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Lezione 1 – 13/02/2023

La conoscenza della storia contemporanea si dà per scontata, in alcune lezioni verranno fatti approfondimenti di
carattere storico. Consiglio: affiancare allo studio un buon manuale di storia contemporanea.

Gli aspetti istituzionali, giuridici e legislativi in questo corso sono molto importanti. Studiando la storia dei programmi
televisivi apprenderemo una serie di elementi a cui dobbiamo prestare attenzione quando guardiamo un programma
televisivo o radiofonico. Ci occuperemo dell’intero arco del ‘900, arriveremo non oltre il 2004.

Che immagine ci appare alla nostra mente quando si parla di radio? La radio non è solo radiofonia (ascolto di musica,
la filodiffusione nei centri commerciali) MA c’è anche la comunicazione originale (di carattere militare o
commerciale). Faremo riferimento anche alla radio come apparecchio, la politica industriale sarà fondamentale per
riconoscere gli sviluppi della radiofonia in Italia e, nel caso specifico, i suoi ritardi.

Visione di Orwell  pervasività dei mezzi di comunicazione, grande paura che ha segnato alcune generazioni.

Narrazione transmediale = narrazione che passa tra media diversi, es. Festival di Sanremo, evento che nasce in
televisione che racchiude in sé altri media: il vero spettacolo si fa in televisione?

Noi siamo in un sistema di comunicazione in cui i diversi media sono collegati tra loro (radio, televisione, stampa,
cinema  parleremo di tutti i media che si sono sviluppati nel ‘900).

Contenuti delle lezioni:

 Nascita della radiofonia (differenza con radiotelegrafia)


 L’URI - Unione radiofonica italiana (1924-1928)
 I primi anni dell’EIAR (1928-1933) = ente radiofonico italiano
 Il dibattito sulla radio e sull’arte radiofonica
 L’EIAR - Ente italiano audizioni radiofoniche
 Dal 1933 alla Seconda guerra mondiale (conseguenze politica internazionale e della situazione internazionale
sulla radiofonia in Italia)
 Guerra d’Etiopia e guerra di Spagna
 La radio italiana nel dopoguerra
 Gli esordi della televisione (1954  anno in cui iniziano le trasmissioni regolari in IT)
 La Rai di Ettore Bernabei (anni ’60, ‘età dell’oro’ della televisione italiana)
 La rottura del monopolio e la riforma del 1975
 La cosiddetta “neotelevisione” (anticipa la parte monografica)

Esame scritto (crocette e domande aperte su cui bisogna ragionare). Scegliere la risposta giusta sulla base di un
ragionamento di carattere storico. Ci eserciteremo spesso su come bisogna rispondere a domande a risposta chiusa
e a risposta aperta.

1) Di che cosa ci si occupa esattamente quando si fa la storia di un mezzo di comunicazione, o si fa la storia


attraverso un mezzo di comunicazione?

Attenzione alle parole  storia della radio e della televisione. Noi studiamo la storia dei mezzi di comunicazione. Di
un medium (singolare, media plurale) studiamo il versante politico, istituzionale, giuridico e legislativo. Citeremo
leggi, sentenze della Corte costituzionale. Parleremo di tecnologia, di mercati, di programmi… questo è il sistema dei
media, ogni medium vive in sistema con gli altri media.

Cos’è questo sistema dei media? Un macrosettore convergente che coinvolge aspetti tecnologici, culturali,
industriali, sociali, politici. Un macrosistema convergente.

Che cosa converge? La radio, la televisione, l’editoria, il cinema, le telecomunicazioni in generale. È un sistema
complesso che influisce direttamente sulle nostre mentalità, sulle nostre scelte, come cittadini (scelte politiche) e
consumatori (importanza della pubblicità nel definire le nostre abitudini di consumo). Non è una realtà dell’oggi, è
stato così per tutto il ‘900. Oggi abbiamo coscienza, in teoria, di questa convergenza dei mezzi di comunicazione
(‘narrazione transmediale’), forme che non sono una realtà dei social MA sono sempre esistite. Negli anni ’30 del
‘900 i divi del cinema venivano ripresi dalla stampa popolare, se ne discuteva poi alla radio, questo sistema
transmediale già esisteva, che accelera con i social. Studiare i media come sistema significa studiare gli imperi
multimediali: un impero multimediale è la Rai, ma anche Mediaset. Altri media multimediali appaiono in EU
nell’ultimo quarto del 20entesimio secolo, si parla di Francis Bouygues, Rupert Murdoch, di Sky  grandi
imprenditori che a livello mondiale
hanno creato imprese globali non solo
transnazionali ma anche transmediali.

Studiare i media come sistema significa


scavare nella storia del giornalismo,
dello spettacolo, del gusto, delle
mentalità, di come la percezione del
reale è cambiata nel tempo, della carica
simbolica di certi eventi, scaviamo
nell’universo mentale degli ascoltatori:

Capiamo quanto l’impatto della tv sul


Es. luglio del ’69  giorno
dell’allunaggio, impressione che
ceto medio, sulla gente comune, fu enorme. L’impatto sulla mentalità non
quell’evento ha fatto sull’umanità:
può essere ignorato. Studiare la storia della radio e della tv non è solo
grazie alla trasmissione televisiva,
studiare la storia dei personaggi celebri, questi sono segnalibri che ci
grazie alla tv si plasmano le coscienze
riportano ad altri momenti e fenomeni, perché stanno all’interno di un
e le consapevolezze dei grandi eventi
sistema, senza il sistema televisivo personaggi come Raffaella Carrà, Mike
internazionali.
Bongiorno etc. non sarebbero diventati quello che sono nella nostra
memoria collettiva.

La mitizzazione non giunge solo tramite la televisione. Certamente può comportare alla creazione di un personaggio
e di un mito, ma la questione della mitizzazione è più ampia, la questione della morte dell’eroe certamente non
nasce nel ’60, la televisione non crea nulla di nuovo in questo senso, quello che crea è l’abbraccio collettivo, che
tuttavia avviene ben prima della morte. L’accento è da porre non sulla morte, quanto sulla quotidianità della vita,
entro cui si infila lo strumento di massa.

2) Perché qui studiamo i media dal punto di vista storico?

Non facciamo una semplice analisi dei media. Rifuggiamo i sociologismi. Noi vogliamo dare rilevanza alle scelte
amministrative, organizzative, imprenditoriali e culturali che vengono fatte con i media e sui media. Uno strumento
di comunicazione non nasce nel vuoto, ha dei contesti molto precisi, è il frutto delle risorse economiche disponibili,
del grado di vitalità culturale di un paese (se il paese è analfabeta nella sua maggioranza non posso prevedere la
diffusione dei settimanali), ci sono precise condizioni culturali e politiche che prevedono lo sviluppo di un medium.

Andrea Sangiovanni: “i media sono oggetti d’uso quotidiano, ma spesso sono percepiti come «strumenti del
presente, quasi che vivano in una dimensione isolata dalla storia”  sono percepiti come apparecchi, come oggetti
tecnologici senza storia, come se la loro funzione si esaurisse nella loro immediatezza, percepiti nel qui e ora. È vero
che il medium è il messaggio, dunque lo strumento di comunicazione ha una forte influenza sul suo contenuto, ma è
anche vero che la storia di quel mezzo ha influenza sul suo contenuto. Noi studiamo la tv e la radio come artefatti
culturali = forme articolate e complesse, non solo di tecnologie ma anche di abitudini, convinzioni, procedure, che
sono sempre immerse in codici culturali di comunicazione molto elaborati.

Es. per capire come lo strumento, il mezzo, L’evoluzione tecnologica cambia l’approccio alla
cambi anche la percezione di un medium visione. Es. Netflix, Amazon prime  la visione
pensiamo al telecomando. Oggi strumento della di una serie su queste piattaforme è molto
quotidianità, ma non è sempre esistito, da diversa rispetto alla visione della serie sulla tv
quando arriva nelle case di tutti la modalità di (pubblicità, formato, tempi…  cambia anche la
visione dei contenuti cambia. Lo zapping ha nel capacità di stare davanti al video).
telecomando la sua essenza.
Forte influenza dello strumento sulla modalità di comunicazione e sul contenuto  Cambia tutto il quadro di
riferimento (es. media attenzione dello spettatore diminuita).

C’è anche l’uso sociale dei mezzi di comunicazione, così come afferma Peppino Ortoleva, grande storico dei mezzi di
comunicazione: lo sguardo storico è il solo che ci permette di vedere come si sovrappongono tra loro le diverse
stratificazione di sensi e di esperienza che i media portano con sé. È lo sguardo storico che ci permette di distinguere
questi diversi liv di esperienza, che non sono separati tra loro. Quando si studiano le relazioni tra i vecchi e i nuovi
media, una prospettiva storica è indispensabile: che tipi di caratteristiche adottano i nuovi media rispetto ai vecchi?
Cos’è l’innovazione? Cos’è l’imitazione? Ci sono continuità?

Secondo la legge di Riepl (‘Legge di Riepl dei media’), formulata dallo storico tedesco Wolfgang Riepl nel 1913, i
vecchi media non scompaiono mai, ma cambiano la loro funzione. Nessuno strumento utilizzato per lo scambio di
idee e che sia socialmente consolidato viene soppiantato da altri strumenti che si aggiungono nel tempo. In realtà
questa visione è stata fortemente criticata e confutata, es. telegrafo, non è una legge scientifica MA ci aiuta a
riflettere sul rapporto tra vecchi e nuovi media es. il quotidiano non è scomparso, ma si modifica rispetto a 30 anni
fa. Oggi non leggiamo il quotidiano per essere aggiornati sulle informazioni, ma lo leggiamo per l’editoriale. Vd.
anche nuova funzione della radio dopo la nascita della tv, non scompare, ma cambia la sua funzione. Questa
diffusione dei media la comprendiamo con uno sguardo storico.

Radio e tv hanno storicamente cambiato la percezione sulla realtà. La radio insieme all’automobile cambia la
percezione del tempo e dello spazio (è possibile collegare pti lontani sulla terra), mentre la tv, insieme all’aereo,
cambia il senso dell’entità e della velocità (l’idea di spostarsi in poco tempo per grandi distanze è recente).

 Di fronte a strumenti di comunicazione così pervasivi lo storico si può porre tantissime domande:
 Come sono cambiati i fattori che modellano le strutture del sistema dei media e delle organizzazioni dei
media, le pratiche dei produttori, del pubblico e dei destinatari?
 Come sono cambiati gli aspetti chiave del funzionamento della sfera pubblica?
 Quanto è stata importante l’influenza politica sulla società e come è cambiata?
 Che dire degli interessi economici e del background culturale e sociale?
 Fino a che punto i mezzi di comunicazione di massa sono stati la causa e non piuttosto lo specchio delle
trasformazioni che si sono succedute nel tempo?
 Perché le società di media e le redazioni sono organizzate in modo diverso oggi rispetto a cinquanta anni fa?
 I valori professionali dei giornalisti e le aspettative del pubblico sono cambiati?
 In che modo i mass media hanno cambiato la politica, la cultura e la società?

3) Perché ci occupiamo di radio e televisione in Italia?

Ci soffermeremo in particolare sull’Italia. Abbiamo detto che questa materia necessita lo studio di molti aspetti
diversi. Se vogliamo fare ciò occorre che il nostro sguardo sia focalizzato. Ci concentriamo sulla storia italiana.
Certamente esiste anche un approccio più internazionale sullo studio dei media  Dagli anni ’50 si sono verificati
molti processi convergenti che hanno riguardato le strutture, le pratiche e i linguaggi. È vero anche che la struttura
dei media di massa ha una forte impronta nazionale, c’è anche una questione di protezionismo, si cerca di tenere la
stampa, la radio e la tv lontane da cupidigie straniere. Anche nei paesi che formano oggi l’EU per la radio e la tv
vigeva un sistema di monopolio nazionale. Anche la lingua gioca in questo senso un ruolo essenziale. Per la radio
l’internazionalizzazione, eccetto la musica, è stata relativa. Oggi con i format (= un modello di programma) la
situazione è in evoluzione, i format viaggiano da paese a paese, ma vengono adattati a ogni singola realtà nazionale.
Le trasmissioni di intrattenimento presentano forte impronte di carattere nazionale. c’è sempre un riferimento
specifico al contesto nazionale di un determinato paese.

Occorre essere consapevoli che radio e tv sono strumenti di incivilimento MA anche di incatenamento dei cittadini
(vd. fascismo, Germania hitleriana), sono strumenti preziosi. Occorre riflettere sulla forte influenza che hanno i
media sulla vita collettiva es. questione delle fake news diventa questione politica e di vivere civile. Se fino a 20
anni fa la questione principale era l’accesso di tutte forze politiche ai media (stessa possibilità di esprimere la propria
opinione) ora siamo in una situazione di iperinformazione, di infodemia. La storia della radio e della tv ci può fornire
una chiave di lettura per capire questa la complessità, studiando la storia di questi fenomeni e strumenti ci facciamo
domande sul nostro presente di comunicatori e cittadini.

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