I beni di un imprenditore edile in odor di mafia sono finiti sotto sequestro. Il provvedimento dei giudici della sezione misure di prevenzione colpisce il patrimonio di Giuseppe Sensale, 60 anni di Capaci, noto alle forze dell'ordine per storie legate a Cosa nostra e sul quale adesso hanno indagato i finanzieri del Gico. Il provvedimento della magistratura, sollecitato dalla Procura, colpisce le societ Angela e Nafedil, quattro fabbricati e un magazzino che si trovano in via Florio a Capaci. Roba del valore complessivo di un miliardo e 600 milioni in base alle stime delle fiamme gialle, che Sensale avrebbe accumulato illecitamente. Gli investigatori avrebbero accertato una sproporzione tra gli acquisti dell'imprenditore e i redditi dichiarati, arrivando alla conclusione, anche sulla base delle indicazioni di alcuni collaboratori d giustizia, che l'uomo sarebbe un prestanome della famiglia di Partanna Mondello. A detta dei finanzieri, il costruttore sarebbe legato al clan dei Carollo e avrebbe fatto da prestanome alle famiglie Cusumano e Riccobono. I guai giudiziari per Giuseppe Sensale, che detenuto, erano cominciati nel '93, quando era stato arrestato per associazione mafiosa. Un'accusa per la quale l'uomo era rimasto cinque anni in carcere ottenendo, poi, dopo un lungo iter giudiziario, l'assoluzione. Uscito di prigione, l'imprenditore era finito di nuovo in manette nel dicembre del'98, nell'ambito di un blitz della Dia sull'omicidio dell'imprenditore Vincenzo D'Agostino, che il 3 dicembre del '91 venne strangolato e sciolto nell'acido. Un'esecuzione che, secondo l'accusa, avvenne in un magazzino d Capaci gestito proprio da Guseppe Sensale. A parlare della vicenda furono i collaboranti Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante, secondo i quali sarebbe stato Sensale ad attirare l'imprenditore nella trappola preparata dai boss di Cosa nostra. Gi in passato altri beni dell'imprenditore di Capaci erano fniti sotto sequestro, tra i quali una cava in territorio di Cinisi. Ma Sensale, assistito dall'avvocato Maurizio Bellavista, si sempre opposto contro i provvedimenti. Sostenendo di aver costruito il suo patrimonio grazie al lavoro e che, vista la sentenza di assoluzione dall'accusa di appartenere a Cosa no- stra, non ci sono i presupposti di legge per colpire il patrimonio. Il mio assistito stato assolto dall'accusa di associazione mafiosa - afferma l'avvocato Bellavista - ma nonostante questa pronuncia stato anche avviato il procedimento di confisca dei beni. Un provvedimento contro il quale abbiamo presentato ricorso. Virgilio Fagone EMEROTECA ASSOCI AZI ONE MESSI NESE ANTI USURA ONLUS
SIINO ANGELO COGNATO DI BERTOLINO CUGINA DI AGUECI AVVOCATO ALFREDO GALASSO AMMINISTRATORE BENI VINCENZO LEONE RESTITUITI I BENI ALLA FAMIGLIA 2000 06 15gdsc
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