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Migjhgjhcro
Migjhgjhcro
Appunti di lezione.
Gianluca Cassese
` Milano Bicocca,
Dipartimento di Statistica - Universita
Edificio U7, stanza 2097
Indice
Elenco delle figure
vii
ix
Prefazione
xi
Parte 1.
Capitolo 1.
Comportamento individuale
1.
Introduzione
2.
Preferenze
3.
Assiomi
4.
Capitolo 2.
Domanda individuale
1.
Il consumatore
2.
12
3.
13
Parte 2.
Capitolo 3.
Il Mercato
15
17
1.
Il modello competitivo
17
2.
19
Capitolo 4.
21
1.
Il modello monopolistico
21
2.
22
3.
27
4.
28
Parte 3.
Capitolo 5.
Oligopolio
33
Cournot
35
1.
Il modello
35
2.
37
Capitolo 6.
1.
Stackelberg
39
Variazioni congetturali
40
iii
iv
INDICE
Capitolo 7.
Bertrand
43
1.
Il modello
43
2.
44
3.
46
Capitolo 8.
Hotelling
47
1.
Il modello
47
2.
La strategia di prezzo
48
3.
49
4.
Collusione
49
5.
La localizzazione pura
51
6.
Molte imprese
51
Capitolo 9.
53
1.
53
2.
54
Parte 4.
Cartelli e Collusione
Capitolo 10.
La collusione
57
59
1.
Il modello base
59
2.
La fragilit`
a dei cartelli
61
3.
La fragilit`
a dei cartelli nel modello lineare
63
4.
Collusione multiperiodale
63
Parte 5.
Capitolo 11.
I mercati contendibili
67
69
1.
La contendibilit`
a
69
2.
Le strategie
70
3.
72
Parte 6.
Esercizi e soluzioni
73
75
77
81
85
89
93
97
101
INDICE
Parte 7.
Bibliografia
Testi desame
105
111
17
19
20
22
30
50
70
11.2Configurazione sostenibile
71
83
90
95
vii
Data
Orario
Aula
Argomento
Mercoled`
Gioved`
Venerd`
Mercoled`
11/5
Gioved`
12/5
Venerd`
13/5
Mercoled`
18/5
Gioved`
19/5
Venerd`
20/5
Mercoled`
25/5
Gioved`
26/5
Venerd`
27/5
Mercoled`
Venerd`
Mercoled`
Gioved`
Venerd`
10/6
ix
Prefazione
In queste pagine ho raccolto, con laiuto di Valeria Gattai, gli appunti del corso di Microeconomia (Forme
di mercato) impartito al biennio del corso di laurea magistrale in Statistica dellUniversit`a di Milano-Bicocca
quanto mai opportuno specificare che si tratta di appunti di lezione e che sono stati
nellA.A. 2008-09. E
approntati esclusivamente allo scopo di fornire un adeguato supporto agli studenti. Non ho alcuna pretesa
di originalit`
a se non nella scelta delle fonti dalle quali attingere. Luso di questi appunti non `e consentito
(ne consigliato) per altre finalit`
a che la preparazione dellesame. Al contrario la segnalazione di qualsivoglia
errore, formale o materiale, sar`
a accolta con grande gratitudine.
Chiunque, nonostante la lettura di queste note, avesse maturato un qualche interesse intellettuale per
gli argomenti del corso `e senzaltro incoraggiato ad approfondire gli argomenti trattati su qualcuno dei testi
riportati in bibliografia. Per la mia esperienza il testo di Kreps [3] `e forse quello pi`
u completo e istruttivo,
sebbene indiscutibilmente molto prolisso. Il libro di Green, Mas-Colell e Whinston [1] `e indicato soprattutto
per chi prediliga un approccio pi`
u formale e meno intuitivo di quello seguito da Kreps. Il manuale di Varian
[5] `e dei tre quello pi`
u datato e pi`
u semplice: si da gran risalto ai problemi della massimizzazione vincolata e
della dualit`
a ma `e molto povero in tema di teoria dei giochi. Infine il volume di Polo [4] `e un libro monografico
dedicato alla teoria delloligopolio con un livello di formalizzazione molto contenuto ma un forte accento sugli
aspetti economici.
Una gran parte del limitato valore di questi appunti sta nel fatto che quasi tutti i capitoli sono corredati
con un piccolo numero di esercizi. Lutilit`a degli esercizi sta da un lato nel fatto che essi forniscono una
chiara indicazione delle difficolt`
a insite nellesame e unopportunit`a per prepararsi a dovere. Dallaltro, gli
esercizi sono spesso parte integrante del programma nel senso che forniscono lopportunit`a di approfondire
alcuni aspetti o di introdurne altri. In ogni caso quelli che si trovano in queste note sono stati preparati da
Valeria Gattai a cui va tutta la mia riconoscenza per un tale apporto e per aver contribuito a migliorare
almeno un po il contenuto di queste pagine.
xi
Parte 1
Comportamento individuale
CAPITOLO 1
Tuttavia nel dire che lagente si dichiara indifferente tra x e y vi `e una certa forzatura poiche dirsi indifferente
implica comunque la capacit`
a di comparare le due alternative mentre, nellescludere x y e y x, lagente
potrebbe intendere semplicemente di non essere in grado di dare nessuna valutazione relativa tra x e y. Si
noti infatti che vale necessariamente la propriet`a seguente:
(1.1)
x, y X
si ha
x y,
oppure y x
oppure entrambe
3. ASSIOMI
di volta in volta una coppia di alternativa al nostro agente economico, ne riceveremmo una risposta sempre
diversa tale che egli non sappia di fatto effettuare una scelta definitiva tra x, y e z.
Non `e difficile osservare nella realt`
a una simile, paradossale situazione. Poniamo ad esempio che vi sia
una collettivit`
a di tre agenti, a, b e c chiamati a scegliere tra tre opzioni, x, y e z ed aventi il seguente sistema
individuale di preferenze:
x
dove il numero indicato nella tabella corrisponde alla posizione relativa della opzione indicata in colonna
nellordinamento delle preferenze dellagente riportato sulla riga. Evidentemente, tale gruppo di individui si
trova in difficolt`
a se deve votare secondo una procedura binaria. Infatti se la procedura prevede di votare
dapprima tra x e y e poi lopzione vincente contro z, si avr`a che alla prima votazione prevale y (poiche
ottiene i voti di a e di b), alla seconda prevale z che raccoglie i voti di a e c. Tuttavia se lordine di votazione
fosse stato y contro z e il vincente contro x nelle due votazioni sarebbero passate in sequenza le mozioni z e
x. Dunque, seguendo la prima procedura si approva lopzione z; seguendo al seconda, lopzione x. Due esiti
diversi per lo stesso insieme di alternative: il paradosso del voto maggioritario.
Lesempio chiarisce che violazioni dellultimo assioma, quello di transitivit`a, rendono di fatto indecifrabile
il processo decisionale poiche le sole preferenze del decisore (nellesempio la collettivit`a) non sono sufficienti
a produrre una decisione univoca. Questa situazione emerge molto frequentemente negli esempi tratti dalla
scienza politica e in particolare nelle teoria del voto. Un classico teorema che si deve ad Arrow afferma che
in una collettivit`
a lunico sistema di voto che garantisca lassenza di cicli delle preferenze ed una serie di altre
propriet`
a che qui non interessa discutere `e un sistema nel quale le decisioni sono prese da un solo agente, il
dittatore. Questo incredibile risultato di Arrow ha originato una vasta letteratura che si occupa, tra le altre
cose, di come debbano essere disegnate le istituzioni della Comunit`a Europea dopo lallargamento perche sia
garantita lefficienza del processo decisionale.
Altre propriet`
a vengono talvolta aggiunte a quelle gi`a viste. La pi`
u accettabile sotto il profilo dellintuizione economica `e la
monotonicit`
a: x, y X e x y implicano x y
della quale esiste una versione forte:
monotonicit`
a stretta: x, y X e x y e x 6= y implicano x y
Spesso si utilizza un concetto ulteriore per la cui formulazione `e per`o necessario supporre che X sia uno
spazio normato
non saziet`
a locale: se x X e > 0 allora esiste y X tale che kx yk e y x.
Inoltre `e spesso conveniente introdurre anche propriet`a topologiche:
continuit`
a: per ogni x X gli insiemi V x {y X : y x} e Vx {y X : x y} sono aperti
in X.
Questultima propriet`
a non ha una facile interpretazione economica, ma `e estremamente utile sotto il profilo
analitico, come vedremo.
4. La rappresentazione numerica delle preferenze
Certamente un modo assai semplice di rappresentare le preferenze `e quello di avere una scala numerica.
Se ad esempio le opzioni di scelta - ossia gli elementi di X - sono redditi o comunque hanno una immediata
quantificazione monetaria, allora `e semplice decidere sulla base del criterio del reddito maggiore. In generale,
possiamo chiederci se esista una funzione U : X R tale che
(1.2)
xy
se e solo se
U (x) U (y),
x, y X
Non `e difficile notare che una tale funzione, se esiste, `e una rappresentazione anche dellordinamento
forte, nel senso che
xy
se e solo se
x, y X
Inoltre, se esiste una funzione come la U allora le preferenze forti soddisfano le propriet`a viste in precedenza: irriflessivit`
a, asimmetria e transitivit`a negativa. Consideriamo ora il problema inverso ossia di
un ordinamento riflessivo, completo e transitivo e ci chiediamo se esso ammetta una rappresentazione
numerica. Dapprima considereremo il caso speciale in cui `e anche monotono e continuo.
4.1. Un caso speciale. Immaginiamo che lo spazio X sia lineare e tale che limn tn x = tx per ogni
x X e ogni successione htn inN che converga a t in R (questo `e ad esempio il caso se X `e uno spazio
normato). Supporremo inoltre che X ammetta un elemento e X tale che te t0 e se e solo se t > t0 e che
per ogni x X entrambi gli insiemi V x e Vx (definiti pi`
u sopra) se non vuoti contengano un elemento della
forma te per t R. Data lipotesi di monotonicit`a questa situazione copre il caso X = Rk con k > 0 - si
prenda e come vettore unitario. Cerchiamo di rappresentare numericamente le preferenze . Naturalmente
si tratta di un esercizio molto facile se per caso tutti gli elementi x, y di X sono tali per cui x y: sar`
a
sufficiente porre U (x) = 1 qualunque sia x. Consideriamo il caso in cui via sia una qualche coppia x, y X
tale che x y.
Fissiamo x X e consideriamo gli insiemi
(1.3)
T x = {t R : te V x }
Tx = {t R : te Vx }
Consideriamo quegli elementi x X tali che T x , Tx 6= . Sotto lipotesi che le preferenze siano continue,
entrambi questi insiemi sono aperti. Infatti se t T x vi `e un intorno U di te incluso in T x e un intorno D
di t tale che t0 D implica t0 e U T x ossia t D T x . Lo stesso identico argomento si applica a Tx .
Siccome la retta `e connessa, vi deve essere un elemento t non incluso in T x Tx e dunque tale che te x;
inoltre, essendo le preferenze monotone, vi pu`o di fatto essere un solo elemento con tali caratteristiche: lo si
indichi come t(x). Definiamo quindi
(1.4)
U (x) =
se
t(x) se
se
Tx =
T x , Tx 6=
Tx =
Si noti che questa definizione non genera difficolt`a perche il caso T x = Tx = `e equivalente al caso
V x = Vx = ed implica x y per ogni y X e labbiamo escluso in principio.
Per verificare che la funzione U sia una rappresentazione numerica delle preferenze, consideriamo il caso
x y nel quale necessariamente U (x) > e U (y) < . Se U (y) = o U (x) = la disuguaglianza
U (x) > U (y) `e ovvia; altrimenti osserviamo che U (x)e x y U (y)e: per la transitivit`a negativa
ci`
o implica, U (x)e U (y)e e, per la monotonicit`a, U (x) > U (y). Osserviamo che x y implica, per la
transitivit`
a negativa, (V x = V y e Vx = Vy e dunque) T x = T y e Tx = Ty : dunque U (x) = U (y). Se
quindi si ha U (x) > U (y) possiamo escludere il caso y x cos` come il caso x y e non resta pertanto che
concludere x y il che conclude la dimostrazione. In altre parole la funzione t : X R `e la rappresentazione
numerica delle preferenze che stavamo cercando. Si noti che tale funzione `e anche continua, poiche linsieme
{y X : U (y) > U (x)} = {y X : y x} `e per ipotesi aperto cos` come {y X : U (y) < U (x)} per ogni
x X.
Naturalmente ogni trasformazione monotona (e continua) di U `e anchessa una rappresentazione (continua) delle preferenze. Ad esempio, U 0 (x) = arctan(U (x)) che `e anche limitata. Questa osservazione ha
unimportanza notevole poiche dovrebbe trattenerci dal cadere in un errore assai comune. Il fatto di avere
associato un numero ad ogni possibile scelta, non significa che grandezze quali U (x) U (y), che pure sono
ora calcolabili, abbiano un concreto significato economico. Non possiamo ad esempio dire che la preferenza
per x `e doppia rispetto a quella per y. Parimenti, non ha significato economico calcolare la preferenza media
o la varianza delle preferenze. Si tratta infatti di quantit`a che non sono invarianti rispetto alla scala della
rappresentazione, mentre le preferenze che stiamo rappresentando hanno per lappunto questa propriet`
a.
Diciamo che lutilit`
a `e da intendersi come una grandezza ordinale e non cardinale, utile cio`e per raffrontare
due oggetti in senso relativo ma non in senso assoluto.
4.2. Il caso generale. Il teorema che abbiamo dato ha una portata limitata, soprattutto per il fatto
che abbiamo utilizzato la propriet`
a di continuit`a che non ha un chiaro contenuto economico. Non `e tuttavia
una propriet`
a indispensabile. La dimostrazione `e un po complicata e si trova in tutti i dettagli nel bellissimo
volume di Kreps [2].
Si pu`
o dimostrare che qualunque ordinamento di preferenze su un insieme X ammette una rappresentazione numerica purche sia completo e transitivo e vi sia un sottoinsieme numerabile Z X tale che per
ogni x, y X con x y esiste un z Z tale che x z y. Questultima propriet`a puramente matematica
`e tuttavia importante e non pu`
o essere eliminata.
Iniziamo col definire una funzione di utilit`a su Z = {zn : n N}. Poniamo arbitrariamente u1 = 1/2.
Immaginiamo che linsieme {un : n = 1, . . . , N 1} sia tale che 0 un 1 per n = 1, . . . , N 1 e zn zm
se e solo se un > um . Se zN zn per qualche n = 1, . . . , N 1, si ponga uN = un ; altrimenti si scelga
uN R compreso strettamente tra i due estremi
(1.5)
(dove convenzionalmente si pone inf = 1 e sup = 0). Non `e difficile concludere che zn zm se e solo
se un > um e che 0 un 1 per n, m = 1, . . . , N . Definiamo la funzione V : Z R implicitamente
ponendo V (xn ) = un , n = 1, 2, . . .. Anche in tal caso non `e difficile concludere che V `e una rappresentazione
delle preferenze limitatamente a Z. Consideriamo ora un generico x X e poniamo (nuovamente con la
convenzione inf = )
(1.6)
U (x)
X
{xn Z:xxn }
V (xn )2n
Per la transitivit`
a e lipotesi circa Z, x y se e solo se {z Z : y z} ( {z Z : x z} il che implica
U (x) > U (y). Viceversa si ipotizzi che y x. Allora z Z e x z implicano y z per la transitivit`
a
negativa e dunque {xn Z : x xn } {xn Z : y xn } dunque, per la (1.6), U (y) U (x): dunque
U (x) > U (y) esclude che possa aversi y x e pertanto implica x x. Si noti che 0 U (x) 1 per ogni
x X.
CAPITOLO 2
Domanda individuale
Date le preferenze che assumeremo senzaltro ammettere una rappresentazione numerica `e facile descrivere formalmente il problema di ogni agente economico, sia esso un consumatore, unimpresa od altro. Si
tratta semplicemente di risolvere il problema
(2.1)
max U (x)
xB
dove B contrassegna linsieme delle scelte ammissibili per lagente. Se per esempio si tratta di un consumatore, B rappresenta linsieme di tutte le scelte di consumo compatibili col suo insieme di bilancio. Pi`
u in
generale B descrive linsieme dei vincoli ai quali lagente deve sottostare nelle sue scelte e di volta in volta
muta col problema preso in esame.
1. Il consumatore
Dal punto di vista del consumatore, dato un reddito disponibile Y e i prezzi p Rk dei beni, il problema
da risolvere `e
(2.2)
V (p, Y )
max
U (x)
B(p, Y ) {x Rk+ : p x Y }
dove
xB(p,Y )
Talvolta si ipotizza che il reddito Y provenga da dotazioni di beni di cui il consumatore disporrebbe
esogenamente. In tal caso il vincolo di bilancio prende la forma della disuguaglianza p (x ) 0.
Nella (2.2) abbiamo fatto implicitamente una serie di ipotesi. Anzitutto che la scelta coinvolga dei
panieri di k possibili beni. Secondo, che i consumi di ciascuno di questi beni siano quantit`a positive. Inoltre,
circostanza forse ancora pi`
u significativa, abbiamo supposto che il consumatore non debba soggiacere ad
alcun altra restrizione se non quella indotta dal proprio potere dacquisto. Abbiamo cio`e fatto astrazione
dal fatto che su taluni mercati non si pu`
o acquistare una quantit`a a piacere per lesistenza di indivisibilit`
a,
cos` come abbiamo supposto che la spesa sia una funzione lineare dei prezzi, il che elimina contratti pi`
u
complicati che contemplano la possibilit`
a di sconti o di tariffe speciali. Nel caso di reddito da dotazioni, il
vettore x viene in genere descritto come consumo netto.
Si noti che, qualora le funzioni implicate siano differenziabili in modo opportuno, allora il problema (2.2)
si risolve massimizzando la funzione Lagrageana seguente
(2.3)
(x, p, Y, ) = u(x) + (Y p x)
0
=
pn
xn
0
= (Y p x)
(2.4)
px Y
9
n = 1, . . . , N
10
2. DOMANDA INDIVIDUALE
La soluzione del sistema (2.4), se esiste, viene indicata col simbolo x (p, Y ) e viene denominata funzione di
domanda (o anche funzione di domanda marshalliana). Ovviamente
V (p, Y ) = U (x (p, Y ))
(2.5)
pn
n=1
xn
=1
Y
N
N
X
X
V
u
xn
xn
=
=
p
=
n
Y
xn xn =x Y
Y
n=1
n=1
n
suddette funzioni. Spesso la faremo senza avvertimenti particolari (ad esempio nella (2.9)).
1. IL CONSUMATORE
11
V (x1 , p, Y ) = V (x1 ) + Y
Nelle applicazioni, inoltre, la funzione di utilit`a indiretta `e particolarmente utile, a differenza della funzione di utilit`
a tout court, poiche consente di determinare quantit`a quali il massimo prezzo che il consumatore
sarebbe disposto a pagare pur di consumare una data quantit`a del bene. Si tratta semplicemente di risolvere
per pris
1 lequazione
pris
1 (x1 , Y ) sup {z R+ : V (0, Y ) V (x1 , Y z)}
(2.9)
ossia il prezzo maggiore che il consumatore `e disposto a pagare in unopzione prendere o lasciare che limpresa
intendesse proporgli. Questo prezzo viene spesso indicato con lespressione prezzo di riserva.
Abbiamo inoltre sorvolato sulla unicit`
a della soluzione della (2.4) che abbiamo dato per scontata parlando
di x (p, Y ) come di funzione di domanda. Lunicit`a `e garantita se la funzione di utilit`a soddisfa inoltre la
seguente propriet`
a di concavit`
a:
U (x + (1 )y) > U (x) + (1 )U (y)
0<<1
La funzione e viene in genere chiamata funzione di spesa e soddisfa le seguenti propriet`a: Inoltre si dimostrano
le seguenti propriet`
a:
(1) la funzione e `e omogenea di grado 1 nei prezzi;
(2) e `e strettamente crescente in u e non decrescente in p;
(3) e `e concava in p.
` chiaro che i problemi (2.2) e (2.11) sono interdipendenti, o, come si dice tecnicamente, in relazione di
E
dualit`
a. Si noti nuovamente che se la funzione di utilit`a `e continua la funzione di spesa `e necessariamente
ben definita. La soluzione del problema (2.11) viene chiamata funzione di domanda hicksiana e indicata con
h(p, u) ossia
(2.12)
Sussistono alcune importanti relazioni tra le funzioni introdotte in questi paragrafi quanto meno se
le preferenze sono continue ed i prezzi strettamente positivi, come supporremo senzaltro. In particolare
possiamo evidenziare quanto segue:
(2.13)
e(p, u) = p h(p, u)
Ci`
o segue direttamente dal presupposto dellesistenza del minimo nella (2.11).
Se le preferenze sono monotone vale inoltre
(2.14)
U (h(p, u)) = u
12
2. DOMANDA INDIVIDUALE
(2.16)
e(p, V (p, Y )) = Y
e, infine,
h(p, V (p, Y )) = x (p, Y )
(2.17)
Tutte queste relazioni che bisognerebbe avere la pazienza di dimostrare per bene, contengono alcune
indicazioni nel caso che vi sia un sufficiente grado di differenziabilit`a.
Infatti, differenziando la (2.15) rispetto ai prezzi si ottiene
0=
V e
V
+
pi
Y pi
Differenziando la (2.14) e tenendo conto delle condizioni del primo ordine della (2.11) si ha
0=
k
k
X
X
hi
U hi
=
pi
x
p
p
i
j
j
i=1
i=1
j = 1, . . . , k
dunque
e
h
= hi (p, u) + p
= hi (p, u)
pi
pi
concludiamo
(2.18)
xi (p, Y ) =
e
V /pi
=
pi
V /Y
Questa relazione `e meglio nota come legge di Roy o identit`a di Roy. Il significato economico di questa relazione
si pu`
o cogliere immaginando di osservare un aumento infinitesimo del prezzo pi . Per continuare a comprare
esattamente la medesima quantit`
a xi (p, Y ) che acquistava prima dellaumento, il consumatore avr`a bisogno
di aumentare il reddito di xi dpi unit`
a. Naturalmente se potesse disporre di un tale aumento del reddito il
nostro consumatore potrebbe anche scegliere di spenderlo diversamente e cio`e di non acquistare esattamente
lo stesso paniere che comprava prima. Se egli sceglie di modificare i propri acquisti ci`o modificher`a il suo livello
di massima utilit`
a. Dunque `e lecito attendersi che una variazione (dpi , xi dpi ) accresca lutilit`a massima. La
legge di Roy ci dice che invece essa rester`a invariata e che dunque possiamo fare astrazione dal problema
della sostituzione tra consumi se questi sono scelti in modo ottimale.
2. Massimizzazione dei profitti
Il problema del consumatore descritto pi`
u sopra ha una diretta analogia con quello della produzione. La
differenza `e duplice. Da un lato `e una scelta del tutto condivisibile quella di porre come funzione di utilit`
a
dellimpresa semplicemente il profitto. Secondariamente, la produzione a differenza del consumo sottosta
ad alcune restrizioni tecnologiche delle quali `e necessario tenere conto. Ossia non tutte le combinazioni
produttive sono tecnicamente fattibili.
In genere la produzione pu`
o essere vista come un processo di trasformazione di input in output. Dunque
ciascun processo produttivo pu`
o essere visto come un vettore z Rd in cui talune componenti sono positive e
rappresentano le quantit`
a prodotte del corrispondente bene; altre sono negative e rappresentano le quantit`
a
utilizzate del corrispondente fattore produttivo. Linsieme Z descrive tutte le combinazioni di input ed
13
output che sono fattibili sotto il profilo tecnico. Se q Rd rappresenta il vettore dei prezzi di input ed
output, allora il profitto dellimpresa che decide il piano produttivo y Y sar`a pari a q y.
Le ipotesi sullinsieme Z delle possibilit`a produttive sono tipicamente le seguenti:
(1) se z Z e z 0 z allora z 0 Z;
(2) 0 Z;
(3) se z, z 0 Z e 0 1 allora z + (1 )z 0 Z.
Inoltre, `e consuetudine classificare alcune situazioni interessanti. Si dice che la tecnologia presenta
rendimenti di scala:
(1) non crescenti se z Z e 0 1 implicano z Z;
(2) costanti se z Z e 0 implicano z Z;
(3) non decrescenti se z Z e 1 implicano z Z;
Inoltre, talvolta il vettore z di input netti viene decomposto in due vettori scrivendo z = (x, y) di
quantit`
a positive x X e y Y che rappresentano rispettivamente gli input e gli output del processo
produttivo. Per ogni livello produttivo y Y `e possibile definire linsieme dei requisiti produttivi
X(y) {x X : (x, y) Z}
La scomposizione del vettore di output netti corrisponde alla decomposizione del vettore dei prezzi come
q = (w, p) in cui w `e il vettore dei prezzi degli input e p quello dei prezzi degli output.
In genere linsieme X(y) soddisfa le seguenti propriet`a:
(1) se x X(y) e x0 x allora x0 X(y);
(2) X(y) `e convesso.
Il problema dellimpresa pu`
o dunque vedersi come:
(2.19)
(q) max{q z : z Z}
o equivalentemente
Con y(p, w) e x(p, w) indichiamo la soluzione di (2.19), ossia, (w, p) = p y(p, w) w x(p, w)
Sotto le ipotesi fatte pi`
u sopra la funzione profitto `e omogenea di grado 1, continua e convessa.
Osserviamo che
(q)
qi
(2.20)
z(q)
+ zi (q)
pi
z(q)
+ zi (q)
z z=z(q) qi
= q
=
= zi (q)
Questo risultato `e noto come lemma di Hotelling.
3. Minimizzazione dei costi
Analogamente a quanto fatto per la teoria del consumatore anche per limpresa esiste una funzione di
spesa che qui si chiama funzione di costo ed `e definita come
(2.21)
La soluzione della (2.21) viene denominata domanda (condizionale) di fattori e si indica con x(w, y). In altri
termini, c(w, y) = w x(w, y).
14
2. DOMANDA INDIVIDUALE
Anche per la funzione di costo esiste una relazione del tutto simile alla (2.20)
c(w, y)
wj
(2.22)
x(w, y)
+ xj (w, y) = xj (w, y)
wj
c
x(w, y)
+ xj (w, y)
x x=x(w,y)
wj
= w
=
= xj (w, y)
Questo risultato `e noto come lemma di Shepard.
Parte 2
Il Mercato
CAPITOLO 3
(3.1)
Immaginando che la funzione di costo sia differenziabile con derivata dc(q) /dq M C(q), la condizione del
primo ordine diviene:
(3.2)
p = M C(q)
La condizione (3.2) si rappresenta comodamente in termini grafici, come nella Figura 3.1 sottostante nella
quale si mostra come un punto nel quale valesse p > M C(q) non potrebbe certo risultare ottimale essendovi
modo di aumentare i profitti tramite un aumento della quantit`a prodotta. Se i costi marginali M C hanno
un andamento infine crescente, allora un tale incentivo ad aumentare la quantit`a prodotta porter`a prima o
poi a raggiungere la soluzione ottimale q nella quale p = M C(q ).
Possiamo fare al riguardo tre considerazioni
MC
q1
q0
q*
18
(1) la (3.2) non tiene conto della disuguaglianza q 0, ossia la considera automaticamente vera con
segno stretto. Pi`
u in generale la condizione del primo ordine dovrebbe essere
p M C(q) 0
(3.3)
(p M C(q))q = 0
(2) immaginando che i costi marginali siano una funzione monotona della quantit`a prodotta e in particolare che, per via dei rendimenti di scala decrescenti, dM C(q) /dq > 0, allora dalla (3.2) si
deduce
q = f (p)
con
df
=
dq
d2 C
dq 2
1
chiaro che da questa espressione, e sotto le opportune condizioni sui costi, si pu`o dedurre che
E
effettivamente la quantit`
a prodotta sar`a positiva
(3) Il fatto che il profitto venga massimizzato non garantisce che il massimo livello del profitto sia
effettivamente positivo. In effetti nella (3.2) non compaiono i costi fissi, ossia tutti quei costi
sostenuti dallimpresa per poter produrre ma indipendenti dalla quantit`a prodotta. Taluni di
questi costi sono irrecuperabili (sunk costs) nel senso che, anche qualora limpresa decidesse di
ritirarsi dal mercato, essi rimarrebbero una voce del passivo. Immaginate il mercato delle TLC in
cui gli operatori possono entrare sul mercato solo pagando una licenza. Una volta fatto ingresso sul
mercato tale costo non potr`
a pi`
u venire recuperato. La decisione di produrre, allora, non dipende
da queste voci di costo. La (3.2) pu`o allora interpretarsi dicendo che fintanto che p > M C(Q) la
decisione di aumentare la produzione di ununit`a ha senso economico poiche laumento dei costi
che segue `e pi`
u che coperto dallaumento dei ricavi totali. Dunque, anche se i profitti totali fossero
negativi, aumentare la produzione servirebbe a ridurre le perdite.
Un altro modo di considerare questultimo punto `e il seguente. Se q > 0, allora > 0 implica
p C(q)
M C(q) C(q)
d C(q)
0< 2 = 2 =
2 =
q
q
q
q
q
dq
q
I costi medi, C(q)/q vengono in genere indicati pi`
u semplicemente con lacronimo inglese AC(q). Dunque, in
concorrenza perfetta le imprese hanno profitti positivi solo se i costi medi sono crescenti e questa circostanza
si verifica se e solo se M C > AC. Una rappresentazione grafica del possibile andamento dei costi `e tracciata
nella Figura 3.2
La minimizzazione dei costi medi (e dunque lesaurimento del tratto nel quale essi decrescono) viene considerato in genere un criterio di efficienza produttiva, nel senso che `e socialmente desiderabile che le imprese
riescano a produrre almeno quanto necessario a raggiungere la scala ottimale di produzione. Diversamente
ci troveremmo nella situazione paradossale di imprese che, a fronte di una riduzione dei prezzi, potrebbero
accrescere la produzione. Si noti che se esistono costi fissi, perche i costi medi siano crescenti, `e senzaltro
necessario che lo siano i costi marginali. Lipotesi che spesso, per ragioni di comodo, faremo di costi marginali
costanti, esclude che unimpresa operante in concorrenza perfetta possa coprire i propri costi fissi.
Il fatto che in concorrenza le imprese potrebbero in linea di principio avere profitti negativi, ossia che
possa valere M C(q) < AC(q) `e una situazione problematica sulla quale dovremo tornare in seguito. Per ora
osserviamo solo che se anche le imprese nel breve preferiscono comunque produrre, ex-ante nessuna di esse
entrerebbe mai in un mercato con queste caratteristiche. Qual `e dunque la forma di mercato adeguata ad
un mercato in cui il livello della domanda `e talmente basso da non consentire ad imprese concorrenziali di
coprire il minimo dei propri costi medi?
19
AC(q),
MC(q)
AC(q)
MC(q)
p
concorrenza
Q(x) =
qi
La funzione Q pu`
o essere interpretata come funzione di offerta aggregata o di mercato poiche misura la
quantit`
a complessivamente prodotta da tutte quelle imprese i cui costi marginali sono pari a x ossia che
soddisfano la (3.2) in corrispondenza di un prezzo a pari a x. Questa costruzione `e tuttavia una mera
rappresentazione di comodo poiche il mercato pu`o ben vedersi come ununica impresa ma nelle proprie scelte
questa impresa `e inconsapevole dellimpatto esercitato sul mercato.
1.1. Concorrenza nel modello lineare. Consideriamo il caso in cui la domanda (inversa) ed i costi
abbiano forma lineare, ossia
(3.4)
p = A Bq
c(q) = F + cq
con A > c
Applicando i risultati visti precedentemente
otteniamo ossia
(3.5)
p = c,
q=
Ac
,
B
= F
20
p
A
Ac
B
A
B
u, b, d > 0
dove x {0, 1} e y rappresenta il reddito residuo del consumatore. Se il prezzo di vendita `e p allora lutilit`
a
conseguita del consumatore acquistando il bene ammonta a u + b + d(y p); se invece non lacquista la sua
utilit`
a `e u + dy. La disponibilit`
a ad effettuare lacquisto `e equivalente alla disuguaglianza dp b. Se ad
esempio fosse b/d > M C allora i consumatori sarebbero disponibili a pagare un prezzo pi`
u elevato di quello
di concorrenza ossia sarebbero ben felici di avere un mercato non concorrenziale purche in grado di garantire
la produzione del bene ad un prezzo non superiore a b/d.
CAPITOLO 4
(4.1)
dp
q + p M C(q) 0
dq
(4.3)
pmon =
MC
pcp
=
> pcp
1
1
1+
1+
q
q
Lultima disuguaglianza discende q < 1 al di fuori della quale la (4.3) non ha senso compiuto matematicamente. Infatti, il caso q 1 non consente di ricavare una soluzione ben fatta. Per capirlo, supponiamo
` facile capire che in tale caso deve necessariamente aversi q = kp1 , ossia pq = k. Dunque
che q = 1. E
i ricavi totali sono costanti; con q > 1 i ricavi costanti sono una funzione crescente dei prezzi e dunque
una funzione decrescente della quantit`
a. Dunque una decisione di accrescere la quantit`a non solo accresce i
costi (nella misura in cui, come supponiamo, M C 0) ma anche riduce i ricavi: converr`a allora allimpresa
ridurre il proprio livello produttivo fintanto che non si abbia q < 1.
Dalla (4.3) notiamo inoltre che in monopolio il livello dei prezzi `e superiore a quello di concorrenza
e dunque quello della produzione inferiore. Inoltre i profitti dellimpresa sono senza dubbio superiori a
quelli conseguiti in concorrenza. Nel caso ad esempio di costi lineari del tipo C(q) = cq + F , i profitti del
| |
p
F mentre in concorrenza sarebbero pari a F . In particolare i prezzi
monopolista ammontano a cq 1|
p|
22
p
A
A+c
2
Ac
2B
Ac
B
A
2B
A
B
q=
Ac
,
2B
p=
A+c
,
2
1
B
Ac
2
2
F
Attivo
Depositi (D)
Prestiti (L)
23
Naturalmente, ciascuna delle voci del conto capitale sar`a remunerata ad un tasso corrispondente: indichiamo con rD il tasso sui depositi, con rL quello sui prestiti, con r quello sui titoli e con quello sulla
riserva obbligatoria. `e importante distinguere tra riserva libera ed obbligatoria: una data percentuale k
dei depositi deve obbligatoriamente essere detenuta dalla banca sotto forma di riserva, mentre la rimanente
parte viene accantonata per decisione autonoma della banca ed `e remunerata al tasso di mercato, r. Dunque
Re = kD + Re dove Re `e la riserva libera.
Si osservi inoltre che nella maggior parte dei casi, limportanza relativa del capitale rispetto alla raccolta
`e davvero assai modesto di modo che possiamo semplificare ulteriormente ponendo K = 0.
(4.5)
D = Re + B + L ossia
(1 k)D = Re + B + L
Considerando inoltre che la raccolta dei depositi e lerogazione dei prestiti implica alcuni costi operativi,
lespressione del profitto della banca diviene:
= kD(1 + ) + (B + Re )(1 + r) + L(1 + rL ) D(1 + rD ) C(L, D)
ossia, tenendo conto della (4.5),
(4.6)
La banca mira a massimizzare i profitti data la domanda di prestiti e lofferta di depositi. In particolare,
le imprese richiedono fondi a seconda del tasso prevalente cos` come i risparmiatori offrono depositi a seconda
del tasso al quale questi sono remunerati. Le corrispondenti funzioni di comportamento possono pertanto
scriversi come
D = D(rD )
L = L(rL )
dD
6= 0
drD
e L0 =
dL
6= 0
drL
Nella massimizzazione del profitto abbiamo dunque le condizioni del primo ordine:
(4.7)
(4.8)
C 0
= D0 [k + (1 k)r rD ] D
D
rD
D
C 0
= L0 (rL r) + L
L
rL
L
Osserviamo che sotto le nostre ipotesi la (4.7) e la (4.8) possono riscriversi come:
C
D
D
= k + (1 k)r rD rD
rD D0
1
= k + (1 k)r rD 1 +
D
e
C
L
=
=
L
rL r + rL
rL L0
1
rL 1 +
r
L
24
ossia
(4.9)
rD =
0
k + (1 k)r CD
1
1+
D
rL =
r + CL0
1
1+
L
0
dove abbiamo posto CD
= C /D , CL0 = C /L e
L =
rL L0
L
D =
rD D0
D
ossia lelasticit`
a delle due funzioni L(rL ) e D(rD ) rispettivamente.
Dunque il nostro semplice modello ci fornisce indicazioni piuttosto precise sulla struttura dei tassi bancari
attivi e passivi e del corrispondente differenziale o spread. Cerchiamo di evidenziare li aspetti di maggior
rilievo.
Anzitutto, come `e ben noto dalla teoria del monopolio/monopsonio, i tassi vengono fissati tramite
lapplicazione di un coefficiente di mark-up sui costi marginali dei prestiti e di un coefficiente di mark-down
sui ricavi marginali dei depositi. Lentit`
a di tali coefficienti dipende dalla relativa elasticit`a della funzione
di domanda od offerta dunque, in ultima analisi, dal grado di concorrenzialit`a dei mercati. Quanto
maggiore `e lelasticit`
a su uno dei due mercati, tanto minore risulter`a essere il coefficiente applicato ossia
tanto pi`
u il corrispondente tasso si avviciner`a ai relativi costi marginali. Per il mercato dei depositi, il
ricavo marginale, astraendo dai costi operativi, consiste nel tasso medio sulle riserve bancarie (libera ed
obbligatoria), k + (1 k)r; parimenti, il costo marginale per il mercato dei prestiti consiste principalmente
nel tasso sui titoli.
In secondo luogo i due mercati, quello dei prestiti e quello dei depositi, sono quasi del tutto autonomi
luno dallaltro. Se infatti 2 C /DL = 2 C /LD = 0 come peraltro `e economicamente plausibile
allora non vi `e nessun termine nel valore di equilibrio di uno dei due tassi che dipenda dallaltro1. Se ad
esempio la banca subisse un innalzamento dei costi relativi alla erogazione del credito, il tasso sui depositi non
ne risentirebbe. Parimenti, un innalzamento del coefficiente di riserva obbligatoria, k, lascerebbe invariato
il tasso praticato alle imprese. Lunica componente che influenza entrambi i tassi bancari, e nella stessa
direzione, risulta essere il tasso sui titoli. Un innalzamento di questo tasso, dovuto ad esempio ad una
politica monetaria restrittiva, determina un pi`
u elevato tasso di interesse tanto sui depositi che sui prestiti,
sebbene lo spread tra i due tassi aumenti in quanto
rD
1k
1
rL
=
<
=
r
1 + 1 /D
1 + 1 /L
r
Osserviamo inoltre che il coefficiente di riserva obbligatoria ha effetto (negativo) sul tasso sui depositi solo
nella misura in cui essa venga remunerata ad un tasso, , inferiore al tasso di mercato, r. Poiche il caso
> r non ha senso economicamente, osserviamo che remunerando la riserva obbligatoria al tasso di mercato,
la distinzione tra riserve libere e obbligatoria sarebbe ininfluente dal punto di vista dei profitti della banca
(come si vede chiaramente dalla (4.6)) e dunque non avrebbe rilevanza ai fini della determinazione dei tassi.
1Questa caratteristica verr`
a meno nel paragrafo successivo, una volta abbandonata lipotesi di massimizzazione del profitto
25
2.2. Il mercato dei prestiti e dei depositi. Proviamo ora ad analizzare il comportamento della banca laddove il suo obiettivo primario non sia la massimizzazione del profitto. In effetti, la moderna economia
dellimpresa suggerisce con chiarezza che lobiettivo del profitto massimo `e pi`
u verosimile laddove lamministrazione e la propriet`
a dellimpresa coincidano poiche `e lazionista a voler vedere massimizzato il valore di
mercato della propria partecipazione. Diversamente, laddove propriet`a e controllo siano chiaramente separati, gli amministratori si preoccupano del livello del profitto solo nella misura in cui esso risulti eccessivamente
basso. In tal caso, infatti, gli azionisti potrebbero cedere le proprie quote e limpresa potrebbe essere scalata
(e dunque il management rimosso) ovvero gli azionisti potrebbero essi stessi promuovere la sostituzione degli
amministratori2. Molto spesso gli amministratori mirano a massimizzare limportanza del proprio ruolo la
quale si identifica con la quota di mercato dellimpresa.
Per tradurre questa semplice considerazione in termini del nostro modello, la banca potrebbe essere
interessata ad espandere il volume del credito erogato, pur facendo salvo un livello minimo del profitto. In
altri termini, indicando con (rL , rD ) la funzione del profitto descritta nella (4.6), il problema diviene ora
max L(rL )
rL ,rD
sotto il vincolo
(rL , rD ) 0
dove con 0 abbiamo indicato una soglia minima di profitti, esogenamente fissata.
Dal punto di vista matematico si tratta di un problema di massimizzazione vincolata che si pu`o affrontare
col metodo dei moltiplicatori di Lagrange ossia risolvendo il seguente problema
max
rL ,rD ,0
L(rL ) + ((rL , rD ) 0 )
sotto il vincolo
((rL , rD ) 0 ) = 0
(4.10)
(4.11)
(4.12)
C 0
0
0
= L + L (rL r) + L
L
L +
rL
rL
C 0
= D0 [k + (1 k)r rD ] D
D
rD
rD
0
((rL , rD ) 0 )
Osserviamo anzitutto che, poiche per ipotesi, L0 > 0 dalla (4.10) ricaviamo la conclusione che necessariamente > 0 e dunque, dalla (4.12), che (rL , rD ) = 0 e, dalla (4.11), che /rD = 0. Pertanto, dal
paragrafo precedente sappiamo che
rD =
0
k + (1 k)r CD
1 + 1 /D
(4.13)
rL =
r + CL0 1
1 + 1 /L
2Si vedano a tale proposito le considerazioni svolte nella parte di queste note dedicata alla corporate governance
26
rL ,rD ,0
dove indica il peso relativo del mercato dei prestiti rispetto a quello dei depositi. Si ottengono le condizioni
seguenti:
(4.14)
(4.15)
= L0 +
rL
rD
0 = ((rL , rD ) 0 )
(4.16)
(1 )D0 +
Nuovamente osserviamo che in equilibrio deve aversi > 0 e dunque (rL , rD ) = 0 . Inoltre,
(4.17)
rL =
r + CL0 1
1 + 1 /L
rD =
0
k + (1 k)r CD
+ (1 )1
1 + 1 /D
Evidentemente, il tasso di interesse sui depositi `e superiore a quello relativo alla condizione di massimo
profitto, cos` come il tasso sui prestiti risulta essere inferiore. Lentit`a dello scostamento rispetto ai valori
risultanti dalla massimizzazione del profitto dipende dallimportanza assegnata dalla banca alla propria
posizione sul corrispondente mercato. Inoltre, a differenza che nel caso precedente, anche in assenza di costi
operativi (dunque assumendo C = 0) i due tassi rD e rL risultano tra loro legati. Infatti differenziando la
(4.16) rispetto a rD e rL si ottiene:
0=
drL +
drD
rL
rD
L(rL ). Tuttavia possiamo osservare che, essendo il tasso rL inferiore al valore che massimizza i profitti, si ha /rD > 0.
Pertanto, un innalzamento di , determinando un aumento di rD , produce un aumento dei profitti, ossia / > 0. Inoltre,
se 0 `
e inferiore al massimo livello del profitto, allora per sufficientemente alto > 0 . Pertanto, la (4.12) ammette sempre
una soluzione
27
A + c0
Bq1 q1 C1 (q1 ) F1
2
A+c0
2
facilmente come il nuovo entrante si ritrova ad essere a sua volta monopolista sebbene soltanto per la parte
residua del mercato. La soluzione ottimale `e pertanto data da
A1 c1
2B
Si noti che i prezzi si modificano ora poiche la quantit`a totale prodotta `e
q1 =
A + A1 c 0 c 1
A + c0 + 2c1
P =
2B
4
Di conseguenza i profitti del vecchio monopolista diventano ora
Q=
(A c0 )2 + 2(A c0 )(c1 c0 )
F
8B
Se si raffronta questa grandezza con quella calcolata nella (4.4) non possiamo che concludere che il monopo0 =
lista ha subito delle perdite dallingresso dellimpresa concorrente sul mercato. In effetti tenendo conto della
disuguaglianza
A+c0
2
0
(A c0 )2 + 2(A c0 )( A+c
c0 )
(A c0 )2
2
F =
F
8B
4B
dove il lato di destra raffigura, come si ricorder`a, i profitti originari del monopolista.
0 <
Tuttavia tale ingresso potrebbe essere scoraggiato fissando una quantit`a q diversa da quella di monopolio.
Il profitto della nuova entrante in funzione della quantit`a prodotta dal monopolista `e infatti:
1 (q0 ) = (A B(q0 + q1 ))q1 c1 q1 F1
ed il suo valore massimo
2
1 A Bq0 c1
=
F1
B
2
Per scoraggiare lingresso sar`
a pertanto sufficiente fissare la produzione q al livello
A c1 2 F1 B
ex
q0 =
B
1 (q0 )
28
che `e certamente meno di quanto si produce in concorrenza perfetta ma senza dubbio superiore a quanto
produrrebbe di norma il monopolista in quanto, applicando la disuguaglianza ( A1 2c1 )2 B1 F1 > 0 si ottiene
q0ex >
A c0
A A1
=
B
2B
Il prezzo diviene
pex = c1 + 2
p
F1 B
(A c0 )(A c1 2 F1 B) (A c1 2 F1 B)2
F0
B
Consideriamo il caso in cui c0 = c1 = B = F1 = 2, F0 = 0 e A = 8. Se il monopolista segue la regola
=
originale consegue profitti pari a 36/16 = 2, 25; se cerca di ostacolare il nuovo entrante consegue profitti pari
a 4.
Dunque, il timore di nuovi concorrenti potrebbe indurre il monopolista a deviare dalla massimizzazione
del profitto. Incontriamo qui per la prima volta il concetto di concorrenza potenziale. Sulle politiche di
prevenzione della concorrenza potenziale dovremo tornare nel seguito.
4. Discriminazione dei prezzi
In questo capitolo come in tutti i precedenti e in tutti i successivi abbiamo fatto una importante assunzione: che i prezzi fossero lineari ossia che venisse fissato un prezzo unitario indipendente dalla quantit`
a
acquistata. Ci sono numerosi esempi del fatto che non sempre questa politica `e la migliore. Essenzialmente
tutte le tariffe prevedono costi fissi e fasce di prezzo cosicche il prezzo unitario pagato dai consumatori `e
differente a seconda della quantit`
a acquistata. Si parla in tal caso di discriminazione del prezzo.
Immaginiamo che vi siano N consumatori e che ciascuno di essi abbia unutilit`a indiretta per il singolo
bene in questione pari a V n (x, Y n z) definita come nella (2.7). Ammettiamo che il monopolista disponga
di molte informazioni e in particolare conosca esattamente le funzioni V n ed anche i redditi Y n e poniamo
che contempli la possibilit`
a di vendere a ciascun consumatore la quantit`a xn . Naturalmente `e anche in grado
di calcolare il prezzo di riserva di ciascun consumatore e pertanto `e in grado di proporre a ciascuno lofferta
prendere o lasciare rappresentata dal prezzo di riserva. In altre parole, di risolvere il problema
(N
!
)
N
X
X
n
n
n
n
n
n
n
(4.18)
max
z C
x
: V (0, Y ) V (x , Y z )
n=1
n=1
Come ci ricorda Kreps, le condizioni del primo ordine di questo problema sono:
!
N
n
n
X
V
n
n V
1 = n
e
M
C
x
=
Y n
xn
n=1
ossia
(4.19)
MC
N
X
n=1
!
x
V n /xn
V n /Y n
Dunque il monopolista agisce in modo da uguagliare il rapporto tra utilit`a marginale del consumo e del
reddito per ogni consumatore esistente sul mercato. Tale rapporto misura in un certo senso la disponibilit`
a
a pagare dei consumatori ed `e evidente che se qualcuno avesse un valore pi`
u elevato di tale disponibilit`
a,
allora il monopolista troverebbe conveniente spostare la produzione verso di lui. La disponibilit`a a pagare
29
dovr`
a inoltre uguagliare il costo marginale della produzione per le stesse ragioni per le quali costo marginale
e prezzo si uguagliano in concorrenza perfetta.
In effetti c`e una certa analogia con il mercato concorrenziale. In un mercato concorrenziale, mettendo
insieme la (2.4), la (3.2) e la (2.6) si ottiene
MC
N
X
!
x
n=1
n
V n /xn
1 du
=
=p
V n /Y n
dxn
Questo risultato ci porta alla conclusione che utilizzando una discriminazione completa del prezzo il monopolista finisce in realt`
a non solo per accrescere i propri profitti ma, sorprendentemente, per produrre
esattamente la medesima quantit`
a che produrrebbe in concorrenza perfetta. Il punto `e che con prezzi lineari
produrre quanto in concorrenza non `e profittevole per un monopolista (nonostante i prezzi eccedano i costi
marginali) poiche accrescere la produzione significa abbassare i prezzi non solo dellultima unit`a prodotta ma
di tutte le unit`
a precedenti. Ci`
o ovviamente non accade se il monopolista pu`o discriminare e quindi vendere
ad esempio la quantit`
a di monopolio al prezzo di monopolio e le unit`a aggiuntive a prezzi pi`
u bassi ma pur
sempre superiori ai costi marginali.
Notiamo che in questo contesto i prezzi saranno altamente non lineari in quanto essi potranno variare
da consumatore a consumatore ed anche a seconda delle quantit`a acquistate. Si parla in tal caso di discriminazione di prezzo del terzo tipo, cio`e appunto di prezzi che possono dipendere tanto dal criterio oggettivo
della quantit`
a acquistata quanto da quello soggettivo della persona che acquista (e della sua disponibilit`
aa
pagare). Si parla in tal caso di discriminazione dei prezzi del primo tipo. Si ha discriminazione del secondo
tipo allorche il prezzo unitario differisce a seconda del numero di unit`a acquistate; si ha discriminazione del
terzo tipo quando il prezzo unitario pagato non dipende dal numero delle unit`a ma non dallidentit`
a del
consumatore.
Questultimo criterio `e in realt`
a spesso problematico perche molti mercati (ma non tutti) sono anonimi,
ossia il venditore non conosce lidentit`
a dellacquirente. In tal caso la politica di prezzo descritta implicitamente dalla (4.19) non pu`
o essere applicata. I casi in cui `e possibile discriminare sulla base dellidentit`
a dei
consumatori sono quelli in cui il produttore `e in grado di tenere ben separati i diversi mercati su cui opera,
come la diversificazione dei prezzi del cinema sulla base dellet`a.
Una illustrazione assai semplice delle conclusioni precedenti si ha nel caso lineare, come rappresentato
nella Figura 4.2. Immaginiamo che la vendita del bene in questione possa essere organizzata con una serie
di contrattazioni distribuite nel tempo. In effetti non `e insolito verificare che un determinato prodotto venga
dapprima offerto sul mercato a certe condizioni di prezzo ma che, ad unofferta successiva, queste condizioni
vengano riviste al ribasso. Si crea in tal modo una discriminazione dei prezzi in cui consumatori diversi pagano
prezzi diversi a seconda del momento in cui effettuano il proprio acquisto. Graficamente, il monopolista vende
dapprima la quantit`
a q1 =
Ac
2B
realizzando i profitti 1 che nella Figura 4.2 sono rappresentati con larea
grigia tratteggiata. Conclusasi questa contrattazione, il monopolista si trova di fronte una quota residua
del mercato che si rappresenta ancora come una domanda lineare dopo aver spostato lasse verticale in
corrispondenza del punto q1 . Su questa porzione del mercato che ha come intercetta verticale A1 =
il monopolista pu`
o ancora realizzare profitti positivi pari a 2 fissando la quantit`a q2 =
n
processo iterativo `e tale per cui alla fase n il monopolista fissa la quantit`a q =
quantit`
a prodotta nei diversi stadi della contrattazione ammonta a
q=
X
n1
qn =
Ac X 1
Ac
=
n
2B
2
B
n1
Ac
2n B .
A1 c
2B
A+c
2
Ac
4B .
> c,
Questo
Complessivamente la
30
p
A
1
2
3
c
q1 = q mon
q 2 q3
q conc
A
B
xn =
An c n q n
,
2Bn
pn =
An + c n + q n
,
2
n =
(An cn qn )2
4Bn
Per il monopolista allingrosso, la domanda inversa proveniente dal mercato n-mo ammonta dunque a
qn = An cn 2Bn xn = A0n Bn0 xn con An cn = A0n e 2Bn = Bn0 . Pertanto, egli intender`a fissare i
prezzi, le quantit`
a (e dunque i profitti del dettagliante) nel modo seguente (immaginando che vi sia un costo
4Seguiamo qui [3, pp. 362 e ss.] abbastanza da vicino.
31
(4.21)
qn =
An cn varia tra luno e laltro. Tuttavia, se egli pu`o praticare prezzi lineari potr`a accrescere ulteriormente
il proprio profitto. Il modo pi`
u facile di fare ci`o `e di aggiungere al costo unitario fissato come sopra una tassa di
concessione ossia un pagamento fisso Fn che ciascun dettagliante dovr`a pagare per il solo fatto di aver diritto
a vendere al dettaglio i suoi prodotti. Ci sono molti esempi nel settore della distribuzione che si avvicinano a
questo esempio. Come verr`
a fissato allora Fn ? Ovviamente sar`a il pi`
u alto possibile ma dovr`a essere tale da
lasciare profitti non negativi al dettagliante. Poiche questi ammontano ora a n = (An cn qn )2 /4Bn Fn
si potr`
a allora fissare
(An cn qn )2
4Bn
ed estrarre in tal modo tutto il profitto possibile dal dettagliante. In tal modo il profitto totale conseguito
Fn =
prezzo di concorrenza al rivenditore al dettaglio. Questo perche ci`o consente di massimizzare le vendite senza
dover rinunciare ai profitti grazie alla tassa di concessione Fn . Si noti che i profitti del dettagliante sono per
definizione nulli e il prezzo e la quantit`
a al dettaglio diventano ora
An cn c
An + cn + c
pn =
2Bn
2
cio`e gli stessi valori che risulterebbero se il monopolista allingrosso potesse commercializzare direttamente
xn =
i propri prodotti.
Parte 3
Oligopolio
In precedenza abbiamo trattato i casi della concorrenza perfetta e del monopolio. Si tratta evidentemente
di casi estremi ed `e ragionevole pensare che la quasi totalit`a dei mercati si trovi in una posizione intermedia
tra i due. In particolare `e ragionevole pensare che le imprese dispongano di un qualche potere di mercato
pi`
u o meno rilevante sebbene solo in casi specifici si trovino ad essere le uniche a produrre. Ed anche in
tali casi particolari spesso non `e consentito loro di seguire le politiche monopolistiche descritte pi`
u sopra
poiche i mercati caratterizzati dalla presenza di una sola impresa sono spesso attentamente regolamentati e
monitorati da specifiche autorit`
a.
Non `e per`
o solo per ragioni di realismo che `e importante abbandonare i due casi polari della concorrenza
e del monopolio. In un contesto oligopolistico si pone anche un problema decisionale per certi aspetti
nuovo: le decisioni di ciascuna singola impresa non possono prescindere dalle decisioni che ci si attende dalle
imprese concorrenti. Gli effetti sul profitto individuale delle decisioni di produzione dipenderanno infatti
dalle analoghe decisioni prese dalle altre imprese. Dunque ciascuna impresa, prima di fare le proprie scelte,
dovr`
a elaborare una ragionevole congettura circa il comportamento delle imprese rivali. Cosa significhi che
una congettura sia ragionevole `e naturalmente una questione assai complessa. Certamente, per`o, possiamo
dire che `e irragionevole supporre che le altre imprese agiscano senza tenere conto del proprio livello di profitto.
In realt`
a lequilibrio di mercato in un contesto oligopolistico `e una nozione assai pi`
u complessa che
nei semplici casi della concorrenza e del monopolio e chiama direttamente in causa i concetti di soluzione
elaborati dalla Teoria dei Giochi e particolarmente il concetto di soluzione dovuto a Nash. La pi`
u ampia
e completa trattazione della teoria dei giochi fatta ad un livello elementare si trova nel manuale di Kreps
[3], al quale senzaltro rimandiamo non avendo modo di approfondire questo tema in poche pagine. Diciamo
solo che lequilibrio di Nash `e un concetto di equilibrio minimale: si richiede solamente che nessuno dei
giocatori abbia alcun concreto incentivo, una volta nota la scelta degli altri partecipanti, a modificare le
proprie decisioni. Si tratta di un criterio minimale in due sensi. Primo, perche il concetto di equilibrio ha a
che fare per sua natura con lidea che la situazione, in mancanza di elementi nuovi, non debba modificarsi
e dunque che i partecipanti non debbano rivedere le proprie decisioni. Ma `e minimale anche nel senso che
spesso nelle situazioni analizzate emergono molteplici equilibri di Nash. In tal caso, evidentemente, un tale
concetto di equilibrio non `e sufficiente a fornire delle predizioni univoche ed `e necessario introdurre ulteriori
criteri che consentano di selezionare una particolare soluzione rispetto ad unaltra. Nei giochi sequenziali
il criterio che pi`
u frequentemente adotteremo `e quello di perfezione nei sottogiochi o, equivalentemente, di
consistenza dinamica.
CAPITOLO 5
Cournot
Il modello di Cournot `e una semplicissima estensione dl modello di monopolio basata sullipotesi che il
mercato sia popolato da un numero finito di imprese, N . Ciascuna di queste agisce autonomamente dalle
rimanenti. Evidentemente, nel caso N = 1 questo modello coincide con quello del monopolio, mentre ci
attendiamo che con N dovrebbe aversi la convergenza verso il modello concorrenziale.
1. Il modello
Abbiamo dunque q =
PN
n=1 qn
(5.1)
n=1
Si noti che in linea di principio ammettiamo la possibilit`a che le diverse imprese abbiano differenti strutture
di costo. Al solito la condizione del primo ordine, in tutto simile alla (4.2), `e:
dp qn
M Cn (qn ) + n = p(1 + p n ) M Cn (qn ) + n
0=p 1+
dq p
ossia
(5.2)
p(1 + p n ) M Cn (qn ) 0
qn
q ,
produzione, ossia q > 0, poiche il caso opposto non riveste grande interesse. Dunque,
(5.3)
p=
M Cn n
1 + p n
con
n 0, n n = 0
La (5.3) consente di derivare numerose conclusioni, in particolare circa il rapporto tra questa specifica
forma oligopolistica e, alternativamente, concorrenza e monopolio.
Cominciamo col determinare quali siano le imprese che producono e quali no. Ricordando che p < 0 e
osservando che 0 = n n = n M Cn p(n + p n2 ) si conclude
n2 =
p M Cn
n
p|p |
ossia
p M Cn 1
p
|p |
n =
(5.4)
se
p > M Cn
se p M Cn
Dunque vengono escluse dalla produzione tutte e sole quelle imprese i cui costi marginali minimi risultino
superiori al prezzo fissato sul mercato. In altre parole non producono quelle imprese che si troverebbero al
di fuori del mercato anche in concorrenza perfetta. Inoltre un indicatore osservabile del potere di mercato `e
dato dal parametro
P M Cn
P
In secondo luogo, le quote produttive di ciascuna impresa sono determinate esclusivamente dai costi
marginali: le imprese con costi pi`
u bassi avranno la quota maggiore. Se i costi fossero i medesimi, allora
35
36
5. COURNOT
necessariamente n = N 1 , il peso economico della singola impresa `e pari al suo peso campionario. In
questultimo caso speciale, ossia di imprese identiche, possiamo anche ottenere qualche conclusione circa il
ruolo del numero di imprese sul meccanismo di mercato. Infatti, il prezzo si avvicina a quello di concorrenza
(resp. di monopolio) quanto maggiore (resp. minore) `e il numero delle imprese presenti sul mercato.
Infine osserviamo che la (5.3) `e perfettamente definita tranne nel caso che vi sia qualche n = 1, . . . , N
tale che p < n1 : il caso p < 1 risulta pi`
u problematico. Addirittura nel caso di imprese simmetriche
`e sufficiente che sia verificata la condizione p > N .
Le conclusioni raggiunte circa il livello dei prezzi hanno, ovviamente, una diretta implicazione circa la
quantit`
a prodotta, dato che la domanda di mercato `e una funzione decrescente dei prezzi. In un mercato
caratterizzato dal comportamento alla Cournot ed imprese identiche si produce un quantit`a complessiva
intermedia tra quella che caratterizza la concorrenza e quella che caratterizza il monopolio.
1.1. Cournot nel modello lineare. Si torni al modello lineare esposto nella (3.4). La condizione del
primo ordine (5.2) diviene ora
AB
N
X
qn Bqn c = 0
n=1
ossia, ponendo qn =
j6=n qj ,
(5.5)
A B qn c
2B
qn =
La (5.5) raffigura la funzione di reazione dellimpresa n ossia la sua risposta ottimale alle scelte delle imprese
concorrenti.
Dunque,
qn
(5.6)
1 Ac
N +1 B
1
N
A+
c
N +1
N +1
N Ac
N
+1 B
2
1 Ac
B N +1
Dunque la quantit`
a `e funzione crescente del numero N di imprese e converge alla quantit`a prodotta in
concorrenza perfetta per N ; i profitti decrescono con N e tendono a 0.
Si noti che la soluzione `e simile anche nel caso che i costi marginali, sempre costanti, possano differire
tra unimpresa e laltra. Infatti sommando rispetto a n si ha
0 = N A N Bq Bq
N
X
cn = N A N Bq Bq N c
n=1
dove si `e posto c = N 1
PN
n=1 cn .
Dunque
q=
N A N c
(N + 1)B
ed anche,
qn =
A + N (
c cn ) cn
A c
c cn
=
+
(N + 1)B
(N + 1)B
B
A
c
(N +1)B
pi`
u una componente che `e diretta-
mente proporzionale a c cn ossia alla riduzione dei costi marginali rispetto al valore medio.
Calcoliamo quindi i prezzi ed i profitti i quali ammontano rispettivamente a
2
A + N (
c cn ) cn
1
A + N c
p=
n =
Fn
N +1
N +1
B
` PRODUTTIVA
2. I LIMITI ALLA CAPACITA
37
(5.7)
La (5.7), sebbene ottenuta sotto condizioni moto speciali, ci consente alcune considerazioni piuttosto
` evidente in tal caso
generali circa levoluzione dei monopoli. Consideriamo anzitutto il caso F = 0. E
che i profitti delle imprese operanti in un mercato alla Cournot saranno sempre positivi (purche A < c) il
che implica un certo ottimismo circa il prevalere della forma concorrenziale su quella monopolistica. Salvo
che vi siano restrizioni legali o comunque di natura extra-economica (quali ad esempio lesclusivit`a della
tecnologia), la possibilit`
a di realizzare profitti positivi `e destinata ad attrarre un numero via via maggiore di
imprese il cui progressivo ingresso sul mercato implica una graduale riduzione del profitto e la convergenza
alla concorrenza perfetta. Oltre allesistenza di barriere generali allentrata, questo processo `e destinato ad
interrompersi se vi sono significativi costi fissi. Infatti se vi sono costi fissi, allora il mercato potr`a sopportare
solo un numero massimo N di imprese. Il valore di N dipende in modo positivo da A, ossia dal livello
della domanda, e da B 1 , ossia dalla sensibilit`a della domanda al prezzo ed in modo negativo dai costi, sia
fissi F che variabili c. Se trascuriamo il vincolo dei numeri interi possiamo dunque concludere che nel corso
del tempo le imprese operanti sul mercato raggiungeranno il lato di destra della (5.7). In tal caso la quantit`
a
prodotta e il prezzo prevalente saranno rispettivamente
(5.8)
q =
Ac p
F/B
B
p = c +
FB
Questi valori, come `e facile intuire, approssimano abbastanza bene quelli prevalenti in un mercato perfettamente concorrenziale ed anzi coincidono con essi nel caso in cui non vi siano costi fissi. Si ricorder`
a,
tuttavia, che il modello concorrenziale che prescrive luguaglianza tra prezzi e costi marginali non consente
alle imprese di sopravvivere in presenza di costi fissi. Dunque possiamo interpretare la (5.8) come una sorta
di equilibrio di concorrenza sostenibile, nella quale cio`e la concorrenza tra imprese non giunge al punto da
distruggere il mercato, con i costi di benessere che questa eventualit`a comporta per i consumatori e per
lintero sistema economico.
2. I limiti alla capacit`
a produttiva
Abbiamo visto che talune imprese potrebbero finire fuori del mercato se in equilibrio si trovassero ad
avere costi marginali superiori al prezzo: si tratta di un esito endogeno che dipende dalla struttura della
domanda.
Vi possono essere per`
o anche ragioni specifiche perche limpresa sia esclusa dal mercato. Qui in particolare ci interessa discutere dei limiti derivanti dalla capacit`a produttiva. Immaginiamo che limpresa n non
possa produrre pi`
u del quantitativo kn > 0 che `e dato dalla tecnologia di cui essa attualmente dispone. Il
problema visto precedentemente si trasforma ora leggermente poiche dobbiamo tenere conto di un vincolo
di non negativit`
a nella forma qn kn . Se indichiamo con n il moltiplicatore di Lagrange ad esso relativo
38
5. COURNOT
Per comprendere il senso economico della (5.9) poniamoci nel caso in cui i costi marginali sono i medesimi
` evidente che in tale caso se il vincolo di capacit`a `e stringente, ossia n > 0, si avr`
per tutte le imprese. E
a
una riduzione della quota di mercato rispetto a quelle imprese per che producono al disotto della propria
capacit`
a massima. Comprensibilmente.
CAPITOLO 6
Stackelberg
Una delle caratteristiche del modello di Cournot visto in precedenza `e la simmetria tra le imprese. Non
necessariamente, a dire il vero, le imprese debbono avere gli stessi costi ma esse risultano simmetriche dal
punto di vista strategico, poiche nessuna di esse ha alcun vantaggio sulle altre. Il modello di Stackelberg
che ora prenderemo in esame si propone di superare questo modo di vedere. Effettivamente la concorrenza
oligopolistica raramente si svolge tra imprese di pari importanza: in generale spesso vi `e una tra queste che
vanta un qualche vantaggio strategico rispetto alle altre.
Immaginiamo che unimpresa n = 1 sia leader, ossia possa scegliere il proprio livello delloutput prima
degli altri. Le sue decisioni avranno pertanto influenza su quelle delle imprese cosiddette followers. Di tale
influenza limpresa leader cercher`
a di approfittare. Si noti che siamo inpresenza di una diversa struttura
strategica ed il concetto di risoluzione del gioco opportuno `e differente da quello precedente.
In particolare, per n > 1 il problema `e quello consueto visto nella (5.2)
p[1 + n p ] = M Cn
Si noti che ci`
o definisce implicitamente una funzione qn (q1 ). Infatti se q1 cresce qn deve diminuire poiche
altrimenti si avrebbe una variazione del membro di sinistra rimanendo costante quello di destra. In particolare
immaginando che il termine pp n = dp /dq qn rimanga pressoche costante, ogni aumento di q1 inducendo
un ribasso del prezzo di mercato, deve accompagnarsi ad una riduzione dei costi marginali e se, come stiamo
supponendo in queste pagine, ci troviamo nel tratto crescente ci`o significa una riduzione della quantit`
a
prodotta. Il leader `e dunque consapevole che un aumento di q1 induce una riduzione di qn per n = 2, . . . , N .
P
Indichiamo con q1 la quantit`
a prodotta da tutte le imprese diverse dalla 1, ossia q1 = n2 qn . Il leader `e
in grado di conoscere la funzione q1 = q1 (q1 ). Dunque il suo problema di massimizzazione del profitto da
luogo alla seguente condizione del primo ordine
(6.1)
M C1 = p + dp /dq [1 + d
q1 /dq1 ]q1 = p[1 + p (1 + (1 1 )q1 )]
dove q `e lelasticit`
a della somma della quantit`a prodotta dalle altre imprese rispetto alla scelta produttiva
del leader. Dunque
(6.2)
p=
M C1
1 + p (1 + (1 1 )q1 )
0.1. Il modello lineare. Anche per questo modello possiamo calcolare la soluzione nel semplice caso
di un modello lineare. Come abbiamo visto nella (5.5) a pagina 36, la quantit`a ottimale da produrre per i
follower s ammonta a
qn =
Ac 1
qn
2B
2
39
n = 2, . . . , N
40
6. STACKELBERG
(N 1)
N
Ac 1 X
qn
2B
2 n=2
(N 1)
N
Ac 1 X
(q qn )
2B
2 n=2
=
=
=
=
Ac 1
((N 1)q q1 )
2B
2
Ac
(N 1)
q
B
Ac
(N 1)
q1 q1
B
N 1 Ac
q1
N
B
(N 1)
ossia
N 1 A c q1
+
N
B
N
Per sostituzione otteniamo lespressione della funzione del profitto del leader,
N 1
B
1
1 = A
(A c) q1 c q1 = (A c Bq1 )q1
N
N
N
q = q1 + q1 =
1 Ac
N 2B
Complessivamente si ha inoltre
q=
2N 1 A c
,
N
2B
p=
A + (2N 1)c
,
2N
1 =
Ac
2
2
1
,
BN
n =
Ac
2N
2
1
B
I profitti del leader e dei followers vanno paragonati con quelli ottenuti nella (5.6) per il modello di Cournot
nel caso lineare. Si osserva facilmente che il leader fa profitti pi`
u elevati mentre il follower pi`
u ridotti; inoltre
i profitti del leader sono comunque pari a quelli del monopolista ma divisi per N .
1. Variazioni congetturali
La condizione del primo ordine (6.1) ricavata sopra consente una interessante generalizzazione. In fondo
in tutti i modelli visti finora la variabile discriminante riguarda la reazione che le imprese si aspettano da
parte delle imprese concorrenti quando esse modificano la propria quantit`a prodotta. Possiamo riferirci a
tale grandezza come variazione congetturale e indicarla con f (q1 ). In tal caso la condizione del primo ordine
dellimpresa 1 `e semplicemente
(6.3)
M C1 = p + p0 (1 + f 0 )q1
1. VARIAZIONI CONGETTURALI
41
Nel modello di Stackelberg la variazione congetturale pu`o essere calcolata esattamente dalla funzioni di
reazioni delle imprese follower. Imprese operanti in concorrenza perfetta immaginano che la quantit`a complessivamente prodotta muti al variare della propria produzione, dunque f 0 = 1. Nel caso di monopolio ed
anche in quello di Cournot, le imprese non considerano di avere influenza sulle scelte produttive altrui, dunque f 0 = 0. Infine nel caso di collusione che tratteremo tra breve, possiamo supporre f 0 = q1 /q1 ottenendo
quindi la condizione M C1 = p + p0 q.
Lapplicazione della teoria dei giochi ai modelli di oligopolio nasce dal desiderio di non lasciare indeterminate la variazioni congetturali ma di fornire, piuttosto, unadeguata spiegazione.
CAPITOLO 7
Bertrand
Il modello di Bertrand `e per molti versi un modello classico. Non tanto per il realismo delle ipotesi quanto
piuttosto per le conclusioni assai nette che esso consente di raggiungere e i problemi che esse sollevano. In
poche parole il modello di Bertrand afferma che in situazioni specifiche la presenza di un numero assai
limitato di imprese, anche solo 2, `e sufficiente per ottenere una configurazione di equilibrio identica a quella
concorrenziale vista precedentemente. In particolare il livello del profitto si riduce ai minimi e diviene, in
presenza di costi fissi perfino negativo. Lelemento cruciale di questo modello `e la duplice ipotesi per la
quale le imprese hanno unampia capacit`
a produttiva, essendo ciascuna in grado di servire lintero mercato,
la variabile strategica `e il prezzo e i beni sono tra loro omogenei. Il mercato dei servizi telefonici risponde
abbastanza bene a queste ipotesi.
1. Il modello
Immaginiamo il caso estremo in cui vi siano due sole imprese sul mercato e che esse producano il medesimo
bene, ovvero che gli agenti considerino le due produzioni come perfettamente omogenee. La variabile prezzo
`e dunque discriminante per i consumatori. In particolare la domanda q1 del bene prodotto dallimpresa 1
dipender`
a dai prezzi praticati dalle due imprese nel modo seguente:
q(p1 )
se p1 < p2
0
se p1 > p2
q1 (p1 , p2 ) =
1 q(p ) se p = p
1
1
2
2
Lipotesi che in caso di prezzi identici le imprese si dividano equamente il mercato `e naturalmente una
semplificazione del tutto irrilevante.
Immaginiamo per comodit`
a che i costi marginali delle imprese siano costanti di modo che
ci (qi ) = Fi + ci qi
Per identificare lequilibrio di Nash dobbiamo considerare vari scenari e valutare se in ciascuno di essi sussista
o meno lincentivo per le imprese a comportarsi in modo diverso. Consideriamo le cose dal punto di vista
dellimpresa 1.
(1) p1 c1 . In questa situazione quanto pi`
u limpresa produce quanto pi`
u essa perde. I suoi profitti
infatti ammontano a 1 = F1 (c1 p1 )q1 dove q1 `e la quantit`a eventualmente prodotta dallimpresa 1. I profitti saranno dunque sempre non superiori a F1 il livello che si consegue scegliendo
p1 = c1 che risulta pertanto la scelta ottima;
(2) c1 p2 . In questo caso limpresa 1 fisser`a p1 = c1 . Infatti in tal modo copre i costi marginali e,
qualora p2 = c1 , si prende met`
a del mercato mentre se p2 < c1 non riesce comunque a competere;
(3) p2 > c1 . In tal caso limpresa ha mercato solo se fissa un prezzo intermedio tra p2 e c1 , ad esempio
1
2 (p2 + c1 ):
esso garantisce comunque la copertura dei costi marginali (dunque non implica perdite)
44
7. BERTRAND
Mettendo insieme i tre casi esaminati non `e difficile rendersi conto che lunico intervallo di prezzi ragionevoli
per limpresa 1 `e c1 < p1 < p2 se p2 > c1 oppure p1 = c1 ; parimenti il prezzo dellimpresa 2 verr`a a trovarsi
nellintervallo c2 < p2 < p1 oppure p2 = c2 . Poiche i due intervalli sono incompatibili tra loro, bisogner`
a
che una delle due imprese produca al proprio costo marginale, ad esempio p2 = c2 , e che laltra si collochi
nellintervallo (c1 , c2 ) se c1 < c2 oppure p1 = c1 nel qual caso limpresa 2 potr`a ulteriormente rivedere le
proprie scelte e porre p2 (c1 , c2 ). Se invece dovesse valere c1 = c2 = c allora lunica soluzione possibile e
p1 = p2 = c.
In altre parole, se le imprese sono tra loro identiche la concorrenza di prezzo le porta a fissare il prezzo
al proprio costo marginale, uguale tra le due. Se invece dovesse valere c2 < c1 , allora si avrebbe p1 = c1 e
c2 < p2 < c1 . In tal caso limpresa meno efficiente viene eliminata dal mercato e non produce nulla. Tuttavia
la sua presenza non `e irrilevante poiche limpresa che rimane non `e libera di fissare il prezzo a proprio piacere,
come farebbe invece un autentico monopolista, ma deve comunque rispettare il vincolo p2 < c2 violando il
quale la concorrenza dellaltra impresa tornerebbe ad essere effettiva.
Dunque anche in un contesto molto prossimo a quello monopolistico si hanno esiti del tutto comparabili
con quelli concorrenziali. In particolare, come gi`a notato parlando di concorrenza perfetta, lesistenza di
costi fissi implica che le imprese debbano conseguire profitti negativi e che dunque lequilibrio di mercato
sia in realt`
a sostenibile. Inoltre, la concorrenza alla Bertrand seleziona le imprese pi`
u efficienti e consente
di esercitare una pressione concorrenziale anche ad imprese che non siano attualmente operanti sul mercato.
Si introduce cos` il concetto di concorrenza potenziale sul quale torneremo parlando di mercati contendibili.
In realt`
a rimane una piccola incertezza. Laddove c2 < p2 < p1 limpresa 2 `e libera di fare quel che
vuole e i suoi profitti sono funzione crescente del prezzo. Conviene fissare il prezzo pi`
u alto possibile ma
tale valore `e appunto p1 che rimette limpresa 1 in condizioni di competere. Tuttavia `e evidente che p1 = p2
non sar`
a mai una soluzione ottimale per limpresa 2. In termini strettamente matematici dovremo allora
concludere che non esiste soluzione; pi`
u creativamente immagineremo che limpresa 2 fissi il prezzo a livello
p1 -50 centesimi.
2. I vincoli alla capacit`
a produttiva
Immaginiamo ora che le due imprese descritte pi`
u sopra debbano rispettare un vincolo di capacit`
a
produttiva, ossia qn kn . Per semplicit`
a poniamo uguali i costi marginali. Ci chiediamo quali conseguenze
abbia un tale vincolo sulle strategie di prezzo delle due imprese.
La novit`
a sta nel fatto che in tale situazione potrebbe risultare perfettamente plausibile la politica
dellimpresa 1 di fissare p1 > p2 perche cos` facendo limpresa concorrente potr`a comunque produrre pi`
u di
k2 lasciando pertanto libera una parte del mercato sulla quale limpresa 1 `e di fatto monopolista. Nel caso
in esame, limpresa 2 si troverebbe monopolista su quella quota di mercato che `e descritta dalla funzione di
domanda residua pk2 (q) p(k2 + q)1.
Si tratta di valutare se i profitti di monopolio cos` conseguiti siano sufficienti a compensare limpresa 1
per la perdita della quota k2 del mercato. In caso contrario, limpresa 1 troverebbe preferibile competere
con limpresa 2 sui prezzi, come gi`
a visto nel paragrafo precedente. Evidentemente la risposta dipende
dallammontare della capacit`
a produttiva dellimpresa concorrenziale.
Indichiamo con q(c) la dimensione del mercato qualora le due imprese vendano la propria produzione ad
un prezzo corrispondente al costo marginale. Indichiamo inoltre con qi (kj ) la quantit`a ottimale da produrre
1Si noti che implicitamente abbiamo assunto che la produzione dellimpresa 2 si ripartisca uniformemente tra tutti i
consumatori.
` PRODUTTIVA
2. I VINCOLI ALLA CAPACITA
45
per limpresa i qualora limpresa j produca in corrispondenza della propria capacit`a massima. Ossia qi (kj )
risolve lequazione
dP
q (kj ) + P (qi (kj ) + kj ) = c
dq i
Teniamo inoltre in evidenza il prezzo p(k1 + k2 ) stabilito dal mercato qualora le imprese vendano entrambe
lintera capacit`
a produttiva. Si tratta in sostanza del minimo prezzo che il mercato potr`a mai offrire di
pagare, in corrispondenza del massimo livello di offerta.
La soluzione che stiamo cercando richiede di ragionare su alcuni casi separatamente. Una conclusione
generale si pu`
o tuttavia formulare: lequilibrio di Nash, se esiste, si ha nel caso
(7.1)
p1 = p2 = max{p(k1 + k2 ), c}
Per dimostrare questa affermazione procediamo per esclusione. Innanzitutto osserviamo che la strategia
pi < max{p(k1 + k2 ), c} non ha senso economico poiche implica che limpresa produca o al disotto del proprio
costo marginale oppure al disotto del minimo prezzo che il mercato `e disposto a offrire. Poniamo dunque
il caso che p2 > p1 max{p(k1 + k2 ), c}. Questo non pu`o essere un equilibrio nel senso di Nash. Infatti,
se 1 ne ha la possibilit`
a vorr`
a espandere quanto pi`
u possibile la produzione finendo o col coprire lintera
domanda di mercato (ed obbligando 2 a non produrre nulla) oppure con lessere razionata. Nel primo caso
sar`
a limpresa 2 a voler cambiare strategia; nel secondo limpresa 1 pu`o comunque alzare leggermente il
prezzo senza superare quello fissato dallimpresa 2: in tal modo continuer`a a produrre k1 ma ad un prezzo
pi`
u alto. Consideriamo invece il caso che p2 = p1 > max{p(k1 + k2 ), c}. In questa circostanza non pu`
o
essere che siano entrambe le imprese razionate dunque ve n`e almeno una che potrebbe incrementare i propri
profitti diminuendo i prezzi in modo impercettibile ed incrementando di conseguenza la produzione. Dunque
neppure questo pu`
o essere un equilibrio di Nash. Ovviamente non abbiamo ancora mostrato se e sotto quali
condizioni la condizione (7.1) effettivamente corrisponda ad un equilibrio.
Caso 1: ki qi (kj ) per entrambe le imprese. Osserviamo che in corrispondenza della (7.1) si
ha che o entrambe le imprese sono necessariamente razionate (e dunque non possono aumentare la propria
produzione) oppure producono in corrispondenza del proprio costo marginale. In entrambi i casi ridurre il
prezzo non avrebbe senso poiche non porterebbe che ad una riduzione dei profitti. Un aumento del prezzo,
invece, potrebbe risultare ottimale solo se limpresa deviante, poniamo la 1, si avvicinasse in tal modo alla
quantit`
a ottimale q1 (k2 ). Tuttavia ci`
o non pu`o essere poiche, per ipotesi, q1 (k2 ) k1 . Dunque lequilibrio `e
senzaltro rappresentato dalla (7.1): entrambe le imprese producono in corrispondenza della propria capacit`
a
massima ed hanno il medesimo prezzo, ossia p1 = p2 = max{p(k1 + k2 ); c}.
Caso 2: ki q(c) per entrambe le imprese. Questo `e senza dubbio il caso pi`
u semplice poiche
corrisponde al modello di Bertrand originale: ciascuna impresa `e in grado di coprire lintera domanda di
mercato ai propri costi marginali. Come si `e visto lunico equilibrio `e p1 = p2 = c (infatti, p(k1 + k2 ) < c).
Caso 3: qi (kj ) < ki < q(c) per almeno una delle due imprese. Si tratta del caso pi`
u difficile da
trattare: infatti non esiste alcun equilibrio di Nash. Infatti, la configurazione (7.1) non `e ora un equilibrio
poiche limpresa 1 ha incentivo a deviare essendo per ipotesi in grado di produrre la quantit`a q1 (k2 ) che `e
ottimale qualora q2 = k2 . Il fatto che non vi sia alcun equilibrio in strategie pure non esclude che vi possa
essere un equilibrio in strategie miste. Questo punto esula dal nostro specifico interesse. Tuttavia gli autori,
Kreps e Scheinkman, dimostrano che nel caso in esame lequilibrio in strategie miste da luogo ad un livello
del profitto atteso inferiore a quello del follower nel gioco di Stackelberg.
46
7. BERTRAND
La massimizazione del profitto `e in tutto e per tutto simile a quanto avviene nel modello di Cournot, in
quanto entrambe le imprese decidono simultaneamente la propria quantit`a. Dobbiamo ovviamente verificare
che la soluzione di tale caso effettivamente appartenga alla regione che stiamo considerando in questo caso.
Osserviamo che lespressione (7.2) `e in tutto simile a quella rilevante per calcolare la quantit`a qi (kj ) con
la differenza che i costi marginali sono ora maggiori e, per conseguenza, il livello ottimale della produzione
necessariamente inferiore: ossia, ki qi (kj ) il che garantisce che effettivamente ci troviamo nel caso 1.
Quanto ai rimanenti casi 2 e 3 `e facile osservare che i profitti conseguiti in entrambi sono pari rispettivamente a quelli di Bertrand (e dunque negativi) e del follower di Stackelberg. In entrambi i casi inferiori
ai profitti di Cournot e decrescenti nel livello della capacit`a produttiva istallata. Le due imprese, di conseguenza, hanno incentivo a trovarsi in queste regioni e decideranno di investire il minimo possibile in capacit`
a
produttiva, dunque ki = ki .
CAPITOLO 8
Hotelling
Come abbiamo visto nel modello di Bertrand la concorrenza pu`o avere esiti distruttivi qualora vi sia
elevata elasticit`
a dellofferta e della domanda. Questultimo elemento deriva in quel modello dalla ipotesi che
i beni offerti sul mercato dalle diverse imprese siano perfetti sostituti e che dunque debba necessariamente
prevalere un unico prezzo. Tuttavia, cos` come abbiamo visto che linvestimento in capacit`a produttiva pu`
o
rappresentare una via duscita dal paradosso di Bertrand, cos` anche linvestimento in qualit`a, generando la
differenziazione dei prodotti pu`
o attenuare lelasticit`a della domanda e modificare il risultato di Bertrand.
Questo tema `e loggetto del modello di Hotelling che, pur essendo un contributo assai vecchio alla teoria
economica, ha avuto una certa riscoperta in tempi relativamente recenti. Daltronde, che le imprese investano
in modo cospicuo al solo scopo di differenziare il proprio prodotto `e un fatto assai evidente. In qualche misura
il modello di Hotelling pu`
o considerarsi la giustificazione offerta dalla teoria economica al marketing.
1. Il modello
Due imprese operano sul mercato scegliendo due variabili cruciali: la collocazione del prodotto sul
mercato e il prezzo di vendita. Queste scelte avvengono in tempi successivi, dapprima la collocazione e poi
il prezzo. Si tratta quindi di un gioco sequenziale nel quale il concetto di soluzioni maggiormente adeguato `e
quello di equilibrio perfetto nei sottogiochi. Per ottenere questa soluzione `e utile adottare un procedimento
a ritroso ossia di induzione allindietro. Dapprima si analizza la miglior politica di prezzo per ogni dato
collocamento, e poi si valuta quale sia la scelta migliore circa il posizionamento del prodotto.
Anzitutto va chiarito che tanto i prodotti quanto i consumatori si caratterizzano per un elemento che
chiameremo tipo e che rappresentiamo come una variabile distribuita sullintervallo [0, 1]. Lutilit`
a, ad
esempio, che il consumatore di tipo t deriva dal consumo del bene i (i = 1, 2) `e data dallespressione:
(8.1)
48
8. HOTELLING
La forma quadratica del costo che appare nella (8.1) `e ovviamente solo una delle possibili rappresentazioni
matematiche del costo della distanza. Unaltra sarebbe ad esempio la distanza assoluta, |xi t|. Il vantaggio
della distanza quadratica `e la differenziabilit`a; tuttavia una certa parte dei risultati che si ottengono in questo
modello dipendono da questa scelta. Unaltra assunzione che ha un significato economico specifico ma che
non `e neutra, `e quella secondo la quale i consumatori sono distribuiti in modo uniforme sullintervallo [0, 1].
La funzione di frequenza cumulata sar`
a indicata con G(t). Supporremo convenzionalmente che sia limpresa
1 quella che si colloca pi`
u a sinistra, ossia assumeremo x1 < x2 . Usiamo inoltre la notazione x = x1 + x2
Dalla (8.1) `e facile concludere che il consumatore t-mo decider`a di acquistare il bene 1 se e solo se
p1 + (x1 t)2 p2 + (x2 t)2
ossia se e solo se
p2 p1
1 p
1
+x =
+x
2 (x2 x1 )
2 x
dove abbiamo scelto di semplificare un po la notazione ponendo p = p2 p1 e x = x2 x1 . La domanda
t
che limpresa 1 si trova di fronte `e dunque data dalla somma delle quantit`a acquistate da tutti i consumatori
e, poiche ciascuno di questi pu`
o solo acquistare o non acquistare, dalla percentuale di consumatori che sceglie
il prodotto dellimpresa 1. Dunque,
1 p
(8.2)
D1 =
+x
2 x
D2 = 1 D1 =
1
2
2x
p
x
2
x
2x
Dalla (8.3) otteniamo le funzioni di reazione delle due imprese, ossia la scelta del prezzo ottimo delluna in
funzione del prezzo fissato dallaltra. In particolare:
(
p1 (p2 ) = 1/2[p2 + M C1 + x x]
(8.4)
p2 (p1 ) = 1/2[p1 + M C2 + x (2 x)]
ossia
(
(8.5)
p1
1/3[2M C1 + M C2 + x (2 + x)]
p2
1/3[2M C2 + M C1 + x (4 x)]
Dunque abbiamo calcolato il livello ottimale dei prezzi il quale, come ben si vede dalla (8.5) dipende
dalla scelta del tipo di prodotto. Calcoliamo ora il livello dei profitti
(8.6)
e p2 = c + 1/3x (4 x)
4. COLLUSIONE
49
e
(8.7)
181 x (2 + x)2
181 x (4 x)2
` facile concludere che i profitti sono funzione crescente del parametro che pu`o legittimamente interE
pretarsi come espressione della preferenza per la diversit`a. Infatti lintero modello si basa sul fatto che se
il mercato gradisce la diversificazione dei prodotto questo consente alla imprese di ridurre lelasticit`a della
domanda al prezzo che, come visto nel modello di Bertrand, `e lelemento che distrugge ogni possibilit`
a di
profitto. Si noti infatti che nel caso x1 = x2 necessariamente p1 = p2 = c e dunque si torna al modello di
Bertrand.
3. La strategia della qualit`
a
Consideriamo ora il problema di come scegliere nel modo migliore il tipo di prodotto. Non `e difficile
dalla (8.7) derivare la seguente espressione:
1
= 181 (x2 3x1 2)(2 + x) < 0
x1
Ci`
o significa che per limpresa 1 `e desiderabile differenziarsi al massimo dallimpresa 2 e cio`e porre x1 = 0.
Al contempo, data una tale scelta si ha
2
= 181 (4 x22 ) > 0
x2 x1 =0
Dunque anche per limpresa 2 sar`
a desiderabile differenziarsi quanto pi`
u possibile scegliendo la collocazione
x2 = 1.
I prezzi e i profitti di equilibrio divengono:
p1 = p2 = c +
1 = 2 =
Si noti che questa conclusione rimane vera anche nel caso pi`
u generale ma solo se limpresa 2 `e quella
ad avere una struttura di costi meno efficiente, ossia se c > 0. Infatti ad entrambi i profitti marginali
dovremmo aggiungere il medesimo termine
c
1
+2
2x2
che `e positivo se limpresa 2 `e quella con costi maggiori. In tal caso limpresa 2 avr`a un incentivo ancora
maggiore a differenziarsi accrescendo x2 , mentre limpresa 1 potrebbe non averne affatto. Per un valore
sufficientemente elevato di questultimo termine, infatti, si potrebbe avere come scelta ottima x1 = 1 e
x2 = 0. In altri termini, la differente struttura dei costi risolve unambiguit`a del modello di Hotelling, ossia
quale delle due imprese debba trovarsi nella parte alta del mercato. Con costi identici questo problema non
ha soluzione perche ciascuna delle due imprese potrebbe trovarsi indifferentemente sui due lati del mercato.
Vi `e quindi un problema di coordinamento da risolvere.
4. Collusione
Anche nel caso di costi identici, la soluzione vista pi`
u sopra coincide con quella che prevarrebbe in
condizioni collusive, ossia se vi fosse un unico soggetto a decidere il posizionamento sul mercato delle due
50
8. HOTELLING
x12
x 2 x1
x1
0 t x/2
x/2 t 1
Poiche entrambe le disuguaglianze devono valere per ogni t nel supporto, avremo
(
)
2
x2 x1
2
2
(8.8)
p u max x1 ;
; (1 x2 )
2
Se, ad esempio, si avesse x1 > 1 x2 , x , allora sarebbe possibile ridurre x1 ottenendo con ci`
o di
ridurre il valore del massimo che figura sul lato destro della (8.8). Poiche il profitto massimo si consegue
in corrispondenza del prezzo massimo, la scelta delle quote x1 e x2 in condizioni di collusione implica
x1 = x . Seguendo il medesimo ragionamento fatto sopra osserviamo che se 1 x2 > x = x1 , allora `e
possibile accrescere x1 e x2 in modo da avere 1 x2 = x e, inconseguenza di ci`o, aumentare i profitti.
Questo argomento `e facilmente comprensibile guardando la Figura 8.1 nella quale la linea spessa rappresenta
il massimo tra le due funzioni raffigurate ed il minimo si trova, evidentemente, nel punto in cui esse si
intersecano.
In sintesi la massimizzazione dei profitti porta necessariamente con se la conclusione
x1 = 1 x2 =
x2 x1
2
ossia
Dunque se fosse un unico soggetto a scegliere il posizionamento dei prodotti sul mercato la differenziazione sarebbe pi`
u contenuta di quanto accada nel modello di Hotelling. In effetti ci`o si verifica perche la
differenziazione implica delle esternalit`
a: quando unimpresa accresce il proprio differenziale rispetto allaltra
le sottrae delle quote di mercato di modo da accrescere il proprio profitto ma non necessariamente il profitto
6. MOLTE IMPRESE
51
1
(p c)x
2
Tale quantit`
a `e massima in corrispondenza di x1 = x2 cosicche lunico equilibrio simmetrico `e caratterizzato
da piattaforme identiche con x1 = x2 = 1/2. I due partiti si concentrano pertanto sullelettore mediano.
La ragione di questo risultato, simmetricamente opposto a quello del classico modello di Hotelling, `e che i
consumatori/elettori che si trovano nelle code della distribuzione non cambiano preferenza in seguito ad uno
spostamento verso il centro poiche questo non modifica la distanza relativa bens` quella assoluta: per un
elettore di sinistra votare un partito di centro-sinistra `e pur sempre preferibile allalternativa di votare un
partito di centro-destra, nonostante le distanze tra i due partiti si siano fatte minori.
6. Molte imprese
Il gioco di Hotelling pu`
o essere esteso senza troppe complicazioni per considerare un numero arbitrario
di imprese, N . Avremo dunque le variet`
a x1 , . . . , xN con limpresa n che produce una variet`a intermedia
tra n 1 e n + 1. Perche la posizione delle imprese sia pienamente simmetrica, poniamo anche che la
variet`
a prodotta dallimpresa N sia intermedia tra quella dellimpresa N 1 e dellimpresa 1. In tal modo
la rappresentazione geometrica non potr`
a pi`
u essere quella lineare vista in precedenza bens` quella circolare.
Se la funzione di utilit`
a delagente t `e del tipo (8.1), allora egli preferir`a la variet`a n alla n + 1 se e solo
se
t
1
2
pn+1 pn
+ xn+1 + xn
(xn+1 xn )
e preferir`
a la variet`
a n alla n 1 se e solo se
1
pn pn1
t
+ xn1 + xn
2 (xn xn1 )
Assumendo come prima che la distribuzione dei consumatori sulla circonferenza sia uniforme, la domanda
complessiva per la variet`
a n ammonta a
1
pn+1 pn
pn1 pn
(8.9)
Dn =
xn+1 xn1 +
+
2
(xn+1 xn ) (xn xn1 )
La condizione del primo ordine diviene dunque
1
pn+1 2pn + M Cn
pn1 2pn + M Cn
0=
xn+1 xn1 +
+
2
(xn+1 xn )
(xn xn1 )
52
8. HOTELLING
n
1
, xn = , Dn =
, n =
N2
N
2N
2N 3
Linteresse per questa conclusione sta nel fatto che troviamo conferma dellosservazione gi`a fatta a
(8.11)
pn = M C +
proposito del modello di Cournot e per la quale laumento del numero delle imprese presenti sul mercato
riconduce lequilibrio verso la concorrenza perfetta.
CAPITOLO 9
(9.2)
pn xn = M
n=1
Il parametro (che nel seguito non rivestir`a un interesse particolare) compare nella versione originale di
Dixit e Stiglitz ed indica che solo una parte del reddito potrebbe essere disponibile per finanziare i consumi.
Evidentemente, nel caso = 1, per il consumatore non fa alcuna differenza la composizione della produPN
zione aggregata poiche conta esclusivamente il totale, n=1 xn . Questo
dei beni perfetti sostituti.
P`e il caso
PN
N
1
n = 1, . . . , N
xn =
n=1
N
X
pn xn = M
n=1
xn = pn 1 P
(9.3)
N
n=1
pn 1
P
N
n=1
xn
= 100 = 102
53
Si ha
PN
n=1
xn = 10 10 = 101+ e
54
Dunque lelasticit`
a di prezzo della domanda del bene n ammonta a 1/(1 ) (in valore assoluto).
Applichiamo ora questo modello di domanda ad una struttura di mercato nella quale per ogni variet`
a vi
`e un solo monopolista, ossia in cui ciascuna impresa produce un bene differenziato da quello delle altre.
Applicando la formula di prezzo propria del monopolio, si ottiene che il prezzo verr`a fissato dallimpresa n
al livello
pn = 1 M Cn
(9.4)
La (9.4) indica che, laddove vi sia preferenza per la diversit`a (ossia < 1), il prezzo eccede il costo
marginale. Se invece i beni sono perfettamente sostituibili gli uni agli altri, allora il prezzo viene fissato al
livello del costo marginale, conformemente a quanto visto nel modello di Bertrand. In effetti in questultimo
caso, i consumatori sceglieranno di consumare il bene che costa meno e dunque i produttori vorranno fissare
il prezzo pi`
u basso possibile senza scendere al disotto dei costi marginali.
In presenza di costi fissi e con costi marginali e medi costanti e pari a cn , i profitti saranno positivi se e
PN
solo se Fn (pn cn )xn = pn xn (1 ). In termini aggregati ci`o implica n=1 Fn M (1 ) ossia
N M
dove abbiamo posto F N = N 1
PN
n=1
1
FN
Fn . Poniamo il caso speciale nel quale i costi siano identici per tutte
M
N c
Inoltre, se il numero N delle imprese operanti `e cresciuto fino al punto di annullare ogni profitto, si deriva
(9.5)
F = (1 1)cx = px(1 )
da cui si conclude
N = M
1
F
xn =
F
1 c
(9.6)
Um (xn = 1, pn ) = (m pn )un
p1 u1
p1 r1 m1
u1 u0
55
rn =
un
un un1
mn = pn1 (1 rn ) + pn rn
n = 1, . . . , N
e p0 = 0.
Naturalmente la scelta potrebbe volgere verso beni di altro tipo e in particolare il consumatore preferir`
a
il tipo n rispetto al tipo n 1 se e solo se
m>
pn un pn1 un1
= mn
un un1
b mN
ba
b pN 1 (1 rN ) 2pN rN
ba
pN =
1 b(uN uN 1 ) + pN 1 uN 1
2
uN
Si noti che
1 b(uN uN 1 ) + buN 1
1
= b
2
uN
2
Parimenti, limpresa di qualit`
a n avr`
a profitti pari a
m
n+1 mn
mn a
ba
m
a
n+1
n = p n
mn+1 a > mn
ba
0
mn+1 < a
pN
Il lato di destra rappresenta la domanda per i beni di qualit`a n. Evidentemente, se mn+1 < a tutti i
consumatori preferiscono il bene n + 1 al bene n e dunque per i beni di qualit`a uguale o inferiore a n non vi
`e mercato.
2Sostituendo p p
e i consumatori con reddito inferiore a pn1 preferiscono
n
n1 nella (9.7) si ottiene mn pn1 . Poich
56
pn
<
Si noti che
1 pn+1 un+1 (un un1 ) + pn+1 un1 (un+1 un )
2
un+1 (un+1 un1 )
1
=
p
2 n+1
(N n)
1
b
<
2
(N n)
1
1
< mn+1 <
b
2
2
Questo risultato `e interessante poiche la distanza tra i prezzi ed anche tra le soglie di reddito mn `e di
mn
tipo geometrico ossia i prezzi decrescono in modo esponenziale al decrescere della qualit`a. Ci`o `e necessario
affinche ciascuna impresa non soffra troppo della concorrenza dellimpresa che la domina direttamente e
sapendo che limpresa da questa dominata dovr`a supinamente accettare un tale tetto ai propri prezzi se
vorr`
a operare sul mercato.
Unimplicazione rilevante `e che alcune imprese potrebbero essere escluse dal mercato. In particolare
tutte quelle il cui indice n soddisfa la disuguaglianza
(N n+1)
1
b<a
2
ossia
(9.9)
n<N
ln(a/b)
ln(1/2)
Dunque se ad esempio a = 2K b allora limpresa n < N K `e esclusa dal mercato. In questo caso
dunque laumento del numero dei prodotti, ossia di N , non ha alcun effetto oltre una certa soglia poiche le
imprese che si aggiungono rimarranno fuori dal mercato o si sostituiranno ad altre gi`a operanti. Altra cosa
sarebbe invece se per ogni qualit`
a di beni prodotti vi fossero pi`
u imprese in concorrenza tra loro.
Parte 4
Cartelli e Collusione
Abbiamo finora considerato situazioni nelle quali le imprese seguono il paradigma della teoria dei giochi
non cooperativi, ossia ciascuna segue un proprio criterio sebbene spesso, in analogia col dilemma del prigioniero, questo approccio produca esiti non efficienti per la collettivit`a. Daltro canto, la stessa realt`a empirica
suggerisce che talvolta le imprese si uniscono in un cartello per ottenere condizioni maggiormente favorevoli.
Lesistenza di cartelli `e tuttavia un elemento problematico e solleva numerose questioni interessanti relative
alla sostenibilit`
a.
CAPITOLO 10
La collusione
Lidea del comportamento collusivo si riassume nellobiettivo di rendere massimi non gi`a i propri profitti
individuali bens` i profitti aggregati. In qualche modo `e come se le N imprese esistenti sul mercato si
comportassero alla stregua di ununica impresa. La forma esplicita di tali accordi collusivi pu`o variare
notevolmente nella realt`
a, andando dalla fusione ad una semplice pratica non esplicitata tra le imprese. Il
pi`
u delle volte per poter partecipare ad un cartello le imprese devono sottoscrivere taluni accordi nei quali
viene esplicitamente regolato il comportamento di ciascuna. La necessit`a di una forma scritta, come si vedr`
a,
nasce dalla considerazione che i cartelli sono soggetti al rischio del comportamento opportunistico di alcune
imprese partecipanti.
1. Il modello base
Lobiettivo `e dunque quello seguente
(10.1)
max
q1 0,...,qN 0
N
X
(
p
n=1
N
X
!
qn
)
qn cn (qn )
n=1
Come vedremo subito, i vincoli di non negativit`a hanno un ruolo importante da giocare in questo modello ed
`e dunque bene tenerne conto esplicitamente.
dp
p + dq q M Cn + n
(10.2)
n qn
, q
n
0
dove
q=
N
X
qn ,
i = 1, . . . , N
n=1
p=
c
1 + p
60
10. LA COLLUSIONE
Torniamo al caso generale in cui le imprese possono avere costi diversi. Non `e difficile ricavare dalla
(10.2) la conclusione
M C n M C m = n m
(10.4)
n 6= m
max p(q)q
q0
minP
{q1 0,...,qn 0:
N
X
N
n=1
qn =q}
Cn (qn )
n=1
(10.6)
q0
C(q) =
minP
{q1 0,...,qn 0:
N
X
N
n=1
qn =q}
Cn (qn )
n=1
Da questa riscrittura impariamo che il problema affrontato dalle imprese che partecipano ad un cartello
si suddivide naturalmente in due problemi distinti. Il primo, come determinare la quantit`a complessivamente
prodotta, `e del tutto analogo a quello del monopolista. Una volta stabilita la quantit`a aggregata, si pone il
problema di come minimizzare il costo complessivo necessario per produrre tale quantit`a, ossia il problema
(10.7). Dunque, la quota produttiva assegnata a ciascuna impresa risponde solo ed unicamente ad un
problema di minimizzazione dei costi complessivi, ossia di efficienza.
` DEI CARTELLI
2. LA FRAGILITA
61
M Cn + n
n qn
= 0
(q PN q ) = 0
n=1 n
q1 =
A 2c1 + c2
,
3B
q=
2A c2 c1
,
3B
p=
A + c2 + c1
,
3
C
1 =
1
B
A 2c1 + c2
3
2
3
3
3
2
Limpresa 1 `e dunque disponibile a pagare allimpresa 2 un ammontare pari a
2
1 A 2c2 + c1
min
B
3
purche questa si astenga dal partecipare al mercato. Contemporaneamente, limpresa 2 sa di poter chiedere
allimpresa 1 fino a
max
(
A c1
2
2
A 2c1 + c2
3
2 )
Tra questi due estremi, min < max , si svolge la trattativa tra le due imprese.
2. La fragilit`
a dei cartelli
Sebbene i cartelli rappresentino una soluzione efficiente al problema di come allocare la produzione
allinterno di un determinato insieme di imprese operanti sullo stesso mercato, tuttavia non `e una soluzione
nel senso di Nash. Ci`
o praticamente significa che non `e verificata la condizione per la quale, date le scelte
degli altri componenti il cartello, la singola impresa ha incentivo a modificare le proprie scelte. In altre
parole, nonostante lefficienza, le imprese partecipanti ad un cartello hanno un incentivo a violare gli accordi
produttivi.
62
10. LA COLLUSIONE
Consideriamo infatti il caso di costi identici (dunque tutte le imprese producono). Ricordiamo dalla
(10.1) che i prezzi ammontano a
p=
MC
1 + p
Ricalcolando il livello ottimale della produzione per la singola impresa si ottiene la condizione seguente del
primo ordine:
(10.9)
Ci`
o significa che in corrispondenza dellequilibrio collusivo esiste un forte incentivo per le imprese che partecipano al cartello ad accrescere la produzione. La ragione sta nuovamente nel fatto che, laddove prevalga il
criterio del profitto individuale, nascono delle esternalit`a: il cartello non accresce la produzione poiche tiene
conto del complessivo impatto di tale decisione sui prezzi ma la singola impresa riversa parte di tale impatto
sui profitti delle rimanenti imprese e dunque dalla decisione di accrescere la produzione sopporta un costo
assai minore, proporzionato alla propria quota di mercato.
La formazione di cartelli `e dunque un elemento problematico per la teoria economica, una sorta di
paradosso. E non solo nel caso in cui alcune imprese siano meno efficienti di altre, visto in precedenza. Di
quali strumenti deve dotarsi un cartello per poter bilanciare gli incentivi individuali a rompere gli accordi?
Si noti che il problema ha una portata assai pi`
u ampia e ricade nel vasto capitolo dei beni pubblici.
Laccordo collusivo considerato qui non `e diverso da molte situazioni nelle quali esiste un bene comune ed un
costo individuale che `e necessario sostenere affinche tale bene sia reso disponibile. Lesempio pi`
u evidente `e
quello nel quale, dato il contributo cn sostenuto dallindividuo n-mo, lammontare del bene fornito `e pari a
PN
N 1 n=1 xn , la media dei contributi di tutti i partecipanti. Possiamo allora immaginare che la funzione di
utilit`
a dellindividuo ennesimo sia
PN
Un (x1 , . . . , xN ) = b
n=1
xn
cxn
4. COLLUSIONE MULTIPERIODALE
63
3. La fragilit`
a dei cartelli nel modello lineare
Ritorniamo ulteriormente sul modello (3.4) di pagina 19. Il profitto di collusione corrisponde a quello
monopolistico ed ammonta dunque per la singola impresa a
2
Ac
1
n =
BN
2
Consideriamo il caso in cui la prima impresa prenda in esame la possibilit`a di deviare da un tale accordo.
N 1Ac
In tal caso essa prende per data la produzione x
1 =
realizzata dalle imprese concorrenti. La
N
2B
massimizzazione del profitto produce come risultato la condizione seguente:
c = A Bx
1 2Bx1
da cui si ricava
A c Bx
1
AcN +1
=
2B
4B
N
Dunque la quantit`
a complessiva e il prezzo sono pari rispettivamente a
x1 =
A(N + 1) + c(3N 1)
A c 3N 1
e p=
4B
N
4N
Conseguentemente il profitto di deviazione per limpresa 1 ammonta a
2
2
Ac
N +1
(N + 1)2
(N 1)2 + 4N
1 = 1
= 1
= 1
> 1
4B
2
N
4N
4N
x=
(T ) =
T
X
t=1
t
(1 + r)t
dove t `e il profitto conseguito in ogni singolo periodo e r `e il tasso di interesse che supporremo costante nel
tempo. Lobiettivo dellimpresa `e dunque il valore attuale del flusso di profitti futuri. Poniamo = (1+r)1 .
Lesistenza di una serie di periodi futuri, ossia della ripetizione del gioco, modifica le conclusioni raggiunte precedentemente perche ora, a differenza del gioco uniperiodale, le conseguenze delle azioni correnti
potrebbero aversi nei periodi successivi. Se ad esempio un impresa viola gli accordi di cartello potrebbe nei
periodi successivi subire costi che non si colgono nellambito di un solo periodo.
Consideriamo ad esempio la strategia cosiddetta tit-for-tat o anche trigger strategy. Limpresa segue
la strategia collusiva fintanto che non si verifica una violazione e la abbandona in favore del criterio della
massimizzazione del profitto individuale appena si verifica una violazione. Ci chiediamo se giocare una simile
strategia sia un equilibrio di Nash.
La risposta dipende dalla durata del gioco, in particolare dal fatto che lorizzonte sia finito o meno. Se
`e finito, la risposta `e negativa come `e facile comprendere dal seguente ragionamento. Il gioco che si gioca
nellultimo periodo `e a tutti gli effetti un gioco uniperiodale, dunque se anche nessuna impresa ha violato i
patti precedentemente, senzaltro lo faranno tutte nellultimo periodo. Il penultimo periodo, essendo noto
lesito del gioco in quello successivo, `e anchesso assimilabile ad un gioco uniperiodale e pertanto nessuna
impresa ha incentivo a rispettare i patti. Ragionando in questo tipico procedimento allindietro si giunge alla
64
10. LA COLLUSIONE
conclusione che le imprese non rispetterebbero mai laccordo di cartello. In effetti questo comportamento
sleale `e un equilibrio di Nash poiche, se perseguito da tutte le altre imprese, nessuna, individualmente
considerata, avrebbe interesse a comportarsi diversamente. Dunque anche nel contesto multiperiodale al
collusione non `e un equilibrio di Nash se il gioco si ripete un numero finito di volte.
Consideriamo ora il caso del gioco di durata infinita, in cui la funzione obiettivo `e dunque
(10.11)
t t
t=1
La differenza, rispetto al caso con orizzonte finito considerato in precedenza, sta nel fatto che non esiste ora
un periodo finale nel quale le azioni delle imprese sono prive di conseguenze successive e dunque il problema
non pu`
o vedersi come la somma di tanti giochi uniperiodali. Per verificare se giocare la trigger strategy sia
un equilibrio di Nash, identifichiamo tre distinti livelli di profitto uniperiodale. Il profitto di collusione, di
e rispettivamente. Si noti che, dallanalisi precedente, corrisponde
deviazione e individualistico, ,
a quello conseguito violando laccordo che viene invece
allequilibrio di Cournot, a quello di collusione e
> > .
rispettato dagli altri. Naturalmente, come abbiamo gi`a visto,
Immaginiamo che tutte le imprese giochino la trigger strategy e valutiamo se ad una singola impresa
risulti conveniente allontanarsi dalle regole del cartello ad una qualche data futura, T . In tal caso, fino alla
data T nessuno ha ancora deviato e quindi il profitto conseguito `e quello cooperativo; alla data T limpresa
per ricevere da T + 1 in poi, causa la strategia giocata dagli
rompe gli accordi conseguendo il profitto
altri. Dunque
t =
per t < T
per t = T
per t > T
da cui si ottiene ,
T +1
T
T
T +
) (
)]
+
=
+
[(
1
1
1
1
) (
) la quale si interpreta come il
La risposta sta dunque nel segno della grandezza (
guadagno netto scontato di una deviazione dagli accordi di cartello. In particolare il profitto intertemporale
`e funzione crescente di T se e solo se (si ricordi che < 1)
(10.12)
< = +
1
r
ossia
(10.13)
r<
ovvero
>
In tal caso la strategia ottimale prevede che si ponga T = ossia che si rispettino gli accordi e dunque si segua
la trigger strategy la quale risulta pertanto un equilibrio di Nash. Nel caso opposto, se la (10.12) `e violata,
allora converr`
a violare gli accordi e, in particolare, farlo quanto prima possibile: in effetti in presenza di un
tasso di sconto conviene conseguire subito lextraprofitto relativo alla rottura del cartello anziche attendere.
Si noti che il lato destro della (10.12) dipende in modo inverso dal tasso di interesse. Un innalzamento di
questultimo di entit`
a sufficiente a invertire la disuguaglianza rende conveniente abbandonare la strategia
del colpo su colpo per allontanarsi dal cartello. Lorizzonte temporale infinito e il taso di interesse basso
contribuiscono a rendere maggiormente oneroso il costo di abbandonare il cartello.
j
T +1
1Utilizzando la nota formula per la quale PT t =
.
t=j
4. COLLUSIONE MULTIPERIODALE
65
Lanalisi precedente potrebbe dare limpressione che la stabilit`a dei cartelli dipenda in modo esclusivo
dal tasso di interesse e non dalle misure poste in essere dal cartello stesso. Ci`o tuttavia non `e del tutto
corretto in quanto la durata del periodo t, t + 1 pu`o interpretarsi come il tempo necessario al cartello per
verificare eventuali deviazioni e procedere a punirle. Quanto pi`
u breve si fa questo periodo tanto inferiore
dovr`
a essere il tasso di interesse da applicare e dunque quanto pi`
u efficace la deterrenza e stabile il cartello.
4.1. Il modello di Bertrand. Nel caso ad esempio del modello di Bertrand, la collusione consente
alle imprese di fissare il prezzo al livello di monopolio e dunque conseguire profitti complessivi pari a quelli
del monopolista. Consideriamo un cartello di N imprese: = N 1 mon . Rompendo gli accordi limpresa
deviante abbassa di pochissimo il prezzo e si accaparra lintero mercato percependo pertanto profitti pari
= mon . Infine se nessuna impresa coopera ciascuna vende al costo marginale e i
approssimativamente a
profitti sono nulli = 0. La (10.12) diventa pertanto
1
N 1
da cui si comprende che la possibilit`
a di mantenere gli accordi dipende in modo (inverso) dal numero delle
r<
imprese partecipanti. Questa conclusione ripristina almeno in parte un principio che pareva contraddetto
dal modello statico di Bertrand e cio`e quello per il quale lesito concorrenziale `e maggiormente verosimile
in presenza di numerose imprese. In effetti parlando del modello di Bertrand non avevamo considerato in
modo esplicito la possibilit`
a per le imprese di colludere tra loro.
4.2. Il modello di Cournot. Nel caso di concorrenza alla Cournot abbiamo in caso di collusione, come
nel caso visto pi`
u sopra, le imprese riescono a produrre in corrispondenza della configurazione di monopolio.
Il profitto individuale ammonta dunque a
1
=
BN
Ac
2
2
Se una delle imprese devia da tale accordo far`a senzaltro profitti pi`
u elevati. Consideriamo il caso del
modello lineare (3.4) visto sopra.
Se le imprese non colludono ed operano secondo il tradizionale modello di Cournot, allora il loro profitto
2
1 Ac
sar`
a, come gi`
a visto, =
. Pertanto il cartello potr`a sopravvivere se e solo se
B N +1
r<
(N 1)2
4
4N
<
2
2
(N + 1) N + 3
N
Possiamo notare che il termine di destra `e senzaltro minore di 1 per ogni N 1 e che tende a 0 quando N
aumenta. Dunque anche nel caso del modello di collusione con strategie di quantit`a laumento del numero
delle imprese rende sempre pi`
u difficile mantenere gli accordi di collusione. Si noti che la conclusione non
dipende ne dai parametri del mercato (e particolarmente dalla dimensione A del mercato) ne dalla struttura
dei costi marginali. Naturalmente parte di queste conclusioni potrebbe mutare al di fuori del modello lineare
considerato qui.
Parte 5
Abbiamo gi`
a avuto alcune occasioni di osservare nei capitoli precedenti che il prezzo prevalente sul
mercato `e influenzato non solo dalla concorrenza delle imprese che operano in esso ma anche da quella
esercitata da imprese che potrebbero farvi ingresso. Si tratta di un tema cruciale delleconomia industriale
sia sul lato della teoria che delle applicazioni.
Questa osservazione ci introduce al tema oggetto di questultima parte nella quale vogliamo studiare un
mercato caratterizzato da imprese in posizione asimmetrica, alcune gi`a operanti o, come si dice, insediate ed
altre potenziali entranti. In molti casi sar`
a sufficiente limitarsi a considerare due sole imprese. Le domande
che ci interessa porre sono: quale influenza esercita la presenza di imprese potenziali entranti sul mercato?
esistono strategie tramite le quali le imprese insediate possono scoraggiare lingresso di nuove imprese e quali
sono i relativi costi?
Tre sono i punti cruciali da tenere a mente. Primo: la decisione di entrare o meno in un mercato
sta a monte di qualunque altra quali quelle inerenti la quantit`a prodotta o il prezzo di vendita. Pertanto,
nella logica degli equilibri perfetti nei sottogiochi `e la decisione che deve essere presa per ultima, una volta
determinate le scelte ottime nel caso limpresa entri o non entri. Secondo, la scelta di entrare dipende in
modo cruciale dal comportamento che ci si attende dalle imprese gi`a operanti in risposta allingresso di
un nuovo concorrente. Questo punto `e determinante e caratterizza le differenze che intercorrono tra i vari
approcci. Terzo, il problema perde ogni interesse se limpresa insediata ha la possibilit`a di rivedere le proprie
strategie di prezzo/quantit`
a in modo istantaneo. Infatti in tal caso essa non `e tenuta a prendere nessuna
decisione prima dellingresso dellimpresa potenziale concorrente potendo aspettare leffettivo ingresso sul
mercato.
CAPITOLO 11
I mercati contendibili
La contendibilit`
a1 vuole essere una nozione diversa da quella di concorrenza, sebbene ad essa correlata.
In questo approccio le imprese non operanti sul mercato possono esercitare un modo assai specifico di
competere con quelle insediate ossia possono decidere di partecipare temporaneamente al mercato secondo
una strategia comunemente detta hit and run. Se le imprese insediate producono al di sopra dei propri costi
medi (e dunque realizzano profitti), allora una nuova impresa che pure non potrebbe stabilmente operare sul
mercato riuscirebbe tuttavia ad entrare sul mercato e vendere la propria produzione ad un prezzo inferiore
rispetto a quello fissato dallimpresa insediata. Cos` facendo essa si accaparrerebbe unampia parte di mercato
e conseguirebbe profitti positivi. Naturalmente i presupposti perche una tale strategia risulti fattibile sono
necessari alcuni requisiti: (i ) che non vi siano rilevanti costi irrecuperabili (o sunk costs) i quali inciderebbero
sulla profittabilit`
a di una simile strategia e (ii ) che quanto meno nel breve periodo le imprese insediate non
abbiano la possibilit`
a di modificare i propri prezzi e rendere cos` inefficace liniziativa della nuova entrante.
Vediamo di rendere maggiormente precisi questi concetti con una semplice formalizzazione.
1. La contendibilit`
a
Definiamo anzitutto una configurazione di mercato {qn ; p : n = 1, . . . , N } come ammissibile se
N
X
qn = q(p)
pqn C(qn ) 0
n=1
ossia il mercato viene soddisfatto e ciascuna impresa ha profitti non negativi. Si osservi che immaginiamo
unidentica struttura dei costi.
Una configurazione di mercato {qn ; p : n = 1, . . . , N } `e sostenibile se non esiste alcuna coppia (q 0 , p0 )
quantit`
a prezzo tale che q 0 q(p0 ), p0 p e p0 q 0 C(q 0 ) 0. In altre parole affinche la configurazione sia
sostenibile non deve essere possibile che unimpresa offrendo un prezzo inferiore riesca a coprire una parte
del mercato e fare profitti positivi.
Un mercato si dice contendibile se non ammette equilibri che non siano sostenibili. Non `e difficile
concludere che in un mercato contendibile i prezzi di equilibrio devono trovarsi in corrispondenza del minimo
dei costi medi e che pertanto i profitti devono essere nulli. Evidentemente questa `e la stessa conclusione valida
per la concorrenza perfetta. La differenza per`o rispetto al modello concorrenziale sta nel fatto che in un
equilibrio contendibile, cos` come nellequilibrio del modello di Bertrand, il numero delle imprese potrebbe
` altres` ovvio che un equilibrio concorrenziale `e anche
in linea di principio anche essere assai limitato. E
sostenibile.
Dunque luguaglianza tra prezzo e costo medio `e un condizione necessaria. Possiamo osservare che anche
altre condizioni necessarie devono valere. Notiamo anzitutto che se la configurazione {qn ; p : n = 1, . . . , N } `e
PN
C(q 0 )
sostenibile e q = n=1 qn , allora necessariamente deve valere p
per qualunque livello di produzione
q0
1In questa parte seguiamo abbastanza da vicino il testo di Polo [4]
69
70
Costi Medi
(11.1)
n = 1, . . . , N
In una configurazione sostenibile, dunque, tutte le imprese si trovano a produrre in corrispondenza del
minimo dei costi medi sul tratto [0, q]. Nella Figura 11.1, ad esempio, viene illustrata una configurazione di
mercato che non `e sostenibile, in quanto il prezzo non corrisponde al minimo dei costi medi sul tratto [0, q].
Ci`
o significa che non vi possono essere inefficienze dal lato dei costi2. Inoltre, necessariamente,
N
X
n=1
ed, in particolare,
PN
n=1
C(qn ) = inf
C(q 0 )
0
q q
N
X
qn
inf
C(q 0 )
0
q 0 q
q
n=1
superadditivit`
a per la quale la suddivisione delloutput tra pi`
u imprese produce una riduzione dei costi
complessivamente sostenuti dal mercato. Dunque la contendibilit`a promuove lefficienza anche in presenza di
costi medi decrescenti e dunque di rendimenti di scala crescenti. Si veda la Figura 11.2 per una illustrazione
grafica. In tal senso si tratta di un ampliamento delle classiche propriet`a del modello competitivo.
2. Le strategie
Immaginiamo due imprese che producano con costi variabili costanti e pari a c e costi fissi totali pari a
F . Una delle due imprese `e gi`
a insediata sul mercato ed `e indicata col suffisso i; laltra decide se entrare per
un solo periodo e viene indicata col suffisso e.
2Si raffronti questa conclusione con quella raggiunta a proposito della distribuzione delle quote produttive allinterno di
un cartello.
2. LE STRATEGIE
71
Costi Medi
Ci (q) = cq + F
Ce (q) = cq + F +
dove `e il costo in cui incorre limpresa entrante quando, al momento di smobilizzare i popri investimenti,
tenta di recuperare i costi fissi sostenuti. Potremmo pensare a come ad un costo di liquidazione o anche
come ad un costo di uscita dal mercato.
La sequenza delle mosse `e la seguente: inizialmente limpresa i sceglie il prezzo pi ; in seguito la seconda
impresa sceglie se entrare; infine e, se entra, fissa il proprio prezzo pe . Per trovare un equilibrio di Nash
perfetto nei sottogiochi procediamo a ritroso.
Supponiamo che e abbia deciso di entrare. Fissare pe pi naturalmente non consente alcun profitto,
mentre per c < pe < pi limpresa avr`
a interesse, col la struttura dei costi vista pi`
u sopra, a produrre
quanto pi`
u possibile perche ci`
o riduce i costi medi: dunque qe = q(pe ) e i profitti conseguiti saranno e =
(pe c)qe F dunque saranno positivi se e solo se
pi pe c +
F +
F +
>c+
pmin
q(pe )
q(pi )
Dunque entrando limpresa e realizza profitti positivi se e solo se pi > pmin ; se tale disuguaglianza non vale,
allora, potendo comunque conseguire profitti nulli senza entrare sul mercato, limpresa e preferir`a restare
fuori dal mercato.
Quanto allimpresa i essa sa che se fissa pi > pmin allora limpresa entrante potr`a mettere in atto una
strategia hit and run ed accaparrarsi tutto il mercato, lasciando allimpresa i di sostenere i costi fissi pari a
F : dunque i = F . Diversamente, per pi pmin , limpresa i sa di aver scongiurato lingresso di e e che
dunque pu`
o fissare i prezzi a piacere. Essa dunque sceglier`a pi = min{pmin , pm } pi dove pm `e il prezzo di
monopolio. Immaginando che i profitti realizzati in corrispondenza a pi = pi siano positivi si conclude che
la scelta ottimale sar`
a pi = pi e limpresa e non entra.
Naturalmente potrebbe benissimo darsi il caso in cui pi = pm in cui limpresa insediata `e libera di fissare
il prezzo al suo livello di monopolio senza incorrere nel rischio di unentrata hit and run sul mercato. Ci`
o
72
accade se pmin > pm e in particolare quando `e sufficientemente elevato. Allestremo opposto potremmo
trovare il caso in cui i profitti realizzati in corrispondenza di pi sono negativi, sebbene necessariamente
maggiori di F , e dunque la configurazione di mercato risulterebbe non sostenibile.
Spesso tra gli esempi citati a supporto della teoria dei mercati contendibili si ritrova quello delle rotte aeree nel quale lingresso su di una particolare rotta non implica in genere costi fissi3. In assenza di
regolamentazioni eccessivamente protettive, lingresso anche solo temporaneo di una compagnia su di una
determinata tratta `e pressoche privo di impedimenti. Tuttavia questo stesso esempio non soddisfa una delle
condizioni della teoria dei mercati contendibili ossia che per limpresa insediata occorra del tempo per rivedere le proprie strategie di prezzo. Chiaramente se una tale revisione `e istantanea, allora non vi `e alcun
bisogno di ribassare preventivamente il prezzo paventando lingresso di una nuova concorrente.
3. Le barriere strategiche allentrata
La teoria dei mercati contendibili ci offre lesempio di una situazione nella quale limpresa gi`a insediata
riesce ad impedire lingresso di una nuova concorrente grazie ad una profonda asimmetria che contraddistingue le due imprese e che, in ultima istanza, si risolve nel fatto che limpresa insediata ha il vantaggio della
prima mossa e pu`
o farne uso per influenzare il gioco a proprio vantaggio.
Questa osservazione richiama un tema importante nella teoria dei giochi, ossia quello della credibilit`
ae
della differenza tra minaccia e impegno irreversibile.
rotta ad unaltra.
Parte 6
Esercizi e soluzioni
Esercizio 1. , [3, pp. 88-89] Sia una relazione di preferenza su X e siano e le corrispondenti relazioni
di preferenza debole e di indifferenza. Si dimostri quanto segue:
(1) `e asimmetrica se e solo se `e completa;
(2) `e negativamente transitiva se e solo se `e transitiva;
(3) `e asimmetrica, irriflessiva e negativamente transitiva solo se `e riflessiva, simmetrica e transitiva.
Esercizio 2.
, [3, pp.
implicitamente su X col dire che (x1 , x2 ) (x01 , x02 ) se ricorre una di queste due circostanze:
(1) x1 > x01 ;
(2) x1 = x01 e x2 > x02 .
Si mostri che queste preferenze sono asimmetriche e negativamente transitive ma non ammettono una
rappresentazione numerica.
Soluzione dellesercizio 2. Anzitutto x1 > x01 esclude x1 = x01 e dunque esclude x0 x. Daltronde, anche
x1 = x01 e x2 > x02 esclude tanto x01 > x1 che x?2 > x2 e dunque nuovamente esclude x0 x. Lordinamento
`e dunque asimmetrico. Poniamo che x y e che z sia arbitrario. Allora o si ha x1 > y1 nel qual caso deve
valere anche z1 > y1 (e dunque z y) oppure z1 < x1 (e dunque x z) oppure x1 = y1 ma x2 > y2 nel
qual caso deve anche aversi o z1 > y1 (e dunque z y) oppure z1 < x1 (e dunque x z) oppure ancora
x1 = z1 = y1 e x2 > z2 (e dunque ancora x z) oppure z2 > y2 ( e dunque ancora z y). Tuttavia `e
75
76
Esercizio 3. , [5, p. 118] Un consumatore ha una funzione di utilit`a indiretta del tipo:
Y
min{p1 , p2 }
V (p1 , p2 , Y ) =
p1
Y
V (p, Y ) =
p2
se
p1 < p2
se
p1 = p = p2
se
p1 > p2
Notiamo che per p1 6= p2 la funzione `e differenziabile sia rispetto a Y che a p1 e a p2 . Si pu`o pertanto
utilizzare la relazione nota come legge di Roy (2.18) per determinare la funzione di domanda di ciascuno dei
due beni:
xi (p, Y ) =
V (p, Y ) /pi
V (p, Y ) /Y
i = 1, 2
Si ottiene pertanto:
p1
x1 (p, Y ) =
?
se
p2
x2 (p, Y ) =
?
p1 < p2
se p1 = p = p2
se p1 > p2
se
p1 > p2
se p1 = p = p2
se p1 < p2
In altri termini lintero reddito viene speso nel bene meno costoso. Gi`a da questa formulazione verbale
emerge come il consumatore sia del tutto indifferente tra i due beni ma si limiti a considerare i rispettivi
prezzi.
La funzione di spesa si ottiene dalla (2.15) ponendo
e(p, u)
=u
min{p1 , p2 }
e dunque
e(p, u) = u min{p1 , p2 }
Per quel che concerne la funzione di utilit`a diretta, osserviamo che xi (p, Y ) non `e definita per p1 = p2
mentre in ogni altra situazione vale la relazione
min{p1 , p2 } =
77
Y
x1 + x2
78
Poiche in ogni caso con preferenze non sazie p1 x1 + p2 x2 = Y si vede facilmente che tale relazione vale in
realt`
a per ogni coppia di prezzi positivi. Dunque concludiamo
V (p, Y ) =
Y
= x1 + x2
Y /(x1 + x2 )
e siccome V (p, Y ) = U (x1 , x2 ) possiamo congetturare che U (x1 , x2 ) = x1 + x2 sia una possibile rappresentazione delle preferenze. In effetti, se sostituiamo il vincolo di bilancio (con segno di uguaglianza) nella
funzione di utilit`
a otteniamo
Y
p1
+
x1 1
p2
p2
La derivata rispetto a x1 `e sempre crescente (risp. decrescente) se e solo se p1 < p2 (risp. p1 > p2 ) il che
porta alla scelta di massimizzare la spesa in x1 ponendo uguale a 0 la quantit`a acquistata di x2 .
Y
p1 + p2
Soluzione dellesercizio 4. Si procede come nel caso precedente, per determinare la funzione di domanda di
ciascuno dei due beni:
xi (p, Y ) =
V (p, Y ) /pi
Y /(p1 + p2 )2
Y
=
=
V (p, Y ) /Y
1/(p1 + p2 )
p1 + p2
i = 1, 2
Notiamo implicitamente che V (p, Y ) /Y > 0 e che dunque le preferenze dovranno essere monotone. Inoltre,
sfruttando la (2.15) si conclude che la funzione di spesa avr`a la forma seguente
e(p, u) = (p1 + p2 )u
Consideriamo il caso di preferenze continue, prendiamo il reddito per dato e scriviamo pn2 = 2n e pn1 =
1 2n . Evidentemente, pn1 + pn2 = 1 e dunque la quantit`a domandata dei due beni rimane invariata al
pn
variare dei prezzi e pari a Y . Poniamo y1n = Y 2n , y2n = Y + 1n 2n e y n = (y1n , y2n ). Evidentemente
p2
pn1 y1n + pn2 y2n = Y . Siccome il paniere x `e il migliore tra quelli che soddisfano il vincolo di bilancio si ha
x y n ; inoltre y n (Y, Y + 1) > (Y, Y ). Ne risulta, se le preferenze sono continue, che (Y, Y + 1) (Y, Y )
e dunque che U (x1 , x2 ) = min{x1 , x2 } `e una possibile rappresentazione delle preferenze. Non `e difficile
verificare che in effetti `e questo il caso.
Y
pi + 2pj
i, j = 1, 2, i 6= j
ed assumete che il paniere x1 (p, Y ), x2 (p, Y ) sia strettamente preferito ad ogni altro x tale che p x Y .
(1) Qual `e la funzione di utilit`
a diretta?
(2) Quali le preferenze?
79
Soluzione dellesercizio 5. Anche in questo caso si tratta di risalire dalla funzione di domanda marshalliana
alla funzione di utilit`
a. Nuovamente facciamo uso della definizione
Soluzione dellesercizio 6.
(1) Il monopolista risolve il seguente problema di massimizzazione4:
max(p c)(a bp)
p
monopolista:
q=
a bc
Ac
=
2
2B
dq p
dp q
suo denominatore diminuisce: lelasticit`a della domanda al prezzo `e dunque funzione crescente del
parametro b. Questo risultato poteva essere ricavato anche in modo pi`
u intuitivo: Ricordiamo,
4Limpostazione di questo problema `
e diversa da quella vista in classe poich
e la massimizzazione avviene rispetto al prezzo
anzich
e alla quantit`
a. Tuttavia la differenza `
e irrilevante poich
e il monopolista, controllando la quantit`
a, esercita un pieno
controllo sul prezzo. Si noti che la funzione di domanda inversa `
e p = A Bq con B = b1 e A = a/b
81
82
infatti, che la pendenza della curva di domanda inversa `e nel caso in esame `e 1/b = B e che, a
parit`
a di unit`
a di misura, date due curve di domanda, quella con pendenza inferiore presenta una
maggiore elasticit`
a.
(3) Calcoliamo , ovvero lelasticit`
a della domanda nel punto dequilibrio:
=
A+c
a + bc
=
a bc
Ac
Dal momento che il numeratore della frazione `e chiaramente maggiore del denominatore e questultimo `e positivo, > 1: il punto dequilibrio cade sul tratto elastico della curva di domanda. Questo
risultato ha valenza generale. Infatti il ricavo marginale nel nostro caso `e M R = p (pa p)q.
Sfruttando la formula per il calcolo dellelasticit`a al prezzo, il ricavo marginale pu`o essere riscritto
come
M R = p(1 1/)
Dal momento che, in equilibrio, il monopolista uguaglia il beneficio marginale del produrre ununit`
a
aggiuntiva (M R) con il costo addizionale che ci`o comporta (M C), e che il costo marginale `e maggiore
o uguale a 0, abbiamo che:
p(1 1/) = M R = M C 0
ovvero 1 1/ 0 che equivale alla condizione 1. In altre parole, lequilibrio di monopolio cade
sempre nel tratto elastico della curva di domanda dove, cio`e, lelasticit`a della domanda al prezzo
supera lunit`
a.
a q
dove q indica la
b b
(1) Rappresentate graficamente la curva di domanda, avendo cura di specificare le sue intercette e la
pendenza.
(2) Calcolate lequilibrio di concorrenza perfetta ed indicatelo sul grafico.
(3) Determinate il surplus del consumatore, del produttore e totale. A quali aree corrispondono sul
grafico?
(4) Supponete, ora, che sul mercato operi una sola impresa e calcolate lequilibrio di monopolio.
(5) Determinate il surplus del consumatore, del produttore e totale in questa nuova situazione, ed
offritene una rappresentazione grafica.
(6) Mostrate come varia la perdita secca di monopolio al variare del parametro b.
Soluzione dellesercizio 7. La curva di domanda si rappresenta come segue:
(1) Si veda la Figura 11.3.
(2) In concorrenza perfetta le imprese, price taker, fissano un prezzo pari al costo marginale: p = c.
Sostituiamo la funzione di domanda e otteniamo:
a q
= A Bq = c
b
b
Da cui si ricavano facilmente la quantit`a ed il prezzo dequilibrio in concorrenza perfetta: q = a bc
e p = c. Graficamente la situazione `e raffigurata nella Figura 3.1.
83
A = a/b
B =
1
b
a = A/B
Ac
(A c)2
=
2B
2B
Il surplus del produttore `e pari al suo profitto. Dal momento che le imprese perfettamente concorrenziali applicano un prezzo pari al costo medio e marginale, ottengono profitti nulli: = 0. Il
surplus totale (W ) `e dato dalla somma del sovrappi`
u del consumatore e del produttore. Nel nostro
caso esso coincide con CS:
W =
(A c)2
2B
A+c Ac
(A c)2
)
=
2
4B
8B
(A c)2
4B
(A c)2
3(A c)2
(A c)2
(a bc)2
=
=
2B
8B
8B
8b
84
Esercizio 8. Considerate un mercato monopolistico con costi marginali (e medi) costanti e pari a c e
funzione di domanda, non lineare, del tipo q = p , dove q indica la quantit`a, p il prezzo e > 1.
(1) Determinate il prezzo e la quantit`a dequilibrio.
(2) Determinate il prezzo e la quantit`
a dequilibrio nellipotesi che lo stesso mercato operi in concorrenza
perfetta.
(3) Calcolate la perdita secca di monopolio e rappresentatela graficamente.
Esercizio 9. Un monopolista fronteggia la seguente curva di domanda: p = ab ln q, dove p indica il prezzo
e q la quantit`
a.
(1) Determinate lelasticit`
a della domanda al prezzo.
(2) Supponendo che i costi marginali (e medi) siano costanti e pari a c, determinate il prezzo e la
quantit`
a dequilibrio Determinate lelasticit`a della domanda al prezzo.
Soluzione dellesercizio 9.
(1) Lelasticit`
a ammonta a
=
dq p
q a b ln q
a b ln q
=
=
dp q
b
q
b
(2) Si ha
b
q + p = c ossia
q
p=c+b
acb
b
q=e
Esercizio 10. Considerate un mercato sul quale sono presenti tre imprese, che offrono un prodotto omogeneo
con costi marginali (e medi) nulli. La funzione di domanda inversa `e p = 1 q dove q rappresenta la quantit`
a
e p il prezzo. Le imprese competono alla Cournot.
(1) Calcolate le quantit`
a, i profitti ed il benessere sociale in equilibrio. Rappresentate graficamente.
(2) Nellipotesi che le imprese 1 e 2 si fondano, dando origine ad una nuova impresa 0 (che compete
alla Cournot con la restante impresa 3, calcolate le quantit`a, i profitti ed il benessere sociale in
equilibrio. Rappresentate graficamente.
(3) Ritenete che ci siano incentivi alla fusione? La fusione `e auspicabile dal punto di vista sociale?
Perche?
(4) Nellipotesi che tutte e tre le imprese si fondano, dando origine ad ununica realt`a produttiva,
calcolate la quantit`
a, il profitto ed il benessere sociale. Rappresentate graficamente.
(5) Confrontate i punti (1), (2) e (4) in termini di sovrappi`
u del consumatore e commentate
1 q1
1 q2 q3
=
,
2
2
q2 =
1 q1 q3
,
2
q3 =
1 q1 q2
2
1 qj
2
85
86
1
3
(ovviamente, essendo le imprese simmetriche sul lato dei costi, esse producono la stessa quantit`
a)
Sostituendo nella funzione di domanda si conclude:
p =
1
,
3
CS =
2
,
9
i =
1
,
9
W =
4
9
(3) Per capire se ci sono incentivi alla fusione, occorre considerare il punto di vista delle imprese 1
e 2, ovvero quelle coinvolte dalla fusione stessa. Confrontando i loro profitti al punto 1) e 2),
concludiamo che non vi `e incentivo alcuno, in quanto 1/16 > 1/18. Inoltre, confrontando W e
W , notiamo che la fusione non aumenta il benessere sociale, infatti 15/32 > 4/9.
(4) Se tutte le imprese con costi uguali si fondono in ununica realt`a produttiva, il mercato diventa
monopolistico. Il monopolista, secondo quanto visto nel testo, produrr`a la quantit`a q =
Ac
2B
1
2
da cui si conclude
p =
1
,
2
CS =
1
,
8
1
,
4
W =
3
8
(5) Mano a mano che il numero di imprese si riduce, il mercato diventa sempre pi`
u concentrato e,
dunque, il sovrappi`
u dei consumatori diminuisce: CS = 9/32 > CS = 2/9 > CS = 1/8.
Esercizio 11. Considerate un mercato nel quale N > 1 imprese competono alla Cournot. La domanda di
mercato `e p = A Bq, dove p indica il prezzo, q la quantit`a complessivamente prodotta, mentre A e B sono
parametri positivi; limpresa i-esima presenta costi totali Ci = cqi , con c > 0.
(1) Calcolate il prezzo e la quantit`
a dequilibrio.
(2) A quanto ammontano i profitti della i-esima impresa in equilibrio? Mostrate che essi sono funzione
decrescente di N .
(3) Supponete, ora che le n imprese si fondano, dando origine ad ununica impresa. Calcolate il prezzo
e la quantit`
a dequilibrio.
(4) Ritenete che ci siano incentivi alla fusione, dal punto di vista della i-esima impresa? Perche?
A B qn c
2B
Dal momento che le N imprese presentano gli stessi costi, possiamo procedere per simmetria e
porre qn = (N 1)qn ottenendo (si veda la (5.6)):
qn =
Ac
B(1 + N )
p =
A + Nc
1+N
87
(2) In base ai risultati precedenti, i profitti della generica impresa i, in equilibrio, risultano pari a
2
Ac
1
i =
N +1
B
Dalla formula risulta chiaro che, allaumentare di N diminuiscono i profitti della i-esima impresa,
poiche N si trova al denominatore.
(3) Se le N imprese con costi uguali si fondono, il mercato diventa monopolistico e dunque, come
sappiamo,
Ac
A+c
, p=
2B
2
(4) Per capire se ci sono incentivi alla fusione, da parte della i-esima impresa, dobbiamo confrontare i
q=
n =
Esercizio 12. Considerate due imprese che competono sulla quantit`a, fronteggiando una funzione di domanda p = 4 q, dove p indica il prezzo e q = q1 + q2 . Limpresa 1 presenta costi totali C1 = q1 ,
C2 = 2q2 .
(1) Determinate prezzo, quantit`
a e profitti delle due imprese in equilibrio ed offritene una rappresentazione grafica.
(2) A quanto ammontano surplus dei consumatori e benessere sociale? Rispondete graficamente ed
analiticamente.
Esercizio 14. Un turista che desideri raggiungere le Canarie da Milano pu`o scegliere tra due compagnie
aeree: AriaEuropa (AE) e Iberica (I). Esse offrono un servizio assolutamente identico e competono sulla
quantit`
a (ovvero, in questo caso, sul numero di passeggeri trasportati). I costi totali per le due imprese sono:
88
CAE = 2qAE e CI = 4qI , dove qAE e qI indicano, rispettivamente, il numero di passeggeri trasportati da
AriaEuropa e Iberica.
(1) Sapendo che la domanda di mercato `e p = 12 q, dove q = qAE + qI , determinate lequilibrio e
rappresentatelo graficamente.
(2) A quanto ammontano i profitti delle due imprese in equilibrio? Calcolateli ed indicate sul grafico
le aree corrispondenti.
(3) Determinate lequilibrio nellipotesi che AriaEuropa e Iberica competano nei prezzi, invece che nelle
quantit`
a.
(4) Se le imprese potessero scegliere, quale tipo di competizione preferirebbero? Perche?
Esercizio 15. Due imprese competono sulla quantit`a nel mercato A, caratterizzato da funzione di domanda
q2
lineare del tipo: p = 1 q. I costi di produzione sono pari a C(qi ) = i con i = 1, 2.
2
(1) Calcolate lequilibrio di Cournot.
(2) Supponete, ora, che limpresa 2 abbia la possibilit`a di vendere lo stesso bene, in quantit`a x2 , anche
(q2 + x2 )2
sul mercato B. In questo caso, i suoi costi di produzione, ammontano a
. La funzione di
2
domanda, sul mercato B, `e lineare e pari a p = b x2 . Calcolate le quantit`a dequilibrio nel caso
in cui limpresa 1 sceglie q1 e limpresa 2, simultaneamente, x2 e q2 .
Esercizio 16.
Esercizio 17. Il mercato delle biciclette `e popolato da due imprese, la Ride (R) e la Bike (B), che fronteggiano una curva di domanda del tipo: p = 10 q, dove p indica il prezzo, q la quantit`a complessivamente
prodotta. Le due imprese sono simmetriche sul lato dei costi, con Ci = 2qi , i = R, B.
(1) Considerate in seguente gioco di mercato: al tempo 1 la Ride decide quanto produrre; al tempo 2
la Bike sceglie il suo volume di produzione. Determinate lequilibrio di mercato.
(2) Supponete, ora, che le due imprese scelgano simultaneamente il loro volume di produzione. Determinate il nuovo equilibrio.
(3) Partendo dalla situazione descritta al punto precedente, ritenete che una fusione sarebbe auspicabile
per la Ride? E per la Bike? Spiegate.
(4) Rappresentate graficamente gli equilibri di cui al punto (1), (2), (3) e indicate quale `e preferibile
dal punto di vista dei consumatori.
da cui ricaviamo
8 qR
2
Al primo stadio, limpresa R (leader ) massimizza il suo profitto rispetto alla quantit`a qR , data la
qB
=
funzione di reazione di B
max = (8 (4 qR /2) qR )qR
qR
Ricaviamo
qR
= 4. Dunque
qB
= 2,
q = 6,
p = 4,
R = 8,
B = 4
Pur avendo costi uguali, limpresa leader (R), grazie al vantaggio della prima mossa, riesce ad
ottenere un profitto maggiore.
(2) Se le imprese scelgono simultaneamente il loro volume di produzione, applichiamo il modello di
Cournot. Ciascuna verr`
a a trovarsi lungo la propria curva di reazione
qi =
8 qj
2
90
Fusione
14/3
Cournot
Stackelberg
16/3
qB
= qR
= 2,
p = 6,
B = R = 8
Confrontando i livelli del profitto vediamo che la fusione `e auspicabile per entrambe, in quanto
consente di ottenere profitti maggiori.
(4) Il surplus dei consumatori `e pari allarea della funzione di domanda in corrispondenza del punto
di equilibrio. Essa risulta chiaramente maggiore nel caso dellequilibrio di Stackelberg anziche di
Cournot. Dunque, per i consumatori `e preferibile lequilibrio di Stackelberg.
Esercizio 18. Considerate un duopolio con prodotto omogeneo: le imprese competono sulla quantit`
a e
hanno costi nulli. Limpresa L (Leader ) sceglie qL per prima e limpresa F (Follower ) sceglie qF per seconda.
La curva di domanda di mercato `e p = 1 q.
(1) Individuate la funzione di risposta ottima dellimpresa F , le quantit`a prodotte, il prezzo ed i profitti
delle due imprese in equilibrio.
(2) Supponete, ora, che le due imprese scelgano le quantit`a simultaneamente. Prima che ci`o avvenga, il
proprietario di L (continuiamo a chiamare le imprese L e F anche se, giocando simultaneamente, ha
pi`
u senso parlare di Leader e Follower ) assume un manager che decide qL al suo posto, competendo
con il proprietario di F che decide qF in prima persona. Il proprietario di L offre al suo manager una
91
Esercizio 20. Considerate un mercato nel quale operano tre imprese, che fronteggiano una funzione di
domanda del tipo: p = 1 q e producono con costi marginali (e medi) nulli.
(1) Supponete che le imprese competano nelle quantit`a e che scelgano il volume di produzione ottimale
secondo il timing seguente: al tempo t = 1 limpresa 1 sceglie q1 ; al tempo t = 2 limpresa 2 sceglie
q2 , avendo osservato q1 ; al tempo t = 3, limpresa 3 sceglie q3 , avendo osservato q1 e q2 . Calcolate
le quantit`
a ed il prezzo dequilibrio.
(2) Supponete, ora, che il gioco avvenga in modo simultaneo. Calcolate le quantit`a ed il prezzo
dequilibrio.
(3) Quale delle tre imprese `e indifferente tra le situazioni descritte ai punti 1) e 2)? Perche?
(4) Se la competizione avvenisse nei prezzi, anziche nelle quantit`a, quale delle tre imprese preferirebbe
questa situazione alle precedenti?
Esercizio 21.
Considerate un mercato nel quale N > 1 imprese competono alla Bertrand. La domanda di mercato `e
p = A Bq, dove p indica il prezzo e q la quantit`a complessivamente prodotta, mentre A e B sono parametri
positivi; limpresa i-esima presenta costi totali Ci = cqi , con c > 0.
(1) Calcolate il prezzo e la quantit`
a dequilibrio.
(2) A quanto ammontano i profitti della i-esima impresa in equilibrio?
(3) Supponete, ora che le n imprese si fondano, dando origine ad ununica impresa. Calcolate il prezzo
e la quantit`
a dequilibrio.
(4) Ritenete che ci siano incentivi alla fusione, dal punto di vista della i-esima impresa? Perche?
Esercizio 22.
Considerate due imprese che competono sui prezzi, fronteggiando una funzione di domanda p = 6 q,
dove p indica il prezzo e q la quantit`
a complessivamente prodotta; i costi marginali (e medi) delle due imprese
sono pari a 2.
(1) Determinate i prezzi, le quantit`
a e i profitti delle due imprese in equilibrio.
(2) Supponete ora che, a seguito dellintroduzione di uninnovazione, limpresa 2 riesca ad abbattere i
propri costi marginali, portandoli ad 1. Determinate i nuovi prezzi, quantit`a e profitti in equilibrio.
94
Essendo pm
e evidente che, se limpresa fissasse tale prezzo, non si avrebbe un equilibrio,
2 > 2, `
bens` scatterebbe una guerra di ribasso prezzo con limpresa 1, fino a quando questultima non
uscirebbe dal gioco per valori poco pi`
u bassi dei suoi costi marginali, cio`e per p = 2 . Limpresa
2 adotter`
a, quindi, la seconda delle strategie precedentemente descritte e, in equilibrio fisser`
a:
p = 2 , q = 4 + , 4
Limpresa 1, al contrario, non produrr`a nulla e otterr`a un profitto pari a 0. Questo esercizio mostra
un ulteriore risvolto del paradosso di Bertrand: non solo due imprese che competono nei prezzi,
con costi marginali uguali, pur operando in un mercato estremamente concentrato, ottengono un
profitto pari a quello di concorrenza perfetta, ma la guerra di prezzi `e cos` forte che, qualora una
delle due riesca ad abbassare i propri costi ed a rimanere sola sul mercato, in talune circostanze
(come la nostra) non pu`
o comunque operare da monopolista e deve accontentarsi di applicare un
prezzo inferiore rispetto a quello che massimizzerebbe la sua funzione obiettivo.
Esercizio 23. Considerate un mercato caratterizzato da una curva di domanda inversa p = 1 q. Tale
mercato `e popolato da due imprese, egualmente efficienti, che producono con costi marginali (e medi) nulli.
(1) Calcolate prezzo, quantit`
a, profitti e surplus dei consumatori nel caso le imprese competano alla
Bertrand.
(2) Supponete, ora, che una delle due imprese offra un contratto di esclusiva ai consumatori, che li
impegna ad acquistare solamente da lei, in cambio di una compensazione t. Calcolate il prezzo
dequilibrio, il surplus dei consumatori e la compensazione nel caso in cui i consumatori accettino
il contratto desclusiva. Ritenete che limpresa abbia incentivo ad offrire questo tipo di contratto?
Perche?
(3) Supponete, ora, che le imprese competano alla Cournot. Calcolate quantit`a, prezzo, profitti e
surplus dei consumatori in equilibrio.
(4) Ritenete che una delle due imprese avrebbe convenienza ad offrire un contratto di esclusiva, in
questa nuova situazione? Perche?
(5) Rappresentate graficamente gli equilibri di cui al punto 1), 2) e 3).
1
2
da cui si ricava
1
1
1
1
, q = , = , CS =
2
2
4
8
Per indurre i consumatori allacquisto, limpresa deve offrire loro una compensazione t pari alla
p =
3
8
95
p
1
Monopolio
1/2
Cournot
1/3
Bertrand
1/2
1/3
7
72
Il profitto del monopolista, al netto della compensazione, risulterebbe pari a 11/72 e dunque gli
t = CS CS =
Esercizio 25. Considerate la versione lineare del modello di Hotelling, su di un mercato di lunghezza
unitaria, dove un monopolista offre due variet`a, localizzate agli estremi del segmento. Le preferenze dei
consumatori per la variet`
a i `e descritte dalla funzione di utilit`a u pi (xi t)2 , dove pi indica il prezzo,
xi la variet`
a acquistata, u `e grande e t, la variet`a ideale del consumatore, `e distribuita uniformemente
sullintervallo. I costi marginali sono nulli.
(1) Calcolate i prezzi di monopolio.
(2) Supponete, ora, che una nuova impresa E entri, offrendo una variet`a x2 = 1/2, cos` che nel mercato
siano presenti, in totale, tre variet`a: quelle collocate agli estremi (x1 = 0 e x3 = 1) e quella
posizionata al centro del segmento unitario. Ricavate la domanda per ciascuna variet`a, i prezzi
dequilibrio ed i profitti dellimpresa entrante e di quella che gi`a operava sul mercato.
(3) Calcolate i prezzi dequilibrio ed i profitti delle imprese nel caso in cui E scelga di posizionarsi al
punto 1 (ovvero offrendo x2 = 1).
t1,2
t2,3
2
1
u p1 t21,2 = u p1
t1,2
2
2
1
2
u p2
t2,3
= u p3 (1 t2,3 )
2
Da cui ricaviamo:
t1,2 = p2 p1
1
4
e
97
t2,3 = p3 p2 +
3
4
98
A questo punto siamo in grado di esprimere le domande per le tre variet`a (rispettivamente D1 ,
D2 e D3 ) in funzione dei prezzi:
D1 = t1,2 = p2 p1
1
D2 = t2,3 t1,2 = p3 2p2 + p1 +
D3 = 1 t2,3 = p2 p3 + 1
4
Per trovare i prezzi dequilibrio, massimizziamo il profitto delle due imprese:
Impresa entrante:
1
max 2 = p2 p3 2p2 + p1 +
p2
2
da cui
p2 (p1 , p3 ) =
1
p1 + p3
+
4
8
Impresa gi`
a operante sul mercato:
1
1
max 1+3 = p1 p2 p1
+ p3 p2 p3 +
p1 ,p3
4
4
da cui:
p1 (p2 ) = p3 (p2 ) = p (p2 ) =
p2
1
+
2
8
= 2 =
u p1 t21,2 = u (1 t1,2 )
e cio`e
D1 = t1,2 =
1 p1
2
ottiene complessivamente:
= 1 + 3 = .
8
p
=
1
Esercizio 26. Considerate la versione lineare del modello di Hotelling: consumatori con massa unitaria
sono disposti lungo un segmento di lunghezza pari ad 1. Le preferenze dei consumatori per la variet`a i sono
descritte dalla famiglia di funzioni di utilit`a: 8 pi (xi t)2 dove pi `e il prezzo, xi la variet`a acquistata e
t la variet`
a ideale. I costi di produzione sono nulli.
(1) Supponete che siano presenti su questo mercato due imprese - limpresa 0 e limpresa 1 - che offrono,
rispettivamente, le variet`
a x0 e x1 , posizionate agli estremi del segmento. Calcolate le domande, i
prezzi ed i profitti delle due imprese in equilibrio.
99
(2) Supponete, ora, che una nuova impresa entri e si posizioni nel punto 0, offrendo la stessa variet`
a
dellimpresa 0. Calcolate le domande, i prezzi ed i profitti delle tre imprese in equilibrio.
(3) Nel caso in cui le tre imprese si fondano e sia, dunque, un unico produttore ad offrire x0 e x1 , quale
prezzo fisserebbe in equilibrio? Ritenete che ci siano incentivi alla fusione? Perche?
Esercizio 27. Considerate la versione lineare del modello di Hotelling: consumatori di massa pari a 1 sono
uniformemente distribuiti lungo un segmento unitario e due imprese - limpresa 1 e limpresa 2 - localizzate
nei punti a e 1 b, con 1 a b 0 competono nei prezzi.
(1) Offrite una rappresentazione grafica della situazione sopra descritta e discutete per quali valori di
a e b i beni offerti dalle due imprese sono differenziati o perfettamente sostituibili.
(2) Supponete che i consumatori sopportino un costo di trasporto pari a t per unit`a di lunghezza al
quadrato. Trovate le funzioni di domanda per i due beni, in funzione dei prezzi.
(3) Calcolate lequilibrio nei prezzi, sapendo che i costi marginali (e medi) delle due imprese sono
costanti e pari a c.
Esercizio 28. Considerate un duopolio alla Hotelling nel quale i prezzi sono fissati esogenamente da un
regolatore allo stesso livello p1 = p2 = p, cosicche le imprese scelgono solo la variet`a/localizzazione xi ,
con i = 1, 2. Supponete, inoltre, che i costi marginali (e medi) siano nulli e che x1 [0, 1/2], x1 x2
(ovvero x1 `e la variet`
a a sinistra). Le preferenze dei consumatori sono descritte dalla seguente famiglia
di funzioni di utilit`
a: u pi (xi t) 2, dove pi indica il prezzo di vendita, xi la variet`a/localizzazione
offerta e t la variet`
a/localizzazione ideale, con t uniformemente distribuito sul segmento [0, 1]. Determinate
le variet`
a/localizzazioni ottimali x1 e x2 .
Esercizio 29. Considerate due imprese impiegate nel seguente gioco. Al tempo t = 0, esse decidono se
unire le proprie conoscenze tecnologiche (realizzando, cio`e, un cross-licensing) oppure no: questo stadio si
concretizza in una proposta di cross-licensing da parte dellimpresa 1 ed in una risposta da parte dellimpresa
2, che pu`
o accettare o rifiutare. Al tempo t = 1, se la proposta di cross-licensing `e stata accettata, limpresa
1 propone una quota cL per ogni unit`
a prodotta con la tecnologia comune e limpresa 2 accetta o rifiuta.
E importante tener presente che si realizza cross-licensing se e solo se limpresa 1 lo propone e limpresa 2
lo accetta, unitamente al fatto che la quota cL , suggerita dallimpresa 1, viene approvata dallimpresa 2. In
caso di mancato cross-licensing, le due imprese competono sulla quantit`a, con costi marginali (e medi) nulli
e domanda di mercato p = 1 q1 q2 . In caso di cross-licensing, invece, entrambe le imprese pagano una
royalty alla rivale (ovvero limpresa i riceve dallimpresa j un pagamento Ri = cL qj e competono sulloutput.
(1) Determinate output, prezzo e profitti di equilibrio delle due imprese in caso di mancato crosslicensing.
(2) Determinate output, prezzo e profitti di monopolio.
(3) Determinate output, prezzo e profitti di equilibrio delle due imprese, in funzione di cL , in caso di
cross-licensing.
(4) Calcolate la quota ottimale cL .
Esercizio 30. Considerate un mercato nel quale N imprese competono alla Cournot. La domanda di
mercato `e p = A Bq, dove p indica il prezzo e q la quantit`a complessivamente prodotta; limpresa i-esima
presenta costi totali C(qi ) = cqi , con c > 0. Supponendo che il gioco venga ripetuto un numero infinito di
volte, e che le imprese utilizzino trigger strategies corrispondenti allequilibrio di Nash, trovate il fattore di
sconto critico che rende sostenibile la piena collusione.
Soluzione dellesercizio 30. Il nostro obiettivo `e trovare il fattore di sconto critico che rende sostenibile la
collusione per limpresa i-esima, ovvero:
1
BN
101
Ac
2
2
102
Punizione: questo caso equivale allequilibrio di Cournot a N imprese. Dallesercizio 2.3, sappiamo che il
profitto delli-esima impresa ammonta a:
1
=
B
Ac
1+N
2
Deviazione: in questo caso dobbiamo ricavare il profitto dellimpresa i quando essa devia e tutte le altre
continuano a colludere. Quindi cominciamo a trovare la risposta ottima dellimpresa i al comportamento
collusivo delle altre N 1 imprese. Dallesercizio 2.3, sappiamo che:
qi =
(A c)(N + 1)
4BN
p=
A(N + 1) + c(3N 1)
4N
= 1
4B
Ac
2
2
N +1
N
2
A questo punto abbiamo tutte le informazioni per trovare il fattore di sconto critico
=
(N 1)2 (N + 1)2
(N + 1)4 16N 2
Esercizio 31. Considerate un mercato nel quale N imprese competono alla Bertrand. La domanda di
mercato `e p = A Bq, dove p indica il prezzo e q la quantit`a complessivamente prodotta; limpresa i-esima
presenta costi totali C(qi ) = cqi , con c > 0. Supponendo che il gioco venga ripetuto un numero infinito di
volte, e che le imprese utilizzino trigger strategies corrispondenti allequilibrio di Nash, trovate il fattore di
sconto critico che rende sostenibile la piena collusione.
1
N
Esercizio 32. Considerate N imprese, che competono nei prezzi con costi marginali (e medi) costanti e pari
a c. La funzione di domanda di mercato `e q = D(p) ed il fattore di sconto `e . Supponete che il gioco venga
ripetuto un numero infinito di volte e che le imprese utilizzino trigger strategies corrispondenti allequilibrio
di Nash.
(1) Calcolate il valore attuale dei profitti dellimpresa i-ma derivanti dalla collusione.
(2) Calcolate il valore attuale dei profitti dellimpresa i-ma derivanti dalla deviazione.
(3) Qual `e il fattore di sconto critico, che rende sostenibile la piena collusione?
Esercizio 33. Considerate un duopolio con prodotto omogeneo e costi marginali (e medi) costanti e pari
a c, nel quale le imprese operano per infiniti periodi con strategie di prezzo e utilizzano un fattore di sconto
. In ciascun periodo, le imprese fissano simultaneamente il prezzo e osservano, con un periodo di ritardo,
il prezzo scelto dal concorrente. La domanda di mercato `e q = D(p), decrescente e limitata. Se le imprese
fissano lo stesso prezzo, la domanda si ripartisce tra limpresa 1 e 2 secondo le quote di mercato e 1 con
(1/2, 1) 5. Se unimpresa fissa un prezzo inferiore allaltra, naturalmente, tutti i consumatori acquistano
5Ai fini della soluzione dellesercizio non ci interessa spiegare perch
e, con prezzi uguali, i consumatori si ripartiscono in
103
da lei. Le imprese utilizzano trigger strategies, con punizioni corrispondenti allequilibrio di Nash del gioco
costituente.
(1) Individuate le condizioni affinche limpresa 1 e 2 trovino conveniente deviare da una collusione
tacita che implementa il prezzo collusivo p.
(2) Individuate la condizione affinche esista un equilibrio nel gioco ripetuto che implementa il prezzo p
e dimostrate che la condizione diviene pi`
u stringente al divergere delle quote di mercato (al crescere
di ).
(3) Dimostrate che queste condizioni risultano essere le stesse per qualunque prezzo collusivo p appartenente allintervallo (c, pmon ), dove pmon `e il prezzo di monopolio.
(2) = (1 )
Deviazione: nellipotesi che limpresa 1 devii, essa fissa un prezzo p1 = p . Limpresa 2, invece,
continua a fissare il prezzo collusivo p2 = p. Dunque
(1)
=
In base ai risultati precedenti, la condizione affinche limpresa 1 non trovi conveniente deviare
`e:
1 = 1
2 =
(2) Affinche esista un equilibrio nel gioco ripetuto, `e necessario che entrambe le condizioni, trovate
sopra, valgano insieme, ovvero che
e contemporaneamente 1
Dal momento che, per ipotesi, 1/2 < < 1, le due condizioni si riassumono in . E chiaro, quindi, che allaumentare di r, la condizione per la sostenibilit`a della collusione, diventi pi`
u
stringente.
(3) Per dimostrare che le stesse condizioni valgono per qualunque prezzo compreso tra c ed il prezzo
di monopolio, basta svolgere esattamente gli stessi passaggi dei punti 1) e 2) con pM al posto di p.
Esercizio 34. Considerate un mercato nel quale tre imprese competono nei prezzi, con costi di produzione
nulli. La funzione di domanda `e p = 1 q, dove p indica il prezzo e q la quantit`a complessivamente offerta.
(1) Supponendo che le imprese operino per infiniti periodi, ed utilizzino trigger strategies con punizione
corrispondente allequilibrio di Nash del gioco costituente, dite se un fattore di sconto pari a 13/21
renderebbe sostenibile la collusione.
104
=1
= 0
4
13
2
>
3
21
Quindi, un fattore di sconto pari a 13/21 non renderebbe sostenibile la collusione
=
1
12
ossia
=
1
16
=1
4
13
<
7
21
Esercizio 35. Considerate due imprese che operano su mercati separati. Nel primo gli scambi avvengono
ogni periodo (t = 0, 1, 2, . . .) mentre nel secondo avvengono solo nei periodi pari (t = 0, 2, 4, . . .). Le imprese
tentano di colludere in entrambi i mercati, usando trigger strategies con punizioni corrispondenti allequilibrio
di Nash.
(1) Supponete che le imprese competano alla Bertrand e che adottino trigger strategies separatamente
in ciascun mercato; qualora la collusione non avvenga, dimostrate che, con un fattore di sconto pari
a 0, 6, le imprese riusciranno a colludere nel primo mercato, ma non nel secondo.
(2) Considerate, ora, il caso in cui le imprese utilizzino trigger strategies che fanno scattare la punizione
in entrambi i mercati, anche qualora la deviazione avvenga in uno solo. Dimostrate che la collusione
diviene sostenibile con un fattore di sconto pari a 0, 6.
Parte 7
Testi desame
Y
2p1 + 3p2
Si calcoli
(1) la funzione di domanda per i due beni;
(2) la funzione di spesa;
(3) la funzione di utilit`
a diretta.
Domanda 2.
A
con A > 0.
q
107
p
1 p2
, > 0, + = 1
108
Y
2pi
i = 1, 2
ed assumete che il paniere x1 (p, Y ), x2 (p, Y ) sia strettamente preferito ad ogni altro x tale che p x Y .
(1) Qual `e la funzione di utilit`
a diretta?
(2) Qual `e la funzione di spesa?
Domanda 2. Considerate un mercato sul quale sono presenti tre imprese, che offrono un prodotto omogeneo
con costi marginali (e medi) nulli. La funzione di domanda inversa `e p = A Bq e le imprese competono
alla Cournot.
(1) Calcolate le quantit`
a, il prezzo ed i profitti delle tre imprese.
(2) Supponete ora che le imprese 1 e 2 si fondano. Calcolate le medesime quantit`a del punto precedente.
Domanda 3.
mercato `e p = A Bq. Limpresa i-esima presenta costi totali C(qi ) = cqi , con c > 0. Il gioco viene ripetuto
un numero infinito di volte.
(1) Calcolate il livello del profitto individuale intertemporale nel caso in cui le imprese si coalizzino
dando luogo ad un cartello.
(2) Calcolate il profitto dellimpresa i-ma qualora questa abbandoni il cartello alla data t = 2 e le altre
imprese, in risposta, competano alla Cournot.
109
Bibliografia
[1] J. Green, A. Mas-Colell, M. D. Whinston, Microeconomic Theory, Oxford University Press: Oxford, 1995.
[2] D. M. Kreps, Notes on the Theory of Choice, Westview Press: Boulder, 1988.
[3] D. M. Kreps, Corso di Micoreconomia, Il Mulino: Bologna, 1993.
[4] M. Polo, Teoria dellOligopolio, Il Mulino: Bologna, 1993.
[5] H. Varian, Analisi Microeconomica, Ca Foscarina: Venezia,
111