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FAUSTO AMODEI – I SIGNORI DI GUERRA

Rem Voi mettete paura


Voi, signori di guerra la peggiore che c'è
che riempite oramai quella di metter figli
solo più gli arsenali a 'sto mondo com'è
e vuotate i granai e così il mio bambino
anche se vi celate forse mai nascerà
dietro i vostri scrittoi ché non voglio immolarlo alla
DO vostra viltà.
strapperemo la maschera ch'è
in faccia a voi. Quello che sto dicendo
non lo si ascolterà
Distruggete la terra con la solita scusa
con la tranquillità della giovane età
di un bambino che rompe ma una cosa so io
i balocchi che ha, che tra voi non si sa:
ci mandate a sparare è che neppure Cristo vi
ma scappate poi là perdonerà.
dove mai nessun colpo vi
raggiungerà. Voi pensate che in fondo
con i soldi si può
Come Giuda mentite comperare il perdono
ed i vostri lacchè ma io dico di no!
dicon frasi fiorite quando voi morirete
per far credere che quello che v'accadrà
una guerra mondiale sarà d'esser dannati per
noi la si vincerà l'eternità.
ma io so che non è questa la
verità. Che la morte al più presto
vi prenda con sé.
Ché chi avrà da sparare Dietro le vostre bare
no, non sarete voi voi vedrete anche me.
voi starete a contare Sarò lì a garantirmi
i caduti e gli eroi che la guerra v'ingoi
a esaltare commossi e che i vermi sian pronti a
le trascorse virtù occuparsi di voi.
di chi è morto nel fiore della
gioventù.
U Navgant – Enzo del Re

Ji teng a vocc’ am:r e u cor gneur A sair a quann ‘ngil spund ‘a lun
so’ navgand a bord a li vapëur fam:gghjia ma v’abbracc a iun a
iun
ji teng u corë gneur e a vocc’ am:r
a nott a quand main a tramund:n
ca va cu spirit saop a na sckeum d’
m:r. fam:gghjia ma v’ vogghijë ass: kiù
b:n.
So navgand a bord a p:trulir
E jann sop’ a jann, mis e mis
m’ chiangë u b:n d’a c:s e d’a
m:gghijr m’ chiang l’arijë d’ kuss paeis
a quand m’alluntain ‘a banghein na bona digghijë quan m’ n’ torn
te chiang a tanda lacr:m rusin. sp:riam ca m:gghijerm na m’ha fatt
‘i corn.
A com u ciamarrut e a t:mbeast
Da puneand a l:vand
t fasc:n skrdà c’as:st a feast.
s’ n’ va semb’ kù gniur kstu
Da puneand a l:vand navgand
s’ n’ va semb’ kù gniur kstu da l:vand a puneand
navgand
natte e digghië v’ chiam
da l:vand a puneand
ji fazz a sckum a vocc’ ma nsciun
natte e digghië v’ chiam m’ seand.
ji fazz a sckum a vocc’ ma nsciun
m’ seand.

La domenica delle salme – De Andrè Fabrizio


Tentò la fuga in tram La piramide di Cheope

Verso le sei del mattino Volle essere ricostruita in quel giorno di festa

Dalla bottiglia di orzata Masso per masso

Dove galleggia Milano Schiavo per schiavo

Non fu difficile seguirlo Comunista per comunista

Il poeta della Baggina La domenica delle salme

La sua anima accesa Non si udirono fucilate

Mandava luce di lampadina Il gas esilarante

Gli incendiarono il letto Presidiava le strade

Sulla strada di Trento La domenica delle salme

Riuscì a salvarsi dalla sua barba Si portò via tutti i pensieri

Un pettirosso da combattimento E le regine del tua culpa

I Polacchi non morirono subito Affollarono i parrucchieri

E inginocchiati agli ultimi semafori Nell'assolata galera patria

Rifacevano il trucco alle troie di regime Il secondo secondino

Lanciate verso il mare Disse a "Baffi di Sego" che era il primo

I trafficanti di saponette Si può fare domani sul far del mattino

Mettevano pancia verso est E furono inviati messi

Chi si convertiva nel novanta Fanti, cavalli, cani ed un somaro

Ne era dispensato nel novantuno Ad annunciare l'amputazione della gamba

La scimmia del quarto Reich Di Renato Curcio

Ballava la polka sopra il muro Il carbonaro

E mentre si arrampicava Il ministro dei temporali


In un tripudio di tromboni Per una mezz'oretta

Auspicava democrazia Poi ci mandarono a cagare

Con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni Voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio

Coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio


Voglio vivere in una città
Voi che avete cantato per i longobardi e per i
Dove all'ora dell'aperitivo
centralisti
Non ci siano spargimenti di sangue
Per l'Amazzonia e per la pecunia
O di detersivo
Nei palastilisti
A tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
E dai padri Maristi
Eravamo gli ultimi cittadini liberi
Voi avevate voci potenti

Di questa famosa città civile


Lingue allenate a battere il tamburo

Perché avevamo un cannone nel cortile Voi avevate voci potenti

Un cannone nel cortile Adatte per il vaffanculo

La domenica delle salme La domenica delle salme

Nessuno si fece male Gli addetti alla nostalgia

Accompagnarono tra i flauti


Tutti a seguire il feretro

Il cadavere di Utopia
Del defunto ideale
La domenica delle salme
La domenica delle salme
Fu una domenica come tante
Si sentiva cantare
Il giorno dopo c'erano i segni
Quant'è bella giovinezza
Di una pace terrificante
Non vogliamo più invecchiare
Mentre il cuore d'Italia
Gli ultimi viandanti
Da Palermo ad Aosta

Si ritirarono nelle catacombe Si gonfiava in un coro

Accesero la televisione e ci guardarono cantare Di vibrante protesta

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