fecit Deus, perseverent
« non si può intendere, di tanta sapienza in perpetuum »; Eccl. III, 14. Cfr. Thom.
e boutade ène.... Ma avvegna che questa Aq., Sum. theol. I, 65, 1; 104, 4.
opera sia di cotanto abisso, come detto 71. libero: « Ubi spiritus Domini, ibi
è, e vie più, non però di meno i santi libertas»; II Cor. Ili, 17.
che ciò hanno considerato, hanno ve- 72. alla virtude delle cose nuore: alle
dute certe ragioni, secondo il loro vedere, influenze dei cieli, nuovi in quanto sono
della convenienza e della ragione di que- creati, e, in genere, al potere di tutte le
sta alta opera, secondo che sono stati cause seconde.
illuminati da Dio ». 73-77. Più.... piace: ciò che proviene
64-66. sperile: lat. spernìt, rigetta; cfr. immediatamente dalla divina bontà, è
JBoet., Cons. phil. Ili, metr. 9. Il senso più somigliante a Dio, e per questo a Lui
della terzina è: «La divina bontà, la quale piace di più; cfr. Conv. Ili, 8. - Par-
[CIELO SECONDO] Par. vii. 78-93 [redenzione] 711
mina e scalda de' suoi raggi: cfr. Alb. stora con la debita pena la perdita della
Magli., De Intellectu et Intellig. Ili, 2. grazia, cagionata dalla colpa pena che ;
per la quale l'uomo è oggetto di spe- tis Gaudia»; Virg., Aeri. VI, 278 sg. ;
« Ciascuna forma ha essere della divina peccando, tutti noi fummo peccatori,
natura per alcuno modo.... per lo modo però che tutti eravamo in lui e peccòe in
quasi che la natura del sole è parteci- [lui] tutta la natura umana »: Fra Giord.,
pata nell'altre stelle. E quanto la forma Pred., Ed. Manni, 318. - tota tutta : :
è piti nobile, tanto più di questa natura questa forma si ha anche in Par. XX,
tiene. Onde 1' anima umama, ch'è forma 132. Toto e tota usarono pure altri poeti
nobilissima di queste che sotto il cielo antichi, ma, come D., solo in rima; Fazio,
sono generate, più riceve dalla natura Dittam. I, 23. Prezzi, Quadr. II, 3. - nel
divina che alcun' altra»; Conv. Ili, 2. seme suo: in Adamo.
-e s'una manca ecc. se all' uomo viene
: 87. remota: allontanata. Perdette le
a mancare una delle dette prerogative, sue dignità o prerogative (n. 73-77)
egli necessariamente decade dalla sua così come il Par. terrestre.
primitiva, innata nobiltà. 88. ne ricovrar ecc. e le perdute di-
:
timi, servus est peccati »; Giov. Vili, 34. tiesi (poteasi), cioè: la natura umana
Il peccato solo toglie alla creatura umana non poteasi ricuperare, riscattare dalla
la libertà e la fa dissomigliante da Dio. brutta sua condizione senso non diverso
:
o minor somiglianza ch'ella ha con lui. sua sola liberalità. Al. Dio per sé «solo.
:
712 [CIELO secondo] Par. VII. 94-108 [REDENZIONE]
- cortesia: cfr. Vita N., § 43: « e poi tale. Morendo, Cristo pagò e sodisfece
piaccia a Colui, eh' è Sire della corte- per tutti »; Fra Giord., Pred., Ed. Car-
sia »; Gonv. IV, 20. Inf. XVI, 67. Purg. ducci, 56. « È sì grande offesa chi of-
XVI, 116. - per se isso: per se stesso. fende Iddio pur d'uno peccato mortale,
Isso (lat. ìpse) si usò anticamente anche che tutte le genti del mondo noi potreb-
in prosa; cfr. Nannuc., Verbi, 227. - bono per lor virtude né per loro pena
follia: colpa. Nel vecchio Testamento uomo doveva sodisfare,
sodisfare. L' ma
il peccato è più volte chiamato pazzia non poteva; Iddio poteva, ma non do-
e sciocchezza: cfr. Comm. lips. veva: fu bisogno che fosse Cristo, cioè
94-95. mo: ora; cfr. Inf. X, 21 XXIII, ; Iddio e uomo, acciò che dalla parte del-
7, 28; XXVII, 20, 25, 100, ecc. ». l'occhio: l' uomo dovesse e dalla parte di Dio po-
salire. Perciocché l' altezza di Dio è in- « per sé isso » non poteva sodisfare, con-
finita;ma nessuna bassezza si trova, veniva che Dio riconducesse egli l'uomo
che non sia finita»; Land., che segue all'integrità di sua vita o con la giu-
il Buti. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. stizia, o con la misericordia, o con l' una
II, il,163, 2; III, 1, 2. e l'altra insieme. Cfr.Thom. Aq., Sum.
100. ir suso salire in alto per aggua-
: theol. HI, Oom.p. theol. 198-200.
46, 1.
gliarsi a Dio; cfr. Genes. Ili, 5, 6. «Il 106-108. l'ovra ecc.: costruisci e in-
peccato che si fa contro a Dio è infinito, tendi L' ovra dell' operante è tanto più
:
sì come Dio è infinito; e però non pa- gradita, quanto più (pienamente) appre-
gherà mai quegli eh' è in peccato mor- senta (dimostra) la bontà (le qualità, le
[CIELO SECONDO] Par. vii. 109-120 [redenzione] 713
virtù) dell' animo dell' operante. « Po- le quali si manifesta e procede nelle
tremo dire del maestro che fa l'opera forme e nella vita dell' universo lo spi-
sua, che quella opera rappresenta il mae- rito di Dio giusto e misericordioso; e
stro, la bontà sua » Fra Giord., Pred.,
; possiede, insieme, tanta virtù di parola
Ed. Moreni, II. 295. da conchiudere in tre soli versi e far
109-111. La divina bontà ecc.: Iddio sentire e comprendere a noi questa vi-
si compiacque di usare e giustizia e mi- sione immensa, quest' altissimo giudizio
sericordia per rialzare dalla sua abie- comparativo.
zione l'umanità, -imprenta: impronta 115-117. che più lar£0 ecc. Dio si mo-
:
di sé; cfr. vv. 64-66. strò più misericordioso, più cortese e li-
né
112-114. Ne tra 1' ultima notte ecc.: berale dando sé stesso, unendosi perso-
giammai, dal primo mattino della crea- nalmente all' uomo e soffrendo per farlo
zione all'ultima notte del giudizio finale, atto a rialzarsi, che se Egli avesse sem-
per le due vie della giustizia o della plicemente con atto di cortesia perdonato
misericordia di Dio si fece o farà piti {dimesso) il peccato. - se stesso « Tradì
:
-
di ambeduedal principio alla fine del theol. Ili, 46, 1) che l'avere Iddio dato
mondo. Altri leggono e intendono a torto all' uomo quale « satisfactorem » il Fi-
altrimenti. Cfr. Ifoore, Orit., 451 sg. gliuol suo, cioè se stesso, fu atto « abun-
Su queste ultime terzine, bene osserva dantioris miseiicordiae quam si peccata
il Oiovannozzi, Lect. Dantis, p. 25 « : A absque satifactione dimisisset ». - umi-
mano a mano che l'argomento s'eleva, liato « Humiliavit semet ipsum factus
:
ÌL'I
Or per empierti bene ogni disio,
ritorno a dichiarare in alcun loco,
perchè tu veggi lì così com'io.
124 Tu dici Io veggio l' acqua, io veggio
:
i
il foco,
l'aere, la terra e tutte lor misture
venire a corruzione e durar poco ;
creati, così come sono, in loro essere in- 131. creati « nos autem dicimus quod
:
zione di cause seconde, è di necessità essere intero che ora sono imperò che;
immortale. Anche la figura del corpo Iddio insieme creò la materia loro e la
umano, del resto, procede immediata- forma.... E però si può conchiudere che
mente da Dio, avendo egli di propria debbono essere perpetui e liberi »; Buti.
mano plasmato il corpo dei progenitori ; 133. hai nomati: ne' vv. 124 sg.
donde si vede, conclude B., che la ri- 135. da creata ecc hanno la loro forma
:
surrezione dei corpi è cosa necessaria. da virtù creata da Dio, da una causa
121. per empierti: per sodisfare inte- seconda; dunque non sono creati in
ramente al tuo desiderio di conoscere il loro essere intero da Dio, come i cieli.
vero. 136. Creata immediatamente da Dio.
:
ò vero ciò eh' è stato detto ne' vv. 67-69. gioni più basse, o, se si vuole, più in-
130. paese sincero: i cieli che sono terne, assegnate ai 4 elementi.
di pura materia (Ep. Kani, 23), ma in- 139-141. L'anima ecc.: il concetto so-
corruttibili; cfr. Thom. Aq., Sum. theol. stanziale di questo passo, la cui inter-
I, 10, 5; 66, 2; 97, 1; I, II, 49, 4. pretazione letterale non è facile, è indub-
[CIELO SECONDO] Par. vii. 142-148 [immortalità] 715
bio: l'anima, cioè il principio vitale, dei desidera la somma beninanza. «L'ani-
bruti e delle piante, non è immediata- ma umana, eh' è forma nobilissima di
mente creata da Dio: quindi non è in- queste che sotto il cielo sono generate,
corruttibile e immortale, quale è invece più riceve della natura divina che al-
l'anima umana, creata immediatamente cun' altra. E perocché naturalissimo è.
da Dio. Quanto alla lettera, stiamo coi in Dio volere essere,... l'anima umana
molti, ant. e mod., che quale soggetto esser vuole naturalmente con tutto de-
del verbo tira considerarono lo raggio e siderio. E perocché il suo essere dipende
il moto e spiegarono così Dalla materia,
: da Dio e per quello si conserva, natu-
quando abbia complessione potenziata a ralmente disia e vuole a Dio essere unita
ciò, ossia tale mistione di elementi per per lo suo essere fortificare » Conv. Ili, ;
laquale sia a ciò disposta, le stelle, splen- 2. Cfr. Purg. XVI, 90; XXV, 70 sgg.
dendo e girando, sotto l' azione delle in- 145-148. quinci: dal principio stabilito
telligenze motrici, tirano e riducono in (v.67 sgg.) che ciò che proviene imme-
atto l' anima sensitiva de' bruti e la ve- diatamente da Dio, non ha fine, se tu
getativa delle piante. Questo modo d' in- ripensi che i corpi di Adamo ed Eva
tendere è confortato dalle dottrine sco- furono creati immediatamente da Dio e
lastiche; cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, però immortali, puoi inferirne che i corpi
75, 3, 6 118, 1, 2. Secondo altri, soggetto
; dovranno essere ricongiunti alle anime
del tira sarebbe V anima, e si dovrebbe degli uomini, avendo l' uomo per la pas-
intendere: L'anima sensitiva de' bruti e sione di Cristo riacquistato anche la pre-
la vegetativa delle piante trae delle luci rogativa, o dignità dell' immortalità (cfr.
sante, cioè dalle stelle, lo raggio eil moto, vv. 85 sgg. e in particolare i vv. 85-87
l'essere e l'azione, di complessione poten- e 103 sgg.) (cfr. Sum. theol. I, 91, 2; 92,
ziata, cioè da struttura di esse stelle do- 4 ; 97, 1 ; III, 49, 3). Osserva però il Corn.
tata di potenza. che a questo argomento [della creazione
142-144. Ma vostra ecc.: ma l'amor di- dei corpi de' primi parenti] non si ap-
vino crea immediatamente l'anima uma- poggia la risurrezione della carne come
na e la innamora e le fa sentir perpetuo a solida base»; e la osservazione è ri-
desiderio di sé. Cfr. Thom. Aq., Sum. petuta dal Giovannozzi, che, per meglio
theol. I, 90, 2, 3. -spira: « animam hu- chiarire essere l'argomento dantesco «di
manam creando infunditet infundendo pura convenienza, non di necessità »,
creat sine operatione coeli » Benv. - be-
; soggiunge a ragione che esso « anche se
ninanza: benignità; cfr. Par. XX, 99. valido pei corpi dei due primi parenti,
Nannuc, Verbi, 37 sg. - la innamora: da Dio immediatamente creati, non var-
« Tu fecisti nos ad Te, et inquietimi est rebbe pei susseguenti, prodotti certo da
cor nostrum, donec requiescat in Te. cause seconde ».
Quies apud Te est valde et vita imper- 148. intrambo: entrambi; cfr. intram-
turbabilis »; Aug., Con/. I, 1. - disira: be in Inf. XIX, 25.
716 [CIELO TERZO] AH. Vili. 1-9 [venere]
CANTO OTTAVO
CIELO TP]RZO o DI VENERE : SPIRITI AMANTI
V. 1-12. Origine del nome di Ve- « Dico anche che questo spirito viene
nere pianeta» Sul punto di raccontare per li raggi della stella perchè sapere si
;
la sua salita nel 3° cielo, e propriamente vuole che li raggi di ciascuno cielo sono
in Venere, D. esordisce dicendo di Ve- la via per la quale discende la loro virtù
nere in particolare ciò che genericamente in queste cose di quaggiù »; Conv. II,
è stato detto dei pianeti in Par. IV, 7. - volta: girando. - epiciclo: « secondo
61 sgg. Credevano i pagani che Venere, Tolomeo, i pianeti facevano i loro mo-
volgendosi nell'epiciclo del terzo cer- vimenti in direzione opposta al moto
chio, influisse co' suoi raggi l'amore sen- diurno della rispettiva spera, in un cir-
suale onde non pure a lei facevano ono-
; colo particolare, che appellavano epici-
re di sacrifici e di preghiere accompa- clo, o perchè sovrapposto al circolo chia-
*
gnate da voti, ma onoravano altresì Dio- mato eccentrico, sulla circonferenza del
ne, madre di lei, e il figlio Cupido, cre- quale sempre doveva trovarsi il centro
dendo che anch'essi influissero siffatto dell'epiciclo; o perchè circolo principale,
amore; e favoleggiavano che Cupido si come quello che doveva rappresentare
posò nel grembo di Didone, e, spegnen- le apparenze più singolari, dipendenti
dole in cuore l'antico, vi accese un nuovo del moto proprio dei pianeti. Ciascuno
amore. Da costei tolsero il nome del « bel di questi aveva 1' epiciclo suo, tranne
pianeta che ad amar conforta », e lo chia- ilSole: quindi, cominciando la nume-
marono Venere. razione dalla luna, il terzo epiciclo ap-
1. in suo periclo: con pericolo dell'eter- parteneva alla stella di Venere » ; An-
na dannazione. Al. nel suo consueto
: tortelli. Cfr. Conv II, 4.
errore dell'idolatria, nel quale era pe- 5. votivo grido: preghiera con voti.
riclitato e perduto: periclo è sincope di 6. errore: del paganesimo.
pericolo. Anche in lat. si ha periclum 7. Dione madre di Venere; cfr. Virg.,
:
2. Ciprigna: Venere, nata in Cipro; cfr. nere e dio dell'amore; cfr. (Jonv. II, 6.
Ovid., Met. X, 270, - folle: sensuale. 9. sedette : cfr. Virg., Aeri. I, 657 sgg.
3. raggiasse infondesse co' suoi raggi.
: 715, sgg. - Dido: cfr. Inf. Y, 61, 85.
[CIELO TERZO] Par. viii. 10-28 [spiriti amanti] 717
accorge del suo salire in Venere, ma la stotele, vapori caldi e secchi, montando
i
cresciuta bellezza di B. gli fa capire che all'estremo della terza regione dell'aria,
vi è già dentro. Nella luce di Venere commuovono questa, essendo percossi da
vede muoversi in giro e ve-
altre luci fredde nuvole; quindi il vento.
nirgli velocissime incontro, e, dentro a 23. visibili per il cacciar che fanno in-
:
quelle che prime appariscono, ode can- nanzi a sé polvere o nuvole; seppure
tare Osanna. Sono spiriti di persone che, (Torraca) con venti visibili non si allude
già in terra accese di amore, seppero ai lampi e in genere ai vapori accesi, no-
a tempo volgerlo a obbietti degni. An- minati già in Purg. V, 37. -festini: la-
che ora in cielo ardono d'amore, amore tinismo rapidi cfr. Par. Ili, 61. Virg.,
; ;
santo, amore per il sommo bene. Aen. V, 319 VII, 806 sg. ecc.
;
13. in ella: nella stella di Venere; cfr. 26-27. lasciando il giro ecc.: «Que'santi
Inf. XXXII, 124. adunque, che nel cielo Empireo danza-
15. far: farsi, divenire. La sua bel- vano insieme coi Serafini (i più sublimi
lezza cresce via via con l' avvicinarsi degli spiriti beati), discesi in Venere per
alla sede di Dio, all' Empireo. scontrare Dante e fargli oneste e liete
17-18. in voce voce si discerné ecc. : accoglienze, continuavano ancora la loro
«due voci che cantino all' unisono, paio- danza, e non la lasciarono, se non quando
no una sola. Ma
se una tenga ferma egli vi fu giunto » (Mariotti) e gli si
la nota, e l' altra gorgheggi, si discerne avviarono incontro.
questa da quella»; L. Vent., Simil., 74. 28. dentro Al.: dietro: Il suono o can?
:
19. lucerne: lumi. Le anime, appari- to dell'anime ben si può dire che avesse
scono come lumi, perchè interamente sua origine dentro, non dietro quei lumi.
718 [CIELO TERZO] Pah. viii. 29-44 [CARITÀ CELI
a: '
Voi che intendendo il terzo ciel movete ; '
29-30. Osanna: cfr. Par. VII, 1. -unque: 39. men dolce : del canto e della dan-
mai; cfr. Purg. Ili, 105; V, 49. -riu- za. « L' amor di Dio e V amore del prossi-
dir: sottinteso quel canto ' '. mo non possono mai essere in contesa tra
V. 31-39. Carità celeste. di que- Uno loro: V uno non può mai escludere l'altro.
sti spiriti avanti,
(Carlo Martello) si fa Ambedue sono essenzialmente uno, e si
dicendo a D. che tutti sono pronti ad aumentano vicendevolmente »; Filai.
appagare i suoi desideri, affinchè egli V. 40-84. Carlo Martello, Con lo sguar-
prenda gioia di loro. La gioia altrui è do D. dimanda a B. licenza di parlare ;
gioia per le anime beate cfr. Thom. Aq., ; con lo sguardo B. acconsente. Il P. al-
Sum. Suppl. 72, 2.
theol. Ili, lora chiede a quello spirito chi egli sia;
Gioì da gìoiare,
33. gioì: tu gioisca. e lo spirito gli si manifesta brillando
usarono gli antichi in verso e in prosa ;
di gioia. È Carlo Martello, figlio primo-
cfr. Nannuc, Verbi, 19. genito di Carlo II d' Angiò, n. 1271, coro-
34. coi Principi: col coro angelico dei nato re d'Ungheria nel 1290, m. nel 1295.
Principati, motori del cielo di Venere. Da questi vv. risulta che D. 16 conobbe
Secondo D., a ciascuno dei 9 cieli è pre- nella prima vita, e, quasi di certo, ebbe
posto, quale motore, uno dei 9 cori an- con lui relazioni amichevoli. Probabil-
gelici; cfr. Par. XXVIII, 40 sgg. mente D. lo vide, quando nei primi
35. d'un giro d'un giro, circolare,
ecc.: mesi del 1294 Carlo fu in Firenze, an-
rispetto allo spazio d'un girare, eterno, ; datovi da Napoli con bello e ricco se-
rispetto al tempo, e d' una sete, di Dio, guito di cavalieri per incontrare il pa-
quanto all' affetto. dre e la madre che tornavano di Francia,
36. ai quali- Principi celesti; cfr. Conv. « e da' Fiorentini » scrive O. Vili. (Vili,
II, 2, 6. - del mondo: Al.: nel mondo. 13) « gli fu fatto grande onore, ed egli mo-
Del mondo vale cittadino del mondo-. strò grande amore a' Fiorentini, ond'eb-
cfr. Purg. V, 105 «O tu del ciel, perchè
: be molto la grazia di tutti ». Cfr. L.
mi privi?». Ma si può anche intendere Rocca, Lectura D., pp. '6-18 e 23 sg.
del per dal ; e il senso sarebbe lo stesso 40-41. offerti ecc.: rivolti per chiedere
che s' ha conla var. nel. rispettosamente licenza di parlare.
37. Toi ecc. 1° verso della
: Canz. com- 42. di sé: della sua approvazione. Con-
mentata da D. nel II tratt. del Conv., tenti riguarda il cuore, certi l'intelletto.
dove in realtà al 3° cielo sono assegnati 44. Di' : chi siete ?: di': chi sei tu, e chi
iTroni anziché i Principati. Nell'ordina- sono le altre anime qui venute conte?
mento delle gerarchie angeliche D. mulo Una domanda simile è in Par. Ili, 40
opinione: cfr. Par. XXVIII, 40 sgg. sg. Al. intendono: 'Di' chi tu sei \
[CIELO TERZO] Par. viii. 45-61 [Carlo martello] 719
rammentando Par. XVT, 16, dove a Cac- 55-57. m'amasti ecc.: Ripensando alle
ciaguida D. dà del voi, ma in tal caso parole del Vili, riferite nella n. 40-84, si
ci aspetteremmo Dite. Al. leggono: Di' potrebbe pensare che D. intenda solo di
chi se' tu Deh, chi siete, Benv. ha: deh,
; dire genericamente: « Mi amasti assai
chi siete, lezione propugnata moderna- come Fiorentino »; e che si alluda ad
mente da parecchi, ma che non ha il affetto grande e a speranze poste dai
suffragio di codici antichi e buoni. Fiorentini nel giovane re titolare d' Un-
46. E quanta e quale ecc. e come la : gheria; cfr. Comm. Lips. Ili, 193 sg.
vidi farsi maggiore di grandezza, am- Ma se si considera che già nei vv. 36-37
pliarsi, e farsi di pia vivo fulgore E ciò ! Carlo Martello ha mostrato di cono-
sìper la letizia di poter appagare il desi- scere individualmente D., e si tien conto
derio espresso dal pellegrino, sì perchè è di quel che c'è di particolarmente affet-
in lei « la gioia speciale dell' amico nel- tuoso e amichevole nelle parole e in tutto
l'udire la voce dell'amico»; Rocca, Lec- il tono dei vv. 55-57, parrà più ragione-
tura D., p. 25. Cfr. Aen. II, 274, 591 sg. vole ritenere che qui si alluda a cono-
49. Così fatta così accresciuta di gran-
: scenza ed amicizia personale tra il prin-
dezza e di fulgore. Secondo alcuni così cipe e il P. - giù in terra. Se io fossi
:
fatta sarebbero parole dell' anima così = vissuto ancora, come ti avevo già dato
bella qual mi vedi. Ma fu forse Carlo Mar- qualche cenno o seguo del mio amore,
tello in terra tale quale D. lo vide in cielo ? te ne avrei fornito coi fatti utili prove :
50. poco tempo: venticinque anni. - e alle fronde sarebbe seguito il frutto.
se più ecc.: se fossi vissuto più a lungo. 58 60. Quella sinistra riva ecc.: la Pro-
51. molto sarà ecc.: molti mali avver- venza merid. eh' era dei re di Napoli
ranno che si sarebbero evitati. « Quasi e nel cui governo Carlo Martello, come
dica: io avrei composto le cose di Si- primogenito del Ciotto, doveva succe-
cilia con quelle d'Aragona per modo, dere. - lava: cfr. Horat., Od. II, in,
si
che sarebbe tolta la guerra, la quale 18. Aen. Ili, 396 sg., 419. -Sor-
Virg.,
continuo l'affligge » Ott. - « Quia me-
; ga: la Sorgue, fiumicello che nasce dalla
lius gubernassem regna mea liberalita- fonte di Valchiusa ed entra nel Rodano
te, quam Robertus sua cupiditate, cum un po' a nord d'Avignone. - a tempo:
tota sapientia sua » ; Benv. dopo la morte di Carlo II, avvenuta
54. animai : come baco da
seta rav- nel 1309.
volto e chiuso nel suo bozzolo, eh 'è di 61. e quel ecc.: e m'aspettava per suo
seta. - fasciato : cfr. Par. XXVI, 135. ignore il regno di Napoli. - corno: la
720 [CIELO TERZO] Par. vili. 62-76 [CARLO MARTELLO]
ta della Calabria. AL: Crotona, città in 69. maggior: che da altro vento; cfr.
prov. di Catanzaro, presso la foce del- Loria, L'Italia nella D. O. Il 3 629. ,
l'Esaro, sul mare Ionio (Bass., 275 sg.). 70. Tifeo gigante fulminato da Giove
:
Ma in favore di Catona sta l'autorità dei e sepolto sotto l'Etna, di dove sbuffando,
codici e la menzione di questo paesello,
; manda fuori fumo e caligine; cfr. Inf.
ben noto nel M. E., dopo quella di Bari XXXI, 124. Ovid., Met. V, 346 sgg.
e Gaeta, è opportuna a designare il Virg., Aen. Ili, 570-587. - solfo cfr. :
l'antico reame di Napoli. Vedasi ciò che Poeta additarci l'origine e la cagione
S. De Chiara, che già aveva propugnato prossima del vulcano medesimo, appel-
la lez. Crotona, scrisse in favore di Ca- lato Mongibello, supponendola accorta-
tona nel Giorn. stor. d. lett. ital., XXX, mente nella natura sulfurea di quei ter-
p. 214 sgg. e ristampò con una notevole reni, e mettendo da parte le favole di
aggiunta in D. e la Calabria, 2* ediz.. Tifeo e di Enceìado»; Antonelli.
Città di Castello, 1910, pp. 43 sgg. 71-72. attesi : aspettati. - suoi regi re :
Martello (figlio di Maria, sorella di La- marzo 1282) i Vespri Siciliani, in conse-
dislao IV, re d'Ungheria, morto nel 1290 guenza dei quali la Sicilia si staccò dal
senza successione) fu incoronato re. Ma regno di Napoli e passò agli Aragonesi.
il trono fu occupato da Andrea III, il - Mora: « incontanente tutta la gente
Veneziano, sicché Carlo Martello fu re si ritrassono nella città, e gli uomini
d' Ungheria solo di nome. Suo figlio ad armarsi, gridando Muoiano i Fran- :
Carlo Roberto ottenne poi nel 1! H) ti- ceschi!»- O. Vili. VII, 61. Cfr. Amari,
tolo e trono. - riga: bagna; cfr. Virg., Vespri Sicil. Appendice.
A$n. VII, 738. 76. se mio frate ecc. : se fin da ora,
[CIELO TERZO] Par. viii. 77-89 [figli degeneri] 721
prima di essere re, mio fratello Roberto ilRegno, già gravato assai per l'avari-
[salì sul trono nel 1309] tenesse pre- zia propria di lui, non sia gravato an-
sente come cosa che potrebbe anche a cor più per l'avarizia de' suoi ministri.
lui seguire, che i governi oppressivi e Si obbietta che il colloquio nel pianeta
tirannici inaspriscono e inducono a ri- di Venere si finge avvenuto nel 1300,
bellione i popoli soggetti, fuggirebbe fin mentre Roberto non salì al trono che
da ora, affinchè non gli avesse a nuo- nel 1309; ma non può Carlo Martello
cere, l'avara povertà dei Catalani, che, alludere al regno, conoscendo già la
posti come ufficiali nel regno, esercite- tendenza di Roberto all' avarizia e pre-
ranno sui sudditi, per la loro avidità di vedendo i tristi effetti di questa sul
guadagnare, odiose vessazioni. regno che a lui doveva toccare?
77. Catalogna Lodovico, Roberto e
: 82-84. larga: in confronto colla natura
Giovanni, fratelli minori di Carlo Mar- di Roberto; del resto era stato un po'
tello, dati dal padre loro Carlo II in avaro anche il Ciotto; cfr. Purg. XX
ostaggio pel riscatto della sua persona, 79 sgg. - parca: avara. Egli, che di pa
dovettero rimanere in Catalogna dal- dre liberale nacque avaro, avrebbe bi
l'anno 1288 fino al 1295. Durante questo sogno di ufficiali che non badassero sol
tempo Roberto «acquisivit amicitias et tanto a far denari. Cfr. 0. Vili. XII, 10
familiari tates multorum, quos postea in - milizia lat. milites, V insieme degl:
:
al servigio di re Roberto. Si veda la no- 43-44. Giac. Ili, 11-12. Ma Carlo Mar-
ta, densa di notizie e osservazioni, di L. tello ha detto che Roberto, suo fratello,
Rocca, Lectura D., p. 48 sg., in cui si ri- nacque avaro da padre liberale. Come
badisce la interpretazione qui data con- può essere ciò?
tro quella che ad « avara povertà di 85-89. Però eh' io credo ecc. Alcuni :
altre nuove colpe. Al. per la barca in- tizia, che il tuo parlare mi ha infusa,
tendono il Regno, e spiegano Affinchè : si vegga da te in Dio, principio e fine
d'ogni bene, essa mi è più grata; e ho distinzione alcuna tra i diversi ceti del-
pur caro, che tu appunto la discerna ri- l'umana società.
mirando in Dio, anziché leggendomi di- 94-96. S'io posso ecc.: Se mi riesce
rettamente nel cuore. Cfr. Beccaria, Di di farti chiara una certa verità, ti ap-
alcuni luoghi ecc., p. 203. parirà evidente e certo ciò che ora ti rie-
93. di dolce ecc. da seme dolce frutto
: sce oscuro e dubbio. - terrai il viso ecc. :
amaro; da buon padre cattivo figlio. vedrai quello che ora non vedi; cfr. v. 136.
V. 94-135. Cagione delle varie in- 97. ben: Dio; cfr. Purg. XXVIII, 91.
doli personali. Carlo Martello scio- Pai-. VII, 80 XIV, 47. - regno: celeste.
;
tando così: Veramente ogni essere do- 98-99. volge cfr. Purg. XXV, 70. Par.
:
nesse altrimenti. Nella generazione del- 100-102. E non pur ecc. e la Mente di- :
una ripartizione di professioni e di uf- Purg. XXX, 52. Tutte le influenze dei
fici, bisognò provvedere che gli uomini cieli sono disposte a fine già provveduto
nascessero diversi d'indole, di tendenze, da Dio e tendono a questo fine come
di capacità. Pertanto egli diede alle dardo al segno. - arco influenza di ope- :
stelle la virtù di mettere con le loro in- razioni celesti. « Tutte le operazioni di
fluenze negli individui che via via son quassù sono disposte a fine infallibile »;
generati, questa o quella inclinazione e Tom. - sì come cosa ecc. come la cosa :
attitudine senza badare alla natura dei lanciata riesce al segno al quale è stata
loro generanti non solo, ma anche senza diretta. Al. cocca; lez. priva d'autorità.
[CIELO TERZO] PAR. Vili. 106-125 [VARIE INDOLI] TSò
10(5
Se ciò non fosse, il ciel che tu cammine,
producerebbe sì li suoi effetti,
che non sarebbero arti, ma ruine ;
109 e ciò esser non può, se gV intelletti
che muovon queste stelle non son manchi,
e manco il primo, che non gli ha perfetti.
n- Vuoi tu che questo ver più ti s'imbianchi? »
E io « Non già; perchè impossibil veggio
:
106-108. Se ciò ecc. : se cosìnon fosse, 117. ragion non cheggio non chiedo :
i cieli produrrebbero effetti non già or- che tu mi dimostri le ragioni di questa,
dinati e somiglianti al divino archetipo, eh' è cosa evidente e certa.
effetti in cui è palese l' arte di Dio, ma 118. E può ecc. e può l' uomo essere :
disordinati e da dirsi vere ruine. - cam- cittadino, ossiapuò esservi società civile,
mine : cammini. senza che i viventi esercitino differenti
109111. intelletti: intelligenze motrici. uffici?
Se il cielo producesse effetti disordinati 120. il maestro : Aristotele, « il niae-
anzichè ordinati, le intelligenze chemuo- stro della umana
ragione » (Gonv. IV, 2),
vono i cieli, sarebbero imperfette, ed im- « degnissimo di fede e d' obbedienza »
perfetta anche l'Intelligenza prima, Dio, {Gonv. IV, 6), il quale e nella Politica
che creò le intelligenze motrici, perchè e nell' Etica dimostra le necessità dei di-
non le avrebbe create atte a governare versi uffici per la società umana,
l'universo: il che è assurdo. - il primo: 121-123. deducendo: argomentando da
Dio cfr. Ep. Kani, 20. - perfetti per-
; : un vero ad un altro sino a questo punto ;
fezionati : cfr. Yirg., Aeri. III, 178. indi trasse la seguente conclusione. -
112. più ti s' imbianchi : ti si illumini quici qui cfr. Purg. VII, 66. Par. XII,
: ;
di più sicché tu lo veda più chiaro : cfr. 130. - esser diverse:Se affinchè la so-
Inf. II. 128. occorrono diversi uffici, oc-
ci età duri,
113-114. Non già ecc.: no davvero, corrono anche diverse attitudini (radici),
perchè da me comprendo essere impos- che rendano gli uomini capaci di com-
sibile che la natura venga meno (stan- piere codesti uffici svariati (effetti),
chi = stanchi) nelle cose necessarie.
si 124. Solone con le qualità proprie del
:
attitudini di sacerdote, come Melchise- sendo tanto vile. - Ronchetti, 149 « s'in- ;
dech, il sacerdote di Saleme, tipo e figura tenda, che Quirino stesso si rende a Mar-
di Cristo; cfr. Oenes. XIV, 18-20. Salm. te, cioè s'attribuisce la paternità divina. »
CIX, 4. Ebrei V, 6; VII, 1,2. Thom. Cfr. Liv. I, 4.
Aq., Sum. theol. Ili, 22, 6. - quello: e 133-134. Natura generata: la natura
altri nasce ingegnoso meccanico e atto de' figli (dei generati) sarebbe sempre
alle arti, come Dedalo, che con un suo conforme a quella dei genitori, se ecc.
congegno volò ed insegnò a volare al Cfr. Thom. Aq., Sum. th. II. «Inil, 171. 6:
figlio,e lo perdette; cfr. Inf. XVII, rebus naturalibus forma generati est si-
109 sgg. XXIX, 116.
: militudo qu sedam forni se generantis ».
127-129. La circular natura ecc. la : 135. se ecc. se per opera della Prov-
:
virtù attiva dei cieli sempre giranti, la videnza le varie influenze dei cieli, pre-
quale imprime ai mortali le varie atti- valendo, non togliessero tanta unifor-
tudini, determina e imprime bensì le mità.
varie indoli degli uomini, ma senza di- V. 136-148. Natura e Fortuna. Come
stinzione di schiatte, senza badare al- Matelda, Purg. XXVIII, 134 sgg., an-
l' origine della persona, né alle case o che Carlo Martello soggiunge un corol-
alle famiglie. - ostello albergo, dimora:
: lario della dottrina esposta. Se nella
cfr. Purg. VI, 76. Par. XV, 132, ecc. scelta dello stato la fortuna non le si op-
130-132. Qninci ecc.: non avendo i corpi ponga, la natura, ministra della Provvi-
celesti nelle loro influenze riguardi per denza, fa sempre buona riuscita. Ogni
chicchessia, l' uno nasce di indole tutto volta invece che l'indole naturalmente
diversa da quella dell' altro, come si vide sortita dall' uomo si trovi in condizioni
in Esaù e Giacobbe, che, gemelli, ebbero non adatte ad essa, fa mala riuscita, così
indole diversa fin dalla loro generazione, come ogni semenza, messa in località a
di modo che contrastavano nel seno ma- lei non conveniente, o non attecchisce,
terno-, cfr. Oenes. XXV, 21-27. Rom. IX, o almeno non produce pianta rigogliosa.
10-13. «Esaù e Iacob nacquero d'uno Perciò se nel mondo si badasse all'in-
padre e d' una madre, e d' uno parto et dole naturata in ciascuno di noi dalla
ad una ora; e niente di meno l' uno, cioè virtù de' cieli, e ciascuno fosse avviato
Esaù, fu bellicoso, e l'altro, Jacob, fu all' ufficio a cui quest' indole lo dispone,
pacifico. Ecco che, benché fusseno d'uno si avrebbero ottimi filosofi, guerrieri,
seme, V uno si partì dall'altro per condi- sacerdoti, artisti, e così via diceudo ;
zione e disposizione; e benché li cieli ma gli uomini i, senza tener conto delle
mandasseno le loro influenzie, all' uno inclinazioni naturali, fanno prete chi ha
s'applicò l'una et all'altro l'altra se- attitudine di soldato, e viceversa, e le
condo la Providenzia Divina » Putì. - ; cose della società umana di necessità
per seme fin dal primo momento del loro
: vanno male.
concepimento. - vien: nasce. - Quirino; 136. Or ecc. posta questa dottrina,
:
Romolo; cfr. Virg., Aen. I, 274, 292. - tu intendi ciò che non comprendevi,
si rende si dà a Marte la gloria di es-
: vedi chiaro quel che dianzi non vedevi :
'
137. di te mi giova ho piacere d' in-
: norma di queste naturali inclinazioni, la
trattenermi teco e d'esserti utile. gente sarebbe nel proprio ufficio buona
138. corollario ; cfr. Purg. XXVIII, e valente quale spesso non è. Cfr. Cic,
136. Boet., Con8.phil.IH, pr. 10. -t'am- De off. I, 31.
manti riceva, prenda a compimento del-
: 145. torcete alla religione: forzate a
la erudizione della mente tua, quasf farsi monaco o prete chi da natura avrà
manto che finisce di vestire la persona. avuto disposizione a fare il soldato. Allu-
139. Sempre natura ecc. cfr. Inf. VII, : de forse a Lodovico, figlio di Carlo II
67-96. - fortuna : le condizioni di vita in e fratello di Roberto, che entrò nell' or-
cui è messa dalla volubile fortuna. dine dei frati minori, fu assunto al sa-
140-141. come ogni altra semente ecc. : cerdozio e da Bonifazio Vili consacrato
cfr. Boet., Gons. phil. Ili, pr. 11 e Conv. vescovo di Tolosa.
HI, 3: « Le piante.... hanno amore a 147. eh' è da sermone: nato piuttosto
certo loco più manifestamente, secondo- per predicare che per governar popoli.
che la complessione richiede e però ve- ; Allude, pare, a Roberto, re di Napoli,
demo certe piante lungo l' acque quasi che si dilettava di comporre sermoni
sempre confarsi, e certe sopra li gioghi sacri e d'altra specie, infarciti d'erudi-
delle montagne, e certe nelle piagge e a zione varia, ma che non erano davvero
pie de' monti, le quali, se si trasmutano, gran cosa. Si sono potuti « raccogliere
o muoiono del tutto o vivono quasi triste, dai manoscritti non meno di 289 titoli
siccome cose disgiunte dal loro amico ». di sermoni di re Roberto, per la mas-
143. al fondamento ecc. alle naturali : sima parte effettivamente da lui reci-
inclinazioni che dovrebbero essere fon- tati »; Bull. XXV, 68. Cfr. O. Vili.
damento all'operare di ciascuno. XII, 10. Bocc, Gen. deor. XIV, 9.
144. seguendo ecc. regolandosi e nel-
: 148. di strada: della diritta via, che
l' educazione e nella scelta dello stato a ò quella segnata dalla natura.
726 [CIELO terzo] Par. ix. 1-7 [vaticinio indetermin.]
CANTO NONO
V. 1-6. Un vaticinio indetermina- Lectura D., p. 10. - vostri : non già per-
to* Il P. volge la parola a Clemenza, chè, come primogenito di Car-
figlia del
figlia di Carlo Martello, dicendole come lo II, anche Clemenza avesse diritti alla
Carlo Martello continuasse a parlare corona di Napoli e si dolesse che non le
de' torti e dei danni che sarebbero fatti fossero riconosciuti, ma perchè i danni
a' suoi discendenti, e vaticinasse i giu- della sua famiglia erano danni anche
sti castighi che colpirebbero gli autori suoi, se non per gli effetti materiali, per
di cotesti torti e danni, ma insieme gl'in- il dolore ch'ella ne doveva sentire.
della fine d'agosto del 1295. Cfr. Archiv. beni ai figli del conte Alessandro Al-
stor. napolet., VII, 15 sg. berti di Mangona(cfr. Inf. XXXII, 57).
2. chiarito sciogliendo i miei dubbii.
: Donna dissoluta e lasciva, ebbe tre ma-
3. semenza: i figli, specialmente Carlo riti e più amanti, tra i quali, dicesi,
Roberto, cui per legge spettava il regno il trovatore Sordello (cfr. Purg. VI,
di Napoli e Sicilia, usurpato da suo zio 58 sgg.). Perchè a una donna siffatta D.
Roberto. assegnò il Paradiso? Perchè, sebbene in
4. volger: cfr. Inf. V, 64, sg.; XXXILT, età provetta, si convertì, come affer-
132. mano alcuni antichi, e anche per aver
5-6. pianto giusto: giusto castigo. Aven- ella restituito nel 1265 la libertà agli
do P. taciuto, è vano presumere di
il uomini di masnada del padre e dei fra-
determinare a quali fatti positivi egli al- telli. Cfr. Bartoli, Lett. ital. VI 2 144 sgg.
,
luda. Forse D. accenna soltanto in ge- Secrétant, Lectura D., 16' sg.
nerale a future disgrazie angioine in 7. la vita ecc. l' anima beata di Carlo
:
punizione delle colpe di Roberto: cfr. Martello; cfr. Par. XII, 127; XIV, 6;
Oomm. Lips. Ili, 124 e G. Secrétant, XX, 100; XXI, 55; XXV, 29.
[CIELO TERZO] Par. ix. 8-28 [cunizza] 727
ficiente ; tanto quanto basta a riempier- ancora, dall' interno della luce, onde pri-
la, a saziarla; cfr. Gerenti. XXIII, 24. ma cantava (cfr. Par, Vili, 28 sgg.), con-
empie « Impia fattura è
10. fatture : tinuò a parlare come fa chi gode di com-
quella che non seguita lo suo fattore, et piacere altrui. AL, non bene Dal centro
:
impia creatura è quella che non seguita della stella di Venere. - ben far « le pa-
:
vostri animi, allettati dalle ingannevoli vigiana, compresa tra i monti in cui na-
apparenze di essi ; cfr. Purg. XXXI, 60. sce la Piave e quelli donde scende la
suo voler piacermi il suo desi-
14. il : Brenta da una parte, e dall' altra il ter-
derio di far cosa che mi piacesse. ritorio di Venezia, in origine ristretto
15. nel chiarir di fuori nel suo ester- : all' isola di Rialto, la principale di quelle
no fulgore, espressione di letizia e di su cui sorge Venezia. - terra prava ita-
ardente e pronta carità; cfr. Par. V, lica: la corrotta Italia; cfr. Inf. XVI,
106 sgg. e 131 sgg. Vili, 46 sgg. ; 9. Purg, VI, 76 sgg.
17-18. come pria: come quando le avevo 28. colle di Romano, su cui sorgeva
:
rico II, cui fuerat confcederatus, ccepit V. 37-45. Faìna acquistata e fama
exercere omnem saevitiam in tota Mar- negletta. Cunizza accenna poi a un al-
chia Trivisana. Qui Comes de Romano tro spirito che le è vicino, senza nomi-
primo favore Monticulorum habuit do- narlo, ma dicendo ch'egli ha lasciato du-
minium in Verona; deinde habuit Pa- ratura e buona fama di sé nel mondo;
duam, Vicentiam, Tervisium, Feltrum, di che non si curano purtroppo i perversi
Tridentum, et ultimo Brixiam. Cum suoi conterranei della Marca Trivigiana.
autem Eccelinus, medietatis paene to- 37. cara: preziosa. AL: chiara; cfr. Par.
tius Lombardias dominus, esset in obsi- X, 71 XV, 86 XX, 16 XXII, 28 sg.
; ; ;
cum habebat, numero duodecim millia, fama di Folco durerà per molti secoli.
ferro, igne et fame consumpsit; et si quis Al.: Si fa il quinto centesimo; durerà
inveniebatur fugiens, pedibus et mani- cioè ancora duecento anni (dal 1300 al
bus truncabatur. Eccelinus consangui- 1500); ma non si riesce a capire il perchè
neis et amicis non perpercit » Benv. ; di siffatta limitazione. Invece l'Anto-
31. D' una radice dagli stessi genitori,
: nelli intende: « Prima che finisca l'anno
cioè da Ezzelino II, detto il Monaco, e che corre, la fama di Folco sarà quintu-
da Adelaide degli Alberti, conti di Man- plicata (?)». Altri: «dovrà moltiplicarsi
gona, terza moglie di Ezzelino II. Cfr. per cinque questo anno centesimo, questo
Purg. XX, 43. Par. XV, 89. 1300, cioè [la fama] durerà per migliaia
32-33. qui rifulgo ecc. risplendo qui
: d'anni»; Secrétant, o. e.
in Venere, perchè fui vinta dalla pas- 41. eccellente con opere virtuose e
:
sione amorosa, influita da Tenere. belle: cfr. Virg., Aen. VI, 806.
[CIELO TERZO] Par. ix. 42-54 [profezia] 729
42. sì ch'altra vita ecc. : sì che la vita dare Vicenza a motivo che le genti, cioè
del corpo lasci (lat. relinquat) dopo sé i guelfi padovani, sono crudi e restii al
la vita del nome. « Melius est noraen dovere, cioè alla soggezione ad Arrigo VII
bonum quam unguenta pretiosa»; Eccl. ed al suo Vicario Cane della Scala ». -
VII, 2 e « Melius est nomen bonum Il Gloria « Presto accadrà che i Pa-
:
le oppressioni de' tiranni ; cfr. Isaia I, no insieme i due fiumi Sile e Cagnano.
5; IX, 12-13. Gerem. II, 30. 50. tal Rizzardo da Camino, figlio del
:
V. 46-63. Profezia di Ctinizza. Ma, buon Gherardo {Purg. XVI, 1 24), cui suc-
continua e conchiude Cunizza, gli abi- cesse nel Capitanato di Trevigi, avendo
tatori della terra prava (v. 25), saranno insieme l'ufficio di Vicario imperiale. Fu
puniti con gravi sciagure e tocca delle ; ucciso proditoriamente il 9 aprile 1312,
stragi sofferte dai Padovani, della mor- mentre giocava agli scacchi.
te violenta di Riccardo da Camino, della 51. carpir: prendere. - ragna: rete da
perfidia e crudeltà del vescovo di Feltre ;
uccellare. Già si sta facendo la rete per
e asserisce cbe ciò ch'ella dice, è verità pigliarlo, cioè si congiura per ucciderlo.
ch'ella legge in Dio il quale così vuole che 52. diffalta mancamento, colpa che
:
avvenga nella sua infallibile giustizia. fu (cfr. n sg.) vero tradimento; cfr.
46-48. Ma tosto ecc.: i più interpreta- Purg. XXVIII, 94.
no, ed è interpretazione che ben si con- 53. pastor Alessandro Novello tre-
:
viene a tutto il contesto presto ac- : Ma visano, minorità, vescovo di Feltre dal
cadrà che i Padovani, per esser crudi 1298 al 1320. che nel luglio del 1314,
al dovere, cioè ostinati contro la giusti- pregatone da Pino della Tosa, che allora
zia, faranno rosse del sangue loro le governava Ferrara per la Chiesa, fece
acque del palude che il Bacchiglione prendere e consegnare a esso Pino alcuni
forma presso Vicenza, quando essi sa- fuorusciti ferraresi, riparatisi presso di
ranno sconfitti e morti da Cangrande lui, i quali furono decapitati.
[1314] venuto in aiuto ai Vicentini {Vil- 54. sì che ecc. questa diffalta sarà
:
lani IX, 63). Altri escogitarono altri tanto enorme, che mai per delitto sì or-
sensi. Il Mercuri: «I Padovani devie- rendo alcun malfattore entrò in Malta,
ranno le acque del Bacchiglione rom- prigione presso il Lago di Bolsena, come
pendo le dighe come fecero per innon- ritennero i più, o. come vollero altri, di
730 [CIELO TERZO] Par. ix. 55-68 [folco da Marsiglia] \mS
ste mie predizioni. - buoni conformi a : rota: cerchio danzante d'anime beate;
verità. « Sì che queste parole non sono cfr. Par. X, 145 XIV, 20 XXV, 107. -
; ;
di C utilizza, m' era già nota come cosa stesso che cocolla (Par» XXII, 77) so-
preziosa (cfr. v. 37), quantunque non pravveste, o toga, monacale.
sapessi ancora chi propriamente fosse. 79. disii: di sapere chi tu sei.
69. balascio « specie di rubini che
: 81.m 'intuassi ecc.: s'io potessi, con
prendevano il nome dalla contrada del- la mente, penetrare in te così come tu
l'Asia donde provenivano, Balasca.m»; penetri in me in altri termini, se io
;
Torraca. Cfr. Ovid., Met. II, 109 sg. leggessi nel tuo pensiero, come tu nel
Pulci, Morg. XIV, 45. mio. Intuarsi e immiarsi sono verbi co-
70-72. Per letiziar.... qui: Nel Par. la niati da D. come inluìarsi del v. 73.
letizia simanifesta col fulgore, come 82. La maggior ralle ecc. il Mediter-
:
esserti celato, -fuia: cfr. Inf. XII, 90. « Laterra è cinta e intorniata dal ma-
Purg. XXXIII, 44. Mima
voglia può re.... il quale è chiamato mare Oceano»;
esser ladra di sé stessa a te, cioè ti può B. Latini, o. e, p. 3.
sfuggire. 85. liti: dell'Europa e dell'Africa; cfr.
76-77. trastulla ecc. diletta, cantando
: Yirg., Aen. IV, 628. -contra: da occi-
Osanna insieme col Serafini cfr. Par. ; dente ad oriente; cfr. Par. VI, 2.
Vili, 25 sgg. - fuochi Serafini cfr.
: : 86. fa meridiano si estende tanto da
:
Par. XVIII, 108; XX, 34; XXII, 46, ecc. occidente ad oriente, che là dove per chi
Salm. CHI, 4. sta all'imbocco occidentale del Mediter-
Seraphim stabant super
78. sei ali: « raneo, è l'orizzonte, è invece il meri-
illud sex alae uni et sex alse alteri dua-
: : diano per, chi sta sull'estremità orien-
bus velabant faciem eius, et duabus ve- tale dunque si estende per 90 gradi (di
:
invece, abbraccia solo 42 gradi. torna la loda del mio vivere a la virtù,
88. littorano rivierasco nacqui e vis-
: ; informativa di questo pianeto»; Buti.
si sul lido di quel mare. 97. arse: cfr. Virg., Aen. IV, 2, 68, 101.
89. Magra :piccolo fiume, confine tra -figlia di Belo: Didone; cfr. Virg., Aen.
Toscana e Liguria. - corto la Magra ha : I, 621.
un corso di 64 km. da N. a S., ma « sol- 98. notando ecc.: recando dolore col
tanto nel suo corso piti basso, colà dov'es- nuovo amore per Enea (cfr. Inf. XXIII,
sa scorre lungo i monti di Lerici, può 15. Purg. IX, 87) a Sicheo, suo primo
essere designata come fiume limitrofo fra marito, e a Creusa, prima moglie di
Genova e Toscana » Bass. 349. Marsi-
; Enea; cfr. Virg., Aen. I, 720 sgg.; IV,
glia è situata a mezza strada tra la foce 552, Inf. V, 62. De Mon. II, 3.
della Magra e quella dell' Ebro. 99. al pelo all'età giovanile.
:
cfr. Lucan., Phars. Ili, 571 sg. quale, ardendo di amore per Iole, figlia
95. fu noto Cunizza esalta la fama di
: di Eurito, re di Tessaglia, e volendo spo-
Folchetto come duratura (v. 37 sg.) egli ; sarla, eccitò la gelosia di Deianira, sua
invece, modestamente, parla di sé come moglie, che gli diede la camicia di Nesso,
di persona la cui fama rimase entro an- indossata la quale, egli morì; cfr. Inf.
gusti limiti, e può considerarsi come XII, 67 sgg. Ovid., Met. IX, 134-228.
cosa ormai passata (mi disse -fu noto). Heroid. IX, 5 sg. Folchetto arse «per
96. di me ecc.: cfr. Par. VII, 69. S'im- la moglie del suo signore Barrai e per
pronta ora della mia luce, come io in Laura, sorella di lui.eper Eudossia Com-
[CIELO TERZO] Par. ix. 102-117 [raab] 733
neno moglie di Guglielmo VHI di Mont- var., come modo, per mondo ; e altro
pellier, e per altre belle e gentili donne maniere di interpretare i particolari di
ancora»; Secrétant (Lect. D., p. 28). questa terzina, indubbiamente oscura.
103-105. Non però: in Par. i beati non V. 109-126. Kaab, la prima salvata
sentono dolore di pentimento, ma si ral- tra le anime del 3° cielo. Folchetto,
legrano della divina virtù, la quale di- che conosce i pensieri di D., continua:
spose che fossero soggetti agi' influssi « Voglio appagare tutte le brame che
de' cieli e provvide alla loro salute; cfr. dentro in questa stella si sono risveglia-
v. 34 sgg.-si ride cfr. Salm. CXXV, 2.-
: te in te. Tu desideri sapere qual anima è
a mente non torna essendone spenta la
: dentro lo splendore che qui a me vicino
memoria dal Lete cfr. Purg. XXVIII,
;
fiammeggia come raggio in acqua limpi-
127 sgg. ; XXXIII, 91 sgg. da. È Kaab, la meretrice di Gerico che
106-108. Qui ecc.: qui nel Par. si con- nascose presso di sé e salvò gli esplo-
sidera e vede addentro nell' arte del ratori mandati da Giosuè (cfr. Giosuè,
Creatore che con tanto amore ogni cosa II, 1-24; VI, 17-25. Ebrei, XI, 31. Oiac.
adorna: e qui si riconosce il fine ultimo II, 25), contribuendo così alla vittoria
dell'amore, cioè il Sólfomo Bene, che ri- di quello Fu accolta in questo cielo
conduce le anime dalla terra al cielo, prima d' ogni altr' anima salvata da Cri-
loro vera patria. Così Dan., Filai., ecc. sto, per aver favorito la prima impresa
Da molti però leggesi nel v. 107 cotanto di Giosuè in quella Terra Santa, di cui
effetto e nel v. 108 il mondo; con le quali il papa poco si ricorda. »
var. il senso sarebbe quello che cosi è di- 109-110. perchè ecc. affinchè siano
:
chiarato dell' Andr.: « Qui si contempla il soddisfatti tutti i tuoi desiderii, nati in
di vin magistero che abbella questa gran- questo cielo di Venere.
d' opera della sua creazione, e si cono- 113. scintilla: cfr. Virg., Aen. VII, 9.
sce il buon fine, la sapiente provvidenza 114. mera: limpida; cfr. Ovid., Ars
per cui il mondo di su (cioè i cieli), in- am. II, 721.
fluendo sue virtù nel mondo di giù, vie- si tranquilla
115. gode pace intera
:
ne in certo modo a risolversi in questo, ed eterna. Cfr. Aug., Giv. Dei, XIX, 13.
riducendolo a sua similitudine » oppu- ; 116-117. e a ecc.: Si può intendere: e,
re, come già interpretava l' Oh. e come congiunta al nostro coro, esso s'impronta
piace ad alcuni moderni «discerniamo : dello splendore di lei nel suo più alto
il bene, per lo quale il mondo di sopra grado. Ma è interpretaz. non sicura. Nel
torna, gira e governali mondo di sotto». v. 117 ottimi codd. leggono di lui. Cfr
Cfr. Bull. XV, 196. Né mancano altre il Gomm. lips. (III, 239).
34 [cielo terzo] Par. ix. 118-132 [avarizia be' prelati]
118. s'appunta: finisce. Ohe nel cielo to, ossia il P., occasione ad inveire con-
di Venere termini con la sua punta il tro l'alto clero, intento solo, o troppo,
cono ombroso che fa la terra, fu dottri- a cose mondane. [A renderci ragione di
na, come ha mostrato il Toynbee, di Al- quest'invettiva in bocca di Folco, ve-
fragano Studies and Researches, 76 sg.
: dasi la n. 64-108]. Firenze, fabbricata
120. triunfo cfr. Inf.YV, 46-63. Par.
: dal demonio, dice Folco, conia e diffonde
XXIII, 19 sgg. Thom. Aq., Sum. theol. il fiorino d' oro, che ha disviato tutto il
riportò Cristo V alta vittoria « con l'una data dal diavolo. Marte, patrono di Fi-
e l' altra palma » ? Tutti i beati sono pal- renze (Inf. XIII, 144 sgg.), era per i
me della vittoria di Cristo ; ma Raab è SS. Padri un demonio come tutte l'al-
anche, più in particolare, palma della tre divinità pagane cfr. I Cor. X, 20. -
:
Bonifacii, qui tunc sedebat et faciebat che v' è improntato; G. Vili. VI, 59, 62.
guerram cum christianis, non cum sara- « Poni dinanzi alle bestie i fiorì dell'oro
cenis, [cfr. Inf. XXVII, 85 sgg.]; et ta- [== fiorini d'oro]: non se ne curano»;
men debuisset tacere bellum cum sarace- Fra Gford., Pred., Ed, Narducci, p. 76.
nis,quia habebat tunc materiam »; Benv. 131-132. agni: agnelli; cfr. Par. IV,
V. 127-142. L'avarizia dei prelati. 4. Giov. XXI, 16-17. Pecore ed agnelli,
Dalla menzione della Terra Santa, alla ossia il greggio dei fedeli, sono disviati,
quale il papa non pensa, prende Folchet- perchè i pastori son divenuti lupi ra-
[cielo terzo] Par. ix. 133-142 [avarizia de prel.] 735 7
paci (Par. XXVII, 55), corrotti dall' avi- 138. Gabriello: cfr. Luca, I, 26 sgg.
dità dell'oro maladetto fiore).
(il Purg. X, Par. IV, 47. - aperse l'ali
34. :
133. Dottor magni: i Santi Padri. drizzò il volo per recare alla Vergine
134. Decretali le costituzioni dei papi,
: Maria il grande annunzio.
V© il Diritto canonico in genere cfr. : 139. elette da Dio (cfr. Inf. II, 22 sgg.),
:
'De Mon. Ili, 3 e, meglio, JEp. Carditi. o, secondo il Barbi (Bull. XVIII, 19),
\ltal. t 7 « Iacet Gregorius tuus in telis
: « insigni, più degne ».
^aranearum iacet Ambrosius in negle-
; 141. milizia ai martiri e ai santi che
:
nescio quod speculum [lo speculum le- cuni, il P. allude in questo passo alla
gatorum e lo speculum iudiciale di G. morte di Bonifazio VIII, avvenuta nel
Durante, m. 1296], Innocentium [Inno- 1303 secondo altri, al trasferimento della
cenzo IV, autore del commento ai De- Sede pontificia in Avignone per Clemen-
cretali di Gregorio IX, cfr. n. seg.] et te V secondo altri, alla discesa di Ar-
;
Ostiensein [il cardin. Enrico Ostiense, rigo VII imperatore, che venne per dar
canonista, m. nel 1271; cfr. Par. XII, 83] sesto alle cose d'Italia. Ma D. è probabile
declamant. Cur enim? Illi Deum quae- che esprima qui, come in altri luoghi del
rebant, ut finem et optimum isti census ; poema (cfr. Inf. I, 100 sgg. Purg. XX, 13
*et beneficia consequuntur. » Il D' Ov. sgg.), la speranza in un futuro liberatore
ricorda negli Studi, p. 391 n., parole di d'Italia e riformatore del mondo, che sa-
San Pier Damiano, sulle quali si direb- prà anche purificare la Chiesa, senza al-
bero ricalcate quelle di Folco « Oggidì : trimenti precisare la sua allusione. - Un
i sacerdoti.... non meditano le parole fine esame del lungo discorso di Folchetto
della scrittura ma la scienza delle leggi fece il Porena, in Riv. d' Italia, Maggio
e le controversie del fòro...; restano non 1913, pp. 703 sgg. Finché parla di sé
letti ed incompresi gli Evangeli, men- e dell'amorosa Raab, lo stile di Folco è
tre le labbra dei sacerdoti non si schiu- studiatamente, e anche soverchiamente,
dono che a propugnare i diritti del fòro ». adorno, degno del letterato e del trova-
135. vivagni: margini sudicie consun- tore; ma appena il ricordo della Ter-
ti per il continuo uso ed anche pieni ra Santa lo scuote e commuove, « dal
zeppi di chiose. « Gregorio IX fece com- trovatore parolaio » così egregiamente
pilare i primi cinque libri delle Decre- il Porena, « esce, sorge e grandeggia
tali da Raimondo di Pennafort nel 1234. l'apostolo della fede.... Lo stile del Fol-
Bonifazio Vili ve ne aggiunse un sesto chetto vescovo è la perfetta antitesi di
libro. Le Decretali introdussero nuovo quello del Folchetto trovatore. Là il lan-
sistema di disciplina, unite all'ignoranza guido diluimento d' un povero pensiero
© miseria dei tempi » Lami. ; in una diguazzante onda di parola; qui
136. A questo: al maladetto fiore, cioè la sovrabbondanza del contenuto cui la
alle ricchezze mondane. parola accenna a tocchi rapidi, e bruschi
137. a Nazzarette: dove Cristo nacque passaggi, con nessi sottintesi o balenan-
povero ed umile. Pone qni la parte per ti appena. Non e' ò che un tratto comu-
il tutto, volendo dire Terra Santa. ne : una certa propensione al linguaggio
736 [CIELO QUARTO] Pah. x. 1-6 [CREZIONIfi]
mento vivo e che trovava anche propensa dice profondata nel centro della Terra;
al linguaggio figurato la tradizione del- Firenze pianta di questa radice, che
l' eloquenza sacra. Ma quale differenza s' allaccia al mondo ; il fiorino, fiore di
tra figurato del trovatore e il figurato
il questa pianta il papa, lupo affamato
;
CANTO DECIMO
divina intelligenza e dell'eterno amore, mediante il Figlio; cfr. Giov. I, 3, 10. Col.
V universo fu creato dal Padre per il Fi- 1, 16. Ebr. I, 2. Th.A q.,Sum. theol.1, 45, 6.
glio nello Spirito Santo. La creazione è l'uno e l'altro: nominativo: lo Spi-
2.
opera di tutte e tre le persone della Trini- rito Santo procede dal Padre e dal Figlio:
tà. Lo primo ed ineffabile Valore, dice D., cfr. Aug., De Trin. IV, 20 V, 11, 14, 15. ;
cioè Dio Padre, che ha la virtù creatrice Thom. Aq. Sum. theol. I, 36, 4.
t
da sé, guardando nel divin Figliuolo, che 4. per loco Al. per l'occhio cfr. 2foo-
: : :
è la Sapienza, il Pensiero, il Verbo Suo, re, Crii., 454 sg. «Intellettivamente e lo-
e prendendo da lui la norma del creare calmente » ; Ott.
insieme coli' Amore, cioè collo Spirito 6. gustar: prender gusto. - di lui: di
Santo, il quale con eterna spirazione pro- quel Valore primo ed ineffabile che fece
cede dall'uno e dall'altro, fece il visi- ogni cosa con ordine sì meraviglioso.
bile e l'invisibile con tanto ordine, che V. 7-27. Ordine della creazione.
chiunque lo consideri, non può non gu- « C'invita il Poeta a levar seco la vista
star* alcun che della grandezza di Dio. alle sfere superiori e appunto a quella
[CIELO QUARTO] Par. x. 7-14 [creazione] 737
tribuivano [vv. 7-15]. Passa indi a farci I, 64, 76, ecc. Boet., Oons.phil. III, pr. 8.
i
ammirare l'altissima importanza, che 9. dove: a quel punto del cielo, dove
!
quella zona sia obliqua, e di quella de- l'equatore e lo zodiaco s' incrocicchiano,
,
terminata obliquità eh' ella ha rispetto nel qua! punto il sole arriva negli equi-
all' equatore, o al movimento dell' alte nozi. - e l'altro: AL: all'altro. «Ac-
\
spere ; accennando con rettissimo giu- cenna al diverso muoversi dell'equatore
dizio alle infelici condizioni in Cui sarem- e dello zodiaco, voglio dire al moto del
mo quaggiù se quella strada planetaria o cielo stellato da oriente in occidente il ;
: non fosse torta, o fosse più o meno di quale è massimo all'equatore; ed all'altro
; quel eh' eli' è. Infatti se 1' eclittica coin- moto dei pianeti sul zodiaco verso l' uno
cidesse con l'equatore, e quindi corresse e l'altro polo andando obliquamente sem-
parallelo al medesimo lo zodiaco, pel pre verso all' oriente » Ponta. ;
solo fatto della costante permanenza del 11. Maestro: Dio; cfr. De Mon. II, 2.
;
sole a perpendicolo sulla linea equino- - l' ama Dio ama tanto il proprio magi-
:
ziale terrestre, anco senza tener conto stero, serbato da lui nella sua idea, che
delle credute influenze degli altri piane- lo mira con compiacenza di continuo.
ti, sarebbe davvero quasi ogni potenzia Sotto questo simbolo è significata la prov-
I quaggiù morta perciocché nelle regioni
;
videnza conservatrice, necessaria quanto
prossime all'equatore avremmo un'estate 1' arte motrice dell' universo cfr. Par.
;
15. per satisfare ecc. per la retta in- : tra con B. nel Sole. Confessa di non sa-
terpretazione di questo e dei sgg. sei vv. per porgere un'immagine adeguata di
vedasi la nota 7-27. quel che ivi gli apparve: le cose vi si
16. strada lo zodiaco. - torta obliqua,
: : discernevano non per colore diverso da
cfr. Ovid., Met. IT, 130. quello del Sole, ma per la luminosità lo-
19. dal dritto: Al.: da dritto; se lo ro, superiore a quella solare. Esortatone
Zodiaco divergesse dall'equatore più o da B., D. ringrazia Dio con tanto fer-
meno di quel che diverge. vore e concentrazione di spirito, che per
20. il partire cfr. Conv. II, 3. - manco
: : un momento dimentica B. di che ella ;
men tanta est delectatio, quod non per- 30. il tempo ne misura: dal girare di
nii ttit animum fatisci ; nam continuo lui, dal suo lume misuriamo il tempo:
magis et magis accenditur appetitus; cfr. Petr., Son. I, 9, 1 « il pianeta che
:
noi, cioè dal tropico del Capricorno [sol- 39. non si sporge non si estende nel :
[solstizio estivo] nel qual viaggio cre- 41. quel che ecc.: le anime beate. - en-
scono a mano a mano i giorni e nasce tra' mi mi entrai.
:
dicuntur revolutiones orbitatis Solis qui- anime visibili (parventi) non per colore
bus volvitnr et revolvitur, ut rota funis diverso da quello del Sole, ma per lu-
putei » Pietro di D.
;
minosità superiore a quella di lui. Cfr.
ero già entrato nel
34-36. io era ecc. : Daniele, XII, 3.
Sole, senza essermene accorto; cfr. Thom. 43-45. Perchè per quanto. Il senso
:
Aq., Sum. theol. III. Suppl., 84, 3. « Dice della terzina è Invano, pur facendo
:
che in essa spera del Sole era venuto^ ma del mio meglio, tenterei di descrivere
non se n'accorse del venire, sì fu in pri- lo splendore di quelle anime; ma se non
ma giunto a guisa del pensiero che vie-
;
può essere descritto in modo che altri
ne nell' uomo, del cui venire il pensante se lo possa figurare, ben deve ciascuno
non si accorge, ma bene il sente quando credere che esso è, e desiderare di ve-
è in lui li primi movimenti non sono
: derlo da sé in Par. ossia operare e pen- ;
senso di vede, e collegando con questi tre più vivida, più possente di quella del
il 1° verso della terzina seguente, (e i vv. Sole; epperò all'uomo non è possibile im-
2-3 di questa unendo poi alla terzina suc- maginare luminosità maggiore di essa.
cessiva), spiegano Oh quanto dovea es-
: Cfr. Aristot., De An. III, 3, 11, 13.
ser lucente per sé medesima Beatrice, 49. Tal: tanto lucenti di proprio lu-
che si vede passare di bene in megtio, me, che vincevano il lume del Sole. - la
farsi più bella, sì repentinamente, che quarta famiglia : le anime beate apparse
il tempo noi misura ! nel 4° cielo.
740 [CIELO quarto] Par. x. 50-65 [dottori]
sibil: a questo Sole sensibile, che è la L. Passò, Lectura D., p. 22. Nello stesso
cosa sensibile « più degna di farsi esem- senso che qui, unito si ha, p. es., in
' '
perdi' è la più nobil creatura del cielo io voglio vedere una verità, e' mi con-
e il più nobile corpo che Iddio creasse, viene essere unito e morto ai sensi ».
perciò dicono i Santi che '1 Sole rappre- V. 64-81. ie anime del 4<> Cielo,
senta più Iddio e la sua deitade più per- appariscono spiriti di dotti in divinità,
fettamente e più chiaramente che nullo tutti avvolti in vividissimo splendore,
corpo di questo mondo in due cose, cioè secondo la sentenza scritturale (Danie-
nella luce sua e nella sua virtude, e le, XII, 3; cfr. Thom.Aq., Sum. theol.
massimamente nella luce, però che Iddio Ili, Suppl., 96, 7) e cantano con inef- ;
è luce vera, come disse Cristo Ego sum : fabile dolcezza. Danzano circolarmente
lux mundi »; Fra Giord., Fred., Ed. tre volte intorno a D. e B. quindi so- ;
sposto a divozione, né sì pronto a darsi [corpi] sono tanto vincenti la purità del
a Dio con tutto il piacere suo, come mi diafano, che diventano sì raggianti, che
feci io, appena udite le parole di B. vincono l'armonia dell'occhio, e non si
66. più dolci ecc.: ancor più possente mis.... qusB fìxa tenentur Astra polis »;
dello splendore era la dolcezza del canto. Lucan., Phars. V, 563. - « Nella cui (del
67-69. la figlia ecc. la luna col suo
: cielo) girazione conviene di necessità es-
alone; cfr. Purg. XX, 131. Virg., Aen. I, sere due poli fermi » Conv. Ili, 5.
;
502. Così talvolta vediamo formarsi come 79-81. non da ballo sciolte non ancor
:
una cintura, l' alone, attorno alla luna, del tutto ferme, non essendo per anco ter-
quando l'aere è saturo (pregilo) di vapori minato il ballo. Bene spiegò il fatto accen-
per modo, che ritenga in sé i raggi lumi- nato nella terzina il Borghini (cfr. Bull.
nosi (il fil) formanti tale zona o cintura. IV, 180): «Dimostra l'uso delle ballate,
72. trar del regno descrivere e far
: nelle quali quella che guida il canto dice
comprendere quaggiù, col linguaggio la prima stanza stando ferma: la qual
umano; cfr. Par. I, 6. La metafora è finita, il ballo tutto, volgendosi, la re-
presa « da certe merci più rare, come plica cantando, e finita, si ferma e la :
pitture, statue, ed altri lavori di celebri madonna della canzone pur ferma dice
artefici, le quali per la loro preziosità la stanza nuova, la quale finisce nella
non è lecito esportare fuori di paese. » Co- rima della prima, e subito finito, il ballo
sì Land, ed altri. si muove in cerchio, cantando pur la
73. di quelle: gioie inesportabili. stanza che si chiama il ritornello ».
74-75. s'impenna : si fornisce di penne ;
V. 82-138. La prima corona dei
quindi anche di ali. « Qui sperant in Do- Dottori. Un'anima - è San Tommaso -
mino, assument pennas sicut aquiìse»; dice a D. che tutti i beati sono pronti
Isaia XL, 31. Cfr. Thom. Aq., Sum, theol. ad appagare i suoi desideri, vedendolo
Ili, Suppl., 84, 2. Chi non si dispone, vi- così privilegiato da Dio. Né è necessa-
vendo secondo virtù, a salire un dì in rio che i suoi desiderii siano espressi con
Par., non potrà mai formarsi un'idea di parole i beati, che vedono ogni cosa in
:
82-85. all'un: dentro all'uno dei detti 94-96. agniagnelli. Dice S. Tomma-
:
splendori. -Quando ecc.: poiché il raggio so Fui frate dell'ordine dei Predicatori,
:
della grazia del quale è acceso l'amore fondato da San Domenico con una re-
verace, l'amore di Dio, raggio che per gola che, rettamente osservata, conduce
l'amare stesso si moltiplica, risplende l'uomo alla perfezione cristiana. - Do-
tanto in te, che ecc. menico: cfr. Par. XII, 46 sgg. - s'im-
87. u' : ove; cfr. Purg. II, 91. «Chi pingua si avanza nella perfezione cri-
:
già è stato in Paradiso, se torna in terra, stiana, se non si devia dal giusto cammi-
non sarà mai vinto dalle lusinghe terrene no, tracciato dal fondatore, per correr
a meritar dannazione, tanto la memoria dietro ai beni vani del mondo. «Anima,
delle cose vedute sarà efficace » Corn. ; qua} benedicit, impinguabifur » Prov. ;
88. ti negasse ecc.: ti ricusasse le spie- XI, 25. Cfr. Par. XI, 22 sgg. L'immagine
gazioni che tu desideri e ch'egli è in dell'ingrassare è convenientissima, es-
grado di dare. - il vin: « Sapientia.... sendosi parlato di agnelli.
miscuit vinum» Prov. IX, 1-2 e 5 cfr. ; ; 97. Questi sebbene abbia già princi-
:
Isaia LV, 1. -fiala: ampolla. Senso del- piato a parlar di sé, pure, prima di nomi-
la frase le cognizioni ch'ei possiede.
: narsi, S. Tommaso, con delicato riguar-
89-90. in libertà ecc. dovrebbe avere : do, presenta e nomina il proprio maestro.
la propria libertà impedita, così come, 98. Alberto Alberto Magno, dei conti
:
delle leggi ecclesiastiche con le civili. - 113. se vero ecc. se la Sacra Scrit-
il :
l'ano e l'altro: il civile e l'ecclesiastico. tura, che è la stessa verità, dice il vero.
107. Pietro: Pietro Lombardo, il ce- Allude alle parole scritturali III Reg.
lebre Magister sententio.rum, n. sul No- Ili, 12: « Ecce.... dedi tibi cor sapiens
varese da parenti poveri ed oscuri nei et intelligens in tantum ut nullus ante
primi anni del sec. xn, m. nel 1160 a te similis tiri fuerit nec post te sur-
Parigi, dove era maestro di teologia e recturus sit. »
744 [CIELO QUARTO] Pai*. X. 114-129 [DOTTORI]
114. non surse il secondo: cfr. Par. dolo fare innanti, per avere poi meno
XIII, 34 3gg., dove si scioglie il dub- fatica a ritrovare le storie » Buti. ;
bio che quest' asserzione susciterà nella 121. trani muovi oltre. Tranare
:
=
mente di D. trainare; frane, trainer, prov. trahinar.
115. cero luminare della Chiesa. In-
: 122. lode pi. di loda cfr. Inf. II, 103.
: ;
119. avvocato ecc. per i più,: come anche quato Severino Boezio, la cui vita è docu-
per noi, è Paolo Orosio, prete spagnuolo mento della fallacia del mondo, chi ben
del 5° sec. la cui opera principale: «Histo-
, la consideri. Boezio, n. a Roma verso
riarum libri VII adversus Paganos » (si il 470, ni. prigione a Pavia nel 524 o 525, fu
notino queste due ultime parole) fu scrit- nel 510 console di Eoma. Si rese sospetto
ta dietro i conforti di Sant'Agostino, se- di tramare la liberazione di Roma dai
condo che l' A. stesso dice nel proemio del- Goti; e Teodorico lo fece perciò incar-
l' opera. Già però alcuni antichi intesero cerare e dopo sei mesi uccidere. Prigio-
di S. Ambrogio «il quale», così l' Ott. che niero, scrisse il celebre libro, formato
dice però altri non senza ragione opinare di prose e di poesie, De consolatane
che si tratti di Orosio, « il quale sottilis- philosophice, che D., come mostrano mol-
simamente parlò della fede cristiana per ti passi delle sue opere, ebbe familia-
cui S. Agostino ricevette battesimo ». rissimo. Non è certo che Boezio fosse
Modernamente è stata sostenuta l'iden- cristiano, ma nulla di contrario alle dot-
tificazione dell' avvocato dei tempi cri- trine cristiane trovasi ne' suoi scritti e ;
cammina risoluto il Fassò, Lect. D., 30), ben udire; cfr. Conv. II, 13.
mentre il Filomusi- Guelfi propone S. 128. Cieldauro la chiesa di S. Pietro in
:
Paolino di Nola e il Busnelli il retore Ciel d'oro in Pavia; cfr. Boccac, Dec.X,9.
Mario Vittorino: Bull. XXII, 33.
cfr. 129. paco: cfr. Par. XV, 148: « E ven-
120. Àugnstin :Sant' Agostino cfr.
; ni dal martiro a questa pace». Thom.
Par. XXXII, 35. - si provvide: « facen- Aq., Sum. theol. I, il, 70, 3.
[CIELO QUARTO] Par. x. 130-138 [dottori] 745
131. Isidoro : Tsidorus Hispalensis, cioè città nel 1277, che lo aveva obbligato
di Siviglia, n. verso il 5G0, m. 4 aprile a vivere quind' innanzi nella Curia stes-
636. Fu vescovo di Siviglia (eletto pro- sa sotto rigorosa vigilanza. Posto ciò,
babilmente l'anno 600) ed uno dei più i pensier gravi in che gli parve venir
dotti uomini del tempo, venerato come tardo a morire, possono bensì essere le-
V oracolo della Spagna. Scrisse più opere meditazioni sulla vanità del mondo, ma
assai pregiate, delle quali la maggiore anche « i pensieri del povero professore
sono i venti libri di Etymologice o Ori- costretto dalla dura vigilanza della corte
gines, enciclopedia a cui molto e da mol- romana a meditare sul suo passato e a
ti si attinse nel M. E. - Beda: Beda desiderare d' uscir per sempre di trava-
Venerabili*, n. 674 a Weremouth in In- glio »; Fassò, o. e, 36 sg. È ormai pro-
ghilterra, m. a Jarrow 26 maggio 735. vato ch'egli è quel Sigieri di cui nel
Fu celebre per pietà e dottrina: ordi- Fiore, l'anonimo poema in sonetti che
nato prete a trent' anni, dedicò tutta la fu giudicato attribuibile a D. (Bull. X,
sua vita alia preghiera e agli studi. Le 273 sgg.), si dice che morì a ghiado
principali sue opere sono Hist. Eccles.
: (= di spada, di ferro) « nella Corte di
gentis Britonum, compiuta nel 731; De Roma, ad Orbi vieto ». Dettò, tra altre
raiione temporum; De ìiat. rerum, ecc. opere: Qucestiones naturales ed Imjyossi-
- Riccardo Riccardo da San Vittore, il
: bilia. Cfr. Fassò, o. e, pp. 32-39.
Magnus Contemplato!", teologo mistico 137. leggendo insegnando, -yico degli
:
del sec. xn, dal 1162 in poi priore del strami la rue de Feurre, o du Fouarre
;
Chiostro di San Vittore presso Parigi, a Parigi, vicina alla piazza Maubert,
m. verso il 1173, autore di parecchie dove erano le diverse scuole di filosofìa.
opere teologiche. Vuol dire: insegnando nell'Università
132. viro: lat. vir, uomo; cfr. Inf. IV, di Parigi.
30. Par. XXIV, 34. La sua dottrina fu 138. sillogizzò: argomentò, dimostrò
sovrumana. coi suoi sillogismi (Par. XXIV, 77) in-
.133-136. Questo onde ecc.: che mi è vidiosi veri, cioè verità odiose e che in-
a sinistra più vicino, v. 97, e dal quale fatti gli partorirono invidia e odio don- ;
sguardo) ritorna a me. - Sigieri Sigieri : proposizioni condannate nel 1277 dal
di Brabante (da non confondersi con Si- vescovo di Parigi, una parte erano so-
gieri di Courtray, che fu uno dei fon- stenute dallo stesso Aquinate, gì' invi-
datori della Sorbona), celebre filosofo diosi veri, di cui questi fa cenno, po-
averroista, anzi, come dice il Fassa, « il trebbero essere, più precisamente, « le
rappresentante principale, che 1' aver- verità aristoteliche che egli sosteneva
roismo ebbe trai cristiani nel sec. xin ». in comune con Sigieri » Fassò, o. e, 38.
;
N. verso il 1226, professore nello Studio Ma intorno alla posizione che D. assume
di Parigi, morì di morte violenta per di fronte a Sigieri, esaltandolo per bocca
mano di un chierico, suo segretario, tra di S. Tommaso, non ostante le accuse
il 1282 e il 1284 a Orvieto, dove si tro- e condanne subite dalle dottrine del
vava allora insieme con la Curia romana, Brabantino, è da vedere B. Nardi, Si-
alla quale Sigieri era ricorso in appello gieri di Br. nella D. C. e le fonti della
contro le accuse mossegli per le sue ar- filosofia di Dante, e gli scritti polemici
dite dottrine dall' Inquisizione di Parigi, successivi: cfr. Bull., XX, 261 sgg. e
e più precisamente dal Vescovo di quella Nuovo Giom. Dantesco I, pp. 123 sgg.
746 [CIKJ.O QUARTO] l'Alt. X. 139-14« [nuova danzj b canto]
V. 139-148. Nuova danza e nuovo 1'una parte tira l' altra, oppure spinge,
canto. Appena S. Tommaso ha finito sìda far sonare il campanello. « Il ti-
di presentare i 12 dottori, questi, quasi rare e 1' urgere, cioè spingere d' una e
richiamati da segreto invito all'eterno d' altra parte, deve riferirsi nell' orologio
loro tripudio, si rimettono a danzare e alla codetta del battaglio, fatto bicipite
a cantare con una dolcezza che non si nell'interno della campana, or tirata ed
conosce né si può gustare se non in Pa- ora spinta dal semplice ordigno messo
radiso. Cfr. Par. XXIV, 13 sgg. in moto di va e vieni dal movimento
139. orologio: cfr. Comm. Lips., 269 sg. della ruota a ciò destinata » Antonelli. ;
spiegano i più. Mattinare è propriamente traslato per dire che si riempie di amor
far mattinata, cioè il cantare e sonare divino lo spirito del credente, disposto
che fanno amanti in sul mattino da-
gli a pregare. Cfr. Par. XXX, 72.
vanti alla casa della donna amata. Per 145. la gloriosa rota: la corona di spi-
D. la musica sacra è un'armoniosa se- riti beati; cfr. v. 65 e 92.
renata della Chiesa al suo sposo Cri- 146-147. muoversi in giro. - in tem-
:
sto, -.p^'c/iè l'ami, cioèper meritarsi e pra e in dolcezza con modulazione così
:
CANTO DECIMOPRIMO
CIELO QUARTO o DEL SOLE
DOTTORI IN FILOSOFIA E TEOLOGIA
leste. Ripensando
e quasi rigustando la Ippocrate qui per lo studio della medi-
;
ineffabile dolcezza provata nel cielo di cina, il quale si faceva su gli Aforismi
Giove, quando il coro dei sapienti beati di Ippocrate; cfr. Inf. IV, 143.
aveva accolto con danze e canti cele- 5. seguendo sacerdozio: sen giva se-
stialmente giocondi lui e B., il P. è guendo, cioè mirava a sacerdozio, per-
tratto a riprovare e commiserare gli chè lucroso. « Non si dee chiamare vero
uomini che corrono dietro a beni vani filosofo colui eh' è amico di sapienza per
e fugaci, invece di pensare alle gioie utilità, siccome sono li legisti, medici e
reali ed eterne. Per 8,, Sat. I, 1 « O curas
: quasi tutti li religiosi, eli e non per sape-
hominum, o quantum in rebus inane ». ! re studiano, ma per acquistare moneta e
Cfr. Boet., Cons. phìl., I, pr. 3. dignità»; Gonv. Ili, 11.
2. sillogismi: discorsi, ragionamenti. 6-7. regnar ecc. e chi mirava a re-
:
« Syilogismus est oratio, in qua, consen- gnare per forza o per inganni (sofismi).
sis quibusdam et concessis, aliud quid, - civil negozio « la cura famigliare e
:
quam quae concessa sint, per ea quce civile convenevolmente a sé tiene de-
concessa sunt, necessario conficitur » ;
gli uomini il maggior numero, sicché in
Gellius XV, 26. Cfr. Aristot.,Anal.pr.I, ozio di speculazione esser non possono » ;
1. Thom. Aq., Sum. theol. I, n, 76, 1; 90, 1. Conv. 1,1.' Regnare', 'rubare 'e 'civil ne-
3. in basso ecc. volar basso, volger
: gozio' sono tutti oggetti di 'seguendo'.
l' animo alle cose terrene, appunto per- 9-10. s' affaticava per soddisfare le sue
:
chè si fanno sillogismi difettivi, cioè ra- passioni sensuali, -sciolto: cfr. «meque
gionamenti errati. his exsolvite curis »; Yirg., Aeri. IV,
4. a tura parola lat. che vale diritti
:
' '
: 652. Horat., Sat. I, vi, 128 sg.
748 [CIELO QUARTO] l'Alt. XI. lo-28 [due dubbi]
V. 13-27. Due dubbi. Dopo aver dan- 19-21. Così ecc. come io risplendo del
:
zato e cantato per alcuni momenti, la raggio della luce eterna, così, riguardan-
corona di spiriti beati si ferma di nuovo, do in questa, io apprendo onde cagioni
e la luce di S. Tommaso, facendosi più li tuoi pensieri, cioè da che tu traggi
Tu non intendi che cosa io volessi signifi- per le varianti cfr. Comm. Lips.
care, quando dissi che nell'ordine di 22-23. si ricerna: si ridistingua, si di-
San Domenico ben s'impingua, se non si chiari ancora. - in sì aperta e in sì di-
vaneggia né come io abbia potuto affer-
; stesa lingua: in forma sì chiara e ampia
mare che la sapienza di Salomone fu tale, ed esplicita; «Queste cose delle quali
che a veder tanto non surse il secondo ». avemo predicato, sono dette in grosso,
ciascuno: dei 12 beati nominati
13. ma non sono aperte né distese » Fra ;
me candela fissa nel candeliere, -cande- se AL: non nacque. Questa 2 a lezione ha
:
denza mandò due uomini, S. Francesco s' abbaglia e confonde prima che ar-
si
fossero guida; ambi degnissimi di tale Provvidenza; cfr. Boni. XI, 33 sg. Thom.
ufficio, ancorché assai diversi tra loro. Aq., Sum. theol. I, 12, 7. Conv. IV, 5.
Parlerò dell' uno, poiché, avendo ambe- 31. però che affinchè. - Diletto Cristo.
: :
due operato ad un fine medesimo, quello 32-33. la Sposa ecc.: la Chiesa; cfr.
di ben guidar la Chiesa, lodando 1' uno, Par. X, 140. - grida allude alle parole
:
si lodano entrambi. D. pone qui le lodi di Cristo in croce; cfr. Matt. XXVII,
di S. Francesco in bocca al domenicano 46, 50. Marco, XV, disposò
34, 37, ecc. --
lodi di S. Domenico in bocca al fran- acquisi vit sanguine suo »; Atti, XX, 28.
cescano Bonaventura, non pure in argo- 34. in se ecc.: sicura in sé stessa e più
mento di amicizia dei due ordini reli- fedele allo sposo suo, Cristo.
giosi, ma
anche perchè « Bonaventura 35. prencipi: capi, S. Francesco e S. Do-
nelle sue opere avea sempre onorevolis- menico, -suo: della Sposa, della Chiesa.
simamente parlato dell'ordine dei do- 36. quinci e quindi « quinci, cioè in
:
menicani, e Tommaso d'Aquino all' Uni- rendergliela più fida; e questo è S. Fran-
versità di Parigi avea scritta dell' ordine cesco mediante il suo serafico amore, per-
dei francescani anche un'apologia» {Me- chè allora è fedele la sposa allo sposo,
stica, Nuova Ant., LVII, 406). D'altra quando si vede esser accesa nel suo amo-
parte Tommaso biasima i suoi domeni- re. E quindi, cioè in rendergliela sicura;
cani, e Bonaventura i suoi francescani e questo è S. Domenico mediante la sua
della loro decadenza. Tutto ciò fa D. grandissima sapienza e profondissima
«non solo a mostrare della carità -del dottrina che la difende da ogni eretica e
cielo e quindi a pungere indirettamente falsa opinione » Veli. ;
cora come sia più conveniente, perchè dente di carità. « Sera.phim interpretatur
modesta, la lode in bocca altrui, e più ardentes .... et sic patet quod .... Sera-
credibile, perchè raro, il biasimo in boc- phim denominetur ab ardore charita-
ca propria»; A. Bertoldi, o. e, p. 13. E tis »; Thom. Aq., Sum. theol. I, 63, 7;
anche Fra Giord. scriveva « Noi [dome
: 108, ò.Thoìn. Celanus, Vita Frane. 1, 4, 23.
nicani] tacciamo le lodi sue [di S. Do 38. l'altro: San Domenico.
nienico] acciò che forse non paia a voi 39. cherubica luce: luce di sapienza,
una arroganza perch'ego sia nostro capo « Cherubin interpretatur ple?iitu do scien-
sì le tacciamo molto .... acciocché non pò tice.... et sic patet quod Cherubin de-
teste avere nulla cagione di mormorio » ;
nominetur a scientia»; Thom. Aq., Sum.
Pred., Ediz. Moreni, I, p. 46. theol. 11. ce.
29. aspetto: vista, come Purg. XV, un ecc. dirò di uno solo:
40-42. Dell' :
114; XXIX, 58, 149, ecc. ma, lodando l' uno, qualunque [qual che]
30. è vinto ecc. : ogni vista di creatura dei due si prenda, si lodano entrambi,
750 [CIELO quarto] Pak. XI. 12-55 [S. FRANCESCO]
avendo tutt' e due operato al fine mede- porta Sole: così chiamavasi un tempo
simo di sostenere e ben guidare la chiesa. una porta di Perugia che guardava verso
V. 43-117. Vita di S. Francesco Assisi - di retro i più intesero dietro
: :
46-47. sente: « da tutta la costiera oc- troppo poco ; cfr. Par. XXXIII, 106.
cidentale di esso gruppo [di Subasio] » 54. Oriente : secondol'evangelico « Vi- :
si muovono« secondo le stagioni, cor- sita vit nos oriens ex alto » ; Luca I, 78,
renti fredde e calde su la città di Pe- cfr. Zacar. Ili, 8. - se proprio ecc. se :
rugia, che essa riceve dal suo oriente, da vuol parlare con proprietà.
Porta Sole»; A. Bertoldi, o, e, p. 17. - 55. orto: nascimento: lat. ortus. Con-
[CIELO QUARTO] Par. xi. 56-70 [S. FRANCESCO] 751
atteso alla mercatura (suo padre fu Pie- d'ora in poi io posso sicuramente dire :
tro Bernardone, dovizioso mercante di Padre nostro che sei ne' cieli, presso il
panni), fn fatto prigioniero in uno scon- quale ho riposto ogni tesoro ed ogni fidu-
tro dei cittadini di Assisi coi Perugini. cia di speranzaho collocato'»; Bertoldi,
Liberato e rimpatriato (primavera del o. e, p. 21. Il concetto del matrimonio
XII, 108. Purg. X, 60. Par. XXXIII, 96. Cristo"; cfr. Luca IX, 58. II Cor. Vili, 9.
58-59. donna la Povertà
: cfr. Cela-
;
65. e più: dalla morte di Cristo a San
nus I, 3, 22. Hase, 2& ediz., p. 26 sg. - in Francesco. - dispetta e scura «anctor vi-:
guerra ecc.: per amore della Povertà si detur dicere falsimi, quia multi sancti pa-
attirò addosso l'ira del proprio padre. - tres et heremitae dilexerunt paupertatem
a cui alla quale Povertà, come alla mor-
: et despexerunt mundum propter Chri-
te, nessuno apre con piacere le sue porte, stum, et antiquitus et moderniter. Di-
cioè a nessuno piace di fare accoglienza. cendum breviter, quianullus tantum et in
61-62. corte: curia; la curia episco- totum ama vit paupertatem tam perfecte,
pale di Assisi, sua patria. - et corani tam generalite.r, tam volenter » Benv. ;
e simili usarono anche altri Trecentisti. par quasi un segno esteriore dell'avere
Cfr. Horat., Od. II, v, 13-14. ilP. distinto il primo dal secondo ag-
71-72. giuso: sotto la croce; cfr. Oiov. gruppamento, vien fatto di inclinare
XIX, 25. - ella: Cristo morì ignudo; piuttosto alla 2 a o alla Sa costruzione,
dunque la Povertà era con lui sulla come a quelle che mantengono netta tale
croce. - pianse «preces supplicatione-
: distinzione e danno a faceano e ad es-
sque.... cimi clamore valido et lacrymis sere speciali soggetti. E a noi sembra
offerens »; Ebrei V, 7, AL: salse, che preferibile alla 3 Jl la 2a, essendo natu-
sarebbe l' antitesi perfetta di rimase rale che il soggetto del verbo principale
giuso. D. rielaborò qui idee ed imagini abbia il primo luogo, e parendoci che
che trovava nella letteratura francesca- da siffatta costruzione esca un senso so-
na; cfr. Bertoldi, o. e, p. 23. disfacente. E il senso sarebbe questo :
76. lor : dei due amanti e sposi. Il l'uno della vista dell'altro»; sempre che
senso complessivo della terzina è certo : non s'abbia a leggere a meraviglia ')'
l'esempio dato da San Francesco col suo e dolcezza di sguardi di quella coppia
amore costante e verace alla Povertà fu innamorata fossero in altri cagione -
edificante e salutare per altre persone. come di solito non avviene alla vista di
Ma quale è la struttura sintattica? E coppie d'amanti - di santi pensieri, cioè
come letteralmente va intesa la terzina? di quei pensieri ond'era nata e si nu-
C'è chi considera le parecchie cose enu- triva la forte passione tra Francesco e
merate ne' vv. 76-77 come tutto un sog- Povertà. » Indubbiamente i tre versi
getto di faceano- altri fanno del v. 76 peccano un po' di durezza e oscurità,
il sogg. di faceano e del v. 77 il Sogg. vizii quasi inevitabili quando cose mi-
di essere, mentre taluni ritengono che stiche sono pensate e figurate come reali
sogg. di faceano sia il v. 77 e di essere e concrete e si vuole usare per quelle il
il v. 76. Benché la la si presenti come linguaggio che si addice bene soltanto
costruzione molto naturale e spontanea, a queste.
pure, se si osserva che con essa si dice 79. Bernardo: di Quinta valle, ricco e
che la concordia e tutto il resto faceano nobile cittadino di Assisi, primo disce-
essere cagione, cioè facevano che ci fosse polo di S. Francesco, che egli seguì sin
la cagione di santi pensieri, mentre pro- dal 16 maggio 1209.
prio essa concordia e l'altre cose sareb- 80. si scalzò ad esempio di S. Fran-
:
bero da dire cagione di tali pensieri se : cesco cfr. Gelan. I, 3, 22. - prima
;
:
si nota inoltre che i termini del v. 76 « idest primus induit habitum Franci-
sono preceduti da articolo e da pron. sci » ; Benv.
possessivo, del tutto mancanti ai termini 81. tardo : tanto era il suo fervore d'i-
raccolti nel v. 77, e che tale diversità mitare il santo: cfr. Par. X, 135.
[cielo quarto] Par. xi. 82-94 [S. FRANCESCO] 753
82. ignota: agli uomini; cfr. Oonv. per umiltà, 1' aspetto spregevole d' un
13. -ferace: fecondo, fruttifero. AL: mendico, invilì punto il suo cuore, o gli
jrace cfr. Afoore, Orit. 462 sg.
; tolse di operare e parlar da magnanimo,
83. Egidio: terzo discepolo e seguace con regale dignità » Parodi, Bull.
;
li S. Francesco, autore del libro Verbo, XI, 192. - fl' figlio voce dell'uso an-
: :
aurea, ni. nel 1272 a Perugia. Pietro, il tico toscano. (Cfr. Nannuc., Nomi, 180),
secondo discepolo, non è menzionato, rimasta come primo elemento di certi
forse perchè mori prima del fondatore, e cognomi, quali Firidolfi, Figiovanni, Fi-
forse perchè D. non ne conosceva il no- fanti e simili. - dispetto a maraviglia:
me, taciuto anche dal Celano e da S. Bo- sì spregevole da far meravigliare i ri-
naventura - Silvestro altro seguace di
: guardanti, anche, torse, per avere « vul-
S. Francesco, già prete di Assisi e così tum desplicabilem » Matt. Paris, 1. e.
;
avido di danaro, che si fece pagar due 91-93. regalmente: cfr. n. prec. - dura
volte da Francesco le pietre vendutegli intenzione: quale appariva da tutta la
per il restauro di S. Damiano ma avendo ;
regola che S. Francesco presentava per
poi veduto « tra il sonno uscire di bocca l'approvazione; la quale parve così dura
ai Santo una croce d'oro, la cui sommità a papa Innocenzo III, che per allora
toccava il cielo, e le braccia, distenden- (1210) l'approvò soltanto a voce, provvi-
dosi in arco, cingevano l'una e l'altra soriamente e con tutte le riserve. « Fi-
parte del mondo » (Bertoldi), si pentì di lioli nostri, » avrebbe detto il Papa « vi-
Bue colpe e si dette tutto a Dio. ta vestra videtur nobis nimis dura et
84. sposo S. Francesco. - sì
: così, : aspera»; Bertoldi, o. e, p. 56. - reli-
tanto. - sposa la Povertà.
: gione ordine monastico.
:
del cielo, cioè di Dio, piuttosto che alla bestia crudelis, del quale il vescovo di
gloria della persona del Santo '. Cfr. Acco onora Sultano.
il
« Non nobis, Domine, non nobis; sed 102. gli altri la « milizia che Pietro
:
Poeta) tra' cori angelici negli altissimi però che, se costoro il sentissono, eglino
cieli, in faccia a Dio stesso, come la esal- ucciderebbono me e te con tatti e tuoi
tazione più degna dell'umana virtù. E compagni e con ciò sia cosa che tu possa
;
perchè meglio 1 Perchè la maggior parte fare ancora molto bene, e io abbi a spac-
de' frati non si muove più dritta alle ciare molte cose di molto grande peso, vo-
orme del maestro. » Sopra altre inter- glio ora indugiare la morte tua e la mia. »
pret. cfr. Comm. Lips. Ili, 290 sg. 104. per non stare indarno: per non
97-98. di seconda ecc. l'ordine fran-
: stare in ozio, senza fare e concluder
cescano fu solennemente approvato da nulla; Bull., XXIII, 57.
papa Onorio III nel 1223. - redimita co- : 105. reddissi « Videns se non proficere
:
gregge, cioè dell'Ordine dei Minoriti. 106. nel crudo sasso nell'aspro, rupe-
:
monte Alvernia, Cristo gli apparve e sportare morente dal palazzo arcivesco-
gli impresse nelle mani e nei piedi i vile, e sulla nuda terra volle restare per
segni dell' inchiodatura, e nel costato qualche tempo ignudo, accettando poi
ilsegno della ferita di lancia delle quali ; le vesti solo perchè « rioifertegli in pre-
cinque piaghe il Santo fu assai lieto, stito come a mendico»; Bertoldi, o.c, 35.
"benché fossero assai dolorose. Grego- 116. tornando: « et spiritus redeat ad
rio III confermò con tre bolle la verità Deum, qui dedit illum »: Eccles. XII, 7.
di questo miracolo. Cfr. Gonv. IV, 28.
108. due anni dal 1224 al 1226, gran
: 117. altra bara fuorché il grembo
:
parte de'quali S. Francesco fu travaglia- della Povertà; quindi nessuna bara, nes-
to da gravi infermità. S. Francesco morì suna funerea pompa.
nella Chiesa di Santa Maria degli An- V. 118-139. la degenerazione dei
geli (Porziuncoia) d'Assisi il 3 ottobre Domenicani. Dalla vita di San Fran-
1226 dopo il tramonto. Era venerato non cesco, Tommaso d'Aquino prende occa-
pur come santo, ma poco meno che co- sione a soggiungere una parola in lode
me Dio, già durante la sua vita. del proprio patriarca, e a censurar quindi
109. a colui a Dio, che lo aveva de-
: fieramente i Domenicani del tempo, non
stinato a tanto bene quale era quello di più animati dallo spirito del fondatore.
ricevere le stimate da Cristo. - sortillo : 119-120. la barca di Pietro la Chiesa, :
cfr. Inf. XIX, 95. Virg., Aen. ITI, 634. raffigurata nella navicella di S. Pietro;
Petrarca, Trionfo della Fama, I, 61. cfr. Purg. XXXII, 129. - in alto mar :
111. pusillo: picciolo, umile. È parola il suo fine vero; cfr. Inf. XXII, 12.
evangelica. « Sanza la calamita non si potrebbe fa-
112. rede: eredi: plur. di reda; cfr. re: ella dirizza e mostra diritto il se-
Inf. XXXI, Purg. VII, 118.
116. gno »; Fra Giord., Pred.,Ed. Manni, 242.
113. la sua donna più cara: la Povertà; 121. il nostro patriarca: il fondatore
altre donne amate furono Castità e Ob- del nostro Ordine, S. Domenico.
bedienza. Si vedano le citazioni del Ber- 123. carca: rimanendo nell'allegoria
toldi a p. 59, n. 112. della barca, dice che chi segue S. Dome-
114. a fede: fedelmente. nico, osservandone rigorosamente la re-
115. grembo: della Povertà: volle mo- gola, come marinaio che carica la nave
rire sulla nuda terra nella chiesa di S. di bnona merce, accumula tesori per la
Maria degli Angeli, dove si fece tra- vita eterna.
756 [CIELO QUARTO] PAJR. XI. 124-139 [DOMENICANI]
83); i domenicani. - nuova vivanda: ono- drai da qual pianta io levo le schegge,
ri e ricchezze. "cioè intenderai che la corruzione dei
126. salti: lat. saltus', monti selvosi. frati domenicani porse argomento alle
« Deve sbandarsi
fuori dall' ovile o dal mie parole che ti erano tanto oscure.
chiostro in luoghi pericolosi » Corn. ; Altri, e con questi siamo anche noi: Ve-
127. pecore :domenicani Un
i frati drai come e perchè la religione dome-
tale traslato è frequente nei Vangeli; nicana (la pianta) si va assottigliando
cfr. Matt. IX, 36; X, 6, 16; XV, 24 ecc. e perdendo della sua prima bontà. Cfr.
128. da esso dal pastore, o patriarca.
: le parole del Beccaria nella n. sg..
129. di latte vote: prive di ciò con che 138. correggere: Al. lessero: correg-
il
dovrebbero fornire alimento ad altri ; gièr[o], che dovrebbe essere forma paral-
cfr. I Cor. Ili, 2 « Lac vobis potum : lela a cordigliero, e come questa fran-
dedi ». - « Idest, dulci doctrina qua de- cescano, così quella significherebbe do-
berent alere et cibare alios » Benv. ; menicano. Ma dopo le argomentazioni
130-132. Ben son di quelle ecc. Sonvi : specialmente del Beccaria (Di ale. luo-
bensì Domenicani non tralignati, fedeli ghi ecc. 207 sgg.), cui altri aggiunsero
alla regola del fondatore; ma sono così po- buoni rincalzi, s' avrà a ritornare all' in-
chi, che basta poco panno per fornirli finito correggere, e si dovrà, pur col Bec-
tutti di cappe. Dopo avere per 5 vv. (127- caria (cfr. Parodi, Bull. XI, 192), inten-
131) parlato, con metafora continuata, di dere così « Se pertanto io ho parlato
:
pecore, nel 6° verso, conclusivo, lascia chiaro, se tu, o D., mi hai inteso, ve-
la metafora e colpisce, col parlar delle drai onde la pianta dell' Ordine nostro,
cappe esplicitamente i frati. già verde e sana, per il sopravvenuto
133. fioche: dette con voce debole e tarlo [la corruzione dei Domenicani], ora
quindi non bene intelligibili, poiché è dif- scheggiandosi si assottiglia e minaccia
ficile intender bene chi parla con voce fio- di rompersi, ed in conseguenza vedrai
ca. Dunque: se il mio parlare è chiaro '.
'
qual cosa argomenti, od arguisca, o si-
134. audienza: 1' ascoltare, l' atto del- gnifichi il correggere, che io ho fatto, la
l' udire se hai ascoltato attentamente.
; frase assoluta u' ben s' impingua col-
' '
135. rivoche: rivochi, richiami alla l' aggiungervi la clausola ipotetica se '
mente quanto son venuto dicendo. non si vaneggia ». Cfr. Bertoldi, Lect.
'
136. in parte ecc. in ciò che concerne : D., pp. 38 sgg. e 61 sg.
l'uno dei dubbi enunciati più sopra, v. 25. 139. U' ben cfr. Par. X, 96.
:
[CIELO QUARTO] Par. xii. 1-9 [seconda corona] 757
CANTO DECIMOSECONDO
CIELO QUARTO o DEL SOLE
DOTTORI IN FILOSOFIA E TEOLOGIA
2. fiamma: cfr. Par. XIV, 66; XXVI, Di quanto la luce diretta dei sole vince
2. - per dir tolse prese a dire l' ultima
: la luce riflessa della luna o di altro cor-
parola, cioè vaneggia.
'
« Chi piglia
'
po opaco, di tanto quel canto vince per
per nutricare solamente la vita del cor- dolcezza e potenza il più dolce e potente
po, sì perde la vita dell'anima»; Fra canto delle nostre donne « allettataci ir-
Giord., Pred., Ed. Narducci, p. 75. resistibilmente soavi, se alle grazie del
3. mola la ghirlanda di dodici anime
: volto aggiungano per avventura le gra-
beate, detta già « gloriosa rota » Par. ; zie del canto» Bertoldi, Lect. Dantis, 9.
;
X, 145. «Per mola qui non altro deesi in- -dolci tube: propriam. dolci trombe qui ;
tendere che il giro che fa la mola, e su gli spiriti che dolcissimamente cantano.
questo, e non su l' inerte sua inasya, - primo splendor raggio diretto, -refu-
:
anime, fosse quella, grandissima, di una « Saxa fremunt laterique inlisa refundi-
macina. Nel Conv. Ili, 5 si dice che il tur alga»; Virg., Aen. VII, 590.
758 [CIELO quarto] Par. XII. 10-26 [8. BONAVENTURA]
dagli Dei furono trasformate in sasso; cantare e del fiammeggiarsi, cioè del
questa rimase, sola parte viva di lei, «rispondere lo splendore dell'ima a lo
ed è Veco: « omnibus auditur; sonus splendore dell'altra, che era segno d'av-
est qui vivit in illa » cfr. Ovid., Met. ; vicendevole carità » Buti. ;
Ili, 339-510. - vaga: vagante, -consun- 24. gaudiose e blande piene di gaudio
:
16-18. e fanno ecc.: gli archi dell'iride rono tutte insieme nello stesso momento
fanno che gli uomini, memori del patto per concorde volere, in quella guisa che
[CIELO QUARTO] Par. xii. 27-42 [S. DOMENICO] 759
28. del cor ecc.: dall'interno di una - ad una insieme, in quanto contempo-
:
delle Inci della ghirlanda sopravvenuta. ranei e miranti per differenti vie a uno
29. l'ago: calamitato della bussola. - stesso fine. - militaro: combatterono per
stella: polare: cioè al Nord. sostenere la Chiesa di Cristo.
suo dove al luogo dov'era la lu-
30. al : 36. luca risplenda cfr. Inf. XVI, 66
: :
ce ond'era uscita la voce. Il paragone Matt.Y, 16: « Luceat lux vestra coram ho
con 1' ago della bussola ci fa capire che minibus, ut videant opera vestra bona»
D. non avrebbe potuto non volgersi ver- 37. L'esercito di Cristo il popolo cri :
so il dove della luce nuova che parlava» stiano. - caro « Empti estis pretio ma
:
V. 31-45. Introduzione alla vita di gno » I Cor. VT, 20. - « Eedempti estis.
; .
capo e guida d' una famiglia religiosa. 41. milizia: cristiana; cfr. I Timot. I,
33. per cui ecc. per dimostrar l'eccel-
: 18. -in forse: in dubbio, vacillante nella
lenza del quale si è qui ragionato sì bene fede oppure in pericolo. Ma queste due
;
del patriarca mio S. Francesco; inter- interpretazioni (cfr. Oomm. Lips. Ili,
pretazione conforme a Par. XI, 40-42, 309) si riducono ad una sola, poiché, in
118-120. Per altre intrepr. cfr. Comm. questo caso, chi è in dubbio è insieme
Jjips. Ili, 307 sg. in pericolo.
760 [CIELO QUARTO] Pak. XII. 43-60 [8. DOMENICO]
43-45. com'è detto: Par. XI, 31 sgg. te.Intorno al senso, assai discusso, de' vv.
- Sposa: Chiesa; cfr. Par. X, 140. - 49-51 cfr. Bertoldi, o. e, 45 sg.
;
campioni ecc.: difensori, per l'opera e 52. fortunata per esservi nato San Do-
:
per l' insegnamento dei quali il popolo, menico. - Calaroga: piccola città della
eh' era fuor di strada, si raccorse, cioè Vecchia Castiglia.
si ravvide (cfr. Parodi, Bull. Ili, 154). 53-54. scudo ecc. : l'arme del re di Ca-
Al. a torto intese si radunò ', deri-
'
stiglia è uno scudo dove s'inquartano
vando raccorse da raccogliere. due castelli e due leoni per modo, che
V. 46-105. Vita di S. Domenico. Bo- da una banda il leone resta sotto (sog-
naventura discorre a lungo della vita di giace), dall'altra banda invece resta so-
S. Domenico, descrivendo luogo doveil pra (soggioga) al castello.
nacque, la sua infanzia e sue gesta.
le 55. nacque: nel 1170. - l'amoroso dru-
Per la vita di San Domenico fu per D. do l'amante fido e ardente della Fede,
:
« diretta e quasi unica fonte la leggen- S. Domenico. La voce drudo non aveva
da di Teodorico d'Appoldia: l'ultima e anticamente il cattivo significato che ha
la più ampia di quante ne diede il se- oggi. Conv. II, 16 « Oh dolcissimi e inef-
:
colo xui, composta per volere del set- fabili sembianti.... che nelle dimostra-
timo generale dell'Ordine, Munione di zioni negli occhi della Filosofia apparite,
Zamora, che stimò opportuno riunire in quando essa aili suoi drudi ragiona » !
un sol corpo quanto sin allora era stato 57. a' suoi: a quelli che avevano la
scritto su la vita del gran Patriarca »; sua fede. - a' nemici crudo duro verso :
46-48. In quella parte ecc. nella re- : al crudo di questo verso fa riscontro il
gione occidentale dell'Europa, nella pe- duramente del v. 101.
nisola iberica. - Zefiro vento di ponente
: 58. repleta: ripiena; cfr. Inf. XVILT,
chei poeti dicono fecondatore; cfr. Ovid., 24. Purg. XXV, 72. Lue. I, 15. -«Non
Met. I, 64, 107-108. est credendum aliquos alios sanctificatos
49. onde: dell'Oceano Cantabrico, oggi esse in utero de quibus Scriptura mentio-
golfo di Guascogna. nem non facit» Thom. Aq., Sum. theol.
;
già piena di viva virtute, rese profeta la Fra Giord., Pred., Ed. Manni, 56, dove
madre, quando ancora era nel seno si continua specificando come il nome
di lei. Dicono che la madre di S. Do- di Cristo di cielo, e come altrettanto
fu
menico, di lui incinta, sognasse di par- fu di S. Stefano, nome che in grecesco
torire un cane bianco e nero, portante in vuol dire corona-, e S. Stefano ebbe co-
bocca una face con cui metteva a fuoco il rona di vergine, corona di martire, co-
mondo « chiari simboli dell'abito [bianco rona di predicatore e corona di gloria.
e nero] e dell'istituto domenicano, e del- 69. possessivo: Dominicus è l'agget-
l'ardore al bene onde il nascituro infiam- tivo possessivo del sost. Dominus. « Do-
merà le genti »; Bertoldi, o. e, 17 sg. minicus denominative dicitur a Domi-
61-63. sponsalizie sponsali, nozze.
: no.... Dominicus non dicitur de bis de
<« Poi che al sacro fonte del battesimo quibus Dominus praedicatur; non enim
si fece sposo della Fede » {Dan.), ed ella consuevit dici quod aliquis homo qui est
die a lui per dote l'assicurazione della dominus, sit dominicus sed illud quod ;
eterna salvezza, ed egli a lei, quasi do- qualitercumque est Domini, dominicum
nazione corrispettiva alla dote, la pro- dicitur; sicut dominica voluntas, vel do-
messa di difenderla e sostenerla (Tor- minica manus, vel dominica passio»;
raca), la donna ecc. Thom. Aq., Sum. theol. Ili, 16, 3. Senso:
64-66. la donna: la madrina che die Dal cielo venne ai genitori l'ispirazione
per lui l'assenso alla fede, vide in so- di nomare il fanciullo Dominicus, eh' è
gno che egli aveva una stella in mezzo possessivo del nome di Colui (Dominus),
alla fronte, segno ch'egli «sarebbe stato, a cui egli interamente apparteneva.
anche ne' suoi degni successori, guida e 71. agricola: latinismo; agricoltore.
lume ai popoli nelle vie della salute » ;
72. orto: Chiesa; cfr. Par. XXVI, 64 sg.
Bertoldi, o. e, 18. -rede: eredi, i frati del- -aiutarlo « o per aiutar l'orto, e varrà
:
l'Ordine da lui fondato; cfr. Par. XI, 112. ripurgarlo o per aiutar Cristo, e varrà
;
67. in costrutto
nella espressione, cioè
: cooperare con esso nella coltura del-
nel nome con cui sarebbe stato desi- l' orto » : Lomb.
gnato. Senso: affinchè il suo nome fosse parve ecc. apparve, si manifestò
73. :
ispirazione, venuta ai genitori. « Entro Il D' Ovidio suppose che in tal modo
i nomi molte
volte, anzi spesso, si mo- D. volesse anche fare ammenda AbìVuso
stra Iddio la virtù de' santi ne' nomi sacrilego fatto della voce Cristo nelle
loro, imperò che non sono nomi vani né rime d'un sonetto contro Forese (e an-
posti a tastone, ma per provvedimento che nel Fiore ?) Studii, p. 215 sgg.
'
;
di Dio, sì come iera il nome di Cristo»; N". St. II, pp. 559 sgg. Certo però « la
762 [CIELO quarto] Par. XII. 74-84 [8. DOMENICO]
professione del primo consiglio dato da interpretatur gratia Domino ;jo idest do-
Cristo, come fondamento della vita per- minus, anna idest gratia unde Johan- ;
fetta; Matt. XIX, 21: « Si vis perfectus nes quasi Johanna. » Cfr. Bull. V, 199.-
esse, vade vende quae habes et da pau-
; se ecc. : Non e' è bisogno di supporre che
peribus, et babebis thesaurum in coelo ; S.Bonaventura si esprima col se perchè
et veni, et sequere me ». Cfr. I, Jo., non sia certo di tal significato ; ma l' ag-
cap. II e le considerai, di Thom. Aq., giunta è necessaria per far capire come
Sum. theol. I, il, 108, 4. - « Illud vero si possa affermare che vei'amente Gcio*
qua potuit districtione prohibuit, nequis vanna fu la madre di S. Domenico, e il
cias abhorreret, et eligebat potius ad gli angeli »), opposta ai beni materiali,
terram accumbere. » ai quali, sebbene fallaci, gli uomini so-
79. Felice: di nome e di fatto. gliono correr dietro e per amor dei quali
80-81. Giovanna questo nome significa
: studiano iura e aforismi (cfr. n. preced.).
[CIELO QUARTO] Par. xii. 85-99 [S. DOMENICO] 763
85. gran dottor: cfr. Par. XI, 38 sg. quattro piante che in due concentriche
86. circuir:«girare intorno per guar- ghirlande ti circondano » Oorn. - Nel
;
che scende di monte, che vena d' acqua, deplorare il tralignare de' suoi France-
che vegna d'alto, spinga: quando la vena scani. Pochi sono ancora, egli dice, i fe-
dell' acqua del fiume viene d' alto, allora deli alla regola, ma questi non vengo-
corre più rapidamente e più fortemen- no nò da Casale né da Aoquasparta. In
te »; Buti. Isaia LIX, 19: « Venerit una lettera circolare di S. Bonaventura
quasi fluvius violentus, quem spiritus del 5 aprile 1257 (Wadding, ad an. 1257,
Domini cogit». Cfr. Virg.,Aen. II, 305 sg. n. 10) leggiamo press' a poco le stesse
100. sterpi eretici: cfr. Inf. XIII, 37. lagnanze.
Purg. XIV, 95. « Nota che li cattolici sono 106-107. l'una ruota: S. Domenico. -
arbori fruttuosi, li eretici sono sterpi pun- biga carro a 2 ruote cfr. Purg. XXIX,
: ;
genti e venenosi»; Ott. Cfr. Qiov. XVI, 2. 107. « Gli antichi duci guerreggiavan sui
101. quivi: nella Provenza, anzi tntto carri [a 2 ruote] ;ed anche la S. Chiesa
nel distretto di Tolosa, nel quale più che doveva alla maniera de' capitani scen-
altrove fiorivano gli Albigesi. dere a combattere sopra un mistico car-
103. diversi rivi: avendo paragonato ro, di cui formavano le ruote S. Dom. e
a un torrente S. Domenico, chiama rivi i S. Frane. » Betti. ;
suoi seguaci. Domenico morì il 6 agosto 108. civil briga: guerra per l'eresia;
del 1221 E i diversi rivi sono forse i tre
. guerra - così il Bertoldi - « che i suoi
Ordini domenicani i Predicatori, le Do-
: figliuoli le avevano mossa » e alla quale ;
ruote del carro sopra il quale la Chiesa ma l'espressione non è certo, quanto a
combattè la civil briga (l'eresia) e que- chiarezza, delle più felici. E una certa
sta ruota fu di tanta eccellenza, l'altra oscurità e incertezza rimane nella inter-
non fu certo da meno: argomentazione pretazione letterale di tutti questi vv. re-
simile a quella di S. Tommaso, Par. XI, lativi alla corrutela francescana, ne'quah
118 sgg. E comò S. Tommaso continuava S. Bonaventura parla per via di imma-
lagnandosi della corruzione de' suoi Do- gini, e passa, pur non mutando argo-
menicani, così S. Bonaventura passa a mento, rapidamente da una ad altra.
[CIELO QUARTO] Par. xii. 114-126 [francescani] 765
114. la muffa ecc. : è il male dove pri- mento (?) ». Altri altrimenti. Il Tocco,
ma era il bene. - Le botti, se sono state p. es., credette non improbabile che D.
riempite di buon vino, fanno la gromma; « accenni ai decreti del Concilio di Vien-
ma se questo sia tolto e non si abbia cura na, ebe prescrissero Yuso povero, e quindi
di esse, formano la muffa. condannarono quelle riserve che il loglio
115. famiglia: i Francescani. o la parte rilasciata soleva accumulare
117. quel dinanzi ecc. si può inten- : nei granai e nelle cantine » {Bull. VI,
dere : cammina ponendo le punte de' pie- 124) ma cfr. Bertoldi, o. e. 33 sg. e 59 sg.
; ,
di dove Francesco e i suoi primitivi se- 121. a foglio a foglio: i frati ad uno
guaci ponevano le calcagna, tanto è la ad uno. Ilvolume è l'Ordine, i fogli i
sua famiglia svolta dal diritto cammi- frati. Cfr. Par. XI, 130-132.
no. Cfr. però su questo verso che per l'in- 122. carta: frate.
determinatezza delle espressioni quel '
123. Io ecc. : io sono quale debbo es-
dinanzi '
e '
quel diretro '
lascia aperto sere, fedele
principii della regola,
ai
l'adito a interpretazioni varie, Bull. I, come solevano essere tutti i primitivi se-
97 sg. XXHI, 60 XXV, 70 e Filo-
; ; ;
guaci di S. Francesco.
musi Guelfi, Studii su I)., Città di Ca- 124. da Casal da Casale nel Monfer-
:
stello, 1908, pp. 481 sgg. rato, onde venne quel fra Ubertino, che
118. si vedrà: si vedrà presto quale nel capitolo generale del 1310 si fece
eia frutto della mala coltivazione. Il
il capo dei zelanti per stringere soverchia-
P. allude qui alle discordie insorte e lun- mente la regola, e finì poi con l'essere
gamente durate nell'Ordine dei France- costretto ad abbandonar l'ordine; cfr.
scani tra gli Spirituali (che si separarono Cosmo in Giom. Dant., VII, 63 sgg. e
poi dai Francescani e dalla Chiesa, e si Tocco in Bull. XI, 241 sgg. - d'Acqua-
costituirono in setta), i quali volevano sparta: nel contado di Todi, donde ven-
interpretare e attuare con soverchio ri- ne Matteo Bentivenga che rilassò la re-
gore la regola francescana, e i Conven- gola e fu Ministro generale e poi car-
tuali, che nella pratica volevano tem- dinale. Sulle sue missioni a Firenze
perata un po' l' eroica austerità e seve- quale pacificatore, - missioni non riu-
rità di essa regola. scite - nel 1300 e nel 1301 cfr. G.Vill.
119-120. il loglio ecc. con ogni pro- : Vili, 40, 49. « Si deve ricordare che chi
babilità si allude agli Spirituali intran- parla è S. Bonaventura, il quale successe
sigenti, discacciati dall'arca della Chiesa a fra Giovanni da Parma, e tenne una
con due bolle del die. 1317 e genn. 1318 via di mezzo tra gli esaltati da una parte
da Giovanni XXII. Invece il Com. stra- e i rilasciati dall'altra. A questa via di
namente: « [l'ordine francescano] pa- mezzo D. fa plauso»; Tocco, Bull. VI, 124.
gherà il fio, perchè all'ordine tralignato 125. alla scrittura: alla regola scritta
che mal coltiva la vigna del Signore il di S. Francesco.
popolo cristiano non gli farà quelle ele- 126. l'un quel d'Acquasparta fugge
:
mosine, onde egli trae il suo manteni- la regola, sembrandogli troppo rigida;
766 [CIELO quarto] Pah. XII. 127-138 [SPIRITI BEATI]
quel dal Casale invece la coarta (lat. sul principio del sec. xn, fu Decano della
coarctat), cioè la rende ancor più stretta. Cattedrale di Troyes e dal 1164 in poi
V. 127-145. Oli spiriti beati della cancelliere dell'università di Parigi: si
3a ghirlanda. Senz'aspettare di esser- ritirò quindi nell'abazia di S. Yittore, e vi
ne richiesto, Bonaventura nomina sé e morì nel 1179. La sua opera principale è
i suoi compagni del cerchio esterno. la Hi8toria scholastica. -Pietro Ispano:
127. la vita: l'anima; cfr. Par. IX, Pietro di Giuliano da Lisbona. N. verso
7. - Bonaventura : il Doctor seraphicus il 1226, fu prima medico (e avrebbe in-
Thom. Aq., Sum. theol. II, 11, 102, 4. il coraggio di rampognare il re Davide
130. Illuminato: da Rieti, uno dei pri- per il suo peccato; cfr. II Peg. XII, 1
mi seguaci di S. Francesco e suo compa- sgg. Ili Peg. I, 34. È qui nominato ac-
gno in Oriente. - Augustin: anche co- canto a Crisostomo, perchè ambedue dis-
stui fu uno dei primi seguaci di S. Fran- sero verità amare ai grandi della terra.
cesco, eletto Ministro dell' Ordine in 137-138. Crisostomo: Giovanni d'An-
Terra di Lavoro nel 1216. - quicì qui. : tiochia, detto Crisostomo (= bocca d'oro)
132. nel capestro: cingendosi del cor- per la sua aurea eloquenza. N. da nobile
done francescano. famiglia verso il 347 in Antiochia fu pre-
133. Ugo da San yittore celebre teolo-
: sbitero nel 386, patriarca (= metropoli-
go mistico. 1ST. verso il 1097 presso Ipres tano) di Costantinopoli nel 398, m. nel
in Fiandra, visse sino al 1115 nel con- 407 in esilio nella chiesa di Basilisco
vento di Humersleben presso Magde- presso Cornano nel Ponto. Fu uno dei
burgo; fu quindi canonico regolare in più eloquenti Padri della Chiesa greca
San Vittore di Parigi, e vi morì 111 feb- e de' campioni pia animosi del cristiane-
braio 1141. Thom. Aq., Sum. theol. II, simo. - Anselmo arcivescovo di Canter-
:
:
Terenzio e Virgilio. - prim'arte: la gram- encomiare sì grande paladino, quale fu
matica, l a delle 7 « scienze del trivio e S. Domenico, mi mosse la cortesia, ar-
del quadrivio, cioè Grammatica, Dialet- dente di celeste carità, di Era Tommaso e
tica, Rettorica, Arismetica, Musica, Geo- il suo discreto parlare. - Ma non voglia-
!
tichi dicevano anche Calavra per Cala- dezza di questo paladino, di S. Domeni-
I bria; cfr. G. Vili. Ili, 4. Gioacchino da co e cotanto paladino dovrebbe essere
'
;
|
Ceiico in Calabria, n. verso il 1130, prima il soggetto di mi mosse, mentre V infiam-
j
cistercense, poi fondatore di un nuovo mata cortesia e il discreto latino sareb-
ordine di cui egli fu il primo capo nel- bero oggetti di inveggiare. Cfr. Bertoldi,
!
l'abbazia di Fiore nel cuor della Sila. o. e, 37 Bull. XXIII, 142 Giom.Dant.
; ;
;
Scrisse numerose opere bibliche, di cui XXIII, 222 sg. - paladino paladini (co- :
! una delle più famose è il commento al- mites palatini) furono detti i dodici baro-
I l'Apocalisse ed ebbe fama di profeta.
; ni, delle cui gesta sono pieni i romanzi
\ Morì nel 1202. Dante e Calabria, 2 a ediz. del cielo carolingio, che stavano intorno
I Città di Castello, 1911. Tocco, L'eresia a Carlo Magno; quali Orlando, Ulivieri,
1
nel M. E., 261 sgg. Turpino ecc., fior fiore di valore e cor-
142-144. Ad inveggiar molto discusso
: tesia. Paladino è chiamato qui S. Do-
<
è il senso di questi versi. Nel Purg. menico (o S. Tommaso o l'abbate Gioac-
VI, 20, si ha inveggia per invidia, e chino) come uno de' principi nella corte
qui inveggiar leggono quasi tutti, e sarà del cielo. Molti però, specie intendendo
da intendere invidiare, ma, come Ven- di S. Domenico, interpretarono paladino
vejar provenzale, invidiare in buona come' campione'; cfr.vv.43sg. e 97 sgg.
parte. Al. intende rinnovare la memoria; cortesia nel fare l'elogio di S. Francesco.
:
I inneggiar che ci danno i codd. po- 1323, due anni dopo la morte di D. In
i trebb' essere un semplice sbaglio di let- Conv. IV, 30 D. lo chiama il buono fra
tura per inneggiar, lezione che ren- Tomnaso d' Aquino. - discreto retto, :
derebbe il testo chiarissimo e che è giudizioso, -latino: cfr. Par. XVII, 35.
ì caldeggiata dal Bertoldi (p. 37); ma la Il discreto latino è il discorso in lode di
> quasi unanimità dei testi e comm. an- S. Francesco {Par. XI, 43-117), fatto
tichi induce a tener fede alla lez. in- con retto discernimonte.
i veggiar, e a starsene alla prima inter- 145. mosse: al tripudio e al canto
' '
t prefazione, ancorché il senso d'invidiare di che è parola nei vv. 1-9. - questa com-
I in buona parte sia da ridurre a quello, pagnia: gli altri miei undici compagni.
768 [CIELO (-2UAKTOJ L'AK. xai. 1-10 [DANZE E CANJij
CANTO DECIMOTERZO
CIELO QUARTO o DEL SOLE
DOTTORI IN FILOSOFIA E TEOLOGIA
appena una qualche idea; poiché la bel- XXXII, 49, 140, Par. XXXI, 124.- non
lezza delle due ghirlande e la vaghezza vien meno: non si toglie alla vista no-
della loro danza superano immensamente stra, giacché si aggira intorno alla stella
ogni cosa di questo genere che siamo usi polare così da v vicino, che le sue stelle
vedere qui in terra. restano tutte e di notte e di giorno so-
1. cupe: desidera, brama; lat. cupit. pra l'orizzonte.
2. image: imagine cfr. Purg. XXV, 26.
; 10-12. la bocca di quel corno: le 2 ul-
[CIELO QUARTO] Par. xiii. 11-27 [danze e canti] 769
09
poi eh' è tanto di là da nostra usanza,
quanto di là dal muover della Chiana
si muove
il ciel che tutti gli altri avanza.
ta, che si può dire principio del corno, gura delle due corone di spiriti solo ;
è la stella polare, che è insieme una delle press'a poco avendo gli spiriti lucentezza
estremità dell'asse celeste {punta dello assai maggiore di quella delle più lucide
stelo) intorno a cui si aggira la prima stelle e danzando con sì mirabile ritmo
rota, cioè il cielo defle stelle fisse. e movenze quali non possiamo attribuire
aver ecc. immagini il lettore che
18. : con la fantasia nostra alle due corone di
queste 24 stelle formino in cielo due co- stelle che il P. ci ha invitato a immagi-
stellazioni, ciascuna di 12 stelle dispo- nare entro di noi. -della vera realmente
:
tata in una costellazione da Bacco, che uso umano. - Chiana fiume di Toscana
:
confortò la misera, allorché Teseo, che il cui corso, ai tempi di D. era lentissi-
ella aveva aiutato nell'impresa di ucci- mo; cfr. Bass. 299. - il ciel: il Primo
dere il Minotauro, l'ebbe abbandonata ;
Mobile, il cielo velocissimo (Par. XXVII,
cfr. Ovid., Met. Vili, 174 sgg. Fast. V, 99) cfr. Purg. XXXIII, 90. Conv. II, 4.
;
grandosi. -di cura in cura: nel passare 37-39. nel petto ecc. in Adamo, d' una
:
dalla cura del danzare e cantare a quella cui costa fu formata Eva cfr. Gen. II, ;
maso di Salomone, Par. X, 114. Questa la gustazione del frutto proibito, osata
parola, intesa alla lettera, aveva fatto da Eva, cagione dei mali dell' umanità ;
tuo credere e
e vedrai il mio dire '1
Betti. Sul sapere di Adamo cfr. Thom. risce; e quest'amore è Spirito Santo. Si
Aq., Sum„ theol. I, 94, 3; sul sapere di noti altresì che Iddio vede e intende sé
Cristo cfr. ibid. Ili, 9-12. stesso come l' essere perfettissimo da cui
52. Ciò che non muore: le creature in- e per cui è ogni altro essere reale o pos-
corruttibili gli;
A ngeli, 1' anima umana, sibile (fuori di Dio nulla sarebbe, se Iddio
- ciò che
i cieli. le creature
può morire : non lo volesse, che la creazione, si tenga
corruttibili: gli elementi e «le singolari ben presente, è ex nihilo); e però bi-
forme delle corporali cose»; Lan. sogna ammettere che nell'Idea che Iddio
53. splendor: luce riflessa (cfr. Gonv. ha di sé, son le idee o archetipi di tutti
HI, 14) di quell' Idea che il nostro Sire, gli esseri, o meglio è V archetipo, poiché
Dio, genera nell'Amor suo. Il Creatore Egli della moltiplicità indefinitamente
mira il prototipo della creazione nel Ver- varia degli esseri ha una visione unica e
bo suo, che è l'espressione ipostatica della simultanea. Ecco come tutti gli esseri
sua intelligenza; cfr. Thom. Aq., Sum. (v. 52) veramente riverberano Videa che
theol. I, 15, 1-3; I, 34, 3. Boet., Gons. il nostro Sire partorisce con Amore.
phil. III, metr. 9. Par. X, 1 sgg. Luce: il Verbo, Videa del v. 53. -
55.
54. Sire: signore. Il senso di questa mea: lat. meat, procede, deriva; cfr.
terzina può essere dichiarato così Il no- : Par. XV, 55; XXIII, 79.
stro Sire, Iddio padre, vede ed intende 56. dal suo Lucente dal Sire del v. 54,
;
sé stesso. Egli ha dunque V Idea di sé cioè dal Padre. - disuna: separa, di-
stesso e tale Idea è il Verbo, personale,
;
stacca.
di cui parlano i teologi. Ma esso Verbo, o 57. s'intrea: vien terzo fra loro; e
Idea, deve dirsi non tanto concepito, quest'amore è lo Spirito Santo, detto
così come noi diciamo concepite le idee anche altrove il Primo Amore.
772 [CIELO quarto] Par. sui. 58-69 [SALOMONE]
Luce di cui parla il v. 55. « Substantia 103 sgg. che si suole citare a questo luo-
secundum quod per se exsistit et non in go, si discorre non già, come qui, di ciò
alio, vocatur subsistentìa illa enim sub- ; che nasce addirittura senza seme, ma di
sistere dicimus, quae non in alio sed in ciòche nasce senza seme palese, eh'
se exsistunt»; Thom. Aq., Sum. theol. quanto dire con seme, che se non è visibile •
61-63. Quindi: da queste nove sussi- Conv. Ili, 7. Par. I, 3. - e chi la duce :
stenze il raggiare della Viva Luce, agendo è la forza, l' influenza dei cieli che duce,
dalla superiore sulla inferiore, discende tempera, dispone la materia. « Vivos du-
infino alle creature inferiori, così de- cent de marmore vultus »; Virg., Aen.
crescendo finalmente dà
sempre, che VI, 848. - non sta d' un modo « Quello
:
l'esistenza e l' impronta soltanto a cose cielo [l' empireo] mostra quella vita per-
corruttibili. Cfr. Thom. Aq., In Aristot., petua anche in ciò, che non si muta in
Metaph. IX, 1 sg. Sum. theol. I, 41, 5. - qualità, ma sempre sta d' un modo » ;
atto ciò che è. Qui d'atto in atto signifi- nell' Idea o Verbo divino. In ogni cosa
cherà di cielo in cielo ; che i cieli per creata risplende (traluce; cfr. Purg. XIV,
la virtù ispirata loro dagli angeli motori, 79 e Par. V, 12) 1' idea divina, ma in
« di su prendono e di sotto fanno » {Par. una più, in altra meno.
[CIELO QUARTO] Par. xiii. 70-81 [SALOMONE] 773
ma quanto alla specie. Due alberi della gnifica complesso di tutte le cause
il
stessa specie hanno frutto diverso. - le- seconde cfr. Par. Vili, 127 sgg. Thom.
;
gno: pianta, albero; cfr. Inf. XIII, 73. Aq., Sum. theol. I, II, 1, 2; 6, 1; 26, 1;
Purg. XXIV, 116, ecc. 67, 1. - ladà: dà la luce del suggello -
72. voi: uomini; cfr. Par. Vili, 124 scema: imperfetta.
sgg. Conv. Ili, 7. -diverso: di forza e 78. l'abito dell'arte ecc.: disposizione
di attitudini. all'arte e conoscenza di tutti i suoi ele-
73-74. Se fosse ecc.: se la materia fosse menti, ma tremante la mano, epperò inet-
proprio a tutto punto, cioè preparata nel ta a formar cosa perfetta. Cfr. Thom.
modo migliore possibile, e le influenze ce- Aq., Sum. theol. I, n, 49, 1-4. Aristot.,
lesti fossero nella loro intera attività, Metaph. V, 25; VII, 42 sg.
le cose create risplenderebbero di tutta 79-81. Però ecc. dopo aver dimostrato
:
la luce del suggello, cioè sarebbero per- che, quando Dio opera mediante cause
fette. « Se la disposizione del cielo fosse seconde, l'effetto che ne viene non ha, né
a produrre uno agricola, e la materia può avere, intera e piena perfezione,
fosse a ciò disposta, allora nella ditta passa a dimostrare che, quando Dio opera
cera, cioè materia, apparerebbe tutta la o produce immediatamente, l'effetto è
forma del sigillo, cioè quella virtù ce- di necessità perfettissimo. E volendo
leste, e sarebbe perfetto.agricola » Lan.
; esprimere l'atto creativo unico operato
- dedutta « menata e fatta molle, acciò
: da tutte e tre le divine persone (cfr.
che ricevesse la impressione del sug- Inf. Ili, 4-6. Par. X, 1 sgg.), egli ci
gello » Buti. - in sua virtù suprema e
; : dà in un giro di frase le tre distinte
non (v. 61 sgg.) affievolita. « Si sperae coe- operazioni creative dicendo (non nascon-
lestes essent in earum inaiori virtù te; diamo però che la costruzione ed inter-
verbi gratia. si pianeta Iovis, qui est opti- pretazione della terzina è tutt'altro che
mus, esset in piscibus, quod signum est sicura): Però se lo Spirito Santo {il Caldo
domus eius vel si esset in sua exaitatio-
; Amore) dispone e segna nella creatura
ne, gaudio vel termino, vel esset in bono l'Idea, il Verbo (la Chiara Vista), del Pa-
aspectu bonorum planetarum et liber a dre onnipotente (della PrimaVirtù, cfr.
coniunctione malorum tunc res quse ge-
; Par. XXVI, 84), allora si consegue tutta
neraretnr, respondens illi planetse, esset la perfezione possibile. Nei vv. 52 s^g. la
optima, et appareret in ea virtus Iovis creazione è considerata come opera del
perfecte quae dat sibi formam»; JBenv. Padre nei v. 55 sgg. è spiegata come atto
;
strerebbe in tutta la sua vivezza. L'im- Spirito Santo, mostrando così la perfetta
magine della cera e del suggello, di che equivalenza delle tre persone divine, e
anche altre volte fa uso D., deriva da Ari- indicandole in pari tempo nel loro ordi-
come mostrò meglio di tutti E.Ro-
stotele, ne gerarchico. È noto del resto che «vir-
stagno in Bull. IX, 42. tus creativa Dei communis est toti Trini -
76. natura: strumento di Dio a pro- tati»; Thom. Aq., Sum. theol. I, 32, 1.
774 [CIELO QUARTO] l'Ali. XIII. M-Vd L*àlomom-;]
corpo di Adamo. Al. intendono di tutti che lo indusse. - detto da Dio a Salo- :
gì animali; ma qui si tratta solo del- mone. « Apparuit Dominus Salomoni per
l'uomo perfetto, di Adamo; e del resto somnium nocte, dicens: Postula quod
gli animali furono prodotti non imme- vis, ut dem tibi. Et ait Salomon :... Da-
diatamente da Dio, ma per mezzo della bis ergo servo tuo cor docile ut populura
Natura; cfr. Genes. I, 24, 27; II, 7. tuum judicare possit et discernere inter
83. animai: conveniente alla natura ani- bonum etmalum quis enim poteri t. Indi-
:
male. * Suppone nella terra stessa, e sa- care populum istum, populum tuum hunc
pientemente, la disposizione a fornire più multuni?»; Ili Reg. Ili, 5 sgg.; cfr.
o men docili gli organi della vita »; Tom. Conv. IV, 27.
84. così: in questo modo (cfr.lan. 82) 94. sì: si oscuramente. - posse: per
Maria Vergine concepì Gesù Cristo. Cfr. possa antic. anche in prosa. Cfr. Nan-
:
cuno tanto perfetta quanto in que' due, 'J7. non per sapere ecc.: Salomone non
Adamo e Cristo. Dunque il vedere di chiese sapienza per sapere quante sieno
Adamo e quello di Cristo superarono le angeliche intelligenze che presiedono
certamente il vedere di ogni altro uomo, ai movimenti de' cieli. Nel racconto bi-
epperò anche di Salomone cfr. v. 37 sgg.
; blico (III Reg. Ili, 11 sg.) è detto che
88-90. Or ecc. Se a questo punto io,
: Dio lodò Salomone di aver chiesto intel-
dopo aver confermato che Adamo e Cri- letto per ben giudicare, ossia governare
sto furono perfettissimi, non aggiungessi il popolo, invece di chiedere lunga vita,
92-93. pensa ecc. : considera quale era messe, V una necessaria, 1' altra contin-
[CIELO QUARTO] Par. xiii. 100-114 [giudizi precipit.] 775
gente, possa dedarsi conseguenza neces- 109-111. distinzion : tra uomo e re.
saria ;cfr. Aristot., Analit. pr. I, 16. - il mio detto : cioè « A veder tanto non
100. si est ecc.: se conviene {est) ammet- surse il secondo ». -star: sussistere in-
tere (dare) che esista un primo moto che sieme. - credi: cfr. v. 37 sgg. -primo
non sia l'effetto d'un altro moto ossia se ;
padre Adamo. - «ostro diletto Cristo.
: :
nella scala dei motori e dei mossi si vada «Gratificavit nos in dilecto Filio suo»;
all'infinito, o si arrivi a un motore che Efes. I, 6.
non è punto mosso ; cfr. Thom. Aq., V. 112-142. Contro i giti&izi 'preci-
Oontr. Gent. 13: « Impossibile est
I, pitati. Sciolti i dubbi di D., S. Tom-
quod in motoribus et motis procedatur maso ne trae argomento per ammonirlo
in infinitum ». che bisogna e cercar d'intender bene e
101-102. se del mezzo ecc.: se in un se- giudicar lentamente, se non si vuole
micerchio, preso diametro come lato,
il incorrere in gravi errori, come fecero
si possa iscrivere un triangolo che non molti antichi filosofi e gli eresiarchi. Lo
abbia un angolo retto cosa impossibile. : stolto giudica frettolosamente; il savio
103-105. Onde onde, se tu fai at-
ecc. : va a rilento e guarda se è il caso di far
tenzione a ciò che ho detto prima (Par. distinzioni sia nell' affermare, sia nel ne-
X, 114) e a ciò che t'ho esposto ora, ti gare. Scendendo poi nel campo pratico,
accorgerai -che quel vedere senza pari, rimprovera particolarmente chi con trop-
del quale io intesi parlare, è la sapienza pa facilità e sicurezza presume giudicare
regale. Salomone dunque fu il più sa- dell'altrui salvazione o dannazione. Dei
piente non già di tutti gli uomini, ma secreti divini l'uomo non può e non deve
solo dei re. Molti nel verso 104, invece sentenziare. E come tale che dal volgo
di è, leggono e (congiunz.) ma da questa ; è creduto santo, può cadere e perdersi,
lez. non si cava, ci sembra, un costrutto così altri, spregiato perchè grave pec-
che regga, senza sforzo e contorsione catore, potrà rialzarsi e salvarsi.
soverchia. Cfr. Filo imi si- Guelfi, Studii 112-114. ti sia ecc.: ciò ti serva a ren-
su D., 497 sgg.- impari che non ha pari. : derti cauto in avvenire. « Che mai tu
106-108. al surse
'
ecc.: e se con l'oc-
'
non sia subito a giudicare l'altrui detto
chio della mente non offuscato da pre- per libero sì, o per libero no; ma sem-
concetti tu noti il verbo surse, da me pre procedi con distinzione, consideran-
usato nel toccare di Salomone, vedrai che do che si possono ad una medesima cosa
esso accenna ai re, che sovra i sudditi avere diversi rispetti » Ott. - lento ; :
sorgono. Altri altrimenti, e taluni anche nel giudicare e quindi lento ad affer-
con stravaganze. - che son molti ecc. : mare o negare assolutamente ciò che a
siveda la rassegna che dei re del suo prima giunta chiaramente non discerni
tempo fa il Poeta in Par. XIX, 115 sgg. (tu non vedi). - lasso: stanco; cfr. Inf.
77() [CIELO QUARTO] l'Ali. XIII. 115-129 [GIUDIZI PRECIPITATI]
XXXIV, 83. Cfr. Ronchetti, Appunti, sere ogni cosa »; Land. -Melisso: altro
160 sg. filosofo eleatico, nativo di Samo e di-
115. abbasso collocato tra gli stolti in
: scepolo di Parmenide, fiorì verso il 450
assaibassoluogo: stoltissimo fra gli stolti. a. C. « Ebbe opinione che questo uni-
117. nell'ini così ecc.: sia che s'abbia verso fosse infinito, immutabile ed im-
a dir di sì, sia che s'abbia a dir di no. mobile, e che il moto non fosse, ma pa-
118-120. corrente corriva, precipitosa.
: resse.Diceva che non dobbiamo difiìnir
L' opinione che uno si forma frettolosa- alcuna cosa d'Iddio, perchè di lui non
mente, senza fermarsi a ponderar bene abbiamo certa cognizione » Land. De ;
e distinguere, spesso piega al falso, os- Mon. Ili, 4. - Brisso : Bryson o Dry-
sia è opinione falsa. E si sa bene che son, filosofo greco, figlio e discepolo di
come ci siamo formati un'opinione, l'af- Stilpone secondo altri, discepolo di Eu-
;
fetto a questa impedisce all' intelletto clide. Si occupò assai della quadratura
lega,', e restiamo
di più oltre ricercare, lo del circolo. Cfr. Aristot., Soph. El. I,
così nel falso a cui la precipitazione ci 10. - andavano e non ecc. procedevano :
ha menati. « Nihil est turpius quam co- nel loro pensare alla cieca. « Qui ambulat
gnitioni et perceptioni affectionem ap- in tenebris, nescit quo vadat » Giov. ;
gio che inutilmente, cioè, non solo senza setta degli Ariani, prete di Alessandria,
vantaggio, ma con danno suo, si mette m. 336, il quale insegnava il Verbo di-
a cercare il vero chi ignora l'arte di ricer- vino non essere eterno e consustanziale
carlo poiché, non movendosi, resterebbe
;
al Padre, perchè spiritualmente dal Pa-
nell'ignoranza; ricercandolo male, arri- dre generato. - e quegli stolti che fu-
va facilmente a trovar l'errore, e a questo ron ecc.: e tutti coloro i quali contor-
si affeziona; male assai peggiore del- sero e falsarono il senso delle Sacre
l'ignoranza. Cfr. De Hon. I, 13. Scritture, e furono per queste come le
Parmenide: filosofo greco del-
125-126. spade che rendono nelle immagini torti
la scuola Eleatica, che fiorì verso il 500 e deformi i volti diritti che vi si spec-
a. C. « Scrisse che la generazione degli chiano. Altri intese: mutilarono la'
uomini ebbe principio dal sole, e il sole Scrittura come una spada mutila un bel
essere caldo e freddo, e da quello es- viso ma già render torto non è muti-
,' :
[CIELO QUARTO] Par. xiii. 130-142 [giudizi precipit.] 777
lare ; e '
rendere '
è il verbo che D. usa e' son ben pochi que' cotali. E quelli
per il riflettere degli specchi Purg. XV,
; tanti, che bene sanno, più dubiterebbono
75 ; XXIX, 68. che gli altri di giudicare, temendo di non
130. sien ecc.: rimprovera nel cam-
Non errare, che non farebbono coloro che poco
po pratico la inconsideratezza di coloro sanno. Onde ser Martino dell'aia e donna
che giudicano temerariamente dell' al- Berta del mulino più arditamente si met-
trui salute o dannazione e il rimprovero ; tono ad interpretare i sogni, che non fa-
torna molto a proposito qui dove si è ra- rebbe Socrate e Aristotile, maestri sovra-
gionato di quel Salomone della cui sal- ni della naturale filosofia. » Berta e Mar-
vazione alcuni dubitavano. « lolite an- tino erano nomi propri di persona usati
te tempus iudicare, quoadusque veniat per esemplificazioni generiche, così come
Doniinus, qui et inluminabit abscondita noi usiamo Tizio, Caio, Sempronio : cfr.
tenebrarum et manifestabit Consilia cor De Vulg. El. II, 6 e Conv. 1. e. e III, 11.
dinm»; I Cor. IV, 5. Cfr. Giac. IV, 13 140. furare rubare. - offerére far pie
: :
sg. Conv. IV, 15. offerte ; cfr. Par. V, 49 sg. « Però ne-
:
stima del grano, prima che sia maturo. 141. vederli: «veder quello che la di-
134. rigido non flessibile, quasi fosse
: vina sapienza ha determinato di ciascun
morto. - feroce questo agg, compie la
: di loro » Teli. - « De hoc, quem tu iu-
;
stelle e delle pianete e dalla disposizione far pie offerte, può cadere in peccato
e impressione degli elementi, e' sono mortale e quindi essere anche dannato.
buoni filosofi e buoni astrologhi, che « Qui se existimat stare, videat ne ca-
possono far buona interpretazione, ma dat » I, Cor. X, 12.
;
778 [CIELO QUARTO] Par. xiv. 1-6 [dubbio]
CANTO DECIMOQUARTO
stanno nel centro delle due corone di è percossa nel centro, essa si muove in
beati concentriche; cfr. Par. XII, 1 sgg. circoli via via maggiori dal ^entro al
Dopo che S. Tommaso, uno dei beati, cerchio.
ha parlato, parla B. ai beati. La voce 4. caso: caduta =
mi cadde subito in
di S. Tommaso diretta dalla circonfe- mente. Di caso usato latinamente per ca-
renza al centro e la voce di B. da que- duta si hanno altri esempi cfr. Monti,
;
sto a quella suggeriscono al P. una Prop. I, 2, 144 sg. Così quasi tutti da
similitudine nuova, quella dell'acqua Benv. in poi. I più antichi diversamente.
contenuta in un vaso rotondo la quale Buti « Parlando santo Tomaso scintil-
:
si move dal centro al cerchio e dal cer- lava, e ragguardava io e considerava lui,
chio al centro, secondo eh' è percossa e parlando B. ancora scintillava, et io
internamente o esternamente. Dal cen- ritornava la mente a considerare lei; e
tro dunque B. incomincia a parlare ai così la mia mente discorreva col pen-
beati: « Questi brama di sapere se la siero e co la considerazione da lei ai
luce che infiora la vostra sostanza, ri- serti, e da' serti a lei, e così si moveva
marrà sempre con voi, anche quando, Dal centro al cerchio e dal cerchio al
dopo la generale risurrezione, avrete ria- centro-, e però dice: Questo ch'io dico;
vuti i vostri corpi e se, rimanendovi, le
; cioè di muovere mia mente; e
così la
vostre viste non ne resteranno impedite ben dice subito caso imperò che altresì
;
7-8, per la similitudine ecc.: per il fatto carità ;e del nuovo gioire danno prova
simile, che avvenne, del parlare di S.Tom- col muoversi tripudianti in giro e col
maso e di Beatrice. dolcissimo canto di un triplice inno in
10-12. costui: Dante. - ne
pensando lode della SS. Trinità.
ancora il dubbio sta per nascere nella
: 19. da più letizia: da un sentimento
mente di D. - d' un altro ecc. sapere : di letizia per qualche particolar cagione
a fondo un'altra verità; cfr. Par. IV, fatto maggiore di prima. - pinti e tratti :
ìtanza non è la luce, ma questa è qua- B. (vv. 10-18). -pronta: fatta subito che
ità e apparenza esteriore di quella. S. Tommaso ebbe finito di parlare. -
16-18. se rimane ecc. se la luce che
: devota: riverente.
ora vi fascia resterà con voi dopo risorti 24. torneare nella velocità del muo-
:
corpi, come potrà essere che essa non versi in giro. - mira nota: mirabile canto.
offenda con la sua vivezza gli occhi cor- 25-27. Qual ecc. « Chi si lagna della
:
porei impedendo o rendendo difficile e legge che ognuno debba morire per ire
penoso ad essi il vedere? Cfr. Thom. al Cielo, non mai pensò o conobbe la
Aq., Sum. theol. Ili, SuppL, 82, 4. pioggia dell' eterna felicità onde godono
V. 19-33. Il tripudio dell'amore ce- i Beati » (Coni.), gioia assai maggiore di
leste. Udita la domanda di B., i beati ogni gioia terrestre. - non vide colla :
sentono gran gioia per esser data loro mente; non considerò. - quive: quivi, in
occasione di esercitare, rispondendo, la Cielo.. « Non vide: non è parola-di poe-
7*0 [cielo quarto] Par. xiv. 28-39 [tripudio]
verbo indiscusso della rivelazione, vero no forti tanto, da reggere a tutte le dilet-
al poeta, che ne aveva, con la più pura tazioni sovrumane e goderne» Cfr. Thom.
parte del suo spirito, animate le mistiche Aq., Sum. theol. III, Suppl. 82, 4; 85, 1.
figurazioni e in quel mondo egli vide
: 34. dia: lat. diva, divina, epperò an-
l'invisibile»; Steiner, Lect. D., 9-10. - che più risplendente. Ed è la luce di
ploia: pioggia, lat. pluvia, frane, pluie, Salomone eh' è già stata detta la più
;
ardente amore, effonderà intorno a sé, quanta « Anima e corpo compiono una
:
come ora, una luce che, come ora, ci natura, sicché il corpo dell' uomo è parte
ammanterà. di natura. Dunque, se così è, eh' è così
40-42. seguita: così ottimi codd. AL: fermamente, di necessità è mestiero che
seguirà: ma quanto è conveniente il fu- i corpi risucitino e si rifacciano, però
turo ne' vv. 43 sgg. in cui s' espone quel che se non risultassero, avrebbe la na-
che accadrà dopo il giudizio universale, tura un grande difetto»; Fra Giord.,
tanto è naturale il presente qui, dove si Pred., ed. Manni, 318.
espone la teoria generale che dà ragione 46-51. per che ecc. Il senso del passo
:
di quel che allora accadrà. - La chia- è: Venuto il beato a sua perfezione per
rezza radiosa di questa veste, essendo la riunione dell'anima col corpo, appunto
espressione di carità, è proporzionata al- perchè più perfetto, perchè di più valo-
l'ardore di questa ma tale ardore è, alla
; re, riceverà più lume di grazia (gra-
sua volta, conseguenza della visione tuito lume); il maggior lume di grazia
beatifica e a questa commisurato, così renderà più forte la vista dell'anima e se
come la visione è conseguenza ed effetto ne aumenterà la visione di Dio e questa, ;
quantunque grandissimi meriti non pos- in condizione adatta, -lo raggio: lo splen-
siamo pervenire a questa cognizione di dore esterno, che s'irradia dall'ardore in-
Dio; ma la sua grazia, vincendo l'im- terno. La chiarezza dei beati, adunque,
possibilità nostra, ce ne fa abili e rende non solo rimane, ma si accresce dopo
capaci » ; Dan. la risurrezione Cfr. Thom. Aq., Sum.
43. Come: quando; nella risurrezione. theol., I, 90, 4; I, il, 4, 5. De An. I, 2.
- gloriosa glorificata. « I corpi de' santi
: 52. « Aspectus eorum quasi
carbon :
saranno lucenti come '1 sole »; Fra Qiord., carbonum ignis ardentium » Ezech. I, ;
45. più grata: a Dio? a noi? a Dio ed 53. per vivo candor colla vivacità della
:
a noi? Chi sta per uno, chi per altro di sua incandescenza.
questi tre modi d'intendere; ma none ne- 54. parvenza visibilità. « La visibi-
:
cessario sottintendere a più grata alcun lità del carbone acceso si mantiene di-
complemento più grata vale più accetta
;
stinta dalla fiamma che noi può sover^
in genere, più accetta a chicchessia in- chiare»;!/. Yent., Sim., 83 -«Il fenomeno
quanto più perfetta di prima. - tutta qui descritto si rende manifestissimo nel-
782 [cielo quarto] Pai:, xiv. 55-60 [desiderio i>ìa beati]
le fucine,ove l'incandescenza del car- cietas amicorum, unde Aug. dicit 8 su-
bone è portata ad alto grado per mezzo per Gen. ad litt. cap. 25, quod creatura
di macchine soffianti » Antonelli. ; spiritualis ad hoc quod sit beata, nonnisi
55-57. questo fulgor ecc.: questa ful- intrìnsecus adìuvatur ceternitate, veri-
gida luce che sin d' ora ci fascia, sarà tate, charitate Greatoris; extrinsecus vero
soverchiata in apparenza, cioè in visi- sìadiuvari dicenda est, fortasse hoc solo
bilità, dalla nostra carne, eh' è tuttora adiuvatur quod se invicem vident, et de
(tuttodì) sepolta sotto terra. sua societat» gaudent.... Perfectio cha-
58-60. ne potrà tanta luce non po-
ecc.: ritatis est essentialis beatitudini quan-
trà abbagli arci; cfr.vv. 16- 18. Se le potenze tum ad dilectionem Dei, non quantum ad
sensitive del corpo risorto e ricongiunto dilectionem proximi. Unde si esset una
alla sua anima restassero quali furono sola anima fruens Deo, beata esset, non
nella vita caduca, l'occhio non potrebbe habens proximum quem diligeret. Sed,
sopportare tanta luce; ma Dio condizio- supposito proximo, sequiturdilectio eius
na i sensi per modo, che reggano ad ogni ex perfecta dilectione Dei. Unde quasi
più forte stimolo epperò ogni beato ve-
; concomitanter se habet amicitia ad per-
drà anche attraverso alla vivissima luce fectam beatitudinem»; Thom. Aq., Sum.
avvolgente la persona sua e a quella theol. I, il, 4, 8.
delle persone altrui; e ciascuno «godrà 61. tanto mi parver ecc.: mi parvero
così della sua come
della gloria altrui, così subitamente pronti.
e negli aspetti delle persone già care in 62. coro : corona di vivi splendori. -
vita aggiungerà alla celeste beatitudine Amme: riduzione popolare toscana di
la dolcezza dei ricordi famigliari»; Stei- amen = così sia; cfr. Inf. XVI, 88. « Am-
ner, o. e, 18. Questo è il dono dell'im- me dice lo vulgare ma la Grammatica ;
Sum. theol. Ili, Suppl. 82, 1, 3, 4. 64. non pur per lor non solo per la :
gli altri spiriti delle due ghirlande rispon- cfr. Purg. XXI, 97.
dono alleultime parole della luce piti 65. gli altri figli, fratelli e sorelle,
:
I pare che si dispongano in circolo at- re, Crit., 464.- pare e non par vera :
torno alle due corone di spiriti, sfavil- cfr. la parte ultima della n. 67-78, e an-
lando per modo, che l'occhio di lui non che Purg. VII, 10-12.
regge a tanto sfavillio. «Prima di le- 73. parvemi vedendole ancora solo in-
:
varsi alla stella di Marte, il Poeta vuol distintamente. - lì nel nuovo lustro del
:
farci sapere, che oltre ai beati spiriti v. 68. - novelle sussistenze altri spiriti:
dei quali si componevano le due lu- beati; cfr. Par. XIII, 59.
centi corone, altri molti ve ne erano in 74-75. fare un giro formare una terza
:
quella sede, meravigliosa per grandezza corona circolare attorno alle prime due.
e splendore. Però ivi gli si fecero par- 76. Spiro Spirito. La luce delle anime
:
71. parvenze: apparizioni, cioè le stelle. lascia tra quelle vedute cose, che non
72. la vista: AL: la cosa. A. parvenza seguono, anzi abbandonano la mente,
si accordamela meglio di cosa. Cfr. Moo- quando le vuole descrivere»; Land.
784 [cielo quinto] Pah. xiv.- 81-95 [AflCENSK
all' allegoria, si de' intendere che mag- mile a suono d'arpa e di giga, s'accoglie
giore ardore di carità, cioè più ardente, per la croce un canto melodiosissimo
è in coloro che combattono e vincono li che rapisce il P. Egli non coglie né in-
tre inimici detti di sopra [il mondo, il tende bene le parole del canto, ma da
dimonio, e la carne], che in coloro che sé quel pochino che riesce ad afferrarne
esercitano ne le Scritture » Buti. ; (Risorgi e vinci), capisce eh' è un inno
87. roggio: rosso infocato, cfr. la nota a di lode a Cristo.
Inf. XI, 73. 91. esausto esaurito non avevo ancor
: ;
88-89. con quella favella ecc.: col par- terminato la tacita e fervida offerta di
lare spirituale, interno, che è lo stesso tutto me stesso al Signore per atto di
in tutti gli uomini, anche se d' idioma gratitudine.
diversi. D. non aspetta ornai più che 93. litare: è il verbo latino litari che
B. lo esorti a ringraziare Iddio; cfr. vale sacrificare ; qui esprime quel che
' '
Par. X, 52 sgg. - olocausto vale pro- : già è stato espresso con olocausto nel
priamente bruciato interamente ', e
'
v. 89; cfr. Virg., Aen. LE, 118; IV, 50.
così chiama vasi il sacrifizio a Dio di - fausto: « Più che accetto, seguito da
qualche cosa « quae tota comburebatur »; effetto felice » ; Tom.
Petr. D. Qui significa l'offerta che il P. luce diffusa. - robbi rossi,
94. lucore : :
fa di tutto se stesso a Dio per ringra- incandescenti plur. di robbio lat. ru-
: ;
ziarlo della nuova grazia; cfr. Thom. beus. Probabilmente è un latinismo tutto
Aq., Sum. theol. I, n, 102, 3. dantesco; cfr. Bull. Ili, 101.
V. 91-126. Zia croce di Marte. Ap- 95. splendor: spiriti rilucenti, e preci-
pena terminata la sua tacita, ma fervi- samente di martiri della fede cristiana.
dissima azione di grazie, D. vede cosa - raggi liste luminose formanti una cro-
:
Eliòn =eccelso, eh' è uno dei nomi di tanti i punti di divisione da quadrante a
Dio. Eliòs è propriamente nome greco che quadrante. Questi punti riuniti alter-
significa Sole; e D. chiama Sole Iddio nativamente con rette, fanno nascere
anche altrove, Par. IX, 8; XVIII, due diametri, che s'intersecano ad an-
105, ecc. ; ma qui ei ricordava probabil- golo retto e queste linee sono le giun-
;
mente quel che dicono le Magnce Deri- ture le quali fanno il venerabil segno,
vationes di Uguccione da Pisa, il dizio- la croce, quale era fatta nel profondo
nario latino che D. ben conobbe « Ab : Marte, cioè pel centro di questo piane-
ely, quod est deus, dictus est sol elyos, ta, da quei raggi, che sopra ha descritto
quod prò deo olim reputabatur ». Cfr. conl'imagine della Vita Lattea»; An-
Toynbee, Studies and Researches, p. 112. tonelli.
97-99.maggi: maggiori; cfr. Inf. VI, 103. vince qui la memoria supera l'in
:
parsi nel cielo di Marte entro due liste quella ha pur ritenuto caso inverso di ;
e splendendo qual più, qual meno, fanno quello accennato in Par. I, 7-9.
ripensare alla Galassia o Via Lattea, 105. esemplo degno: termine di con-
della quale in pochi^atti D. ci dà i fronto degno, adeguato a ciò eh' io vidi
caratteri « una striscia biancheggiante,
: in cielo e vedo tuttora nella mia memo-
procedente da un polo all'altro del mon- ria. L'arte del disegno tentò più volte
do a forma di zona circolare, in cui si di rappresentare anche questa visione,
distinguono molte stelle di varia gran- ma sempre con esito infelice.
dezza o splendore, intese con i lumi mi- 106-108. chi ecc. : chi andrà su a ve-
nori e maggi come col fare dubbiar ben
; dere la cosa, mi scuserà s'io ne taccio
saggi allude air incertezza nella quale (di quel ch'io lasso, cioè lascio), giacché si
erano tuttora gli uomini i più dotti sulla persuaderà coli' esperienza propria, non
indole di quella immensa corona »; An- esserci davvero esemplo degno. Cfr.P&r.I,
tonelli. Cfr. Conv. II, 15, dove sono 70 72. - prende sua croce e segue Cristo :
esposte varie opinioni circa la Via Lat- « Si quis vult post me venire, abneget
tea. Aristot., Meteor. I, 8. Cfr. Toym- semet ipsum et tollat crucem suam et
bee, o. e, p. 44. sequatur me »; Matt. X, 38. « Tutti co-
100. costellati: cospersi, come la Via loro che accettarono i loro dolori da Dio,
Lattea, di lumi più o meno lucenti. serbando intatto il tesoro delle loro cre-
101. rai: raggi. - il venerabil segno: denze, e declinarono in terra la viltà
la croce. del conforto, perchè sapevano che senza
102. che fan ecc.: «bel modo d'indicare dolore non si vive in amore, vedranno
una croce a bracci uguali. I quadranti fatta simbolo trionfante, tutta radiosa
perchè possano stare in tondo, cioè in di luci, tutta canora di suoni quella
croce che, brutta di polvere e di san- tonelli. - si lista: «onde è tagliata, lista-
gue, avranno trascinata per il duro cam- ta, 1' ombra che si ottiene per mezzo
mino della loro esistenza, e da quella de' ripari, come sono le imposte, le stoie,
vedranno balenare l'immagine di Colui e simili altri ingegni, che 1' uomo con
che ha insegnato a tutti come si ami e arte oppone al sole » Br. B. ;
del peso e fermarsi su gli oggetti cir- -s' accogliea « si spandeva ma il verbo
: ;
costanti per rimettersi in giro a un nuovo dantesco spiega l'unità della melodia
impulso. Questo rimescolamento di tali risonante nella immensità della Croce.
minuzie coli' aria non ci è parvente in Così nella mente del Poeta l' immensa
piena luce: ma se tengasi difesa dal varietà dei minimi veri si raccoglie nel-
chiarore del dì una stanza, e per acci- l' unità di un vero supremo » L. Vent., ;
dente o per arte vi penetri un raggio di Simil., 57. - melode: melodia; cfr. Par.
sole, questo fa contrasto con la oscurità XXVIII, 119. « Come si disse ode o oda,
del rimanente del luogo, vi genera una strofe o strofa, ecc., così melode o melo-
lista luminosa, detta anche spettro so- da»; Nannuc, Nomi, 5. - mi rapiva:
lare, investe i corpuscoli vaganti, e rende mi faceva andare in estasi; cfr. Tom.,
visibile il fenomeno qui descritto »; An- Diz. dei Sin., n. 2208.
[CIELO QUINTO] Par. xiv. 124-136 [l'estasi beata] 787
124. elli : l' inno. - lode : plur. di loda, nel cielo appunto che la rappresenta »,
Inf. II, 103. Par. X, 122. Cfr. Thom. poiché, come scrive I). nel Oonv. II, 14
Aq., Sum. theol. I, II, 101, 2; 103, 3. « il cielo di Marte si può comparare alla
I
125. venia: giungeva distinto al mio musica per due proprietadi, ecc. ecc. ».
jorecchio. - risurgi: forse le parole di 130. osarlat. ausa, ardita; Purg.XI,12Q.
Isaia, LI, 9 « Consurge, consurge, in-
: 131. occhi belli : di Beatrice.
.jluere fortitudinem brachium Domini. » 133-135. vivi suggelli : i cieli, così chia-
Gli ant. comm. credettero queste parole mati per il potere, che si credeva aves-
dirette a D. meglio intendere col Buti
;
: sero, di segnare una impronta nell'anima
* Questa è parola de la Santa Scrittura umana. Così i più. Altri: Gli occhi di B.;
che dice di Cristo; imperò che egli
si interpretazione validamente propugnata
risurresse da morte e vinse lo dimonio dal Torraca nel suo Commento e dallo
che aveva vinto l' uomo, e questo bene Steiner, o. e, 29 e 46 sgg. lì Barbi (Bull.
il intelligibile a lo intelletto umano ma : XXV, 79) opina (rinfrescando un'in-
l'altre cose divine, che furno fatte da terpretazione accennata già dall' Oit.
Cristo e che in lui sono, et apprendono e da Benv.) che i vivi suggelli siano le '
è dicono li beati che sono comprensori, anime beate '. E quando così s' intenda,
non possono intendere da noi che sia-
si tutto corre più liscio. Le anime beate,
mo E però debitamente fìnge lo
viatori. e così Beatrice e in particolare i suoi
nostro autore eh' elli non apprendeva se occhi, si manifestano con bellezze cre-
jion Risurgi e vinci ma 1' altre cose no,
; scenti quanto piti si sale per i cieli (più
perchè elli era ancora viatore. » fanno più suso, e cfr. Par. XXI, 8 sg.) :
V. 127-139. L'estasi beata. Il canto naturale perciò che i beati di Marte dia-
di quegli spiriti rapisce D. siffattamente, no a D. un piacere più intenso di quanti
eh' egli afferma di non avere mai, fino a egli ha avuti ne' cieli sottostanti e dai
quel momento, gustato così intenso di- beati e dalla stessa B., i cui occhi sono
letto. Ma forse, aggiunge, parrà a taluno stati sempre, è vero, più belli di ogni
eh' io dica troppo, posponendo il diletto bellezza d'altri beati, ma dei beati dei
che ni' infondevano gli occhi di B. a quella cieli inferiori. Ora indubbiamente anche
dolce armonia. Mi scuserà tuttavia chi ri- gliocchi di B. saranno in Marte divenuti
cordi che, giunto in Marte, io non aveva più fulgidi e belli e vinceranno ogni al-
ancora rivolto lo sguardo a quegli occhi di tra bellezza di quel luogo, sia puro affa-
cui, per la salita in Marte, la bellezza do- scinante come la melode del v. 122; ma
veva essersi, e si era, di molto accresciuta. D. non si era rivolto ancora a quelli oc-
127. quinci : di quella dolce melodia. chi sicché, esprimendosi come si espri-
;
129. vinci : vincoli di piacere. « Vinci me nei vv. 127-129, dice il vero, senza
Bono quelli legami con che comunemente far torto alcuno agli occhi di B.
si legano gli cerchi delle botti » Lan. ; 136. escusar lat. excusare, scusare. -
:
CANTO DECIMOQUINTO
V. 1-12. Il silenzio dei beati. Tace risolve (si liqua) in volontà iniqua, in
ilcanto dei beati per dare agio al P. di volontà di far il male.
manifestare i suoi desiderii. La cortese 4. lira: il coro dei beati; cfr. Par.
carità - effetto di diritto amore - degli XXIII, 100.
spiriti beati verso di lui pare al P. di 5. lesante corde: le anime beate si
buon augurio per chi in terra invoca quetarono, si fermarono.
l' intercessione dei santi e lo induce ad
; 6. la destra ecc. la destra di Dio. Di-
:
esclamare, esser ben giusto che sia dan- cendo che le corde di quella celeste lira
nato in eterno chi rinunzia a quell'amore sono allentate e tirate da Dio, il P. ri-
sì diritto per amare cose corruttibili e badisce il concetto anche altrove espresso
di breve durata. (Par. III, 82-85) che ai beati è legge e nor-
1. Benigna volontade voglia buona. -
: ma solo la volontà di Dio.
liqua: dal lat. liquat =
liquefa, scioglie: 8. sustanze: anime beate; cfr. Par.
sì liqua vale perciò si risolve '.
'
VE, 5; XXIX, 32.
3. come cupidità ecc. l' amore non di-
: 9.concorde: concordi (cfr. Nannuc,
retto al vero bene, ìa mala cupidigia, si Nomi 249 sg.) a finire il loro canto e
[CIELO QUINTO] Par. xv. 10-27 [cacciaguida) 789
fermarsi, per provocarmi ad esprimere chè la stella non cade, e perchè quel
i miei desiderii. fuoco è fuggevole»; Tom.
10-12. Ben è: sta bene, è giusto. Cfr. 18. nulla sen perde ecc.: là onde quel
Thom. Aq., Sum. theol. HI, Suppl., 99, 1. fuoco muove, non vien a mancare alcun
- quell'amor : Vamor
che drittamente
è fuoco o lume, e il fuoco che si muove,
gpira del v. 2 ; l' uomo ha na-
amore che presto scompare senza lasciar traccia di
turalmente, ma di cui si spoglia volgendo sé. Cfr. Purg. V, 37 sgg.
il suo desiderio a ciò ch'è caduco e vano 19. dal corno ecc. dal braccio destro
:
(che non duri eternalmente). della croce; cfr. Par. XIV, 109.
V. 13-30. U
saluto dell' antenato. 20-24. un astro uno dei
: fulgidi spiriti,
Pari a quel guizzo di luce che suol dirsi onde la croce è costellata (XIV, 94-102).
stella cadente, discende dal destro corno « Costellazione è congregazione di molte
al pie della croce luminosa uno de' lumi stelle » ; Buti. - ne si partì ecc. : per di-
più sfavillanti, e con dolcissime parole scendere appiè della croce, quell'anima
saluta il P. come suo discendente. Que- non distaccò da essa, come una gemma
si
sto lume dichiarerà poi di essere l'anima che spiccasse dai nastro su cui è stata
si
di Cacciaguida, trisavolo di D. fissata; ma trascorse per entro i raggi
13. per li seren per i sereni notturni;
: (lista radiai; cfr. Par. XIV, 95 e 101)
cfr. Ovid., Met. II, 319 sgg. Vìrg., Aen. luminosi e biancheggianti (cfr. albor di
II, 693 sgg. Par. XIV, 108) di che è fatta la croce,
14. discorre: « Aspectus eorum quasi a guisa di lume che si muova dietro tra-
fulgura discurrentia » Nahum II, 4. ; sparente alabastro. - la gemma: l'ani-
Cfr. Lucan., Phars. V, 561 sgg. ; X, 502. ma raggiante. - radiai dal lat. radius,
:
15. movendo: «quia subitaneo scilicet fetto. - si porse: si offerse; cfr. Yirg.,
motu et splendore terrefacit videntes » ; Aen. VI, 684 sgg. dove si racconta co-
Benv. - sicuri: « sine cura, che s'op- me l'ombra di Anchise nell'Elisio corra
pone allo scotimento che porta all' ani- a braccia aperte incontro al figlio Enea.
mo quel subito guizzar di luce » Ces. ; 26. nostra maggior Musa; Conv. IV,
16. tramuti: cfr. Frezzi, Quadrir. I, 26: «Virgilio, lo maggiore nostro poeta»;
13. Poliziano, II, 17. « Stella non è, per- e cfr. Purg. VII, 16 sg.
790 [CIELO QUINTO] l'Alt. XV. 28-42 [cacciaguida]
28. sangui» : O sangue mio, o grazia allora vedere tutti li termini de la beati-
di Dio in te dall'alto infusa [altri in- tudine»; Vita Nuova, § 3. - Paradiso:
tende: infusa olire misura], a chi, come cfr. Par. XIV, 131 sg. e XVIII, 21.
a te, fu mai dischiusa due volte la porta V. 37-69. L 9 invito dell'amor cele-
del cielo? Parla latino, o per indicare il ste. Dopo il primo saluto, Cacciaguida
tempo in che Cacciaguida visse, oppure soggiunge cose che D. non capisce, per-
per indizio di dignità; cfr. Purg. XIX, 99 chè di una profondità a cui non arriva
e Bull. XXIII, 61. l'intendimento umano. Ma poi Caccia-
30. bis due volte al presente e dopo
: ;
guida abbassa il tono del suo discorso,
morte; cfr. Purg. II, 91. La frase di e D. comprende ch'egli ringrazia Dio
Cacciaguida fa ripensare a quella della per la grazia concessa al suo discen-
Sibilla ad Enea che vuole scendere al- dente. Dopo di che, volgendo di nuovo
l'Inferno: « bis Stygios innare lacus, la parola a D., Cacc. continua: « Salendo
bis nigra videro Tartara ecc. »; Virg., quassù guidato da B., hai soddisfatto
Aeri. VI, 134. La porta del cielo fu di- al mio lungo e dolce desiderio di ve-
schiusa due volte anche a San Paolo, il derti, concepito per aver letto nel gran
vaso d' elezione (Inf. II, 28 sgg.) ma volume dei divini decreti (ove nulla mai
« S. Paolo era un Apostolo: non è da si cancella né si aggiunge) che un giorno
mettere in conto. Sicut tibi, cui vorrà
' '
ci saresti venuto. E tu ora, persuaso che
dire :a quale semplice mortale come
'
io veda e legga i tuoi desiderii in Dio,
tu sei'»; Parodi, Bull. XXIII, 61. stimi superfluo dimandarmi dell'esser
V. 31-36. Lo sguardobeatificante. mio e della ragione per che io mostro
All'udire il saluto di Cacciaguida, D. tanta gioia in vederti. Veramente tutti
guarda prima attento quella viva luce ;
i beati, qualunque sia il grado della loro
quindi volge gli occhi a B., e la vede beatitudine, mirando in Dio, vedono ivi
fatta sì bella, che gli par©, guardandola, come riflessi in uno specchio tutti gli
di toccare il colmo della beatitudine. umani pensieri. Tuttavia, affinchè si
31. m'attesi a lui lo fissai attenta-
: adempia meglio quell'amore del quale
mente. io sono eternamente acceso, manifestami
33. quinci e quindi dalla parte del
: tu stesso francamente il tuo desiderio,
lume e dalla parte di B., avendolo il al quale ho già pronta la risposta. »
lume chiamato suo sangue, e brillando 37. giocondo: gradito, piacevole.
gli occhi di B. straordinariamente per 38. giunse aggiunse. - principio alle
: :
i?>
e quando l
1
arco dell' ardente affetto
fu sì sfocato, che il parlar discese
in vèr lo segno del nostro intelletto,
laprima cosa che per me s intese, ?
Lvino, che non poteva pensare e dire se cfr. Boet., Cons. phil. IV, metr. 1.
m cose superiori al termine più alto cui 55-57. Tu ecc. Tu credi che il tuo pen-
:
vi è stato scritto, è immutabile in eterno. credi che io legga in Dio ciò che tu pensi,
52. solvuto: dal lat. solvere = scio- non chiedi chi io sia, né perchè io ti
gliere ; cfr. Inf. X, 114. - dentro a que- faccia maggior festa che gli altri spiriti
sto lume : in me, che ti parlo chiuso in di questa lieta schiera (turba gaia).
questo manto di luce. 61-63. minori e grandi ecc. gli spiriti :
i pensieri prima che sieno concepiti. - in voi di pari vigore, poiché in quel Sole
vita: celeste. - speglio: specchio (cfr. che vi illumina di verità e vi accende
Inf. XIY, 105. Par. XXX, 85); Dio; di amore, la concezione della verità e
cfr. Par. XXVI, 106. - prima che pensi : quella dell' amore son tra loro sì eguali,
« Intellexisti cogitationes meas de lon- che nessuna idea di parità umana può
ge» Psl. CXXXVIII, 3. - pandi mani-
; : esprimere tale uguaglianza in modo con-
festi, dal latino panciere; usato anche in degno. Ma nei mortali affetto e senno non
prosa; cfr. Par. XXY, 20. hanno ugual potenza di volo; e io, morta-
64-66. perchè : affinchè. - il sacro amo- le, non trovo concetti corrispondenti al-
mante, che significa timore e debbe es- ; sideroso e pronto a parlare; cfr. Purg.
sere ardita, cioè alta e non bassa, che XXVII, 123.
significa diffìdenzia ; e debbe essere lieta senno sentimento e in-
73. l'affetto e il :
V. 70-87. Scusa e preghiera. Con divina essenza. Quindi si può dire Dio :
uno sguardo D. chiede a B. - che gliela è sapienza, Dio è amore, ecc. Col suo
concede con un cenno - licenza di par- manifestarsi al beato lo rende a sé si-
lare; quindi e' si scusa di non poter espri- mile»; Coni. Cfr. I Giov. Ili, 2. - v'ap-
mere l' affetto che sente, e prega Caccia- parse tosto che voi entraste nel regno
:
guida di manifestarglisi per nome. La dei cieli; cfr. Salm. XVI, 15.
scusa è espressa con questo giro di 75. d'un peso ecc.: divennero in cia-
parole « Dacché Dio, prima e perfetta
: scuno di voi d'uno stesso peso, cioè pari,
Uguaglianza, apparve in cielo a voi eguali.
h*ati, il sentire e l'intendere si fecero 76-78. sol: Dio. Perciocché Dio, che vi
[CIELO QUINTO] Par. xv. 77-92 [CACCIAGUIDA] 793
illuminò col lume della sua sapienza e vi sonne di due ragioni: l'una ha colore
riscaldò col caldo del suo amore, ha così d'auro purissimo, l'altra ha colore di
eguali fra loro questi suoi attributi, che purissimo aere; ed è sì perspicacissimo,
lessuna comparazione può adeguata- che riceve in sé la chiarezza di tutte
lente rendere l' idea di tale egualità.
- V altre gemme. Dicesi che a colui che '1
Iguali eguale. Iguali per eguale fu usi-
: porta non può nuocere nemico » Ott. ;
gionare (argomento), non può adeguare Il tuo bisavolo, da cui prese nome il tuo
ed esprimere l' affetto (voglia) suo sic- ; casato, fu mio figliuolo, ed è tuttora in
ché alla paterna festa deve, suo mal- Purg. prega per lui. »
:
grado, render grazie solamente col cuore 88. compiacemmi: compiace'mi, mi coni -
egli però in sé stesso sente (v. 82), qua- in quo mihi complacui » Matt. Ili, 17.
;
lunque sia la cagione per cui Iddio vuole 89. pur aspettando anche solo aspet-
:
che così sia, che argomento e voglia sono tandoti; cfr. v. 49 sgg. - radice: capo-
forniti d' ali di differente potenza, e la stipite di antenati più antichi di Cac-
;
voglia volando tocca altezze a cui non ciaguida D. stesso forse nulla sapeva.
ha forza di giungere 1' argomento. - col Oonv. IV, 5 « Fu contemporaneo alla
:
se dice che nel 1300 Alighiero aveva già - sobria e pudica « temperata in man-
:
per più di cent'anni girato il monte giare e in bere, e pudica, cioè in abito ed
[Purg.J in la prima cornice, quella dei in atto onesta » Ott. ;
superbi; cfr. Purg. XI, 29; XIII, 4. 100. catenella: braccialetto, -corona:
95. fatica: di portare sulle spalle un si faceva d' oro o d' argento ed anche
grave sasso e sotto questo camminar con perle, e serviva ad adornare il capo
rannicchiato; che è la pena de' superbi. cfr. G. Vili. X, 153.
96. opere pie, che tu compia, tornato
: 101. contigiateGontigia si chiamò in
:
dire Cacciaguida: « Alighiero tuo bi- Bufi, contigie erano dette le « calze so-
savo, fu mio figlio », ha già fatto capire late col cuoio stampato intorno al pie »;
a D. chi egli sia: onde, prima di parlare Buti; e, al dire dell' Ott., contigie erano
più particolarmente di sé, descrive lo portate a' suoi tempi, che son quelli di
stato tranquillo e felice di Firenze nei D., dalle «femmine mondane».
tempo della sua nascita. Con questa de- 102. che fosse ecc. così riccamente
:
scrizione si confronti quella del cronista adorna e vistosa, da attirare gli sguardi
Giovanni Villani (lib. VI, cap. 69), il più che la persona stessa che la porta ;
quale dice su per giù le stesse cose avendo cfr. Ovid., Remed. amor., 343 sg. Gonv.
indubbiamente avuti presenti alia mente I, 10: «gli adornamenti dell' azzimare
i vv. del P. e delle vestimenta la [la donna] fanno
97. cerchia antica: è la cinta delle an- più ammirare che essa medesima. »
tiohe mura romane, cui fu sostituita una 104-105. il tempo o la dote ecc. «però :
2 a cerchia non già nel 1078, come per che aspettavano a maritarle d'etade suf-
errore narra G. Vili. IV, 8, ma solo ficiente; oggi le maritano nella culla. E
nel 1173, dopo i tempi di Cacciaguida, la dote era con misura sì che non facea
come dimostrò il Davidsohn (cfr. Bull. temere ora sono tali, che se ne va una
:
IV, 98); la 3 a fu cominciata nel 1284. con tutto quello che ha il padre » Ott. - ;
98. ond' ella toglie ecc.: «sulle ditte « Maritansi oggi di 10 anni ed anco di
mura vecchie si è una chiesa, chiamata meno.... e dannosili 400 fiorini et oltre
la Badia, la quale chiesa suona terza e per dote, come se tossono fave o lupini » ;
nona e l'altre ore, alle quali li lavoranti Buti. Cfr. G. Vili. VI, 70. Del Lungo,
delle arti entrano ed escono dal lavorìo»; Lino Gomp. I, 1101. Zdekauer, Misceli,
Lem., e così tutti gli altri antichi. fior, di erudii, e storia, 1886, 35, 97 sg.
99. in pace le dissensioni e lotte civili
: 106. vote: non grandi palazzi con stan-
incominciarono a Firenze nel 1177 «per ze più del necessario, non abitate, che si
troppa grassezza e riposo mischiato colla volessero avere solo per grandigia e per
[CIELO QUINTO] Par. xv. 107-119 [Firenze antica] 795
J
esser contenti alla pelle scoverta,
e le sue donne al fuso ed al pennecchio.
118 Oh fortunate ! ciascuna era certa
della sua sepoltura, ed ancor nulla
lusso, e questa interpretazione, se si ri- 113. andar cinto di cuoio e d' osso por- :
pensa ai costume di Firenze nei tempi tar cintura di cuoio con fìbbia d'osso:
di D. di avere, specie le consorterie, case nulla di prezióso.
con spazio sovrabbondante, e al discor- 114. dipinto: di biacca e di rossetto.
rere che si fa qui del costume semplice Lo imbellettarsi era un fatto comune
antico in contrapposto col fasto delle con- per le donne ai tempi di D. e in Firenze
suetudini di vita moderne, è da ritenere e altrove.
la vera. Al. Non erano vuote le case per
: 115116. Nerli: i Nerli d'Oltrarno, di
gli esigli cagionati dal parteggiare. Al.: parte guelfa, erano grandi e possenti cit-
Non erano le case vuote di figliolanza tadini di Firenze cfr. Q. Vili. IV, 13 V,
; ;
a motivo de' grandi vizi de' padri. 39; VI, 33. Iacopo di Ugolino de' lierli
107-108. Sardanapalo: re d'Assiria dal fu console di Firenze nel 1204 cfr. Hart- ;
667 al 626 a. C, di cui mollezza e lus- wig, Quellen und Forsch. II, 182, 196. -
suria erano proverbiali presso gli an- del Vecchio Vecchietti, nobili fiorentini
:
tichi; cfr. Paolo Or os. I, 19. Juven., del quartiere di porta San Brancazio, di
Sat. X, 362. Egli è ricordato qui come parte guelfa; cfr. G. Vili. IV, 12; V,39; VI,
tipo del lussurioso, per significare che 33, 79 Vili, 39. « Sono due antiche case
;
nella Firenze di Cacciaguida, sobria e della detta cittade; e dice che vide li mag-
pudica, ancora non era penetrata la raffi- giori di quelle case andare (ed era speziai
nata lussuria. « Lo spirito fa accenno grazia e grande cosa) contenti della pelle
significante e passa oltre»; Torraca. scoperta senza alcuno drappo; chi la por-
109. Montemaìo: Montemario presso tasse oggi, sarebbe schernito; e vide
Roma, onde prospetta la città di Roma.
si le donne loro filare; quasi dica: oggi
110. Uccellatolo: monte a 5 miglia da non vuol filare la fante, non che la
Firenze, onde si prospetta questa città donna » Ott. - scoverta « senza panno
; :
venendo da Bologna. Roma non era an- di sopra; non si facevano le guarnacce
cora superata per magnificenza d'edifìzi né mantelli di scarlatto foderati di vaio,
i
111. nel calo: nella decadenza, Firen- 117. al fuso: cfr. Prov. XXXI, 19. -
ze, che vince adesso Roma in magnifi- al pennecchio: alla rócca.
cenza, la vincerà anche nel decadimento ;
118-119. Ciascuna era certa ecc.: non
cfr. Pura. XXIV, 79 sgg. c'era il pericolo che per dissensioni po-
112. Bellincion Berti padre della buo-
: litiche le famiglie dovessero esulare. Il
na Gualdrada (cfr. XVI, 37), della
Inf. Barbi, Bull. XVIII, 20 rieorda a illustra-
nobile famiglia dei Ravignani, onorevole zione di questo un passo di Guittone nella
cittadino di Firenze (cfr. G. Vili. IV, 1), famosa lettera ai Fiorentini: « E mogli ere
il quale visse nella 2 a metà del sec. XII, vostre, che morbide sono e grave, che
e nel 1176 fu deputato a ricevere il ca- posando e pascendo bene doveano dimo-
stello di Poggibonsi (cfr. Ildef. da 8. Lui- rare innelle sale e in le sambre vostre
gi, Deliz. IX, 4). tra i dimestichi loro, pasciute e vestite
796 [CIELO quinto] Pah. XV. 120-131 antica]
male, e sole come aucille, e male ac- dicans super funere eius, dixit, quodin-
compagnate, alcuna fiata di loco in loco venerat in ista fcemina unum solum pec-
andate tribulando, in magioni laide e catucci, scilicet, quod ederat populum
strette, tra masnade tal fiata e con istra- Fiorenti®»; Benv. Cfr. Boccac., Labir.
nia gente addimorare, sicché l'ancille d'amore, 125. - Lapo Salterello dottore :
custodire i figliuoletti in culla. 174 sg., ecc. Levi, Bonif. Vili e le sue
122-123. consolando: il bimbo. «Dice relaz., col comune di Fir., Roma, 1882.
che di quelle alcuna vegghiava a cullare « Giudice.... di tanti vezzi in vestire e
il suo fanciullo per addormentarlo, con- in mangiare, in cavalli e famigli, che
solandolo con quelle materne e vezzose e infra nullo termine di sua condizione si
dolci lusinghe; oggi per sé è la came- contenne » Ott. - Cincinnato il dittato-
; :
riera, per sé la balia, per sé la fante »; re romano; cfr. Par. VI, 46. - Corniglia:
Ott. Cfr. Purg. XXIII, 111. -l'idioma Cornelia, madre dei Gracchi; cfr. Inf.
ecc. :parlare infantile, primo trastullo
il IV, 128.
de' genitori, che se ne valgono, imitan- V. 130-148. Cacciaguida, Dopo aver
dolo, nel parlare ai loro piccini. descritto la vita semplice e sana del-
125. favoleggiava: andava ripetendo l'antica Firenze, Cacciaguida parla di
le vecchie tradizioni popolari sulle anti- sé, rispondendo così alla domanda di D.
chità di Fiesole, di Troia e di Roma cfr.;
v. 85-87. Nacque dunque a Firenze e fu
G. Vili. I, 6 sgg. - con la sua famiglia : battezzato nel bel San Giovanni sposò ;
questo particolare compie il quadro della una donna della Valle del Po; seguitò
vita tutta casalinga delle donne e delle poi l'imperatore Corrado, dal quale fu
famiglie di quei tempi. fatto cavaliere, e morì combattendo con-
127-129. Sarìa: sarebbe stata. I tristi tro gl'infedeli. Di più non ne sanno gli
erano in quei tempi così rari, come ora i stessi antichi biografi e commentatori.
buoni. - Cianghella della famiglia della
: L'esistenza di Caccinguida è certa per
Tosa, sposata a Lito degli Alidosi da Imo- un documento del 1189, dal quale risulta
la, famosa per superbia e lascivia, vis- che in quell' anno egli non viveva più.
suta sin verso il 1330. « Hsec mulier, de- Cfr. S. Scaetta, Cacciaguida, Pad., 1894.
functo marito, reversa est Florentiam, In un atto del 28 apr. 1131 il Davidsohn ha
et ibi fuit vanissima, et multos habuit trovato un Cacciaguida figlio dì Adamo
procos et multum lubrice vixit. Unde, ch'egli identifica col trisavolo di Dante;
ipsa mortua, quidam frater simplex prae- Bull. VI, 207.
[ClELO QUIETO] Par. xv. 132-145 [cacciaguida] 797
133. chiamata ecc. : da mia madre nei 139. Currado: Corrado III di Svevia,
dolori del parto ; cfr. Purg. XX, 19 sgg. regnò dal 1137 al 1152 e andò nel 1147
134. Battisteo: nel Battistero di San con Luigi VII di Francia in Terra Santa,
Giovanni ; cfr. Inf. XIX, 17 sg. *
Ba- dove assediò e attaccò inutilmente Da-
tasteo fu usato dal rimatore Monte
'
masco, sicché la crociata finì in una ri-
Andrea (Rime ant. volg. n.° 864 nel- tirata. Ma Corrado non passò per Fi-
l'ediz. della JSoc. fil. Rom.)-, e Battisteo renze anzi neppure venne mai in Italia.
;
leggiamo nel Vasari; Bull. XXIII, 62. Forse D. scambiò Corrado III, che so-
135. insieme ecc. ebbi, col battesimo che
: disferebbe alle esigenze della cronologia,
mi l'è cristiano, il nome di Cacciaguida. con Corrado II (1024-1039), che « andò
136. Morcnto né di questo fratello di
: in Calavra contro a' Saracini eh' erano
Cacciaguida, né di Eliseo si hanno no- venuti a guastare il paese, e con loro
tizie. Un Moronto de Arco, ricordato in combatteo, e con grande spargimento di
un doc. fior, del 2 aprile 1076, non ha sangue de' cristiani gli cacciò e con-
qui che vedere. Che Eliseo fosse il ca- quise. Questo Currado si dilettò assai
postipite degli Elisei, come affermarono della città di Firenze quando era in To-
il Pelli e altri, è impossibile: gli Elisei scana, e molto l'avanzò, e più cittadini di
furono assai più antichi. Probabile in- Firenze si feciono cavalieri di sua mano
vece che la famiglia di D. fosse con- e furono al suo servigio » G. Vili. IV, 9.
;
giunta con quella degli Elisei. Cfr. la Anche taluni comm. antichi confusero i
n. a Par. XVI, 40. due imperatori. Cfr. Bull, IV, 54; XI, 9.
137. vai di Pado: i più intendono di 140. mi cinse della sua milizia mi fece :
Ferrara ; altri di Parma ; il Dion. di Ve- cavaliere: miles nel M. E. valse cavaliere.
rona. A Ferrara fiorì una famiglia Ali- 143. legge: maomettana. Non dice che
ghieri ; ma troviamo degli Alighieri an- andò in Terra Santa, ma a combattere
che a Parma e in luoghi dell'Emilia.
altri contro la gente che la usurpa; e ciò
138. quindi dalla mia donna. Caccia-
: potea dirsi dei Saraceni in genere, eppe-
guida «per isposaebbe una donzella nata rò anche di quei di Calabria; cfr. n. 139.
degli Aldighieri di Ferrara, della quale 144. dei pastor: dei papi. Cfr. Inf.
forse più figliuoli ricevette. Ma come XXVII, 87 sgg. Par. IX, 126. - vostra
che gli altri nominati si fossero, in uno, giustizia: Terra Santa, che appartiene
siccome le donne sogliono esser vaghe di diritto, per ragione di giustizia, a voi
di fare, le piacque di rinnovare il nome Cristiani.
de' suoi maggiori, e nominollo Aldighie- 145. Quivi: in tale impresa; ma se si
ri; come che il vocabolo poi, per sottra- alludesse a una crociata in oriente, quivi
zione d' alcuna lettera, rimanesse Ali- equivarrebbe in Terra Santa. - turpa
' '
:
CANTO DECIMOSESTO
125), da raccorciare, e sarà 2 a pers., che, re il voi invece del tu, i Bomani persisto-
dato pron. tu, torna benissimo; cfr.
il no meno di altre genti essendo molto facili
Inf. I, 80 sg. Par. XXXIII, 4 sg. La e corrivi a dare del tu (ed è tuttora così).
nobiltà di sangue, quale ricco manto, 13. scevra: discosta.
adorna la persona di chi la possiede; 14. quella: la dama di Mallehault, ca-
ma il tempo con le forbici lo va di conti- meriera della regina Ginevra nel famoso
nuo tosando torno torno e raccorciando ;
romanzo di Lancillotto cfr. Inf. V, 127 ;
sicché ogni giorno occorre aggiungere sgg. - tossìo tossì per far capire che avea
:
pezzi nuovi ebe riparino l'azione distrut- veduto Lancillotto baciare la regina. Ma
trice del tempo. -s'appon: si aggiunge. si veda Toynbee, Ricerche e note dante-
-die: dì; cfr. Purg. XXX, 103. - force: sche, Serie 2 a Bologna, 1904, pp. 1-23,
,
della vostra puerizia, quali le condizioni que che fosse notato da Cacciaguida.
di Firenze e quali i suoi principali cit- 17 balde/za « sicurtà, fiducia, ionfi-
:
carbone acceso che al vento s'infiamma] Altri nel v. 38 leggono non trenta, ma tre.
racchiude l' idea separatamente accen- 34. dì: dell'Annunciazione; cfr. Luca
nata in Par. XI Y, 52 sgg. XIX, 19 sgg., ; I, 28. Purg. X, 40. Par. IH, 121.
cogliendo insieme il fulgore e il calore 35. santa: beata.
della fiamma prodotta dal carbone ac- 37. al suo : presso la costellazione del
[CIELO QUINTO] Par. xvi. 38-47 [antenati] 801
Leone. Perchè suo? si chiede il Torra- miei maggiori non istarò a dire da quale
ca. E risponde: Perchè come il sole è altra stirpe discendessero o da che paese
più. ardente che mai nella costellazione provenissero, e mi basta aver accennato
del Leone, così Marte, per natura affo- che avevan casa dentro la cerchia antica
cato, (Par. XIV, 86) accresce il suo na- di Firenze, cioè appartenevano alla vec-
turale ardore quando torna sotto il Leone. chia cittadinanza, non alla gente nuova. '
erano pure le case degli Elisei, anzi (Bull. XVIII, 20) con questo esempio
(Barbi, Bull. IV, 2), nei vv. 40-42 «s'in- del Bocc. « Della quale [laurea] perciò
:
dica precisamente il principio di Via de- che assai avem parlato, estimo sia one-
gli Speziali grossi, dove erano appunto sto di tornare al proposito »; Vita di
le Case degli Elisei, non S. Martino e Dante, Redaz. 2 a ediz. Guerri (Bari,
,
riprova della fiorentinità degli Alighieri, che in Firenze potevano portar arme.
poiché il P. dice che ivi, nel centro della S'intende che D. volle dire che la po-
città nacquero Cacciaguida e i suoi, non polazione si era aumentata assai, non già
già ci vennero, come altre famiglie, dal fare un computo statistico.
esatto
contado. Cfr. Bull. XXV, 71. 47. (la poterarme: atti alle armi. Al. :
42. annual gioco: il palio che si cor- da portar. Cfr. Moore, Crit., 464 sg. «Po-
reva per la festa di S. Giovanni. tere armeè una grazia di lingua coinu-
43. questo che è detto ne' vv. 40-42.
: nissima nostri antichi»; Betti. « I beni
a'
45. onesto cfr. Inf. IV, 104 sg. « La
: [celesti] per noi non si possono [=non si
reticenza di Cacciaguida, considerata in possono avere per solo nostro merito] »;
se stessa, significa semplicemente :
l
De' Fra Oiord., Pred., ed. Carducci. 13.-
51. — Dio, Oomm., 8 a ediz.
802 [CIELO QUINTO PAH. XVI. 48-63 [ANT. POPOL. D. FIRENZE]
49 ma mista
la cittadinanza, ch'è or
di Campi, di Certaldo e di Figghine,
pura vediesi nell'ultimo artista.
52 Oh quanto fora meglio esser vicine
quelle genti eh io dico, ed al Galluzzo
7
Nel 1300 Firenze contava (Vili. Vili, da Firenze sulla via Senese presso il
39) più di 30000 persone: poco più di confluente dell' Em
a colla Greve.
6000 ne avrà dunque contate ai tempi 54. Trespiano a tre miglia da Firenze,
:
di Cacciaguida; e i cittadini atti alle tra le fonti dei torrenti Mugnone e Ter-
armi saranno- stati poco più di 1700 ;
zolle, sulla via Bolognese.
cfr. Salvemini, Magnati epopolani, p. 43. 56-57. del villan d'Aguglion: di Baldo
- tra Marte ecc.: tra la statua di Marte d'Aguglione (castello in Val di Pesa),
sul Ponte Vecchio e il Battistero di Sau contemporaneo di D. e di grande auto-
Giovanni, al tempo di Cacciaguida li- rità a Firenze, ad una frode del quale
miti della città di Firenze cfr. G. Vili. ; già accennò il Poeta in Furg. XII, 105.
IV, 8,14. Borghini, Orig. diFir., 304 sg. Nella così detta riforma di Baldo d'Agu-
V. 49-154. Xe principali famiglie di glione del 2 sett. 1311, D. fu uno de-
Firenze, Cacciaguida osserva poi che gli eccettuati dal richiamo. - di quel
ai tempi suoi non c'era miscuglio, come da Signa ecc. di Fazio dei Morubaldini
:
53. Galluzzo: villaggio a due miglia pali - come più volte è detto nella ero-
[CIELO QUINTO] Par. xvi. 64-72 [ant. popol. d. fir.] 803
naca di Donato Velluti - a dare ordine Guidi tra Pistoia e Prato, che i conti
alla cacciata di Giano, « fu » osserva il Guidi, - in Firenze i Conti per antono-
Pel Lungo, « uno di coloro sopra i quali masia -, non potendolo difendere contro
il giudizio di Parte Bianca è formulato i Pistoiesi, vendettero nel 1254 ai Fio-
potenti del popolo.... falsi popolani.... 65. piovier ora piviere, che era ed è
:
e nel 1300 era, a quanto pare, ancor vivo: Vili. IV, 37. Nel 1300 i Cerchi, padroni
mentre è certo che i Velluti venivano di gran parte del sesto di Porta S. Piero,
dal territorio di Semifonti, e s'erano fat- capitanavano parte bianca. Cfr. Del
ticittadini di Firenze mercatando e cam- Lungo, D. nei t. di D., 39 sgg.
biando, e stettero « coi Neri, cioè con al mezzodì di Firen-
66. Valdigrieve :
la parte a cui, in quel corrompimento ze, dove era sito Montebuoni, castello
della cittadinanza lamentato da Caccia- dei Buondelmonti, del quale nel 1135 fu-
guida, tante e sì brutte colpe attribuiva rono spogliati e costretti a trasferirsi a
il Poeta. » - Semifonti Semifonte, ca-
: Firenze; cfr. G. Vili. IV, 36. Inf.
stello in Valdelsa, sul Poggio di Petro- XXVIII, 106 sgg. Par. XVI, 136 sgg.
gnano, distrutto dai Guelfi fiorentini nel La Greve è affluente di sinistra dell'Ar-
1202 cfr. Del Lungo, Semifonte in Mi-
; no, nel quale sbocca tra Firenze e Signa.
scellanea stor d. Valdelsa, XVIII, 1 sgg.
. 67-69. Sempre la confusion ecc.: la im-
- alla cerca: « Andare alla cerca si dice migrazione di forestieri e quindi «la con-
di chi va limosinando, specialmente de' fusione delle persone, per i costumi di-
frati»; Caverni. I comment. antichi pe- versi e per l'orgoglio solito di chi dal
rò intesero dell'« andare col panieri o col basso ascese in alto, fu sempre principio
somieri vendendo la merce, come vanno di corruzione a Firenze [anzi delle città
per lo contado li rivenditori » (Buti), o in genere] come prima origine di male
andare « alla guardia » (Ott. e Benv.) e ; al corpo è la mescolanza de' cibi sover-
veramente, come ha mostrato il Del Lun- chi >>; Vent., Simil., 237. - s'appone:
go (v. op. cit., p. 5-9) « andare alla cerca (cfr. il v. 8) s' aggiunge a quello già
i Fiorentini dal Trecento insino al Cin- preso e non ancora digerito dunque, si ;
il senso della frase dantesca e uomini ; rusticis, tamen est maior et fortior et
d'arme furono gli antenati di quel Lippo potentior. Ad hoc respondet, per simile,
Velluti a cui non è improbabile alluda quod citius cadit magnus et protervus
ilP. ; una famiglia, che, se il partito populus, sicut taurus, quam populus
guelfo non avesse distrutto Semifonte, parvus, humilisetpacifìcus, sicut agnel-
feudo imperiale degli Alberti, quivi si lus; nam qnanto maior populus, tanto
sarebbe rivolta e quivi avrebbe presa minor intellectus »; Benv. - cinque: il
dimora e cittadinanza. numero 5 non ò messo a caso da Caccia- :
7:'.
Se tu riguardi Luni e Urbi sa glia,
come Bon ile, e come Bé ne vanno
diretro ad esse Chiusi e Sinigaglia,
udir come le schiatte si disfanno,
non ti parrà nuova cosa né forte,
poscia che le cittadi termine hanno.
78 Le vostre cose tutte hanno lor morte
sì come voi ma celasi in alcuna
;
strutta sin dai tempi di D. (cfr. G. Vili. cielo della luna col flusso e riflusso del
I, 50), ond'ebbe nome la Lunigiana. - mare copre e discopre incessantemente i
Urbisaglia: JJrbs Saliva, antica città liti, così la Fortuna ora innalza, ora ab-
della Marca d'Ancona, non lungi da Ma- bassa la città di Firenze. Cfr. Thom. Aq.,
cerata. Ai tempi di Dante la città vera e Sum. theol. 110, 3:«Fluxuset refluxus
propria da un pezzo più non esisteva, maris non consequitur formam substan-
essendo stata distrutta da Alarico Urbi- ; tialem aquae sed virtutem lunae ».
saglia era nome di un forte castello. Cfr. 86. alti: illustri, grandi, nobili; cfr.
JBass., 241 sgg. Virg., Aen. IV, 230; V, 45; VI, 500.
75. Chiusi Cliifìum, antica città etru-
: 87. nascosa: coperta dall'oblio; cfr.
sca in Valdicbiana, ai tempi di D. già Virg., Aen. V, 302; VII, 205.
in decadenza cfr. G. Vili. I, 54. - Sini-
; 88. Ughi « furono antichissimi, i quali
:
gaglia: Sena Gallica, città delle Marche, edificarono Santa Maria Ughi, e tutto il
ai tempi di D. parte della Marca d'Anco- Poggio di Montughi fu loro, e oggi sono
na, e già « a cagione delle devastazioni spenti »; G. Vili. IV, 12. - Catellini: « furo-
dei Saraceni e delle febbri malariche, no antichissimi, e oggi non n'è ricordo»;
giunta sull'orlo della rovina»; Bass. 243. G. Vili. IV, ibid.
77: forte: difficile a comprendere. 89. Filippi « che oggi sono niente, al-
:
delle schiatte. « Perpetuo homo non ma- IV, 13. - Greci « fu loro tutto il borgo
:
in alcune cose, come nelle città e nelle righi « fu loro la chiesa di Santa Malia
:
schiatte, la morte si cela, non è veduta Alberighi da casa i Donati, e oggi non
dall' individuo, durando la vita di quelle n'è nullo»; G. Vili. IV, 11.
ben più a lungo che la vita individuale. 90. nel calare: nel declinare, benché
82-84. il volger ecc.: D. seguì l'opinio- ancora illustri.
[CIELO QUINTO] Par. xvi. 91-104 [famiglie di fir.] 805
92. della Sannella « erano grandi in- : Bellincione, presero il nome di Bellincio-
torno a Mercato Nuovo »; G. Vili. IV, 13. ni-, e il nome di Bellincione fu rinnovato
- « Di questi ancora sono alcuni, ma in più volte nella famiglia Adimari, discesa
istato assai popolesco » Ott. - dell'Arca ; : da un'altra figliuola di Bellincion Berti.
« molto antichi furono, e oggi sono spen- 100. della Pressa: «stavano tra^Chia-
ti»; G. Vili. IV, 12. vaiuoli, gentili uomini »; G. Vili. IV, 10;
93. Soldanieri di porta San Pancrazio,
: cfr. VI, 75, 78. - sapeva « erano chiamati
:
parte ghibellina sono fuori » Ott. Cfr. ; rentini a Montaperti; cfr. G. Vili. VI, 78.
Inf. XXXII, 121. - Ardinghi: erano 101. Galigaio: Galigai, nobili ghibel-
« molto antichi » G. Vili. IV, 11 « sono
; ; lini del quartiere di Porta San Piero G. ;
e così facile a mutar fazione (fellonia), G. Vili. IV, 12. - « Avevano per arma
che presto con l' assecondare il partito una lista di vaio nel campo vermiglio
de' Bianchi Pistoiesi sarà cagione che alla lunga dello scudo » An. Fior. ;
Guidi, della figlinola del buono messere tavano da S. Margherita»; G. Vili. IV,
Bellincione Berti a' nostri dì è venuto : 11; V, 39. -«Questi sono divenuti al neen-
meno tutto quello legnaggio » G. Vili. ; te oggi dell'avere e delle persone e sono :
98. Guido: Guido Guerra VI; cfr. Inf. ghibellini; G. Vili. IV, 13; V, 38; VI,
lesi,
XVI, 38. G. Vili. IV, 1. 65. «Oggi sono neente d'avere e di per-
99. Bellincion : Bellincione Berti; cfr. sone sono Ghibellini » Ott. - Barucci
: ; :
Par. XV, 112, padre di Gualdrada. I di- « stavano Maria Maggiore, che oggi
da S.
scendenti di Ubertino Donati, genero di sono venuti meno: bene furono di loro le-
806 [CIELO QUINTO] PAR. XVI. 105-120 [FAMIGLIE DI FIRENZE]
gnaggio gli Scali e'Palermini»; G. Vili. ne la divisione della parte, che si potea
IV, 10 V, 30, 39 VI, 33. - « Furono pie-
; ; dire che quasi fossero padri della cit-
ui di ricchezze e di leggiadrie oggi sono ; tade»; Ott. Cfr. Todeschini, II, 421-427.
pochi in numero, e senza stato d' onore 110-111. le palle dell'oro ecc. ed i Lam-
:
nullo, od uno solo se ne mentova, o pochis- sohiatta tracotante, che prende natura
simi»; Ott. Il nacquero sarebbe dunque e ferocia di drago dietro a chi fugge, e
amara ironia. Secondo altri, i Calfucci si fa agnello dinanzi a chi le mostra i
discesero dai Donati (Benv., Land., ecc.). denti o la borsa ecc. « Questi sono li
108. alle curule; alle prime dignità della Adimari, de' quali l'Autore vide spe-
repubblica, che a Roma davano diritto rienza di quello ch'elli fa fede nel te-
alle sedie curuli. - Sizii « erano ancora
: sto » Ott. Cfr. G. Vili. IV, 11 Vili, 74.
; ;
nel detto quartiere [di Porta del Duomo] - Era irato a questa famiglia il Poeta,
Arrigucci e Sizii », di parte guelfa G. ; perchè Boccaccio Adimari occupò i suoi
Vili. IV, 10 V, 39 VI, 33 79, ecc. L' Ott.
; ; , beni, poi che fu mandato in esilio; e
dice i Sizii quasi spenti, gli Arrigucci sempre gli fu avversario acerrimo, che
quasi venuti meno. non russe revocato nella patria » Land. ;
109. quei ecc.: gli liberti, «li quali fu- Lo stesso ripetono Veli, ed altri.
rono in tanta altezza, infino che non ven- 120. che poi ecc.: che Bellincion Berti,
[CIELO QUINTO] Par. xvi. 121-133 [famiglie di fir.] 807
suo suocero, maritasse l' altra figlia ad gna di Ugo il Grande, marchese di Tosca-
un Adimari, facendolo per tal guisa pa- na, morto in Firenze il dì di S. Tom-
rente di quella picciola gente-, cosa leg- maso 1001 e sepolto nella chiesa di Badia,
gendaria; cfr. Bull. IV, 97. furono da lui decorate dell'ordine caval-
121. Caponsacco i Caponsacchi, di par-
: leresco (milizia) e di privilegi di nobiltà,
te ghibellina, che abitavano presso a Mer- sebbene Giano Della Bella, che porta per
cato Vecchio, furono grandi Fiesolani, e arme l'insegna di Ugo contornata da
nel sec. xn ebbero consoli e podestà ;
un fregio d'oro, si raduni oggi colpo-
cfr. G. Vili. IV, 11 V, 39; VI, 33, 65.
; polo contro la nobiltà. Le 7 doghe ver-
123. Giuda: i Giudi « son gente d'al- miglie e bianche dell' impresa di Ugo il
to animo, Ghibellini, e molto abbassati Grande furono ridotte a 3 nell'impresa
d'onore e di ricchezze e di persone; e dei Pulci circondate dal fregio in quella
;
quelli che v' erano al tempo dell'Autore dei Della Bella, attraversate da una
seguirono coi detti Cerchi la fuga » Ott. ; sbarra d' oro nell' arme dei Nerli ed era ;
Il Vili, non li menziona, se pure in VI, inquartata, sempre in tre doghe, in quel-
65 non s'abbia a leggere Giudi invece la dei Giandonati, dei Gangalandi e degli
di Guidi. Cfr. Schefer-Boichorst, Fior. Alepri. Cfr. Comm. Lips. Ili, 446.
Stud., 34. - Infangato « intorno a Mer-
: 128. barone: Ugo; cfr. G. Vili. IV, 2.
cato Nuovo erano grandi.... gì' Infan- Sartwig, Quellen und ForscJi. I, 85 sg.
gati » di parte ghibellina G. Vili. IV, ; « .... del marchese Ugo, il cui nome e il
13 V, 39 VI, 65, - « Questi sono bassi
; ; cui valore, quando si fa la festa del beato
in onore e pochi in numero; sono Ghi- apostolo messer Santo Tommaso, si rin-
bellini disdegnosi » Ott.
; nuova però che allora di lui nella Badia
;
124-126. Io dirò ecc.: «Dice l'Autore: di Firenze, la quale con molte altre edi-
Chi crederebbe che quelli della Pera fos- ficò, si fanno solenni orazioni a Dio per
sono antichi? Io dico ch'elli sono sì anti- la sua anima » Ott. ;
chi, che una porta del primo cerchio della 132. colui: Giano Della Bella, dicono
cittade fu dinominata da loro; li quali tutti i moderni. Secondo qualche anti-
vennero sì meno, che di loro non fu me- co, D. intenderebbe dei Della Bella in
moria » Ott. G. Vili. IV, 13 « E die-
; : generale. Vero che Giano, esule sin dal
tro a San Piero Scheraggio ove sono oggi 1295, non si raunava nel 1300 col popolo
le case de' figliuoli Petri, furono quelli di Firenze ma ciò non poteva impedir
;
della Pera ovvero Peruzza, e per loro Dante di esprimersi come egli fa, e nelle
nome la postierla che ivi era, si chiamava parole di lui il Salvemini (Bull. IX, 114)
porta Peruzza: alcuno dice eh' e' Peruzzi ravvisa un rimprovero contro chi « im-
che sono oggi, furono stratti di quello le- memore della sua antica nobiltà, si ra-
gnaggio, ma non 1' affermo ». dunava col partito dei plebei. »
127. Ciascun ecc. tutte le famiglie
: 133. eran: in pregio, fiorivano. -Gual-
(Giandonati, Pulci, Della Bella, JSTerli, terotti : « in borgo Santo Apostolo erano
Gangalandi e Alepri) che portano l'inse- grandi Gualterotti e Importuni, che oggi
808 [CIELO QUINTO] PàB. XVI. 134-148 [FAMIGLIE DI FIRENZE]
sono Oltrarno, e poi tornarono in Bor- monte fu per affogare, quando lo passò
go»; G. Vili. IV, 13. la prima volta per venire a Fiorenza »
136. La casa la famiglia degli Amidei,
: (Buti) circostanza, ignota a tutti gli al-
;
causa del fleto (lat. fletus), cioè del pian- tri antichi, e probabilmente ricavata dai
to di Firenze, per 1' uccisione di Buon- v v. di D. ne' quali si volle vedere non già
,
delmonte Buondelmonti nel 1215, dalla espresso un tardo e vano benché natu-
quale nacque la divisione dei cittadini in rale desiderio, una, sia pur vana, impre-
Guelfi e Ghibellini.» Cfr. Inf. XXVIII, cazione, ma l'allusione a un fatto reale.
103 sgg. G. Vili. V, 38. 145. pietra scema la statua mutila di:
137. disdegno: dell'affronto ricevuto. Marte cfr. Inf. XIII, 143 sg. e le n. re-
;
« E dice per lo giusto disdegno, però che lative. « Alcuna idolatria si parea per li
li Amidei ebbero cagione manifesta di di- cittadini contenere in quella statua, che
sdegnarsi, sì come più nobili, contra li credeano che ogni mutamento eh' ella
Buondelmonti. E dice che pose fine al avesse, fosse segno di futuro mutamento
vivere lieto e pacifico della città, però della cittade»; Ott. Vedasi quanto sui
che mimo a quivi non aveva avuto di- vv. 145-147 scrive il D'Ovidio, N. St.
visioni nella cittade ed ogni regno di- ;
II, 312 sgg. per rendere ragione dell'af-
viso in sé si dissolve » Ott. ; fermazione, superstiziosa e, a prima
138. yiver lieto descritto in Par. XV,
: giunta, strana sulle labbra di un beato,
97 sgg. circa la potenza della pietra scema.
139. onorata: il Vili. V, 38, chiama gli 147. postrema: ultima: d'allora in poi
Amidei « onorevoli e nobili cittadini » ;
Firenze non ebbe più pace.
ma IV, 10-14, non li nomina tra' nobili di 148. altre: all'anno 1215 il Vili. (V,39)
Firenze al tempo di Corrado II. - con- ricorda 70 schiatte notevoli di cittadini
sorti : Uccellini e Gherardini. fiorentini ; Cacciaguida non ne menziona
140. quanto mal : per te che ne fosti nemmeno lametà.
[CIELO QUINTO] PAR. XVI. 149-154 -XVII. 1-3 fDES. DI DANTE] 809
vituperare, come fanno coloro e' hanno mente si portava il campo rosso e '1 gi-
fatta la sconfitta, sì lo strascinano per glio bianco, sì feciono per contrario il
la terra e per lo fango, e nelle scon- campo bianco e '1 giglio rosso, e' Ghibel-
fitte delmare lo strascinano per l'ac- ritennero la prima insegna ma la
lini si ;
que»; Fra Giord., Pred. ed. Moreni, insegna antica del Comune dimezzata
H, 39. bianca e rossa, cioè lo stendale ch'an-
154. vermiglio : l'antica arme di Fi- dava nell' oste in sul carroccio, non si
renze era un giglio bianco in campo ros- mutò mai»; Q. Vili. VI, 43.
CANTO DECIMOSETTIMO
V. 1-30. Domanda del Poeta intor- Cacciaguida descrivere a lungo l' ovil
no alle sue fattive vicende. Durante di San Giovanni e le genti già degne,
il suo viaggio per l'Inf. ed il Purg.il in esso, di più alti scanni, D. è tratto a
P. aveva udito parlare oscuramente del ripensare a quelle indeterminate, infau-
suo esiglio da Firenze in conseguenza ste predizioni, e a desiderarne la chiosa
Ielle discordie e delle lotte cittadine, e esplicativa e, confortatone da B., prega
;
I 24 sgg. e XV, 89 sg. Ora, avendo udito non assecondar sempre le voglie dei figli ;
810 [cielo quinto] Par. xvii. 4-20 [domanda sul futuko]
10
non perchè nostra conoscenza cresca
ma perchè t'ausi
per tuo parlare,
che l'uom ti mesca. »
a dir la sete, sì
13 « cara piota mia che sì t'insusi,
che, come veggion le terrene menti
non capere in triangolo due ottusi,
10 così vedi le cose contingenti
anzi che sieno in sé, mirando
il punto
poiché ripensano alla orribile morte che « Per produrre un esempio della certez-
Fetonte incontrò, perchè il padre lo ave- za e della invariabilità di una visione del
va contentato lasciandogli guidare il pro- nostro spirito, e spiegare così qual siala
prio carro. Cfr. Inf. XXII, 106 sgg. natura della visione, che in Dio hanno
4-6. tale così ansioso di sapere il ve-
: gli eletti delle cose contingenti future,
ro. - sentito conosciuto, quantunque io
: il P. ricorre al noto teorema di geome-
non parlassi. - santa lampa: il beato spi- tria pel quale sappiamo che in ogni trian-
rito di Cacciaguida, che risplendeva co- golo rettilineo la somma dei suoi angoli
me lampa; cfr. Par. XV, 19 sgg. - mutato equivale a due retti d'onde la conse- ;
sito: discendendo dal braccio destro al guenza necessaria, che in esso non pos-
pie della croce di Marte. sono coesistere due ottusi altrimenti la ;
abitui (ausi, cfr. Inf. XI, 11 e Purg. cioè quando esistono soltanto in mente
XIX, 23) a manifestare i tuoi bisogni e Dei. - il punto Dio cfr. Par. XXVIII,
; ;
desiderii, sicché altri li possa appagare. 16. - a cui tutti ecc.: Thom. Aq., Sum.
-ti mesca: ti dia o dica o faccia quel e. Oent. I, 67, dimostra che Dio conosce
scerni in Dio ogni cosa futura con chia- dum quod sunt in seipsis, est proprium
rezza e certezza matematica. D. ricavò divini intellectus, cuius aeternitati sunt
inaurare dall' avverbio suso, come, insem- omnia praesentia». Cfr. n. 37-39.
prare da sempre; cfr. n. a Par. X, 48. - 20. monte ecc. del Purg.; cfr. i luoghi
:
21. mondo defunto: l'Inf., il « regno laedere tela solent » Dan. Ma che la;
è ad un quarto della retta che unisce il sentano le vicende future della vita di D.
vertice della piramide col centro di gra- 31. ambage: lat. ambages, parlare in-
vità della sua base, misurando quella tricato, oscuro, come quello degli ora-
quarta parte dalla base medesima, il che coli pagani. « Horrendas canit amba-
fa sì che quello sia poco remoto da que- ges»; Virg., Aen. VI, 99. - gente pa- :
sta, e che per tal modo adempiasi una gana. - folle: « Dicentes enim se esse
delle principali condizioni della stabili- sapientes, stulti facti sunt» Rom. I, 22. ;
tà » ; Anton. Vero ciò che dice V Anton.-, 32. s'inviscava si lasciava prendere
:
ma tetragono fu detto dagli antichi il come l'uccello al vischio cfr. Inf. XIII, ;
cubo, e del cubo intesero tutti gli an- 57; XXI, 18; XXII, 144. - aiìCÌSO: uc-
tichi commentatori; di quel cubo che ciso; prima della morte di Cristo.
sta fermo su qualunque delle faccie sue 33. l'Agnel ecc. :È la tradu-
Cristo.
non meno del tetraedro. Cfr. Arist., zione della frase liturgica « Ecce Agnus
Ethic, I, 10 col coinm. di S. Tom. ;
Dei, ecce qui tollit peccata mundi », che
Ithet. Ili, 11, 2. Horat., Sat. II, vii, deriva da Giov. I, 29. - tolle toglie :
;
27. vien più lenta: «non dà tanto do- gioioso e parvente, cioè manifestante il
lore ; onde Ovidio : Nam praevisa minus suo sentimento, per mezzo del lume stesso.
812 [CIELO quinto] Pab. XVII. 37-49 [LI BEUTA UMANA]
37-39. La contingenza: cfr. n. 13-18. ciò che l'uomo liberamente vuole e vorrà.
- quaderno cose contingenti esistono
: le Cfr. Thom. Aq., Sum. e. Gent. I, LXVIII;
solo nel mondo materiale; nel mondo 111,94. JBoet., Con8.phil.pr. 4, 6. BeMon.
spirituale tutto è per ragione di neces- 1, 12. Purg. XVHI, 22 sgg. Par.Y, 19 sgg.
sità; cfr. Par. XXXII, 52 sgg. E il P. 41. in che si specchia: in cui la nave
con ardita metafora chiama quaderno riflette la sua immagine, si fa vedere.
della vostra matera le cose del mondo 43-45. Daindi: dalla vista eterna di
materiale, che, a modo dei fogli di un Dio viene mia la serie de' tuoi
alla vista
quaderno, si seguitano l' una all' altra, casi futuri. « Sicut enim auris h umana
mentre in Dio non vi è successione. Dice recipit dulcem sonum ab organo bene
dunque La serie degli avvenimenti con-
: temperato, ita intellectus beatus videt
tingenti, che accadono nel vostro mondo dulciter eventum futurorum in ilio or-
materiale e non altrove, tutta è manife- gano temperatissimo, a quo emanat har-
sta a Dio ma da questa scienza divina
; monia per diversas fistulas organales,
essi non pigliano carattere di necessità, scilicet no vem ordines angelorum »; Benv.
come non lo piglia moto di nave, che V. 46-51. L'esigilo di Dante. Conti-
discende per un fiume, dall' occhio di nuando Cacciaguida predice a D. l' esi-
chi la sta osservando, sebbene in esso gilo: «Tu dovrai partire da Firenze nello
occhio sia l'immagine di lei. Per altre stesso modo che Ippolito dovè partire
inaccettabili interpr. cfr. Comm. Lips. d'Atene. Questo si vuole e si cerca di
- tutta ecc. « Deus cognoscit omnia con- già a Roma, là 'dove ogni giorno si fa
tingentia, non solum prout sunt in suis mercato di Cristo. » L' esempio d'Ippo-
causis, sed etiam prout unumquodque lito, scacciato innocente, tolto da Ovidio,
eorum est actu in se ipso. Et licet con- Met. XV, 497-546, è una protesta dell'in-
tingentia fiant in actu successive, non nocenza di D. Perchè la similitudine
tamen Deus successive cognoscit contin- quadri a puntino alcuni pensarono che
gentia, prout sunt in suo esse, sicut nos, qui fosse allusione a proposte disoneste
sed simul; quiaeius cognitio mensuratur fatte a D. e da lui respinte; ma di que-
seternitate.... unde omnia quse sunt in ste non abbiamo notizia alcuna, uè è
tempore, sunt Deo ab seterno praesen- necessario che anche ne' più minuti par-
tia.... quia eius intuitus fertur ab aeter- ticolari i due termini di una similitudine
51. là: a Roma. « Il suo esilio di Fi- punizione, attesterà il vero; del quale
renze fu per cagione, che quando messer si può dire che la dispensa, in quanto
Carlo di Valois della casa di Francia ven- la giusta punizione è inflitta secondo ve-
ne in Firenze l'anno 1301, e caccionnela rità, cioè a chi n'è veramente degno.
parte bianca.... D. era de' maggiori go- Alluderà D. a fatti speciali, o generi-
vernatori della nostra città, e di quella camente a tutto il complesso di infau-
parte»; G. Vili. IX, 136. Sui fatti ai quali sti eventi che in Firenze tennero dietro
il Poeta qui allude, cfr. Del Lungo, Lect. alla cacciata dei Bianchi? L'espressio-
D., p. 26 sgg. ne generica rende piti probabile questo
V. 52-69. Gli affanni dell' esiglio. secondo modo d' intendere, né è escluso
Alla profezia dell' esiglio di D. Cacc. che si alluda anche all'oltraggio di Ana-
fa seguire l' enumerazione de' guai che gni e alla morte di Bonifazio, come a
l' esiglio gii porterà. « Già si riverserà punizione da lui meritata. In altri ter-
tutta la colpa sugli oppressi, secondo il mini « La colpa si darà a torto a te e
:
solito, che chi ne tocca, ha sempre torto ; a' tuoi compagni ma Dio farà conoscere
;
parte stata sulle prime vittoriosa, faran 55-56. ogni cosa ecc. patria, famiglia,
:
vedere che la ragione stava dalla parte parenti, amici, patrimonio, ecc. - quello
dei vinti. Tu poi sarai costretto ad ab- strale ecc. il primo dolore che l' esiglio
:
bandonare tutto ciò che il tuo cuore ama infligge all' esule.
più. teneramente e dovrai quindi spe-
; 58-60. sa di sale: è amaro. «Memores sà-
rimentare quanto sia duro ed amaro quod in palatio comedimus »; I Esdrce
lis,
l' esser costretti a dipendere dalla gene- IV, 14. Il Dan. ricorda la sentenza di
rosità e beneficenza altrui. Ma il guaio Seneca: « Omnium quippe mortalium
peggiore sarà per te il contegno de' tuoi vita est misera; sed ìllorum miserrima,
compagni di sventura; se non che tu ti qui ad alienum somnum dormiunt, et
staccherai da loro, contento di restartene ad aliorum appetitum comedunt et bi-
senz' alcuna compagnia. » Cfr. Conv. I, 3. bunt. » E il Barbi dice chiosa degna
Boet., Cons. phil. I, pr. 4. di questi vv. le parole del Conv. I, 6:
52. la parte offensa: dei Bianchi, cacciati « Sono signori di sì asinina natura, che
da Firenze « con molta offensione » Inf. ; comandano il contrario di quello che
VI, 66. Per offensa in luogo di offesa vogliono e altri che senza dire vogliono
;
cfr. Inf. V, 109 e Purg. XXXI, 12. « La esser serviti e intesi, e altri che non vo-
voce sera che Dante, e quelli che se- gliono che '1 servo si muova a fare quello
ranno cacciati al suo tempo da Firenze, ch'è mestieri, se noi comandano.... cotali
siano persone di mala condizione, con- sono quasi bestie, alli quali la ragione
trarli di Santa Madre Ecclesia»; Lan. fa poco prode ».
54. la vendetta ecc. la vendetta, o
: 63-65. in questa valle: in questa mi-
814 [CIELO QUINTO] Par. XVII. 64-72 [PRIMO RIFUGIO]
o dell' attendere, furono interpretati co- dopo il giugno del 1302 e prima dell'im-
me defezione, e quasi come tradimento, presa alla Lastra (cfr. n. 66) ; forse sulla
dalla compagnia sciagurata » Lectura ; fine del 1303.
D., p. 29 sg. Scrive VOtt.: «La qual V. 70-93. Il primo rifugio di Dan-
cosa divenne quando elli sé oppose, che te. Proseguendo, Cacciaguida predice a
la detta parte Bianca, cacciata di Firenze D. la cortesia e benevolenza eh' ei troverà
e già guerreggiante, non richiedesse li negli Scaligeri, vaticinando in ispecie la
amici il verno di gente, mostrando le ra- magnificenza e il valore di Can Grande.
gioni del piccolo frutto; onde poi, ve- 70-72. Lo tuo primo ecc. Da questi
:
nuta la state, non trovarono l'amico versi risulta che D. si rifugiò presso gli
com'elli era disposto il verno; onde Scaligeri a Verona, subito dopo essersi
molto odio ed ira ne portarono a Dante ; separato da' suoi compagni di parte,
di che elli si partì da loro. » La stessa se pure i vv. stessi non ci dicono essersi
cosa, con qualche differenza, racconta il egli là recato già ne' primissimi tempi
Postili, del Frani. Pai. (cfr. Comm. Lips. dell' esiglio. - gran Lombardo quasi :
Ili, 465), dov'è detto di D. essersi cre- tutti gli antichi e parecchi dei moderni
duto « quod a Florentinis corrnptus fuis- intendono, e ci par giustamente, di
set». «Calunnia senza dubbio quest'ul- Bartolommeo della Scala, m. 7 mar-
tima,» così il Del Lungo o.c, 35, «....ma zo 1304. Bocc. e Manettì di Alberto, pa-
la sola voce che del calunnioso sospetto dre di Bartolommeo; ma Alberto, morì
sia corsa, potè avere i suoi effetti nelle nel 1301, quando era tuttora a Firen-
relazioni tra i fuorusciti e lui in quei ze. Altri intendono di Alboino; ma il
due o tre primi anni dell' esiglio ». - poco modo stesso con che D. parla altrove di
appresso: poco dopo le ingiurie ch'essa Alboino, Conv. IV, 16, esclude questa
ti avrà fatte. interpretazione. Altri pensarono a Can
non di vergogna, ma di san-
66. rossa : Grande, opinione che starebbe solo colla
gue, interpretaz. confortata dalla lez. lezione colui vedrai, colui nel v. 76, esco-
rotta, che è però sprovvista d' autorità. gitata dal Dion., ma sprovvista di auto-
Che « se anche non si creda poter indi- rità, Cfr. Bull. XXIV, 49 sgg. - il santo
viduare punto per punto queste crudeli uccello: l'aquila imperiale; cfr. Par.
allusioni della profezia, storia di sangue VI, 4. D. viene a dir qui che già nel 1300
eli'è senza dubbio »; Del Lungo, o. e, gli Scaligeri avevano nel loro stemma
p. 36. Forse D. allude in ispecie all'infau- l'aquila sopra la scala. Se, come pare, lo
sta impresa della Lastra /estate del 1304) stemma degli Scaligeri non portò l'aqui-
tentata dai fuorusciti Bianchi per rimpa- la imperiale sopra la scala se non dopo
[CIELO QUINTO] Par. xvii. 73-90 [primo rifugio] 815
che Can G-rande fu fatto Vicario impe- 82. il Guasco : papa Clemente V, Gua-
riale che fu del 1311, D. cadde in un scone. Invitò Valto Arrigo, cioè Arrigo
anacronismo, facile a spiegarsi e che fa VII, a venire in Italia, e quando ci fa
ripensare a quello di Par. VI, 94-96. venuto, gli si fece nemico. D. vuol dire:
75. quel ecc,: il fare, ch'è dare; darà pri-
1
prima del 1312 '. Cfr. G. Vili. IX, 59.
ma eh e tu chieda. «Seneca nel libro de' Be- Par. XXX, 142 sgg.
nefizi (il quale il detto messer Bartolom- 83. parran ecc. « appariranno i primi
:
sino alla sua morte, 22 luglio 1329. tos dominos vitiosos, quorum aliquosego
77. questa stella: Marte; nato sotto novi.... Cum pater eius duxisset eum se-
l'influsso di Marte, quindi bellicoso; mel ad videndum magnumthesaurum,
cfr. Gonv. II, 14. iste illieo, levatis pannis, minxit super
80. novella età: giovinezza; cfr. Inf. eum; ex quo omnes spectantes iudica-
XXXIII, 88. - nove anni Can Grande : verunt de eius futura munificenza per
compiva il suo nono anno il 9 marzo 1300; istum contemptura pecuniarum »; Beno.
onde inutile è il discutere, se D. parli 88-90. t'aspetta: cfr. Purg. XVIII, 47.
qui di rivoluzioni solari, o di rivolgi- - trasmutata ecc. per opera sua molti
:
menti del pianeta Marte. Cfr. la nota ricchi diventeranno poveri, molti poveri
di I. Del Lungo, o. e, p. 50. ricchi; mutazioni meritate e giuste, dob-
81. torte: rivolte, aggirate. «Nove fiate biamo sottintendere, se le parole, con
già, appressomio nascimento, era tor-
lo formemente a tutto il contesto di che
nato lo cielo de la luce quasi a uno me- fanno parte, devono sonar lode allo Sca-
desimo punto, quanto a la sua propria ligero. Ma poiché, questa determina-
girazione » Vita Nuova, § 2.
; zione esplicativa non c'è, altri {Troya,
816 [cielo quinto] Par. xvii. 91-100 [ammonizione]
Veltro allegorico dei Ghib., pp. 171 sg.) re invidia a' suoi concittadini, che trion-
suppose che D. con ambiguo tenor di
'
feranno, è vero, in patria, mentr' egli
parole abbia voluto adombrare un bia-
'
prenderà la via dell'esiguo; ma essi sa-
simo alle violenze di quello. noi pare A ranno poi smascherati e puniti egli avrà
;
che per un biasimo questo non sia luogo fama pura e durevole ne' tempi ventu-
e che D. se avesse avuto tale intenzione, ri. « Adatta la risposta alli dubbii detti
si sarebbe espresso più apertamente; cfr. e mossi, e dice Io non voglio però che
:
91. portera'ne: ne porterai. - scrìtto vita dee essere tanta, che tu ne vedrai
nella mente cfr. Purg. XXXIII, 76 sg.
: vendetta per giudicio di Dio.... L'autore
« E di lui ne porterai scritto nella tua impertanto morì in esilio a Ravenna,
memoria, senza appalesarle ad alcuno, dove alla sua sepoltura ebbe singulare
queste cose che io ti predico » Br. B. ;
onore a nullo fatto più da Ottaviano
Il Poeta esprime qui le sue speranze nei Cesare in qua, però che a guisa di poeta
buoni imprese di Can grande.
effetti delle fu coronato con li libri e con moltitudine
Ma non specifica quali esse siano, e scusa di dottori di scienza » Ott.;
il suo silenzio fìngendo che Cacciaguida 94. Poi giunse aggiunse. - le chiose
: :
gli abbia ingiunto di tacere, e dettogli le dichiarazioni di ciò che ti è stato oscu-
cose incredìbili a chi le vedrebbe co' pro- ramente predetto nell' Inf. e nel Purg. ;
che si legge nel § I, dell' Episto la famosa 96. giri: di sole. La profezia di Cac-
a Cangrande « Inclyta vestrae niagrii-
: ciaguida si finge fatta nella primavera
fìcentiae laus quam fama vigil volitans del 1300 la l a condanna di Dante è del
;
tela, nel quale chi risponde mette la tra- pugnenti, che tratteranno singulari mali
ma che la compie. Lo stesso traslato di ciascun a parte e per conseguente sono
;
106. sprona: si avanza in fretta. Pa- troppo forte e agro, quindi disgustoso.
ragona il tempo a cavaliere che, spro- « Sì come il forte agrume offende il gu-
nando il cavallo, s'avanzi veloce contro sto, così temo io offender la mente a molti
il nemico. che m'udiranno »; Teli.
107. colpo: l'esiglio, e le sventure che 118. timido amico tacendo. « Quello:
II, 34. Purg. XVII, 136. Par. XXXI, 75. sophus] cuncta moralia dogmatizans,
109. por che di provvedenza ecc. onde : amicis omnibus veritatem docuit prae-
è bene che io provveda ai fatti miei, sì ferendam »; JEp. ad Card. Ital., 5. Cfr.
che, cacciato dalla patria, possa trovare De Mon. Ili, 1, in cui si sostiene do-
dove essere accolto. versi la verità dire schietta anche se in-
110. luogo.... più caro : la patria; cfr. cresciosa ad altri.
v. 48, 55 sgg. 119-12.0. viver: infinito sostantivato. « Se
io sono timido amico alla veritadc, temo 143. - il mio tesoro il « vivo topazio: » ;
di perdere ii vivere tra coloro che ver- Par. XV, 85; il mio antenato.
ranno dietro a questo tempo, il quale 122. corrusca scintillante più di pri-
:
perdere fama e buona nominanza » ; 68, ecc. Gonv. Ili, 8. Yirg., Georg. I,
Ott. 233 sg.
V. 121-142. Il coraggio della verità. 123. quale ecc. come uno specchio
:
« Parla francamente » risponde Caccia- d'oro sul quale cadano i raggi del sole.
guida «e non tacere né dissimular nulla
; 124. fusca: offuscata, turbata.
di ciò che hai veduto ed udito. Di certo 125. altrui: di congiunti od amici.
a molti, la cui coscienza è turbata delle 126-129. pur: veramente. Coloro cui
vergognose opere loro o de' loro congiun- rimorde coscienza o per le proprie colpe
ti od amici, riusciranno molto agre le o per quelle dei congiunti ed amici, sen-
tue parole. Tuttavia parla! Il vero tor- tiranno senza dubbio 1' amara puntura
nerà molto profittevole a quei medesimi, delle tue parole ciò nonostante di' aper-
;
ai quali sulle prime sarà parso disgu- tamente tutto ciò che hai veduto ed
stoso. I tuoi rimproveri feriranno prin- udito, e lascia che chi ha la rogna, se
cipalmente i grandi della terra, ciò che la gratti, lascia che si dolga chi ne avrà
è non piccolo argomento di animo ono- cagione. Modo, quest'ultimo, proverbiale
rato e grande. Rifletti che, appunto a e molto efficace anche se di una ruvi-
fine di istruire i tuoi contemporanei, ti dezza qualche po' volgare.
furono mostrate ne' regni oltremondani 132. digesta : digerita, fìguratam. per
le persone più note per fama tra quelle benponderata e perciò riconosciuta come
che, uscite delle regioni del tempo, già giusta e vera cfr. Boet., Gons.phil. Ili,
;
si trovano in quelle dell'eternità; giac- pr. 1. « Quando fuerit bene discussa, exa-
ché gli esempi atti a rendere odioso e minata et ruminata. Et vere auctor fuit
aborrito il vizio ed amabile e seguita la quodammodo propheta sibi quia vidi ;
allo splendore dell'uno e dell'altro me- 134. le più alte cime più percuote allo :
glio si conveniva »; L. Veni., Simìl., stesso modo il tuo grido colpirà più
[CIELO QUINTO] Par. xvii. 135-142 [coraggio d. vero] 819
e ciò non
fa d'onor poco argomento.
136 Però son mostrate in queste rote,
ti
d'ogni altra persona i grandi e potenti der fama, buona o cattiva, ai tempi di
della terra. Cfr. Rorat., Od. II, x, 9 sgg lui.Del resto le anime che gli furono
Boet., Cons. phil. I, inetr. 4. Isaia XL, 9 mostrate da V., da B. e dagli spiriti du-
Tasso, Ger. VII, 9. « I luoghi piti alti rante il mistico suo viaggio, sono ve-
sono più ventosi e più malagevoli onde
; ramente tutte di fama note ; le anime
le torri stanno più al vento e alle per oscure non gli furono mostrate da altri,
cosse e alle tempeste » ;Fra Giord, ma il P. le riconobbe da sé.
Pred., ed. Manni, p. 27. 139-142. non posa ecc. non si acqueta
:
dob., e tutti gli antichi commentatori menti puramente razionali, non conforta-
Al. non fla, che si potrebbe dire una
: ti da esempio alcuno, avrebbero efficacia
felice correzione. Il coraggio di rim- sull' animo nostro. « Instruenda est vita
proverare con aperta franchezza anche exemplis illustribus »; Seri., JEp. 83. -
ai grandi le colpe loro torna di grande àia: abbia; cfr. Inf. XXI, 60. -la sua
onore a chi ha tale coraggio. radice incognita e nascosa: che sia tolto
136. Però: per questo fine, perchè la da persone oscure e sconosciute. - non
tua parola colpisca chi sta in alto. paia che non abbia qualcosa di concreto
:
138. pur: solamente. - di fama note: e che lo renda evidente. « Non si può in-
anche i personaggi che noi conosciamo segnare la cosa non saputa per la non sa-
solamente dai versi di D., dovettero go- puta » Buti.
;
820 [CIELO QUINTO] l'Ali. XVIII. i-y [dante e beatrice]
CANTO DECIMOTTAVO
CIELO QUINTO o DI MARTE : MARTIRI DELLA RELIGIONE
V. 1-21. Sguardo a "Beatrice, Cac- rissimi, ne' quali si vede Iddio perfet-
ciaguida tace, ed è di nuovo tutto as- tamente » Fra Giord., Fred., ed. Mo-
;
sorto nella visione beatifica della Divi- reni, IT, 305. - gustava pensando. :
nità. Dal canto suo il P. è assorto nella 3. lo mio: il mio verbo, cioè il mio
meditazione di ciò che ha testé udito. pensiero o concetto, -col dolce l'acerbo:
Ma pei conforti di B. si riscuote; e, Il dolce è il pensiero della fama impe-
guardando lei, eh' è tutta amor celeste, ritura promessagli; V acerbo il pensiero
dimentica le affannose sue cure. Dopo dell' esiglio e delle altre sventure che
un istante B. lo esorta a volgere di nuovo questo porta seco.
la sua attenzione a Cacciagnida. 5-6. Muta pensier. pensa ad altro; non
verbo: concetto, pensiero. « Verbum
1. ti preoccupar più oltre delle predizioni di
dicitur naturalis intellectus motus, se- sciagure e di torti che immeritevolmente
cundum quem movetur et intelligit et dovrai sostenere nel resto della tua vi-
cogitat»; Joh. Damasc, De fide orthod. ta. - disgrava alleggerisce, compensa;
:
I, 9. - « Primo
et principaliter interior « Mea est ultio, et ego retribuam in tem-
mentis conceptus verbum dicitur»; Thom. pore»; Deuter. XXXII, 35. Cfr. Jìom.
Aq., Sum. theol. I, 34, 1. XII, 19. Ebrei X, 30. « Beatrice disse :
cfr. Par. IX, 61. « Ogni santo, ogni, sarò teco, e mostrerotti li divini giudicii,
qualunche s' è il minore, sì rappresenta e sosterrotti in ogni passo » Ott. ;
più Iddio che tratutte le creature, im- 8-9. mio conforto Beatrice. Così chia-
:
però che sono come specchi lucenti e chia- mò anche V., Purg. III, 22 IX, 43, ecc. ;
[CIELO QUINTO] PAR. XVIII. 10-24 [DANTE E BEATRICE] 821
10 non perdi 7
io pur del mio parlar diffidi,
ma per la mente, che non può reddire
sopra sé tanto, s
7
altri non la guidi.
13 Tanto poss 7
io di quel punto ridire,
che, rimirando lei, lo mio affetto
libero fu da ogni altro disire,
10 fin che il piacere eterno, che diretto <
- e quale ecc. : e non mi provo neppure 20-21. Volgiti ecc.: volgiti a Caccia-
* descrivere quale amore vidi allora sfa- guida, ed ascolta ciò che ti dirà troverai :
contento e beato anche me, che, mirando stra con fulgore più vivo il suo desiderio
negli occhi beili (bel viso) di lei, ricevevo di parlare col Poeta, in quella guisa che
e godevo, riflesso, quel raggio divino. un affetto grande, quale assorba ogni
il
cfr. Comm. Lips. Bene l' Ott.: « Iddio di- biante, e massime negli occhi»; L. Yent.,
rizzava li raggi suoi in Beatrice, e quelli Simìl., 252. Cfr. Purg. XXI, 111 e Gonv.
poi da lei in me rifletteano, sì che questo Ili, 8 « Dimostrasi [l' anima] negli oc-
:
secondo aspetto mi contentava. » Per se- chi tanto manifesta, che conoscer si può
condo =
riflesso, cfr. Par. I, 49 sg. la sua presente passione, chi bene là
Vincendo me ecc.: scotendomi dalla
19. mira ».
beata contemplazione con nuovo fulgore, 24. tolta: assorbita; cfr. Purg. IV,
Bffetto di un suo sorriso. 1 sgg-
822 [CIELO QUINTO] Pak. XVIII. 25-42 [SPIRITI DI MARTE]
2.')
così nel fiammeggiar del fulgor sauto
mi volsi, conobbi la voglia
a eh' io
in lui di ragionarmi ancora alquanto.
28 El cominciò « In questa quinta soglia
:
25. fulgor santo: Cacciaguida; cfr. da nube a nube per generare quel che di-
Par. X, 64; XXX, 62. ciamo folgore o saetta, ma nella nuvola
28. soglia : grado di Par. ; cfr. Purg. stessa rimane, e a un tratto la illumina.
XXI, 69. Par. Ili, 82; XXX, 113; Qaesta immagine concorre coli' altra as-
XXXII, 13. sai somigliante, Par. XV, 24 Che parve :
niuno mai se ne perde; cfr. Thom. Aq., Purg. XX, lll.-com'el si feo: appe-
Sum. theol. I, ri, 5, 4. Salm. I, 3. Ezech. na il nominare si fece =
tosto che Cac-
XLVII, 12. Avocai. XXII, 2. ciaguida ebbe nominato Giosuè.
31. giù: nel mondo, da vivi. 39. né mi fu ecc. Udirlo nominare e
:
34. nei corni: nei bracci della croce; cfr. dosi in giro.
Par. XIY, 109. 42. ferza: sferza, stimolo; cfr. Purg.
35-36. farà ecc. : trascorrerà per la XIII, 39. Letizia era a quello spirito
croce come baleno per nube ; cfr. Stat. cagione del roteare, ciò che la sferza è
Theb. I, 353. « Il fuoco veloce di una al paleo. - paleo strumento col quale
:
nube, incognito nella sua natura agli giuocano i fanciulli facendolo girare con
antichi, è una scarica o una scintilla- una sferza, già detto anche Fattore o
zione elettrica; il quale non sempre passa Trottola cfr. Yirg., Aen. VII, 378 sgg.
[CIELO QUINTO] Par. xviii. 43-57 [spiriti di marte] 823
43. Carlo Magno: il restauratore del- 48. Roberto Guiscardo figlio di Tan- :
d'Orange, il quale lo fece battezzare. più bella, più raggiante, più lieta. tale A
«Armato di una clava formidabile, egli indizio, s' accorge d' essere già, trasferi-
8i fa largo fra i nemici e si acquista tal tovi in un attimo, nel 6° cielo, e proprio
fama di prodezza, che alla fine è fatto nel pianeta Giove, dove gli appariscono
cavaliere e sposa la figlia della sorella spiriti di principi saggi e giusti.
di Guglielmo, Aélis»-, Nyrop, o. e, 142. 52. destro: dov'era B.
Giustamente è stato detto un antenato 53. dovere ciò che io dovessi fare.
:
di Morgante per certe sue comico-tra- 54. per parlare per mezzo di parole. -
:
sione di esso nel Par. (cfr. Parodi, Bull. 55. luci: occhi. - mere: pure, limpi-
XXIII, 62) è cosa alquanto singolare. damente luminose; cfr. Par. XI, 18.
47. Gottifredi Goffredo di Bouillon,
: 57. vinceva gli altri ecc.: l'aspetto di
ilduce della prima crociata e primo re B. era fatto più fulgidamente bello e
s'
cristiano di Gerusalemme, m. nel 1100. giocondo che gli altri aspetti tutti nei
Nyrop, o. e, 214 sgg. quali era stata solita fin qui mostrarsi,
824 [Cielo sesto] Par. xvjii. 58-70 [asci \ mone
compreso 1' ultimo, pur mirabile e inde- lore ài fui (fu'), sicché, a rigore, neppure
scrivibile, accennato ne'vv. 7 sgg. - so- può dirsi una variante vera.
lere: sost., come in Purg. XXVII, 90. 68. temprata stella: «
il cielo di Giove
58-60. per sentir ecc. : «L'amore della si può comparare Geometria per «lue
alla
virtù produce il diletto e l'accrescimen- proprietà: l'una si è, che muove tra due
prova di aumentata virtù.
to del diletto è cieli repugnanti alla sua buona tempe-
Similitudine degna veramente del cielo»; ranza, siccome quello di Marte e quello
L. Vent., Simil., 259, dove si cita Par. di Saturno. Onde Tolommeo dice nello
XXXIII, 91 sgg. allegato libro, che Giove è stella di tem-
61-62. il mio girare ecc.: cresce man perata complessione, in mezzo della fred-
mano la circonferenza de' cieli, conte- dura di Saturno e del calore di Ma ite.
nuti l'uno dentro l'altro, l'inferiore entro L' altra si è, che intra tutte le stelle
il superiore; quindi D., cbe, durante il bianca si mostra, gitasi argentata » ;
tempo che resta fermo in ciascun cielo, Conv. II, 14 cfr. Par. XXII, 145 sg.
;
67. fui volto: Al.: fu, forma frequen- allegro, -facella: face, astro; cfr. Purg.
tissima ne' codici toscani antichi col va- Vili, 89.
[CIELO SESTO] Par. xviii. 71-85 [lettere mister.] 825
71. lo sfavillar ecc.: gli spiriti beati, JD,poi una I, poi una L, poi di mano in
sfavillanti di carità celeste. mano tutte le altre lettere delle quali si
72. segnare : rappresentare agli occhi compone la sentenza Diligite ecc., colla
:
miei le lettere del nostro alfabeto. quale esordisce il libro della Sapienza,
73. augelli« gru, ceceri e simili »
:
;
(I, 1).
vano soltanto figure tonde e lunghe, ma Tutte e nove le Muse si chiamano Pega-
« cinque volte sette vocali e consonanti» see, sicché non si sa bene se qui il P.
(v. 88 sg.); dunque figure tonde, lunghe invochi la Musa in genere o Euterpe cui
ed altre. « Strymona sic gelidum bruma gli antichi assegnavano la sfera di Gio-
pellente, relinquunt poturae te, Nile, I ve, o Calliope, già invocata Purg. I, 9
grues, primoque volatu effingunt va- | o Urania, anch'essa già invocata {Purg.
rias, casu monstrante, figuras; mox |
XXIX, 41), la quale ben può dirsi diva
ubi percussit tensas Notus altior alas, j
in quanto Urania significa celeste
' ' ' '
:
confusos temere immistae glomerantur che sono tutte opinioni affacciate da que-
in orbes, et turbata perit dispersis li-
| sto e quel commentatore.
tera pennis »; Lucan., Phars. V, 711 sg. 83. longevi: di lunga fama; allunghi
Si diceva che le figure formate dalle la loro vita con la fama immortale cfr. :
76. sante creature: anime beate. aiuto eternano la fama di città e regni.
77. volitando volando in qua e in là.
: 85. illustrami di te rischiarami del :
- faciensi si facevano.
: tuo lume. - rilevi: rappresenti, mostri
78. or 1), or ecc. prima faceansi una : come in rilievo.
826 [cielo sesto] I'ak. xvin. 8t>-y8 [GIGLIO]
chiarito ciò e spiegato, insieme, il modo Buti. Così pure Land., Veli., ecc. ma
in cui dobbiamo pensare che si compis- Con la discesa di queste
cfr. n. 113-114.
sero le trasformazioni della lettera, è di nuove luci sul colmo dell'emme, que-
Michelangelo Caetani, Proposta di una sta deve, secondo il Caet. e anche se-
più precisa dichiaraz. intorno ad un condo noi, assumere una forma simile
passo della D. C. Roma, 1852, opusc. alla fig. 2.
[CIELO SESTO] Par. xviii. 99-113 [aquila imperiale] 827
99. credo: affermazione, non dubbio. 106. quietata ecc. quando ciascuna di
:
- il ben : Dio che le muove e stimola a quelle luci si fu fermata al suo posto.
seguirlo. 107. agnglia: «l'uccel di Giove»; Purg.
V. 100-114. Jj 9 aquila imperiale. XXXII, 112, simbolo della giustizia im-
Movendosi con grande rapidità e ag- periale. - « Auctor fingi t subtiliter quod
gruppandosi in nuovi modi, gli spiriti multse animse iustorum regniti et recto-
trasformano la emme nella figura d' un'a- rum hic constituunt unum corpus aquilae,
quila, simbolo dell'impero, e, per conse- per hoc figuraliter ostendens quod omnia
guenza, della giustizia terrena, affidata regna mundi de iure dependent a roma-
da Dio ad esso impero. no, in quo maxime vignit iustitia, ut pro-
100. ciocchi: ceppi: cfr. Diez, W'órt.I 3 bari potest multipliciter, et omnes reges
128. -arsi «meglio che ardenti o accesi,
: sunt subiecti romano principi, sicut di-
perchè esprime consumati già in gran versa membra humana uni capiti»; Benv.
parte dal fuoco; onde sprigionano, per- 108. a quel distinto foco: da tutte quelle
cossi, maggior copia di faville »; L. luci, il cui aureo fulgore si distingueva
Yent., Sìmil., 75. dall'argentea bianchezza (v. 96) di Giove.
102. agurarsi: augurarsi; presagire a 109. (Juei: Dio. -dipinge: l'aquila nel
sé futuro. « Molti stolti, stando presso
il pianeta di Giove è una figura dipinta da
al fuoco, e' fregano in sull' arso degli Dio, il quale nel figurare non imita la
ciocchi, per la qual fricazione appaiono natura, come devono fare gli umani di-
molte faville, ed egli s' augurano dicen- pintori, poiché anzi la natura imita Lui,
do Cotanti agnelli, cotanti porcelli, co-
: riconoscendo da Lui quella informativa
tanti fiori ni d'oro, e così si passano tem- virtù, mediante la quale essa modella
po » An. Fior.
; Lan. = quaggiù ogni cosa. Cfr. Inf. XI, 99 sg.
103. parver : si videro. - quindi : dal 110. si rammenta si riconosce qui for-
:
;
occhi, altre il capo, altre il collo, ecc., collettivo, come gioventù per giovani.
dell'aquila, e si fermarono così quale più 113-114. d' ingigliarsi all' emme in- :
in alto, quale più in basso, secondo il tendo di starsene nel giglio - giglio aral-
:
grado di gloria loro destinato da Dio. dico -formato dalla emme gotica, la qua-
828 [CIELO SESTO] PAR. XVIII. 114-123 [avarizia papale]
Fig. 3 ville de' vv. 100 sg. dura tut- 117. ingemme: ingemmi. « O dolce stella
tavia incertezza fra gì' in- di Giove, quali e quante anime situate in
terpreti detta D. 0.; cfr. Bull, XI, quella figura deli'aguglia che di sé fe-
250 sgg. e XV, 278. Notevole e giusta cero, ed in quello verso Diligite ecc., mi
l'osservazione del Parodi che D. segnò dimostrarono che la giustizia che tra li
uno stacco abbastanza forte tra la prima mortali si fa per li rettori, sia effetto della
figurazione della Me del giglio e quella tua influenza »; Ott. !
de\V aquila-, e acuta ed attraente l'altra 118. la Mente : Dio che ti dà moto e
osservazione dello stesso, che col giglio virtù d'influire in terra giustizia; cfr.
D. alludesse alla Monarchia Francese Par. XIX, 53 sg. XXVII, 109 sgg.;
XX, 44) di potere universale cfr. Par. ; XIX, 103 sgg. Purg. XVI, 97 sgg. -
VI, 110 sg. « Così si capisce meglio il per- raggio : la giustizia che tu influisci. -
chè improvvisa scoppi l'ira di D. contro Tizia: offusca, guasta.
il Papa d'Avignone e tutto il passo in-
; 121-123. sì che ecc. : di modo Che la
fine si mostra animato dai medesimi sen- Mente divina, Iddio, che già, quando
timenti e rivolto al medesimo fine cui prese forma umana, si adirò contro co-
mira la rappresentazione famosa, con loro che mercanteggiavano nel tempio
cui si chiude la processione simbolica del Signore (cfr. Matt. XXI, 12 sg. Giov.
del Paradiso terrestre ». II, 14 sg.), si adiri un'altra volta con-
Y.115-136.A.variziapapale t li'sL9$et- tro i rinnovatori di tal mercato nella
[CIELO SESTO] Par. xviii. 124-136 [avarizia fapale] 829
sua Chiesa, stabilita con miracoli e mar- determinato che non può essere né Bo-
;
124. milizia del ciel: anime sante del 86. Isaia III, 14. - vivi « quasi dica : :
cielo di Giove ; cfr. Purg. XXXII, 22. elli ti rimunereranno di tue opere, però
Par. XXX, 43; XXXI, 2. - contemplo: ch'elli vivono, cioè possono » Ott. ;
125. adora: óra, prega; cfr. Purg. Y, 71. burlandoti di Pietro e di Paolo. - 1' ho
126. al malo esemplo: dei pastori della fermo ecc. io sono tanto saldo e fedele
:
130. Ma tu ecc.: apostrofa papa Giovan- solo: « erat in desertis »; Luca I, 80.
ni XXII, il Caorsino (1316-34), (cfr. G. 135. per salti in premio del ballo che
:
Vili. XI, 20), il cui pontificato fu unase- la figliuola di Erodiade fece alla presenza
rie, si può dire, non interrotta di scomu- di Erode; cfr. Matt. XIV, 1-12.
nicazioni e ricomunicazioni (scrivere e 136. il Pescator: S. Pietro; cfr. Purg.
cancellare) cfr. Vili. IX, 109, 141, .144,
: XXII, 63. - Polo: Paolo, cioè S. Paolo.
171, 227, 246, 264, 278, 311; X, 36, 78, Questa forma, popolaresca e confidenzia-
184, ecc. V'ha chi intende dei chierici, le,indica che chi parla, un papa, non fa
o dei papi in generale ma se quelle dei ; gran conto di S. Paolo e una intenzione ;
vv. 125-129 sono o possono essere con- spregiativa o beffarda può ben essere
siderate allusioni generiche, qui' D. evi- anche nel designare ch'ei fa S. Pietro
dentemente si rivolge a un personaggio semplicemente come il Pescatore.
830 [CIELO SESTO] Pak. xix. 1-12 [l'aquila parla]
CANTO DECIMONONO
CIELO SESTO o DI GIOVE : PRINCIPI SAGGI E GIUSTI
Parea dinanzi a me
con 1' ali aperte
la bella iniage, che nel dolce fruì
liete facevan 1' anime conserte.
Parea ciascuna rubinetto in cui
raggio di sole ardesse sì acceso,
che ne' miei occhi rifrangesse lui.
E quel che mi convien ritrar testeso,
non portò voce mai, né scrisse inchiostro,
né fu per fantasia giammai compreso ;
quand' era nel concetto noi e nostro ' ' ' '.
1. Parea: appariva, si mostrava. Cfr. Inf. XXV, 94 sgg.; XXVIII, 113 sg.
2. iniage : immagine ; cfr. Purg. XXV, 10. lo rostro: il becco (lat. rostrum)
26. Par. II, 132 - fruì frui-
; XIII, 2. : dell'aquila. « Vidi et audivi vocem unius
zione. Fruì è infinito lat. godere, usato= aquilse volantis per medium ccelum»;
come sostantivo. «Quod est simpliciter Apocal. VIII, 13.
ultimum, in quo aliquis delectatur sicut 11-12. sonar ecc. erano molti che par-
:
in ultimo fine, hoc proprie dicitur/mc- lavano, ma si udiva una sola voce e
tus et eo proprie dicitur aliquis fruì»)
%
questa parlava in l a persona singolare
Thom. Aq., Sum. theol. I, il, 11, 3. anzi che in l a plurale.
[cielo sesto] Par. xix. 13-30 [vecchio dubbio] 831
cfr. Comm. Lips. Ili, 508 sg. a S. Vici., Eluc, Evang. Ioh. XV, 22.
18. lei la memoria da me lasciata in
: 22. perpetui fiori anime che, come
:
molti amori, ossia da quella figura d'a- ranza del vero e desiderio di conoscerlo.
quila formata di molte anime accese Cfr. Conv. I, 1 sg.
dell' amor divino, usciva una voce sola. 27. non trovandogli ecc.: non trovan-
V. 22-33. Un vecchio dubbio non do giù in terra al mio dubbio soluzione
ancora sciolto. D. prega quei beati alcuna, soluzione che sarebbe cibo al di-
di chiarirgli un dubbio che da molto giuno or ora detto.
tempo turba l'animo suo. Non lo spe- 28. se in cielo ecc.: se la divina giusti-
cifica, ma dice soltanto: «Voi lo cono- zia si specchia in altro reame (cioè nei
scete, opperò vi prego di liberarmene ». Troni: «su sono specchi, voi dicete Troni,
H dubbio, che è esposto poi ne' vv. 70. Onde rifulge a noi Dio giudicante »; Par.
sgg., è questo: Se senza fede in Cristo IX, 61 sg.), essa si manifesta senza velo
e senza battesimo non vi è salute, a anche a voi, che siete stati osservatori
tutti dovrebb' essere offerta l'occasione fedeli della giustizia.
di abbracciare la fede e ricevere il bat- 30. che: ripetuto il che del v. 28: tale
tesimo. Invece moltissimi uomini muoio- ripetizione usò spesso il Boccaccio e si
;
::i
Sapete come attentò io m'apparecchio
ad ascoltar; sapete quale è quello
dubbio che m' è (ligi un cotanto vecchio. »
34 Quasi falcone eh' esce del cappello,
muove la testa e coli' ali si plaude,
voglia mostrando e faccendosi bello,
87 vid' io farsi quel segno, che di laude
della divina grazia era contesto,
con canti, quai si sa chi lassù gaude.
40 Poi cominciò « Colui che volse il sesto
:
33. cotanto vecchio: che dura ormai da Pulci, Morg. XI, 70; XVI, 64. Arios.,
tanto tempo; cfr. v. 27. Ori. IV, 46.
V. 34-99. Imperscrutabilità della 35-36. coll'ali si plaude ecc. : battendo
divina gitisti&ia. L' aquila celeste, le ali, fa festa a sé stesso; cfr. Ovid.,
esposto il dubbio di D., dà questa sem- Met. Vili, 238 XIV, 507. Yirg., Aen.
;
imprimere in esso il valor suo per modo, gna imperiale, composta di spiriti loda-
che il suo divino intendimento non ri- tori della grazia divina. - laude plur. :
a noi non sembri qualche volta alcuna Prov. Vili, 27: « certa lege et gyro
delle opere sue. L' aquila dunque, in- [Deus] vallabat abyssos ». Cfr. Giobbe
vece di sciogliere il dubbio del P., gli XXXVIII, 4 sg. - in influito eccesso : in-
prescrive di « inchinare la mente al so- finitamente superiore a tutto ciò che del
prannaturale » (Tom.), chiamando menti suo valore (il quale è, per così dire, il
grosse ed animali terreni coloro che non contenuto dei concetto o verbo divino)
istanno contenti alla fede. vediamo impresso negli esseri finiti da
34. cappello: coperta di cuoio che il lui creati, anche se relativamente per-
falconiere metteva in testa al falcone, fetti. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. 1, 25, 6.
affinchè,. nulla vedendo, non si dibattes- Eccesso è qui usato in buon senso, come
se, mentre era portato alla caccia. Cfr. Ep. Kani, 1.
«CIELO SESTO] Pai*, xix. 46-60 [giustizia divina] 833
46-48. E ciò ecc. : e di ciò ci accerta il somma Deità che sé sola compiutamente
che Lucifero, quantunque la somma
itto vede »; e II, 6 « la luce che sola sé mede-
:
tra le creature, ebbe limitata la visione sima vede compiutamente. » Cfr. Par.
intellettuale e avea anche lui bisogno XXXHI, 124-126.
di un lume speciale divino per vedere 52-57. vostra: Al.: nostra. La lez. vo-
più in là; ma, non volendo aspettare stra è confermata dai versi 59 e 83.
questo lume, cadde acerbo, cioè non ma- L'umano intelletto (vostra veduta) eh'
turo, non perfezionato, quali divennero di necessità solo un tenue raggio della
gli angeli rimasti fedeli a Dio. Cfr. De mente divina, non può essere mai tanto
Yulg. El. I, 2. - la somma: cfr. Purg. potente, che non discerna il sno prin-
K
XII, 25 sg. Petr. Lomb., Sent. II, 3, 4. cipio (la mente divina) inoltrarsi od es-
Tliom. Aq., Sum. theol. I, 63, 7. Inf. sere assai più in là di quel qualunque,
XXXIV, - per non aspettar lume:
18. sia pur lontano, limite fino a cui esso
prima di essere confermati nella grazia, intelletto può spingere 1' occhio suo na-
gli angeli ebbero un tempo di prova. turalmente. - mente divina cfr. Par.
: ;
e più eccellente che Iddio avesse crea- 27. Gerem. XXIII, 24. Yirg., Eclog. Ili,
to, non potè intendere l' infinita divina 60; IV, 49 sg. Thom. Aq., Sum. theol. I,
provvidenza, meno la può conoscere una 8, 1. « Dicit enim Spiritus Sanctus per
creatura umana, eh' è molto meno eccel- Hieremiam: Numqnid non ccelum et
'
lente che non fu quella » Dan. ; terram ego impleo? et in Psalmo: Quo
' '
50-51. corto recettacolo: vaso o reci- ibo a spiritu tuo ? et quo a facie tua fa-
piente troppo piccolo per il bene infini- giani ? Si ascenderò in ccelum, tu illic es ;
che con niuno altro bene si può misu- Ep. Kani, 22. - 1* è parvente accessibile:
rare, se non con sé medesimo imperò ; alla vostra veduta. Cfr. Thom.Aq., Sum.
che ogni altro bene è minore di lui, sic- theol. I, 12, 2.
ché con niuno altro si può misurare. E 58-60. Però ecc.: perciò l'uomo non
come elli è infinito, così le opere sue so- può penetrare addentro nei segreti di
no ininvestigabili ed incomprensibili dal- Dio, e la vista dell'intelletto umano vede
l'uomo e da ogni altra creatura. E così è nella giustizia divina come l'occhio nel
dimostrata la maggiore proposizione; mare profondo, cioè niente o ben poco.
cioè che ogni creatura è corto ricetta- « Iudicia tua abyssus multa »; Salm.
culo d' Iddio e delle sue opere può be- : XXXV, - la vista ecc. la vista intel-
7. :
ne ricevere parte, ma non tutte » Buti. ; lettuale che il vostro mondo riceve in
Cfr. Conv. n, 4, dove Dio è detto «quella dono da Dio. Cfr. I Cor. IV, 7.
in alto mare, a
62-63. in pelago ecc. : Cristo, nessuno legge di Cristo, nessuno
differenza di ciò che accade presso la scrive di Cristo. - ragioni : « Quomodo
proda, non lo vede; eppure il fondo è credent ei qnem non
audierunt? Quo-
anche nell'alto mare, ma la profondità •
modo autem audient sine predicante? »
sua lo nasconde a noi. Rom.'K, 14. -«Eequiriturad fidem quod
64. non è: per l'uomo, -dal sereno: credibilia proponautur credenti; et hoc
da Dio. Lume verace non può essere che quìdem fit per hominem»; Thom. Aq.,
quello che viene da Dio; dunque la ri- Sum. theol. I, 111, 1.
velazione. 75. in vita o insermoni in opere o in :
66. ombra: « Corpus enim, quod cor- 77-78. ov'è ecc.: in che sta la giusti-
rumpitur, aggravat animam, et terrena zia della condanna di costui? Se muore
inhabitatio deprimit sensum multa cogi- senza fede né battesimo, non è colpa sua.
tantem » Sap. IX, 15. Cfr. Virg., Aen.
; 79. Or tu chi se' « O homo, tu quis es
:
VI, 733 sg. Thom. Aq., Sum. theol. II, n, qui respondeas Deo? » Rom. IX, 20. -
180, 7. - veleno stimolo peccaminoso che
: sedere a scranna farti giudice. Scranna
:
avvelena 1' anima. vale sedia '; qui seggio di giudice '.
' '
67. mo : ora. - la latebra : il nascondi- « Se 'n queste cose ultime e più vili hae
glio. Ora vedi, il che prima ti rimaneva Iddio posto tanto profondo, più che non
nascosto, essere solo l' insufficienza del- è quello del mare, come deono essere
V umano intelletto, che ti cela la ragione investigabili l'altre sue opere grandi !
della giustizia divina in quel fatto di Come dunque vuoli sapere.... perchè fa
cui hai sì spesso cercato invano la spie- questi Saracino e questi cristiano? ov-
gazione. vero, perchè elegge costui e non colui?
69. facéi: facevi, anticamente anche in Cattive, guarda: non ci metter mano,
prosa. - crebra frequente. Anche nella
: che tu ci perirai in questo pelago»;
Mon. II, 8, (cfr. Scherillo, Bull. VTII, Fra Giord., Pred., ed. Manni, p. 262.
14), è esposto questo dubbio. 80. da lungi ecc.: ciò che è assai lon-
[CIELO SESTO] Par. xix. 81-91 [giustizia divina] 835
tano e superiore al trio intelletto. AL, theol. I, 19, 7. -«Ego enim Dominus, et
senza badare a tutto l'insieme del ra- non mutor » Malach. Ili, 6. - « Sine pce-
;
gionamento, ha supposto che D. si espri- nitentia enim sunt dona et vocatio Dei » ;
ma così con ispecial riguardo all' « uom Pom. XI, 29. - « Or come temi tu (vuol
che nasce alla riva del l'Indo », vv. 70 sgg. dire), che sia altro che giusto ciò che
81. veduta: intellettuale. -corta d'una Dio fa? Quando egli è fonte di bontà, e
spanna che non vede più in là di un pal-
: tanto essenzialmente buono (e però an
mo. Cfr. le parole del Conv. IV, 5, citate che giusto), che spira e produce la bontà
nella nota a Par. XIII, 141. nelle cose fuori di sé, non esse in lui le ;
82. s'assottiglia : « qui subtiliter co- quali tanto son buone e non più, quanto
natur [come tu, o Dante, che hai lunga- partecipano della bontà sua? » Ces.
mente, ma invano, meditato sulla giu- 88. Cotanto ecc.: giusto è soltanto ciò
stizia divina] rationem mese iustitise, che è conforme alla divina volontà. «Ius
scilicet divinse, quse maxime relucet in in rebus nihil est aliud quam similitudo
me»; Benv. E questa è l'interpretazio- divinae voluntatis. linde fit quod quid-
ne migliore, sebbene il meco resti espres- quid divinae voluntati non consonat, ìp-
sione qualche poco strana per dire « con sum ius esse non possit, et quidquid di-
la giustizia, o meglio circa la giustizia vinae voluntati est consonum, ius ipsum
divina di cui io sono la figura ». - « Certo sit»; De Mon. Ili, 2.
per colui che meco ragionando volesse In quello
89-90. a se la tira: la trae a sé.
far l'arguto o il sottile, sarebbe da du- esposto ne' vv. 70 sg. è implicitamente
bitare a maraviglia, ossia avrebbe co- contenuto l'altro dubbio, se forse una
stui molti e molti dubbi da affacciare gente non abbia so: ra l'altra preroga-
sulla giustizia dei decreti di Dio, volen- tiva o meriti, per cui ad essa è offerta la
do giudicare coll'umana ragione; quando grazia di Dio in Cristo, all'altra no. Qui
voi altri cristiani non aveste a guida e si tronca tal dubbio ben lungi dall'es-
:
maestra la Sacra Scrittura, che vi ac- sere attirato dal bene delle creature, è
quieta in ogni dubbio e difficoltà colla Iddio che, irradiando la sua luce, cagio-
rivelazione di un Dio infallibile, e per na esso bene. L' argomentazione è tolta
essenza buono »; Br. B. Boet., Cons. da S. Paolo, Pom. IX. E in Filipp. H, 13 :
phil. IV, pr. 5: « Nec miruin, si quid, « Deus enim est qui operatur in vobis et
ordiiiis ignorata ratione,temerarium con- velie et perfìcere, prò bona voluntate. »
fusumque credatur. Sed tu, quamvis cau- Ma anche questa argomentazione sof-
savi tanice dispositionis ignores, tamen, foca il dubbio di D., non lo scioglie.
quoniam bonus mundum rector tempe- 91-96. Quale ecc. appagato, il P.
:
rai, recte fieri cuncta ne dubites ! » guarda l'aquila con amorosa maraviglia.
84. a maraviglia: cfr. Par. XI, 90. La similitudine dipinge l'aggirarsi del-
85. grosse: cfr. Inf. XXXIV, 92. l'aquila intorno al P., ed il fissare ch'ei
86.La prima volontà divina. - per sé
: : fa in essa i propri occhi, e l'affettuosa
per sé stessa, non per partecipazione vicendevole compiacenza. L'immagine
d'altrui bontà. si fece come cicogna, D. come cicogni-
87. mai non si mosse « voluntas Dei est
: no. - pasto pasciuto latino pastus cfr.
: ; ;
ne correlativo al Quale del v. 91. - sì: quando in quel giorno si apriranno i li-
è il termine correlativo al come del v. 93. bri dove sono scritti i loro dispregi ? »
Il costrutto è qualche po' involuto, giac- Cfr. ThomAq., Sum. theol. II, li, 124, 5.
ché le parole e sì levai li cigli interrom- 100-102. Poi poiché cfr. Purg. X, 1.
: ;
cedente, andrebbero collocate dopo il Par. XXV, 80. - ancor ecc.: pur sem-
v. 96. Cfr. Inf. XXIX, 16 sgg. - so- pre disposti in modo da formare un' a-
spinta da tanti consigli: cioè da tante quila, quel segno dell'impero che fece i
(unanimi) volontà, quanti erano gli spi- Romani degni di reverenza a tutto il
riti che la componevano. Al. sospinte. mondo (cfr. Par. VI, 34 sg.) « per le
97-99. Roteando girando intorno a me.
: molte vittorie e trionfi che ebbero sotto
- Quali ecc.: come tu non intendi il mio tale insegna » ; Dan.
canto (cfr. XVIII, 99) così voi mortali 104. in Cristo: o venturo,o venuto.
non comprendete la divina giustizia. - « Non est in aliquo alio salus nec enim :
tal è : « Quis enim hominum poterit scire aliud nomem est sub ccelo datum homi-
consilium Dei? aut quis poterit cogitare nibus in quo oporteat nos salvos fieri »;
quid velit Deus? »; Sap. IX, 13. AttilV, 12. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol.
V. 100-114. La fede e le opere» Dopo Ili, 68, 1. - Cristo: come di solito, que-
aver roteato e cantato, l'aquila si ferma sto nome sacro rima con sé stesso. Cfr.
e continua « Non vi è salute senza fede,
: la n. a Par. XII, 73.
ma la fede vuol essere accompagnata 105- si chiavasse fosse chiavato, cioè
:
II, 26). Verissimo che in cielo non salì Domine, Domine!... Et tunc confitebor
mai chi non credette in Cristo ma molti, ; illisquia numquam novi vos discedite :
che hanno sempre il nome di Cristo a me, qui operamini iniqui tateni»; Matt.
sulle labbra, saranno nel dì del giudi- VII, 22 sg.
zio più lontani da lui, che altri i quali 107. in giudizio nel dì del giudizio
:
non conobbero Cristo. Gli Etiopi con- finale. - prope: prep. latina; presso.
danneranno siffatti Cristiani. E che di- 108. conosce Al.: conobbe, lezione
:
Cristiani siffatti, Cristiani soltanto di Fra Giord., Fred., ed. Moreni, I, 208.
nome. - 1' Etiope un pagano soggetto.
: : 114. suoi loro. - dispregi male azio-
: :
« Dico autein vobis quod multi ab orien- ni, per le quali sono in dispregio l'ef- ;
ber apertus est, qui est vitsB; et iudi- fornire sua guerra sì fece falsificare
cati sunt mortai ex bis quse scripta erant le sue monete, e la buona moneta del
inlibris secundum opera ipsorum»; Apo- tornese grosso, ch'era a undici once e
cai. XX, 12. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. mezzo di fine, tanto il fece peggiorare,
.1, 24, 1. « Al giudicio trarrà Iddio fuori che tornò quasi a metade, e simile la
il quaderno di tutti i peccati, e a ciasche- moneta prima e così quelle dell' oro,
;
duno porrà innanzi quaderno de' pec- il che di ventitré e mezzo carati le recò a
cati suoi » Fra Giord., Fred., ed. Nar-
; men di venti, facendole correre per più
ducci, 237. « E' sono due i libri, uno di assai che non valeano onde il re avan-
;
vita e uno di morte nel libro della vita : zava ogni dì libbre seimila di parigini,
sono scritti tutti i beni, non è manco e più, ma guastò e disertò il paese ».
uno; nel libro della morte sono scritti 120. cotenna: pelle del cinghiale, qui
<*
838 [cielo sesto] Par. XIX. 121-136 [principi ingiusti]
gnato 29 anni, morì disavventuratamen- Par. VIII, 82), mentre una M, segno
te; che, essendo a una caccia, uno porco 1000, segnerà il contrario, cioè i vizi.
salvatico gli s'attraversò tra le gambe del Per altre interpret. secondo noi, inac-
cavallo in su che era e fecelne cadere, cettabili, cfr. Comm. Livs. Ili, 528. Il
e poco appresso morì»;'FiK. IX, 66. titolo di re di Gerusalemme l'aveva otte-
121. asseta: accende di smoderata sete nuto Carlo I.
di dominio. Accenna probabilmente alle 131. quel ecc. :Federico II, re di Si-
lotte tra Edoardo I re d'Inghilterra, e cilia (1272-1337) ; cfr. Purg. VII, 119.
Roberto di Scozia. Cfr. Barlow, Contri- Conv. IV, 6. De Vulg. Eloq. 1, 12. -guar-
butìons, 485-495. Purg. VII, 132. da: governa. - Pisola del foco la Sicilia, :
figlio di Giacomo I d'Aragona (1243-1311) mente il padre uccise l'uno de' due suoi
e del fratello, Giacomo II re d'Aragona; figliuoli, e con l'altro si fuggì di carcere
cfr. Purg. VII, 119. Barba per zio vive e tornò in Rascia, e prese il padre, di
tuttora in parecchi dialetti. cui l'Autore parla, e fecelo morire in
138. nazione: prosapia, stirpe cfr. Inf. ; prigione. Poi e' poco resse il regno; che
1, 105. -due corone di Maiorca e d'Ara-
: da suoi figliuoli ricoverò il cambio »; Ott.
gona, -bozze: avvilite, disonorate, Ott.: 141. male ha visto ecc.: che per suo
« hanno adontata e adulterata la casa male ha conosciuta la moneta veneziana ;
Gli storici moderni ne giudicano più i re anteriori ad Andrea III. -beata Na-
favorevolmente. - di Norvegia Acone : varra Giovanna, figlia di Enrico I di
:
mazia. Quel di Rascia è Stefano Urosio to il quale, Luigi Utino gli successe nel
Il Milutino (1275-1307), che falsificò i regno di Francia e fu il primo ad inti-
grossi (detti anche matapani e anche tolarsi re di Francia e di Navarra. «Ve-
sulle prime ducati) di Venezia, alteran- dendo l'Autore che il regno di Navarra
done la bontà del metallo; cfr. Comm. pervenia sotto la signoria de' superbi
Lips. e Bull. XI, 263. « Di costui e de' Franceschi, e discadea alla casa di Fran-
suoi si puote dire peggio che l'Autore cia, e' dice beata, s'ella si difendesse in
non scrive. Questi, avendo uno figliuolo, su gli monti che le sono dintorno e non
e d'esso tre nipoti, per paura che non gli ricevesse quelli superbi re di Francia,
togliessero il regno, li mandò a Costanti- li quali la faranno vivere sotto misero
vano sua morte, e che gli tenesse in pre- prova anticipata di questo che per parte
gione. E così fece, tanto che per orribi- di Francia avrà a soffrire la Navarra,
litade del carcere il padre de' tre perde e in previsione di che dovrebbe armarsi
340 [ciklo sesto] Par. xix. 146-148 -xx. 1-6 [CANTO]
sta, città principali dell' isola di Cipro. gridano perch'elli vive bestialmente, ed
147. bestia: Arrigo II di Lusignano usa con quelli che bestialmente vivono,
d'origine francese, nel 1300 re di Cipro, nò da loro punto si parte; e conchiude
dissoluto e crudele, sospetto di avere in lui, come più infamato ed istremo
avvelenato il proprio fratello. « Descrive de' mali, lo XIX
capitolo » Ott. -garra: ;
la vita bestiale del re di Cipri, il quale garrisca, strida; cfr. Taf. XV, 92. « La-
doverebbe essere tutto santo, però che mentarsi di dolore, garrire d'ira»; Tom.
dinanzi alla fronte li siede la terra, dove 148. dell'altre: bestie, cioè degli altri
il suo Creatore sangue sparse.... E
il regnanti cristiani d'Europa, testé ricor-
bene dice bestia, però che tutto è dato dati. - non si scosta va di pari passo con
:
alle concupiscenze ed alle sensualitadi, gli altri re, bestiale e vizioso com' essi.
CANTO VENTESIMO
CIELO SESTO o DI GIOVE : PRINCIPI SAGGI E GIUSTI
V. 1-15. Canto dei giusti. Come II, 14 ; e cfr. HI, 12 e Canz. XI (« Io son
l'aquila, che aveva sin qui parlato, man- venuto al punto della rota
1 sgg. »),
dando fuori una sola voce per il becco, 2. discende: tramonta.
quasi fosse un essere solo, cessò di parlare 3. d'ogni parte: del nostro emisfero.
in talmodo, tutte le singole luci che la - siconsuma vien meno « consumpta
: ;
formavano, facendosi più vivide per ac- nocte»; Virg., Aen. II, 795.
cresciuta carità e letizia, cominciarono 4. che sol ecc. che aveva unico lume
:
a innalzare canti la cui divina soavità, il sole, mentre di notte i lumi vengono
tutte le altre stelle s' informano » ; Conv. l'apparire degli astri in che si riflette
[CIELO SESTO] Par. xx. 7-21 [canto] 841
ta sola luce, quella del sole. Parvente da quei lumi, e che, stato prima collet-
per appariscente fu usato da D. anche tivo, anzi uno, si fa molteplice e indi-
in Conv. I, 1. viduale, per poi tornare, dopo un mo-
8. il segno ecc.: l'aquila, insegna del- mento, uno (vv. 22 sgg.) come prima.
l'impero universale e degl'imperatori V. 16-72. Principi gitisti nell'oc-
che dell'impero universale, cioè del mon- chio dell' aquila. Finito il canto dei
do, sono i duci. beati lumi, il P. ode venir dall'aquila
i. aveva parlato sin qui;
rostro: che un mormorio quasi di fiume; quindi,
cfr. Par. XIX,
10 sgg. come al collo della cetra il suono prende
11. lucendo: Al.: lucenti, -comincia- sua forma, così quel mormorare dell'a-
ron « la similitudine è in ciò, che come
: quila, salendo su per il collo, si fa voce
all'unica luce del sole succede la moltipli- ed esce per il becco in forma di parole.
co delle stelle, così all' unico ragionare « Kiguardami l'occhio» dice l'aquila:
dell' aquila sottentrarono i canti de' sin « le luci che lo figurano, furono sommi
goli spiriti » Andr. Cfr. Della Valle,
; giusti. » E nomina sei spiriti, Davide,
Nuove illustraz., 126 sg. che forma la pupilla, Traiano, Ezechia,
12. labili: sfuggenti; «nostro illius Costantino, Guglielmo e Eifeo che for-
labatur pectore voltus » ; Virg , Eclog. mano il ciglio.
I, 63. -caduci: «non di possibilità [espres- 16. lucidi lapilli: lat. lapillus-, lu-
sa da 'labili'], ma d'atto»; Tom. centi pietre preziose ; cfr. Par. XV, 22 ;
zia, di riso; Par. IX, 70; cfr. Salm.GIII,2. 18. puoser silenzio ecc.: ammutolisce il
14. flailli Al. flaTilli Flailli, dal lat,
: canto dei singoli spiriti per dar luogo al
fiare, e varrà piccoli flauti: francese parlare unico dell'aquila, -angelici squil-
ant. fiavel. Al. faYÌlli, masch. di faville li: canti armoniosi, degni di angeli.
= splendori. Ma è daleggere/aiZZi, e da 19-20. un mormorar ecc. : un mormo-
intendere flauti, « ne' quali i santi pen- rio di acque correnti che scendono di
sieri tenevano il luogo di soffio »; Parodi, pietra in pietra. « Vox erat ei quasi vox
Bull. Ili, 145 anche XXIII, 63, dove
; e aquarum multarum » Ezech. XLIII, 2 ;
si avverte che « la forma flailli oflavilli, Cfr. Apocal. I, 15; XIV, 2; XIX, 6
invece di flaelli o flavelli, è da ricono- Virg., Georg. I, 108 sgg.
scere come un altro esempio di rima si- 21. ubertà abbondanza qui, di acqua
:
;
ciliana». In questi versi, pur accennan- - cacume cima, dove il fiume ha la sor
:
dosi alla lucentezza di quegli spiriti, la gente; cfr. Par. XVII, 113. Con questa
cosa principale di cui parla il P. e su ricchezza di acque il P. dà un'idea della
cui insiste, è il canto e il suono eh' esce potenza vigorosa di quel suono.
842 [CIELO SESTO] Par. xx. 22-31) [occhio dell'aquila]
cioè suo essere, al collo della chitarra, veduto (cfr. XIX, n. 113-114) essersi tra-
dove tiene lo sonatore le dita de la mano sformata la M.
sinistra, stringendo le corde al legno, or 34. de' fochi ecc. : degli spiriti fiam-
con un dito, or coli' altro, et or con più » ; meggianti, ond' è formata la mia figura
Buti. - prende sua forma vien modulato. : d'aquila; cfr. Par. IX, 77 XVIII, 108; ;
del mio cuore, nel quale perciò io le ispirato autore dei Salmi « 6ommo
le, l'
impressi e conservai. cantor del sommo duce»; Par. XXV, 72.
31. La parte ecc. l' occhio. - paté pa-
: : 39. di Tilla in Tilla di luogo in luo-
:
tisce, sostiene; cfr. Par. I, 48; IV, 73. go dalla casa di Abinadab, che era in
;
32. aquile mortali: le aquile che vedia- sul colle, alla casa di Obed-Edom Ghit-
mo sulla terra, -incominciommi: l'aqui- teo; e di qui a Gerusalemme; cfr. II
la, T unità
degli spiriti, incominciò a Eeg. VI, 1-17. 1 Parai. XIII, 1-14; XV, 1-
parlarmi. « Suppone di esser veduta per XVI, 1 e Purg. X, 55 sgg.
[CIELO SESTO] Par. xx. 40-57 [occhio dell'aquila] 843
rito Santo, il suo canto non ebbe merito Reg. XX, 3. Di un'altra preghiera la
alcuno. Altre interpretazioni non si pos- Scrittura non parla (cfr. Isaia XXXVIII,
sono sostenere con valide ragioni. - al- 3). A D. probabilmente si affacciò confu-
trettanto: tanto quanto il merto: cfr. Par. sa la reminiscenza di II Parai. XXXII,
VI, 118 sg., dov' è detto che ai beati vie- 26, dove si parla di penitenza di Eze-
ne letizia dal vedere la perfetta corri- chia, ma è una penitenza susseguente,
spondenza tra il merito di ciascuno e la come il peccato che ad essa è occasione,
beatitudine concessagli quale premio. alla ottenuta guarigione.
43. per ciglio a mo' di ciglio.
: 53. preco preghiera Inf. XXVIII, 90
: ;
parte dell'arco cigliare più vicina al mio del domani ciò che doveva essere cosa
becco è l' imperatore Traiano, che fece dell' oggi. I latini dicevano cras per do- '
giustizia alla vedovella, alla quale era mani ', e crastinus era aggett. che signi-
stato morto il figlio; cfr. Purg. X, 73-93. ficava appartenente al domani '. Ora
'
preghiera, la vita gli fu da Dio prolun- ratore, che, per cedere, con buona in-
gata per 15 anni: cfr. n. 51. tenzione (De Mon. II, 12, 13) che pro-
50. di che ragiono: cfr.v. 43. -arco super- dusse poi cattivi frutti (Inf. XIX, 115
no la parte superiore dell' arco cigliare.
: sgg.) Roma al Pontefice, trasferì in Bi-
844 [CIELO SESTO] Par. xx. 58-72 [occhio dell'aquila]
«Eventus sequens non facit acturn ma- è pianto per la sua bontà e giustizia ;
lucci qui erat bonus, nec bonum qui erat i vivi fanno piangere per le loro ingiu-
m ilus»; Thom.Aq., Sum. theol. l,u,20,5. stizie e tirannie; cfr. Par. Vili, 73 sgg.
60. indi: per questo dono ai papi. - 65. al sembiante risplendendo viva-
:
distrutto: «imperò che per questa ric- mente, dà segno di quanto è beato, di
chezza della Santa Chiesa sono divisi li quanto perciò è caro a Dio e remunerato
sommi pontifici da l'imperadori, e fatto da lui un principe veramente giusto.
parte della Chiesa e de lo imperio guelfa 67. nel mondo errante: fra gli uomini
e ghibellina, sicché la cristianità n'è di- che vivono in terra, soggetti all'errore;
visa e venuta in grandi guerre » Buti. ; cfr. Par. XII, 94. In cielo non è possi-
Cfr. Purg. XXXII, 124 sgg. bile errore.
61. arco declivo la curva discendente
: 68. Rifeo ricordato da V. come uno
:
del ciglio dalla parte opposta al becco. dei Troiani che combatterono da valo-
62. Guiglielmo: Guglielmo II, re di rosi contro i Greci la notte che Troia
Sicilia, detto il Buono, che governò dal fu presa; cfr. Aen. II, 339, 394, 426 sg.,
1166 al 1189, nel quale anno cessò di vi- nel quale ultimo passo è lodato come
vere principe giusto ed amato dal suo
; iustissimus unus qui fuit in Teucri» et
popolo. « Amava li suoi sudditi di di- amantissimi^ cequi del resto personag-
;
in tanta pace e diletto e trastullo, che beati, Rifeo della divina grazia com-
si potea stimare uno paradiso terrestre. prende assai più che i mortali, ma non
Costui era libéralissimo non era cava-
; può col. suo sguardo penetrare sino al
lieri, né d' altra condizione uomo, che fondo, non potendo l'ente finito aggua-
[CIELO SESTO] Par. xx. 73-85 [pagani beati] 845
gliare mai l' ente infinito. G-li stessi figurata aquila, che Iddio la figurava
angeli non conoscono pienamente il mi- come si figura una figura d'una forma,
stero della grazia divina. Cfr. Aug., imprimendola ne la cera o in altra cosa
Semi. XXX VI li De Verb. Dom.; Thom. ricettevile di quella De l'eterno piacere,
:
Aq., Sum. theol. I, 12, 8; 57, 5. cioè d'Iddio che è eterno piacere, al de-
V. 73-84. Pagani beati. L' aquila siderio e volontà del quale ogni cosa di-
daccapo si tace; e D. che non credeva venta tale, quale ella è nel piacere d'Id-
di trovar pagani in cielo, massime dopo dio imperò che ogni cosa è fatta da Dio
;
aver testò udito che non vi salì mai tale, quale elli la vuole.... E questo dice
chi non credette in Cristo (Par. XIX, l'autore per togliere dubbio al lettore di
103 sg.), ora che gli sono mostrati due quel che hae detto ; cioè che la detta
pagani beati, morti l'uno pria, l'altro aquila, finita la sua orazione, cantò e ,
poi che Cristo « si chiavasse al legno », poi, finito lo canto, si tacque, rimanendo
pieno di dubbioso stupore, non sa trat- contenta di quello canto ch'avea fatto
tenere la domanda: « Che cose sono que- al piacere d' Iddio » Buti. Il Torraca
;
ste? » I beati sfavillano festosi a tale intende: così V imago, cioè l'aquila,
domanda lieti di poter rispondere al dub- mi sembrò contenta dell' imprenta del-
bio di lui. l'eterno piacere ecc. ', Per altre interpr.
73. Quale allodetta lat. alauda. « La
: cfr. Comm. Lips.
similitudine è di una giocondità che in- 79-81. avvegna eh' io ecc. « Sebbene :
namora; e i versi son pieni di moto e un dubbio, che io aveva nell'animo, fosse
di canto. Il paragone è tra uccello ed veduto dagli spiriti celesti fra cui io mi
uccello; scegliendo la lodoletta, sceglie trovava, come si vede un colore a tra-
quello appunto, cui è più che ad altri verso il vetro dietro al quale sta; tut-
proprio lo spaziarsi in aria gorgheggian- tavia quel dubbio non sofferse che io,
do »: L. Vent., Simil., 440. La similitu- tacendo, aspettassi tempo alla risposta»;
dine dantesca fa ripensare al principio L. Vent. Sim., 157. È l'impazienza sma-
di una nota poesia del trovatore Ber- niosa di saper la ragione di un fatto sin-
nardo di Ventadorn, dove si descrive golare che ci ha stupiti perchè, in ap-
la lodoletta che gioiosa si leva a volo parenza, inesplicabile. - patio patì. Di :
dirigendosi verso il sole, e poi si oblia questo verbo il sogg., facile ad arguirsi
e si lascia cadere per la dolcezza che le da ciò che precede, è il dubbiar mio.
scende in cuore. 83. mi pinse ecc.: il dubbio era così
75. dell' ultima della dolcezza delle
: grave, che mi spinse fuor della bocca
ultime note che contenta appieno la sua quelle parole.
voglia di cantare. Cfr. Virg., Georg. 1,412. 84. corruscar: scintillare. Cfr. Purg.
76-78. tal contenta delle sue parole. -
: XXI, 50. Par. V, 126. Senso: Per il che
imago: cfr. Inf. XX, 123. - imprenta: vidi quei lumi scintillare festanti, go-
impronta; cfr. Par. VII, G9 XVIII,; dendo di chiarire il mio dubbio.
114. « Sì fatta mi parve l'imagine de la V. 85-129. Fede e salute. Con occhio
846 [CIELO SESTO] Par. xx. 86-98 [fede e salute]
credi a quel eh' io dico, ma non com- una distinzione cioè che due sono le
;
prendi come possa essere. Ecco: l'uomo voluntà in Dio: l'una è assoluta, e que-
può acquistarsi la grazia per forza; per sta mai non si vince, ma ella vince tut-
forza, s'intende, della carità e della spe- to; l'altra è condizionata, ciò che Iddio
ranza. A' preghi di S. Gregorio, avvi- vuole che, se tu se' infedele, sii danna-
vati da forte speranza, Traiano ritornò to ma potrà tanto amore in Dio essere
;
theol. I, il, 114, 1-5 e Commi. Lips. la volontà d'Iddio assoluta e condizio-
87. in ammirar nella maraviglia nata
: nata »; Buti. Diceva Fra Giord., Fred.,
dal vedere tra gli eletti del cielo Traiano ed. Carducci, 169 « Tra pagani fuoro
:
lorum vini pati tur, et violenti rapiunt il- sieno salvi e così è da credere che ne
:
lud. »- «Il regno de' cieli cede all'affetto fuoro molti degli altri de' quali non è
ed alla speranza umana, che vincono la memoria nulla. » Cfr. n. 122. - sobranza :
divina volontà, non -per prevalenza di vince, dal prov. sobransar. Cfr. Nannuc-
forza, ma perchè vuole essere vinta. La ci, Voci ital. deriv. dalla linguaprov., 38.
similitudine negativa [del v. 97] cade sul- Far. XXIII, 35. - Tince carità fervida e :
l'abuso che gli uomini superbi fanno del- viva speranza vincono il volere divino,
la propria forza, oppostamente a ciò che perchè questo vuole esser vinto, e V es-
fa Dio. Quella è vittoria di prepotenza; ser così vinto è vittoria di sua benignità.
questa, di carità»; L. Veni., SimiL, 318. -beninanza: benignità; cfr. Far. VII, 143.
[cielo sesto] Par. xx. 99-115 [fede e salute] 847
pati =patire, con desinenza italiana ; che Gregorio ebbe, che la misericordia
S.
cfr. Par. VI, 83. - piedi la parte per : di Dio esaudirebbe lui pregante per la
il tutto : Cristo. vita di Traiano, il quale era morto » ;
106. l' un a
Traiano cfr. Purg. X, 75.
: ; Ott. Ritenere, come il Butì ed altri, che
« De facto Traiani hoc modo potest pro- si parli di speranza di Traiano stesso,
babiliter asstimari, quodprecibus B. Gre- contradice alle parole del testo.
gorii ad vitam fuerit revocatus, et ita 109. la possa: Si cfr. vv. 94-96.
gratiara consecutus sit, per quam remis- 110. per suscitarla per risuscitare da
:
sionem peccatorum habuit, et per conse- morte e trarre d' Inf. l'anima di Traiano.
quens immunitatem a pcena si cut etiam : 111. voglia: non di Dio, ma di Traia-
apparet in omnibus illis qui fuerunt mi- no. - esser mossa: dalla divina grazia
raculose amortuis suscitati, quorum plu- alla fede, divenendo così buona volontà,
res constat idololatras et damnatos fuis- cosa impossibile nell' Inf. (vv. 106-107).
se. De omnibus talibus enim similiter 113. poco: poco tempo; tanto da con-
dici oportet, quod non erant in Inferno vertirsi e credere in Cristo.
fin filiter deputati, sed secundum prsesen- 114. in lui ecc. in Cristo, che poteva
:
morte seconda
116. alla : quando morì 124-126. non sofferse ecc. : non tollerò
la seconda volta. più le false credenze del paganesimo, e
117. giocogiocondità, festa cfr. Par.
: ; riprendeva le genti pervertite da quelle.
XXXI, 133 XXXII, 103. « Giuoco è di-
;
- il puzzo cfr. Par. XYI, 55. - riprendìe-
:
provvidenza d'Iddio che predestina chi che fumo dette di lui da V., di tìngere
ella vuole a salute, e predestina chi vuole che li fusse mostrato nel detto luogo ed
a dannazione, che non fu mai creatura adducere le cagioni che potrebbono es-
che pingesse 1' occhio suo né della ra- sere state iustamente effettive della sua
gione né de lo intelletto infino a la pri- salute, per mostrare come si potrebbe
m'onda, cioè a quella'di sopra, non ch'elli salvare uno che fusse in sì fatto caso,
vegga quella di sotto cioè non fu mai ; se a Dio piacesse, servando l'ordine della
niuno che vedesse le ragioni da presso, iustizia divina, che sempre è accompa-
non che quelle da lunga » Buti. ; gnata dalla misericordia e per dire an- ;
120. prim'onda: principio del fonte del- cora della predestinazione d'Iddio, che
la divina grazia; cfr. Purg. Vili, 68 sg. è alta e profonda materia, sicché nes-
121. laggiù: in terra. - a drittura alla : suna cosa de la Santa Teologia rimanga
giustizia; cfr. le parole di V.cit. nella n .68. non toccata da lui » Buti. ;
122. aperse: « Multi s gentilium facta 127. Quelle tre donne Fede, Speranza e :
fuit revelatio de Christo.... Si qui tamen Carità cfr. Purg. XXIX, 121 sgg. - gli
;
salvati fuerunt quibus revelatio non fuit fur per battesmo: «La fede, la speranza
facta, non fuerunt salvati absque fide e la carità furono in lui infuse, quan-
Mediatoris quia etsi non habuerunt fì-
;
tunque il battesimo, onde s'infondono
dem explicitam, habuerunt tamen fìdem gli abiti delle predette virtù, non fosse
implicitam in divina providentia, crederi istituito da Cristo che mille anni dopo
tea Deum esse liberatorem hominum se- Eifeo » Oom. Cfr. Aug., De bapt. cont.
;
cundurn modos sibi placitos, et secundum Don. IV, 22. Thom. Aq., Sum. th. Ili,
quod aliquibus veritatem cognoscentibus 66, 11; 68, 2, 3.
Spiritus revelasset » ; Thom. Aq., Sum. 129. dinanzi ecc. più di mill' anni:
deduce il consiglio di
la predestinazione è. - così fatto scemo tale incompiutezza
:
è quando Iddio prevede che alcuno sia matasi per volere di Dio (Par. XVIII,
salvato » [meglio « Prsedestinatio pro-
: 109).
prie accepta est qusedam divina prseor- 140. farmi ecc.: «farmi la mia è modo
dinatio ab seterno de Iris quse per gra- famigliare, e tanto più caro ed efficace»;
tiam Dei sunt fienda in tempore » Thom. ; Tom. - vista intellettuale, ch'è da dir
:
Aq., &um. theol. III, 24, 1] « che non può corta, in quanto non può vedere ad-
essere che non sia e prescienza è quando
; dentro ai misteri divini.
Iddio prevede che uno debbe essere per- 141. soave medicina « dulcis persua- :
duto. E perchè l'autore parla qui de' sal- sio quse habuit medicare vel curare te-'
vati, però dice predestinazione e uonpre- meritatela radicandi, quse est magna in-
scienzia » Buti. ; firmitas mentium humanarum » JBenv. ;
131. la radice tua: la tua cagione. - 142-148. E come ecc.: Il senso di tutta
aspetti : sguardi; cfr. v. 70 sgg.; 118 sgg. la similitudine è come il buon citarista
:
dette di Traiano e <li Rifeo, in perfetto di essa » Br. B. -parlò: l'aquila. -sìml
accordo Ira loro accompagnavano col ricorda: impersonale. - pur.... concorda:
proprio scintillare il parlare dell'aquila. proprio così concordemente come concor
Cfr. Conv. 1, 11. L. Vent., Simil., 55. - lo demente, cioè insieme, si battono gli oc-
guizzo il suono prodotto dal vibrar delle
: elli
; cfr. l'ar. XII, 25 sgg. - con le ecc.:
corde toccal<>. « Usa la causa per l'effetto, agitar le loro fiammelle assecondando
il guizzo, il tremore della corda, pel suono via via le parole dell'aquila.
CANTO VENTESIMOPRIMO
CIELO SETTIMO o DI SATURNO: SPIRITI CONTEMPLATIVI
regnano serietà e silenzio. Invitato da nata da Giunone, volle vedere Giove, su<
B. a stare attento a ciò che è per appa- amante, nel pieno fulgore della maestà di
rirgli, il P. con lieta prontezza ubbidi- vina, e ne fu incenerita; cfr. Inf. XXX, 2
sce. Sul cielo di Saturno cfr. Conv. II, 14. 7. scale: i cieli, scale all'Empireo.
2. l'animo: cfr. Inf. XXIII, 83; 9. hai veduto : Par. V, 94 sgg. VIII;
I 12. che trono scoscende: che (accusa- volgere gli occhi ad altro obbietto, cono-
tivo) la folgore stacca e spezza. scerebbe quanto l'ubbidire a lei dovesse
13. al settimo splendore: al pianeta tornarmi pur grato e soave, se al guar-
Saturno. L' ascensione si compie anche dar lei preferii 1' ubbidire al suo ordi-
questa volta in un attimo. Altre volte ne di guardar altrove. Così, conforme
il P. se ne accorgeva alla cresciuta bel- al testo i più. Altri intendono che tanto
lezza e al sorriso di B. Qui, dove B. non era il prendeva di mirar
diletto eh' egli
ride, perchè egli non potrebbe sopportar B., che mal volentieri - e quanto m'era
tanto fulgore, ella stessa gli dichiara che a grato sarebbe frase ironica -, si spic-
si sono già levati al settimo splendore. cava da lei per altra cosa vedere inter- :
e fa' che in questi si rispecchi la figura qui altri fermarsi, altri risalire e restar
che ti apparirà in questo lucente pianeta. visibili, altri allontanarsi e scomparire.
Ficcare la mente è il latino figere men- È la scala celeste veduta dal patriarca
tem = fissar l' attenzione. - questo spec- Giacobbe in sogno cfr. Genes. XXV.UI,
;
nel momento in cui, per ubbidirla, dovei duco: il dio Saturno. - sotto cui ecc.:
852 [CIELO settimo] Par. XXI. 28-43 [SCALA CELESTE^
sotto la cui dominazione fu l' età del- nes aniniae separata ubique figurantur
quale non esisteva nel mondo
l'oro, nella in avibus volantibus propter earum le-
alcuna malizia; cfr. Ovid., Met. I, 89-112. vitatem et velocitatem et inter caeteras
;
Inf. XIV, 96. Purg. XXVIII, 139 sgg. animas animae contemplativorum sunt
28. (li color d'oro: «ad denotandam veloces, leves et expeditae, non gravata©
perfectionem vitae contemplati vae, quae a carne, non impedita© ab occupationi-
excedit omnem aliam, si cut aurum omnia bus mundi; secundo, quia polae amant
metalla » JBenv. - in che ecc. percosso
; : solitudinem; similiter et contemplativi,
dal sole, cioè fulgidissimo. unde eligunt heremum prò habitatione
29. scaleo: scala; cfr. Purg. XV, 36. sui; tertio, sicut polae primo apparent
30. la mia luce: il mio occhio. La sca- simul glomeratae, postea dividuntur et
la era tanto alta, che l' occhio mio non tendunt ad diversas partes, ita hic ist»
arrivava a scorgerne la cima. « Perchè animae; polae etiam sunt aves humiles
le menti contemplative si levano infìno et planae, et ita animae contemplantium »;
a Dio, però finge che li suoi occhi corpo- Benv.
rali non vedevano la sua altezza » Putì. ; V. 43-60. Due domande. Uno degli
32. splendor: spiriti fulgenti. - ogni spiriti della scala celeste, venutosi a fer-
lume il lume di quante stelle si vedono
: mare più presso che gli altri a D. e B.,
nel cielo. si fa sì fulgido per il grande fervore di
35. pole cornacchie. « La similitu-
: carità ond' è acceso, che D. dice fra sé :
dine coglie i vari movimenti, e V andare « Ben mi accorgo del tuo amorevole de-
e il restare di quei heati » L. Vent., ; siderio di soddisfarmi tu me ne dai se-
;
latus polarum, quarum comparatio non lei che mi concede ch'io ti domandi,
videatur alicui aliena: primo, quia om- dimmi, anima beata che stai nascosta
[CIELO SETTIMO] Par. xxi. 44-61 [due domande] 853
S2
E io incominciai : « La mia mercede
non mifa degno della tua risposta ;
entro alla gioconda tua luce, per qual tore, perchè furono suoi cognoscenti in
agione tu sei venata sì presso a me più prima vita, e alcuni gli hanno parlato
he le altre, e perchè la sinfonia, che per essere suoi consanguinei ecc. »; Lan.
uona sì devota per le altre sfere, tace 58-60. e di' ecc. : e dimmi anche per-
questa ». chè in questo cielo tace la soave armo-
46. il come e il quando : il modo ed il nia de' canti devoti, inneggianti a Dio,
Bmpo. che s'ode nei cieli inferiori, -giù: cfr.
non fa alcun cenno, né motto.
47. si sta: Par. Ili, 122; V, 104 VI, 126; VII, 5;
;
52. La mia mercede: il mio merito; canto dei beati qui sopraffarebbe. Per-
ti
r. Inf. IV, 34. Par. XXVIII, 112. ciò la stessa carità celeste che indusse
Spesso contrappone l' idea del merito B. a non sorridere, induce noi beati a
l' idea della grazia » Tom. ; sospendere i nostri canti. Né maggior
54. colei ecc. : Beatrice. carità mi fece essere più presta delle
55. vita : anima ; cfr. Par. IX, 7 XII, ; altre anime; che su per questa scala
17; XIV, 6; XX, 100; XXV, 29. ferve in tutte tanto amore quanto in me,
56. letizia: luce, eh 'è effetto ed espres- e più ancora, siccome ti dimostra il loro
one di letizia; cfr. Par. V, 136 sgg. vivido fiammeggiare, che è proporzio-
57. mi t'ha posta: «Quale cagione è che nato al grado della loro carità. Ma quella
.sola, anima, mi se' venuta più presso di stessa carità profonda che ci fa pronte
tte queste altre? Quasi a dire: Haine tu esecutrici dei voleri della Provvidenza,
cuna cagione estrinseca, come di cono- ci fa sentire e c'impone senz'altro di
enza o di parentado? Imperquello che adempiere quel qualunque ufficio che la
laadrieto molti hanno parlato all'Au- Provvidenza vuole assegnato a ciascuna.
854 [CIELO settimo] Par. XXI. 62-72 [risp. alle domande]
63. per quel ecc.: per quella medesima D. non ragioni di vera e propria prede-
cagione. Far che i beati non cantino e stinazione, ma
piuttosto della Provvi-
B. non sorrida per riguardo a D. che denza, a cui, come si afferma in Par.
non reggerebbe a canto e a riso sì sovru- XXVII, 16 appartiene il compartire
mani, è nuovo modo suggestivo di ac- vice ed officio su in cielo] « Ben veggo »
.
cennare certe dolcezze ineffabili del Par. : dice dunque D., « beato spirito, che in
1' uomo, finché è mortale, anche se tra- questo regno non un esplicito, coat-
sumanato come D., non che descriverle, tivo comandamento di Dio, ma libero
neppure può sopportarle. amore vi porta a far tutto ciò ch'egli
64. scala: aurea, descritta ne' vv. 28 vuole. Ma non so comprendere il mo-
sgg. « Questa scala è quella per la quale i tivo per il quale tra cotante anime beate
gradi di questa scala sono le cose create a venire a me e a parlar meco. » Dan-
da Dio, le quali considerando, l' anima zando in giro sopra so stessa, quel-
devota ascende a Dio » ; Buti. 1' anima raggiante manifesta la sua le-
un manto: cfr. vv. 43-45. rirmi dall' alto col suo raggio, attraver-
68. più e tanto negli altri spiriti fer-
: sando questa luce della quale io mi cir-
ve più amore che in me o almeno quanto condo e la virtù di questa luce divina,
;
chè così ha voluto Iddio. Ciò induce il ricerchi, profonda tanto nell'abisso
si
P. a ritornare sull' arcano della prede- dei decreti di Dio, che non può essere
stinazione, già toccato in Par. XX, compreso da intelletto creato. Ritornato
130 sgg. in quanto si riferisca alla sal- nel mondo, annunzia ai mortali questa
vazione o dannazione finale dell'uomo, impossibilità di penetrare siffatto arcano,
che è ciò che più propriamente s' inten- affinchè niuno più presuma investigarlo
deva parlando di predestinazione '. [Ap-
'
né speri scoprirlo. La mente umana in
punto per ciò, quantunque D. usi pur terra è offuscata dalla caligine dei sensi:
qui, nel v. 77, la parola predestinata ',
'
pensa dunque per te stesso com'ella possa
il Luiso (Lcct. D., 40-43) pensa che qui comprendere ciò che non le è comprensi-
[CIELO SETTIMO] Par. xxi. 73-94 [predestinazione] 855
bile neppure in cielo dov' è irradiata lucerna. Non e' è il solo intelletto umano
dalla luce divina. » Cfr. Thom. Aq., Sum. (col mio ma
con questo v'è il lume
veder)
cont. Gent. Ili, 161. divino, la virtù del quale deriva dalla
anima risplendente; cfr.
73. lucerna: stessa divina essenza » Gorn. - questa ; :
divino, il quale è quel che è ab ceterno, che fu creato cardinale e vescovo d'Ostia.
nessun intelletto creato può vedere fin là. Ma due anni dopo ritornò nel suo mo-
96. scisso: disgiunto, lontano: cfr. Purg. nastero. Per umiltà prese il nome di
VI, 123. Petrus peccator Morì a Faenza il 22 feb-
.
99. a tanto segno più ecc. dirigere : i braio 1072. Scrisse numerose e impor-
proprii passi a sì gran meta, investigare tanti opere d' argomento religioso. « Fa
un mistero così profondo. geniale figura d' asceta e di scrittore,
100-102. La mento ecc.: l'intelletto acerbo contro l'avarizia e ogni altro vizio
creato, che qui in cielo è lucente, in ter- dei laici e, più, degli ecclesiastici, dispo-
ra è offuscato da fumo come dunque po-
: sto a lasciare a Cesare quel eh' è di Ce-
trebbe l'intelletto dell'uomo vedere lag- sare, facile a scattare, facile ai rimorsi,
giù, fumoso com'è, quel che neppure può tenero, arditissimo amico d'ogni vero»;
vedere, divenuto lucente, in cielo? - per- D' Ovidio^ Stuclii, p. 389.
chè ecc.: per il fatto che il cielo l'ac- 103. mi prescrisser: limitarouo il mio
colga cfr. Inf. XXXII, 100. -assumma
; : desiderio cfr. Par. XXIV, 6 XXV, 57.
; ;
mandare: « Chi sei tu? » « Fui Pier Da- 104. lasciai la questione: rinunzia! alla
miano » risponde lo spirito, « che negli mia questione (formulata nei vv. 76-78).
ultimi anni di mia vita fui tratto a quel -mi ritrassi mi ristrinsi.:
cappello cardinalizio che pur di male in 105. domandarla: quella vita beata
peggio si travasa. » Questo celebre dot- (v. 55) e sacra lucerna (v. 73).
toro della Chiesa nacque a Ravenna 106. liti del Mar Tirreno e dell'Adria-
:
nel 1007, da povera ed oscura famiglia. tico. - sassi monti, cioè gli Appennini.
:
Nella sua gioventù fece il pastore ma ; « Bendescritto il riuscire del monte Ca-
Damiano, suo fratello maggiore, s' in- tria dagli Appennini, dalle cime dei quali
caricò della sua educazione come padre ;
vedonsi non di rado sottostare le nubi
onde Pietro, mosso da gratitudine, volle procellose, scoccanti saette. Il Catria si
chiamarsi Petrus Damiani, come Euse- stacca da questi alla latitudine di Gub-
bio Eusebius Pamphilii in onore del- bio, e si spinge verso l'Adriatico tra le-
l' amico Pamfilio. Pietro studiò le arti vante e tramontana per otto o dieci mi-
liberali aRavenna, a Faenza e a Parma; glia, fuori affatto della linea dei monti
fu quindi maestro a Ravenna, dove in generatori; è al disopra della media al-
breve tempo conseguì onori e ricchezze. tezza di quelli, ergendosi la sua sommità
Verso il 1037 lasciò il secolo ed entrò al livello di 1700 [1702] metri sul mare.
nel monastero di Eonte Avellana nel- Più in basso nel fianco che guarda Greco,
1' Umbria. Quivi, segnalatosi per santità a uno dei capi del torrente Cesana, è il
e dottrina, fu eletto abate, e nel 1058 celebre Monastero dell'Avellana » Ani. ;
[CIELO SETTIMO] Par. xxi. 107-123 [pier damianoJ 857
107. non molto distanti : circa 120 chi- della settimana cibavansi di pane ed ac-
lometri. qua soltanto martedì e giovedì man-
; al
108. tantoquei sassi, cioè monti, sur-
: giavano un po' di legumi che facean cuo-
gono, innalzano tanto, che eccedono di
s' cere eglino stessi. Nei giorni di digiuno
molto le nuvole oVe si forma il tuono. misuravano il pane; vino non avevano
109. gibbo: gobba, rialzo. - Catria di- : fuor che pel santo sacrifizio e pei ma-
rupo o rialto nell'Appennino centrale tra lati. Camminar sempre a pie nudi, e di-
Gubbio e Pergola. Sotto questo rialto è sciplinarsi, far genuflessioni, battersi il
fabbricato il monastero di Santa Croce petto, star colle braccia stese quanto le
di Fonte Avellana dell'ordine Camaldo- forze e la divozione a ciascuno consen-
lese, delqual monastero S. Pier Damiano tivano, erano lor consueti esercizi. Do-
qui parla. Cfr. Bass., 244 sgg. Che D. sia po l'ufficio della notte recitavano prima
stato ospite in questo monastero, come di giorno tutto il salterio » Rohrbacher, ;
un tempo da molti si credette, è tutt' al- Stor. Eccl. XIII, 485, e cfr. Luiso, Lect.
tro che certo, specialmente dopo le osser- D., 49 sg.
vazioni di M. Movici; cfr. Bull. XI, 108 sg. 116. lievemente senza sentirne mole-
:
vuto a Dio solo, cfr. Aug., De Civ. Dei, rende più anime ai cieli, perchè vuoto
X, 1. Thom. Aq., Sum. theol. II, li, 81, 1, di buone opere, ciò che Dio farà presto
dove si legge « Specialis ratio servitù
:
-
palese. « Dice che quello ermo, detto
tis Deo debetur et talis servitus nomine
; Catria, soleva essere più abbondevole di
lettrice designatur apud Grsecos » e cfr. ; romiti ed uomini contemplativi, li quali
ibid. 94, 1. sono conformi alla disposizione di Satur-
112. terzo sermo terzo sermone o di-
: no, che non fa ora; sicché tosto conviene
scorso. Gli aveva parlato già due volte, che si manifesti, che Dio non sofferà che
v. 61 sgg. e 83 sgg. di questo si passi senza penitenza o pu-
115. cibi ecc. : « cibi quadragesimali, nimento » ; Ott.
conditi con olio e non con altro gras- 121-123. In quel loco ecc.: nel mona-
so » Dan. - « Gli eremiti colà abi-
; stero di Fonte Avellana. Il senso di que-
tanti stavano a due a due in celle se- sto terzetto è assai discusso. Noi met-
parate, intesi continuamente a salmeg- tiamo punto e virgola dopo Peccator, e
giare, orare e leggere. Per quattro dì intendiamo Nel detto luogo fui io Pietro
:
858 [CIELO settimo] Par. XXI. 124-127 [PIER DAMIANO]
Damiano e nello stesso tempo Pietro Pec- addano ». Ma sarebbe un fatto ben sin-
catore (cioè, io che ebbi ambi questi no- golare, anzi strano, la improvvisa, inop-
mi) fui anche a Ravenna nel monastero
; portuna inserzione dell'accenno, sia pure
di S. Maria in Porto. Così per la prima a scopo correttivo, a quest' altro Pietro
volta in Comm. Lips. Ili, 580. In favore Peccatore nel bel mezzo del discorso che
di questa punteggiatura e interpreta- San Pier D. sta facendo per dare, come
zione addusse persuasivi argomenti Gio- n' è stato richiesto, notizia di sé,
mentre
vanni Mercati, Pietro Peccatore, ossia è verisimile che se realmente la inten-
Della vera interpretazione di Paradiso zione di correggere un' opinione errata
XXI, 121-123, Roma, 1895, p. 3-11, dove fosse stata nel P., questi avrebbe tro-
si sostiene però che la casa di Nostra vato modo di farcelo comprendere in
Donna debba essere il monastero di modo più aperto.
S. Maria Pomposa presso Comacchio, 124. Poca vita: quattordici anni. Fu fat-
dove S. Pier Damiano, ancora semplice to cardinale nel 1058, in età di anni 51;
monaco, fu dietro preghiera mandato morì nel 1072 in età di anni 65.
dall' abate dell'Avellana e dove dimorò 125. tratto: contro mia voglia. - cap-
circa due anni. Quanto al duplice modo pello: cardinalizio: anacronismo, che il
di denominarsi del santo, va ricordato cappello ai cardinali in verità fu con-
che « possediamo 100 lettere di lui, di cesso solo verso il 1252, quasi 200 anni
cui 86 firmate Petrus Peccator mona- dopo che S. Pier Damiano era stato as-
chus e 14 col solo nome Petrus, o col sunto al Cardinalato. L' anacronismo si
nome seguito da altra nota di umiltà, spiega con la perdonabilissima ignoranza
come « Petrus indignus, Petrus ultimus di questo piccolo particolare storico del :
eremitarum. E di 60 opuscoli, 4 con tali resto, per lievi anacronismi siffatti, cfr.
umili soscrizioni gli altri 56 tutti hanno
;
Par. VI, 95 sg. e XVII, 72.
Petrus peccator monachus »; Luiso, o. e, 126. pur di male in peggio si travasa :
spessissimo, per non dire abitualmente, cavalcano, con le loro amplissime cappe
a
si scrisse così, per contrazione, la l sing. ricoprono i palafreni sicché due bestie,
;
reggere un errore in voga ai suoi tempi, esclamazione molte anime dei contem-
cioè l' identificazione di Pier Damiano planti scendono roteando e facendosi più
con Pietro degli Onesti (1040-1119) chia- vivide, e attorniano S. Pier Damiano
mato Pietro Peccatore, il vero fondatore alzando un altissimo grido.
del convento di S. Maria in Porto « sul Irto 127. Cefàs Oephas è il nome che Cristo
:
[CIELO SETTIMO] Par. xxi. 128-142 [lusso dei prelati] 859
Atti IX, 15 -e Inf. II, 28. palafreno; e sono coperte ambedue d'una
129. prendendo ecc. secondo il precetto
: cardinalesca cappa » Ott. Cfr. Conv. II,
;
apostolico, I Cor.X, 27 « Omne quod : 8; III, 7. Inf. XV, 73; XXIV, 126. Far.
vobis apponitur manducate ». Luca X, 7 : XIX, 147. ,
rentes terram cum cauda » Benv. E ; 139. a questa: alla fiammella di che
alzareuno può significare alzarne l'abito, si ammantava l' anima di Pier Damiano.
spacci e fa'ti più spedito alla via di cfr. Far. XXII, 13 sgg. ^
CANTO VENTESIMOSECONDO
P., che si volge subito a B., come fan- bambino pone la maggior fiducia.
ciullo sgomento alla madre. E B., per 4. -come madre ecc.: cfr. Inf. XXIII,
tranquillarlo, gli rammenta che è in cielo, 37 sgg. Purg. XXX, 79. Par. I, 100 sgg.
dove tutto è santo, e tutto ciò che vi si 6. ben disporre « non solo fargli cuore,
:
fa, è effetto di buon zelo. Quindi gli dà ma indurre ogni disposizione buona nel-
M spiegazione di quel grido. « Se tu ne 1' animo suo » Tom. ;
la vendetta che vedrai prima di morire. di temibile. «Lo luogo santo, li abitatori
Dio punisce sempre a tempo debito, ben- santi, l' opere piene tutte di carità tol-
ché la punizione talora paia lenta a chi lieno ogni timore e ammirazione e così ;
stupor oppressit»; Boet., Cons. phìl. I, 10-12. il canto: dei beati; cfr. Par.
pr. 2. - guida: Beatrice. XXI, 58 sgg. - ridendo col mio ridere : ;
[CIELO SETTIMO] Par. xxii. 13-24 [il grido de' cont.] 861
cfr.Par. XXI, 4 sgg., 62 sg. - mo ora. : 21. l'aspetto: l'occhio. - redui: riduci,
Senso della terzina: Ora puoi pensare rivolgi.
quale forte commozione avrebbero in te V. 22-51. San Benedetto, All'invito
prodotto il canto de' beati e il mio riso di B., D. rivolge nuovamente gli sguardi
in questo pianeta, se un sol grido t' ha suoi alla scala celeste, e vede gran nu-
qui colpito così profondamente. mero di lucenti globetti che illuminan-
13. i prieghi: la preghiera contenuta dosi l'un l'altro accrescono la fulgida
in quel grido. «In questa lettera mani- loro bellezza. Il maggiore e più lucente
festa quello che nel grido di quelli beati si fa innanzi : è S. Benedetto che parla
si contenne; quasi gridassero: Iddio, fan- di sé, e accenna a' suoi compagni, no-
ne vendetta di coloro che commaculano li minando in particolare Macario e Ro-
spirituali reggimenti in terra. La quale mualdo, tacque S. Benedetto nel 480
vendetta dice Beatrice ch'elli vedrà anzi da onorevoli parenti a Norcia nell' Um-
ch'elli muoia. Tutto dì, chi guata con la bria. Abbandonò il secolo nel 494, e si
mente sana, si vede di queste vendette nascose in una grotta presso Subiaco,
e giustizie di Dio » Ott.; dove dimorò più anni ignoto a tutti,
15. muoi muoia. Impossibile dire con
: fuorché a certo monaco Eomano, che di
certezza a qual fatto o a quali fatti pen- quando in quando gli calava il vitto giù
sasse qui il P. Secondo alcuni, allude- dalla rupe. Divulgatasi la fama della sua
rebbe alla cattura di Bonifazio YIII in santità, i monaci di Vicovaro, tra Su-
Anagni, cfr. Purg. XX, 86 sgg. per ; biaco e Tivoli, lo vollero nel 510 loro
altri è un'allusione all'avvilimento della superiore ma egli introdusse disciplina
;
Curia romana in Avignone, cfr. Purg. sì rigida, che i monaci tentarono di av-
XXXII, 151 sgg. Più nel vero saremo velenarlo. Kitornatosene nella grotta, gli
pensando che D. non abbia qui avuto in si affollarono intorno tanti discepoli che ,
mente fatti particolari, ma ancora una si vide costretto a fondare più mona-
volta esprimesse la sua ferma speranza steri, dei quali riteneva la suprema auto-
in un messo di Dio che presto verrebbe rità, dando però a ciascuno un superiore.
ad uccidere la lupa per il bene d'Italia Perseguitato da un malvagio prete, Fio-
e del mondo cfr. Purg. XXXIII, 40 sgg. renzo, andò nel 528 a Monte Cassino, vi
16-18. La spada ecc. il castigo di Dio
: distrusse il tempio, che ivi era, di Apollo,
non è mai né troppo celere né troppo e vi fondò il più gran monastero dell'Oc-
tardo troppo celere pnò parere solo a
: cidente, che divenne la culla dell' Or-
chi lo teme, troppo tardo a chi lo desidera dine. Quivi S. Benedetto morì il 21 mar-
e invoca. - ma' eh [e] fuorché cfr. Inf.
: ; zo 543.
IV, 26; XXI, 20; XXVIII, 66. Purg. 23. cento: moltissime; il numero de-
XVIII, 53. Al. : mai al piacer: cioè: La terminato per l' indeterminato. - speru-
spada di Dio non si muove mai a ta- le anime tutte ammantate di luce per
:
gliare in fretta né tardi, a seconda del modo da apparire piccole lucenti sfere.
desiderio di chi l' aspetta desiando, o te- 24. s' abbellivan con mutni rai radian- :
mendo. Cfr. Moore, Crii., 473 sg. do l'una sull'altra: cfr. Purg. XV, 73-75.
862 [cielo settimo] Par. xxii. 25-43 [S. BENEDETTO]
il mio desiderio di sapere chi fosse. che innalza facendoci figliuoli di Dio
ci ;
cogli occhi della mente; conoscessi. cristiana D. in Conv. Ili, 7 dice che
33. li tuoi concetti ecc. già avresti : « più che tutte altre cose è utile alla
esposto i tuoi desiderii, sicuro di non umana generazione siccome quella per
;
36. pur: risponderò al solo pensiero Dio concessa, da togliere dall' idolatria,
che ti guardi dal manifestare. che aveva sedotto il mondo intiero, tutte
37-39 Quel mónte ecc.: «Castrum, quod le genti di quei dintorni. « Illuc itaque
Casinum dici tur, inexcelsimontis [monte vir Dei perveniens contrivit idolum, sub-
Cairo] latore situm est (qui videlicet vertit aram, succendit lucos atque ipso
mons distenso sinu hoc idem castrum in tempio Apollinis oraculum Marise Vir-
recipit, sed per tria milia in altum se ginis, ubi vero ara eiusdem Apollinis
subrigens velut ad aera cacumentendit), fuit, oraculum S. Iohannis construxit, et
ubi vetustissimum fanum fuit, in quo commorantem circumquaque mnltitudi-
ex antiquorum more gentilium a stulto nem prsedicatione continua ad fidem vo-
rusticorum populo Apollo celebrabatur. cabat»; Greg. M., 1. e.
[cielo settimo] Par. xxii. 44-57 [s. benedetto] 863
45. colto: culto; cfr. Par. V, 72. virtù monacali dei frati suoi, che non
47-48. caldo : della divina carità, fecon- così virtuosi si sono mostrati i succes-
datore delle anime ; cfr. Par. XXXIII, 7 sori e ci fa quasi presagire le rampogne
;
49. Maccario: i più intendono di San con le tue parole, e la benevolenza che
Macario alessandrino, detto ó ttoAinxóq, noto nell'aspetto anche de' tuoi com-
discepolo di S. Antonio, vissuto nelle pagni, mi fanno ardito a pregarti di mo-
solitudini tra il Mio ed il Mar Rosso, strarti a me con immagine scoperta, li-
eh' ebbe sotto la sua direzione oltre 5000 bera del lume che ti cela. » « Qui no »
eremiti, e morì il 2 gennaio 404. Al. in- risponde S. Benedetto « ma il tuo desi-;
tendono di S. Macario il Grande, o V egi- derio sarà saziato più in alto, nell' Em-
ziano, anch'egli discepolo di S. Antonio, pireo, dove tutti i desiderii si saziano e
che visse oltre 60 anni vita assai rigida sin dove arriva questa scala. » Cfr. Esod.
ne' deserti della Libia e morì nel 391. Pro- XXXIII, 18 sgg. - Al cielo di Saturno
babilmente D., con molti altri, non di- D. dedica poco più di un canto. In esso
stinse i due Macarii; cfr. Comm. Lips. B. non lo bea del suo sorriso, né i beati
Ili, 590 sg. - Romoaldo San Romoaldo : del loro canto. Il dubbio che ivi propone,
degli Onesti, nato in Ravenna forse verso non gli viene sciolto; un alto grido lo
il 956, morto nel 1027pressoVal di Castro, conturba; il desiderio suo non è appa-
fu il fondatore del monastero di Cainal- gato. In questo cielo più che ne' sotto-
doli (Campus Maldoli, così detto dal no- stanti egli esperimenta la differenza tra
me del signore, Maldolus, casentinese, la condizione de'beati e la sua di mortale.
che donò il luogo stesso a Romualdo) e 53. buona sembianza: cioè di persona
dell'Ordine dei Camaldolesi. benevola, pronta a compiacere altrui.
50. li frati « li miei monaci santi e
: 54. in tutti gli ardor vostri: in tutte
buoni e contemplativi » Buti. ; le fiammelle nelle quali vi nascondete.
51. fermar li piedi restarono. - e ten-
: 55. m'ha dilatata ecc.: ha allargato la
nero il cuor saldo « scilicet, perseveran-
: mia fiducia in voi.
do in proposito sanetse contemplationis, 56-57. come il sol ecc.: il cuore del
propter quod sunt exaitati ad islam al- P. s'apre fiducioso sotto l'azione de'raggi
titudinem beatitudinis. Et dicit dentro : dell' amor celeste, come le foglie della ro-
ai chiostri, non vagando ad aliena loca, sa ai raggi del sole. « E conviensi aprire
vel apostatando. Sicut enim moritur pi- l'uomo quasi com'una rosa che più chiusa
scia extra aquam, ita monachus extra stare non può, e l'odore, ch'è dentro ge-
cellam»; Benv. Benedetto già fa ca-
S. nerato, spandere » ; Gonv. IV, 27. - quan-
pire, rilevando così energicamente le t' eli' ha di possanza : quanto ella può.
864 [CIELO settimo] Par. XXII. 58-72 [s. benedetto]
:>*
Però ti prego, e tu, padre, m' accerta
s' io posso prender tanta grazia, eh' io
ti veggia con imagine scoverta. »
CI Ond 7
egli : « Frate, il tuo alto disio
s'adempierà in su 1' ultima spera,
dove s' adempion tutti gli altri e il mio,
04 Ivi è perfetta, matura ed intera
ciascuna disianza ; in quella sola
è ogni parte làdove sempr era, 7
più nascosto dalla luce che ti fascia. 67. in loco Empireo « non è in luo-
:
1'
61. Frate: fratello; cfr. Par. Ili, 70; go, ma formato fu solo nella prima Mente,
VII, 58, 130, ecc. la quale Greci dicono Protonoe»; Conv.
li
reo, dove in realtà dimorano i beati cfr. ; non ha poli sopra i quali giri. « Ed è da
Par. IV, 28 sgg. E S. Benedetto trovere- sapere che ciascuno cielo, di sotto del Cri-
mo e additato a D. da S. Bernardo fra gli stallino, ha due poli fermi, quanto a sé; e
eletti dell' Empireo in Par. XXXII, 35. lo nono gli ha fermi e fissi e non muta-
64. perfetta ecc. : « ivi ogni desiderio bili secondo alcuno rispetto»; Conv. ibid.
è perfetto, perchè principale oggetto
il 68-69. scala ecc. si estende per tutto
:
ne è Iddio; è maturo, perchè ai prece- il tratto eh 'è di qui infìno all'ultima spe-
denti meriti è dovuto l'adempimento; ra. -viso: vista; la sua cima si sottrae
è intero, perchè viene da Dio esaudito alla tua vista; cfr. Par. XXI, 29 30.
in tutta la sua pienezza » Pogg. « La ; 70. vide: in sogno; Gen. XXVIII, 12
gloria [de' beati nell' Empireo] sarà per- « Viditque in somnis scalam stantem su-
fetta e compiuta sanza nullo mancamento per terram, et cacumen illius tangens
da ni una parte; però che da ogni lato coelum angelos quoque Dei ascendentes
;
73. mo: ora. Al presente nessuno alza la Chiesa custodisce, tiene in deposito,
più un piede da terra per salire la scala appartiene ai poveri {la gente che per
celeste, cioè nessuno si eleva, nei modi Dio domanda), non già ai parenti dei
che la mia regola insegna, alla con- chierici, o ad altre persone ancor meno
templazione, ma tutti badano e stanno degne {altro più brutto). Cfr. Par. XII,
attaccati alle sole cose della vita terrena. 93. Nel De Mon. Ili, 10 si legge che
74. regola: monastica. il papa Costantino « poterat.... recipere
Cfr. Nannuc, Terbi, 704 sg. Come usura gelo. « Petrus autem dixit [allo zoppo
offenda Iddio, dimostra D. nell' Inf. XI, che aspettava un'elemosina]: Argentimi
95 sgg. - quel frutto le rendite della
: et aurum non est mihi » ; Atti III, 6.
chiesa, per prendere e possedere le quali 90. convento: adunanza, congregazio-
è fatto così folle il cuore dei monaci. ne; cfr. Purg. XXI, 62.
Papa Alessandro III in una sua decre- 91. di ciascuno dei 3 conventi or no-
:
92. dov'è trascorso: a che cosa il prin- congiunge alla sua compagnia, e tutti,
cipio, il così buono e santo principio, è stretti insieme, si levano in alto con mo-
riuscito nei successori e discepoli. vimento di turbine. Dietro a quei beati
93. del bianco fatto bruno: le virtù tra- B. spinge con un cenno il P. su per la
smutate nei vizii opposti. « Qui mostra celeste scala in un batter d' occhio egli
:
li buoni principii e li mali seguiti, di- si trova salito con B. nel cielo delle stelle
cendo: S. Piero, primo papa, cominciò fìsse, e precisamente Del segno dei Ge-
senza oro; li successori sono tesauriz- melli. Cfr. Conv. II, 15.
zanti in terra. Io Benedetto con orazioni 98. compagnia; cfr. Inf.
collegio:
e con digiuno voi neri e bianchi monaci
;
XXIII, Purg. XXVI, 129. Par.
91.
seguitate con ozio e con ghiottonerie e XIX, 110. -si strinse: si riunì.
delettazioni mondane. S. Francesco con 99. come turbo: roteando; cfr. Par.
umiltade; li successori con superbia»; Ott. XVIII, 41 sg. - in su verso 1' Empireo.
:
tera: Veramente il Giordano volto re- ascensione egli spiega con una similitu-
trorso e il mare fuggire (= il fuggire, dine levata anch essa dall' idea del volo
'
il ritirarsi del mare) allorché (così) Dio bene appropriata, in quanto, uscito fuor
volle, fu cosa più miracolosa a vedere de' pianeti, ei muove al cielo stellato pei
che non sarà il soccorso, il rimedio, che campi sublimi della contemplazione » ;
trorsum =
ali indietro.
'
Vili, 94; XVI, 128; XX, 19; XXV, 46;
95. volse: volle; cfr. Purg. Vili, 66 ecc. XXXIV, 23; Purg. Vili, 19 IX, 70; X, ;
lo qual : per arrivare il quale. che '1 Sole conferisce alla vita de' mor-
108. peccata: peccati; cfr. Inf. V, 9. tali e alla generazione, secondo ordine
Purg. XVI, 18. Par. XVII, 33. -il petto naturale » Ott. ;
me il Poeta dice prima tratto, e poi mes- le cose col suo calore vivifica » Gonv. ;
il dito. Non è senza avvedimento qne- III, 12. « .... generat.... homo hominem
inversione di atto naturale, perchè et sol » De Mon. I, 9 (11).
;
jli è così istantaneo che il prima e il 117. senti' ecc. respirai; quando nac-
:
)i sono un punto solo; anzi, se fosse qui, -tosco : toscano cfr. Inf. XXIII, 76 ;
110-111. il segno ecc.: vidi la costella- largì la grazia di salire nel cielo vostro,
tone dei Gemini, che segue quella del nel cielo delle stelle fisse, che col suo
Tauro, e mi trovai dentro di essa. girare fa girar voi che siete in esso, mi
V. 112-123. Invocazione delle stelle fu dato per sorte di entrare in quel
dei Gemelli. Ricordandosi di esser nato tratto di cielo che voi occupate.
quando il sole era in quella costella- 121. ora sospira: Al.: óra e sospira.
zione, e riconoscendo dall'influenza di 123. al passo forte ecc. alla impresa :
essa quanto ha d' ingegno, P. ne in- il di descrivere le ultime, più sublimi cose
voca la sperimentata virtù, perchè aiuti del Par., ossia alla conclusione del Poe-
l' anima sua a superare il « passo forte ma; alla quale impresa, che tira a sé
che a sé la tira. » tutta anima mia, ora mi accingo e con
l'
conoscibilitade e così dispone quelli che alla contemplazione di Dio al passo '
;
'
868 [CIELO ottavo] Par. XXII. 124-137 [sguardo all'universo]
per il quale l'anima si deve dividere 129. sottopiedi ecc. ti ho già fatto
li :
mondo gli sta sotto i piedi; vede tutti turba trionfante alle schiere del trionfo
:
e sette i pianeti quanto sono grandi e di Cristo, che son per apparir qni cfr. ;
quanto sono veloci e come siano in luo- Par. XXIII, 19 sgg. - etera: etere (Xan-
ghi fra loro distanti sopra tutto vede e: nuc. Nomi, 216), « cioè la quinta essenza,
,
rileva quanto sia piccola la nostra Terra, cioè aere purissimo, del quale sono fatte
della quale andiamo tanto superbi. Quin- le otto spere. E noi dicemmo di sopra
di torna a fissare gli sguardi suoi negli che li uomini, infino che sono nelle fati-
occhi della sua donna. D. fu presento A che del mondo, sono detti militanti; e
indubbiamente Cic, Somn. Scip., 3-6. quando hanno vinto il mondo, sono detti
124-125. all' ultima salute a Dio alla : ; triunfanti, cioè vittoreggianti » ; Ott.
visione di Lui; cfr. Par. XXXIII, 27. 133. Col viso: colla vista.
Saint. XXVI, 1. - dèi : devi. 134. le sette spere: i cieli pei quali è pas-
126. le luci: «delli occhi corporali, se- sato. - globo terrestre, da noi abitato.
:
condo la lettera ; ma
secondo l'allegoria, 135. tal : così piccolo. « Iam ipsa terra
le luci mentali, cioè la ragione e lo intel- ita mihi parva » dice Scipione il giovane
letto; chiare, cioè non turbate da pas- « visa est, ut me imperii nostri pceni-
sione ed acute, cioè sottili a discernere
; teret»; Cic, Somn. Scip., 3. -sembiante:
e vedere le viltà del mondo, sicché bene apparenza.
ti puoi rivolgere a riguardare lo mondo, 136. approbo : approvo; lat. approbo ;
prarsi in Par. X, 148, ecc. Prima che tu giov. Cic, Somn. Scip., 6. - ad altro:
piti entri in essa ultima salute, in Dio. alle cose celesti, spirituali.
[CIELO OTTAVO] Par. xxii. 138-153 [sguardo all'univ.] 869
138. probo: virtuoso, animoso. IsTel -Dione: cfr. Par. Vili, l.Vvid., Fast.
M. E. « cavalleresco prode, discen-
il II, 461.
dente legittimo di prode, prodis, per la 145. il temperar: Giove, che, posto tra
solita tendenza ad etimologizzare.... fn Marte suo figlio e Saturno suo padre,
reso con probus che gli somigliava di tempera il troppo caldo del primo e il
suono e ne conteneva l' idea che pareva troppo freddo del secondo. Cfr. Conv. II,
fondamentale [e con probitas si rese ' '
14. Par. XVIII, 68.
'prodezza, valore ']. D. poi ritradusse in 148. il variar ecc. la ragione del mu-
:
volgare quella singoiar traduzione »; Pa- tare essi luogo, rispetto alle stelle fisse,
rodi, Bull. VI, 18. dell'apparire eh' essi fanno or in una,
139. la figlia di Latona la Luna Dia- : = or in altra plaga del cielo.- dove luogo
:
;
na; e Latona fu madre di Apollo e di come già in Par. Ili, 88 XII, 30, ecc.
;
Diana; cfr. Purg. XX, 131. Par. X, 67. - 148. tutti e sette i pianeti: Luna, Mer-
:
cfr. Par. VII, 130 sgg. Ci asteniamo del Pizzacasa d' Orsogna, riepilogata
dall'entrare nella difficile discussione chiaramente ed approvata dall'I ngelitti
del luogo preciso cui D. qui accenni. in Unii. IX, 114 B£
Diremo solo elio una buona dilucida- 154. ocelli belli : di Beatrice; « utsciret
zione e spiegazione è certamente quella quid esset agendum » ; Benv.
CANTO VENTESIMOTERZO
CIELO OTTAVO o STELLATO: SPIRITI TRIONFANTI
V. 1-15. Dante e Beatrice. B. sta tur, aut non laboratur, aut labor ama-
con gli occhi fissi verso la parte media tur»; Aug., De Bon. Vid., 22.
del cielo, mostrando di aspettare con 7. previene il tempo abbandona, as- :
ansioso desiderio qualche gran novità sai prima che il sole spunti, il nido na-
che là debba apparire. Vedendola in tale scosto nell'interno delle frasche, ed esce
atteggiamento, anche D. è preso da forte in su la parte esterna dei rami.
desiderio di ciò eh' è per lei oggetto di 9. purché solo che, non appena spunti
:
affetto il sole, l'altra con desiderio amo- dove (Par. Ili, 88 XII, 30 XXIT, 147);
; ;
roso la vista del Sole eterno. E fiso sta come per modo (Purg. XXV, 36 ecc.).
bene ad augello, come atto più speciale Dunque tra il mettersi attento e il ve-
del corpo; attenta sta bene a B. come dere il cielo farsi più chiaro e lucente
atto più della mente » L. Veni., Sì-
; corse un intervallo brevissimo.
mil., 441. 19. le schiere « Come li Romani, quan-
:
cielo (cfr. Par. XIII, 4) dov' è -il sole nel che venisse Cristo co la preda che aveva
mezzodì, e nella quale appare più lento tolto al dimoino, e sì de' santi padri del
il suo cammino cfr. Purg. XXXIII,
; Limbo, e sì dei santi cristiani che sono
103. «E questo fìnge l'Autore, perch'elli salvati per la passione di Cristo »; Putì.
vuole mostrare che Cristo colli suoi apo- 20-21. e tutto il frutto ecc.: ed ecco
stoli, con tutti li beati del vecchio [e nuo- tutto il frutto raccolto dalle influenze
vo] Testamento si rappresentino nel cielo che da queste giranti sfere vennero alle
ottavo, tra' quali Cristo splendeva come anime in terra. Altri : Ecco tutta la mi-
e più che '1 sole sicché degna cosa è che
; lizia celeste raccolta, per seguire il trion-
elli finga che Cristo si rappresentasse fo di Cristo, da tutte le sfere ov'ell'era
nel mezzodì, acciò soprastesse sopra tutti sparsa Ma le schiere del trionfo di Cri-
!
li beati, come lo sole sta sopra noi, quan- sto sono tutte nell'Empireo, non disper-
do è al meridiano » Putì. ; se per le sfere; cfr. Par. IV, 28 sgg.
13. sospesa: in ansiosa aspettazione. Altri: Ed ecco tutto il frutto che tu
vaga desiderosa. Sospesa e vaga rispon-
: hai raccolto per il girare che hai fatto
de a eretta e attenta dei vv. 10 e 11, e in queste sfere celesti! No il frutto :
24. sanza costrutto: senza esprimere anime imperò che ne la virtù della pas-
;
con parole la cosa. Costrutto, termine sione di Cristo e nel suo sangue e ne
delle scuole, è anche in Purg. XXVIII, le sue virtù tutti li santi sono salvati
147 e Par. XII, 67. e santificati » Buti. ;
25. Quale ecc.: « Quasi stella matuti- 31-33. luce: raggiante tutta attorno. -
na in medio nebulae, et quasi luna piena trasparea: cfr. Par. II, 80. - la lucente
in diebus suis lucet» JEccles. L, 6. Cfr.
; sustanzia dalla persona, dalla sostanza
:
L. Vent., Simil., 15 e le belle considera- di Cristo s'irradia quella viva luce essa :
zioni che sul sentimento ch'ebbe D. della è dunque davvero la sostanza lucente. -
poesia antica, fa il Comparetti, in Vìrg. nel viso: nell'occhio.
nel M. E. I 2 268, ove a prova di tal sen-
, 34. Oh Beatrice ecc. esclamazione :
Oons. phil. V, metr. 2. « La chiarità di tua vista; cfr. Par. XX, 97.
Cristo è la lucerna di quella gloria, che 36. nulla si ripara: nessun occhio può
la illumina tutta in ogni parte » Fra ;
difendersi (cfr. Apocal. I, 7) « imperò ;
Giord., Genesi, 18. eh' ella è virtù divina, che ogni cosa
30. come fa il nostro ecc. come il: avanza e però non è meraviglia s'ella
;
nostro sole accende le stelle (secondo le avanza la tua virtù visiva » Buti. ;
opinioni del tempo). « Del lume del sole 37. sapienza ecc.: Cristo; cfr. I Cor.
tutte le altre stelle s'informano » Conv. ;
I, 24: «.... Christum Dei Virtutem et
II, 14. - viste: cfr. Par. II, 115; XXX, Dei Sapientìam ». Thom. Aq., Sum. th.
9. - « Ben finge l'autore che lo splendore I, 39, 7: «Filius dicitur Sapientia Pa-
di Cristo facesse lucide tutte quelle beate tris, ecc. »
[CIELO OTTAVO] Par. xxiii. 38-53 [riso di beatrice] 873
conferenza di sopra lungo '1 cielo del- desta da una visione, o sogno, e già l'ha
la Luna, e però sempre sale a quello » ; dimenticata (oblita è crudo latinismo
Gonv. Ili, 3. Cfr. De Mon. I, 15. Purg. per dimenticata '), sicché, per quanto
'
XXXII, 109 sgg. Par. I, 115. - dape : s'ingegni e si sforzi, non riesce a rie-
lat. dapes — vivande. Chiama così le de- vocarne alcun particolare cfr. Par. ;
lizie ineffabili che si gustano in Para- XXXIII, 58 sgg. - di miniarsi alla men-
diso. - di se stessa uscio : estasiata, ineb- te : ricondursela alla memoria.
briata, quindi non più padrona
e conscia 52. proferta di bearsi del riso di lei.
:
di sé, si dilatò, per così dire, e vide ciò 53-54. grado qui vale gratitudine, co-
:
874 [CIELO OTTAVO] PAR. XXIII. 54-69 [RISO DI BEATRICE]
me già in Purg. Vili, 67. - si stingile: nel cielo. - figurando descrivendo cfr.
: ;
si cancella. - dal libro ecc. dal libro : Inf. XXXII, 7 sgg. - saltar: soggetto
della memoria che scrive le passate co- di saltare è lo sacrato poema ; cfr. Par.
se; cfr. Vita N., Proemio; Canz. E XXIV, 25; XXX, 22-33, XXXI, 136 sgg.;
m'incresce, str. 5. La gratitudine tien XXXIH, 56 sgg. 121 sgg. - reciso
; :
della mirabile visione. Già Cristo è quia Ghristi bonus odor sumus etc. »
asceso in alto e più non si scorge bensì : li Cor. II, 14 sg. - si prese Al. s' ap- : :
all'occhio suo. Così da un raggio di sole, quella eccessiva luce contro cui durava
che trapassi per una nuvola rotta, vedia- fatica a resistere il mio debole occhio;
mo talora illuminato un prato fiorito pur cfr. v.' 33. Parlasi di battaglia « in quan-
restandoci nascosto il sole ed essendo noi to la eccellenza combatte con la virtù
stessi nell'ombra per effetto delle nuvole. visiva » Lan. ;
73. la rosa: Maria, la Rosa mystica, ardenti che piovevano dall' alto (di su)
come è chiamata nelle Litanie. senza che io scorgessi il punto onde quei
74-75. carne si fece: « Verbum caro raggi provenivano. « Et nox ultra non
factum est»: Giov. I, 14. - li gigli ecc. : erit, et non egebunt lumino lucernae ne-
gli apostoli, maestri ed esempi di san- que luminesolis, quoniamDominusDeus
tità, che primi predicarono per il mondo illuminabit illos » Apocal. XXII, 5.
;
mi ristrinse
e inane e sera, tutto
1' animo ad avvisar lo maggior foco :
t'esaltasti ecc.: ti ritirasti, ascendendo Putì. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, 25,
di nuovo all'Empireo -per largirmi loco 6. - stella: dice un noto inno a Maria:
agli occhi, cioè per dare libertà, possi- « Ave, maris stella, Dei mater alma, ecc.»
bilità di vedere a' miei occhi, che non Nelle litanie ella è detta stella matutina.
potevano reggere al tuo troppo intenso Cfr. Petr. Canz. P. II, Canz. Vili, str. 6.
ed acuto splendore. 94. per entro ecc. « dipinge lo scen-
:
V. 88-111. Apoteosi di Maria. Men- dere dall' altissimo che pare come un di
tre guarda il maggiore de' lumi rimasti, fuori di quella ampiezza » Tom. - una
;
88. del bel fior : della rosa, nominata cerchio di fiamma, la quale a guisa di
da B. nel v. 73. corona cingeva il capo della Vergine » ;
89-99. mi ristrinse ecc.: raccolse tutta L. Veni., Simil., 483. Osservò giusta-
la mia attenzione ad osservare il mag- mente il Fogazzaro « Il tradizionale dia-
:
giore di quei celesti splendori, cioè Ma- dema di stelle è ben vinto dal diadema
ria: allontanatosi Cristo, lo splendore di dantesco di fuoco, di canto, di energia
Maria è più vivido di tutti.
il celeste, della potenza di un Essere mag-
91-93. e come
ecc. e poi che ad ambe-
: giore dell' uomo, maggiore delle moltitu-
due gli occhi miei si manifestò il quale, dini angeliche, ministro fra i primi del-
la qualità, e il quanto, la quantità, della l'Onnipotente » N. Antol., CCVII, 185.
;
luce che mandava la viva stella che su- 99.nube ecc. tuono che scoppia im-
:
102. il ciel più chiaro: l'Empireo, sede dovi. Oli per vi, come in Inf. XXIII,
della Vergine e di tutti i beati ; cfr. Par. 54. Purg. Vili, 69; XIII, 7, ecc.
I, 4. - s'inzaffini : si adorna come di pre- 109. circulata: « perchè, cantando, in-
ziosissima gemma; « ingemmatnr vel torno alla Vergine l'Arcangelo s'andava
exornatur clarius qnam ex aliquo alio aggirando»; Dan. cfr. vv. 95-96.
lapide pretioso, scilicet alio beato spi- 110. si sigillava: si apponeva il sigillo,
riti! » Benv. - « E perchè lo zafiro hae
; si conchiudeva. Così leggono e inten-
certe virtù, che abundantissimamente dono quasi tutti. Invece Buti-. «si gi-
fumo ne la Vergine Maria, però la no- rava: girava sé come detto è. »
mina col nome della detta pietra » ; Buti. 111. facean sonar: facevano echeggia-
E l' Ott. ci sa dire che il corpo
zaffiro « il re, cioè ripetevano ad alta voce, il nome
dell'uomo rin verzica, li membri couserva di Maria.
paura dall' uomo e fallo
integri, caccia la V. 112-120. Ritorno all' Empireo.
audace, rompe toccati legami e libera
li Come l'arcangelo Gabriele ha terminato
li presi. Come si dice, molto vale a con- il suo canto, Maria, seguendo il suo Fi-
servare pace; dalli incantatori molto è gliuolo, ascende in alto per ritornare
amata, perocché per lei abbiamo li re- all' Empireo; opperò il P., oltre un certo
sponsi; ristrigne l'incentivo ardore ecc. » punto, non la vede più. « Cedit Virgo
103-105. Io sono: canto dell'arcangelo Maria, ut auctor habeat locum videndi
Gabriele. - amore angelico angelo pieno : et conveniendi ceteros sanctos, exemplo
di ferventissimo amore. - giro ecc. mi : fìlii, ut supra»; Post. Fram. Palat.
aggiro intorno al grembo onde spira alta Lo real manto ecc.: il nono cielo,
112.
letizia. Cfr. Ronchetti, Appunti, 176. - ossia Primo Mobile, che «per lo ferven-
il
all'Empireo. Ai.: In eterno. Ma nell'Em- tano la gloria di Dio (cfr. Salm. XVIII,
pireo Gabriele è bensì presso a Maria, 2), in quanto si volgono tutti in giro ed
Par. XXXII, 94, senza però aggirarsi ogni superiore involge gì' inferiori cfr. ;
intorno a lei come qui. -dia: divina, Apocal. VI, 14. « Volume da volgere e
quindi risplendente; cfr. Par. XIV, 34. da rivolgere le sfere soggette » Tom. ;
108. la spera suprema: l'Empireo, il 113. s'avviva: poiché « ordina col suo
più alto cielo. - perchè gli entre: entran- movimento la cotidiana revoluzione di
878 [CIELO OTTAVO] PAR. XXIII. 114-129 [MAR. RISALE ALL'EMI'.]
tutti gli altri ; per la quale ogni dì tutti ria, coronata dall'Arcangelo, la quale,
quelli ricevono e mandano quaggiù la seguendo Cristo, suo figlio (sua semen-
virtù di tutte le loro parti. Che se
la za), saliva anche più su che il Primo
revoluzione di questo non ordinasse ciò, Mobile, all'Empireo.
poco di loro virtù quaggiù verrebbe o V. 121-139. Inno a Maria, Risalita
di loro vista»; Gonv. II, 15. la Vergine nell'Empireo, i beati, tutti
114. nell'alito: « quia scilicet est sibi insieme, in uno slancio d'affetto, proten-
propinquius quam aliud cceluni; ista dono le loro fiamme in su, come desiosi
enira spera nona est tamquam princi- ed anelanti, verso la coronata fiamma,
palis vicaria, quse recipit virtutem uni- ed effondono il loro devoto e lieto amore
tami a Deo, quam spera octava tamquam cantando con straordinaria dolcezza l'an-
ministra distribuit distincte per omnes tifona che la Chiesa canta nel tempo pa-
speras inferiores» Benv. Il Buti con al-
;
squale: Eegina cceli, lattare, - alleluia!
deformazione del pri-
tri lesse nell'abito, - Quia quem meruisti portare, - alle-
|
mitivo alito. - e nei costumi « cioè nei : luia! - Resurrexit sicut dixit: - alle-
|
costumi d'Iddio, cbe sono sempre di spi- luia' - Ora prò nobis Deum: - alle-
|
rare una grazia e virtù in chi la di- luia!- Gaude et laetare, Virgo Maria,
|
principio di moto e di vita, e in esso è uni- vere. Alleluia! - Al ricordo di quella vi-
versale virtù informativa de le mondane sta e di quel canto il P. prorompe in
singularità. E tutte spere e corpi cele- una esclamazione di gioiosa maraviglia.
sti ricevono da esso, secondo 1' ordine 121. come il fantolin Al. come fan-
: :
naturale, conservativa virtute ed infor- tolin : cfr. Purg. XXX, 44. « Ut tamen
mativa, sì come da Dio l'essere natu- accessit natus, inatrique salutem Attu-
rale»; Buti; e cfr. la n. preced. lit, et parvis adduxit colla lacertis, Mix-
spiriticapaci d'essa più che arca gran- i due membri di un solo periodo, il
cfr. Inf. XXIX, 5. Cfr. Bull. Ili, 155. tal gloria, S. Pietro, si gode, se la gode,
132. bobolce: plur. di bobolca, fem. di e vive del tesoro celeste, che s' acquistò
bobolco, dal lat. bubulcus =
aratore, semi- piangendo nell'esilio di Babilon, ov'egli
natore dunque che furono in terra buo-
; : lasciò l'oro, nel mondano esilio, dov'e-
ne seminatrici; secondo la sentenza di gli non curossi né d'oro né d'argento.»
S. Paolo, Gal. VI, 8. Per altri, poiché -tesoro: cfr. Matt. VI, 16 sg. Luca XII,
bobolca può intendersi terra (biolca = 21, 33, 34. II Cor. IV, 7. 1 Timot. VI, 19.
bifolca= bobolca dura in molti dialetti 135. Babilon «in transmigratione Ba-
:
dell'Italia nordica, nel senso di una de- bylonis. per quod quidem exilium fìgu-
. . .
semente, con allusione alla nota parabola dove si lasciò: Al. dove li (elli) lascia;
del seminatore, Matt. XIII, 3-23 Marco ; dove li (elli) lasciò. Cfr. Gomm. Lips.
IV, 3-30; Luca Vili, 5-15; e Parodi, Ili, 638-639.
Bull. Ili, 144, e F. Pellegrini, Lect. 2>., 138. coll'antico ecc. : col consesso (cfr.
a
p. 28 sg. Pur propendendo alla 2 inter- Purg. XXI, 16) dei beati del Vecchio e
prete siamo lontani dal sentircene sicuri. del Nuovo Testamento.
133-135. Quivi ecc. in Paradiso le ani-
: 139. colui ecc.: San Pietro, cui Cristo
me fruiscono dello spiritual tesoro da diede le chiavi del regno dei cieli cfr. ;
esse acquistato coi patimenti in questo Matt. XVI, 19; Inf. XIX, 92. Par.
mortale esiglio, dove non si curarono XXIV,35; XXVII, 49; XXXII, 125.
880 [CIELO OTTAVO] PAR. XXIV. 1-11 [preghiera]
y
CANTO VENTESIMOQUARTO
ragione si è questa, però che '1 mangiare perchè voi bevete sempre del fonte, dal
e il bere è il piti onesto diletto corpo- qual vien quello ch'egli pensa, cioè quel-
rale che sia»; Fra Giord., Pred., ed. lo che desidera d'intendere»; Veli.
Moreni, I, 102. V. 10-18. Gaudio dell 9 amor celeste.
TOglia appetito, seguitando la me-
3. : Udita la preghiera di B., i beati co-
tafora della cena. -piena: soddisfatta; minciano a roteare e si fanno più lucenti,
cfr. Par. IX, 109. Apocal. VII, 16-17. mostrando col roteare e colla cresciuta
4. preliba: pregusta: cfr. Par. X, 23. luce la gioia di compiacere amorevol-
Conv. 1, 1 « E io adunque, che non seggo
: mente a B. e a D. Cfr. Par. X, 139 sgg.
alla beata mensa, ma, fuggito dalla pa- 11. si fero spere ecc.: si disposero in
stura del volgo a' piedi di coloro che seg- circoli, giranti a mo' di sfere ecc. cfr.;
gono, ricolgo di quello che da loro cade, Par. X, 76-78; XIII, 19-21.
[CIELO OTTAVO] Par. xxiv. 12-28 [amor celeste] 881
12. comete: cfr. Yirg., Aeri. X, 272 sg. 20-21. sì felice: epperò sì fulgente. -
13. cerchi : le ruote formanti il con- nullo vi lasciò nessun altro più fulgente
:
gegno degli oriu oli. - tempra : « è la di- lasciò nella carola ond' era uscito.
sposizione delle parti coordinate all'ar- 23. divo: divino, celeste, ^»er festeg-
monia di nn tutto » L. Yent., Sim., 505.
; giar B., la diva-, cfr. Par. IV, 118.
14. il primo: il cerchio più interno. 24. la mia fantasia eco: nonché de- :
conferenza, e par che voli»; L. Yent., 1. e. ed io non scrivo nulla intorno ad esso
16-18. carole circoli di anime danzanti
: canto. Cfr. Par. XXIII, 62.
« Carola è ballo tondo » Buti. - diffe-; 26-27. l'imagine: la facoltàimmagina-
rente-mente : « la spezzatura ritrae anco tiva. Cfr. Purg. XVII, 7 e 21 Par. I, ;
la differenza » ; Tom. Cfr. Arios., Ori. 53. -pieghe ecc.: « Nota che '1 dipintore,
XXVIII, 41. - della sua ricchezza ecc.: quando vuole dipingere pieghe, convie-
quei danzanti circoli, aggirandosi con ne avere un colore men vivo che quello
moto, quale più, quale meno veloce, mi della veste, ciò è più scuro ; e allora ap-
facevano giudicare della loro maggiore paiono pieghe; imperquello che in ogni
o minore beatitudine, ossia della loro piega l'aiere è più oscuro che in la su-
differente ricchezza di gloria cfr. Par. ; perfìcie e però se lo colore della piega
;
Vili, 19-21. Per altre lez. e interpr. cfr. eccedesse in chiarità, la vesta non fa-
Comm. Lip8. Ili, 642 sg. rebbe piega anzi farebbe della vesta
;
cantando un cantico ineffabile. Ferma- mancano colori delicati, non può dipin-
tosi poi, questo lume, che è S. Pietro, dice gere le pieghe dei panni, così l'imma-
a B.: « Tu, santa mia sorella, con la forza ginativa e la lingua umana non possono
del tuo affetto mi stacchi dal bel cerchio quella rappresentarsi, questa esprimere
di spinti coi quali io mi giro ». E B. lo perchè mancanti della necessaria finezza
prega di esaminare il P. circa la fede. e delicatezza, la dolcezza celestiale di
19. Di quella ecc. carola; è la carola,
: quel canto.
o cerchio danzante, degli apostoli e di- 28. suora sorella cfr. Par. III. 70 ;
:
;
84 Ed «
ella luce eterna del gran viro
:
37
tenta costui di punti lievi e gravi,
come ti piace, intorno della fede,
per la qual tu su per lo mare andavi
40 S'elli ama bene e bene spera e crede,
non
t'è occulto, perchè il viso hai quivi
dov'ogni cosa dipinta si vede;
43 ma perchè questo regno ha fatto civi
per la verace fede, a gloriarla,
di lei parlare è buon eh' a lui arrivi. »
16. baccellier : JBaccalarìus, titolo che telligibili che si credono, non si può de-
bi dava allo scolare che aveva finito il durre da altro che dalla fede stessa, la
suo corso e poteva aspirare alle dignità quale è pertanto il loro argomento. »
accademiche superiori, come, per es., al Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. II, li, 4, 1.
dottorato. - s' arma si provvede di ar-
: 54. onde spirava questo: dalla quale
gomenti per rispondere alle domande, uscivano queste parole.
o per difendere una proposizione. 55. mi volsi ecc. prima di rispondere
:
dere, sentenziare, che tocca al maestro. dentro di me già avevo concepito. « Qui
50. ella: Beatrice. - presto: «Parati credit in me.... flumina de ventre eius
seniper ad satisfactionem omni poscenti fluent aquae vivse»; Giov. VII, 38.
vos rationem de ea, quae in vobis est, 58. La grazia ecc. la grazia che mi
:
I). traduce il passo di S. Paolo riferito prendi bene per quali ragioni S. Paolo
nella n. 52-78. Secondo S.Tommaso (Sion. pose la fede prima tra le sustanze, poi
theol. II, li, 4, 1), « omnia ex quibus fìdes tra gli argomenti.
potest defìniri, in praedicta descriptione 71. che mi largiscon' ecc. che conce- :
tanguntur, licet verba non ordinentur dono al mio sguardo la loro visione di-
sub forma defìnitionis.... Substantia so- retta qui in cielo ecc.
let dici prima inchoatio cuiuscunque rei 75. di sustanza: cfr. n. 64. - intenza:
et maxime quando tota res sequens intenzione, nel senso scolastico di nozio-
continetur virtute in primo principio. ne. Cfr. Nannuc, Verbi, 170. Nomi, 14.
Per hunc ergo modum dicitur fides esse 77. sillogizzar: argomentare, con la
substantia rerum sperandarum quia soi- certezza che ha ragionando con sillo-
si
licet prima inchoatio rerum speranda- gismi (cfr. Par. X, 138; XI, 2), la realtà
rum in nobis est per assensum fldei, di quei veri che, nascosti agli uomini
quae virtute continet omnes res speran- sulla terra, saranno loro visibili in cielo.
das. In hoc enim speramus beatificar^ 78. però ecc. perciò la fede acquista
:
1. e. - non parventi : che sono del tutto e così netta ed intera, che di nessun
invisibili in terra. punto di essa dubito menomamente. »
66. pare a me : davanti a S. Pietro e ri- 79-80. quantunque ecc.: quanto in terra
spondendo all'ardua domanda Fede che '
per via di ammaestramento si apprende.
è? ', è naturale che D. non parli con piena - così come tu intendi la fede.
:
sicurezza. - quiditate cfr. Par. XX, 92. : 81. non gli avrìa ecc. mon ci avrebbe
[CIELO OTTAVO] Par. xxiv. 82-97 [fede] 885
per gli
>go ecc. Cfr. =
ci Inf. XXXIV, tu l' acquisto? » E D. « Dalla parola di :
9 e Par. XXIII, 108. Dio contenuta nei libri del vecchio e del
82. spirò: queste parole uscirono da nuovo Testamento ». Cfr. Thom. Aq.,
quel lume infiammato d'amore: cfr. il Sum. theol. II, II, 6, 1.
v. 54 e Par. IV, 18; XXV, 82. 88. della luce profonda : di che si am-
83-84. trascorsa esaminata è riuscito
: : mantava S. Pietro.
con ottimo risultato l' esame della lega 89. gioia: preziosa gemma, cioè la fede.
e del peso di questa moneta. Così dice- Cfr. Matt. XIII, 45, 46.
vasi Trascorrere un libro per Esami- 90. si fonda poiché « omne quod non
:
narlo. - « Questa metafora, quadra bene est ex fide, peccatum est»; Rom. XIV,
in questa materia di fede: nella quale 23. « La fede si è il principio ed è il fon-
%a tanto luogo eziandio il falsare, pro- damento di tutto l' edifìcio spirituale,
prio anche delle monete » Ces. E una ; però che sanza fede nulla opera diritta
volta adottata siffatta metafora era na- potemo fare, come dice Santo Paolo Im- :
turale che D. parlasse di lega e di peso, possibile est sine fide piacere Deo [Ebr.
perchè una moneta è buona se è della le- XI, 6] »; Fra Oiord., Pred., ed. Manni,
ga e del peso che la legge vuole. Ne oc- 42. Thom. Aq., Sum. theol. II, n, 4, 7.
corre, ci sembra, sottilizzare, come altri 91-92. La larga ploia ecc.: pioggia;
fece per iscoprire ciò che nella fede può cfr. Par. XIV, 27. «La grazia che lar-
esser detto rispettivamente lega e peso. gamente piove dallo Spirito Santo su le
85. nella tua borsa: nel tuo animo. Con- carte del libro della vecchia e nuova
tinua la metafora della moneta. « Cor- Scrittura » (Dan.), cioè la rivelazione.
de creditur ad iustitiam, ore autem con- 93. cuoia le vecchie e le nuove cuoia
:
fessio fit ad saluterà » lìom. X, 10. ; sono i libri del vecchio e del nuovo Testa-
86. Sì, ho Al. Sì l'ho. - tonda intiera
: : : mento, scritti su cartapecore, onde in quei
torno, torno. « Sì, io hone la fede nell'ani- tempi si componevano i libri. Cfr. il vel-
mo, sì chiara, senza dubbio alcuno, e sì lus lance di Gedeone, Giudici, VI, 37 sg.
perfetta, che nella sua forma nulla cosa 94. sillogismo argomentazione cfr. v.
:
« ma per qual motivo credi tu che le 99. perchè ecc. per quali argomenti
:
Abbiamo qui due argomenti 1° I mira- : certo che quei miracoli fossero vera-
coli sono prova della divinità della Scrit- mente come si dice? Nessuno te lo af-
tura sacra; 2° La diffusione del Cristiane- ferma con giuramento. Per questa ed
simo è prova della realtà dei miracoli. Il altre interpretazioni, ancor meno accet-
primo argomento è biblico; cfr. Matt. tabili, cfr. Comm. Lips. Ili, 657 sg.
XI, 4 sg. XII, 28. Luca XI, 20. Giov.
; 108. il centesmo: gli altri miracoli,
V, 19 sg., ecc. Il secondo è il dilemma presi insieme, non valgono la centesima
di S. Agostino: « Si per Apostolos Chri- parte di questo: dell'essersi il mondo
sti, ut eis crederetnr resurrectionem at- rivolto al Cristianesimo senza miracoli.
que ascensionem prsedicantibus Christi, 109. povero: senza potenza e mezzi
etiam ista miracula facta esse non cre- esteriori di cui valerti a diffondere la
dnnt, hoc unum grande miraculum suf- fede in Cristo. - digiuno di scienza e di
:
ficit, quod eis terrarum orbis sine ullis lettere per le quali potessi convertire il
miraculis credidit » Aug., De civ. Bei
; mondo con parola dotta e adorna. Cfr.
XXII, 5. Cfr. Thom. Aq., Sum. cont. Atti III, 6. I Cor. II, 1, e cfr. ibid. I, 21.
gent. I, 6. L' argomento fu poi ampliato Anche Fra Giord. nella predica VIII
dal Bossuet, Hist. univ. II, 20. del Credo in Deo (Fred., ed. Manni, 192),
98. proposizion « il vecchio e nuovo
: a prova della bontà della Fede rileva il
Testamento ma dice proposizione per
; fatto che la diffusero « uomini semplici
continuar la presa metafora del sillogi- sanza lettere.... uomini vili e pescatori....
smo, il quale consta di due proposizioni, uomini poveri che riceveano limosina....
maggiore e minore, e della conclusione»; e dodici solamente ». Tutto ciò prova
Dan. - così ti conchiude ti mena a sì : che non fu data « per virtù umana », ma
fatta conclusione; cfr. v. 94. da Dio. Seguitando poi a ragionar della
[CIELO OTTAVO] Par. xxiv. 110-126 [fede] 887
sa, Fra Giord. dice che « fu somma confundentes personas, neque substan-
araviglia come '1 mondo ricevette la tiam separantes ».
ro dottrina, predicando povertade, ca- 115-117. quel baron « S. Pietro, che, :
itade, umiltade, penitenza e '1 disprez- a cominciare dal piede dell'albero, cioè
amento del mondo: che fu divino mi- dalla definizione della fede, aveva tratto
racolo come 'l mondo li ricevette. » su il discepolo per tutti i rami, cioè per
110. pianta: della fede cristiana; cfr. tutte le questioni con quella connesse,
att. XIII, 27 XV, 13. I Cor. Ili, 6.
; vuol ora da lui che metta in formula ed
111. vite cfr. Par. XII, 86 sg. - pruno
: : espressione l'oggetto e le fonti della sua
è insalvatica e divenuta sterile come è credenza»; Giovannozzi, Il e. XXIV del
pruno » ; Buti. Par., Firenze, 1913, p. 26. - all'ultime
113. spere: cfr. v. 11. - Dio laudamo: fronde: alle ultime questioni.
fr. Purg. IX, 140. 118. La grazia: necessaria per conse-
114. melode: melodia; cfr. Par. XIV, guire la fede. « Grafia estis salvati per
22. I beati intuonano il Te Deum, rin- tìdem; et hoc non ex vobis, Dei enim
aziando Dio della perfetta professione donum est»; Eph. II, 8. - donnea con
i fede fatta dal P., e in pari tempo del la tua mente amoreggia con la tua men
:
enzionato trionfo della fede cristiana. te, si compiace in lei cfr. Par. XXVII ;
V. 115 147. Soggetto della fede. 88. Nannucc, Terbi, 306 sg. Invece gì
. Pietro approva ciò che ha risposto il antichi spiegano donnea domina, si
: =
. alle domande fattegli sin qui circa gnoreggia. Ma qui tratta di corrisponden
fede, e passa poi all'ultima: « Che za* d' amore, non di dominio o signoria
sa credi tu, e di dove lo apprendesti 121. fuori emerse uscì dalla tua bocca
:
ì da rimanerne persuaso? » «Credo» ri- 122. quel che credi la forma della tua :
onde D., « in un Dio unico, e credo fede, v. 128, cioè quali sono le cose che
tre Persone in una sola essenza, e tu credi.
tto questo io credo per prove fìsiche 123. e onde e la cagione della tua
:
metafisiche, e perchè me l'offrono i li- fede, v. 129 ;cioè di dove l'hai derivata.
ri sacri. » La fede nella Trinità com- 125-126. vincesti ecc.: cfr. Giov. XX, 3-
rende la fede in Cristo. D. attinse il suo 10. Veramente S. Giovanni [più giovani
atto di fede al simbolo di Sant'Atanasio, piedi] arrivò per primo al sepolcro di
art. 3 e 4 « Fides autem cattolica hsec
: Cristo, ma S. Pietro fu primo ad en-
est, ut unum Deum in Trinitate et Tri- trarvi e a persuadersi che Cristo era ri-
nitatem in Uni tate veneremur, neque sorto. E D. mira qui alla maggior pron*
888 [CIELO OTTAVO] Par. XXIV. 127-144
tezza a credere, e in ciò Pietro fu primo, mezzo di Moisè, dei Profeti, e dei Salmi,
Giovanni secondo. Cfr. De Mori. Ili, e per mezzo dei Vangeli e di voi, o Apo-
9: « Dicit etiam Joannes, Petrura in- stoli,che scriveste gli Atti, le Epistole,
troi visse subito, quuin venit ad monu- e Apocalissi. - La designazione del
l'
mentimi, videns alium discipulum cun- Vecchio Testamento con Moisè, Profeti
ctantem ad ostium ». e Salmi è tolta da S. Luca XXIY, 44 :
no, contra coloro che poneano principio del Nuovo Testamento si divisero sin dal
a Dio, e dice che tutto il ciel muove, e 3° secolo in instrumentum evangelicum
non è mosso, contra coloro che teneano {Evangelio) ed instrumentum apostoli-
ch'elli ha in sé moto, conciossiacosaché cum (Atti, Epistole e Apoc).
elli sia principio di moto, e dia moto a 138. almi : nutritori, atti a produrre ed
tutte le cose » ; Ott. alimentare la fede coi vostri scritti.
132. con amore e con disio Dio muove : 141. sofferà : soffre, forma usata an-
i cieli, amato e desiderato cfr. Par. I, ; che in Conv. II, 9, 15. - sono ed este Al.: .
77. Aristot., Metaph. XII, 6, 11; 7, 2, 8. sunt et este. Soffre il singolare e plu-
133-138. prove: cfr. Thom. Aq., Sum. rale, cioè al suo nome, preso come sog-
theol. I, 2, 3, dove si adducono cinque getto, si può accordare il verbo al sing.
prove fisiche e metafisiche dell'esistenza e al plur. Sono tre persone, ma è un solo
di Dio. Vedi pure Thom. Aq., Comp. Dio. Si confronti il simbolo di Sant'A-
theol. e. 3-6. Aug., De
arb. II, 3-15. lib. tanasio, citato nella n. 115-147.
Boet., Cons. phil. Ili, pr. 10, ecc. - ma 142-144. Della profonda ecc.: Di que-
dàlmi ecc. ma me lo dà, cioè mi dà tal
: sta profonda, misteriosa condizione di
credere anche la verità che di qui, dal Dio (Unità e Trinità) che ora (mo) io
cielo, scende a manifestarsi in terra per accenno, il Vangelo in più di un luogo
[CIELO OTTAVO] Par. xxiv. 145-154 [benedizione] 889
m' imprime la certezza nella mente (più ca. Dopo la professione fatta dal P. della
mi
volte sigilla la mente) ; cfr. Matt. sua fede, il lume di S. Pietro per espri-
XXVIII, 19. Giov. XIV, 16, 17. Il Cor. mere il suo contento gli fa tre giri at-
XIII, 1 Pietro I, 2. 1 Ep. di Giov. V< 7.
13. torno, e insieme, cantando, lo benedice.
Dunque ne sono certo per la sola via 148. i i : =
gli, a lui
'
cfr. Inf. XXII, '
:
Dio uno e trino, e del fonte dal quale Par. XXV, 12.
attinsi questa mia credenza, è il seme 154. detto: parlato per professare la
della fede mia, che in più altre cose si mia fede. - gli piacqui trattandosi della
:
estende che sono da credere; la cui pro- fede, lodare sé stesso è lecito. « In
il
CANTO VENTESIMOQUINTO
CIELO OTTAVO o STELLATO : SPIRITI TRIONFANTI
V. 1-12. Sospiro alla patria, 11 can- re, Crit., 477 sg. - macro magro cfr. :
;
to della speranza celeste si apre con la Inf. XXVII, 93. Purg. IX, 138. Di sue
commovente espressione d'una speranza veglie e fatiche poetiche D. tocca an-
terrestre, che purtroppo non si avverò, che in Purg. XXIX, 37 sg. Cfr. Juven.,
dell'esule P. « Se, vincendo la crudeltà Sat. 7 « Ut dignus venias hederis et
:
rale il concetto fondamentale e lo scopo non cognovi quia cogita verunt super me
principale; cfr. Par. XXIII, 62. Consilia, dicentes Mittamus lignum in :
la santità dei suoi dogmi e la profon- 6. lupi : « i cittadini grandi della città
dità de' suoi misteri la terra, coi co-
; di Firenze son lupi » Don. Giannottì, ;
stumi e le azioni degli uomini che l'abi- Repub. Fior., II, 11. Cfr. Perticali,, Del-
tano. AL: Al quale ha prestato aiuto la l'amor patrio di D., § 13 sg.
scienza umana e la scienza divina. «Per 7. voce non più cantore di terreni
:
ccelum auctor intelligit gratiam Dei per amori, ma di argomenti ben più alti e
quam influeDtia cceli fecit auctorem ha- gravi. -con altro vello: con altri capelli,
bilem ad habitum scienti».... Per ter- cioè, non più giovane, ma già maturo.
ram vero intelligit humanum studium Cfr. D'Ovidio, Studii, 440.^11 Torraca
et exercitium, vigiliam et laborem tam intende anche vello in senso figurato, e
animi quam corporis » Benv. ; ne\V altro vello come in altra voce vede
3. più anni: Al.: molt'anni. Cfr. Moo- solo accennata la poesia di D. uomo ma-
[CIELO OTTAVO] Par. xxv. 8-24 [s. Iacopo] 891
taro, che ha ben altro valore di quel- habeat capellum perlarum in fronte
la di D. giovane. - « Sperando per la (commento a Par. Ili, 10-18) » Barbi, ;
paruerit gloria tua » Psalm, ; XVI, 15. cfr. gratulando di Par. XXIV, 149. -
Cfr. Purg. XXVII, 38. assolto: terminato; è il lat. absolutum.
V. 25-48. Esame intorno alla spe- 26. corani me : davanti a me ; cfr.
ranza. Dopo il festoso saluto Pietro e Par. XI, 62. - s'affisse si fermò :
; cfr.
Iacopo fermano dinanzi al P. sfol-
si Inf. XVIII, 43.
goranti per modo da costringerlo ad 27. ignito sì ecc.: tanto infocato (lat.
abbassare il viso. Allora B., volgendo ignis = fuoco), che il volto dovette chi-
con un celeste sorriso la parola a San narsi, non reggendo i miei occhi a tanta
Iacopo, dice: « Anima illustre, che scri- luce.
vesti intorno alla liberalità della cele- 29-30. vita: anima, spirito; cfr. Par.
ste reggia, fa' che or qui si oda il no- IX, 7 XII, 127 XIV, 6 XX, 100 XXI,
; ; ; ;
celesti regioni, dove V ultima speranza Al.: l'allegrezza. Dove scrisse San Iaco-
è già adempita. A
te è noto che nel po dell'allegrezza del Par. Della lar- ?
nuovo Testamento tu sei figura appunto ghezza (= liberalità) sì, nella sua Epi-
della speranza, ogni volta che Cristo ma- stola I, 5, 17. « Si quis vestrum indiget
nifestò più. chiaramente sé stesso a soli sapientia, postulet a Deo, qui dai om-
tre de' suoi Apostoli. » E S. Iacopo, ri- nibus affluenter, et non improperat et ;
volto a D.: « Alza il capo e sta' di buon dabitur ei.... Omne datum optimum et
animo e tranquillo! Chi dalla terra sale omne donum perfectum desursum est,
al cielo, deve, e può, assuefarsi a so- descendens a patre luminum, apud quem
stenere i celesti fulgori. E poiché è vo- non est transmutatio, nec vicissitudinis
lere di Dio, imperatore nostro, che tu obumbratio ecc. » Cfr. Moore, Crii., 479
prima di morire ti abbocchi coi conti e sg. - basilica: il cielo, tempio di Dio;
baroni della sua corte nella più intima cfr. II lleg. XXII, 7. Salm. X, 5. Apo-
parte di questa, sicché poi, veduta la cai. VII, 15 XI, 19 XV, 5, 6, 8, ecc. -
; ;
racconto delle cose vedute conforti in 31. fa' risonar ecc.: fa' che risuoni il no-
te ed in altrui l'unica verace speranza me della speranza, parlando d'essa a D.
dei mortali, eh 'è quella dei beni super- 33. quante quante fiate. - ai tre Pie-
: :
ni, dimmi che cosa è speranza, in qua! tro, Iacopo e Giovanni. - fé' più chia-
modo tu la possiedi ed a qual fonte tu rezza : rivelò più chiaramente che a tutti
la attingesti. » - Anche S. Pietro aveva gli altri sé stesso, volendo essi soli pre-
chiesto della fede: Che è? ed: Onde ti senti alla sua trasfigurazione, alla resur-
venne? (cfr. Par. XXIV, 53, 91); ma rezione della figlia di Giairo, in cui si
mentre S. Pietro chiese : Hai tu fede ? mostrò la sua divinità, e anche, poi, sul
(Par. XXIV, San Iacopo non do-
85) monte degli Ulivi, quando la natura
manda: Hai tu speranza? ma: Come, umana apparve chiara nello sgomento e
cioè in qual grado e misura possiedi la nella tristezza del Maestro; cfr. Matt.
speranza ? Forse perchè vi possono essere XVII, 1 sg.; XXVI, 37. Marco IX, 1;
uomini senza fede, ma non c'è alcuno XIV, 33. Luca Vili, 51 IX, 28. In tutti ;
assolutamente privo di speranza o, me- ; questi casi i tre figurano, (seguì D. qual-
glio, perchè chi ha fede, e D. ha dimo- che interprete delle Scritture?) la fede,
strato d'averla pura ed intera, non può la speranza e la carità. D. si scosta qui
non avere anche speranza. alquanto dall' Aquinate, che, attenendosi
25. il gratular: le congratulazioni; a S. Giov. Crisost. dice nella Trasfìgu-
[CIELO OTTAVO] Par. xxv. 34-49 [speranza] 893
raz. essere stati quei tre scelti come lusioni, mentre le speranze terrene inna-
excellentes Pietro in dilectìone Im- quam morano male, in quanto sono seguite da
buii ad Christum Giovanni in privilegio
;
amari disinganni. - di ciò: con ciò, colla
amoris, quo a Christo diligebatur Gia- ; verità veduta (v. 43), che potrai racconta-
como propter praerogativam martirii. re. -conforte: 2apers. sing. =
tu conforti.
Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. IH, 45, 3. 46-48. di' come ecc.: Dimmi in qual
Al. carezza: cfr. Porena, o. e, 222. modo s'adorna della speranza la mente
34-36. Leva la testa: abbassata testé tua, e anche onde l'avesti.
per il soverchio splendore, v. 27. - fa' V. 49-63.Il possesso della spe-
che t'assicuri ecc. rinfrancati, poiché
: ranza. B. risponde in vece di D., al-
il nostro lume è tale, che, se sulle prime la seconda delle tre domande fattegli
abbaglia, rafforza poi la vista e le altre da Iacopo, perchè per il P. il dichia-
potenze di chi dalla terra sale quassù. rar da sé che possiede la speranza in
37. fuoco secondo: S. Iacopo, venuto grado eminente, sonerebbe iattanza ;
secondo, dopo San Pietro, a parlargli. cfr. Prov. XXVII, 2. Dice dunque B.:
38. ai monti ai due apostoli Pietro e
: « Come tu stesso puoi leggere in Dio
Iacopo, chiamati monti con molto, fin che illumina tutti noi, non v'è cristiano
troppo ardita metafora: ma cfr. Salm. in terra dotato di speranza più di lui.
LXXXVI, 1; CXX, 1. Matt. V. 14. Per questo gli è stata concessa la gra-
39. gl'incurvaron ecc. li fecero ab- : zia di salire dal mondo al cielo prima
bassare col troppo lume; cfr. v. 27 e 34. d'aver compiuto il corso della sua vita
40. t'affronti ti trovi a fronte. Af-
: terrestre. Intorno agli altri due punti,
frontarsi aveva senso anche bupno. che cosa sia speranza, e onde sia a lui
41. lo nostro imperadore: Dio; cfr. venuta - cose che veramente tu non do-
Inf. I, 124. Par. XII, 40. mandi per apprenderle, giacché tutto
42. aula: sala « nella sala regale ch'è
; vedi in Dio, ma solo perchè D. possa
secreta alle cognizioni umane, e che non riferire in terra quanto questa virtù della
li piace se non per fede » Lan. - conti ; : speranza ti sia cara -. lascio rispondere
i beati. D. usa qui denominazioni proprie a lui, poiché né gli riusciranno difficili,
d' uomini e cose della corte sovrana. né gli daranno motivo di vantarsi. Ri-
43-45. sì che, veduto ecc.: di modo che, sponda egli dunque ed a rispondere lo
;
bolo della terra quale luogo d'esilio del- est certa exspectatio futurse beatitudi-
l'umanità; cfr. Purg. II, 46. ni s, veniens ex Dei grafia et ex meritis
56. in Ierusalemme nel cielo, che è
: praìcedentibus »; Petr. Lomb., Sent.
detto la Gerusalemme celeste cfr. Ge- ; HI, 26. Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. II,
lati IV, 26. Ebrei XII, 22. Apocal. Ili, il, 17, 1-2.
12 XXI, 2, 10. Aug., De Civ. Dei XIX,
; 64-65. discepolo; cfr. Inf.
discente:
11. -vedere: il ver di questa corte, v. 43. XI, 104. Par. XXIV, 46
sgg. - seconda :
nella chiesa militante, v. 52, la vita ter- libente: lat. libens, di buon grado, vo-
restre. « Militi a est vita hominis super lentieri. - in quel ch'egli è esperto: in
terram » Job. VII, 1. - prescritto : li-
; quello in cui egli è esperto, in ciò che
mitato cfr. Par. XXI, 103; XXIV, 6.
; ben conosce.
59. rapporti: riferisca giù nel mondo; 66. la sua bontà: il suo valore, che
cfr. vv. 43-45. qui è valore nelle cose della scienza. - si
60. t'è in piacere: AL: è in piacere: disasconda: si manifesti.
gli è in piacere. «Qui è chiaro che Dante 67. attender: aspettare. « Si autem
dice che la speranza dev' essere cara quod non videmus, speramus, per pa-
principalmente a S. Giacomo, percioc- tientiam exspectamus »; Rom. Vili, 25.
ché egli, come al verso 32, n'era figura Cfr. Thom. Aq., Sum. theol. I, ir, 40, 3.
in terra col Kedentore»; Betti. 68. il qual: accusativo; il quale at-
61. forti: difficili; cfr. Purg. XXIX, tendere è effetto di grazia di Dio e di
42;XXXIII, 50. Par. VI, 102; VII, 49: merito precedente.
IX, 36 XVI, 77 XXI, 76, ecc.
; ; V. 70-81. JOa sorgente della spe-
62. di iattanza: argomento di vanta- ranza. Passando a rispondere diretta-
zione ; cfr. n. 49-63. mente alla domanda Onde venne a te
:
l
[CIELO OTTAVO] Par. xxv. 70-81 [speranza] 895
speranza? ', D. dice che tale virtù gli Altrove Davide è detto « il cantor dello
iene dalle parole di molti sacri scrit- Spirito Santo » Par. XX, 38.
;
ti, e principalmente dai Salmi di Da- 73. Sperino ecc. Sono le parole del
:
ide, e dalla Epistola dello stesso S. Ia- Salm. IX, 11 « Sperent in te qui no-
:
lani festa la gioia di lui con ripetuto così D. denomina il libro dei Salmi.
ipeggiare. Interrogato circa la fede, 74. sanno: conoscono e credono. La
riferiva, oltre che alla rivelazio-
si speranza nasce dalla fede cfr. Thom. ;
a prove fìsiche e metafisiche (Par. Aq., Sum. theol. II, II, 17, 7.
[XIV, 133 sg.); interrogato circa la 75. la fede mia: testò professata; cfr.
>eranza, egli si riferisce alla sola rive- Par. XXIV, 86 sg., 130 sgg. E chi non
dono Abbiamo detto che il P. rispon-
. conosce il nome di Dio, se ha fede in-
qui direttamente alla domanda, onde tera e ferma, quale ho io?
speranza gli sia venuta, perchè una 76-78. stillasti ecc.: insieme con Davide
jposta si può dire che sia già in qual- tu pure instillasti in me la speranza,
ìe modo contenuta nella definizione cioè Tu con la tua Epistola mi confer-
:
lale uomo
attinge la speranza della
1' mancano tuttavia passi dettati in stile
lori a futura, e questa sorgente è la ri- davidico ed atti a infondere speranza
ìlazione. Da essa viene all'uomo la spe- nei cuori, come I, 12; II, 5; IX, 8.
tiiza mediante la divina grazia, quale «.... alita per tutto l'anticodocumento....
'a del premio di precedente merito. un vivo spirito di speranza pei miseri
70. stelle: scrittori biblici, e fora' anco della vita.... La parola non v'è certamen-
Padri e Dottori della Chiesa. « Qui au- te, ma v'è profondamente la cosa »; A.
tem docti fuerint, fulgebunt quasi splen- Ohiappelli, N. Antol., CCVII, p. 8. -
dor firmamenti et qui ad iustitiam eru- ; replùo lat. repluo, ripiovo, riverso. Ri-
:
diunt multos, quasi stellse in perpetuas sveglio in altri la speranza che da voi ho
seternitates » Daniele XII, 3. ; attinta e di che son pieno. Giustamente il
71. quei Davide, che ne' suoi Salmi
: Porena, o. e, p. 228, loda il lirismo con-
esalta in mille guise la speranza. - la citato di questa «magnifica terzina, che
distillò la instillò. « La luce, quando
: nell'ultimo verso, con quella ripercussio-
s'immagini come sostanza, non come vi- ne, e riduplicazione di suoni, ha un'esu-
brazione, passando per tanti mezzi può beranza espressiva davvero magnifica».
dirsi quasi distillata. E fonte di luce è 80. incendio: di quell'anima raggian-
modo noto » Tom. ; te cfr. Par. XIX, 100. - lampo
; cfr. :
i-
896 [CIELO ottavo] Par. XXV. 82-94 [speranza]
V. 82-99. L'oggetto della speranza. ranza Altri mettono una forte interpun-
'
.
Dopo aver dimostrato sua gioia per la zione dopo addita, e attaccano il v. 90
la bella risposta di D., S. Iacopo con- al 91 intendendo (e il senso, se si guarda
tinua l'esame colla domanda « Che cosa : bene, non differisce sostanzialmente da
ti promette la tua speranza ? » E D.: « La quello testò esposto ma appunto perciò ;
beatitudine perfetta dell'anima e del cor- si può evitare la spezzatura della ter-
po ». A tale risposta tutto il coro dei beati zina 88-90) le scritture antiche e nuove
:
'
intuona l'inno della speranza. Cfr. Thom. pongono il segno cui tende la speranza;
Aq., Sum. theol. II, n, 17, 2. ed esso segno mi addita ciò che promette
82. spirò parlò, disse cfr. Par. IV,
: : la speranza. Isaia dice che ciascuna delle
18; XXIV, 54, 82. -avvampo: ardo; cfr. anime che Dio s'ha fatte amiche, sarà ve-
Purg. Vili, 84. stita ecc. - Secondo altri si dovrebbe in-
83. ancor anche ora, che, essendo
: terpungere così: « .... segno. » Ed esso:
beato in Par., nulla più mi resta a spe- « Lo mi addita ». « DelV anime ecc. »; os-
rare. Nei beati non vi è fede, in quanto sia le parole Lo mi addita sarebbero det-
essi non credono più, ma vedono né ;
te da S. Iacopo; e il senso sarebbe: Ed '
speranza, in quanto non sperano più, egli mi disse: Additami questo segno
ma hanno. Sola la carità dura in eterno, posto dalle Scritture '. Ma interpunzio-
ed è anche nei beati. « Charitas nunquam ne e interpretazione son dimostrate im-
excidit, sive prophetira evacuabuntur; possibili dalla collocazione delle parti-
si ve lingua? cessabunt; sive scientia de- celle atone lo mi poiché in principio di
;
85. respiri : riparli : cfr. spirò del v. 82. anime elette, fatte amiche di Dio.
8Q. èmmi: mi è. -diche: tu dica; cfr. 92. doppia vesta: la beatitudine del-
Inf. XX Y, 6. l'anima e del corpo dopo la risurrezio-
88-90. Le nuove Col Casini e con : altri ne; cfr. v. 127.
poniamo il punto fermo dopo amiche, fa- 93. sua terra sua patria vera. - questa
:
cendo dei versi 88-90 tutto un costrutto, dolce vita: la beatitudine celeste.
il cui senso è :
'
Le scritture antiche e 94. fratello: S. Giovanni, iiéìV Apocal.
nuove manifestano il segno o termine VII, 9, 13-17. -disesta: distinta, partico-
delle anime da Dio elette, e questo se- lareggiata. JSelV Apocal. VII sono enu-
gno mi addita ciò che promette la spe- merate le future delizie degli eletti.
[CIELO OTTAVO] Par. xxv. 95-110 [S. GIOVANNI] 897
non per alcuna vanità, ma solo per fare Angelini, Bull. VII, 139.
onore alla sposa, così S. Giovanni viene 103. surge « Surge, propera, amica
:
ad unirsi a Pietro e Iacopo che danzano mea, columba mea, formosa mea, et ve-
e cantano. B. li guarda fissa, come sposa ni » ; Cantic. Cantic. II, .10.
tacita ed immota guarda le vergini dan- 105. novizia: sposa novella.In alcuni
zanti in suo onore quindi, rivoltasi a
;
voce dell'uso. - fallo di vanità,
dialetti è :
D., « Questi » dice « è colui che giacque cioè per essere vagheggiata, ammirata.
sovra il petto di Cristo, e che dalla croce 106. lo schiarato splendore: la luce di
fu prescelto a tener luogo di figlio a Ma- più vivace; cfr. v. 100.
S. Giov., fattasi
ria. » Ma, anche parlando, ella seguita due ecc.: a S. Pietro e S. Iacopo
107. ai
a fissare attenta i tre apostoli. che cantavano e danzavano in giro.
100. un lume: San Giovanni. -si schia- 109. Misesi lì ecc. entrò terzo a can-
: