tossicodipendenti che doveva essere gestito dal sacerdote Gino Sacchetti che
ha lasciato la Sicilia dopo essere stato vittima di alcuni atti intimidatori. Rinella
avrebbe cos favorito gli imprenditori Pietro Drago Ferrante ed i suoi due figli
(tutti e tre arrestati) nella costruzione di un grande complesso edilizio, il
Golden Hill, confiscato di recente dalla magistratura.
Per Aglieri, in carcere per 22 mesi, il Pm Salvo De Luca aveva chiesto la
condanna ad otto anni di detenzione, ma la I sezione del Tribunale di Palermo
lo ha assolto il 9 giugno 1998 per non aver commesso il fatto. Il 21 luglio 1999
Aglieri stato assolto anche in secondo grado, non essendoci stato ricorso, la
sentenza diventata definitiva. Successivamente, nel 2003, lex sindaco di
Termini Imerese viene condannato per corruzione con laggravante dellart. 7
(per i reati di mafia) insieme allex giudice Giuseppe Prinzivalli. La sentenza
confermata in II nel 2005. Attualmente si in attesa della motivazione della
sentenza dappello.
And Salvo
Socialista, ex ministro alla Difesa nel governo Amato stato rinviato a giudizio
il 24 novembre 1994 dal gip Antonino Ferrara su richiesta dei pm Mario Amato
e Nicol Marino dopo aver ottenuto lautorizzazione a procedere dal Parlamento
il 20 aprile 1993. Laccusa di voto di scambio con il clan catanese del boss
detenuto Benedetto Santapaola. Lindagine era scaturita dalle dichiarazioni del
pentito Claudio Severino Samperi secondo il quale And avrebbe intrattenuto
rapporti con gruppi mafiosi legati a Santapaola in cambio del sostegno in
occasione delle elezioni locali e nazionali, almeno a partire dal 1984. A
proposito dei presunti incontri tra And e lesponente mafioso, i magistrati
scrivono nella richiesta di autorizzazione: <<Il Samperi faceva riferimento ad
incontri che si erano svolti tra lOn. And ed il Santapaola, allepoca gi
latitante e, a specifica domanda, rispondeva che il Santapaola si era deciso a
sostenere il parlamentare in cambio della promessa fatta da questultimo di
favorire lui ed i componenti dellorganizzazione, aggiungendo, tuttavia, che
lOn. And non mantenne pienamente le promesse fatte, cos da provocare
malcontento nel Santapaola>>. E si citano presunti contatti che avrebbe avuto
Alfio Spadaro, addetto allufficio stampa della segreteria politica di And, con
un prestanome del gruppo Santapaola: si indicano dei fax scambiati con
imprenditori sospettati di essere dei nomi di comodo ed anche iniziative
economiche intraprese da Spadaro.
Nelle sue deposizioni Samperi ha parlato anche delle modalit con cui la cosca
del Santapaola avrebbe assicurato il sostegno allOn. And, <<distribuendo
capillarmente, quartiere per quartiere, in base alla presenza del gruppo nel
territorio, facsimili elettorali del parlamentare>>. Infatti, ha detto il pentito:
<<Ogni responsabile dei vari gruppi dellorganizzazione si preoccupava di
propagandare nel territorio di propria influenza il nome dellOn. And>>.
La polizia avrebbe scoperto inoltre, sempre in seguito alle dichiarazioni di
Samperi, un biglietto in una villa a Mascalucia. I magistrati ricordano che nella
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casa era stato trovato <<un bigliettino, in cartoncino, intestato Camera dei
Deputati, vergato a mano con la scritta cari saluti, Salvo And>>.
Ad accusare And sarebbero anche, altri due pentiti: Carmelo Grancagnolo e
Giuseppe Ricciardello.
Analoga versione forn, il 23 novembre 1994, in una deposizione nellaula
bunker del carcere romano di Rebibbia, il boss pentito Giuseppe Pulvirenti u
Malpassotu che specific come <<And non mantenne le promesse>> che
avrebbe fatto. Anche il pentito Francesco Pattarino ha parlato di numerosi
politici che sarebbero stati usati per cortesie reciproche tra i diversi clan
siracusani e catanesi. Linteresse del clan Santapaola per And, secondo
Pattarino, avrebbe riguardato appoggi forniti al gruppo da parte
dellesponente socialista. Sempre al processo Salvo And (quello per voto di
scambio) il 29 maggio 1997 Giovanni Brusca ha raccontato che la strategia di
Cosa Nostra per colpire la corrente di Claudio Martelli, colpevole di aver
tradito le presunte promesse fatte alla mafia, avrebbe incluso anche la
morte, nel 92, dellex ministro della difesa Salvo And. Inoltre Brusca ha
riferito di avere sentito parlare di And da Eugenio Galea, genero del boss
pentito Giuseppe Pulvirenti, che lo stesso pentito ha affermato essere stato tra
l89 e il 93 il portavoce di Cosa Nostra tra Palermo e Catania. In
quelloccasione si sarebbe parlato della possibilit di togliere di mezzo qualche
personaggio importante facendo il nome di And.
Orazio Pino, pentito, rappresentante della famiglia Pulvirenti a Misterbianco deponendo sempre nel processo per voto di scambio a Salvo And - davanti ai
giudici della terza sezione del Tribunale di Catania, ha detto che Cosa Nostra,
che <<aveva fatto votare tutti per lui, anche i latitanti>>, aveva intenzione di
<<fare cose brutte>> allesponente socialista perch non mantenne le
presunte promesse. Sempre a detta di Pino, And avrebbe avuto lappoggio del
clan di Piddu Madonia. <<Fu il cognato del boss Gianfranco Santoro che mi
disse che appoggiavano And e che il loro contatto era lassessore socialista al
comune di Catania, Fratantoni>>.
Il 21 novembre 1996 doveva deporre come teste daccusa nel processo a
carico dellOn. And anche Maurizio Avola che si avvalso della facolt di non
rispondere, dichiarando di <<non essere a suo agio>> con il presidente del
Tribunale Antonino Cardaci.
Anche lex ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra Angelo Siino ha parlato di
And. O meglio, di un presunto incontro avvenuto a Catania, tra il boss
Giuseppe Ercolano (cognato del capomafia Nitto Santapaola) e lex ministro
And. A detta del Siino, Ercolano gli rifer che una volta, mentre discuteva con
And, sopraggiunse unauto della polizia ed i due <<si nascosero in un vano
segreto che Ercolano aveva fatto ricavare sotto una scala che si elevava
idraulicamente>>. Siino lo indica (And ndr) anche come <<uno dei veri
gestori dellaffare agrolimentare>>. Inoltre, dichiarazioni sempre del Siino
sono state trasmesse dalla Dda di Palermo alla procura di Catania in seguito
allinterrogatorio del 26 agosto 1997, condotto dai sostituti procuratori
Gioacchino Natoli e Luigi Patronaggio. Il Siino ha riferito di un presunto
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incontro avuto con il boss Nitto Santapaola a cui aveva chiesto di <<gestire gli
appalti in provincia di Catania>>.
Anche il confidente Luigi Ilardo, nipote del boss Giuseppe Piddu Madonia lo
indic come vicino alla cosca di Nitto Santapaola.
And ha inoltre subito altri procedimenti penali per reati diversi. Il 23 luglio
1994 venne arrestato dai Carabinieri del Ros di Catania con Rino Nicolosi e
Antonino Drago nellambito dellinchiesta sullappalto per la ristorazione
dellospedale Vittorio Emanuele di Catania. Poco dopo (5 ottobre 1994) stato
scarcerato e il 17 marzo 2000 assolto. Nel 1995 la I Corte dAppello del
Tribunale di Catania ha condannato And in primo grado a 5 anni e 6 mesi per
corruzione in relazione alle tangenti pagate a politici, amministratori pubblici e
funzionari per la costruzione del Centro Fieristico Le Ciminiere di Catania.
Pena confermata in Appello il 23 giugno 1998, ma annullata con rinvio dalla
Cassazione il 30 settembre 1999.
Il 21 dicembre 2002 la Sentenza della II Sezione della Corte dAppello si e
conclusa con la prescrizione del reato. Confermata in Cassazione il 27 febbraio
2004.
Per la vicenda dellAgroalimentare (contro la quale si era schierato il
funzionario Giovanni Bonsignore ucciso dalla mafia nel 1990) di Catania And
stato assolto con sentenza passata in giudicato.
Il 4 agosto 1995 Salvo And era finito nel registro degli indagati assieme allex
presidente della Corte dAssise dAppello di Messina, Giuseppe Recupero, oggi
in pensione e allex presidente della Regione Sicilia, Giuseppe Campione. Le
accuse contestate erano di associazione mafiosa e corruzione. Secondo il
sostituto procuratore Francesco Mollace, Campione, And e Recupero
sarebbero intervenuti per favorire lassoluzione dallaccusa di strage di Pietro
Scarpisi, indicato, con Vincenzo Rabito, quale esecutore materiale
dellattentato, di cui sarebbero stati mandanti i cugini Michele e Salvatore
Greco. And stato interrogato due volte dal Sostituto della Dda di Reggio
Calabria Francesco Mollace. Linterrogatorio si inser nellinchiesta sul presunto
pilotaggio della sentenza, con la quale, nel dicembre del 1998, la Corte
dAssise dAppello di Messina assolse gli imputati del processo per lomicidio del
giudice Rocco Chinnici, degli uomini della scorta e del portiere, avvenuta il 29
luglio 1983 in via Federico Pipitone a Palermo. Linchiesta stata
successivamente archiviata.
Andreotti Giulio
Senatore a vita, nominato dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Politico democristiano, sette volte presidente del Consiglio. Ventisette volte
messo in stato d'accusa dal Parlamento. Processato a Palermo con l'accusa di
essere stato il massimo referente politico dell'organizzazione mafiosa siciliana
Cosa Nostra.
E il 27 marzo del 1993 quando la procura di Palermo, diretta dal dott. Gian
Carlo Caselli, chiede al Senato lautorizzazione a procedere nei confronti del
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usato la parola infame nel corso dei colloqui con alcuni degli inquisiti ed ha
sostenuto che la definizione sbirro da lui utilizzata ha un significato positivo:
sta ad indicare ha spiegato - la devozione con cui i carabinieri onorano la loro
divisa. Sono a posto con la mia coscienza ha pi volte sottolineato l
assessore - se non lo fossi mi sarei gi ritirato in campagna. Il 19 dicembre
2002 Pellegrino si autosospeso dal suo incarico con gli elogi del Governatore
Cuffaro che nel suo discorso allArs, durante la discussione sul caso, affermava
<<per legge non doveva dimettersi o sospendere le sue funzioni dalla carica
ma lo ha fatto per atto di sensibilit politica>>. <<Ritengo aveva aggiunto il
presidente della Regione - che occorre esprimere apprezzamento per la
decisione liberamente assunta dallassessore Pellegrino di autosospendersi
dalla responsabilit politica e amministrativa che ha ricoperto nella Giunta di
Governo.
Ora il procedimento, che ancora aperto, tende a ricostruire la natura dei
legami tra i boss mafiosi di Monreale e Bartolo Pellegrino, indagato per false
informazioni al pubblico ministero.
In aula il 30 marzo 05 il sostituto procuratore Francesco Del Bene, durante la
requisitoria che riguarda otto imputati della cosca di Monreale, ha sottolineato
il fatto che il politico, eletto nel 2001 al parlamento regionale, e per il quale e
stato sospeso il procedimento penale, e stato coinvolto nellinchiesta per via
delle intercettazioni effettuate durante lindagine. Secondo il pm Pellegrino ha
mentito sui rapporti che avrebbe intrattenuto con i boss mafiosi di Monreale e
sugli incontri avuti con Benedetto Buongusto (arrestato nel 2002 e per il quale
il pm ha chiesto ai giudici della terza sezione del tribunale la condanna a 18
anni di carcere, la pena pi alta fra tutti gli otto imputati) e con Balsano. Da
qui la sua iscrizione nel registro degli indagati. Attualmente il procedimento a
carico di Bartolo Pellegrino ancora sospeso.
Il 5 maggio 2005 Buongusto stato condannato a 12 anni di reclusione dalla
terza Sezione del Tribunale di Palermo.
Battaglia Antonio
Senatore della Repubblica e vicepresidente del gruppo di AN di Termini
Imerese.
Da avvocato ha difeso, tra gli altri, il corleonese Leoluca Bagarella.
Viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo il 22 gennaio
2003 per concorso esterno in associazione mafiosa in seguito alle dichiarazioni
di Antonino Giuffr che lo cita tra i politici in contatto con Cosa nostra.
<<Alle elezioni del '94 l'avvocato Antonio Battaglia mi chiese il via libera a
candidarsi al senato ed io, dopo aver consultato Provenzano, gli diedi il mio 'sta
bene', aprendogli le porte soprattutto a Bagheria>> ha detto il collaboratore di
giustizia nelludienza che si svolta nellaula bunker di Milano nel processo alle
talpe della Dda il 9 marzo 2005. <<Antonio Battaglia - ha detto Giuffr - mi
chiese di fare un intervento su Bagheria, perch lui aveva paura di andarci. Mi
sono adoperato con Provenzano e per lui si sono aperte le porte della citt ed
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stato accolto con la musica. Noi ci siamo messi da parte e lui magari andato
avanti con i suoi appoggi politici locali. A noi non interessava apparire, e una
volta introdotto, era lui a farsi largo, come successo per altri politici>>.
Battaglia viene eletto nel 1994. Rispondendo alle domande dell'avvocato
Amato, che chiedeva se la cosca mafiosa avesse influito sulle campagne
elettorali a Bagheria, Giuffr ha detto: <<Se non c'era lo 'sta bene' di Cosa
nostra o di Provenzano il candidato per le elezioni regionali, nazionali o
europee, da Bagheria poteva passarci solo dall'autostrada, restando cio
lontano dalla citt>>.
Nonostante quanto riferito dal collaboratore la Procura di Palermo ha chiesto
per Battaglia larchiviazione dellinchiesta.
Berlusconi Silvio
Presidente del Consiglio.
Fondatore di Forza Italia. Presidente del Consiglio dei ministri nel 1994 e nel
2001.
Il 1983 - con linchiesta su droga e riciclaggio - rappresenta il punto di
partenza per il Cavaliere di un lungo iter giudiziario che vede al centro delle
accuse lui e il suo impero. Indagato per corruzione e tangenti, Berlusconi se la
cava quasi sempre con archiviazioni, reati estinti per intervenuta amnistia,
assoluzioni per insufficienza di prove e prescrizioni.
Ma le ombre pi inquietanti intorno al Cavaliere sono quelle che lo vedono
relazionarsi personalmente con esponenti al vertice di Cosa Nostra gi dagli
anni Settanta. Una lunga e articolata vicenda che lo trascina insieme al suo
amico e fedele collaboratore, Marcello DellUtri (condannato lo scorso anno per
concorso esterno in associazione mafiosa), come imputato nel processo sui
mandanti esterni delle stragi del 92/93. Sono le procure di Firenze e
Caltanissetta quelle impegnate a chiarire le responsabilit esterne a Cosa
Nostra che avrebbero concorso alla morte dei magistrati palermitani con le
stragi di Capaci e Via dAmelio nel 92, e quelle al patrimonio artistico in cui
vennero colpite vittime innocenti nel 93 a Firenze, Roma e Milano.
Le indagini preliminari sull'eventuale ruolo che Berlusconi e Marcello Dell'Utri
potessero aver avuto in quelle vicende sono state formalmente chiuse con le
archiviazioni nel 1998 a Firenze e nel 2002 a Caltanissetta. Sia a Firenze che a
Palermo si continua per a indagare sui cosiddetti mandanti occulti delle stragi:
il fascicolo aperto contro ignoti.
Nonostante le posizioni dei due esponenti milanesi siano state chiuse, i decreti
d'archiviazione hanno avuto parole pesanti nei confronti degli ambienti
Fininvest.
Tutto ruota intorno alla figura cardine di Marcello DellUtri, uomo daffari vicino
alla famiglia Berlusconi e considerato dai magistrati quale testa di ponte tra gli
ambienti mafiosi siciliani e Arcore.
E il pentito Francesco Di Carlo, ex capomafia di Altofonte (PA), a parlare di un
incontro avvenuto nel 74 tra il presidente del Consiglio, preoccupato di un
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Corruzione
Salvatore Cuffaro inoltre insieme al deputato nazionale dell' Udc, Saverio
Romano aveva ricevuto un avviso di garanzia anche per corruzione,
procedimento che poi stato archiviato per insufficienza degli elementi
indizianti. Laccusa era quella di aver intascato negli anni 90 / 91 una
tangente per la realizzazione di opere idriche tra Bolognetta e Marineo. A
rivelarlo era stato lingegnere Salvatore Lanzalaco, il quale aveva parlato anche
della gestione Cuffaro sui concorsi nella Sanit in Sicilia e delle
raccomandazioni che venivano eseguite in cambio di voti. Vennero fatte
entrare 2.500 persone che secondo Cuffaro gli avrebbero portato almeno
10.000 voti. Lanzalaco aveva dichiarato che a vagliare tali raccomandazioni
sarebbe stato proprio il governatore siciliano, il quale avrebbe poi ricevuto una
parte di voti da Mannino, unaltra da Salvatore Cardinale e una terza dallallora
assessore Bernardo Alaimo.
Messinambiente
Altro procedimento, altro avviso di garanzia per Salvatore Cuffaro datato
questa volta primavera 04. Ed anche qui il Governatore stato indagato
insieme a Vladimiro Crisafulli (vicepresidente dellArs) per aver rivelato ai
vertici di Messinambiente, limpresa di raccolta per lo smaltimento di rifiuti a
Messina e a Taormina, le indagini giudiziarie nei loro confronti. Laccusa di
favoreggiamento e divulgazione di segreto dufficio. Lindagine era stata
avviata diversi mesi fa dalla procura di Messina, rappresentata dal pm Ezio
Arcadi e riguardava la societ mista tra pubblico e privato che avrebbe gonfiato
i costi e violato le norme sullambiente, avvalendosi del sostegno di politici e
mafiosi. Alla base delle accuse per il presidente della Regione vi sarebbero le
conversazioni intercettate sulla linea telefonica, attraverso le quali sarebbe
emerso che lex sottosegretario democristiano Giuseppe Astone avrebbe
informato il presidente delle indagini in corso su Messinambiente. Il
governatore siciliano avrebbe parlato di questo a Crisafulli, il quale avrebbe
riferito le notizie allimprenditore Francesco Gulino, uno dei dirigenti di
Messinambiente e presidente dellassociazione industriali di Enna.
Culicchia Vincenzo
Deputato regionale della Dc, Assessore regionale al lavoro e alla previdenza
sociale, sindaco di Partanna. Eletto per la prima volta nel 1962 lOn. Culicchia
stato sindaco del paese quasi ininterrottamente. In 30 anni stato infatti
sostituito due volte ma per brevi periodi.
L8 maggio 1992 stata avanzata dalla magistratura di Marsala la richiesta di
autorizzazione a procedere (poi concessa dalla Camera il 24 giugno 1992) nei
suoi confronti con l accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Linchiesta era partita dalle dichiarazioni del pentito Rosario Spatola che ha
indicato nel parlamentare democristiano un uomo molto vicino alla famiglia
mafiosa degli Accardo. Secondo i giudici di Marsala Culicchia, come sindaco di
Partanna, avrebbe favorito la consorteria criminosa degli Accardo soprattutto
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nella ripartizione degli appalti. Nel mirino dei giudici anche lattivit svolta dal
Culicchia come presidente della Cassa Rurale e Artigiana del Belice. E stato
inoltre indicato da Piera Aiello e Rita Atria il mandante dellomicidio di Stefano
Nastasi (ucciso nel 1983).
Nel frattempo lOn. ha presentato alla giunta municipale di Partanna-Mondello
le dimissioni da sindaco.
Nellambito della stessa inchiesta, il 27 luglio 1992 Massimo Russo, allora
sostituto procuratore di Marsala, aveva chiesto al Parlamento lautorizzazione a
procedere (poi concessa) nei confronti dellOn. Culicchia ipotizzando i reati di
omicidio e associazione per delinquere di stampo mafioso.
Il deputato si proclamato innocente e ha rigettato tutte le accuse. Linchiesta
stata poi archiviata.
Il 5 gennaio 1994 la procura di Marsala ha chiesto il rinvio a giudizio, per
associazione mafiosa, del deputato democristiano. Il processo ha avuto inizio il
9 luglio 1994. In primo grado il Tribunale di Marsala lha assolto il 31 ottobre
1997 dopo quattro giorni di camera di consiglio. Tra i collaboratori che
lavevano accusato anche Pietro Scavuzzo e Vincenzo Calcara.
Anche la IV sezione della Corte dAppello di Palermo presieduta da Francesco
Ingargiola, lha assolto il 7 gennaio 2000 dallaccusa di associazione mafiosa
confermando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Marsala.
Dopo questa sentenza non c stata impugnazione della sentenza e di
conseguenza quella dappello diventata definitiva.
Unaltra richiesta di autorizzazione a procedere era stata trasmessa alla
Camera il 7 agosto 1992. Al deputato venne contestato il reato di corruzione in
concorso con il suo ex segretario particolare, Baldassare Guarnotta, un
funzionario regionale arrestato il 31 luglio scorso su provvedimento del gip del
Tribunale di Marsala Alberto Bellet. I fatti risalgono al periodo che va dal 1980
al 1986 quando lOn. Culicchia ricopriva incarichi assessoriali alla Regione
Sicilia. Il Parlamentare avrebbe ricevuto, in concorso con il segretario, tangenti
per oltre 500 milioni di lire pagate dal notaio Antonino Gregni di Bologna
perch un ente regionale acquisisse - pagandola sette miliardi di lire un
azienda di surgelati alimentari della provincia di Messina in crisi finanziaria.
Ancora una volta Culicchia ha respinto ogni accusa e ha rivendicato la sua
onest e trasparenza amministrativa. Successivamente il procedimento stato
archiviato.
Cusumano Stefano
Deputato della Repubblica, Udr.
Stefano Cusumano fu arrestato il 26 aprile 1999 (posto agli arresti ospedalieri
e successivamente scarcerato) quando era Sottosegretario al Tesoro nel
governo DAlema - il primo componente di governo a finire in manette
mentre in carica - assieme a Giuseppe Castiglione. Nellinchiesta fin anche il
Senatore di Forza Italia Giuseppe Firrarello. Al centro dellindagine gli appoggi
mafiosi e politici di cui godette a Catania la CGP, azienda di costruzione
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locali in grado di soddisfarli. Tra le richieste dei mafiosi emerge quella relativa
alla revisione delle condanne inflitte in primo grado al maxiprocesso. Richiesta
che non fu accolta dai politici di allora e che scaten lira e il conseguente
contrattacco mafioso con linizio di una stagione di sangue inaugurata proprio
con la morte di Lima. Dacquisto, inserito nellultimo volume della memoria
daccusa dei magistrati contro il Sen. Andreotti, sarebbe stato uno dei referenti
pi importanti per Cosa Nostra in quegli anni, secondo Giovanni Brusca
persona di fiducia di Riina.
In tempi pi recenti a risollevare la questione su Dacquisto stato lultimo
grande pentito di mafia: Antonino Giuffr, braccio destro di Provenzano fino al
giorno della sua cattura e tra coloro che hanno assistito alla trasformazione di
Cosa Nostra, tra la gestione stragista di Riina a quella pi silente caratterizzata
dalla sommersione di Provenzano.
Il pentito ha parlato dellonorevole come di colui che nei primi anni Novanta
avrebbe dovuto essere il nuovo referente di Cosa Nostra, in quanto "persona
seria, di cui ci si poteva fidare" e che nel 1996 "doveva contattare altre
persone romane...".
Provenzano, secondo il collaboratore di giustizia, dopo larresto di Riina
avrebbe provato a ristabilire il vecchio contatto con la Dc attraverso Calogero
Mannino, Rino Nicolosi (che <<divenne presidente della regione dietro un
accordo ben preciso tra la commissione mafiosa di Palermo e Nitto Santapaola
di Catania>>) o landreottiano Mario DAcquisto. <<Arrivati a un certo punto spiega il pentito - Provenzano disse: interrompiamo questo discorso perch
forse abbiamo delle nuove prospettive. Fra laltro se vado bene con i miei
ricordi, anche DAcquisto era stato messo un pochino sotto i riflettori della
magistratura. Il discorso sul DAcquisto viene completamente abbandonato>>
e << gi si vede allorizzonte il nascere di altre prospettive>>. Questo il
periodo che prender piede il partito di Forza Italia, al quale aderir, tra gli
altri, il deputato Gaspare Giudice e che vedr tra i fondatori Marcello DellUtri,
gi condannato in primo grado con laccusa di concorso esterno in associazione
mafiosa. Oggi Giuffr dichiara :<<Provenzano diede lordine di votare Forza
Italia>>.
Il nome dellex presidente della regione siciliana era emerso anche
nellinchiesta sulle esattorie siciliane e pi precisamente sul passaggio dalla
gestione privata dei Salvo a quella pubblica, attraverso una societ controllata
da vari istituti di credito. Allepoca Ignazio Salvo venne indiziato di interesse
privato in atti di ufficio insieme a tutti i componenti della giunta regionale
allora in carica, presieduta dall' on. Mario D'Acquisto. L' inchiesta si concluse
con il proscioglimento di tutti gli imputati, sospettati di avere favorito i Salvo
pagando un prezzo superiore al valore effettivo delle attrezzature vendute alla
Regione.
DAcquisto era stato in seguito accusato di corruzione anche nel processo
sulla cosiddetta Tangentopoli siciliana, uninchiesta scaturita nel 91 dalle
indagini del Ros dei carabinieri sugli appalti condizionati dalla mafia. I
magistrati avevano individuato due associazioni per delinquere: una facente
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capo alla Sirap, la societ ideata, secondo l'accusa, dall' eurodeputato Dc Salvo
Lima, con l' obbiettivo di gestire tutti gli appalti siciliani. La seconda composta
dagli imprenditori Filippo Salamone, Giuseppe Costanzo, Vincenzo Lodigiani e
Antonio Vita e dagli esponenti politici Rino Nicolosi e Salvatore Sciangula,
entrambi democristiani. Lex governatore siciliano era stato indagato per aver
ricevuto dei finanziamenti (circa 200 milioni di lire) da parte dellimprenditore
edile Pietro Di Vincenzo di Caltanissetta, rinviato a giudizio con la medesima
accusa. Lo stesso DAcquisto spieg poi che si trattava di somme versate dal
costruttore in occasione delle campagne elettorali del 1986 e 1992 e non
dichiarate perch Di Vincenzo non avrebbe voluto avere dei problemi con altri
partiti che avrebbero preteso anche loro i finanziamenti. Lesponente politico
aveva dichiarato che per le stesse contestazioni era stato gi assolto nei
Tribunali di Roma e Milano. Secondo i giudici del tribunale l' attivit di sostegno
economico che gli imprenditori siciliani avevano svolto negli anni Ottanta in
favore della Dc e del Psi regionale li avrebbe avvantaggiati nell' acquisizione di
appalti pubblici. I reati ipotizzabili per contributi illeciti ai partiti erano estinti e
altri erano gi stati coperti da amnistia.
Il processo che vedeva sottaccusa 30 persone tra deputati nazionali, regionali,
ex ministri (uno in carica), imprenditori e tecnici accusati a vario titolo di
corruzione, abuso dufficio e finanziamenti illeciti ai partiti, era iniziato il 13
giugno del 1995. A causa della nuova disciplina dellart. 513 , la modifica
dellabuso dufficio e gli scioperi dei penalisti, il processo alla fine aveva
assunto i ritmi di una corsa contro la prescrizione. La modifica del reato di
abuso dufficio aveva ristretto non solo il tempo ma anche lambito delle
tipologie sanzionate, determinando la prescrizione di alcuni capi dimputazione.
Cos i pm Maurizio De Lucia e Gaspare Sturzo avevano chiesto numerose
assoluzioni accanto alle condanne di Sergio Mattarella (4 mesi e 80 milioni di
lire per finanziamento illecito), per gli imputati (Calogero Mannino e Nicola
Capria (4 e 3 anni), per lex assessore regionale Turi Lombardo (5 anni), per
lex Presidente della Regione Mario DAcquisto (3 anni e 6 mesi). L' assoluzione
per loro era arrivata nellautunno del 2000 ma era stata reimpugnata dalla
procura siciliana.
I pm avevano fatto ricorso in appello anche per gli altri indagati Severino
Citaristi, Salvatore Orlando, Pietro Di Vincenzo, Renato Arcidiacono e Vincenzo
Barbalace. Tra gli esponenti politici imputati l' unico ad essere condannato l' ex
assessore socialista Turi Lombardo.
Il primo febbraio 2002 i giudici della Corte dAppello riformavano la sentenza di
primo grado, assolvendo lex assessore regionale Turi Lombardo, riducendo le
pene agli altri imputati e confermando le assoluzioni per i politici, tranne nel
caso di Mattarella per il quale la procura non lo aveva richiesto. Lallora
Presidente della Sirap Nino Ciaravino e lingegnere Giuseppe Zito venivano
entrambi condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione e gli ingegneri Gaspare
Barbaro e Maurizio Mosconi a due anni con la pena sospesa.
Il processo aveva riguardato tra gli altri anche il ministro della difesa Sergio
Mattarella che era stato assolto ma per il quale la procura non aveva ricorso in
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appello.
Il tribunale aveva condannato amministratori, tecnici e funzionari della Sirap,
la societa' a partecipazione regionale i cui appalti miliardari (in programma
mille miliardi di opere pubbliche) facevano gola alla mafia.
DAmico Antonino Cosimo
Eletto nel collegio di Bagheria tra le fila del Cdu alle elezioni del 98 transita
come consigliere Udc nei palazzi della Provincia. Laureato in scienze Agrarie,
DAmico stato componente dellufficio di gabinetto dellassessorato. La sua
carriera annovera anche la carica di amministratore del consorzio di Bonifica 2
di Palermo e quella di direttore dellitituto zootecnico ed infine quella di
consigliere provinciale. Durante il suo mandato in Provincia, Cosimo DAmico
detto Nino viene indagato insieme ad un altro consigliere provinciale
Tomasino Giovanni Giuseppe, per turbativa dasta. Laccusa rappresentata dal
pm Ambrogio Cartosio lo riteneva coinvolto in una gara di appalti truccata per
favorire Cosa Nostra. Si sarebbe trattato di un appalto finanziato dalla
provincia per lammodernamento della rete idrica nel comprensorio che va da
Malvello Pizzillo a Monreale, nella quale vi avrebbe partecipato una ditta
vicina ai corleonesi e al capo attuale dellorganizzazione mafiosa, Bernardo
Provenzano. Limpresa sarebbe appartenuta a Pietro Tomasino (omonimo del
politico) e Silvestre Arcuri, entrambi di Giuliana e anche loro arrestati
nellambito delloperazione dei carabinieri di Palermo.
Secondo gli inquirenti DAmico, che stato presidente della Commissione
aggiudicatrice non avrebbe escluso dalle sedute il compagno di partito
Tomasino che avrebbe assistito illecitamente. La strana partecipazione di
Tomasino a tutte le sedute di gara - secondo il gip venne inquadrata con
sospetto dagli altri membri della Commissione, i quali compresero bene che lo
scopo di tale partecipazione non era disinteressato; esso non poteva essere
spiegato che con lintenzione di influire, in qualche modo, sullandamento della
gara mediante la trasmissione dei dati riservati che diligentemente Tomasino
annotava su un proprio registro, a persone esterne alla commissione. Inoltre
gli inquirenti hanno scoperto che lappalto era gi stato aggiudicato a una ditta
estromessa dai lavori per un ricorso presentato dalla Tomasino-Arcuri
ritenuta appunto vicina a Provenzano.
Ma non tutto perch durante gli interrogatori del collaboratore di giustizia
Antonino Giuffr sentito al processo sulle Talpe il nome di Nino DAmico
spunta diverse volte. I relativi verbali raccolti dal pm Nino Di Matteo, titolare
delle inchieste su mafia e politica palermitana, sono stati acquisiti dal pm
Cartosio, cos dopo i vari riscontri delle Forze dellordine, la Procura ha deciso
di modificare il capo dimputazione per il politico, al quale stato contestato il
reato di aver agevolato, con la sua attivit politica, i boss di Cosa Nostra e le
imprese a loro collegate.
Il collaboratore infatti ha affermato che in un incontro con Provenzano in cui
veniva affrontato il discorso politico, il capo di Cosa Nostra si raccomandava
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ancora una volta di non esporsi per non recare danno ai candidati. In questa
occasione in cui il superboss informa Giuffr che i picciotti di Bagheria tengono
ognuno a una loro persona gli chiede di promuovere la candidatura di Nino
DAmico. Il pentito provvede quindi a soddisfare la richiesta di Provenzano che,
nonostante il suo precedente impegno elettorale con Rosolino Rizzo
costretto, allultimo momento, a sole due settimane dalle elezioni, a cambiare i
suoi piani per gestire la campagna elettorale di Nino Cosimo DAmico.
Le elezioni sarebbero quelle del 2001 nelle quali Salvatore Cuffaro (accusato di
favoreggiamento aggravato) si aggiudicato la leadership, diventando cos
Presidente della Regione Sicilia. Nonostante lapporto di Cosa Nostra, Nino
Damico con le sue 5.713 preferenze rimane comunque fuori dal palazzo della
regione, aggiudicandosi pi tardi un posto nel consiglio provinciale di Palermo.
Cosimo dAmico gi indagato per Turbativa dasta sugli appalti, dopo le
dichiarazioni di Giuffr deve rispondere anche di aver favorito Cosa Nostra. Il
processo ancora aperto.
DAl Antonio
Senatore trapanese di Forza Italia e attualmente Sottosegretario allInterno nel
secondo governo Berlusconi.
La famiglia DAl una delle pi ricche e potenti del trapanese. Ha un impero
cos vasto che comprende tenute agricole, le saline tra Trapani e Marsala,
molte propriet e la quota di controllo della Banca Sicula (fino al 1991) uno dei
pi importanti istituti di credito siciliani.
Lo storico capomafia di Trapani, Francesco Messina Denaro, fu per molti anni
il fattore dei DAl. Poi vi subentr il figlio Matteo, spietato killer di Cosa
Nostra, indicato dagli inquirenti come colui che prender in mano le redini di
Cosa Nostra nel dopo Provenzano. A conferma del rapporto che esisteva tra
la famiglia DAl e il boss, lallora vicepresidente della Commissione antimafia
Nicki Vendola, nel 1998 mostr (alla Commissione) i documenti che provavano
il pagamento a Matteo Messina Denaro, ufficialmente agricoltore, di 4 milioni,
versati dai DAl allInps come indennit di disoccupazione. Pietro DAl, fratello
del Senatore Antonio, si era occupato di pagargli i contributi.
Anche laltro fratello di Matteo Messina Denaro, Salvatore, ha lavorato per i
DAl: stato funzionario della Banca Sicula e poi, nel 1991, passato alla
Commerciale prima che finisse in manette per mafia nel 1998.
La vicinanza della famiglia a certi ambienti riemerge anche nelle dichiarazioni
di Francesco Geraci, un noto gioielliere di Castelvetrano, arrestato per essere
uno dei prestanome di Riina, che ha raccontato: <<Nel 1992 Matteo Messina
Denaro mi ha chiesto di acquistare dai DAl un terreno per 300 milioni da
regalare a Riina>>. La tenuta in questione quella in contrada Zangara,
a Castelvetrano. A firmare il contratto furono il gioielliere Francesco Geraci e il
futuro Senatore Antonio DAl. <<Io sono intervenuto solo al momento della
fima>> racconta Geraci, <<dopo la stipula andai spesso alla Banca sicula e mi
feci restituire i 300 milioni>>. Quel terreno, nel 1997, venne confiscato in
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1998 dalla procura di Catania, firmata dallaggiunto Ugo Rossi e dal sostituto
Sebastiano Ardita. Il provvedimento si avvaleva dalle rivelazioni di una decina
di pentiti, che nelludienza preliminare presso il carcere di Rebibbia avevano
parlato dei loro rapporti affaristici con alcuni politici. Al termine delludienza, il
Gup di Catania, Nunzio Sampietro contestava a 4 politici siracusani imputati di
voto di scambio laggravante di aver favorito lassociazione mafiosa. I politici
erano lex sottosegretario al Tesoro Luigi Foti (Dc), lex sindaco di Siracusa
Gaetano Bandiera (Pri), lex assessore regionale alla pubblica istruzione
Benedetto Brancati (Dc), e lex sindaco di Priolo, sospeso Pippo Gianni. Il Gup
Rodolfo Matera, dopo la contestazione del nuovo reato aveva fissato ludienza
preliminare per l8 giugno 1998.
Secondo quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia, tra cui i catanesi
Francesco Pattarino, Claudio Severino e i siracusani Salvatore Oddo, Concetto
Sparatore e Lorenzo Vasile, gli imputati avrebbero pagato tangenti alle cosche
mafiose Urso Bottaro e Aparo Nardo per ottenere il loro appoggio nelle
rispettive campagne elettorali, quelle per il rinnovo dellAssemblea regionale
siciliana nel 1991 e per la Camera dei deputati nel 1992, nella quale diecimila
preferenze andarono in favore dellex deputato Michele Cortese, anche lui
rinviato a giudizio per voto di scambio.
Nel 1998 il Tribunale di Siracusa lo condanna in grado a 3 anni e il 21 giugno
99 i giudici della Seconda Corte dAppello di Catania assolvono Pippo Gianni,
insieme a Sebastiano Giarratana, dallaccusa di concorso in concussione in
merito allinchiesta del 91 relativa alle presunte tangenti per lesecuzione di
due opere pubbliche. La Cassazione confermer nel 2000 la sentenza di primo
grado.
Durante il processo per lomicidio di Mimmo Gala, il Pm Francesco Aliffi, ha
citato lincontro che sarebbe avvenuto nel 91 tra il Pattarino e Pippo Gianni
presso lufficio elettorale di questultimo prima dellomicidio di Mimmo Gala.
Secondo le dichiarazioni dellex killer DellArte Pippo Gianni avrebbe versato la
somma di 25 milioni di vecchie lire a Aparo Concetto per il sostegno ricevuto
nella campagna elettorale. Aparo avrebbe detto a DellArte che Pippo Gianni si
era lamentato che lanaloga richiesta di denaro per la campagna elettorale gli
era stata inoltrata pure da Gala.
Il 30 ottobre 2004 la corte di Appello di Catania ha riconosciuto a Pippo Gianni,
diventato nel frattempo deputato nazionale dellUdc, un risarcimento di 211
mila euro per aver ingiustamente scontato una pena di 80 giorni di carcere a
causa di un provvedimento del 1985. Secondo le indagini di allora, Pippo
Gianni era stato ritenuto colpevole di aver pilotato appalti per la costruzione di
alcune opere pubbliche a Priolo.
Pippo Gianni, attuale segretario della commissione di vigilanza sulla Rai ha
devoluto il risarcimento ad alcune associazioni no profit.
Giudice Gaspare
Deputato alla Camera nella XIII e XIV legislazione.
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dichiarato di non aver mai conosciuto Pippo Cal, ha negato di aver mai avuto
rapporti di rilievo con Lorenzo Di Ges, ha per ammesso la conoscenza di
Giuseppe Catanese e di Giuseppe Gaeta, uno dei primi clienti della Sicilcassa di
Termini Imerese quando Giudice ne era direttore. Giudice ha inoltre deposto
anche in merito alle quote di gestione delle societ Marina Uno, Gente di Mare
e Salpancore.
Nuovi elementi a carico di Giudice sarebbero emersi anche dallultima inchiesta
contro i fiancheggiatori di Provenzano. Gli atti che riguardano loperazione
Grande Mandamento sarebbero stati depositati nel processo a carico di
Gaspare Giudice e comprenderebbero alcune dichiarazioni del nuovo pentito
Mario Cusimano, anche lui arrestato nel blitz di inizio anno e uninformativa del
Ros con alcune intercettazioni ambientali effettuate nellautovettura di
Emanuele Licari, anche lui catturato nella stessa operazione. Da queste
intercettazioni - ha annunciato il pm - emergono due conversazioni registrate
a giugno e a settembre 2004 che riguardano limputato. Si tratterebbe anche
del resoconto di un pedinamento che port allindividuazione di Giudice e
Licari. Laccusa avrebbe inoltre chiesto laudizione del pentito Antonino Giuffr
per chiarire i suoi rapporti con limprenditore delle madonie Salvatore
Catanese, coimputato di Giudice. Il pentito, gi nel mese di marzo c.a., aveva
parlato al processo di Milano dellOnorevole associandolo a uno di quei politici
appoggiati da Cosa Nostra.
Altri elementi acquisiti si riferirebbero a una conversazione tra Emanuele
Lentini, esponente della Margherita, arrestato di recente per associazione
mafiosa e Angelo Cal coordinatore cittadino di FI a Bagheria. La chiacchierata
tra i due sarebbe stata relativa a un incontro avvenuto al bar Cir di via
Notarbartolo tra Gaspare Giudice e i sottosegretario allo sport Mario Pescante.
Cal avrebbe chiesto a Giudice di risolvere un problema di ripescaggio della
squadra locale in una categoria di eccellenza.
Il processo a carico dellon. Gaspare Giudice accusato di associazione mafiosa e
riciclaggio tuttora pendente presso la terza sezione del Tribunale di Palermo.
Gorgone Franz Francesco Paolo
Gi deputato e assessore regionale Dc, i guai giudiziari di Gorgone risalgono
alla met degli anni Novanta, quando venne condannato a sette anni di
reclusione con laccusa di concorso esterno in associazione mafiosa per
uninchiesta su mafia-appalti.
Alcuni collaboratori di giustizia avevano parlato di appalti inquinati che
avrebbero visto lonorevole Gorgone al centro di trame di combutta con le
organizzazioni mafiose.
Secondo la tesi della Procura allepoca guidata da Gian Carlo Caselli e secondo
le rivelazione dei collaboratori di giustizia Giacchino La Barbera e Mario Santo
Di Matteo Gorgone, attraverso il suo segretario Mario DAcquisto (omonimo
dellex Presidente democristiano della Regione), si era impegnato per
sollecitare lassegnazione degli appalti pubblici a imprese di Cosa Nostra in
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cambio di voti.
Nel 95 era stato arrestato una prima volta, ma dopo undici mesi fu scarcerato,
per poi finire in carcere altre due volte. Con lui era stato arrestato anche il suo
segretario, Mario DAcquisto, che ha preferito per essere processato con il rito
abbreviato ed stato assolto. Gorgone si sempre dichiarato innocente, ma la
lista delle contestazioni mosse dai pm Antonio Ingroia ed Erminio Amelio
sempre stata molto precisa indicandolo come garante di Cosa Nostra.
Il reato contestato al politico riguarda lassegnazione di finanziamenti miliardari
per la realizzazioni di opere che facevano gola a Cosa Nostra, tra cui la rete
fognaria di Altofonte ed il parco urbano di Caccamo. In cambio il politico
avrebbe ricevuto, oltre ai compensi in denaro, i voti di Cosa Nostra. A
dimostrazione di questa tesi, la Procura aveva citato il risultato elettorale
riportato dal politico Dc nei comprensori dei due Comuni. A Caccamo Gorgone
avrebbe conquistato oltre il cinquanta per cento del totale dei voti dati alla
democrazia cristiana. ''Che Francesco Paolo Gorgone fosse un uomo politico
disponibile e sensibile alle esigenze dei vari uomini d' onore - scrivevano i
giudici della prevenzione - lo si ricava con assoluta certezza dalle emergenze
del processo a suo carico''. ''Risulta si leggeva nel provvedimento - che egli
abbia intrattenuto buoni rapporti di conoscenza e talora di amicizia con
numerosi uomini d' onore di rilievo''.
Secondo i pentiti Gioacchino La Barbera e Santo Di Matteo, Gorgone avrebbe
inoltre informato le famiglie mafiose dei corleonesi e del clan catanese che
faceva capo al boss Giuseppe Pulvirenti dellesistenza di delicate indagini
contro alcuni boss mafiosi, delle dichiarazioni dei pentiti e sulla cattura dei
latitanti. I collaboratori di giustizia inoltre avevano rivelato che Franz Gorgone
aveva fatto avere ai boss Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella appalti pubblici
per alcuni miliardi di lire in cambio di tangenti. Analoghi rapporti secondo La
Barbera erano stati intrattenuti in precedenza da Antonino Gio, morto suicida
in carcere. Gio aveva unagenda della Camera dei Deputati in cui era annotato
il numero di telefono di Mario DAcquisto, segretario di Gorgone.
La sentenza di primo grado per Gorgone era stata emessa dai giudici della
sesta sezione del tribunale di Palermo nellaprile del 99 e a dicembre del 2001
era stata confermata in appello dalla quarta sezione presieduta da Francesco
Ingargiola, il quale aveva confermato la condanna a sette anni di reclusione
per lex deputato regionale della Dc. Il verdetto della Cassazione arriver a
novembre 02 confermando definitivamente la pena a sei anni e un mese di
carcere e linterdizione dai pubblici uffici. La mattina del 14 novembre 2002
Gorgone si costituito nel carcere dellUcciardone di Palermo.
Ma il nome di Franz Gorgone era emerso in epoca precedente anche
nellambito di altri procedimenti giudiziari.
Fu coinvolto nel 91 in uninchiesta sul controllo degli appalti in Sicilia, nella
quale vennero accusati di associazione mafiosa e turbata libert degli incanti
Angelo Siino, Alfredo Falletta e Giuseppe Li Pera, ai quali veniva attribuito il
fatto di aver costituito una centrale per il controllo degli appalti in Sicilia.
Dal rapporto dei Carabinieri che diede origine allinchiesta sarebbe emerso il
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Accuse sono giunte anche da Pierluigi Concutelli, il terrorista arrestato nel 1969
con Lo Porto e altri due personaggi, per detenzione illegale di armi.
Lo Porto stato chiamato in causa anche dallex segretario provinciale di
Palermo di An Nicola Vozza al processo allex Senatore Scalone, per presunte
frequentazioni mafiose: <<Alle elezioni politiche del 1992 e del 1994 Lo Porto
venne appoggiato da Cesare Di Marco, titolare di un bar sulla circonvallazione,
vicino ad ambienti mafiosi>>. <<Lo Porto sapeva perch glielo dissi pi volte,
di essere sostenuto da personaggi vicini alla mafia e discusse con Di Marco del
41 bis e della legge sui pentiti. Di Marco chiedeva modifiche di queste norme,
Lo Porto si mostrava disponibile ma disse che non era sicuro di poter fare
qualcosa>>.
Lo stesso Lo Porto stato ascoltato nel processo a Scalone riferendo di avere
incontrato alla fine del 1993, prima delle elezioni comunali, Tullio Cannella
<<delegato alla politica>>dal boss Leoluca Bagarella, e il suo segretario
Vincenzo Edoardo Lo Bue. <<I due mi avvicinarono per offrirmi la candidatura
nelle liste del movimento Sicilia Libera. Il movimento era stato ideato da
Bargarella e Cannella per entrare nel mondo politico. Lo Porto ha aggiunto che
ritenne la proposta offensiva. Ho subito respinto lofferta di Cannella perch
non mi interessava, avevo gi incarichi di rilievo nel Msi>>.
Lo Zito Alfonso
Radiologo agrigentino candidato alla Camera come esponente della Margherita
il 13 maggio del 2001.
Secondo gli inquirenti Lo Zito, che non stato eletto, avrebbe versato alla
famiglia mafiosa Iann-LAbate di Porto Empedocle cinque milioni di lire, come
acconto dei 25 che erano stati pattuiti in cambio di 350 voti.
Le indagini, iniziate nel novembre del 2000, si sono sviluppate attraverso
intercettazioni telefoniche ed ambientali che il 20 giugno 2001 hanno portato
allemissione di misure cautelari in carcere nei confronti dei componenti del
gruppo mafioso nonch di Lavignani Calogero, consigliere Comunale di Porto
Empedocle, accusato di concorso esterno e per Lo Zito candidato alla Camera
dei Deputati in occasione delle elezioni politiche nazionali del 13 maggio 2001,
con laccusa di scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter c.p.). Da
alcune intercettazioni emerso che il medico sarebbe <<rimasto contento per
il numero di voti riportati>> nonostante linsuccesso elettorale. Il
procedimento scaturisce dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Alfonso
Falzone, Salemi Pasquale e Albanese Giulio, tutti appartenenti alla cosca
mafiosa Cosa Nostra di Porto Empedocle.
Il Gip di Palermo lha condannato con il rito abbreviato a 3 anni di reclusione il
16 novembre 2002.
Il procedimento passato alla Corte dAppello di Palermo, ma dopo che ha
avuto inizio, stato bloccato per impedimento del giudice. Attualmente si in
attesa che il processo dAppello ricominci.
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Siculiana Leonardo Caruana. E ancora i rapporti con gli esattori Salvo, ai quali
Mannino quandera assessore regionale alle Finanze, negli anni Settanta
concesse la gestione dellesattoria di Siracusa. Secondo i pm, limputato stipul
nel 1980 81 un accordo elettorale con Antonio Vella, mafioso della famiglia
agrigentina, come racconta il pentito Gioacchino Pennino, il medico
palermitano di Brancaccio, esponente della Dc (corrente Ciancimino),
discendente di una famiglia mafiosa, amico di capimafia del calibro di Giuseppe
Di Maggio, Tot Greco e i fratelli Graviano. Mannino dice Pennino tratt
largomento in una riunione in casa propria, con lui e con Vella. Su Mannino
aveva indagato per primo Paolo Borsellino quandera procuratore a Marsala,
raccogliendo le dichiarazioni del pentito Rosario Spatola, che poi trasmise per
competenza alla Procura di Sciacca e finirono archiviate. In seguito, dopo le
rivelazioni di altri pentiti, lindagine era stata riaperta dalla Procura di Palermo.
Il processo di I grado inizia il 28 novembre 1995. Il 5 luglio 2001 Mannino,
difeso dallavvocato Carlo Taormina, viene assolto dalla II sez. del Tribunale
(presidente Leonardo Guarnotta, a latere Giuseppe Sgadari e Michele
Romano), con la consueta formula dubitativa del comma 2 dellarticolo 530.
Come nel caso Andreotti i primi giudici ritengono provata una serie di condotte
gravissime e di rapporti certi fra Mannino e uomini di Cosa Nostra, che
favorirono la sua carriera politica. Ma questo, secondo il Tribunale, non basta a
configurare il reato di concorso esterno, perch non sarebbe dimostrato che
cosa il politico diede alla mafia in cambio di quegli appoggi. Nelle motivazioni
della sentenza scrivono i giudici: <<E acquisita la prova che nel lontano 198081 Mannino aveva stipulato un accordo elettorale con un esponente della
famiglia agrigentina di Cosa Nostra, Antonio Vella>>. Contro lassoluzione la
Procura ricorre in Corte dAppello dove il processo inizia il 9 aprile 2003.
Laccusa sostenuta ancora una volta da Vittorio Teresi nel frattempo passato
alla Procura generale, che porta in aula lultimo pentito: Antonino Giuffr. E
chiede la condanna di Mannino a 10 anni. La difesa, con lavvocato Grazia Volo
subentra a Taormina, chiede la conferma dellassoluzione, possibilmente con la
formula pi ampia. Giuffr nel processo dappello dichiara che Mannino sedeva
al <<tavolino mafia-politica-imprenditoria>> insieme agli imprenditori
Salamone e Bini, perno principale, e ai politici Nicolosi, Sciangula e Lima. <<I
fratelli Greco sostiene Giuffr mi dicevano che era una persona buona,
avvicinabile, che non cerano problemi>>. Spinto dalle domande Giuffr
specifica che <<lonorevole Mannino, da quello che si diceva, assieme ad altri
politici aveva contribuito al finanziamento delle opere pubbliche>>, Giuffr
specifica anche che successivamente il nome di Mannino era stato incluso nella
lista di quei politici che avevano tradito le aspettative di Cosa Nostra e che
pertanto andavano eliminati, come successe a Salvo Lima, assassinato a
Palermo nel 92. <<Mannino aggiunge Giuffr ha fatto un passo indietro
quando le forze dellordine e la magistratura si sono attrezzati a guardare
quello che faceva. Ed stato allora che abbiamo notato come lex ministro
aveva paura e Provenzano mi diceva: quello pi cornuto degli altri. E questi
per me erano discorsi abbastanza chiari>>. A tal riguardo un altro pentito,
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elezioni regionali. Il risultato delle votazioni lo vedono primo tra i non eletti e a
Novembre dello stesso anno raggiunge la poltrona dellassessorato dopo che le
comunali sanciscono il trionfo del sindaco Diego Cammarata (Fi). Domenico
Miceli entra cos in giunta sotto la bandiera del Cdu, poi confluito nellUdc per
reggere lassessorato alla Salute.
Nel dicembre del 2002 viene coinvolto con laccusa di concorso esterno in
associazione mafiosa nellinchiesta palermitana su Mafia politica denominata
Ghiaccio 2, risvolto politico di quella precedente Ghiaccio che aveva portato
agli arresti 44 boss del palermitano, accusati a vario titolo di associazione
mafiosa, estorsione, infiltrazione nei lavori pubblici ed ancora detenzione
illegale di armi e traffico di sostanze stupefacenti.
Nelloperazione erano stati arrestati tra gli altri Giuseppe Guttadauro
capomandamento di Brancaccio, la moglie Greco Gisella e il loro primo figlio
Francesco di soli 22 anni. Questi ultimi erano stati indicati come il ponte di
collegamento tra il capocosca e i suoi sodali. Guttadauro, gi condannato per
mafia nel primo Maxiprocesso, arrestato successivamente nellambito
delloperazione Golden Market era stato liberato per un breve periodo nel
2000, ed proprio in questo intervallo di tempo che gli uomini del Ros
hanno registrato ore e ore di conversazioni nella sua casa di Palermo,
conversazioni con riferimenti a personaggi noti, al centro di un connubio tra
Mafia e Potere. Dalle intercettazioni messe a verbale emergono subito i
colloqui daffari tra lassessore di Palermo Mimmo Miceli e il boss di Brancaccio,
alcuni dei quali riguardanti la costruzione di un centro commerciale a
Brancaccio e altri su atti amministrativi del quartiere dove il boss aveva
giurisdizione. Ma non solo. Gli incontri riguardano anche strategie politiche in
vista delle regionali 2001. Secondo gli inquirenti Miceli avrebbe messo ha
disposizione il proprio ruolo e la propria attivit politica al fine di contribuire
alla realizzazione del programma criminoso di Cosa Nostra, tendente
allacquisizione di poteri di influenza e di controllo sulloperato di organismi
politici ed amministrativi. Da qui il nome del presidente della Regione
Salvatore Cuffaro, iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in
associazione mafiosa modificato poi in favoreggiamento aggravato. Inoltre
Miceli avrebbe sostenuto ed indicato candidati per le elezioni regionali del
2001 ad esponenti del Cdu, come lavvocato Priola, legale del boss, chiedendo
per lui una poltrona di sottogoverno .
Dopo la pubblicazione dei verbali lex assessore di Palermo si autosospeso dal
suo incarico, per il sentito rispettoche nutre nei confronti delle istituzioni.
Le dimissioni arriveranno poco dopo, il 17 febbraio 2003 e il 26 giugno Miceli
viene arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. La procura lo
accusa di essere stato il canale per veicolare le richieste del boss Guttadauro
fino ai vertici della Regione.
Nel provvedimento di arresto si fa presto a leggere che Miceli non ha agito da
solo, infatti assecondando specifiche richieste di Giuseppe Guttadauro e
Salvatore Aragona, (anche lui coinvolto nella stessa inchiesta), si proponeva
come intermediario tra il Guttadauro e lonorevole Cuffaro al fine del
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febbraio 04, Sesta sezione, li aveva invitati ad indicare meglio le prove contro
l' ex assessore.
I giudici affermavano la necessit per Miceli della detenzione carceraria poich
in effetti non avrebbe neanche prospettato elementi di positiva cesura dei
contatti con il boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, a favore del quale
avrebbe agito. Con questo verdetto la sentenza, depositata il 5 agosto 05,
relativa alla camera di consiglio svoltasi il 5 luglio, arrivava dai giudici di
legittimit il primo giudizio positivo sulla solidit dellimpianto accusatorio della
procura.
Nonostante abbia ottenuto la scarcerazione, Miceli chiamato a rispondere di
pesanti accuse scaturite da ore ed ore di conversazioni registrate a casa del
Boss.
Del perch abbia informato Guttadauro sulla presenza di microspie nel suo
salotto, causando in questo modo la chiusura anticipata delle indagini del Ros
che avrebbero potuto portare a ben altre importanti conclusioni.
In questo modo Miceli non avrebbe favorito solo Guttadauro ma linteresse di
tutta lorganizzazione mafiosa e i progetti dello stesso Provenzano, che si
sarebbe servito del boss di Brancaccio e delle sue amicizie per raggiungere i
massimi vertici della Regione.
Mormino Antonino
Vicepresidente della Commissione giustizia e deputato di Forza Italia.
Avvocato penalista fra i pi noti della Sicilia, Nino Mormino ha sostenuto la
difesa di numerosi mafiosi. Tra i suoi assistiti vi sono boss di rango di Cosa
nostra, come i membri della famiglia Madonia, Leoluca Bagarella, Nino Giuffr
e anche il collega avvocato Francesco Musotto. E' stato presidente della
Camera Penale di Palermo e nel maggio del 2001 stato eletto deputato nel
collegio di Cefal-Madonie, territorio allora controllato da Nino Giuffr al tempo
anchegli suo cliente.
Mormino, insieme ad altri due penalisti (Cristoforo Fileccia e Salvatore Gallina
Montana) era finito sotto inchiesta per contatti con gli ambienti mafiosi, in
seguito alle dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia le cui rivelazioni
diedero impulso alle indagini - avviate negli anni Novanta - archiviate nel
maggio del 96 <<poich aveva scritto il gip Antonio Tricoli la riferita
vicinanza a pregiudicati anche mafiosi deve ritenersi conseguente allesercizio
della professione>>. Furono riaperte nel 2002 in seguito alle dichiarazioni di
Giuffr e poco tempo fa nuovamente archiviate in quanto gli elementi di prova
raccolti risultano essere insufficienti e non idonei a sostenere laccusa in
giudizio.
Era la stagione del maxiprocesso quando Mormino venne avvertito delle
intenzioni poco amichevoli dei boss detenuti da Giovanni Falcone dopo che
aveva raccolto le rivelazioni del pentito Marino Mannoia. Anni dopo la storia si
ripete.
Il collaboratore di giustizia Antonino Giuffr conferma la decisione di uccidere il
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legale perch questi "aveva deluso le aspettative" del popolo dei carcerati e dei
boss che ne avevano appoggiato la candidatura. Giuffr: <<Nino Mormino fa
parte, oltre i politici, di quella schiera di persone che dovevano dare un
contributo affinch il maxi processo si risolvesse nel migliore dei modi e vi sono
decine di persone che hanno versato al signor avvocato Mormino centinaia di
milioni in questa prospettiva. Il risultato finale lo sappiamo tutti com andata
a finire, quello che in parte si sa e non si sa, che poi ne era in parte decretata
luccisione>>. Ma Giuffr aggiunge anche altri particolari: rivela che la
sentenza di morte venne sospesa poich si decise di affidare al legale il
delicato compito di tutelare gli interessi dellorganizzazione in sede
parlamentare. Secondo Giuffr la sua candidatura sarebbe stata appoggiata da
Bernardo Provenzano in cambio di un alleggerimento della pressione giudiziaria
sugli uomini di Cosa nostra. Le auspicate modifiche avrebbero interessato in
particolare il discorso dei carcerati, il 41 bis, la revisione dei processi, i pentiti e
il sequestro dei beni.
Alle elezioni del 2001 Forza Italia usc vincente e Mormino entr a far parte
della Commissione Giustizia. Daltronde, sottolinea Giuffr, lorganizzazione
<<non ha mai montato cavalli perdenti>>.
Tra le prime cose che Mormino fece una volta insediatosi alla Commissione
Giustizia fu la presentazione di un emendamento passato alle cronache con il
nome di indultino, cio la possibilit per i detenuti di ottenere uno sconto di
due anni dalla pena da scontare, esteso pure ai mafiosi.
Il 22 gennaio 2003 lavvocato Mormino viene iscritto nel registro degli
indagati e l8 febbraio dello stesso anno indagato per concorso esterno in
associazione mafiosa.
Il 23 ottobre 2004, accogliendo la richiesta della Procura di Palermo (19 marzo
2004) il gip Gioacchino Scaduto ha archiviato linchiesta a carico del deputato
forzista. Secondo il giudice mancano le prove che dimostrano i rapporti di
collaborazione tra il deputato e Cosa Nostra, anche se il legale, secondo la
sentenza di archiviazione, avrebbe fruito del sostegno elettorale da parte della
mafia, non consapevole, n dando qualcosa in cambio una volta eletto in
Parlamento.
Oggi lavvocato Mormino luomo che Marcello DellUtri ha scelto come
difensore al processo che in primo grado terminato con la sua condanna a
nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Musotto Francesco
Avvocato e Onorevole, prima socialista poi forzista, presidente della provincia
in carica Francesco Musotto insieme al fratello Cesare, viene arrestato
a Palermo l8 novembre 1995. I due sono accusati di concorso esterno in
associazione mafiosa per aver ospitato nella villa di famiglia a Finale di Pollina,
vicino a Cefal, alcuni boss latitanti: Tullio Cannella, Giovanni Brusca,
Domenico Farinella e Leoluca Bagarella. Due di loro erano anche clienti
dellavvocato. Linchiesta stata coordinata dai pm Antonella Consiglio e
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Alfonso Sabella. I Giudici, alla fine, hanno assolto in tutti e tre i gradi di
giudizio Francesco Musotto con il solito comma 2 dellart. 530, ma hanno
condannato definitivamente il fratello Cesare a 4 anni e mezzo di reclusione. I
fatti sono dimostrati: i boss a villa Musotto cerano davvero. Ma faceva tutto
Cesare. Francesco, che pur frequentava le propriet di famiglia, non se nera
mai accorto. Non c la prova che avesse riconosciuto i boss (nemmeno i suoi
clienti), i cui volti campeggiavano in tutte le questure fra i superlatitanti pi
ricercati del Paese.
Nicolosi Nicol
Onorevole democristiano, ha sempre fatto politica nel capoluogo siciliano. E
stato consigliere e assessore comunale, vicepresidente dellArs e attualmente
sindaco a Corleone.
E stato arrestato il 18 febbraio 1993 su richiesta della Procura di Termini
Imerese con laccusa di voto di scambio, malversazione, abuso e falso in atti
dufficio e irregolarit nella concessione di appalti pubblici. Nella stessa
inchiesta sono stati emessi provvedimenti restrittivi nei confronti di alcuni
funzionari dellAzienda forestale e di altre persone.
Il 19 febbraio 1993 nel carcere dei Cavallacci sono stati condotti dai sostituti
Alfonso Sabella e Luca Masini e dal gip Paolo Pitarresi gli interrogatori del
vicepresidente dellArs.
Per laccusa Nicolosi avrebbe ricevuto finanziamenti da vari assessori regionali
e in particolare da quello dei Beni Culturali, per alcune centinaia di milioni, per
aver costituito due centri studi e cooperative giovanili. Inoltre, sempre secondo
laccusa, gli Onorevoli Nicol Nicolosi e Calogero Corrao, con la complicit dei
dirigenti dellazienda forestale, avrebbero fatto assumere centinaia di operai
che non avevano alcun titolo. Nellordine di custodia cautelare i magistrati
hanno scritto: <<Il materiale cartaceo e informatico acquisito e il tenore delle
telefonate intercettate rivelano immediatamente i metodi adottati da Nicolosi
per il raggiungimento del consenso elettorale>>.
Per quanto riguarda laccusa di voto di scambio, i giudici hanno affermato che
stato messo in evidenza <<un quadro politico-elettorale che non appare
esagerato definire inquietante>>, il Nicolosi <<mediante la costituzione di
numerose associazioni apparentemente a fini culturali riuscito a finanziare le
proprie campagne elettorali e quelle delle persone a lui vicine attraverso il
ricorso a contributi pubblici formalmente disposti in favore delle
associazioni>>. Il Tribunale di Termini Imerese lha assolto nel 1994 e in
appello, nel 1997, con formula piena perch il fatto non sussiste. La Corte
dAppello ha stabilito inoltre, accogliendo la richiesta delluomo politico,
che Nicolosi venisse risarcito di 250 milioni di lire dal Ministero del Tesoro per
ingiusta detenzione.
Il 25 febbraio 1993 stata emessa nei suoi confronti una seconda ordinanza di
custodia cautelare, notificata in carcere, per peculato aggravato. Lesponente
politico nella campagna elettorale del 1991 per le regionali(quando era
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Catania, anche se lo chiese, non ottenne larresto del Sindaco. Allora furono 44
i provvedimenti di custodia cautelare emessi nei confronti dei presunti affiliati
alla famiglia Santapaola.
Alla cosca sarebbe stata offerta la possibilit di assunzioni in sue aziende
spiegano le Fiamme Gialle per ex detenuti, ottenendo in cambio ausilio da
parte dellorganizzazione criminale nellattivit di recupero crediti e sostegno in
campagna elettorale>>.
Le indagini hanno preso in esame le elezioni amministrative del novembre
2000, grazie alle quali Nicotra fu eletto sindaco di Acireale, e le elezioni
politiche del maggio 2001 fino alle Regionali del giugno successivo. In
occasione della propria campagna elettorale Nicotra avrebbe versato la somma
di 150 mila lire al giorno, due volte superiore a quella normale sul mercato, ad
alcuni operai vicini ad ambienti mafiosi incaricati di affiggere i manifesti. Al
momento degli arresti si trovava allestero e al suo rientro da Roma Nicotra si
consegnato alla Polizia ma ha negato qualsiasi rapporto con le cosche mafiose.
Il 25 giugno 2004 il gup di Catania Rodolfo Materia ha rinviato a giudizio per
corruzione elettorale lex sindaco di Acireale. Il 30 novembre 2004 iniziato il
processo.
Pagano Santino
Sottosegretario al Tesoro durante il governo Amato, Pagano stato arrestato
nellambito delloperazione Gioco dazzardo, scattata il 9 maggio 2005. La
maxi-inchiesta ha portato alla luce nella citt di Messina un vero e proprio
groviglio di interessi politico-affaristico-mafiosi che ha coinvolto diversi
imprenditori, un politico, due magistrati e un poliziotto, accusati a vario titolo
di corruzione, rivelazione di segreti dufficio, favoreggiamento, associazione
mafiosa e riciclaggio.
Tra gli arrestati per concorso esterno e riciclaggio emergono lex
sottosegretario Santino Pagano, ex Dc e ora in An, e il noto imprenditore,
Salvatore Siracusano fino al 98 impegnato anche in politica, prima come
socialdemocratico e poi nella Dc. Agli arresti domiciliari finito lex presidente
del Tribunale fallimentare, Giuseppe Savoca accusato di violazione di segreto
istruttorio, acquirente del centro residenziale Le Terrazze di Messina e amico
di Siracusano e Pagano, che, secondo gli inquirenti, avrebbe assunto
informazioni sui procedimenti delle Procure di Messina e Milano che
riguardavano Siracusano, ricevendo in cambio vari favori sullacquisto di un
appartamento.
Per lo stesso reato stato indagato il sostituto procuratore Vincenzo Barbaro,
della Direzione distrettuale antimafia di Messina. Arrestati anche il vicequestore
Alfio Lombardo, dirigente della polizia ferroviaria a Palermo; limprenditore
Antonino Giovanni Puglisi, ex presidente del Messina Calcio negli anni 80 e
padre dellattuale presidente di Assindustria Messina; Salvatore Rametta,
direttore della sede del Credito Italiano di Messina.
Lindagine era stata avviata nel 1993 dal sostituto milanese Luisa Zanetti per
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seguire la pista del traffico internazionale di armi e quella relativa agli interessi
del clan Santapaola nella quale erano entrati in relazione anche gli imprenditori
messinesi Filippo Battaglia e Santo Spadaro, e Santo Cattafi, di Barcellona
Pozzo di Gotto (Messina). La stessa inchiesta investigativa si era intrecciata
con la gestione mafiosa dellautoparco di Milano ed ancora sui legami tra mafia
siciliana e la regione lombarda.
Allepoca linchiesta denominata Arzente Isola individu un personaggio di
notevole spessore, Rosario Spadaro, 63 anni, originario di S. Teresa Riva, un
piccolo pesino in provincia di Messina che in pochi anni era riuscito a realizzare
un impero economico ai Caraibi e nelle piccole Antille olandesi, edificando una
catena di alberghi e gestendo alcune linee aeree. Tuttavia, nonostante non
furono raccolti sufficienti elementi probatori, le indagini dellepoca, avviate nel
frattempo anche dalla Procura di Reggio Calabria, confermarono il
collegamento tra Spadaro, Siracusano e lex onorevole democristiano Santino
Pagano. Numerosi complessi residenziali sarebbero stati realizzati dai tre
uomini in Polonia, Messina e Campione dItalia. Secondo gli inquirenti i
complessi residenziali non sarebbero stati altro che il frutto di speculazioni
edilizie per operazioni di riciclaggio legate alle cosche mafiose. LUfficio
calabrese aveva inoltre aperto un fascicolo anche in merito alle operazioni di
riciclaggio di denaro sporco dietro il gioco dazzardo che vedeva coinvolti i soci
Pagano Siracusano.
Secondo gli inquirenti questultimo sarebbe stato in contatto con Youssef
Mustafa Nada, uomo daffari legato alla famiglia di Osama Bin Laden.
Dallinchiesta coordinata dalla Procura generale reggina sarebbe emersa
unintercettazione del 2001 nella quale Siracusano parla al telefono con
larchitetto Alfio Balsano (anche lui indagato nellinchiesta con laccusa di
favoreggiamento), residente a Bissone e procuratore di una societ di
progettazione che ha sede in Svizzera, ed ex assessore ai lavori pubblici di
Campione dItalia.
Balsano e Siracusano commentavano lindagine avviata sul conto di una
societ finanziaria, la Al Taqwa rappresentata da Nada e sospettato di aver
gestito fondi riconducibili alla organizzazione terroristica di Osama Bin Laden.
La societ finanziaria Al Taqwa era domiciliata a Lugano con sede legale alle
Bahamas ma dal 5 marzo 2001 diventata Nada Management, presieduta
appunto da Youssef Mustafa Nada.
Durante la conversazione telefonica sarebbe emerso che Balsano e Siracusano
conoscevano Nada in virt dei loro rapporti daffari, tanto che limprenditore di
Messina commenta allamico una causa intentata insieme a Santino Pagano
contro il ricco uomo daffari, mentre Balsano parla di lottizzazioni che avrebbe
preparato per conto del finanziere arabo. Siracusano continuava la sua
conversazione ricordando la volont di Nada di aprire una banca a Nassau e la
presenza di sofisticati sistemi di sicurezza nella sua villa.
La Procura di Reggio Calabria, a conclusione delle indagini, chiese
larchiviazione ma il gip laveva rigettata sollecitando lavocazione da parte
della Procura generale che aveva dato il via alla nuova inchiesta condotta dal
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Scalone Filiberto
Ex Senatore di Alleanza Nazionale. E stato arrestato per concorso esterno in
associazione mafiosa e bancarotta fraudolenta il 18 dicembre 1996 su
provvedimento del gip Alfredo Montalto che gli aveva concesso i domiciliari per
le precarie condizioni di salute.
E stato accusato da alcuni pentiti di avere avuto rapporti continui con
esponenti mafiosi e di aver ricevuto voti di Cosa Nostra in alcune competizioni
elettorali.
Secondo laccusa lex parlamentare avrebbe tentato in due occasioni, nel 1982
e nel 1994 di influire sulle decisioni di magistrati in processi nei quali erano
imputati boss mafiosi di spicco. Nel primo caso limputato destinatario della
segnalazione sarebbe stato Pino Greco Scarpuzzedda, nel secondo caso
Leoluca Bagarella imputato (condannato) per luccisione del Colonnello dei
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Carabinieri Giuseppe Russo. Tra i boss con cui lex parlamentare avrebbe avuto
rapporti figurano killer del calibro di Pino Greco Scarpuzzedda, Leoluca
Bagarella, i pentiti Tullio Cannella, Tony Calvaruso, Gioacchino Pennino,
Francesco Di Carlo, Gaetano Nobile (non lo definirei boss perch rischioso)
e lex segretario provinciale del MSI Nicola Vozza, che ha confermato la
conoscenza tra lindagato e il ragioniere del boss Tot Riina, Pino Mandalari.
Cannella, uno dei principali accusatori di Scalone, avrebbe riferito che in
cambio di appoggi elettorali il parlamentare avrebbe promesso interventi a
livello politico a favore di Cosa Nostra e, in particolare, avrebbe sostenuto di
potere aggiustare il processo per lassassinio del vicequestore Boris Giuliano,
nel quale Bagarella era imputato. Scalone, a detta di Cannella, avrebbe preteso
20 milioni di lire ma Bagarella fu condannato allergastolo e per questa ragione
il boss corleonese aveva deciso di sequestrare e far scomparire il legale.
Nellinchiesta inoltre sono stati acquisiti gli atti del procedimento sul fallimento
della Immobiliare Malaspina spa nel quale Scalone fu imputato (per
bancarotta fraudolenta: ndr) e poi prosciolto con formula dubitativa, nel 1986,
dal giudice istruttore Gioacchino Natoli, in quanto aveva prodotto documenti
contabili e ricevute di pagamento circa gli appartamenti acquistati dalla societ
fallita, in parte ricevuti a compensazione delle parcelle dovutegli per
lassistenza legale prestata.
Davanti alla V sezione del Tribunale di Palermo presieduta da Francesco
Ingargiola, il 5 ottobre 1998, iniziato il processo. Scalone stato condannato
in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il 12
maggio 2003 la procura generale ha chiesto la sua condanna a 10 anni di
carcere ma la Corte dAppello presieduta da Claudio DallAcqua, a latere Di Pisa
e La Commare il 5 maggio 2004, dopo 4 ore di camera di consiglio, lha assolto
dallaccusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E stato invece
condannato per bancarotta fraudolenta a 3 anni e sei mesi, pena poi
condonata.
Vaccarino Antonino
Ex sindaco di Castelvetrano (Dc) e consigliere comunale. Vaccarino stato
rinviato a giudizio il 3 maggio 1993 dal gip Renato Grillo per traffico di droga e
associazione mafiosa a conclusione di una inchiesta avviata dal giudice Paolo
Borsellino quando era procuratore di Marsala e poi sfociata il 6 maggio 1992 in
una vasta operazione dei Carabinieri del Ros. Gli inquirenti hanno accertato che
i clan mafiosi di Castelvetrano e Campobello di Mazara erano dediti ad un vasto
traffico di cocaina che partiva dal SudAmerica con una fitta rete in tutta Italia,
compresa la Germania. La droga arrivava in Sicilia in autocarro in quantit di
circa 5-10 chili.
Lallora Procuratore Pietro Giammanco parl di una cosca pericolosissima che
gestiva un vasto traffico di droga e armi, e che durante le elezioni esercitava
pressioni forti nel territorio.
Un contributo decisivo alle indagini stato dato dal pentito Vincenzo Calcara
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che aveva indicato lex sindaco come presunto consigliere della cosca di
Castelvetrano. <<Tonino Vaccarino non era un mafioso qualsiasi - ha detto il
pentito -, ma il consigliere, un punto di riferimento importantissimo per la
famiglia di Castelvetrano a cui sono stati affidati incarichi molto delicati. Quali
ad esempio il trasporto di due valige contenenti 10 miliardi di lire preparate in
casa di Francesco Messina Denaro e indirizzate a Roma dove sono state
ricevute da Paul Marcinkus e dal notaio Albano. Le abbiamo portate io,
Vaccarino, il Maresciallo Giorgio Donato e altri uomini>>.
In una testimonianza in Corte di Assise dAppello Calcara ha inoltre accusato
Vaccarino di aver progettato luccisione di Lipari, ammazzato in un agguato il
13 agosto 1980 mentre si stava recando con la sua auto in municipio, per
poterne poi prendere il posto. Gli aspetti operativi del delitto sarebbero stati
definiti in una riunione che si sarebbe svolta in una saletta del cinema gestito
dallo stesso Vaccarino. Calcara, invece, avrebbe fatto parte del gruppo di
fuoco con compiti di copertura mentre lorganizzazione dellagguato sarebbe
stata affidata a Nitto Santapaola, a Francesco Mangion, suo braccio destro e a
Mariano Agate, ex capocosca di Mazara del Vallo. Poi Calcara ha detto che
Vaccarino gli rifer che Lipari fu ucciso perch <<faceva e disfaceva ci che
voleva>> e perch <non avrebbe rispettato certi patti>>.
Il collaborante ha anche rivelato che la cosca capeggiata dallex sindaco lo
aveva incaricato alcuni mesi prima di uccidere lallora procuratore della
Repubblica di Marsala Paolo Borsellino perch dava fastidio. Il giudice doveva
essere ucciso sullautostrada Trapani-Palermo come il giudice Falcone.
Vaccarino venne arrestato nel maggio del 1992 su richiesta di Paolo Borsellino
e condannato in primo grado a 18 anni di carcere il 26 maggio 1995, dopo 10
giorni di camera di consiglio, dal Tribunale di Marsala presieduto da Andrea
Genna, e al pagamento di 100 milioni di multa. Il 13 maggio 2002 in appello
stato prosciolto dallaccusa di mafia ma stato condannato a 6 anni per droga.
Pena confermata anche in Cassazione. Lex sindaco di Castelvetrano per uno
sconto di pena ottenuto grazie alla buona con dotta tenuta nel carcere di
Livorno stato rimesso in libert dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze nel
1999. Il politico,.
In merito alle accuse rivolte allex sindaco (quella di essere uomo donore di
Castelvetrano, mandante dellomicidio di Vito Lipari e di essere coinvolto in un
traffico di droga) il pentito Vincenzo Calcara stato raggiunto da una richiesta
di rinvio a giudizio in relazione al reato di calunnia ma il 17 giugno 2004 il gip
di Marsala Andrea Scarpa lha assolto con formula piena dallaccusa. <<perch
il fatto non sussiste>>. La difesa di Vaccarino ha impugnato la sentenza
emessa dal gup del Tribunale di Marsala. Un anno dopo il pentito stato
rinviato a giudizio. Il 22 settembre scorso davanti al giudice monocratico di
Marsala Renato Zichitella iniziato il processo che tuttora in corso.
Calcara era gi stato assolto con formula piena anche dalla Corte dAppello di
Roma. Allora laccusa di calunnia era stata intentata dallex Maresciallo dei
Carabinieri Donato Giorgio, in merito alla vicenda delle due valige contenenti
10 miliardi di vecchie lire che sarebbero state consegnate al notaio Salvatore
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Albano soldi che poi sarebbero finiti nelle casse dello IOR lIstituto di opere
religiose del Vaticano. I giudici di Appello hanno confermato la sentenza di
assoluzione emessa dal Tribunale di Roma nei suoi confronti il 5 giugno 2003
nella quale il collaboratore veniva definito <<persona attendibile, le cui
propalazioni sono veritiere o comunque verosimili per gli innumerevoli ed
inquietanti riscontri esterni ad esse>>.
ANTIMAFIADuemila N46
http://www.antimafiaduemila.com/200805013828/articoli-arretrati/inchiestasugli-uomini-politici-italiani-che-hanno-avuto-contatti-con-cosa-nostra.html
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