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Marinelli, rumori d' artista.

in saletta con 2 spade per fare la guerra di Troia

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d' artista In saletta con due spade per fare la guerra di Troia - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
E-DICOLA
- - - - - - - - ROMA . Per Deserto Rosso fini' anche in mutande, nella sala di registrazione dell'
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International Recording. E passo' un intero pomeriggio a rivoltarsi su un divano. Da solo pero' ,
Il Corriere della Sera e La
"come un matto". Correva l' anno 1963, era un pomeriggio d' estate. Renato Marinelli, mitico Gazzetta dello Sport sul tuo pc
rumorista del cinema italiano, se lo ricorda ancora. Cosi' : "Entra in sala Antonioni e dice: Marinelli
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che fai? Dico: la scena... quella dell' albergo. Lui: Vestito? Io: beh, si' vestito. E lui: No, no; vestito
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non funziona". Deserto Rosso ando' alla Mostra di Venezia, vinse il Leone d' oro. Chi poteva
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immaginare che i conturbanti fruscii nella scena d' amore tra Richard Harris (Corrado) e Monica appassionati di sci e snowboard
Vitti (Giuliana) fossero i fruscii di Renato. In mutande. Tempi eroici. Per I mongoli, fu il montatore
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Otello Colangeli a scegliere Marinelli: "Guarda un po' ' sta cavalleria, Rena' ". Renato strabuzzo' gli
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occhi: "Aho' , ma questi quanti so' ?". E Colangeli: "Mbe' ? Saranno seicento: te li fai uno alla volta,
Dal 26 Novembre nelle sale.
Rena' ". In quegli anni tornare a casa con i lividi sulle cosce era quasi normale. Marinelli poi, l' Scopri il sito ufficiale
aveva scoperta lui l' invenzione delle noci di cocco. E con due mezzi gusci vuoti sbattuti sulle cosce
era capace di rifare tutto L' assedio di Troia, galoppate comprese: "Con qualche problemino. Perche'
Ferroni, il regista, s' era impuntato sulla differenza tra la biga di Ulisse e quella dell' antagonista.
Uno c' aveva i cavalli bianchi e uno i cavalli neri. E lui, Ferroni, stava li' a sentire come batteva lo
zoccolo. Che poi era anche sordo. Capito?". Pugni, schiaffi, carezze. Oggi Renato Marinelli ha 68
anni. Ha fatto piu' di duemila film. Ha lavorato con De Sica, Blasetti, Fellini, Monicelli, Risi,
Leone... Gia' , Leone: "Per trovare il rumore di quella ventola sul traliccio del serbatoio all' inizio di
C' era una volta il West ho perso il sonno. Alla fine me la sono inventata con una porticina di
metallo che faceva uno strano cigolio. E la mosca? E il treno?". Grande Leone. Scolpito nella
memoria di Marinelli come il piu' autentico torturatore di rumoristi della storia del cinema. Un
grande amore, pero' . Visto che insieme hanno inventato il memorabile sonoro di Giu' la testa e C'
era una volta in America: "Centodieci turni in sala. Eravamo esausti. Esausti ma felici". Certo che
qui, nella villetta sulla via dei Laghi dove Renato Marinelli lavora coi tre figli e Italo Cameracanna,
le Guerre Stellari di Lucas e gli ET di Spielberg sembrano appartenere a un altro universo di effetti
speciali. Anche se Marinelli non la pensa cosi' : "Gli americani sono eccellenti, lavorano per un
cinema che e' una vera industria. Noi nasciamo artigiani, forse siamo anche piu' bravi. Ma non c' e'
niente da fare: il futuro del nostro mestiere e' nella tecnologia. La loro". Detto da lui, dal papa' dei
rumoristi, non e' poco. Marinelli apre un armadio pieno di scarpe da uomo e donna, di ogni genere
e forma. Sorride con una punta d' orgoglio: "Possono fare tutto quello che vogliono tranne una cosa:

http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno/29/Marinelli_rumori_artista_saletta_con_co_0_9206291333.shtml[15/11/2010 11.22.43]
Marinelli, rumori d' artista. in saletta con 2 spade per fare la guerra di Troia

riprodurre il suono di un tacco che batte sul selciato, sul marmo o su un tappeto". In principio, il
"rumore" si chiamava Barberini: "Era un signore che faceva il bello e cattivo tempo negli anni
Trenta. Era l' unico ma era anche vecchio: aveva l' enfisema e quando entrava in sala per fare la
colonna effetti erano costretti a mettergli il microfono alle spalle per evitare di registrare insieme ai
rumori anche il fischio dei suoi polmoni. E alla fine degli anni Quaranta, Barberini arrivo' al
capolinea. Sulla sua strada era ormai spuntato un omone grande e grosso, un napoletano. Un genio
vero: Tonino Caciuottolo". Questo Caciuottolo viveva per fare rumori. Stava in sala anche diciotto
ore al giorno e per garantirsi il monopolio dei cento e passa film che si producevano nel dopoguerra
aveva escogitato un sistema semplice ed efficace: fare il testimone di nozze del maggior numero
possibile di montatori e abbondare in regali. Era richiestissimo. E quando il giovane Marinelli (ex
proiezionista di Cinecitta' ) gli rosicchio' il lavoro, passo' al contrattacco: ideo' il sistema del rullo da
300 metri senza interruzioni. Praticamente faceva tutti i rumori in un tempo cento volte inferiore al
normale. E mandava a memoria ogni effetto senza mai sbagliare ne' tempo ne' sequenza. Allora non
c' era la marcia avanti e indietro e un errore nella registrazione significava rifare tutto daccapo.
Ricorda Marinelli: "Non era bravo, era proprio un mostro. Chiudeva venti film al mese. I produttori
se lo contendevano. Faceva interi eserciti da solo: con le mani, con i piedi, con la testa. Aveva
inventato il pugno con gemito, bruciando gli americani. Un' idea che qualche volta gli serviva anche
a mascherare il rumore di un pugno dato male. E a me invece il gemito non era concesso. Quando
mi presentavo con gli effetti base, i montatori che lo sostenevano dicevano al produttore: dotto' , ma
a Marinelli gli uccellini di Caciuottolo chi glieli da' ?". Per due anni fu guerra. Poi Caciuottolo
accetto' la proposta di Marinelli ed entro' in societa' con lui. A quei tempi si combatteva in sala con
le daghe e gli scudi, per rifare i rumori dei gladiatori. Il tuono veniva fuori da una pelle d' asino
essiccata al sole e la pioggia si ricreava con una sabbia pesante lasciata cadere sopra una serpentina
di ferro. Sodoma e Gomorra, Barabba, L' assedio di Corinto... Caciuottolo comincio' a perdere la
vista e a ispessire le lenti. Lo cercavano, lui andava sempre. Sergio Leone e la sua voglia di effetti,
Marinelli li ha ereditati proprio da Caciuottolo. Che con Leone realizzo' Per un pugno di dollari,
stravolgendo ed esaltando una lunga tradizione di spari nei film western. Ma poi ognuno e' andato
per la sua strada. Marinelli ha percorso un buon tratto del proprio cammino professionale anche
con Fellini: Giulietta degli Spiriti, Amarcord, La citta' delle donne, Ginger e Fred. Di lui dice: "In
sala di registrazione non viene mai. Tu ti danni per ore e ore, poi alla fine lui fa: fammi un anellino
con quella campana... Tu gli fai l' anellino, che in pratica vuol dire che il suono della campana si
ripete all' infinito, lui si mette al cursore e va su e giu' come gli gira. Un altro genio. Il faro, come lo
chiamano a Cinecitta' . E io che ho fatto la figura di dirgli: pero' , bella quella scena di Amarcord con
la neve; l' avete girata d' inverno? E lui: allora non capisci proprio niente; non lo vedi che e' tutto
finto?". Fissazione per fissazione, tanto vale ricordarne un' altra di Antonioni. Che per la nuotata in
piscina di una bambina pretendeva di avere una vera piscina di plastica in sala di registrazione. "Ci
ando' apposta dall' ingegner Biondo dell' International Recording. Che gli rispose: senta Antonioni,
ammesso pure che questa piscina noi gliela montiamo poi Marinelli che fa, si mette il costume da
bagno e gioca alla bambina che nuota? Fini' con un catino per lavare i panni e le mie mani che
muovevano l' acqua esattamente come la bambina in scena. Antonioni guardava con un certo
schifo. Ma il risultato fu perfetto". Altri tempi. Anche se Marinelli non ha riposto il catino in soffitta,
oggi il suo Studio Sound lavora con decine di migliaia di effetti gia' registrati e pronti all' uso. Certo,
rimangono pur sempre i rumori dei tacchi e delle suole, quelli che nemmeno gli americani sono stati
capaci di imitare con le loro tastiere e i loro computer. Insomma, la soddisfazione di aver
accompagnato attori come Mastoianni nelle braccia di attrici come la Loren. E tutto da soli, nel
buio di una sala, davanti a uno schermo: col piede destro in una scarpa da donna e il sinistro in un
mocassino. Se vi sembra poco... Andrea Purgatori

Purgatori Andrea

Pagina 7
(29 giugno 1992) - Corriere della Sera

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