Si legger generalmente:
cn la testlta e con rabbisa fme.
Con questa pronunzia (non dico che sia lunica possibile) latona proclitica con pronunziata
una volta con laccento e una volta senza. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Ricordo tra
tanti:
questi divino spirito che n la,
e questaltro
e men dun mezzo di traverso non ci ha.
In questultimo la proclitica ha disaccentata la parola a cui si doveva appoggiare: ha cambiate
le parti con essa.
5. LARSI OSSIA LACCENTO DEL RITMO segno, per convenzione, con laccento acuto.
Laccento grave serve a indicare le sillabe che accentate o semiaccentate nella parola, non
hanno per larsi nel verso; le sillabe, per dirlo tecnicamente, lunghe in tesi. Per in-tenderci,
questi segni non uso a questo fine, se non ne versi italiani in corsivo. Per esempio, scrivo:
vano in rdini pri ed il r cntvano in cro.
Si osservino gli accenti in re e cant.
NOTA CONCLUSIVA. La metrica neoclassica differisce dalla volgare in ci che tien conto
anche degli accenti secondari della parola, e non omette alcuno dei principali. Ella pretende
che glItaliani leggendo queste parole (faccio un esempio un po strambo), d, qua, l, notte,
ossia qua c giorno, e l c notte, le pronunzino o le debbano pronunziare diversamente da
quando valessero e sonassero, di qua la notte: ossia la notte di qua. E cos pretende che
glItaliani diano o debbano dare maggior rilievo, per es., alla sillaba riin ridevo che in rifatto.
Queste le pretese maggiori; usa ce ne sono altre.
SILLABE
6. LE SILLABE, rispetto a questa versificazione neolassica, sono lunghe, semilunghe, brevi,
comuni ovvero ancipiti, che si possono, cio, usare come lunghe come brevi.
NOTA. Non ha invero la lingua italiana sillabe lunghe e brevi, s allungabili e no. Ma una
sillaba allungabile si pu con la convenevole recitazione (vedi r.
1) protrarre sino al doppio duna breve. Quindi siamo nelle stesse condizioni dei Greci e dei
Latini.
SILLABE LUNGHE
7. SONO LUNGHE LE SILLABE TONICHE dogni parola non proclitica o enclitica.
Esempi (segno con larsi le sillabe lunghe): amre, trpido, cant.
8. LE SILLABE TONICHE della prima parte dun composto, non ostante la nostra tendenza
a poggiar pi sullaccento della seconda parte e menomare lintensit della prima. Esempi
(metto in corsivo queste sillabe): occhiazzurra, belbello, quass.
NOTA. Vedi, per la scrittura, il capitoletto delle Distinzioni grafiche.
9. LE INIZIALI di parola quadrisillaba piana, o trisillaba tronca, o pentasillaba sdrucciola, in
particolare quando siano metatoniche, specialmente se ancora complicate.
Metatoniche chiamo le sillabe avanti laccentata, che, in altra forma pi semplice della parola
o nella parola da cui laltra deriva, hanno laccento. Cos sono metatoniche (le metto in
corsivo) le prime sillabe di queste parole: ridevo (rdo), ridicolo (rdo), risibile (rso),
bonissimo (buno), bont (buno) etc.
Complicate sono le sillabe che terminano in consonante. Libere, al contrario, sono quelle che
si chiudono in vocale. Cos complicate (le metto in corsivo) sono le prime sillabe di forza,
forzato, morte, mortale; libere (item) quelle di libero, libert etc.
Or dunque metatoniche complicate saranno le prime sillabe di forzato (frza), mortale
(mrte), bont (buno).
Infine iniziali di parola quadrisillaba piana o trisillaba tronca o pentasillaba sdrucciola,
metatoniche, sono le prime (al solito, in corsivo) di queste parole: ridanciano (rdo),
bonaccione (buno), libertino (lbero); rider, libert; liberissimo. E sono oltre che
metatoniche, anche complicate, queste altre: armatura (rma), sforzavamo (frza, sfrzo) e
simili; armer, sforzer e simili; forzatissimo e vai dicendo.
NOTA. Ci che si dice delle iniziali di parole quadri-sillabe o equivalenti, deve intendersi
anche di quartultime o equivalenti, di parole di pi che quattro sillabe. Sia per es. lavoratore.
La quartultima vo lunga, perch metatonica da lavoro.
10. ANCHE LE SILLABE avanti laccento, dei nomi proprii antichi, se sono lunghe. Esempi:
Messapo, Enea, Peleiade. Ci per non si vuol intendere a rigore.
SILLABE SEMILUNGHE.
11. LE SILLABE SEMILUNGHE sono quelle fornite daccento secondario, che si pu far
sentire con meno o pi sforzo, con pi o meno forza. Le distinguo in semilunghe forti e
semilunghe deboli.
12. SONO SEMILUNGIIE FORTI le sillabe metatoniche complicate. Esempi: piombare,
metteva.
NOTA. Sintende che le metatoniche, complicate o no, che siano nelle condizioni della r. 9,
sono lunghe a dirittura.
13. ANCHE LE INIZIALI terzultime complicate, per fognamento della protonica che seguiva.
Esempio: cervello.
14. ANCHE LE METATONICHE libere in a, i, u. Esempi: marino, ridicolo, mutevole.
15. ANCHE LE LIBERE in e e o, quando conservino lo stesso suono della radicale. Esempi:
venato (vna, con e stretto), rodendo (rdo, con o stretto).
16. ANCHE LE LIBERE in ie e uo, quando questo suono pur nella metatonica. Esempi:
pienezza, riedeva, vietava, vuotava.
17. SONO SEMILUNGHE DEBOLI le libere in e o o stretto, quando la radicale sia larga.
Esempi: sonare, perire.
18. ANCHE LE PROTONICHE complicate. Esempi: sorriso, sorviene.
19. ANCHE LE PRIME di proclitiche disillabiche. Esempi: sopra, della.
20. ANCHE LE ULTIME di parola bisdrucciola. Esempi: precipitano, rendimelo.
NOTA. Noi invero sentiamo un secondo accento ben distinto in questultime sillabe.
SILLABE BREVI
21. SONO BREVI le sillabe che non sono n lunghe n semilunghe. Perci
22. LE POSTONICHE. Esempi: -mano, -ma.
23. LE SILLABE avanti laccento che non siano o prime di composti o metatoniche o
altrimenti lunghe o semilunghe (le scrivo in corsivo). Esempi: lavoratore, mietitore.
24. LE PAROLE ENCLITICHE duna sillaba o di due. Esempi: mi, ti, ci etc., me lo, te lo.
25. LE PAROLE PROCLITICHE duna sillaba. Ci sono: gli articoli (il, la, i, un etc.), le
preposizioni (di, a, da, con, su, tra), pronomi e avverbi come mi, ti, vi, ne, lo, si etc., certe
congiunzioni (e, o, che) non intensive.
SILLABE COMUNI O ANCIPITI
26. SONO COMUNI o ancipiti le sillabe che noi possiamo accentare fortemente, o
pronunziare proclitiche, secondo il loro diverso significato o secondo il contesto.
NOTA. Cos un noi pronunziamo accentato o senza accento, secondo che numero o articolo,
su, secondo che avverbio o preposizione. E anche pronunziamo io forte o debole secondo il
valore che questa parola ha nel nostro discorso, secondo che semplice e superflua
accompagnatura del verbo, o in opposizione ad altra persona etc.
27. SECONDO IL VALORE, sono comuni un, su, tra (tra per una cosa e per laltra) etc.
28. SECONDO IL CONTESTO, i pronomi personali io, tu, voi, noi; gli aggettivi possessivi
mio, tuo, suo, miei, tuoi, suoi etc.; le congiunzioni ma, se, di cui vogliamo accentuare o no la
forza avversativa o condizionale; certe forme del verbo essere, secondo chelle siano puro
nesso o valgano a esprimere lesistenza etc.
NOTA. Vedi il capitolo delle Distinzioni grafiche.
USO METRICO DELLE SILLABE
29. LE SILLABE LUNGHE non possono mai essere usate come brevi.
NOTA. Questa regola equivale alla r. 3.
PIEDI
43. I PIEDI del genere pari sono:
a) il dattilo (una lunga e due brevi): c/mine, cntano.
b) lo spondeo equivalente al dattilo, o discendente (una lunga con larsi e unaltra in tesi): qu
gi.
e) lanapesto (due brevi e una lunga): rimor.
d) lo spondeo equivalente allanapesto, ascendente (una lunga in tesi e unaltra in arsi):
quggi.
44. I PIEDI del genere doppio sono:
a) il trocheo (lunga e breve): cnta, rde, pro.
b) il giambo (breve e lunga): per, lev.
c) ionico a maiore (due lunghe e due brevi): rmssero.
d) ionico a minore (due brevi e due lnghe): de le grme .
e) coriambo (una lunga, due brevi e una lunga) strpiter.
45. I PIEDI del genere sescuplo, o penico, sono:
a) il peone primo (una lunga, tre brevi): dndolano.
b) il peone quarto (tre brevi e una lunga): glie ne sar.
c) il cretico (una lunga, una breve e una lunga): cnter
d) il baccho (una breve e due lunghe): divrr.
e) lantibaccho (due lunghe e una breve): vrrnno.
46. I GIAMBI E TROCHEI si misurano a dipodie. La dipodia trocaica ha pi forte la seconda
arsi, la giambica la prima. In quella il secondo piede pu essere uno spondeo discendente, in
questa il primo pu essere uno spondeo ascendente.
Dipodia trocaica: spravrr.
Dipodia giambica: rmsser.
47. PER I DATTILI ciclici equivalenti a trochei e per la t??? non ho che a ricordare che ci
che poteva il musico fare delle sillabe antiche, potr fare delle nostre.
SCHEMI METRICI DI PAROLE
48. DO DI SEGUITO alcune parole italiane dalle pi brevi alle pi lunghe, aggiungendo la
denominazione metrica:
la: sillaba breve
l: sillaba lunga.
glie lo: (due sillabe brevi) pirrichio.
cos: (breve e lunga) giambo.
canto: (lunga e breve) trocheo.
cant: (semilunga e lunga) spondeo ascendente.
qua gi: (lunga e semilunga) spondeo discendente.
ridere: (lunga e due brevi) dattilo.
vanit: (lunga, breve e lunga) cretico (abusivamente anapesto).
sorverr: (tre lunghe) molosso (abusivamente baccho, eretico, anapesto).
timone: (lunga tra due brevi) anfibrachi.
cantando: (semilunga, lunga e breve) antibaccho (abusivamente anfibrachi).
cantastorie: (lunga breve, lunga breve) ditrocheo, che, pronunziando lultima sillaba sciolta,
pu essere un trocheo e dattilo (musicos).
canterino: (come sopra) ditrocheo.
cantavamo: (lunga, semilunga, lunga e breve) epitrito quarto (abusivamente, nel genere
doppio, dipodia trocaica).
oblioso: (lunga, semilunga, lunga e breve) epitrito quarto.
strepiter: (lunga, due brevi, lunga) coriambo.
ebriet: (come sopra) coriambo.
sensibilit: due lunghe o semilunghe, due brevi e una lunga; ossia spondeo e anapesto:
amebeo.
NOTA. A proposito di questultima parola e daltre di pi che quattro sillabe, che formano
schemi con inutili e strane denominazioni (vedi anche quella di cantastorie), osservo che tanto
VERSI
Esametro dattilico
49. LESAMETRO composto di cinque dattili o spondei, e un trocheo (o spondeo).
LOpera frve, ed il mile h un grn frgr ire di tino.
NOTA. Lo spondeo in fine raro necessariamente il) italiano, pur non negato.
50. IL PENULTIMO PIEDE pu essere spondeo, e lesametro allora si dice spondaico.
Esempio:
Stridula a pidi di li lndta le ptllva.
51. LESAMETRO deve avere cesura. Pu averla
a) dopo la terza arsi:
LOpera frve, ed il mil | h un gran frgrre di tmo.
b) dopo la settima [ma quarta] arsi, nel qual caso bene che ci sia anche dopo la terza [ma
seconda]:
Ttti dun clp | e con frte tengli | affrrano il frro.
c) dopo il terzo trocheo, e questa, nella nostra lingua baritonica, necessariamente la pi
comune:
Tffano il brnzo: rimbmba | dun sun dncdine ltna.
d) pu avere una dieresi (che si dice bucolica) dopo il quarto piede che deve essere dattilo:
Vve, la rna, da r, qui givani! ? Cerca dimlto,
li, chi msca da bere! Ce nha che le ? ginge a la gla!
52. I DATTILI conferiscono rapidit al verso. Esempio:
cco con qudruplo tnfo gli zccoli pstano il cmpo.
53. GLI SPONDEI gli conferiscono gravit. Esempio:
Lvano cn grn forza ssi alto alto le braccia.
Pentametro
55. IL PENTAMETRO composto di sei piedi anchesso: il terzo e il sesto sono per
catalettici in syllabam, ridotti cio a una sola sillaba, lunga, con arsi. Tra il terzo e il quarto
piede deve esserci dieresi. I primi due piedi possono essere dattili o spondei; il quarto e il
quinto devono essere dattili.
56. IL TERZO PIEDE pu essere ottenuto con sinalefe o elisione.
57. IL TERZO PIEDE pu essere ottenuto con dittonghi in o, e, o, e etc., aio, oio.
58. GLI OSSITONI in fondo suonano male in italiano senza omeoteleuto, o tra pentametro e
pentametro, o tra i due emistichi del pentametro.
Trimetro giambico
60. IL TRIMETRO GIAMBICO (o senario) composto di tre dipodie giambiche.
61. LE CESURE principali sono:
a) dopo la terza tesi.
Padrne ben che | schivo non mn per,
uno, umo poi ch | no pur degli umini.
NOTA. Perch la dipodia mn per equivalga allaltra degli uomini, bisogna che le due
atone di uomini siano pronunziate con un certo stacco, aiutato dalla cadenza continuata delle
altre dipodie. Si udr allora sullultima quel mezzaccento che in dondolano e simili (r. 20).
b) dopo la quarta tesi, nel qual caso si deve far dieresi dopo la prima dipodia.
Dalllbero ? cadto | tutti tgliano.
62. IL TRIMETRO CATALETTICO ha lultima dipodia accorciata duna sillaba ed ha (in
Orazio) la cesura pentemimerica costante.
N il prto albeggia | pr la nevicta.
a) Esempio:
Non sguitar chi | fgge, non rovnrti.
b) Esempio:
Oh! povero ? Catllo, | ora, fa senno.
Dimetro giambico
65. IL DIMETRO GIAMBICO acataletto composto di due dipodie giambiche. Esempio:
Lantico fratricdio.
66. IL DIMETRO GIAMBICO catalettico ha lultima accorciata duna sillaba.
Mi dcono le dnne.
67. IL TETRAMETRO GIAMBICO catalettico (settenario comico quadrato) composto dun
dimetro intero di un altro catalettico.
68. Ha generalmente
a) una dieresi dopo il primo dimetro:
Avsso una vrgine, ? bellna e tenerna!
b) pu avere invece la cesura a met del quinto p1tde.
E o godevo a qul tacere | ci mi dava gsto.
Settenario trocaico
69. IL SETTENARIO TROCAICO (tetrametro catalettico) composto di quattro dipodie
trocaiche, alla cui ultima tolto un mezzo piede. Termina perci in arsi ed perci di quelli
che in italiano sono difficili e non ben sonanti, se non si aiutano con omeoteleuti. Tra le prime
due e lultime dipodie deve esserci dieresi.
Esempi:
Ti sar, questo, argomnto ? ne tuoi csi sempre ch
tu non cnti sugli amci ? quando pui far da per t.
NOTA. La dipodia T sar qusto, e laltra qundo pui fr, hanno lo spondeo nella seconda
sede.
[1] La sigla r seguita dal numero, rimanda alla regola; la sigla n, alla nota cirrispondente.
[2] Non voglio, in questo libretto, conseguire che un fine pratico, quello di fornire lo strumento
per tradurre i poeti che sono pi usati nelle scuole nostre. Quindi tralascio per ora la metrica
corale e molte altre cose.