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DELITTI CONTRO LA VITA

OMICIDIO (hominis caedes)

Duplice significato :
sociale (avvenimento abnorme rispetto all’ordine costituito della società
che turba le normali relazioni tra i cittadini)
giuridico: fatto contrario al diritto che viola un bene protetto dalla legge
In senso criminologico:
Omicidio è quello comune doloso o colposo quando non
ricorrono particolari circostanze aggravanti.

Assassinio è l’uccisione di un uomo mediante un’azione


vile e proditoria ed è sempre aggravato o pluriaggravato.
Omicidio doloso art. 575 “ Chiunque
cagiona la morte di un uomo è punito
con la reclusione non inferiore ad anni
21”
Aggravanti CP:

◼motivi abbietti o futili,


◼ adoperato sevizie,
◼agito con crudeltà,
◼premeditazione,
◼mezzo venefico o altro mezzo insidioso
Indagini medico-legali

◼Tossicologiche (veleno)
◼Traumatologia forense:
◼Marchio elettrico: istologia
◼Segni di tortura
◼Bruciature di sigaretta
◼Violenza sessuale
Aggravante Art 61 cp 11

◼l'avere commesso il fatto con abuso


di autorità o di relazioni domestiche,
ovvero con abuso di relazioni di ufficio,
di prestazione d'opera, di coabitazione, o
di ospitalità
Art 61 cp 11 ter

◼l'aver commesso un delitto contro la


persona ai danni di un soggetto minore
all'interno o nelle adiacenze di istituti di
istruzione o di formazione
Art 61 cp:11-quinquies

◼l'avere, nei delitti non colposi contro la vita


e l'incolumità individuale e contro la libertà
personale, commesso il fatto in presenza
o in danno di un minore di anni diciotto
ovvero in danno di persona in stato di
gravidanza
11-sexies

◼l’avere, nei delitti non colposi, commesso il


fatto in danno di persone ricoverate presso
strutture sanitarie o presso strutture
sociosanitarie residenziali o
semiresidenziali, pubbliche o private,
ovvero presso strutture socio-educative;
Omicidio preterintenzionale
reclusione da 10 a 18 anni.
“Chiunque con atti diretti a commettere uno dei delitti
preveduti dagli articoli 581 (percosse) e 582 (lesioni personali)
cagiona la morte di un uomo”
L’espressione atti diretti significa che la percossa o la lesione
non deve necessariamente essere consumata , basta che sia
tentata.
(es. chi compie un brusco movimento per schivare uno
schiaffo, perde l’equilibrio e cade a terra riportando un trauma
cranico mortale)
Omicidio colposo
Reclusione da 6 mesi a 5 anni, aumentata quando il fatto è
commesso con violazione delle norme della circolazione
stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro.
Omicidio del consenziente (art. 579)
Cagionare la morte di un uomo col consenso di lui,
reclusione da 6 a 15 anni.

Bene indisponibile
Problematica della validità del consenso
La condotta può essere commissiva od omissiva
• Il consenso non è efficace quando si uccida:
• una persona minore di anni 18
• una persona inferma di mente o in condizioni di
deficienza psichica per abuso di sostanze alcoliche o
stupefacenti
• una persona il cui consenso sia stato estorto con
violenza, minaccia o suggestione o inganno
ISTIGAZIONE AL SUICIDIO
Suicidio (sui caedes)
Significato antisociale

Il codice penale non punisce colui che sopravvive al tentativo di


suicidio pur non essendovi alcuna disposizione di legge che autorizzi
il cittadino a disporre della propria vita.
Spiegazione: inefficacia della pena come mezzo di intimidazione,
timore della pena come incentivo.

Il legislatore si è preoccupato di evitare ogni forma di pubblicità


intorno al suicidio vietata la pubblicazione con descrizioni, ritratti
ecc.
La partecipazione al suicidio

Il C.P. non tollera la partecipazione al suicidio e punisce “chiunque


determini altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito al suicidio
ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione” (art. 580)
Suicidio istigato
Suicidio agevolato
Suicidio consumato
Suicidio tentato
Agevolare= prestare aiuto materiale ed effettivo fornendo i mezzi
necessari oppure partecipando con attività accessoria ( mettere a
disposizione la stanza per l’impiccato)
Non bisogna compiere atti di cooperazione o di coesecuzione (es aprire il
rubinetto del gas) perché sarebbe omicidio del consenziente.
Può avvenire anche come omissione es. l’infermiere che di
proposito si astiene dall’intervenire al fine di agevolare il
suicidio del ricoverato.

La determinazione, il rafforzamento o l’agevolazione non


basta da sé a rendere punibile il fatto, bisogna che la persona
ponga in atto il proposito suicida.
La legge prevede due condizioni:
che si abbia il suicidio reclusione da 5 a 12 anni
che si abbia il tentativo di suicidio reclusione da 1 a 5 anni.
Violenza di genere

Violence by states (e.g. rape in war)


Trafficking

Non-partner rape/harassment/violence
Honor killings
Differential access to food/medical care
members
Family

Psychological abuse; Coerced sex/rape/harassment; Physical


violence; Violence during pregnancy
Female infanticide; FGC/M
Sex-selective abortion
Differential access to food/medical care
Violence in pregnancy
Intimate
partner

Physical and sexual violence


Psychological abuse

Prebirth/ Adolescence Reproductive Older


Infancy
ages
Infanticidio

• Il termine “infanticidio” secondo la sua


probabile etimologia – infantis caedes (lat.
cristiano infanticidium, da infans "infante" e
caedo "uccido") – si riferisce tradizionalmente,
non all’uccisione di un bambino, in generale,
ma, più restrittivamente, all’uccisione di un
bambino “nato di fresco”.
Infanticidio

• Il Carrara* osserva che


<<si adoperò e si adopera un linguaggio
figurato ed improprio>>, poiché <<con la
parola infante a questo luogo non si
esprime la infanzia in generale, ma solo
un brevissimo periodo di quella>>
* CARRARA, F. Programma del corso di diritto criminale, pt. s., I,
Lucca, 1872
Specialità del delitto

• Soprattutto nella dottrina dell'800 si


enucleò il carattere di "specialità" del
delitto, essenzialmente per sottolineare le
ragioni che militavano per una mitigazione
delle pene.
Infanticidio

• Si pervenne cosi alla definizione


dell'infanticidio, consacrata in seguito dalla
maggior parte dei codici europei, come
"l'uccisione di un bambino nascente o nato
di fresco, commessa con atti negativi o
positivi dalla madre illegittimamente
fecondata, per il fine di salvare il proprio
onore o di evitare sovrastanti sevizie".
Beccaria

• E' celebre il passo di Beccaria in cui viene


incisivamente sottolineata la drammatica
alternativa della madre che <<per debolezza
o per violenza abbia ceduto e che venga a
trovarsi tra l'infamia e la morte di un essere
incapace di sentirne i mali>>, in una
condizione che la induce a preferire <<questa
alla miseria infallibile a cui sarebbero esposti
ella e l'infelice frutto>>.
Progetto 20 novembre 1887

• Zanardelli, sostenendo il sistema che aveva seguito


la commissione Ministeriale del 1866, considerava
l'infanticidio alla stregua di qualsiasi altro omicidio, a
meno che non fosse provocato da causa d'onore.
Nel qual caso sarebbe stato punito con pena minore
per «lo stato di sgomento e talvolta di disperazione
nel quale può trovarsi la madre infanticida e la
straordinaria eccitazione di essa durante e dopo il
travaglio del parto»
Relazione Zanardelli

• "E poiché a siffatte cause «… "partecipano i


prossimi congiunti, per la grave perturbazione di
animo che possono cagionare nel padre, nel
fratello, nel marito, la vista di un essere che sarebbe
l'accusatore dell'illecito commercio e la minaccia del
disonore che ne verrebbe a lui pure e alla sua
famiglia» si propose di estendere la diminuzione
della pena anche ai prossimi congiunti.
art. 369 del codice penale del
1889
• "quando l'omicidio volontario è commesso sulla
persona di un infante non ancora iscritto nei registri
dello stato civile e nei primi cinque giorni dalla
nascita, per salvare l'onore proprio, o della moglie,
della madre, della discendente, della figlia adottiva o
della sorella, la pena è la detenzione da tre a dodici
anni."
• Dalla lettura della norma si evince che il delitto non
viene configurato come una autonoma figura di
reato, bensì come ipotesi attenuata di omicidio
Relazione del Ministro
Guardasigilli
• viene affermato che allo stato di sgomento e di
disperazione della partoriente un figlio
illegittimo, possono partecipare anche i
prossimi congiunti, “per la grave perturbazione
di animo che possono cagionare nel padre, nel
fratello, nel marito la vista di un essere che
sarebbe l’accusatore permanente dell’illecito
commercio, e la minaccia del disonore che ne
verrebbe a lui pure ed alla propria famiglia
Codice Rocco, 1930
art. 578
• "Chiunque cagiona la morte di un neonato
immediatamente dopo il parto, ovvero di un feto
durante il parto, per salvare l'onore proprio o di un
prossimo congiunto, è punito con la reclusione da
tre a dieci anni.
• Alla stessa pena soggiacciono coloro che
concorrono nel fatto al solo scopo di favorire taluna
delle persone indicate nella disposizione
precedente.
• Non si applicano le aggravanti dell'art. 61.
Codice Rocco

• nel codice Rocco soggetto attivo è chiunque


agisca per salvare l'onore proprio o di un
prossimo congiunto anche se è evidente che il
reato deve considerarsi come proprio dal
momento che il riferimento all' "onore proprio o
di un prossimo congiunto" individua
tassativamente quali soggetti attivi del reato la
madre o un suo prossimo congiunto
Prossimi congiunti

• Ascendenti, discendenti, coniugi, fratelli,


sorelle, affini nello stesso grado, zii, nipoti
• Non si comprendono gli affini se sia morto
il coniuge e non vi sia prole
Feticidio

• L'innovazione più appariscente attiene


all'elemento materiale del delitto e
consiste nell'introduzione del feticidio
Relazione al progetto definitivo
del codice penale
• In tal guisa, ho voluto por termine alle dispute
medico-legali sul trattamento penale di questo
fatto, che, in quanto compiuto durante il parto su
infanti tuttora viventi di vita fetale, non potrebbe
rientrare nel delitto di procurato aborto, la
obiettività del quale è costituita dal processo
fisiologico della gravidanza; né, sulla scorta del
vigente articolo 369, potrebbe parimenti esser
compreso nel titolo di infanticidio, che
presuppone un infante nato vivo
Corte di Cassazione 1941

• "Se l'infanticida, pur avendo un passato


disonorevole, ignora che esso sia notorio
e agisce nella ragionevole opinione che,
sopprimendo il neonato, potrà evitare il
disonore, si deve ugualmente applicare
l'articolo 578 c.p."
Corte di Cassazione sent. 1975

• " […] quel particolare stato d'animo, fatto


d'angoscia e disperazione per la
ineluttabilità di un evento, il cui verificarsi
può compromettere l'onore proprio od
altrui […] non può nel medesimo tempo
essere di per se considerato come causa
di esclusione o di diminuzione della
capacità di intendere e volere del soggetto
• nell'ipotesi dell'art. 578 c.p. il turbamento
psichico dell'agente non può essere
considerato come uno di quegli stati
emotivi, cui la legge espressamente nega
ogni incidenza sulla imputabilità penale
Art 578 c.p. Rocco

• E' stato applicato l'articolo 578 c.p. al caso di


infanticidio commesso su un bambino nato da genitori
regolarmente coniugati al tempo della nascita,
quando l'epoca di questa denoti che il concepimento
fu anteriore al matrimonio, sia perché la fattispecie
non richiede come presupposto del reato la filiazione
illegittima, e sia perché la reputazione del soggetto
attivo, che mediante il delitto questi mira a tutelare, è
fondata su un complesso di giudizi etico-sociali, e non
propriamente giuridici
Art. 578 c.p. Infanticidio e
feticidio
• “La madre che cagiona la morte del
proprio neonato immediatamente dopo il
parto, o del feto durante il parto, quando il
fatto è determinato da condizioni di
abbandono materiale e morale connesse
al parto, è punita con la reclusione da 4 a
12 anni”
Infanticidio e feticidio

• Delitto esclusivo della madre


• Condizioni di “abbandono materiale e
morale” connesse al parto
• Immediatamente dopo il parto (si riferisce
all’attività delittuosa e non alla morte)
FETO (nel significato improprio adoperato dal
Codice penale): il prodotto nascente dal momento in cui ha
inizio il suo distacco dall'utero fino a quando e' completata
l'espulsione dal corpo della madre

NEONATO: il nato di recente vivo, vitale o non vitale, che


abbia raggiunto un sufficiente grado di sviluppo
Si considera neonato l’essere umano completamente espulso,
anche quando sia ancora unito alla madre dal cordone
ombelicale.
Nascere vivo e' presupposto del delitto di infanticidio
Il diritto penale considera persona 1’essere
umano prima ancora che abbia luogo la nascita
vera e propria e fa coincidere tale qualifica
giuridica con un momento anteriore,
rappresentato dall'inizio del travaglio di parto,
quando la gravidanza e' giunta spontaneamente
a conclusione e comincia il distacco del feto
dall'alvo materno.
PERTANTO NON E’ PERSONA IL FETO
DURANTE LA GRAVIDANZA, LA CUI
SOPPRESSIONE COSTITUISCE IL
DELITTO DI ABORTO
Immediatamente dopo il parto*

• * espressione da intendersi non letteralmente


bensì rapporto alle circostanze del fatto (di
solito la madre cerca di liberarsi subito del
figlio, ma può accadere che essa, priva di
sensi, uccida il neonato qualche tempo dopo la
sua espulsione)
• Valutazione della durata della vita extra-uterina
(tumore da parto, vernice caseosa, contenuto
aereo del tubo gastrointestinale)
Dal punto di vista medico-legale

• La vita del neonato (prove di vita,


docimasie)
• La vitalità
• Maturità del neonato
• Accertamento della data della morte
Meccanismi letiferi accidentali
d.d.
• Violenza traumatica prima del parto
(cadute, urti)
• Durante il parto: asfissia per problemi
placentari
• Dopo il parto: mancanza di vitalità per
malattie
• Traumi da parto precipitoso
Meccanismi lesivi
Infanticidio

• Azioni contusive
• Ferite da punta, taglio, punta e taglio
• Asfissia, le più frequenti (strozzamento,
strangolamento, annegamento, soffocazione,
seppellimento, confinamento)
• Esposizione al freddo
• Omissione di cure
Indagini di laboratorio
Luminol
Condizioni di abbandono
materiale e morale
• le condizioni di abbandono, che pure devono
essere attuali, vengono apprezzate anche in
una dimensione prospettica; la stessa
espressione legislativa sta ad indicare una
situazione non occasionale e contingente, che
non sarebbe sufficiente ad integrare l'elemento
specializzante, bensì dotata anche di una
potenzialità per il futuro
CONCAS, L'art. 578 cod. pen.: una norma inutile?,
Condizioni di abbandono
materiale e morale
• Se è vero che l'abbandono materiale e
morale può accompagnare tutta la
gravidanza, è peculiare, però, il momento
del parto
Condizioni di abbandono

• Pare invero molto difficile che in una


società evoluta, quale è quella italiana
odierna, possa verificarsi uno stato di
isolamento, di mancata assistenza
materiale e morale, che non trovi causa
anche nel comportamento e nelle scelte
della partoriente.
giurisprudenza

• La giurisprudenza si è subito orientata nel


senso di un'interpretazione
particolarmente restrittiva del requisito che
legittima l'applicazione del più favorevole
trattamento sanzionatorio previsto
dall'articolo 578 c.p
Primo indirizzo

• Alla stregua di un primo indirizzo, la situazione di


abbandono richiesta dalla norma si configura soltanto
quando, da un punto di vista oggettivo, la donna, al
momento del parto, si trova in una situazione 'di
assoluta derelizione ovvero di isolamento tale che non
consente l'intervento o l'aiuto di terzi né un qualsiasi
soccorso fisico o morale' (Sez. 1, 26 maggio 1993, n.
7756; Sez. 1, 3 ottobre 1986, n. 1007; Sez. 1, 15
aprile 1999, n. 9694; Sez. 1, 9 marzo 2000, n. 2906;
Sez. 1, 17 aprile 2007, n. 24903).
Sentenza Cass. pen., sez. I, 16
aprile 1985

• «..possono ritenersi sussistenti solo quando la madre


venga a trovarsi, al momento del parto, o subito
prima o dopo di esso, in uno stato di isolamento tale
che non consenta l'aiuto di presidi sanitari o di altre
persone o la loro partecipazione fisica o morale, non
quando l'isolamento venga creato e mantenuto a
causa dell'indifferenza o dell'incuria della donna, che
da esso tragga pretesto per la soppressione della sua
creatura"
Corte di Assise di appello di
Genova, 1990
• ha escluso che l'infanticida versasse in stato di abbandono
materiale, in quanto perfettamente e da tempo consapevole
della gravidanza e quindi in grado di prepararsi al parto.
• ha affermato che le formule alle quali hanno fatto ricorso i
giudici di primo grado, per descrivere lo stato di abbandono
morale "forte travaglio interiore", "problemi non risolti",
"controspinte non superate" e "indecisione sulle scelte da
fare", erano assolutamente generiche.
• l'infanticida non poteva essere considerata moralmente
abbandonata, dal momento che "le condizioni di abbandono
devono essere preesistenti e attuali, non meramente virtuali»
Ass. app. Venezia, sez II, 18
giugno 1990
• «non è possibile ai fini dell'applicazione dell'art. 578 c.p.
fare riferimento al solo stato di abbandono morale, in
quanto la norma prevede il requisito congiunto delle
condizioni di abbandono materiale e morale..»
• A questo di aggiunge il fatto che «lo stato di isolamento
in cui la madre versava all'atto del parto era stato
intenzionalmente creato e determinato dalla madre
stessa, la quale, in ogni caso, si era messa appunto
proprio nelle condizioni di non poter essere aiutata da
nessuno»
Cassazione penale 40993/2010

• Per la configurabilità del reato di infanticidio di cui


all’art. 578 c.p., non è necessario che la situazione
di abbandono materiale e morale rivesta una
oggettiva assolutezza, in quanto è sufficiente anche
la percezione di totale abbandono avvertita dalla
donna nell’ambito di una complessa esperienza
emotiva e mentale quale quella che accompagna la
gravidanza e poi il parto. Si tratta, dunque, di un
elemento della fattispecie oggettiva da leggere in
chiave soggettiva.
CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. I PENALE -
SENTENZA 19 giugno 2013, n.26663 -
Pres. Giordano – est. Bonito
La situazione di l'abbandono "materiale e morale" ex art.
578 c.p. costituisce un requisito della fattispecie oggettiva
da leggere in chiave soggettiva, atteso che la concreta
situazione di abbandono, pur rappresentando un dato
concreto e indiscutibile che deve effettivamente sussistere,
trattandosi di un elemento del fatto tipico, non deve
rivestire carattere di oggettiva assolutezza, in quanto è
sufficiente ad integrare la situazione tipica anche la
percezione di totale abbandono avvertita dalla donna
nell'ambito di una complessa esperienza emotiva e
mentale quale quella che accompagna la gravidanza e il
parto.
Il fatto

• Una donna, con l’aiuto della madre, uccide la sua bambina


appena nata: si tratta di omicidio o infanticidio in condizioni di
abbandono morale e materiale? Nella fattispecie in esame i
giudici di merito avevano escluso l'ipotesi dell'infanticidio in
base alla considerazione che la situazione di abbandono
materiale e morale è ravvisabile in concreto solo quando la
madre viene a trovarsi in una situazione di isolamento tale da
non consentire l'aiuto di presidi sanitari o di altre persone,
situazione inesistente nel caso in esame caratterizzata dalla
volontà della madre di celare il suo stato di gravidanza di per sé
cagione, provocata dalla stessa interessata, della mancanza di
ogni possibile forma di aiuto.
Abbandono materiale e morale

• Questa interpretazione restrittiva della nozione


di 'abbandono materiale e morale' mal si concilia
con una lettura logico-sistematica e con la ratio
della norma, il cui ambito applicativo viene
relegato ad alcune ipotesi del tutto eccezionali e
di scuola in cui, come osserva un'autorevole
dottrina, la donna si trova a partorire 'in una
landa molto isolata, oggettivamente priva di
qualunque assistenza'.
maternità

• L'esegesi della nozione lata contenuta nell'art. 578 c.p.,


non può, inoltre, prescindere dalle più moderne
acquisizioni scientifiche, alla stregua delle quali è
improprio ricondurre la maternità ad un ambito
esclusivamente medico-sanitario, il cui percorso è
scandito da analisi di laboratorio e da protocolli
diagnostici vincolanti ai fini del parto, così come pure
limitare la condizione della donna in gravidanza ad una
dimensione squisitamente fisiologica. I problemi della
gestante non si limitano alle eventuali difficoltà di un
corpo che partorisce e la maternità non si esaurisce nel
parto (sentenza 40993/2010).
• Gli studi basati sull'osservazione e sulla clinica, in opposizione
ad un approccio esclusivamente medicale alla gravidanza
che, invece, isola sia il corpo materno che l'embrione-feto,
parlano di 'vissuto interiore' della maternità ed evidenziano che
diventare 'madre' è un processo complesso, che ha inizio ben
prima della nascita del figlio e che richiede alla donna di
sottoporsi ad un'articolata esperienza psicologica individuale,
ad un difficile percorso di riadattamento della propria
organizzazione psichica, ad una profonda trasformazione
identitaria, implicante la rivisitazione dei rapporti familiari (in
particolare quello con la genitrice) al fine di elaborare una
propria identità di madre.
• In proposito, un'autorevole dottrina sottolinea
che, nel corso della gravidanza, la donna deve
transitare dal periodo di identificazione ed
accettazione del feto quale parte di sé, alla
formulazione di un nuovo io che comprenda
anche il feto, in una sorta di 'unità duale', e da
questa giungere all'elaborazione del concetto
del feto quale 'altro da sé', posizione
propedeutica alla sua separazione (Cass.,
40993/2010 cit.).
Concorso

• Affinché si abbia concorso morale nel reato, anziché


mera connivenza non punibile, è necessario che
sussistano degli elementi concreti idonei a dimostrare
che l'opera del concorrente abbia volontariamente inciso
in misura apprezzabile sulla psiche dell'autore materiale
del fatto, anche solo rinsaldando il preesistente proposito
criminoso (Cass., Sez. 4, 31/01/2008, n. 9500). Di qui la
necessità logica di individuare, eppertanto di provare nel
processo, una condotta, anche omissiva, idonea a
determinare ovvero anche solo a rafforzare il proposito
delittuoso.
Cassazione penale, sez. I,
sentenza 20/11/2014 n° 48298
• L'ordinanza impugnata ha fatto corretta applicazione di tali
principi, laddove ha qualificato il fatto come omicidio
volontario e ha argomentato l'insussistenza delle condizioni di
abbandono materiale e morale rilevanti ai sensi dell'art. 578
c.p., considerato che il compagno della ricorrente svolgeva
una regolare attività lavorativa, l'indagata era assistita non
solo dalla propria famiglia di origine ma anche da quella del
convivente ed poteva contare sull'aiuto della suocera, con lei
coabitante, per accudire il primo figlio da lei avuto.
Il fatto

• la coscienza e la volontà della N. di uccidere la


bambina di sette mesi da lei generata,
lasciandola per circa venti-venticinque minuti
immersa nell'acqua del water su cui era rimasta
seduta sino all'arrivo dei soccorsi senza
chiedere l'intervento del compagno, pure
presente, per prelevare il feto.
Cassazione penale, sez. I,
sentenza 20/11/2014 n° 48298
• Gli elementi specializzanti la fattispecie oggettiva sono
due: a) il dato cronologico, atteso che il fatto deve
essere commesso durante o "immediatamente dopo"
il parto; b) le condizioni di "abbandono materiale e
morale" della madre al momento del parto, tali da
determinarne la decisione. Queste ultime debbono
sussistere oggettivamente e congiuntamente e
devono essere connesse al parto, nel senso che, in
conseguenza della loro obiettiva esistenza, la madre
non ritiene di potere assicurare la sopravvivenza del
figlio subito dopo il parto.
Corte di Cassazione – sez. IV penale –
sentenza n. 27539/2019

• Il caso origina da una sentenza del Tribunale di Salerno che aveva


condannato un'ostetrica, per il reato di cui all'art. 589 c.p., per aver causato
la morte del feto partorito da una sua paziente.
• L'imputata era stata ritenuta responsabile di avere agito con negligenza e
imperizia per non avere realizzato i necessari monitoraggi cardiotocografici
che avrebbero consentito di rilevare il battito fetale. Il mancato rilievo del
battito cardiaco e l'omessa comunicazione al ginecologo non avevano
consentito di scoprire la sopravvenuta sofferenza fetale e avevano impedito
l'adozione delle manovre urgenti e necessarie ad evitare la morte in utero
del feto, dichiarato nato morto per asfissia perinatale a seguito dell'esame
autoptico e istopatologico.
Ricorso

• Nel ricorso proposto contro la sentenza della Corte di appello che


aveva confermato la condanna per il reato di cui all’art. 589 c.p., il
ricorrente proponeva, tra i motivi del ricorso, l’errata qualificazione
giuridica della fattispecie delittuosa quale omicidio colposo ex art.
589 c.p. in luogo del reato di aborto colposo di cui all’art. 17 l. n. 194
del 1978. Pur riconoscendo che il feto possa essere considerato un
soggetto giuridico meritevole di tutela, la difesa evidenziava come
esso non possa ritenersi una persona in base al significato che il
termine assume nel diritto positivo e, in particolare, nella legge
penale. La nascita del feto, infatti, si realizzerebbe solo con la
fuoriuscita dal ventre materno e con il compimento di un primo atto
respiratorio, accertabile con la docimasia polmonare. Fatti questi
che non si sarebbero verificati nel caso di specie.
Cassazione

• la Cassazione riconosce l’inizio del travaglio, e dunque il


raggiungimento dell’autonomia del feto, quale elemento
distintivo tra la fattispecie di interruzione colposa della
gravidanza e quella di omicidio colposo. Questo
momento, che coincide con la transizione dalla vita
intrauterina a quella extrauterina, costituisce un
riferimento temporale più preciso rispetto al criterio del
distacco del feto dall’utero materno, anche al fine di
determinare la fattispecie di reato ascrivibile.
Cassazione

• Nel dichiarare infondato il ricorso e l’assenza dei profili di illegittimità


prospettati, la Corte di Cassazione afferma che «in tema di delitti
contro la persona, l’elemento distintivo delle fattispecie di
soppressione del prodotto del concepimento è costituito anche dal
momento in cui avviene l’azione criminosa». Qualora la condotta
criminosa sia posta in essere dopo il distacco, naturale o indotto, del
feto dall’utero materno e qualora non sussistano le specifiche
condizioni previste dall’art. 578 c.p., il fatto configura il reato di
omicidio volontario. I reati di omicidio e di infanticidio-feticidio,
rammenta la Corte, tutelano la vita dell’uomo nella sua interezza e
l’uso della locuzione «durante il parto» nel testo dell’art. 578 c.p. è
funzionale a specificare che il feto nascente deve essere incluso nel
concetto di “uomo” quale soggetto passivo del reato. Infatti, prima di
tale limite temporale la vita del feto è tutelata dal reato di procurato
aborto.
Docimasie

• Il passaggio dalla vita intra-uterina a quella


extra-uterina è contraddistinto da tre
fenomeni:
• 1) dalla cessazione della circolazione per
via placentare e dall'inizio di quella
autonoma di tipo adulto, sostenuta dalla
grande e dalla piccola circolazione;
• 2) dalla cessazione della respirazione per
via placentare e dall'inizio di quella
polmonare;
• 3) dalla cessazione della nutrizione per via
placentare e dalla sua sostituzione con
quella per via gastro-enterica
Docimasie

• termine di origine greca docimasie (dal


verbo dokimazo - dimostro, esamino)
• docimasie respiratorie: polmonari o
extrapolmonari (auricolare,
gastrointestinale)
Docimasie polmonari

• docimasia ottica, che si esegue con un


attenta e minuziosa ispezione dei polmoni
• docimasia polmonare idrostatica, o
galenica
• docimasia radiologica
• docimasia istologica del polmone
Altre docimasie

• Docimasia auricolare. L'orecchio medio fetale contiene muco denso,


sostituito con aria la respirazione. Si punge il timpano sott'acqua per far
gorgogliare l'aria all'esterno.
• Docimasia alimentare contenuto gastrico
• Docimasia batteriologica. La dimostrazione della presenza di batteri nel
tratto gastro-intestinale
• Docimasia renale. cristalli di acido urico nei tubuli escretori dei reni.
• Docimasia del nervo ottico. Si valuta il processo di mielinizzazione del nervo
ottico.
docimasia di durata

• La durata della vita extrauterina- modificazioni


anatomo-fisiologiche del neonato rispetto al feto:
• 1) il tumore da parto, il cui riassorbimento inizia dal primo
giorno e si completa in quinta giornata;
• 2) il funicolo ombelicale, che va incontro al fenomeno di
mummificazione dopo 2-4 giorni
• 3) la chiusura del forame ovale del cuore e l'obliterazione del
dotto di Botallo, fra il quinto e il quindicesimo giorno dal parto;
• 4) la desquamazione epidermica, che inizia 3-4 giorni dopo la
nascita
• 5) ittero neonatale

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