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DOMENICA 29 DICEMBRE 2013

LA DOMENICA

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Lattualit

Ultimo spettacolo
Addio a pizze pesanti trenta chili, acetone e tanti sogni. Tra pochi mesi
il digitale mander in pensione la pellicola e molti cinema scompariranno Insieme a una professione

Una vita su in cabina il mio mestiere da film


MICHELE SMARGIASSI

C
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i cinema attivi in Italia alla fine del 2013

BOLOGNA he bimbo sensibile doveva essere. Gli facevano paura anche Stanlio e Ollio. Si davano le botte in testa... Demolivano la casa... A me pareva una cosa violenta. Tutti ridevano, io avevo i lacrimoni. Nella saletta parrocchiale dellItalia pre-catodica, babysitter dei weekend di periferia, il piccolo Paolo Romagnoli non sapeva da chi farsi consolare. Sgattaiol nel buio verso una porticina. Buss. Mi apr il proiezionista, un signore molto anziano. Vide che piangevo, senza dir nulla mi fece entrare in cabina, chiuse la porta. Cera quella macchina enorme che ronzava e sbuffava. Lui si rimise a guardare il film dallo spioncino. Io rimasi per unora incantato a guardare lei. Era nato un amore. Nella cabina di proiezione del cinema Alba, sessantanni dopo, il calendario appeso al muro fermo allaprile scorso. I cartelli, sul portone di alluminio nero di fianco alla chiesa di San Girolamo allArcoveggio, dicono chiuso per lavori ma non vero, nessuno lavora qui. Abbiamo chiuso e forse non riapriremo pi. Servono sessantacinquemila euro per limpianto digitale. La Regione, chiss se e chiss quando, potrebbe darcene la met, ma gli altri chi li trova?. Il digital divide, al cinema, spietato. La scadenza arrivata. Entro il prossimo giugno i produttori non distribuiranno pi film in pellicola. Chi pu, ormai ha gi fatto il salto. Chi non pu, forse non lo far pi. A Bologna sono a rischio quattro sale parrocchiali. Messe assieme non fanno la met di una multisala. Chi se ne accorger? Nessuno. Per i cartoni animati della domenica pomeriggio, specialit dellAlba, i genitori caricheranno in macchina i figli e via in quei supermarket di popcorn e caramelle che fanno anche cinema. Nessuno si lamenter. E nessuno si accorger della scomparsa dei proiezionisti. Inizia lera della cabina vuota. Il film arriva su un hard disk, i proiettori digitali vanno da soli, basta unocchiata distratta a un monitor. Del resto, anche prima, i proiezionisti, chi li vedeva mai? Cera qualcuno, si intuiva, lass, dietro la finestrina illuminata, al vertice di quel cono di luce

So a memoria le battute di John Wayne, De Niro e Trintignant che hanno scandito quarantanni di esistenza. Quella luce limpida come il sole, nessuna lampada elettronica ce la restituir. Il cinema era bello perch imperfetto, quello di oggi da robot
boreale che il fumo delle sigarette, quando era ancora permesso, rendeva palpabile. Ma chi? Ci si ricordava di lui solo quando lo schermo si divideva in due, o perdeva nitidezza, o il sonoro era confuso, e allora erano urla spazientite, Quadrooo!, Fuocoooo!, Voceee!. Vi sgolavate per nulla, la cabina insonorizzata. Ci pensava la maschera ad avvertirci col citofono. Solitario demiurgo invisibile delle immagini in movimento, dio platonico della caverna. Iraggiungibile. O forse inguardabile? Una nuova razza di degenerati, unti e sporchi li descrisse con affettuoso disgusto il Moving Picture World, gi nel 1910. Terribili Morloch segregati sottoterra, pasturatori dei divini Eloi dello schermo. Scompariranno. Proteste sindacali, appelli, petizioni salveranno il salvabile, ma lo loro epoca finita. Dolcemente malinconico, sorridente e rassegnato, suggestione o Paolo somiglia un po al santo patrono della categoria, Philippe Noiret nei panni del proiezionista Alfredo di Nuovo cinema Paradiso? La cabina in disordine, ormai un ripostiglio. Spolvera con la mano il proiettore, suo compagno di una vita: ma forse una carezza. un Prevost P50 Magnus ad arco voltaico, la lanterna magica pi vecchia tra quelle ancora funzionanti a Bologna. Somiglia a una caldaia: gran cilindro color nerofumo, irto di manopole di bachelite e manometri a lancetta da prima rivoluzione industriale, etichette che parlano una lingua esoterica: lampada eccitatrice. Non mi ha mai tradito, mai una proiezione lasciata a met, in quarantanni di cabina. Un punto donore, the show must go on. Ma quante emergenze, quanti problemi risolti col fiatone, con la platea l sotto che rumoreggia, quante pellicole riattaccate al volo con lacetone senza neanche smontare il rullo, quanti guasti riparati col nastro adesivo, una graffetta, un elastico, per non interrompere unemozione. Perch questo era luomo dietro lo spioncino del cinematografo: il magico macchinista dello schermo dargento, loperaio metalmeccanico al servizio dei sogni. Non un esecutore meccanico, ma quasi un secondo regista. Regolare le manopole della luminosit e del sonoro spettava a lui, secondo il tipo di film, o il gusto, pi acuti coi cartoni animati, pi bassi nei film di guerra: le esplosioni devono far sobbalzare.

2.434
quelli passati al digitale finora

1 su 4
il numero delle sale che rischiano la chiusura

60
le sale italiane costrette a chiudere nel solo 2012

93.507.000
il totale delle presenze al 26 dicembre 2013

+ 2%
la differenza rispetto alle presenze del 2012

+ 9,84%
laumento del prezzo dei biglietti dal 2003

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DOMENICA 29 DICEMBRE 2013

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DALLALBA AL TRAMONTO
Paolo Romagnoli nella sua cabina di proiezione al cinema Alba di Bologna, ora chiuso
FOTO DI ROBERTO SERRA

Si sar capito: il bambino che piangeva con Stanlio e Ollio non scord mai pi il colpo di fulmine. Scoprire un malandato 16 millimetri nel magazzino della canonica di San Francesco fu come per Ali Bab aprire la grotta dei tesori. Apriti sesamo. Di leva a Verona, in una caserma da quattromila soldati dotata di sala cinema, il sergente url, marziale: Chi sa manovrare un proiettore, un passo avanti!, e Paolo si trov fra le mani un mostro che divorava 35 millimetri. Improvvisai. And bene. Davamo western, comici. Niente film di guerra, chiss perch. Si conged dallesercito, ma non dal cinema. A Bologna i gestori di cinematografi con quei nomi meravigliosi, Fulgor, Astra, Rivoli, cominciarono a chiamarlo per le sostituzioni, poi prese il patentino e fu fatta. Felicit non so, ma penso di aver dato serenit a molti. Anche ai militari che venivano al Rivoli il marted, la sera del film vietato. Niente moralismi, anche Quel gran pezzo dellUbalda era cinema. Lavorare quando gli altri si diverto-

no, lavorare affinch gli altri si divertano. Vedere la storia del cinema da una finestrella di due spanne. Ridere, piangere, sognare da spettatore solitario, nella sala macchine delle emozioni. Nel Dottor Zivago, quando il treno esce dal tunnel e si apre quel paesaggio russo immenso.... Forse un bibliotecario pu non leggere i libri, ma un proiezionista obbligato a guardare i film. Cera una volta in America il pi grande di tutti, ma Il giorno pi lungo lho imparato davvero a memoria, quando siamo andati in Normandia col camper conoscevo i luoghi come se ci fossi gi stato. Ogni film un pezzo di vita. Ci fidanzammo con Un uomo e una donna, appropriato. La signora Anna ride: Col Maggiolino tutto matto ero incinta, risi tanto che mi vennero le doglie. Per ventanni, da quando Paolo il proiezionista dellAlba, scritturato dal cognato parroco, Anna ha vissuto al ritmo del proiettore: Abbiamo la camera da letto proprio sopra la cabina. Quando il rumore smetteva, sapevo che Paolo stava per rientrare.

Era un antro di Efesto, la cabina. Fumi, odore daceto e di bruciaticcio, caldo. Pizze da trenta chili da issare a mano. Il proiettore ad arco voltaico una macchina vulcanica, i carboni di grafite ardono incandescenti, la scintilla scocca libera nella camera di combustione fra la parabola e la lente. Ma quella luce, limpida come la luce del sole, nessuna lampada elettronica ce la restituir mai. E il rumore del motore, lavanzare a scatti della pellicola, in cabina era infernale, in sala appena avvertibile, ma quel tanto bast per lasciare traccia nei ricordi di unintera generazione. Per il regista russo Mejerchold, quel dolce sfarfallo era la materializzazione del tempo che scorre. I proiettori digitali sono silenziosi come computer, dice Andrea Tinuper, che li vende e li va a montare in tutta Italia, ma altrettanto freddi. Figlio e nipote di installatori, la bottega di famiglia resiste in via Marconi, un tempo la strada dei cinematografari, adesso globalizzata da kebab e minuterie ci-

nesi. Lui ha fatto il salto, la ditta deve pur continuare, ma non gli piace. Guardi lo schermo digitale. Gli spigoli sembrano tagliati col cutter. Ricorda gli angoli stondati? La luminosit che un po calava verso i bordi? Il cinema bello perch imperfetto, questo invece cinema robot. Come in un romanzo di Asimov, i robot prima o poi fanno da soli. Serafino Gubbio, loperatore di cinema inventato da Luigi Pirandello, aveva visto giusto: Siamo solo una mano che gira una manovella... Date, date alle mac-

chine voraci che aspettano! Questo doveva avvenire, questo finalmente avvenuto. Nel suo cinema Alba al tramonto, a Paolo forse non spiace avere finalmente i weekend liberi. Peccato per i giovani che iniziavano il mestiere, e facevano i corsi di aggiornamento.... Li sostituir un computer geek, uno per multisala, seduto davanti a uno schermo in un ufficio pulito e silenzioso, magari lontano dalla sala, dove un bambino coi lacrimoni non lo raggiunger mai.
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