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L’UNIVERSO E LA TERRA

La terra è uno degli innumerevoli astri o corpi celesti che costituiscono l’universo. Il sistema solare è complesso,
ed è un sistema di materia che si articola intorno al sole. La terra è illuminata dal sole e compie giri intorno ad
esso. La terra è uno degli innumerevoli astri o corpi celesti che costituiscono l’universo. Gli astri si dividono in
stelle, pianeti, satelliti. Le stelle mantengono sempre la stessa posizione e emettono luce propria. I pianeti sono
corpi di forma sferica che risultano illuminati da altre stelle intorno alle quali descrivono giri regolari. La terra è
illuminata dal sole e compie giri intorno ad esso. I satelliti si muovono intorno ad un pianeta e riflettono sempre la
luce di una stella. Oltre alle stelle, ai pianeti e ai satelliti esistono corpi minori come le comete, le stelle cadenti o i
meteoriti. Il sole con i nove pianeti – Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Uranio, Nettuno, Plutone -
costituisce il sistema solare. La terra ha una forma irregolare e non è propriamente sferica perché appiattita ai poli
e ha una forma che si avvicina a quella dell’ellissoide di rotazione. Compie diversi movimenti, ma i principali
sono quello di rotazione per cui la Terra gira intorno a sé stessa e quello di rivoluzione per cui gira intorno al
sole2, e quello conico dell’asse, detto di precessione degli equinozi. Per compiere la rotazione su sé stessa la terra
impiega un giorno; il movimento intorno al sole richiede un anno intero (365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 9 secondi).
In relazione ai movimenti della terra è stato definito il calendario e la terra è stata divisa in 24 fusi orari che
corrispondono ad altrettante zone della terra; ogni fuso e quindi ogni zona adottano la stessa ora convenzionale.
L’interno della Terra è ancora parzialmente sconosciuto, benché si effettuino studi e analisi geofisiche. Si ritiene
che la terra sia così costituita: - crosta terrestre – mantello - nucleo esterno - nucleo interno. Sotto il mantello si
trova il nucleo esterno che è allo stato liquido. La parte più interna della terra è il nucleo interno, una massa
presumibilmente solida e densa. La superficie terrestre consiste di terre emerse e mari, così suddivise 3/10 le terre
emerse, 7/10 le acque. Nella distribuzione geografica delle terre emerse si possono individuare masse principali,
denominate continenti. I continenti sono:
- il Continente Antico, composto dall’Asia, dall’Europa e dall’Africa;
- il continente nuovo composto dall’America Settentrionale, Centrale, Meridionale, scoperto alla
fine del Quattrocento;
- il continente Nuovissimo, o Australia, scoperto agli inizi del Seicento;
- il continente Antartico o Antartide, scoperto nell’Ottocento e esplorato nel Novecento.
È bene precisare che i continenti geograficamente sono quattro, tenendo conto che continente significa appunto
terra emersa, mentre le parti del mondo sono sette: Europa, Asia, Africa, America Settentrionale, America
Meridionale, Oceania, Antartide.
Le terre emerse hanno anche una configurazione verticale, cioè le forme del rilievo.
Il rilievo si misura dal livello medio del mare. Le grandi forme del rilievo sono la montagna, la collina, la pianura
e l’altopiano.
Il concetto di confine è molto importante, significa non essere né troppo aventi né troppo indietro, ma l’essere in
un preciso punto.
Questa posizione fortunata ha portato la terra a godere della perfezione di cui vive, a godere dell’avvicendamento
delle stagioni, a godere di una particolare inclinazione dell’asse terrestre, a godere delle dinamiche che agiscono
sulla crosta terrestre e delle dinamiche che agiscono su di essa. L’interno della terra è ancora parzialmente
sconosciuto, anche se i modelli che noi abbiamo ci consentono di individuare degli strati caratteristici del suolo
terrestre.
Sappiamo che la terra è costituita dalla crosta ed è la parte in cui noi viviamo, nell’economia generale del pianeta
è un elemento quasi minimo, la crosta è una parte molto piccola.
La crosta terrestre è la parte più esterna ed è formata da diversi tipi di rocce. Su questa crosta su cui si sono
costruite le nostre vicende si sono articolati gli spazi. Il mantello è la parte più consistente, infatti rappresenta i due
terzi del suo peso. Esso si divide in litosfera (parte rigida), astenosfera (parte magmatica) e mesosfera (parte
ancora rigida). Sotto il mantello si trova il nucleo esterno che è allo stato liquido. La parte più interna della terra è
il nucleo interno, una massa presumibilmente solida e densa. Si tratta di quel nucleo acceso (parla del nucleo
generale), di quell’antico fuoco che resta nella stessa formazione del pianeta ed è l’origine di molte dinamiche
endogene e indirettamente anche di molte dinamiche esogene.

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Il periodo di formazione della terra risale ad oltre 4 milioni e mezzo di anni fa, con il big bang, si ritiene che
questa sia l’età della terra, e si suddivide in aree geologiche:
- Precambiana o Archeozoica (periodo dell’iniziale formazione della terra) - Paleozoica
- Mesozoica
- Cenozoica o Terziaria
- Neozoica o Quaternaria.

1 ) La terra simile a un ellissoide è un solido unico, uguale a se stesso, che si può definire come una superficie
perpendicolare in ogni suo punto alla direzione della forza di gravità. Sulla base di questa considerazione spiega i
riferimenti presenti sul nostro pianeta.

I RIFERIMENTI DEL PIANETA TERRA (MERIDIANI, PARALLELI, ECC)

Per rappresentare la superficie terrestre occorre un riferimento geometrico. Poiché la terra ha una struttura irregolare schiacciata ai poli, si usa
come modello l’Ellissoide di rotazione, la figura geometrica che più si avvicina alla figura della terra. Per poter individuare i punti su una carta
in base alle coordinate è stato ritenuto racchiudere la terra in un reticolato formato da:

 I PARALLELI sono linee orizzontali e il parallelo principale è l’Equatore che rappresenta la massima circonferenza, mentre le altre
circonferenze sono più piccole fino a coincidere con i poli. I paralleli sono in tutto 180 e si riducono fino a coincidere con i poli;
 I MERIDIANI sono circoli passanti per i poli e che si ricongiungono ai poli ( e sono linee verticali perpendicolari ai paralleli), sono
tutti uguali e se ne distinguono 360 se si considera la distanza di un grado fra di loro. Il meridiano di riferimento è quello passante per
Greenwich presso Londra.

Grazie a queste a queste due coordinate si possono misurare la latitudine e la longitudine di un luogo e quindi individuarne la posizione
sulla carta.

 La latitudine è la distanza angolare di un punto dall’equatore misurata su un meridiano e può essere a nord o sud;
 La longitudine è la distanza angolare di un punto a est o ovest dal meridiano scelto come fondamentale (meridiano di Greenwich),
misurata su un parallelo.

Pur essendo fondamentale la latitudine e longitudine, è necessaria una terza coordinato: l’altitudine, cioè l’altezza sul livello del mare,
misurata anch’essa con procedimenti geometrici. Inoltre per l’orientamento sono utili i quattro punti cardinali (Nord, Sud, Est, Ovest),
individuati in relazione al sorgere e al calare del sole nell’antichità, poi con l’ausilio della bussola che indica il Nord. La Terra compie
diversi movimenti, ma i principali sono quelli di rotazione per cui la Terra gira intorno a sé stessa e quello di rivoluzione per cui gira
intorno al sole, e quello conico dell ‘asse detto di processione degli equinozi. Per compiere la rotazione su sé stessa la terra impiega un
giorno; il movimento intorno al sole richiede un anno intero (365 giorni , 6 ore, 9 minuti e 9 secondi). In relazione ai movimenti della terra
è stato definito il calendario e la terra è stata divisa in 24 fusi orari che corrispondono ad altrettante zone della terra e ogni fuso (e quindi
ogni zona) adottano la stessa ora convenzionale. I fusi orari sono porzioni longitudinali della superficie terrestre comprese tra due
determinati meridiani, che adottano lo stesso orario per scopi legali, economici e sociali. La terra così è stata divisa in 24 spicchi,
chiamati fusi orari, di un’ampiezza di 15 gradi ciascuno.

2)IL POSSIBILISMO VIDELIANO

Vidal de la Blache fu un geografo francese che rinnovò gli studi geografici dando particolare importanza allo studio dei generi di
vita che egli definisce come i comportamenti abituali dei gruppi umani ed elabora una concezione indicata come possibilismo
vidaliano. Il possibilismo geografico (o ecologismo umanista) è una corrente di pensiero fondata in Francia all’inizio del secolo
XX dal geografo francese Vidal de La Blanche. Dopo aver studiato la geografia del determinismo di scuola tedesca che
affermava che l’uomo è rigidamente vincolato dall’ambiente fisico, cioè per il determinismo l’uomo è com’è perché vive in un
certo contesto, Vidal formulò un pensiero innovativo secondo il quale l’individuo è invece un fattore geografico in grado con la
sua libera azione di modellare e modificare il territorio, tenendo in considerazione più variabili e quindi possibilità.

3) Tramite appropriati esempi, illustra le migrazioni di massa, le migrazioni per infiltrazioni e le migrazioni
stagionali Il fenomeno migratorio è da sempre stato un tratto fondamentale della vita dell’uomo. Innanzitutto, bisogna
precisare che con il termine di migrazione si intende lo spostamento della popolazione, che porta ad un cambiamento di residenza,
dal luogo di origine o di partenza a quello di destinazione o arrivo. questi spostamenti in genere avvengono per necessità, per la
ricerca di migliori condizioni di vita in ambienti migliori e più sviluppati; la fuga dalla povertà, da lavori non soddisfacenti può
portare interi popoli a compiere una scelta simile. Vi sono migrazioni che avvengono nello stesso Paese, che non comportano un
cambiamento dei diritti politici e civili del cittadino e migrazioni in Paesi esteri che invece comportano tale cambiamento.

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Possiamo fare una prima distinzione delle migrazioni, sul piano della loro entità numerica: migrazioni di massa, dove vi è lo
spostamento di interi popoli, migrazioni di infiltrazioni, dove vi è lo spostamento di gruppi di individui o singoli individui. I
movimenti migratori possono essere poi: volontari, in quanto è lo stesso individuo a prendere questa decisione per varie ragioni,
organizzati, ad esempio per la colonizzazione o la bonifica di un territorio e forzati, come espulsioni o deportazioni. Infine,
possiamo dividere le migrazioni considerando la loro durata: permanenti, dove vi è un vero e proprio trasferimento, temporanee,
come quelle stagionali che comportano lo spostamento della popolazione o di una parte di essa verso climi o ambienti diversi ma
successivamente vi è un ritorno al luogo di residenza. In passato questo tipo di migrazioni era collegato all’allevamento oppure a
particolari lavori agricoli, oggi invece consiste nel trasferimento di alcuni studenti o lavoratori in altre città per questioni di studio
o lavoro.

4.Quali fattori si devono assumere per definire una città e cosa si intende per reti urbane?

Le città rappresentano i luoghi dove più consistenti possono risultare le trasformazioni operate dall’uomo sul
paesaggio. La città è, pertanto, un agglomerato che funge da centro politico, amministrativo, culturale ed economico.
Pur avendo le città una storia molto lunga, che si può far risalire a 6000 anni fa, il fenomeno generalizzato
dell’urbanizzazione, come spostamento di masse di persone verso la città, è recente (risale all’Ottocento), come
conseguenza della seconda rivoluzione industriale. Sebbene il processo si stia attenuando nei Paesi industrializzati, è
fortissimo nelle aree economicamente più povere. Una prima quantità di informazioni si ottiene dalla pianta stessa
della città, la cui forma è certamente condizionata dal luogo in cui si trova; può, ad esempio, subire l’influenza del
rilievo, o dei fiumi o delle coste. A seconda della loro collocazione topografica le città si possono classificare come:
città di rilievo; di valle, di fiume, di estuario, di delta, di laguna. Già nella pianta della città si registrano notevoli
differenze: le città a pianta regolare (con reticolo viario disposto geometricamente) si oppongono a quelle con pianta
irregolare (a struttura anarchica). Esempi significativi di quest’ultimo tipo sono forniti dalle città arabe mediterranee,
con l’intrecciarsi fittissimo di vicoli tortuosi e stretti, che spesso terminano in piazzette interne e senza sbocchi. La
pianta a scacchiera, derivata direttamente dall’accampamento romano, si è diffusa in gran parte dell’Occidente
europeo. Nel Medioevo ha invece prevalso la pianta radiocentrica, costituita da un nucleo centrale (castello, duomo,
palazzo comunale, mercato), dal quale partono strade divergenti a raggiera. Il centro può essere cinto di mura, che
rappresentano nello stesso tempo una difesa e un ostacolo alla successiva espansione (città murata). Quando le città si
sviluppano lungo un asse (strada, fiume, dorsale montuosa) la pianta assume un aspetto lineare. Le città, soprattutto
quelle più grandi, generalmente non hanno pianta omogenea; i diversi momenti di crescita si distinguono attraverso la
differenziazione dei segni urbanistici. Si può, così, affermare che la storia di una città si legge anche attraverso la sua
pianta, che può subire uno sprawl (dispersione), ovvero uno sviluppo rapido e senza controllo. Le città possono essere
distinte e classificate secondo il numero degli abitanti. È questo un criterio di valutazione, cui bisogna aggiungere altri
criteri distintivi, che riescono a meglio qualificare un centro abitato: innanzi tutto la funzionalità. Le città, infatti, a
somiglianza di qualsiasi organismo, svolgono ben determinate funzioni; da queste dipendono il loro aspetto e la loro
stessa struttura, con la divisione interna per zone: residenziali, industriali e commerciali. Una prima suddivisione è tra
città monofunzionale (quando prevale una sola funzione) e città plurifunzionale (quando le funzioni sono molteplici e
s’integrano fra loro). Le funzioni che possono essere esercitate da una città sono economiche, residenziali, sociali,
culturali, turistiche, militari. Le funzioni economiche sono molto importanti, sia per lo sviluppo della città sia per
l’azione esercitata sul territorio circostante. Tra le funzioni economiche vi sono quelle collegate all’industria che può
far nascere nuove città. Vi sono poi vere e proprie città minerarie, commerciali. Le città possono ospitare la sede
centrale di banche e istituti assicurativi; assolvono così una funzione finanziaria (prestiti, investimenti). Può essere
anche prevalente la funzione politica e amministrativa, Alcune città possono avere una funzione prevalentemente
culturale (Oxford e Cambridge in Inghilterra) o religiosa (Gerusalemme, Lourdes, La Mecca). Molti agglomerati
urbani esercitano anche funzioni turistiche, grazie alla bellezza dell’ambiente o alla presenza di monumenti e opere
d’arte (l’esempio di Venezia è di particolare significato). Per reti urbane s’intendono le relazioni tra le città e possiamo
avere due tipologie di rete: la struttura polarizzata in cui c’è una città più importante che mantiene relazioni con altre città ( es.
Bari con le città circostanti) e la struttura policentrica dove non c’è un centro predominante, ma tutte le città sono in rapporto tra di
loro e tra esse c’è uguaglianza, ad esempio in Veneto tra Verona, Vicenza e Treviso. La formazione di reti urbane è prevalente nei
paesi dall’economia avanzata, mentre nei paesi in via di sviluppo dominano grandi città/capitali e sono molto poco sviluppati i
centri medi o minori.

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5.Puntualizza nello specifico quali funzioni urbane siano state svolte nel passato da Campobasso, Isernia e
Termoli

Le funzioni urbane svolte nel passato a Campobasso sono: quella commerciale in quanto Campobasso tra il 1500 e 1800 è stato un
importante piazza commerciale perché attirava i mercanti dell’Italia meridionale, affittiva loro delle case e quindi c’erano delle
fiere. Si vendevano prodotti agricoli e artigianali ( coltelli, ricami, vestiti, scarpe). Lo sviluppo della città è collegato allo sviluppo
della transumanza, un importante forma di ricchezza e viene costruito un collegamento che dal tratturo permetta ai mercanti,
transumanti e soldati di fermarsi a Campobasso. Campobasso non fa pagare pedaggio a chi si ferma nei suoi dintorni, così attira
popolazioni e sviluppa i suoi commerci. Poi abbiamo anche la funzione religiosa in quanto la chiesa di San Leonardo diventa il
cuore politico, religioso ed economico della Campobasso moderna.

6 ) IL CLIMA ll clima indica l'insieme delle condizioni atmosferiche medie di una regione, determinate in base a dati
raccolti in un lungo periodo, di anni o decenni. I climi della Terra vengono distinti, sulla base della temperatura media e della
piovosità, in 5 grandi gruppi, questa classificazione è stata data da Wladimir Kopper:.

1)Climi tropicali e umidi - climi mega termici umidi, tipici dei tropici: Sono climi molto caldi e umidi: la temperatura non è
mai inferiore ai 18 °C e con piogge abbondanti. Questa tipologia è presente ai tropici dove la vegetazione è molto fitta. Si
suddivide a sua volta in clima equatoriale o pluviale, in clima della savana e in clima monsonico. Ciò che distingue questi tre tipi è
il regime pluviometrico, cioè le piogge. Esse sono regolari nel primo, stagionali nel secondo e determinate dai monsoni nel terzo.
La vegetazione è molto fitta.

2)Climi aridi tipici dei deserti: La temperatura non è mai inferiore ai 18 °C e sono generalmente elevate, ma si
contraddistinguono per la scarsità delle piogge che possono mancare per anni e nei deserti per decenni. È quindi il clima tipico
della steppa asciutta e dei deserti, dove vi è una notevole escursione tra il giorno e la notte. È il clima tipico della steppa asciutta e
dei deserti (ad esempio Sahara e Kalahari in Africa), dove vi è una notevole escursione tra il giorno e la notte.

3)Climi temperati - climi mesodermici, tipici delle zone subtropicali e di quelle temperate: Sono climi temperati con
precipitazioni moderate e inverni non molto rigidi. Si distinguono tre tipologie:

-Il clima temperato fresco è presente nell'Europa centro-occidentale. Gli inverni sono miti, e le estati fresche La piovosità e
uniforme

-Il clima mediterraneo temperato-caldo con estate asciutta e inverno piovoso, è presente appunto nel Mediterraneo ma anche in
California meridionale o Cile centrale

-il clima cinese temperato-caldo, con inverno asciutto ed estate piovosa, e caratterizzato da abbondanti precipitazioni; (queste
caratteristiche sono presenti anche in regioni dell'Africa , dell’America e dell'Australia.)

4)Climi nivali o boreali - climi micro termici, tipici delle zone fredde nell’emisfero settentrionale: l’Europa orientale, la parte
asiatica della Russia, la Cina settentrionale, la parte settentrionale degli Stati Uniti.

Questo clima è caratterizzato da inverni freddi prolungati ed estati brevi e ricche di precipitazioni, la media del mese più caldo
supera appena i 10° gradi, la caduta della neve è frequente.

5)Climi glaciali - tipici delle aree subpolari e polari. Si contraddistinguono perché le temperature sono molto fredde ed il sole
non tramonta durante l’estate ma non riscalda la superficie terrestre. Le precipitazioni sono piuttosto scarse e di solito nevose. Si
possono distinguere in due tipologie:

-il clima della tundra, con temperature medie superiori allo zero solo in estate quando vi è il disgelo solo superficiale delle nevi.
È presente nella fascia territoriale prossima ai poli.

-il clima glaciale proprio delle terre polari con gelo perenne e con temperature medie al di sotto dello zero.

7 . COME SI INFLUENZANO I FATTORI ANTROPICI CON IL CLIMA (uomo e ambiente)

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Uno dei fattori climatici è rappresentato dall’azione antropica. L’uomo nel corso del tempo si è adattato alle diverse condizioni
climatiche. Le sue attività hanno spesso relazioni con il clima attraverso modificazioni volontarie: provocare la pioggia in zone
aride, deviare fiumi e prosciugare zone umide. Un esito delle modificazioni del clima risiede nel fenomeno dell’urbanizzazione;
e così le attuali megalopoli generano effetti da lungo tempo conosciuti e studiati, il più importante dei quali appare l’sola termica
urbana, il cui effetto più vistoso è un evidente innalzamento della temperatura provocato dal calore immesso nell’aria delle
fabbriche, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico. Ma l’inquinamento genera anche lo smog e le piogge acide
che causano seri danni ad animali e terreni agricoli Tra le variazioni involontarie con effetti sul tempo atmosferico e il clima , va
in primo luogo annoverato l’aumento della temperatura, dovuta specialmente da combustibili fossili, un fenomeno che prevede
l’innalzamento del livello medio del mare di 90 centimetri rispetto all’attuale. La desertificazione è la degradazione del
terreno ,come risultante di concomitanti cause naturali e umane. Queste ultime si producono per la scarsa attenzione alla
sostenibilità ambientale con esiti in alcuni casi irreversibili. Le cause possono essere molteplici: ad esempio l’indiscriminato uso
del suolo, la deforestazione, gli incendi, lo scriteriato sfruttamento delle risorse idriche, gli effetti dell’urbanizzazione e
dell’industrializzazione. Le regioni colpite hanno spesso climi difficili, con piovosità scarsa e molto irregolare e con temperature
che in alcuni casi posso no essere molto calde nelle ore diurne e molto fredde in quelle notturne.

8 ) L’ATMOSFERA = L’atmosfera (dal greco = sfera del vapore) è un involucro gassoso che circonda la terra. Essa si rarefà
con l’altezza ma è priva di un vero e proprio limite. Comunque si pone il suo termine è a circa 2500 km dalla superficie terrestre.
L’involucro gassoso è quella sciarpa d’aria che abbiamo attorno alla superficie terrestre. L’atmosfera si distingue nelle seguenti
sezioni: - la troposfera,- la stratosfera, - la mesosfera, - la termosfera - l’esosfera.

La troposfera è la zona più bassa, a diretto contatto con la superficie terrestre ed è la sede di fenomeni come la pioggia, la neve,
etc. Essa si estende fino a circa 10 km dalla superficie terrestre. La temperatura nella troposfera diminuisce di 7° ogni 1000 metri.
Per questo motivo la sua temperatura, nella troposfera, diminuisce con l'altitudine, infatti l'aria viene scaldata prevalentemente dal
basso, grazie al calore emesso dal terreno. La stratosfera si estende fino a circa 40 km dalla superficie terrestre e i fenomeni
meteorologici sono quasi del tutto assenti. Nella sua parte media e superiore si nota uno strato di ozono concentrato che assorbe la
maggior parte delle radiazioni solari ultraviolette, proteggendo gli organismi sulla terra. La mesosfera, che si estende dai 40 agli
80 km, è caratterizzata dalla rarefazione degli elementi gassosi e le temperature sono molto basse. La termosfera si estende fino a
300-400 km e presenta alte temperature. L’esosfera è al di là dei 400 km dove l’innalzamento della temperatura si accentua. L'aria
è una miscela di azoto e ossigeno, con una piccola quantità di altri gas. L'azoto e l'ossigeno, messi insieme, formano il 99%
dell'aria. Lo strato d'aria più vicino alla superficie terrestre contiene una certa quantità d'acqua, sotto forma di gas (vapore acqueo)
o di minuscole goccioline. Quella di cui abbiamo parlato finora è la cosiddetta aria pura. In realtà, nell'aria sono disperse anche
grandi quantità di particelle solide di dimensioni microscopiche: particelle finissime di sabbia, cristalli di cenere vulcanica,
cristalli di sale e granuli di polline. L'aria forma un involucro intorno alla Terra, che la avvolge come un guscio. Questo involucro
di gas è chiamato atmosfera (dal greco almos, "vapore") e ha uno spessore di alcune centinaia di chilometri.

9) DIFFERENZA CLIMA E TEMPO

Il tempo atmosferico e clima, sebbene caratterizzati dagli stessi elementi e fattori, esprimono due concetti con differenze
significative, tanto da venire riferiti a due scienze distinte: la meteorologia e la climatologia. Il tempo atmosferico è una
combinazione momentanea dei vari elementi meteorologici in un determinato luogo; in altri termini è lo stato delle condizioni
atmosferiche di un luogo in un dato momento. Il clima, invece, è l’andamento annuale delle varietà del tempo atmosferico
considerato su un periodo statistico piuttosto lungo (almeno un decennio, meglio alcuni decenni).

Le cause che determinano l’evoluzione degli elementi sono i fattori; da questi, infatti, dipendono le condizioni del tempo
atmosferico e la distribuzione dei climi. Tra i fattori si segnalano la latitudine, l’altitudine, la distribuzione delle terre e dei mari, le
correnti marine, l’esposizione, la vegetazione e, sempre più importante, l’azione dell’uomo. La latitudine è fondamentale; innanzi
tutto perché influisce sulla temperatura, sia in funzione della quantità annua di radiazione sia per la differente inclinazione dei
raggi del Sole che colpiscono la Terra (radenti nelle zone polari anche a mezzogiorno; perpendicolari nella fascia intertropicale).
L’altitudine fa variare la temperatura rispetto al livello del mare, con una diminuzione di circa 1° C ogni 180 metri di quota.

10) Cos’è la piramide d’età? E cosa rappresentano? Per esaminare la struttura della popolazione per età si
ripartiscono gli abitanti (di un comune, di una regione, di uno Stato) in classi di età, generalmente ogni 5 o 10 anni, ma anche ogni
anno nei casi di grande dettaglio. Le fasce d’età possono essere visualizzate in modo molto semplice attraverso un grafico basato
sugli assi cartesiani (istogramma a canne orizzontali), detto piramide delle età. In esso la prima classe (ad esempio dei bambini
compresi nella fascia da 0 a 4 anni) è rappresentata da una banda orizzontale (asse delle ascisse), proporzionale al numero delle
persone comprese in quella fascia d’età. A questa si sovrappongono progressivamente le altre fasce d’età, sempre rapportate al

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numero delle persone in queste comprese. Sull’asse delle ordinate sono indicati gli anni delle varie classi di età (ad esempio 0-4
anni; 5-9; 10-14 ecc.). Ripartendo il grafico in due sezioni, la popolazione si suddivide anche secondo il sesso. Il nome di
piramide si riferisce al fatto che per la naturale incidenza della mortalità le classi di età vanno a diminuire a poco a poco, per cui il
grafico viene a somigliare a una piramide. Le fasce giovanili sono più consistenti (e quindi graficamente sono più allungate) di
quelle anziane (che appaiono più corte). La piramide d’età aiuta a comprendere l’evoluzione di una popolazione; infatti, secondo
la forma assunta, si possono comprendere le caratteristiche strutturali della popolazione e la sua evoluzione futura. E così una
piramide con una base molto larga e un progressivo forte restringimento (piramide ad accento circonflesso) mostra una
popolazione ad alto tasso di natalità e ad alto tasso di mortalità, che colpisce a tutte le età. È questo il caso dei Paesi
economicamente più poveri dell’Africa subsahariana, che presentano grossi problemi di ordine sociale e sanitario. Al contrario,
una piramide che mostra rigonfiamenti nelle classi adulte e contrazioni nei segmenti relativi ai bambini e ai giovani testimonia un
processo d’invecchiamento avanzato

11) ANALIZZA LA PIRAMIDE D’ETA’

La piramide è un modo efficace di visualizzare le diverse fasce di età degli abitanti di un paese e la tendenza
all’aumento o diminuzione della popolazione. La piramide di un paese con una popolazione giovane e in
crescita ha una base larga (a destra, population of afghanistan) che riflette una natalità alta e un numero di
giovani molto superiore a quello degli anziani (base larga punta stretta) La seconda indica che la
popolazione delle fasce più giovani è inferiore ed indica quindi una lunga durata della vita media, anche se
la popolazione riesce a malapena a rigenerarsi

12 ) IDROSFERA

Per idrosfera si intende l'insieme delle acque presente sulla terra allo stato liquido, solida, e gassoso, e che si presenta sotto forma
di oceani, mari, fiumi, laghi, falde sotterranee, ghiacciai o vapore acqueo disperso nell'atmosfera.

 IL MARE =Il mare è un bacino d’acqua più piccolo rispetto all’oceano e chiuso da coste. I mari hanno alcune
caratteristiche: -SALINITA’= ci sono dei Sali sciolti, come il cloruro di calcio che usiamo in cucina; -OSSIGENO,
importante perché permette la vita di pesci e piante dette plancton; -TEMPERATURA= ci sono zone più calde o più
fredde, a seconda del riscaldamento solare; -ONDE= movimenti dell’acqua del mare che si sviluppano grazie ai venti che
spingono la parte superficiale delle acque in maniera irregolare;-MAREE= movimento regolare e periodico delle acque
nella loro parte interna, ad intervalli di 12 ore (ALTA MAREA o BASSA MAREA); è l’attrazione che hanno il sole e la
luna sulla terra a determinare le maree; -CORRENTI= masse d’acqua che si spostano da una parte all’altra spinte dai
venti; possono essere correnti di ACQUA CALDA o di ACQUA FREDDA. L’arrivo di una corrente di acqua calda
mitiga la situazione climatica di una zona, una corrente di acqua fredda la peggiora.
Il mare è una riserva alimentare, una riserva di energia, un giacimento di materie prime. Dalle onde e dalle maree si
possono ricavare fonti energetiche rinnovabili. L’acqua del mare è salata; tra i vari tipi di sale disciolti prevale il cloruro
di sodio (sale da cucina), tra gli altri ci sono il cloruro di magnesio, il solfato di magnesio, il solfato di calcio, il solfato di
potassio. Il grado di salinità varia da un mare all’altro e dipende da vari fattori: intensità dell’evaporazione, quantità delle
precipitazioni, disgelo dei ghiacciai, apporto delle acque dolci dei fiumi. Per questo la salinità è maggiore nei mari
tropicali rispetto ai mari freddi. Nel mare troviamo disciolti anche alcuni gas: ossigeno, azoto, idrogeno, anidride
carbonica, argon. L’ossigeno si trova nella parte superficiale dell’acqua, prodotto dalle piante. Anche la temperatura del
mare varia, a seconda della profondità e della latitudine; il riscaldamento solare agisce sulla superficie, per cui le
maggiori temperature si riscontrano nei mari tropicali (28°). I mari polari invece hanno temperature intorno agli 0°.
 I FIUMI =I fiumi hanno segnato lo sviluppo di tante culture, come le antiche civiltà dell’Egitto, della Mesopotamia e
della Cina. I fiumi sono originati dalle sorgenti. I fiumi sono caratterizzati da:
-SORGENTE= L’acqua cade sulla terra quando piove, viene assorbita quando i terreni sono permeabili e si deposita in
una cavità sottoterra detta FALDA; la falda cerca una sua fuoriuscita, la fuoriuscita è la SORGENTE che dà origine ai
fiumi. I fiumi sono alimentati dalle sorgenti e dalle piogge.
-BACINO IDROGRAFICO= tutte le acque che alimentano un fiume, quindi tutti gli affluenti e le sorgenti che formano
il corso del fiume;
-LUNGHEZZA= distanza tra la sorgente e la foce; Il Po è il fiume principale dell’Italia e ha molti AFFLUENTI, cioè
piccoli fiumi che confluiscono nel fiume più grande.

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- PORTATA= misurare quanta acqua porta un fiume; vado a vedere in una sezione del fiume quale è il volume
dell’acqua (in metri cubi al secondo);
-REGIME= indica il valore medio complessivo d’acqua in base alle portate di un fiume (divido il fiume in sezioni,
misuro la portata di ogni sezione e faccio la media per trovare il regime).
-LETTO o ALVEO= solco di scorrimento dei fiumi;
-PENDENZA= rapporto tra il dislivello sorgente-foce e la lunghezza di un fiume; è bassa nei fiumi che scorrono in
pianura, alta per i fiumi che scorrono in montagna.
-VELOCITA’= dipende dalla pendenza ed è determinata dalla forza di gravità; è maggiore in montagna rispetto ai tratti
di pianura.

Il TORRENTE è un fiume che non ha sempre una presenza d’acqua costante, ma solo in alcune stagioni.

FOCE= parte in cui l’acqua fuoriesce dal fiume e va a finire nei mari o laghi. Ci sono due tipi di foce:

-a DELTA quando le acque formano diversi rami prendendo la forma triangolare della lettera delta dell’alfabeto greco; ciò accade
perché il fiume porta con sé molti detriti e sedimenti, li porta fino a foce, quindi si accumulano mentre fuoriesce l’acqua e si
formano dei cordoni di sabbia. Questo fiume fuoriesce in un mare basso in cui non c’è un forte movimento delle acque e quindi i
detriti si appoggiano sulla costa e non permettono una fuoriuscita lineare delle acque.

-a ESTUARIO= non si vedono sabbia e detriti, ma solo l’acqua; portano meno detriti e sfociano in un mare aperto e in cui le
acque si muovono molto e ci sono molte correnti, quindi i detriti vengono spostati dalle masse d’acqua e l’acqua del fiume esce
libera e non deve diramarsi come nelle foci a delta.

LAGO =Il lago è costituito da una massa d’acqua, generalmente dolce, raccolta in una cavità del terreno; se la cavità è minima si
parla di stagno. La palude invece è ima depressione coperta da uno strato ridottissimo di acque, con abbondanza di vegetazione, in
parte emersa. L’acqua del lago proviene dalle precipitazioni, dai ruscelli, dagli immissari e da eventuali sorgenti presenti sul fondo
o lungo le sponde. Il lago non ha una comunicazione diretta con il mare. L’acqua che man mano si aggiunge al lago viene smaltita
in parte per evaporazione e infiltrazione e in parte attraverso gli emissari (corsi d’acqua che escono dal lago). Il lago può avere
anche acqua salata, ciò avviene se non ci sono emissari e ci sono intense e continue evaporazioni.

I laghi possono avere varie origini (genesi):

-GLACIALE= nella depressione modellata da un ghiacciaio;

-VULCANICA= nel cratere di un vulcano spento;

-DI SBARRAMENTO= per i detriti prodotti da un movimento franoso;

-ARTIFICIALE= per dighe costruite;

-TETTONICA= in cavità originate da grandi movimenti tettonici.

I più grandi laghi italiani sono quelli subalpini che si sono formati dopo lo scioglimento dei ghiacciai. I maggiori laghi mondiali
invece sono di origine tettonica (es. il Mar Morto, che è salato ma chiuso). Il Lago di Albano è un esempio di lago che si è
formato in un cratere estinto.

I laghi da sempre hanno attratto la popolazione in quanto riserva d’acqua, mezzo di trasporto, luoghi di pesca. Le acque dei laghi
vengono usate anche per irrigare i campi e per il turismo, grazie alla pesca sportiva, alla bellezza del paesaggio e alla possibilità di
praticare sport acquatici.

 I GHIACCIAI

L’insieme dell’acqua allo stato solido, cioè sotto forma di ghiaccio, presenta sulla Terra prende il nome di CRIOSFERA (dal
greco “freddo”). Sulle montagne gli ammassi di neve si accumulano e formano i ghiacciai. I ghiacciai scorrendo assumono una
forma allungata, simile a una lingua e la parte terminale prende il nome di FRONTE. L’estensione dei ghiacciai è di circa 15
milioni di km2, un decimo delle terre emerse; gran parte di questi però si trova in Antartide. La trasformazione della neve in
ghiaccio permanente dipende dalla latitudine, dall’esposizione e morfologia del territorio; infatti spesso si scioglie o precipita a
valle causando valanghe. Ci sono due categorie di ghiacciai:

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-DI MONTAGNA= lunghi e stretti, occupano le valli;

-CONTINENTALI= si estendono su una superficie molto ampia.

Se il fondo su cui si sviluppa il ghiacciaio è roccioso, si formano delle fratture: i CREPACCI; quando si incrociano i crepacci
trasversali e longitudinali si formano dei blocchi isolati che prendono il nome di SERACCHI. Nei ghiacciai di montagna la parte
superiore è detta BACINO COLLETTORE (parte di accumulo o alimentazione del ghiacciaio), mentre quella inferiore è la
LINGUA. La fusione e evaporazione di parte del ghiacciaio prende il nome di ABLAZIONE. Alle altitudini più basse il
ghiacciaio si fonde, qui la lingua termina con il FRONTE dal quale fuoriesce l’acqua che alimenta il torrente glaciale. Oggi i
ghiacciai, a causa dell’innalzamento globale della temperatura, si stanno sciogliendo o spesso si staccano degli iceberg, cioè dei
blocchi si separano dal ghiacciaio.

12 Illustra brevemente la teoria della tettonica delle placche e quali fenomeni permette di comprendere.

LE FORZE ENDOGENE “Endos in greco significa dentro. Le forze endogene nascono dall’interno della terra”.

All’inizio del Novecento Alfred Wegener concepì una suggestiva teoria, secondo la quale la Terra inizialmente era un grande
continente, la Pangèa (tutta Terra), circondato da un unico oceano, la Pantalassa (tutto mare), che poi si sarebbe frazionato nei
vari continenti attuali. Da questa idea suggestiva è stata messa a punto la teoria della tettonica delle placche/ a zolle per spiegare
la formazione dei diversi continenti e i loro movimenti che danno origine ai terremoti e alle eruzioni vulcaniche. La Terra ha una
struttura a strati: a un primo nucleo interno solido ne segue un esterno fluido; l’involucro successivo, il mantello, anch’esso solido
e la struttura si completa con la crosta terrestre. Essa è costituita dalla litosfera (dal greco lithos= pietra) ed è suddivisa in
placche o zolle di varia forma e dimensione che “galleggiano” sull’astenosfera (asthenos =debole), strato viscoso. Sullo strato
viscoso le zolle si muovono, si spingono, si toccano lungo i bordi e si incuneano l’una sotto l’altra; Il movimento è prodotto dal
magma che in alcuni casi fuoriesce dai margini delle zolle o comunque con la sua forza produce gli spostamenti delle zolle.
Accade anche nei movimenti di due zolle che , se si dirigono l’una contro l’altra, si possano sovrapporre e danno origine alle
catene montuose. Questo fenomeno si denomina orogenesi, formazione delle catene montuose. In altri casi quando due zolle si
dirigono l’una contro l’altra, accade che una sprofondi sotto l’altra e la materia torni allo stato fuso, formando la zona di
subduzione, nei fondali oceanici. In altri casi ancora se i bordi di due zolle si toccano, avvengono compressioni tanto forti che
provocano i terremoti, che sono appunto forze endogene. Le placche interagiscono reciprocamente attraverso i margini.
Abbiamo margini divergenti e margini convergenti in relazione alle placche: Quando i margini sono divergenti, le zolle di
spaccano allontanandosi a una velocità che può essere anche di qualche centimetro all'anno; il magma risale dalla spaccatura che
in precedenza si era creata e margini che si creano in questo caso coincidono con le dorsali medio-oceaniche, le quali sono rilievi
sottomarini, fasce di crosta oceanica inarcate verso la superficie, più o meno fratturate. Quando i margini sono convergenti
abbiamo due tipi di movimento: le due zolle collidono e nella collisione si creano terremoti, a volte questo scontro può avere
movimenti diversi a seconda della compattezza della roccia può capitare che una roccia di consistenza più dura possa opporre
resistenza e l’altro margine o si abissa o scavalca il margine contrapposto. Come conseguenza della collisione, nei fondali oceanici
si formano profonde depressioni, dette fosse oceaniche. Abbiamo anche i margini trasformi. In corrispondenza di questo tipo di
margini, la litosfera non si accresce né si consuma (perciò sono detti anche conservativi), mentre le placche/zolle adiacenti
scivolano, scorrono l'una accanto all'altra generando fratture sia sui continenti, sia sui fondali oceanici, a cui si dà il nome di faglie
trasformi e che sono sede di terremoti.

I TERREMOTI:

I terremoti sono generati da un movimento brusco degli strati rocciosi del sottosuolo con delle fratture che generano vibrazioni. Se
queste vibrazioni sono intense possono trasmettersi fino alla superficie sottoforma di onde sismiche di due tipi: SUSSULTORIE e
ONDULATORIE. Il terremoto sussultorio consta di rapidi innalzamenti e abbassamenti del suolo mentre il terremoto ondulatorio
è simile alle onde marine e produce effetti devastanti. Il punto sottoterra di origine della scossa si chiama IPOCENTRO e quello
invece sopra la crosta terrestre viene chiamato epicentro.
Le onde sismiche non incontrando alcun ostacolo si diffondono a diverse velocità in base alla natura delle rocce che attraversano,
diminuendo la loro energia man mano che si allontanano dall’epicentro. La forza dei terremoti è misurata in base alla
MAGNITUDO (in latino “grandezza”), cioè l’energia meccanica prodotta e registrata dai sismografi secondo la scala ideata da
Charles F. Richter. Finora la maggiore magnitudo registrata è circa 9.5. Ci sono scale che misurano le entità delle scosse, la forza,
i danni provocati Gli effetti di un terremoto dipendono soprattutto dalla potenza delle onde sismiche e dalla loro durata, ma anche
dalla natura del terreno; hanno rilevanza anche la durata del sisma e le procedure antisismiche messe in atto, così come il
comportamento e la densità di popolazione e il livello di sviluppo della zona.
I terremoti possono avere l’ipocentro sotto un fondo oceanico, che può venire sollevato o abbassato dal movimento della crosta.
Le vibrazioni arrivano subito in superficie, mentre è più lenta l’onda marina generata dal sisma. Lo spostamento di grandi masse
d’acqua produce onde che possono provocare danni se si abbattono sulle coste. Si tratta di un fenomeno noto come TSUNAMI, un

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termine giapponese che letteralmente significa “onde sul porto”. Lo tsunami può essere causato anche da eruzioni vulcaniche,
frane, esplosioni o caduta di meteoriti in ambiente marino.
La distribuzione dei terremoti segue la dinamica della crosta terrestre, in particolare le dorsali oceaniche (rilievi), le fosse abissali
(depressioni del fondo marino) e le catene montuose di recente formazione.
Gli studiosi possono individuare le aree con maggiore rischio sismico ma non possono prevedere quando si scatenerà un terremoto
e con che durata. L’Italia ha un rischio sismico medio-alto. L’indicazione delle zone ad alto rischio sismico consente di
predisporre misure normative e di protezione civile; ad esempio costruendo edifici antisismici, pianificando le evacuazioni,
facendo esercitazioni ecc. Si ricorda ad esempio in Italia il terremoto dell’Aquila il 6 aprile 2009, con scossa di magnitudo 6.3.

I VULCANI: Il vulcanismo è caratterizzato dalla fuoriuscita di materiali rocciosi allo stato fluido e ricchi di gas (magma), che
possono accumularsi in serbatoi superficiali, camere magmatiche, o giungere direttamente in superficie, dando luogo a eruzioni
vulcaniche. L’eruzione parte dalla parte più superficiale del mantello ed è influenzata dalla viscosità, il volume e la profondità dei
magmi, la temperatura e la tipologia delle rocce attraversatei. Il vulcano è costituito dalla camera magmatica, che è la zona
alimentatrice, dal camino, cioè il condotto da dove risale la lava, dal cratere, cioè l’apertura da cui la lava si espande all’esterno.
Le eruzioni sono di due tipologie: effusiva e esplosiva. La prima è costituita da emissione di magma che scorre lentamente in
superficie; la seconda è detta esplosiva perché violenta e distruttiva, infatti la fuoriuscita di lava si unisca a ceneri e polveri
vulcaniche. Dalla camera magmatica, i magmi risalgono lungo il camino vulcanico e una volta eruttati, liberando i gas, prendono
la denominazione di lave che nel continuo accumularsi formano l’edificio vulcanico caratterizzato dalle tipiche e diffuse aperture
a cratere (vulcani centrali) oppure si sviluppa lungo profonde spaccature all’interno della Terra (Vulcani lineari).Altri materiali
emessi sono le ceneri e le polveri vulcaniche, sostanze trasportate dai venti che posso rimanere in sospensione nell’atmosfera per
alcuni anni; anche piccoli frammenti di lapilli oppure bombe vulcaniche che sono blocchi di dimensioni notevoli dalla forma
affusolata. I vulcani si possono distinguere in vulcani a scudo, con forma appiattita per la grande fluidità delle lave e per la scarsa
attività esplosiva e in vulcani -strato con tipica forma conica e con emissioni esplosive. I vulcani sono classificati in diverse
tipologie:

 Vulcano hawaiano per il quale è preponderante il magma fluido e l’attività effusiva, questo è quello tradizionale.
L’aggressione del vulcano è data dal magma che distrugge ogni cosa;
 Vulcano a scudo, che appaiono appiattiti sulla sommità;
 Vulcano stromboliano con un’attività effusiva prevalente, ma con magma meno fluido;
 Vulcano pliniano, come il Vesuvio, con magma viscoso e attività esplosiva. Vulcano pliniano che distrusse Pompei e
Ercolano

LE ROCCE : Le rocce si distinguono in eruttive, sedimentarie, metamorfiche. Le rocce eruttive sono dette anche magmatiche
perché si sono formate dal raffreddamento e dal consolidamento del magma. La durata del raffreddamento determina anche la
consistenza di queste rocce. Sono anche il risultato del raffreddamento delle colate laviche. Le rocce sedimentarie sono il
prodotto dell’accumulo e del deposito di detriti o frammenti che nel corso del tempo si formano o sulla terra o in ambiente marino.
Le rocce metamorfiche derivano da quelle eruttive, ma subiscono alterazioni nel tempo a causa dell’aumento della temperatura.
Nel corso delle ere non si sono solo formate le rocce ma anche le risorse del sottosuolo come i giacimenti minerari che
rappresentano la ricchezza di uno stato. I giacimenti minerali sono gli accumuli, presenti nel sottosuolo, di minerali che l’uomo ha
imparato a utilizzare e a vendere come l’oro. La crosta su cui noi agiamo è il frutto di un continuo equilibrio di forze che vengono
dal cuore della terra. Esiodo nell’opera “Le opere e i giorni” parla dell’avvicendamento della formazione della terra. A noi
interessa il momento in cui si è passati dal potere di Cronos ovvero il tempo, al potere di Zeus ovvero l’equilibrio. Noi siamo
ancora ora nell’epoca di Zeus, secondo il mito. Ma Zeus per prendere il potere e togliere il comando al padre Caos, ha dovuto
combattere contro dei fratellastri che nel linguaggio greco si chiamavano “i mostri”. La parola mostri nell’antichità non
significava qualcosa di brutto, ma significava qualcosa di strano. I mostri erano la disarmonia, la sproporzione, la sovrumanità.
Questi sono gli elementi tipici che gli antichi utilizzavano per descrivere le potenti forza endogene e esogene. Ad esempio i
terremoti erano raffigurati come mostri e Zeus nel mito aveva dovuto sconfiggerli per imporre il dominio dell’ordine.

13 ) LE FORZE ESOGENE Le forze esogene o esterne dipendono dall'energia che la Terra riceve dal Sole e si
manifestano con l'azione del vento, delle acque correnti, delle onde marine o dei ghiacciai. Esse demoliscono i dislivelli
creatosi a causa delle forze endogene e colmano le depressioni. Plasmano la superficie con erosione, trasporto e
sedimentazione. E’ il ciclo d’erosione che è costituito da tre stadi: giovinezza, maturità e senilità .
Sono movimenti che avvengono all’esterno e variano la forma della terra. Sono: l’acqua, i fenomeni meteorologici (le piogge, la
neve), il mare, il ghiaccio. Queste forze compiono la loro azione quando, per motivi legati alla dinamica della crosta terrestre, una
grande massa di litosfera si solleva.

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Le rocce subiscono un continuo processo di degradazione e alterazione, a causa degli agenti atmosferici che le trasformano e
rendono più facile l’azione di erosione delle acque su di esse. Le rocce a causa del mutamento della temperatura possono
disgregarsi; questo fenomeno è detto TERMOCLASTISMO.
L’azione delle forze esterne avviene in 3 fasi:
-erosione= azione distruttiva
-trasporto, dei materiali da una zona all’altra
-deposito, dei materiali trasportati

1) A causa dell’erosione si verificano le FRANE, cioè la caduta improvvisa di masse di pietra. Gli agenti atmosferici battono sulla
roccia, la indeboliscono e la fanno franare; ciò accade anche perché noi uomini abbiamo abbattuto molti alberi. Gli alberi con le
loro radici hanno la forza di trattenere il terreno e renderlo più solido. È vero che il danno viene da fattori esogeni, ma anche da
una cattiva manutenzione del territorio da parte dell’uomo. La frana può causare incidenti stradali, danni per la vita umana e la
natura. In Italia sono soggette a frane delle zone in Trentino- Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Abruzzo,
Molise, Campania, Basilicata e Calabria.

2) Quando l’acqua cade molto velocemente può produrre la DENUDAZIONE, cioè il terreno perde l’humus a causa delle troppe
acque; l’acqua pulisce, rende nudo il terreno e quindi porta via i Sali minerali che lo compongono. Ecco perché l’acqua e la neve
rendono alcuni territori talmente poveri da non consentire più l’agricoltura. I detriti vengono spesso trasportati poi dall’acqua fino
alla foce.

3) Il GHIACCIAIO è una quantità di ghiaccio che in montagna rimane tale date le condizioni della temperatura. Spesso
avvengono incidenti per l’improvviso scioglimento dei ghiacciai, dovuti ad un innalzamento della temperatura. Il ghiaccio si
scioglie e si muove e tende a spostarsi; si muove il ghiaccio, possono crearsi valanghe, cambia la posizione del ghiacciaio. Il
ghiacciaio tende a posizionarsi più in basso rispetto alla posizione precedente e mentre si muove, come l’acqua, trasporta con sé le
MORENE, cioè accumuli di sedimenti. Questa discesa è un processo lento. L’azione dei ghiacciai è importante nelle zone
montane; hanno modellato le Alpi e hanno scavato valli che hanno la particolare forma ad U. Quindi osservando le valli possiamo
capire dove in passato c’erano dei ghiacciai. Se questo scioglimento avviene in maniera troppo diffusa, ciò provoca un
innalzamento delle acque degli oceani e quindi alcune coste potrebbero essere coperte dalle acque e si modificherebbe la
morfologia della terra.
4)Il VENTO è capace di spostare enorme quantità di polveri nel deserto e portarle altrove, formando le DUNE (piccole
formazioni di sabbia che il vento compone e scompone, non sono solide). Il vento ha anche la forza di agire sulle rocce, anche
perché solleva la sabbia e la spinge contro le rocce e quindi continuamente modella la roccia che viene battuta continuamente.
Non è l’azione del vento in sé a generare cambiamenti, ma l’azione della sabbia spostata dal vento.
5) Il MARE riesce a scavare la terra e formare insenature, si inserisce all’interno di coste alte e basse e forma ad esempio il fiordo
in Norvegia. Il mare erode la terra, si inserisce e forma un “fiume” interno circondato da rocce.
-LA COSTA FALESIA= parte rocciosa a picco sul mare;
-LA COSTA RIA e IL VALLONE= costa bassa con insenature;
-FIORDO= insenatura stretta, ramificata che si addentra nell’interno.
Il mare modellando le coste provoca un accumulo di detriti. Questo accumulo può avvenire anche ad una certa distanza dalla costa
dove si forma una sottile striscia di sabbia, detta CORDONE LITORANEO. L’acqua che scorre tra la costa e il cordone sabbioso
si definisce LAGUNA (è la parte di mare più interna, vicina alla costa).

14 )Chiarisci l’importanza dei confini e spiega come essi siano individuati

Il confine costituisce un limite effettivo, oggettivabile sul terreno, dove la sovranità e, in parte, altre caratteristiche di
uno Stato cessano, per dare luogo, oltre tale limite, a uno Stato limitrofo. Il riconoscimento fisico del confine passa
attraverso la delimitazione e la demarcazione: la prima è un’operazione negoziale condivisa, nella quale due o più
attori si confrontano nello stabilire il confine sulla carta geografica; la seconda è l’effettivo tracciamento sul terreno di
quel limite, riconosciuto valido dai contraenti. Esistono confini fisici o naturali, dati dalla morfologia terrestre; confini
geometrici (le potenze coloniali tracciavano spesso i confini secondo meridiani e paralleli); confini antropogeografici
o culturali (secondo etnie, lingue e religioni); antecedenti, preesistenti alla nascita di uno Stato; susseguenti,
intervenuti dopo la formazione di uno Stato e comunque per ragioni diverse, quali guerre o trattati. I confini naturali
alimentano spesso controversie tra Stati; lungo le catene montuose, le linee di cresta o di spartiacque non sempre
coincidono, interrotte da valli laterali o catene di monti di minore. Fiumi e laghi non rendono l’identificazione del
confine più agevole,. Oggi, dopo numerose convenzioni internazionali, il limite delle acque territoriali, su cui lo Stato
esercita la propria sovranità (con alcuni limiti), arriva a un massimo di dodici miglia, cui segue la zona contigua fino a
ventiquattro miglia.

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15 In che modalità le credenze religioni modellano i paesaggi? Tra gli elementi culturali, quello religioso è il più
radicato e radicale, si può emigrare e cambiare Stato, lingua, ma raramente religione. Le religioni sono manifestazioni
spirituali dai forti effetti sulle attività umane. La Chiesa è diventata elemento distintivo dell’urbanistica occidentale
con luoghi di culto come Lourdes in Francia, Fatima in Portogallo, Medjugorie in Bosnia, La Mecca in Arabia Saudita
e la Città del Vaticano, stato sovrano enclave dell’Italia. Molti centri fondano la loro economia sul turismo religioso
oppure sono poli di iniziative religiose, come Assisi o di studi e insegnamenti come la Moschea. La religione si
propone quindi come elemento costitutivo dell’architettura del paesaggio, che plasma in maniera visibile, attraverso la
diffusione dei luoghi di culto o dei vivi, dei luoghi dei defunti, dei luoghi della circolazione, con i percorsi
devozionali, gli itinerari dei pellegrinaggi etc.

16 Definire il concetto di sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile è collegato al paesaggio. La rottura dell’equilibrio tra uomo e natura si è manifestata con
preoccupanti conseguenze come l’effetto serra, il buco d’ozono, la deforestazione, la desertificazione, la scomparsa di
numerose specie animali e vegetali. La Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo ha definito lo
sviluppo sostenibile come il miglioramento della qualità della vita umana, entro la capacità di carico degli ecosistemi
che supportano la vita. Oggi il capitale risponde solo al profitto e nel momento in cui produce ricchezza può arginare
povertà. La ricchezza di un paese è data dalla somma delle risorse fisiche ed economiche e delle risorse finanziarie dei
suoi abitanti. Lo sviluppo si misura attraverso il Pil, il Pil Procapite e Isu. Sviluppo sostenibile, dunque, vuol dire
imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta: in maniera equa e dignitosa per tutti, senza sfruttare - fino a
depauperare - i sistemi naturali da cui traiamo risorse e senza oltrepassare le loro capacità di assorbire scarti e rifiuti,
generati dalle nostre attività, senza compromettere le opportunità né delle generazioni presenti, né di quelle future.

17) Il termine di Geografia umana

La geografia umana studia: -la distribuzione dell'uomo nello spazio (le zone maggiormente abitate della superficie terrestre, la
densità di popolazione, ecc..);

-gli aspetti sociali e culturali, come razze ed etnie, gruppi linguistici, religioni;

-le relazioni tra l'uomo e l'ambiente. Infatti, l'ambiente può condizionare la vita dell'uomo: le zone di alta montagna, ad esempio,
sono disabitate perché le condizioni climatiche non rendono facile la vita dell'uomo e lo sviluppo delle attività economiche. La
stessa cosa possiamo dire per le zone desertiche. Al tempo stesso, anche l'uomo con la sua presenza, può condizionare e
modificare fortemente l'ambiente in cui vive: si pensi, ad esempio, alla costruzione di strade, ferrovie, dighe e all'impatto che tali
opere hanno sul paesaggio naturale.

18) Dare una definizione geografica di paesaggio

Il paesaggio è parte di un territorio il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali/antropici. E’ la cornice
ambientale che ci si prospetta davanti, da qualsiasi punto della terra si guardi, l'ambiente che ci circonda e che
possiamo osservare. Questo significa che il paesaggio è sempre diverso e che può essere il più vario in quanto
condizionato dalla nostra posizione e dal nostro punto di vista soggettivo. l paesaggio può riguardare montagne,
colline, mare e oceani, ma anche città, strade, case, tutto quello che il nostro sguardo può cogliere intorno a noi
rappresenta il paesaggio che ci attornia. Anche per questo motivo gli elementi del paesaggio vengono distinti tra
naturali e antropici, ossia quelli creati dall'uomo e che modificano il paesaggio naturale in modo artificiale,
solitamente "funzionale" alla vita umana. Quattro sono le categorie fondamentali per descrivere la fisionomia della
superficie terrestre: il clima, la morfologia, l'idrografia, la vegetazione. Il paesaggio, risorsa ambientale e bene
culturale, va salvaguardato in quanto valore (pur se la tutela non coincide sempre e semplicemente con la
conservazione) e compreso anche come raccolta preziosa di valori diversi, innanzi tutto da rispettare. E così il
confronto di paesaggi diversi è confronto di diversità ambientali della natura (di clima e vegetazione, di processi
geomorfologici...), ma è anche comparazione dei differenti modi attraverso cui i gruppi umani si sono relazionati con
lo spazio e le varie società si sono proiettate nell’ambiente: il paesaggio come risultato della cultura che vi si produce.
In questa prospettiva il paesaggio diviene strumento concettuale e chiave significativa per la scoperta di altre culture.

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Occorre considerare il paesaggio, come risultato di trasformazioni interdipendenti e di reciprocità strettissime, un
grande contenitore che presenta e prospetta letture e sguardi molteplici per una cultura del confronto, e non come
semplice aggregazione di elementi e di componenti. Il paesaggio non può essere impunemente leso dall’uomo per un
uso distruttivo delle risorse. È tuttora attuale la riflessione di Giuseppe Barbieri, secondo cui per il geografo il
paesaggio rappresenta «l’aspetto della superficie terrestre», costituito però non soltanto dalle forme esteriori, ma anche
«da strutture interne e da fenomeni dinamici in costante evoluzione che vengono studiati nel loro insieme e nelle
reciproche relazioni».

19) Concetti base della geografia e della cartografia Il primo grande problema cartografico deriva dalla forma della
Terra, simile a una sfera, dunque non riproducibile senza alterare le caratteristiche. La carta geografica è approssimata
per definizione, ridotta e simbolica. E’ simbolica perché ricorre a segni convenzionali per evidenziare gli elementi
fisici, antropici degli spazi terrestri, simboli diversi per forma, dimensione, orientazione, intensità e colore. Per
realizzare carte geografiche la terra viene considerata come una sfera o come un elissoide di rotazione. Attraverso le
proiezioni, sistemi per tracciare la sfera nel piano reticolato geografico, si cerca di riprodurre la curvatura della
superficie terrestre. Le proiezioni cartografiche intervengono su tre proprietà:

- equidistanza ossia tra lunghezze grafiche della carta e quelle reali; -isogonia, corrispondenza dei valori angolari; -
equivalenza ossia corrispondenza tra aree grafiche della carta e quelle reali. La carta è ridotta perché trasferisce in
scala una parte della superficie o tutto il pianeta. La scala può essere di 1:1000.000 ovvero 1 cm corrisponde a 10 km
sul terreno.. Tipologie di carte:

grandissima: scala 1:10.000


grande: tra 1:10.000 e 1:150.000
media: tra 1:150.000 e 1000000
piccola: tra 1:1000000 e 1: 5000000
piccolissima: più di 1: 5000000
In base ai contenuti abbiamo:

- carte generali che riportano caratteri fisici, politici o entrambi


- carte speciali cioè per varie destinazioni, per navigazione, idiograficheetc
- carte tematiche cioè dedicate a un tema specifico
- carte qualitative: il tema viene affrontato nella sua distribuzione spaziale
- carte quantitative: evidenziano gli elementi di misura di precipitazioni, densità etc
- carte analitiche: analizzano più temi affini
- carte complesse: riguardano più temi collegati tra loro.

L’ATLANTE è la raccolta sistematica delle carte geografiche. Una prima raccolta risale al 1477 grazie agli studi del
geografo Tolomeo e all’opera di Mercatore che utilizza per la prtima volta il termine Atlante facendo riferimento al
personaggio mitologico che aveva il compito di sorreggere il cielo. Ci sono vari tipi di Atlanti:

- A. Scolastico per la consultazione


- A. Nazionale che si concentra nel dettaglio su uno Stato
- A. Internazionale che comprende le carte della Terra e delle sue regioni
- A. Tematico che riguarda un tema specifico. All’inizio si collocano le carte della Terra in generale, seguono
poi quelle del Paese e del Conrinente di edizione dell’Atlante e infine quelle degli altri Paesi e Continenti.
L’indice dei luoghi elenca tutti i nomi geografici riportati sulle carte. Di solito la prima cifra specifica la
tavola o pagina in cui si trova il toponimo da ricercare, seguono il numero lettera che individuano il riquadro
del toponimo considerato.
20) Illustrare i contenuti della convenzione europea del paesaggio

Il paesaggio viene riconosciuto come elemento fondamentale del patrimonio culturale e naturale d'Europa. Allo stesso
modo è un fattore molto importante per la qualità della vita delle popolazioni, in ogni sua declinazione, ed è

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necessario provvedere alla sua tutela, gestione e pianificazione in ottica di sostenibilità nella sua accezione più ampia
e con l'obiettivo di permettere alle popolazioni di godere di paesaggi "di qualità". Contiene le definizioni di paesaggio,
politiche di paesaggio, obiettivo di qualità paesaggistica, tutela, gestione e pianificazione dei paesaggi, come intese nel
resto del documento. Il concetto di paesaggio si amplia all'intero territorio, ed è applicabile a spazi naturali, rurali,
urbani e periurbani, può essere applicato ai paesaggi eccezionali, quotidiani e degradati. Obiettivi sono la Promozione
della tutela, gestione e pianificazione dei paesaggi e favorire la cooperazione europea nel settore.

21) Geografia della popolazione

E’ il rapporto tra il numero dei nati vivi e il totale della popolazione media di uno Stato (Regione, Provincia o altro territorio) in
un determinato anno o periodo (per 1.000 abitanti). Dalla dinamica naturale (rapporto tra nascite e morti) e da quella migratoria
(rapporto tra immigrati ed emigrati) dipende la crescita o la riduzione di una popolazione, come insieme d’individui residente in
un definito spazio geografico; questi movimenti, inoltre, determinano la struttura della popolazione, per età e per sesso.

22 )Filoni della geografia

L'indagine geografica si divide in settori, specialistici che considerano diversi o solo alcuni aspetti presenti in un dato
territorio oggetto di studio. Esistono così: 1) La geografia regionale, che si occupa dello studio delle regioni intese sia
in senso amministrativo sia in senso geografico; 2) La geografia fisica, che studia i diversi aspetti di un determinato
territorio, (fra cui; la posizione assoluta, la geomorfologia, la climatologia, l'idrografia, la fauna e la flora); 3) La
geografia umana, che studia la popolazione e gli insediamenti presenti in un determinato territorio o su tutta la
superficie terrestre; 4) La geografia urbana, che prende in considerazione le diverse tipologie di città; 5) La geografia
rurale, che si interessa dell'organizzazione dello spazio rurale; 6) La geografia politica, che si interessa
dell'organizzazione politica ed amministrativa del territorio da parte degli Stati; 7) La geografia economica, che si
occupa dello studio dei fenomeni economici presenti all'interno di un territorio 8) la geografia culturale “geografia
culturale” che studia le manifestazioni geografiche della cultura, ovvero si occupa dello studio dei simboli che sono
attribuiti a luoghi e a spazi. Essa si concentra sulla descrizione e l’analisi dei modi lingua, la religione, l’economia, il
governo e gli altri fenomeni culturali. Essa è coniata nel 1880 da Friedrich Ratzel 1844-1904) e nasce nell’ambito del
pensiero tedesco, sotto l’influsso della teoria darwiniana. Ratzel insiste in particolar modo su un punto essenziale: i
gruppi umani dipendono e sono condizionati dall’ambiente in cui sono insediati, da cui traggono la totalità o la
maggior parte del necessario alla loro sussistenza. La mobilità è un dato fondamentale e un bisogno irrefrenabile nella
vita degli individui e delle collettività

23). I sistemi territoriali a diverse scale = La carta è ridotta perché trasferisce in scala una parte della
superficie o tutto il pianeta. La scala può essere di 1:1000.000 ovvero 1 cm corrisponde a 10 km sul terreno..
Tipologie di carte: grandissima: scala 1:10.000 (città) – planimetrie o piante o mappe; grande: tra 1:10.000 e
1:150.000 – topografica – regioni; media: tra 1:150.000 e 1000000 – corografiche – stati; piccola: tra 1:1000000 e 1:
5000000 – carta geografica generale – continenti; piccolissima: più di 1: 5000000 – mappamondo o planisfero – intera
superficie terrestre-mondo

Le categorie specifiche in cui le carte possono essere classificate sono le seguenti:

• piante, che rappresentano centri urbani, e mappe, per le aree rurali, con scale non superiori a 1 : 10 000; sono molto
dettagliate e vengono utilizzate soprattutto per scopi pratici, come la costruzione di strade e ferrovie, la stesura dei
piani regolatori comunali, la progettazione di impianti, le bonifiche ecc.;

• carte topografiche, con scale comprese tra 1 : 10 000 e 1 : 100 000; sono assai ricche di particolari e vengono
utilizzate per vari scopi che riguardano l'uso e l'organizzazione del territorio;

• carte corografiche, con scale comprese tra 1 : 100 000 e 1 : 1 000 000; essendo meno ricche di particolari rispetto
alle precedenti, sono più adatte alla conoscenza generale del territorio che non a scopi applicativi. Sono utilizzate per
rappresentare una regione o uno Stato; ne sono un esempio le carte turistiche in cui si devono mettere in rilievo le vie
di comunicazione;

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•carte geografiche, con scale piccole, inferiori a 1 : 1 000 000; possono rappresentare anche un intero continente e
includono i planisferi, che rappresentano in piano tutta la Terra, e i mappamondi, che la raffigurano, sempre in piano,
divisa in due emisferi (entrambi sono a scala molto piccola, in genere non superiore a 1 : 30 000 000); non bisogna
confondere i mappamondi con i globi, modelli che riproducono la forma sferica della Terra.

24) Fenomeni geografici

Il paesaggio deriva dalla combinazione di molti fenomeni che modellano la superfice terrestre. Le forze endogene o
interne, che dipendono dalla dinamica dell’interno terrestre (vulcani, terremoti), tendono a produrre dislivelli che le
forze esogene esterne d venti, mari, piogge, tendono ad eliminare attraverso i processi di erosione, trasporto e
deposito, che possono essere fisici (oscillazioni di temperatura che sottopongono le rocce a contrazioni e dilatazioni
che la frantumano) chimici (ossidazione dell’acqua, dissoluzione).

Movimenti franosi: IL FRANAMENTO è la più dannosa forma di denudazione dei versanti che dipende da cause
naturali come la forte pendenza dei versanti, l’intensità delle piogge e l’abbattimento di alberi. E’ divisibile in: (1)
crollo (caduta libera di blocchi di roccia da una parete) – (2) scivolamento di materiali su un piano inclinato liscio
come la faglia – (2)colamento (movimento favorito dalle acque di infiltrazione in rocce argillose) ; (3)ribaltamento
(movimento di rotazione di materiali) – pendio di frana – zona di accumulo formata dai detriti caduti.

scorrimento superficiale: Le gocce d’acqua durante le precipitazioni possono esercitare processi erosivi. Le argille
sono soggette a una forte aziona erosiva. Note sono le piramidi di terra. Per frenare i movimenti erosivi si possono
canalizzare le acque superficiali ed aggiungere alberi.

modellamento fluviale: si deve ai processi di erosione (rimozione di particelle dal fondo) – trasporto (movimento di
particelle erose per trascinamento) – deposito (accumulo di particelle). La forza di erosione dipende dalla quantità di
acqua, dalla pendenza e dal tipo di roccia, ogni volta che il pendio viene rotto si forma una cascata. I materiali detritici
non abbandonati dal corso d’acqua durante il percorso vengono depositati alla foce.

modellamento glaciale: Si manifesta attraverso l’erosione (esarazione ed estrazione), il trasporto e il deposito.


L’esarazione è meccanica e avviene mediante lo sfregamento a opera dei detriti inglobati sulle pareti - L’estrazione è
l’azione di sradicamento di materiale sul fondo. Le forme create dall’azione erosiva dei ghiacciai sono il circo (forma
a ferro di cavallo o una poltrona con braccioli) e la valle glaciale (incavo lungo che forma una U prodotto dal
movimento verso il basso). Il ghiaccio trascina qualsiasi cosa senza selezione, anche massi enormi. I detriti trascinati
dal ghiacciaio prendono il nome di morena.

modellamento costiero: La costa è la zona di contatto tra parti emerse e sommerse della terra. Se il terreno scende al
mare con un pendio ripido si ha costa alta come la falesia (parete rocciosa a picco sul mare), la ria (insenatura lunga e
stretta), il vallone, il fiordo (dovuta all’erosione dei ghiacciai, si addentra all’interno). Sulle coste basse il movimento
delle onde origina la spiaggia. L’azione delle onde produce una scanalatura che può produrre il crollo della parete.

modellamento eolico: due azioni di modellamento: deflagrazione (quando non c’è vegetazione a frenare l’azione del
vento così particelle vengono sollevate nell’aria e producono conche) – corrasione, azione erosiva del vento per urto di
particelle minute sulle rocce, azione abrasiva in grado si scavare la roccia. Il trasporto avviene per sospensione
(particelle sollevate senza toccare il suolo) o saltazione (granello sollevato che dopo un tragitto tende a ricadere
compiendo saltelli)

il carsismo: Il carsismo è un fenomeno che si verifica dove vi è una massiccia presenza di rocce calcaree. Le rocce
calcaree sono formate prevalentemente da carbonato di calcio, un composto chimico solubile in acqua e che si erode
facilmente. L’acqua piovana corrode le rocce calcaree in superficie, creando delle fessure e penetrando in profondità,
fino a quando incontra uno strato di roccia impermeabile (dove l’acqua non può penetrare). A questo punto l’acqua,
non potendo più scorrere in profondità, continua comunque a scavare nelle rocce calcaree, creando, con il passare del
tempo, vere e proprie grotte (le grotte carsiche). Le doline sono depressioni concave a fondo chiuso che si formano in
seguito alla solubilizzazione del calcare.

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LA CARTOGRAFIA

La cartografia è la scienza della composizione delle carte geografiche e i tipi di cartine che esistono sono diverse.

In particolare la carta tematica portain evidenza su una base cartografica segni, colori, simboli che indicano la qualità
o l’intensità di un fenomeno. Con le carte tematiche si visualizzano determinati fattori economici, sociali, culturali, ma
anche naturali come la diffusione di una determinata vegetazione o di una specie animale, oppure la cartina che
tematizza le diverse quantità di precipitazioni in Europa. Sono denominati cartogrammi a mosaico, quelli che
rappresentano un fenomeno mediante colori o tratteggi nel territorio, suddiviso secondo i confini amministrativi, ad
esempio la cartina che rappresenta densità della popolazione italiana regione per regione con i colori.

Le carte tematiche più frequenti sono le: carte geologiche, carte climatiche; carte stradali e ferroviarie; carte
idrogeologiche ; carte meteorologiche ; carte antropiche ; carte dell’utilizzazione del suolo;

La cartografia è un disegno inserito in un sistema di riferimento. Gli usi/obiettivi della cartografia sono: rappresentare
il territorio, orientarsi, visualizzare fenomeni e dati, consentire processi logici e deduttivi, pianificare il territorio,
proporre un modello (di rappresentazione) della realtà. La rappresentazione cartograficainvece deve consentire di
ricavare informazioni qualitative e quantitative. Larappresentazione è in piano perché redatta su uno spazio
bidimensionale, appunto la carta. La carta geografica può essere definita come un disegno di una parte o di tutta la
superficie terrestre. In modo più preciso la carta geografica è un insieme di simboli ed è appuntouna rappresentazione
ridotta, simbolica e approssimata su un piano dell’intera superficie terrestre o di una sua parte:

È ridotta per l’esigenza di dover rappresentare in misura rimpicciolita la superficie terrestre.

È simbolica poiché si utilizzano dei simboli per rappresentare i diversi spazi, le attività umane o i dati naturali.

È approssimata perché qualsiasi rappresentazione sulla carta non può mai riprodurre fedelmente la superficie
terrestre.

25)C osa si intende con le espressioni carta a piccola scala e carta a grande scala?

La cartografia rappresenta il territorio (che tende alla scientificità) attraverso due categorie di informazioni:

- planimetria, intesa come proiezione di particolari naturali e artificiali nel piano;

- altimetria, cioè la determinazione dell’altezza di un luogo rispetto al livello medio del mare.

Per operare la riduzione in proporzione dal terreno alla carta viene utilizzatala scala.

La scala è un indice di riduzione e sta ad indicare il rapporto tra le lunghezze sulla carta e quelle reali, [rapporto che si
esprime tramite una frazione che ha per numeratore l’unità e per denominatore il numero delle volte di cui le distanze
sono state rimpicciolite e si chiama scala numerica].Se ad esempio si trova l’indicazione di una scala 1:25.000,
significa che ogni cm sulla carta corrisponde a 25.000 cm sul terreno, cioè a 250 metri. Ne deriva che quanto più
piccolo è il denominatore tanto più grande è la rappresentazione e viceversa . Pertanto si dicono carte a grande scala
quelle con piccolo denominatore perché offrono un maggior numero di dettagli dell’area geografica rappresentata,
mentre si dicono a carte a piccola scala quelle con grande denominatore perché rappresentano spazi geografici più
grandi ma con minori dettagli. Bisogna ricordare che la scala indica il rapporto delle distanze e non delle superfici.
Oltre alla scala numerica, si utilizza la scala grafica, tracciando un segmento diviso in parti corrispondenti a
determinate lunghezze sul terreno che costituiscono le unità grafiche, come nell’esempio:

Le carte con scala fino a 1:10.000(si legge, da 1 a diecimila)sono dette planimetrie o piante e rappresentano città e altri
centri abitati, mappe se rappresentano proprietà rurali (sono le più diffuse).

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Le carte con scala da 1:10.000 a 1:150.000sono denominate topografiche e rappresentano con molta precisione piccoli
tratti della superficie terrestre.

Le carte con scala da 1:150.000 a 1:1.000.000 sono denominate corografiche e rappresentano regioni ampie della
superficie terrestre.

Le carte con scala oltre un 1:1.000.000 rappresentano l’intera superficie terrestre e sono denominate mappamondi.

Così in una carta con scala 1:100.000 (uno a centomila), 1 cm equivale a 100.000 cm, ossia 1 Km; con una scala
1:3.000.000 (uno a tre milioni), 1 cm equivale a 30 Km. Man mano che aumenta il numero al denominatore della
frazione, la scala diventa più piccola e la carta rappresenta una parte più ampia della superficie terrestre (che sarà,
però, sempre più rimpicciolita).

Per avere un maggior numero di dettagli, di particolari, occorrerà una scala più grande (ossia un rimpicciolimento
minore).

26 )VAPORE ACQUEO

Lo strato d'aria più vicino alla superficie terrestre contiene una certa quantità d'acqua, sotto forma di gas (vapore
acqueo) o di minuscole goccioline.Uno dei principali gas serra è il vapore acqueo.

La quantità di vapore acqueo contenuta nell’aria si chiama umidità atmosferica.

Il suo valore dipende dalla temperatura dell’aria: più è alta la temperatura, maggiore è la quantità di vapore acqueo che
essa può contenere.

QUANTITA’ DI VAPORE ACQUEO: maggiore è il vapore acqueo, minore è la pressione avendo il vapore acqueo
un peso specifico minore dell’aria. La quantità di vapore acqueo contenuto nell'aria si chiama umidità atmosferica. Il
suo valore dipende dalla temperatura dell'aria: più è alta la temperatura, maggiore è la quantità di vapore acqueo che
essa può contenere.
Quando in un metro cubo d'aria è presente la massima quantità di vapore acqueo che può contenere, a una data
temperatura, si dice che l'aria e satura di vapore acqueo.

Il vapore acqueo prima di condensare e cadere sotto varia forma, può essere trasportato dai venti che soffiano in quota
per molte migliaia di chilometri. Perciò i continenti ricevono molta più acqua di quella che perdono per evaporazione
con un bilancio idrico positivo, essenziale per la vita e le attività antropiche. (L’eccesso di acqua può essere usato per
molte cose, scorre in superficie (fiumi, torrenti) o nel sottosuolo (alimentazione delle falde). Se invece guardiamo le
regioni, la situazione cambia in base alle condizioni climatiche del posto. Le regioni con climi equatoriali, molto
piovosi, hanno sempre abbondanza di acqua; quelle con climi desertici sono scarse d’acqua per tutto l’anno.

27 CONDENSAZIONE
Passaggio di una sostanza dallo stato di vapore allo stato liquido, che si realizza per compressione o per
raffreddamento, ed è l'inverso della evaporazione.

La condensazione avviene se esiste una superficie su cui il vapore d’acqua può condensarsi.

Quando la condensazione avviene nell’aria, sono le minuscole particelle presenti nella bassa atmosfera (come polvere,
particelle di fumo, granuli di polline e sale marino) a fungere da nuclei di condensazione, offrendo una superficie su
cui l’acqua può condensare. Si formano così minuscole goccioline, del diametro di circa 1/100 mm, che costituiscono
le nubi, oppure la nebbia, quando la condensazione avviene vicino al suolo.

In relazione alla quota alla quale avviene la condensazione del vapore acqueo produce fenomeni diversi: in prossimità
del suolo, nebbia, rugiada e brina; a quote elevate le nubi.

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28)AGRICOLTURA
L’uomo nella sua relazione con l’ambiente crea città e condizioni economiche; le sue attività hanno modificato la
morfologia del territorio. Un esempio è l’agricoltura. L’agricoltura è lo sfruttamento razionale, sistematico
dell’ambiente da parte dell’uomo per la propria sopravvivenza, per produrre prodotti utili alla sua
sopravvivenza. L’uomo è passato al sopravvivere con caccia e pesca di prodotti “spontanei”, ad una agricoltura
organizzata L’agricoltura forma il settore primario insieme alla pesca e all’allevamento. L’agricoltura l’uomo l’ha
cominciata quando è passato dalla dimensione nomade primitiva a una dimensione stanziale. L’agricoltura è stata un
merito delle donne, perché le donne rimanevano nella caverna per crescere i piccoli e questo ha permesso loro di
vedere un processo naturale: dei semi che cadevano e che dopo un po' di tempo producevano degli alimenti utili per
l’uomo. Da questa osservazione spontanea è nata l’agricoltura. L’agricoltura è stata possibile grazie ad alcune
innovazioni come l’uso del fuoco, l’uso della macina e il perfezionamento degli strumenti usati per la caccia.
Parliamo di agricoltura nel momento in cui abbiamo:

-condizioni ecologico-ambientali

- organizzazione sociale
- investimenti
- riforme
- innovazioni tecnologiche
- imprese agro-industriali
LE DIVERSE FORME DI AGRICOLTURA:
 TRADIZIONALE
è il primo modello che l’uomo ha usato in età primitiva e le troviamo ancora in realtà poco sviluppate come Africa,
alcune zone dell’America e in alcune aree rurali interne dell’Europa; in queste zone si usano tecniche arretrate: scarsi
concimi, rotazioni elementari, specie coltivate limitate.

L’uomo coltivando capirono che il terreno aveva bisogno di riposo; se coltiviamo ogni anno un terreno diventa
improduttivo. Nel tempo, dal Medioevo in poi, gli uomini hanno capito che ci sono piante che assorbono l’humus del
terreno e quindi lo impoveriscono e piante che invece danno humus al territorio. Ad esempio le piante di legumi sono
buone per il terreno. È nata quindi la rotazione elementare, cioè il terreno che viene prodotto un anno si e uno no, e ci
sono anche rotazioni più raffinate, che prevedono di coltivare ogni anno un tipo di coltura diversa. Nell’agricoltura
tradizionale si usa la rotazione elementare.

L’agricoltura tradizionale inoltre è un’agricoltura di auto-consumo, cioè che serve per la propria sopravvivenza, ed è
polivalente, cioè produce tutto ciò che serve per l’alimentazione.

 INTENSIVA
Era svolta già dai romani; significa che produco per me ma anche per la commercializzazione. I romani avevano
grandi apprezzamenti di terra in cui mettevano a lavorare gli schiavi. Producevano grandi quantità di vino, cereali,
olive e quindi olio e li commerciavano. È un’agricoltura che si concentra sulla produzione intensi di alcuni prodotti.
Oggi questo tipo di agricoltura si incontra con l’impresa agro-industriale.

 AGRICOLTURA ESTENSIVA TRADIZIONALE


La troviamo nei grandi feudi del mezzogiorno. Il proprietario aveva a disposizione grandi estensioni di terra e
coltivava tutto ciò che gli serviva in modo ampio, per esempio per conservare molto grano o altri prodotti. È
un’agricoltura dalla quale posso ottenere una grande quantità di prodotto ma usando sistemi elementari tradizionali;
l’unico vantaggio è l’estensione del terreno, ma non faccio investimenti e non inserisco innovazioni. È una forma di
“egoismo sociale”, perché il barone meridionale otteneva tutto ciò che serviva per sé, ma non si preoccupava di
intensificare l’agricoltura in modo da dare beneficio anche ai suoi braccianti.

 AGRICOLTURA ESTENSIVA MODERNA

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La troviamo negli Stati Uniti perché qui ci sono grandi appezzamenti di territori, divisi in “belts” cioè fasce. Hanno
quindi come i latifondisti grandi estensioni di terra, ma hanno aggiunto a questo la meccanizzazione, soprattutto per la
raccolta. Questo presenta un aspetto negativo: una forte meccanizzazione significa riduzione della presenza di operai.

 AGRICOLTURA CAPITALISTICA
La base dall’agricoltura capitalistica è l’agricoltura intensiva; questa esperienza di agricoltura intensiva dei romani, si
è ripetuta in età moderna e si è arricchita con il processo di capitalismo e industrializzazione dell’800. Il capitalismo
deve la sua esistenza a un’opera di Marx, il quale ha chiarito che la borghesia europea aveva formato un capitale, cioè
aveva messo da parte risorse di beni mobili e immobili e li ha messi in uno. Li ha messi in uso portando innovazioni
nell’agricoltura o avviando l’industrializzazione. Già nella seconda metà dell’800 si usavano i fertilizzanti che
permettono di intensificare la produzione e si acquistavano nuovi macchinari. La produzione intensiva è stata quindi
arricchita dalla presenza di capitali e si è passati a parlare da proprietà ad azienda agraria. È un’azienda che ha costi e
profitti, intensificati dai capitali. La produzione aumenta sempre di più e anche le possibilità commerciali; quindi il
proprietario dell’azienda non vende solo al mercato, ma cerca l’alleanza con l’industria. Es. vendevano la frutta al
mercato e all’industria che produce marmellata.

Oggi ci sono aziende agricole che lavorano solo per le industrie.

 AGRICOLTURA DI PIANTAGIONE
La troviamo in America del sud e in alcune regioni di Africa e Asia. È un’agricoltura collegata all’arrivo di europei in
questi territori; gli europei si sono resi conto che queste popolazioni producevano prodotti che piacevano agli europei
e quindi grandi estensioni di territori in queste regioni sono state destinate a produrre in grande questi prodotti per il
mercato dei paesi ricchi europei. Si sono formate quindi queste piantagioni con una forma di agricoltura che possiamo
definire intensiva perché si produceva molto di pochi prodotti. Gli europei hanno tolto a queste popolazioni la
possibilità di produrre beni propri, cioè non hanno spazio per produrre gli alimenti necessari per loro. Sono tate
depauperate queste popolazioni del loro fabbisogno interno.

 AGRICOLTURE COLLETTIVE
Si tratta di un’agricoltura che oggi è in crisi. È un’agricoltura controllata dallo stato che troviamo in Russia, ai tempi
dell’Unione Sovietica; oggi la troviamo in Israele. Le aziende agricole non sono di proprietà di qualcuno, ma sono
dello Stato e il contadino che va a lavorare è come un operaio; non ha nulla di proprio, ha un contratto di lavoro con lo
Stato che lo porta a lavorare la terra per determinate ore. Questo modello corrisponde a una impostazione comunista e
tipica anche di Israele. Qualcuno ritiene che questo modello non abbia funzionato in Russia perché il contadino non si
sentiva integrato in ciò che faceva e quindi non si impegnava per ottenere buoni risultati; queste forme collettive sono
quindi state ridimensionate.

 IL PAESAGGIO AGRARIO TRADIZIONALE IN EUROPA


L’Europa ha presentato un grande sviluppo di agricoltura con romani e Medioevo. Dal Medioevo all’800 ha
sperimentato due tipi di paesaggi agricoli che sono stati presenti a lungo: paesaggio dei campi aperti (openfield),
paesaggio dei campi chiusi (bocage) e il paesaggio delle zone vicine al mare.

 CAMPI APERTI:
“Campi aperti” è un nome che rispecchia la disposizione dei campi nel territorio: ci sono strisce di terra contigue che
si coltivavano insieme; era cioè un’intera comunità che si prendeva cura di quel territorio e tutti godevano dei vantaggi
di ciò che producevano. I campi aperti sono caratterizzati da:

-strisce di terra parallele, allungate e strette

-separazione tra parte destinata all’agricoltura e al pascolo

-uso dell’aratro pesante

-terre coltivate dai contadini che vivevano nei villaggi vicini alle terre

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- non c’erano interessi di mercato

È un sistema che si è diffuso nel Medioevo, è autarchico e tipico dell’Europa continentale (es. Germania).

 CAMPI CHIUSI:
“Campi chiusi” è un modello che si sviluppa al nord, soprattutto in Inghilterra, dove i proprietari non volevano
condividere le proprietà con i contadini e quindi mettono degli steccati o confini alle loro terre. Sono caratterizzati da:

-chiusura dei campi dalla forma regolare

-assenza di lavoro collettivo, ma proprietà del singolo

-presenza di aree per il pascolo

-commercializzazione dei prodotti

-il proprietario viveva isolato ma sul territorio, in modo da controllarlo; si formano così le ville.

Il termine villa ha cambiato il suo significato nel tempo: la villa nel mondo romano rappresentava le proprietà dei
signori romani; la villa che si sviluppa nell’Italia del nord è un edificio importante con grandi estensioni di terra; oggi
la villa rappresenta solo l’edificio con giardino.

Da questi sistemi chiusi si è sviluppata l’agricoltura capitalistica. In conseguenza ad essi sono nate le aziende agricole.
Oggi i campi non sono recintati perché i confini sono individuati tramite il catasto.

 IL PAESAGGIO AGRARIO NEI PAESI DEL MEDITERRANEO


In questi paesi:

-il clima sulle coste consente la coltivazione di frumento, olivo e vite (triade mediterranea);

-i terreni sono fragili e delicati e hanno bisogno dell’aratro leggero;

-ci sono zone coltivate, villaggi e aree per l’allevamento;

-non ci sono grandi estensioni di terra, quindi si sfrutta ciò che c’è e nelle zone più interne vivono i contadini;

-viene praticata la transumanza;

-non si sfruttano solo i terreni pianeggianti, ma anche i pendii con la tecnica del terrazzamento; sulle terrazze si
coltivano: viti, olivi, agrumi, mandorli

-si alternano la piccola proprietà e le grandi aziende.

LE INNOVAZIONI IN AGRICOLTURA
 PRIMA RIVOLUZIONE AGRICOLA= nel 10000 a.C. gli uomini sono passati dalla raccolta spontanea
alle prime forme di agricoltura;
 SECONDA RIVOLUZIONE= nel 1800, quando gli uomini hanno iniziato a usare i fertilizzanti chimici,
cosa che consentiva di aumentare la produzione
 TERZA RIVOLUZIONE= oggi si parla di ingegneria genetica, cioè andare a cambiare il gene delle piante
per ottenere nuove e maggiori produzioni. È conosciuta come “Rivoluzione verde”.
Il concetto di innovazione può avere un aspetto positivo o negativo. Gli OGM (organismi geneticamente modificati)
da un lato sono positivi perché potrebbero consentire di risolvere il problema della fame nel mondo; dall’altra parte
però non sappiamo se queste produzioni possono danneggiare la salute umana. Recentemente l’uso eccessivo di
fertilizzanti ha incoraggiato la diffusione dell’agricoltura biologica, un’agricoltura cioè che esclude sostanze chimiche
e salvaguarda la fertilità dei terreni, valorizza inoltre l’uso di materiali organici come il letame.

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Oggi inoltre siamo portati a produrre molto per soddisfare il mercato; accade che volendo produrre molto di pochi
prodotti, stiamo riducendo la biodiversità. Per “biodiversità” si intende la presenza di più colture nel territorio, cosa
che mantiene stabile l’equilibrio naturale.

Si è intensificato molto l’allevamento di bovini oggi, cosa che è dannosa per l’ambiente, tralasciando altri animali.
L’innovazione deve essere a vantaggio degli uomini e della natura.

29 ) Descrivi brevemente le relazioni che possono intercorrere tra attività primarie e industria

Per le attività economiche sono considerati tre settori: Primario (agricoltura, allevamento, caccia, pesca, risorse
minerarie e foreste); Secondario (industria, energia, edilizia, artigianato); Terziario (commercio, banche, trasporti,
istruzione, cultura, sanità, servizi e prestazioni professionali in genere) .L’attività primaria è primaria in tutti i sensi
non solo perché, storicamente, è venuta per prima, ma anche perché è indispensabile per il sostentamento di una
popolazione che si sviluppa nei settori secondario e terziario, e che deve essere nutrita e riscaldata mentre svolge
questi compiti. Le merci, frutto delle attività umane (AGRICOLTURA, PESCA, ETC) , trovano collocazione
nell’industria. Le industrie di base sono quelle che lavorano le risorse naturali e le trasformano in prodotti destinati ad
altre industrie per successive trasformazioni. Le attività industriali, in genere, prevedono tre fasi: il trasferimento delle
materie grezze o semilavorate nel polo industriale (approvvigionamento), la produzione, con i determinanti input delle
maestranze ai vari livelli di responsabilità e delle tecnologie immesse nei processi produttivi (trasformazione) e, in
ultimo, l’output dei prodotti finiti verso i mercati (commercializzazione)

30)In che termini i trasporti e le comunicazioni evidenziano le differenze tra Nord e Sud del mondo? La
diffusione del telefono marca confini nettissimi tra il mondo ricco e il mondo povero: nella maggioranza dei Paesi
dell’Africa subsahariana si conferma una grande arretratezza con meno di cinque telefoni ogni 1000 abitanti (0,6
Repubblica Democratica del Congo, 2,7 Repubblica Centrafricana, 3,9 Burundi), e meno di dieci in alcuni Stati
dell’Asia (6,1 in Bangladesh, 4,5 in Afganistan). Nel mondo industrializzato quasi tutti i Paesi superano la soglia di
400 apparecchi per 1000 abitanti; l’Islanda presenta il valore più elevato: 637,2 . L’insieme delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione (Information and Communication Tecnologies - Itc), costituito da computer,
internet e telefonia mobile, ripropone il tema delle diseguaglianze, per quanto riguarda la banda larga. Quest’ultima
tecnologia consente opportunità altrimenti inarrivabili, tanto che il tema del digital divide è stato evidenziato nella
Millennium Declaration delle Nazioni Unite nel 2000 come un fattore di sviluppo in grado di contrastare la povertà e
la fame, diffondere l’educazione primaria in tutto il mondo, promuovere la parità uomo-donna, ridurre la mortalità
infantile, migliorare gli standard sanitari, combattere la maggiori patologie e assicurare la sostenibilità ambientale.

31) nuclei fondanti della disciplina e i concetti chiave

La geografia è la scienza “che arricchisce l’uomo insegnandogli a guardare il territorio (vicino e lontano), decodificare
i segni, leggere talune sue immagini sintetiche, capirne le capacità d’uso, rispettarne le culture così varie e conservarne
i valori ambientali, delicati e spesso irripetibili (G. Corna Pellegrini, E. Bianchi, Varietà delle Geografie, 1992). La
geografia è un tentativo di esercitare la propria identità e questo passa contenuti epistemologici di più discipline.
Prendere coscienza del proprio territorio significa prendere coscienza di sé stesso, prendere coscienza di sé stesso
significa prendere anche coscienza dell’altro. La geografia parte dalla descrizione del confine, ma il confine (dal latino
cedo, significa taglio, distinzione) serve anche per trovare il punto di contatto tra quei confini, oltre che di separazione
tra due o più territori.

LO STATUTO ESPISTEMIOLOGICO DELLA GEOGRAFIA

La geografia è scienza antica e nel corso del tempo ha visto ampliare i suoi ambiti per cui, al pari di altre discipline, se
ne può ripercorrere l’evoluzione. Il termine geografia deriva dalla lingua greca e significa descrizione della Terra
(geo= terra; graphein= descrivere). In relazione a questa iniziale definizione la geografia è stata considerata dall’età
antica fino a quella moderna una scienza essenzialmente descrittiva, mentre per l’influenza illuministica e poi nel

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corso dell’Ottocento i geografi hanno volto la loro attenzione alle cause dei fenomeni fisici e umani studiati. In tal
modo la geografia da disciplina descrittiva è andata proponendosi come scienza che interpreta i processi spaziali e
analizza le relazioni territoriali. Essa si occupa in modo principale dell’umanizzazione del pianeta Terra e delle
complesse relazioni tra le comunità umane e gli ambienti. Inoltre, non limitandosi alla sola descrizione, è sempre più
interessata ad essere prospettica nel senso di preoccuparsi del futuro assetto dei territori partecipandone alla
pianificazione. Per i diversi obiettivi che si è posta e si pone la geografia interagisce continuativamente con la
cartografia, la scienza che si occupa della rappresentazione territoriale. La geografia in questi termini è un atto
“artificiale”, che richiede uno sforzo teorico nell’uomo, per questo si occupa (più che dell’umanizzazione) della
trasformazione antropica dei territori del pianeta terra e delle complesse relazioni tra le comunità umane e gli
ambienti. Oggi la geografia è una scienza non più solo descrittiva (così come era in passato, ma a partire dal
diciottesimo secolo c’è poi un cambiamento nel modo di concepire questa scienza), ma interpretativa e prospettica. Le
carte geografiche ad esempio non sono altro che l’espressione di un punto di vista (la Russia è così grande sulle
cartine ad esempio perché quando le immagini della terra, che ha una superficie rotondeggiante, vengono passate su
carta necessariamente le immagini degli stati vengono allargate o ristrette e quell’allargamento comporta l’estensione
del territorio).

LA GEOGRAFIA NELL’ETA’ ANTICA = l ’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra ha dovuto preoccuparsi di
conoscere ed esplorare il contesto in cui vive, ha dovuto essere attento a tutti i segnali provenienti dall’esterno per
difendere la propria sopravvivenza. In questo processo di scoperta gli uomini antichi elaborano una propria visione del
mondo e la geografia comincia a costituirsi come sapere nell’alveo delle scienze naturali e matematiche . I filosofi
presocratici (VI secolo a. C.) si interrogano sulla forma della Terra anche per andare incontro ad un bisogno
importante: individuare la localizzazione dei luoghi, muoversi per terra e per mare. La conoscenza della terra diventa
particolarmente vantaggiosa poiché l’uomo ha bisogno di avere chiari punti di riferimento per organizzare la sua
esistenza, per commerciare e anche per fare la guerra.

 Eratostene (III a.C.) è stato il primo a scrivere un’opera intitolata Geografia che si apriva con la storia della
geografia dal tempo di Omero al suo, sottolineando i grandi progressi compiuti nella conoscenza geografica
nel periodo di Alessandro e dei Diadochi. Eratostene (matematico, astronomo, geografo, poeta, filologo e
filosofo greco antico) era colui che aveva quasi indovinato la distanza, calcolandone l’angolo di ombra, tra il
sole e la terra. Eratostene procedeva ad esaminare la natura stessa della terra, in particolare la sua forma e i
processi formativi, rilevando la presenza di fenomeni marini nell'entroterra e gli effetti dell'insabbiamento
sulle regioni costiere e sugli estuari dei fiumi. Si era dedicato allo studio della forma della terra e si offrivano
molti dettagli topografici; piuttosto che vedere il mondo come popolato da gruppi etnici Eratostene
enfatizzava i luoghi, fossero essi città o caratteristiche geografiche.
 Strabone (I sec. a.C.) compone l’opera Geografia in 17 libri. Se la sua opera riprende talvolta testi di diversi
secoli più antichi del suo, tuttavia la sua conoscenza del diritto romano applicato nelle varie città ne fa una
fonte essenziale per la conoscenza dell'inizio della romanizzazione in Gallia e nella Penisola iberica, che
mostra come a seguito dell'acculturazione graduale delle popolazioni, si stesse sviluppando in queste regioni
una nuova, specifica cultura. A differenza della geografia tolemaica, improntata su uno studio ed una analisi
più rigidamente matematiche, la Geografia di Strabone presenta un impianto più storico-antropologico. Siamo
con Strabone in uno stato Romano ormai ben definito (la fondazione di Roma risale al 753 a.C., l’impero
romano d’occidente è caduto nel 476 a.C., mentre l’impero romano d’oriente era caduto nel 1453, quindi
stiamo parlando di più di 2000 anni di storia) in cui i fermenti culturali erano molto forti, c’erano interessi
notevoli verso la geografia che allora era ancillare rispetto ai grandi interessi dell’epoca che erano la filosofia,
l’oratoria, le opere storiche.
 Tolomeo (II secolod.C.) con la sua opera in 8 libri sempre intitolata Geografia. Sei libri della Geografia (dal
secondo al settimo) contengono dati relativi alle caratteristiche geografiche del mondo conosciuto. Vi sono
localizzati popoli, fiumi, monti, città, isole e altro; a circa 8000 località vengono assegnate latitudine e
longitudine. I dati però contengono errori di varia natura. Tolomeo coagula nella sua opera tutte le sue
conoscenze greche e romane sui temi della geografia, che sono conoscenze che non restano nei confini della
geografia ma sforano anche nell’ambito etico propriamente detto, infatti getta le basi della cartografia

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scientifica. l sistema geocentrico1 è un modello astronomico che pone la Terra al centro dell'Universo, mentre
tutti gli altri corpi celesti ruoterebbero attorno ad essa. Questo modello fu il sistema cosmologico
predominante in molte civiltà antiche come quella greca e le sue interpretazioni più notevoli si devonoad
Aristotelee poi a Tolomeo.
Siamo in una fase di descrizione del contesto geografico e a volte osservazione anche dei fenomeni (come
osservazioni di tipo atmosferico, ma senza troppi dettagli perché in questo momento esisteva ancora il forte
pregiudizio riguardante l’esistenza di forze endogene nella terra, a differenza di quelle esogene e quindi se ad
esempio c’era una pandemia che colpiva l’uomo si credeva che fosse un fenomeno legato all’idea che
qualcosa in cielo fosse stato sconvolto).
Questi autori stabiliscono i cardini della geografia che diventeranno la base degli studi nell’età moderna,
quando la geografia acquista nuova vitalità. L’interesse per i classici, specifico dell’Umanesimo e del
Rinascimento, fa riscoprire appunto i testi antichi di Strabone e di Tolomeo, ma l’impulso agli studi geografici
è dato pure dai viaggi e dalle scoperte geografiche. I classici vengono tradotti e interpretati per recuperare le
conoscenze del passato, mentre le scoperte geografiche imprimono una svolta decisiva nella conoscenza del
mondo. La scoperta di nuovi territori e nuovi mondi valorizzano le conoscenze cartografiche utili per la
costruzione di mappe attendibili. L’opera di Tolomeo diventa popolare ed utile per la navigazione. Sono
inoltre affrontati alcuni problemi fondamentali: la forma e le dimensioni della Terra, la distribuzione dei mari
e delle terre emerse.
La geografia tra Settecento e Ottocento
L’Illuminismo accresce l’interesse per l’ambiente e per le scienze ponendo anche il problema del rapporto fra
l’uomo e la natura, tra le società umane e l’ambiente. Sebbene gli illuministi risolvano questa relazione in
modo semplicistico, tuttavia la geografia conosce nuovi sviluppi. Naturalisti, botanici, viaggiatori
contribuiscono a mettere a punto un patrimonio di conoscenze.Per questi motivi la geografia si coniuga con la
statistica, questa nuova scienza che dalla Francia si propaga in Europa. Nella Francia napoleonica la statistica
e la pubblica amministrazione diventano un tutt’uno, anche perché qui si mettono a punto gli strumenti
necessari per la rilevazione scientifica. L’Illuminismo favorisce gli studi geografici grazie all’interesse che vi
è per la natura e l’agricoltura, per cui si dà rilievo alla geografia fisica.
 Kant assegna alla geografia un ruolo fondamentale, essa è funzionale alla formazione del cittadino del
mondo, la geografia è anche studio delle comunità oltre che dell’ambiente naturale, nel ‘700 l’incremento
demografico ele migliorate condizioni generali all’inizio del secondo, permettono di conseguenza migliori
condizioni di vita e i fermenti teorici del ‘600 nel ‘700 sbocciano, la classe sociale borghese inizia a riempire
tutti i luoghi del potere e del pensiero, il sapere diventa più libero e questa condizione permette all’uomo di
avere più fiducia in sé stesso e negli altri, e di guardare ad un aspetto importante, ossia l’educazione.
Nell’illuminismo torna di moda l’educazione, perché sia un’educazione libera, c’è una dimensione euristica,
c’è la possibilità di scoprire cose nuove, di mettere mano al sapere che prima era appannaggio dei potenti,
l’Enciclopedia diventa lo strumento per mettere la conoscenza a disposizione di tutti.
 Alexander Von Humboldt (1769-1859) scrive un’opera in 5 volumiKosmos(1828).
Il Cosmos nel mito greco era il figlio di Cronos, il disordine, lo sconvolgimento, cioè il vuoto misto col pieno,
il sopra mischiato col sotto e così via.
La scienza parla di materia indistinta, e a riordinare la materia è il tempo e infatti il Caos viene riordinato da
Cronos.Il Caos risulta essere nella mitologia e nella cosmogonia degli antichi greci, la personificazione dello
stato primordiale di "vuoto", il buio anteriore alla generazione del cosmo da cui emersero gli dèi e gli
uomini.Il mito è scienza, religione e coscienza, 3 aspetti uniti da sempre fino a Galileo che ha diviso la scienza
dalla religione. Humboldt ragiona sull’idea di ordine, di organizzazione, di Cosmos, dove tutte le cose sono
separate ma tra loro armoniche.
 Karl Ritter (1779-1859) si interessa alla relazione tra la superficie terrestre e l’uomo.
 Si comincia pure a porre anche la relazione tra geografia e storia. Questa impostazione si diffonde
in tutta Europa, ma ha particolare successo in Italia e soprattutto nel Regno di Napoli dove, grazie alla figura
di Antonio Genovesi e ai suoi allievi, si dà particolare importanza alla geografia

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Grazie a personaggi di rilievo come Antonio Genovesi, si diffondevano in quel tempo i primi accenni di
rivolta allo spirito e al costume della Controriforma: la ripresa della lotta in difesa dell'autonomia dello Stato
laico contro ogni interferenza della Chiesa, i primi elementi di una teoria delle monarchie illuminate e del
regime paternalistico, nonché, sul piano letterario, l'avvento di una poetica e di una critica più aperte e
coraggiose.
In pratica, fu l'inizio della vera rivoluzione culturale che si attuò nella seconda metà del Settecento sotto il
segno dell'Illuminismo caratterizzata dalla necessità di trasformare integralmente i cardini della vecchia civiltà
in tutte le sue manifestazioni. In questo ambito, il pensiero politico di Genovesi fu decisamente di tipo
riformatore.
Antonio Genovesi recepì l'influenza del nuovo panorama culturale italiano, con la voglia di cercare con studi
ed esperimenti il concetto della pubblica felicità, consistente nel far uscire l'uomo dallo stato di "oscurità".
Egli prese coscienza della decadenza culturale, materiale e spirituale dopo il periodo d'oro del Napoletano e,
quindi, si rese conto della necessità di intervenire per riportare le arti, il commercio e l'agricoltura a nuovi
splendori.
Nella sua opera Elementi di fisica sperimentale Genovesi chiarisce i presupposti culturali che lo avvicinano
alla geografia, con particolare attenzione al clima illuministico. Tale background diviene la premessa per
analizzare il capo Della Terra e del Mare, ovvero il quinto libro del secondo tomo del trattatodedicatoappunto
alla geografia. Genovesi predispone una sintetica mappa del mondo e fornisce le informazioni fondamentali
per leggere carte e mappe, nonché per comprendere i fenomeni principali della morfologia terrestre.
L’innovazione consiste nel dare spazio ad una tradizione culturale esistente, ma non riconosciuta, mentre il
capo rappresenta l’anello fino ad oggi mancante per comprendere la vivacità degli studi geografici a Napoli,
tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento.
LA GEOGRAFIA NELL’800
 Friedrich Ratzel (1844-1904) è il fondatore dell’antropogeografia (studio scientifico della distribuzione e
delle manifestazioni umane sulla terra). È considerato il più autorevole esponente del determinismo
geografico per le idee (peraltro non sempre correttamente interpretate) da lui espresse sulle relazioni che si
stabiliscono tra l’ambiente naturale e le
società umane.
 La Geografia politica parla di confini delle idee, delle prospettive, delle culture, anche questi
confini hanno necessità di armonizzarsi. La geografia politica è l'ambito disciplinare della geografia umana
che si occupa di studiare i differenti esiti, nei diversi luoghi, dei processi politici e di potere, così come i modi
in cui quegli stessi processi sono condizionati dai contesti spaziali. Ai fini dell'analisi, la geografia politica
adotta convenzionalmente una struttura analitica su tre livelli, che vede al centro lo Stato e la politica, con al
di sopra lo studio delle relazioni internazionali al mondo che attengono alla geopolitica; al di sotto vi è invece
lo studio delle località.
L’indirizzo idiografico
L’autore più rappresentativo è Richard Hartshorne (1899-1992), geografo statunitense, per il quale la
geografia studia la terra in quanto dimensione dell’uomo. Per Hartshone la geografia utilizza metodi
sistematici e scientifici, per cui essa è al pari con le altre discipline scientifiche.
Egli ritiene che da un punto di vista metodologico bisogna seguire questo iter: osservazione, analisi delle
connessioni tra le parti, ipotesi sui rapporti tra gli elementi spaziali e i processi che li innescano.
Concepì la geografia come una scienza caratterizzata non tanto da un ben distinto oggetto di studio quanto da
un proprio metodo originale, quello della distribuzione dei fatti e dei fenomeni fisici e umani sulla superficie
terrestre. Una geografia così intesa è una disciplina eminentemente idiografica e non può che individuare e
studiare spazi ciascuno diverso dall'altro. H. è autore anche di numerosi studi di geografia politica, tra i quali
particolarmente notevole quello sulla classificazione dei confini.
Per idiografico si intende quindi lo studio delle peculiarità di ciascun luogo da effettuarsi con una metodologia
sistematica e chiara, cioè la considerazione di aspetti che contribuiscono a definire la conoscenza di un certo
luogo, ma aspetti che vanno affrontati in termini scientifici, quindi ad esempio anche gli usi, i costumi e le

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tradizioni vanno filtrati con i crismi della scientificità (come la frequenza, la dimensione, la costanza di un
fenomeno, ecc…)

L’indirizzo neoquantitativo
Questo indirizzo si apre ad altre discipline per avere a disposizione metodi efficaci per analizzare le dinamiche
territoriali; questo filone è denominato neoquantitativo poiché vuole provare a quantificare i fenomeni (anche
statisticamente).
La geografia della percezione
Il filone della geografia della percezione o behavioral revolution va a studiare la percezione individuale e
collettiva dello spazio. Questo indirizzo vuole mettere a fuoco i comportamenti umani, studiando i concetti e
le immagini che gli uomini elaborano del mondo reale (come la geografia politica ad esempio).
Il concetto di mappa cognitiva
In virtù di questi studi alcune ricerche geografiche hanno esaminato il concetto di mappa cognitiva; il termine
fu coniato da Tolman (1984) essa indica le configurazioni mentali dell’ambiente, ma è anche uno schema
percettivo che è di orientamento per ciascuno di noi ed è suscettibile di modifiche soggettive (perché ognuno
crea una mappa differente da un punto di vista contenutistico e strutturale).
Indirizzo storicistico – marxista
Ogni trasformazione che avviene in un luogo ha una valenza storica, è l’esito di un conflitto sociale per cui il
territorio assume una funzione rilevante nelle questioni sociali. Questo indirizzo studia l

L’I ndirizzo storicistico – marxista

Ogni trasformazione che avviene in un luogo ha una valenza storica, è l’esito di un conflitto sociale per cui il
territorio assume una funzione rilevante nelle questioni sociali. Questo indirizzo studia le

connessioni sociali nei territori; ad esempio può studiare i conflitti in alcuni paese derivanti dalla scarsezza di
acqua oppure dall’approvvigionamento di petrolio e quindi studieremo come è stata l’acqua o il petrolio a
condizionare i rapporti tra le persone, la definizione dei confini, della cultura, ecc..

La geografia culturale

L’approccio culturale si occupa di come gli uomini percepiscono e vivono il mondo, lo investono delle loro
passioni, lo caricano dei loro interessi e vi sviluppano le loro strategie modellando il paesaggio (come la guerra ad
esempio).

I recenti orientamenti

La geografia postmoderna, la geografia umanistica, geografia e comunicazioni, si tratta in sintesi di una geografia
dinamica e interpretativa che sappia cogliere le principali tendenze al mutamento, dovuto alle comunicazioni, ai
fattori socio-economici o culturali.

I concetti chiave della geografiache approfondiremo sono:

 AMBIENTE - deriva dal latino ambiense significa ciò che circonda, quindi è l’interazione tra elementi
naturali e umani ubicati in un determinato luogo o regione geografica. Il concetto di ambiente è il punto di
partenza dei seguenti aspetti: - sviluppo sostenibile, ossia lo sviluppo che la natura, che gli ecosistemi possono
sostenere, tollerare e soddisfare (in relazione all’influenza dell’uomo e alle logiche di sfruttamento della terra
e delle sue risorse); - impatto ambientale, come l’uomo impatta sull’ambiente, è proprio l'alterazione
qualitativa e/o quantitativa, diretta ed indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea, positiva e
negativa dell'ambiente, inteso come sistema di relazioni fra i fattori antropici, naturalistici, chimico-fisici,
climatici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici;

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- valutazione dell’impatto ambientale, è una procedura che ha lo scopo di individuare, descrivere e valutare, in via
preventiva alla realizzazione delle opere, gli effetti sull’ambiente, sulla salute e benessere umano di determinati
progetti pubblici o privati, nonché di identificare le misure atte a prevenire, eliminare o rendere minimi gli impatti
negativi sull’ambiente, prima che questi si verifichino; - educazione ambientale

2. ECOSISTEMA – insieme di organismi viventi, di elementi non viventi e delle reazioni chimico-fisiche che si
verificano in uno spazio ben delimitato. L’ecosistema è l’ambiente dei sistemi, l’atmosfera, la biosfera, l’idrosfera
e la litosfera sono tutti sistemi che a loro volta sono una dimensione collettiva che interagiscono con le altre in un
equilibrio tra le varie dimensioni.

La biosfera è l’insieme degli ecosistemi della Terra che interagiscono a scala globale ed è il collegamento con
l’ecologia perchè ogni ambiente ha un ecosistema che comprende elementi viventi.

3. PAESAGGIO - deriva dal termine francese paysagecon il significato di distesa che si offre allo sguardo. Il
paesaggio è legato ad un punto vista, è dunque “una porzione di territorio vista da un osservatore, nella quale si
iscrive una combinazione di fatti e di interazioni”. Gli studi geografici gradatamente riconoscono la presenza
umana nel modellamento del paesaggio, pensiamo all’intervento dell’uomo sul territorio (costruzione di case,
industrie, opere pubbliche, ecc..).Lucio Gambi mette in discussione l’analisi del paesaggio solo nelle sue
componenti geo- fisiche, perché egli valorizza le modificazioni apportate dall’uomo, infatti delineò la propria
particolare declinazione di ‘geografia umana’, del tutto distinta sia dalla geografia fisica, volta ad analizzare i
fenomeni naturali della terra, sia da quella ecologica, che indaga l’ambientazione sulla terra degli esseri organici:
per ‘geografia umana’, invece, bisognava intendere «la storia della conquista economica e della organizzazione
strumentale della terra da parte degli uomini». L’indirizzo della Geografia della percezione valorizza la percezione
del paesaggio, l’interazione tra gli elementi e ilsignificato che l’osservatore dà al paesaggio stesso. Convenzione
Europea del Paesaggioper la salvaguardia paesaggistica, il Comitato dei Ministri della Cultura e dell’Ambiente
del Consiglio d’Europa nel 2000 ha adottato la Convenzione Europea del Paesaggio che ha assegnato al paesaggio
la qualità di un concetto giuridico autonomo.Secondo la Convenzione il paesaggio è un elemento chiave del
benessere individuale e sociale, e si prefissa quindi di promuovere la protezione, la gestione e la pianificazione dei
paesaggi europei e di favorire la cooperazione europea.

4. REGIONE – regione geografica i cui confini sono delineati chiaramente da entità geografiche (come
montagne, mari, fiumi ecc.), le regioni naturali sono riconosciute in relazione alle componenti fisiche presenti,
come quella idrografica, morfologica o geologica.

- Regione omogenea-sono individuate in base acertecaratteristichee vengono

chiamate omogenee in quanto ciò che le identifica e le differenzia dalle regioni circostanti è appunto l’omogeneità
interna di uno o più attributi caratterizzanti.Sono evidenziati i caratteri di omogeneità, dovuti alla predominanza di
un’attività, di un determinata produzione o di un’appartenenza etnica o religiosa ed ecco il perché dell’esistenza di
definizioni come la regione del cotone, del riso, del grano, della foresta, del carbone, del petrolio, ma anche
regione basca, curda, musulmana, etc.

- Regione funzionale–essa non viene identificata per il fatto che i luoghi che la compongono presentano o menole
stesse caratteristiche, ma soprattutto ma per il sistema e le reti direlazione interne, con un centro e una periferia
individuati indagando le retiurbane, le infrastrutture e le attività economiche (un esempio lampante di regione
funzionale è l’hinterland di un porto oppure la presenza di industrie). La regione funzionale è una struttura
staticache considera fondamentale proprio l’industrializzazione, infatti la regione è individuata in quanto centro o
area

di polarizzazione, ossia come entità che eroga beni e servizi e per questo rappresenta un polo d’attrazione. Il
centro generalmente coincide con una città che ha una funzione trainante rispetto all’area di appartenenza, così la
regione si

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distingue non per i suoi caratteri naturali o per un elemento prevalente, ma per le

funzioni che svolge e per l’organizzazione economica.

- Regione sistemica-si intende: “il prodotto dell’interazione tra una comunità umana

e un ecosistema o più ecosistemi contigui” (Vallega,1995, p. 62), il concetto di regione sistemica quindi si basa su
una visione dinamica e orientata ad un traguardo.

La regione sistemica si fonda su molteplici processi da alimentare continuamente e questa concezione si fonda
sulla visione sistemica, che è costituita da principi come pertinenza, olismo, teleologia, aggregatività. La logica
sistemica studia un oggetto nel suo complesso unitariamente e quindi olisticamente, ne considera i fini (appunto
secondo un’impostazione teleologica), seleziona degli argomenti (aggregatività), tiene conto del punto di vista
dell’osservatore (pertinenza).

Un tale approccio consente di considerare la regione come un sistema aperto, che si relaziona con l’esterno e nel
quale sono importanti tutti i fattori non solo quelli economici.

La visione attuale della regione è dunque quella di un sistema territoriale aperto. Essa è un insieme di elementi
umani, fisici, connessi e collegati che devono promuovere un’adeguata progettualità per lo sviluppo e la crescita
della comunità. Le caratteristiche delle regioni - una regione è un’entità che venga formandosi in base a
determinati criteri e come essa possa variare nel tempo in relazione a scelte e a condizionamenti politici.

Per tali motivi le regioni hanno le seguenti caratteristiche: dimensioni, forma, associazioni, limiti, dinamiche. Le
dimensioni variano dagli Stati Uniti che hanno una dimensione continentale a Stati che coincidono con una sola
città, dalle estese regioni del cotone sempre negli USA a piccole regioni rurali. Le logiche regionali generano
forme. Vi sono forme spontanee, altre imposte. Una regione politica può presentare una forma razionale, ma essa
è anche alterata da vincoli naturali o ragioni storiche. Si stabiliscono associazioni tra regioni (poste l’una prossima
all’altra) e alcune hanno una posizione centrale, altre periferica; si stabilisce generalmente tra regioni confinanti
una relazione non sempre alla pari, poiché alcune sono più ampie e più sviluppate, altre deboli e limitate nella loro
estensione. Le regioni hanno limiti e confini, che stabiliscono l’appartenenza delle comunità. I confini non sono
mai neutrali e astratti, ma sono definiti a tavolino e sono sempre stati motivo di conflitto. Le regioni evolvono
dinamicamente. Ciò significa che le regioni non sono entità statiche ma possono trasformarsi nella loro forma, i
confini possono essere ampliati o ridotti, possono perdere un’eventuale posizione centrale o acquisirla.

In sintesi:

- il concetto di regionalizzazione sta ad indicare come vengano formandosi le regioni; - le regioni non sono entità
autonome, autosufficienti e quindi astratte per cui bisogna conoscere le logiche della regionalizzazione;

- il termine regione è utilizzato per indicare suddivisioni amministrative all’interno di uno stato o per indicare uno
stato stesso.

5 ) SPAZIO Il concetto di spazio è interdisciplinare ed è utilizzato nel linguaggio comune di frequente. Anche la
geografia ha riconosciuto la valenza di questo termine e difatti Hartshorne così ha scritto:“La storia della geografia
può essere considerata come storia del concetto di spazio poiché lo spazio è un concetto organizzativo fondamentale
nella metodologia geografica”. Lo spazio geografico è un concetto mutuato da quello di spazio geometrico e indica un
campo d’azione dell’agire umano costituito di distanze, superfici e energia; esso può essere tanto un’area desertica
come un’area poi territorializzata dall’uomo. Esso rappresenta il punto di partenza dell’agire dell’uomo. I geografi
hanno analizzato questo tema e hanno operato tre distinzioni:lo spazio assoluto, lo spazio relativo, lo spazio
relazionale. - Lo spazio assoluto, che è stato valorizzato da Hartshorne, è come una sorta di contenitore in cui si
collocano fenomeni geografici. Se una città è definita in base alla latitudine, longitudine e altitudine allora ragioniamo
in termini di spazio assoluto - Lo spazio è relativo quando deriva le sue proprietà e caratteristiche dai fenomeni presi
in considerazione, se quindi si fa riferimento alle sue funzioni urbane (economiche, amministrative, etc) si ragiona in

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termini di spazio relativo. - Lo spazio è relazionale quando è il risultato dell’interazione tra una comunità e il suo
spazio, si ragiona in termini di spazio relativo, quindi se si fa riferimento alle trasformazioni prodotte da una comunità
si ragiona in termini di spazio relazionale.

Vediamo anche i concetti di ubicazione, localizzazione e scala, utili dal punto di vista metodologico:

- L’ubicazione indica la posizione assoluta di un oggetto ed è definita tramite la

latitudine, la longitudine e l’altitudine;

- la localizzazione fa riferimento alla posizione relativa, chiarita dalle funzioni e dal ruolo svolti dal luogo preso in
esame (ad esempio, posso indicare l’ubicazione (o posizione assoluta) di una città attraverso le coordinate prima
citate, ma se poi passo ad analizzarne il sito, le funzioni svolte (turistiche, culturali, etc.), le relazioni

con l’area di appartenenza si opera la localizzazione;

- un concetto particolarmente importante in geografia è quello di scala = si può far

riferimento al concetto di scala come estensione, cioè l’ambito spaziale di riferimento per lo studio di un fenomeno:
scala locale, regionale, nazionale, internazionale, etc. Le diverse scale (locale, regionale, continentale, mondiale)
richiedano approcci coerenti, infatti lo stesso fenomeno, secondo la scala, acquista un significato diverso; ma
soprattutto ogni scala implica un’ottica di studio specifica e finalità educative proprie.

30 )Differenza tra situazione in Africa e situazione in occidente per quanto riguarda la natalità.

In Africa la natalità è più alta rispetto all’Europa prima di tutto perché la cultura è il differente e c’è un modo di
pensare diverso; in Africa non vengono rilevate le natalità perché non è ritenuto un requisito fondamentale, mentre in
Europa viene rilevato come dato perché si tiene conto sia del dato della natalità e mortalità

Se si considera un dato attuale in una famiglia la media di natalità è 1,1 quindi diminuiscono sempre di più le persone
e fra 4 generazioni gli europei spariranno.

31) BANANA BLU

La megalopoli europea viene chiamata “banana blu” definita degli anni 50 , una figura immaginaria che collega i
territori europei ed identifica questi caratteri d’appartenenza sotto l ‘aspetto economico, politico e culturale. La zona
che va da Londra a Milano se la si vede di notte sembra unica, ciò è stato notato con i satelliti; è stata chiamata banana
blu perché le luci che si vedono danno sul blu. È l’unione delle zone più sviluppate d’Europa, che copre Londra,
Parigi, Milano. È la parte trainante dell’Europa, anche se adesso con la Brexit l’Inghilterra è uscita dall’Unione
Europea.

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