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“Gioia di leggere sui muri questo amore frenetico per l’Italia”.

Il rocambolesco viaggio di Filippo Tommaso


Marinetti verso Fiume

Il 28 agosto 1919 D’Annunzio ricevette l’accorato appello di liberare Fiume da Riccardo Frassetto, Vittorio Rusconi, Rodolfo
Cianchetti, Claudio Grandjacquet, Lamberto Ciatti, Enrico Brichetti e Attilio Adami, i Giurati di Ronchi, sette ufficiali
appartenenti alla Brigata Granatieri di Sardegna.
Il pluridecorato ed eroe di guerra D’Annunzio, a cinquantasei anni, si trasformò in Poeta-Condottiero e si
mise al comando di un manipolo di truppe irregolari (composte da militari, socialisti rivoluzionari, futuristi,
nazionalisti, anarco-sindacalisti, anarchici e avventurieri provenienti da ogni parte del mondo) per restituire
all’Italia la città di Fiume (in slavo Rijeka), porto adriatico del Regno d’Ungheria, che, nonostante la vittoria della
Prima Guerra Mondiale, era stata sottratta con un vergognoso accordo stipulato tra il ministro degli esteri italiani
Sidney Sonnino e i diplomatici alleati.

Appresa la notizia del gesto patriottico dannunziano, il fondatore del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti,
come scrisse nelle pagine del Diario fiumano, decise di partire per Fiume e da Roma raggiunse in treno
prima Trieste poi, di notte, assieme a Francesco Giunta e ad alcuni volontari con un’autovettura riuscì ad arrivare a
venti chilometri dalla città occupata, quando l’automobile si schiantò contro un mucchio di ghiaia finendo
inesorabilmente la sua corsa. Allora il gruppo intraprese una lunga marcia seguendo i sentieri pietrosi sino ad
Abbazia, ed arrivando a Fiume a bordo di una barca a remi. In città, Marinetti prese alloggio all’Hotel Lloyd nella
centralissima Piazza Dante e iniziò così la sua breve avventura fiumana, durata soltanto sedici ma intensi
giorni.

Il 16 settembre il poeta-esteta D’Annunzio abbracciò Marinetti e per il fondatore del Futurismo fu una specie
di incipit per il racconto di una nuova, ennesima straordinaria esperienza di vita.

A Marinetti Fiume apparve una città fervente, animata da un «amore frenetico per l’Italia», da uno «spaventoso
ardore patriottico», ravvivata da allegria, da musica e da parate che si trasformavano in feste cittadine, dove lunghi
ranghi di Arditi, di legionari e di ragazze, impazzite «dalla gioia», sfilavano alternati a braccetto. Di fronte a quella
spontanea euforia collettiva, Marinetti inviò un messaggio telegrafico alla redazione del quotidiano “Roma
Futurista”, l’organo ufficiale del Partito Politico Futurista diretto da Mario Carli, «Sono a Fiume dopo una
marcia fantastica. In pieno futurismo! Tutto, tutto per la NUOVA Italia! Fiume è divina! Merita tutto!».

Il Diario fiumano di Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato dalla editrice genovese ITALIA Storica (info:
italiastorica@hotmail.com) è costituito dalla trascrizione delle pagine dei Taccuini marinettiani (i
cosiddetti Libroni o Marinetti Papers, custoditi presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University, New
Haven, Connecticut), riguardanti il periodo che va dal 13 al 30 settembre 1919 e tra il 2 ottobre 1919 e il 3-5 settembre 1920: in
particolare questi ultimi giorni riguardano l’attività della propaganda pro-Fiume del capo del Futurismo svolta tra Trieste,
Milano, Roma e Firenze. Di seguito, un estratto dall’opera. (Guido Andrea Pautasso)
13 Settembre
Arriva il nuovo Giornale. Notizia strabiliante. D’Annunzio ha occupato Fiume! Contengo la mia emozione…
Decido di partire domani per Fiume.
*
14 Settembre
Parto per Firenze.
Stazione. Buffet. Trovo la Duse la saluto. È invecchiatissima. Senza fiamma. Mi parla di Fiume senza dire una
parola di D’Annunzio. Indovino dei volontari fiumani in 3 ufficiali. Attacco discorso con loro. Combino partenza.
Vengono Nannetti Rosai Chiti [Si tratta dei futuristi fiorentini Ottone Rosai, Remo Chiti e di uno dei due fratelli
Nannetti, o Vieri o Neri]. Saluti augurali.
*
15 Settembre
Bologna. Poi Monfalcone. Carso. Trincee. Reticolati. Lago di Pietra Rossa. Emozione. Trieste. Alla Stazione trovo
Pinna [Il futurista Federico Pinna Berchet, nipote del letterato Giovanni Berchet e tenente d’artiglieria, fu tra i
primi ad entrare a Fiume assieme a D’Annunzio, e raccolse le sue memorie fiumane nel volume Liriche
d’assalto (Edizioni Mercurio, Roma 1939), pubblicato con la prefazione di Filippo Tommaso Marinetti]. Passo
senza passaporto.
Trovo Benco [Silvio Benco, scrittore e giornalista, il 13 gennaio 1910 su “Il Piccolo” recensì con entusiasmo la
prima serata futurista della storia al Politeama Rossetti di Trieste quando Marinetti lanciò il suo movimento
dalla “rossa polveriera d’Italia”] in piazza. Vado Trento Trieste. Mi offrono posto in automobile per domani.
Preferisco partire con Giunta [Francesco Giunta, interventista, capitano di cavalleria durante la Grande Guerra
fu segretario della sezione fiorentina dell’Associazione Nazionale Combattenti] e altri compagni in automobile
ore 9. Passiamo 2 controlli bene. Poi a tutta velocità verso Castelnuovo. A un terzo di strada l’automobile
aggredisce un monte di ghiaia e si sfascia. Paghiamo e scendiamo. Ci diamo al monte boschi pietrame sotto la
luna. Perdiamo la strada. Ombre insidiose della luna. Ogni tanto a terra sotto la mantellina con dei cerini
consultiamo la carta. A destra la strada bianca, giù. La raggiungiamo. Ma subito allarme. Pattuglia di ciclisti. Giù
giù dal parapetto giù. Come dei ladri inseguiti. Sarà 2 o 3 metri di altezza. No sono 6 o 7 metri. Giù giù nel buio.
Precipito giù sotto il peso d’un compagno mutilato d’un braccio e d’un occhio. Cade su di me gridando: Ho
perso l’occhio! Ho perso l’occhio! Riprendiamo la salita sul pietrame rasoiante pungente carsico pieno di rovi.
Piedi in marmellata. Stanchissimi. Cani che si svegliano. Ognuno vuol guidare. Tutti sbagliano. Alla destra nostra
la montagna ci fa sentire prossimo il golfo del Quarnaro. Vediamo giù le luci di città marinare.
Abbazia. Alle prime luci dell’alba ecco sotto il mare. Scendiamo. Vi sono 2 barche piccole senza remi. Vicino c’è
una villa deserta. Poi delle voci di bambini. Acqua diaccia. Gioia di immergere i piedi stanchi feriti.
Angoscia dei compagni. Ottimismo mio dopo il bagno nella piccola rada deserta sugli scogli. Siamo sul Quarnaro
ma alle porte di Fiume! Arrivano 2 barcaioli coi remi. Non vogliono portarci. Siamo in 6, la barca piatta è fragile
e fa acqua. Finalmente tutti in barca. Equilibrismo. Pigiati coll’acqua che sale fino ai ginocchi arriviamo
passando davanti alle sentinelle che dall’alto ci intimano di fermarci.
*
16 Settembre
A Fiume. Gabriele mi abbraccia.
Tutte le strade offrono avvisi grandi “O Italia o morte”. Gioia di leggere sui muri questo amore frenetico per
l’Italia.
Filippo Tommaso Marinetti Testo di “Zang Tumb tumb”

Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare


spazio con un accordo tam-tuuumb
ammutinamento di 500 echi per azzannarlo
sminuzzarlo sparpagliarlo all’infinito
nel centro di quei tam-tuuumb
spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)
balzare scoppi tagli pugni batterie tiro
rapido violenza ferocia regolarita questo
r
basso grave scande e gli strani folli agita-
tissimi acuti della battaglia furia affanno
orecchie occhi
narici aperti attenti
forza che gioia vedere udire fiutare tutto
tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare
a perdifiato sotto morsi shiafffffi traak-traak
frustate pic-pac-pum-tumb bizzzzarrie
salti altezza 200 m. della fucileria
Giù giù in fondo all’orchestra stagni
diguazzare buoi buffali
pungoli carri pluff plaff impen
narsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack
ilari nitriti iiiiiii… scalpiccii tintinnii 3
battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac
[ LENTO DUE TEMPI ] Sciumi Maritza
o Karvavena croooc-craaac grida degli
ufficiali sbataccccchiare come piatttti d’otttttone
pan di qua paack di là cing buuum
cing ciak [ PRESTO ] ciaciaciaciaciaak
su giù là là intorno in alto attenzione
sulla testa ciaack bello Vampe
vampe

vampe vampe

vampe vampe

vampe ribalta dei forti die-

vampe

vampe
laggiù dietro quel fumo Sciukri
Pascià comunica te-
lefonicamente con 27 forti in
turco in te-

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