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LA COSMOLOGIA ARISTOTELICA

Dal saggio “Sul cielo”


Come vedeva l’universo Aristotele?

A.sostiene che il vuoto non esiste, che lo spazio (la


posizione di un corpo fisico tra gli altri corpi) è
completamente riempito dalla materia, che
l’universo è sferico, con la Terra posta al centro di
esso insieme agli altri tre elementi naturali: acqua,
aria e fuoco.
Esso risulta diviso in due zone qualitativamente
diverse tra loro, quella sublunare, in cui si trova la
Terra, situata appunto al di sotto della Luna, e quella
translunare, al di là di essa, o celeste, costituita da
un quinto elemento, l’etere.
Ciascuno dei quattro elementi occupa un
proprio spazio (A. lo chiama “luogo naturale”),
dove se ne sta in quiete (la Terra è un pianeta
immobile). Con l’espressione “luogo naturale” A.
intende lo spazio nel quale un corpo permane in
quiete e a cui ritorna naturalmente dopo essere
stato colpito e spostato dal moto violento di un
altro corpo.
Intorno alla Terra si dispongono i luoghi naturali
degli altri 3 elementi, in base al peso
decrescente di ognuno di loro. Abbiamo quindi
in ordine prima l’acqua, poi l’aria e in ultimo il
fuoco. Proprio a causa del loro maggior peso, i
corpi terrestri cadono spontaneamente verso il
centro dell’Universo (il loro luogo naturale) così
come l’acqua compie un movimento verso il
basso; aria e fuoco invece si muovono verso
l’alto rispetto al centro.
Il moto dei corpi sublunari è di tipo rettilineo
verticale (in linea retta), mentre quello dei corpi
celesti è di tipo circolare.
Proprio a causa della circolarità del loro
movimento, i corpi celesti, a differenza di quelli
sublunari, sono incorruttibili ed eterni, in quanto
si riproducono ciclicamente alla stessa identica
maniera. I corpi sublunari invece si generano, si
corrompono e mutano.
I movimenti circolari dei corpi celesti (astri e
pianeti) descrivono secondo A. un sistema di
sfere concentriche, ognuna delle quali compie
un moto di rotazione attorno al proprio asse e di
rivoluzione attorno al centro dell’universo e
quindi della Terra. La sfera concentrica più
esterna all’universo è detta “sfera stellare”.
La cosmologia geocentrica
di A. ha rappresentato il quadro di riferimento della
concezione dell’universo per gli uomini di cultura
(essa ha influenzato anche la letteratura fino al tardo
Medioevo) e di scienza, anche grazie alla
rielaborazione dell’astronomo alessandrino Claudio
Tolomeo nel II secolo d.C.
Essa sarà accolta e fatta propria anche dagli
intellettuali della Chiesa, in quanto ritenuta in linea
con i principi delle Sacre Scritture, per poi essere
confutata dagli studi di Keplero, Copernico e Galileo.
COME E’ NATO L’UNIVERSO?
(dai libri della “Metafisica”)

Punto di partenza per la dimostrazione della


genesi dell’universo è la constatazione del moto
regolare degli astri, che è causa della vita sulla
Terra: il moto di avvicinamento e
allontanamento del Sole al nostro pianeta
determina infatti l’avvicendarsi delle stagioni e
con esso il ciclo vitale degli esseri viventi.
In quanto corpi, le sfere celesti non possono
muoversi da soli, ma devono avere una causa
motrice.
Infatti secondo A. tutto ciò che si muove è
mosso da un altro ente o motore, che a sua
volta è mosso dall’azione di un altro motore e un
altro ancora.
Non potendo però risalire a ritroso nella catena
dei motori, perché la risalita non avrebbe mai
fine (l’universo invece ha un principio finito,
immutabile ed eterno), A. teorizza l’esistenza di
un “primo motore” immobile, da cui l’universo
ha avuto origine
Poiché il movimento è sempre un passaggio da
uno stato in potenza ad un atto ne consegue
che, essendo questo primo motore immobile,
esso non esiste come potenza ma solo come
atto, quindi come atto puro. A. chiama Dio
questo puro motore primo.
In quanto sostanza immateriale - il binomio
potenza/atto corrisponde al binomio forma/materia
– esso è anche forma pura, ingenerata, incorruttibile,
perfetta, eterna, unica e infinita.
Essa è causa del movimento geometrico e ordinato
del cosmo, una causa non efficiente (in quanto non
di natura meccanica e deterministica), ma finale: Dio
“muove” i corpi non in maniera casuale, ma perché
egli è il bene supremo e perfetto a cui essi tendono.
L’essenza perfetta di Dio risiede secondo A.
nell’attività perfetta in assoluto, che è quella del
pensiero. La perfezione dell’universo è dovuta al
fatto che Dio, nel creare il cosmo, non ha fatto
altro che pensare a se stesso. Egli è dunque
“pensiero di pensiero”. Il cosmo è perfetto in
quanto il suo ordine costitutivo deriva
direttamente dalla perfezione del pensiero
divino.

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