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IMMANUEL KANT (1724-1804)

PREMESSA

1) METAFISICA: la SCIENZA delle STRUTTURE FONDAMENTALI della REALTÀ

—> Per poterla possedere, BISOGNA ESSERE IN GRADO di CONOSCERE la REALTÀ


come è IN SE STESSA, ATTRAVERSO cioè una CONOSCENZA OGGETTIVA

—> SE la CONOSCENZA è sempre PROSPETTICA e SOGGETTIVA, non si può fare


meta sica, in quanto SI È CONDIZIONATI dal proprio punto di vista

—> La meta sica ha BISOGNO di una CRITICA

2) Lo STRUMENTO CONOSCITIVO di cui si serviva la SCIENZA MODERNA era il


RAPPORTO CAUSA-EFFETTO

—> COME si fa a CONOSCERE le LEGGI REGOLATE DA QUESTO RAPPORTO?

> RAZIONALISTI: si conoscono TRAMITE la RAGIONE

> EMPIRISTI: si conoscono TRAMITE l’ESPERIENZA

- Hume faceva un passo in più: premesso che tutto ciò che si sa proviene dall’esperienza,
COME si fa a DIRE che un FENOMENO A è CAUSA di un FENOMENO B?

> RAZIONALISTI: lo so TRAMITE la RAGIONE

> EMPIRISTI: ho RIPETUTAMENTE VISTO B che SEGUE DA A, e da questo concludo


che A è causa di B (INDUZIONE)

——> La MERA RAGIONE NON è IN GRADO di PARLARE della REALTÀ: pur fornendo
elementi validi (in quanto esito delle leggi della logica), le LEGGI della RAGIONE sono DI
PER SÉ VUOTE e ASTRATTE, mancando la connessione con l’esperienza (“un
sarchiapone è un sarchiapone”: non dice né cos’è un sarchiapone né se i sarchiaponi
esistono!)

——> Anche l’ESPERIENZA ha dei limiti: GENERA una CONOSCENZA SOGGETTIVA


che NON PERMETTE di FARE PROFEZIE SUL FUTURO, poiché dice soltanto quello
che è successo nel passato, e NON è IN GRADO di RIPRODURRE alcuna LEGGE
SCIENTIFICA, poiché FORNISCE SOLTANTO delle CORRELAZIONI

——> PERSINO la PIÙ ELEMENTARE RELAZIONE CAUSA-EFFETTO si con gura


soltanto come una MERA ABITUDINE a VEDERE DUE FENOMENI CONNESSI (“non
sono neanche sicuro se domani il sole sorgerà”)

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COME SUPERARE questo PROBLEMA?

- Secondo Kant, ENTRAMBE le TESI hanno un DIFETTO, ossia la PRETESA


TOLEMAICA (geocentrica) secondo cui le STRUTTURE della NOSTRA MENTE siano
ISOMORFICHE alle STRUTTURE della REALTÀ

—> SE abbiamo IN MENTE la RELAZIONE CAUSA-EFFETTO, allora NEL MONDO i


FENOMENI devono essere necessariamente LEGATI da RELAZIONI CAUSA-EFFETTO!

—> IDENTIFICAZIONE della NOSTRA PROSPETTIVA CON l’ORDINE dell’UNIVERSO

——> COSA ci ASSICURA che la NOSTRA PROSPETTIVA, ossia il modo in cui


conosciamo il mondo, sia ANCHE la STRUTTURA OGGETTIVA della REALTÀ?

——> Secondo Kant, non bisogna CHIEDERSI com’è la realtà, ma ENTRO QUALI
LIMITI i NOSTRI STRUMENTI COGNITIVI, che non corrispondono necessariamente alla
struttura oggettiva della realtà, POSSONO PRODURRE una CONOSCENZA

- Secondo Kant, DAll’ESPERIENZA noi RICAVIAMO il MATERIALE o INTUIZIONE


SENSIBILE (conoscenza immediata e senza ragionamenti intermedi: es. sbatto sulla
porta), CUI poi AGGIUNGIAMO delle “FORME”, che danno una struttura alla materia e
corrispondono alle CATEGORIE dell’INTELLETTO

—> PER RACCONTARE in MANIERA INTER-SOGGETTIVA un FATTO (es. ho sbattuto


sulla porta) ho certamente bisogno della materia, ma AGGIUNGO anche delle “FORME”

—> AGGIUNGENDO delle “FORME” alla mia ESPERIENZA SOGGETTIVA (es. io che
sbatto sulla porta), LA RENDO INTER-SOGGETTIVA, DANDO agli ALTRI la
POSSIBILITÀ di VERIFICARE CON un ESPERIMENTO, che è una forma di
interrogazione controllata della natura, il MIO RACCONTO

——> La PRIMA FACOLTÀ COGNITIVA che entra IN GIOCO: l’INTUIZIONE SENSIBILE

——> La SECONDA FACOLTÀ COGNITIVA che entra IN GIOCO: INTELLETTO, che


ORGANIZZA il caos e la MOLTEPLICITÀ di ciò che ricevo dalla sensibilità APPONENDO
delle “FORME”, che appartengono alle CATEGORIE della RELAZIONE (SOSTANZA,
CAUSALITÀ, RECIPROCITÀ)

——> L’OPERAZIONE della CRITICA, dal punto di vista cognitivo, è SCINDERE le


COMPONENTI della CONOSCENZA (che nel mio racconto stanno insieme),
DISTINGUENDO CIÒ che è a PRIORI (categorie) DA CIÒ che è a POSTERIORI, allo
SCOPO di STABILIRE le POSSIBILITÀ e i LIMITI dei nostri STRUMENTI COGNITIVI

——> Una volta SOTTOPOSTA a CRITICA, DELLA METAFISICA non ci sono più le
strutture della realtà, ma RIMANGONO SOLTANTO le FORME a PRIORI, ovvero le
STRUTTURE della nostra MENTE che ci PERMETTONO di RENDERE INTER-
SOGGETTIVO QUALCOSA che NON LO È
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METAFISICA DEI COSTUMI (abitudini e prassi sociali), 1797

- SEGUE Alla CRITICA della RAGION PRATICA, COME i FONDAMENTI METAFISICI


della SCIENZA della NATURA SEGUONO Alla CRITICA della RAGION PURA

- La MORALE è un genere che CONTIENE 2 SPECIE

1) DOTTRINA del DIRITTO: SI OCCUPA della LEGALITÀ delle AZIONI osservabili

2) DOTTRINA della VIRTÙ (ETICA): SI OCCUPA della MORALITÀ delle AZIONI

- CRITICA da parte di CHRISTIAN GARVE

—> GARVE è un ESPONENTE della POPULARPHILOSOPHIE, caratterizzata dalla


VOCAZIONE PRATICA e APPLICATIVA tipica degli ILLUMINISTI e PER CUI OGNI
DOTTRINA FILOSOFICA deve essere RICONDOTTA Alla POPOLARITÀ E A una RESA
SENSIBILE su ciente per la comunicazione generale (es. proprietà andrebbe descritta
solo come un tenere sotto mano qualcosa: possesso sensibile)

—> La FILOSOFIA di KANT appare per Garve OSCURA e VOLUTAMENTE


INCOMPRENSIBILE, allo SCOPO di DARE un’IMPRESSIONE di PROFONDITÀ

—> RISPOSTA di KANT: NON è POSSIBILE SENSIBILIZZARE, allo SCOPO di


RIDURLA Alla POPOLARITÀ, la CRITICA alla FACOLTÀ della RAGIONE proprio IN
QUANTO essa SI OCCUPA della DISTINZIONE fra SENSIBILE e SOVRASENSIBILE

——> La CRITICA E la METAFISICA KANTIANA NON possono SENSIBILIZZATE


POICHÉ COMPIONO, a di erenza della Popularphilosophie, una SCOMPOSIZIONE
d e l l ’ E S P E R I E N Z A c h e l e I N D U C E a M E T T E R E F R A PA R E N T E S I l e
RAPPRESENTAZIONI dei SENSI

— — > U n a S E N S I B I L I Z Z A Z I O N E D I V U L G AT I VA l e O B B L I G H E R E B B E a
RIMESCOLARE QUANTO hanno DIVISO

——> Nel caso della loso a critica, PIÙ CHE sulla POPOLARITÀ si deve INSISTERE
sull’ACCURATEZZA SCOLASTICA, ossia sull’IMPIEGO di un LINGUAGGIO TECNICO
PRECISO

N.B.
- Per Kant, la FILOSOFIA, come la ragione umana, è UNA SOLA, ed è un qualcosa di
scienti co: DISCORSO UNITARIO, METODO UNITARIO, PROGRESSO CUMULATIVO

—> La loso a, SE VUOLE ESSERE una SCIENZA, DEVE ESSERE CONSAPEVOLE di


ESSERE UNA SOLA (e NON un COACERVO di OPINIONI SPARSE!), esattamente come
per il chimico esiste un'unica chimica e per il medico un'unica medicina

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INTRODUZIONE METAFISICA DEI COSTUMI

- Nella Meta sica dei costumi si considera la facoltà di DESIDERARE, che è la


CAPACITÀ di ESSERE CAUSA degli OGGETTI delle PROPRIE RAPPRESENTAZIONI:
capacità di MATERIALIZZARE TRAMITE un’AZIONE CIÒ che si ha IN MENTE

—> Questa “capacità di materializzare” FUNZIONA SOLO QUANDO SI AGISCE IN


CONFORMITÀ alle PROPRIE RAPPRESENTAZIONI (sono vivo nella misura in cui ho la
capacità di fare ciò che ho in mente: VITA considerata IN SENSO ATTIVO e non
contemplativo)

- Alla capacità di desiderare sono collegati il PIACERE (lust) e il DISPIACERE (unlust)

—> SENTIMENTO (stato soggettivo, che non dice assolutamente nulla sull’oggetto):
CAPACITÀ di PROVARE PIACERE O DISPIACERE PER QUALCOSA

Il RAPPORTO tra PIACERE e DESIDERIO NON è BIDIREZIONALE

> È SEMPRE VERO che SE DESIDERO una DETERMINATA COSA, allora MI PIACE

> MA NON è SEMPRE VERO che SE MI PIACE una DETERMINATA COSA, allora LA
DESIDERO (es. mi piace l’Orestea, ma non vorrei a atto vivere in una famiglia come
quella della tragedia!)

—> ESISTONO anche delle SITUAZIONI IN CUI MI PIACE QUALCOSA PERCHÉ LA


DESIDERO (es. mi piace regalare il cioccolato ai poveri perché desidero essere
caritatevole)

2 TIPI di PIACERE

1) PIACERE PRATICO (connesso alla πρᾶξις): necessariamente legato al DESIDERIO


MATERIALE dell’OGGETTO

2) PIACERE CONTEMPLATIVO: non ha bisogno che l’oggetto esista, ma GODE


SEMPLICEMENTE della SUA RAPPRESENTAZIONE e non determina perciò il desiderio
(es. tragedia greca)

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TASSONOMIA DESIDERIO

- I termini proposti sono delle FUNZIONI della FACOLTÀ di DESIDERARE

1) Il PIACERE DETERMINA la CAPACITÀ di DESIDERARE (desidero il cioccolato perché


mi piace)

> DESIDERIO in SENSO STRETTO

> Se ABITUALE: INCLINAZIONE

—> INTERESSE dell’INCLINAZIONE: RAGIONE intellettuale (anche solo soggettiva)


ATTRAVERSO CUI GIUSTIFICO la mia INCLINAZIONE a mangiare cioccolato

2) Il PIACERE è DETERMINATO dalla CAPACITÀ di DESIDERARE (mi piace regalare il


cioccolato ai poveri perché desidero essere caritatevole)

> PIACERE INTELLEGIBILE: sono contento di aver fatto una buona azione soltanto se
mi sono CONVINTO, CON ARGOMENTI NON EMPIRICI, che COMPORTARSI CON
BENEVOLENZA sia e ettivamente una BUONA AZIONE (es. regalo il mio cioccolato a
una persona povera)

> INCLINAZIONE LIBERA dai SENSI (propensio intellectualis): NON SOLO PROVO
PIACERE a FARE del BENE, MA LO FACCIO ABITUALMENTE, non una tantum (es. non
solo regalo il mio cioccolato all’uomo povero per strada, ma collaboro anche con la
Caritas per nutrire gli a amati)

—> Questa inclinazione libera dai sensi è CONNESSA A un INTERESSE di RAGIONE, il


quale deve essere PURO, perché SE fosse CO-DETERMINATO dalla SENSIBILITÀ
avremmo un PIACERE che NON SEGUE al DESIDERIO, MA LO PRECEDE (ricadendo
così nel primo caso)

N.B.
- FIN QUI Kant aveva de nito GENERICAMENTE la capacità di DESIDERARE come
CAPACITÀ di ESSERE CAUSA delle PROPRIE RAPPRESENTAZIONI

—> Queste “RAPPRESENTAZIONI” sono ora SPECIFICATE IN FORMA di CONCETTI


(dal latino cum-capio), ovvero RAPPRESENTAZIONI UNIFICATE DAll’INTELLETTO
TRAMITE le CATEGORIE (l’intelletto uni ca il molteplice della sensibilità in una sostanza)

——> La CAPACITÀ di DESIDERARE SECONDO CONCETTI è detta anche CAPACITÀ


di FARE O TRALASCIARE A PIACIMENTO

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CAPACITÀ di FARE O TRALASCIARE A PIACIMENTO è considerata sotto 3 ASPETTI

1) ARBITRIO: capacità di fare o tralasciare a piacimento CONNESSA alla COSCIENZA

—> DELIBERA SULLE AZIONI in situazioni particolari PRODUCENDO dei PROGETTI


d’AZIONE, ovvero REGOLE personali e SOGGETTIVE CHIAMATE MASSIME, sulla base
delle quali il soggetto vuole agire (es. voglio un ca è, interrompo la lezione e vado al bar)

2) ASPIRAZIONE: se SCONNESSA alla COSCIENZA (es. mi piacerebbe tanto prendere


un ca è, ma non ho fatto un progetto di azione per andare a prenderlo)

3) VOLONTÀ: CORRISPONDE alla RAGION PRATICA (intesa in senso tecnico come la


FACOLTÀ della CRITICA, dell’AUTO-CRITICA e della RIFLESSIONE, non in grado di
produrre contenuti materiali né di dare ordini)

—> La RAGIONE è il GIUDICE delle MASSIME ed è il motivo che DETERMINA non


tanto l’azione, quanto il GRADIMENTO del PROGETTO d’AZIONE

—> La RAGIONE PRETENDE che le GIUSTIFICAZIONI delle nostre AZIONI NON


VALGANO SOLO GENERALMENTE (tutti i casi noti, a posteriori: le persone della mia
cerchia), MA UNIVERSALMENTE (tutti i casi possibili, a priori: tutti gli esseri razionali)

——> GIUDICA le MASSIME delle azioni, SULLA BASE di un CRITERIO di natura


FORMALE: l’ESIGENZA FORMALE della ragione è l’UNIVERSALITÀ

N.B.
- La RAGIONE nei confronti delle massime SVOLGE lo STESSO RUOLO della CORTE
COSTITUZIONALE nei confronti delle leggi del Parlamento

> FASE 1: ADOZIONE di una MASSIMA, vale a dire del principio soggettivo sulla base
del quale si intende agire (≡ LEGGE del PARLAMENTO)

> FASE 2: PROVA dell’UNIVERSALIZZABILITÀ (attraverso le tre formulazioni


dell’imperativo categorico), PER STABILIRE la VALIDITÀ OGGETTIVA del nostro
PROGETTO (≡ CONTROLLO della CORTE COSTITUZIONALE)

- La RAGIONE può essere CRITICA SOLTANTO SE è AUTONOMA, ossia CAPACE cioè


di DARSI le LEGGI da sé: POSSO AUTO-CRITICARMI SOLTANTO SE sono CAPACE di
AUTO-REGOLARMI

—> La RAGIONE ESAMINA la MASSIMA dell’arbitrio (la mia regola soggettiva),


VALUTANDO SE PUÒ ESSERE o meno difesa e GIUSTIFICATA non semplicemente
davanti a persone a me simili, ma DAVANTI a TUTTI gli ESSERI RAZIONALI POSSIBILI

——> SE, UNIVERSALIZZANDO la MASSIMA, si produce una CONTRADDIZIONE di


natura FORMALE, allora si è in ERRORE e la massima è VIETATA
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ESEMPI

1) UNIVERSALIZZANDO la MASSIMA di PROMUOVERE all’ESAME di loso a politica


PERSONE che FANNO RIDERE, si produrrebbe una CONTRADDIZIONE FORMALE

—> IN una PROCEDURA PER ACCERTARE la conoscenza di A, SI PROMUOVONO


PERSONE CON una CAPACITÀ NON-A

2) UNIVERSALIZZANDO la MASSIMA di PARCHEGGIARE, anche per soli cinque


minuti, nel POSTO riservato ai DISABILI, si produrrebbe una CONTRADDIZIONE
FORMALE

—> SE LO FACESSERO TUTTI, i PARCHEGGI PER le persone DISABILI NON


ESISTEREBBERO PIÙ!

N.B.
- QUANDO è DETERMINATO dalla RAGION PURA autonoma e DECIDE perciò IN
BASE a LEGGI che SI DÀ il SOGGETTO stesso, l’ARBITRIO è de nito LIBERO

- QUANDO invece è DETERMINATO ESCLUSIVAMENTE dagli STIMOLI SENSIBILI o


dalle inclinazioni, l’ARBITRIO è de nito BRUTO

—> L’ARBITRIO UMANO non è NÉ INTERAMENTE DETERMINATO dalla SENSIBILITÀ


(bruto), NÉ PURAMENTE RAZIONALE (puro)

—> È INFLUENZATO DAgli STIMOLI SENSIBILI, ma anchE DA una VALUTAZIONE


RAZIONALE

- La LIBERTÀ dell’ARBITRIO può essere intesa in due sensi:

1) CONCETTO NEGATIVO: capacità di FARE delle SCELTE INDIPENDENTEMENTE


dagli STIMOLI SENSIBILI (LIBERTÀ DA)

—> REGALO il CIOCCOLATO a una PERSONA che MUORE di FAME PERCHÉ ho


SUPERATO la mia GOLOSITÀ (stimolo sensibile) per il cioccolato

2) CONCETTO POSITIVO: CAPACITÀ della RAGION PURA di essere per se stessa


pratica, cioè di AUTODETERMINARSI AUTONOMAMENTE, trovando le proprie leggi in
se stessa (LIBERTÀ DI)

—> REGALO il CIOCCOLATO a una PERSONA che MUORE di FAME PERCHÉ mi sono
RAZIONALMENTE CONVINTO, auto-determinandomi, che sia GIUSTO COMPIERE un
ATTO di BENEVOLENZA (valutando la massima di ingozzarmi di cioccolato, ho visto che
era ingiusta dal punto di vista razionale)

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Non potendo o rire la “materia della legge”, COME PUÒ la RAGION PURA (indipendente
dall’esperienza) ESSERE PRATICA (dettare cioè legge)?

- La CAPACITÀ PRATICA della RAGIONE non VIENE dalla materia e dai progetti
particolari, ma DAlla FORMA, ovvero DAll’ESIGENZA CRITICA della RAGIONE, che
OPERA ATTRAVERSO l’UNIVERSALITÀ

—> Il MOTIVO che DETERMINA un ARBITRIO LIBERO sarà dunque l’ATTITUDINE


della sua MASSIMA (regola soggettiva, progetto d’azione) Alla LEGGE UNIVERSALE

—> Il TEST di UNIVERSALIZZABILITÀ, che serve per capire se la regola soggettiva


dell’arbitrio può diventare oggettiva, cioè universale, CONSISTE nell’IMPERATIVO
CATEGORICO (modo in cui a un essere nito e razionale si presenta la legge morale:
ordine incondizionato)

——> La MIA AZIONE può trovare GIUSTIFICAZIONE SOLO PER ME, Oppure sono IN
GRADO di LEGITTIMARLA razionalmente DI FRONTE a TUTTI gli ESSERI RAZIONALI?

LEGGI della NATURA

- SEGUONO LEGGI CAUSALI, relazioni meccaniche e sono DETERMINISTICHE

- Hanno a che fare con l’IMPERATIVO IPOTETICO (“se mangi meno cioccolato,
dimagrisci”)

LEGGI della LIBERTÀ (dette anche “MORALI”)

- DIPENDONO esclusivamente dall’AUTO-DETERMINAZIONE della RAGIONE e hanno


perciò a che fare con l’IMPERATIVO CATEGORICO

1) LEGGI GIURIDICHE (ius quia iussum): si occupano della CONFORMITÀ ESTERIORE


delle mie AZIONI Alla LEGGE (LEGALITÀ delle AZIONI)

2) LEGGI ETICHE (ius quia iustum): si occupano, nel foro interno, dei MOTIVI che
DETERMINANO le mie AZIONI (MORALITÀ delle INTENZIONI)

—> Kant sostiene che le LEGGI GIURIDICHE dovrebbero VALERE ANCHE


ETICAMENTE

—> DA GIUSNATURALISTA, infatti, PER DIRITTO egli INTENDE non il diritto positivo,
ma la NORMA COSTITUITA DAlla RAGIONE (diritto dei loso )

—> Kant è convinto che la STRUTTURA FONDAMENTALE del DIRITTO meriti di essere
de nita TALE SOLTANTO SE GIUSTA (ius quia iustum)

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La METAFISICA si divide in DUE SPECIE

1) METAFISICA della NATURA (scopo teoretico, descrittivo, contemplativo): SI OCCUPA,


da un punto di vista critico, dei PRINCIPI a PRIORI (indipendenti dall’esperienza) che ci
servono PER CONTEMPLARE e DESCRIVERE il MONDO, e ha come OGGETTO la
NATURA stessa

—> Per questo motivo PUÒ PERMETTERSI di ACCOGLIERE, accanto ai principi a


priori, ANCHE dei PRINCIPI GENERALI di ORIGINE EMPIRICA (es. terzo principio della
dinamica di Newton)

2) METAFISICA dei COSTUMI (scopo pratico): SI OCCUPA, da un punto di vista critico,


dei PRINCIPI a PRIORI (indipendenti dall’esperienza) della FILOSOFIA PRATICA, ossia
dei PRINCIPI dell’AZIONE di ESSERI RAZIONALI, e ha come OGGETTO la LIBERTÀ
dell’ARBITRIO

—> Le LEGGI MORALI non possono avere parti empiriche perché NON DESCRIVONO
la NATURA e non elaborano dati, MA devono essere COMPATIBILI CON la NOSTRA
LIBERTÀ, INDIRIZZARE a DETERMINATE AZIONI e valere soltanto come LEGGI a
PRIORI e NECESSARIE

—> La CONTAMINAZIONE EMPIRICA le priverebbe del loro senso morale, perché LE


RENDEREBBE CONTINGENTI

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FELICITÀ

- La FELICITÀ non è costruita sulla base dell’esperienza, ma è un’IDEA della RAGIONE

—> QUANDO PARLIAMO di FELICITÀ non abbiamo in mente una serie di momenti lieti
(bere ca è, fare sport, andare in montagna…), ma STIAMO PENSANDO a TUTTA la
nostra VITA NEL SUO COMPLESSO

—> SE FOSSE un CONCETTO EMPIRICO, la FELICITÀ sarebbe solo una


COLLEZIONE di ESPERIENZE, in grado di dirmi cosa è successo nel passato, ma che
NON mi CONSENTE di INTERROGARMI SUl SENSO COMPLESSIVO della mia VITA
NELLA SUA TOTALITÀ, al di là quindi delle esperienze che ho già avuto

—> Mentre l’intelletto si limita a prendere ciò che arriva dall’esperienza e a catalogarlo, la
RAGIONE SI INTERROGA SUl SENSO COMPLESSIVO della VITA (tre idee della
ragione: Dio, anima, mondo)

——> La FELICITÀ è un’IDEA della RAGIONE, che tutti gli esseri razionali hanno, perché
ha la PRETESA di SPAZIARE SUlla NOSTRA ESISTENZA COME TOTALITÀ (TOTALITÀ
PENSABILE, MA NON ESPERIBILE, che non riusciremo cioè mai a riempire di materia
cognitiva tramite l’esperienza)

N.B.
- È vero che la felicità è un’idea della ragione, ma NON è POSSIBILE COSTRUIRE la
METAFISICA dei COSTUMI BASANDOSI SUll’idea della FELICITÀ

—> Quando si va a riempire la FELICITÀ, SI RIEMPIRÀ CON le ESPERIENZE, che però


saranno CONSIDERATE DIVERSAMENTE A SECONDA della VALUTAZIONE
SOGGETTIVA di CIASCUN ESSERE RAZIONALE

- È IMPROBABILE che gli ESSERI RAZIONALI siano IN GRADO di COSTRUIRE


un’IDEA UNIVERSALE della FELICITÀ: capiterà sempre qualcuno che nel suo ideale di
felicità include valori e comportamenti diversi dai miei!

—> È certamente POSSIBILE COSTRUIRE delle INDICAZIONI MORALI su come


comportarsi, BASATE SU IDEALI GENERALMENTE CONDIVISI della FELICITÀ, MA
queste INDICAZIONI NON possono essere LEGGI, imperativi

—> TUTT’AL PIÙ è POSSIBILE DARE dei CONSIGLI, BASATI sulla PRESUNZIONE che
la PERSONA consigliata CONDIVIDA un IDEALE GENERALE di FELICITÀ

—> Vd. GANDHI, PANNELLA, COSPITO: NON è POSSIBILE USARE l’ARGOMENTO


della FELICITÀ TRAMITE il CIBO PER COSTRINGERLI a MANGIARE, perché MI
BASEREI SU un’IDEA generale (tutti i casi noti), ma NON UNIVERSALE (tutti i casi
possibili), di FELICITÀ

——> I CONTENUTI dell’IDEA di FELICITÀ sono SEMPRE SOGGETTIVI (≠ loso a pre-


critica, che costruiva la sua disciplina morale su un ideale oggettivo di felicità)

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L’uomo POLITICO che COSTRINGE la GENTE IN BASE alla SUA IDEA di FELICITÀ

—> IMPERIUM PATERNALE (potere paternale/paternalistico)

—> FORMA di DISPOTISMO PIÙ TEMIBILE (critica a Federico II di Prussia), in quanto


NON TRATTA i SUDDITI COME esseri RAZIONALI (in Prussia sudditi costretti a
mangiare patate)

——> OGNUNO invece ha il DIRITTO di PENSARE alla PROPRIA FELICITÀ COME


PREFERISCE!

——> In sintesi, KANT CONCLUDE di NON AVERE un’IDEA OGGETTIVA dell’ESSERE


UMANO TALE DA permettergli di COSTRUIRE un’IDEA oggettiva, e quindi
UNIVERSALE, di FELICITÀ

——> È POSSIBILE soltanto COSTRUIRE un’IDEA GENERALE di FELICITÀ, che


DIPENDE dall’ESPERIENZA e DA CUI perciò NON è POSSIBILE COSTRUIRE né una
MORALE, né tantomeno un DIRITTO (come ha fatto Federico II), MA solo CONSIGLI

——> La FELICITÀ NON PUÒ FONDARE una GIUSTIFICAZIONE MORALE che sia
UNIVERSALE e NECESSARIA

——> Secondo Kant NON è POSSIBILE COSTRUIRE una DOTTRINA MORALE SU una
CONOSCENZA TEORETICA (descrittiva) dell’ESSERE UMANO (con un approccio
descrittivo possiamo tutt’al più produrre consigli)

——> OCCORRE quindi una METAFISICA dei COSTUMI DISTINTA da una


METAFISICA della NATURA

N.B.
- È POSSIBILE anche immaginarsi un’ANTROPOLOGIA MORALE (disciplina empirica
che OSSERVA il MODO IN CUI le PERSONE SI COMPORTANO), MA deve essere
SEMPRE SUBORDINATA alla METAFISICA dei COSTUMI (se no si cade nell’errore dei
moralisti scozzesi)

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RAPPORTO FILOSOFIA PRATICA E TECNICA

- TECNICA: DISCIPLINA TECNICO-SCIENTIFICA SETTORIALE che COMPORTA una


CAPACITÀ di AGIRE SUl MONDO manipolandolo E anche una CONOSCENZA
SCIENTIFICA di un SETTORE del MONDO, sulla base di un metodo (es. medicina)

—> Il MEDICO AGISCE SULLA BASE di conoscenze di tipo teoretico (LEGGI della
NATURA)

—> Anche le LEGGI che usa l’IMPERATIVO IPOTETICO sono LEGGI della NATURA

——> Nell’AMBITO della FILOSOFIA morale (o PRATICA) RIENTRA non ciò che ha a
che fare con la tecnica e gli imperativi ipotetici, ma CIÒ che ha A CHE VEDERE con le
LEGGI della LIBERTÀ (es. non come levare un parassita, ma COME COMPORTARSI IN
CASO di DILEMMI MORALI, come l’aborto spontaneo)

——> SE questa FILOSOFIA PRATICA fosse una TECNICA, un’arte, sarebbe l’ARTE
DIVINA di COSTRUIRE un MONDO SISTEMATICAMENTE REGOLATO DAlle LEGGI
della LIBERTÀ (arte che gli esseri razionali niti non sono in grado di praticare, ma che
possono solo immaginare)

KANT sta quindi PENSAndo a un MONDO che sia SISTEMATICAMENTE REGOLATO


SECONDO LEGGI MORALI

—> CHI PUÒ FARLO? NON gli UOMINI in quanto ESSERI RAZIONALI FINITI (sono al
massimo in grado di controllare le proprie azioni personali), MA un IPOTETICO DIO, che
HA il PIENO CONTROLLO del MONDO ed è un ESSERE RAZIONALE NON FINITO
(tecnica divina)

—> Tutto ciò ha una CONSEGUENZA POLITICA IMMEDIATA: l’UOMO, in quanto essere
razionale nito, PUÒ AGIRE SOLTANTO SU delle PORZIONI di MONDO, MA NON può
RI-PROGETTARLO interamente. SE PRETENDE di FARLO, per forza di cosa LEDERÀ i
DIRITTI di QUALCUNO, strumentalizzandolo

MA ALLORA NON VALE la PENA FARE NULLA (o tutto o niente)

—> KANT RISPONDE alla questione UTILIZZANDO i POSTULATI: PROPOSIZIONI che


SI CHIEDE di ACCETTARE così come sono, ANCHE SE NON si è IN GRADO di
DIMOSTRARLE, PER poter COSTRUIRE un determinato DISCORSO

—> I POSTULATI SERVONO a CREARE dei MODELLI (pattern) che possiamo applicare
PER DARE FORMA alla REALTÀ (vd. 6 postulati di Euclide e geometra che progetta una
villetta), ma anchE per DESCRIVERLA (vd. modelli matematici per le previsioni del
meteo)

——> KANT USA i POSTULATI IN una PROSPETTIVA non teoretica, ma PRATICA

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- PREMESSA: le TRE FORMULAZIONI dell’IMPERATIVO CATEGORICO ASPIRANO
all’UNIVERSALITÀ

1) AGISCI COME SE la MASSIMA TUA AZIONE dovesse divenire una LEGGE


UNIVERSALE

2) AGISCI in MODO da TRATTARE l’UMANITÀ, sia nella tua persona sia in quella di ogni
altro, SEMPRE ANCHE COME FINE e MAI SEMPLICEMENTE COME MEZZO

3) AGISCI in MODO tale che la TUA VOLONTÀ POSSA ISTITUIRE una LEGGE
UNIVERSALE

- OBIEZIONE: gli UOMINI sono ESSERI RAZIONALI FINITI e perciò la loro


POSSIBILITÀ di INFLUIRE sul MONDO è molto LIMITATA; vale quindi la pena fare tutto
ciò?

—> Kant risponde all’obiezione attraverso 2 POSTULATI

1) IMMORTALITÀ dell’ANIMA

—> Nel MOMENTO IN CUI io, da essere razionale nito (poliziotto, magistrato, cittadino),
SCELGO di COMBATTERE la MAFIA, anche se rischio la vita, MI COMPORTO COME
SE QUELLO che FACCIO NON abbia un SENSO SOLTANTO QUI E ORA, MA abbia un
EFFETTO DURATURO SUL MONDO, migliorandolo PER l’ETERNITÀ

2) DIO (signore morale del mondo)

—> Dio serve per COMPLETAre CIÒ che NOI, esseri razionali niti, NON siamo IN
GRADO di FARE: nel momento in cui agiamo moralmente, il signore morale del mondo
GARANTISCE che la NOSTRA AZIONE MORALE non rimanga qui e ora, ma ABBIA un
SENSO GLOBALE, PER SEMPRE, contribuendo a creare un mondo migliore

——> I DUE POSTULATI CREANO delle STRUTTURE ALL’INTERNO della NOSTRA


TESTA (idea che le nostre azioni abbiano un e etto duraturo e che vi sia qualcuno a
garantire ciò) che PERMETTONO di REALIZZARE PROGETTI che ALTRIMENTI NON
RIUSCIREMMO mai A COMPIERE

——> Nel MOMENTO IN CUI LIBERO GRASSI HA AGITO COME SE, per un essere
razionale nito, FOSSE POSSIBILE RIBELLARSI alla ma a, HA RESO POSSIBILE
RIBELLARSI alla ma a: la sua azione ha avuto l’EFFETTO DURATURO di STIMOLARE
molti ALTRI a RIBELLARSI

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LEGISLAZIONE

- CONSIDERATA da Kant nel SENSO PIÙ AMPIO possibile

1) RISPETTO all’OGGETTO (Quali leggi dobbiamo seguire?)

> NORME che PRESCRIVONO AZIONI INTERNE (ciò che avviene nella nostra
coscienza)

> NORME che PRESCRIVONO AZIONI ESTERNE (osservabili)

2) RISPETTO al SOGGETTO (Chi prescrive queste norme?)

> NORME PRESCRITTE a PRIORI DAlla RAGIONE (si ricavano facendo i test impliciti
dell’imperativo categorico)

> NORME PRESCRITTE DAll’ARBITRIO di un ALTRO (hanno a oggetto solo azioni


esterne: diritto positivo, es. codice della strada)

COMPONENTI della LEGISLAZIONE

1 ) L a L E G G E c h e T R A S F O R M A l ’ A Z I O N E d a c o m p i e re I N D O V E R E ,
RAPPRESENTANDOLA come OGGETTIVAMENTE NECESSARIA (DIRITTO POSITIVO:
studiando giurisprudenza in carcere, il Bassotto apprende che rapinare il deposito di
Paperone per il codice penale di Paperopoli è un reato)

—> Che COSA MI DICE DI FARE la LEGGE

2) Il MOVENTE che COLLEGA SOGGETTIVAMENTE la determinazione dell’ARBITRIO A


quell’AZIONE (si deriva analiticamente dal diritto)

—> Che COSA MI INDUCE A SEGUIRE la LEGGE (per il Bassotto, la paura della
SANZIONE: movente esterno)

N.B.
- PERCHÉ la MASSIMA del FURTO NON è UNIVERSALIZZABILE SENZA
CONTRADDIZIONE?

—> Il BASSOTTO, nel MOMENTO IN CUI RUBA, NEGA e AFFERMA allo STESSO
TEMPO la PROPRIETÀ PRIVATA

—> Il ladro PENSA che la PROPRIETÀ PRIVATA DEBBA ESISTERE, e che PERÒ
POSSA ESSERE VIOLATA quando gli fa comodo (“la proprietà privata è inviolabile,
tranne quando io mi incamero quella altrui”)

——> CONTRADDIZIONE e INCOERENZA

14
Questa distinzione serve a Kant per distinguere tra:

1) LEGISLAZIONE ETICA —> IMPERATIVO CATEGORICO (COSTRINGE


IMMEDIATAMENTE, perché la FORMA della LEGGE è anche la FORMA della LIBERTÀ
nella determinazione dell’arbitrio)

- L’AZIONE è un DOVERE (componente oggettiva della legislazione) e il DOVERE è un


MOVENTE (componente soggettiva)

- SI SEGUE la LEGGE esclusivamente perché si ritiene giusto seguirla,


RICONOSCENDOLA COME legge MORALE (es. BENEVOLENZA: non si può ottenere
tramite la minaccia di sanzioni o la promessa di premi, azione etica ma non giuridica)

- Si occupa di DOVERI INTERNI (non osservabili dall’esterno), MA ANCHE alcuni doveri


ESTERNI sono puramente etici (es. posso esprimere la mia benevolenza anche con
un’azione fenomenica, regalando ad esempio il mio cioccolato a chi muore di fame)

2) LEGISLAZIONE GIURIDICA —> IMPERATIVO IPOTETICO (COSTRINGE


MEDIATAMENTE TRAMITE uno SCOPO CONSEGUIBILE CON l’AZIONE IMPOSTA)

- L’AZIONE è un DOVERE (componente oggettiva della legislazione), MA l’idea del


DOVERE PUÒ NON ESSERE un MOVENTE (vd. Bassotto che si astiene dal rapinare il
deposito di Paperone per paura di nire in prigione: movente esterno)

- Il diritto SI ACCONTENTA della CONFORMITÀ ESTERIORE alla LEGGE, raggiungibile


ATTRAVERSO la MINACCIA della SANZIONE (arbitrio determinato “patologicamente”)

- I DOVERI FONDATI SUlla LEGISLAZIONE GIURIDICA sono ESCLUSIVAMENTE


doveri ESTERNI (osservabili dall’esterno e che si possono imporre minacciando sanzioni
o promettendo premi): il DIRITTO GUARDA SOLO alle AZIONI FENOMENICHE e NON
PUÒ perciò FARE PROCESSI alle INTENZIONI o scrutare nei cuori delle persone

——> SE RAGIONIAMO da GIUSNATURALISTI (ius quia iustum), TUTTI i DOVERI


rientrano DIRETTAMENTE o INDIRETTAMENTE nell’ETICA: SE il DIRITTO è GIUSTO,
TUTTI i DOVERI (sia quelli interni che quelli esterni) devono essere GIUSTIFICATI anche
ETICAMENTE, utilizzando i tre test che sono impliciti nell’imperativo categorico

——> NON ho BISOGNO della SANZIONE PER CAPIRE SE una determinata AZIONE è
GIUSTA oppure no, MA DEVO RAGIONARCI DA ME (potenziale rivoluzionario enorme!)

——> Le AZIONI COMANDATE dal DIRITTO sono un SOTTOINSIEME delle AZIONI


COMANDATE dall’ETICA

——> Il dovere di MANTENERE una PROMESSA è un DOVERE ETICO (no sanzione)


SU CUI può essere COSTRUITO un DOVERE di DIRITTO (sanzione): la SANZIONE ha lo
SCOPO di GARANTIRE A TUTTI una PARI SFERA di LIBERTÀ: se non uccidere fosse
soltanto un dovere etico, la garanzia minima di libertà per tutti non esisterebbe!

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CONCETTI PRELIMINARI METAFISICA COSTUMI

1) LIBERTÀ
- PREMESSA: trascendente ≠ TRASCENDENTALE: CIÒ che, pur NON DIPENDENDO
dall’ESPERIENZA, LE DÀ la FORMA RENDENDOLA INTELLEGIBILE

—> L’IMPOSTAZIONE TRASCENDENTALE SI OCCUPA della POSSIBILITÀ della


CONOSCENZA INTERSOGGETTIVA IN RELAZIONE agli ELEMENTI che NON
DIPENDONO dall’ESPERIENZA, che è particolare, soggettiva e contingente

- La LIBERTÀ è un concetto TEORETICAMENTE TRASCENDENTE (“che va oltre”)

—> VA OLTRE le nostre POSSIBILITÀ di DESCRIZIONE

—> NON SE NE PUÒ DARE un ESEMPIO ADEGUATO IN NESSUNA ESPERIENZA


POSSIBILE (≠ bicicletta e Torre di Pisa)

—> NON è POSSIBILE IMMAGINARE nessuna ESPERIENZA che METTA IN GRADO di


CONTROLLARE SE un DETERMINATO EVENTO nel mondo è LIBERO

—> Un EVENTO è LIBERO quando è PRIVO di una CAUSA (interna o esterna) O quando
SI CAUSA DA SÉ (“CAUSA NON CAUSATA”)

—> Vd. episodio ROVETO ARDENTE nella BIBBIA: NON è POSSIBILE CONTROLLARE
SE MOSÈ HA e ettivamente INCONTRATO DIO in quanto si tratta di un’ESPERIENZA
NON RIPETIBILE: SE fosse RIPETIBILE NON sarebbe LIBERA, essendo ridotta a una
relazione causa-e etto

——> I LIMITI della NOSTRA CONOSCENZA ci PERMETTONO di CONTROLLARE,


rendendole intersoggettive, SOLTANTO le ESPERIENZE RIPETIBILI, che sono cioè
INSERIBILI IN NESSI di SPIEGAZIONE CAUSA-EFFETTO

——> La LIBERTÀ, dal punto di vista teoretico, è TRASCENDENTE perché ha A CHE


FARE CON EVENTI e situazioni INSPIEGABILI, NON RIDUCIBILI A una CAUSA
MECCANICA (altrimenti non sarebbero liberi!)

——> La FUNZIONE della LIBERTÀ è solo REGOLATIVA e non costituiva

N.B.
- S E G U E N D O l ’ I M P O S TA Z I O N E C O P E R N I C A N A , S E u n O G G E T T O è
TEORETICAMENTE TRASCENDENTE (in quanto, dati gli strumenti della nostra
conoscenza, non è possibile renderlo oggetto di una conoscenza intersoggettiva), ciò
NON IMPLICA che questo oggetto NON ESISTA

—> Sulla base dell’esperienza di Mosè, NON POSSIAMO DIRE che DIO esista, ma
neanche che NON ESISTA
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ff
ASPETTO PRATICO LIBERTÀ (Cosa devo fare? Come posso giusti care la mia azione?)

- Dal PUNTO di VISTA PRATICO, MI RENDO CONTO della LIBERTÀ nel MOMENTO IN
CUI MI CHIEDO COSA DEVO FARE

—> MI POSSO CHIEDERE sensatamente COSA DEVO FARE SOLTANTO SE sono IN


GRADO di PRESUPPORMI come LIBERO, cioè IN GRADO di AUTODETERMINARMI

—> La LIBERTÀ intesa IN QUESTO SENSO non è OGGETTO di una conoscenza


provabile empiricamente, ma di un POSTULATO: PRESUPPONGO la LIBERTÀ SENZA
essere in grado di CONOSCERLA

— > S O LTA N T O A C C E T TA N D O i l P O S T U L AT O d e l l a L I B E R T À C O M E
AUTODETERMINAZIONE, è POSSIBILE COSTRUIRE un DISCORSO MORALE e un
discorso GIURIDICO

—> La LEGGE MORALE è la RATIO COGNOSCENDI della LIBERTÀ: la circostanza


stessa di PORSI il PROBLEMA MORALE dell’UNIVERSALIZZABILITÀ della MASSIMA
ha SENSO SOLO SE SI POSTULA l’ESSERE RAZIONALE come DOTATO di LIBERTÀ

——> La RAGIONE, nel MOMENTO IN CUI SI PONE l’ESIGENZA di UNIVERSALITÀ,


DEVE anche PRESUPPORSI come LIBERA, POICHÉ questa ESIGENZA di
UNIVERSALITÀ non può essere POSTA se non CON un ATTO LIBERO, DI
AUTOLEGISLAZIONE E di AUTODETERMINAZIONE

——> QUANDO MI CHIEDO COSA devo FARE E CERCO di darmi una RISPOSTA
RAZIONALE, dal PUNTO di VISTA PRATICO, e non teoretico, DEVO PRESUPPORRE di
NON ESSERE INTERAMENTE DETERMINATO da STIMOLI SENSIBILI: SE LO FOSSI,
questa DOMANDA NON ESISTEREBBE!

——> SE MI PONGO PROBLEMI MORALI, chiedendomi cosa devo fare e CERCANDO


quindi GIUSTIFICAZIONI e non spiegazioni, NON POSSO FARE A MENO di
PRESUPPORMI come LIBERO

——> È POSSIBILE CHIEDERE GIUSTIFICAZIONE del COMPORTAMENTO MIO o


ALTRUI SOLO SE PRESUPPONGO che IO o gli ALTRI siamo LIBERI

- Secondo Kant, SUL PIANO dell’AZIONE la RAGIONE MOSTRA che la LIBERTÀ HA


una SUA REALITÄT

—> Vd. CATEGORIE della QUALITÀ (dicono in che modo si può parlare di una cosa)

1) REALTÀ (realität: la casa è gialla)

2) NEGAZIONE (la casa non è gialla)

3) LIMITAZIONE (la casa è non gialla: ha un colore diverso dal giallo)

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—> AFFERMARE che la LIBERTÀ HA una sua REALTÀ SIGNIFICA che, NELLA
PROSPETTIVA PRATICA, è POSSIBILE AFFERMARE QUALCOSA di POSITIVO sulla
LIBERTÀ, ossia la CAPACITÀ di AUTODETERMINARSI

N.B.
- Ma allora PERCHÉ NON POSTULARE la LIBERTÀ anche TEORETICAMENTE?

—> Seguendo questo approccio, ALCUNI FENOMENI NON potrebbero essere


SPIEGATI IN QUANTO ATTI che noi POSTULIAMO LIBERI (vd. rivoluzione francese)

- L’AUTO-NOMIA della RAGIONE PRODUCE leggi che si presentano come IMPERATIVI

—> La LEGGE MORALE ci SI PRESENTA COME un ORDINE poiché, IN QUANTO


uomini, siamo ESSERI RAZIONALI FINITI, le CUI AZIONI possono essere
DETERMINATE anche da BISOGNI e PAURE

—> IN VIRTÙ degli IMPERATIVI le AZIONI possono essere

1) MORALMENTE POSSIBILI o permesse

2) MORALMENTE IMPOSSIBILI o non permesse

3) MORALMENTE NECESSARIE o obbligatorie

SENTIMENTO MORALE

- È DAL RISPETTO dell’IMPERATIVO CATEGORICO che SCATURISCE, COME mero


EFFETTO della DETERMINAZIONE dell’ARBITRIO e non come motivo delle leggi
pratiche, il SENTIMENTO MORALE con la sua variabilità soggettiva

—> PRIMA MI CONVINCO a PRIORI che sia GIUSTO MANTENERE le PROMESSE, e


POI, se le mantengo, SONO ANCHE CONTENTO (IMPERATIVO CATEGORICO)

—> MA NON FACCIO un’AZIONE GIUSTA perché COSÌ poi SONO CONTENTO
(risponderei a un IMPERATIVO IPOTETICO)

—> I MORALISTI SCOZZESI, invece, DAl SENTIMENTO MORALE COSTRUIVANO la


LEGGE MORALE (faccio un’azione giusta perché così poi sono contento)

—> Il PROBLEMA del SENTIMENTO MORALE è che è SOGGETTIVO e SI BASA SUL


PASSATO: a seconda dei soggetti e degli ambienti NON siamo IN GRADO di TROVARE
ARGOMENTI che VALGANO PER TUTTI UNIVERSALMENTE

—> Questa TEORIA CEDE NON APPENA il nostro INTERLOCUTORE HA VALORI


DIVERSI dai nostri (es. Messina Denaro)

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2) OBBLIGAZIONE
- Concetto COMUNE al DIRITTO E all’ETICA

—> Concetto genericamente morale: CI COSTRINGIAMO sia GIURIDICAMENTE


(TRAMITE la SANZIONE) sia ETICAMENTE (TRAMITE la nostra stessa RAGIONE)

—> De nita come “la NECESSITÀ (MORALE, deontologica, non dovuta alle leggi di
natura) di un’AZIONE LIBERA SOTTO un IMPERATIVO CATEGORICO della RAGIONE”

—> Nel caso di ESSERI RAZIONALI FINITI, soggetti a possibili condizionamenti


patologici, la LEGGE MORALE si presenta SOTTO FORMA di IMPERATIVO
CATEGORICO e PRODUCE un’OBBLIGAZIONE

- È POSSIBILE anche PENSARE a tipi di SOGGETTI che NON hanno BISOGNO di


ESSERE OBBLIGATI, IN QUANTO la LORO VOLONTÀ NON è CONDIZIONATA DA una
serie di ELEMENTI PATOLOGICI (come gli esseri razionali niti)

—> Questi ESSERI IPOTETICI essere HANNO una VOLONTÀ SANTA, che cioè non è
MAI ESPOSTA alla TENTAZIONE di NON SEGUIRE le LEGGI MORALI, e perciò non
hanno bisogno di essere obbligati

—> KANT ASSOCIA questa VOLONTÀ SANTA all’ipotetico DIO (MA questo non vuol
dire che Dio possa fare quello che vuole: egli infatti è SEMPRE SOGGETTO alla LEGGE
MORALE esattamente COME NOI, con la di erenza che noi siamo obbligati)

Vd. dialogo tra Eutifrone e Socrate

- Il GIUSTO è GIUSTO PERCHÉ PIACE a DIO —> VOLONTARISMO teologico

- Il GIUSTO PIACE a DIO PERCHÉ è GIUSTO —> RAZIONALISMO teologico: la


VOLONTÀ dell’AUTORITÀ è qualcosa di ACCIDENTALE e NON INDISPENSABILE

—> KANT è un RAZIONALISTA MORALE, mentre gli EMPIRISTI SCOZZESI sono


VOLONTARISTI MORALI (IN BASE a COME SI SENTONO i SOGGETTI IN RELAZIONE
a un’AZIONE, SI STABILISCE COSA è GIUSTO E cosa è INGIUSTO)

——> Come può la LIBERTÀ essere COMPATIBILE CON la LEGGE?

——> Una PERSONA non può essere SOTTOMESSA ad altra LEGGE, se non a quella
che SI DÀ DA SÉ da sola (legge morale) O INSIEME CON ALTRI (legge positiva)

——> Un ORDINAMENTO GIURIDICO è GIUSTO SOLTANTO SE COLORO che vi sono


SOGGETTI sono ANCHE PARTECIPI alla sua LEGISLAZIONE POSITIVA (conseguenza
politica immediata: la monarchia assoluta per diritto divino è illegittima!)

——> Una COMUNITÀ POLITICA è LEGITTIMA nella MISURA IN CUI A LEGIFERARE


sono i SUDDITI, e NON l’AUTORITÀ IN MANIERA VOLONTARISTICA

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3) FACOLTÀ E DOVERE (vd. codi cazione diritto Federico II di Prussia)

- KANT usa il latino perché LAVORA NEL SOLCO della TRADIZIONE


dell’INTERPRETAZIONE del DIRITTO ROMANO

- Un’AZIONE (sia giuridica sia etica) può essere

> PERMESSA (licitum) se NON è CONTRO l’OBBLIGAZIONE

> NON PERMESSA (illicitum) se è CONTRO l’OBBLIGAZIONE

1) La FACOLTÀ è la LIBERTÀ di FARE TUTTO CIÒ che non è ristretto dall’imperativo,


tutto ciò che NON è VIETATO DAlla LEGGE

2) Il DOVERE è la MATERIA dell’OBBLIGAZIONE, cioè le AZIONI CUI la LEGGE ci


OBBLIGA

—> Una STESSA AZIONE può essere OGGETTO di OBBLIGAZIONI DIVERSE:


MANTENERE le PROMESSE può essere OGGETTO di un’OBBLIGAZIONE ETICA (es.
mi metto d’accordo informalmente con un amico), MA ANCHE di un obbligazione
GIURIDICA (es. concludo un contratto davanti a un notaio)

4) ATTO E COSA
- L’ATTO è un’AZIONE in quanto SOTTOSTÀ alle LEGGI dell’OBBLIGAZIONE

—> Un’AZIONE è un ATTO QUANDO un AGENTE MORALE L’HA SCELTA COL suo
LIBERO ARBITRIO, e gli ESITI di questa SCELTA gli sono perciò IMPUTABILI (es.
aspetto che passa il mio nemico e gli lancio un vaso addosso)

- La COSA (res corporalis) è TUTTO CIÒ che, pur essendo oggetto del libero arbitrio,
NON è PASSIBILE di IMPUTAZIONE, IN QUANTO INCAPACE di DARSI LEGGI DA SÉ
(es. se lancio la sedia contro qualcuno, sarò io a essere imputato!)

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5) COLPA E DELITTO
- Come l’obbligazione, è un CONCETTO COMUNE al DIRITTO E all’ETICA

- Atto CONFORME al DOVERE: RETTO

- Atto CONTRARIO al DOVERE: NON RETTO

—> Un ATTO CONTRARIO al DOVERE si chiama TRASGRESSIONE (reatus)

1) COLPA (culpa): TRASGRESSIONE NON INTENZIONALE e tuttavia IMPUTABILE (es.


sonnambulo che fa cadere un vaso su un passante -> NEGLIGENZA: pur sapendo di
essere sonnambulo, non ha chiuso a chiave la nestra del balcone)

2) DELITTO (dolus): TRASGRESSIONE INTENZIONALE, cioè CONNESSA alla


COSCIENZA che si tratta di una trasgressione

- SE il DOVERE è una LEGGE ESTERNA, l’ATTO conforme o contrario è de nibile come


GIUSTO o INGIUSTO

—> LEGGE ESTERNA, che PRECETTA/VIETA di fare DETERMINATE COSE e FA DI


CERTE AZIONI un DOVERE, può essere

1) NATURALE: se l’OBBLIGAZIONE è RICONOSCIUTA a PRIORI come vincolante DAlla


RAGIONE (legge conforme a ragione)

2) POSITIVA: è vincolante solo se ESISTE una LEGISLAZIONE ESTERIORE che LA


IMPONE (es. codice della strada)

—> Il DIRITTO POSITIVO, per essere LEGITTIMO, ha BISOGNO di INTERSECARSI


COL DIRITTO NATURALE, che legittimi il legislatore, l’autorità

—> L’UNICO LEGISLATORE POSITIVO LEGITTIMO, cui si deve moralmente obbedire, è


QUELLO il CUI POTERE viene CONFERITO DAlla VOLONTÀ COLLETTIVA dei cittadini
(sono i principi della rivoluzione francese!)

——> L’UNITÀ di MISURA di ciò che è veramente diritto è lo IUS QUIA IUSTUM

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6) CONFLITTO FRA DOVERI
- Condizione COMUNE ai PERSONAGGI delle TRAGEDIE

- Vd. ORESTE: il CODICE MORALE dell’onore aristocratico è CONTRADDITTORIO

—> Il CODICE di ONORE del tempo PREVEDEVA che si dovesse VENDICARE


l’OMICIDIO di un CONGIUNTO

—> MA l’OMICIDA di Agamennone era la MADRE di Oreste, E il CODICE di ONORE


CONDANNAVA anche il MATRICIDIO!

- Secondo Kant, il CONFLITTO fra DOVERI, dal PUNTO di VISTA OGGETTIVO, è


propriamente IMPOSSIBILE (≠ codici morali pre-politici)

—> UNIVERSALIZZANDO le MASSIME, si otterrà che SOLO UNA LINEA di


CONDOTTA PRODUCE una CONTRADDIZIONE, mentre l’altra no (alla stessa
conclusione arriva, attraverso la so erenza, anche la tragedia di Eschilo!)

—> UCCIDERE la MADRE PER VENDETTA è soltanto INGIUSTO

N.B.
- Dal PUNTO di VISTA SOGGETTIVO, può ESISTEre un CONFLITTO per quello che
riguarda non i doveri, ma le AZIONI SOGGETTIVE (moventi) che VINCOLANO all’UNA O
all’ALTRA MASSIMA (vincolo della pietà liale nei confronti della madre VS dovere, verso
il padre e verso la società, di assicurarla alla giustizia)

—> IN CASO di CONFLITTO, PREVALE la RAGIONE di OBBLIGAZIONE PIÙ FORTE


(dovere di assicurare la madre alla giustizia)

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7) LIBERTÀ ARBITRIO
- Premessa: la LIBERTÀ è un CONCETTO TEORETICAMENTE TRASCENDENTE, non
conoscibile empiricamente e DI CUI NON SI PUÒ DARE un ESEMPIO adeguato IN
NESSUNA ESPERIENZA possibile

- NON è neanche POSSIBILE DIMOSTRARE a PRIORI la LIBERTÀ in quanto NON


RIUSCIAMO a RIEMPIRLA di CONTENUTO e a farla oggetto di esperienza

1) La VOLONTÀ è la FACOLTÀ delle LEGGI (delibera sulle leggi delle azioni: FUNZIONE
RICOGNITIVA)

—> Non può essere detta NÉ LIBERA NÉ NON LIBERA: non ha a che fare con la prassi
e NON DECIDE COSA FARE

—> È ASSOLUTAMENTE NECESSARIA (es. non posso fare una promessa con
l’intenzione di non mantenerla: necessità di tipo logico) MA allo stesso tempo NON
IDONEA alla NECESSITAZIONE: NON può essere USATA PER COSTRINGERE gli altri

—> SE gli INDIVIDUI NON SI CONVINCONO DA SÉ, NON possono essere


NECESSITATI a FARLO (se io non ne sono convinto, non esiste nessuna costrizione che
può convincermi ad accettare la validità del principio di non contraddizione)

—> Il CONTROLLO di razionalità fatto dalla volontà è un controllo di NATURA LOGICA

2) L’ARBITRIO è la FACOLTÀ delle MASSIME (delibera sulle azioni: FUNZIONE


DELIBERATIVA)

—> SE per LIBERTÀ si intende la facoltà di DELIBERARE letteralmente COSA FARE


(LIBERTÀ di AZIONE: libertà di fare o non fare qualcosa), l’UNICA FUNZIONE della
facoltà di desiderare che può essere detta LIBERA è l’ARBITRIO

—> La presenza della LEGGE MORALE permette di PROVAre la LIBERTÀ


dell’ARBITRIO

—> SOLTANTO quando ho a che fare CON la LEGGE MORALE, POSSO DIRE
QUALCOSA di “POSITIVO” della LIBERTÀ, facendo a ermazioni che non siano
puramente “negative”

—> TUTTE le VOLTE che MI CHIEDO COSA è GIUSTO FARE E CERCO una
GIUSTIFICAZIONE che valga per tutti gli esseri razionali possibili, DEVO POSTULARE la
LIBERTÀ COME CAPACITÀ di AUTODETERMINAZIONE

—> QUANDO USO il FILTRO della LEGGE MORALE, CERCANDO quindi


GIUSTIFICAZIONI e non mere spiegazioni, PRESUPPONGO che IO E il MIO
INTERLOCUTORE siamo LIBERI (si presuppone la libertà come condizione di possibilità)

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N.B.
- L’ASPETTO “NEGATIVO” della LIBERTÀ è la CAPACITÀ dell’ARBITRIO di
DETERMINARSI SENZA l’INTERFERENZA di STIMOLI SENSIBILI

- L’ASPETTO “POSITIVO” della LIBERTÀ è la CAPACITÀ dell’ARBITRIO di


ADEGUARSI alla LEGGE della RAGIONE, autodeterminandosi

N.B.
- L’ARBITRIO NON si identi ca con la LIBERTAS INDIFFERENTIAE, ossia la LIBERTÀ
di fare indi erentemente A e non-A, di AGIRE PRO O CONTRO la LEGGE

—> Se si identi ca l’arbitrio con la libertas indi erentiae, il mio AMICO, CONVINTO che
sia GIUSTO MANTENERE le PROMESSE (es. presentarsi a un appuntamento), PER
DIMOSTRARE di ESSERE LIBERO DEVE qualche volta ANCHE NON MANTENERLE

—> Ma, NON MANTENENDOLE, adducendo come scusa per non essere venuto il
sonno, la pigrizia o la non voglia, SI COMPORTERÀ in MANIERA NON AUTONOMA in
quanto DETERMINATO da STIMOLI SENSIBILI, E NON dalla LEGGE MORALE

—> Inoltre, QUANDO l’AMICO DICE di NON ESSERE VENUTO all’appuntamento


poiché DETERMINATO da IMPULSI SENSIBILI (es. sonno), USA una SPIEGAZIONE
COME GIUSTIFICAZIONE, facendo entrare in gioco un argomento teoretico e descrittivo

— — > E S I T O PA R A D O S S A L E : d o v re i d i re c h e l ’ A M I C O è C A PA C E d i
AUTODETERMINARSI PERCHÉ qualche volta NON SI AUTODETERMINA (“è un
centometrista perché qualche volta non arriva nemmeno al traguardo!”)

8) LEGISLATORE
- Colui che SCRIVE le LEGGI O è AUTORE dell’OBBLIGAZIONE DERIVANTE dalle
LEGGI

- Quando il LEGISLATORE è AUTORE della legge: LEGGE POSITIVA, ARBITRARIA e


VOLONTARISTICA (es. codice della strada)

- La LEGGE NATURALE ha invece una fondazione RAZIONALISTICA

- È possibile pensare alla LEGGE della RAGIONE come legge DI DIO?

—> Secondo Kant è POSSIBILE PENSARE alle LEGGI della RAGIONE come
ESPRESSIONE della volontà di Dio, MA NON come OPERA della VOLONTÀ di DIO: non
SAREBBERO naturali, ma POSITIVE, ARBITRARIE e VOLONTARISTICHE!

—> Le LEGGI della RAGIONE sono TALI non perché le vuole Dio, ma PERCHÉ sono
SECONDO RAGIONE

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9) IMPUTAZIONE
- Sono IMPUTATO quando sono CONSIDERATO l’AUTORE di un ATTO

- 2 TIPI di imputazione

> Imputazione GIUDICATORIA o ESTIMATIVA: compiuta SENZA CONSEGUENZE


GIURIDICHE (es. amico che non mantiene una promessa)

> Imputazione GIUDIZIARIA o VALIDA: dotata di VALORE LEGALE (es. amico che non
mantiene una promessa sancita in un contratto)

- Il mio GRADO di RISPETTO della LEGGE (GIURIDICA) può condurre a un ATTO

> MERITORIO: faccio PIÙ DI QUANTO la LEGGE IMPONE

> DOVUTO: faccio QUANTO la LEGGE IMPONE

> COLPEVOLE: faccio MENO DI QUANTO la LEGGE IMPONE

10) IMPUTABILITÀ
- QUALI CONSEGUENZE dell'ATTO possono essere oggettivamente IMPUTATE al
soggetto agente, QUANDO il suo COMPORTAMENTO è MERITORIO, DOVUTO o
COLPEVOLE?

> MODUS PONENS (attribuire meriti e colpe a chi ha scelto di fare azioni che non era
tenuto a compiere)

- ANTECEDENTE: se P -> Q (“SE SONO a PISA, SONO in TOSCANA”)

- CONSEGUENTE: si dà il caso che P (“SONO a PISA”)

- CONCLUSIONE: allora Q (“SONO in TOSCANA”)

—> PERCHÉ IO sia IN TOSCANA BASTA che MI TROVI a PISA

——> P CONDIZIONE SUFFICIENTE di T: PERCHÉ ci sia T BASTA che io abbia fatto P


(se io faccio venire a essere P con un’azione meritoria o colpevole, si veri cherà anche T)

——> Kant trasforma il modus ponens in MODUS IMPUTATIONIS PONENS per


a ermare che le CONSEGUENZE BUONE delle AZIONI MERITORIE E quelle CATTIVE
delle AZIONI COLPEVOLI possono essere IMPUTATE al SOGGETTO AGENTE

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> MODUS TOLLENS (discolpare chi ha omesso di fare un'azione che non era tenuto a
compiere, o perché proibita o perché non imposta dal diritto)

- ANTECEDENTE: se P -> Q (“SE SONO a PISA, SONO in TOSCANA”)

- CONSEGUENTE: si da il caso che NON P (“NON SONO a PISA”)

- CONCLUSIONE ERRATA: allora NON Q (“NON SONO in TOSCANA”)

—> FALLACIA FORMALE: NEGAZIONE dell’ANTECEDENTE

—> PERCHÉ IO NON sia IN TOSCANA NON BASTA che NON MI TROVI a PISA

——> P CONDIZIONE NON NECESSARIA di T: PERCHÉ MANCHI T NON BASTA che


io abbia ESCLUSO P (se io faccio mancare P perché mi astengo da un’azione meritoria o
compio un’azione dovuta, non segue necessariamente non T)

——> Kant trasforma il modus tollens in MODUS IMPUTATIONIS TOLLENS per


a ermare che le CONSEGUENZE delle AZIONI DOVUTE (es. segreteria studenti che
comunica allo studente di non essere in regola con gli esami e lo studente si suicida) E
delle OMISSIONI delle AZIONI MERITORIE (es. volontari che si ri utano di andare a
pulire la spiaggia e vanno in montagna) NON possono essere IMPUTATE al SOGGETTO
AGENTE

——> Non basta togliere P perché il nostro studente sopravviva: NON ESSENDO
l’AZIONE della SEGRETERIA studenti una CONDIZIONE NECESSARIA PER la
SOPRAVVIVENZA dello STUDENTE, NON LE SI PUÒ IMPUTARE la COLPA
dell’eventuale SUICIDIO!

——> La SEGRETERIA STUDENTI ha ELIMINATO solo il sottoinsieme P, SOLO UNA


delle POSSIBILI CONDIZIONI di SOPRAVVIVENZA dello STUDENTE (ingannare con
successo i genitori), ma NON TUTTE (superare gli esami, dire ai genitori che si vuole
cambiare facoltà, non iscriversi all'università, ingannare con successo i genitori...)

——> I VOLONTARI che DECIDONO di ANDARE in MONTAGNA ELIMINANO SOLO il


SOTTOINSIEME P e NON TUTTE le CONDIZIONI di PULIZIA del MARE (non usare
imballaggi di plastica, gestire correttamente il ciclo dei ri uti, non usare più combustibili
fossili trasportati per nave, usare petroliere meglio costruite, pulire le spiagge...)

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N.B.
- UNICO CRITERIO possibile: COPERTURA O NO della LEGGE

—> Mi sono IMPUTABILI le CONSEGUENZE degli ATTI che compio OLTRE la LEGGE,
perché interamente riconducibili a scelte non obbligate, sia che superino sia che violino
quanto sarebbe dovuto (AZIONI MERITORIE e COLPEVOLI)

—> NON mi sono IMPUTABILI le CONSEGUENZE degli ATTI che rimangono NEI LIMITI
della LEGGE, sia quando faccio il dovuto, sia quando mi limito ad astenermi da quanto
non è dovuto (AZIONI DOVUTE e OMISSIONE AZIONI MERITORIE)

27
INTRODUZIONE DOTTRINA DIRITTO

- Per diritto si intende esclusivamente il DIRITTO SECONDO RAGIONE (IUS QUIA


IUSTUM)

- COMPENDIO delle LEGGI PER CUI è POSSIBILE una LEGISLAZIONE ESTERNA, che
ha a che fare con AZIONI che possono essere VISTE DA un OSSERVATORE esterno

- Il diritto si divide in

1) DOTTRINA del DIRITTO POSITIVO (GIURISPRUDENZA)

- LEGISLAZIONE e ettivamente VIGENTE

- GIURISPRUDENZA: il GIURISTA è allo stesso tempo GIURISPERITO, cioè CONOSCE


le LEGGI ANCHE nella loro APPLICAZIONE ai CASI EMPIRICI e PARTICOLARI (sa
muoversi nel mondo!)

2) SCIENZA del DIRITTO

- Non ha a OGGETTO NÉ il DIRITTO POSITIVO NÉ l’APPLICAZIONE ai CASI EMPIRICI

- SI OCCUPA esclusivamente del DIRITTO di NATURA, ovvero del diritto SECONDO


RAGIONE, E anche dei PRINCIPI IMMUTABILI della LEGISLAZIONE POSITIVA, ovvero
di CIÒ che LEGITTIMA il DIRITTO POSITIVO (importante conseguenza politica!)

Che COS’È il DIRITTO?

- DEFINIZIONE EMPIRICA: INSIEME di NORME VIGENTI in una SOCIETÀ O che fanno


PARTE di un ORDINAMENTO GIURIDICO

—> MA la NORMATIVITÀ, l’EFFICACIA e la VIGENZA non sono altro che “MASCHERE


EMPIRICHE” (come quelle delle tragedie) INCAPACI di DISTINGUERE TRA un CODICE
DEMOCRATICO E un CODICE come quello MAFIOSO O dell’ARABIA SAUDITA

——> Bisogna quindi TROVARE una DEFINIZIONE di diritto che ci PERMETTA di


DISTINGUERE lo IUSTUM dall’INIUSTUM

——> Bisogna andare a CERCARE la DEFINIZIONE a PRIORI di diritto NELLA


RAGIONE

——> Nella PROSPETTIVA del GIUSNATURALISTA, la DEFINIZIONE di DIRITTO tende


a CONVERGEre CON la DEFINIZIONE di GIUSTIZIA

28
ff
- Si pone un PROBLEMA GIURIDICO quando le AZIONI di un SOGGETTO
INFLUENZANO QUELLE di ALTRI soggetti: CONFLITTO tra PROGETTI di AZIONE
ESTERNI (es. respirare aria pulita VS fumare)

—> Si pone un PROBLEMA di RAPPORTO TRA gli ARBITRI: mio progetto d’azione di
respirare aria pulita VS progetto d’azione di un altro soggetto di fumare

—> NON bisogna CONSIDERARE gli SCOPI PERSONALI e PARTICOLARI che


ciascuno può avere (MATERIA), MA SOLTANTO la questione del CONFLITTO TRA le
LIBERTÀ degli ARBITRI (FORMA): libertà di respirare aria pulita VS libertà di fumare
(generalizzando, libertà di respirare come si vuole!)

——> DATA una PLURALITÀ di SOGGETTI che AGISCONO ARBITRARIAMENTE


INFLUENZANDO, ciascuno, il CAMPO di AZIONE ALTRUI, il DIRITTO è il SISTEMA di
REGOLE NECESSARIO a COORDINARLI IN MODO da GARANTIRE a ognuno un
UGUALE SPAZIO di LIBERTÀ

——> È DIRITTO (Recht) OGNI AZIONE che, o direttamente o per la sua massima, può
FAr COESISTERE la LIBERTÀ dell'ARBITRIO di OGNUNO CON QUELLA di OGNI
ALTRO SECONDO una LEGGE UNIVERSALE della LIBERTÀ (RIGUARDA SOLO le
AZIONI o le situazioni ESTERNE, osservabili)

——> LEGGE UNIVERSALE della LIBERTÀ: legge che VALE allo STESSO MODO PER
TUTTI e che è COSTRUITA SUl POSTULATO che TUTTI hanno PARI LIBERTÀ

- DAlla DEFINIZIONE del diritto si può trarre una LEGGE UNIVERSALE

—> “AGISCI ESTERIORMENTE COSÌ che l'USO LIBERO del TUO ARBITRIO possa
COESISTEre CON la LIBERTÀ di CIASCUNO SECONDO una LEGGE UNIVERSALE”

—> Bisogna VERIFICARE SE un PROGETTO d’AZIONE LIBERO LEDE o no il PARI


ARBITRIO ALTRUI IN RELAZIONE alla STESSA SITUAZIONE (CONTROLLO
FORMALE nalizzato a garantire una pari libertà)

——> Si pone un problema di COMPATIBILITÀ di LIBERTÀ

N.B.
- NO BILANCIAMENTO di BENI (attribuire un peso a ciascun diritto: CONTROLLO
MATERIALE)

ESEMPIO del FUMO

—> NEL PRODURRE NORME di diritto, NON bisogna BILANCIARE due CONCEZIONI
della FELICITÀ (respirare aria pulita VS fumare)

—> POICHÉ la FELICITÀ non è NÉ OGGETTIVA NÉ UNIVERSALE, QUANDO SI


DECIDE A FAVORE della LIBERTÀ di RESPIRARE ARIA PULITA O a favore della
LIBERTÀ di FUMARE, SI IMPONE CON la LEGGE UNA CONCEZIONE della LIBERTÀ

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fi
—> Si produrrebbe una SCELTA PATERNALISTICA

—> NON è POSSIBILE USARE la FELICITÀ, ovvero un CONCETTO PARTICOLARE,


PER IMPORRE una NORMA UNIVERSALE, che valga per tutti!

N.B.
- La LEGGE UNIVERSALE impone un’obbligazione, ma RIGUARDA SOLO un’AZIONE
ESTERNA e SI ACCONTENTA perciò della CONFORMITÀ ESTERIORE

—> I SOGGETTI di diritto, quindi, NON hanno BISOGNO di ASSUMERLA


COME MASSIMA E di averla come MOVENTE, cioè non hanno bisogno di
essere eticamente virtuosi

—> È SUFFICIENTE solo che la LEGGE sia ESTERIORMENTE OSSERVATA: è


su ciente che i soggetti la osservino, rispettando, ANCHE CONTROVOGLIA, lo spazio
di libertà altrui

—> L’unico SCOPO del DIRITTO è RISOLVERE un PROBLEMA PURAMENTE


ESTERIORE

——> Il DIRITTO cerca di TROVAre una SOLUZIONE che sia COMPATIBILE CON la
LIBERTÀ di TUTTI, ASSOCIANDO gli ARBITRI IN MODO tale che POSSANO
COESISTERE SECONDO una LEGGE UNIVERSALE della LIBERTÀ

——> La SOLUZIONE del DIRITTO deve PERMETTEre sia al FUMATORE sia al NON
FUMATORE di POTER RESPIRARE LIBERAMENTE quello che vogliono (es. DIVIETO di
FUMARE in LOCALI CHIUSI e creazione AREE per FUMATORI)

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COSTRIZIONE

- Il DIRITTO è CONNESSO alla FACOLTÀ di COSTRINGERE (≠ etica)

N.B.
- GIUDIZI SINTETICI: il PREDICATO AGGIUNGE QUALCOSA di NUOVO al
SOGGETTO

- GIUDIZI ANALITICI: il PREDICATO si limita a RENDEre ESPLICITA una QUALITÀ del


SOGGETTO GIÀ IMPLICITA nel suo concetto (“un sarchiapone è un sarchiapone”)

- La COSTRIZIONE SI DERIVA ANALITICAMENTE DAl concetto di DIRITTO

—> Il PRESUPPOSTO della COSTRIZIONE è INTRINSECO nella DEFINIZIONE del


DIRITTO (giudizio analitico), e non un’aggiunta che si fa tramite l’esperienza (giudizio
sintetico)

—> POICHÉ il DIRITTO NON è IN GRADO di CONVINCERE ETICAMENTE, l’UNICA


ARMA con cui può agire è la COSTRIZIONE, ossia la MINACCIA di una SANZIONE

—> La COSTRIZIONE del DIRITTO opera RIMUOVEndo i COMPORTAMENTI che


OSTACOLANO la LIBERTÀ SECONDO LEGGI UNIVERSALI

—> NON è IN CONTRASTO CON la LIBERTÀ, in quanto SI ESERCITA CONTRO CIÒ


che INGIUSTAMENTE LE RESISTE allo SCOPO di GARANTIRE la PARI LIBERTÀ di
TUTTI

——> SE NON SI INTERVIENE, VINCE il PIÙ FORTE!

——> La COSTRIZIONE è GIUSTIFICATA nella MISURA IN CUI una DETERMINATA


AZIONE INTACCA la LIBERTÀ degli ALTRI di FARE PROGETTI (se vado in giro
spettinato, non do fastidio a nessuno, se fumo in un luogo chiuso sì!)

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DIRITTO IN SENSO STRETTO

- PREMESSA: Kant scrive durante l’ANCIEN RÉGIME

> DIVISIONE in CETI, ognuno dei quali con le PROPRIE PREROGATIVE

> DISUGUAGLIANZA FISCALE e GIURIDICA (es. corvée)

- Il DIRITTO IN SENSO STRETTO (SENZA nessuna CONNOTAZIONE ETICA e anzi


rigorosamente distinto da essa) può essere rappresentato come la POSSIBILITÀ di una
COSTRIZIONE RECIPROCA PERVASIVA IN ACCORDO CON la LIBERTÀ di
CIASCUNO secondo leggi universali

—> NO CORVÉE (∄ reciprocità e legge universale)

—> Si deve DISTINGUERE RIGOROSAMENTE il DIRITTO DAll’ETICA: QUANDO


parliamo di DIRITTO IN SENSO STRETTO, qualsiasi ETICA (anche quella implicita
nell’ancien régime) NON va CONSIDERATA

—> NON è possibile RAPPRESENTARE il DIRITTO come lo rappresentava l’ancien


régime, ovvero COME un COMPLESSO IN CUI ESISTE un’OBBLIGAZIONE
(obbligazione alla corvée sulla base di una legge) E una FACOLTÀ di COSTRINGERE a
ESEGUIRE questa OBBLIGAZIONE (obbligazione da parte di un nobile, “migliore” del
villano)

—> Se si rappresentasse il diritto in questo modo, SI ASSUMEREBBE


IMPLICITAMENTE una GERARCHIA ETICA fra SOGGETTI, in cui il “MIGLIORE”
COSTRINGE il “PEGGIORE”, il nobile costringe il villano (entrerebbero in campo l’etica e
le intenzioni)

——> Bisogna pensare al DIRITTO ESCLUSIVAMENTE come RAPPORTO di


COSTRIZIONE FRA elementi da trattare esattamente come Euclide trattava i suoi punti,
ossia come SOGGETTI DI CUI NON è POSSIBILE CONOSCERE la DIMENSIONE
ETICA

——> Il DIRITTO NON CONSIDERA a atto la QUALITÀ ETICA delle PERSONE con cui
ha a che fare

32
ff
- ATTRAVERSO la COSTRIZIONE RECIPROCA PERVASIVA, il DIRITTO INTERVIENE
AFFINCHÉ sia GARANTITA A TUTTI una PARI LIBERTÀ

—> Se c’è l’OBBLIGAZIONE a PAGARE il DEBITO, questa obbligazione non può valere
solo per il “peggiore” nei confronti del “migliore”, ma DEVE VALERE
RECIPROCAMENTE

—> Posso COSTRINGERE QUALCUNO a RISPETTARE un MIO DIRITTO SOLTANTO


SE QUESTO qualcuno, trovandosi nella stessa situazione, ha PARI DIRITTO a
COSTRINGERE ME

—> Nell’ANCIEN RÉGIME, i “MIGLIORI” COSTRINGEVANO SENZA ESSERE


COSTRETTI e i “PEGGIORI” erano COSTRETTI SENZA POTER a loro volta
COSTRINGERE: ASIMMETRIA della COSTRIZIONE, ad esempio per quello che
riguardava il pagamento delle imposte

—> SOGGETTI di cui non si conosce la dimensione etica sono TRATTATI dal diritto
COME PORTATORI del MEDESIMO DIRITTO di LIBERTÀ, con il DIRITTO che
INTERVIENE A COSTRINGERE AFFINCHÉ questo MEDESIMO DIRITTO di LIBERTÀ
sia GARANTITO A TUTTI, nobili e non nobili, buoni e cattivi, ricchi e poveri

—> Come la geometria euclidea costruiva l’organizzazione dello spazio ponendo fra
parentesi l’esperienza, così il DIRITTO NON DEVE GUARDARE IN FACCIA NESSUNO,
poiché si nirebbe per giusti care le ingiustizie e le disuguaglianze: le PERSONE sono
punti, ENTITÀ PRIVE di DIMENSIONI ETICHE

——> Bisogna porsi esclusivamente un PROBLEMA di tipo GEOMETRICO: COME fare


a GARANTIRE A TUTTI una PARI LIBERTÀ SECONDO una LEGGE UNIVERSALE (in
caso il loro arbitrio con igga) SENZA CONSIDERARE l’ASPETTO ETICO, ossia SENZA
SOPPESARE i BENI, cercando di stabilire eticamente cosa è meglio e cosa è peggio?

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DIRITTO IN SENSO LATO (IUS AEQUIVUCUM)

- La FACOLTÀ di COSTRINGERE NON può essere STABILITA DA una LEGGE

- Due specie

1) EQUITÀ: DIRITTO SENZA COSTRIZIONE (“divinità muta che non può essere
ascoltata”)

> CHI LA RICHIEDE in un giudizio LA ESIGE COME suo DIRITTO (pretesa non etica)
CONTRO l'APPLICAZIONE RIGOROSA della LEGGE (summum ius, summa iniuria)

> Kant utilizza ESEMPI tratti dal DIRITTO PRIVATO

—> Vd. DOMESTICO e SALARIO EROSO dall’INFLAZIONE: a causa dell’in azione, il


contratto è diventato ingiusto e il domestico si trova VINCOLATO a una CONDIZIONE
che MAI AVREBBE ACCETTATO se gli fosse stata posta in quei termini!

—> Anche se il domestico ha ragione, il GIUDICE non può far nulla, in quanto
DOVREBBE VOLONTARISTICAMENTE INVENTARSI una LEGGE che NON ESISTE,
introducendo una costrizione senza legge: il giudice NON PUÒ COSTRINGERE SULLA
BASE di una LEGGE che SI DEVE INVENTARE

—> MA il giudice PUÒ DARE RAGIONE al DOMESTICO SOLTANTO QUANDO DECIDE


SU DIRITTI PROPRI, non inventandosi nuove leggi per costringere una persona terza,
ossia DELLO STATO CHE RAPPRESENTA (es. domestico lavora per la Real Casa)

2) DIRITTO di NECESSITÀ (≠ legittima difesa): COSTRIZIONE SENZA DIRITTO

> FACOLTÀ di SOPPRIMERE QUALCUNO (o, in generale, di violare una legge esistente)
PER SALVARSI IN una situazione di EMERGENZA (vd. storia Titanic)

> Il DIRITTO di NECESSITÀ NON è un DIRITTO PIENO: SE dicessi che ho il DIRITTO


PIENO di UCCIDERE qualcuno IN una situazione di EMERGENZA, starei dicendo che la
MIA VITA E la mia LIBERTÀ VALGONO PIÙ della VITA E della LIBERTÀ di un ALTRO, e
violerei quindi il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge

> Secondo Kant questo COMPORTAMENTO è INGIUSTO, MA NON è giuridicamente


PUNIBILE: ∄ SANZIONI SUFFICIENTEMENTE SPAVENTOSE DA INDURRE la persona
ad ASTENERSI da DETERMINATI COMPORTAMENTI in situazioni di emergenza

> Il DIRITTO per funzionare ha bisogno di essere e cace, e PER ESSERE EFFICACE
deve essere IN GRADO di SPAVENTARE (condizione necessaria, ma non su ciente!)

—> Nelle SITUAZIONI di EMERGENZA, il DIRITTO NON RIESCE a SPAVENTARE A


SUFFICIENZA: quando è in gioco la propria vita, anche la pena di morte non spaventa a
su cienza!

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PARTIZIONE GENERALE DOVERI GIURIDICI

- Kant incomincia dai doveri perché le dichiarazioni altisonanti dei DIRITTI SENZA i
CORRELATIVI DOVERI rimangono LETTERA MORTA: soltanto i doveri danno contenuto
ai diritti!

- REINTERPRETAZIONE delle TRE FORMULE del giurista romano Domizio ULPIANO

1) HONESTE VIVE (“sii una persona viva”)

- “NON FARE di TE un MERO MEZZO PER gli ALTRI, MA sii PER LORO allo STESSO
TEMPO un FINE” (LEX IUSTI ≡ seconda formulazione imperativo categorico)

- Speci ca COME FARSI TRATTARE DAgli ALTRI

—> Il primo dovere giuridico è NON accettare mai di FARSI STRUMENTALIZZARE

——> NON COMPORTARSI MAI IN MANIERA SERVILE, MA AFFERMARE in ogni


relazione il PROPRIO VALORE di ESSERE UMANO, nel senso di essere RAZIONALE

——> Questa OBBLIGAZIONE, che abbiamo NEI CONFRONTI di NOI STESSI, DERIVA
dal DIRITTO dell’UMANITÀ nella NOSTRA PERSONA

2) NEMINEM LAEDE (“non fare torto giuridico a nessuno”)

- “NON FARE TORTO a NESSUNO, ANCHE SE DOVESSI SCIOGLIERE per ciò OGNI
RELAZIONE CON gli ALTRI ED EVITARE la SOCIETÀ” (LEX IURIDICA)

—> Kant sta pensando a tutte quelle SITUAZIONI IN CUI (es. stato di natura), SE
INSORGE una CONTROVERSIA, è INEVITABILE PRODURRE una LESIONE
GIURIDICA nei CONFRONTI degli ALTRI, tanto che è MEGLIO STARSENE da SOLI

—> STATO di NATURA, in cui MANCA un GIUDICE TERZO TRA le PARTI DOTATO di
POTERI COERCITIVI e in cui CIASCUNO è GIUDICE in CAUSA PROPRIA: le
CONTROVERSIE saranno RISOLTE SOLO CON la FORZA, passando DAlla LEGGE del
DIRITTO Alla LEGGE del PIÙ FORTE

——> Le SITUAZIONI in cui MANCA un GIUDICE TERZO TRA la PARTI dotato di poteri
coercitivi COMPORTANO uno STATO di GUERRA almeno POTENZIALE (indipendente
dalle intenzioni di ciascuno), in quanto la SOLUZIONE di ogni possibile CONTROVERSIA
è DEMANDATA alla FORZA (vd. Ateniesi e Melii)

——> L’UNICO MODO per EVITARE di commettere LESIONI nei CONFRONTI degli
ALTRI, è EVITARE la SOCIETÀ STESSA!

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3) SUUM CUIQUE TRIBUERE (“assegna a ciascuno il suo”)

- “ENTRA, SE NON PUOI EVITARLO, IN una SOCIETÀ CIVILE NELLA QUALE sia
RICONOSCIUTO a TUTTI il PROPRIO” (LEX IUSTITIAE: diritto applicato dalla sentenza
di un tribunale)

- SOCIETÀ CIVILE: società ORGANIZZATA SOTTOFORMA di STATO, in cui ESISTE un


GIUDICE TERZO tra le parti (≠ Hegel)

- QUANDO NON SI PUÒ EVITARE la SOCIETÀ, ENTRARE IN una SOCIETÀ CIVILE è


un DOVERE GIURIDICO, cui si può essere quindi costretti

—> La CESSIONE del DIRITTO di ESSERE GIUDICE in CAUSA PROPRIA ha SENSO


SOLTANTO SE TUTTI coloro che si trovano in prossimità LO CEDONO UGUALMENTE

—> ESISTENZA di un ipotetico VICINO FUORILEGGE? SIGNIFICHEREBBE che la


SOCIETÀ sia USCITA dallo STATO di NATURA SOLO PARZIALMENTE: rimarrebbe cioè
una SACCA IN CUI esiste ANCORA QUALCUNO che può FAr USO della FORZA

—> SITUAZIONE ASIMMETRICA: ESISTE una PARTE (il vicino) che PUÒ USARE la
FORZA, e una PARTE che invece NON PUÒ USARLA (gli individui della società)!

—> SI RICONOSCEREBBE, ingiustamente, al VICINO lo STESSO DIRITTO di usare la


forza che gli ALTRI UOMINI, entrando nella società civile, HANNO CEDUTO!

——> L'USCITA dallo STATO di NATURA MIRA a GARANTIRE le CONDIZIONI PER


CUI sia POSSIBILE ASSICURARE a CIASCUNO QUANTO gli è GIURIDICAMENTE
DOVUTO (suum cuique tribuere), IN VIRTÙ della SENTENZA di un GIUDICE TERZO tra
le parti DOTATO di POTERI COERCITIVI

N.B.
- Principio INTERNO: IMPLICITO (NON ANCORA articolato e SVILUPPATO)

- Principio ESTERNO: ESPLICITO (articolato e SVILUPPATO)

N.B.
- ULPIANO era uno STOICO

- SECONDO lo STOICISMO, MONDO è GOVERNATO da una RAZIONALITÀ DIVINA e


IMPERSONALE

—> L’ESSERE UMANO, PER ESSERE FELICE, DEVE comprendere ed ADEGUARSI a


questa RAZIONALITÀ divina e impersonale (per KANT invece FELICITÀ ≠ LEGGE
MORALE)

—> Bisogna METTERE FRA PARENTESI TUTTO CIÒ che di PARTICOLARE è


nell’ESSERE UMANO

36
SILLOGISMO GIUDIZIARIO

- Il GIUDICE che EMETTE una SENTENZA COMPIE un’operazione detta


SUSSUNZIONE

—> DERIVA DOVERI ESTERNI (articolati) DAl PRINCIPIO dei DOVERI INTERNI (non
ancora articolati): funge da RACCORDO FRA il PARTICOLARE E il GENERALE

—> RICONDUCE un CASO PARTICOLARE Al PRINCIPIO UNIVERSALE PREVISTO


dalla NORMA

—> La sussunzione ha luogo con un SILLOGISMO

1) PREMESSA MAGGIORE: tutti i ladri devono essere puniti con n anni di carcere
(LEGGE)

2) PREMESSA MINORE: il bassotto 176-761 è un ladro (SUSSUNZIONE)

3) CONCLUSIONE: il bassotto 176-761 deve essere punito con n anni di carcere

37
PARTIZIONE GENERALE DIRITTO

- Il DIRITTO inteso COME DOTTRINA SISTEMATICAmente organizzata SI DIVIDE in

1) DIRITTO di NATURA (Naturrecht)

- FONDATO esclusivamente SU PRINCIPI a PRIORI

- Qui NATURA= RAGIONE

—> DIRITTO SECONDO RAGIONE (≠ diritto di grazia: concessione dall’alto)

2) DIRITTO POSITIVO o STATUTARIO

- Viene SCELTO DA un LEGISLATORE

- Il DIRITTO inteso COME FACOLTÀ MORALE (titulus) di OBBLIGARE gli ALTRI SI


DIVIDE in

1) DIRITTO INNATO (≡ DIRITTI della PERSONALITÀ)

- È POSSIBILE ATTRIBUIRLO a PRIORI a TUTTI i SOGGETTI di DIRITTO


indipendentemente da chi sono o da ciò che fanno e INDIPENDENTEMENTE dai LORO
ATTI GIURIDICI

- “MIO e TUO INTERNO” (interno= implicito)

- NON è CONNATURATO nel SENSO BIOLOGICO (geneticamente predeterminato) del


termine, MA APPARTIENE a OGNI ESSERE UMANO semplicemente IN VIRTÙ della
SUA UMANITÀ, ove per umanità non si intende l’appartenenza a una specie biologica

- Il DIRITTO INNATO è uno e UNO SOLO: la LIBERTÀ (CONDIZIONE di POSSIBILITÀ


della MORALE - attraverso il postulato - E del DIRITTO)

—> SE SI NEGA a qualcuno la LIBERTÀ, SI NEGA la CONDIZIONE di POSSIBILITÀ


stessa della MORALE E del DIRITTO

—> NON è POSSIBILE IMMAGINARE un SISTEMA GIURIDICO che disconosca la


libertà, ovvero che NEGHI ad ALCUNI SOGGETTI di DIRITTO la CONDIZIONE di
POSSIBILITÀ stessa che LI RENDE soggetti MORALI, vale a dirE esseri LIBERI

—> Nel MOMENTO IN CUI un SOGGETTO CONCLUDE un CONTRATTO di


SCHIAVITÙ, che COMPORTA la CESSIONE TOTALE della sua LIBERTÀ, la SUA
STESSA SOGGETTIVITÀ GIURIDICA sarà automaticamente ANNULLATA: se viene
annullata la soggettività giuridica di uno dei due contraenti, il CONTRATTO è NULLO!

—> La LIBERTÀ è per Kant INDIPENDENZA dall’ARBITRIO NECESSITANTE ALTRUI

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——> Dalla libertà come oggetto di postulazione, si deduce anche l’uguaglianza: nel
MOMENTO IN CUI SI ATTRIBUISCE a priori, SECONDO una LEGGE UNIVERSALE, il
DIRITTO INNATO alla LIBERTÀ, SI STA anche RICONOSCENDO a priori il DIRITTO a
un’UGUALE LIBERTÀ

——> UGUAGLIANZA INNATA: si è OBBLIGATI SOLTANTO nella MISURA IN CUI è


POSSIBILE di RIVENDICARE la STESSA OBBLIGAZIONE anche PER gli ALTRI (NO
ASIMMETRIA, ≠ corvée)

——> Inoltre, SE un SOGGETTO è LIBERO giuridicamente deve ANCHE essere IN


GRADO di AGIRE GIURIDICAMENTE SENZA DIPENDERE dalle DECISIONI ALTRUI:
capacità di CIASCUNO di essere SUO PROPRIO SIGNORE (SUI IURIS)

N.B.
- Il DIRITTO INNATO alla LIBERTÀ COMPORTA anche

> DIRITTO all’INTEGRITÀ (≡ garantismo penale)

—> Il DIRITTO di ogni SOGGETTO ad essere CONSIDERATO una PERSONA GIUSTA,


A MENO che NON SI sia in grado di PROVAre che ABBIA COMMESSO ATTI giuridici
che DIMOSTRANO il CONTRARIO

—> NON SI PUÒ ACCUSARE qualcuno a PRIORI!

—> IN CASO di DISPUTE relative a DIRITTI DUBBI (sui diritti acquisiti) O a FATTI
DUBBI (accertato il diritto), l’ONERE della PROVA è IN CAPO all’ACCUSATORE (onus
probandi incumbit actori)

> FACOLTÀ di FARE agli ALTRI TUTTO QUELLO che NON RIDUCE CIÒ che è LORO
PROPRIO in SENSO GIURIDICO

—> La MENZOGNA diventa PRIVATISTICAMENTE una LESIONE GIURIDICA QUANDO


non si tratta di una bugia cui si è liberi di credere o meno, ma è FINALIZZATA a
SOTTRARRE agli ALTRI QUALCOSA che è GIURIDICAMENTE LORO

—> Non è la MENZOGNA del mitomane (cui si può credere o meno), ma del
TRUFFATORE, il quale OTTIENE DA un’ALTRA PERSONA QUALCOSA che NON gli
sarebbe DOVUTO FACENDOLE CREDERE con l’inganno di AVERE con lei un VINCOLO
CONTRATTUALE

2) DIRITTO ACQUISITO

- SEGUE A un ATTO GIURIDICO

- “MIO e TUO ESTERNO” (esterno= esplicito)

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PARTIZIONE METAFISICA COSTUMI IN GENERALE

- DOVERI di VIRTÙ

—> Doveri ETICI, che NON possono essere IMPOSTI DA una LEGISLAZIONE
ESTERNA, la quale INSISTE cioè SU COMPORTAMENTI OSSERVABILI

—> RIGUARDANO la MORALITÀ delle INTENZIONI e richiedono l’ADESIONE A un


FINE (MA lo STATO NON può essere ETICO!)

- DOVERI di DIRITTO: doveri per i quali è POSSIBILE una LEGISLAZIONE ESTERNA

- La DOTTRINA dei DOVERI RAPPRESENTA l’UOMO sotto un DUPLICE ASPETTO

1) HOMO PHAENOMENON

—> Essere umano COSÌ COME APPARE alla nostra ESPERIENZA SENSIBILE,
SOGGETTO alle DETERMINAZIONI NATURALI e OGGETTO di una CONOSCENZA
TEORETICA

—> Il DIRITTO, che SI OCCUPA ESCLUSIVAMENTE di AZIONI ESTERNE, OPERA


SUll’HOMO PHAENOMENON (utilizzando le sanzioni, che fungono da deterrente)

2) HOMO NOUMENON

—> Essere umano che noi PENSIAMO in quanto CAPACE di LIBERTÀ, e dunque
MERAMENTE SOVRASENSIBILE e INTELLEGIBILE

—> Lo CONOSCIAMO PER POSTULAZIONE

- IN CASO di CONFLITTO fra DOVERI di DIRITTO E doveri di VIRTÙ PREVALE il


DOVERE di DIRITTO

—> È MEGLIO NON FARE una BUONA AZIONE E NON CALPESTARE il DIRITTO
rispetto a fare una buona azione e calpestare il diritto

—> SE SI SOVRAORDINASSE l’ETICA Al DIRITTO (es. espianto di organi a 1 persona


per salvare la vita ad altre 5; Mastella), certamente SI FAREBBERO delle BUONE AZIONI
MA SI NEGHEREBBE ai SOGGETTI l’UGUAGLIANZA, E quindi la loro stessa LIBERTÀ!

—> SENZA che la SITUAZIONE IMPONGA un AUT AUT (≠ dilemma del tram), SI
SCEGLIE di compiere un OMICIDIO PER MOTIVI UMANITARI, TRASFORMANDO 1
persona IN uno STRUMENTO per la FELICITÀ e il benessere DI altre 5, violando la
seconda formulazione dell’imperativo categorico!

——> Il RISCHIO è quello di VIOLARE il DIRITTO INNATO delle PERSONE IN NOME


delle nostre BUONE INTENZIONI (es. guerra in Afghanistan e in Iraq: giusti cate con
ragioni umanitarie!)
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DOVERI PERFETTI (tutelano la personalità morale dell'essere umano)

- Doveri DI DIRITTO: CONCERNONO le AZIONI e non le intenzioni e SI


ESTRINSECANO perciò IN AZIONI SPECIFICHE e determinate

—> RIGUARDANO solo QUELLO che FACCIAMO e NON i FINI o i motivi per cui
scegliamo di farlo

1) Dovere VERSO SE STESSI: DIRITTO dell’UMANITÀ nella NOSTRA PROPRIA


PERSONA (HONESTE VIVE: non farsi strumentalizzare)

—> SE FIRMASSI un CONTRATTO di SCHIAVITÙ, TRATTEREI ME stesso COME uno


strumento, una MERCE e ALIENEREI a un altro soggetto la MIA LIBERTÀ

2) Dovere VERSO gli ALTRI: DIRITTO degli UOMINI

—> Esempio: SIGNORE che PRENDE del DENARO IN PRESTITO CON l’INTENZIONE
di NON mantenere la promessa di RESTITUIRLO

— > Q u e s t a M A S S I M A , s e U N I V E R S A L I Z Z ATA , P R O D U R R E B B E u n a
CONTRADDIZIONE: il SIGNORE VUOLE E allo stesso tempo NON VUOLE che CI
SIANO le PROMESSE (crede nelle promesse quando queste gli servono per ottenere il
denaro, e però smette di crederci quando deve mantenere il suo impegno!)

——> Tutto questo EQUIVARREBBE a DIRE: TUTTI gli IMPEGNI VINCOLANTI


(de nizione di promesse) NON SONO IMPEGNI VINCOLANTI!

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DOVERI IMPERFETTI

- Doveri DI VIRTÙ: INSISTONO più SUlle INTENZIONI (fenomenicamente


imperscrutabili) rispetto alle azioni

—> RIGUARDANO i FINI o i motivi PER CUI SCEGLIAMO di FARE QUALCOSA

—> POICHÉ uno STESSO FINE può essere PERSEGUITO con PIÙ AZIONI DIVERSE,
meritano il nome di "DOVERI IMPERFETTI" in quanto NON SI IDENTIFICANO CON
AZIONI univocamente DEFINITE

1) Dovere VERSO SE STESSI: FINE dell’UMANITÀ nella NOSTRA PROPRIA PERSONA


(PRENDERCI CURA degli ALTRI)

—> Vd. esempio PERSONA PIGRA: quello DOVE la POSSIBILITÀ di MIGLIORAMENTO


è NEGATA sarebbe un MONDO IN CUI SOGGETTI RAZIONALI CON delle
POTENZIALITÀ RIFIUTEREBBERO di SVILUPPARLE

—> La MASSIMA della PIGRIZIA, apparentemente COMODA PER i SINGOLI individui,


diventa estremamente SCOMODA SE SI TRASFORMA in una LEGGE UNIVERSALE: è
POSSIBILE ESSERE PIGRI SOLTANTO SE QUALCUN ALTRO LAVORA!

—> Vd. esempio PERSONA EGOISTA (Razzi legislatore universale della natura)

—> SE l’egoista fosse INVESTITO per strada, IN un MONDO che SEGUE la SUA
MASSIMA NESSUNO SI FERMEREBBE PER SOCCORRERLO!

——> Un PIGRO NON POTREBBE VIVERE PIGRAMENTE IN un MONDO di PIGRI, un


EGOISTA NON POTREBBE VIVERE EGOISTICAMENTE IN un MONDO di EGOISTI

2) Dovere VERSO gli ALTRI: FINE degli UOMINI

42
N.B.
- SUICIDIO

—> NEGA la POSSIBILITÀ dell’essere umano di SCEGLIERE e AGIRE LIBERAMENTE


nel MONDO, in quanto dotato del diritto innato alla libertà

—> SOPPRIMENDO SE STESSI, SI SOPPRIME anche CIÒ che RENDE POSSIBILE la


PROPRIA LIBERTÀ (se l’uomo non esiste sicamente, ovviamente non sarà più libero!)

—> NON è POSSIBILE PENSARE a un MONDO che ABBIA come UNICA VIA di
USCITA PER MANTENERE la LIBERTÀ la SOPPRESSIONE dello stesso SOGGETTO
LIBERO

—> SAREBBE un MONDO IN CUI la LIBERTÀ NON è POSSIBILE: è come il datore di


lavoro oppressivo che dice “se non ti va bene, la porta è quella”

——> DIRE “O ACCETTI il SISTEMA così com’è, O TI AMMAZZI” equivale a NEGAre la


LIBERTÀ!

N.B.
- SOGGETTI CON CUI è POSSIBILE ISTITUIRE una RELAZIONE GIURIDICA

1 —> PROFESSORESSA VS SEDIA

2 —> PROFESSORESSA VS STUDENTE: soltanto in questo caso si può avere una


VERA RELAZIONE GIURIDICA

3 —> PROFESSORESSA VS SERVO della GLEBA: ai soggetti che hanno solo doveri
viene negato in radice il diritto innato alla libertà

4 —> PROFESSORESSA VS DIO (ipotetico Dio, avendo una volontà santa, non è
soggetto all’obbligazione): un DOVERE GIURIDICO nei CONFRONTI di DIO sarebbe un
dovere TRASCENDENTE, cioè AL DI SOPRA delle nostre CAPACITÀ COGNITIVE (DIO
è qualcosa che la ragione pensa come un'IDEA, ma che NON può TROVAre NESSUNA
INCARNAZIONE EMPIRICA COME SOGGETTO ESTERNO che ci OBBLIGA
GIURIDICAMENTE)

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DIVISIONE MORALE COME SISTEMA DEI DOVERI IN GENERALE

- DOTTRINA degli ELEMENTI (inventario di MATERIALI di cui ci si serve PER


COSTRUIRE l’edi cio della METAFISICA dei COSTUMI)

1) DOVERI di VIRTÙ

2) DOVERI di DIRITTO

> Diritto PRIVATO o NATURALE (natürliches Recht)

—> RIGUARDA il RAPPORTO TRA PERSONE che noi POSSIAMO IMMAGINARE


SENZA STATO (si pone il problema dello Stato soltanto qualora in questi rapporti tra
persone sorgesse un con itto tra arbitri)

> Diritto PUBBLICO o CIVILE (bürgerliche Recht: diritto del cittadino)

—> NON è de nito “diritto SOCIALE” PERCHÉ secondo Kant è PENSABILE una
SOCIETÀ allo STATO di NATURA

—> Nel MOMENTO IN CUI SI inizia a PARLAre di DIRITTO, bisogna POSTULARE gli
ESSERI UMANI come LIBERI e RAZIONALI, IN GRADO cioè di RAGIONARE SUl
GIUSTO E l’INGIUSTO, indipendentemente dalla presenza o meno di una Corte di
Cassazione o di un altro ente di diritto pubblico

—> Nello STATO di NATURA le SITUAZIONI GIURIDICHE che pure possono esistere
secondo il diritto di natura sono PROVVISORIE e NON PERENTORIE

——> SI PASSA allo STATO CIVILE PERCHÉ QUALORA insorga una CONTROVERSIA
non RISOLVIBILE se non CON la MINACCIA DA PARTE di una persona FORTE nei
CONFRONTI di una persona DEBOLE, il DIRITTO che pure PROVVISORIAMENTE
esiste nello STATO di NATURA SPARISCE immediatamente e SI PASSA alla LEGGE del
PIÙ FORTE

——> Nello STATO CIVILE esistono GARANZIE GIURIDICHE (es. TERZIETÀ del
GIUDICE) che nello STATO di NATURA NON ESISTONO

——> Nello STATO CIVILE, la GARANZIA dei DIRITTI è PERENTORIA: vengono


ELIMINATI il CONFLITTO di INTERESSI e la VIOLENZA, IMPLICITI nel PRINCIPIO del
DIRITTO NATURALE secondo cui CIASCUNO è GIUDICE in CAUSA PROPRIA

——> La “SOCIETÀ CIVILE” è al SINGOLARE perché KANT si IMMAGINA un’UNICA


“REPUBBLICA COSMOPOLITICA” IN CUI siano GARANTITI gli STESSI identici
DIRITTI a TUTTI i CITTADINI: posto che i diritti sono garantiti in Italia e non in Arabia
Saudita, i MIEI DIRITTI di CITTADINO ITALIANO sono PROVVISORI PERCHÉ l’ARABIA
SAUDITA POTREBBE INVADERE l’ITALIA dal momento che gli Stati sono tra loro in uno
stato di natura

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- DOTTRINA del METODO (riguarda l’EDUCAZIONE E l’ABITUDINE alla PRATICA della
MORALE)

1) DIDATTICA: si occupa di INSEGNAre la MORALE

2) ASCETICA: si occupa di COME ESERCITARSI a DIVENTARE SOGGETTI che


SEGUONO la MORALE

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“MIO” GIURIDICO (meum iuris)

- Kant NON sta pensando SEMPLICEMENTE ai DIRITTI REALI (diritti sulle cose), MA a
TUTTO QUELLO che MI SPETTA DI DIRITTO e che posso rivendicare come tale in un
eventuale con itto tra arbitri

—> CIÒ CON CUI sono COSÌ CONNESSO CHE l’USO che un ALTRO POTREBBE
COMPIERNE mi lederebbe, cioè MI FAREBBE TORTO in SENSO GIURIDICO

- In generale, la CONDIZIONE SOGGETTIVA della POSSIBILITÀ dell’USO è il


POSSESSO: POSSO USARE un OGGETTO SOLO SE ne sono IN POSSESSO

- OBIEZIONE: QUANDO l’OGGETTO è SCONNESSO FISICAMENTE dal SOGGETTO


che dice di esserne TITOLARE, le COSE NON sono COSÌ OVVIE (poiché non si entra
con la forza nella sua sfera sica di libertà!)

—> Il bassotto direbbe: COME FAI a RIVENDICARE la TITOLARITÀ della tua


BICICLETTA SE NON LA CONTROLLI FISICAMENTE?

- RISPOSTA di Kant: bisogna fare una DISTINZIONE

1) POSSESSO SENSIBILE: POSSESSO FISICO di QUALCOSA che è DISTINTO DA ME


IN QUANTO si trova ALTROVE nello SPAZIO E nel TEMPO e che HO soltanto QUANDO
lo tengo EMPIRICAMENTE IN MANO

2) POSSESSO INTELLIGIBILE: possesso IN SENSO GIURIDICO COSTRUITO non sulla


base di un dato empirico, ma SULLA BASE di una RELAZIONE INTELLETTUALE
(POSSESSO SENZA DETENZIONE: non ho bisogno di tenere l’oggetto in mano e di
farne esperienza per dire che è mio!)

—> L’OGGETTO è DISTINTO DA ME non in quanto si trova altrove nello spazio e nel
tempo, di cui ho il possesso soltanto quando ne faccio esperienza, ma solo IN QUANTO
è DIVERSO DA ME, DI CUI POSSO NON STARE attualmente FACENDO ESPERIENZA

—> QUANDO RIVENDICO un POSSESSO INTELLEGIBILE non HO tanto un rapporto


con la cosa, quanto un RAPPORTO CON gli ALTRI: possesso come COSTRUZIONE
SOCIALE

——> POSSO AFFERMARE che il BASSOTTO che ha RUBATO la mia BICICLETTA,


quando NON era FISICAMENTE CONNESSA A ME, ha PRODOTTO una LESIONE
GIURIDICA nei miei confronti, SOLTANTO SE RIESCO a CONVINCERLO che, TRA ME
E la BICICLETTA, c’è una RELAZIONE non sensibile ed empirica, ma INTELLEGIBILE e
GIURIDICA, per cui ho il possesso della bicicletta anche quando non sono sul sellino!

——> QUANDO SI PARLA di DIRITTO, SI sta PRESUPPONEndo una SITUAZIONE


SOCIALE IN CUI gli UOMINI sono ESSERI RAZIONALI FINITI che STANNO INSIEME (e
non su un’isola deserta!) e che PER VIVERE hanno bisogno di far uso di RISORSE
FINITE: SE FOSSIMO PURISSIMI SPIRITI NON avremmo BISOGNO del DIRITTO!

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PREMESSA

- QUANDO un OGGETTO non è DI NESSUNO, non ha NÉ PROPRIETARI NÉ


USUFRUTTUARI LEGITTIMI

—> RES NULLIUS (≠ BENE COMUNE: ha titolari giuridici, ovvero la collettività)

—> Bisogna TROVARE un MODO PER GIUSTIFICARE il PASSAGGIO DA una


SITUAZIONE in cui i DIRITI NON ESISTONO, poiché tutti gli oggetti sono res nullius, A
UNA in cui i DIRITTI sono SOCIALMENTE RICONOSCIUTI

——> Secondo LOCKE i BENI sono ORIGINARIAMENTE IN COMUNE, OGGETTO n


da subito di PROPRIETÀ e non res nullius, GRAZIE al DIO, magicamente
INTERVENUTO DANDO agli esseri umani la TERRA IN COMUNE

——> CIASCUN UOMO diventa poi PROPRIETARIO PRIVATO INTRIDENDO


l’OGGETTO (es. campo di terra) CON il PROPRIO LAVORO individuale (vd. balneari!)

——> A KANT questo DISCORSO NON TORNA: COME può una RES NULLIUS
DIVENTAre oggetto di diritto, APPROPRIABILE?

POSTULATO GIURIDICO RAGION PRATICA

- “È POSSIBILE AVERE COME MIO QUALSIASI OGGETTO ESTERNO del MIO


ARBITRIO”

—> PER poter FAR USO LEGITTIMAMENTE degli OGGETTI e DISCUTERE


GIURIDICAMENTE del MIO E del TUO (es. chi ha diritto a sedersi sui banchi
dell’università, che nascono come res nullius), BISOGNA preliminarmente
RICONOSCERE gli stessi OGGETTI come APPROPRIABILI e IDEALMENTE COMUNI

—> SE si sostenesse che gli OGGETTI siano RES NULLIUS, ESSERI RAZIONALI ma
FINITI, prendendo alla lettera il concetto, NON POTREBBERO STABILIRE NESSUN
MODO GIURIDICO PER FAR USO delle COSE

—> Il POSTULATO giuridico della ragion pratica FA le VECI di DIO: ESCLUSIVAMENTE


IN VIRTÙ di questo POSTULATO è POSSIBILE PENSARE la RES NULLIUS come
APPROPRIABILE, e non come intoccabile

——> Il POSTULATO giuridico della ragion pratica è una LEGGE PERMISSIVA della
RAGIONE, che ISTITUISCE cioè una FACOLTÀ, DANDO il PERMESSO a CHI ha preso
POSSESSO PER PRIMO di una RES NULLIUS (es. posto sul banco) di IMPORRE agli
ALTRI l’OBBLIGAZIONE di ASTENERSI dall’USO di quell’OGGETTO dell’arbitrio

——> NON ESSENDO una LEGGE PRECETTIVA, la PROPRIETÀ (individuale o comune)


è soltanto un’OPZIONE che il DIRITTO PERMETTE, e non obbliga, di istituire allo
SCOPO di RISOLVERE PROBLEMI PRAGMATICI LEGATI alla FINITEZZA degli
UOMINI E delle RISORSE disponibili
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——> OVE le RISORSE siano ILLIMITATE (es. idee, canzoni, testi), queste NON sono
OGGETTO di PROPRIETÀ

N.B.
- POSSESSO COMUNE INNATO TERRA (communio fundi originaria)

—> CONDIZIONE di POSSIBILITÀ PER poter DISCUTERE giuridicamente del MIO e del
TUO ESTERNO (≠ comunismo primitivo: esito di una donazione da parte di Dio, e che
Kant tratta come un’invenzione)

—> È POSSIBILE DISCUTERE giuridicamente del MIO e del TUO ESTERNO


SOLTANTO SE SI RICONOSCONO gli OGGETTI idealmente COME dei BENI COMUNI
DI CUI ci SI PONE il PROBLEMA della DISTRIBUZIONE (per discutere a chi appartiene
la bicicletta, sia io sia il bassotto dobbiamo riconoscere gli oggetti come beni comuni e
appropriabili)

——> COROLLARIO del POSTULATO GIURIDICO della RAGION PRATICA

N.B.
- KANT è CONTRO la PRORIETÀ INTELLETTUALE

—> Quando un TESTO è DEMATERIALIZZATO, trattandosi di una RISORSA


INDEFINITAMENTE CONDIVISIBILE e replicabile, la sua DIFFUSIONE non arreca
NESSUN DANNO Al suo AUTORE

—> Il concetto di PROPRIETÀ INTELLETTUALE si applica bene sugli oggetti sici (res
corporales), ma non ha NESSUN SENSO SUgli OGGETTI IMMATERIALI E
inde nitamente DIVISIBILI

—> Tutt’al più l’AUTORE ha il DIRITTO di CONTROLLARE il MODO IN CUI il SUO


DISCORSO è COMUNICATO al PUBBLICO (MA in ogni caso è una QUESTIONE di
DIRITTI PERSONALI, non reali)

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ESPOSIZIONE CONCETTO MIO E TUO ESTERNO

- Nel gergo di Kant, l’ESPOSIZIONE è l’ILLUSTRAZIONE di un CONCETTO TRAMITE


un ELENCO di POSSIBILI ISTANZE CUI esso SI APPLICA

—> In questo caso: ELENCO dei POSSIBILI OGGETTI dell’ARBITRIO CUI il


CONCETTO del MIO E del TUO ESTERNO è APPLICABILE

—> Gli OGGETTI ESTERNI dell’ARBITRIO possono essere SOLTANTO di TRE TIPI, IN
CORRISPONDENZA con ciascuna delle CATEGORIE (strutture a priori dell’intelletto con
cui si organizza l’esperienza) della RELAZIONE

- 3 FAMIGLIE di DIRITTI

1) SOSTANZA (id quod substat: ciò che non cambia e funge da supporto di un molteplice
di mutamenti) -> COSA CORPOREA FUORI di ME

—> Alla categoria della sostanza corrispondono i DIRITTI REALI (proprietà, usufrutto,
a tto…)

—> La COSA CORPOREA FUORI di ME (es. casa), DI CUI IO posso essere


PROPRIETARIO, USUFRUTTUARIO o AFFITTUARIO, fa la parte della SOSTANZA, di
ciò che non cambia, e IO, proprietario, usufruttuario o a ttuario, faccio la parte
dell’ACCIDENTE, di ciò che è accessorio

2) CAUSALITÀ -> ARBITRIO di un ALTRO PER un’AZIONE DETERMINATA

—> Alla categoria della causalità corrisponde il DIRITTO PERSONALE, ossia il DIRITTO
a OTTENERE delle PRESTAZIONI DA una PERSONA E a CONTROLLARE una
PORZIONE del SUO ARBITRIO (non tutto, se no c’è schiavitù!)

—> PER OTTENERE legittimamente la FACOLTÀ di PRETENDERE delle PRESTAZIONI


da una persona OCCORRE un CONSENSO esplicito FORMALIZZATO TRAMITE un
CONTRATTO, E quindi la PERSONA deve essere CAPACE di INTENDERE e di VOLERE

—> Se IO faccio la parte della CAUSA, la PRESTAZIONE PRODOTTA dalla PORZIONE


di ARBITRIO ALTRUI SOTTO il MIO CONTROLLO fa la parte dell’EFFETTO

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3) RECIPROCITÀ (o comunanza) -> SITUAZIONE di un ALTRO IN RAPPORTO a ME

—> Tra i due termini c’è una RELAZIONE RECIPROCA

—> Alla categoria della reciprocità corrispondono i RAPPORTI di FAMIGLIA

—> La RELAZIONE di un coniuge con l’altro o di un GENITORE con un FIGLIO è


RECIPROCA: SE sono FIGLIO allora HO un GENITORE e SE sono GENITORE allora HO
un FIGLIO

N.B.
- Una MOGLIE, un FIGLIO o un SERVO non sono MIEI perché li ho in casa e sotto il mio
controllo, ma SOLO IN QUANTO ho CON LORO un RAPPORTO GIURIDICO (ci deve
essere reciprocità!)

—> I RAPPORTI FAMILIARI NON vanno perciò trattati come rapporti naturali DI
SOTTOMISSIONE e di dominio, MA devono sempre essere CONSIDERATI nella
PROSPETTIVA del DIRITTO

—> SE SI TIENE CONTO che la FAMIGLIA di epoca PREINDUSTRIALE era l’UNITÀ


ECONOMICA FONDAMENTALE (oikos: casa come impresa familiare), la PROSPETTIVA
di KANT non TOCCA solo i rapporti fra genitori e gli e fra coniugi, ma anche BUONA
PARTE del LAVORO SALARIATO!

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DEFINIZIONE CONCETTO MIO E TUO ESTERNO

1) De nizione SECONDO il NOME O NOMINALE: volta a DISTINGUERE il CONCETTO


DA TUTTI gli ALTRI, dopo un’esposizione completa (de nizione del vocabolario)

—> CIÒ che sta FUORI di ME, a proposito del quale IMPEDIRMI di USARLO a
PIACIMENTO sarebbe una LESIONE in SENSO GIURIDICO

2) De nizione SECONDO la COSA O REALE: in grado di DEDURRE il CONCETTO


dell’OGGETTO, cioè di CONOSCERNE e LEGITTIMARNE la POSSIBILITÀ

—> DEDUZIONE: DIMOSTRAZIONE della LEGITTIMITÀ della PRETESA che SI


AVANZA (≠ logica: inferenza tramite cui da premesse si derivano conseguenze)

—> QUANTO NON mi si può IMPEDIRE di USARE senza ledermi ANCHE QUANDO
NON lo DETENGO FISICAMENTE, in virtù di un possesso intelligibile

—> Il POSSESSO EMPIRICO è IRRILEVANTE: SE QUALCUNO MI STRAPPA di mano il


MICROFONO, a PRESCINDERE dalla TITOLARITÀ GIURIDICA dell’oggetto,
COMMETTE una VIOLAZIONE della MIA SFERA di LIBERTÀ

—> L’ATTRIBUZIONE del POSSESSO in senso GIURIDICO è OGGETTO di un


GIUDIZIO SINTETICO (non è implicito nel concetto di bicicletta che la bicicletta sia mia)
a PRIORI (indipendente dall’esperienza): NON MI CONFRONTO MAI CON
l’ESPERIENZA PER STABILIRE a CHI APPARTIENE un determinato OGGETTO

——> Il MIO GIURIDICO è l’ESITO di una COSTRUZIONE PURAMENTE


INTELLEGIBILE

——> In primo luogo, CON il POSTULATO GIURIDICO della RAGION PRATICA SI


ACCETTA che gli OGGETTI esterni dell’arbitrio siano APPROPRIABILI E, una volta
accettato ciò, SI DEVE anche PRESUPPORRE il POSSESSO COMUNE INNATO della
TERRA (communio fundi originaria: idea della ragione)

——> SE SI ACCETTA il POSTULATO giuridico della ragion pratica, la PRIMA PRESA di


POSSESSO è un TITOLO di POSSESSO LEGITTIMO (beati possidentes), CON la
CONDIZIONE della COMMUNIO FUNDI ORIGINARIA, implicita nel postulato giuridico
della ragion pratica

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APPLICAZIONE PRINCIPIO MIO E TUO ESTERNO A OGGETTI ESPERIENZA

- NON HA LUOGO sull'intuizione sensibile, nello SPAZIO E nel TEMPO, MA A un


LIVELLO più alto, quello delle CATEGORIE dell'INTELLETTO

—> Il POSSESSO GIURIDICO non può essere DESCRITTO come un tenere in mano, qui
e ora, qualcosa che ci è contiguo nello spazio e nel tempo, ma COME un AVERE SOTTO
il PROPRIO CONTROLLO QUALCOSA di DISTINTO DA SÉ

- 3 ESEMPI:

1) DIRITTO REALE

- SE il DIRITTO REALE fosse DESCRITTIVO nel senso dell’intuizione sensibile,


QUALCOSA è MIO SOLTANTO nella MISURA IN CUI è CONNESSO al MIO CORPO

—> IN VIRTÙ del CONCETTO INTELLEGIBILE di POSSESSO mi è LECITO DIRE che


un OGGETTO è MIO ANCHE QUANDO ne sono LONTANO, perché è RILEVANTE
SOLO il NESSO PURAMENTE GIURIDICO della MIA VOLONTÀ CON l'OGGETTO,
indipendentemente dalla relazione che intrattengo con esso nello spazio e nel tempo

2) DIRITTO PERSONALE

- Anche una PROMESSA è un qualcosa di cui POSSO PRETENDERE il


MANTENIMENTO INDIPENDENTEMENTE dallo SPAZIO E dal TEMPO

—> AFFERMARE il CONTRARIO SIGNIFICHEREBBE dire che MIA MOGLIE


POTREBBE RIVENDICARE il DIRITTO alla FEDELTÀ CONIUGALE, in virtù della
promessa di matrimonio, SOLTANTO QUANDO è PRESENTE (quando non c’è la
tradisco!)

3) RAPPORTI di FAMIGLIA

- Analogamente, la comunione domestica e il DIRITTO RECIPROCO FRA un


SOGGETTO E sua moglie, SUO FIGLIO o il suo servo NON SI SCIOGLIE PERCHÉ
questi hanno FACOLTÀ di SPOSTARSI nello SPAZIO, separandosi fra loro, in quanto il
VINCOLO è di NATURA GIURIDICA

N.B.
- DEDUZIONE TRASCENDENTALE

—> PER poter AVERE una CONOSCENZA NON è SUFFICIENTE avere una SERIE di
RAPPRESENTAZIONI SENSIBILI che passano attraverso la nostra mente, MA è
NECESSARIO l’"IO PENSO” (autocoscienza), che OPERA TRAMITE le CATEGORIE

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ANTINOMIA POSSESSO

- Antinomia: COPPIA di PROPOSIZIONI (tesi e antitesi) in cui l’UNA CONTRADDICE


l’ALTRA E che SEMBRANO entrambe FONDATE

> TESI: “è POSSIBILE AVERE QUALCOSA di ESTERNO COME PROPRIO SEBBENE


IO NON ne sia IN POSSESSO”

—> VERA SE per POSSESSO si intende il possesso IN SENSO SENSIBILE (un oggetto
è giuridicamente mio anche se non lo tengo, sensibilmente, in mano)

——> “è POSSIBILE AVERE QUALCOSA di ESTERNO COME PROPRIO SEBBENE IO


NON ne ABBIA un POSSESSO SENSIBILE”

——> Un OGGETTO è GIURIDICAMENTE MIO ANCHE SE NON lo tengo,


sensibilmente, IN MANO

> ANTITESI: “NON è POSSIBILE AVERE QUALCOSA di ESTERNO COME PROPRIO


SE IO NON ne sono IN POSSESSO”

—> VERA SE per POSSESSO si intende il possesso IN SENSO INTELLEGIBILE

——> “NON è POSSIBILE AVERE QUALCOSA di ESTERNO COME PROPRIO SE IO


NON ne HO un POSSESSO INTELLEGIBILE”

——> Un OGGETTO NON può essere GIURIDICAMENTE MIO SE NON MI TROVO in


una RELAZIONE SOCIALE con ALTRE PERSONE che me ne RICONOSCANO la
TITOLARITÀ

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STATO CIVILE

- Il PROBLEMA dello STATO di NATURA è la MANCANZA di GARANZIE: se non si


riesce a mettersi d’accordo, TUTTI hanno DIRITTO a USARE la FORZA in quanto NON
ESISTE un GIUDICE TERZO!

—> Nello STATO di NATURA il DIRITTO di ciascuno VALE solo PROVVISORIAMENTE

—> AFFINCHÉ diventi PERENTORIO, OCCORRE passare alla società civile e che quindi
il DIRITTO SECONDO ME DIVENTI diritto SECONDO NOI

—> PASSARE alla società civile e al "DIRITTO SECONDO NOI" è infatti l'UNICO MODO
per RISOLVERE le CONTROVERSIE con il diritto e NON CON la FORZA

——> È veramente POSSIBILE avere QUALCOSA di ESTERNO come PROPRIO


SOLTANTO IN una SOCIETÀ CIVILE, ovvero in una situazione giuridica, SOTTO un
POTERE LEGISLATIVO PUBBLICO (dal latino “populus”: popolare)

- Bisogna TROVARE una LEGGE COLLETTIVAMENTE UNIVERSALE e DOTATA di


POTESTÀ e IN GRADO di DARE la MEDESIMA GARANZIA a TUTTI

—> Una VOLONTÀ è COLLETTIVAMENTE UNIVERSALE perché siamo D’ACCORDO


TUTTI INSIEME (≠ tutti in senso DISTRIBUTIVO: tutti presi uno per uno)

—> Tale volontà SI CREA CON il PACTUM UNIONIS CIVILIS, a un tempo SOCIETARIO
e COSTITUZIONALE

—> Il PACTUM UNIONIS CIVILIS (≠ patto societario di diritto privato) ISTITUISCE


lo STATO GIURIDICO PER GARANTIRE a TUTTI la MEDESIMA LIBERTÀ SECONDO
una LEGGE di CUI TUTTI sono PARTECIPI: non nasce cioè da un progetto che si può
avere o no, ma rende possibile fare progetti a tutti coloro che sono in società

—> In questo senso, il PACTUM UNIONIS CIVILIS NON è un MERO MEZZO PER la
SOLUZIONE per CONTROVERSIE PARTICOLARI, come potrebbe essere un arbitrato di
diritto privato, MA la CONDIZIONE della RISOLVIBILITÀ di TUTTE le CONTROVERSIE
POSSIBILI E dunque della PERENTORIETÀ della LEGGE stessa

—> Il DOVERE di ENTRARE in una COSTITUZIONE CIVILE è di CARATTERE


GIURIDICO: mi è cioè LECITO COSTRINGERE CHIUNQUE POSSA INTERFERIRE con
i MIEI DIRITTI a ENTRARE con me IN una COSTITUZIONE CIVILE

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STATO GIURIDICO

- Quella RELAZIONE RECIPROCA FRA gli ESSERI UMANI che CONTIENE le


CONDIZIONI a CUI SOLTANTO CIASCUNO può essere PARTECIPE del PROPRIO
DIRITTO

—> Per essere PARTECIPI del PROPRIO DIRITTO NON BASTA FAR PARTE di
un’UNIONE CIVILE nella quale c’è QUALCUNO che COMANDA e QUALCUN ALTRO
che è SUDDITO (vd. Hobbes)

—> IN QUESTO CASO la LEGGE dell’unione NON è la legge DI TUTTI, MA


semplicemente QUELLA che CHI COMANDA IMPONE a chi ubbidisce: i SUDDITI NON
sono PARTECIPI!

——> Si diventa PARTECIPI del PROPRIO DIRITTO SOLO SE si è compagni o soci di


una SOCIETÀ di UGUALI SOTTOPOSTI a LEGGI COMUNI, la CUI COSTRIZIONE non
è unilaterale (dall’alto verso il basso), bensì RECIPROCA e PERVASIVA (vd. principi
Rivoluzione francese: Liberté, Égalité, Fraternité)

——> Il DIRITTO che SPAVENTA NON è SUFFICIENTE a PRODURRE uno STATO


GIURIDICO (critica a Hobbes: “i patti senza la spada non sono che parole”)

——> OCCORRE una VOLONTÀ LEGISLATRICE UNIVERSALE, TALE che TUTTI gli
ESSERI RAZIONALI, quando sono razionali e non impauriti dalla “spada”, POSSANO
RICONOSCERE come PROPRIA (non solo ius quia iussum, ma anche IUS QUIA
IUSTUM)

——> Lo STATO GIURIDICO NON è SEMPLICEMENTE una condizione di POTERE


PUBBLICO (in cui c’è un potere pubblicamente istituito che DETIENE la “SPADA”),
BENSÌ una condizione di GIUSTIZIA PUBBLICA

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GIUSTIZIA PUBBLICA

1) POSSIBILITÀ (qualcosa che è POSSIBILE)

—> LEX IUSTI: HONESTE VIVE

—> GIUSTIZIA TUTELARE (iustitia tutatrix): SOTTO la SUA ALA sono presenti i
PRINCIPI GENERALISSIMI e FONDAMENTALI dell’ORDINAMENTO (es. pacta sunt
servanda)

2) EFFETTUALITÀ o REALTÀ (qualcosa che è POSSIBILE e C’È)

—> LEX IURIDICA: NEMINEM LAEDE

—> GIUSTIZIA dell’ACQUISIZIONE RECIPROCA (iustitia commutativa, BASATA SUllo


SCAMBIO): SOTTO la SUA ALA sono presenti le NORME ARTICOLATE e speci che che
GOVERNANO i RAPPORTI FRA gli INDIVIDUI (es. diritto contrattuale)

3) NECESSITÀ (qualcosa che è POSSIBILE, C’È e C’È NECESSARIAMENTE)

—> LEX IUSTITIAE: SUUM CUIQUE TRIBUERE

—> GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA (iustitia distributiva): assegna A CIASCUNO il PROPRIO

—> COLUI che DÀ a CIASCUNO il PROPRIO è il GIUDICE TERZO tra le parti, che
DELIBERA NON IN CONFLITTO d’INTERESSI e FACENDO USO di un POTERE
COERCITIVO

—> La giustizia distributiva SI APPLICA speci camente NEI TRIBUNALI (= Hobbes)

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POSTULATO DIRITTO PUBBLICO

- “QUANDO NON PUOI EVITARE di VIVERE FIANCO a anco con ALTRI, DEVI USCIRE
INSIEME a LORO DAllo STATO di NATURA PER PASSARE A uno STATO GIURIDICO,
cioè a uno stato di giustizia distributiva” (≡ lex iustitiae)

—> Se risolvere le controversie con il diritto signi ca evitare di risolverle con la forza, CHI
VUOLE e ettivamente EVITARE di RISOLVERE le CONTROVERSIE CON la FORZA
DEVE ENTRARE con gli altri IN una SOCIETÀ CIVILE

—> Lo STATO di NATURA è SEMPRE uno stato di GUERRA ALMENO POTENZIALE,


quando non attuale!

—> SE NON SI ELIMINA il DIRITTO all’USO della FORZA, non si avrà MAI uno STATO
GIURIDICO

—> SENZA l'istituzione di un GIUDICE TERZO FRA le PARTI DOTATO di POTERE


COERCITIVO NESSUNA CONTROVERSIA sarebbe RISOLVIBILE SECONDO il
DIRITTO invece che secondo la forza

——> SI CHIEDE di ACCETTARE questo POSTULATO SE SI INTENDE COSTRUIRE


una SOCIETÀ IN CUI il DIRITTO sia EFFETTIVO e PERENTORIO

N.B.
- SE SI UTILIZZA la LEGGE della RECIPROCITÀ NON SI ESCE dallo STATO di
NATURA

—> La GIUSTIZIA NON va CONSIDERATA MATERIALMENTE, andando a vedere il


contenuto delle singole azioni, soppesandole, MA FORMALMENTE: esempio
VIOLAZIONE delle CONDIZIONI della RESA da ENTRAMBE le PARTI

—> MATERIALMENTE non c’è NESSUN PROBLEMA (TUTTI RICONOSCONO la


STESSA NORMA: il diritto della forza) MA FORMALMENTE ciò IMPLICA che l’UNICO
MODO PER REGOLARE le RELAZIONI sia appunto la FORZA!

——> SI RICONOSCEREBBE IMPLICITAMENTE che i PATTI possono essere


DISATTESI A CONDIZIONE che sia DATA A TUTTI gli ALTRI la POSSIBILITÀ di FARLO!

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DIRITTO PUBBLICO

- Il COMPLESSO delle LEGGI che RICHIEDONO una PROMULGAZIONE GENERALE,


cioè di essere rese pubblicamente note, PER PRODURRE uno STATO GIURIDICO

—> La COSTITUZIONE è un ATTO COLLETTIVO SOLENNE di PUBBLICAZIONE del


DIRITTO (≠ Atene), che LO FA USCIRE dalla PROVVISORIETÀ del DIRITTO PRIVATO e
DÀ VITA a

——> STATO CIVILE (status civilis) SE si considera DISTRIBUTIVAMENTE dal punto di


vista dei SINGOLI IN RAPPORTO con ALTRI SINGOLI

——> STATO (civitas): SE si considera COLLETTIVAMENTE COME un’UNIONE di


PERSONE

- Lo STATO a sua volta ASSUME TRE DENOMINAZIONI

1) RES PUBLICA: se considerato come UNIONE, come patrimonio comune, FONDATA


SUll’INTERESSE COMUNE di tutti a VIVERE IN uno STATO GIURIDICO

2) POTENZA: se considerato nella RELAZIONE CON ALTRI POPOLI

3) NAZIONE (gens): PER il presunto CARATTERE EREDITARIO dell’UNIONE

- La PLURALITÀ degli STATI intesi COME POTENZE IMPLICA che il DIRITTO


PUBBLICO possa essere SUDDIVISO in TRE PARTI

1) DIRITTO STATUALE (ius civitatis): diritto COSTITUZIONALE

2) DIRITTO dei POPOLI (ius gentium): diritto INTERNAZIONALE

3) DIRITTO dello STATO dei POPOLI O diritto COSMOPOLITICO (ius civitatis gentium)

—> KANT AGGIUNGE l’ulteriore gura del DIRITTO COSMOPOLITICO PERCHÉ la


FINITEZZA della SUPERFICIE TERRESTRE COMPORTA che STATI ANCHE molto
LONTANI NON possano FARE A MENO di AVERE RAPPORTI reciproci e rende perciò
INDISPENSABILE che il MONDO INTERO RAGGIUNGA lo STATO GIURIDICO

—> SE la GARANZIA del DIRITTO OFFERTA da un SINGOLO STATO NON SI


ESTENDESSE oltre i suoi con ni, negli ALTRI STATI, NEI loro RAPPORTI RECIPROCI E
nella COMUNITÀ GLOBALE che li contiene, essa RIMARREBBE sempre PROVVISORIA
e mai perentoria perché ESPOSTA, a ogni livello, alla VIOLENZA della GUERRA

——> A livello internazionale, MANCANDO uno IUS COSMOPOLITICUM, lo STATO di


NATURA tra STATI è TALE da RENDERE PROVVISORIO il DIRITTO PUBBLICO interno
di CIASCUN PAESE, PERFINO in quelli DOVE esso è COSTRUITO IN CONFORMITÀ al
DIRITTO SECONDO RAGIONE (vd. esempio Italia e Arabia Saudita)

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PERCHÉ USCIRE STATO NATURA

- Nello STATO di NATURA, è POSSIBILE anche IMMAGINARE gli UOMINI come


BUONI, DOTATI di un SENSO di GIUSTIZIA e AMANTI del DIRITTO

—> Tuttavia, il PROBLEMA è STRUTTURALE: NON DIPENDE dalla BONTÀ o


CATTIVERIA, anche solo in senso giuridico, degli UOMINI MA DAlla CARATTERISTICA
stessa dello STATO di NATURA

—> Nello STATO di NATURA, e a maggior ragione nello stato di natura fra Stati, NON
ESISTE una CONDIZIONE GIURIDICA PUBBLICA (diritto secondo noi), MA SOLTANTO
il DIRITTO SECONDO ME, il quale COMPORTA che CIASCUNO sia GIUDICE in
CAUSA PROPRIA E possa USAre la FORZA PER FAR VALERE il SUO DIRITTO

—> SENZA una CONDIZIONE GIURIDICA PUBBLICA, CIASCUNO ha DIRITTO di


FARE CIÒ che PER LUI è GIUSTO e buono INDIPENDENTEMENTE dall'opinione degli
ALTRI!

—> Una SIMILE CONDIZIONE NON è NECESSARIAMENTE INGIUSTA, cioè PUÒ


ANCHE NON PORTARE a uno SCONTRO (≠ Hobbes), MA COMPORTA inevitabilmente
uno STATUS IUSTITIA VACUS, cioè PRIVO di DIRITTO NEL SENSO della LEX
IUSTITIAE (suum cuique tribuere), che si realizza nella sentenza di un giudice terzo

—> Le SITUAZIONI GIURIDICHE che pure POSSONO ESISTERE nello STATO di


NATURA, MANCANDO le GARANZIE o erte dalla SOCIETÀ CIVILE, rimangono
PROVVISORIE in quanto ESPOSTE alle PRETESE di CHIUNQUE!

——> PER NON RINUNCIARE al DIRITTO, è dunque GIURIDICAMENTE


OBBLIGATORIO uscire dallo stato di natura ed ENTRARE, d'accordo con tutti coloro
con cui non è inevitabile avere relazioni, IN uno STATO CIVILE che, TRAMITE una
COSTRIZIONE LEGISLATIVA PUBBLICA, DETERMINI COSA SPETTA a CIASCUNO e
LO IMPONGA CON un POTERE ESTERNO ADEGUATO, diverso da quello individuale

——> TUTTI COLORO che HANNO o possono avere RAPPORTI di DIRITTO CON gli
ALTRI, poiché ri utano di farsi strumentalizzare (honeste vive) e strumentalizzare a loro
volta (neminem laede), DEVONO ENTRARE nella SOCIETÀ CIVILE,
INDIPENDENTEMENTE dai loro FINI PARTICOLARI (IMPERATIVO CATEGORICO)

N.B.
- La VIOLENZA e la MALVAGITÀ connesse alle GUERRE sono DERIVABILI a PRIORI,
INDIPENDENTEMENTE dall’ESPERIENZA

- Lo spettacolo della FEROCIA della GUERRA (elemento empirico) NON è SUFFICIENTE


a CONCLUDERE che gli UOMINI siano PER NATURA CATTIVI (≠ reazionari)

—> SI STAREBBE ASSOLUTIZZANDO una CONOSCENZA EMPIRICA, PARTICOLARE


e contingente!
59
fi
ff
IDEA STATO (inteso come ENTITÀ STATALE)

- DEFINIZIONE a PRIORI (secondo ragione): lo STATO è l’UNIFICAZIONE di una


MOLTITUDINE di ESSERI UMANI SOTTO LEGGI di DIRITTO

—> IN QUANTO ESITO di una SCELTA COLLETTIVA, lo Stato SI IDENTIFICA CON la


VOLONTÀ GENERALE

- KANT USA allo STESSO TEMPO il CONCETTO di Rousseau di VOLONTÀ GENERALE


E la DOTTRINA di Montesquieu della DIVISIONE dei POTERI

—> ROUSSEAU IDENTIFICA CON l’ESERCIZIO della VOLONTÀ GENERALE, ossia


l’IDEALE VOLONTÀ della COLLETTIVITÀ dello STATO, la SOVRANITÀ

—> La SOVRANITÀ è per Rousseau

1) INDIVISIBILE (“la volontà È GENERALE O NON LO È”): tutti ATTI di VOLONTÀ


PARTICOLARE compiuti dai FUNZIONARI dello STATO (magistrati, giudici, governanti)
sono SOLTANTO EMANAZIONI, e non parti, della VOLONTÀ GENERALE e vanno perciò
sempre subordinati ad essa!

2) INALIENABILE: SE il POPOLO LA ASSEGNASSE a un CAPO DISSOLVEREBBE SE


STESSO IN QUANTO popolo LIBERO per diventare una moltitudine di schiavi sotto un
padrone

—> SECONDO ROUSSEAU, i POLITICI, NON POTENDO DIVIDERE la SOVRANITÀ


QUANTO al suo PRINCIPIO, LA DIVIDONO in QUANTO al suo OGGETTO, dividendola
in forza e in volontà, IN potere LEGISLATIVO ED ESECUTIVO, e così via (critica a
Montesquieu!)

—> Il SOVRANO diventa IN QUESTO MODO un essere FORMATO di PEZZI MESSI


INSIEME l’UNO CON l’ALTRO (legislativo, esecutivo, giudiziario): è COME SE SI
COMPONESSE l’UOMO CON PIÙ CORPI (si sta scagliando contro lo stato liberale alla
Locke!)

——> Rispetto a Rousseau, KANT METTE INSIEME il concetto di VOLONTÀ


GENERALE CON un’ARTICOLAZIONE LIBERALE (posizione liberal-democratica)

N.B.
- Il PACTUM UNIONIS CIVILIS è un’IDEA della RAGIONE che funge da modello, da
PIETRA di PARAGONE PER VALUTARE la LEGITTIMITÀ delle COSTITUZIONI
EFFETTUALI

—> SE SI AFFERMASSE che lo STATO è un CONCETTO TEORETICO e descrittivo E


che il PACTUM UNIONIS CIVILIS è AVVENUTO STORICAMENTE da QUALCHE
PARTE, CI SI LIMITEREBBE all’ESPERIENZA: un teorico reazionario potrebbe a ermare
che il pactum unionis civilis vale esclusivamente laddove è stato rmato!

60
fi
ff
TRE POTERI STATO (sussumono casi particolari da una legge generale)

- OGNI STATO contiene in sé TRE POTERI (≠ Rousseau, = Montesquieu), cioè la


VOLONTÀ GENERALE unita IN TRE PERSONE (teoria pluralista della sovranità ≠ teoria
monista)

1) POTERE del SOVRANO (LEGISLATIVO), nella persona del LEGISLATORE

2) POTERE ESECUTIVO, nella persona del REGGENTE

3) POTERE GIUDIZIARIO, nella persona del GIUDICE

—> I tre poteri SI TEMPERANO a VICENDA e non sono posti gerarchicamente, ma IN


RAPPORTO di RECIPROCA COORDINAZIONE e SUBORDINAZIONE: NESSUN
POTERE che agisce sul cittadino deve essere ASSOLUTO e INDISCUTIBILE

—> I tre poteri sono PARTE della STRUTTURA COSTITUZIONALE e non si limitano a
svolgere funzioni burocratiche, ma DETERMINANO e DELIMITANO il RAPPORTO fra
CHI COMANDA (imperans) e CHI UBBIDISCE (subditus)

——> CHI COMANDA, IN una COSTITUZIONE FONDATA SUlle LEGGI della LIBERTÀ,
vale a dire sulla legge morale, è il POPOLO UNITO, che ESERCITA COLLETTIVAMENTE
il SUO POTERE SU SE STESSO in quanto moltitudine di individui, allo SCOPO di
GARANTIRE a TUTTI una PARI LIBERTÀ

——> TRAMITE i TRE POTERI, lo STATO ha la SUA AUTONOMIA, cioè SI


COSTITUISCE e conserva SECONDO la LEGGE MORALE, ossia SULLA GARANZIA
della LIBERTÀ di TUTTI: SE i POTERI NON fossero DIVISI lo STATO sarebbe
DISPOTICO, perché GUIDATO DA una VOLONTÀ PARTICOLARE anziché da quella
generale di tutti i cittadini

——> La SALUTE dello STATO NON consiste nella sua CAPACITÀ di PROMUOVERE la
(presunta) FELICITÀ dei SUDDITI (dispotismo o stato di natura), MA nell'UNIONE dei
TRE POTERI, che GARANTISCE la sua CONFORMITÀ al DIRITTO IN QUANTO
COMPONENTE della LEGGE MORALE

- Questa TRIPARTIZIONE viene RISPECCHIATA DA un SILLOGISMO PRATICO

—> PREMESSA MAGGIORE: LEGGE della VOLONTÀ GENERALE UNITA


(LEGISLATIVO)

—> PREMESSA MINORE: COMANDO a COMPORTARSI SECONDO la LEGGE


(ESECUTIVO)

——> CONCLUSIONE: SENTENZA, che APPLICA il DIRITTO Al CASO PARTICOLARE


(GIUDIZIARIO)

61
- I POTERI dello STATO sono RECIPROCAMENTE COORDINATI e SUBORDINATI

1) Sono COORDINATI, perché CIASCUNO è COMPLEMENTARE all’ALTRO e


CONTRIBUISCE a RENDERE COMPLETA la COSTITUZIONE, che è un sistema

2) Sono SUBORDINATI, perché CIASCUNO COMANDA nella SUA QUALITÀ di


PERSONA PARTICOLARE MA Alle CONDIZIONI DETTATE dalla VOLONTÀ di una
PERSONA SUPERIORE

> Il POTERE LEGISLATIVO FA le LEGGI, MA non può NÉ APPLICARLE, NÉ DIRIMERE


le CONTROVERSIE intorno a esse

> Il POTERE ESECUTIVO le APPLICA, MA è SUBORDINATO alla LEGGE E alle


SENTENZE dei GIUDICI

> Il POTERE GIUDIZIARIO DECIDE sulle CONTROVERSIE, MA SULLA BASE di LEGGI


SCRITTE dal potere legislativo E CON la FORZA del potere ESECUTIVO

——> COORDINAZIONE e SUBORDINAZIONE garantiscono, assieme, il diritto dei


cittadini perché OFFRONO, per ogni rivendicazione, un LEGISLATORE, un ESECUTORE
e un GIUDICE, ma IN MODO tale che A CIASCUNO di essi sia DIFFICILE
PREVARICARE SUgli ALTRI AL PUNTO che il "DIRITTO SECONDO NOI" della volontà
generale SI RITRASFORMI nell'imposizione di un "DIRITTO SECONDO ME" come nello
stato di natura

——> La VOLONTÀ GENERALE, in altre parole, SI ARTICOLA IN una SOVRANITÀ NON


MONOCRATICA, i cui ATTRIBUTI sono DISTRIBUITI FRA i POTERI e non concentrati in
uno solo

——> Il potere LEGISLATIVO è IRREPRENSIBILE, RESISTIBILE e APPELLABILE

——> Il potere ESECUTIVO è IRRESISTIBILE, REPRENSIBILE e APPELLABILE

——> Il potere GIUDIZIARIO, almeno nel suo grado supremo, è INAPPELLABILE,


REPRENSIBILE e RESISTIBILE

62
1) POTERE LEGISLATIVO
- Il PASSAGGIO alla SOCIETÀ CIVILE COMPORTA la PUBBLICAZIONE della LEGGE

—> PER EVITARE che questa pubblicazione PRODUCA un TORTO GIURIDICO nei
CONFRONTI di QUALCUNO, OCCORE che la PUBBLICAZIONE non sia DELIBERATA
da uno o da alcuni per qualcun altro, bensì DA TUTTI PER TUTTI (volenti non t iniuria)

——> Può essere LEGISLATRICE SOLO la VOLONTÀ GENERALE UNITA di TUTTI

——> Il POTERE LEGISLATIVO può essere ATTRIBUITO SOLTANTO alla VOLONTÀ


GENERALE UNITA del POPOLO

- Chi è MEMBRO di uno Stato, vale a dire di una SOCIETÀ CIVILE UNITASI PER la
LEGISLAZIONE, si chiama CITTADINO (civis ≠ suddito) e come tale GODE dei
SEGUENTI ATTRIBUTI GIURIDICI

1) LIBERTÀ LEGALE: il cittadino NON UBBIDISCE a NESSUNA LEGGE SE NON a


QUELLA CUI ha DATO il suo ASSENSO (il POTERE LEGISLATIVO deve essere IN
MANO a un PARLAMENTO ELETTO dai CITTADINI)

2) UGUAGLIANZA CIVILE: il cittadino, COME MEMBRO del POPOLO, può essere


OBBLIGATO SOLTANTO DA QUALCUNO che A SUA VOLTA può essere OBBLIGATO

3) INDIPENDENZA CIVILE: il cittadino DEVE la SUA ESISTENZA e conservazione NON


all’ARBITRIO ALTRUI, MA ai PROPRI DIRITTI E alle proprie FORZE. Questa qualità gli
permette di avere una PERSONALITÀ CIVILE (≠ minorenne) PER CUI NON deve essere
RAPPRESENTATO DA ALTRI PER quanto concerne il DIRITTO

——> Il CITTADINO, dunque, GODE di LIBERTÀ POLITICA perché è TENUTO a


UBBIDIRE SOLO a LEGGI PUBBLICHE alla CUI APPROVAZIONE, IN VIRTÙ della sua
INDIPENDENZA, ha POTUTO PARTECIPARE, e FORMULATE IN MODO tale che CHI
lo VINCOLA ne sia A SUA VOLTA VINCOLATO

——> MA MENTRE nella PACE PERPETUA la CITTADINANZA veniva RICONOSCIUTA


a TUTTI i MEMBRI della COMUNITÀ POLITICA (uguaglianza in quanto cittadino), QUI
invece RICOMPARE, a restringerla, il REQUISITO dell’INDIPENDENZA CIVILE IN
QUANTO CITTADINO ATTIVO in grado di essere AUTOSUFFICIENTE

63
fi
- Per CITTADINO Kant intende CHI HA la CAPACITÀ di VOTARE

—> Essa, a sua volta, PRESUPPONE l'INDIPENDENZA, associata al VOLER ESSERE


NON SOLO parte della comunità come CITTADINO PASSIVO, MA membro partecipe o
cittadino ATTIVO SECONDO il PROPRIO ARBITRIO IN COMUNIONE CON gli ALTRI

—> La DISTINZIONE fra CITTADINI PASSIVI e ATTIVI, a CUI SOLTANTO sono


RISERVATI i DIRITTI POLITICI, SI RITROVA nell’articolo 2 della sezione seconda della
COSTITUZIONE FRANCESE del 1791 (monarchia costituzionale a su ragio ristretto)

—> Il PASSAGGIO dall'uguaglianza liberale del 1793, soltanto davanti alla legge,
all'UGUAGLIANZA DEMOCRATICA nei DIRITTI POLITICI del 1795 era DOVUTO a
una NUOVA RAPPRESENTAZIONE della LIBERTÀ, basata sul suo lato positivo, ovvero
COME AUTODETERMINAZIONE POLITICA di CHI HA la FACOLTÀ di NON UBBIDIRE
a NESSUNA LEGGE ESTERNA SE NON a QUELLA CUI ha DATO il proprio ASSENSO

—> Questa RAPPRESENTAZIONE della LIBERTÀ in SENSO POSITIVO è ANCORA


PRESENTE nella METAFISICA dei COSTUMI COME ATTRIBUTO GIURIDICO dei
CITTADINI ENTRO una SOCIETÀ CIVILE IN CUI il POTERE LEGISLATIVO è
ATTRIBUITO alla VOLONTÀ UNITA del POPOLO proprio per impedire che una sua parte
legiferi contro un'altra, a proprio esclusivo vantaggio

- Lo stesso Kant, inoltre, scrive che il CONCETTO di CITTADINO PASSIVO PARE


CONTRADDIRE il CONCETTO di CITTADINO in GENERALE, e cerca di chiarire la sua
tesi con degli esempi

—> Le PERSONE DIPENDENTI sono coloro che CONSERVANO la PROPRIA


ESISTENZA (nutrimento e protezione) non tramite una propria attività, ma IN QUANTO
NECESSITATE da DISPOSIZIONI ALTRUI, e perciò MAGGIORMENTE RICATTABILI

—> Persone IN STATO di DIPENDENZA PROVVISORIA o almeno idealmente tale, PER


SESSO ed ETÀ (DONNE e MINORENNI)

—> Persone IN CONDIZIONE di SERVITÙ DOMESTICA (SERVI)

—> Persone IN CONDIZIONE di VASSALLAGGIO FEUDALE

—> APPRENDISTI presso commercianti e artigiani E PRESTATORI d’OPERA PRIVI di


qualsiasi SPECIALIZZAZIONE che VENDONO la loro FORZA LAVORO (es. manovale e
proletari), invece che un proprio prodotto o servizio come merce (es. muratore)

——> I cittadini passivi, IN QUANTO ESSERI UMANI, GODONO del DIRITTO INNATO
alla LIBERTÀ e all’UGUAGLIANZA NATURALE

——> Qualsiasi tipo di LEGGI POSITIVE i cittadini votino, queste non devono essere MAI
CONTRO a QUELLE NATURALI della LIBERTÀ e dell'UGUAGLIANZA

64
ff
——> Il DIRITTO di FAMIGLIA NON deve CONTENERE NORME che IMPEDISCANO a
DONNE e MINORI di EMANCIPARSI

——> NON possono essere APPROVATE NORME che IMPEDISCANO ai SERVI di


USCIRE dalla LORO CONDIZIONE

——> NON possono essere AVALLATI o istituiti VINCOLI di VASSALLAGGIO

PROBLEMI

- IN un SISTEMA INDUSTRIALE in cui l'economia esce di casa per diventare politica,


NEGARE il DIRITTO di VOTO a tutti COLORO che VENDONO la PROPRIA FORZA
LAVORO e non un proprio prodotto o servizio COMPORTEREBBE l'ESCLUSIONE DAi
DIRITTI POLITICI non solo dei servi di casa, ma di TUTTI gli OPERAI, con il RISCHIO
che i PADRONI LEGIFERINO e facciano legiferare PER la PROPRIA PARTE e non per
tutto il popolo (oggi diritto voto negato ai lavoratori fuorisede!)

—> Questo RISCHIO NON sarebbe AFFATTO SCONGIURATO SE l'EMANCIPAZIONE


del SERVO fosse SEMPLICEMENTE INDIVIDUALE, cioè se gli fosse concessa
esclusivamente la libertà di mettersi in proprio e diventare padrone, MA l'ISTITUZIONE
della SERVITÙ rimanesse INALTERATA

- SE il PASSAGGIO alla SOCIETÀ CIVILE GARANTISCE ma non istituisce il DIRITTO,


che è SECONDO RAGIONE, COME POSSONO ESSERVI DUE LIBERTÀ, UNA
NATURALE compatibile con una condizione di dipendenza e UNA LEGALE basata su
una versione politica, ma esclusiva, dell’autonomia?

- SE SI RICONOSCE che la DIPENDENZA del LAVORATORE, l'incapacità di indirizzare


il proprio lavoro se non secondo gli ordini e il senso di altri, è SEMPRE SERVILE e tale
DA RENDERGLI IMPOSSIBILE l'AUTODETERMINAZIONE POLITICA, PERCHÉ NON
PORRE anche la QUESTIONE della DEMOCRAZIA ECONOMICA?

— > P E R C H É D A R E p e r S C O N TAT O c h e , c o m e c i t t a d i n o , P O S S A
AUTODETERMINARMI o aspirare ad autodeterminarmi POLITICAMENTE MA
nell'ECONOMIA, una volta DIVENUTA o riconosciuta come POLITICA, SI DEBBANO
MANTENERE le SERVITÙ dell'OIKOS?

65
2) POTERE ESECUTIVO
- SPETTA a un’entità de nita “REGGENTE” (rex, princeps)

—> Quando è una PERSONA FISICA: il reggente è un MONARCA

—> Quando è una PERSONA MORALE: il reggente è un DIRETTORIO o GOVERNO

- COMPITI

1) NOMINA i MAGISTRATI, ossia i FUNZIONARI dell’AMMINISTRAZIONE dello STATO,


che operano sotto il controllo di ministri

2) PRESCRIVE al POPOLO le REGOLE SECONDO CUI CIASCUNO PUÒ ACQUISIRE o


conservare QUALCOSA LEGALMENTE, sussumendo il caso particolare sotto la legge

- I COMANDI dell’ESECUTIVO non sono leggi, bensì DECRETI e ORDINANZE,


REVOCABILI, che DECIDONO, per sussunzione, SOLO di CASI PARTICOLARI

—> Un ESECUTIVO che fosse anche LEGISLATORE sarebbe DISPOTICO, perché


NEGHEREBBE il principio della LIBERTÀ LEGALE dei CITTADINI, COSTRINGENDOLI
sotto LEGGI CUI NON hanno DATO il loro ASSENSO

—> SE l’AUTORITÀ che si occupa di APPLICAre la LEGGE ai CASI PARTICOLARI


(tramite la sussunzione), DECIDE anche di LEGGI GENERALI e astratte, POTREBBE
METTERE la stessa LEGGE AL SERVIZIO dei SUOI INTERESSI PARTICOLARI (basta
sostituire la premessa maggiore del sillogismo pratico!)

—> CIÒ RENDEREBBE l’ESECUTIVO PATERNO (väterlich) ma non patriottico (v te län-


disch): i CITTADINI verrebbero TRATTATI COME BAMBINI, invece che come possessori
di se stessi, indipendenti dalla volontà assoluta di qualcun altro

—> Il LEGISLATORE A SUA VOLTA, che pure Kant chiama sovrano del popolo, NON
può essere allo STESSO TEMPO il suo REGGENTE, il quale è sottoposto alla legge e
tramite essa obbligato

—> Il potere LEGISLATIVO PUÒ CAMBIARE la STRUTTURA dell'ESECUTIVO E può


anche DESTITUIRE il REGGENTE (monarca o governo), MA NON può PUNIRLO, perché
l'ESERCIZIO della FACOLTÀ di COSTRINGERE è una PREROGATIVA del potere
ESECUTIVO, il quale dunque può costringere senza essere costretto

——> QUANDO potere ESECUTIVO e potere LEGISLATIVO sono SEPARATI abbiamo


un REGIMEN CIVITATIS ET PATRIAE

66
fi


3) POTERE GIUDIZIARIO
- Il potere LEGISLATIVO E il potere ESECUTIVO POSSONO INSEDIARE GIUDICI in
quanto funzionari dello Stato, MA NON possono propriamente giudicare, nel senso di
STABILIRE la COLPEVOLEZZA O l'INNOCENZA di chi si presenta loro davanti

—> DEVE ESSERE il POPOLO a GIUDICARE SE STESSO, TRAMITE i suoi


RAPPRESENTANTI che compongono le GIURIE POPOLARI, le quali COMPIONO la
SUSSUNZIONE, ovvero la PARTE del SILLOGISMO GIUDIZIARIO PIÙ DELICATA,
poiché richiede l'uso del giudizio per stabilire la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato

—> La SENTENZA FINALE sarà un ATTO SINGOLARE di GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA


(lex iustitiae) COMPIUTO da un FUNZIONARIO dello STATO (giudice o tribunale) NEI
CONFRONTI di un MEMBRO del POPOLO, che SUBISCE PASSIVAMENTE
l'APPLICAZIONE della LEGGE

N.B.
- È FONDAMENTALE che la SUSSUNZIONE sia COMPIUTA DAlle GIURIE POPOLARI

—> SE AD ASSEGNARE CIÒ che SPETTA a CIASCUNO FOSSE un FUNZIONARIO del


potere LEGISLATIVO O del potere ESECUTIVO, i MEMBRI del POPOLO SOTTOPOSTI
a GIUDIZIO sarebbero SUDDITI, e non partecipi, del PROPRIO DIRITTO

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