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Anche in questo capitolo cercheremo di mostrare come anche in questo romanzo la decadenza dei Salina sia
dovuta all’incapacità di adattarsi ad un contesto sociale e politico mutato
Molti elementi del Gattopardo sono riconducibili ai Viceré. Innanzitutto le vicende storiche.
Entrambi i romanzi sono ambientati negli anni dell’unità d’Italia, anche se Lampedusa scrive Il
romanzo circa un secolo dopo degli avvenimenti. Un altro elemento in comune tra i due romanzi è
che la classe sociale al centro del romanzo è la nobiltà. Ma anche in questo caso c’è una differenza
molto evidente tra De Roberto e Lampedusa, infatti mentre quest’ultimo è un aristocratico che
analizza e critica la sua stessa classe sociale, De Roberto è un borghese che guarda e analizza i
nobili dallo spioncino della serratura. Il personaggio centrale del Gattopardo è il principe Salina,
ultimo dei Gattopardo, la decadenza della famiglia e dell’intera classe sociale è vista proprio dalla
prospettiva di questo personaggio. Abbiamo visto come in altri due romanzi che abbiamo trattato
fosse forte la caratteristica del conflitto generazionale: nei Malavoglia il conflitto era tra padron
‘Ntoni e ‘Ntoni, nei Viceré, invece, il conflitto era tra Giacomo e Consalvo. Anche nel Gattopardo
c’è un rapporto molto forte tra due personaggi di due generazioni diverse: Don Fabrizio e Tancredi.
Nei primi due paragrafi cercheremo di sviluppare proprio questi due elementi: nel primo proveremo
a vedere le caratteristiche principali di Don Fabrizio, mentre nel secondo analizzeremo il suo
rapporto con Tancredi Un terzo elemento interessante è vedere come nel Gattopardo, cosi come nei
Viceré è presente la classe sociale borghese emergente, la borghesia. Ma mentre nel romanzo di De
Roberto i Giulente erano rimasti sempre dietro agli Uzeda e non erano riusciti a sfruttare il
cambiamento dovuto all’unità d’Italia, in questo, con i Sedara, il passaggio di consegne dalla
aristocrazia alla borghesia è completa. Il terzo paragrafo sarà dedicato proprio ai Sedara, la famiglia
che prenderà l’eredità lasciata dai Salina.
La figura di Tancredi è stata definita come quella del deuteragonista5. Abbiamo detto come anche
nel Gattopardo così come nei Viceré e nei Malavoglia ci sia un forte rapporto tra due personaggi di
generazione diversa. Anche se in questo caso il rapporto è meno conflittuale, anzi Tancredi diventa
per Don Fabrizio una speranza per il futuro. Un’ altra differenza sostanziale con gli altri romanzi è
il fatto che mentre nei Viceré e nei Malavoglia si trattava di rapporti tra padre e figlio, qui il
rapporto è tra nipote e zio. In realtà don Fabrizio ha un figlio maschio, Francesco Paolo, considerato
però non all’altezza. Tancredi diventa il pupillo del Gattopardo. Tancredi è l’altra medaglia di Don
Fabrizio, se quest’ultimo è disingannato rispetto al futuro, non ha più voglia di agire, Tancredi è
5
V. Spinazzola, Il romanzo antistorico, Editori Riuniti, Roma, 1990
colui che vuole agire, colui che vuole essere protagonista della storia. Le scelte liberali di Tancredi
sono fatte per cavalcare i tempi e avvantaggiarsi dai suoi cambiamenti. Anche il matrimonio tra
Tancredi e Angelica segue questa stessa logica. Tancredi ha ancora quell’ambizione, persa ormai da
Fabrizio “quell'ambizione che ancora sorregge Tancredi Falconeri, che degli eventi si serve a fondo,
sposa la causa del vincitore Garibaldi, accetta il matrimonio con Angelica, la figlia dell'uomo nuovo
Calogero Sedàra, il borghese che sorge dalla rovina della nobiltà feudale, per averne il denaro
necessario alla carriera politica; anch'egli uomo senza illusioni, ironico, scettico come lo zio intorno
al futuro dell'Italia unificata, eppure inteso, a differenza del principe Fabrizio, a profittare della
situazione, fingendo fedi che non ha, entusiasmi in cui non crede, non meno disilluso nel fondo, non
meno chiaroveggente, ma deciso a usare della propria intelligenza per ottenere vantaggi dal nuovo
ordine politico, pur senza lasciarsi mai compromettere in esso, restandone anzi distaccato con la sua
segreta e desolata ironia.”6 Un esempio di ciò è ravvisabile nella lettera che Tancredi manda a Don
Fabrizio per pregare lo zio di chiedere a suo nome la mano della bella Angelica. Le motivazioni che
Tancredi trova per questa unione vanno proprio nella direzione appena indicata “Tancredi si
abbandonava a lunghe considerazioni sulla opportunità, anzi sulla necessità che unioni tra famiglie
come quella dei Falconeri e quella dei Sedàra (una volta si spingeva fino a scrivere arditamente
"casa Sedàra") venissero incoraggiate per l'apporto di sangue nuovo che, esse recavano ai vecchi
casati, e per l'azione di livellamento, dei ceti che era uno degli scopi dell'attuale movimento
politico, in Italia.”7 Lo stesso Fabrizio nel giustificare l’amore del nipote nei confronti della giovane
Sedara non farà altro che ribadire questo concetto “segue i tempi, ecco tutto, in politica come nella
vita privata”. È chiaro dunque l’amore di Fabrizio nei confronti di Tancredi, amore superiore a
quello nei confronti dei suoi stessi figli. Questo è evidente non solo nel confronto con Francesco
Paolo, ma anche con la figlia Concetta. Questa differenza di affetto è ravvisabile nel momento in
cui la giovane, attraverso Padre Pirrone, chiede lumi al padre sulla risposta da dare ad un’eventuale
richiesta di matrimonio da parte di Tancredi. Lampedusa si esprime cosi nei confronti dei
sentimenti di Don Fabrizio “ Egli amava molto Concetta […] ma amava ancor più Tancredi.”
Questo amore per Tancredi è dato dal fatto che il nipote costituisce per lo zio una speranza,
speranza non solo per il futuro della famiglia, ma speranza per tutta la nobiltà di poter far sentire
ancora la propria voce anche se attraverso una mutazione dovuta al cambiamento dei tempi.
Tancredi è il vero erede della nobiltà, nobiltà che però deve riuscire a convivere con quella che è la
borghesia, il ceto emergente. Per questo motivo il matrimonio tra Tancredi e Concetta non è
sicuramente funzionale a questo progetto di rilancio. Le difficoltà derivano in primo luogo di tipo
economico. Tancredi, infatti, aveva bisogno di una sicurezza economia che Concetta non sarebbe
6
G. Barberi Squarotti, Poesia e Narrativa del secondo novecento, Mursia, Milano, 1961 p. 279
7
Ivi p.110
riuscita a soddisfare ” Soldi? Concetta avrebbe avuto una dote, certo. Ma la fortuna di casa Salina
doveva essere divisa in otto parti, in parti non eguali, delle quali quella delle ragazze sarebbe stata
la minima. Ed allora? Tancredi aveva bisogno di ben altro: di Maria Santa Pau, per esempio, con i
quattro feudi già suoi e tutti quegli zii preti e risparmiatori; di una delle ragazze Sutèra, tanto
bruttine ma tanto ricche.” In secondo luogo la stessa Concetta non appare allo stesso Fabrizio in
grado di sostenere Tancredi nel suo roseo futuro “Concetta con tutte le sue virtù passive sarebbe
stata capace di aiutare un marito ambizioso e brillante a salire le sdrucciolevoli scale della nuova
società? Timida, riservata, ritrosa come era? Sarebbe rimasta sempre la bella educanda che era
adesso, cioè una palla di piombo al piede del marito.” Ma l’impossibilità più grande deriva dal fatto
che in quel determinato periodo storico il matrimonio tra due aristocratici non è funzionle "La
ragazza deve avere un sentimentuccio per quel briccone. Sarebbe una bella coppia, ma temo che
Tancredi debba mirare più in alto, intendo dire più in basso."
I Sedara
Come abbiamo già detto, cosi come nei Viceré anche nel Gattopardo è presente la figura della
nuova borghesia emergente, dei nuovi ricchi. E mentre nei Viceré il passaggio di consegna tra
aristocrazia e borghesia non avverrà mai, nel Gattopardo questo passaggio dalla nobiltà alla
borghesia è molto evidente. La famiglia Sedara infatti è la famiglia che prenderà il posto dei Salina.
Due sono i personaggi della famiglia Sedara su cui noi porremo la nostra attenzione: il primo è Don
Calogero, sindaco di Donnafugata , il secondo è sua figlia Angelica. Il passaggio dai Salina ai
Sedara è visto agli occhi di Don Fabrizio da un lato come inevitabile dall’altro come un tratto della
decadenza dei tempi “[N]oi fummo i Gattopardi, i Leoni: quelli che ci sostituiranno saranno gli
sciacalletti, le iene”8. Se nei Viceré i Giulente erano sempre osteggiati dalla famiglia Uzeda ed
erano vittime delle angherie della famiglia siciliana, nel Gattopardo è molto evidente la distanza
che intercorre tra Fabrizio e don Calogero, distanza che il narratore non cessa di sottolineare. In
primo luogo è molto singolare la rappresentazione della moglie di don Calogero che viene definita
così da Tomasi: “ era questa una specie di contadina, bellissima, ma giudicata dal marito stesso, per
più d’un verso, impresentabile”9 . Questa distanza tra la vecchia nobiltà e la nuova borghesia è
evidente soprattutto durante la cena tra la famiglia Sedara e i Salina. Differenza che è innanzitutto
nei vestiti: “Il suo sconforto fu grande e durava ancora, mentre meccanicamente si avanzava verso
la porta per ricevere l'ospite. Quando lo vide, però, le sue pene furono alquanto alleviate.
Perfettamente adeguato quale manifestazione politica, si poteva però affermare che, come riuscita
sartoriale, il frac di don Calogero era una catastrofe. Il panno era finissimo, il modello recente, ma il
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Ivi p. 185
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taglio era semplicemente mostruoso. Il Verbo londinese si era assai malamente incarnato in un
artigiano girgentano cui la tenace avarizia di don Calogero si era rivolta. Le punte delle due falde si
ergevano verso il cielo in muta supplica, il vasto colletto era informe, e, per quanto sia doloroso è
pur necessario dirlo, i piedi del sindaco erano calzati da stivaletti abbottonati.”10 In realtà anche la
figlia di don Calogero, Angelica non si presenta in grande stile, però i difetti di quest’ultima sono
abbondantemente compensati dalla sua bellezza .“ La prima impressione fu di abbagliata sorpresa. I
Salina rimasero col fiato in gola; Tancredi sentì addirittura come gli pulsassero le vene nelle tempie.
Sotto l’urto che ricevettero allora dall’impeto della sua bellezza, gli uomini rimasero incapaci di
notare, analizzandola, i non pochi difetti che quella bellezza aveva”.11 Angelica sarà la donna amata
da Tancredi, il suo tratto distintivo è sicuramente la bellezza, quella bellezza che risveglia i desideri
carnali di don Fabrizio “mentre inzuccherava la tazza di tè tesagli da Angelica, si accorse che stava
invidiando le possibilità di quei tali Fabrizi Corbèra e Tancredi Falconeri di tre secoli prima che si sarebbero
cavati la voglia di andare a letto con le Angeliche dei loro tempi senza dover passare davanti al parroco,
noncuranti delle doti delle villane (che del resto non esistevano) e scaricati della necessità di costringere i
loro rispettabili zii a danzar fra le nova per dire o tacere le cose appropriate. L'impulso di lussuria atavica
(che poi non era del tutto lussuria ma anche atteggiamento sensuale della pigrizia) fu brutale al punto da
fare arrossire il civilizzatissimo gentiluomo cinquantenne, e l'animo di lui che, pur attraverso numerosi filtri,
aveva finito con tingersi di rousseauiani scrupoli, si vergognò profondamente; dal che venne dedotto un
ancor più acuto ribrezzo verso la congiuntura sociale nella quale era incappato.” 12
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Ivi p. 90
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